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Piccole Donne: il trailer del nuovo film di Greta Gerwig

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Piccole Donne: il trailer del nuovo film di Greta Gerwig

Sony Pictures ha pubblicato il primo trailer ufficiale di Piccole Donne, nuovo adattamento dell’omonimo romanzo di Louisa May Alcott scritto e diretto da Greta Gerwig che arriverà in sala il 25 dicembre 2019.

Nel cast figurano Emma Watson, che sarà Meg March, mentre le altre sorelle sono state interpretate da Saoirse Ronan (Jo), Florence Pugh (Amy) e Eliza Scanlen (Beth). Con loro, in scena, anche Meryl Streep nei panni di zia March, Timothee Chalamet in quelli di Theodore “Laurie” Lawrence e Laura Dern che sarà invece Marmee March.

È come se fosse la mia autobiografia”, ha dichiarato la Gerwig a Vanity Fair. “Succede quando vivi attraverso un libro e quello diventa il paesaggio della tua vita interiore. Diventa parte di te, in un modo profondo.

Il primo romanzo di Piccole Donne racconta la storia delle quattro sorelle March – Meg, Jo, Beth e Amy Alcott. Loro padre è un sacerdote partito per il fronte come cappellano durante la Guerra di Secessione americana, lasciando a casa le figlie e la moglie a cura della casa. Le ragazze, con i loro pregi e i loro difetti, pur essendo povere e con i problemi tipici dell’adolescenza, imparano a crescere e diventare ragazze responsabili e pronte a difendersi da qualsiasi vicissitudine.

Uno degli ultimi adattamenti dal romanzo era stato firmato da Gillian Armstrong e vantava un cast di attori e attrici di grande rilievo, con Winona Ryder, Susan Sarandon, Claire Danes Kirsten Dunst, ma anche Christian Bale e Gabriel Burne.

Piccole Donne: il nuovo adattamento porterà la firma di Greta Gerwig

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È stata affidata a Greta Gerwig, attrice, regista e sceneggiatrice statunitense, il compito di riscrivere la sceneggiatura del nuovo Piccole donne, ennesima traduzione cinematografica del classico senza tempo scritto da Louisa May Alcott con protagoniste le quattro sorelle March. Inizialmente la stesura dello script era stato affidato a Sarah Polley.

Greta Gerwig è nota per essere la musa del regista e sceneggiatore statunitense Noah Baumbach, con il quale ha lavorato in Lo stravagante mondo di Greenberg, Frances Ha e Mistress America.

Greta Gerwig in Il Piano di Maggie: leggi la recensione del film

La Sony sta sviluppando questa nuova versione di Piccole donne sin dal 2013, che sarà prodotta nello specifico da Amy Pascal, non più ormai boss dello studio, insieme a Robin Swicord e Denise Di Novi.

Un progetto tutto al femminile per la Sony, che si prefigge l’ambizioso obiettivo di aggiornare l’immortale storia di formazione di Meg, Beth, Amy e soprattutto Jo March, portata sullo schermo per l’ultima volta nel 1994. Il film diretto dalla regista Gillian Armstrong contava su un cast d’eccezione, formato da Susan Sarandon, Winona Ryder, Kirsten Dunst, Christian Bale, Gabriel Byrne e Claire Danes.

piccole donnePiccole donne è il più famoso romanzo di Louisa May Alcott, che pubblicò, per la prima volta in due volumi, il primo nel 1868 e il secondo nel 1869 in America, con il titolo Little Women or, Meg, Jo, Beth, and Amy.

Nel 1880 i due volumi furono riuniti in uno solo, Little Women, che continua ad essere quello letto in America. L’edizione del 1880 presenta anche alcune modifiche, soprattutto nel linguaggio, l’American Idiom, che rispecchiava pienamente il parlato dei personaggi, ma poco conveniente in una prosa letteraria. In Italia le prime parziali traduzioni risalgono al 1908, dove anche dopo si preferì, come del resto in molti altri paesi, come la Francia e l’Inghilterra, dividere il romanzo in due parti, dato il pubblico di ragazzi a cui era destinato, con i due titoli Piccole donne e Piccole donne crescono.

Il libro ebbe un successo immediato quando uscì e oggi è considerato un classico della letteratura per l’infanzia, consigliato dagli insegnanti e amato dai bambini.

Fonte: Indiewire

Piccole Donne: Greta Gerwig alla regia con Emma Stone, Saoirse Ronan e Meryl Streep?

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Come riportato da Variety nelle ultime ore, Greta Gerwig potrebbe dirigere il nuovo adattamento cinematografico di Piccole Donne, il romanzo del 1869 di Louisa May Alcott portato sul grande schermo da Gillian Armstrong con Winona Ryder, Susan Sarandon, Claire Danes e Kirsten Dunst.

La pellicola sarà prodotta dalla Sony, che aveva già scelto la Gerwig come sceneggiatrice e che, sempre secondo Variety, avrebbe deciso di affidarle anche la regia dopo il successo di Lady Bird.

Piccole Donne: Greta Gerwig in trattative

Si fanno anche le prime speculazioni sul cast, con Saoirse Ronan, Emma Stone, Meryl Streep e Timothée Chalamet che sarebbero in trattative per un ruolo nel film.

Il primo romanzo di Piccole Donne racconta la storia delle quattro sorelle March – Meg, Jo, Beth e Amy Alcott. Loro padre è un sacerdote partito per il fronte come cappellano durante la Guerra di Secessione americana, lasciando a casa le figlie e la moglie a cura della casa. Le ragazze, con i loro pregi e i loro difetti, pur essendo povere e con i problemi tipici dell’adolescenza, imparano a crescere e diventare ragazze responsabili e pronte a difendersi da qualsiasi vicissitudine.

Piccole Donne: foto e video dal set del film di Greta Gerwig

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Dopo il grande successo di Lady Bird, suo esordio alla regia, Greta Gerwig torna subito dietro alla macchina da presa per il suo adattamento del celebre romanzo Piccole Donne, portando con sé anche Saoirse Ronan e Timotée Chalamet, che aveva già diretto nel suo primo film.

Le foto e i video che seguono mostrano le quattro protagoniste della storia, le sorelle March, Amy, Meg, Jo e Beth, interpretate rispettivamente da Florence Pugh, Emma Watson, Saoirse Ronan e Eliza Scanlen. Chalamet interpreterà Laurie. Nel cast ci sono anche Laura Dern e Meryl Streep.

Ecco le prime immagini dal set di Piccole Donne

https://www.instagram.com/p/Bp1cFAVn_Dj/

La pellicola è prodotta dalla Sony, che aveva già scelto la Gerwig come sceneggiatrice e che ha deciso di affidarle anche la regia dopo il successo di Lady Bird.

Il primo romanzo di Piccole Donne racconta la storia delle quattro sorelle March – Meg, Jo, Beth e Amy Alcott. Loro padre è un sacerdote partito per il fronte come cappellano durante la Guerra di Secessione americana, lasciando a casa le figlie e la moglie a cura della casa. Le ragazze, con i loro pregi e i loro difetti, pur essendo povere e con i problemi tipici dell’adolescenza, imparano a crescere e diventare ragazze responsabili e pronte a difendersi da qualsiasi vicissitudine.

Uno degli ultimi adattamenti dal romanzo era stato firmato da Gillian Armstrong e vantava un cast di attori e attrici di grande rilievo, con Winona Ryder, Susan Sarandon, Claire Danes e Kirsten Dunst, ma anche Christian Bale e Gabriel Burne.

Piccole Donne: Emma Watson sostituisce Emma Stone nel film di Greta Gerwig

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Come riportato da Variety nelle ultime ore, Emma Watson prenderà il posto di Emma Stone in Piccole Donne, il nuovo adattamento cinematografico del romanzo di Louisa May Alcott affidato a Greta Gerwig.

A quanto pare la Stone non avrebbe potuto conciliare gli impegni di promozione del suo ultimo film, The Favourite, con le riprese della pellicola della Gerwig che inizieranno tra un mese. Curioso che, qualche anno fa, fu invece l’attrice premio oscar a sostituire in corsa la Watson in La La Land di Damien Chazelle.

Piccole Donne è stato già portato sul grande schermo da Gillian Armstrong con Winona Ryder, Susan Sarandon, Claire Danes e Kirsten Dunst.

La pellicola sarà prodotta dalla Sony, che aveva già scelto la Gerwig come sceneggiatrice e che, sempre secondo Variety, avrebbe deciso di affidarle anche la regia dopo il successo di Lady Bird.

Il primo romanzo di Piccole Donne racconta la storia delle quattro sorelle March – Meg, Jo, Beth e Amy Alcott. Loro padre è un sacerdote partito per il fronte come cappellano durante la Guerra di Secessione americana, lasciando a casa le figlie e la moglie a cura della casa. Le ragazze, con i loro pregi e i loro difetti, pur essendo povere e con i problemi tipici dell’adolescenza, imparano a crescere e diventare ragazze responsabili e pronte a difendersi da qualsiasi vicissitudine.

Fonte: Variety

Piccole Donne: Eliza Scanlen entra nel cast del film di Greta Gerwig

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Continua a prendere forma il cast di Piccole Donne, prossimo progetto affidato a Greta Gerwig le cui riprese partiranno in autunno: è infatti Variety a confermare che Eliza Scanlen – di recente vista nella miniserie HBO Sharp Objects – è entrata nelle trattative finali per ottenere un ruolo nel film.

Già confermati invece Saoirse RonanEmma StoneMeryl Streep e Timothée Chalamet.

Piccole Donne: Greta Gerwig alla regia con Emma Stone, Saoirse Ronan e Meryl Streep

Come riportato da Variety il mese scorso, Greta Gerwig dirigerà il nuovo adattamento cinematografico di Piccole Donne, il romanzo del 1869 di Louisa May Alcott portato sul grande schermo da Gillian Armstrong con Winona Ryder, Susan Sarandon, Claire Danes e Kirsten Dunst.

La pellicola sarà prodotta dalla Sony, che aveva già scelto la Gerwig come sceneggiatrice e che, sempre secondo Variety, avrebbe deciso di affidarle anche la regia dopo il successo di Lady Bird.

Il primo romanzo di Piccole Donne racconta la storia delle quattro sorelle March – Meg, Jo, Beth e Amy Alcott. Loro padre è un sacerdote partito per il fronte come cappellano durante la Guerra di Secessione americana, lasciando a casa le figlie e la moglie a cura della casa. Le ragazze, con i loro pregi e i loro difetti, pur essendo povere e con i problemi tipici dell’adolescenza, imparano a crescere e diventare ragazze responsabili e pronte a difendersi da qualsiasi vicissitudine.

Piccole Donne: diretto da Greta Gerwig, al cinema dal 9 gennaio

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Piccole Donne: diretto da Greta Gerwig, al cinema dal 9 gennaio

Piccole Donne, diretto da Greta Gerwig, al cinema dal 9 gennaio prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

Protagoniste del film, nei ruoli delle quattro sorelle March, Jo, Meg, Amy e Beth, sono Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh e Eliza Scanlen. Nel cast anche Laura Dern, Timothée Chalamet, Tracy Letts, Bob Odenkirk, James Norton, Louis Garrel, Chris Cooper e l’attrice Premio Oscar Meryl Streep. Il film, che ha ricevuto cinque nomination ai BAFTA Awards, sarà nelle sale italiane dal 9 gennaio prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia in 400 copie.

Piccole Donne, le protagoniste

Mi sono immersa in questo film con tutta me stessa – racconta la regista Greta Gerwig, nominata all’Oscar nel 2018 per Lady Bird. Gerwig aggiunge – Piccole Donne ha fatto parte della mia vita da sempre. Non ho passato un istante della mia vita senza sapere chi fosse Jo March, lei è la mia donna, la persona che avrei voluto essere e la persona che spero di essere diventata”. Ad interpretare il ruolo di Jo March è Saoirse Ronan che ritrova la regista Greta Gerwig dopo il successo di Lady Bird.

Non ho mai lavorato con una regista come Greta Gerwig. Sembra che Greta voglia invitarci nel mondo segreto della famiglia March – dichiara Ronan sulla regista, e sul film aggiunge – Credo che oggi questa storia sia più attuale che mai. Racconta di giovani donne che stanno per intraprendere importanti percorsi di vita e la percezione della storia cambia in base a quale fase della vita stiamo vivendo”.

“Credo che il desiderio di Meg di sposarsi e diventare madre sia una scelta femminista. Si pensa che per essere femminista tu debba rifiutare il matrimonio ma per Meg sposarsi è la cosa che più conta” racconta Emma Watson che nel film interpreta la sorella maggiore Meg. Il ruolo di Amy è interpretato da Florence Pugh che sul suo personaggio afferma: “Amy è vista come la giovane viziata della famiglia ma in realtà è un’artista che fa di tutto per essere la migliore versione di sé stessa”. La giovane attrice australiana Eliza Scanlen, che invece interpreta il ruolo di Beth, afferma: “Il film ci spiega che le emozioni che proviamo durante l’infanzia sono importanti tanto quanto quelle che proviamo da adulti”

Piccole Donne, il film

La sceneggiatrice e regista Greta Gerwig (Lady Bird) ha realizzato il film di Piccole Donne basandosi sia sul romanzo di Louisa May Alcott che sui suoi scritti, ripercorrendo avanti e indietro nel tempo la vita dell’alter ego dell’autrice, Jo March.

Secondo la Gerwig, la tanto amata storia delle sorelle March – quattro giovani donne ognuna determinata a inseguire i propri sogni – è al tempo stesso intramontabile e attuale. Jo, Meg, Amy e Beth March, nel film sono interpretate da Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, ed Eliza Scanlen, con Timothee Chalamet nei panni del loro vicino Laurie, Laura Dern in quelli di Marmee, e Meryl Streep nel ruolo della Zia March.

Piccole Donne, recensione del film di Greta Gerwig

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Piccole Donne, recensione del film di Greta Gerwig

Greta Gerwig sceglie il capolavoro di Louisa May Alcott, Piccole Donne, per portare avanti il suo percorso da regista, cominciato con grande successo con Lady Bird. Ancora una volta, dunque, l’attrice e sceneggiatrice manifesta il suo interesse nel raccontare storie di giovani donne, partendo questa volta da un testo che non tocca il suo vissuto ma che rappresenta una montagna molto più difficile da scalare, data la popolarità del materiale di partenza e anche il numero di volte che la storia è stata portata al cinema (cinque trasposizioni per il grande schermo).

Il primo elemento di rilievo della lettura di Piccole Donne a firma Gerwig è la decostruzione della narrativa del racconto; il film prende infatti spunto non solo da Piccole Donne, ma anche da Piccole Donne Crescono e dai due seguiti, meno famosi, Piccoli Uomini e I ragazzi di Jo. Il risultato è una storia che drammaturgicamente si spezza tra passato e presente. In questo modo Greta Gerwig produce due effetti, il primo è quello di dare movimento, trasporto, vivacità al racconto, e questo rappresenta sicuramente un pregio. Il secondo effetto è invece quello di sovvertire la scoperta degli eventi da parte dello spettatore: l’ordine naturale dei fatti raccontati da Alcott regalava senza dubbio alla storia una forma più coesa, che manteneva alta la curiosità del lettore. Poco male, si dirà, visto che la storia di Piccole Donne è molto conosciuta, anche grazie al cinema.

In Piccole Donne, Jo incarna anche Alcott

E proprio come la versione di Gillian Armstrong, con Winona Rider nei panni di Jo, anche Gerwig contamina il testo con episodi biografici dell’autrice, come si capisce chiaramente soprattutto nel finale del film, con Jo/Louisa che contratta in maniera scaltra e decisa con il suo editore, fino a stringere tra le mani la copia rilegata della storia, sua e delle sorelle.

Il lavoro di adattamento di Greta Gerwig è tutto incentrato alla modernizzazione dei personaggi, cosa che effettivamente suona bizzarra, se consideriamo che ancora oggi Jo, Amy, Laurie e persino Meg risuonano incredibilmente moderni. La regista ne traspone forse una versione con cui è più semplice entrare in contatto, a partire dal rapporto che nasce tra Jo e Laurie, questi due giovani pieni di vita che già dai loro nomignoli giocano con i generi e si rincorrono per poi perdersi definitivamente, in una delle scene sicuramente più intense del film che non a caso la regista sposta nel terzo atto.

Interessante il fatto che i personaggi intorno ai quali Gerwig ha costruito gran parte della sua drammaturgia siano le uniche due sorelle che provano a coltivare il loro talento artistico. Se Meg (Emma Watson) viene relegata a margine della storia, lei che rinuncia alla sua passione per la recitazione in favore di un matrimonio non troppo furbo, e Beth (Eliza Scanlen) muore senza mostrare mai allo spettatore a pieno il suo talento musicale, Jo e Amy sono le uniche che trovano spazio, nel film, per mettersi alla prova e affinare la propria arte. È quindi indicativo che la regista si sia concentrata principalmente sulle due sorelle che cercano di sbocciare in quanto artiste e non solo come donne: Jo ci riuscirà, diventando una scrittrice di successo, Amy accantonerà la pittura, dal momento che non ha abbastanza talento per essere la migliore.

Jo e Amy vere protagoniste

Piccole DonneE proprio i due personaggi, interpretati da Saoirse Ronan e da Florence Pugh, sono quelli che risentono della riscrittura più interessante da parte di Gerwig: l’attrice irlandese dà alla sua Jo una fragilità e una delicatezza che il personaggio non aveva mai avuto, dal canto suo, la protagonista di Midsommar si trova a confrontarsi con un personaggio molto più solido, realistico, molto distante dalla frivola e capricciosa Amy che invece viene descritta nelle pagine di Alcott. Forse proprio per la scrittura più attenta dei loro personaggi, sono loro a brillare maggiormente in tutto il film, anche se Laura Dern e Meryl Streep riescono ugualmente a sorprendere, commuovere e divertire, la prima con una dolcezza materna davvero toccante, la seconda con un’interpretazione che non cede a facili smorfie da macchietta e che imprime un piglio molto personale a Zia March.

Per quello che riguarda la regia, Greta Gerwig si dimostra bravissima a mettere in scena i quadri d’insieme, forte anche della fotografia brillante e vivace di Yorick Le Saux. Risulta invece meno incisiva nel dare corpo omogeneo al racconto, forse proprio per la scelta di confondere e mescolare i piani temporali e tentare di dare maggiore movimento al racconto.

Con Piccole Donne, Greta Gerwig si mette alla prova con materiale che tocca il suo interesse ma che non appartiene al suo vissuto e risulta dunque un po’ meno ispirata di quanto era riuscita a fare con Lady Bird. Tuttavia la bellezza della storia, la fotografia vivace e limpida, le interpreti rendono il suo adattamento del romanzo di Alcott una tappa fondamentale della stagione per gli appassionati di cinema.

Piccole Donne, adattamenti a confronto: meglio il 1994 o il 2019?

Il famoso romanzo di Louisa May Alcott, Piccole Donne, è stato riadattato diverse volte per il grande schermo nel corso degli anni. Pubblicato nel 1868, è un romanzo in grado di appassionare ancora oggi il pubblico di tutte le età. E anche se parti della trama sono rimaste invariate in base alla visione dei registi dei numerosi adattamenti, il modo in cui i personaggi e le loro dinamiche si intrecciano sono stati spesso oggetti di diverse rivisitazioni.

Sia la versione del 2019 che quella del 1994 di Piccole Donne sono state dirette da registe donne: Greta Gerwig (quella del 2019) e Gillian Armstrong (quella del 1994). In un’industria in cui è ancora difficile per la donna riuscire ad affermarsi, la Gerwig e la Armstrong hanno certamente compreso in profondità la lotta del personaggio di Jo, riflesso della vera storia della stessa Alcott, per cercare di diventare una scrittrice affermata.

Ma in cosa è riuscito meglio l’adattamento del 2019 con Saoirse Ronan e in cosa, invece, è stato superato da quello del 1994 con Winona Ryder? Scopriamolo di seguito:

Il personaggio di Amy (2019)

Molti parlano del nuovo modo in cui è stata presentata Amy nel film del 2019. In un certo senso, è una figura speculare a quella di Jo: forte, intelligente, dallo spirito artistico ma pragmatico. Sia Amy che Jo condividono la stessa idea in merito al matrimonio, che nella maggior parte dei casi ha più a che fare con questioni di prestigio sociale ed economico che non con un reale sentimento. Nel libro e nei precedenti adattamenti, Amy è sempre stata considerata la sorella March meno popolare; tuttavia, le cose potrebbero cambiare dopo la visione del film della Gerwig.

Nel film del 1994, Amy appare forte, amorevole, irrequieta e a tratti un po’ viziata, ma a mano a mano che la storia procede, il suo personaggio appare decisamente ai margini. Nel film del 2019, invece, vediamo che Amy da adulta non è affatto nell’ombra, ma addirittura capiamo perché il personaggio di Laurie avrebbe potuto fidanzarsi con lei.

Il personaggio di Beth (1994)

Beth è piena di vita all’inizio della versione del 1994: è timida ma al tempo stesso è anche molto dolce e affettuosa. Quando il nonno di Laurie le regala un pianoforte, Beth è sorpresa ma al tempo stesso pazza di gioia all’idea di essere così amata da qualcuno. In questa particolare scena, tutte le sorelle March mostrano quanto tengono a Beth e quanto si preoccupano per lei, qualcosa che nella versione del 2019 è invece meno evidente.

Inoltre, nel film del 1994, vediamo più momenti che mostrano quanto siano vicini i personaggi di Beth e Jo, come quando Beth conforta Jo per il suo taglio di capelli o quando si identifica in tutte le sue storie. Nel film del 2019, questo forte legame tra le due sorelle non scompare del tutto, ma essenzialmente Beth serve più a sciogliere alcuni nodi della trama, invece di risultate come un personaggio dotato di un forte spessore: è lei l’anello di congiunzione tra il passato e il presente, ciò che spingerà Jo a scrivere “Piccole Donne”.

I talenti delle sorelle March (2019)

Nella versione del 2019, grande attenzione viene riposta su tutte e quattro le sorelle e sui loro talenti artistici. Jo è un’aspirante scrittrice, Meg un’attrice, Beth una musicista e Amy un’artista. Tutte e quattro hanno talento da vendere e spesso uniscono le loro grandi passioni per realizzare insieme dei piccoli spettacoli.

Jo crede fortemente nella sua arte; fa parte di chi è, la definisce come persona. Inoltre, sfrutta questa sua passione anche per guadagnare qualcosa ed aiutare così la sua famiglia, cosa che la stessa Louisa May Alcott ha davvero fatto. Poiché Jo crede così tanto nella scrittura, non capisce bene perché Meg decisa così repentinamente di lasciarsi alle spalle la sua passione per la recitazione. Tuttavia, alla fine della versione del 2019, ritroviamo le tre sorelle che usano il loro talento per creare una scuola e insegnare ai bambini il valore dell’arte.

Il professor Friedrich Bhaer (1994)

Nella versione del 2019 il professor Friedrich Bhaer è un giovane francese accattivante, interpretato da Louis Garrell. Nei romanzi, però, il personaggio è un uomo di mezza età, di origine tedesca. Da questo punto di vista, la versione del 1994 è sicuramente più fedele alla pagine scritte.

Nel film della Armstrong, infatti, seguiamo l’evolversi della relazione tra Bhaer (interpretato da Gabriel Byrne) e Jo. Abbiamo modo di scoprire anche delle lettere di Jo indirizzate alle sorelle, in cui la ragazza rivela i sui suoi sentimenti per l’uomo. Il professore è un uomo molto generoso, ma è anche abbastanza ingenuo, tanto da non capire che Jo vorrebbe qualcosa di più di una sincera e leale amicizia. Sicuramente la fedeltà al romanzo ha intriso anche il rapporto tra i due personaggi sul grande schermo di quella dolcezza e di quel sentimentalismo necessari. 

La relazione tra Jo e Marmee (2019)

Il forte legame tra Jo e Marmee testimonia quanto madre e figlia abbiano due caratteri molto simili. Marmee è una madre paziente e una donna estremamente saggia, ma in realtà ha dovuto lavorare molto su se stessa per diventare così.

Nasconde in realtà un carattere molto coraggioso, e anche da questo punto di vista Jo finirà per assomigliarle. Nel film del 1994 vediamo il personaggio di Marmee (interpretato da Susan Sarandon) prendere importanti decisioni, ma è nella versione del 2019 che il suo spirito intrepido viene fuori grazie alla straordinaria interpretazione di Laura Dern.

La situazione economica della famiglia March (1994)

In entrambi i film ci viene raccontato che la famiglia March vive in una grande casa a pochi passi da alcuni ricchi vicini: la famiglia March, però, non è una famiglia ricca. Sappiamo che i March sono più ricchi della famiglia Hummel, ma anche più poveri di molti altri personaggi (Laurie, gli amici di Meg e i compagni di scuola di Amy). Tuttavia, apprendiamo molto di più sulla situazione economica della famiglia nel film del 1994.

Una volta la famiglia March era ricca: essendo la più grande, Meg ricorda meglio il passato della famiglia rispetto alle sue sorelle; ecco perché fa più fatica adesso a vivere in condizioni meno agiate. Sia lei che Jo lavorano per aiutare la loro famiglia. Jo lavora per zia March, mentre Meg lavora come governante. Data la difficile situazione, un pranzo di Natale può rappresentare una specie di miracolo per le sorelle March…

Il riscatto economico di Meg (2019)

Un aspetto della storia sicuramente più approfondito nel film del 2019 è il fatto che Meg non sia totalmente entusiasta del suo matrimonio, guardando con nostalgia alla sua vecchia vita e, soprattutto, alle sue vecchie passioni.

La versione del film uscita nel 1994 ci mostra una Meg sposata molto più contenta della sua vita, mentre in quella del 2019 Meg è decisamente più tormentata e pensierosa, cosa che contribuisce a rendere il personaggio decisamente più realistico, dal momento che Meg sembra essere sprofondata in una situazione economica anche più instabile di quella della sua famiglia.

Il contesto storico e le questioni razziali (1994)

Piccole Donne è ambientato durante la Guerra Civile. Nel film del 2019 ciò viene appena menzionato, mentre in quello del 1994 assume una connotazione decisamente più rilevante. Quando Marmee e le sorelle March si radunano per ascoltare i racconti del padre, vengono raccontati diversi dettagli a proposito dell’esperienza dell’uomo sul campo di battaglia. Inoltre, una volta terminata la guerra, c’è una sequenza in cui è possibile vedere alcuni soldati che tornano a casa con le loro attrezzature, tristi e stanchi.

Per quanto riguarda invece le questioni razziali, nella scena in cui Meg rimane con le sue amiche prima che lei vada al ballo e queste decidano di vestirla, la ragazza protesta. Le amiche vogliono vestirla con un abito di seta, ma Meg è contraria perché sostiene che la seta è lavorata dagli schiavi nel Sud o dai bambini cinesi nelle fabbriche. È solo quando la sua amica le assicura che quell’abito è stata creato nel Nord, che Meg si convince ad indossarlo.

Mescolare finzione e realtà (2019)

La Gerwig e l’intero cast del film hanno svolto numerose ricerche. Ecco perché Laura Dern (Marmie) usa effettivamente le parole che la madre di Louisa May Alcott le scrisse in una lettera. Il finale è probabilmente la più importante testimonianza del modo in cui i romanzi si sono mescolati con quanto accaduto realmente nella vita della Alcott: Jo parla della fine del libro a un editore.

Pressata per far sposare la sua eroina, Jo rivela scherzosamente come andrà a finire la storia, mentre sotto la pioggia battente cerca di ottenere i diritti sul suo libro e sui suoi guadagni. Si tratta di qualcosa che è successa veramente alla Alcott, quando le hanno detto che Jo avrebbe dovuto sposarsi per accontentare i lettori. È un momento altamente sarcastico – dato anche il contesto formale – che nel film funziona alla perfezione.

La resistenza di Jo al cambiamento (1994)

Uno dei motivi per cui Jo non vuole che Meg si sposi è che la ragazza adora la loro vita così com’è, e non vuole cambiarla. Inoltre, quando Laurie le propone di sposarlo, è arrabbiata perché si accorge che il loro rapporto potrebbe cambiare.

Jo vuole che le cose rimangano come sono: è disposta a cambiare, ma con profonda riluttanza. Nella sua mente, il tempo trascorso con le sue sorelle e con Laurie è prezioso. Una parte fondamentale del suo arco narrativo è proprio riuscire ad imparare e ad accettare che tutto prima o poi cambia, anche le cose, le situazioni e le persone che ami.

Fonte: ScreenRant

Piccole Donne di Greta Gerwig cambia data di uscita

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Piccole Donne di Greta Gerwig cambia data di uscita

La Warner Bros ha annunciato un cambio di data di uscita di Piccole Donne, l’atteso nuovo adattamenti firmato Greta Gerwig, con protagonista Saoirse Ronan. Il film è attualmente previsto per uscire al cinema in Italia il 9 Gennaio 2020.

Nel cast oltre alla candidata all’oscar c’è un cast d’eccezione composto da Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Timothée Chalamet, Tracy Letts, Bob Odenkirk, James Norton, Louis Garrel, Chris Cooper e Meryl Streep.

Piccole Donne: la trama

La sceneggiatrice e regista Greta Gerwig (Lady Bird) ha realizzato il film di Piccole Donne basandosi sia sul romanzo di Louisa May Alcott che sui suoi scritti, ripercorrendo avanti e indietro nel tempo la vita dell’alter ego dell’autrice, Jo March. Secondo la Gerwig, la tanto amata storia dellesorelle March – quattro giovani donne ognuna determinata a inseguire i proprisogni – è al tempo stesso intramontabile e attuale. Jo, Meg, Amy e Beth March, nel film sono interpretate da Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, ed Eliza Scanlen, con Timothee Chalamet nei panni del loro vicino Laurie, Laura Dern in quelli di Marmee, e Meryl Streep nel ruolo della Zia March.

Piccole donne di Greta Gerwig arriva in home video

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Piccole donne di Greta Gerwig arriva in home video

Nominato a sei Academy Award, tra cui Miglior film, e vincitore del premio Oscar per i Migliori costumi, l’adattamento fresco, moderno e unico di Greta Gerwig del capolavoro letterario di Louisa May Alcott Piccole donne arriva in Dvd, Blu-ray e Digital HD a partire dal 5 Maggio insieme a Universal Pictures Home Entertainment Italia.

Le edizioni home video vi trasporteranno ancor più in profondità nella celeberrima storia di Jo, Meg, Amy e Beth con oltre 45 minuti di contenuti speciali ricchi di fascino. Scoprite come la sceneggiatrice e regista Greta Gerwig ha diretto questo adattamento moderno di un classico della letteratura insieme ad un cast magnifico, un’incredibile direzione artistica, costumi eccezionali, location e set elaborati, e come si è ispirata dalla vera Orchard House dove Louisa May Alcott visse e scrisse Piccole donne.

Sceneggiatrice e regista al tempo stesso, Greta Gerwig (Lady Bird) ha creato una versione di Piccole Donne che prende spunto sia dal romanzo classico che dagli scritti di Louisa May Alcott, e si dipana lungo il racconto di Jo March, alter ego dell’autrice, che ripensa continuamente alla sua vita. L’approccio di Greta Gerwig alla storia delle sorelle March – quattro giovani donne determinate a vivere la vita senza scendere a patti – è al contempo eterno e puntuale. Ad interpretare Jo, Meg, Amy e Beth March, il film presenta Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh ed Eliza Scanlen, con la partecipazione di Timothée Chalamet nei panni del vicino Laurie, Laura Dern come Marmee e Meryl Streep come Zia March.

Oltre ad essersi guadagnato il plauso dei critici di tutto il mondo, ottenendo un “Certified Fresh” su Rotten Tomatoes con un rating del 95%, il film è stato premiato con un Academy Award per Migliori costumi, oltre a ben cinque nomination, tra cui Miglior Film, Miglior sceneggiatura non originale e Miglior colonna sonora originale. L’incredibile performance di Saoirse Ronan le ha permesso di guadagnarsi una nomination come Miglior attrice protagonista, mentre quella di Florence Pugh come Miglior attrice non protagonista. Piccole donne è solamente il terzo film nella storia ad essere nominato come Miglior film ad essere scritto, diretto e prodotto solamente da donne.

CONTENUTI EXTRA NEI FORMATI DVD E BLU-RAY Una nuova generazione di Piccole Donne

  • Il fenomenale cast che ha ricreato il celebre mondo della famiglia March con realismo, umorismo e vulnerabilità Un classico rivisitato in chiave moderna
  • Il film combina elementi moderni (riprese dinamiche e dialoghi sovrapposti) con l’autenticità storica dei costumi, dei set e delle location Greta Gerwig: donne che fanno arte
  • Seguite la regista e sceneggiatrice dietro la macchina da presa, scoprite i processi creativi del film e come è riuscita a dare forma alla storia con un suo stile Prove trucco e capelli
  • Un’eccezionale carrellata di costumi incredibili, trucco e parrucco creati appositamente per il film Dietro le quinte di Piccole Donne
  • Un breve sguardo al dietro le quinte del set di Piccole Donne Orchard House, la casa di Louisa May Alcott – Scoprite di più sulla scrittrice Louisa May Alcott e sulla sua vera casa, Orchard House, a Concord, MA

Piccole Bugie tra Amici: Trailer Italiano

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La consueta estate a Cap Ferret, nella grande casa sul mare, per un gruppo di amici parigini, ciascuno con il proprio stress, ciascuno con le proprie piccole bugie. E per tutti il dolore di una mancanza, l’amico rimasto solo a Parigi in ospedale dopo un gravissimo incidente. Ci pensano e non ci pensano, la vita (e le vacanze) vanno avanti. Ma stavolta l’estate è per tutti un grande freddo: Vincent (Benoit Magimel) non ama più sua moglie e prova qualcosa per l’amico Max (François Cluzet), che la rivelazione rende ancor più nervoso e insopportabile, Eric (Gilles Lellouch) non smette di provarci con tutte, mentre l’abbandonata Marie (Marion Cotillard) consuma storie di sesso senza gusto e futuro. Fra tutti questi disperati della vita branchè, s’aggira un solo idealista, il tenero Antoine (Laurent Laffite) che vive appeso agli sms della ex di cui è ancora innamorato (Anne Marivin). Una tranquilla estate di paura. Con malinconia e tenerezza.

Piccole bugie tra amici: recensione del film di Guillaume Canet

Arriva al cinema Piccole bugie tra amici di Guillaume Canet con protagonisti François Cluzet, Marion CotillardeJean Dujardin.

Un grave incidente sconvolge la vita di un gruppo di amici, che si trovano così a dover affrontare non solo la difficile situazione che si è creata, ma anche – e soprattutto – sé stessi e i rapporti che li legano gli uni agli altri. L’occasione sarà offerta dalla consueta trasferta estiva a Cap Ferret, nella casa del più ‘maturo’ (e ricco) della comitiva.

Piccole bugie tra amici, il film

La lontananza dalla frenesia cittadina da cui sono abitualmente risucchiati, insieme all’atmosfera più o meno ‘vacanziera’ in cui si immergono per qualche giorno, permetterà a ciascuno di loro di fermarsi a riflettere come non hanno mai potuto/voluto fare prima.

Questo, a grandi (grandissime) linee, quanto ci racconta il francese Guillaume Canet nel suo terzo lungometraggio, Piccole bugie tra amici: un film, a suo dire, “molto sentito e molto personale”, che lo ha coinvolto a 360°. E si vede. Canet riesce a trasmettere le sue stesse altalenanti emozioni anche allo spettatore.

Parte del merito è da attribuire ad un cast ‘stellare’ e in ottima forma (fra gli altri, il François Cluzet dell’apprezzatissimo Quasi amici, Marion Cotillard, premio Oscar per La vie en rose, e Jean Dujardin, fresco di statuetta per The Artist).

Piccole bugie tra amici è un film corale in cui però c’è spazio per tutti: ciascun personaggio ha un ruolo da protagonista, con una sua storia, con i mille pregi e difetti che lo caratterizzano e che emergono lentamente, scena dopo scena. L’affiatamento del gruppo, poi, è palpabile in ogni fotogramma. Anche perché, oltre all’indubbio talento dei singoli interpreti, Canet ha saputo sfruttare al meglio le dinamiche (di gruppo e di coppia) che si sono innescate all’interno del cast.

Dopo aver sottoposto per una settimana i suoi attori ad un vero e proprio ‘boot camp’ sul posto – perché familiarizzassero tra loro e con l’ambiente – è riuscito a ricreare con spontaneità e onestà (insomma, con ‘semplicità’) quei legami d’amicizia e d’amore così intimi e complessi che noi tutti viviamo ogni giorno. Per questo è facile identificarsi con loro, con tutti loro: perché in ognuno possiamo ritrovare un pezzettino di noi stessi. E siamo a nostro agio con Max, Marie, Vincent, Eric, e tutti gli altri: ridiamo e piangiamo insieme a loro, ci sentiamo partecipi di questo gruppo assai variegato, in cui ognuno tende a nascondere una parte di sé (la parte più fragile o più ‘scomoda’), generando una catena di piccole bugie ‘innocenti’ che servono a non affrontare i problemi veri. Finché non arriva il momento in cui i problemi veri devono essere affrontati.

Piccole bugie tra amici esce il 6 aprile, distribuito da Lucky Red.

Non lasciatevi spaventare dalla durata extra-large: 154 minuti non sono poi tanti se li passate con degli amici così… e vedrete che alla fine quasi vi dispiacerà separarvi da loro.

Piccole bugie tra amici: il trailer del sequel con Marion Cotillard

Pathè ha reso disponibile il primo trailer ufficiale di Nous Finirons Ensemble, sequel di Les petits mouchoirs (in Italia tradotto con Piccole bugie tra amici) che arriva a nove anni di distanza dal film scritto e diretto da Guillaume Canet.

Nel cast tornano François Cluzet, Marion Cotillard, Gilles Lellouche, Laurent Lafitte, Benoît Magimel, Pascale Arbillot, Clémentine Baert, Valérie Bonneton e José Garcia, mentre l’uscita è fissata al 1 Maggio 2019.

La sinossi:

Max torna nella sua casa estiva per ricaricare le batterie quando lo raggiungono gli amici che non vede da oltre tre anni, arrivati a sorpresa per festeggiare il suo compleanno. Ma la reazione non è quella che ci si aspettava, e la situazione degenererà tra commedia e dramma. I bambini sono cresciuti, altri sono nati, e i loro genitori non hanno più le stesse priorità di una volta; e poi ci sono le separazioni, gli incidenti della vita…allora cosa rimane di una grande amicizia?

Piccole Bugie Tra Amici: in arrivo il sequel

Fonte: Pathe

Piccole bugie tra amici arriva in Italia

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Il 6 aprile arriverà finalmente in Italia Piccole bugie tra amici, la commedia francese di successo diretta da Guillaume Canet, con Marion Cotillard, François Cluzet e il neo Premio Oscar Jean Dujardin.

Piccola Patria recensione del film con Maria Roveran

Piccola PatriaUn coro alpino in dialetto veneto ci accoglie: riprese aree di una provincia fatta di capannoni industriali, autostrade, campi e fango. In mezzo a questo deserto industriale, c’è un hotel, un oasi di cemento e cloro, attorno al quale ruota la storia. Un borgo nel quale la vita quotidiana delle due protagoniste prende vita: tra l’ignoranza la noia, nasce la Piccola Patria di Alessandro Rossetto.

Luisa e Renata sono due ragazze di provincia, cresciute tra fattorie e fabbriche perse nel destino comune di chi si è arreso alla vita. Sotto pagate per fare le pulizie nel grande hotel del borgo, loro in realtà cercano un modo per sfuggire dalla banalità della provincia, sognano la Cina e sono disposte a tutto per cambiare il corso delle cose. Luisa è piena di vita, ancora bambina nell’ingenuità e nei modi di vivere. Renata invece è arrabbiata, ha capito che il suo corpo è un arma e ha forse dovuto fare i conti con la realtà troppo presto nella vita.  Durante una calda estate le vite delle due ragazze si incontreranno e scontreranno con un ricatto, una storia di vendetta e tradimento, rischiando di perdersi, in tanti sensi.

Una società decadente quella raccontata da Rossetto. Giovani senza morale, senza esempi da seguire o obbiettivi nella vita. Che si ritrovano a vivere vite che non vorrebbero, arrabbiati e con l’inutile fame dei soldi, o meglio degli “schei”. Comunità bloccate e schiacciate tra la vecchia realtà contadina e il progresso industriale. Donne sottomesse e uomini abbrutiti e rassegnati ad una vita di sacrifici. Il regista ci forza a criticare e giudicare quel modo di vivere, mostrando in tutta la sua cruda realtà il vuoto delle giornate, i raduni degli indipendentisti e improbabili feste a tema texano (tutto avvenuto sul serio, dove Rossetto ha ambientato le sue scene). Ci forza a calarci nei panni delle due ragazze facendoci vedere la vita della provincia attraverso i loro occhi giovani e affamati di vita.

Il lungometraggio Piccola Patria è fatto di silenzi, di sguardi e di corpi. Si nota la cifra documentaristica del regista, che attraverso suggestive riprese aeree configura il territorio come primo personaggio della storia. Tanto spazio alle sensazioni e alle intuizioni che lo spettatore riceve dalle immagini, dalle parole, pesate e distribuite con il contagocce. Una reale realtà ottenuta anche grazie al dialetto veneto, usato in modo diretto e continuo, che si fonde con l’albanese dei tanto temuti extracomunitari.

Piccola PatriaRossetto si affida alle esordienti Maria Roveran e Roberta Da Soller per portare avanti questo grido d’aiuto della provincia, accompagnate da Diego Ribon, Vladimir Doda, Lucia Mascino e Mirko Artuso. Per quanto la pellicola sia interessante e questo sia punto di vista diverso e un nuovo modo di approccio per il cinema italiano, la provenienza di Rossetto dal documentario si sente troppo nel minutaggio, perdendo un po’ per strada la trama e lasciando all’immaginazione e alle sensazioni dello spettatore troppe situazioni.

Al cinema dal 10 Aprile 2014.

Leggi anche Conferenza Stampa del film Piccola Patria

Piccola Patria conferenza stampa del film di Alessandro Rossetto

Piccola Patria conferenza stampa del film di Alessandro Rossetto

Piccola Patria E’ stato presentato oggi a Roma , Piccola Patria un film di Alessandro Rossetto con Maria Roveran, Roberta De Soller , Vladimir Doda e Diego Ribon. Già presentato nella sezione Orizzonti durante la Mostra Internazionale d’Arta Cinematografica di Venezia 70, la pellicola ruota attorno alla vita di due ragazze durante una calda estate nella provincia veneta e sarà distribuito in 15 copie dal 10 Aprile. Ecco cosa ci hanno raccontato il regista e gli attori di Piccola Patria.

Come nasce l’idea dietro al film e dietro al titolo? Risponde Alessandro Rossetto“Il titolo Piccola Patria l’ho deciso quando ho trovato il borgo, quindi l’Hotel, il maneggio e la roulotte. Per me quello era un chilometro quadrato di Texas, che per me era una Piccola Patria. L’idea dietro al film era di partire nel raccontare la paura della mercificazione del corpo dei giovani e del loro destino oggi. Da questo inizio abbiamo poi raccolto tutte storie di amore tradito, perduto, storie di ricatto. Tutto questo lo abbiamo attaccato e condensato all’idea iniziale. 

Piccola PatriaAlessandro Rossetto viene dal mondo del documentario e Piccola Patria è il suo primo lungometraggio di finzione: cosa ha determinato il passaggio dal documentario alla finzione? “Ho una formazione cinematografica dove il confine tra documentario e la finzione non è così delineato. Per cui sono un finto esordiente in qualche modo. Il passaggio è stato facile: ho portato gli strumenti del documentario nella finzione in molteplici modi. Ho cercato di mantenere un ritmo e uno sguardo sui personaggi e le situazioni di tipo documentaristico. Pronto sempre a rivedere storia e scene, mi sono affidato molto all’ascolto dell’energia giornaliera che ha il documentarista. Anche il lavoro che ho fatto con gli attori è stato diverso dal solito : con loro si è aperta una strada all’improvvisazione mettendo la macchina da presa in condizione di filmare una finzione naturale continua.” 

Quindi si può parlare di una sorta di improvvisazione guidata? “Alcuni attori non avevano la sceneggiatura, sapevano settimana per settimana, giorno per giorno il lavoro che gli aspettava. Abbiamo prestato molta attenzione al lavoro delle coppie, dopotutto questo è un film di coppie. Li facevamo stare insieme per creare un rapporto, un territorio di lavoro insieme. Ho cercato di creare attraverso la casa, gli oggetti, l’abbigliamento un rapporto continuo con lo spazio e i corpi per portare delle tracce di vita vera nella pellicola. La messa, il comizio e il raduno country erano situazioni e realtà vere, noi abbiamo solo calato all’interno gli attori.”

Risponde a proposito Lucia Mascino , che interpreta la mamma della protagonista Luisa: “Io non sono veneta, e quindi all’inizio improvvisare in veneto per me non veniva facile quindi abbiamo dovuto cambiare e dare al mio personaggio l’adozione veneta, perché non ero credibile. Conosco Alessandro Rossetto da tempo, ma una cosa che ho scoperto e ammiro molto in lui è la sua grande capacità di stare in uno spirito di ispirazione continua. Durante le riprese magari noi certe cose non le capivano, ma in realtà lui aveva tutto in testa e gli ha dato poi un senso. C’è in lui un costante rispetto del momento di ispirazione, che è un processo molto difficile. E’ quindi molto bello essere di fronte a qualcuno che si prende la responsabilità di tenere occupata una troupe intera a servizio della sua ispirazione.”

Piccola PatriaContinua Roberta Da Soller, che interpreta Renata,una delle due protagoniste, “Alessandro ha cavalcato molto le emozioni che gli attori gli davano:  se un attore finiva di dire la sua battuta e non sapeva più che dire, lui continuava a filmare per recepire l’intensità che l’attore ci aveva messo nella situazione.” e Vladimir Doda, il Bilan della storia, “Per quanto riguarda me ho lavorato più sulle reazioni che sulle azioni.” E conclude Maria Roveran, la protagonista Luisa, ” La cosa bellissima è che, di solito la parola arriva sulla carta, la leggi e la dici, invece qui doveva passare dalla pancia. Alessandro aveva in testa tutto quello che dovevamo dire, ma arrivava a noi solo attraverso vasi comunicanti e direttamente a livello fisico. C’è stato un linguaggio del corpo molto presente, più della parola. L’estetica è arrivata dopo, perché era cosciente nella testa di Alessandro. Noi non dovevamo preoccuparci di quello.”

Le notizie di cronaca non potrebbero essere più in linea con il film, ambientato nella provincia Veneta, tra comizi di indipendentisti e paura e razzismo verso lo straniero. Cosa ne pensa il regista? “Sono nato e cresciuto in quei luoghi e ho continuato a frequentarli ultimamente per girare questo film. Per chi è veneto del nord est gli ultimi anni sono da sempre stati contaminati da questo tipo di pulsione. Sono cicli di una continua cultura leghistoide. Per quanto saprete che la Lega ha deluso molto il nord-est… In una regione dove l’etica del lavoro e la dedizione è leggendaria, la crisi ha morso in maniera molto intima; ha morso le soggettività più che in altre realtà. Il problema veneto è che molte famiglie dagli anni 70 in avanti si sono trasformate in piccole aziende. E ciò ha fatto si che molti nuclei familiari sono stati i più colpiti dalla crisi perché al loro interno si erano create realtà micro-aziendali, e questa cosa ricade ovviamente sul territorio. E il territorio stesso è diventato uno specchio di questa decadenza (capannoni vuoti, aziende chiuse, etc.)”.

Infine la conferenza stampa è stata piacevolmente interrotta da una performance live di Maria Roveran accompagnata da Marco Guazzone & STAG. L’attrice è infatti autrice e compositrice dei brani presenti nel film , oltre ad aver rivisitato in chiave contemporanea alcuni cori di ispirazione popolare: “Ho scritto io le canzoni che sentirete nel film, e per me è stato un onore. E’ stata un progetto molto importante, soprattutto a livello linguistico. Io sono di origini venete e per me è stato comunque un grande lavoro riscoprire il mio dialetto. Nel film sono presenti due brani della tradizione della mia regione e a Venezia 70 ho avuto l’occasione di conoscere Marco Guazzone & STAG e da lì abbiamo iniziato questa collaborazione musicale.  Insieme andremo in diverse città nel nord Italia ad esibirci con il Piccola Patria Tour per promuovere il film e questa tradizione linguistica.”

 

 

 

 

Picciridda di Paolo Licata vince il Cariddi D’argento al Taormina Film Fest

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Il delicato e potente film “Picciridda” di Paolo Licata, tratto dal romanzo di Catena Fiorello, presentato in concorso alla 65^ edizione del Taormina Film Fest, si è aggiudicato il Premio Cariddi D’argento per la miglior sceneggiatura, scritta da Paolo Licata e Catena Fiorello con la collaborazione di Ugo Chiti, e due menzioni speciali per le interpreti Lucia Sardo e Marta Castiglia.

Durante la cerimonia di premiazione, il presidente della giuria Oliver Stone ha pubblicamente lodato la grande interpretazione dell’attrice protagonista Lucia Sardo e il lavoro del regista Paolo Licata per la realizzazione di un film intenso e delicato come “Picciridda”.

Ambientato nell’isola di Favignana negli anni ’60, “Picciridda” è la perfetta rappresentazione dell’infanzia come età della vulnerabilità. La storia di “Picciridda” si ispira ai tanti tristi episodi realmente accaduti in quegli anni e in quei luoghi, e al tempo stesso richiama fortemente un parallelo con le realtà di oggi; di emigrazione, abbandono e prevaricazione degli adulti sui bambini.

Sinossi:

Esaminando il fenomeno dell'”emigrazione passiva”, Picciridda narra la storia di Lucia, una bambina di 10 anni i cui genitori decidono di emigrare in Francia alla fine degli anni ’60, lasciandola in Sicilia con nonna Maria, una donna rigida e anaffettiva, incapace di manifestare i propri sentimenti a causa dei traumi e delle delusioni che la vita le ha procurato.

Col passare dei mesi l’esistenza di Lucia si popola di persone e affetti. La curiosità la spinge verso gli uomini, un mondo misterioso da cui stare alla larga (come dice la nonna) o tutto da scoprire (come pensa Lucia). Uno di loro nasconde un terribile segreto sul quale Lucia non smette di indagare, anche a costo di mettersi nei guai. In un contesto sociale spietato, la piccola protagonista paga un prezzo molto alto, ma continua a lottare con tutte le forze per uscirne fuori con dignità e ottimismo.

Piccioni seduto su un ramo riflette sull’esistenza*

Piccioni seduto su un ramo riflette sull’esistenza*

Il film di oggi è Questi giorni di Giuseppe Piccioni e parla di ragazze. Sono quattro amiche che si mettono in viaggio e a un certo punto cominciano a scassarsi il cazzo l’una dell’altra, quindi da amiche che erano iniziano a smadonnarsi addosso, sputarsi in faccia e strapparsi i capelli con una ferocia che manco le indemoniate di Liberami, il film sugli esorcismi che ho visto ieri sera e che – questo ve lo devo dire – finisce col prete che per i troppi impegni si trova a dover scacciare Satana via telefono.

In sostanza, è esattamente quello che succede qui al Lido dopo ormai dieci giorni di convivenza forzata a quelli che devono condividere l’appartamento con una ciurma di pirati, roba che al militare negli anni settanta c’era più privacy e meno nonnismo. A parte me che sono una star e ho l’appartamento da solo e per questo mi sono permesso di fare il gesto dell’ombrello a Mel Gibson rischiando lo sbranamento per il mio fare smargiasso, la vita in casa può essere veramente dura.

PiccioniOgnuno ha le sue esigenze: chi fa tardi la notte perché deve assolutamente andare a quel party glamour dove forse passa l’uomo delle pulizie dell’attore che gli piace. Chi invece deve svegliarsi alle 6.00 perché l’intervista con il regista di turno l’hanno messa alla Giudecca alle 8.00 per fare più folklore, chi porta nell’appartamento un barbone dichiarando con fare lacrimevole ‘mi ha seguito fino a casa, possiamo tenerlo?’, chi ha la diarrea e colonizza il bagno per tre quarti d’ora, chi deve scopà.

E’ inevitabile dunque che i ritmi di ciascuno vadano a cozzare con quelli degli altri, e che nel giro di qualche ora, complice magari qualche fattore esterno come l’inaspettata entrata in scena di un face-hugger nella camera di Marilena Vinci (che è aracnofobica, e Gozer sa se non la capisco) faccia esplodere le tensione convertendo nel giro di poche ore i ‘tesoro’ e ‘cicci’ iniziali in ‘quello stronzo’ e ‘quella zoccola’.

Nessuno però s’offende più di tanto, è tutto folklore. Non appena si potrà tornare a farsi una doccia al giorno e agli orari che vogliamo, l’amore regnerà nuovamente sovrano. E’ che stiamo alla frutta. Ragà, voglio dì, siamo partiti con Ryan Gosling e stiamo a finì co’ Piccioni.

Piccioni 2Comunque Questi giorni è un capolavoro imperdibile, assolutamente da vedere, una rivoluzione generazionale che sconvolge gli animi e lascia senza fiato, senza parole, solo con una lacrima.

Fica sta recensione, eh? Ma il film mica l’ho visto, io sto sulle Giornate Orizzontali degli Autori, ricordate? Scrivo così solo perché in questo modo l’ufficio stampa prende solo la frase in cui lo elogio (come si fa sempre) e la riporta sulle copertine dei DVD quando il film esce per l’home video, cita me, cita ‘Venezia è bella ma non ci vivrei’ e il blog diventa famoso, in culo al mondo. E ve saluto, che adesso come adesso gli unici piccioni che voglio vedè so’ quelli de Piazza San Marco poco prima de prende il treno pè tornà a casa.

Piccioni 3*Il titolo del post, richiamante un Leone d’oro di un paio d’anni fa, l’ho fregato a Max Borg, che ci legge sempre con avidità e cupidigia, e che salutiamo.

Brandizzazioni cazzare dei film al Lido sempre a opera di Nicola Calocero, ormai ufficialmente cellula dormiente romana di questo blog.

(Ang)

Scusate la latitanza, ma io qui sarei anche un po’ in vacanza, tra na sciagura e l’altra quest’anno è stato molto difficile quindi ho deciso di prendere il Festival in maniera blanda. Che significa non lo so, visto che sta lingua di terra ti mette alla prova manco dovessi diventare un supereroe, sto a superà le piaghe d’Egitto.

Dormo di merda da dieci giorni, lotto con l’aspirapolvere in mano contro insetti delle specie più rare (di quello dell’altra notte vi ha parlato Ang, un essere mezzo bruco e mezzo Michele Santoro in ciavatte, una cosa terrificante), me metto in fila pure pe mandà un whats’app tra un po’, qua non piglia manco il cellulare figuriamoci internet.

Comunque, volevo dirvi che ieri ho battuto la testa, poi ho visto Paradise di Konchalovsky e mi è sembrato molto breve, avrei voluto star lì almeno per altre 3 ore, però non diciamolo a Lav Diaz sennò dice come sempre (‘na sinabi ko sa iyo? C’avevo dahilan na ang ilang mga tao ay pagpunta seized ng hindi bababa sa 4 na oras? ‘/ ‘che t’avevo detto? Non c’avevo ragione che certa gente va sequestrata minimo 4 ore così se la levamo dalle palle?’)

monte

Ritorniamo a Konchalovsky: batto la testa ed esco. Entro in sala e inizio ad avere le allucinazioni. Il film è un bellissimo film, ma la mia reazione è stata esagerata, non solo ho pianto come Rocco Siffredi davanti a una domanda scomoda, ma continuavo a parlarne a rota. E il dramma continua stamattina quando vado a vedè Piccioni e lo trovo persino un filmetto simpatico, nonostante ci siano Margherita Buy e la lesbica più antipatica del globo terrestre. Simpatico se me lo vedevo su canale 5 mentre me limavo le unghie. Ma io m’ero scordata che stavo qua, oggi in sala non faceva nemmeno il solito gelo simile a quello che provi davanti alle battute del film di Muccino, quindi tutto sommato me so un attimo rilassata e non me la sento di incarognirmi contro il poro Piccioni.

Ad ogni modo, oggi è un giorno speciale. Ve ne avevamo parlato nel preambolo al blog, siamo tutti in attesa febbrile del Film di questa edizione della Mostra, insomma sì, parliamo ancora di lui, del nostro eroe dell’anno, di Lav Diaz. E la mia attesa è talmente febbrile che non vedo l’ora di chiudere questo post, scendere ai Leoni (1) e decidere con Ang dove annamo a magnà. Perché caro Lav, i tuoi film saranno pure belli, ma a vastità del cazzo che te ne frega rispondiamo ad armi pari.

ParadiseAng, prenoto io, per tre. Co’ Lav se beccamo direttamente al ristorante, arriva fa finta d’entra in sala, fa il gesto dell’ombrello e ce raggiunge. Vuole le sarde in saor. Ho provato a dirgli che non sono belle ragazze di Cagliari.

  1. noto bar davanti al red carpet dove passano gli attori, praticamente se hai la fortuna di trovare un tavolo e sederti te senti immediatamente una stracazzutissimastar e inizi a firmà autografi a chiunque, pure sul taccuino di quella che prende le ordinazioni. Noi no, noi siamo #teamlooser da sempre e ci sentiamo fighi così, anzi continuateci a invità a una festa si e 12 no così abbiamo materiale per percularvi). (Che tra l’altro, non s’è mai capito perché cazzo lo chiamiamo tutti ‘i Leoni’, al plurale, dato che sull’insegna c’è scritto ‘il Leone d’oro’, al singolare. NdAng)

Piattaforme streaming in Italia: le più utilizzate nel primo trimestre 2021

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La pandemia ha senza dubbio cambiato le abitudini di fruizione di film e serie tv da parte degli spettatori. Cinema chiusi, fiorire di nuovi streamer, hanno accelerato un processo che probabilmente era già in divenire. Ma quali sono le piattaforme streaming più seguite e usate in Italia?

Ecco i grafici che ci riportano il comportamento del mercato SVOD nel primo quadrimestre in Italia. I primi tre streamer coprono il 71% del mercato. Netflix rimane leader, anche se Amazon Prime Video si sta facendo sotto con uno scarto pari al 2%. Disney+ è al terzo posto ad un anno dall’arrivo nel nostro Paese.

Per quanto riguarda la crescita nei mesi del 2021, il lancio di Star ha fruttato molto bene a Disney+ che ha registrato la crescita maggiore nell’ultimo mese. La cosa ha impattato negativamente su Netflix e Prime Video, che hanno entrambi registrato una flessione nello stesso periodo. Ecco i grafici:

I dati sono forniti da JustWatch.

Piano piano, la recensione di un doppio esordio da scudetto

Piano piano, la recensione di un doppio esordio da scudetto

Dopo È stata la mano di Dio, e in vista dell’esito annunciato del campionato di calcio in corso, lo scudetto del Napoli torna a fare capolino nel nostro cinema, in questo caso da sfondo al Piano piano di Nicola Prosatore (Wanna), una storia minima di formazione dalle molte sfaccettature che I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection distribuiscono in sala dal 16 marzo 2023.

Un esordio che aveva fatto già parlare di sé in occasione della sua anteprima mondiale alla 75esima edizione del Locarno Film Festival e delle presentazione ad Alice nella città, durante la Festa del Cinema di Roma, dove il giovane Giuseppe Pirozzi – volto noto per la serie Mare fuori, protagonista insieme alla debuttante Dominique Donnarumma – si era aggiudicato il Premio RB Casting come miglior giovane interprete italiano.

Piano piano, una storia di formazione

Loro due i ragazzi sui quali ci viene chiesto di concentrare in particolare la nostra attenzione, divisa tra le diverse figure di un microcosmo popolato di volti noti, da Antonia Truppo (qui produttrice e sceneggiatrice insieme al regista, Francesco Agostini e Davide Serino) a Giovanni Esposito e Lello Arena, in un ruolo diverso dal solito, oltre ai fondamentali Antonio De Matteo e Massimiliano Caiazzo, anche loro tra le star della serie – ormai di culto – Mare fuori.

I loro nomi, Peppino e Anna. Uno figlio del magliaro che lavora al piano terra del palazzo dove vive lei con la madre, sola e agguerrita. Ancora bambini, ma quasi adolescenti, nella periferia della Napoli del 1987. Dalla finestra della sua stanza, Anna vede il cortile del palazzo-castello in mezzo al nulla e prossimo allo sgombero, ma soprattutto vede i personaggi che lo animano, nel bene e nel male. L’incontro con un misterioso soggetto nascosto in un campo proibito annuncia la fine dell’infanzia, per entrambi, sempre più desiderosi di spazi ed esperienze. Forse non quelle che avrebbero sperato.

Obbligati a crescere, per sentirsi più grandi

Perché “i grandi si fanno male”, come dice il film, nel quale la naturale fretta di crescere che hanno i due ragazzi si unisce al desiderio di uscire dal piccolo mondo che è sempre stato la loro vita. Quella palazzina – sgomberata per fare spazio al progetto dell’Asse Mediano (anche nella realtà vissuta dalla Truppo) – nella quale il tempo non sembra passare né il futuro esistere davvero, ma dalla quale si può finire in una dimensione parallela solo attraversando un buco nel muro.

Una fuga nella favola, in una illusione che sembra in grado di sopravvivere fino a che lo sguardo resta quello dei più piccoli, già usato da altri per raccontare povertà e ignoranza, guappi e violenza, da Claudio Giovannesi a Piazza e Grassadonia. Bambini che vediamo diventare grandi rapidamente, in qualche modo protetti dal regista, che per questa storia fondata “su fatti reali e, in questo caso, in parte autobiografici” sceglie il ritmo della Self Control di Raf, in opposizione ai temi più classici che Anna non vuole più suonare sulla piccola tastiera in camera sua.

Fuori dalla bolla, il mondo

C’è bellezza e innocenza in quel piccolo intorno difeso a ogni costo, anche nell’inferno che li circonda e che viene lasciato intendere più che rappresentato esplicitamente, anche se non sempre le soluzioni trovate convincono a pieno quando si abbandona certa narrazione iperrealista per concentrarsi su una interessante e a tratti spiazzante estetizzazione. E c’è tanto affetto per quel mondo ormai scomparso, trasformato in peggio, come quasi tutto quando si cresce, gradualmente, senza che ci si potesse opporre davvero. Un po’ come succede ad Anna, che cresce da una inquadratura all’altra, di colpo, ché piano piano non si va da nessuna parte, si rimanda la fuga, si vive di sogni e di speranze.

Sono i colpi di testa, le emozioni improvvise, i desideri brucianti o le curiosità, soprattutto le curiosità, che in realtà producono movimento, producono cambiamento, nella vita di Anna, Peppino, Ciro e del misterioso mariuolo interpretato da un egregio Antonio De Matteo, inatteso e poco celestiale Virgilio nel percorso pieno di delusioni che è quello di ogni bambino, di ogni popolo, di tutti. Pedina importante di un cast completato da un Lello Arena inusualmente cattivo, anche se forse un po’ troppo teatrale nella caratterizzazione scelta dal regista.

Pianeta rosso: trama, cast e curiosità sul film

Pianeta rosso: trama, cast e curiosità sul film

Conquistata la luna, Marte è divenuto il nuovo pianeta che l’uomo aspira a raggiungere. Nel cinema, questo è infatti stato protagonista sin dai primi anni del Novecento di numerose pellicole, tra cui le più recenti sono Mission to Mars, Sopravvissuto – The Martian e perfino la commedia italiana In vacanza su Marte. Tra questi si colloca anche Pianeta rosso, uscito in sala nel 2000 per la regia di Anthony Hoffman. Il film unisce il desiderio di raggiungere e colonizzare Marte con un discorso ambientalista, che vede il pianeta Terra ormai al collasso per via dell’attività umana.

Scritto da Chuck Pfarrer (autore anche di The Jackal) e Jonathan Lemkin (noto come sceneggiatore di L’avvocato del diavolo e Arma letale 4), il film presentava sin da subito diversi elementi di interesse. La realizzazione del film, tuttavia, si è rivelata quantomai complessa, in particolar modo per una serie di tensioni tra membri del cast. Se dunque Pianeta rosso presenta notevoli difetti dal punto di vista dei personaggi e delle dinamiche tra loro, recupera poi con gli effetti speciali, a loro modo efficaci a convincenti nel far immaginare mondi e situazioni lontane.

Affermatosi come un sono flop al box office, con un incasso di appena 33 milioni a fronte di un budget di 80, Pianeta rosso è negli anni diventato un titolo scult, ricercato dagli appassionati del genere desiderosi di vedere qualcosa di tanto bizzarro al punto da essere coinvolgente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Pianeta rosso: la trama del film

Nell’anno 2057 la Terra è divenuta praticamente inabitabile a causa della sovrappopolazione e dell’inquinamento, che ha iniziato a causare seri problemi a partire dal 2025. Una nuova colonia su Marte potrebbe dunque essere l’unica speranza dell’umanità. Un team di astronauti americani, ciascuno specializzato in un campo diverso, sta effettuando la prima spedizione con equipaggio sul pianeta rosso. Il gruppo è composto da Robby GallagherTed SantenKate BowmanQuinn Burchenal e altri ancora. Questi, si trovano ben presto a dover lottare per superare le differenze di personalità, background e ideologie per il bene generale della missione.

Quando gli strumenti a loro disposizione subiscono però alcuni danni potenzialmente letali, l’equipaggio deve dipendere l’uno dall’altro per sopravvivere sulla superficie ostile di Marte. I loro dubbi, paure e domande su Dio, il destino dell’uomo e la natura dell’universo diventano elementi determinanti nei loro destini. In questo ambiente a loro sconosciuto devono trovarsi faccia a faccia con i loro sé più umani, scoprendo con orrore di non essere soli. Il pianeta non è infatti disabitato come pensavano, ma anzi qualcosa di sconosciuto non fa che avvicinarsi a loro, con intenzioni imprevedibili.

Pianeta rosso cast

Pianeta rosso: il cast del film

Protagonista, nei panni dell’ingegnere Robby Gallagher, è l’attore Val Kilmer. Popolarissimo negli anni Ottanta e Novanta per film come Top Gun, The Doors e Heat – La sfida, egli accettò il ruolo in Pianeta rosso poiché affascinato dall’idea di trovarsi su un set del genere. Kilmer raccontò poi di aver trovato straordinarie le scenografie e le tecnologie utilizzate per il film, ricordando il set come un’esperienza molto istruttiva. Tuttavia, durante questo vi sono stati anche non pochi problemi tra lui e l’attore Tom Sizemore, interprete del dottor Quinn Burchenal. I due si scontrarono ripetutamente, arrivando anche a non presentarsi mai insieme sul set.

L’attrice Carrie-Anne Moss, celebre per aver interpretato Trinity nella trilogia di Matrix, ricopre qui il ruolo di Kate Bowman, la comandante della spedizione su Marte. Nonostante tale ruolo, il suo è l’unico personaggio a non mettere mai piede sul pianeta rosso. Benjamin Bratt, attore noto per il ruolo di Ray Curtis in Law & Order – I due volti della giustizia, ricopre qui la parte del pilota Ted Santen. Simon Baker, invece, è il dottor Chip Pettengill. Egli è principalmente ricordato per i suoi ruoli da protagonista nelle serie The Guardian e The Mentalist. Nel film si ritrova poi anche il celebre attore Terence Stamp, recentemente visto in film come Yes Man e Big Eyes, qui nel ruolo del dottor Bud Chantilas.

Pianeta rosso: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Pianeta rosso è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 3 settembre alle ore 23:15 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Piacere Ettore Scola: presentata la mostra a Cannes 69

«Appartengo a un mondo in cui il lettino dell’analista aveva sede dal barbiere e alle nevrosi si rispondeva con la passione.»

Una delle più belle frasi di Ettore Scola ricostruisce in fondo quella che era la personalità del grande maestro. Un uomo d’altri tempi. Dedito al suo lavoro senza però sentirsi un privilegiato. Piuttosto un uomo di mestiere.

Così ama ricordarlo chi lo ha conosciuto e amato. Come una persona semplice che non ama “mettersi in mostra”. Per questo quando i due giovani organizzatori di “Piacere, Ettore Scola” – Nevio de Pascalis e Marco Dionisi – si sono presentati da lui con l’idea di creare una mostra dedicata alla sua vita, il regista è sembrato restio sul momento. Perché, come ricorda la moglie del regista, Gigliola Fantoni – una delle ospiti d’eccezione in conferenza – «Non amava che si parlasse troppo di lui, non amava essere al centro dell’attenzione. Voleva solo fare il suo lavoro».

La preoccupazione principale del regista era che questa esposizione si sviluppasse in maniera sbagliata. Per questo inizialmente non era convinto «diceva: “questa mostra non interesserà a nessuno, quello che avevo da dire lo ho già detto con i miei film”.» – ricorda la figlia Silvia – « Invece grazie alla dedizione e all’insistenza di Marco e Nevio, e anche al nostro appoggio convinto, la mostra è stata creata. Ci ha fatto piacere aprire i cassetti e cercare i ricordi. L’esposizione, già inaugurata in Irpinia ha avuto un grande successo. Questa mostra è nata insieme a lui e via via si sta arricchendo anche dopo la sua scomparsa. Basta non esagerare con i cimeli ora che è morto. Perché questo non lo avrebbe mai sopportato».

Piera Detassis, arbitro della conferenza nonché produttrice della mostra tramite la Fondazione Cinema per Roma , si rivolge quindi ai due curatori.

Piacere Ettore ScolaCome è nata questa mostra?

MARCO DIONISI: «La mostra, che si terrà dal 16 settembre al 23 ottobre 2016 al Museo Carlo Bilotti, è la prima monografica sul grande regista. Tutto è iniziato nel 2013, quando siamo andati da Scola per proporgli questa idea, che lo ha lasciato piacevolmente sorpreso. Ci chiese però perché la gente dovesse andare a vedere questo genere di esposizione, a chi potesse interessare. Ma noi eravamo fermamente convinti che, come noi due, anche altri avrebbero amato e apprezzato ripercorrere la carriera del grande maestro. La monografia parte dal raccontare le sue origini a Trevico, fino ad arrivare ai suoi ultimi film, toccando tutte quelle che sono le tematiche care al regista, dalle più desuete a quelle più famose. Abbiamo anzitutto cominciato col raccogliere del materiale a Cinecittà, dove abbiamo scelto e catalogato molta documentazione. Che mano a mano cresceva fino a prendere le forme di una vera e propria raccolta, per prima esposta in Irpinia, luogo di origine del regista. A Roma invece la mostra si presenterà ulteriormente arricchita di materiale. Grazie anche all’aiuto di varie cineteche come quella di Bologna e dell’Istituto Luce. Ma l’aiuto più prezioso ci è pervenuto dalla famiglia, che ne racchiudeva i ricordi più intimi e validi».

Come è stata la collaborazione con la famiglia quindi?

NEVIO DE PASCALIS: «E’ stata una collaborazione molto presente ma che ci ha lasciato spazio. Una presenza discreta che ci ha sempre sostenuto. Ettore ci ha dato grande fiducia che ci ha permesso di andare avanti nelle difficoltà «Il duro lavoro paga sempre» diceva.

Scola è un personaggio complesso ricco di sfaccettature: è stato vignettista, autore di testi comici e televisivi, regista teatrale, ecc. Il nostro obiettivo era quello di rappresentarlo nella sua interezza.

La mostra si costituisce di 9 sezioni a loro volta suddivise in due parti: la prima parte cronologica e la seconda tematica. Nella prima parte ripercorriamo la vita di Scola, dall’infanzia in Irpinia al lavoro per il Marc’Aurelio, dalla collaborazione in Rai agli scritti come sceneggiatore accanto a Ruggero Maccai (ad esempio ne Il Sorpasso di Dino Risi o  in Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli).

Fino ad arrivare all’intensa carriera di regista, dagli esordi nel 1964 con Se permettete parliamo di donne fino al suo ultimo film Che strano chiamarsi Federico.

La seconda sezione, quella dedicata alle tematiche, riguarda il rapporto tra attori e collaboratori, dentro e fuori dal set. Si evidenzia inoltre la sua passione civile e politica che ritorna in tutte le sue opere. Analizzeremo poi i suoi film di ambientazione romana e la passione per il teatro. Abbiamo anche una sezione dedicata al disegno, che infondo è il fil rouge di tutta la sua carriera e grande amore della sua vita».

Quale era il suo rapporto con gli attori?

GIOVANNA RALLI: «Io e Ettore ci siamo conosciuti giovanissimi, negli anni ‘50. Il film era una delle sue prime sceneggiature Fermi tutti arrivo io, e a distanza di anni ho recitato nel suo primo film Se permettete parliamo di donne, fino ad arrivare al grande successo di C’eravamo tanto amati. Non vedevo l’ora la mattina di andare a lavorare. Ettore ci accompagnava dall’inizio delle riprese fino alla fine, e si preoccupava che “vivessimo” i dialoghi. Lui scriveva il miglior linguaggio del cinema italiano. Non scriveva cose “recitate”, detestava che si recitasse».

SERGIO CASTELLITTO: « Infatti per me è stato anzitutto un grande scrittore, sceneggiatore è quasi riduttivo. Poi ha declinato il suo genio nel disegno e nella comicità,. Ma anzitutto scriveva parole e immagini. E l’ironia era la sua forma di ispirazione principale. La grazia di poter appoggiare la risata alla condizione umana, pur così dolorosa, era una cosa che solo lui sapeva fare così bene».

La mostra sarà presentata a Cannes il 18 maggio in onore dei 40 anni del Premio alla Regia di Brutti Sporchi e Cattivi.

Piacere di conoscerti, recensione del documentario su Laura Pausini

Che persona sarebbe diventata Laura Pausini se non avesse vinto Sanremo a diciott’anni? La celebre cantante italiana riflette sulla vita che ha vissuto e su quella che avrebbe potuto vivere nel documentario Laura Pausini – Piacere di conoscerti. Il film di Ivan Cotroneo (A casa nostra, La Kryptonite nella borsa) è una produzione Amazon Original e dal 7 aprile è disponibile su Prime Video.

Laura Pausini – Piacere di conoscer(si)

Cresciuta in Romagna, tra Faenza e la piccola Solarolo, Laura da sempre mastica la musica. Il babbo Fabrizio è un cantante di pianobar e la Pausini fin da ragazzina lo affianca nelle serate. A diciassette anni partecipa al Festival di Castrocaro e, da lì in poi, è tutta un’ascesa per lei: nel 1993, a soli diciotto anni, Laura Pausini vince il Festival di Sanremo con La solitudine. Improvvisamente, diventa famosa: non solo in Italia, la cantante piace in tutta Europa: Svezia, Olanda, Francia, Spagna. Quasi trent’anni dopo quella vittoria, oggi Pausini è una star internazionale, amatissima soprattuto in America Latina. È la donna italiana che ha ricevuto più premi: dal Grammy (2006) al Satellite Awards, fino al  successo di Io sì, brano del film La vita davanti a sé. La canzone, dopo un Nastro d’Argento e un Golden Globe, si è aggiudicato anche la candidatura agli Oscar. Laura ha ottenuto una carriera da panico.

Laura Pausini – Piacere di conoscerti è un racconto riflessivo in cui la cantautrice ripercorre i momenti pubblici e privati più rilevanti della sua vita fino ad oggi e, contemporaneamente, immagina un’esistenza parallela senza il successo. Cosa sarebbe successo se non avesse vinto Sanremo?

Laura Pausini: l’antidiva più celebre d’Italia

Dalle parole che guidano il racconto di Piacere di Conoscerti, si coglie la genuinità e l’autenticità del personaggio protagonista. È difficile pensare ad un’altra cantautrice italiana che ha ottenuto un successo grande come quello di Laura Pausini. Tour europei e mondiali, riconoscimenti internazionali, brani tradotti in inglese e spagnolo: la cantante ha conquistato tutto il pianeta, ma soprattutto il mondo latino. Come lei stessa racconta, è passata da essere una giovane studentessa della scuola d’arte, cantante per passione, ad essere una star. Prima del successo, dice ”Io ero già felice così”: fare piano bar con il suo babbo le piaceva, come anche studiare arte. ”Dopo aver vinto Sanremo, mi sono chiesta: Cosa si fa quando si diventa famosi?

Le origini, la famiglia, la Romagna, sono ancora oggi parti essenziali della cantautrice: in una certa misura, Laura Pausini si sente ancora quella ragazzina di Solarolo, piccola donna in una piccola realtà. Nonostante il successo, la cantante non riesce ad apparire come tanti divi internazionali: è semplice, cordiale, grata per tutto l’affetto che ha ricevuto e che continua a ricevere.

Laura incontra l’altra Laura

All’interno del documentario si uniscono realtà e finzione. Da un lato, ci sono i video autentici che ripercorrono la carriera di Laura e mostrano le persone che realmente fanno parte della sua vita: i genitori, il marito e collega Paolo Carta, la figlia, gli amici. Dall’altro, in Piacere di conoscerti la cantante interpreta una Laura Pausini più ordinaria, una madre single che non ha vinto Sanremo ma che ha un negozio di ceramiche e continua a cantare. Ad unire le due parti c’è la narrazione della protagonista.

Il racconto documentario della vita vera di Pausini è potente e commovente, fatto di riflessioni personali e pause introspettive su ciò che si annida dietro ogni successo. Non si può dire lo stesso delle parti recitate. Le scenette appaiono finte e costruite, la recitazione di Laura e degli altri personaggi è poco credibile e la storia non è abbastanza profonda da essere coinvolgente. Le due metà di Piacere di conoscerti non sono ben amalgamate e provocano sentimenti contrastanti, empatia verso la storia vera e allontanamento dalla finzione.

Il cantautorato e la celebrazione della musica delle emozioni

In Piacere di conoscerti la musica domina la scena. In particolare, viene fatto un elogio alla voce di Laura Pausini, riconoscibile, profonda, forte. Le canzoni, dietetiche ed extradiegetiche, sono inserite con criterio all’interno del racconto e si legano molto bene all’emotività dei vari momenti narrati.

Piacere di conoscerti è un documentario che coglie e trasmette la profondità dell’artista. La scelta di far parlare la protagonista dei propri sentimenti è efficace: dalla solitudine all’incontro dell’amore, dal dolore per la perdita delle persone care alla gioia per la nascita di un figlio. Laura Pausini è una cantautrice. Dalla prima canzone, dedicata all’amore adolescenziale, fino ai più recenti successi mette sé stessa e le proprie emozioni nella sua arte.

Physical: trailer della terza e ultima stagione

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Physical: trailer della terza e ultima stagione

Apple TV+ ha svelato oggi il trailer della terza e ultima stagione di Physical, la serie dark comedy interpretata e prodotta da Rose Byrne e creata da Annie Weisman. Al cast, che comprende Rory Scovel, Dierdre Friel e Paul Sparks, si aggiunge la pluripremiata attrice Zooey Deschanel, al suo ritorno in una serie. Physical farà il suo debutto il 2 agosto con i primi due episodi dei dieci totali, seguiti da un nuovo episodio settimanale ogni mercoledì, fino al 27 settembre.

Ambientato nell’idilliaco ma fragile paradiso balneare della San Diego degli anni ’80, “Physical” segue la trasformazione di Sheila Rubin (Rose Byrne) da casalinga silenziosamente tormentata a imprenditrice di successo nel mondo del fitness. Nel suo percorso Sheila lotta per uscire da un matrimonio insoddisfacente con Danny (Rory Scovel), alimenta una relazione pericolosa con il magnate immobiliare John Breem (Paul Sparks) e affronta quei lati oscuri della sua mente che l’hanno fatta vergognare di se stessa, costringendola a sopprimersi per tanto tempo. Con l’aiuto della sua fedele amica – e ora socia in affari – Greta (Dierdre Friel), Sheila ha trovato fiducia e forza interiore grazie al suo lavoro di insegnante e imprenditrice con Body by Sheila. Nella terza e ultima stagione della serie, Sheila vede il suo status messo in discussione da Kelly Kilmartin (Deschanel), una celebrità in forte ascesa nel campo dell’esercizio fisico, che non solo diventa una minaccia professionale, ma si rivela anche un’ossessione che si insinua pericolosamente nella sua testa. Riuscirà Sheila a prevalere o la presenza di Kelly nella sua vita minerà la guarigione e la stabilità faticosamente conquistate?

“Physical” è prodotta da Tomorrow Studios (una partnership di ITV Studios), ideata, scritta e prodotta da Annie Weisman, che è anche showrunner. La serie è diretta da Stephanie Laing, che è anche produttrice esecutiva insieme a Marty Adelstein, Becky Clements e Alissa Bachner per Tomorrow Studios, e Rose Byrne.

Physical: la terza e ultima stagione disponibile dal 2 agosto

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Physical: la terza e ultima stagione disponibile dal 2 agosto

Apple TV+ ha annunciato oggi che Physical, la celebre dark comedy interpretata e prodotta esecutivamente da Rose Byrne e proveniente dalla creatrice, sceneggiatrice e produttrice esecutiva Annie Weisman, tornerà per la sua terza e ultima stagione con 10 episodi, da mercoledì 2 agosto. Sin dal suo debutto globale su Apple TV+, Physical ha ricevuto consensi da parte del pubblico e della critica, nonché elogi per le interpretazioni del suo cast corale guidato dalla “perfettamente calzante” e “magistrale” Rose Byrne, e interpretato da Rory Scovel, Dierdre Friel e Paul Sparks. La serie è prodotta per Apple TV+ da Tomorrow Studios.

Siamo molto grate ad Apple, Tomorrow Studios e a tutti i nostri collaboratori creativi per la possibilità di far vivere Sheila in tutta la sua gloria“, hanno dichiarato la star e produttrice esecutiva Rose Byrne e la creatrice, sceneggiatrice e produttrice esecutiva Annie Weisman. “Con quest’ultima stagione, la saga in tre atti – ribellione, recupero e redenzione – di Sheila giunge a una meritata conclusione per lei e per i fan. Siamo molto orgogliose di condividere quest’ultimo capitolo con tutti“.

Nel corso delle tre avvincenti stagioni di ‘Physical’, siamo stati onorati di lavorare con Annie Weisman e Tomorrow Studios per portare sullo schermo il percorso di trasformazione e di emancipazione personale di Sheila Rubin attraverso la coraggiosa, commovente e spesso molto divertente interpretazione di Rose Byrne”, ha dichiarato Matt Cherniss, responsabile della programmazione per Apple TV+. “Siamo consapevoli dell’impatto che questo personaggio e questa storia hanno avuto sul pubblico di tutto il mondo e non vediamo l’ora che si uniscano a noi in questa esaltante cavalcata che culmina in un finale immensamente gratificante“.

Gli spettatori possono recuperare le stagioni precedenti di Physical, ora in streaming su Apple TV+. La terza stagione di Physical aggiunge al cast Zooey Deschanel, candidata agli Emmy e ai Grammy Award e vincitrice del Critics Choice Award, che interpreta “Kelly”, una star di sitcom che decide di entrare nella fiorente industria del fitness.

Ambientata in una San Diego dalle spiagge paradisiache negli anni ’80, “Physical” è una commedia dark con episodi dalla durata di mezz’ora che segue Sheila Rubin (Byrne), una casalinga soffocata e trascurata che sostiene la candidatura del marito intelligente ma controverso all’assemblea legislativa. Ma dietro le porte chiuse, Sheila ha una sua visione oscura e divertente della vita che raramente lascia vedere al mondo. Inoltre combatte una complessa serie di demoni personali legati all’immagine di sé… fino a quando non trova sfogo attraverso la fonte più improbabile: il mondo dell’aerobica. La seconda stagione ci ha mostrato come Sheila Rubin avesse lanciato con successo il suo primo video di fitness solo per poi incontrare alcuni nuovi e più grandi ostacoli sul suo cammino. È combattuta tra la lealtà verso suo marito (Rory Scovel) e i valori che rappresenta, e una pericolosa attrazione per qualcun altro. E poiché non è più la novità in città, si ritrova a dover affrontare nuovi e agguerriti concorrenti sulla strada per costruire un vero e proprio impero del fitness.

“Physical” è prodotta da Tomorrow Studios (una partnership di ITV Studios), ideata, scritta e prodotta da Annie Weisman, che è anche showrunner; questa serie è diretta da Stephanie Laing, che è anche produttrice esecutiva insieme a Marty Adelstein, Becky Clements  e Alissa Bachner per Tomorrow Studios, e Rose Byrne.

Oltre a “Physical”, potrete trovare Rose Byrne in “Platonic”, una nuova serie comedy Apple Original interpretata e prodotta da Byrne e Seth Rogen e co-creata, diretta e scritta da Nick Stoller e Francesca Delbanco, in anteprima venerdì 24 maggio su Apple TV+.

Physical Italia: da 100 a 1, Netflix annuncia la sua nuova serie

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Physical Italia: da 100 a 1, Netflix annuncia la sua nuova serie

L’Italia entra nell’arena globale di Physical: 100 con Physical Italia: da 100 a 1, prossimamente solo su Netflix, prodotto da Endemol Shine Italy. Forza, resistenza, agilità, audacia, coraggio, ma anche leadership, sangue freddo, capacità di collaborazione. Queste sono alcune delle caratteristiche che deve possedere chi vuole essere il vincitore della prima edizione di Physical Italia – da 100 a 1.

Physical Italia – da 100 a 1 è una competizione fisica senza precedenti in cui 100 concorrenti si sfidano in competizioni che mettono a dura prova il loro corpo e la loro tenacia per dimostrare di essere i migliori. Ma alla fine solo uno di loro riuscirà a vincere. Come dei moderni gladiatori, i 100 sfidanti cercheranno di sopravvivere, sfruttando al massimo il potenziale del proprio fisico e della propria resistenza mentale. Prova dopo prova, solo chi si spingerà oltre ogni limite potrà portarsi a casa la vittoria.

Per raccontare questa incredibile impresa collettiva, sono disponibili due immagini ufficiali: una ritrae l’intero gruppo dei 100 concorrenti nella suggestiva “sala dei busti”, simbolo della sfida, mentre l’altra offre uno sguardo ai volti noti presenti tra i partecipanti: l’ex rugbista della Nazionale italiana Mirco Bergamasco, la plurimedagliata olimpica Tania Cagnotto, Elisabetta Canalis, atleta di kickboxing e icona dello spettacolo italiano, il “signore degli anelli” Jury Chechi, la leggenda del nuoto Federica Pellegrini, l’ex rugbista e volto TV Alvise Rigo e il content creator Luis Sal.

Physical 2 stagione: quando esce, trama, cast e streaming

Physical 2 stagione: quando esce, trama, cast e streaming

Physical 2 è la seconda stagione di Physical l’acclamata dark comedy con protagonista Rose Byrne, che è anche produttrice esecutiva. Dalla creatrice, scrittrice e produttrice esecutiva Annie Weisman.

Physical 2: quando esce e dove vederla in streaming

Physical 2 in streaming uscirà il prossimo 3 giugno con il primo episodio, seguito da un nuovo episodio settimanale, ogni venerdì su Apple TV+.

Physical 2: trama e cast

La seconda stagione ritrova la nostra eroina Sheila Rubin (Rose Byrne) che, dopo aver lanciato con successo il suo primo video di fitness, incontra nuovi e ancor più grandi ostacoli sul cammino. È combattuta tra la lealtà verso suo marito (Rory Scovel) e i valori che rappresenta, e una pericolosa attrazione per qualcun altro. E poiché non è più la novità in città, si ritrova a dover affrontare nuovi e agguerriti concorrenti sulla strada per costruire un vero e proprio impero del fitness.

Al cast della seconda stagione di Physical, oltre a Rose Byrne, Rory Scovel, Dierdre Friel, Della Saba, Lou Taylor Pucci e Paul Sparks, si unisce il vincitore del Critics Choice Award Murray Bartlett (“The White Lotus”) nel nuovo ruolo di Vincent ‘Vinnie’ Green, un carismatico istruttore di fitness, guru della perdita di peso e pioniere dello spot pubblicitario notturno.

Physical 2 uscita

Physical è prodotta da Tomorrow Studios (una partnership di ITV Studios), ideata, scritta e prodotta da Annie Weisman, che è anche showrunner; la serie è diretta da Stephanie Laing, che è anche produttrice esecutiva insieme a Marty Adelstein e Becky Clements per Tomorrow Studios, Alexandra Cunningham, John McNamara, Sera Gamble , Craig Gillespie e Rose Byrne.

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming di prodotti completamente originali lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima titoli originali e ha ricevuto il maggior numero di premi più rapidamente che altri servizi di streaming dal momento del loro debutto. Ad oggi, i film originali, i documentari e le serie di Apple hanno vinto 240 premi e ottenuto 950 nomination.

Phoenix: Eden17, trailer dell’adattamento da Osamu Tezuka presto su Disney+

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Disney+ ha annunciato mercoledì che Studio 4°C è al lavoro su un film anime intitolato Phoenix: Eden17; si tratta di un nuovo progetto che adatterà il manga Phoenix di Osamu Tezuka per lo streaming esclusivo in tutto il mondo (tranne che nella Cina continentale) su Disney+ nel 2023.

L’anime segue la storia di una ragazza, Romi, e del suo compagno mentre lasciano la Terra devastata e si dirigono verso una nuova vita sul pianeta Eden17. Tuttavia, la vita è già estinta nel nuovo mondo, quindi Romi si ritrova a vivere una vita ancora più dura lì.

Phoebe Waller-Bridge: 10 cose che non sai sull’attrice

Phoebe Waller-Bridge: 10 cose che non sai sull’attrice

 Nel giro di pochi anni l’attrice e autrice Phoebe Waller-Bridge è diventata uno dei volti più richiesti dal grande e piccolo schermo. Da quando ha ottenuto il successo che meritava, si è infatti distinta non solo come un’interprete intelligente e brillante, ma anche come una scrittrice capace di donare unicità tanto alle sue storie quanto ai suoi personaggi. Ora che è impegnata in tanti nuovi progetti, il suo futuro nell’industria dello spettacolo sembra decisamente consolidato.

Ecco 10 cose che non sai di Phoebe Waller-Bridge.

Phoebe Waller-Bridge: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in alcuni celebri film. Già all’inizio della sua carriera l’attrice ha avuto modo di recitare, pur se in ruoli più o meno piccoli, in alcuni film di grande successo come Albert Nobbs (2011) e The Iron Lady (2011). In seguito ha recitato anche in Un amore per caso (2015) e Vi presento Christopher Robin (2017). Nel 2018 interpreta il droide L3-37 nel film Solo: A Star Wars Story, mentre nel 2023 tornerà al cinema con un ruolo ancora sconosciuto nell’atteso Indiana Jones 5.

2. Ha recitato per la televisione. La Waller-Bridge è maggiormente nota per le tante serie televisive in cui ha recitato, a partire da Doctors (2009), The Café (2011-2013) e Glue (2014). Ottiene poi un ruolo di maggior rilievo in Broadchurch (2015), per poi consacrarsi grazie a Fleabag (2016-2019). Ha poi recitato in Crashing (2016), His Dark Materials (2020), Run – Fuga d’amore (2020) e Staged (2021). Attualmente ha in programma nuove serie, di cui una ancora senza titolo per Amazon e una chiamata Screenshot.

3. È un’apprezzata sceneggiatrice e produttrice. Oltre ad essersi distinta come attrice, la Waller-Bridge è una sceneggiatrice particolarmente apprezzata. Ha dato prova delle sue capacità nella scrittura con le serie Crashing, Fleabag e Killing Eve, da lei anche ideate e prodotte. Ha poi partecipato alla sceneggiatura del film No Time To Die, mentre per la serie Run ha svolto unicamente il ruolo di produttrice.

Phoebe Waller-Bridge Broadchurch

Phoebe Waller-Bridge non è su Instagram

4. Non è presente sul celebre social. A differenza di molti suoi colleghi, l’attrice ha scelto di non possedere un proprio profilo sul social network Instagram. La Waller-Bridge ha infatti dichiarato di non apprezzare particolarmente questo tipo di piattaforme e di non esserne interessata, preferendo mantenere per sé aspetti della sua vita che altrimenti finirebbero alla mercé di tutti. I suoi fan possono però seguire alcune profili a lei dedicati, con foto e notizie sulle sue attività da attrice.

Phoebe Waller-Bridge in Broadchurch

5. Ha recitato nella seconda stagione della serie. Nel 2015 l’attrice ottiene uno dei suoi primi ruoli di rilievo nella serie Broadchurch, recitando in 8 episodi della seconda stagione nel ruolo di Abby Thompson. Grazie alla sua interpretazione inizia ad ottenere una prima notorietà nonché a stringere amicizia con l’attrice Olivia Colman, con cui reciterà poi in altri progetti inclusa la serie Fleabag.

Phoebe Waller-Bridge e No Time To Die

6. È stata sceneggiatrice del film. Phoebe Waller-Bridge, anche se in ritardo rispetto agli altri, è stata aggiunta al team di sceneggiatori del film No Time To Die, il nuovo capitolo della saga di James Bond. Il protagonista Daniel Craig ha affermato di aver personalmente voluto la Waller-Bridge perché la considera una grande scrittrice e voleva il suo contributo per affinare la sceneggiatura e rafforzare i dialoghi. La Waller-Bridge è inoltre la seconda sceneggiatrice donna accreditata per aver scritto un film di James Bond dopo la sceneggiatrice irlandese Johanna Harwood, che contribuì alla scrittura di Agente 007 – Licenza di uccidere (1962) e Agente 007, dalla Russia con amore (1963).

Phoebe Waller-Bridge e Killing Eve

7. È l’ideatrice della serie. Un’altro dei più celebri prodotti televisivi ideati e scritti dalla Waller-Bridge è la serie Killing Eve, dove due assassine interpretate da Sandra Oh e Jodie Comer diventano ossessionate l’una dall’altra. Waller-Bridge ha sceneggiato alcuni episodi e la sua fama ha permesso al progetto di avvalersi delle due celebri attrici protagoniste, le quali hanno accettato i rispettivi ruoli in quanto fan dell’autrice.

Phoebe Waller-Bridge Instagram

Phoebe Waller-Bridge e Fleabag

8. Era nato come spettacolo teatrale. L’attrice deve molta della sua popolarità alla serie Fleabag, composta da due stagioni. Questa è l’adattamento dall’omonimo spettacolo teatrale scritto dalla stessa Waller-Bridge e messo in scena con grande successo ad Edimburgo nel 2013. L’idea iniziale del personaggio di Fleabag è nata da una sfida con un amico, in cui Waller-Bridge era stata costretta a creare uno sketch per un evento di stand-up di 10 minuti. Il lungo monologo attraverso cui la protagonista si racconta è stato dunque poi esteso e aggiustato al fine di diventare un prodotto televisivo.

9. Ha affermato che non ci sarà una nuova stagione. Il finale della seconda stagione di Fleabag aveva tutta l’aria di essere un addio e infatti la Waller-Bridge ha poi confermato che una terza stagione non ci sarà. In molti hanno sperato che l’attrice cambiasse idea ma ad oggi ciò non sembra essere avvenuto. I molti progetti in cui lei è ora impegnata, inoltre, rendono difficili nuovi discorsi a riguardo e pertanto la serie sembra destinata a concludersi proprio con la sua seconda stagione.

Phoebe Waller-Bridge: eta e altezza dell’attrice

10. Phoebe Waller-Bridge è nata a Londra il 14 luglio del 1985. L’attrice è alta complessivamente 1,77 metri.

Fonte: IMDb