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Lo Hobbit: parla Peter Jacksone annuncia ritardi

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Lo Hobbit: parla Peter Jacksone annuncia ritardi

Qualche giorno fa Peter Jackson ha annunciato, durante una conferenza stampa di Amabili Resti, che le riprese del Lo Hobbit hanno subito un ritardo rispetto a quanto inizialmente programmato, e che inizieranno a metà del 2010. In molti hanno iniziato a sospettare che con questo ritardo difficilmente si riuscirà a rispettare la scadenza del natale 2011 per l’uscita del primo dei due film: confrontando i film con la trilogia del Signore degli Anelli, tra le riprese e l’uscita passarono infatti due anni. Tuttavia in questo caso i film da girare sono solo due, e molti set sono già stati costruiti (alcuni progetti, inoltre, verranno riutilizzati).

Ora TheOneRing.net riprende il rumour diffuso da thewrap.com e WaxWord blog, che sostengono di aver sentito dire da diverse fonti interne alla Warner Bros. che attualmente si stia vagliando l’ipotesi di far slittare tutte le date di uscita di un anno. Ciò significherebbe che il primo film uscirebbe a natale 2012, e il secondo a natale 2013.

Effettivamente per la major questo sarebbe meglio, avendo già la seconda parte di Harry Potter 7 in uscita a novembre 2011. Tuttavia decisioni di questo tipo verranno prese solo ed esclusivamente quando verrà consegnato anche il secondo script e verrà calcolato il budget, e i film riceveranno il via libera definitivo. Peter Jackson stesso ha rivelato oggi a Sci-Fi Wire alcune novità a riguardo: Il produttore ci ha rivelato che lui e i suoi partner consegneranno il secondo script finito alla fine dell’anno, le riprese inizieranno nel 2010. Il primo dei due film uscirà “entro la fine del 2011”, ha aggiunto.

Stiamo ancora lavorando alla sceneggiatura, che verrà diretta da Guillermo del Toro. Sta venendo veramente bene, effettivamente abbiamo già consegnato il primo script allo studio, e gli è piaciuto molto. Stiamo lavorando molto al secondo script, e lo consegneremo a fine anno, ci terrà molto occupati.” Il regista non ha voluto commentare sul budget rumoreggiato di 250 milioni di dollari per i due film: “E’ troppo presto. Non abbiamo budget ancora, e nessun membro del cast confermato. Inizieremo le riprese l’anno prossimo, e speriamo che il primo film esca alla fine del 2011. Mentre Guillermo girerà Lo Hobbit, non sono sicuro a quale film lavorerò io, perché voglio essere certo di essere disponibile a svolgere tutti i compiti necessari perché Lo Hobbit venga al meglio. Sarò lì per aiutare Guillermo. Non intendo essere sul set ogni giorno a guardargli le spalle, è un film suo e lo girerà lui. Il motivo per cui dirige i film è che sono un suo grande fan e so che farà un grande lavoro. So che è la persona adatta per questo progetto, adoro il suo meraviglioso senso visivo e dell’immagine. Quindi non interferirò sul suo approccio.”

Guillermo Del Toro collabora con Peter Jackson e il suo team anche nella scrittura del film. “Siamo tutti al lavoro sulla stessa pagina, e tutto ha inizio con un buon script. Crediamo tantissimo nelle sceneggiature strutturate, e la cosa importante del nostro lavoro come team, io, Fran e Philippa, è che non abbiamo un accordo di sceneggiatura con la major. Non abbiamo due bozze di sceneggiatura e una serie di revisioni. Non lo mettiamo mai nei nostri contratti: noi continuiamo a riscrivere le sceneggiature, e le rifiniamo”.

A questo punto siamo tutti decisamente curiosi di scoprire cosa succederà l’8 dicembre, data segnalata dalla Warner a TheOneRing.net come giorno in cui “qualcosa accadrà” sul sito ufficiale della trilogia del signore degli anelli: forse un annuncio ufficiale sullo Hobbit, o forse un annuncio sulle edizioni blu-ray disc della trilogia…

Tom Waits nello Hobbit?

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AICn pubblica un nuovo rumour sul casting dello Hobbit, a poche settimane dal primo rumour legato a Brian Cox nei panni di un nano (non ancora confermato, d’altronde il casting è ufficialmente iniziato solo da ieri, quando ne ha parlato apertamente TheOneRing.net).

“Un’altra nostra fonte molto affidabile”, spiega il sito, “dice che i rumour su Brian Cox non le sono nuovi, e ci rivela che attualmente si fa anche un gran parlare di Tom Waits. Si tratta semplicemente di un nome che gira nell’ambiente della produzione – tuttavia sembra che ne stiano parlando piuttosto seriamente”.

Waits, cantautore americano, è stato acclamato recentemente per la sua interpretazione del villain in Parnassus. Difficile immaginare che parte potrebbe avere nel film, anche se sembrerebbe perfetto per interpretare il re degli elfi Thranduil.

Nel frattempo, IGN riporta le parole di Peter Jackson durante un’altra premiere di Amabili Resti. Il produttore non ha voluto sbilanciarsi su una domanda riguardo al casting di Bilbo (in particolare non ha negato né confermato che i rumoreggiati Martin Freeman, James McAvoy e David Tennant siano stati contattati per la parte), tuttavia ha detto che “alcuni di loro non sono in considerazione”. Jackson ha concluso spiegando che i direttori di casting attualmente stanno facendo audizioni con attori sconosciuti per il ruolo di Bilbo.

Peter Jackson chiarisce sulle voci dei ritardi de Lo Hobbit

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Nuovo contrordine. Secondo Peter Jackson, le sue recenti dichiarazioni su un possibile slittamento di un paio di mesi delle riprese di The Hobbit sono state amplificate a dismisura, e non c’è ragione di pensare che l’uscita nelle sale primo dei due film tratti dall’omonimo lavoro di Tolkien debba essere rinviata di un anno.

Jackson ha poi parlato del casting ancora in atto per il personaggio del protagonista Bilbo Baggins, dichiarando che della rosa di nomi che circola da tempo (comprendente James McAvoy, Martin Freeman, David Tennant e Daniel Radcliffe) solo alcuni sono stati realmente presi in considerazione, senza specificare però quali. Il regista ha però aggiunto anche che sono ancora in corso provini con attori non noti, e che non necessariamente Bilbo sarà interpretato da un “grande nome”.

Dopo il rumor che vuole Tom Waits nei panni di un non meglio identificato membro del cast, ci aspettiamo che questo rettifica di Jackson possa avere qualche valore. In attesa di notizie definitive…

Fonte: Collider/Ign

Brian Cox in The Hobbit?

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Ricordate il rumour su Brian Cox nel cast dello Hobbit? Ebbene, una fonte di TheOneRing.net ha parlato con l’attore chiedendo informazioni sulla notizia, e questi ha risposto semplicemente: “Non ho la libertà di parlare con voi di questa cosa”.

Non c’è alcuna smentita, quindi, anzi: potrebbe essere una prova che Cox è stato realmente contattato dalla produzione e che potrebbe aver ottenuto un ruolo – magari proprio quello di Thorin Scudodiquercia come pensano in molti.

Intanto il tour mondiale di Amabili Resti è praticamente finito, e così Guillermo del Toro ha deciso di chiarire alcune delle notizie sullo Hobbit trapelate (e spesso fraintese) durante le interviste a Peter Jackson.

Ecco cosa ha scritto il regista sul forum di TheOneRing.net: “A proposito della notizia che ‘solo tre attori del Signore degli Anelli’ torneranno: penso che l’enfasi sulla parola ‘solo’ sia stata uno sbaglio. Non posso pensare che Gollum venga interpretato da un altro attore che non sia Andy Serkis, ma siccome il secondo script è in fase di discussione non possiamo dare qualsiasi cosa per scontata. Sia Peter Jackson che io diciamo le cose per “come sono attualmente”, e ovviamente le cose cambiano.
Comunque capisco cosa sta passando Peter visto che finora il 30% delle domande che mi hanno fatto durante i miei tour di Strain, Orphanage e Hellboy II sono state sullo Hobbit. In vari momenti siamo passati dall’essere vicini ad avere il cast, al dover ancora consegnare gli script, le cose cambiano man mano che passa il tempo. Quindi non scolpiamo sulla pietra quello che è stato detto. Preferisco mantenere il dialogo con la stampa e i fan aperto, anche se escono inesattezze, piuttosto che rimanere in silenzio o rivolgermi solamente alla community di persone che capiscono realmente il progetto.
“L’obiettivo per quanto riguarda la produzione è semplice: possiamo parlare finché vogliamo di date e programmi, ma finché non consegneremo gli script e otterremo un budget e una scaletta di date per organizzarci, tutto rimarrà nella gialla luce dello sviluppo. Questo processo non è ancora finito. Come vi ho detto altre volte, stiamo cercando le location, progettando (le ultime tre ore di riunione con la Weta le ho avute giusto stamattina), e non ci fermeremo. MA il via libera e l’inizio della produzione vera e propria ce li potrà dare solo la major. Pete come Produttore e io come Regista facciamo tutto quello che possiamo nel frattempo.
“Abbiamo qualche problema con la Warner Bros.? Assolutamente no. Tutto quello che posso dire è che il primo script gli è piaciuto molto, e che ci hanno dato un fortissimo supporto durante lo sviluppo del progetto.
Stiamo facendo i test delle animazioni di Smaug, stiamo montando i previz, prendendo le decisioni finali dal punto di vista degli oggetti e le armi dei nani, e iniziando parecchi test per quanto riguarda le armi, il makeup prostetico e i costumi.
Ad ogni modo, penso che sarò molto meno esposto a livello pubblico nei prossimi mesi per motivi evidenti: il primo è che lavoro tantissimo ai film, e non ho tempo di scrivere sul forum, il secondo è che se avrò del tempo per promuovere qualcosa lo farò per Non Avere Paura del Buio e per The Fall (secondo romanzo di Strain), ma non temete: cercherò di darvi più informazioni possibili, come sempre.

Spiderman 3, il film di Sam Raimi

Spiderman 3, il film di Sam Raimi

Spiderman 3 è il terzo capitolo della saga dell’Uomo Ragno che arrivò nel 2007 e stranamente raccolse diversi risultati contrastanti, al contrario dei suoi due predecessori. Da un punto di vista strettamente commerciale fu uno sbanca-botteghini come pochi c’è ne erano stati fino a quel momento.

Il mostruoso budget di 258 milioni di dollari fu ampiamente ripagato e il film fu il più visto della saga.

Titolo originale   Spiderman 3
Regista   Sam Raimi
Produzione   Marvel Studios
Scritto da   Comin book
Stan Lee
Steve Ditko
Screen Story
Sam Raimi
Ivan Raimi
Screenplay
Alvin Sargent
Sam Raimi
Ivan Raimi
Cast   Toby Maguire – Peter Parker/Spiderman
Kirsten Dust – Mary jane
James Franco – Harry Osborn
J.K. Simmons – Jonah Jameson
Thomas Haden Church – Flint Marko/sandman
Bryce Dallas Howard – Gwen Stacy
Topher Gracy – Eddie Brock/Venom
 
Musica   Danny Elfman  
Distribuzione   Sony Pictures  
Uscita USA   01 Maggio 2007  
Uscita Italia   24 Aprile 2007  
Durata   139 minuti  
Budget   $258,000,000  
Incasso totale   $885,430,303  

Senza fatica Spiderman 3 raccolse la palma di pellicola di maggior successo mai prodotta dalla Marvel, ma per quanto riguarda il cinema supereroistico in generale si dovette accontentare della medaglia d’argento, battuto un anno dopo da Il Cavaliere Oscuro. Ugualmente Spiderman 3 è una pellicola dal sicuro spessore, che indaga ancora di più nelle debolezze e nel lato oscuro del protagonista, più che esaltarne le doti e le imprese.

La Sony Pictures aveva iniziato a lavorare sul terzo capitolo della saga mentre ancora Spider-man 2 era lontano di tre mesi dall’uscita, questo a significare la grandissima fiducia che la casa americana nutriva nel franchise. Inizialmente programmato per un’uscita il 2 maggio 2007, venne poi spostato a due giorni dopo. Il copione fu affidato ancora ad Alvin Sargent, che già aveva collaborato nel secondo capitolo, con un’opzione per il quarto. Il fratello di Raimi, Ivan, collaborò anch’egli alla scrittura della storia, che come detto avrebbe puntato molto sul lato oscuro di Peter Parker, costretto a scoprire nel modo doloroso la differenza tra vigilante ed eroe. Come antagonisti vennero scelti Harry Osborn, che avrebbe continuato la storyline creata nei primi due film, the Sandman, con cui Spider-Man dovrà affrontare nuovamente il suo passato, e il temibile Venom. Quest’ultimo venne preferito all’Avvoltoio, grazie alla grande base di fan che il simbiote bianco-nero possiede. Infine Sargent decise di inserire nella storia anche Gwen Stacy, destinata a diventare rivale romantica di Mary Jane. La trama sembrava talmente complessa da richiedere la divisione in due film, ma l’idea venne rigettata.

Spider-Man 3 – Cast

Spiderman 3 posterIntrigato dall’opportunità di interpretare un Peter Parker meno timido e più aggressivo, Tobey Maguire non si lasciò scappare l’opportunità di indossare ancora il costume dell’Uomo Ragno. Anche Kirsten Dunst tornò nel ruolo di Mary Jane Watson, personaggio che in questa terza pellicola dovrà affrontare diverse dure prove a livello emozionale (buona sfida, quindi, dal punto di vista recitativo).

Grandissima importanza venne garantita a Harry Osborn e al suo interprete James Franco, che qui avrebbe compiuto il suo climax. Il ruolo di Sandman, alias Flint Marko, fu affidato a Thomas Haden Church. Church si era fatto notare dai produttori per il suo ruolo di Jackson Lapote nel film del 2004 Sideways, in Viaggio con Jack, lavoro pluripremiato sia globalmente, sia per quanto riguarda il suo personaggio, riconosciuto da numerosi attestati come “Miglior Attore non Protagonista” (non agli Accademy Awards, però).

Il ruolo di Venom, alter ego di Eddie Brock Junior, fu affidato a Topher Grace. Grande appassionato di fumetti, Grace aveva vinto il premio per la “Miglior Performance Rivelazione Maschile” della National Boad of Review per il suo ruolo nel film In Good Company, presentandosi così come un vero fuoriclasse in erba. Infine, concludendo l’elenco delle “new entry” abbiamo Bryce Dallas Howard, a cui venne assegnato il personaggio di Gwen Stacy. Stacy è una delle fidanzate storiche, e quindi storiche rivali, del Peter Parker cartaceo. Figlia del capitano di polizia George Stacy (James Cromwell), sarà la donna del protagonista mentre lui è ancora preda dell’influenza del simbiote.

Spider-Man 4 Produzione

Alcune scene dedicate alla lavorazione in CGI vennero girate già tra il 5 e il 18 novembre 2005, ma le riprese principali iniziarono solamente il 16 gennaio dell’anno successivo e si prolungarono fino al luglio dello stesso anno. Oltre a New York, molte scene vennero girate a Cleveland, come per esempio la lotta tra Spiderman e Sandman sul blindato portavalori. John Dykstra, responsabile degli effetti speciali di Spiderman 2, non tornò a lavorare in questo nuovo capitolo. Il suo posto venne preso da Scott Stokdyk, che gestì ben duecento programmatori provenienti dai Sony Pictures Imageworks. Vennero creati ben 900 effetti digitali nuovi, molti dei quali nemmeno esistevano prima della produzione del film. Nonostante ciò Stokdyk scelse di usare anche dei modellini in miniatura per alcuni palazzi, in modo da non doversi affidare solamente a dei calcoli fatti al computer, ma anche a sequenze più realistiche e concrete. Uno dei “trucchi” più particolari fu usato nelle scene in cui Spider-Man colpisce con un pugno Sandman, passandogli da parte a parte a causa del suo corpo fatto di sabbia. Il braccio di questo Uomo Ragno è completamente creato al computer, perché il posto di Maguire fu preso da Baxter Humby, esperto di arti marziali famoso per avere un braccio amputato sin dalla nascita e, nonostante ciò, campione del mondo di Muai Thai. Altre sequenze forse meno azzardate, ma sicuramente più complesse, furono le notturne che coinvolsero Venom. La sua divisa nera con il buio della notte costituì una vera sfida per lo staff di Stokdyk.

Christopher Young sostituì Danny Elfman al comando dell’orchestra per la colonna sonora. Elfman si rifiutò di lavorare ancora con Sam Raimi, a causa di diversi dissapori capitati proprio sul set di Spiderman 2. Nonostante ciò, però Elfman collaborò ugualmente a partire da dicembre 2006 con Young, aiutandolo a mantenere una linearità con le precedenti colonne sonore.

Spider-man 3 Ricezione

L’esordio di Spiderman 3 sul grande schermo avvenne a Tokyo il 16 aprile 2007, per poi sbarcare successivamente nel Regno Unito il 23 aprile e negli Stati Uniti tre giorni dopo. L’uscita mondiale avvenne il 1 maggio 2007, tre giorni prima dell’uscita ufficiale americana.  Per il 6 maggio la pellicola aveva raggiunto ben 107 nazioni in tutto il mondo. Il weekend di apertura superò i 100 milioni di dollari di guadagno, raggiungendo quote di acquisti online dei biglietti ad una velocità ben superiore a quella di Spiderman 2, costringendo i cinema in cui era in programmazione a prevedere spettacoli persino alle 3 del mattino.

Come detto i critici, pur apprezzando il film, sollevarono diversi dubbi sulla qualità effettiva della pellicola, che per molti soffriva a causa delle troppe stoyline inserite nel copione. Molti ritennero anche che inserire ben tre antagonisti (Harry Osborn, Venom e Sandman) aveva fatto perdere di mordente la minaccia da loro presentata, ritenendo ben più efficace il Doc Ock di Alfred Molina.

Ad ogni modo il primo giorni di Spiderman 3 nei cinema a stelle e strisce raccolse quasi 60 milioni di dollari, battendo persino il terzo capitolo dei Pirati dei Caraibi. Nel mondo il weekend di apertura valse alla Marvel ben 382 milioni di dollari. Alla fine il guadagno totale fu di oltre 890 milioni di dollari, terzo film del 2007 per guadagni dopo Pirati dei Caraibi: ai Confini del Mondo e Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Spiderman 3 è il tredicesimo film per incasso di tutti i tempi.

Spider-Man 2: il film di Sam Raimi con Tobey Maguire

Spider-Man 2: il film di Sam Raimi con Tobey Maguire

Dopo il successo travolgente della prima pellicola, non ci si poteva esimere dal buttarsi sul sequel, Spider-Man 2. Non a caso la storia del secondo capitolo delle avventure dell’Uomo Ragno inizia praticamente subito dopo il termine delle riprese del primo film. Sam Raimi non ebbe la minima esitazione ad accettare la regia, quindi non restava che occuparsi del resto della crew e del casting.

Titolo originale Spider-Man 2
Regista Sam Raimi
Produzione Sony Pictures con Marvel Studios
Scritto da Comin book
Stan Lee
Steve Ditko
Screen Story
Alfred Gough
Miles Millar
Michael Chabon
Screenplay
Alvin Sargent
Cast Tobey Maguire – Peter Parker/Spiderman
Kirsten Dust – Mary jane
William Dafoe – Norman Osborn/Green Goblin
James Franco – Harry Osborn
J.K. Simmons – Jonah Jameson
Alfred Molina – Dott Ock/Dott. Otto Octavius
Musica Danny Elfman
Distribuzione Sony Pictures
Uscita USA 30 Giugno 2004
Uscita Italia 16 Settembre 2004
Durata 127 minuti
Budget $200,000,000
Incasso totale $783,577,893

 

Dopo il successo travolgente della prima pellicola, non ci si poteva esimere dal buttarsi sul sequel. Non a caso la storia del secondo capitolo delle avventure dell’Uomo Ragno inizia praticamente subito dopo il termine delle riprese del primo film. Sam Raimi non ebbe la minima esitazione ad accettare la regia, quindi non restava che occuparsi del resto della crew e del casting.

Nell’aprile del 2002 la Sony assunse Alfred Gough e Miles Millar, meglio conosciuti per essere i creatori della fortunata serie televisiva Smallville. Il loro compito era quello di scrivere un copione  che avesse come antagonisti principali il Dottor Octopus, Lizard e la Gatta Nera. L’annuncio ufficiale fu dato l’8 maggio 2002, incoraggiato anche dagli incredibili incassi del primo Spiderman, con una data di uscita prevista per il 7 maggio 2004. Il titolo di lavorazione era “Lo Stupefacente Spiderman” e il budget di partenza fu un impressionante 200 milioni di dollari (per intenderci, lo stesso usato dal kolossal catastrofico 2012). A giugno venne assunto anche David Koepp  (Jurassic Park, Mission Impossible, Men in Black 2 e Indiana Jones e il Regno dei Teschi di Cristallo) per aiutare Gough e Millar nella lavorazione. A settembre il copione venne rivisto dallo scrittore Michael Chabon, che incluse nella storia un giovane Octopus che si innamora della bella Mary Jane, che però in un secondo momento, impressionata dai suoi arti meccanici, lo allontana. A questa storyline viene aggiunta una prosecuzione delle origini del ragno che diede i poteri a Peter Parker. L’animale fu creato proprio da Doc Ock, il quale ora necessita del fluido spinale dell’eroe per salvarsi la vita. In cambio si offre di trovare una cura per levare i poteri a Peter. Raimi, infatti, volle inserire  in Spider-Man 2 lo stesso tema già visto nel Superman 2 di Christopher Reeve, fonte d’ispirazione del regista, nel quale l’eroe decide di rinunciare ai suoi poteri in cambio del ritorno alla vita normale.

Il produttore Avi Arad, però, rifiutò il triangolo amoroso e anche l’idea di Harry Osborne che offre una taglia su Spiderman, che lui crede colpevole della morte del padre (Green Goblin) dal primo film. Per questo motivo Raimi decise di mantenere ciò che gli piaceva della storia e di rielaborarla con Alvin Sargent, già collaboratore in Spiderman. Ispirandosi, come detto, a Superman 2 e alla saga La Fine dell’Uomo Ragno apparsa su Amazing Spiderman 50, Raimi crea una storia in cui Octopus esce in qualche modo rivalutato e, contemporaneamente, approfondisce il rapporto di Peter con l’essere un eroe e con Mary Jane.

Super-Man 2: Cast

Per quanto riguarda il cast, la Sony cercò a tutti i costi di mantenere gli interpreti originali del primo film. Paradossalmente Tobie Maguire, che aveva firmato un contratto per tre film, rischiò di essere sostituito, a causa di un grave infortunio alla schiena subito durante le riprese di Seabiscuit – Un Mito Senza Tempo. Al suo posto fu contattato Jake Gyllenhaal (Brokeback Mountain e The Day After Tomorrow), all’epoca fidanzato della Kirsten Dunst (confermata nel ruolo di MJ), ma fortunatamente Maguire recuperò in tempo e poté indossare nuovamente la calzamaglia.

Nel ruolo del Dottor Otto Octavius, alias Doc Ock, fu scelto Alfred Molina (I Predatori dell’Arca Perduta, ChocolatIl Codice Da Vinci), attore di grande esperienza e, soprattutto, grande fan dei fumetti Marvel. James Franco è tornato ad impersonare Harry Osborn, mentre Daniel Gillies viene scelto per il ruolo di John Jameson, figlio del vulcanico direttore del Daily Bugle e rivale di Parker per il cuore di Mary Jane.

Super-Man 2, Riprese e Produzione

Le riprese di Spiderman 2 sono statue effettuate in più di un centinaio di location diverse, compresa Chicago. Le sequenze principali, comunque iniziarono il 12 aprile 2003 a New York, per poi spostarsi circa un mese dopo a Los Angeles. Le riprese del covo di Octopus, in particolare, necessitarono di ben otto settimane prima di poter essere effettuate, a causa della complessità di costruzione del molo abbandonato in cui lo scienziato si rifugia. Nel tenativo di rendere ancora di più il “punto di vista” dell’Uomo Ragno, venne realizzata una speciale telecamera, chiamata Spydercam. Per intenderci, fu usata nella sequenza finale del precedente film e in questo seguito impiegata in modo massiccio.

James Acheson, designer dei costumi, apportò alcune piccole modifiche alla divisa del Ragno. I colori vennero intensificati e le linee rese più eleganti. I tentacoli di Doc Ock, invece, vennero fabbricati dalla Edge FX ed erano mossi ognuno da ben quattro addetti. Pare che Molina, tra l’altro, si divertisse a riferirsi ai suoi tentacoli con dei nomi propri, per la precisione Larry, Harry, Moe e Flo. Ovviamente le scene in cui Octavius si muove tramite i suoi tentacoli si è dovuto ricorrere alle animazioni in CGI.

Super-Man 2, debutto e Ricezione

L’uscita ufficiale di Spider-Man 2 avvenne il 30 giugno 2004, guadagnando circa 40,4 milioni di dollari nel giorno del debutto. Non un record, ma comunque un successo non indifferente. Arrivò a 180 milioni nella prima settimana e alla fine arrivò a 373,5 milioni di dollari, secondo solamente a Shrek 2. Per quanto riguarda gli incassi mondiali, la pellicola arrivò a 783,7 milioni di dollari, battuto solamente dal solito Shrek 2 e da Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban. Ciò non gli ha impedito di essere l’undicesimo film di sempre per incasso in America e il venticinquesimo a livello mondiale. Per quanto riguarda i riconoscimenti, agli Oscar 2005 arrivò la statuetta per gli Effetti Speciali e la nomina per il Montaggio Sonoro. Niente male per quello che è considerato forse il capitolo di meno successo della saga.

Spiderman: recensione del film di Sam Raimi

Spiderman: recensione del film di Sam Raimi

Spiderman è stato un film che ha stabilito diversi record. Uno sicuramente di attesa: ben 25 anni sono passati prima che il progetto di questa pellicola sul personaggio di punta della Marvel vedesse la luce. Una gestazione quasi straziante per i fan dell’arrampicamuri, ma ben ripagata.

Titolo originale Spiderman
Regista Sam Raimi
Produzione Marvel Studios
Scritto da Comin book
Stan Lee
Steve Ditko
Screenplay
Devid Koepp
Cast Toby Maguire – Peter Parker/Spiderman
Kirsten Dust – Mary jane
William Dafoe – Norman Osborn/Green Goblin
James Franco – Harry Osborn
J.K. Simmons – Jonah Jameson
Musica Danny Elfman
Distribuzione Sony Pictures
Uscita USA 3 Maggio 2002
Uscita Italia 7 Giugno 2002
Durata 121 minuti
Budget $139,000,000
Incasso totale $806,700,000

Spiderman è stato un film che ha stabilito diversi record. Uno sicuramente di attesa: ben 25 anni sono passati prima che il progetto di questa pellicola sul personaggio di punta della Marvel vedesse la luce. Una gestazione quasi straziante per i fan dell’arrampicamuri, ma ben ripagata. Possiamo affermare senza timore di smentita che gli unici film supereroistici che possano veramente competere con questo siano semplicemente i suoi sequels. Perché persino il tanto celebrato “Cavaliere Oscuro” della DC probabilmente non avrebbe avuto tanto successo senza aver avuto come apri pista la pellicola dell’Uomo Ragno.

Cast 

SpidermanCome detto, la storia di Spiderman inizia a metà degli anni ’70, ma il vero decollo lo si ha nel luglio del 200, quando lo sconosciuto Tobey Maguire viene scelto per indossare la calzamaglia blu e rossa dell’amichevole guardiano di quartiere. Maguire aveva già recitato ne Le Regole della Casa del Sidro e proprio la sua interpretazione nei panni di Homer Wells gli è valsa l’attenzione di Sam Raimi. Quest’ultimo venne scelto sempre nel 2000 come regista del film, battendo la concorrenza di nomi del calibro di James Cameron e Tim Burton. Anche Maguire, comunque, aveva dovuto “lottare” con grossi calibri dello star system hollywoodiano, come Leonardo DiCaprio e l’allora sconosciuto Heath Ledger. Nei due ruoli di punta, perciò, si poteva dire di aver assoldato gente “con gli attributi”.

L’eterno amore di Peter Parker, Mary Jane Watson, sarebbe invece stato interpretato da Kirsten Dunst, già nota ai più per il cult-movie Intervista con il Vampiro. Il ruolo di MJ, comunque, significherà per lei il lancio definitivo nel grande cinema. Curioso apprendere, inoltre, che proprio la presenza di Maguire come protagonista pare abbia convinto la Dunst, che avrebbe ammesso che con lui la pellicola avrebbe avuto «un gusto molto più indipendente.»

L’antagonista principale, scelto dopo varie vicissitudini, sarebbe stato il Green Goblin Norman Osborn, ruolo affidato a Willem Dafoe (Vivere e Morire a Los Angeles, Platoon, Mississipi Burning e molti altri). Si conferma così la tendenza del cinema supereroistico di scegliere accanto ad un protagonista semisconosciuto un antagonista di rilievo mondiale. Ultimo personaggio, non certo per importanza, scelto fu Harry Osborn, figlio di Norman e amico fraterno di Peter. Interpretato da James Franco (Freaks and Geeks e un piccolo, ma molto apprezzato, ruolo nel film biografico James Dean) risulterà molto importante anche per il proseguimento della saga.

Il copione fu il risultato delle modifiche del lavoro di David Koepp (Jurassic Park, Mission Impossible), inizialmente assunto da James Cameron (che per lungo tempo fu l’unico regista interessato al progetto). Assunto Reimi, il copione fu modificato da Scott Rosenberg (Con Air e Fuori in Sessanta Secondi) e Alvin Sargent (premio Oscar per Giulia e Gente Comune) fino alla sua incarnazione finale.

Produzione
Avendo stabilito un lancio mondiale per il 3 maggio 2002, le riprese iniziarono l’8 gennaio 2001 a Culver City, piccolo centro nella contea di Los Angeles famoso sin dagli albori del cinema come sede di importanti studi cinematografici (della MGM prima e della Sony Pictures poi). Gli studi 27 e 28 della Sony furono scelti come sede delle riprese interne. Come in altre produzioni, anche durante le riprese di Spiderman non mancarono gli incidenti, che purtroppo costarono la vita all’operaio Tim Holcombe. Lo show, come nelle migliori tradizioni, andò però avanti. La maggior parte delle riprese furono fatte a Los Angeles e, ironicamente, solo per due settimane la troupe si trasferì a New York (casa storica di Spiderman) per girare scene che necessitavano di monumenti troppo ben conosciuti per poterli riprodurre.

Per quanto riguarda i costumi, per Spiderman fu scelto di mantenere la foggia classica con solo qualche piccola modifica estetica. Maguire indossò una calzamaglia strettissima composta da soli due pezzi (corpo e maschera). I famosi “occhi da ragno” erano semplicemente composti da specchi monodirezionali, mentre le ragnatele che decorano il completo furono generati al computer. Più complesso fu il discorso per Green Goblin. Un primo progetto di costume era stato concepito prima del casting di Dafoe, che però rifiutò l’idea “troppo voluminosa”. Il risultato finale fu creato seguendo anche la struttura corporea dell’attore e si componeva di ben 580 pezzi diversi. Pare che molti designer volessero accompagnare il Goblin con alcune ragazze in costume che avrebbero agito come complici, ma Raimi non volle nemmeno sentir parlare dell’idea.

Per gli effetti speciali fu assunto John Dykstra (Oscar per Guerre Stellari), che convinse Raimi ad affidarsi agli effetti visivi per la maggior parte delle acrobazie del film, che sarebbero state impossibili persino per uno stuntman esperto. Il budget iniziale di 70 milioni di dollari dovette essere alzato a 100, mentre le dominanti cromatiche dei due protagonisti, Maguire e Dafoe, costrinsero la troupe a girare alcune sequenze che li vedevano insieme separatamente, in quanto uno necessitava di un fondale verde (Maguire/Spiderman) mentre l’altro era obbligato a usarne uno blu (Dafoe/Green Goblin). Bisogna sottolineare, però, che Raimi non volle che il suo film sembrasse una specie di blockbuster a cartoni animati, per cui nessuna sequenza è mai stata generata al 100% al computer.

Rilascio e riconoscimenti
Anche il rilascio della pellicola ebbe qualche problema. Ormai tristemente noto il trailer (riportato qui sotto) nel quale Spiderman blocca una banda di rapinatori con una ragnatela tesa tra le Twin Towers di New York. Gli eventi dell’11 Settembre 2001 obbligarono la Sony a ripensare gran parte del materiale promozionale già distribuito.

Nonostante alcune diatribe sull’età autorizzata per il pubblico (molte associazioni diedero un limite di età di 12 anni alla pellicola, cosa che Sony e Marvel non apprezzarono, vista la grande popolarità dell’Uomo Ragno tra i giovanissimi). Ugualmente il film arrivò ai cinema, dove stabilì il record di guadagni nel giorno d’apertura (39.406.872 $). Solamente il terzo capitolo de I Pirati dei Caraibi, ben quattro anni dopo, riuscirà a battere i record d’incassi di Spiderman. Alla fine la pellicola guadagnò 821.708.551 $ in tutto il mondo a fronte di soli 140 milioni di budget. Questo lo rese il ventesimo film della storia del cinema di tutti i tempi per incassi. Non vinse nessun Oscar, ma ottenne le nomination per i Migliori Effetti Speciali e per il Miglior Sonoro.

Iron Man 2: il film Jon Favreau con Robert Downey Jr.

Iron Man 2: il film Jon Favreau con Robert Downey Jr.

Come ogni film di successo che si rispetti, anche Iron Man avrà il suo sequel, Iron Man 2 – tra l’altro inserito – secondo le idee della Marvel, all’interno di un progetto più grande. Andiamo, però, con ordine.

La storia di Iron Man 2 inizia il primo ottobre 2008 con un’intervista di USA Today a Jon Favreau, regista del film. Da quello che si evince dalle sue parole, la trama prenderà il via esattamente sei mesi dopo il termine della pellicola originale.

Titolo originale Iron Man
Regista Jon Favreau
Produzione Marvel Studios
Scritto da Stan Lee
Justin Theroux
Don Hect
Jack Kirby
Larry Lieber
Cast Robert Downey Jr. – Tony Stark/Iron Man
Don Chalde – Rhodey
Gwyneth Paltrow – Virginia “Pepper” Potts
Scarlett johanssonVedova nera
Michey Rourke – Whiplash
Samuel L. Jackson – Nick Fury
Sam Rockwell – Justin Hummer
Musica John Debney
Distribuzione Paramount Pictures
Uscita USA 7 maggio 2010
Uscita Italia
Durata
Budget
Incasso totale

 

Stark sta fronteggiando le conseguenze della sua confessione alla stampa di essere in realtà Iron Man e a questo si aggiungerà un altro grande problema: il Mandarino, nemesi storica del protagonista, che, secondo le parole del regista, permetterà di includere nel plot l’intero panteon di nemici del fumetto originale. Non lo si vedrà ancora fisicamente sullo schermo, ma dovrebbe iniziare ad intuirsi la sua presenza dietro le quinte. Per usare le parole di Favreau, sarà come l’Imperatore di Star Wars, che non appare fino a Il Ritorno dello Jedi pur essendo presente in tutta la trilogia classica.

Verrà affrontato il problema dell’alcolismo di Stark, causato in parte da una crisi di età dello stesso e da una nuova relazione sentimentale di Pepper. Per chiarezza, però, Favreau ha specificato che il film non sarà la versione per il grande schermo dell’arco narrativo “Il Demone nella Bottiglia” di David Micheline,  Bob Layton e  John Romita Junior, ma sarà più concentrato sul periodo “in mezzo” tra le origini del’eroe e la sopracitata saga. Saranno grandemente coinvolti sia lo SHIELD, sia il relativo capo Nick Fury. Tra l’altro questa pellicola rappresenterà un ulteriore passo di avvicinamento verso il progetto (leggasi film) dei Vendicatori, il più importante gruppo di supereroi della Marvel.

Iron Man 2, il cast

Il cast ha mantenuto gli attori più importanti: Robert Downey Jr sarà sempre Tony Stark, il superpotente Iron Man. Gwyneth Paltrow si conferma nel ruolo di Virginia “Pepper” Potts, amica del cuore di Tony che, in realtà, ne è innamorato.

Nel ruolo di James “Rhodey” Rhodes, futuro War Machine, troviamo il primo cambiamento. Terrence Howard ha abbandonato il ruolo per non meglio chiariti problemi contrattuali ed è stato sostituito da Don Cheadle (Ocean’s Eleven e nomination all’Oscar per Hotel Rwanda). Pare, comunque, che Favreau non piangerà troppo per questo cambio, dato che il suo rapporto con Howard si dice non fosse idilliaco. Un’entrata in scena con i fuochi artificiali nel cast la merita Mickey Rourke, che sarà il criminale Whiplash, mentre Scarlett Johansson sarà la superspia Vedova Nera. Tornerà anche Samuel L. Jackson nel ruolo di Nick Fury. Si vocifera di alcune comparsate di Edward Norton nei panni di Burce Banner (Hulk) e di Chris Hemsworth in quelli di Thor, ma la cosa non ha ancora trovato conferma. Anzi, lo scorso 16 settembre Norton ha dichiarato di non sapere assolutamente nulla di questa cosa, confermando che per ora sono voci prive di fondamento.

Iron Man 2, la produzione

L’intento di Favreu è di girare una trilogia completa sull’uomo di ferro della Marvel, che inizialmente avrebbe avuto come nemico principale Obadiah Stane, ovvero Iron Monger. Allo stesso tempo il Mandarino sarebbe dovuto essere, come già detto, un personaggio più “eterico” e meno combattente. Alla fine la storia venne scritta dallo stesso regista e da Downey, per poi essere tradotta in copione da Justin Theroux (Tropic Thunder), mentre lo storyboard è ad opera di Genndy Tartakovsky (conosciuto come disegnatore dei cartoni animati Il Laboratorio di Dexter, Le Superchicche e Samurai Jack). Le riprese si sono svolte presso i Raleigh Studios di Manhattan Beach, California, dal 6 aprile al 20 luglio di quest’anno.

Iron Man 2, primo trailer

Il primo trailer ufficiale è stato mostrato durante la Comic-Con di San Diego durante lo scorso luglio.

Iron Man 2, uscita nelle sale

L’uscita nei cinema americani è prevista per il 7 maggio 2010. Non è ancora stata comunicata alcuna data ufficiale per l’Italia.

Iron Man: il film di Jon Favreau con Robert Downey Jr.

Iron Man: il film di Jon Favreau con Robert Downey Jr.

Una gestazione lunghissima, che, però, ha finito per generare una pellicola degna del nome che porta. Questo e molto altro è Iron Man, il film che narra le avventure di supereroe di Tony Stark, CEO delle Stark Industries. La sua storia è intrecciata saldamente con le recenti vicende belliche mondiali.

Titolo originale Iron Man
Regista Jon Favreau
Produzione Marvel Studios
Scritto da Mark Fergus
Hawk Ostby
Arthur Marcum
Matthew Hollaway
John August
Comic book
Stan Lee
Larry Lieber
Don Heck
Jack Kirby
Cast Robert Downey Jr. – Tony Stark/Iron Man
Terrence Howard – Rhodey
Jeff Bridges – Obadiah Stane
Gwyneth Paltrow – Virginia “Pepper” Potts
Leslie Bibb – Christine Everhart
Faran Tahir – Raza
Shaun Toub – Yinsen
Musica Ramin Djawadi
Distribuzione Paramount Pictures
Uscita USA 2 maggio 2008
Uscita Italia 1 maggio 2008
Durata 126 minuti
Budget 140.000.000 $ (99.000.000 €)
Incasso totale 585.133.287 $ (414.863.198,74 €)

Iron Man, genesi

Una gestazione lunghissima, che, però, ha finito per generare una pellicola degna del nome che porta. Questo e molto altro è Iron Man, il film che narra le avventure di supereroe di Tony Stark, CEO delle Stark Industries. La sua storia è intrecciata saldamente con le recenti vicende belliche mondiali. La società del protagonista, infatti, è specializzata nella produzione di armi, in particolare del temibilissimo missile Jericho. Durante il suo viaggio per la presentazione dell’arma in Afghanistan, però, Stark viene catturato da un gruppo di ribelli, conosciuti con il nome di “Dieci Anelli”. Rimasto gravemente ferito durante l’attacco, Stark sopravvive solo grazie all’aiuto  del dottor Yinsen, che lo aiuta a sopravvivere alle ferite e a costruire il primo prototipo dell’armatura di Iron Man, con la quale egli fugge. Dopo questa esperienza, Stark decide di abbandonare il business delle armi e di dedicarsi ad altri progetti, tra i quali migliorare e potenziare la sua armatura.

Questo è l’incipit del film, considerato un tale successo da meritarsi nel 2010 un sequel, oltre ad un cameo di Stark nel film L’Incredibile Hulk. La sua creazione, come detto, è stata incredibilmente lunga. Basti pensare che il progetto risale al 1990. All’epoca i diritti erano in mano agli Universal Studios, ma nel ’96 passarono alla 20th Century Fox. Il film, però, sembrava non dovesse mai farsi, nonostante intorno ad esso girassero nomi altisonanti quali Nicolas Cage, Tom Cruise e persino Quentin Tarantino, al quale fu offerta senza successo la direzione nel 1999.

 

A luglio 2000, sotto la gestione della New Line Cinema (Il Signore degli Anelli) già tre copioni erano passati sotto l’analisi dei produttori, redatti rispettivamente da Ted Elliott, Terry Rossio e Tim McCanlies. Quest’ultimo fu il copione scelto per una produzione diretta da Nick Cassavetes (Face/Off e La Moglie dell’Astronauta) e programmata per un’uscita nel 2006. Lo sviluppo, però, fallì nuovamente e nel novembre 2005 i Marvel Studios riacquistarono i diritti del personaggio e decisero di produrre da zero il film completamente a loro spese.

Iron Man, il cast

Come regista fu scelto Jon Favreau (già visto come attore in Friends e I Soprano e come regista di Elf e Zathura) con un copione scritto a più mani anche da varie rinomate firme del fumetto. Come protagonista fu scelto, dopo un’iniziale tentazione di scritturare uno sconosciuto, Robert Downey Jr. Favreau dichiarò di aver scelto l’attore newyorchese in quanto egli è il simbolo di un uomo i cui momenti felici e bui sono sempre stati contemporaneamente sotto il severo occhio del pubblico, proprio come il protagonista Tony Starl. Al suo fianco venne scelto Terrence Howard per il ruolo del Tenente Colonnello Rhodes. Gwyneth Paltrow vestì i panni di Virginia Potts, fiamma di Stark, mentre Jeff Bridges venne selezionato come il “cattivo” Obadiah Stane, alias Iron Monger.

La parola d’ordine di Favreau era “realismo”. Per questo gli effetti speciali, che valsero una nomination agli Oscar 2009, vennero affidati alla Industrial Light & Magic di George Lucas, i quali si concentrarono in particolar modo sull’armatura di Iron Man, un sapiente mix di veri frammenti e CGI, costruiti in modo da rendere pressoché impossibile distinguere gli uni dagli altri. Al realismo contribuì anche il copione, che all’epoca dell’inizio delle riprese non aveva ancora completamente passato la fase di supervisione. Per questo motivo le scene d’azione erano le uniche veramente programmate, ma i dialoghi vennero a più riprese improvvisati dagli attori stessi. Scelta forse poco professionale, ma che ha donato alla pellicola una credibilità che con un copione completo non sarebbe stato possibile raggiungere.

Infine, la musica fu curata da Ramin Djawadi, compositore tedesco autore della colonna sonora di Blade Trinity e assistente di Hans Zimmer per Batman Begins e Pirati dei Caraibi. Le sue note si concentrarono su un uso massiccio della chitarra elettrica, che unita ai pezzi di Tom Morello, chitarrista dei Rage Against the Machine e degli Audioslave, ha prodotto un’atmosfera notevole, decisamente diversa dagli altri film di genere supereroistico.

Iron Man, produzione

Le riprese si svolsero dal 12 marzo al 25 giugno 2007 e la premiere mondiale andò in scena il 14 aprile 2008 al Greater Union Theater di Sidney. Grazie alla qualità del film e all’imponente campagna promozionale, Iron Man ottenne risultati decisamente notevoli. Nel weekend di uscita guadagnò più di 98 milioni di dollari, l’undicesimo incasso più alto di sempre e il terzo del 2008, secondo solamente al quarto episodio di Indiana Jones e al Cavaliere Oscuro. Fu inoltre il tredicesimo film col maggiore incasso nel primo giorno di programmazione (35,2 milioni), oltre alla seconda migliore premiere di sempre per un film “non-sequel” e il quarto di sempre per il genere eroistico.

Iron Man, incassi

Tirando le somme, Iron Man guadagnò più di 585 milioni di dollari, di cui 266 solo sul mercato extra-americano. A questi vanno aggiunti anche 160 milioni per il mercato dell’home video, senza contare l’edizione Blu-ray. Infine, oltre alla nomination per i migliori effetti speciali, il film partecipò agli Academy Awards anche per la categoria Miglior Montaggio Sonoro. Nominato anche per nove Saturn Awards (gli Oscar dedicati unicamente ai film di fantascienza, fantasy e horror), vinse come Miglior Film di Fantascienza, Miglior Regista e Miglior Attore Protagonista.

The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro di Christopher Nolan

The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro di Christopher Nolan

The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro è il film di successo di Christopher Nolan del 2008 con protagonisti Christian Bale, Heath Ledger, Michael Caine, Gary OldmanAaron Eckhart.

Titolo originale The Dark knight
Regista Christopher Nolan
Produzione Legendary Pictures
Scritto da Christopher Nolan
Jonathan Nolan
David S Goyer
Bob Kane
Cast Christian BaleBruce Wayne
Heath LedgerJoker
Aaron EckhartHarvey Dent
Michael CaineAlfred
Maggie GyllenhaalRachel
Gary OldmanGordon
Morgan FreemanLucius Fox
Musica James Newton Howard – Hans Zimmer
Distribuzione Warner Bros
Uscita USA 14 Luglio 2008
Uscita Italia 24 Luglio 2008
Durata 147 minuti
Budget 185.000.000 $
Incasso totale $1,001,921,825

 

Heath Ledger. Potrà piacere o no, ma questo film, il secondo della saga di Christopher Nolan e una delle pellicole di maggior successo del suo genere, è e sarà per sempre legato al nome del compianto attore australiano. Quando Ledger trovò la morte, il 22 gennaio 2008, le riprese per The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro si erano già concluse, ma la sua scomparsa ha, suo malgrado, contribuito a creare un’aura speciale intorno al già ottimo film su Batman. I risultati, poi, vanno ben oltre all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista che Ledger ha vinto postumo per il suo Joker. Ma il criminale clown portato sullo schermo dal nativo di Perth è probabilmente uno dei migliori cattivi mai apparsi in un film di supereroi.

Dimenticatevi il Joker anni ’80 di Jack Nicholson. Il personaggio creato da Ledger è un uomo malato, disturbato, più che pazzo e, allo stesso tempo, inquietante, pauroso e pericoloso. Finalmente abbiamo visto un Joker in grado di spaventare e terrorizzare lo spettatore, come forse pochi altri personaggi nella storia del cinema hanno saputo fare. Non a caso la Warner Bros aveva a suo tempo, prima della tragica scomparsa, aveva puntato molto durante la campagna di promozione sul Joker, intuendo che Ledger aveva tirato fuori una prestazione in grado di rimanere nella storia del cinema di genere. Ledger e il suo Joker finiscono per oscurare tutti gli altri personaggi, persino Christian Bale e il suo nuovo Batman, che comunque conferma ed evolve quanto di buono già visto in Batman Begins.

The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro: il cast

The Dark Knight - Il cavaliere Oscuro BatmanConfermatissimo Christian Bale nel ruolo di Batman, grazie anche ai diversi premi vinti e al grande apprezzamento del pubblico. Suo antagonista, come detto, è Heath Ledger, uno dei migliori Joker che lo schermo, sia grande, sia piccolo, ricordi. Pare che l’attore australiano si fosse isolato in una camera d’albergo per un mese, sperimentando espressioni e atteggiamenti che avrebbe dovuto assumere il suo personaggio. Visto il risultato, fu un ottimo lavoro.

Aaron Eckhart (Ogni maledetta domenica, Erin Brockovich e The Black Dahlia) fu scelto per il ruolo di Harvey Dent, procuratore distrettuale che poi, in seguito ad un terribile incidente, sarebbe divenuto il crudele Due Facce, nemico storico dell’uomo pipistrello. Anche l’interpretazione di Eckhart merita una nota, avendo egli creato un personaggio che, nonostante la sua finale discesa agli inferi, risulta credibile e porta il pubblico ad immedesimarsi in lui. Compito arduo, dato che di solito questo tipo di personaggi o non hanno credito sin dall’inizio o cadono in maniera troppo plateale. Il personaggio costruito intorno a Dent, invece, è un uomo che cerca fino all’ultimo di rimanere ancorato ai suoi valori, salvo poi essere costretto a fare altrimenti. Eckhart stesso, tra l’altro, a suo tempo dichiarò di essere «molto interessato nei bravi ragazzi che diventano cattivi». Gary Oldman ritorna efficacemente ad interpretare il “sergente” Gordon. Cambia, invece, l’attrice che interpreta Rachel Dawes, assistente di Dent e amica d’infanzia di Bruce Wayne. Katie Holmes, che interpretò il ruolo in Batman Begins, rinunciò per il film 3 Donne al Verde (Mad Money), quindi entrò in gioco Maggie Gyllenhaal (Donnie Darko, World Trade Center), sorella del più celebre Jake Gyllenhaal. Per gli altri personaggi minori, confermatissimi sono stati Michael Caine nel ruolo del maggiordomo Alfred e Morgan Freeman in quello del “bat-tecnologo” Lucius Fox.

La produzione del film

The Dark Knight - Il cavaliere Oscuro joker filmLa produzione de The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro iniziò persino prima della fine dei lavori per Batman Begins. Già allora, infatti, lo scrittore David S. Goyer, autore del primo copione, aveva abbozzato le storie per non uno, ma ben due sequel, nei quali la storia che abbiamo visto nel film sarebbe stata spalmata su due pellicole, invece che una. Nolan, che all’epoca non era ancora certo di dirigere il sequel, affermò anche che, nel caso, avrebbe avuto intenzione di rivisitare la figura del Joker in maniera radicale.

Il semaforo verde da parte della WB arrivò il 31 luglio 2006, annunciando il bizzarro titolo senza “Batman”, cosa voluto per segnalare la differenza tra il nuovo lavoro e le precedenti pellicole sul Cavaliere di Gotham. Un grande lavoro venne effettuato per i costumi, soprattutto quelli di Ledger, che dovevano riflettere sia la follia, sia la noncuranza che il suo personaggio aveva come caratteristica caratteriale principale. Le musiche furono nuovamente affidate ad Hans Zimmer e James Newton Howard, i quali si adoperarono per far ricevere a Nolan un iPod contenente 10 ore di prove. Quando Ledger morì, Zimmer fu tentato di cambiare il tema musicale del Joker. Idea poi rigettata, poiché il compositore temeva di produrre un brano troppo sentimentale, dimenticando così che Ledger, alla fine dei conti, interpreta il malvagio della situazione.

Le riprese iniziarono ad aprile 2007 dopo diversi spostamenti dovuti a contrattempi tecnici. Ciò che è più interessante è l’utilizzo in quattro scene chiave della telecamera IMAX, la nuova tecnologia che permette di riprendere con una risoluzione che può arrivare a 10000×7000. Christopher Nolan avrebbe voluto girare l’intero film in IMAX, ma gli elevati costi dell’operazione ha reso la cosa antieconomica. Per ora, oltre al Cavaliere Oscuro, solo altri due film hanno potuto contare in grandi dosi di telecamere IMAX, vale a dire Watchmen e Transformers 2.

Heath Ledger a parte, le riprese hanno purtroppo preteso anche un’altra vita, quella del tecnico Conway Wickliffe, ucciso durante le prove di uno stunt con la Batmobile. Il film è dedicato anche a lui. L’11 novembre 2007 le riprese poterono dirsi ufficialmente concluse.

Ricezione e riconoscimenti di The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro

The Dark Knight - Il cavaliere Oscuro joker filmLa premiere mondiale de The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro avvenne a New York City il 14 luglio 2008, con Howard e Zimmer impegnati a suonare dal vivo alcuni brani della colonna sonora. Distribuito in 4.366 cinema, The Dark Knight – Il cavaliere Oscuro sconfisse il precedente record di distribuzione detenuto da Pirati dei Caraibi: ai Confini del Mondo. Alla fine la pellicola incassò più di 500 milioni di dollari negli USA, ma, soprattutto, divenne il quarto film di sempre a rompere la barriera del miliardo di dollari di guadagno nel mondo. Niente male a fronte di un budget di 185 milioni.

I premi ricevuti da The Dark Knight – Il cavaliere Oscurosono persino troppi per poter essere ricordati tutti, perciò conviene concentrarsi sul più importante di tutti: l’Oscar. Vinsero Heath Ledger come Miglior Attore Non Protagonista e Richard King per il Miglior Montaggio Sonoro, ma le candidature furono anche per la Migliore Scenografia, la Migliore Fotografia, il Miglior Montaggio, il Miglior Trucco, il Miglior Sonoro e i Migliori Effetti Speciali.

Il Sequel

Immediatamente dopo l’uscita del film, iniziarono le speculazioni su un eventuale sequel. Christopher Nolan, però, affermò di essere rimasto sconvolto dalla morte di Heath Ledger e che non era sicuro di sentirsela di girare un altro film. Per ora il dubbio rimane, ma è difficile che la WB si lasci scappare il franchise di Batman, soprattutto ora che è stato così egregiamente rilanciato.

Batman Begins: recensione del film di Christopher Nolan

Batman Begins: recensione del film di Christopher Nolan

Dopo sedici anni dal film di Tim Burton con Michael Keaton e dopo altri otto dal disastroso Batman & Robin di Joel Schumacher e George Clooney, nel 2005 il cavaliere oscuro è tornato sul grande schermo con Batman Begins, in una versione più potente e dark, per molti versi superiore alle sue precedenti incarnazioni. Un film che ci allontana di molto dai tempi di Adam West, quando Batman vestiva di grigio e azzurro, gli avversari somigliavano più a delle macchiette e gli enigmi da risolvere erano concepiti più per far sorridere che per invogliare a scoprire colpevoli e misteri.

Christopher Nolan (Memento, Insomnia) prende il mito del detective della notte e lo trasforma in qualcosa che, effettivamente, può far pensare allo spettatore “Ecco! Se Batman esistesse nella realtà, sarebbe proprio così”. Per farlo ci riporta alle origini del personaggio, ispirandosi ai fumetti Batman: Anno Uno, The Man Who Falls e Il lungo Halloween, riproponendo dunque il personaggio (per il quale si erano candidati anche Cillian Murphy Jake Gyllenhaal) in una versione più tormentata e tenebrosa, un vero vendicatore il cui scopo principale è spaventare a morte gli avversari. Ed è proprio questo il grande tema alla base del film: la paura.

La trama di Batman Begins

Protagonista del film è naturalmente il multimiliardario Bruce Wayne (Christian Bale), che torna a Gotham dopo anni passati in luoghi sperduti del mondo dove ha cercato di gestire la paura e la rabbia scaturite in seguito all’omicidio dei genitori. Con l’obiettivo di ripulire la città dalla criminalità e dalla corruzione che la governano, decide – con l’aiuto del maggiordomo Alfred Pennyworth (Michael Caine) – di assumere l’identità del vigilante mascherato Batman. Ben presto, si troverà però a doversi scontrare con personalità particolarmente malvagie, come lo psichiatra Jonathan Crane (Cillian Murphy), noto con il nome di Spaventapasseri, il mafioso Carmine Falcone (Tom Wilkinson) e il misterioso Ra’s Al Ghul.

Christian Bale e Cillian Murphy in Batman Begins
Christian Bale e Cillian Murphy in Batman Begins © 2005 – Warner Bros. Entertainment

Governati dalla paura

Dicevamo, la paura. Quella di Bruce Wayne dinanzi ai pipistrelli, sempre la sua nel ricordare continuamente la morte dei propri genitori, ma anche quella di un’intera città. Una Gotham che vista dall’alto sembra tecnologica e pulita come una metropoli utopica, ma che quando si plana tra le sue strade e nei suoi bassifondi si rivela sporca e corrotta fino al midollo. Ambienti volutamente tenuti in questo stallo per far sì che chi li abita viva in un costante stato di paura, incapace pertanto di ribellarsi e risollevare le proprie sorti. La paura è dunque dilagante all’interno del film, proponendoci personaggi che cercano di controllarla (Batman, Ra’s Al Ghul) e altri che la sfruttano per i propri scopi (Jonathan Crane).

Nolan, qui al suo primo grande blockbuster, sceglie dunque un approccio particolarmente elaborato per riproporre il celebre supereroe sul grande schermo. Va alla radice della sua essenza, ci porta a scoprire le sue origini emotive e le motivazioni che lo portano ad essere quello che è. Così facendo, scrive insieme a David S. Goyer un’opera che è non solo una perfetta origin story del personaggio, ma anche una lucidissima riflessione su ciò che la paura è in grado di fare. Batman Begins, nel suo parlare di questa emozione come anche di terrorismo, si dimostra essere un degno figlio di quel cinema post 11 settembre 2001 che cerca di far luce su ciò che da quella fatidica data ha avuto inizio.

La risposta sembra essere una più consapevole certezza che la paura è un ottimo strumento di controllo sulle masse, ed è così che tale tematica si sposa perfettamente con la natura di Batman, probabilmente il supereroe più adatto a questa nostra epoca. Tutto ciò Nolan ce lo propone attraverso una vicenda particolarmente coinvolgente nel suo intrigo, nei personaggi che ci racconta e nell’azione che ci offre. Per lui si tratta di un vero e proprio banchetto di prova, dopo il quale la sua carriera compirà un considerevole salto in avanti, rendendolo l’esempio più lampante di autore capace di cimentarsi con il blockbuster.

Gary Oldman e Christian Bale in Batman Begins
Gary Oldman e Christian Bale in Batman Begins. Foto di David James (c) 2002 – © 2004 Warner Bros. Ent. All Rights Reserved

Batman Begins è puro blockbuster d’autore

Non era infatti scontato che Nolan – dopo tre film di grande impatto ma ben lontani dalle difficoltà che un progetto come Batman Begins comporta – riuscisse nell’impresa. Eppure, il regista ossessionato dal tempo e dal suo funzionamento ha dimostrato di possedere una visione chiarissima di quest’operazione e dei modi migliori per realizzarla. Il risultato parla da sé, con sequenze di grande impatto – rese tali dal montaggio mozzafiato di Lee Smith – momenti di valida introspezione che arricchiscono i personaggi (iconico il “Perché cadiamo, Bruce?”) e anche alcuni elementi horror che fanno venir voglia di vedere Nolan cimentarsi appieno con questo genere.

Batman Begins è una montagna russa di emozioni, che fa attendere prima di poter vedere in scena il cavaliere oscuro ma che proprio per l’adeguata preparazione lo rende ancor più memorabile. Si ha così la rinasica sul grande schermo di Batman, con questa versione cupa e violenta dalla quale ci si lascia coinvolgere ben volentieri. La presenza di un cast di assolute star è la ciliegina sulla torta di un film che a distanza di anni sa ancora distinguersi dai tanti cinecomic venuti dopo, anche per merito del suo parlare in tali termini di quell’emozione che prima o poi tutti impariamo a conoscere.

LEGGI ANCHE: Batman Begins: trama, cast e curiosità sul film di Christopher Nolan

Batman: Il Ritorno di Tim Burton

Batman: Il Ritorno di Tim Burton

Batman il ritorno, è il sequel di Batman, il film ispirato al fumetto del supereroe pipistrello, uscito nel 1992, è dal mio punto di vista il migliore lavoro del visionario Tim Burton, tenuto conto delle pellicole successive. Il mondo oscuro di Tim Burton è quello di una fiaba nera, visto con una lente black romanticist in qui la portata morale è spesso contestualizzata e non generica.

Titolo originale Batman returns
Regista Tim Burton
Produzione PolyGram Filmed Entertainment
Warner Bros. Pictures
Scritto da Story
Daniel Waters
Sam Hamm
Screenplay
Daniel Waters
Batman creato da
Bob Kane
Cast Michael KeatonBruce Wayne
Danny De VitoPinguino
Michelle PfeifferCatwoman
Christopher Walken – Max Shreck
Musica Denny Elfman
Distribuzione Warner Bros
Uscita USA 16 Giugno 1992
Uscita Italia 9 Settembre 1992
Durata 126 minuti
Budget 80.000.000 $
Incasso totale 282,800,000 $

 

Gli eroi dei film  di Tim Burton sono perlopiù antieroi, figure deboli all’apparenza, esteriormente claudicanti, con delle pecche ben visibili. Eppure sono quelli che hanno una maggiore caratura morale, che si contrappone a quella abbacinante, sfarzosa, esteriore dei contesti in qui gli essi si trovano. Tim Burton nei suoi film prende come oggetto l’etica protestante americana dell’indefettibile, e soprattutto la cultura mediatica patinata dei sorrisi televisivi, dei sentimenti liberali espressi nella prorompenza aggressiva ed arrogante, per ribaltarli totalmente, in film immaginifici dove la morte fa parte della vita, ed in questa filosofia c’è dolcezza ironia e divertimento.

Batman il ritorno: il capolavoro di Tim Burton

In Batman il ritorno c’è anche il potere, ambiguo e dispotico, e ci sono le vite di Catwoman e Pinguino, lacerate da una realtà che li ha rifiutati e trasformati. Si inizia con il dramma dei ricchi coniugi Cobblepot, costretti a rigettare nelle fogne il loro tributante figlio pinguino all’interno di una culla sigillata.

Batman il ritorno

La telecamera segue il percorso della culla nelle fogne fino a quando appare il titolo del film accerchiato da un nugolo di pipistrelli, creando un effetto visivo notevole, che insieme agli altri ed alle scene d’azione da lustro alla bravura registica. Già dalle prime immagini siamo trasportati nel mondo di Batman e di Burton, questo anche grazie alle musiche di Danny Elfmann, autore di innumerevoli colonne sonore di Batman il ritorno, in particolare a sostegno dell’universo onirico e fiabesco di Tim Burton Pinguino diventa il re delle fogne con al seguito la gang di clown del “Triangolo Rosso”, tenta di distruggere il Batman di Michael Keaton, progetta il rapimento di tutti i bambini primogeniti della città, per affogarli nelle fogne. Ma è Max Shrex il vero cattivo, piuttosto reale, sembra essere uscito dai “Simpson”.

E’ un avido magnate dell’industria di Gotham City, ha avvelenato con residui tossici dell’industria tessile “con depuratori” le fogne cittadine, ha ucciso il suo vecchio socio di affari, lotta con ostinazione per la costruzione di una mega centrale elettrica che in realtà sarà un accumulatore di energia che sottrarrà l’elettricità della città, muove i fili della politica a suo favore, sostiene Pinguino (Danny De Vito) per la sua elezione a sindaco della città in una campagna elettorale volta a distruggere l’immagine di Batman, poi lascia Pinguino, quando la sua popolarità è crollata, ed uccide Selina Kile (Michelle Pfeiffer), umiliata segretaria, quando scopre i suoi loschi piani da realizzare attraverso la centrale elettrica. Selina rediviva si trasformerà nella furente Catwoman.

Batman il ritornoLa parabola del Pinguino di Danny De Vito è ben costruita nella sua tragicità, egli è sofferente per essere stato rifiutato alla nascita, aggirato dal mondo degli umani e di nuovo ributtato nelle fogne dove alla fine del film morirà. Batman sembra essere un savio accompagnatore che ci guida nel mondo tratteggiato da Tim Burton, in una Gotham City in qui i caratteri delle parole, le statue ed i palazzi, dall’esterno e negli interni, sembrano usciti dal terzo reicht, tra balconi gotici e tetti delle case che sembrano provenire da “Il Gabinetto del dottor Calligaris”.

Dopo Batman il ritorno, Tim Burton non girerà più film sull’uomo pipistrello. Il perché sembra averlo spiegato proprio lui in un’intervista a cura di Valentina Neri: “Lei ha diretto anche “Batman il ritorno, mentre si è limitato a produrre il terzo episodio “Batman Forever”. Come mai? La Warner mi ha impedito di girarlo. Pare che a McDonald’s e Burger King, che compravano le licenze commerciali, non fosse piaciuto il personaggio di Penguin. Facemmo una riunione e mi dissero: “Ma che cos’è quel liquame nero? Cosa fa uscire dalla bocca di Danny de Vito? Ed io ho risposto: “E voi nelle nostre di bocche che roba strana mettete?”

Di Mattia Gallo

Batman di Tim Burton con Michael Keaton e Jack Nicholson

Batman di Tim Burton con Michael Keaton e Jack Nicholson

Batman di Tim Burton è un film del 1992 basato sul noto personaggio della DC Comics, e con protagonisti Michael KeatonJack Nicholson e Kim Basinger

Titolo originale Batman  
Regista Tim Burton
Produzione PolyGram Filmed Entertainment
Warner Bros. Pictures
Scritto da Story
Sam Hamm
Screenplay
Sam Hamm
Warren Skaaren
Batman creato da
Bob Kane
Cast Michael Keaton – Bruce Wayne
Jack Nicholson – Joker
Kim Basinger – Vicki Vale
Jack Palance – Carl Grissom
Musica Denny Elfman
Distribuzione Warner Bros
Uscita USA 19 Giugno 1989
Uscita Italia 18 Ottobre1989
Durata 126 minuti
Budget 35.000.000 $
Incasso totale 411,348,000 $

 

Batman la trama e il cast

Nel film in occasione del duecentesimo anniversario della fondazione di Gotham City, il sindaco chiede al procuratore Harvey Dent (Billy Dee Williams) e al commissario James Gordon (Pat Hingle) di ripulire la città dalla criminalità e dalla profonda corruzione, amministrata dal malavaitoso Carl Grissom (Jack Palance). Quando le forze dell’ordine realizzano di essere in netto svantaggio, dal momento che molti agenti sono stati segretamente corrotti da Grissom, un misterioso giustiziere mascherato corre in loro soccorso. L’uomo pipistrello, soprannominato Batman (Michael Keaton), infatti, consegna i criminali alla giustizia e tenta di fermare gli illeciti del boss mafioso. Una sera Grissom attira il suo braccio destro, Jack Napier (Jack Nicholson), nell’industria chimica AXIS con la scusa di rubare alcuni documenti per suo conto. In realtà l’uomo vuole punirlo per la sua infedeltà e incarica un poliziotto corrotto di sparargli a vista. L’esecuzione di Napier, tuttavia, è impedita dall’arrivo di Batman, che ingaggia una colluttazione con i criminali presenti. Napier cade accidentalmente in una vasca di rifiuti chimici e tutti ritengono sia morto. L’uomo, in realtà, è riuscito a sopravvivere agli agenti chimici ma il suo aspetto è stato irrimediabilmente deturpato. Folle di rabbia, Napier cambia il suo nome in Joker e medita di vendicarsi di tutti gli abitanti di Gotham City, uccidendoli con il potente gas ‘Smilex’.

Protagonisti del film sono Michael Keaton nel doppio ruolo di Batman / Bruce Wayne, Jack Nicholson nei panni di Joker / Jack Napier, Kim Basinger nei panni di Vicki Vale. Nel cast anche Robert Wuhl come Alexander Knox, Pat Hingle nei panni del Commissario Gordon, Billy Dee Williams è Harvey Dent. Michael Gough è Alfred. Jack Palance nel ruolo di Grissom. Jerry Hall nei panni di Alicia, Tracey Walter nei panni di Bob the Goon, Lee Wallace è Mayor, William Hootkins nei panni di Eckhardt.

batman di tim burton film

L’analisi

Ci sono parti che mi piacciono, ma al tempo fu abbastanza noioso come tema. Spesso si hanno sequel, sono simili allo stesso primo film eccetto che per l’aumento di guadagni. Non mi sentivo di farlo; volli poi trattare il nuovo Batman come un altro, nuovo, film.

Oggi fra i due preferisco Batman Il ritorno, questo quello che ha affermato Tim Burton a proposito di Batman, girato nel 1989, e riferendosi poi al sequel del 1992. In effetti, è difficile dargli torto, “Batman” è un film interessante per i personaggi e le ambientazioni, ma con una trama scontata. La dimensione creata è quella gotico – romantica, un po’ troppo ripiegata su se stessa, in cui i passaggi delle scene appaiono non molto incalzanti.

Per Batman John Peters e Peter Guber avevano inizialmente pensato a Prince per il tema musicale del Joker e Micheal Jackson per i temi romantici. Elfman avrebbe poi dovuto combinare gli stili dei due cantanti in una colonna sonora compatibile. Tim Burton protestò l’idea, dicendo “i miei film non sono tipo alla Top Gun”. E così Batman fu uno dei primi film ad aver lanciato due diverse colonne sonore. Una contiene le canzoni scritte da Prince mentre l’altra è una vetrina delle composizioni di Elfman.

Il Joker del Batman di Tim Burton

Per quanto riguarda la colonna sonora di Batman il ritorno Elfman afferma che non sarebbe stato interessato se avesse dovuto “fondamentalmente eseguire le stesse note del film originale”, e fu entusiasta dell’idea di Burton di realizzare un film completamente diverso. Elfman così comparò la composizione della colonna sonora con una combinazione di “una solita musica da film d’azione, mixata con un frastuono operistico”, citando così la sua esperienza come la più difficile nella carriera musicale. Elfman la trovò anche divertente ed esilarante.

Batman trova un punto di forza intorno al personaggio di Joker. Sia perché magistralmente interpretato da Jack Nickolson che gli da humor e perfida giocosità, sia perché è un cattivo che vuole conquistare Gotham City con un sorriso mefistofelico, diffondendo un gas esilarante per far morire dal ridere la città, intrattenendola ed imbambolandola, inserendosi nei telegiornali e nella pubblicità, e questo rimanda alle forme di come si impone oggi il potere. Micheal Keaton interpreta bene la spiritosaggine e l’introspezione di Batman, sia nel primo che nel secondo film.

Di Mattia Gallo

Green Lantern

Nel 2011 un altro super eroe del gruppo Justice league of America farà il suo esordio sul grande schermo: Green Lantern.

Green LanternGreen Lantern nasce dalle menti di Bill Finger e Martin Nodel, che nel 1940 – in piena Golden Age – battezzarono la loro creazione nella rivista All American Comics numero 16, edita dalla Dc Comics.  Anni particolari quelli. Anni in cui impazzava il secondo conflitto mondiale, facendo mobilitare gli editori di fumetti e portando alla creazione di un considerevole numero di supereroi, per stimolare il patriottismo e la vittoria statunitense nella guerra.

Il fumetto

Negli anni, diversi hanno vestito i panni di Lanterna Verde. Il primo fu Alan Scott, giovane ingegnere, che durante le operazioni di collasso di un ponte ferroviario, scorse un minerale verde proveniente dal pianeta Oa, che lo istruì su come creare un anello e una lanterna che gli avrebbero permesso di avere superpoteri. Come ogni supereroe che si rispetti, anche Lanterna Verde si dota di un costume – composto da un ampio mantello viola ed una maschera dello stesso colore, una maglia color rosso con un cerchio giallo sul petto con la raffigurazione di una lanterna verde – che gli permette di celare la sua vera identità. Per rendere più avvincenti le avventure del personaggio, i creatori, seguendo la tradizione che vuole che sia posto un limite ai poteri del supereroe, individuarono negli oggetti di legno il confine dei poteri di Lanterna Verde.

Nel corso degli anni cinquanta il personaggio venne quasi dimenticato, salvo poi ritornare in auge nel corso della Silver age. Questa volta però dietro la maschera non c’era più l’ingegnere Alan Scott, ma la creatura di John Broome e Gil Kane: il collaudatore di aerei Hal Jordan.

Hal è, cronologicamente, la seconda lanterna Verde ed è annoverato tra i personaggi più amati dei fumetti. Fa il suo esordio su Showcase n. 22 (1959) e, con Flash Gordon, traccia l’inizio della Silver Age.

Rispetto ad Alan Scott, la ricetta rimane pressoché invariata: Hal è una persona comune che si trova a fare i conti con superpoteri inaspettati. Quel che cambia è il modo di confezionare il personaggio, la mitologia che lo contorna e il metodo narrativo.

Hal fa parte di un corpo di polizia interstellare creato dalla razza aliena degli Oa, con il compito di mantenere la pace in tutto l’universo (diviso in 3600 settori). Ogni gruppo di settori è protetto da una lanterna verde, scelta in base ai criteri di onestà e coraggio, dotata di un anello che dovrà essere ricaricato ogni 24 ore attraverso un giuramento di fedeltà:

« In brightest day, in blackest night, No evil shall escape my sight. Let those who worship evil’s might. Beware my power – Green Lantern’s light! »

Il potere che scaturisce dall’anello dà possibilità di creare costrutti composti di energia verde, di volare, di sopravvivere nello spazio siderale e di tradurre in tempo reale tutte le lingue dell’universo; i soli limiti sono rilevabili nelle lacune della forza di volontà e della capacità immaginativa del possessore dell’anello, ed è, inoltre, inefficace contro gli oggetti di colore giallo. Di tutti i supereroi, Lanterna verde è quello che – in linea di principio – possiede i poteri qualitativamente e quantitativamente maggiori, ma temporalmente limitati.

Rispetto al personaggio ideato dalla coppia Finger-Nodel, la creatura di Broome e Kane si presenta con un’uniforme di colore verde, orfana del mantello, con il simbolo del corpo delle lanterne verdi sul petto.

Il Film – I dettagli sul film sono ancora poco noti. Quel che si sa è che la sceneggiatura sarà affidata a Greg Berlanti, Michael Green e Marc Guggenheim e avrà come attore protagonista il canadese Ryan Reynolds (Amityville Horror, Ricatto d’amore),  diretto da Martin Campbell (Casinò Royale, La leggenda di Zorro).

La trama del film sarà incentrata sul personaggio della Silver Age, Hal Jordan, e sul corpo delle lanterne verdi.

Inizialmente tra i candidati a vestire i panni di Lanterna Verde c’erano, tra gli altri: Nathan Fillion, Sam Worthington, Bradley Cooper, Justin Timberlake, Henry Cavill, Jared Leto, Michael Fassbender e Ryan Gosling, ma alla fine la scelta finale cadde su Ryan Reynolds, considerato fisicamente più adatto al ruolo.

Originariamente, la scelta della location era ricaduta su Sidney,  ma, a causa dell’aumento della valuta australiana, per ridurre i costi, la produzione si è vista costretta a spostarla a New Orleans, in Lousiana.

Il film promette un notevole seguito di pubblico, considerevoli investimenti pubblicitari ed enormi guadagni. Quello che possiamo augurarci, a quasi due anni dall’uscita nelle sale (17 giugno 2011), è che la pellicola sia all’altezza del fumetto e che la sceneggiatura non sia immolata in nome dei fini commerciali e degli incassi.

Fan di Lanterna Verde, unitevi: il vostro eroe sta arrivando!

A cura di Antonio Adelfio

Titolo originale The Green Lantern
Regista Martin Campbell
Produzione DC Comics
Warner Bros.
Scritto da Greg Berlati
Michael Green
Marc Guggenh
Cast Ryan Reynolds – Hal Jordan/Green Lantern
Musica John Debney
Distribuzione Paramount Pictures
Uscita USA 17 Giugno 2011
Uscita Italia
Durata
Budget
Incasso totale

Centurion

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E’ Online lo spettacolare trailer di Centurion

De Niro e Scorsese insieme

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In occasione della premiere di Shutter Island, Martin Scorsese rivela di avere in progetto un nuovo gangster movie insieme a Robert De Niro, protagonista di Taxi Driver e Toro Scatenato

A sedici anni dalla loro ultima collaborazione, sembra che ora sia giunto il momento per la tanto attesa reunion. Scorsese ha infatti ammesso di essere al lavoro su un nuovo progetto che lo vedrà collaborare nuovamente con De Niro.

Al momento del film si sa poco. Attenderemo nuovi sviluppi..

La spada nella roccia: recensione del film Disney

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La spada nella roccia: recensione del film Disney

Tra i capolavori dell’animazione targati Walt Disney, La spada nella roccia (1963), diretto da Wolfgang Reitherman, si distingue per il suo tono scanzonato, la sua atmosfera magica e il racconto di formazione che ha segnato l’infanzia di intere generazioni. Il film narra le vicende di Artù, giovane orfano soprannominato Semola, destinato a diventare il leggendario Re d’Inghilterra, e del suo apprendistato sotto la guida dell’eccentrico e pasticcione Mago Merlino. Un racconto che mescola ironia, avventura e profonde lezioni di vita, rendendolo un cult senza tempo.

La spada nella roccia, un racconto di formazione tra magia e crescita personale

La spada nella roccia si inserisce a pieno titolo nella tradizione delle La spada nella roccia come capolavoro senza tempo, capace di trasmettere valori profondi e di conquistare il pubblico di tutte le età., in cui il protagonista attraversa un percorso di crescita e scoperta. Semola, inizialmente ingenuo e insicuro, è chiamato ad affrontare sfide che non richiedono la forza fisica, ma l’intelligenza e l’astuzia, qualità che Merlino cerca di affinare attraverso un insegnamento non convenzionale.

Significativa è la contrapposizione tra Semola e il suo fratellastro adottivo Caio: mentre quest’ultimo incarna la forza bruta e la mediocrità, Semola rappresenta la perspicacia e il potenziale nascosto, che culmina nel momento in cui, senza rendersene conto, estrae la leggendaria spada dalla roccia, rivelandosi il vero re. Questa scena, di grande impatto visivo ed emotivo, sottolinea come la grandezza non sia determinata dall’apparenza o dalla prestanza fisica, ma da qualità interiori che emergono al momento opportuno.

Lezioni di vita attraverso la magia

Uno degli aspetti più iconici del film è l’uso della magia come strumento di apprendimento. Attraverso la metamorfosi in vari animali – un pesce, uno scoiattolo e un passero – Semola impara lezioni fondamentali sulla sopravvivenza, sul coraggio e persino sull’amore.

Emblematica è la sequenza in cui, trasformato in scoiattolo, Semola viene corteggiato da una piccola scoiattolina, che si innamora perdutamente di lui. Il momento in cui la femmina scopre la sua vera identità e rimane sola nella foresta è una delle scene più toccanti del film, poiché mostra come il cuore e i sentimenti possano avere un peso maggiore rispetto alla logica o alla magia stessa.

Il duello con Maga Magò: tra comicità e simbolismo

Uno degli scontri più memorabili del film è il duello magico tra Merlino e Maga Magò, una sequenza animata con grande inventiva e carica di umorismo. La terribile Maga Magò, che può essere ricondotta alla figura della Fata Morgana della leggenda arturiana, rappresenta l’antitesi di Merlino: è caotica, sleale e incarna la magia utilizzata per scopi egoistici e distruttivi. Il duello tra i due è un susseguirsi di trasformazioni sempre più esilaranti, culminando con la vittoria di Merlino grazie a un’astuta trovata che dimostra, ancora una volta, la superiorità dell’intelligenza sulla forza bruta.

La spada nella roccia è un classico senza tempo: animazione, musica e atmosfera

Dal punto di vista stilistico, La spada nella roccia segna un punto di svolta per l’animazione Disney. L’uso del processo xerografico, che conferisce ai disegni un tratto più marcato e dinamico, si sposa perfettamente con l’atmosfera vivace e spensierata del film.

Indimenticabile è anche la colonna sonora, con brani iconici come Higitus Figitus, che accompagnano le scene di magia e sottolineano il tono scanzonato della narrazione. La musica, candidata all’Oscar nel 1964, contribuisce a creare un’atmosfera magica e coinvolgente, che ancora oggi risuona nel cuore degli spettatori di tutte le età.

Conclusione

La spada nella roccia è molto più di un semplice film d’animazione: è un racconto di crescita, amicizia e scoperta di sé, reso indimenticabile dalla genialità di Merlino, dalla comicità di Anacleto e dalla semplicità disarmante di Semola. Un classico che continua a incantare generazioni di spettatori, dimostrando che il vero potere non risiede nella forza fisica, ma nella conoscenza, nell’intelligenza e nel cuore.

The Simpson Movie: recensione del film

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The Simpson Movie: recensione del film

La recensione del film d’animazione The Simpson Movie diretto da David Silverman e targato 20th Century Fox.

The Simpson Movie è con le voci di: Dan Castellaneta (Homer Simpson); Julie Kavner (Marge Simpson); Nancy Cartwright (Bart Simpson); Yeardley Smith (Lisa Simpson).

The Simpson MovieSinossi: The Simpson Movie è basato sulla serie televisiva di grande successo frutto della creatività del fumettista americano Matt Groening, di cui è protagonista la famiglia composta da Homer, Marge ed i loro tre figli, Bart Lisa e la piccola Maggie. Da una catastrofe che è Homer stesso a provocare, facendo cadere il silo contenente le feci di un maialino a cui si è affezionato nel lago situato nei pressi della città di Springfield. Il laghetto, che già versava in condizioni critiche, sarà inquinato irrimediabilmente, tant’è che uno scoiattolo che ci finisce dentro ne esce fuori mutato con decine di occhi sul capo. L’animaletto viene trovato dal Dipartimento della Protezione Ambientale, ed il suo perfido capo convince il presidente degli Stati Uniti (che nel film corrisponde ad un ingenuo e divertente Arnold Schwarzenegger) che è necessario isolare Springfield al resto del pianeta intrappolandola in una enorme sfera di vetro infrangibile.

I cittadini della città scoprono che la colpa è di Homer, ed infuriati si recano da lui per giustiziarlo, ma lui e la sua famiglia riescono a fuggire in Alaska. Alla notizia che il dipartimento per l’ambiente ha preso la decisione di distruggere definitivamente Springfield, Homer attanagliato dal suo proverbiale egoismo infantile non ne vorrà sapere di far ritorno alla sua città per salvarla, mentre il resto della famiglia con Marge delusa dal suo comportamento e Bart rammaricato per l’indolenza del padre, farà il contrario. Il conseguente travaglio di Homer e l’aiuto di una anziana indigena del nord America dai poteri paranormali faranno cambiare idea ad Homer, che tornerà a salvare la sua città ed a fare pace con la sua famiglia.

The Simpson Movie: recensione del film

Analisi: Il vero trampolino di lancio del film è il clamoroso successo della serie televisiva dei “Simpson”, che all’uscita del lungometraggio raggiunge il prestigioso traguardo di serie animata più lunga trasmessa in televisione con i suoi quattrocento episodi. Uno sforzo notevole se si pensa a quelli che sono i ritmi frenetici ed il costante mutamento della televisione. I motivi di tanto clamore risiedono nello carattere parodistico e satirico attraverso cui il cartone parla della condizione della società americana ed in genere occidentale, delle sue contraddizioni ed ambiguità. I personaggi dei “Simpson” sono un riflesso di tutti gli aspetti che riguardano il nostro modo di vivere, attraverso situazioni semi vere in una salsa di ironie e battute, tra flashback e citazioni, spesso spassose e quasi mai superficiali. Nei suoi cartoni Groening volutamente ha utilizzato il “set” della famiglia scimmiottando le famose sit com americane di ambientazione familiare, che nella società americana disgregata, lavorista, individualista delle grandi metropoli e periferie hanno costituito un mezzo per veicolare valori e modelli. Spesso molto discutibili, per questo i Simpson hanno fatto breccia grazie ad un sarcasmo non indifferente. Cercare una connotazione politica definita nel cartone è difficile ed inutile, data una propria sensibilità ed acutezza che hanno sicuramente una retrospettiva sociale ed uno spirito progressista, ma non mancano gli indirizzi individualisti. All’inizio del film un personaggio sventola una bandierina su cui è scritto “Hillary 2008”, ignaro della vittoria di Obama: questo e le infinite frecciatine della serie tv di certo fanno capire che la fazione Repubblicana è la più avversa.

Il film inizia con sprint ma dispiace dirlo, non convince. Sebbene le gag graffianti non manchino, forse questa volta la vena più satirica nei riguardi degli stili e dei vizi dei cittadini del mondo occidentale, quella che aveva reso la serie animata come forse l’unica ed encomiabile più “politically scorrect” nel panorma delle serie televisive made in America, sembra essere spuntata. Lascia infatti il passo ad una comicità un po’ più facile, con scatch che si susseguono una dietro l’altro in un ritmo poco fluido. Le liti fra moglie e marito e padre e figlio hanno spesso funzionato nel cartone dando un intelligente modo di rappresentare le difficoltà fisiologiche di ogni relazione umana nell’alveo familiare, che oggi sembrano un po’ a tutti mostri inesorabili, ma nel film questi intrecci stentano. La gag su “Spiderpork” sembra più quella dell’altra serie animata di una famiglia americana, postuma ai Simpson, i Griffin.

Confondere le due cose è un grosso errore, i Griffin sono furbi, isterici, vacui. E così, i Simpson del film (con i suoi ragguardevoli effetti 3D) appaiono più “massificati”. E però non passa inosservata la battuta di Bart sul treno che impersona Topolino, definendosi “la mascotte di una malvagia corporazione”. Il cinema ed un cartone animato, quale ghiotta occasione per Groening per non sfoderare un’ironia sulla Disney? Nella serie televisiva sono diverse le stilettate nei confronti della fabbrica di cartoni disneyana, e nel film non mancano. Forse anche per questo i Simpson possono essere considerati i degni figli di Tex Avery, animatore e regista statunitense, creatore di Bugs Bunny, Duffy Duck, Droopy, Porky Pig, la cui influenza si è sentita in tutte le serie a cartoni animati tra gli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso.

Lo stile registico di Avery ha demistificato la rigida impostazione sopratutto dei primi corti e lungometraggi stabilita da Walt Disney, (nel cartone “Screwball Squirell” del 1944 Avery provoca dichiaratamente Disney), e la surrealtà e la libertà anarcoide dei suoi cartoni sono evidentemente rintracciabili nella libertà di pensiero e di espressione dei gialli di Groening. Eh si, gialli.

Per una ironia della sorte e di corrispondenza assiologica col passato, è il corole di “Yellow Kid”, il bambino vestito della celebre tunica gialla frutto dell’ispirazione dello statunitense Robert F. Outcault, celebrato come il capostipite del fumetto, il primo che fece comparire il baloon. Si trattava guarda caso di una striscia comica e proletaria dal nome Hogan’s Alley in cui il protagonista Yellow Kid razzolava tra i bassifondi poveri e ributtanti di New York, sulle pagine domenicali del New York World negli ultimi anni del 1800. Un successo di pubblico, ma i proprietari d’ immobili che deplorarono il connubio fra il New York Journal (che intanto aveva strappato Outcault ai suoi rivali) e quegli straccioni di carta, chiesero ed ottenennero il licenziamento di Outcault. Oggi La statuina di Yellow Kid è anche il prestigioso premio, considerato ormai come l’Oscar dei fumetti( genere originario di Matt Groening) che da molti anni viene assegnato nell’ambito del “Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’illustrazione” ad autori, disegnatori ed editori, italiani e stranieri. About Disney: nessuno può negare che ci regala dei momenti magici, leggete le recensioni di questo sito per avere un’idea. Ma la stoccata di Groening è giustificata: non dimentichiamo che nel 2005 Disney ha pagato una cauzione di 70 milioni di euro per non sottoporsi al processo che la vedeva imputata per avere inserito messaggi subliminali a sfondo erotico in alcuni dei suoi cartoni animati, come ha spiegato Beppe Grillo in un suo spettacolo. Ignacio Ramonet, direttore di “Le Monde Diplomatique” nel suo “Piccolo dizionario critico della globalizzazione” ci parla di Disney e di Bangladesh. Nel 2003 la Disney ha disdetto un contratto con una fabbrica dopo che le operaie di una impresa tessile e di giocattoli subappaltata dalla multinazionale americana avevano presentato un elenco di richieste. Il loro salario rappresenta lo 0,7% del prezzo finale della camicia pagata dal consumatore 18 euro a fronte dei milioni spesi in pubblicità e percepiti da i dirigenti Disney. Senza contare le ore di lavoro delle operaie, 102 alla settimana, senza giorni di riposo e con salari che oscillano tra gli otto e i 4 euro settimanali e con tanto di pressioni anche violente dei capireparto. Torniamo al film dei Simpsons: i loro fedelissimi fans passeranno su questa mezza occasione mancata, per l’infinito successo ottenuto dai tantissimi (non tutti!) episodi della esilarante famiglia americana di Springfield. Senza dimenticare l’altra serie animata di Groening, Futurama, dalla quale sono stati tratti dei lungometraggi niente male.

Il pianeta del tesoro: recensione del film

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Il pianeta del tesoro: recensione del film

La recensione del film d’animazione Il pianeta del tesoro diretto da Ron Clements e John Musker, con le voci di Joseph Gordon-Levitt (Jim Hawkins); Brian Murray (John Silver); Emma Thompson (Capitano Amelia)

Sinossi: Cresciuto con la mamma, proprietaria di una locanda sul pianeta minerario Montressor, l’adolescente scavezzacollo Jim Hawkins si mette spesso nei guai per le scorribande a bordo del suo Solar Surfer. Sin da piccolo, il ragazzo è affascinato dalle avventure dei pirati dello spazio – come il leggendario Capitano Flint – e dai cercatori di tesori, così, quando un’astronave precipita nelle vicinanze della locanda ed uno strano viaggiatore gli consegna un’antica sfera che custodisce una misteriosa mappa spaziale, il ragazzo decide di partire per andare alla ricerca del Pianeta del Tesoro. Ad accompagnarlo nella sua avventura c’è il dott.Doppler, un astronomo che si incarica di organizzare la spedizione prendendo in affitto il galeone spaziale R.L.S. Legacy, comandato dal Capitano Amelia, ed un equipaggio per governarlo.

Una volta a bordo, con suo sommo rammarico Jim si vede relegato al ruolo di mozzo affidato alle cure del cuoco John Silver, un cyborg dall’aspetto minaccioso che prende però il ragazzo sotto la sua protezione. Durante il viaggio, però, la vera natura dell’equipaggio si rivelerà estremamente pericolosa e una volta giunti sul pianeta del Tesoro per Jim, Doppler e Amelia le cose si metteranno al peggio perché la ciurma della nave si è rivelerà una ciurma di pirati. Tuttavia, con l’aiuto di B.E.N., un robottino abbandonato da anni sul pianeta, Jim riuscirà a trovare il tesoro e a tornare da sua madre.

Analisi: Il Pianeta del tesoro è stato tratto dal noto romanzo di Robert Luis Stevenson, L’isola del tesoro. Dell’opera di Stevenson è stata mantenuta la trama avventuristica della caccia al tesoro, ma in un’ambientazione fantascientifica. Il pianeta del tesoro è stato presentato in prima mondiale nella città natale del grande scrittore, Edimburgo, con una festa al suono di cornamuse in un castello settecentesco, che è il periodo di ambientazione del romanzo. Nel lungometraggio al posto di un’isola c’è un pianeta da raggiungere, si viaggia attraverso invenzioni futuristiche in una dimensione intergalattica, con buchi neri, tempeste cosmiche, sentieri del cielo, pirati cybernetici, e tecniche tridimensionali. Ci sarebbero gli ingredienti per parlare di un lungometraggio animato da ricordare quindi, ma il film purtroppo risulta essere statico. Questo perché non si è riusciti ad andare oltre lo schema un po’ rigido da cartone dysneiano, non ci sono grandi trovate, anche se ci sono spiritosaggini…di sicuro i piccoli sono serviti. Si sa che la maggior parte dei film disney si basa su una rielaborazione di fiabe o romanzi famosi, in una totale trasformazione dell’opera originale, adattata ad un pubblico di giovanissimi, anche se a volte grazie ai giochi di fantasia, la comicità, le trame non scontate, i film sembrano riusciti.

Il pianeta del tesoro: recensione del film 

Il romanzo “L’isola del tesoro” venne pubblicato sulla rivista per ragazzi “Young Folks” negli anni 1881-1882. La fantasia del libro assume significato alla luce della simbologia ed allegoria che pongono al centro di tutto la morale. Lo stile è chiaro e riesce a trasmettere tensione. Da questo testo dovrebbero prendere lezioni registi e sceneggiatori della saga “Pirati dei Carabi”, in debito con Stevenson. Il tesoro che non si riesce a trovare è il simbolo dell’avidità degli uomini che trascina verso il nulla, Jim Hawkins cresce interiormente quando riesce a scorgere nelle persone adulte, rimanendo colpito, la doppiezza dei loro comportamenti, l’ambiguità e lo sdoppiamento, ed alla fine continua ad essere perseguitato da incubi in cui rivede le spiagge dell’isola dei pirati. E’ affascinante anche la vita dello stesso Stevenson, giovane ribelle in polemica con il padre ed il puritanesimo borghese del suo ambiente, che si stabilì negli ultimi anni di vita nelle isole Samoa, circondato dal rispetto degli indigeni che lo chiamarono “Tusitala” (narratore di storie), e che difese più volte dalle prepotenze dei bianchi.

Il Re Leone: recensione del capolavoro Disney

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Il Re Leone: recensione del capolavoro Disney

La recensione del film d’animazione di Il re leone, diretto da Roger Allers e Rob Minkoff e targato Walt Disney Pictures.

Il re leone vanta le voci di: Jonathan Taylor Thomas (Simba cucciolo); Matthew Broderick (Simba adulto); Jeremy Irons (Scar); James Earl Jones (Mufasa); Niketa Calame (Nala cucciola); Moira Kelly (Nala adulta); Nathan Lane (Timon); Ernie Sabella (Pumbaa); Robert Guillaume (Rafiki); Rowan Atkinson (Zazu); Whoopi Goldberg (Shenzi); Cheech Marin (Banzai); Jim Cummings (Ed).

Cosa succede ne Il Re Leone

Gli animali della Terra del Branco accorrono alla presentazione del piccolo Simba, figlio di Re Mufasa e prossimo re della savana. Solo il cattivo Scar, fratello minore e invidioso di Mufasa, non è felice della nascita del cucciolo e farà di tutto per impossessarsi della corona, fino a disfarsi di coloro che gli sono davanti in linea di successione: Mufasa e Simba. Spetterà al giovane leone, non più cucciolo e consapevole dei suoi diritti e doveri, riportare la pace nelle Terre del Branco.

Poderoso ritratto della bellezza del paesaggio africano, Il Re Leone è un viaggio di un cucciolo verso la consapevolezza del suo ruolo nel branco. Il protagonista Simba attraversa il film da cucciolo spensierato a leone adulto passando per l’alienazione dal suo mondo e arrivando a nutrirsi di insetti come i suoi simpatici amici Pumbaa e Timon. Ne Il re leone si può infatti suddividere in grandi sequenze che racchiudono ognuna uno stadio dell’evoluzione del protagonista. La prima disegna l’infanzia spensierata del giovane erede al trono che cresce ignorando il suo ruolo nel mondo e le sua responsabilità; l’avventura al cimitero degli elefanti e il successivo intervento di Mufasa lo scuotono e lo rendono partecipe di quanto forza e potere siano anche portatrici di responsabilità e paure per coloro che si amano.

Il Re Leone è un viaggio di un cucciolo verso la consapevolezza del suo ruolo nel branco

Comincia una seconda fase per Simba, che si concluderà tragicamente con la morte del padre e con la successiva fuga dal branco. E’ sicuramente una scena molto triste che ricorda per un verso Bambi e la morte della madre ad opera del cacciatore. Resta la differenza che questa volta il protagonista viene incolpato, seppure ingiustamente, per la morte del padre, e questo aggiunge un po’ di complessità al personaggio, cosa che invece in Bambi non esiste. Nella terza parte Simba rinasce, dimentica il dolore e inizia una nuova vita con i suoi amici insettivori, con l’unico motto di Hakuna Matata, senza pensieri, fino all’arrivo di Nala, compagna di giochi e sua promessa regina.

Nell’ultima parte Simba, divenuto un leone adulto, prende coscienza di sé, grazie all’intervento di Rafiki, il saggio mandrillo, e si rimpossessa del regno sconfiggendo il perfido zio Scar. Il re leone viene premiato con un successo planetario e due Oscar, uno all’ottimo Hans Zimmer per la colonna sonora, un altro a Elton John per la canzone Can You Feel the Love Tonight. Realizzati dei sequel: Il Re Leone: il regno di Simba nel 1998 e Il Re Leone 3: Hakuna Matata nel 2004, realizzata anche una serie animata con protagonisti Pumbaa e Timon. Nella versione italiana le voci di Scar e Mufasa sono nell’ordine di Tullio Solenghi e di un ottimo Vittorio Gassman in una delle sue ultime interpretazioni.

Nel 2019 la Disney ha prodotto un remake in CGI di incredibile fattura.

Up: recensione del film Pixar di Peter Docter

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Up: recensione del film Pixar di Peter Docter

La recensione dell’acclamato film d’animazione Up di Peter Docter e Bob Peterson con le voci di Edward Asner (Carl Fredricksen); Jordan Nagai (Russel).

Up, la trama

In Up Carl Fredricksen cresce nel mito di Charles Muntz, esploratore. Con sua moglie Ellie sogna un viaggio alle Cascate Paradiso, ma purtroppo dopo una vita insieme, al momento della partenza Ellie muore, lasciano solo il povero Carl che si rinchiude nella sua casa. La minaccia di demolizione della sua casa e il rischio di finire in una casa di riposo, spingono Carl a partire portandosi dietro …. tutto…anche un ospite inatteso, una giovane scout di nome Russel che lo accompagnerà nella grande avventura verso la quale si sta avviando ignaro.

Up, vivacità e umorismo

L’ultimo lavoro Disney Pixar spicca per vivacità e umorismo. Dopo il romantico Wall-E, Carl Fredricksen e i suoi amici sono una sferzata di energia e di umorismo, senza dimenticare un po’ di sana commozione.

Up comincia quando sembra che per il protagonista sia giunta la fine della vita, ma l’entrata in scena del piccolo Russel, cambierà ogni cosa. L’avventura, vista come un viaggio prima interiore e poi fisico, porta i due protagonisti alla conoscenza e all’apprezzamento reciproco, mentre i sani valori disneyani vengono fatti trionfare. La vecchiaia non è inutile e la giovinezza non è tutta perduta: retorica a fiotti dunque, ma sempre con grande stile, come la Pixar ci sta abituando. Brutta figura fanno però i genitori, in una società in cui si ha più tempo per il lavoro che per i figli, vengono rivalutati i nonni che fanno le veci degli assenti.

Inutile sottolinearlo, la tecnica è sempre migliore e le rappresentazioni, seppure non troppo realistiche, sono funzionali alla caratterizzazione dei personaggi. Spicca in questo lungometraggio un uso del colore che sembra riportare alle origini il cartone animato: sono i colori brillanti di Aladdin o della Sirenetta che si mescolano alle nuove tecniche rappresentative. Come detto, il risultato è sgargiante e sicuramente non troppo realistico, ma una gioia per gli occhi e per le emozioni che malgrado l’età o il disincanto che regna sovrano. Menzione speciale al Beccaccino Kevin, esilarante “tacchino in Tecnicolor”. I sogni son desideri, diceva Cenerentola molti anni fa, e i palloncini di Up hanno sicuramente alimentato quelli di molte persone, grandi e piccini.

La promozione di UP è stata particolarmente accurata e massiccia. Siamo partiti dal luglio 2008 quando al Comic Con di San Diego è stato presentato il primissimo trailer. Solo a novembre del 2008 il teaser è stato visibile in rete e in concomitanza c’è stata l’apertura ufficiale del sito del film. A febbraio sul sito Disney.com (slo versione USA) hanno debuttato gli esilaranti Up-isode, brevi filmati promozionali con il voluto gioco di parole su episodi ed il titolo del film, tradotti poi anche in italiano come UPisodi. Presentato a Cannes il 13 maggio, è uscito negli USA il 16 dello stesso mese, arrivando da noi solo ad ottobre.

Curiosità: Il numero di palloncini necessari per sollevare una casa di tali dimensioni, stimata pesare 50 tonnellate, dovrebbe essere almeno cinque volte maggiore di quello presentato nel film.

Michael Bay e Megan Fox fanno la pace

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Michael Bay e Megan Fox fanno la pace

Dopo tutte le catteverie dette o inventate Michael Bay e Megan Fox hanno finalmente fatto la pace, dopotutto dipendono l’uno dall’altra e non si poteva prevedere una via diversa di quest’alterco mediatico nato all’usicta di Transformers: La Vendetta del Caduto. Ora Bay prende in mano la situazione e chiarisce bene le sue disposizioni verso Megan:

La adoro. (…) E’ giovane, tutti dovrebbero lasciarla stare, ha solo… 23 anni, giusto? Ho viaggiato per il mondo con lei, e a questo punto è diventata una vera icona, sapete?

Quindi dimenticherà le critiche che le ha mosso?

Assolutamente sì. [Dopo la famosa sparata su Hitler che ha causato una vera reazione a catena], mi chiamò e mi disse: “Sono tutte cavolate, Mike.” E’ la stampa, loro ci marciano sopra, ti perseguitano e approfittano di qualsiasi parola per montare dei casi. Lei ha sempre fatto commenti folli come quello, è il suo carattere. E’ grandiosa. Inoltre avrà un grande ruolo in Transformers 3.

Quindi non ha intenzione di vendicarsi, diciamo, uccidendola?
No, no. No. Glie ne capitano già abbastanza!

Persepolis, il film d’animazione di Marjane Satrapi

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Persepolis, il film d’animazione di Marjane Satrapi

Persepolis è il film d’animazione del 2007, candidato all’Oscar, basato sull’omonima graphic novel autobiografica scritto e diretto da Marjane Satrapi.

Persepolis, la trama

La storia (che è un romanzo di formazione) inizia poco prima della Rivoluzione iraniana. Nel film viene mostrato, inizialmente attraverso gli occhi di Marjane a nove anni, come le speranze di cambiamento della gente furono infrante lentamente quando presero il potere i fondamentalisti islamici, obbligando le donne a coprirsi la testa e imprigionando migliaia di persone. La storia si conclude con Marjane, ormai ventunenne, che espatria.

Persepolis, l’analisi

Persepolis è il film d’animazione tratto dalla grapich novel scritta da Marjane Satrapi, autrice e regista stessa del lungometraggio. Sono infatti le memorie della scrittrice di origini iraniane a fare da trama narrativa; la storia ci parla infatti dell’esperienza di vita una bambina che passa la sua infanzia a Teheran, ai tempi della caduta dello scià, anno 1978, in una situazione delicata e di transizione in cui in Iran passa dalla caduta di una dittatura di stampo laico alla presa del potere da parte di Khomeini che attraverso la sua propugnata “rivoluzione islamica” infonde sentimenti di speranza e di aspettativa nelle frange della società più progressiste e filocomuniste ,come la famiglia di Marjane, ma che in realtà si rivelerà essere più repressiva ed autoritaria della precedente.

Marjanne emigrerà quindi in Austria e l’esperienza europea, che finirà con un ritorno della ormai ragazza nella sua terra d’origine, coincide con la maturazione della protagonista, che da bambina diventa ragazza, e che attraverso amicizie e amori viene a contatto con i tratti più spiccati della dimensione europea, diversa dalla sua, (in cui non sono assenti razzismi e fondamentalismi religiosi) evolvendo la propria interiorità attraverso un osservazione consapevole della realtà.

Persepolis, tra potere e bigottismo

Persepolis stigmatizza le forme terribili che il potere assume ma rivela  l’ incapacità che la società civile di riuscire ad andare oltre le sue inerzie e le sue false credenze, come quelle che si trascinano dietro i bigottismi religiosi, e gli eccessi di individualismo, come quelli che emergono ad esempio dalla descrizione dei i giovani della società occidentale.

Gli assi su cui fa evidentemente leva il film sono quelli dello sguardo femminile e femminista della realtà da parte della protagonista, che è chiaro ma non disdegna, e il noto meccanismo della messa a confronto di due modelli di civiltà ,quello europeo e quello arabo nel film, attraverso cui emergono similitudini e differenze che portano a intravedere la relatività di ogni modello di vita ed a mettere in discussione il proprio; sembra inequivocabile il richiamo al romanzo di Montesquie “Lettere Persiane”, un libro antesignano dello spirito critico attraverso cui guardare ai meccanismi sociali, il cui protagonista principe persiano Uzbek in viaggio in Europa descrive stupito i costumi francesi provocando l’effetto di stupire il lettore francese(e divertirlo, come lo spettatore il Persepolis).

Un ingrediente che rende eccezionale il lungometraggio animato risiede nella struttura del film, che ci mostra quanto il modo per esplorare la nostra interiorità e di nostri sentimenti sia quello di guardare dall’alto ai modelli sociali in cui ci troviamo; che premia l’idea che le emozioni e la coscienza siano anche in qualche modo legate ed influenzate dal modo di vivere collettivo, non appiattendosi come tanti mediocri e attuali film italiani solo e totalmente su soggettivismi, amicizie, familiarismi e sentimentalismi di maniera che a volte altro rappresentano e descrivono se non il nulla cosmico. Se il concetto dell’integrità morale” può sembrare una congettura, il regolare ed avvenente tratto del disegno di Marjane Satrapi rendono Persepolis un film schierato ed amabile.

Roberto Orci e Alex Kurtzman non scriveranno Transformers 3.

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Gli sceneggiatori lo hanno annunciato sul forum di Don Murphy: Quindi Alex e Bob, è vero: non sarete coinvolti questa volta. E’ vero.

Mi spiace, Roberto. Siamo in buone mani con Ehren Kruger? Conosce i suoi Transformers? Sicuro. Ha fatto i compiti, è incredibile.

I due sceneggiatori non erano stati in grado di scrivere da soli neanche Transformers: La Vendetta del Caduto, a causa dei numerosi impegni che li vedeva coinvolti e soprattutto della fretta con cui serviva lo script (che hanno ricavato da una bozza di Michael Bay stesa durante lo sciopero degli sceneggiatori). Ehren Kruger, autore di film come The Ring e I Fratelli Grimm, è responsabile assieme a Bay delle idee più “umoristiche” (considerati però un po’ di bassa lega) di Transformers: La Vendetta del Caduto, come I Gemelli o gli “attributi” di Devastator. A lui sarà affidata l’intera sceneggiatura di Transformers 3, almeno per ora.

Ufficiale Transformers 3

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Ora è ufficiale: “Transformers 3” uscirà nei cinema di tutto il mondo il 1 luglio 2011; la notizia – che era nell’aria – è stata data ieri da Michael Bay in persona sul suo sito ufficiale. Il popolare regista statunitense non si è pero’ limitato ad annunciare lo sbarco al cinema della terza  parte della saga, ma ha anche aggiunto alcuni interessanti dettagli:

“Oggi è il giorno 1 [della pre-produzione, ndr]. Stamane ci siamo visti coi tecnici della Industrial Light & Magic a San Francisco, in un incontro di cinque ore. Attualmente sto andando a Rhode Island con [lo sceneggiatore, ndr] Ehren Kruger per parlare alla Hasbro dei nuovi personaggi”.

Nella nuova pellicola è quindi previsto l’ingresso in scena di nuovi personaggi. Michael ha poi dedicato alcune simpatiche riflessioni a Megan Fox, che insieme a Shia LaBeouf sarà nuovamente protagonista sul set del film, invitandola “a farsi vedere da un uon dottore”, per evitare che alcuni effetti collaterali – come nausea, vertigini ed insonnia – possano disturbarla durante le riprese. Ricordiamo che le prime due pellicole della saga hanno incassato in tutto il mondo oltre 1,5 miliardi di dollari.

Lilo & Stitch: recensione del film d’animazione

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Lilo & Stitch: recensione del film d’animazione

La recensione del film d’animazione, Lilo & Stitch diretto da Dean DeBlois e Chris Sanders e con le voci di Daveigh Chase (Lilo); Chris Sanders (Stitch); Tia Carrere (Nani); David Ogden Stiers (Jumba); Kevin McDonald(Pleakley ); Ving Rhames(Cobra Bubbles)

Sinossi: L’esperimento 626, creato per portare distruzione e caos, fugge dalla sua prigione galattica e arriva sulla Terra, alle Hawaii. Qui vive Lilo, una bambina che vive sola con la sorella e che desidera sopra ogni altra cosa un amico ‘come un angelo’.

Lilo & Stitch, il film

Il film è ambientato alle Hawaii, prima novità per un prodotto Disney e primo element di spicco, per quello che riguarda gli scenari coloratissimi, realizzati ad acquerello, cosa che non accadeva dai tempi di Dumbo.

Ma fondamentalmente il film è una fiaba dai concetti fondamentali davvero terribili: si parla di abbandono, di sradicamento, della ricerca di un proprio posto nel mondo. I due protagonisti sono accomunati da questa necessità, da questo desiderio di sentirsi accettati e mai dimenticati. Lilo & Stitch non è il primo film ambientato nell’isola di Kauai: essa compare anche ne I predatori dell’arca perduta e nella trilogia di Jurassic Park. In Lilo & Stitch, la serena bellezza dell’isola serve a bilanciare i temi dell’abbandono, della perdita, delle difficoltà economiche e sociali di Lilo e della sua famiglia.

La scelta delle isole Hawaii ha condizionato non solo le scenografie, come già detto, ma anche il fuoco della storia. Infatti mentre Sanders e i suoi visitavano Kauai per preparare le scenografie del film, vennero a conoscenza del concetto della famiglia estesa hawaiana, espresso dal termine ohana, che divenne un elemento centrale di Lilo & Stitch. DeBlois ricorda:

“Dovunque andassimo, la nostra guida conosceva qualcuno. Fu lui a spiegarci il concetto hawaiano di ohana, un senso di famiglia che va al di là dei parenti stretti. Questa idea divenne un tema fondamentale della storia, la cosa che spinge Stitch a andare oltre ciò per cui era stato creato, ovvero distruggere.” 

Lilo & Stitch è quindi un buon mix di sentimentalismo, neanche tanto smielato, e divertimento con personaggi davvero ben delineati, soprattutto nel caso dei piccoli protagonisti. Anche qui non mancano le auto-citazioni Disney: Il trailer di Lilo & Stitch iniziano presentando trailer di altri film della Disney (La bella e la bestia, La Sirenetta e Il re leone, Aladdin) interrotti dall’arrivo di Stitch.

Nella scena finale del film viene mostrata una sequenza di fotografie di Lilo, Stitch e dei loro amici; ognuna di esse riprende un’immagine celebre, tra cui alcune illustrazioni di Norman Rockwell. Le scene ambientate nello spazio riprendono alcuni topos della fantascienza: la sala del consiglio della Federazione Galattica ha un’architettura che riprende, ad esempio, quella del pianeta Coruscant nel primo prequel di Star Wars; gli alieni Jumba e Pleakley, durante la propria permanenza sulla Terra, badano a non farsi notare dai terrestri e a non interferire con la loro cultura, come previsto dalla prima direttiva della Flotta Stellare nei telefilm di Star Trek.

Alcuni degli alieni della Federazione presentano similitudini con altri personaggi di film della Disney. Riferimenti più espliciti si trovano nel peluche di Dumbo presente nella stanza di Lilo e nel poster del film Mulan affisso alla parete della sorella. Inoltre, le illustrazioni del libro de Il brutto anatroccolo cui si appassiona Stitch sono tratte dall’adattamento in cartone animato della Disney.

Alla ricerca di Nemo: recensione del film

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Alla ricerca di Nemo: recensione del film

La recensione del film d’animazione Alla ricerca di Nemo diretto da Andrew Stanton e prodotto da Disney Pixar.


Anno:
2003

Regia: Andrew Stanton

Con le voci di: Albert Brooks (Marlin); Ellen DeGeneres (Dory); Alexander Gould (Nemo); Willelm DaFoe (Branchia); Geoffrey Rush (Amilcare).

Alla ricerca di NemoSinossi: Marlin, un pesce pagliaccio, ha perso la moglie Coral e tutte le sue uova, ad eccezione di Nemo, unico superstite dopo l’attacco di un predatore. Come figlio unico e con una pinna atrofica, Nemo è soffocato dalle attenzioni paterne, il che lo porterà a disobbedirgli e a nuotare in mare aperto. Qui il piccolo pesciolino verrà pescato da un sub che lo porrà nel suo acquario. Quest’ulteriore perdita spingerà Marlin ad addentrarsi nell’oceano per ritrovare il suo piccolo Nemo. Con una simpaticissima compagna di viaggio, Dory, Marlin scoprirà l’oceano, conoscerà squali vegetariani e tartarughe velocissime, fino a ritrovare suo figlio ed a raccontargli un’avventura che mai avrebbe creduto di poter affrontare.

Analisi: L’ennesimo prodotto Disney Pixar si distingue innanzi tutto per l’incredibile perfezione con la quale è rappresentato il mondo marino, dai riflessi del sole nel blu dell’oceano, alle squame lucenti sul dorso dei pesci. Ma il film di Stanton non è solo una grande grafica, è soprattutto la storia di una persona, nel dettaglio un pesciolino, che dopo una grande sofferenza si chiude al mondo.

La storia di Marlin è sicuramente più importante di quella di Nemo: se il piccolo viene rapito ed allontanato dall’affetto del padre, Marlin dovrà affrontare non solo i pericoli che l’oceano riserva ad un pesce da barriera corallina, ma dovrà anche fare i conti con il passato, con l’incolmabile perdita dell’amore e della famiglia, e soprattutto con la paura di rimanere di nuovo e irrimediabilmente solo. E proprio questa paura, più grande di quella per l’oceano, sarà la molla che lo spingerà alla ricerca del figlio.

Alla ricerca di Nemo è un film che emoziona tutti, grandi e piccini. 

Inoltre, a parte la chiara rappresentazione dei rapporti conflittuali tra genitori e figli, Alla ricerca di Nemo è soprattutto basato su una salda sceneggiatura, divertente e commovente, che raggiunge degli accenti di delicato lirismo che è difficile da trovare anche nelle commedie romantiche più brillanti. “Quando sono con te io mi sento a casa”, frase che la smemorata Dory dice a Marlin nel momento in cui la sta abbandonando, è probabilmente una delle dichiarazioni d’amore più delicate e totali che il cinema abbia mai mostrato.

Difficile, ancora una volta, dire che Alla ricerca di Nemo è un film per bambini, potrebbe apparire riduttivo, oppure, al contrario, potrebbe invece mostrare che la semplicità, l’immediatezza e la sincerità di alcuni sentimenti possono essere raccontati solo attraverso il linguaggio dell’infanzia.

Il film ha ricevuto l’Oscar come miglior film d’animazione.

Steven Spielberg e Bay

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Assieme a Steven Spielberg e allo sceneggiatore Ehren Kruger entro la fine della settimana, si uniranno in un incontro volto a fissare le prime idee sul terzo episodio della saga e, soprattutto, le tempistiche. Questo ha comunicato Bay al curatore del suo sito ufficiale:

 

Monsters & Co: la recensione del film Pixar

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Monsters & Co: la recensione del film Pixar

La recensione del film d’animazione Monsters & Co della Disney Pixar diretto da Peter Docter, David Silverman, Lee Unkrich. Anno: 2001 Regia: Peter Docter, David Silverman, Lee Unkrich. Con le voci di: John Goodman (James P. “Sulley” Sullivan); Billy Christal (Mike Wazowski); Mary Gibbs (Boo); Steve Buscemi (randall Boggs).

Sinossi: Alla Monster, ink si raccolgono grida di bambini per fornire energia pulita a tutti gli abitanti di Mostropoli. I bambini non si spaventano più come un tempo e l’industria minaccia di chiudere, fino a che una bambina entrerà attraverso il suo armadio nella città dei Mostri, scatenando il panico e insospettate conseguenze.

Monsters & Co è divertente e commovente

Analisi: Film della ditta Disney e Pixar del 2001, Monsters & Co è divertente e commovente anche per i più duri. Nucleo della storia è il rapporto tra la piccola fuggiasca Boo e il mostro spaventa-bambini Sulley che dalla paura passa all’affetto attraverso una serie di gag da slapstyc che prendono il posto di una narrazione più classica e convenzionale. Il film parte subito, e prosegue in questo fiume di situazioni comiche fino alla fine, con apice nella scena dell’inseguimento tra le ‘porte scorrevoli’.

Il tema energetico, vagamente (ma non troppo) ambientalista risulta un buon pretesto narrativo che permette lo sviluppo di personaggi e situazioni interessanti, su tutti il cattivissimo Randall, grosso lucertolone disgustoso e camaleontico che esprime nelle sue doti corporee la sua ambiguità, o la bisbetica Roz dalle sembianze di lumaca e l’aspetto da segretaria arcigna.

Una divertentissima e scanzonata storia di amicizia un po’ particolare

Monsters & Co scorre veloce, il ritmo è incalzante e la storia, come ogni Disney che si rispetti, è a lieto fine, senza grossi scossoni. Divertentissima la scena ambientata in Nepal con l’Abominevole Uomo delle Nevi in cerca di compagnia. Monsters & Co candidato a tre premi Oscar, si è aggiudicato la statuetta per la Migliore Canzone “If I Didn’t Have You”. Curiosità: la Pixar non manca di auto citarsi, con la presenza di Jesse (Toy Story 2) e di Nemo (Alla Ricerca di Nemo) tra i giocattoli della piccola Boo.

Premi de 62 esima edizione

Semaine de la Critique

Grand Prix della Semaine de la Critique
Adieu Gary de Nassim Amaouche (Francia)

Premio SACD
Lost persons area di Caroline Strubbe (Belgio / Olanda / Ungheria)

Premio ACID
Whisper with the Wind di Shahram Alidi (Kurdistan)

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