Così come la teoria degli opposti
insegna, in campo amoroso i contrari sono destinati ad attrarsi.
Arnaud e Madeleine hanno davvero
poche cose in comune, una manciata di anni sulle spalle (venti) e
un futuro incerto. Il primo è impegnato insieme al fratello
nell’azienda di legnami ereditata dal padre, all’orizzonte
un’estate piatta e tranquilla fatta di mare e lavoro. Benestante e
viziata, invece, la seconda, tremendamente appassionata di forza
fisica e profezie catastrofiche: non fa altro che attendere
l’apocalisse e prepararsi ad essa, allenandosi e bramando una vita
militare. Proprio una campagna di reclutamento dell’esercito
francese li fa incontrare e scontrare, fra scazzottate e morsi
della prima ora.
Nonostante le linee di
trama possano far pensare a una comune commedia romantica, l’opera
prima di Thomas Cailley va subito ben oltre
pescando elementi da generi diversi e disparati. Spaziando dal
romanzo di formazione al dramma apocalittico, Les
Combattants – tradotto in italiano The
Fighters Addestramento di Vita – è una finestra
aperta sulla giovinezza più scanzonata, ribelle, fiera e
presuntuosa, desiderosa di scontrarsi con la vita e gli eventi.
Giovinezza osservata da un punto di vista decisamente moderno
che rovescia il pensare comune – ormai datato – dell’uomo virile e
della donna debole: Arnaud è infatti un ragazzo fragile, guidato
dai sentimenti, Madeleine è al contrario fredda e statuaria,
irremovibile e spesso insensibile.
Il percorso dei due
protagonisti prende le sembianze di una ricerca disperata di
autonomia, di libertà in senso ampio e materiale, un cammino
lontanissimo dalle convenzioni, dai binari sui quali i fattori
sociali ci costringono talvolta a procedere. Una conquista tanto
importante richiede però sacrificio, dedizione e un pizzico di
irresponsabilità, senza escludere l’onestà di riconoscere i propri
limiti e accettare i fallimenti, quando per forza di cose vi si
inciampa. Il giovane regista francese classe 1980 racconta tutto
questo non solo tramite una sceneggiatura ben scritta (a quattro
mani con Claude Le Pape) e ricca di battute
taglienti, messe soprattutto in bocca al personaggio di Madeleine,
anche tramite delle atmosfere quasi ‘surreali’ come intere foreste
a un passo dalla civiltà, paesi fantasma e una punteggiatura
filmica del tutto anarchica.
A spezzare le scene infatti nessuna
partitura sinfonica a mo di tappeto, bensì musica elettronica
originale a volume sfrenato. Un’ottima prova che ha conquistato
pubblico e critica francese, sino alla consacrazione di tre
fondamentali premi Cèsar durante l’edizione 2015: miglior attrice
Adèle Haenel, nonostante la sua recitazione
cantilenante e il suo fare scontroso non convinca in molti, miglior
attore emergente Kévin Azaïs, che ha davvero un
futuro roseo in patria e non solo, e migliore opera prima.
Certamente un inizio di carriera di carattere, che fa ben
sperare per il prossimo futuro.
Oggi pluricandidato all’Oscar e noto
per film come Il lato
positivo,American Hustle – L’apparenza
inganna e Joy, il regista
David O. Russell ha intrapreso una più decise
scalata ai vertici di Hollywood già con il suo film del 2010
The Fighter (qui la recensione). Questo è
arrivato dopo una pausa di ben sei anni dal suo precedente
lungometraggio, I Heart Huckabees – Le strane coincidenze della
vita. Il film in questione è un biopic dedicato a due fratelli
attivi nel mondo del pugilato, una storia vera che trova qui grande
forza narrativa tanto per la bravura degli interpreti quanto per la
capacità di Russell di sottolineare il cuore emotivo del film.
Scritto da Paul Tamasy, Eric
Johnson e Scott Silver, il film è stato
ispirato dal documentario del 1995 intitolato High on Crack
Street: Lost Lives in Lowell, dedicato proprio alla famiglia
Eklund-Ward, della quale fanno parte i due fratellastri qui
protagonisti. A dirigere il film doveva inizialmente esserci
Darren Aronofsky, già distintosi nel 2008 per un
film simile quale The Wrestler. Il regista preferì però
rinunciare però a The Fighter per concentrarsi su Il
cigno nero, lasciando dunque il posto libero a Russell. Una
volta uscito in sala, il successo fu straordinario.
The Fighter guadagnò
infatti circa 130 milioni di dollari a livello mondiale e ottenne
sette nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior regia.
Ancora adesso è indicato come uno dei migliori lungometraggi di
Russell, dove si evince la sua bravura nel coniugare tecnica ed
emozioni. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio
catalogo.
The Fighter: la trama del film
Protagonisti del film sono
Dicky Eklund, ex pugile di successo ora caduto in
disgrazia, e il suo fratellastro Micky Ward, a sua
volta un puglie, la cui carriera è appena agli esordi ed è gestita
dalla madre Alice. Nonostante il suo
impressionante gancio sinistro, Micky continua però a perdere sul
ring. L’ultimo combattimento da lui affrontato finisce quasi per
ammazzarlo, e a quel punto viene persuaso dalla sua ragazza,
Charlene, a tentare qualcosa di estremo: dividersi
dalla sua famiglia, perseguire i suoi interessi e allenarsi senza
l’inquieto fratello. Così facendo Micky si ritrova ad avere
l’opportunità di combattere per il titolo. Sarà però a quel punto
che capirà di aver bisogno del fratello e di tutta la sua famiglia
per poter vincere.
The Fighter: la storia vera dietro
al film
Richard Eklund Jr.
passò dall’essere un pugile amatoriale all’essere un boxeur
professionista il 26 agosto del 1975. Dopo aver perso il suo
incontro di debutto contro Joe DeFayette, vinse
dieci incontri consecutivi e assunse il nome di Dick
Eklund. Il 18 luglio del 1978 si batté contro il grande
Sugar Ray Leonard uscendone però sconfitto.
Eklund continuò poi a frequentare il ring fino al
1985. Nella sua carriera totalizzò 19 vittorie e, quando smise
i guantoni cominciò ad allenare il suo fratellastro Micky
Ward. Al momento Dicky lavora come
personal trainer e allenatore di boxe nel New England e, insieme a
Micky, viaggia per gli Stati Uniti facendo
discorsi motivazionali agli studenti di college.
Allo stesso Dicky
Eklund è stato poi dedicato il documentario
High on Crack Street: Lost Lives in
Lowell, che racconta il declino dell’ex puglie a
causa della dipendenza da crack. Numerosi furono infatti i guai che
hanno caratterizzato la vita del boxeur un tempo soprannominato
L’orgoglio di Lowell. Al 2013 egli era stato arrestato circa 66
volte, nella maggior parte dei casi per possesso di droga. Quando
cominciò ad allenare Micky, aveva appena scontato
5 anni di carcere per rapimento e rapina a mano armata. Infine,
l’uomo fu coinvolto, nel maggio del 2006, in un omicidio avvenuto
fuori da un bar. Ad oggi, però, egli sembra essersi ripulito
dedicandosi unicamente all’attività di allenatore.
The Fighter: il cast del film
Ad interpretare il promettente
pugile Micky Ward vi è l’attore Mark Wahlberg,
il quale chiese di poter ottenere la parte in quanto vero amico di
Ward. Per interpretare al meglio il pugile, le sue abitudini e i
suoi modi di fare, Wahlberg si avvalse della presenza di Ward sul
set, studiandolo in ogni sua particolarità. Per aggiungere realismo
al film, Wahlberg ha inoltre rifiutato una controfigura e ha preso
pugni veri durante le scene di combattimento, il che lo ha portato
quasi a rompersi il naso un paio di volte. Wahlberg, inoltre, si è
sottoposto a un rigoroso regime di esercizi di bodybuilding,
dedicando oltre quattro anni di allenamento per ottenere un fisico
muscoloso e interpretare in modo convincente Ward.
Accanto a lui, nel ruolo del
problematico Dicky Eklun vi è invece Christian Bale,
che proprio grazie a questa interpretazione ha vinto un Oscar come
miglior attore non protagonista. Fu Walhberg a suggerire Bale,
desiderando di poter lavorare con lui. Data la tossicodipendenza di
Eklund, Bale ha dovuto perdere molto peso, cosa già fatta in
passato per L’uomo senza sonno.
Bale ha inoltre studiato la parte prendendo appunti sui manierismi
di Eklund e registrando conversazioni per acquisire il
caratteristico accento di Boston del personaggio. Nel film vi è poi
l’attrice Amy Adams nel
ruolo di Charlene Felming, fidanzata di Micky, mentre Melissa Leo è
la madre dei due, Alice.
The Fighter: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
The Fighter grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 11 ottobre alle ore 21:15
sul canale Cielo.
In The
Fighter Dicky, orgoglio dell’ intera cittadina
per il suo passato da pugile, è ora caduto in disgrazia. Nel
frattempo, suo fratello Micky è diventato a sua volta un pugile, la
sua carriera è appena agli esordi ed è gestita dalla madre Alice.
Nonostante il suo impressionante gancio sinistro, Micky continua a
perdere sul ring.
L’ultimo combattimento affrontato
da Micky finisce quasi per ammazzarlo, e a quel punto viene
persuaso dalla sua ragazza, Charlene, a tentare qualcosa di
estremo: dividersi dalla sua famiglia, perseguire i suoi interessi
e allenarsi senza l’inquieto fratello, prigioniero della dipendenza
da crack.
Questa è la storia vera di
The Fighter, film raccontato con nervosi
e rapidi movimenti da David O. Russell, e
interpretato da un ottimo gruppo di attori, sui quali brilla uno
sfolgorante Christian Bale, emaciato e sdentato tossico
con manie di protagonismo. Lui è Dicky che accompagna il fratello
minore, Micky, sul ring. Ad interpretare la giovane speranza del
pugilato c’è Mark Wahlberg, attore ritrovato dopo la sua
bella interpretazione in The Departed di
Martin Scorsese, che anche qui mette in piedi un
buon personaggio con una fisicità che per natura (e cultura) gli
appartiene ma che con dedizione viene messa a disposizione del
ruolo.
The
Fighter di Russell racconta con
sobrietà una storia importante e potente, interessante soprattutto
nella misura in cui è tratta da una storia vera e mostra la
difficoltà umana laddove l’ambiente fa di tutto per far affogare
l’individuo. Proprio la realtà di Lowell, la cittadina di origine
dei nostri protagonisti, è lo sfondo socio-culturale all’interno
del quale su muovono i giovani, le donne e i bambini che rischiano
di affogare nel grande degrado che li circonda. Micky diventerà ciò
che per un periodo è stato il fratello maggiore, una speranza, un
orgoglio comune, un’immagine che possa in qualche modo risollevare
le aspettative di quelli che nascono e crescono in quel luogo.
David O. Russell come già detto non si dilunga nei
drammi personali, analizza, racconta e si limita a mostrare i
personaggi, le dinamiche familiari claustrofobiche e la realtà in
cui questi sono incastonati.
Quello che David O.
Russell racconta davvero bene invece sono gli incontri,
rapidi, dinamici, ci accompagna a colpire la mascella del pugile
insieme alla telecamera, ci fa combattere e ci fa vincere insieme
ai personaggi. Ma il film si distingue per i fighters, i veri
combattenti, questi due attori così diversi, ma che si amalgamano
così bene: da un lato c’è il solido Christian Bale, mimetico fino
all’inverosimile, sfodera un’interpretazione magistrale e dolente
di un uomo in conflitto con se stesso; dall’altro lato troviamo
Wahlberg, più giovane e meno pretenzioso che con il suo sguardo
dolce e il suo fisico violento mette in piedi una bella figura di
uomo in cerca di riscatto, di ragazzo pulito che non vuole finire
nel dimenticatoio della sua sporca città.
A supportare queste belle
interpretazioni due attrici di generazioni diverse ma che si
dividono due bei ruoli, forti e allo stesso tempo molto femminili;
Amy Adams e
Melissa Leo regalano al pubblico due bei
personaggi che contribuiscono alla buona riuscita del
film. The Fighter è un buon film,
forse meno bello di quanto si è tanto detto, ma sicuramente
interessante e per molti aspetti anche godibile.
Dopo il trailer di 12
Years A Slave di Steve McQueen, nel
giro di poche ore i riflettori sono di nuovo puntati su
Benedict Cumberbatch grazie al trailer di The
Fifth Estate di Bill Condon(Demoni e Dei, Dreamgirls, The
Twilight Saga Breaking Dawn), appena diffuso online dalla
Dreamworks.
Il Film, che vede nel cast fra gli
altri anche Daniel Bruhl (presto in sala con
Rush di Ron Howard),
Laura Linney (The Big
C), Carice van Houten
(Game of Thrones), Dan
Stevens(Downton
Abbey) e Alicia
Vikander(A Royal Affair, Anna
Karenina), racconterà la storia della nascita di
Wikileaks e del controverso rapporto fra i suoi fondatori, Julian
Assange( Cumberbatch) e Daniel Domscheit-Berg(Bruhl). The Fifth
Estate uscirà nelle sale americane il 7 novembre 2013.
E’ l’uomo più ricercato di
Hollywood e con The Fifth EstateBenedict Cumberbatch ha segnato una svolta nella
sua carriera interpretando per la prima volta un personaggio reale
e vivente, Julian Assange. Lo stesso attore in un’intervista ha
confermato di quanto questo ruolo sia stato importante per lui.
E’ il mio primo ruolo in carriera
nel quale ritraggo una persona reale che fa cose realmente
accadute. E questo ha cambiato molto la dinamica del mio approccio
ad un personaggio. Con Assange, si tratta di una storia che va
avanti oltre il film, cosa che per me è straordinaria,
sinceramente. C’è un’energia differente qui”.
Sicuramente Cumberbatch offrirà una
performance interessante, come abbiamo subodorato già dal trailer
del film, intanto ricordiamo che i suoi prossimi appuntamenti sono
con la terza stagione di Sherlock, con Lo
Hobbit la Desolazione di Smaug, in cui darà voce e
movimenti al drago Smaug in persona e ritroverà il compagno di set
di SherlockMartin Freeman; con
12 Years a Slave di Steve
McQueen, in cui ha recitato accanto a Michael
Fassbender e Brad
Pitt; e con August: Osage
County in cui ha incrociato sul set la leggendaria
Meryl Streep.
La Dreamworks
Pictures ha diffuso online un nuovo poster ufficiale di
The Fifth Estate, pellicola di
Bill Condon con protagonisti Benedict
Cumberbatch e Daniel Bruhl. Eccolo di
seguito, insieme ad una serie di immagini esclusive.
The Fifth Estate
nuovo poster
The Fifth Estate nuove immagini
Il film, che vede nel cast fra gli
altri anche Daniel Bruhl (presto in sala
con Rush di Ron
Howard), Laura
Linney (The Big
C), Carice van
Houten (Game of Thrones), Dan
Stevens(Downton
Abbeye Alicia Vikander (A Royal
Affair, Anna Karenina), racconterà la storia della nascita
di Wikileaks e del controverso rapporto fra i suoi fondatori,
Julian Assange (Cumberbatch) e Daniel Domscheit-Berg (Bruhl).
The Fifth
Estate uscirà nelle sale americane il 7
novembre 2013.
Peyton Reed,
regista di Abbasso l’amore – Down with Love, Ti, odio, ti
lascio, ti… e Yes Man, dirigerà l’adattamento
cinematografico della graphic novel di Vivek J.
Tiwary dal titolo The Fifth
Beatle.
Il biopic (così come la graphic
novel) racconterà la vita di Brian Epstein,
storico manager dei Beatles, artefice del loro
successo mondiale, scomparso all’età di 32 anni a causa di un
overdose di anticonvulsivi e alcool. Il progetto è stato descritto
come una pellicola in cui si mescoleranno musica, sogni, successi e
tragedie; un racconto umano che porta con sé un messaggio di amore
e di pace. La pellicola sarà prodotta dallo stesso Tiwary in
collaborazione con Bruce Cohen. La produzione
comincerà il prossimo anno.
Di seguito vi mostriamo il trailer
ufficiale della graphic novel.
Prime Video ha
annunciato oggi la data di uscita e svelato il trailer ufficiale
dello show non-fiction Original italiano
The Ferragnez: Sanremo Special, un episodio
speciale che segue l’imprenditrice digitale e icona della moda
Chiara Ferragni nella sua avventura come
co-conduttrice al 73° Festival di Sanremo, tra lezioni di public
speaking, fitting d’alta moda, nuove esperienze e paura da
palcoscenico. The Ferragnez: Sanremo
Special è prodotto da Banijay Italia per Amazon
Studios e debutterà in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo il prossimo 14 settembre.
The Ferragnez: Sanremo Special, il trailer
La settimana del Festival di Sanremo
sta per cominciare. Chiara, dopo essersi preparata per mesi, è
pronta per la sua prima esperienza come co-conduttrice televisiva
del Festival di Sanremo. L’imprenditrice racconta i lunghi mesi di
lavoro necessari per calcare un palco così importante. Anche
Fedez è nella “città dei fiori”, il seguitissimo
podcast Muschio Selvaggio approda a Sanremo, ma non è l’unico
impegno lavorativo che lo vede coinvolto durante la settimana del
Festival. Infine, un inaspettato colpo di scena scombina
l’equilibrio della coppia che si confronta su passato e futuro.
L’unico modo per scoprire davvero il dietro le quinte della vicenda
sarà vedere l’episodio speciale.
La giovane coppia più celebre del
panorama contemporaneo, ribattezzata i Ferragnez, è seguita da
milioni di follower su Instagram. Chiara Ferragni
è imprenditrice digitale e icona della moda con oltre 29 milioni di
follower su Instagram, incoronata da Forbes “Most Powerful Fashion
Influencer” a livello globale; Fedez è un
imprenditore e artista poliedrico con all’attivo oltre 86 dischi di
platino e più di 14,7 milioni di follower su Instagram, già
protagonista di Celebrity Hunted – Caccia all’UomoS1 e host del grande successo LOL:
Chi ride è fuori. Grazie alle due stagioni dello show
docu-reality Original The Ferragnez – La serie, pubblico e
fan hanno imparato a conoscerli oltre i social, grazie ad un
accesso esclusivo al dietro le quinte della loro quotidianità in un
periodo speciale e straordinario della loro vita insieme.
Prime Video ha
svelato oggi il poster ufficiale dello show non-fiction Original
italiano The Ferragnez: Sanremo Special, un
episodio speciale che segue l’imprenditrice digitale e icona della
moda Chiara Ferragni nella sua avventura come
co-conduttrice al 73° Festival di Sanremo, tra lezioni di public
speaking, fitting d’alta moda, nuove esperienze e paura da
palcoscenico. The Ferragnez: Sanremo Special è
prodotto da Banijay Italia per Amazon Studios e debutterà in
esclusiva su Prime Video in
oltre 240 Paesi e territori nel mondo giovedì 14 settembre.
La settimana del
Festival di Sanremo sta per cominciare. Chiara, dopo essersi
preparata per mesi, è pronta per la sua prima esperienza come
co-conduttrice televisiva del Festival di Sanremo. L’imprenditrice
racconta i lunghi mesi di lavoro necessari per calcare un palco
così importante. Anche Fedez è nella “città dei fiori”, il
seguitissimo podcast Muschio Selvaggio approda a Sanremo, ma non è
l’unico impegno lavorativo che lo vede coinvolto durante la
settimana del Festival. Infine, un inaspettato colpo di scena
scombina l’equilibrio della coppia che si confronta su passato e
futuro.
La giovane coppia più celebre del
panorama contemporaneo, ribattezzata i Ferragnez, è seguita da
milioni di follower su Instagram. Chiara Ferragni è imprenditrice
digitale e icona della moda con oltre 29 milioni di follower su
Instagram, incoronata da Forbes “Most Powerful Fashion Influencer”
a livello globale; Fedez è un imprenditore e artista poliedrico con
all’attivo oltre 86 dischi di platino e più di 14,7 milioni di
follower su Instagram, già protagonista di Celebrity Hunted –
Caccia all’UomoS1 e host del grande successo
LOL: Chi ride è fuori. Grazie alle due stagioni dello show
docu-reality Original
The Ferragnez – La serie, pubblico
e fan hanno imparato a conoscerli oltre i social, grazie ad un
accesso esclusivo al dietro le quinte della loro quotidianità in un
periodo speciale e straordinario della loro vita insieme.
The Ferragnez: Sanremo
Special si unirà a migliaia di film e serie già presenti nel
catalogo di Prime Video, tra
cui le produzioni italiane Original The Ferragnez – La serie
S1 e S2, The Bad Guy, Prisma, Bang Bang Baby, Gianluca
Vacchi: Mucho Más, Laura Pausini – Piacere di conoscerti, All or
Nothing: Juventus, Anni da cane, Dinner Club S1 e S2, Vita
da Carlo, FERRO, Celebrity Hunted – Caccia all’uomo S1, S2 e
S3, e LOL: Chi ride è fuori S1, S2 eS3;
le serie pluripremiate The Marvelous Mrs. Maisel e
Lizzo’s Watch Out for the Big Girls, la serie satirica sui
supereroi The Boys e grandi successi come Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere, Citadel, Jack
Ryan di Tom Clancy, Un matrimonio esplosivo, Samaritan, Tredici
Vite, The Tender Bar, A proposito dei Ricardo, La guerra di domani,
Reacher e Il principe cerca figlio, oltre a contenuti
in licenza disponibili in più di 240 paesi e territori nel mondo, e
le dirette in esclusiva in Italia delle migliori partite del
mercoledì sera della UEFA Champions League, oltre
che della Supercoppa UEFA, fino alla stagione 2026/27. Altri titoli
Original italiani già annunciati sono le serie Gigolò per caso,
Antonia, No Activity – Niente da segnalare, Sul più bello – La
serie, gli show Karaoke Night – Talenti Senza Vergogna,
LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro, AMAZING – FABIO DE LUIGI,
i film Elf Me, Il migliore dei mondi, Pensati Sexy, oltre ai
rinnovi per nuove stagioni di Monterossi, Sono Lillo, Prova
Prova Sa Sa e Celebrity Hunted – Caccia all’uomo. È stata
inoltre annunciata la serie Citadel: Diana, il capitolo
italiano dell’universo Citadel.
Prime Video ha svelato oggi il trailer ufficiale
dello show non-fiction italiano Original
The Ferragnez – La serie, che per la seconda
stagione riporta sullo schermo l’imprenditrice digitale e icona
della moda Chiara Ferragni e il poliedrico artista
e imprenditore Fedez per raccontare il loro mondo professionale e
privato, e la loro famiglia, oltre che con il primogenito Leone,
ora anche con la piccola Vittoria. La seconda stagione di
The Ferragnez – La serie, prodotta da Banijay
Italia per Amazon Studios, debutterà in esclusiva su Prime Video in
oltre 240 Paesi e territori nel mondo con i primi quattro episodi
il 18 maggio 2023, per poi concludersi il 25 maggio con gli ultimi
tre. La seconda stagione di
The Ferragnez – La serie è l’ultima novità per i
clienti Amazon Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni
veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video,
con un solo abbonamento al costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
La giovane coppia più celebre del panorama contemporaneo,
ribattezzata i Ferragnez, è seguita da milioni di follower su
Instagram. Chiara Ferragni è imprenditrice digitale e icona della
moda con oltre 29 milioni di follower su Instagram, incoronata da
Forbes “Most Powerful Fashion Influencer” a livello
globale; Fedez è un imprenditore e artista poliedrico con
all’attivo oltre 86 dischi di platino e più di 14,6 milioni di
follower su Instagram, già protagonista di Celebrity Hunted –
Caccia all’Uomo S1 e host del grande successo LOL – Chi
ride è fuori. Grazie allo show docu-reality Original
The Ferragnez – La serie, pubblico e fan hanno
imparato a conoscerli oltre i social, grazie ad un accesso
esclusivo al dietro le quinte della loro quotidianità in un periodo
speciale e straordinario della loro vita insieme. Chiara
Ferragni e Fedez torneranno dopo il
successo della prima stagione, per raccontare nuove sfide e nuovi
traguardi, ma anche il loro rapporto come giovane coppia e come
genitori, accettando ancora una volta con coraggio di mettersi a
nudo, scavare a fondo e aprire agli spettatori le porte della loro
casa.
Con la seconda stagione di
The Ferragnez – La serieprosegue
la collaborazione tra la coppia e Prime Video, dopo una prima
stagione di grande successo uscita a dicembre 2021: Fedez è brand
ambassador di Prime Video, il primo a rivestire questa carica in
Europa, oltre ad essere stato uno dei fuggitivi di Celebrity
Hunted – Caccia all’Uomo S1, primo show Original italiano, e
arbitro e conduttore di LOL: Chi ride è fuori; mentre
Chiara è stata una dei giudici della prima stagione di
Making The Cut, fashion contest condotto da Heidi Klum e
Tim Gunn, e protagonista del documentario Chiara Ferragni
Unposted, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2019 e
disponibile in esclusiva su Prime Video.
Inoltre, come precedentemente annunciato, dopo l’estate sarà
disponile in esclusiva su Prime Video The Ferragnez: Sanremo
Special, un episodio speciale che segue Chiara
Ferragni nella sua avventura come co-conduttrice al 73°
Festival di Sanremo, tra lezioni di public speaking, fitting d’alta
moda, nuove esperienze e paura da palcoscenico.
Entertainment Weekly ha diffuso
online la prima immagine tratta da The Fault in Our
Stars, la nuova pellicola della 20th Centurty Fox che
vede protagonisti Shailene Woodley e Ansel
Elgort. Insieme alla prima immagine, vi presentiamo anche
il poster ufficiale del film.
Basato sul best seller omonimo di
John Green, The Fault in Our
Stars racconta la storia d’amore tra Hazel
(Woodley) e Augustus (Elgort). Hazel è una ragazzina sedicenne
malata di cancro che viene costretta dai genitori a frequentare un
gruppo di sostegno. Un giorno conosce Augustus, con il quale
inizierà una bellissima amicizia che ben presto si trasformerà in
qualcosa di più. Il cast del film include anche Willem
Dafoe, Nat Wolff, Laura
Dern, Sam Trammell, Mike Birbiglia e Emily
Peachey. Il film uscirà al cinema, in America, il
6 Giugno 2014.
Arriva il primo atteso trailer del
film The Fault In Our Stars,
adattamento cinematografico del romanzo di John
Green, in Italia conosciuto come Colpa
delle stelle.Protagonisti Shailene Woodley, Ansel Elgort, Nat
Wolff, Willem Dafoe e Laura
Dern.
Colpa delle
stelle (The Fault in Our Stars) è il quarto romanzo
scritto dall’autore John Green e pubblicato nel gennaio 2012. La
storia è narrata da Hazel, una sedicenne affetta dal cancro. che è
obbligata dai genitori a frequentare un gruppo di supporto. Qui
incontra e si innamora del diciassettenne Augustus, un ex giocatore
di basket con una gamba amputata. Sul suo blog di Tumblr e sul suo
vlog di Youtube, Green ha dichiarato che “il titolo è ispirato alla
famosa frase del Giulio Cesare di Shakespeare (Atto 1, scena 2),
dove il nobile Cassio dice a Bruto: “La colpa, caro Bruto, non è
delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni”.
Ecco la prima clip di
The Fault in Our Stars prossimo drama
teen che vede protagonisti Shailene Woodley e Ansel
Elgort, già Co-star in
Divergent, in quella che si preannuncia
essere una tormentata e romantica storia d’amore tra teenagers.
Il film è tratto
dal romanzo Colpa delle Stelle e vede protagonisti
Shailene Woodley, Ansel Elgort, Nat Wolff, Willem
Dafoe e Laura
Dern.
Colpa delle
stelle (The Fault in Our Stars) è il quarto romanzo
scritto dall’autore John Green e pubblicato nel gennaio 2012. La
storia è narrata da Hazel, una sedicenne affetta dal cancro. che è
obbligata dai genitori a frequentare un gruppo di supporto. Qui
incontra e si innamora del diciassettenne Augustus, un ex giocatore
di basket con una gamba amputata. Sul suo blog di Tumblr e sul suo
vlog di Youtube, Green ha dichiarato che “il titolo è ispirato alla
famosa frase del Giulio Cesare di Shakespeare (Atto 1, scena 2),
dove il nobile Cassio dice a Bruto: “La colpa, caro Bruto, non è
delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni”.
Il finale di The Father – Nulla è come
sembra è un viaggio contorto ed emozionante
che lascia il film con una nota straziante. Il film è stato il
debutto alla regia di Florian Zeller ed è improvvisamente apparso
sul radar della maggior parte degli spettatori quando Anthony Hopkins ha battuto Chadwick Boseman
per il premio come miglior attore alla cerimonia degli Oscar 2021.
Controversie a parte, The Father (la
nostra recensione) di Zeller è caratterizzato da una
performance straordinaria di Hopkins e da una sceneggiatura
sapientemente costruita dallo stesso Zeller, la cui regia
conferisce al film una prospettiva che ricorda le opere enigmatiche
di M.C. Escher. Ma la storia dell’acclamato film del 2020 inizia
nel 2012 con la prima di Le Père.
Zeller ha scritto l’opera teatrale
Le Père, che gli è valsa un ampio consenso dalla critica
teatrale a partire dal 2012. Aveva scritto il ruolo principale di
Anthony in The Father appositamente per Hopkins, ritenendolo
il “più grande attore vivente” (via Deadline).
La figlia di Anthony, Anne (Olivia
Colman), sta cercando una soluzione di assistenza a
lungo termine per il padre testardo ma spesso confuso. The Father è
raccontato dal punto di vista soggettivo di Anthony, affetto da
demenza, che fa sembrare che alcuni fatti cambino nel corso della
narrazione. Tali frustrazioni culminano nella scena finale di The
Father.
Cosa succede nella scena finale
di The Father?
Anthony viene lasciato in una
realtà straziante ma inevitabile
Alla fine di The Father,
l’appartamento di Anthony ha raggiunto la fine delle sue numerose
trasformazioni ed è diventato una struttura di assistenza, dove
viene accudito dall’infermiera Catherine (Olivia Williams) e dal
suo assistente Bill (Mark Gatiss). The Father ha attori che
interpretano più personaggi come rappresentazione
tematica della demenza; questi assistenti sono volti che
Anthony ha già visto, avendo percepito sua figlia e suo genero come
simili a Catherine e Bill in un momento o nell’altro.
La presa di Anthony sulla
realtà è scivolata al punto che non riesce più a trovare la forza
di determinare quali dei suoi ricordi siano reali
Nella scena finale, è chiaro che la
presa di Anthony sulla realtà è scivolata al punto che non riesce
più a trovare la forza di determinare quali dei suoi ricordi siano
reali e quali siano compositi disgiunti delle sue esperienze.
In una scena emotivamente straziante
che costituisce il culmine del film, Anthony ricorda sua madre a
Catherine e improvvisamente desidera tornare a casa, sopraffatto
dalle lacrime. Confida a Catherine che sente di stare “perdendo
tutte le sue foglie” nel crepuscolo della sua vita e di essersi
distaccato dalle cose che gli davano valore. Mentre piange tra le
braccia di Catherine, lei lo calma e gli dice che presto non
ricorderà più questo momento spiacevole, che più tardi andranno a
fare una passeggiata e che tutto andrà bene.
Alla fine, la telecamera di The
Father – Nulla è come sembra si sporge dalla finestra,
osservando gli alberi le cui foglie frusciano al vento. È un
momento straziante e personale del film che esalta gli aspetti
emotivi della storia del suo personaggio, spesso piena di
confusione, ricordi confusi e incertezza su ciò che è reale e ciò
che non lo è. Come se il monologo emotivo di Anthony non bastasse a
commuovere il pubblico, la canzone finale di The Father – Nulla è
come sembra è la gelida “My Journey”, una colonna sonora
perfetta per la storia del film.
Cosa era reale e cosa era nella
testa di Anthony Hopkins in The Father – Nulla è come
sembra
È difficile dire cosa sia
successo solo nella sua testa
A causa della natura soggettiva e
labirintica di The Father – Nulla è come sembra, è facile
chiedersi cosa sia realmente successo ad Anthony e cosa abbia
immaginato o erroneamente ricostruito nella sua mente. Il film
mette il patriarca in primo piano, invitando il pubblico a
empatizzare con lui in un modo che rispecchia la sensazione del
personaggio di essere vittima del suo ambiente. Spesso confonde i
volti, in particolare Anne con Catherine e Paul con Bill.
In una scena, viene soffocato da
Anne mentre dorme. In un’altra scena, Paul lo aggredisce
fisicamente. In un’altra ancora, Anthony scopre sua figlia e suo
genero che parlano male di lui, ma poi si unisce a loro, se ne va e
torna alla stessa situazione in cui si trovava all’inizio.
Certamente, come minimo, lo soffocamento è stato immaginato, dato
che lui sopravvive fino alla fine di The Father – Nulla è come
sembra. Questo enfatizza il senso di vulnerabilità
che Anthony prova nei confronti di Paul, che molto
probabilmente lo ha schiaffeggiato e ha parlato con lui in modo
sfacciato.
The Father – Nulla è come
sembra è basato su Le Père, un’opera teatrale francese
che ha vinto il Premio Molière per la migliore opera teatrale nel
2014.
Poi c’è la questione della sua
visita notturna alla figlia minore, Lucy. Si deduce che abbia avuto
un grave incidente e che probabilmente sia morta. Anthony, non
riuscendo a ricordarlo, continua a tirare fuori l’argomento,
soprattutto per quanto la sua ultima badante le assomigli. In una
delle scene finali di The Father – Nulla è come sembra,
esplora l’appartamento e lo trova trasformato in un ospedale, dove
trova Lucy, insanguinata e ingessata, distesa in un letto
circondata da ogni tipo di apparecchiature mediche.
Si sveglia improvvisamente da quello
che era un sogno o un ricordo e si ritrova nella struttura di
assistenza dove trascorrerà il resto del film.
Il suo trattamento nei
confronti della figlia vivente, Anne, è duro, come se fosse
arrabbiato con lei per essere sopravvissuta
La morte di Lucy ha senso,
considerando quanto Anthony si commuove quando la ricorda.
Inoltre, il suo trattamento nei confronti della figlia vivente,
Anne, è duro, come se fosse arrabbiato con lei per essere
sopravvissuta mentre la figlia che preferiva non c’è più. C’è una
certa gravità in questi momenti, anche se ciò che si può dedurre è
che anche Anne è allo stremo delle forze nel prendersi cura di suo
padre, che spesso è crudele con lei a causa della sua demenza, ma
anche per il risentimento che prova nei suoi confronti e per ciò
che è successo a Lucy.
Anthony muore alla fine di
The Father – Nulla è come sembra?
Il finale suggerisce che la
straziante scena finale si è già verificata in passato
Quando viene affidato a una
struttura di assistenza, la comprensione del mondo che lo circonda
da parte di Anthony in “The Father” è deteriorata al punto da
richiedere un monitoraggio costante. Il film si conclude con la
promessa che lui e Catherine continueranno una routine che è
chiaramente in atto da tempo, anche se il pubblico e Anthony non
sarebbero in grado di dirlo.
Nonostante la destinazione ovvia di
un film incentrato su un genitore affetto da demenza, l’ultima
scena di “The Father” non si conclude con un’immagine di Anthony
che se ne va serenamente nell’aldilà, ma con gli alberi fuori dalla
sua stanza. Anche se il suo destino è ormai segnato, l’ultima scena
di “The Father” dice molto di più sulla sua situazione finale che
sul semplice fatto che sia vivo o morto.
Il vero significato del finale
di The Father – Nulla è come sembra
Potrebbe non esserci speranza
nella straziante scena finale
È difficile trovare un messaggio
positivo in una storia il cui tema è così fondamentalmente
terminale come quello di The Father, ma Zeller riesce a sostenere
il significato di The Father come film con l’aiuto di una metafora
visiva. Mentre Catherine consola Anthony, sconvolto e distaccato,
identifica il conforto della sua condizione: anche se al momento
sta soffrendo sotto il peso della sua fine, fortunatamente la sua
demenza gli impedisce di ricordare la sua sofferenza.
Invece di lottare contro la
vecchiaia o di trovare un finale ovvio e rassicurante in cui sua
figlia rimane con lui fino alla fine, Zeller affronta la demenza
momento per momento, con Catherine che incoraggia Anthony a
concentrarsi su ciò che è immediato per lui.
Il significato di The Father è
profondo per il modo in cui esplora la demenza come un viaggio
labirintico attraverso la mente di chi ne è affetto.
Alla fine, le persone invecchiano e
i figli devono vivere la loro vita. È interessante anche il modo in
cui The Father affronta i ricordi, con Anthony che si perde
soprattutto nei momenti che gli hanno causato dolore emotivo: è
spesso terrorizzato, affranto, spaventato di essere aggredito a
causa della sua confusione o di sentirsi fuori posto. A tal fine,
il significato di The Father è profondo per il modo in cui esplora
la demenza come un viaggio labirintico nella mente di chi ne è
affetto.
Alla fine di The Father,
l’albero ha ancora le foglie, e forse questa è l’affermazione più
ottimistica sulla condizione di Anthony. Ha vissuto una vita
indipendentemente dal fatto che potesse essere considerata buona o
cattiva (o entrambe le cose), e le foglie dell’albero indicano
la crescita e la fioritura della vita, che continua il suo ciclo
indipendentemente da tutto.
Perché Anthony Hopkins ha vinto
il premio come miglior attore per The Father
In tutto e per tutto, The
Father non avrebbe funzionato senza una performance avvincente
come quella di Sir Anthony Hopkins. Se The Father avrebbe
dovuto vincere il premio per il miglior film è un altro discorso,
ma è innegabile che l’interpretazione irritante, terrificante e
straziante di Hopkins di un uomo alle prese con la demenza sia
stata il fattore determinante del successo del film. D’altra parte,
lo stesso non si può dire dei concorrenti di Hopkins per l’Oscar
2021 come miglior attore. Gli altri candidati nella categoria erano
Riz Ahmed per The Sound of Metal, Steven Yeun per
Minari, Gary Oldman per Mank e Chadwick Boseman per
Ma Rainey’s Black Bottom.
Sebbene questi attori siano stati
fenomenali nei rispettivi film, il successo delle loro pellicole
non è dipeso principalmente dalle loro interpretazioni, come invece
è stato il caso di Hopkins. Nonostante la controversia sul fatto
che Chadwick Boseman avrebbe dovuto vincere, Hopkins meritava
senza dubbio il premio come miglior attore per la sua potente
interpretazione in The Father, in particolare per la
commovente scena finale che può far piangere anche gli spettatori
più cinici.
La scena finale di The Father
spiegata dal regista
Zeller ha parlato anche della
memorabile battuta finale di Anthony
Zeller ha collaborato nuovamente con
Anthony Hopkins, protagonista di The Father, per il film The Son,
che funge da complemento a quest’ultimo. La loro nuova
collaborazione non sorprende, vista la riuscita di The Father.
Zeller (via:
Esquire) ha parlato in particolare del lavoro con Hopkins e
Olivia Colman nella scena finale e della sua
importanza. Con l’intera storia che ruota attorno a questo
finale, Zeller spiega:
“Abbiamo girato quella scena con un po’ di nervosismo, anche
perché sapevamo che le emozioni che dovevamo raggiungere erano
crude, brutali, vere e difficili da ottenere. È stato un momento
molto intenso per noi.”
Zeller ha anche chiesto agli
attori di non provare, in modo da poter arrivare alle emozioni
giuste davanti alla telecamera. Una volta che Colman esce dal film
e Anthony ha il suo crollo finale, la battuta che pronuncia su
“perdere tutte le mie foglie” è stata anche una parte fondamentale
della scena per Zeller.
Proprio come l’infermiera non
capisce cosa intende Anthony con questa battuta, Zeller ammette di
averla scritta come una frase che in realtà non significa nulla, ma
allo stesso tempo il pubblico capisce esattamente cosa sta cercando
di comunicare Anthony. Ha spiegato che la battuta voleva riassumere
ciò che l’intera esperienza del film avrebbe dovuto essere per il
pubblico:
“Non capisci cosa sta succedendo, ma allo stesso tempo, a un
altro livello, emotivamente, capisci tutto.”
Come è stato accolto il
finale di The Father – Nulla è come sembra
Sia i fan che i critici hanno
elogiato The Father per la sua storia, le interpretazioni degli
attori e il finale potente e straziante. Il punteggio dei critici
su Rotten Tomatoes è stato del 98%, quasi perfetto. La maggior
parte delle recensioni negative ha respinto l’idea che la demenza e
la perdita di memoria si manifestino in questo modo nella mente
delle persone affette. Tuttavia,il punteggio del
pubblico è stato anch’esso molto alto, pari al 92%, uno
dei rari casi in cui critici e spettatori paganti concordano sulla
qualità del film.
Un thread su Redditè stato aperto quando il film ha iniziato a
fare parlare di sé per gli Oscar, e molti fan hanno sottolineato
l’alta qualità del finale. Un utente di Reddit ha scritto: “Il
finale ha fatto piangere me e mia moglie. Ho perso mia nonna a
causa dell’Alzheimer alcuni anni fa, e questo film mi ha fatto
riflettere su come fosse nella sua testa mentre soccombeva alla
malattia”. Il tema ricorrente tra i fan era che la performance di
Anthony Hopkins era straziante e che il montaggio e i trucchi
utilizzati rendevano il finale ancora più d’impatto.
Per i critici, il finale ha
legato insieme tutti i fili in The Father, mostrando come la
confusione che pervade il film sia simile a quella provata da
Anthony durante tutto il film (e nelle ultime fasi della sua
vita). Nella sua recensione per il Boston Globe, il critico Ty Burr ha scritto: “È un
film che ti fa rimanere seduto al buio a lungo dopo i titoli di
coda e ti fa guardare in profondità in cose da cui di solito
distogliamo lo sguardo”.
TIME La critica cinematografica
Stephanie Zacharek ha elogiato il finale aperto e straziante che
non risponde facilmente alle domande:“The Father può solo
riflettere su queste domande, non rispondere… In The Father,
Anthony ci invita ad accompagnarlo, a capire come si sente, ma
possiamo seguirlo solo fino a un certo punto. Lasciarlo indietro è
allo stesso tempo un sollievo e una sofferenza”.
Infine, Peter Travers diABC Newssottolinea perché Anthony Hopkins ha
meritato l’Oscar e perchéThe Fatherha
ricevuto tutti gli elogi che gli sono stati tributati. “Anthony
Hopkins offre una lezione magistrale di recitazione nei panni di un
uomo un tempo brillante che perde le facoltà mentali a causa della
demenza. Il regista esordiente Florian Zeller trasforma la sua
moderna versione teatrale del ”Re Lear“ in un film
essenziale.”
“È un padre saggio
quello che conosce il proprio figlio”. Ad asserirlo con
coscienza e zelante genio è William Shakespeare
tra le pagine del suo Il mercante di Venezia. Ma cosa
succede se gli occhi di un padre guardano e la mente non riconosce?
Tra i meccanismi fallaci del pensiero umano, mentre la saggezza
scivola via, possiamo davvero ritrovare ancore di salvezza a cui
aggrapparsi, ristabilendo un rapporto mandato in tilt come quello
tra padre e figlia, oppure tutto è destinato a perdersi, come neve
al sole?
In The Father a rimanere in piedi è un gioco
delle parti abitato non più da maschere, ma da silenzi tangibili.
L’osservare la propria figlia e non riconoscerla, guardarla e
confonderla sotto mentite spoglie, crea un cortocircuito azionato
da lacrime e singhiozzi trattenuti all’interno di una fitta rete di
paura, tradimenti, manipolazioni, o disperata perdita.
La trama di The
Father
Tratto dall’omonima
pièce teatrale, sempre diretta da Florian Zeller,
The Father pone al centro del suo intreccio un
uomo deciso a rifiutare tutta l’assistenza di sua figlia mentre
invecchia. Impegnato a dare un senso alle sue mutevoli circostanze,
l’uomo inizia addirittura a dubitare dei suoi cari, della sua mente
e persino del tessuto della sua realtà.
Vestirsi di
thriller, vivere di dramma
Che qualcosa di
angosciante sia pronto a farsi largo tra i respiri esalati in casa
di Anthony, lo anticipa profeticamente il commento musicale che dà
ritmo alla prime battiture del film. I secondi passano e una mano
a forma di note si blocca sul capo di Anne (Olivia Colman) per poi afferrare le esistenze
della sua famiglia e scuoterle, facendo cadere dalle loro tasche
una tranquillità domestica già in precario equilibrio. Un ponte
associativo che collega le battute sincopate dell’aria che apre
l’opera con quella più iconica, insidiatasi nei meandri della
nostra mente, dell’hitchcockiano
Psyco.
Ma se la pellicola
diretta da Alfred Hitchcock non ha mai fatto
segreto della sua natura misteriosa e orrorifica, il film con
protagonista Anthony Hopkins è una scatola cinese
che si mostra in un modo, per poi raccogliere al suo interno mille
e altri mondi, altri generi, altre tempeste emotive pronte a
colpire il mare calmo dello spettatore.
Tutto il mondo è un
palcoscenico
È un puzzle della mente,
The Father. Un’opera ricoperta da abiti
del thriller, che ama farsi ammirare dai propri spettatori sulla
passerella dello schermo cinematografico (ora ridottosi a quello
televisivo) ma a ogni sequenza, un brandello di vestito inizia a
staccarsi e perdersi, lasciando nudo, nella sua essenza drammatica
e introspettiva, il film diretto da Florian
Zeller. L’alito di vita che si genera sulle assi del
palcoscenico teatrale, colpisce in pieno petto questo
kammerspiel ombroso, illuminato da piccoli bagliori di luce,
simboli di barlumi di una razionalità che va a perdersi tra i
labirinti di una mente (dis)funzionale. E se è vero che “tutto il
mondo è teatro”, gli attori di The Father si muovono sul palcoscenico della
vita in punta di piedi, nell’eterna paura di svegliare un pensiero
rimosso, un ricordo confusionario, uno sprazzo di memoria
modificato.
Ma l’essenza
teatrale c’è e si sente. Investe lo schermo ammantando di
significati secondari, metafore, e associazioni perturbanti, ogni
singolo dettaglio. Nulla è come sembra, tanto in queste esistenze
diegetiche, quanto in quelle pensate, manipolate da una memoria che
arranca a tentoni. Ma il cinema ha uno strumento magico in più
rispetto all’arte teatrale. In questo gioco di ambiguità, il
montaggio esacerba con un sapiente impiego del campo contro-campo
la lontananza tra padre e figlia, e con essa il distacco da ciò che
reale, e immaginato. Gli sguardi tra Anthony
Hopkins e Olivia Colman, intermezzati da
quelli di Rufus Sewell e Mark
Gatiss, sono palline lanciate in una partita di tennis.
Incapaci di condividere gli spazi di una medesima inquadratura, i
personaggi si scrutano a debita distanza, enfatizzando le distanze
sociali, quasi con il terrore che violando lo spazio personale
altrui, cada quella bolla di sapone che si sono creati, ed entro
cui vivere la propria esistenza alternativa.
Gli incontri del padre
con la propria figlia sono scanditi da arrivederci e gesti
reiterati all’ombra di un’inquietudine velata dai contrasti
fotografici di poche luci e tante ombre. Il buio che adombra lo
spazio è lo stesso che disorienta il pensiero del protagonista.
Privi di segnali e indicazioni con cui orientarsi, i suoi pensieri
perdono la strada. Immersi nel buio abbagliato da poche lingue di
luce, i suoi (pseudo)ricordi tornano indietro, vanno avanti, si
muovono tentennando, alla ricerca di una via di uscita razionale
che non pare ritrovarsi.
Ambienti come
proiezioni mentali
Lo stesso appartamento è
la perfetta proiezione visiva e architettonica della mente di
Anthony. Tutto sembra immacolato, ma tra i suoi vani le parole si
muovono nel tentativo di mettere in ordine cocci di momenti passati
e presenti che sembrano non combaciare. I lenzuoli che ricoprono
divani, i quadri che scompaiono, o le sedie che compaiono
all’improvviso, sono la metafora perfetta di una mente che
rallenta, nasconde ciò che è in disuso e ripropone flash mnemonici
di eventi immaginati, o confusi. Le stanze dell’appartamento vivono
di polvere e ambiguità, di polli cucinati e gesti ripetuti ad
libitum, sempre uguali e sempre così diversi. La casa di Anthony è
il contenitore adatto per raccogliere tutti quei momenti in cui il
protagonista ricorre a formulazioni sensate, avanzando pretese
assurde per nascondere pensieri e ricordi lineari. Ogni ambiente è
vissuto da fantasmi di un pensiero passato, annunciati non più da
campane, o
brividi, ma da campanelli, fischi di teiere, arie di opere
classiche. Sono impronte sonore di un’identità che si va
dissolvendo, e che lascia a questi piccoli e grandi dettagli il
ruolo di contenitori di una vita frammentata in varie tessere di un
puzzle ormai impossibile da completare.
Tutto è in ordine ma
tutto è confuso; ogni piccolo pezzo di Anthony è come il suo
orologio, rubato dalle grinfie del tempo e della malattia.
Attori (magistrali)
alla seconda
Per ergersi al centro
della città, imponente ed elegante, ogni teatro ha bisogno di
fondamenta solide su cui basarsi, e colonne portanti che lo tengano
in piedi. Nel teatro della vita messo in scena da Florian
Zeller, è la performance di Anthony Hopkins a sostenere un dramma
interiore vestito di oscuri pensieri e ambigui eventi. Ogni sua
piccola espressione, o mutamento facciale, è un fendente che
colpisce con perfezione chirurgica l’anima dello spettatore. Angelo
e demone di un aldilà personale, la sua interpretazione è una
commistione perfetta di reazioni sottomesse, e urla strazianti,
lasciate libere di mostrarsi, lontane dallo spettro della
macchietta o dell’overacting. A ruotargli intorno, un corollario di
comprimari capaci di alimentare la sua forza interpretativa,
attraverso performance altrettanto convincenti ed emotivamente di
impatto. C’è la dolcezza della figlia Anne (Olivia
Colman), l’esasperazione del genero Paul (Rufus
Sewell), la pazienza della badante Laura (Imogen
Poots), l’ambiguità di un uomo dai mille volti e nomi
(Mark Gatiss). Maschere dell’arte, queste
esistenze si improvvisano riverberi di uno specchio rotto rivolto
al passato, attori ingaggiati per interpretare a loro insaputa un
ruolo nel teatro messo in scena da un regista disattento e
smemorato, come il cervello di Anthony.
È un sadico burattinaio
la nostra mente. Ci tiene in pugno, facendoci muovere tra realtà e
immaginazione, speranze e razionalità. Ma nel momento in cui decide
di recidere uno dei fili che ci tengono saldi a sé, eccoci cadere
senza forze e senza bussola nel buio dell’esistenza. Camminiamo
arrancando sul palcoscenico della vita nella speranza che un occhio
di bue ci illumini, ritrovando un briciolo di lucidità e con essa
speranza, ricordo, saggezza.
BiM Distribuzione
annuncia che The Father – Nulla è come sembra arriva
in Italia solo al cinema dal 20 maggio in lingua
originale (con sottotitoli in italiano) e dal 27
maggio in versione italiana. Un passo importante per
supportare la riapertura delle sale e offrire al pubblico
l’opportunità di vedere il film di Florian Zeller
con protagonisti Anthony Hopkins e Olivia Colman, premiato agli Oscar
2021 per l’interpretazione di Anthony Hopkins come Migliore Attore
Protagonista e per la Migliore Sceneggiatura Non
Originale di Florian Zeller e Christopher Hampton.
The Father – Nulla è come sembra è tratto dall’opera
teatrale Il padre (Le père) scritta da Florian Zeller e
andata in scena per la prima volta a Parigi nel 2012, conquistando
il premio Molière per la Miglior commedia, prima di debuttare a
Broadway e nel West End londinese, dove ha ottenuto premi Tony e
Olivier per il Miglior attore (rispettivamente a Frank Langella e
Kenneth Cranham). Zeller firma la regia dell’adattamento
cinematografico – il suo esordio nel lungometraggio – girato a
Londra da una sceneggiatura che ha scritto a quattro mani con
Christopher Hampton (Espiazione, Le relazioni pericolose). Accanto
ai premi Oscar Anthony Hopkins e Olivia Colman, completano il cast del film Mark
Gatiss (La favorita, la serie televisiva Sherlock), Imogen Poots
(Green Room, Non buttiamoci giù), Rufus Sewell (Judy, la serie
televisiva L’uomo nell’alto castello) e Olivia Williams (Victoria e
Abdul, An education).
La trama
Anthony ha 81 anni. Vive da solo
nel suo appartamento londinese e rifiuta tutte le persone che sua
figlia Anne cerca di imporgli. Presto però Anne non potrà più
andarlo a trovare tutti i giorni: ha preso la decisione di
trasferirsi a Parigi con un uomo che ha appena conosciuto…Ma se è
così, allora chi è l’estraneo che piomba all’improvviso nel
soggiorno della casa di Anthony, sostenendo di essere sposato con
Anne da oltre dieci anni? E perché afferma con tanta convinzione
che quella dove vive è casa sua e della figlia? Eppure Anthony è
sicuro che quello sia il suo appartamento. Sembra esserci nell’aria
qualcosa di strano, come se il mondo ad un tratto avesse smesso di
seguire le regole abituali. Smarrito in un labirinto di domande
senza risposta, Anthony cerca disperatamente di capire che cosa
stia succedendo attorno a lui. The father – Nulla è come sembra è
il racconto di un uomo la cui realtà si sgretola pian piano davanti
a nostri occhi.
È finalmente arrivato on-line il
primo trailer di The Fate of the Furious, ottavo
capitolo della saga di Fast and Furious e primo
senza Paul Walker. Il trailer ci mostra non solo
una famiglia divisa ma anche la nuova splendida villain:
Charlize Theron.
Diretto da F. Gary
Gray, The Fate of the Furious arriverà al
cinema il 14 aprile del 2017. Il film aprirà una nuova trilogia del
franchise con protagonista Vin Diesel.
Fast and Furious
7 ha avuto un grande successo al box-office. In Nord
America la pellicola ha raccolto $352,786,830 e $1,162,040,651 nel
resto del mondo, di cui $20,797,031 in Italia.
Con un guadagno complessivo di
$1,516,045,911, è l’unico film della saga ad aver raggiunto e
superato il miliardo d’incassi, diventando il 6° film di maggiore
incasso della storia del cinema.
Ricordiamo che Fast and
Furious 9 arriverà al cinema il 19 aprile 2019,
mentre Fast and Furious 10
uscirà il 2 aprile 2020.
Fast and Furious è
una famosa saga cinematografica basata sulle corse e sulle
battaglie d’auto, che narra le gesta di Brian O’Conner,
interpretato da
Paul Walkere Dominic Toretto,
interpretato da Vin Diesel. Tuttavia, dopo la
morte di
Paul Walker in un incidente d’auto, il personaggio di
Brian viene ritirato dalla serie e non apparirà nei film successivi
al settimo, che quindi saranno completamente incentrati sul
personaggio di Dominic Toretto.
The Fate of The
Furious, ottavo capitolo della fortunata
saga Fast and Furious, sta
riscuotendo un notevole successo al botteghino, spingendo così
la Universal non solo a portare avanti
la serie principale, ma anche a valutare l’ipotesi di realizzare
uno spinoff che potrebbe vedere protagonista il duo composto
da Dwayne Johnson e Jason
Statham.
Secondo alcune fonti sembrerebbe
che questo spinoff, la cui sceneggiatura sarà ancora una volta
da Chris Morgan, sarà solo il primo di una
lunga serie, così da realizzare una sorta di universo
cinematografico sulla falsariga di quello realizzato
dalla Marvel. Vi ricordiamo che
Fate of The Furious, ottavo capitolo
diretto da F. Gary Gray, è giunto al cinema lo
scorso 14 aprile. Il film aprirà una nuova trilogia del
franchise con protagonista Vin Diesel.
Ecco il primo poster di The
Fate of the Furious, ovvero Fast and the Furious
8, in cui vediamo Vin Diesel e
Dwayne Johnson, che tornano nei ruoli di
Toretto e Hobbs.
Diretto da F. Gary
Gray, The Fate of the Furious arriverà al
cinema il 14 aprile del 2017. Il film aprirà una nuova trilogia del
franchise con protagonista Vin Diesel.
Fast and Furious
7 ha avuto un grande successo al box-office. In Nord
America la pellicola ha raccolto $352,786,830 e $1,162,040,651 nel
resto del mondo, di cui $20,797,031 in Italia.
Con un guadagno complessivo di
$1,516,045,911, è l’unico film della saga ad aver raggiunto e
superato il miliardo d’incassi, diventando il 6° film di maggiore
incasso della storia del cinema.
Ricordiamo che Fast and
Furious 9 arriverà al cinema il 19 aprile 2019,
mentre Fast and Furious 10
uscirà il 2 aprile 2020.
Fast and Furious è
una famosa saga cinematografica basata sulle corse e sulle
battaglie d’auto, che narra le gesta di Brian O’Conner,
interpretato da
Paul Walkere Dominic Toretto,
interpretato da Vin Diesel. Tuttavia, dopo la
morte di
Paul Walker in un incidente d’auto, il personaggio di
Brian viene ritirato dalla serie e non apparirà nei film successivi
al settimo, che quindi saranno completamente incentrati sul
personaggio di Dominic Toretto.
Da quando si sono accesi i motori di
Fast & Furious, nel lontano 2001, la saga
è cresciuta film dopo film, arrivando ad essere uno dei franchise
più redditizi della storia del cinema. Inizialmente incentrata
sulle corse d’auto, la serie ha poi progressivamente mutato le
proprie caratteristiche, aggiungendo elementi che l’accomunano
sempre di più ai fortunati filoni di film action e di spionaggio.
Ormai iconica, la saga ha negli anni visto crescere l’apprezzamento
del pubblico. Questo attende infatti come un vero e proprio evento
l’uscita di ogni nuovo capitolo. Dopo i primi due, nel 2006 è poi
uscito The Fast and the Furious: Tokyo
Drift.
Diretto da Justin
Lin, il quale avrebbe poi diretto anche i successivi tre
film della saga e l’ultimo Fast & Furious 9, questo terzo
capitolo si configura come un titolo della serie a suo modo unico.
È infatti un vero e proprio spin-off, ambientato molto avanti
rispetto agli eventi dei precedenti due film, collocandosi dopo
quanto avviene in Fast & Furious 6. Tokyo
Drift si distingue inoltre anche per cast e location, diversi
rispetto agli altri film della serie. Solo in seguito questo è
stato integrato in modo più chiaro nella serie, attraverso una
serie di camei e rivisitazioni di alcune scene chiave. Da molti è
anche considerato l’ultimo capitolo con l’identità originale della
saga, legata alle auto elaborate e alle corse illegali
Lo scarso entusiasmo generato dal
film, il quale ha incassato appena 160 milioni in tutto il mondo,
ha poi spinto gli ideatori della serie a riproporre le
caratteristiche classiche con il successivo Fast & Furious –
Solo parti originali. Prima di intraprendere una visione di
questo terzo film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
The Fast and the Furious: Tokyo
Drift, la trama del film
Protagonista del film è Sean
Boswell, un ragazzo che cerca di affermarsi come pilota
nelle corse illegali d’auto. Sebbene queste gli forniscano una
temporanea fuga dall’infelice situazione familiare e dal mondo
superficiale che lo circonda, hanno anche la non trascurabile
conseguenza di renderlo decisamente antipatico alle autorità
locali. Per evitargli di finire in carcere, la madre decide di
mandarlo a Tokyo dal padre. Anche qui, però, Sean non può resistere
alla sua passione, e grazie a nuove conoscenze viene introdotto nel
mondo delle corse clandestine giapponesi.
In particolare è
Twinkie a permettergli di cimentarsi in queste
pericolose attività, trovando l’appoggio di Han
Lue, ex membro del team del celebre Dominic
Toretto. Quest’ultimo, però, ha non pochi problemi con il
campione di corse e membro della Yakuza Takashi
Kamata, detto D.K.. A peggiorare le cose,
vi è l’interesse sentimentale di Sean per la bella Neela
Ezar, compagna proprio di D.K. Come prevedibile, i guai
non tarderanno ad arrivare e per il ragazzo e i suoi amici si
renderà necessario dar prova di tutte le loro capacità al fine di
poter sopravvivere alla furia del criminale.
The Fast and the Furious: Tokyo
Drift, il cast del film
In assenza di Vin Diesel e Paul Walker
come protagonisti, tale onore spetta qui a Lucas
Black, che va ad interpretare Sean Boswell, ruolo poi
ripreso anche in Fast & Furious 7 e Fast & Furious
9. Scelto al posto di Channing Tatum, egli si
esercitò a lungo al fine di poter compiere personalmente alcune
delle spericolate acrobazie con auto presenti nel film. Accanto a
lui, nei panni di Twinkie vi è il noto rapper Bow
Wow, mentre Nathalie Kelley è Neela, la
ragazza di Takashi che sviluppa poi un sentimento per Sean. Per
l’attrice, poi vista anche nelle serie The Vampire Diaries
e Dynasty, questo è stato il film di debutto sul grande
schermo. Lynda Boyd compare nei panni della
madre di Sean, mentre Brian Goodman è suo
padre.
Altro debutto nella serie è quello
di Han Lue, interpretato da Sung Kang. L’attore
aveva già dato vita a tale personaggio nel film Better Luck
Tomorrow, film diretto da Lin e scollegato dalla saga di
Fast & Furious. Si tratta dunque di un rarissimo caso di
personaggio uguale per opere cinematografiche diverse.
Particolarmente apprezzato dai fan, questi è poi ricomparso anche
nei successivi film della saga. Brian Tee, noto
per essere il dottor Ethan Choi in Chicago Med, interpreta invece qui lo
spietato Takashi, mentre Sonny Chiba è Kamata, suo
zio e leader della Yakuza. Al termine del film, tuttavia, compare
con un cameo nei panni di Toretto anche Diesel, che accettò in
cambio di poter realizzare un sequel di Pitch Black.
The Fast and the Furious: Tokyo
Drift, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Per gli appassionati della saga è
possibile fruire di TheFast and the Furious: Tokyo Drift grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 10 luglio alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
In attesa dell’arrivo in sala di
Fast and Furious 8, Screen Junkies torna
indietro nel tempo e ci propone l’honest trailer
di The Fast and the Furious Tokyo Drift, il
terzo capitolo del franchise a quattro ruote.
The Fast and the Furious
Tokyo Drift è un film del 2006 diretto da Justin
Lin. È il terzo capitolo della serie The Fast and
the Furious. Sebbene sia uscito nel 2006, l’ordine
temporale della serie vuole che gli eventi di Tokyo Drift siano
accaduti dopo Fast & Furious 6, del 2013.
Il prossimo capitolo della saga, il
numero 8, diretto da F. Gary Gray, arriverà al
cinema il 14 aprile del 2017. Il film aprirà una nuova trilogia del
franchise con protagonista Vin Diesel.
Il settimo capitolo del
franchise ha avuto un grande successo al box-office. In Nord
America la pellicola ha raccolto $352,786,830 e $1,162,040,651 nel
resto del mondo, di cui $20,797,031 in Italia.
Con un guadagno complessivo di
$1,516,045,911, è l’unico film della saga ad aver raggiunto e
superato il miliardo d’incassi, diventando il 6° film di maggiore
incasso della storia del cinema.
Arriverà al cinema dal 24 Dicembre
distribuito da Bim
DistributionThe Farewell – Una Bugia Buona,
diretto da Lulu Wang e con protagonista
Awkwafina.
Con The Farewell – Una
bugia buona, premio del pubblico al Sundance London e
applaudito all’ultima Festa del Cinema di Roma, la
sceneggiatrice/regista Lulu Wang ha creato un’intima celebrazione
del ruolo che ognuno di noi ha nella famiglia e, insieme, del modo
in cui la viviamo nel profondo, intrecciando con maestria il
ritratto garbatamente ironico della bugia in azione e il racconto
toccante di ciò che nella famiglia può unirci e renderci più forti,
spesso a dispetto di noi stessi.
The Farewell – Una Bugia Buona: trailer
La trama del film The Farewell – Una Bugia Buona
Billi (Awkwafina), nata in Cina e
cresciuta negli Stati Uniti, tornata a malincuore a Changchun,
scopre che in famiglia tutti sanno che alla sua amata nonna restano
solo poche settimane di vita, ma hanno deciso di tenere nascosta la
verità alla diretta interessata.
Per proteggere la sua serenità, si
riuniscono con il festoso espediente di un matrimonio affrettato.
Avventurandosi in un campo minato di aspettative e convenevoli di
famiglia, Billi scopre che, in realtà, ci sono molte cose da
festeggiare: l’occasione di riscoprire il Paese che ha lasciato da
bambina, il meraviglioso spirito di sua nonna e i legami che
continuano ad unire anche quando c’è molto di non detto.
The Farewell – Una Bugia Buona, il film
Tutto inizia quando Bill,
un’aspirante artista di New York che a stento conosce la Cina dove
è nata, si unisce al viaggio dei suoi genitori e dei parenti venuti
da ogni parte del mondo per rendere l’estremo saluto alla matriarca
della famiglia. I dottori li hanno informati che a Nai-Nai
(mandarino per nonna) restano solo pochi mesi di vita, la diretta
interessata ignora però la sua sorte, e la famiglia si adopera
affinché lei ne resti assolutamente all’oscuro. Invece di dirle
come stanno le cose, fingono che vada tutto bene, e spiegano a
Nai-Nai di essersi riuniti tutti non certo per dirle addio, ma per
festeggiare un felice, sebbene alquanto repentino, matrimonio.
Per Bill, imbevuta di cultura e
indipendenza americane, il piano contravviene sicuramente ad ogni
logica e probabilmente anche ad ogni etica. Eppure eccola lasciare
New York, nel peggiore dei momenti, spinta dal bisogno di vedere
Nai-Nai un’ultima volta, ma impossibilitata a spiegarle la ragione
della sua visita improvvisa. I maldestri tentativi di Bill di
tener fede alla bugia, mentre naviga in un mare di differenze
generazionali e culturali, creano momenti di comicità dal gusto
secco e spumeggiante come lo champagne per il brindisi del
matrimonio. Ma c’è anche una corrente più profonda che scorre
sotto la superficie: perché l’espediente del viaggio di Bill ritrae
ciò che le famiglie tengono celato e ciò che invece rivelano, ciò
che la famiglia esige da ognuno, e ciò che ognuno, in cambio, ne
riceve.
Wang tratta il tema con un misto di
leggerezza e gravità che rispecchia le emozioni che si
provano in certe riunioni familiari a cui non si è sicuri di
riuscire a sopravvivere, e che pure restano indimenticabili.
Tornare
in un paese che non si riconosce come casa e dover fingere che lo
sia per il bene degli altri, soprattutto per quella nonna a cui è
stato diagnosticato un cancro inoperabile ai polmoni. La famiglia
le ha raccontato una grossa bugia “buona”, e se è vero, come dice
qualcuno, che è la paura ad uccidere e non la malattia, meglio
nascondere la verità. Billi, trentenne nata in Cina ma trasferitasi
da piccola a New York insieme ai genitori, è troppo “americana” ed
emotivamente trasparente per fare visita alla sua amata Nai Nai, un
pesce fuori dall’acqua della cultura del dolore che tutti vogliono
evitare, a noi stessi, prima che a chi ci sta vicino; l’ordine di
importanza cambia da persona a persona, di generazione in
generazione, ed è ciò che mostra con un senso del raffinato, una
mentalità aperta e un gran cuore Lulu Wang in
The Farewell.
Un film
splendido e ispirato (anche dalle esperienze reali della regista)
su attori che recitano una parte e personaggi che recitano a loro
volta un ruolo per la nonna. La vita come spettacolo, i luoghi
della famiglia come palcoscenico dell’umanità, sono immagini di una
storia che ha il potere disarmante di tirar fuori l’umorismo dai
momenti drammatici e viceversa (tenete a mente la scena
dell’orecchino scomparso e del commovente monologo di
Awkwafina che ne segue).
The Farewell, un viaggio per dirsi addio
Ma
quello della Wang è soprattutto il tentativo, riuscito, di fondere
il concetto di famiglia e collettività e dello stare assieme tipico
della cultura asiatica con la caratteristica più evidente della
cultura occidentale, ovvero la totale assenza di empatia, di voglia
di riunirsi intorno alla stessa tavola e di condividere, pure
arbitrariamente, gioie e dolori. Per questo motivo The
Farewell riesce a essere personale e culturalmente specifico
ma anche universale, esplorando le differenze continentali e
generazionali senza pronunciarsi troppo o giudicare, guardando la
realtà da ogni prospettiva, e mostrando cosa accade
nell’interiorità dei protagonisti e come l’emozione si riflette
all’esterno.
Ecco
perché nella messa in scena intervengono inquadrature molto ampie e
statiche, un escamotage che permette allo sguardo di intercettare
tutti i dettagli e di creare un vero e proprio paesaggio di volti;
i personaggi vivono dentro una cornice, all’interno della quale lo
spettatore vede l’unità familiare scontrarsi con l’individuo e
uscire fuori, e quando succede chi rimane da sola è Billi, alter
ego della regista interpretata da Awkwafina
(bravissima ad enfatizzare l’inconfondibile personalità americana),
in silenzio mentre contempla la loro assenza.
Una “buona” bugia
Forse
il viaggio della ragazza in Cina non simboleggia soltanto l’addio a
Nai Nai, ma rappresenta un’occasione per riconnettersi con quel
paese che si è lasciata alle spalle, il ricordo di un quartiere che
una volta era ricoperto di verde e dove poteva rincorrere le
libellule, ora irriconoscibile perché sovrastato da grattacieli di
venti piani (da fare a piedi, e che fatica arrivare in alto), tanto
vivo quanto sfumato. Immaginare una “casa” che non c’è più può
diventare triste, e al tempo stesso innescare una serie di
meccanismi romantici patinati, pericolosamente vicini ai cliché; ma
non è a questo mondo che si riferisce Lulu Wang, attaccata invece
alla memoria e alla bellezza formale e sentimentale che una buona
bugia sa imbastire sullo schermo e nella vita.
Lulu Wang, regista
di The Farewell – Una Bugia Buona,
racconta il film e la sua condizione di persona “di mezzo” tra la
cultura americana e quella cinese. Il film arriva al cinema il 24
dicembre, distribuito da BIM Distribuzione.
Billi (Awkwafina), nata in Cina e
cresciuta negli Stati Uniti, tornata a malincuore a Changchun,
scopre che in famiglia tutti sanno che alla sua amata nonna restano
solo poche settimane di vita, ma hanno deciso di tenere nascosta la
verità alla diretta interessata.
Per proteggere la sua serenità, si
riuniscono con il festoso espediente di un matrimonio affrettato.
Avventurandosi in un campo minato di aspettative e convenevoli di
famiglia, Billi scopre che, in realtà, ci sono molte cose da
festeggiare: l’occasione di riscoprire il Paese che ha lasciato da
bambina, il meraviglioso spirito di sua nonna e i legami che
continuano ad unire anche quando c’è molto di non detto.
Tutto inizia quando Bill,
un’aspirante artista di New York che a stento conosce la Cina dove
è nata, si unisce al viaggio dei suoi genitori e dei parenti venuti
da ogni parte del mondo per rendere l’estremo saluto alla matriarca
della famiglia. I dottori li hanno informati che a Nai-Nai
(mandarino per nonna) restano solo pochi mesi di vita, la diretta
interessata ignora però la sua sorte, e la famiglia si adopera
affinché lei ne resti assolutamente all’oscuro. Invece di dirle
come stanno le cose, fingono che vada tutto bene, e spiegano a
Nai-Nai di essersi riuniti tutti non certo per dirle addio, ma per
festeggiare un felice, sebbene alquanto repentino, matrimonio.
Per Bill, imbevuta di cultura e
indipendenza americane, il piano contravviene sicuramente ad ogni
logica e probabilmente anche ad ogni etica. Eppure eccola lasciare
New York, nel peggiore dei momenti, spinta dal bisogno di vedere
Nai-Nai un’ultima volta, ma impossibilitata a spiegarle la ragione
della sua visita improvvisa. I maldestri tentativi di Bill di
tener fede alla bugia, mentre naviga in un mare di differenze
generazionali e culturali, creano momenti di comicità dal gusto
secco e spumeggiante come lo champagne per il brindisi del
matrimonio. Ma c’è anche una corrente più profonda che scorre
sotto la superficie: perché l’espediente del viaggio di Bill ritrae
ciò che le famiglie tengono celato e ciò che invece rivelano, ciò
che la famiglia esige da ognuno, e ciò che ognuno, in cambio, ne
riceve.
Wang tratta il tema con un misto di
leggerezza e gravità che rispecchia le emozioni che si
provano in certe riunioni familiari a cui non si è sicuri di
riuscire a sopravvivere, e che pure restano indimenticabili.
La Fox ha finalmente svelato il nome
di colui che interpreterà il Doctor Doom in The
Fantastic Four, reboot del non fortunatissimo film
del 2005. Dopo aver confermato in Febbraio il cast principale che
comprende Miles Teller (Mr. Fantastic),
Michael B. Jordan (Torcia Umana),
Kate Mara (Donna Invisibile) e Jamie
Bell (la Cosa), rimaneva da conoscere soltanto il volto
del villain. Con le riprese
che inizieranno questa primavera, lo studio ha deciso che ad
interpretare Victor Von Doom sarà Toby Kebbell che
abbiamo già visto in La furia dei Titani
e The Counselor e che vedremo nei panni
della scimmia Koba nel prossimo Il pianeta delle
scimmie – Revolution.
L’attore britannico ha così scalzato
nelle preferenze Jack Huston
(Boardwalk Empire) e Domhnall
Gleeson (Harry Potter e i Doni della
Morte) e si aggiungerà al cast non appena saranno
terminate le riprese di Planet of the
Apes.
Ricordiamo che Kate
Mara vestirà i panni di Sue Storm / La Donna
Invisibile. Jamie Bell quelli
invece di Ben Grimm / La
Cosa. Miles Teller interpreterà il
ruolo di Reid Richards /
Mr. Fantastic, mentre Michael B.
Jordan sarà Johnny Storm / La Torcia Umana.
Basato sul fumetto “The Ultimate
Fantastic Four”, il nuovo adattamento si concentrerà sui personaggi
più giovani. Josh Trank dirigerà il film
basato su una sceneggiatura Kinberg, Matthew
Vaughn e Gregory
Goodman che saranno anche produttori
esecutivi. Fantastic Four uscirà il 19 Giugno 2015. Lo
studio ha già annunciato per il 2017 l’uscita di The
Fantastic Four 2.
L’attore Tim Blake Nelson è entrato
a far parte del cast del prossimo adattamento Marvel Comics diretto da Josh
Trank, The Fantastic Four per la
20th Century Fox. La conferma della notizia arriva
dal The Hollywood Reporter che annuncia anche che
l’attore interpreterà Harvey Elder, conosciuto come
l’Uomo Talpa in Italia.
Sebbene Harvey Elder
è storicamente il primo cattivo “Mole Man” del fumetto originale,
il sito conferma che al momento apparirà solo come scienziato, che
potenzialmente potrebbe diventare Mole Man nei sequel futuri.
Tim Blake
Nelson non è nuovo al mondo dei CineComics dato che ha interpretato il Dr.
Samuel Sterns ne film The Incredible
Hulk del 2008.
The Fantastic
Four è previsto in uscita il 19 giugno 2015.
Ricordiamo che Kate
Mara vestirà i panni di Sue Storm / La Donna
Invisibile. Jamie Bell quelli
invece di Ben Grimm / La
Cosa. Miles Teller interpreterà il
ruolo di Reid Richards /
Mr. Fantastic, mentre Michael B. Jordansarà Johnny
Storm / La Torcia Umana.
Basato sul fumetto “The Ultimate
Fantastic Four”, il nuovo adattamento si concentrerà sui personaggi
più giovani. Josh Trank dirigerà il film
basato su una sceneggiatura Kinberg, Matthew
Vaughn e Gregory
Goodman che saranno anche produttori
esecutivi. Fantastic Four uscirà il 19 Giugno 2015. Lo
studio ha già annunciato per il 2017 l’uscita
di The Fantastic Four 2.
Le strade di San Diego, dove in
questi giorni si svolge il Comic Con sono state illuminate da un
epico spettacolo di droni. Il tutto è culminato con l’apparizione a
sorpresa di Galactus, il logo dei The
Fantastic Four e il messaggio ai fan di rimanere
sintonizzati per rivelazioni ancora più importanti durante il panel
dei Marvel Studios di sabato. Sebbene
le riprese di The
Fantastic Four
siano iniziate solo di recente, si dice che sia possibile un
filmato di presentazione e un primo sguardo alla Prima Famiglia
Marvel in costume.
Tornando a questo show di droni, non
solo si tratta del primo sguardo al Galactus del MCU, ma è anche la
conferma che avremo un’interpretazione del cattivo accurata dal
punto di vista dei fumetti, invece di un’altra nuvola vivente come
avvenuto in I Fantastici 4 e SilverSurfer. Non resta a
questo punto che attendere maggiori informazioni e prime immagini
direttamente dal set del film. Nel mentre, date un’occhiata più da
vicino all’arrivo dell’enorme Galactus a San Diego nel post X qui
sotto.
The Fantastic
Four: quello che c’è da sapere sul film
Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025. Come al solito con la
Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i The
Fantastic Four sono astronauti che vengono trasformati
in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello
spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino
a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e
futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e
lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può
trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare.
E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato
in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del
corpo, che gli conferiscono una super forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul Walter Hauser,
John Malkovich,
Natasha Lyonne e Ralph Ineson nel
ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel
passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra
realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i
quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel
film, mentre Dottor Destino potrebbe avere un
semplice cameo nel finale.
Intervistato da Collider, il
produttore e sceneggiatore de I fantastici
4, Simon Kinberg, ha parlato dei
primi giorni di riprese del film, attualmente in fase di produzione
in Louisiana:
“C’è una bellissima energia sul
set. Josh Trank è fantastico. La cosa più incredibile di questo
reboot sarà il tono. Stiamo cercando di approcciare alla storia in
modo molto più realistico. Vogliamo cercare di fare qualcosa di
diverso rispetto agli altri cine-comic e il modo in cui Josh e
tutti gli attori stanno lavorando mi fa essere molto fiducioso
circa il risultato finale”.
Sul fatto che il film sarà
convertito in 3D, Kinberg ha detto:
“Il modo in cui stiamo
immaginando la storia si adatta perfettamente ad una conversione in
3D, quindi lo faremo. Il motivo che ci ha spinti a prendere questa
decisione è stato il voler rendere questo Fantastici 4
un’esperienza assolutamente coinvolgente. Vogliamo che il pubblico
si senta esattamente come uno dei protagonisti del film“.
Sul futuro del franchise, invece,
ecco quanto dichiarato:
“Quando giri un film del
genere, inevitabilmente pensi che se verrà accolto bene ne girerai
un altro. Ho molta fiducia nel film, indipendentemente se piacerà o
meno. In merito al mio ruolo di sceneggiatore, la cosa che penso
ogni volta è: “Cosa mi invento per il prossimo film?” “.
Ricordiamo che, nel reboot de I
fanastici 4, Kate Mara vestirà i panni di Sue
Storm / La Donna
Invisibile. Jamie Bell quelli
invece di Ben Grimm / La
Cosa. Miles Teller interpreterà il
ruolo di Reid Richards /
Mr. Fantastic, mentre Michael B. Jordansarà Johnny
Storm / La Torcia Umana.
Basato sul fumetto “The Ultimate
Fantastic Four”, il nuovo adattamento si concentrerà sui personaggi
più giovani. Josh Trank dirigerà il film
basato su una sceneggiatura di Simon Kinberg, Matthew
Vaughn e Gregory
Goodman che saranno anche produttori
esecutivi. Fantastic Four uscirà il 19 Giugno 2015. Lo
studio ha già annunciato per il 2017 l’uscita
di The Fantastic Four 2.