Incredibile, eppur vero, Monica
Bellucci ha 47 anni, o meglio li compirà il 30 settembre e sembra
che il tempo su di lei non abbia effetti.
I Laureati di Leonardo Pieraccioni
I Laureati è il film noto del 1995 di e conLeonardo Pieraccioni, al fianco di Mariagrazia Cucinotta, Rocco Papaleo, Alessandro Haber, Gianmarco Tognazzi, Massimo Cecchirini.
In I Laureati Leonardo, Rocco, Bruno e Pino sono quattro universitari trentenni fuori corso, che vivono assieme in un appartamento di Firenze. In realtà, sono studenti solo sulla carta e la loro vita privata è tutt’altro che esaltante. Leonardo ha lasciato la moglie dopo pochi mesi di matrimonio, Bruno è iscritto all’università solo per compiacere il ricco suocero, Rocco si mantiene facendo il metronotte e Pino cerca un improbabile successo nel cabaret.
Lungi dal dedicarsi agli studi, i quattro tirano avanti tra momenti di divertimento goliardico ed altri di profonda malinconia, senza nessuna voglia di “crescere” e nessuna prospettiva per il futuro. Solamente il tentativo di suicidio dello strambo professor Galliano fornirà loro un’occasione per riflettere sul proprio futuro.
Mentre la stella di Francesco Nuti si spegneva lentamente fino a un tragico epilogo, un’altra stella toscana faceva breccia nel cielo del Cinema italiano. Parliamo di Leonardo Pieraccioni, fiorentino, che dopo una gavetta tra tv, locali e teatro, sforna questo suo primo lungometraggio nel 1995. Affidandosi a coloro che saranno a lungo suoi fedeli compagni di viaggio, Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini, a un figlio d’arte, Gianmarco Tognazzi, alla bellezza prorompente di Maria Grazia Cucinotta e a un attore che non ha bisogno di presentazioni, Alessandro Haber, Pieraccioni propone un film fresco, frizzante, uno squarcio della provincia italiana che può adattarsi alle vite di molti trentenni italiani degli anni ’90.
Momenti di comicità a momenti di profonda malinconia
Il film alterna momenti di comicità a momenti di profonda malinconia. I protagonisti, di fatto, ricordano un po’ quelli di Amici miei. Ovvero persone che camminano su un filo sottile, sospeso tra due cime: da un lato la voglia di scherzare e godersi la vita illudendosi di essere eterni adolescenti, e dall’altro la consapevolezza di non potersi più gongolare. Pieraccioni, appena trentenne, è promosso a pieni voti anche davanti alla cinepresa; dimostrando di saper far ridere e di avere una certa personalità e disinvoltura pure sul grande schermo. La sua verve creativa come regista sarà mantenuta per tutta la seconda metà anni ’90, un periodo nel quale proporrà altri film di buona qualità quali Il ciclone, Fuochi d’artificio e Il pesce innamorato, mentre i film successivi peccheranno di ripetitività.I laureati fece anche la fortuna di Vittorio Cecchi Gori, da poco mandato quasi in bancarotta da un film costato una fortuna ma che fu un flop al botteghino: Occhio Pinocchio, di Francesco Nuti. La pellicola costò 2 miliardi di lire e ne incassò ben 15.
La bussola d’oro, il film fantasy con Nicole Kidman
La bussola d’oro è il film fantasy del 2007 diretto da Chris Weitz e con protagonisti Dakota Blue Richards (Lyra Bevacqua), Daniel Craig (Lord Asriel), Nicole Kidman (Marisa Coulter), Eva Green (Serafina Pekkala), Sam Elliott (Lee Scoresby), Christopher Lee (capo del Magisterium), Tom Courtenay (Fader Cortam), Derek Jacobi (Fra Pavel)
La bussola d’oro, la trama
Ci sono infiniti mondi e dimensioni parallele, oltre a quella sotto gli occhi di tutti: in una di queste, molto simile alla Terra di fine Ottocento ma con più tecnologia, sia pure mescolata con la magia, gli esseri umani hanno la loro anima incarnata nel Daimon, un animale che li accompagna fin dall’infanzia, cambiando forma fino a raggiungerne una definitiva.
Lyra, una bambina di oscure origini che vive nel Jordan College della Oxford di quel luogo, scopre l’esistenza della Polvere, una sostanza misteriosa che il Magisterium, l’organo di dominazione del suo mondo, ritiene l’origine del peccato. La ragazzina è costretta a fuggire dopo l’interesse nei suoi confronti dimostrato dalla misteriosa ed ambigua Marisa Coulter, e parte per un viaggio per svelare il mistero del suo mondo e di altri mondi. Le saranno accanto un orso guerriero in armatura, uno scienziato, i Gyziani, popolo nomade e spesso perseguitato, la strega Serafina Pekkala e forse suo zio lord Asriel, anche lui interessato ai poteri della Polvere.
La bussola d’oro Analisi
La crisi economica
del 2008 ha bloccato, ormai c’è dire praticamente a tempo
indeterminato, le possibilità di avere al cinema i due seguiti de
La bussola d’oro, dal primo romanzo della trilogia di
Philipp Pullman Queste oscure materie. Del resto, gli
incassi non erano stati esaltanti, forse anche a causa delle
polemiche di numerose associazioni religiose sui contenuti della
storia, ma anche perché il fantasy, genere trionfante al cinema
grazie ad Harry
Potter e a
Il signore degli anelli non è
riuscito poi a trovare, nel vasto panorama della narrativa
fantastica degli ultimi decenni, spesso di ottima qualità, degni
sostituti.
C’è da dire peccato, perché, oltre al valore intrinseco della saga di Pullman, da leggere sia per i ragazzi ma anche e soprattutto per gli adulti come inno alla tolleranza, alla libertà e come baluardo oltre ogni forma di oscurantismo, La bussola d’oro al cinema aveva dalla sua molti punti di forza e di interesse, anche se ha pesato sui fan la scelta non felice di chiudere il film in maniera diversa rispetto al libro, in cui veniva svelato il rapporto tra Asriel e Marisa e in cui Lyra si avviava verso nuove avventure.
La realizzazione del mondo di Lyra, così simile e così lontano dal nostro, in cui convergono suggestioni di tanta letteratura per ragazzi, Jules Verne in testa, è impeccabile, e la computer graphic, pur presente, non è ridondante ma al servizio della storia, e dona begli scenari e il personaggio di Iorek Byrnison, l’orso guerriero.
Ne La bussola d’oro il cast è ottimo, e se la giovane Dakota Blue Richards può candidarsi già a volto interessante del cinema futuro, se Daniel Craig e Nicole Kidman si confermano solidi ed affascinanti professionisti, meritano una menzione speciale la strega quasi eterna e conturbante della figlia d’arte Eva Green, una delle più interessanti interpreti del cinema degli ultimi anni non sempre in ruoli all’altezza, e il veterano del cinema anni Sessanta Tom Courtenay (era il marito bolscevico di Lara ne Il dottor Zivago e il militare che inchiodava il generale serial killer ne La notte dei generali) come scienziato alla Verne e amore invecchiato della strega.
La trama deLa
bussola d’oro è avvincente, la metafora del
Magisterium come Chiesa è un po’ edulcorata rispetto al romanzo ma
funziona lo stesso, i Daimon portano simpatia e tenerezza e la
scena in cui si cerca con l’intercisione di separare i bambini dai
loro Daimon è semplicemente terrificante.
Cercare di capire perché il tutto non ha funzionato non è facile: i costi erano alti, in tempi di crisi si preferisce non rischiare, forse la storia non è così facile e commerciale, e forse non si volevano infastidire troppo certe istituzioni, e tutte queste componenti hanno privato gli appassionati della saga letteraria di uno sviluppo al cinema, senza il personaggio fondamentale di Will, vero compagno di Lyra nella sua avventura, e senza gli sviluppi ulteriori di una vicenda che si distingue per la sua originalità e per il suo scegliere di non essere consolatoria come tanta letteratura fantastica, soprattutto quella destinata ad un pubblico di ragazzi.
La bussola d’oro è comunque un film da avere e da guardare, sia per gli appassionati del genere che per chi ama le belle storie, con accanto i libri che spiegano come il tutto andrà a finire davvero.
NURSE JACKIE – TERAPIA D’URTO STAGIONE 1
Baciato dalla fortuna: recensione del film di Paolo Costella
A Natale mi sposo, con Massimo Boldi e Vincenzo Salemme, Paolo Costella torna nelle sale con una commedia dai toni farseschi, in cui a farla da padrone è ancora Salemme, nei panni di Gaetano. In Baciato dalla fortuna Gaetano è un vigile napoletano che vive a Parma, “classicamente” sfortunato: la sua compagna Betty/Asia Argento, ristoratrice supersexy, lo tradisce con l’attraente comandante Grandoni/Alessandro Gassman, mentre lui è occupato a destreggiarsi con sempre crescenti problemi economici, visto l’alto e incongruo tenore di vita che conduce assieme a Betty. È vessato anche sul lavoro dal comandante Grandoni, ha due “sinceri” amici (Dario Bandiera/Nicola e Giuseppe Giacobazzi/Osvaldo), gioca sempre al lotto e non vince mai. Quando pare che finalmente, dopo anni di giocate, abbia vinto il massimo montepremi, tutta la città, che prima lo snobbava, si fa accondiscendente e disponibile con lui, sperando di ottenerne vantaggi, ma non tutto è come sembra.
Baciato dalla fortuna deve molto a Salemme, dal momento che il tutto parte da un atto unico per il teatro utilizzato come soggetto, scritto da Salemme stesso, e dalla sceneggiatura, inizialmente opera sua assieme a Massimiliano Bruno, e che poi ha visto collaborare Paolo Costella, chiamato anche a dirigere.Commedia giocata sul registro farsesco, dicevamo, che punta molto sulla comicità di situazione, sull’equivoco (espediente classico) e su una recitazione spesso sopra le righe. È la concezione comica che hanno sposato tutti gli attori del cast, accentuando moltissimo le caratteristiche dei loro personaggi. Si pensi a quello di Asia Argento, ristoratrice focosissima, “romanaccia” e greve (nella prima scena in cui la vediamo l’elemento della sensualità, come quello di un’aggressività brutale, sono sottolineati il più possibile).
Lo stesso accade per Alessandro Gassman/Grandoni: bello, ma donnaiolo, ipocrita, falso, e chi più ne ha più ne metta. Pregio e difetti sono sottolineati in ogni occasione (ad esempio, più donnaiolo non potrebbe essere: incontra di continuo e guarda sempre interessato le belle donne di Parma, le conosce tutte e ha una relazione in corso con due di loro – oltre a Betty anche Teresa/Elena Santarelli, moglie di Nicola/Bandiera. Anche Nicole Grimaudo (che si cimenta con la sua prima commedia) è un’amica di Gaetano, assillante fino all’esasperazione. Questi toni esageratamente marcati però non giovano, anzi finiscono per risultare ridondanti, e stancare.
Stesso discorso vale per la comicità di situazione, con schemi ripetuti, e dunque prevedibili: la Argento che picchia, dà pugni, gomitate e quant’altro, infierendo su Salemme e Gassman ogni volta che può, anche più volte nella stessa sequenza; Grimaudo/Anna che entra in scena alle spalle di Salemme spaventandolo con uno scherzo (accade più volte); i due vigili “amici” di Gaetano, che prima si mostrano comprensivi con lui e poi lo scaricano, in due scene simili per concezione (dopo la prima, già sappiamo come si evolverà la seconda). Il personaggio centrale, Gaetano/Salemme, poi, condivide con gli altri alcuni dei tratti sopra descritti. Inoltre, come suo costume, ripropone in chiave moderna lo stile della tradizione napoletana, che rimanda a Totò (si pensi alla sua mimica facciale, o ai duetti con Gassman e Maurizio Casagrande – il direttore di banca) senza però i guizzi geniali del grande maestro e puntando su una comicità più facile, anche nelle battute, nei dialoghi.
La commedia Baciato dalla fortuna non vuol essere certo buonista, anzi, fotografa un’Italia meschina, egoista, col mito del denaro, che però scarseggia sempre e si può solo sognare. Un denaro per cui si sarebbe disposti a fare qualunque cosa. L’italiano medio qui è opportunista, ipocrita e vive al di sopra delle proprie possibilità. Dunque, anche attualità e comportamenti riscontrabili nella nostra realtà quotidiana, nonché critica sociale. Il tutto si voleva alleggerire con i toni della farsa, ma forse lo si è fatto troppo, e la cattiveria, l’elemento corrosivo spesso finisce per non essere molto più che un espediente comico.
Piacerà certo a chi trova comici i meccanismi dell’accumulazione e dell’eccesso, e non cerca particolare originalità. Convincerà meno quanti, come chi scrive, preferiscono una comicità più misurata, o più sottile, o vorrebbero essere stuzzicati da una maggiore varietà. Baciato dalla fortuna uscirà nelle sale il prossimo 30 settembre, prodotto da Medusa e Rita Rusic.
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Empire celebra il 10° anniversario de La Compagnia dell’Anello
ARTURO in Blu-ray e DVD!
Elizabeth Bennet avrà il volto di Blake Lively?
Eva Green sarà Maria Callas?
Jassica Chastain in Horyzon
Jessica Chastain ha avuto un ruolo in Horyzon, prossimo progetto di Joseph Kosinski. Nel film ci sono due ruoli femminili importanti: il primo è quello di una viaggiatrice misteriosa, il secondo è quello della moglie del protagonista. Non si sa ancora quale ruolo sarà della Chastain.
Nel film ci sarà anche Tom Cruise che interpreta un soldato rispedito dalla corte marziale sulla superficie terrestre, ormai inabitabile a causa dell’intervento degli alieni che l’hanno distrutta.
Fonte: Collider
Il cavaliere oscuro – Il ritorno: ancora foto-spoiler!
Continua la pioggia di foto dal set deIl cavaliere oscuro – Il ritorno . Oltre agli ormai soliti Catwoman, Gordon e Batman, vediamo qui di nuovo lo strano marchingegno che dovrebbe essere un’arma di Bane e il Batcopter di scena, ovviamente la parte usata per le riprese.
A diffondere le foto sono Superherohype e SlashFilm. Quest’ultimo mettendo in evidenza la divertente foto che vi mostriamo sotto: Sul set c’è decisamente complicità, sarà per l’affinità dei costumi! A seguire le altre foto dal set.
Il cavaliere oscuro – Il ritorno, il film
Il cavaliere oscuro – Il ritorno (The Dark Knight Rises) è un film del 2012 diretto da Christopher Nolan. La pellicola, prodotta da Legendary Pictures e Warner Bros., è il capitolo conclusivo di una trilogia iniziata nel 2005 con Batman Begins e proseguita nel 2008 con Il Cavaliere Oscuro, entrambi diretti da Christopher Nolan con protagonista Christian Bale. L’uscita nelle sale è avvenuta il 20 luglio 2012 negli Stati Uniti e il 29 agosto in Italia.
A guidare il cast di all-star di Il cavaliere oscuro – Il ritorno c’è per la terza volta il vincitore del premio Oscar Christian Bale (“The Fighter”) che interpreta il duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman. Nel film anche Anne Hathaway che intepreta Selina Kyle; Tom Hardy, nel ruolo di Bane; il premio Oscar Marion Cotillard (“La Vie en Rose”) che nel film è Miranda Tate; e Joseph Gordon-Levitt, nel ruolo di John Blake.
Le avventure di TintTin: immagini inedite!
Karl Urban ritorna nelle Cronache di Riddick
Uscite al cinema del 30 settembre 2011
A Dangerous Method:
Alla vigilia della prima guerra mondiale, Zurigo e Vienna sono lo
scenario di un racconto oscuro sulla scoperta sessuale ed
intellettuale. Tratto da fatti realmente accaduti, il film è
incentrato sul turbolento rapporto tra il giovane psichiatra Carl
Gustav Jung (Fassbender), il suo mentore Sigmund Freud (Mortensen)
e Sabina Spielrein (Knightley), la giovane donna bella e tormentata
che si frappone tra loro.
I vincitori della XIV edizione del Mediterraneo Video Festival
Blood Story: recensione del remake con Chloe Moretz
Possono un vampiro e un essere umano diventare amici? O nell’era di Twilight questa domanda sembra assurda? Secondo Matt Reeves (Cloverfield), che con Bella, Edward e compagnia non c’entra (per fortuna) nulla, la risposta è si. Remake dell’omonimo Lasciami entrare (Svezia, 2008) diretto dall’esordiente Tomas Alfredson, Blood Story (in originale Let me in) è la storia di due ragazzini speciali, Owen e Abby, che con circospezione e curiosità imparano a conoscersi e finiranno per aiutarsi a vicenda. A così breve distanza dal film d’ispirazione, è impossibile non fare un paragone tra questa rilettura americana e l’originale svedese.
Pur mantenendo inalterate ambientazioni e trama, l’approccio di Reeves all’opera mira ad una profonda americanizzazione della messa in scena, indulgendo con piacere nel truculento, quasi assente nella versione europea. Il regista riesce però a dare autonomia al film, raccontandoci bene la solitudine, la difficoltà e il riconoscersi dei due protagonisti nell’altro/a. Molto spazio è stato dedicato al personaggio del protettore della vampirella, interpretato dal bravo Richard Jenkins. L’uomo si assume il pericoloso compito di prendersi cura della ragazzina dimostrandole una dedizione paterna e anticipando, probabilmente, quella che sarà la sorte di Owen al fianco di Abby.
Blood Story, il remake che diventa qualcos’altro
I due giovani protagonisti sono volti relativamente nuovi del panorama hollywoodiano: il ragazzino, figlio di genitori separati, con problemi relazionali e vessato dai bulletti della scuola, è interpretato da Kodi Smit-McPhee, già visto in The Road, al fianco di Viggo Mortensen. Lei, la bionda e bella (forse un po’ troppo per essere una non morta) Abby è Chloe Moretz, già arrivata in Italia nel costume di Hit Girl accanto a Nicolas Cage in Kick Ass di Mattew Vaughn.
Ogni essere umano ha bisogno di un amico, di un compagno, di una persona con cui condividere la solitudine che l’immensità del mondo ci riserva; così Owen e Abby troveranno completamento l’uno nell’altra, ma entrambi sanno, e anche lo spettatore lo sa, che per la ragazzina si tratta solo di un altro, forse l’ennesimo, schiavo che la sua condizione richiede per sopravvivere.
Presentato al FantaFestival, Blood Story è stato proiettato anche lo scorso ottobre durante il Festival Internazionale del film di Roma alla presenza di Reeves, e dopo essere uscito anche in Kuwait, Kazakhstan e a Singapore, ha finalmente trovato distribuzione anche in Italia con De Laurentiis. Uscirà al cinema il prossimo 30 settembre.
Biancaneve e i sette nani: recensione del film
La recensione del cult d’animazione Biancaneve e i sette nani, il film targato Walt Disney del 1937.
Biancaneve e i sette nani
Anno: 1937
Regia: David Hand, Perce Pearce, William Cottrell, Larry Morey, Wilfred Jackson, Ben Sharpsteen
Con le voci di: Rosetta Calavetta e Melina Martello (Biancaneve nel 1938 e nel 1972), Lina Pagliughi e Gianna Spagnulo (Biancaneve canto nel 1938 e nel 1972), Giulio Panicali e Romano Malaspina (il principe nel 1938 e nel 1972), Tina Lattanzi e Benita Martini (Grimilde nel 1938 e nel 1972), Dina Romano e Wanda Tettoni (la strega nel 1938 e nel 1972), Olinto Cristina e Roberto Bertea (Dotto nel 1938 e nel 1972), Amilcare Pettinelli e Manlio Busoni (Brontolo nel 1938 e nel 1972), Gianni Mazzanti e Giancarlo Maestri (Pisolo nel 1938 e nel 1972), Gero Zambuto e Vittorio di Prima (Eolo nel 1938 e nel 1972)
Sinossi:
C’era una volta Grimilde, una regina bellissima e malvagia, dedita alla magia nera, che era invidiosa di chiunque potesse attentare al suo fascino, come la principessina Biancaneve, che mise a fare la sguattera vestita di poveri stracci. Malgrado il suo aspetto dimesso, Biancaneve era amata dai suoi amici animali e, oltre ad essere bellissima, aveva una voce d’angelo, con la quale attirò un giorno un principe di passaggio.
Grimilde chiedeva tutti i giorni al suo specchio magico chi era la più bella del reame, ed un giorno lo specchio le rivelò che era Biancaneve la più bella di tutte. Per questo, la perfida donna incaricò un suo fido guardacaccia di portare la principessina nella foresta e di ucciderla, ma lui non ne ebbe il coraggio, e la piccola Biancaneve fu costretta a fuggire, in mezzo agli alberi, in un mondo ostile. Con l’aiuto degli animaletti del bosco, Biancaneve arrivò in una casina misteriosa e un po’ disordinata, che mise in ordine prima di addormentarsi. Al suo risveglio si trovò di fronte gli abitanti della casina, sette nani burberi e minatori, che dopo qualche perplessità la accolsero a vivere con loro.
Purtroppo però Grimilde interpellò di nuovo il suo specchio, che le rivelò che Biancaneve viveva nella casa dei nani. Trasformatasi in una spaventosa e vecchia strega, Grimilde andò da Biancaneve con una mela avvelenata, lasciandola come morta. Mentre fuggiva inseguita dagli animaletti e dai nani cadde in un burrone, ma per i sette nani e le bestiole del bosco non rimase altro che piangere la loro Biancaneve, mettendola in una bara di vetro.
Biancaneve e i sette nani: recensione del film
Il principe che aveva incontrato tempo prima Biancaneve e non l’aveva mai dimenticata si recò nella foresta e volle dare un bacio alla bellissima fanciulla morta nella bara di vetro: Biancaneve si risvegliò, salutò i nani e gli animaletti, e poi andò a vivere, per sempre felice e contenta, con il suo principe nel suo castello.
Analisi
Primo film d’animazione di
Disney, rimasto nell’immaginario di diverse
generazioni, a cominciare da chi era bambino negli anni precedenti
la Seconda guerra mondiale, Biancaneve e i sette nani è
ancora oggi un classico e un capolavoro della storia del cinema
tout court, al di là dei limiti dell’animazione. Un film amato ma
anche odiato da Goebbels, che si dice ne fosse talmente
ossessionato da essersene procurato una copia personale in un’epoca
in cui non esistevano né vhs né dvd, e fu considerato per tutto il
periodo di realizzazione come una follia da parte dello stesso
Disney, perché non si erano mai visti lungometraggi d’animazione. I
cartoni animati, fino a Biancaneve e i sette nani,
venivano usati per gli stacchetti tra film e film.
Interamente disegnato ed animato a mano, con risultati ancora stupefacenti in un’era in cui sembra che senza computer non si possa più fare niente, Biancaneve e i sette nani si ispira ad una delle fiabe più cupe dei fratelli Grimm, che nella Germania di inizio Ottocento raccolsero storie di magia, mistero e orrore delle popolazioni rurali, un po’ come fece Italo Calvino oltre un secolo dopo in Italia.
Chiaramente ci sono modifiche nella trama, come avverrà sempre quando Disney si incontra con la letteratura alta e bassa: ma lo spavento e l’incanto rimangono sempre, e non è un caso che alcuni citino il Biancaneve e i sette nani disneyano come un esempio di cinema horror.
Carina ma decisamente di maniera la Biancaneve proposta, che diverrà sessant’anni dopo un’icona della linea per bimbe Le principesse: i punti di forza di questo primo lungometraggio sono la cura degli ambienti e dei disegni in particolare degli animaletti del bosco (che ospitano tra di loro, con un evidente errore spaziale, due procioni, specie caratteristica del Nord America), ma soprattutto i Nani e la regina Grimilde.
I sette nani, emblema di vizi e di virtù del genere umano e soprattutto di quello maschile, sono esilaranti e saggi, capaci di emozionare e di divertire, e sono loro i veri protagonisti del film, oltre che vere e proprie icone ormai dell’immaginario ancora oggi.
Grimilde, il cui personaggio era ispirato a Uta von Ballenstedt, oscura nobildonna medievale teutonica ancora oggi immortalata nel duomo di Naumburg, e ancora di più ad Erzsebeth Bathory, la contessa ungherese che sacrificava giovani fanciulle in nome dell’eterna giovinezza, spaventa ed affascina fin dalla sua prima comparsa, ed è capace di terrorizzare ancora oggi nella scena epica e terrificante della metamorfosi in strega orrenda, votata come una delle più spaventose della storia del cinema, insieme al brano de La notte sul monte Calvo di Fantasia sempre di Disney.
Certo, ci sono alcuni pezzi che sentono degli anni passati, in particolare quelli cantati dalla stessa Biancaneve (la marcia dei Nani è ancora deliziosa oggi), ma Biancaneve e i sette nani è e resta un must nella videoteca di ogni appassionato di cinema tout court, di animazione, e anche di folklore e immaginario.
Da segnalare, per gli amatori, che in Italia uscirono alcuni fumetti ispirati a Biancaneve, molto ben fatti, che presentavano una specie di seguito: uno in particolare, Biancaneve e il mago Basilisco, rappresenta una continuazione in pieno stile del film, ed è da provare a cercare, se non lo si è ereditato da qualche bambino o bambina degli anni Trenta, magari nei mercatini o su Ebay.
Per incantarsi, spaventarsi e divertirsi, a qualsiasi età, Biancaneve e i sette nani è e resta un appuntamento irrinunciabile, disponibile tra l’altro in dvd con extra e altri contenuti piuttosto interessanti e intriganti.
RomaFictionFest: grande successo per il “Progetto Scuole”
Box Office USA 26 settembre 2011
Per la seconda settimana, Il re leone, il classico del 1994 ridistribuito in 3D dalla Disney resta in testa alla classifica del Box office degli Stati Uniti.
Incassa altri 22 milioni di dollari questa settimana, che portano a 66 milioni di dollari il totale.
A seguire una nuova uscita, il film con Brad Pitt, Moneyball, è in seconda posizione con un incasso di 20 milioni di dollari.
Una tenera storia di amicizia tra uomo e animale è al terzo posto in classifica: Dolphin tale, che narra le vicissitudini di un delfino in riabilitazione dopo aver perso la coda in una trappola per crostacei, e di un bambino, fanno da sfondo alla prova d’attore di Harry Connick Jr, più famoso per le colonne sonore di successo, come ad esempio quella di Harry ti presento Sally.
John Singleton, diventato celebre e in odore di Oscar negli anni ’90 con Boyz ‘n the hood, e nome di riferimento della New Blaxploitation, ossia il filone di film prodotti negli anni ’90 che avevano protagonisti afroamericani in storie solitamente d’azione o di genere, si trova a dirigere ora il lupo mannaro della trilogia di Twilight, Taylor Lautner, anche lui come Robert Pattinson in cerca di sganciamento dal personaggio che gli ha dato la fama.
In questo thriller, Abduction, il protagonista cerca di scoprire la verità sulla sua identità ed è in quarta posizione in classifica.
Killer elite entra in classifica con un incasso di 9.5 milioni di dollari, puntando probabilmente molto sul cast, formato da Robert De Niro, Jason Statham e Colin Farrell. Si ferma in quinta posizione.
Contagion, surclassato da film più conciliatori o di genere, inizia a scendere la classifica, lo troviamo in sesta posizione con un incasso totale di 57 milioni di dollari.
In settima posizione, alla seconda settimana di classifica, c’è Drive, mentre in ottava ritroviamo ancora, dopo quasi due mesi di presenza in classifica, The help, che ormai ha raggiunto quota 154 milioni di dollari di incasso.
Chiudono la classifica il remake del film di Peckinpah del 1972 Straw dogs e la commedia con Sarah Jessica Parker I don’t know how she does it.
La prossima settimana si aspettano le uscite di: Margaret, in cui Anna Paquin è la testimone di un incidente mortale, la commedia romantica con Anna Faris What’s your number? E il nuovo film di Jim Sheridan che fu galeotto per Daniel Craig e Rachel Weisz che si sono conosciuti, innamorati e sposati (con buona pace di Darren Aronofsky, precedente compagno della Weisz) su questo set, Dream house.
La tv secondo Jim: Jim Belushi entusiasma il pubblico del RFF 2011
Con tanta simpatia e
molta schiettezze, Jim Belushi ha presieduto ieri il primo
Masterclass organizzato nel corso del Roma Fiction Fest 2011.
Box Office ITA del 26 settembre 2011
I Puffi si conferma saldamente in testa alla classifica, mentre L’alba del pianeta delle scimmie si accontenta del secondo posto. Dietro Carnage, male le altre new entry…
Non era poi così scontato che
I Puffi si confermasse in testa nel suo
secondo weekend, soprattutto in un fine settimana piuttosto ricco
di uscite interessanti da una distribuzione molto ampia.
Invece, I Puffi perde pochissimo rispetto all’esordio e
raccoglie altri 2,2 milioni di euro, giungendo a quota 6,1 milioni
totali. Il tetto dei 10 milioni è a portata di mano.
Così, malgrado le 500 sale a disposizione, L’alba del pianeta delle scimmie si deve accontentare del secondo posto con 1,2 milioni raccolti. Da questo titolo ci si aspettava sicuramente di più.
Regge molto bene Carnage, che perde soltanto una posizione e incassa altri 612.000 euro, superando i 2 milioni complessivi; di certo il passaparola sta giocando a suo favore.
Esordio al quarto posto per La pelle che abito: il discusso film di Almodòvar con Antonio Banderas, presentato a Roma dalle due star, raccoglie soltanto 558.000 euro. Se gli adepti del regista si sono precipitati a vederlo nel primo weekend, la curiosità per questo film potrebbe sollecitare altri spettatori. Ma un debutto affatto brillante in ben 300 sale non è poi così incoraggiante…
Quinta posizione per Ma come fa a far tutto? La commedia con Sarah Jessica Parker si accontenta di un esordio da 438.000 euro, mentreSuper 8 (384.000 euro) e Box Office 3D: il film dei film (363.000 euro) arrivano rispettivamente a 2,9 e 2,4 milioni complessivi.
Niente da dichiarare? debutta all’ottavo posto; la commedia di Dany Boon raccoglie appena 260.000 euro… un altro remake italiano alla Benvenuti al Sud potrebbe funzionare meglio nel nostro Paese?
Chiudono la top10 Kung Fu Panda 2, che con altri 245.000 euro giunge a quota 12,2 milioni totali, e Crazy, Stupid, Love (209.000 euro), fermo a 796.000 euro.
Man on a Ledge Trailer: con Sam Worthington e Ed Harris!
Don Cheadle e Bruce Greenwood in Flight di Robert Zemeckis!
Il cavaliere oscuro il ritorno: ancora foto di Batman e Catwoman!
Dal set di Christopher Nolan arrivano nuove foto di Batman e Catwoman in azione. Questa volta però un piccolo particolare ma di estrema importanza si presta ad alcune interpretazioni.
Robocop: Michael Fassbender protagonista?
La carriera di Michael
Fassbender sta vivendo un’intensa attività di lavoro e dopo aver
vinto la Coppa Volpi al Festival di Venezia per la
sua interpretazione in Shame di Steve
McQueen, l’attore potrebbe interpretare un ruolo da protagonista
nell’atteso remake di Robocop diretto da Josè Padilha.
Il Cavaliere Oscuro – il Ritorno: Batman e Catwoman insieme in azione!
Nicolas Winding Refn a Roma presenta Drive
Appena Fulvio Lucisano ha visto Drive al Festival di Cannes è corso dal regista Nicolas Winding Refn e ha comprato il film per l’Italia. “E’ un film bellissimo” ha detto alla conferenza stampa romana, alla presenza del regista. Refn, completo nero e cravattino, è stato il protagonista dell’interessante dibattito con i giornalisti della Capitale, tutti positivamente colpiti dal suo Drive.
“Sergio Leone faceva film sulla mitologia americana con una sensibilità europea. Come è successo anche a Murnoe. Il cinema raggiunge il meglio quando si verificano queste condizioni – ha detto Refn – per me è il mix perfetto.” “Per realizzare Drive mi sono ispirato alle favole dei Fratelli Grimm – ha continuato – la struttura è quella: c’è un inizio che mette in scena valori puri, ma poi i toni si fanno cupi pur rimanendo l’esigenza di una morale finale. All’inizio abbiamo l’illusione di questa storia d’amore, ma poi irrompe la violenza che sconvolge lo spettatore, ed è così reale che secondo me rappresenta la vera essenza del cinema. Io come persona non sono violento, ma feticista si. Porto al cinema quello che mi piacerebbe vedere!”
– Come sono cambiate per lei le cose dopo il premio di Cannes?
“Se il premio te lo da De Niro dicendoti che il tuo è il miglior film dell’anno, l’effetto è notevole. Ma la vita continua, la mattina dopo mi sono ugualmente alzato alle sei per cambiare il pannolino alla mia figlia più piccola e sono andato al supermercato. E’ normale che se i produttori da oggi in poi volessero una garanzia del mio talento io direi ‘Eccola qui!’”.
– I colori del suo film, e del suo cinema in generale ricordano molto quelli di Dario Argento.
“Ero giovane negli anni ’80 e quei film sono parte della mia formazione culturale. Dopo aver realizzato i film mi rendo conto che ci sono dei riferimenti o atmosfere che ricordano quei film, ma lo faccio inconsapevolmente”.
– Qual è il messaggio che vuole dare nei suoi film?
“Non sono un regista politico, cerco solo l’emozione di ogni singolo spettatore”.
– L’amore è sempre e solo impossibile, quasi psicopatico?
“L’amore puro è un’emozione molto violenta, nel film c’è questo grande amore al quale si aspira, ma non è realizzato, è impossibile”.
– Il suo film ricorda The Driver, degli anni ’70. Si è ispirato a quello?
“In realtà l’ho visto poco prima di cominciare le riprese. Penso che lo scrittore del romanzo da cui è tratto Drive si sia ispirato a quel film. E’ un’influenza indiretta”.
– A che punto è il suo nuovo film?
“Si basa sempre su ciò che vorrei vedere, ma in questo caso non so ancora cos’è. Lavoro di nuovo con Ryan e poi con Kristin Scott Thomas”.