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Bohemian Rhapsody: Allen Leech nel cast del biopic su Freddie Mercury

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Dopo l’annuncio dei tre attori che interpreteranno i Queen in Bohemian Rhapsody, al fianco di Rami Malek che sarà invece Freddie Mercury, un altro nome di aggiunge al cast del biopic diretto da Bryan Singer.

Allen Leech, noto per il ruolo di Tom Branson in Downton Abbey, è entrato nel cast per interpretare Paul Prenter, il manager di Mercury, con cui però la star litigò, interrompendo per sempre la loro collaborazione.

Rami Malek sarà Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody, ufficiale

Bryan May e Roger Taylor, membri dei Queen, saranno i produttori esecutivi. Questo coinvolgimento potrebbe portare dei problemi di lavorazione, data la vicinanza emotiva dei due al materiale originale.

Il ruolo di Freddie Mercury, per molto tempo passato dalle mani di Sacha Baron Cohen a quelle di Ben Wishaw, è arrivato adesso all’attore che forse riuscirà a rendere giustizia alla grande personalità del cantante e musicista prematuramente scomparso nel 1995. Rami Malek ha raggiunto la notorietà grazie a Mr. Robot, serie premiata e arrivata alla terza stagione.

Oltre a Rami Malek, che interpreterà Freddie Mercury, in Bohemian Rhapsody ci saranno Ben Hardy, che sarà il batterista Roger Taylor, Gwilym Lee il chitarrista Brian May e Joe Mazzello sarà invece il bassista John Deacon. Il film è diretto da Bryan Singer.

Bohemian Rhapsody, recensione del film con Rami Malek

Fonte: Deadline

Bohemian Rhapsody, Sing Along Version: in sala il 22 e 23 gennaio

Dopo il grande successo al box office, arriva in sala  – il 22 e il 23 gennaio – Bohemian Rhapsody| Sing Along Version.

Per la prima volta in Italia, gli spettatori avranno l’opportunità di condividere – insieme in sala – un’esperienza esclusiva e straordinaria, con la musica come unico comune denominatore: un nuovo modo per vivere il cinema in compagnia.

Il pubblico italiano avrà infatti l’opportunità di vedere, o rivedere, l’ormai iconico film sulla vita di Freddie Mercury in versione karaoke, per cantare con tutti gli altri spettatori le popolari canzoni della band Queen, mentre sul grande schermo scorrono i testi dei brani più famosi (We Will Rock You, We Are the Champions, Another One Bites the Dust, Crazy Little Thing Called Love e Bohemian Rhapsody).

Non si arresta l’ascesa di Bohemian Rhapsody. E la musica, collante di questo successo globale, diviene ora la vera protagonista.” Afferma Paul Zonderland, AD di 20th Century Fox Italia. “Con la versione Sing Along offriremo agli spettatori un valore aggiunto, dando loro l’opportunità di cantare in sala e in compagnia questi brani che, da sempre, sono parte della cultura pop del nostro paese. Un’esperienza di condivisione sociale che solo il cinema può offrire.

Golden Globes 2019: Freddie Mercury sconfigge Lady Gaga

Dopo il grande successo al box office italiano (Bohemian Rhapsody è il film più visto del 2018) e la vittoria ai Premi Golden Globe (Miglior Film Drammatico e Rami Malek Miglior Attore), 20th Century Fox Italia distribuirà questa nuova versione in tutto il territorio italiano – con oltre 200 copie – attraverso i circuiti cinematografi delle principali città.

Bohemian Rhapsody – in sala dal 29 novembre – ha incassato in Italia ad oggi oltre 25 milioni di Euro, divenendo un successo globale, con un box office internazionale di oltre 750 milioni di dollari.

Bohemian Rhapsody, recensione del film con Rami Malek

Come un’onesta ma non proprio straordinaria cover band, il collettivo di Bohemian Rhapsody (regista, sceneggiatore, cast) si stringe attorno alla figura di Freddie Mercury per rendergli omaggio con un film che è la versione meno coraggiosa e trasgressiva della vita di questa leggenda immortale del rock. Non il disastro che tutti stanno annunciando, ma certamente l’ennesimo biopic senza personalità confezionato per lo spettacolo – piuttosto che rivolto alla ricerca di un’idea di racconto e rappresentazione del personaggio.

Quanto tempo deve coprire una pellicola di genere musicale per diventare accattivante? Magari un arco narrativo che coinvolge la nascita di un disco simbolo (vedi Love and Mercy sulla registrazione di Pet Sounds dei Beach Boys) oppure gli ultimi giorni che separano l’icona dalla sua morte (Last Days, sul suicidio del leader dei Nirvana)? Forse nel concentrarsi su un momento specifico di una lunga carriera alcuni registi e autori sono riusciti a tirare fuori l’essenza e il contraddittorio – quasi sempre ignorato a Hollywood – dalle star, cercando un diverso modo per ragionare su un’epoca sull’uomo invece che sulla celebrità, attraverso l’immagine e gli strumenti del cinema: il montaggio, il sound design, la scrittura, la regia. Qui è dove fallisce Bohemian Rhapsody, nonostante l’impegno, quando si scontra con tutta una serie di problemi legati allo “stile” del film, oltre che al contenuto.

Bohemian Rhapsody – la recensione

bohemian rhapsody cast

Per più di due ore va in scena una carrellata di eventi-cartolina dalla fondazione dei Queen fino al famoso concerto del Live Aid del 1985, tra battibecchi di gruppo e riappacificazioni, problemi con i discografici, nascita delle canzoni, amori, famiglia, e come appendice la straripante personalità di Mercury. Talmente “divina” che non può essere contenuta da uno spazio – e una sceneggiatura – così limitante. Ne risulta un ritratto da copertina che ne riduce la bellezza, il fascino e l’immortalità.

Uguale a tante altre rock star un po’ dannate e dal passato difficile, il Freddie Mercury di Bryan Singer è contemporaneamente stereotipo e vittima di un sistema, lui che poteva accompagnarsi alla tradizione dei suoi eroi/freaks X-Men (“Siamo quattro emarginati male assortiti che suonano per altri emarginati“, dirà ad un certo punto) e finisce per omologarsi alla scia di negativi cinematografici di grandi leggende che vediamo spesso sul grande schermo.

D’altronde raccontare il mito grattando la superficie e scavando a fondo richiede uno sforzo maggiore, quello che hanno provato Bill Pohlad nel bellissimo film su Brian Wilson, Gus Van Sant con la figura di Kurt Cobain e Todd Haynes con Bob Dylan in Io non sono qui. Evidentemente non è mai stato nelle intenzioni del progetto “sconvolgere” l’opinione pubblica e immacolata della band e del suo frontman; che non è il male assoluto, ma nemmeno un’operazione che ricorderemo a lungo (e lo stesso non si può dire della musica dei Queen). Resta il virtuosismo di un interprete, quel Rami Malek che è l’unica vera “Bohemian Rhapsody”, intento a copiare le movenze per tradurre le emozioni di un Dio ancora troppo lontano dai terrestri.

Bohemian Rhapsody, Rami Malek: “Lavorare con Singer non è stato piacevole”

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Il riscontro positivo del pubblico in sala e i vari riconoscimenti durante la stagione dei premi sembrano aver oscurato, in parte, le contraddizioni su Bohemian Rhapsody relative al licenziamento di Bryan Singer a poche settimane dalla fine delle riprese (i cui motivi non sono mai stati realmente giustificati dalla 20th Century Fox).

L’argomento si è nascosto dietro il silenzio degli attori fino ad oggi, con le parole di Rami Malek – interprete di Freddie Mercury nel biopic – che ha descritto in un’intervista con l’Hollywood Reporter l’esperienza sul set con parole tutt’altro che positive:

Credo che tutti meritino di dire ciò che pensano e che chiunque voglia parlare di quello che è successo debba far sentire la propria voce. Per quanto riguarda la mia esperienza con Bryan, non è stata piacevole, per niente. E questo è ciò che posso dire. Chi vuole una risposta la avrà: Bryan Singer è stato licenziato. Nessuno sapeva che sarebbe successo, ma credo che doveva succedere e così è stato“.

Bohemian Rhapsody: Brian May parla di un possibile sequel

Sul clima scatenatosi intorno alle denunce di violenze e molestie sessuali da parte del regista, Malek ha poi dichiarato:

Il mio cuore va a chiunque debba vivere qualcosa di così terribile. È assurdo che ciò accada, e capisco quello che hanno passato e quanto sia difficile per loro. Alla luce dell’era #MeToo e di tutto ciò che è venuto dopo, posso ancora affermare che è è una cosa orribile.”

Pochi giorni fa nuove e pesanti accuse di molestie sessuali sono state rivolte a Singer, dopo che ad Ottobre scorso il regista era stato pubblicamente denunciato dalla rivista Esquire. Stavolta le vittime sarebbero quattro attori, di cui uno soltanto ha rivelato la sua identità (Victor Valdovinos): nel servizio di Atlantis si parla di violenze e rapporti sessuali contro la volontà dei ragazzi.

Non è la prima volta che Singer viene accusato di un tale crimine: nel 2014, da Michael Egan e nel 2017, quando fu  Cesar Sanchez-Guzman ad accusarlo di averlo costretto ad avere un rapporto sessuale nel 2003. Sanchez-Guzman, all’epoca dei fatti un attore, ha riportato che Singer si era offerto di aiutarlo con la sua carriera. Il regista ha tentato di far cadere le accuse e indicando la bancarotta di Sanchez-Guzman nel 2014 come causa principale dell’accusa.

Bohemian Rhapsody, recensione del film con Rami Malek

Fonte: THR

Bohemian Rhapsody, per Brian May, Bryan Singer “non è il regista”

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Si è parlato moltissimo di Bohemian Rhapsody, principalmente per le cifre da capogiro che ha incassato in tutto il mondo e soprattutto in Italia, ma adesso sembra che il film con protagonista Rami Malek, front runner agli Oscar 2019, stia catalizzando tutto un altro tipo di pubblicità, a seguito delle accuse di molestie sessuali mosse a Bryan Singer.

Il regista del film è stato allontanato durante la produzione, a poco meno di due settimane dal termine delle riprese. La Fox lo ha licenziato, pare, perché il regista non si presentava sul set con regolarità, a causa di alcuni problemi familiari. Probabilmente non sapremo mai la verità sulla faccenda, visto che le due campane che suonano danno una versione discordante.

Resta il fatto che a cmpletare il film è stato chiamato Dexter Fletcher, già regista di Eddie The Eagle con Hugh Jackman e che ha diretto Rocketman, il biopic su Elton John in arrivo quest’anno in sala.

Dopo che Rami Malek stesso si è espresso contro Singer, dicendo che il regista non ha affatto creato una buona atmosfera sul set, adetto tocca a Brian May, chitarrista dei Queen, prendere le distanze dal “papà” degli X-Men cinematografici.

In occasione dei BAFTA 2019, dove il film ha visto trionfare il suo protagonista proprio nel Regno Unito, patria della band, May ha dichiarato che Singer non può essere considerato il regista del film: “L’unica ragione per cui è ancora associato al film è per le pressioni che la Guild dei registi ha fatto sulla Fox. Tecnicamente, e dico davvero, non è il regista del film.

Sembra chiaro che la posizione di May sia necessaria a mantenere il film sotto una luce immacolata, in vista dei prossimi Oscar e delle ambizioni di Malek a portare a casa il premio per la migliore interpretazione maschile.

Bohemian Rhapsody karaoke: l’elenco delle sale

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Bohemian Rhapsody karaoke: l’elenco delle sale

Dopo il grande successo al box office, arriva in sala  – il 22 e il 23 gennaio – Bohemian Rhapsody | Sing Along Version.

Per la prima volta in Italia, gli spettatori avranno l’opportunità di condividere – insieme in sala – un’esperienza esclusiva e straordinaria, con la musica come unico comune denominatore: un nuovo modo per vivere il cinema in compagnia.

Il pubblico italiano avrà infatti l’opportunità di vedere, o rivedere, l’ormai iconico film sulla vita di Freddie Mercury in versione karaoke, per cantare con tutti gli altri spettatori le popolari canzoni della band Queen, mentre sul grande schermo scorrono i testi dei brani più famosi (We Will Rock You, We Are the Champions, Another One Bites the Dust, Crazy Little Thing Called Love e Bohemian Rhapsody).

Ecco di seguito l’elenco delle sale per Bohemian Rhapsody in versione karaoke.

UCI Ancona
Goldoni Ancona
Movieland Chieti
UCI Fano
UCI Jesi
Giometti Matelica
The Space Montesilvano
UCI Pesaro
Metropolis Pesaro
UCI Porto Sant’elpidio
UCI San Benedetto Del Tronto
UCI Senigallia
Arca Spoltore
Giometti Tolentino
Teatro Conti Acqualagna
Delle Stelle Ascoli Piceno
Politeama Fano
Ciackcity Guardiagrele
Ciakcity Lanciano
Gabbiano Senigallia
Nuova Luce Urbino
UCI Showville Bari
Andromeda Brindisi
Andromeda Brindisi
The Space Casamassima
UCI Matera
UCI Molfetta
The Space Surbo
Grande Altamura
Cinemars Andria
Ciaky Bari
Galleria Bari
Citta’ Del Cinema Foggia
Sidion Gravina In Puglia
Multisala Red Carpet
Vignola Polignano A Mare
Don Bosco Potenza
Taviano Fasano Taviano
Savoia Taranto
Le Befane Rimini
Cinepalace Riccione
Medica Palace Bologna
The Space Bologna
UCI Meridiana Casalecchio
Cinepark Cento
Cineplus Comacchio
Cinedream Faenza
Apollo Ferrara
Raffaello Modena
Victoria Modena
Nosadella Bologna
Cinemacity Ravenna
UCI Ferrara
Uci Gualtieri
The Space Barilla Parma
Emiro Rubiera
Cineci Sant’Agata Bolognese
The Space Campus Parma
UCI Piacenza
UCI Reggio Emilia
UCI Savignano Sul Rubicone
Space City Carpi
Eliseo Cesena
Cine plus Correggio
Centrale Imola
Corso Piacenza
UCI Cagliari
The Space Quartucciu
The Space Sestu
Madison Cineworld Iglesias
Movies Santa Giusta
Cityplex Moderno Sassari
Cineplex Ragusa
Rouge Et Noire Palermo
Cityplex Tiffany
Cinestar San Giovanni La Punta
The Space Belpasso
UCI Messina
UCI Misterbianco
UCI Palermo
Margherita Acireale
Concordia Agrigento
Odeon Avola
Supercinema Bagheria
Politeama Caltagirone
Supercinema Caltanissetta
Planet Castrofilippo
Cinecity Ariston Catania
Alfieri Catania
Lo Po’ Catania
Planet Catania
Hollywood Gela
Grillo Mazara del vallo
Apollo Messina
Iris Messina
Planet La Torre Palermo
Empire Partinico
Odeon Reggio Calabria
Planet Siracusa
Badia Grande Sciacca
Nuovo Siderno Marina
Golden Vittoria
Omnia Center Prato
Cineplex Pontedera
The Space Firenze
The Space Grosseto
The Space Livorno
Marconi Firenze
Portico Firenze
UCI Arezzo
UCI Campi Bisenzio
UCI Firenze
UCI Sinalunga
Borsalino Camaiore
Flamingo Capoliveri
Boccaccio Certaldo
Clev Village Chiusi
Clev Village Chiusi
Nuovo Cinema Figline
Aurelia Antica Grosseto
Gran Guardia Livorno
Moderno Lucca
Splendor 7 Massa
Imperiale Montecatini
Cine 8 Montevarchi
Isola Verde Pisa
Lux Pistoia
Garibaldi Poggibonsi
Sala Santi Portoferraio
Eden Prato
Excelsior Reggello
Lami santa Croce Sull’arno
Grotta Sesto Fiorentino
Metropolitan Siena
Italia Soci
Eden Viareggio
Centrale Volterra
Odeon Genova
Sala Sivori Genova
Multiplex Albenga
Ariston Roof Sanremo
The Space Genova
UCI Genova
Verdi Sestri Genova
Augustus Santa Margerita Ligure Rapallo
Centrale S.margherita Ligure
Multisala Moderno
Ariston Sestri Levante
Citta’ Di Villafranca Terrarossa
Oasi Tortona
Cinelandia Arosio
Citylife Anteo Milano
Anteo Milano
Arcobaleno Milano
Arcadia Bellinzago
Cinelandia Gallarate
cinelandia Como
Cinelandia Pieve
Colosseo Milano
Ducale Milano
Le Giraffe Paderno
Oz Brescia
Plinius Milano
Porta Nova Crema
The Space Cerro Maggiore
Arcadia Melzo
The Space Milano
The Space Montebello Della Battaglia
The Space Rozzano
The Space Vimercate
UCI Assago
UCI Bicocca Milano
UCI Curno
Nexus Corte Franca
Starplex Cortenuova
Starplex Tradate
Skyline Sesto San Giovanni
Starplex Sondrio
Starplex Curtatone
UCI Lissone
UCI Montano Lucino
Cinecity Mantova
Ariston Mantova
Impero Varese
Porte Franche Erbusco
Multisala ELectric
Ariston Treviglio
Movie Planet Busnago
UCI Cinemas Orio Azzano San Paolo BG
Movie Planet Parona Lomellina
UCI Pioltello
Wiz Brescia
Spazio Cinema Cremona
Monza Capitol
Capitol Bergamo
Gemini Capriolo
Garden Darfo Boario Terme
Multisala Il Borgo Romano Di Lombardia
Saronnese Saronno
Silvio Pellico Saronno
Metropolitan Napoli
Happy Afragola
Plaza Napoli
Modernissimo Napoli
The Space Catanzaro
The Space Lamezia Terme
Big Marcianise
Movieplex Mercogliano
The Space Napoli
The Space Nola
The Space Salerno
UCI Casoria
UCI Marcianise
Gaveli Benevento
Andromeda Cosenza
Citrigno Cosenza
Garden Rende Cosenza
Duel Caserta
Complesso Stabia Hall Castellammare
Duel Village Pontecagnano
Torre Village Torrecuso
Cineplex Due Carrare
Img Palazzo Candiani Mestre
The Space Limena
The Space Lugagnano Di Sona
The Space Pradamano
The Space Silea
The Space Torri Di Quartesolo
Trieste The Space
Starplex Marano Vicentino
UCI Bolzano
Porto Astra Padova
Cinecentrum Legnago
Cinecentrum Legnago
Metropolis Bassano Del Grappa
Cineplexx Bolzano
Vittoria Trento
UCI Fiume Veneto
UCI Marcon
UCI Mestre
UCI San Giovanni Lupatoto
Cine Citta’ Fiera Torreano
Ambasciatori Trieste
Nazionale Trieste
Araceli Vicenza Vi
UCI Villesse
Multisala Petite Lumiere Belluno
Cinecentrum Cittadella
Marconi Conselve
Marconi Conselve
Kinemax  Monfalcone
Kinemax Gorizia
Cinemazero Pordenone
Corso Treviso
Centrale Udine
Trianon Roma
Politeama Frascati
Adriano Roma
Andromeda Roma
Barberini Roma
Intrastevere Roma
Jolly Roma
Lux Roma
Odeon Roma
Stardust Village Roma
Starplex Roma
The Space Centro Roma
The Space Corciano
The Space Guidonia
The Space Magliana Roma
The Space Terni
Cineland Ostia
UCI Parco Leonardo
UCI Perugia
UCI Porta Di Roma
UCI Roma Lunghezza
Madison Roma
Astra Avezzano
Ariston Colleferro
Ariston Colleferro
Ariston Gaeta
Cynthianum Genzano
Nestor Frosinone
Supercinema Orbetello
Melies Perugia
Moderno Rieti
Palma Trevignano Romano
Cinetuscia Villlage
Cinelandia Asti
Cinelandia Borgo San Dalmazzo
Cinelandia Casale
Cinelandia Fiamma Cuneo
Cinelandia Vallee Aosta
Cinelandia Verbania
Lux Torino
Massaua Torino
Ambrosio Torino
Ideal Cityplex Torino
Reposi Multisala Torino
Movie Planet Borgo Vercelli
Movie Planet Multiplex Metropolis
Movie Planet Multiplex Bellinzago Novarese
The Space Beinasco
The Space Torino
UCI Alessandria
UCI Moncalieri
UCI Torino
Cine4 Alba
Mazzini Multisala Biella
Sabrina Bardonecchia
Impero Bra
Elios Carmagnola To
Corso Multisala Domodossola
I Portici Fossano
Sociale Nizza Monferrato
Vip Novara
Cityplex Lumiere Pianezza
Petrarca Multisala Settimo Torinese
Paradiso Crevoladossola
Multisala Ambra Valperga
Supercinema Venaria

Bogotà: la spiegazione del finale del film Netflix

Bogotà: la spiegazione del finale del film Netflix

Bogotà, il thriller sudcoreano diretto da e disponibile sulla piattaforma Netflix, è ambientato negli anni Novanta, mentre la Corea del Sud affronta una crisi finanziaria. Durante questo periodo molti individui decidono di lasciare il Paese per trovare una vita migliore all’estero. Tra questi ci sono Kook-hee e la sua famiglia, che si trasferiscono a Bogotà e questo è il loro viaggio alla ricerca di una vita migliore. Sebbene le cose non vadano sempre come si aspettano, Kook-hee è determinato a cambiare la sua vita e a raggiungere le alte sfere della città con la sua forza e la sua volontà.

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La spiegazione del finale di Bogotà

Il film segue Kook-hee mentre con la sua famiglia si trasferisce a Bogotà dopo la crisi finanziaria della Corea del Sud nel 1990. Sperando in una vita migliore, il padre porta lì la famiglia, sperando che il suo amico, Park Jang-su, li aiuti. Tuttavia, Jang-su, alias il sergente Park, non è una persona facile con andare d’accordo e, pur non promettendo nulla di importante alla famiglia, offre un lavoro a Kook-hee. In questo modo, Kook-hee entra a far parte dei livelli più bassi della società e lavora duramente ogni giorno per portare il cibo in tavola.

Anche sua madre ottiene un lavoro, diventando sarta in un’azienda, ma suo padre non fa altro che ubriacarsi e litigare con tutti. Nel frattempo, Kook-hee attira l’attenzione del sergente Park, che decide di coinvolgerlo nell’attività di contrabbando per tenere d’occhio il suo sottoposto Jeon Soo-young e gli offre un ruolo diverso. Questo diventa il suo percorso di crescita: all’inizio è un lavoratore ingenuo, ma poco dopo prende completamente in mano l’attività. Quando le cose cominciano a farsi più complesse, Kook-hee si ritrova però ben presto inzuppato di sangue, poiché anche lui è preso di mira dal sergente Park.

Non avendo nessuno di cui fidarsi, inizia a crescere da solo facendo in modo che tutti lo temano e prendendo lentamente il controllo dell’attività. Tuttavia, con il passare degli anni, nuove leggi vengono introdotte nel sistema e i membri dell’Associazione coreana temono per il loro futuro. Kook-hee decide di intraprendere una strada legale e di costruire un centro commerciale per gli operatori del mercato, ma quando le cose non vanno di nuovo secondo i piani, prende una nuova strada.

Song Joong-ki e Lee Hee-joon in Bogotà
Song Joong-ki e Lee Hee-joon in Bogotà

Chi ha attaccato Kook-hee?

Quando il centro commerciale proposto è stato rifiutato dai proprietari del mercato coreano a causa dell’influenza di Soo-young e altri, un attacco improvviso a Kook-hee ha cambiato tutto. La sua auto viene bombardata e, pur sfuggendo per un pelo all’attacco mortale, viene comunque trasportato d’urgenza in ospedale. Nel frattempo, la confusione su chi abbia condotto l’attacco lascia tutti scioccati e i suoi nemici si ritrovano a fuggire dalla città il prima possibile.

Tuttavia, Soo-young non è ancora riuscito a fuggire e trova temporaneo conforto nella casa del dottor Hong per qualche tempo. Mentre si trova lì, riceve una telefonata da Kook-hee che gli dice di essere a conoscenza del fatto che Soo-young non ha cercato di ucciderlo, in quanto colui che ha piazzato la bomba non è altro che Kook-hee stesso. Ha pianificato di far sì che tutti abbiano paura di lui e della sua ira, proprio come anni fa quando uccise qualcuno per aver tentato di ucciderlo. Questa volta, però, è stato fatto per Soo-young e per chiunque abbia cercato di impedirgli di fare ciò che voleva.

Soo-young è scioccato e irritato da questa confessione e inizia la sua raffica di maledizioni, quando improvvisamente sente un ago pungergli la nuca. È il dottor Hong, che è stato in combutta con Kook-hee dietro le quinte e lo aiuta a sbarazzarsi di Soo-young. Mentre Soo-young esala lentamente l’ultimo respiro, Kook-hee si trova ad affrontare un’altra trasformazione in questa scena. Più tardi, Kook-hee e il sergente Park accompagnano Soo-young a farlo seppellire. Kook-hee lascia l’orologio che Soo-young gli aveva regalato quando erano giovani e chiude questo capitolo della sua vita, dopo di che torna a casa con il sergente Park.

Song Joong-ki in Bogotà
Song Joong-ki in Bogotà

Cosa succede nel finale?

Durante il viaggio di ritorno, Kook-hee inizia lentamente a rilassarsi, mentre spiega al sergente Park perché dovrebbe andargli bene che la gente lo chiami scarafaggio. L’unico in grado di sopravvivere a tutto il caos della terra è uno scarafaggio e lui dovrebbe essere in grado di assumere questo significato ogni volta che qualcuno lo chiama così. Mentre Kook-hee definisce la vita opprimente, il sergente Park ferma l’auto per una breve pausa.

In piedi sul bordo di una scogliera in mezzo al nulla, domina la città mentre Kook-hee rimane in macchina. Proprio in quel momento, un motociclista arriva e spara a Kook-hee, ma non riesce a ferirlo perché l’auto è a prova di proiettile. Il sergente Park arriva accanto all’auto e dice all’uomo che l’auto è a prova di proiettile. Poi chiama Kook-hee al telefono, dato che l’auto è anche insonorizzata, e gli dice che l’unico motivo per cui è rimasto a Bogotà nonostante abbia rimandato moglie e figlia in Corea del Sud è stato Kook-hee.

Ha sempre saputo che Kook-hee era diverso dagli altri coreani della città, ma era troppo diverso ed essere diversi porta guai. Non potendo lasciare questo problema in giro per Bogotà, ha pianificato di ucciderlo. Mentre abbassa i finestrini per permettere al motociclista di sparare di nuovo a Kook-hee, è sorpreso quando Kook-hee spara al motociclista e poi a lui. Kook-hee è sicuramente cresciuto nel corso degli anni e ha imparato a non fidarsi di nessuno, poiché pone fine alla vita del sergente Park senza una parola.

Bodkin: tutto quello che sappiamo sulla parodia di Will Forte sui true crime di Netflix

I podcast sui true crime hanno continuato a crescere di popolarità nel corso degli anni, soprattutto sulla scia di programmi di successo come Only Murders in the Building che hanno capitalizzato la loro popolarità. Only Murders, in particolare, è diventato uno degli show più popolari in streaming, quindi è logico che i concorrenti di Hulu vogliano creare qualcosa di simile. Ora sembra che Netflix abbia in serbo quella che potrebbe essere la sua risposta a Only Murders in the Building, con la nuova commedia Bodkin, ispirata ai podcast sui crimini veri.

La nuova serie di Netflix segue due podcaster americani di true crime, Gilbert (Will Forte) ed Emmy (Robyn Cara), che sono alla disperata ricerca di una nuova storia emozionante. La loro ricerca li porta nell’umile borgo irlandese di Bodkin, dove assumono una giornalista irlandese di nome Dove (Siobhán Cullen) per aiutarli a trovare del marcio su questa comunità immacolata. All’inizio si tratta di un’impresa folle, ma più il trio scopre qualcosa su Bodkin, più trova le prove del primo serial killer d’Irlanda. Per saperne di più sull’ambizioso dramedy di Will Forte e sul cast, il trailer, la data di uscita e altro ancora, ecco tutto quello che sappiamo finora su Bodkin.

Quando esce Bodkin?

La ricerca del primo serial killer irlandese inizierà con la prima di tutti i sette episodi di Bodkin, giovedì 9 maggio 2024.

Dove si può vedere Bodkin?

Bodkin sarà disponibile in streaming esclusivamente su Netflix dopo la prima del 9 maggio. Netflix è diventato la casa di alcuni incredibili contenuti provenienti da oltreoceano. Proprio il mese scorso, Netflix ha ottenuto un altro successo a sorpresa con Baby Reindeer, uno sguardo difficile da guardare ma incredibilmente profondo sul passato traumatico di un comico stand-up e sul suo continuo tormento da parte di uno stalker seriale. Maggio è anche il mese in cui uno dei più grandi show attuali di Netflix, Bridgerton, tornerà per la sua terza stagione.

Bodkin ha un trailer?

Netflix ha rilasciato il primo trailer di Bodkin il 2 aprile 2024, dando ufficialmente inizio al mistero di questa città europea un tempo tranquilla. Gilbert ed Emmy sono entrambi qui perché vogliono fama e fortuna grazie alla divulgazione di una storia che nessuno ha mai sentito prima. Sono in totale contrasto con la loro compagna, Dove, che all’inizio aiuta il duo americano solo per avere qualche soldo in più. Tuttavia, più si addentrano nella città, più scoprono le prove di un macabro e letale assassino seriale che potrebbe essere collegato ad almeno tre diverse persone scomparse. Man mano che questi detective dilettanti continuano a scavare in cerca di risposte, si attirano prevedibilmente le attenzioni di alcuni personaggi sgradevoli e pericolosi. Ma questo non li convince: Gilber ed Emmy sono determinati a diventare famosi per la loro storia, mentre Dove vuole semplicemente smascherare un vile assassino.

Il cast di Bodkin

Bodkin cast

Il primo a far parte del cast di Bodkin è il comico e veterano del Saturday Night Live Will Forte. Forse noto soprattutto per la parodia di MacGyver, MacGruber, Forte ha una lunga storia nel mondo della commedia, avendo già recitato in storie comiche di successo come L’ultimo uomo della Terra e in storie più drammatiche come Sweet Tooth. Più di recente, il lavoro di Forte si è radicato principalmente nella commedia d’animazione, con un ruolo da protagonista in Scoob!, The Great North e nel revival di Clone High. Forte è affiancato dalla star di Trying Robyn Cara nel ruolo di Emmy e dalla star di The Dry Siobhán Cullen nel ruolo di Dove.

Il resto del cast di Bodkin comprende:

  • David Wilmot (Anna Karenina)
  • Chris Walley (The Last Voyage of the Demeter)
  • Seán Óg Cairns (Find Me in Paris)
  • David Pearse (The Banshees of Inisherin)
  • Peter Bankolé (Peaky Blinders)
  • Kerri McLean (The Ritual)
  • Marouane Zotti (I May Destroy You)
  • Charlie Kelly (Dublin Murders)
  • Clodagh Mooney Duggan (Dub Daze)
  • Fergus Mulligan (Clean Sweep)

Qual è la trama di “Bodkin”?

Bodkin trama

La sinossi ufficiale di Bodkin recita come segue: Bodkin è un thriller dalla comicità cupa che racconta di un gruppo eterogeneo di podcaster che si mettono a indagare sulla misteriosa scomparsa di tre sconosciuti in un’idilliaca cittadina costiera irlandese. Ma quando iniziano a tirare le fila, scoprono una storia molto più grande e strana di quanto avrebbero mai potuto immaginare.

Bodies: recensione della nuova serie Netflix

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Bodies: recensione della nuova serie Netflix

Thriller dai tratti fantascientifici, Bodies è la nuova serie Netflix scritta e diretta da Paul Tomalin e basata sull’omonima graphic novel della DC Vertigo. La serie, formata da una sola stagione di otto episodi, ognuno da circa 50 minuti, è avvolta in un perenne velo di mistero. Il cast presenta figure già note nel panorama cinematografico anche internazionale: Jacob Fortun-Lloyd (La regina degli scacchi) qui interpreta il detective Charles Whiteman, mentre Kyle Soller (Anna Karenina, Fury) è nei panni del detective Hillinghead. L’attore Stephan Graham (Pirati dei caraibi: la vendetta di Salazar, Rocketman) è nel ruolo del comandante Mannix.

Bodies: il corpo del passato, del presente e del futuro

Luglio 2023: durante una manifestazione a Whitechapel, Londra, la detective Shahara Hassan trova un cadavere a Longarvest Lane. Il cadavere ha una ferita da arma da sparo in corrispondenza di un occhio. Il corpo, non identificato, ha fatto altre apparizioni nella storia: nel 1890, nel 1941 e ritornerà nel futuro, nel 2053.

Sono quattro i detective che nelle rispettive epoche storiche cercano di risolvere il caso, senza arrivare a smascherare il colpevole.

Se il primo episodio di Bodies si concentra maggiormente sul presente e sui casi passati, diventa fondamentale in un secondo momento la narrazione attraverso gli occhi del detective Maplewood nel 2053. La società ha subito in questo periodo storico un cambiamento radicale rispetto al passato: ciò è dovuto ad un misterioso attacco, avvenuto il 14 luglio del 2023, che porterà alla morte di centinaia di migliaia di persone ed all’instaurazione del nuovo governo di stampo totalitario, con il comandante Mannix al potere.

Le vite dei quattro detective, apparentemente legati solo dalla scoperta di un corpo, finiranno per intrecciarsi indissolubilmente, creando una realtà in cui il tempo viene piegato ai voleri di un uomo, in un perenne paradosso temporale.

Un loop temporale che sorprende il pubblico

Pian piano che si prosegue con la visione attraverso i vari episodi, sarà subito chiara allo spettatore la particolare complessità che caratterizza questa serie. Già da qui non si può che elogiare la bravura nella sceneggiatura e nella realizzazione: talvolta, quando si punta a dare vita ad un qualcosa di così complicato, si potrebbero tralasciare alcuni elementi creando così dei controsensi nella trama. Qui, nonostante i vari salti temporali, si garantisce allo spettatore un quadro completo e credibile degli avvenimenti.

Ad ogni modo, Bodies presenta tanti piccoli elementi che potrebbero non essere colti subito in una prima visione: sicuramente in un rewhatch si noteranno tanti particolari con cui si rimette più facilmente insieme tutti i pezzi del puzzle.

Nonostante la trama si svolga in quattro periodi storici differenti, vengono mantenuti in tutti gli episodi degli elementi di collegamento: un esempio sono le indagini di Shahara sui detective del 1890 e 1941. Altro particolare tecnico utilizzato come ponte tra presente e passato è lo split screen: questo permette allo spettatore la visione in contemporanea di due periodi storici, per poi effettuare il passaggio verso le vicende nel passato, presente o futuro.

Ad alleggerire le vicende contribuiscono anche le storie personali dei singoli detective: la relazione clandestina tra Hillinghead ed il giornalista nel 1890, il rapporto forte che si instaura tra la bambina Ester ed il detective Whiteman, le tante attenzioni che Shahara dedica ad Elias, incolpato dell’assassinio dell’uomo nel vicolo, ed il rapporto tra Maplewood e lo scienziato De Foe.

Bodies: predestinazione o libera scelta?

La libera scelta non esiste, è un’illusione.

Un altro tema attorno al quale si sviluppa tutta la narrazione di Bodies è la predestinazione: per quanto si cerchi di modificare il passato, questo sembra essere ormai marchiato nella pietra. Non sembra essere possibile modificare le scelte di una persona: ciò è almeno quello che il professore Gabriel De Foe spiega alla detective Maplewood. Le nostre scelte non sono realmente nostre, ma dipendono da tante variabili esterne che influenzano il nostro giudizio.

Ad ogni modo nel finale effettivamente si riescono a fare dei cambiamenti nel passato: non tutto sembra essere già scritto. Ma allora sorge spontaneo chiedersi quanto delle nostre scelte dipende da noi e quanto dipende dall’universo?

Un elemento che si può analizzare che rende molto la contrapposizione predestinazione/ libera scelta sono gli amori e le relazioni che si sviluppano durante la narrazione. Nel finale, senza fare spoiler, le piccole modifiche attuate nel passato non permetterebbero al detective Hillinghead di conoscere il giornalista di cui si innamora, ed allo stesso modo il detective Whiteman non avrebbe avuto l’occasione di conoscere la piccola Ester. Ma l’Universo, o magari il loro affetto sopito, fa si che l’amore e l’affetto trovino il modo di germogliare ugualmente tra questi personaggi.

Un’interessante rappresentazione dei viaggi nel tempo

Già nei primi episodi di Bodies il professore De Foe spiega durante una lezione universitaria la teoria dei viaggi nel tempo. Si tratta di una rappresentazione molto originale di questo fenomeno fantascientifico: secondo le parole di De Foe, un corpo, nel viaggiare nel tempo, si duplica, creando delle versioni alternative di sé nel passato o nel futuro. Questa teoria ricorda molto la clonazione: si crea un clone del soggetto che viene catapultato nell’epoca designata.

Bodies: la spiegazione del finale della serie Netflix

Bodies: la spiegazione del finale della serie Netflix

Ci sarà sempre un posto per le storie di viaggio nel tempo ben fatte all’interno del genere fantascientifico. Il nuovo thriller di Netflix Bodies (qui la recensione) è basato sulla graphic novel della DC Vertigo di Si Spencer e copre un arco di tempo che parte dai giorni nostri e arriva fino al 1890, per poi proseguire fino al 2053. La serie è ambientata a Londra e nel cast ritroviamo attori quali Amaka Okafor, Shira Haas, Stephen Graham (Rocketman), Jacob-Fortune Lloyd (la regina degli scacchi) e Kyle Soller (Anna Karenina).

Si tratta di una premessa affascinante che inizia con il sergente Shahara Hasan, che si imbatte nel corpo nudo e morto di un uomo misterioso che giace in una stradina, Longarvest Lane. Il corpo sembra essere apparso dal nulla e presenta una ferita da proiettile all’occhio sinistro e uno strano segno simile a un tatuaggio sul polso. Altri tre detective si imbattono nello stesso corpo, tutti in periodi temporali diversi. È una di quelle serie che inizia con un’idea così sconcertante che non si può fare a meno di guardarla tutta d’un fiato. Prima di parlare del meraviglioso colpo di scena finale, analizziamo un po’ la serie in sé.

Di che cosa parla Bodies?

Bodies recensione

Bodies si svolge in quattro epoche diverse e distinte a Londra prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il sergente Hasan lavora inizialmente al misterioso caso di omicidio nell’attuale anno 2023. Ma la serie si spinge fino al periodo successivo a Jack lo Squartatore, nella stessa zona della città che egli rese tristemente famosa, Whitechapel, nel 1890. Lì, l’ispettore Alfred Hillingshead ha la sfortuna di imbattersi nello stesso corpo, circa 130 anni prima di quello in cui si è imbattuto il sergente Hasan.

Poi toccherà al sergente Charles Whiteman che scopre di nuovo lo stesso corpo, questa volta nel 1941, proprio mentre gli inglesi vengono bombardati dalla Luftwaffe tedesca nella Seconda Guerra Mondiale. Infine, ci spostiamo nel futuro e incontriamo la detective Iris Maplewood che sta lavorando allo stesso identico caso nell’anno 2053. Il passaggio da un’epoca all’altra è costante, ma avviene senza soluzione di continuità e non fa altro che aumentare la suspense nel cercare di capire chi sia quest’uomo morto e perché continui a comparire nella stessa posizione nello stesso vicolo così tante volte.

Chi è Elias Mannix/Sir Julian Harker?

Bodies Elias Mannix

Prima di andare avanti, dobbiamo parlare di chi sia veramente il comandante del 2053 Elias Mannix e del perché sia così determinante nel finale di Bodies. Mannix affida a Maplewood il compito di scoprire il maggior numero di informazioni su quello che ritiene essere un gruppo terroristico sovversivo che vuole far esplodere una grande bomba nucleare nel cuore di Londra. Maplewood è portata a credere che un gruppo noto come Chapel Perilous si stia organizzando da qualche parte in città e voglia distruggere tutto ciò che Mannix ha fatto per portare un “ordine” distopico nella Londra del 2053.

Si scopre che Mannix è anche l’opportunista manipolatore del 1890 e del 1941, conosciuto come Sir Julian Harker, il quale trae profitto dalla compravendita di azioni che conosce già dal futuro. Nel 2053 ha trovato una porta per viaggiare nel tempo chiamata “La Gola” e ha iniziato a creare un mondo in cui la versione quindicenne di sé stesso nel 2023 sa finalmente cosa significa essere amati. Nel 2023, Harker/Mannix è un adolescente orfano che ha intrapreso una vita di crimini perché è stato abbandonato da entrambi i genitori. Il futuro Mannix sta cercando di tornare indietro nel tempo e di crearsi una vita alternativa a quella miserabile che ha ai giorni nostri. Quindi, Harker è una versione più vecchia dell’Elias Mannix adolescente con cui vediamo il detective Hasan lavorare duramente per stabilire un legame nel corso della serie.

Tutti i quattro detective ed un fisico contribuiscono a rompere il loop di Mannix

Bodies Julian Harker

Una volta che Hasan ha capito che l’adolescente problematico di nome Elias Mannix è la copia chiave del Mannix/Harker che viaggia nel tempo, tutti e quattro i detective e un fisico, Dr. Gabriel Dafoe, giocano un ruolo cruciale per assicurarsi che il suo piano di uccidere mezzo milione di londinesi innocenti non si realizzi. Iris Maplewood insegue Mannix nel portale della Gola; finisce in una cella del 1890 accanto al sergente Hillingshead e lo convince di venire dal futuro.

Gli spiega che Harker è un mortale viaggiatore nel tempo che deve essere fermato. Alla fine, dopo aver scoperto che il misterioso corpo che continuava a comparire morto nel tempo è quello del dottor Dafoe, il finale si riduce a tre sole persone: il sergente Hasan, il sergente Whiteman e l’adolescente Mannix che viaggia nel tempo.

Qual è il messaggio registrato che Whiteman trasmette ad Hasan?

Bodies Hasan

Più volte nel corso della stagione, Harker/Mannix si lascia dietro dei dischi in vinile come una sorta di diario per tenere il pubblico al corrente di tutto ciò che sta accadendo. La registrazione più importante che Mannix detta è quella di sé stesso nel 1941 al Mannix più giovane nel 2023. Dopo essersi reso conto di non essere riuscito a cambiare nulla della sua vita difficile e svantaggiata, invia un ultimo messaggio che Whiteman consegna ad Hasan dopo che questi ha sparato e ucciso Mannix. In esso, la versione più anziana di Mannix cerca di convincere la versione più giovane di sé stesso a non far esplodere la bomba. Mentre giace morente, spiega di essere amato, e che ha cercato di definire cosa sia l’amore in un modo terribilmente sbagliato e malvagio.

Il più anziano Elias Mannix convince il più giovane che dovrebbe amare sé stesso e rendersi conto di essere degno anche degli altri. In un clima di grande emozione, nel 2023 Mannix strappa il foglietto con il numero di detonazione del cellulare e viene abbracciato da Hasan e dalla madre  biologica. Il loop temporale è stato finalmente interrotto, ma l’adolescente Mannix scompare perché non fa più parte dell’attuale continuum spazio-temporale. Hasan viene mostrata stordita e disorientata nel suo appartamento mentre chiede al marito che giorno sia. Non ha memoria degli eventi perché il loop interrotto ha alterato la realtà attuale. Vediamo però che Whiteman è ancora vivo nel 1941 anche nella nuova realtà.

La scena finale: varco per una seconda stagione di Bodies

Bodies Iris Maplewood

 

Nella sequenza finale di Bodies, il pubblico vede Shahara Hasan salire su un Uber. Affannata, dice subito all’autista di portarla a Spencer Street. “What a Difference a Day Makes” suona dolcemente alla radio e Hasan chiede all’autista di alzare un po’ il volume. Lei guarda fuori dal finestrino e dice: “A volte mi sento come se l’intera città stesse per ribollire. Che esploda. Mi fa preoccupare per il futuro. Capisce cosa intendo?”. L’autista risponde: “So esattamente cosa vuoi dire”.

Segue un’inquadratura ravvicinata dello specchietto retrovisore che mostra quella che sembra essere Iris Maplewood, l’agente di polizia del 2053 che ha inseguito Mannix nel 1890 per interrompere il loop; fa una pausa e la chiama per nome. Shahara ha uno sguardo di stupore e di consapevole familiarità. È un grande colpo di scena che presuppone che Iris sia riuscita in qualche modo ad arrivare nell’anno 2023, mentre avrebbe dovuto scomparire quando il loop è stato interrotto, essendo originaria dell’anno 2053. È una bella conclusione tra i due personaggi principali e lascia la porta aperta per altre stagioni di Bodies.

Bobby Fischer Against the World: recensione del film

Bobby Fischer Against the World: recensione del film

Bobby Fischer Against the World è il documentario prodotto da HBO che ripercorre il cammino di uno dei più grandi campioni della storia degli scacchi, nonché riconosciuto da tutti gli americani come il più grande giocatore degli Stati Uniti. Il regista statunitense Liz Garbus ripercorre in maniere impeccabile e a tratti maniacale la vita del enfant prodige Bobby Fischer, dalla sua prima infanzia sino agli ultimi giorni della sua esistenza. Le vicende di Fischer sono ben note al pubblico più avvezzo ma sorprende come la pellicola sia capace di lasciarsi alle spalle i luoghi comuni di una storia così legata al periodo della Guerra Fredda, lasciando al centro della narrazione la vera essenza del personaggio spesso esagerata e completamente folle.

La cosa che emerge predominante e che riesce a dare quella componente di autenticità all’affresco del personaggio è il fatto che Fischer non combatta la Guerra Fredda come un comune soldato statunitense, Bobby combatte la propria di guerra: una guerra contro il suo passato, contro la famiglia, contro le sue nevrosi e contro il successo che tanta insofferenza gli provoca, fino a farlo cadere in un baratro di delirio e onnipotenza. Bobby Fischer Against the World procede chirurgicamente nel descrivere l’ascesa e la caduta del personaggio, in maniera affascinante e commovente. Sotto i suoi colpi da maestro prima cadono le certezze di uno stato come l’URSS, poi il suo antagonista per eccellenza  Boris Spassky e in fine se stesso, riuscendo al contempo a diventare una vera e propria leggenda.

Grazie alla sua follia riesce ad essere al di sopra di ogni condizionamento politico, addirittura anche al disopra di ogni individuo che si presenti sulla propria strada. Le testimonianze di amici, colleghi e compagni di vita ne sono la prova. Un bambino che ha fatto della dedizione e della totale abnegazione per la disciplina una ragione di vita ma che nel momento in cui arriva all’apice del successo in così poco tempo, ad una giovanissima età per l’ambiente, perde ogni ragione di vita ed ogni obiettivo. Fino a morire all’età di 64 anni nevrotico e completamente fuori controllo. Particolare inquietante, 64, come il numero di caselle presenti in una scacchiera.

Bobbio Film Festival 2011: il programma

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Bobbio Film Festival 2011: il programma

Torna per il 15esimo anno il BobbioFilmFestival con un programma ricco di proposte. Tre sono le sue anime, riunite dalla presenza del direttore artistico Marco Bellocchio:

Boba Fett: un teaser fan made per la spin-off

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Boba Fett: un teaser fan made per la spin-off

Boba Fett è il protagonista del teaser fan-made che vi proponiamo di sotto diretto da Eric Demeusy.

Intitolato Star Wars: The New Republic Anthology, la clip mostra un notevole valore nella produzione, nei costumi e negli effetti visivi di gran lunga superiore a molti altri fan film dello stesso genere. Forse questo prodotto di così buona qualità potrebbe contribuire a convincere Disney e Lucasfilm a continuare a lavorare a quella sfuggente possibilità di uno spin-off su Boba Fett, quello che doveva essere diretto da Josh Trank di Chronicles e Fantastic Four.

Boba Fett: lo spin-off è ancora in fase di sviluppo

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Boba Fett: lo spin-off è ancora in fase di sviluppo

Dopo qualche mese di silenzio, preceduti da altri di intensa conversazione, sembra proprio che lo spin-off di Star Wars dedicato a Boba Fett sia tornato definitivamente in pista con il titolo provvisorio Tin Can (lo stesso venuto fuori quando Josh Trank avrebbe dovuto dirigere il film) . La notizia, di cui si attende ovviamente la conferma ufficiale dalla Lucasfilm, è stata diffusa  nelle ultime ore da Omega Underground.

Quello su Boba Fett non è però l’unico standalone previsto dal franchise: da tempo si vocifera infatti che anche Obi Wan Kenobi avrà il suo spazio in uno spin-off. Di recente sono stati rivelati un titolo (Joshua Tree) e un papabile regista (Stephen Daldry).

Star Wars spin off: il film su Boba Fett non è ancora morto

Nel frattempo vi ricordiamo che Star Wars tornerà a breve sul grande schermo con l’ottavo capitolo, Gli Ultimi Jedi, la cui uscita è fissata per il 13 dicembre in Italia. Diretto da Rian Johnson, vede nel cast Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Laura Dern, Gwendoline Christie, Mark Hamill, Carrie Fisher e Adam Driver.

Fonte: ScreenRant

Boba Fett: lo spin off è ufficialmente morto

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Boba Fett: lo spin off è ufficialmente morto

Il flop di Solo: A Star Wars Story ha dimostrato che non basta che i fan amino il protagonista di un film per garantirne il successo, e questo è ciò che avrà pernsato Kathleen Kennedy, comunicando che il progetto di un film solo su Boba Fett è stato abortito.

La Disney aveva messo in cantiere diversi progetti molto interessanti, ma nessuno di questo è sembrato poi essere all’altezza di quanto costruito e sviluppato con i fatti. Lo spin off su Boba Fett, di cui avevamo sentito parlare, è adesso ufficialmente fuori dai giochi. DUrante una speciale proiezione dedicata a Black Panther, Kathleen Kennedy ha confermato che il film non si farà più e che la Lucasfilm è al momento impegnata nella produzione della serie tv The Mandalorian. Lo show andrà in onda sulla piattaforma streaming della Disney e vedrà protagonisti tutti personaggi nuovi.

Per quanto riguarda il futuro cinematografico della Lucasfilm, tutti i suoi sforzi sono adesso concentrati su Star Wars: Episodio IX, che è attualmente in fase di riprese.

Star Wars: Episodio IX, chi ha deciso di far “tornare” Carrie Fisher?

Nel cast del film tornano Daisy Ridley, Adam Driver, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Kelly Marie Tran, Joonas Suotamo e Billie Lourd. Si uniranno al cast di Star Wars: Episodio IX Naomi Ackie e Richard E. Grant, insieme ai veterani del franchise Mark Hamill, Anthony Daniels e Billy Dee Williams, che riprenderà il ruolo di Lando Calrissian.

L’uscita di Star Wars: Episodio IX è prevista per il dicembre 2019.

Boba Fett: la produzione dello spin-off non inizierà prima del 2020

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È stato riportato da Omega Underground che la produzione dello spin-off su Boba Fett, annunciato dalla Lucasfilm nei mesi scorsi e ora affidato a James Mangold (Logan), non partirà prima del 2020, per permettere al regista di concentrarsi su un altro progetto, ovvero il biopic Ford vs Ferrari.

Ciò significa che il primo, in ordine di calendario lavorativo, dei film in cantiere sarà Star Wars: Episodio IX, le cui riprese partiranno tra poche settimane con la regia di J.J.Abrams, e mentre in inverno inizieranno i preparativi per la serie di Jon Favreau.

Boba Fett: James Mangold scriverà e dirigerà lo spin-off di Star Wars

Sarà dunque James Mangold a scrivere e dirigere il film su Boba Fett, terzo spin-off ufficiale del franchise di Star Wars programmato dalla Lucasfilm. Questo non è però l’unico standalone previsto nei prossimi anni: la produzione è già al lavoro su una pellicola interamente dedicata al personaggio di Obi Wan Kenobi e potrebbe essere affidata al regista Stephen Daldry.

Per quanto riguarda Boba Fett, vi ricordiamo che il cacciatore di taglie, amatissimo dai fan della saga, fu introdotto in l’Impero colpisce ancora per poi riapparire in Il Ritorno dello Jedi come mercenario che consegna a Jabba the Hutt il prigioniero Han Solo

Dunque si profila per Mangold un’altra illustre partecipazione ad un franchise dopo aver diretto due capitoli su Wolverine, tra cui Logan, uscito nel 2017 e candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale.

Boba Fett, ecco perché non sarà in Solo: A Star Wars Story

Boba Fett: James Mangold scriverà e dirigerà lo spin-off di Star Wars

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Sarà James Mangold a scrivere e dirigere il film su Boba Fett, terzo spin-off ufficiale del franchise di Star Wars programmato dalla Lucasfilm. La notizia è stata confermata nelle ultime ore dall’Hollywood Reporter.

Questo non è però l’unico standalone previsto nei prossimi anni: la produzione è già al lavoro su una pellicola interamente dedicata al personaggio di Obi Wan Kenobi e potrebbe essere affidata al regista Stephen Daldry.

Boba Fett, ecco perché non sarà in Solo: A Star Wars Story

Per quanto riguarda Boba Fett, vi ricordiamo che il cacciatore di taglie, amatissimo dai fan della saga, fu introdotto in l’Impero colpisce ancora per poi riapparire in Il Ritorno dello Jedi come mercenario che consegna a Jabba the Hutt il prigioniero Han Solo

Dunque si profila per Mangold un’altra illustre partecipazione ad un franchise dopo aver diretto due capitoli su Wolverine, tra cui Logan, uscito nel 2017 e candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale.

Boba Fett: il casco diventa un’acconciatura

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Boba Fett: il casco diventa un’acconciatura

Chi avrebbe mai pensato che il casco di Boba Fett, uno dei personaggi più amati di Star Wars diventasse ora un’acconciatura? .. probabilmente tutti dato che Star Wars è ormai è diventato una moda pop. Ecco la creazione bizzara di lollypoplocks:

boba fett

Boba Fett: 10 curiosità dai fumetti di Star Wars

Boba Fett: 10 curiosità dai fumetti di Star Wars

Apparso come antagonista nei tre film della trilogia originale di Star Wars, Boba Fett è un cacciatore di taglie il cui passato è avvolto nel mistero. Tuttavia la corazza Mandaloriana e la nave ereditata dal padre (la Slave I) sono solo i primi dettagli di una origin story affascinante raccontata meglio nei fumetti.

Ecco 10 curiosità sul personaggio apprese dal canone di Star Wars:

Era un “fan” dei cacciatori di taglie fin da piccolo

Difficile a credersi, eppure Boba Fett si è innamorato della figura del cacciatore di taglie da bambino, quando già conosceva i nomi e le storie di alcuni dei migliori tracker della galassia (e questo succedeva all’età di otto anni).

Probabilmente una passione del genere è stata ereditata dal padre Jango.

Niente può fermarlo, nemmeno un alieno a sei braccia

Nella trilogia originale di Star Wars non abbiamo visto molto di Boba Fett come guerriero, mentre nei fumetti il personaggio affronta una serie di considerevoli minacce come l’enorme e mostruosa bestia aliena a sei braccia.

Il duello finì con la vittoria di Boba che lasciò l’avversario annichilito e senza un singolo arto.

Guanti speciali

Boba Fett riesce a essere un fiero combattente con o senza armi, e proprio come ogni buon cacciatore di taglie e serial killer, gli spiace tenere nascosti i suoi segreti del mestiere.

Uno dei posti preferiti dove tenere i gadget sono i guanti, custodia di lame estremamente pericolose chiamate “vibroblades“, abbastanza robuste da reggere il confronto con una spada laser.

Utilizza dei gadget simili a quelli di Batman

Sempre parlando dell’equipaggiamento di Boba Fett, lo strumento maggiormente utilizzato dal cacciatore di taglie nelle sue avventure dei fumetti è un grappino molto simile a quello di Batman nel DC Universe.

Il personaggio lo sfoggia durante un combattimento, per catturare bersagli in fuga, e per sfuggire a situazioni pericolose.

Conosce quasi tutto dei criminali della galassia

Il fatto che Boba Fett si sia diretto con facilità nel luogo dove sapeva di trovare Han Solo in Episodio IV ci porta a credere che il cacciatore di taglie abbia una conoscenza piuttosto ampia dei criminali della galassia, soprattutto perché sembra avere familiarità con qualsiasi pianeta al di fuori dalla mappa come Tatooine.

Per tutti i viaggi compiuti, avere tutte quelle informazioni memorizzate nella sua testa è un’impresa piuttosto incredibile.

Ha avuto uno Wookie come spalla

Ci sono molte cose che Boba Fett ha in comune con Han Solo: entrambi sono piloti brillanti, e hanno lavorano per Jabba the Hutt, ed entrambi hanno avuto come spalle due Wookie. Quello del cacciatore di taglie si chiama Black Krrsantan anche se i due colleghi non sono mai stati amici come Han e Chewie.

Ha combattuto contro Luke Skywalker

Boba Fett odia i Jedi? Probabilmente si, e non sorprende affatto scoprire che la ragione è radicata nel passato del personaggio: un giovanissimo Luke Skywalker è infatti uscito vittorioso dallo scontro con il nemico, quando fu Darth Vader a ordinargli la sua cattura in modo che il Signore Oscuro potesse interrogarlo.

Così un duello che sembrava scontato finì con un risultato inatteso: usando la combinazione della sua spada laser e della Forza, Luke fuggì da Boba Fett vivo e libero. In ogni caso Boba Fett riuscì a portare qualcosa a Darth Vader: il nome di suo figlio.

La grande rivelazione a Darth Vader

Ricorderete tutti la scena in cui Darth Vader rivela a Luke di essere suo padre, ma in pochi sanno quando il personaggio ha appreso questa verità.

Bisogna ringraziare Boba Fett per questa notizia: mentre stava combattendo contro Luke su Tatooine, il cacciatore di taglie scoprì il misterioso nome del pilota, e non essendo in grado di portarlo vivo dal suo mandante, gli consegnò l’unica informazione a disposizione.

Un’infanzia particolare

Probabilmente non sarà una sorpresa scoprire che Boba Fett ha iniziato la sua carriera come cacciatore di taglie più micidiale della galassia nella tenera infanzia, all’età di otto anni, quando si ritrovò a lavorare per un mercenario alieno.

Non passò troppo tempo e il giovane uccise sia il padrone che la sua compagna con la piccola pistola che aveva nascosto sotto i vestiti. D’altronde le abilità con un’arma erano già così definite che suo padre non intervenne nemmeno per salvare suo figlio.

Il rapporto con il padre

Star Wars è una saga familiare che trae molte delle sue riflessioni dal rapporto complicato fra padri e figli, e quella tra Jango Fett e suo figlio non sfugge a questa tematica,

Jango non avrà insegnato a Boba lezioni sulla morale, eppure ha sempre nutrito un sincero desiderio di vedere suo figlio avere successo. Fin dalla sua “nascita” lo istruì su come sopravvivere e prosperare nella dura galassia in cui vive.

Fonte: CBR

Boba Fett, un video animato mostra l’evoluzione del personaggio

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Boba Fett, un video animato mostra l’evoluzione del personaggio

Tell It Animated su YouTube ha condiviso un video che racconta dettagliatamente l’evoluzione del personaggio di Boba Fett sullo schermo (grande e piccolo).

Data la lunga storia del personaggio e la varietà di raffigurazioni, non sorprende che l’armatura, le armi e gli accessori del cacciatore di taglie siano cambiati parecchio nel corso degli anni.

Bob’s Burgers – Il Film: trailer italiano del nuovo film d’animazione

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Bob’s BurgersIl Film, la nuova avventura d’animazione comedy per il grande schermo, basata sull’omonima sit-com animata per la TV pluripremiata agli Emmy e agli Annie Award, arriverà il 25 maggio nelle sale italiane. Bob’s BurgersIl Film è diretto da Bernard Derriman e co-diretto da Loren Bouchard. La sceneggiatura è firmata da Loren Bouchard & Nora Smith. Il film è prodotto da Loren Bouchard, Nora Smith e Janelle Momary.

Bob’s Burgers – Il Film, trama

La storia ha inizio quando una conduttura dell’acqua rotta crea un’enorme voragine proprio di fronte a Bob’s Burgers, bloccando l’ingresso per un tempo indefinito e rovinando i piani dei Belcher per l’estate. Mentre Bob e Linda faticano per tenere a galla l’attività, i ragazzi cercano di risolvere un mistero che potrebbe salvare il ristorante di famiglia. Quando i pericoli aumentano, i Belcher si aiutano a vicenda per trovare la speranza e lottano per tornare al loro posto dietro al bancone.

 

Bob Odenkirk: 10 cose che non sai sull’attore

Bob Odenkirk: 10 cose che non sai sull’attore

Nel giro di pochi anni, Bob Odenkirk è diventato uno degli attori più apprezzati, quotati e richiesti di Hollywood. Talmente brillante in Breaking Bad con il suo Saul Goodman da ottenere uno spin-off tutto dedicato a lui. Odenkirk ha avuto inoltre modo di provare ulteriormente il suo talento e la sua versatilità partecipando a celebri film di importanti autori, ottenendo in più occasioni prestigiosi riconoscimenti da parte della critica. Ecco 10 cose che non sai su Bob Odenkirk.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Bob Odenkirk: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in film da Oscar. I primi, marginali, ruoli di Odenkirk al cinema furono per film come Fusi di testa 2 – Waynestock (1993), Il rompiscatole (1996) e Monkeybone (2001). Inizia ad ottenere maggior popolarità soltano nel 2013, nel momento in cui grazie al suo ruolo nella serie Breaking Bad, ottiene delle parti in film come The Spectacular Now (2013), Nebraska (2013), Boulevard (2014), The Disaster Artist (2017), The Post (2017), Non succede, ma se succede… (2019), Piccole donne (2019) e Dolemite Is My Name (2019).

2. È celebre per i suoi ruoli televisivi. Dopo aver recitato per anni in celebri serie TV, tra cui How I Met Your Mother (2008-2011), Odenkirk si consacra grazie al ruolo di Saul Goodman nella serie Breaking Bad (2009-2013), dove recita accanto a Bryan Cranston. Successivamente recita nella prima stagione di Fargo (2014) e dal 2015 ha il ruolo di protagonista nella serie spin-off Better Call Saul, dove riprende il personaggio che lo ha reso celebre. Nel 2019 è invece tra i protagonisti della serie Undone.

3. Ha ricoperto il ruolo di produttore. Particolarmente affezionato alla serie Better Call Saul, Odenkirk ha svolto il ruolo di produttore per tutti gli episodi fino ad ora girati. Ha inoltre partecipato alla produzione delle serie Undone, Bob and David (2015) e The Birthday Boys (2013-2014).

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Bob Odenkirk ha recitato in How I Met Your Mother

4. Ha interpretato un personaggio di rilievo. Nel corso della serie How I Met Your Mother, l’attore si è fatto apprezzare nel ruolo di Arthur Hobbs, il capo di Marshall, interpretato da Jason Segel, alla Goliath National Bank. Questi era costantemente in contrasto con il personaggio di Segel, per via del suo cinismo e del suo menefreghismo nei confronti di ciò che non riguardasse la banca.

Bob Odenkirk in Breaking Bad

5. Stava per rinunciare al ruolo. Quando gli fu proposto il ruolo dell’avvocato Saul Goodman in Breaking Bad, Odenkirk parlò con l’ideatore Vince Gilligan che non si sentiva adatto a ricoprire il ruolo di un ebreo, non essendolo lui. Gilligan gli rivelò tuttavia che quello non era il vero nome dell’avvocato, il quale si fingeva ebreo come strategia per attirare più clienti.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

6. Ha ideato il look del personaggio. Durante un’intervista, l’attore ha dichiarato di essere lui l’ideatore della buffa acconciatura di capelli di Saul Goodman. Odenkirk propose l’idea a Gilligan, il quale trovò che aggiungeva particolarità ad un personaggio che avrebbe dovuto continuamente dare l’impressione di nascondere qualcosa.

Bob Odenkirk in Undone

7. Ha partecipato alla rivoluzionaria serie Amazon. Nel 2019 l’attore ha partecipato alla serie Amazon Prime Undone, interpretando Jacob Winograd, padre della protagonista interpretata dall’attrice Rosa Salazar. Odenkirk si è dichiarato entusiasta di poter partecipare alla prima serie televisiva in assoluto girata con la tecnica del rotoscope, che permette di raggiungere risultati visivamente sbalorditivi.

Bob Odenkirk in Piccole donne

8. Ha interpretato il padre delle protagoniste. Nel film Piccole donne, scritto e diretto da Greta Gerwig, l’attore interpreta il ruolo del padre delle giovani protagonista. Il suo personaggio ha in realtà un breve minutaggio nel film, poiché per lo più del tempo è lontano da casa, impegnato nella guerra.

Bob Odenkirk in The Post

9. Ha recitato nel film di Steven Spielberg. Nel film The Post, candidato all’Oscar, Odenkirk ricopre il ruolo di Ban Bagdikian, assistente redattore al Post, il quale riesce ad ottenere i documenti che daranno origine al celebre scandalo. Nel film l’attore recita insieme a Tom Hanks e Meryl Streep.

Bob Odenkirk: età e altezza

10. Bob Odenkirk è nato a Naperville, nell’Illinois, Stati Uniti, il 22 ottobre 1962. L’attore è alto complessivamente 175 centimetri.

Fonte: IMDb

Bob Odenkirk presenta World Apart a Giornate degli Autori

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Bob Odenkirk presenta World Apart a Giornate degli Autori

Si intitola World Apart – Mondi Lontani il film diretto da Cecilia Miniucchi, presentato durante una delle tre Masterclass SIAE per le Giornate degli Autori, nell’ambito della 79a Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. In questa occasione, abbiamo incontrato Bob Odenkirk, trai protagonisti del film, che ci ha raccontato com’è stato lavorare a un progetto tanto particolare, in un momento in cui il mondo cambiava per sempre.

Ma come mai l’attore di Better Call Saul ha detto di sì a questo progetto?

“Ho accettato perché volevo essere spaventato – ha spiegato – Mi piace essere spaventato e mi piace correre rischi. Abbiamo cominciato a girare il film all’inizio del lockdown: la vita era molto spaventosa, i miei figli seguivano le lezioni universitarie nelle loro stanze e stavamo fingendo che tutto andasse bene, ma non avevamo idea della situazione. I giorni erano opprimenti e difficili, ma dal nulla mi è arrivata una chiamata da Cecilia, che mi ha chiesto se volevo fare un film girato con gli iPhone attraverso FaceTime. Mi ha detto che avrebbe scritto una sceneggiatura con 3 coppie chiuse nelle loro case e io ho detto sì.
Volevo di nuovo sapore nella mia vita, volevo recitare perché non ero sicuro che avremmo potuto farlo di nuovo. Non avevamo ancora girato la sesta stagione di Better Call Saul, non sapevamo come saremmo finiti e io volevo restare in contatto con la recitazione. Inoltre io sono un fan di Danny Huston, sono un suo fanboy. Quando ho saputo che Danny Huston avrebbe fatto del progetto ho accettato, perché volevo lavorare con lui.”

L’attore ha raggiunto la fama soprattutto per il ruolo di Saul Goodman nella serie Breaking Bad, e poi diventato protagonista di Better Call Saul, serie spin off di grande successo. Come avrebbe reagito il suo avvocato al lockdown?

“Sarebbe diventato matto! Sarebbe stato inferocito e frustrato, perché lui vive una vita di interazione sociale e non vuole stare da solo con i suoi pensieri. A questo proposito ero un po’ preoccupato per Worlds Apart, perché penso che la storia riguardi queste persone, la loro frustrazione e il fatto che stanno soffocando. Quando tutto questo passerà definitivamente, le persone si dimenticheranno di come ci si sentiva. Sono contento che Cecilia abbia messo in background i report di notizie sulla diffusione del coronavirus, perché i protagonisti sono davvero personaggi dentro una pentola a pressione.”

Una delle principali difficoltà del personaggio in World Apart è stata per Odenkirk, paradossalmente, l’estrema vicinanza tra la sua situazione di reclusione e quella del personaggio.

“Questi personaggi vivono il momento che vivevamo noi stessi mentre giravamo. Cercano di distrarsi, ma non possono fare altro se non aspettare e sperare che la cosa si risolva. In un modo strano, abbiamo usato i sentimenti che tutti stavamo provando in quel momento. Io ho guardato la TV per settimane, con i report di notizie che invadevano casa mia. Aspettavamo la parola vaccino o qualche altra buona notizia, e i personaggi del film fanno la stessa cosa. Poi hanno la loro vita personale, che è un disastro completo. Cecilia voleva scrivere una commedia romantica, ma c’era la pressione di una pandemia. Il nostro desiderio è quello di intrattenere, lei voleva che il tono fosse leggero e infatti il cuore di questa storia non è minaccioso.”

È giusto dimenticare il periodo del lockdown?

“Penso che dobbiamo farlo. È stato veramente difficile fare un film durante una pandemia e un lockdown. Cecilia su FaceTime controllava l’angolo di ripresa attraverso un computer che guardava un altro computer. Ha scritto una storia in poche settimane con tre personaggi che si preoccupano l’uno dell’altro e si desiderano a vicenda e ha dato a tutti una sorta di arco narrativo. Questo è stato davvero difficile, sono orgoglioso che lei sia riuscita a realizzare una storia in cui si riescono a sentire le pressioni di quei personaggi. Ma il pericolo, oltre alla sfida stessa, è che la gente non voglia più sentirne parlare. Le persone vogliono dimenticare.”

Bob Odenkirk non reciterà mai nell’MCU: “Non sono fatto per quel mondo”

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I film Marvel hanno negli anni attirato molti importanti attori di Hollywood, ma a quelli che hanno affermato di non essere interessati a prendere parte a questo enorme universo narrativo si aggiunge ora Bob Odenkirk. L’attore di Better Call Saul ha infatti recentemente parlato del tipo di personaggi che gli piace interpretare e di come questi non siano in linea con ciò che produce Marvel Studios. “Mi piace sempre mantenere le cose con i piedi per terra, riconoscibili e più piccole. Non credo di essere fatto per quel mondo“, ha dichiarato nel corso di una recente intervista. “Sono fatto per personaggi che ti fanno sentire come se quella persona potesse vivere nella porta accanto.”

Anche il violento protagonista di Io sono nessuno, Hutch, interpretato da Odenkirk nel 2021, sembra rientrare in questa categoria. “Hutch è ancora un padre di famiglia, ma il suo rapporto con la violenza è diverso. È cambiato, ma ha ancora molta strada da fare per trovare un vero equilibrio nel modo in cui sta vivendo la sua vita“, ha detto a proposito del personaggio, che riprenderà in un prossimo sequel. Nel 2022 e durante il Festival del cinema di Venezia, Odenkirk ha poi dichiarato di essere propenso a fare più film d’azione dopo aver recitato in Nobody. Sempre, però, mantenendo quelle caratteristiche da uomo comune da lui ricercate.

Per quanto sia dunque interessato a prendere parte a sempre più film action, quelli del Marvel Cinematic Universe sembrano non essere tra questi per Odenkirk. L’attore è stato più volte suggerito dai fan come interprete ideale per un ruolo nell’MCU, ma evidentemente il diretto interessato non la pensa allo stesso modo ed ha ora messo a tacere le speranze di un suo coinvolgimento presso casa Marvel. Ora che ha terminato le riprese della serie Better Call Saul, la carriera di Odenkirk si può aprire ad innumerevoli nuovi entusiasmanti progetti, purché rientranti nei suoi interessi.

Fonte: Deadline

Bob Morley: 10 cose che non sai sull’attore

Bob Morley: 10 cose che non sai sull’attore

Popolare attore televisivo, Bob Morley si è affermato grazie al suo ruolo nella serie The 100, ed in breve è diventato uno dei più apprezzati volti giovanili del piccolo schermo. Versatile e carismatico, all’attore occorre solo qualche altro ruolo di rilievo per poter consolidare il proprio momento d’oro.

Ecco 10 cose che non sai di Bob Morley.

Bob Morley: i suoi film e le serie TV

Bob Morley Eliza Taylor

10. Ha recitato in celebri serie televisive. L’attore ha ottenuto una prima popolarità grazie alla soap opera australiana Home and Away, dove ha recitato dal 2006 al 2008. In seguito, si è distinto per la sua partecipazione a titoli come BancoPaz (2008), The Strip (2008), Sea Patrol (2010) e Neighbours (2010-2013), dove recita accanto a Margot Robbie. Nel 2014 viene poi scelto per ricoprire il ruolo di Bellamy Blake in The 100, dove recita tutt’ora.

9. Ha preso parte a film per il cinema. Con l’horror Road Train (2010), l’attore debutta per la prima volta sul grande schermo, tornando poi a recitarvi per il drammatico Blinder (2013), nel ruolo di Nick, e per The White City (2014), dove ricopre il personaggio di Avi. Da quel momento l’attore non è più comparso al cinema, attualmente impegnato nelle riprese della serie di cui è protagonista.

8. Ha ricevuto diverse nomination per importanti premi. Grazie alla serie The 100, a partire dal 2015 l’attore è stato nominato ogni anno come miglior attore in una serie televisiva fantasy/sci-fi. Nel 2016 concorreva invece nella categoria “miglior intesa televisiva” insieme alla collega Eliza Taylor. Ad oggi Morley non ha ancora riportato vittorie, ma ha certamente avuto modo di consolidare il proprio status.

Bob Morley e Eliza Taylor

7. Ha sposato la celebre attrice. Grazie alla serie The 100, Morley conosce l’attrice Eliza Taylor, che ricopre il ruolo della co-protagonista Clarke Griffin. I due, inizialmente legati da profonda amicizia, intraprendono in seguito una relazione, e nel giugno del 2019 annunciano tramite i rispettivi social network di essersi sposati in gran segreto il 5 marzo di quello stesso anno.

6. Nessuno sapeva della loro relazione. Nel momento in cui hanno rivelato del loro matrimonio, la notizia è stata un vero e proprio shock per i loro fan, i quali non avevano mai avuto indizi su un possibile coinvolgimento sentimentale tra i due. La coppia è stata infatti particolarmente attenta a non rendere pubblica la propria relazione sino a quel momento.

Bob Morley in The 100

Bob Morley The 1005. Ha diretto un episodio. Nel 2019, ormai “veterano” della serie, l’attore decide di esordire alla regia dirigendo l’episodio Ashes to Ashes, l’undicesimo della sesta stagione. Per l’attore si è trattato di un’esperienza particolarmente formativa, ma ha anche ricordato la pressione di dover gestire tutti i reparti coinvolti, come anche la difficoltà di dover essere regista e attore allo stesso tempo.

4. Ha recitato in quasi tutti gli episodi. Ad oggi la serie, composta da 7 stagioni, vanta un totale di ben 100 episodi. Morley è l’unico membro del cast, insieme alla Taylor ad essere comparso in quasi tutti questi. Il suo personaggio è infatti presente in 99 degli episodi fino ad ora realizzati, essendo assente soltanto in uno di questi.

Bob Morley non ha figli

3. Non è ancora diventato padre. Con il recente matrimonio avvenuto tra lui e la Taylor, in molti fan si sono chiesti se per caso l’attore sia anche già diventato padre o se sia in procinto di diventarlo. Attualmente, tuttavia, non vi sono informazioni a riguardo, e né lui né la compagna hanno fatto annunci a riguardo, lasciando presagire che non vi siano figli in arrivo per il momento.

Bob Morley è su Twitter

2. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo verificato e seguito da oltre 630 mila persone. All’interno di questo è solito condividere notizie relative ai suoi progetti da interprete, come anche immagini o video promozionali. Non mancano poi anche post di vario tipo, come alcuni pensieri dell’attore riguardanti questioni di attualità.

Bob Morley: età e altezza

1. Bob Morley è nato a Victoria, in Australia, il 20 dicembre 1984. L’attore è alto complessivamente 178 centimetri.

Fonte: IMDb

Bob Kane avrà una stella sulla Walk of Fame

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Mentre fervono i lavori attorno a Batman V Superman Dawn of Justice nuova pellicola diretta da Zack Snyder ed interpretata da Ben Affleck ed Henry Cavill, una notizia nuova di zecca non potrà che rendere onore ai fan di vecchia e nuova data dell’Uomo Pipistrello. Risulta ufficiale, infatti, che Bob Kane, la mente dietro Batman, sarà insignito di una stella lungo la Hollywood Walk of Fame per la categoria Motion Pictures.

La DC Comics ha prontamente commentato la notizia attraverso il proprio sito internet: “Accendete il Batsegnale – è in programma una celebrazione! Questa mattina la Hollywood Chamber of Commerce ha annunciato che il creatore di Batman, Bob Kane, è stato selezionato per la Walk of Fame 2015. Kane sarà aggregato agli altri nominati del 2015 che includono il regista Peter Jackson, il produttore televisivo James L. Brooks, gli attori Will Ferrell, Daniel Radcliffe e Chris O’Donnell, che interpretò Robin in due film di Batman negli anni novanta.

Sin dalla sua prima apparizione nel maggio 1939 sul numero 27 di Detective Comics – concepito e disegnato da un Kane 22enne in collaborazione con Bill Finger che scrisse la storia – il Batman di Kane è diventato la star di fumetti, cartoni animati, vignette, show radiofonici, una serie tv in live actions, film d’animazione, video games e numerosi film di maggior impatto di tutti i tempi. In poche parole, il Batman di Kane è il super eroe più famoso mai creato.”

Motivo d’orgoglio, dunque, sia per chi ai tempi puntò sul Cavaliere Oscuro, sia per lo scomparso Kane che non avrebbe potuto che dirsi soddisfatto per i risultati raggiunti dalla sua creazione.

Fonte: Bleedingcool

Bob Iger: L’obiettivo della Disney è intrattenere, infondere messaggi “non è il nostro scopo”

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Bob Iger ha recentemente risposto alle critiche secondo cui la Disney sarebbe diventata “woke“, un termine che secondo lui la maggior parte delle persone non capisce nemmeno più.

Parlando con The Hollywood Reporter dopo la vittoria della sua battaglia per la procura, Bob Iger è stato interrogato sulle critiche mosse da molti al fatto che la Disney sia diventata “woke” nei suoi messaggi e nei suoi film. Bob Iger ha detto che “il termine “wokeviene usato in modo piuttosto libero, senza alcun gioco di parole. Credo che molte persone non capiscano nemmeno cosa significhi“.

Tuttavia, Bob Iger ha sottolineato che la priorità dell’azienda deve essere sempre quella di intrattenere e che non è “in grado” di infondere messaggi come priorità assoluta.

Penso che il rumore si sia un po’ placato. L’ho predicato a lungo all’interno dell’azienda, prima di andarmene e da quando sono tornato, il nostro obiettivo numero uno è quello di intrattenere“, ha detto Iger. “Il punto è che infondere messaggi come una sorta di priorità numero uno nei nostri film e spettacoli televisivi non è il nostro obiettivo. Devono essere divertenti, e quando la Disney può avere un impatto positivo sul mondo, che si tratti di promuovere l’accettazione e la comprensione di persone di ogni tipo, è fantastico“.

Bob Iger  vuole che la Disney sia “prima di tutto un’azienda di intrattenimento”.

L’amministratore delegato della Disney ha poi affermato che l’azienda deve essere “prima di tutto un’azienda di intrattenimento“, pur cercando di raggiungere un pubblico eterogeneo.

Ma in generale, dobbiamo essere un’azienda che privilegia l’intrattenimento… E capire che stiamo cercando di raggiungere un pubblico molto, molto eterogeneo“, ha detto Iger. “E per farlo, da un lato, quello che fai, le storie che racconti, devono davvero riflettere il pubblico che stai cercando di raggiungere, ma quel pubblico, essendo così eterogeneo, in realtà, prima di tutto, vuole essere intrattenuto, e a volte non può essere spento da certe cose. E noi dobbiamo essere più sensibili all’interesse di un pubblico ampio. Non è facile, sapete, non possiamo accontentare sempre tutti, giusto?“.

Foto di copertina via Deposit Photo

Bob Iger, CEO Disney, si augura che lo sciopero WGA e SAG-AFTRA possa “finire rapidamente”

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Bob Iger, l’attuale CEO di The Walt Disney Company, ha dichiarato durante la conferenza sugli utili che spera che il doppio sciopero, che coinvolge i sindacati WGA e SAG-AFTRA, possa “finire rapidamente“. La dichiarazione arriva al 100° giorno di sciopero degli sceneggiatori.

Il conflitto ha iniziato a intensificarsi quando gli studi si sono rifiutati di pagare salari equi ai propri lavoratori, spingendo SAG-AFTRA a unirsi agli sceneggiatori dopo un breve periodo di tempo. Ecco cosa ha detto Bob Iger sullo sciopero in corso:

“È mia fervida speranza che si trovino rapidamente soluzioni ai problemi che ci hanno tenuto distanti in questi ultimi mesi, e mi impegno personalmente per raggiungere questo risultato.”

Uno degli argomenti centrali discussi nello sciopero in corso è il modo in cui attori e sceneggiatori vengono pagati quando una serie o un film a cui hanno lavorato riceve molte visualizzazioni sulle piattaforme di streaming.

Indipendentemente dal fatto che il prodotto faccia parte dei cataloghi Netflix o Prime, la maggior parte dei membri delle corporazioni non può guadagnare abbastanza per avere una carriera sostenibile dal proprio lavoro, mentre i progetti di cui fanno parte generano milioni di dollari per gli studi. L’unico modo per porre fine al doppio sciopero è che gli studi offrano un accordo sia agli attori che agli sceneggiatori che possa consentire loro di essere adeguatamente ricompensati per il loro lavoro.

La Disney per prima subirà ritardi nelle sue produzioni a causa del doppio sciopero. In particolare, Deadpool 3 ha interrotto la sua produzione e quindi la sua uscita verrà probabilmente ritardata, ma anche il franchise di Star Wars, soprattutto quello legato alle serie Disney+, subirà un notevole ritardo, dal momento che tutti i set sono stati chiusi per l’adesione degli attori allo sciopero, e tutte le sceneggiature, che ricordiamo, vengono scritte e riscritte anche in fase di produzione attiva (le riprese) non vengono più realizzate dalle braccia incrociate degli sceneggiatori.

Bob Iger, CEO della Disney, commenta le critiche di Coppola e Scorsese

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I cinecomic Marvel non sono cinema, I film Marvel sono spregevoli. Queste due affermazioni risuonano da giorni rimbalzando da un lato all’altro del web, scatenando la reazione contrariata di molte personalità del mondo dello spettacolo che non hanno gradito i commenti di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola. Tra questi c’è anche Bob Iger, CEO della Disney che finalmente rompe il silenzio e in un’intervista con il Wall Street Journal dice la sua sulla questione:

Non mi danno fastidio. Però mi dispiace a nome delle persone che hanno lavorato a quei film. Non lo prendo sul personale. Credo che non vedano come il pubblico sta reagendo a quei film, prima di tutto. Hanno il diritto di esprimere le loro opinioni. Francis Ford Coppola e Martin Scorsese sono due persone che tengo in grande considerazione, perché in termini di film che hanno realizzato, sono cose che mi piacciono e che abbiamo visto tutti“.

Nell’articolo Iger sembra consapevole dell’idea che gli esterni si siano fatti dello studio, un’azienda che pare concentrarsi più sugli aspetti commerciali che su quelli creativi del processo, ma ci tiene a confermare che con la Disney lavorano persone e cineasti chiaramente qualificati:

A chi si rivolge Coppola? A Kevin Feige che gestisce la Marvel? O a Taika Waititi e Ryan Coogler, che hanno diretto i nostri film? O a Scarlett Johansson o Chadwick Boseman? Potrei nominare un’infinità di persone, perfino Robert Downey Jr….

E se la critica avanzata dai due autori giudica i film Marvel come qualcosa che ha il solo scopo di intrattenere il pubblico, Iger si ritiene più che felice di accettarla. “Non capisco esattamente cosa stiano cercando di criticare…noi giriamo dei film che intrattengono la gente, e francamente il settore della distribuzione cinematografica ha margini relativamente sottili. Quando le sale sono piene e si incassano molti soldi, questo dato ci permette di girare altri film che potrebbero non avere altrettanto successo, ma ci sono persone in luoghi diversi che vogliono vederli […]

[…] Se vogliono lamentarsi dei film è certamente il loro diritto. Non lo so. Non capisco. Sembra così irrispettoso nei confronti di chi ci lavora duramente come le persone che lavorano ai loro film e mettono in gioco le loro anime creative. Volete dirmi che Ryan Coogler con Black Panther sta facendo qualcosa di diverso da Martin Scorsese o Francis Ford Coppola con i loro film?

Leggi anche – Martin Scorsese su The Irishman, Netflix, la produzione a Hollywood e i cinecomic 

Fonte: Wall Street Journal

Bob Iger rivela che la Disney ha accantonato diversi film e contesta la teoria dell’affaticamento del pubblico

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Sul palco della conferenza di Morgan Stanley Technology, Media, and Telecom a San Francisco, Bob Iger CEO di Disney ha parlato di ciò che stava facendo per correggere la rotta dello STUDIOS che è tornato a dirigere. 

Devi uccidere le cose in cui non credi più“, ha detto, “e non è facile perché o hai iniziato, o hai dei costi irrecuperabili, o è una relazione con i tuoi dipendenti o con la comunità creativa.”

Bob Iger non ha dichiarato i titoli di quali progetti sono stati accantonati e ha continuato: “Devi fare quelle scelte difficili. In realtà abbiamo fatto quelle chiamate difficili. Non siamo stati così pubblici a riguardo, ma abbiamo già eliminato alcuni progetti, che semplicemente non ritenevamo fossero abbastanza forti”.

Il dirigente è noto per i suoi forti rapporti con i talenti a Hollywood e ha affermato di aver trascorso del tempo con i registi dando loro “i suoi appunti” e chiedendo loro di guardare i film più volte prima del rilascio per garantire che lo studio mantenga il suo standard di eccellenza.

La scorsa settimana la Disney ha annunciato che Sean Bailey avrebbe lasciato la carica di presidente degli studi cinematografici e sarebbe stato sostituito dall’ex co-presidente della Searchlight Pictures David Greenbaum mentre Bob Iger tentava di rimescolare le carte all’interno del team esecutivo e riavviare lo studio cinematografico.

Dopo che The Marvels ha incassato poco più di 200 milioni di dollari in tutto il mondo lo scorso anno – in calo dell’81% rispetto al botteghino di 1,1 miliardi di dollari dell’originale Captain Marvel del 2019 – e Ant-Man And The Wasp: Quantumania  ha deluso con 476 milioni di dollari in tutto il mondo, Iger ha messo in discussione il concetto secondo la quale “il pubblico sarebbe stanco dei film di supereroi e franchise”.

I buoni film, ha detto, attirano la gente al cinema e ha citato come esempio il candidato all’Oscar Oppenheimer della Universal.

Bob Iger ha sottolineato che non è un caso che i primi 33 film dei Marvel Studios abbiano prodotto quasi 30 miliardi di dollari al botteghino globale. Il programma dei Marvel Studios è stato ridotto e ha detto di sentirsi bene con la squadra. L’unica uscita di supereroi dello studio quest’anno è l’atteso Deadpool & Wolverine, la  cui uscita è prevista per il 26 luglio negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Il CEO della Disney ha pubblicizzato gli highlights cinematografici di quest’anno, tra cui  Il Regno del pianeta delle scimmie  il 10 maggio negli Stati Uniti, Inside Out 2  il 14 giugno,  Oceania 2  il 27 novembre e Mufasa: Il Re Leone  il 20 dicembre.

Bob Iger ha anche fatto riferimento alla lotta per procura in corso con gli investitori attivisti Nelson Peltz di Trian Partners e Blackwells Capital e ha detto che stava cercando di non lasciarsi distrarre dalla questione. Sto lavorando davvero duramente per non lasciare che questo mi distragga perché quando mi distraggo, tutti quelli che lavorano per me si distraggono e non è una buona cosa“, ha detto.

Gli investitori attivisti sono in lizza per un posto nel consiglio di amministrazione e hanno pubblicato un libro bianco sulla governance aziendale di Disney chiedendo tagli, azioni urgenti sul business della TV lineare e la necessità di unire Disney+ e Hulu.La questione dei posti nel consiglio sarà determinata durante l’assemblea generale annuale della Disney il 3 aprile.

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