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Avengers: Endgame, a cinque anni dall’uscita video inediti dal backstage

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Hanno scelto Instagram i Fratelli Russo per celebrare il quinto anniversario dell’uscita al cinema di Avengers: Endgame. Lo hanno fatto con una serie di video dal backstage del film in cui loro due, Anthony e Joe, e alcuni dei protagonisti del franchise, Robert Downey Jr., Chris Evans e Scarlett Johansson, dicono addio a quel set che li ha visti assurgere a vere e proprie leggende dell’intrattenimento contemporaneo.

L’ultimo video mostra anche qual è stata l’ultima scena che è stata girata dell’intero film!

Avengers: Endgame è il film del 2019 diretto da Joe Russo, Anthony Russo con Robert Downey Jr., Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson.

Diretto da Anthony e Joe Russo e ambientato dopo le vicende narrate in Avengers: Infinity War, il film mostrerà al pubblico come la catastrofica catena di eventi scatenata da Thanos, che ha dimezzato la popolazione dell’universo e colpito il team degli Avengers, spingerà i supereroi rimasti a intraprendere un’ultima azione nello spettacolare capitolo conclusivo di 22 film Marvel Studios.

Prodotto da Kevin FeigeAvengers: Endgame vede Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo, Trinh Tran, Jon Favreau e Stan Lee nel ruolo di produttori esecutivi, mentre la sceneggiatura è firmata da Christopher Markus e Stephen McFeely.

Diabolik: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

Diabolik: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

Uno dei personaggi più iconici del mondo dei fumetti italiani è senza dubbio Diabolik, ideato da Angela e Luciana Giussiani nel 1962. Nei decenni è diventato un vero e proprio simbolo culturale, con ad oggi oltre 900 numeri pubblicati. Diabolik ha portato alla nascita del genere del fumetto nero italiano, del quale è stato il precursore generando numerosi epigoni. Con il crescere del suo successo è naturalmente approdato anche al cinema, dove di recente ha trovato nuova vita grazie alla trilogia ideata dai Manetti Bros., il cui primo film, intitolato semplicemente Diabolik (qui la recensione), è arrivato sul grande schermo nel 2021.

Si è trattata della seconda trasposizione cinematografica del personaggio ideato dalle sorelle Giussani dopo il film omonimo del 1968 diretto da Mario Bava. L’idea di riportare Diabolik sul grande schermo, a oltre mezzo secolo di distanza dall’unico precedente, incontra il favore di Mario Gomboli, direttore della Astorina, rimasto positivamente colpito da precedenti lavori dei Manetti quali L’ispettore Coliandro e Ammore e malavita, e che in merito alla genesi del progetto commentò: “quello che mi fece capire che finalmente avevo a che fare con le persone giuste fu la loro passione, la conoscenza del personaggio e delle sue peculiarità”.

Questo nuovo film viene infatti pensato per i grandi appassionati del personaggio e dei suoi fumetti, con numerosi espedienti che richiamano le sue avventure cartacee. È però perfettamente fruibile anche di chi non sa nulla a riguardo e si ritroverà così ad assistere alle avventure del più affascinante dei ladri italiani. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Diabolik. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La storia dietro il nome e iI fumetto da cui è tratto il film

Il nome del personaggio deriva da un fatto di cronaca nera avvenuto a Torino nel 1958, dove misterioso assassino lasciò sul luogo del delitto una lettera dove si firmava Diabolich. Tre anni dopo nasceva Diabolik, per cui il quale le autrici decisero di ispirarsi a quel nome. Inizialmente il personaggio avrebbe dovuto chiamarsi Diabolicus, ma si preferì scriverlo con la lettera «K», perché Angela la riteneva più adatta a un personaggio come quello che aveva in mente. Per quanto riguarda il fumetto a cui il film del 2021 si ispira, questo è L’arresto di Diabolik, pubblicato nel marzo del 1963, dove compare inoltre per la prima volta Eva Kant e anche il rifugio del protagonista.

Diabolik location
Valerio Mastandrea e Miriam Leone in Diabolik. © 01 Distribution

La trama e il cast di Diabolik

Clerville, anni ’60. Diabolik, un ladro privo di scrupoli la cui vera identità è sconosciuta, ha inferto un altro colpo alla polizia, sfuggendo con la sua nera Jaguar E-type. Nel frattempo c’è grande attesa in città per l’arrivo di Lady Kant, un’affascinante ereditiera che porterà con sé un famoso diamante rosa. Il gioiello dal valore inestimabile non sfugge all’attenzione di Diabolik che, nel tentativo di rubarlo, rimane incantato dal fascino irresistibile della donna. In Lady Kant, l’incorruttibile e determinato Ispettore Ginko trova dunque il modo di intrappolare il criminale e questa volta per Diabolik non sarà facile liberarsi del suo avversario.

Ad interpretare Diabolik vi è l’attore Luca Marinelli, mentre l’attrice Miriam Leone interpreta Eva Kant. L’Ispettore Ginko è interpretato da Valerio Mastandrea, mentre completano il cast gli attori Alessandro Roja nel ruolo del viceministro Giorgio Caron, Serena Rossi in quello di Elisabetta Gay, fidanzata di Diabolik, e Vanessa Scalera in quello di Flora, segretaria di Caron. Vi è poi un cameo di Claudia Gerini nei panni della signora Morel. Il giudice nella sequenza del processo, invece, è interpretato da Mario Gomboli, autore e redattore capo del fumetto “Diabolik”.

Le location del film: ecco dove è stato girato

Le riprese di Diabolik si sono svolte in diverse località italiane, tra l’Emilia Romagna e la Lombardia, ma anche Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta. In quest’ultima, più precisamente a Courmayeur si sono infatti svolte le prime giornate di riprese relative alla località montana di Bellair, dove compare Eva Kant. Nel film sono presenti luoghi simbolo della località valdostana come il resort Coeur des Neiges e il Grand Hotel Royal e Golf. La fittizia cittadina di Clerville è invece poi stata ricreata con riprese tra Milano e Bologna e in quest’ultima sono anche state girate le scene dell’inseguimento in auto.

Sempre a Bologna è stata utilizzata la suite presidenziale Giambologna del Grand Hotel Majestic, trasformato per l’occasione nel Grand Hotel Excelsior dove alloggia Lady Kant. Trieste, invece, viene invece principalmente adoperata per l’ambientazione della città marittima di Ghenf. In particolare, la Stazione Marittima viene usata per gli esterni della Banca Centrale di Ghenf. I protagonisti attraversano anche la strada Napoleonica, da cui si può ammirare il panorama sul golfo, e Portopiccolo, borgo di mare incastonato nella baia di Sistiana (frazione del comune sparso di Duino-Aurisina).

Diabolik fumetto
Miriam Leone e Luca Marinelli in Diabolik. © 01 Distribution

I sequel del film: Diabolik – Ginko all’attacco! e Diabolik – Chi sei?

Prima ancora dell’uscita di Diabolik, è stato annunciato che il film sarebbe stato il primo di una trilogia dedicata al personaggio. Tuttavia, a partire dal secondo film ad interpretare l’iconico ladro non è più Luca Marinelli bensì Giacomo Gianniotti, celebre per essere stato il Dr. Andrew DeLuca nella serie televisiva Grey’s Anatomy. Il primo di questi sequel, Diabolik – Ginko all’attacco! è uscito nel 2022, mentre nel 2023 è arrivato il terzo e conclusivo capitolo, Diabolik – Chi sei?, che ha portato a conclusione le vicende dei tre personaggi principali. Questi due sequel, tuttavia, hanno ottenuto minor successo al box office rispetto al film del 2021.

Il trailer di Diabolik e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Diabolik grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Infinity e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 26 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 2.

Queen Bees – Emozioni senza età: la storia vera dietro il film

Queen Bees – Emozioni senza età: la storia vera dietro il film

Sono numerosi, fortunatamente, i film che hanno il coraggio di affrontare la terza età, spesso dimostrando come questo periodo della vita possa essere ancora ricco di sorprese e nuove occasioni. Film come Ella e John, Le nostre anime di notte, Marigold Hotel o l’italiano Free – Liberi, sono solo alcuni esempi tra i tanti in cui si affronta l’anzianità sotto sfumature diverse, con temi che vanno dalla memoria e il tempo alla malattia, senza dimenticarsi però di raccontare anche delle relazioni e delle nuove avventure che si possono vivere. Un altro titolo appartenente a questa categoria è Queen Bees – Emozioni senza età.

Diretto nel 2021 da Michael Lembeck – noto per i film Che fine ha fatto Santa Claus? (2002) e Santa Claus è nei guai (2006) – questo offre agli spettatori una storia tanto commovente quanto divertente su quella fase di vita troppo spesso considerata in termini negativi. Originariamente il titolo del film era Welcome to Pine Grove!, ma è poi stato cambiato in Queen Bees – Emozioni senza età, che a parte per il sottotitolo italiano fa riferimento alle api regine e al loro essere il cuore dell’alveare e di quanto avviene in esso. Così sono anche le protagoniste di questo film, donne ricche di risorse e sorprese.

Si tratta dunque di una spensierata commedia che offre molteplici spunti di riflessione e buoni sentimenti, che grazie ora al suo passaggio televisivo può essere scoperta o riscoperta. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Queen Bees – Emozioni senza età. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera a cui ci si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Queen Bees - Emozioni senza età trama film

La trama e il cast di Queen Bees – Emozioni senza età

Protagonista del film è Helen Wilson, un’anziana vedova che ha conquistato una sua indipendenza e vive serenamente la sua routine quotidiana. Quando però la casa in cui abita deve essere ristrutturata, la donna è costretta a trasferirsi per il periodo necessario in una comunità per anziani, la Pine Grove Senior Community. Inizialmente non è facile per lei abituarsi a dividere lo spazio con altre persone, e le dinamiche interne del centro la spiazzano. Le sembra di essere tornata ai tempi del liceo, deve partecipare ad attività di gruppo e corsi di vario genere.

Si trova infatti a relazionarsi con vedove ancora energiche e vitali, spietati tornei di bridge e un gruppetto di prepotenti “cattive ragazze”. Saranno però proprio queste ultime a riuscire nel farla uscire dal suo guscio e rimettersi in gioco. Piano piano, Helen riscopre così grazie alle sue nuove amiche la gioia della condivisione e, contro ogni sua aspettativa, ha di nuovo anche l’occasione d’innamorarsi, dopo tanti anni, grazie all’arrivo di Dan, un nuovo ospite della struttura. Ben presto, Helen si troverà dunque a dover scegliere dove desidera trascorrere il resto della sua vita.

Ad interpretare Helen Wilson vi è l’attrice Ellen Burstyn, attrice premio Oscar celebre per i film L’esorcista (1973) e Alice non abita più qui (1975). Accanto a lei, nel ruolo di sua figlia Laura vi è l’attrice Elizabeth Mitchell, mentre il nipote Peter Crane è interpretato da Matthew Barnes. Recitano poi nel film Loretta Devine nel ruolo di Sally Hanson, Jane Curtin in quello di Janet Poindexter, Ann-Margret in quello di Margot Clark e l’attore Christopher Lloyd – l’iconico Doc di Ritorno al futuro – nel ruolo di Arthur Lane. Ad interpretare Dan Simpson, l’uomo di cui Helen si innamora, vi è invece James Caan, qui alla sua ultima apparizione cinematografica prima della scomparsa.

Queen Bees - Emozioni senza età cast

La storia vera dietro il film

Pur non essendo un vero e proprio adattamento di una reale vicenda, Queen Bees – Emozioni senza età è in ogni caso basato su una storia realmente avvenuta alla nonna del produttore del film Harrison Powell, la quale ha trovato una seconda possibilità d’amore dopo essersi trasferita in una comunità di pensionati da vedova. Stando a quanto raccontato da Powell, nel nuovo ambiente la nonna si è trovata innanzitutto a confrontarsi con una serie di dinamiche come gruppi di amici, simpatie e antipatie, scherzi e giochi. Inizialmente, sempre secondo le parole del produttore, la donna non voleva saperne di tutto ciò.

Ma la riluttanza iniziale pian piano ha lasciato spazio alla voglia di rimettersi in gioco. È così tornata a fare amicizia, a ridere, a nuotare e persino a innamorarsi. Ha anche conosciuto un uomo meraviglioso e ha finito con lo sposarlo. La sua è stata una lezione di vita che meritava di essere raccontata. In fondo, è un invito a non chiudere mai le porte e a rimanere ottimisti, qualunque sia l’età che ognuno abbia”. È così che, guardando alla seconda vita avuta da sua nonna, Powell ha avuto l’ispirazione per il film, incentrato sulle seconde possibilità della vita e sul non smettere mai di sorprendersi.

Il trailer di Queen Bees – Emozioni senza età e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente Queen Bees – Emozioni senza età non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di venerdì 26 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 3. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

1997: Fuga da New York, la spiegazione del film e del suo finale

1997: Fuga da New York, la spiegazione del film e del suo finale

Autore di celebri film come Distretto 13 – Le brigate della morte, Halloween e La cosa, John Carpenter ha negli anni portato al cinema storie che prendono vita a partire da incubi molto più reali di quello che sembra. Molte delle sue opere sono infatti riletture metaforiche di drammatiche o pericolose situazioni sociali, affrontate qui attraverso l’occhio critico della cinepresa. L’esempio ancora oggi più brillante rimane quello di 1997: Fuga da New York, lungometraggio del 1981 dove, all’interno di una cornice da thriller distopico, si raccoglie una profonda riflessione sulle derive della società e dell’umanità.

La pellicola, scritta dallo stesso Carpenter insieme a Nick Castle, utilizza infatti un genere apparentemente tendente alla fantascienza per raccontare invece un contesto a suo modo già presente e diffuso a livello globale. Acclamato sin dalla sua uscita, 1997: Fuga da New York è ancora oggi, a distanza di anni, uno dei film più importanti e lucidi sull’argomento.

In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a 1997: Fuga da New York. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

1997 Fuga da New York cast

La trama e il cast di 1997: Fuga da New York

Il film si svolge nel 1997, anno in cui l’isola di Manhattan è ora una prigione di massima sicurezza. All’interno di questa si trovano rinchiusi e abbandonati i numerosi criminali che hanno in quegli anni preso il sopravvento negli Stati Uniti. L’attenzione torna però a focalizzarsi su questo inferno in terra nel momento in cui l’aereo presidenziale viene dirottato e fatto precipitare all’interno della prigione. Il presidente diventa un ostaggio e la situazione è quanto mai disperata. Per cercare di risolverla, il commissario di polizia Bob Hauk ingaggia l’ex eroe di guerra e ora criminale Jena Plissken per recuperare il presidente. La ricompensa sarà l’evitare di finire egli stesso confinato a New York.

Ad interpretare Jena Plissken, personaggio oggi iconico, vi è l’attore Kurt Russell. Egli indica 1997: Fuga da New York come il suo film preferito tra quelli interpretati. Rimase infatti così affascinato dal personaggio di Jena da contribuire attivamente alla sua costruzione, suggerendo anche elementi come la celebre benda sull’occhio. Il presidente degli Stati Uniti ha invece il volto di Donald Pleasence, attore ricorrente nella filmografia di Carpenter. Il commissario Hauk è interpretato dal celebre Lee Van Cleef, qui in uno dei suoi ultimi ruoli. Nel film sono poi presenti gli attori Isaac Hayes nei panni del criminale Il Duca e Harry Dean Stanton in quelli di Harold “Mente” Helman.

La spiegazione del film e del suo finale

Il racconto del film si muove a partire da una ben precisa struttura spaziale. Questa si divide nel mondo esterno e in quello interno al carcere che è ora New York. Questo contrasto è tipico delle narrazioni distopiche, dove una delle caratteristiche è appunto la funzionalizzazione dello spazio e della società. Anche in questo caso l’idea di segregazione e confinamento deriva dall’immaginario distopico precedente. L’intento di Carpenter era proprio quello di dar vita a due distinte atmosfere all’interno del film. Se il mondo esterno ha ancora una parvenza di civilizzazione, identificabile nel massiccio uso di tecnologia, al contrario il carcere di New York è un luogo senza legge, dove i presenti sono regrediti allo stato brado, indossano pellicce e commettono atti di cannibalismo.

Tale rielaborazione dello spazio è un elemento generatosi in seguito alla presa di coscienza americana della fine della frontiera. Emiliano Ilardi nel suo saggio La frontiera contro la metropoli. Spazi, media e politica nell’immaginario americano illustra come nell’immaginario statunitense il raggiungimento della frontiera, oltre cui non è possibile andare, è il motivo per cui si iniziano a considerare nuove dimensioni spaziali. In questo senso la catastrofe presente nel film assume la funzione di generatrice di nuovo spazio, derivato dalla distruzione di preesistenti realtà. Una simile rappresentazione della società diventa dunque un chiaro atto critico nei confronti di questa e delle sue degenerazioni.

1997: Fuga da New York trama

 

La soluzione drastica a cui si arriva nel film, quella di far diventare un’intera città (ma non una città qualunque, bensì New York, di per sé metafora, città globale, entrata nell’immaginario collettivo come luogo di speranza e possibilità, come capitale della multiculturalità e del sogno americano) una prigione di massima sicurezza, è indice di una società e di un governo incapace, nonostante la disponibilità di mezzi, di contrastare gravi problemi sociali, come appunto quello della criminalità. Il nichilismo e il cinismo sembrano aver soggiogato l’umanità, facendole perdere proprio il valore del rispetto per l’esistenza umana.

Tutto ciò ci appare chiaro al termine del film. Qui si svela l’ipocrisia di coloro che dovrebbero essere i garanti della giustizia, e che invece dimostrano di essere allo stesso livello dei cosiddetti “criminali”. La figura stessa del presidente degli Stati Uniti è a tal proposito decisamente emblematica e metaforica. Egli è la persona-oggetto da salvare, in quanto in lui si presuppone siano incarnati i valori di giustizia e rispetto della legge, salvo rivelare alla fine una natura ben poco connaturata con tali valori, che sembrano anzi non appartenergli affatto. Il finale svela così il labile confine tra questi due mondi che, anche se esteticamente diversi, sembrano essere popolati entrambi da soggetti esseri ipocriti e privi di scrupoli.

Gli Stati Uniti di quel periodo si caratterizzavano inoltre per un sentimento di forte cinismo, anche a causa dello scandalo Watergate. Carpenter si fa dunque interprete della diffusa sfiducia che si avvertiva nei confronti delle autorità, al punto di servirsene per comporre l’atmosfera dominante del suo film. Tramite questo, il regista sembra dunque voler mostrare come sia in corso un sempre più pericoloso disinteresse nei confronti della vita umana. La stessa collocazione temporale del film, l’anno 1997, è frutto di una volontà ben precisa. Il regista non sceglie un’ambientazione proiettata in un lontano futuro, ma la fissa di soli 16 anni avanti all’anno di realizzazione del film, sottolineando ulteriormente come la piega presa dalla specie umana possa portare a realtà distopiche nel giro di breve tempo.

Il sequel del film: Fuga da Los Angeles

Quindici anni dopo 1997: Fuga da New York, Carpenter ha infatti poi dato vita al sequel Fuga da Los Angeles, uscito nel 1996. Questo è ambientato in una futuristica Los Angeles trasformatasi dopo un devastante terremoto in un isola trasformata in colonia penale, dove vengono esiliati i peggiori criminali. Il film vede dunque Jena Plissken alle prese con una nuova missione di salvataggio in un ambiente estremamente pericoloso. Fuga da Los Angeles porta però avanti anche i temi introdotti dal primo film, giungendo a conclusioni particolarmente amare, con cui di fatto Carpenter pone fine al racconto di questo mondo e dei suoi personaggi.

Il trailer di 1997: Fuga da New York e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. 1997: Fuga da New York è infatti disponibile nel catalogo di Mubi. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento alla piattaforma, potendo così accedere al film ma anche all’intero catalogo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 26 aprile alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Aaron Sorkin al lavoro su un sequel di The Social Network: “Incolpo Facebook per l’assalto al Campidoglio”

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Lo sceneggiatore Aaron Sorkin ha confermato, durante una registrazione in diretta del podcast The Town, di essere attualmente al lavoro su una sorta di sequel di The Social Network, l’acclamato dramma di David Fincher del 2010 sulla creazione di Facebook che gli è valso l’Oscar per la migliore sceneggiatura adattata. Sorkin ha affermato che scriverà degli ultimi anni della società di Mark Zuckenberg, in quanto “do la colpa a Facebook per quanto accaduto il 6 gennaio“.

Aaron Sorkin non ha voluto rispondere sul perché ritiene Facebook il responsabile dell’assalto dei sostenitori di Trump al Campidoglio degli Stati Uniti, ma ha stuzzicato affermando: “Per saperlo dovrete comprare un biglietto per il cinema“. “Sì, sto cercando di scrivere un film su questo argomento“, ha poi spiegato. “Facebook ha, tra l’altro, messo a punto il suo algoritmo per promuovere il materiale più divisivo possibile. Perché è questo che aumenta il coinvolgimento. Questo è ciò che vi porterà a quello che nei corridoi di Facebook chiamano ‘lo scroll infinito'”.

“Si suppone che in Facebook ci sia una tensione costante tra crescita e integrità. Non è così. C’è solo crescita“. Aaron Sorkin ha poi aggiunto che: “Se Mark Zuckerberg si svegliasse domani mattina e si rendesse conto che non c’è nulla che si possa comprare per 120 miliardi di dollari che non si possa comprare per 119 miliardi di dollari, ‘Allora che ne dici se faccio un po’ meno soldi? Aumenterò l’integrità e diminuirò la crescita”. Sì, è possibile farlo cambiando onestamente un uno con uno zero e uno zero con un uno“.

Aaron Sorkin e il sequel di The Social Network

Qualsiasi cosa Sorkin stia preparando sembra più un successore spirituale di The Social Network che non un sequel diretto. Il film del 2010, interpretato da Jesse Eisenberg nel ruolo del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, è stato un successo di critica (ha ottenuto otto nomination agli Oscar, tra cui quella per il miglior film) e di botteghino, con 224 milioni di dollari al box office mondiale. Quentin Tarantino lo ha addirittura definito il miglior film degli anni 2010.

Sorkin ha ventilato per la prima volta l’idea di scrivere un sequel di The Social Network nel 2021, quando ha detto che “quello che è successo con Facebook negli ultimi anni è una storia che vale la pena di raccontare, e c’è un modo per raccontarla come seguito di ‘The Social Network’, e questo è quanto so“. Ma una volta aveva anche detto, durante il podcast “Happy Sad Confused”, che l’unico modo per far avanzare un sequel del film è che David Fincher accetti di dirigerlo. Tuttavia, il regista si era detto non particolarmente interessato alla cosa.

Anthony e Joe Russo sul possibile ritorno di Iron Man nel MCU: “Abbiamo chiuso quel capitolo”

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Robert Downey Jr. ha riacceso l’entusiasmo dei fan della Marvel all’inizio di questo mese, quando ha dichiarato alla rivista Esquire che sarebbe “felice” di tornare nel Marvel Cinematic Universe nei panni di Tony Stark/Iron Man. C’è solo un intoppo: Iron Man è morto in Avengers: Endgame. Ma il multiverso in continua espansione del MCU lascia certamente la porta aperta al ritorno di Downey (basti pensare a Hugh Jackman, che torna a interpretare una diversa iterazione di Wolverine in Deadpool & Wolverine nonostante il suo eroe originale degli X-Men sia morto in Logan – The Wolverine).

In una recente intervista con GamesRadar+, però, i registi di Avengers: Endgame Anthony e Joe Russo hanno espresso un certo sconcerto per il potenziale ritorno dell’Iron Man di Downey nel MCU, dopo aver ucciso il personaggio in modo così eroico nel loro film da record. “Non so come farebbero“, ha detto Anthony. “Non so quale sarebbe la strada da percorrere“. Joe ha aggiunto: “Voglio dire, abbiamo chiuso quel capitolo, quindi spetterebbe a loro capire come riaprirlo“.

Per quel che vale, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige non sembra troppo interessato a riportare sul grande schermo l’Iron Man di Downey. “Abbiamo intenzione di conservare quel momento e di non toccarlo di nuovo“, aveva detto Feige a proposito della morte di Iron Man. “Abbiamo lavorato tutti duramente per molti anni per arrivare a quel momento, e non vorremmo mai annullarlo magicamente in alcun modo“. Si direbbe dunque che non c’è da aspettarsi di rivedere Downey Jr. come Tony Stark sul grande schermo.

Leggi anche: Anthony e Joe Russo aperti sulla possibilità di guidare i nuovi X-Men targati Marvel Studios

Michael B. Jordan è un vampiro nelle prime foto BTS del film di Ryan Coogler

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Le riprese del misterioso nuovo film di Ryan Coogler sui vampiri ambientato negli anni ’30 sono in corso e le prime foto dal set sono state diffuse online. La maggior parte degli scatti mostra alcuni degli edifici ricostruiti per le riprese, ma viene anche mostrata la star Michael B. Jordan con un look che a molti ha ricordato quello del celebre vampiro della Marvel, Blade (su cui, ricordiamo, è attualmente in fase di sviluppo un film con protagonista Mahershala Ali).

Quando si è sentito parlare per la prima volta di questo nuovo progetto della coppia Coogler-Jordan, si diceva che fosse così top secret che “dirigenti e compratori erano costretti a recarsi in pellegrinaggio negli uffici di Beverly Hills della WME, l’agenzia che rappresenta Coogler e Jordan, per poter dare un’occhiata alla sceneggiatura”. Tuttavia, nel frattempo sono trapelati alcuni dettagli.

Cosa sappiamo sul misterioso film di Ryan Coogler con Michael B. Jordan?

Inizialmente, il film era stato descritto come un “lungometraggio di genere“, con un “elemento d’epoca nella storia“, ma in seguito si è appreso che in realtà sarebbe stato ambientato nel Sud dell’epoca Jim Crow e avrebbe potuto coinvolgere sia i vampiri che le tradizioni soprannaturali del Sud (questo non è ancora stato confermato). Jordan potrebbe in realtà interpretare due ruoli, dato che una voce sosteneva che fosse stato scritturato per il ruolo di due fratelli gemelli.

Anche Hailee Steinfeld, Wunmi Mosaku, Delroy Lindo e Jack O’Connell sono a bordo del film in ruoli secondari. I dettagli sui loro personaggi sono altrettanto riservati, ma secondo un recente rapporto commerciale, “Mosaku potrebbe interpretare l’interesse romantico di Jordan, mentre O’Connell potrebbe essere un antagonista razzista“. Ad oggi, sappiamo che il film uscirà in sala il 7 marzo 2025. Di seguito, ecco le prime foto emerse online:

https://twitter.com/Feature_First/status/1783254330310623705?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1783254330310623705%7Ctwgr%5Ec00bc1fe38f475c52329cb6aaca5c2ac9bd8ef17%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Fhorror%2Fmichael-b-jordan-channels-blade-in-first-bts-look-at-ryan-cooglers-untitled-vampire-movie-a210664

Il direttore della fotografia di Ryan Coogler, Autumn Durald Arkapaw, ha invece condiviso una foto sulla sua pagina Instagram in occasione delle riprese. Da questa, si evince che il film ha già un titolo, ma viene ancora tenuto nascosto, in questo caso da alcune emoji nere a forma di cuore. La segretezza che circonda il titolo ha portato a speculare sul fatto che il film possa essere basato su un’IP esistente e molto nota.

Dead Boy Detectives: recensione dell’oscuro teen drama di Netflix

Dopo il trionfo di The Sandman, l’adattamento dell’acclamata opera di Neil Gaiman con protagonista il misterioso Morfeo di Tom Sturridge, Netflix ha deciso di osare nuovamente portando alla ribalta un’altra amata storia dell’autore britannico. Infatti, la miniserie in otto episodi Dead Boy Detectives, disponibile su Netflix dal 25 aprile, trasporta sullo schermo la cupa e struggente storia dei due simpatici e gentili fantasmi adolescenti creati da Gaiman agli inizi degli anni ’90, Edwin e Charles, il “cervello” e i “muscoli” dell’agenzia soprannaturale “Detective Defunti”. Inoltre, a dare vita a questo spin-off fresco e travolgente, accanto ai fumettisti Neil Gaiman e Matt Wagner, c’è lo showrunner Steve Yockey, noto per aver prodotto il noto e iconico Supernatural e per aver regalato al pubblico l’adrenalinico The Flight Attendant.

Dead Boy Detectives, la trama

Il noioso Edwin Payne (interpretato da George Rexstrew) e l’impulsivo Charles Rowland (Jayden Revri) sono due fantasmi adolescenti molto amici che, mentre cercano da millenni di sfuggire alla Morte, fondano l’agenzia Detective Defunti con l’obiettivo di aiutare a risolvere i casi irrisolti che legano le tormentate anime dei fantasmi di Londra ancora bloccati sulla terra. Tuttavia, il loro equilibrio viene sconvolto quando incontrano la misteriosa e coraggiosa Crystal Palace (l’attrice Kassius Nelson), una giovane sensitiva che ha perso tutti i suoi ricordi a causa di un feroce e caparbio demone (David Iacono). Mossi dal desiderio di ritrovare sé stessi e di compiere “buone azioni” nella speranza di redimersi, i tre si dirigono verso la placida cittadina di Port Townsend, nello stato di Washington, per risolvere un enigmatico caso legato alla scomparsa di una povera bambina.

Dead Boy Detectives – In foto (da sinistra a destra) gli attori Jayden Revri, Kassius Nelson e George Rexstrew. Cr. Ed Araquel Netflix © 2023.

Qui faranno la conoscenza di nuovi amici, come la simpatica e allegra Niko (interpretata da Yuyu Kitamura) e la cinica macellaia tatuata Jenny (Briana Cuoco), ma anche di altrettanti nemici che li “costringeranno” a rimanere lontani dalla confortevole Londra.

Una struttura alla Scooby Doo

La serie struttura ogni episodio intorno a un mistero da risolvere, che va dal salvataggio di Crystal dall’ex fidanzato demone che cerca di possederla, al liberare la dolce e generosa Niko da due folletti tanto adorabili quanto crudeli. Questa intricata e articolata trama, ricca di intrecci e importanti flashback, si nutre dunque delle continue sfide paranormali e personali che i protagonisti devono affrontare. Infatti, i nemici che si trovano sulla loro strada diventano sempre più pericolosi, angoscianti e… invadenti.

Per esempio, a impedire ai tre giovani di tornare a Londra c’è il capriccioso e affascinante Re Gatto, interpretato dal magnetico Lukas Gage (noto per le sue interpretazioni in Euphoria, Love, Victor, The White Lotus e You), che, attratto da Charles, li intrappola a Port Townsend con una scusa ridicola. Ma il Re Gatto è solo l’inizio delle loro preoccupazioni: il trio si imbatte preso nella strega “mangiabambini” Esther (interpretata da Jenn Lyon), che tormenta i tre giovani con il desiderio di renderli preda per il suo grosso e sanguinario “serpente della gioventù”.

Dead Boy Detectives – In foto Lukas Gage nei panni di Re Gatto. Cr. Ed Araquel Netflix © 2023.

E, come se non bastasse, Edwin e Charles devono costantemente cercare di sfuggire alla Morte (la sorella di Sogno in The Sandman, interpretata anche qui dall’attrice Kirby Howell-Baptiste) e di evitare un destino infernale che non pensano di meritare. Questa missione diventa sempre più ardua, soprattutto quando le loro “vite” si intrecciano con la determinazione (o ossessione?) dell’infermiera notturna (interpretata da Ruth Connell, nota per il suo ruolo di Rowena in Supernatural), una “manager dell’aldilà” incaricata di raccogliere le anime dei bambini per conto di Morte.

Edwin e Charles: una seconda possibilità nell’aldilà

Uno dei principali punti di forza della serie risiede senza dubbio nell’ottima caratterizzazione dei personaggi. In soli otto episodi, sia i protagonisti che i personaggi secondari sono raccontati a sufficienza per convincere il pubblico e coinvolgerlo emotivamente. Tutti i personaggi, dunque, per quanto a volte piccoli e marginali per la narrazione, riescono a emergere con pregi e difetti, traumi e speranze. In questa intricata trama, ogni personaggio si mostra come il prodotto dei dolori che ha affrontato. Persino gli antagonisti più crudeli, quindi, finiscono per avere un “valido motivo” per seminare sofferenza, odio e inferno sulla Terra.

Questa particolare cura nella caratterizzazione dei personaggi aggiunge alla trama soft horror una dimensione emotiva e umana che va ben oltre la semplice comprensione del soprannaturale. Ciò che veramente colpisce lo spettatore non sono gli effetti speciali, gli jumpscare o i viaggi danteschi attraverso orrorifici e suggestivi gironi infernali. Quello che fa davvero brillare la serie sono le singole narrazioni, le storie personali e intime dei personaggi che affrontano temi universali come il bullismo, la violenza domestica, la solitudine, il tradimento, il dolore della perdita… e anche l’amore. Le vicende di Edwin e Charles, in particolare, sono così toccanti e commoventi da relegare in secondo piano qualsiasi mostruosità o presenza demoniaca. Pur appartenenti a epoche diverse, infatti, Edwin e Charles si ritrovano legati da un triste destino, un filo rosso di sofferenza e ingiustizia che unisce i loro traumi e il loro profondo sentimento di sentirsi soli a questo mondo.


Dead Boy Detectives – In foto (da sinistra a destra) gli attori Jayden Revri, Kassius Nelson, Yuyu Kitamura e George Rexstrew. Cr. Ed Araquel Netflix © 2023.

Edwin e Charles non si limitano banalmente a cercare redenzione o eternità. Il loro è un viaggio alla ricerca dell’accettazione e del perdono, verso coloro che li hanno feriti e soprattutto verso sé stessi. Un lungo e tortuoso viaggio mosso dal desiderio di seconde opportunità che si estende fino all’aldilà.

Uno spin-off coi fiocchi

Deliziosamente oscuro, adorabilmente goffo e profondamente commovente, Dead Boy Detectives si palesa quindi come un degno spin-off di The Sandman. Infatti, nonostante adotti un’atmosfera più adolescenziale e meno tenebrosa, e pur presentando alcune sottotrame che potrebbero risultare forzate (come quelle legate al demone David e al ragazzo-corvo, talmente noiosi da far risultare difficile prenderli sul serio), il teen drama horror proposto da Netflix riesce senza alcun dubbio a intrattenere, a incuriosire e a catturare il cuore degli spettatori con un tocco tenero e avvincente, che a tratti ricorda quello dell’amato dark fantasy di Joe Hill, Locke & Key.

I due papi: le differenze tra il film e la storia vera

I due papi: le differenze tra il film e la storia vera

Diretto da Fernando Meirelles (autore di City of God), il film di Netflix I due papi immagina una serie di incontri tra Papa Benedetto XVI Papa Francesco, ma così facendo la vera storia viene in parte distorta. Fin dal suo annuncio, il film è stato al centro delle attenzioni, in gran parte per via della sua idea originale, del clamore suscitato dagli attori Anthony Hopkins e Jonathan Pryce (entrambi molto somiglianti ai veri Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio) e alle implicazioni contenutistiche di un simile racconto.

Basandosi su una sua opera teatrale, lo sceneggiatore Anthony McCarten ha infatti ipotizzato una serie di conversazioni tra le due figure di spicco della Chiesa cattolica, ciascuna con punti di vista apparentemente opposti sulle necessità e le agende dell’istituzione. Benedetto XVI è un tradizionalista intransigente che viene visto come una reliquia del passato, mentre Papa Francesco, un gesuita che dà la priorità a una vita pacifica di assistenza ai poveri, ed è considerato ciò di cui la Chiesa ha bisogno per rimanere rilevante nel XXI secolo.

È certamente un concetto intrigante, che dà vita anche a interessanti quesiti filosofici che costituiscono la parte più importante del film. I due papi, però, è dunque più una metafora che un biopic, un film che letteralizza i problemi del cattolicesimo nell’era attuale attraverso i due uomini che molti vedono come rappresentanti del cambiamento di paradigma dal vecchio al nuovo. Il grande interrogativo per gli spettatori, tuttavia, è quanto della vera storia dei due papi venga mostrato nel film.

Gli incontri tra i due papi sono avvenuti davvero?

Queste due figure reali di grande importanza per milioni di cattolici in tutto il mondo sono dunque usate in I due papi più come strumenti metaforici per porre domande filosofiche più importanti sulla Chiesa che altro. Se visto come tale, il film ha molto più senso che se lo si vede come un semplice biopic. Papa Benedetto XVI, ad esempio, non ha mai incontrato il cardinale Bergoglio per discutere del suo ritiro o per incoraggiarlo a proporsi come prossimo candidato al papato. Questo è stato interamente inventato da McCarten.

L’incontro, come mostrato ne I due papi, è anche mostrato come una scusa per Bergoglio per cercare di presentare le sue dimissioni da vescovo, cosa che Benedetto nega ripetutamente. Questo viene rivelato come se Bergoglio volesse allontanarsi dalle sollecitazioni della Chiesa, ma in realtà tutti i vescovi devono farlo. L’articolo 401.1 del Codice di diritto canonico di rito latino afferma che “un vescovo diocesano che abbia compiuto il settantacinquesimo anno di età è invitato a offrire le proprie dimissioni dall’ufficio al Sommo Pontefice, il quale, tenendo conto di tutte le circostanze, provvederà di conseguenza”.

Come ha notato l’American Magazine, è possibile che Papa Benedetto e Bergoglio si siano incontrati in Vaticano, ma non come mostra I due Papi. È infatti più probabile che ciò sia avvenuto quando i vescovi argentini hanno effettuato le loro visite “ad limina”. Si tratta di visite regolari e obbligatorie in Vaticano, in cui i vescovi possono riferire sullo stato delle loro diocesi. Prima delle dimissioni di Benedetto XVI, è dunque improbabile che ci siano stati incontri come quelli mostrati nel film, dove i due uomini passano molto tempo insieme, anche in occasioni informali.

Il divario tra i due esisteva davvero?

I due Papi film 2019

La narrazione generalmente accettata che circonda i papi Benedetto XVI e Francesco è che essi rappresentavano le due parti della Chiesa cattolica: I tradizionalisti e i modernisti. Ratzinger è stato visto come il teologo della vecchia scuola, di stampo fortemente conservatore, che sosteneva il ritorno ai valori fondamentali del cristianesimo nella vita quotidiana, soprattutto di fronte al crescente secolarismo mondiale. Bergoglio, al contrario, è stato visto come l’uomo del popolo, il gesuita che ha rifiutato le ricchezze spesso oscene della Chiesa a favore di una vita semplice e di un approccio più pratico al papato.

Ne I due papi, Benedetto nota spesso come Bergoglio sia in disaccordo con le sue posizioni, sia pubblicamente che privatamente, e si indigna in particolare per il suo stile di vita più sfarzoso. Il mandato di Benedetto come Papa è visto nel film come un periodo di crescente irrilevanza nell’era moderna e intriso di scandali, come lo scandalo delle fughe di notizie in Vaticano, in cui i documenti trapelati hanno esposto la presunta corruzione e le lotte di potere all’interno della Chiesa. Paolo Gabriele, che dal 2007 era il maggiordomo personale del Papa, è stato infine arrestato dalla polizia vaticana e riconosciuto colpevole di furto.

Sebbene i due differiscano su alcune questioni importanti e sull’approccio al papato, le loro differenze sono più radicate nella teologia che nei compiti attivi dell’incarico. Come ha osservato il Catholic Herald, “Papa Francesco non ha inclinazioni teologiche opposte [a quelle di Benedetto], quanto piuttosto uno scarso interesse per la teologia, se non come strumento di politica ecclesiastica”. In breve, I due papi, poiché si concentra più sull’uso di questi uomini come tramite per questioni più grandi che nel raccontare la loro verità, non si preoccupa delle politiche più profonde e intricate del cattolicesimo.

Questo non è certo un male. Trasformare tutto questo in un film sarebbe probabilmente un’insopportabile forzatura e non sarebbe qualcosa che il pubblico in generale è desideroso di vedere. I due papi riflette anche una percezione più ampia della Chiesa: Francesco è generalmente più popolare di Benedetto ed è visto come un passo avanti, indipendentemente dal fatto che lo sia davvero. Tuttavia, le differenze tra i due sono diverse e più complesse rispetto a quelle mostrate nel film.

La vera storia dietro I due papi

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Come già detto, I due papi in genere non si preoccupa di aderire strettamente alla verità, quanto di raccontare una storia di interesse teologico che sia vera nello spirito. Ci comunque momenti reali sparsi per tutto il film. Bergoglio è da sempre un tifoso della squadra di calcio del San Lorenzo, ma non ha mai visto la Germania battere l’Argentina ai Mondiali con Benedetto. Benedetto, invece, ha comunicato per primo la sua decisione di dimettersi al suo segretario personale, mons. Georg Gänswein, a suo fratello, padre Georg Ratzinger, e al cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, e non a Bergoglio, e la decisione sarebbe stata presa interamente da lui.

Un po’ di tempo viene dedicato poi al passato di Bergoglio in Argentina e al suo coinvolgimento durante la Guerra Sporca del Paese, dove fu accusato di non aver fatto abbastanza per opporsi al governo dittatoriale. È interessante notare che viene dedicato molto tempo al passato di Bergoglio e pochissimo a quello di Ratzinger, anche se il suo coinvolgimento nella Gioventù hitleriana viene citato in modo derisorio in un paio di occasioni. La questione delle scarpe di Benedetto è invece diventata uno strano punto di discussione durante il suo papato, che è arrivato a simboleggiare il suo contrasto con lo stile di vita semplice predicato e praticato da Bergoglio.

Come osserva il Catholic Herald: “Benedetto ha indossato le scarpe rosse quasi per ricordare a se stesso l’ufficio in cui era entrato, mentre Papa Francesco ha continuato a indossare le sue vecchie scarpe perché ha un amico in Argentina che ha fatto e riparato le sue scarpe per 40 anni”. Nella misura in cui il contrasto tra le calzature è indicativo di qualcosa, è del modo in cui entrambi gli uomini si sentono a disagio con l’ufficio. Sarebbe interessante analizzare l’effetto che il loro disagio con l’ufficio ha sul loro modo di condurlo”.

Il modo migliore di guardare I due papi potrebbe dunque essere quello di considerarlo come una fantasia che concretizza una serie di discussioni e ipotesi relative a questi temi. Si tratta di un film di idee che presenta un futuro brillante per una delle istituzioni più potenti del pianeta. Ci sono problemi enormi con questo approccio – la Chiesa cattolica non ha esattamente bisogno di una trasformazione cinematografica e certi argomenti non sono adatti a conversazioni esclusivamente astratte – ma così com’è, non è difficile capire perché I due papi abbia conquistato scettici e credenti.

Premi David di Donatello 2024: a Vincenzo Mollica il premio speciale

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Vincenzo Mollica, giornalista, scrittore, autore e conduttore televisivo e radiofonico, riceverà il David Speciale nel corso della 69ª edizione dei Premi David di Donatello. Il riconoscimento sarà assegnato venerdì 3 maggio nell’ambito della cerimonia di premiazione in diretta, in prima serata su Rai 1 dagli studi di Cinecittà, con la conduzione di Carlo Conti e Alessia Marcuzzi. L’evento sarà trasmesso per la prima volta in 4K, sul canale Rai4K, numero 210 di Tivùsat. Sul red carpet ci sarà Fabrizio Biggio.

“Da oltre quarant’anni, Vincenzo Mollica racconta con passione e sobrietà, entusiasmo e competenza, il mondo dello spettacolo in Italia – dichiara Piera Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano – Il suo stile unico, l’empatia e la sua arte dell’intervista sono da decenni un esempio per chi ha intrapreso la carriera di giornalista. Per me una vera ispirazione, per tutti un maestro che sa unire gusto pop, film d’autore, grandi attori e registi. E che, soprattutto, ama comunicare, perché Vincenzo Mollica non ha parlato solo agli addetti ai lavori ma al pubblico, enorme, che lo ha conosciuto e apprezzato attraverso televisione e radio. Cinema, musica, tv, fumetto, letteratura, universo digitale: Vincenzo è al fianco di tutti noi, ogni giorno, per raccontarci con la sua coinvolgente curiosità l’affascinante universo della cultura in tutti suoi linguaggi”.

Vincenzo Mollica entra a far parte della redazione del TG1 nel 1980, divenendo uno dei primi giornalisti televisivi specializzati in spettacolo e raccontando, da inviato, grandi eventi come le cerimonie degli Academy Awards, il Festival di Cannes, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e Festival di Sanremo. Ha curato, per oltre venti anni, la rubrica di approfondimento sullo spettacolo del TG1, “DoReCiakGulp”, ha realizzato le trasmissioni televisive “Prisma”, “Taratatà” e “Per fare Mezzanotte” mentre su Rai Radio 2 ha ideato e condotto il programma “Parole parole, storie di canzoni”. Nel corso degli anni, Mollica ha scritto e curato novantatré volumi sul mondo del cinema, della musica e del fumetto ed è stato collaboratore del Radiocorriere TV, Linus, il Venerdì di Repubblica, Il Messaggero e l’Unità. Nel 1986, appare sul fumetto “Viaggio a Tulum”, ideato da Federico Fellini e disegnato da Milo Manara mentre, nel 1995, fa la sua prima apparizione in un fumetto Disney, all’interno della storia “Paperino oscar del centenario”: da un disegno di Andrea Pazienza, che lo ritrae dotato di becco, il giornalista si trasforma, grazie alla penna di Giorgio Cavazzano, in Paperica. Disegnatore egli stesso, Mollica ha diretto, dal 1991 al 1995, la rivista Il Grifo e nel dicembre del 2006 ha esposto le sue opere al Complesso del Vittoriano a Roma. Nel 2019, in occasione della Mostra di Venezia, ha ricevuto il Premio Pietro Bianchi, prestigioso riconoscimento che il Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici conferisce in omaggio a una personalità eccellente del mondo del cinema. E torna al cinema, questa volta da protagonista, con un docufilm da lui ideato e co-prodotto da Atomic e Rai Cinema sugli ultimi anni di vita di Federico Fellini.

Zendaya racconta perché si è sentita “nervosa” per Challengers

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Zendaya racconta perché si è sentita “nervosa” per Challengers

Challengers (qui la recensione) è al cinema dal 24 aprile ed ha tra i suoi protagonisti l’attrice Zendaya, che ha ora raccontato brevemente di essere stata “nervosa” prima dell’uscita del nuovo film di Luca Guadagnino. L’attrice, vincitrice di un Emmy, ha condiviso su Instagram un carosello di foto e video dietro le quinte del film con le sue co-star, Mike Faist e Josh O’Connor.

È la prima volta che sono la protagonista di un film in questo modo, quindi ero nervosa, ma l’entusiasmo e l’incoraggiamento di tutti hanno significato il mondo per me“, ha commentato il post su Instagram. “Sono così onorata di averlo potuto fare accanto a queste persone incredibilmente talentuose, brillanti (ed esilaranti) e a nome di tutti noi, speriamo che il film vi piaccia e ancora… cercate di non giudicare troppo i personaggi lol ma anche #teamtashi“.

Il post carosello – riportato qui di seguito – comprende video di Zendaya che si allena con una palla gonfiabile e si allena su un campo da tennis, di O’Connor che lanciava una bottiglia d’acqua di plastica e cercava di farla atterrare in posizione verticale, e di Faist truccato e pettinato. Il video finale vede O’Connor e Faist che si baciano su una racchetta da tennis con la parrucca di Zendaya del film, facendo apparentemente riferimento alla scena del trailer che è diventata virale in cui i loro personaggi la baciano entrambi.

Zendaya in Challengers

Forse nota soprattutto per il ruolo di Rue Bennett in Euphoria, negli ultimi anni Zendaya ha ottenuto importanti progetti cinematografici, tra cui Spider-Man Homecoming e i suoi seguiti ma anche Dune e Dune: Parte Due. L’attrice ha rivelato a The Hollywood Reporter che, prima di iniziare la produzione di Challengers, ha chiesto alla co-star di Dune, Timothée Chalamet, un consiglio su come lavorare con Guadagnino.

Luca è brillante, e volevo lavorare con lui da molto tempo, e questa mi è sembrata una cosa assolutamente perfetta. Quando ci siamo incontrati per la prima volta per la sceneggiatura, aveva una comprensione così acuta e profonda dei personaggi fin dall’inizio e un’idea più chiara del tipo di film che voleva creare. E la sceneggiatura era brillante, [lo scrittore] Justin Kuritzkes ha un grande talento e sono molto felice per lui. Quindi tutto ha avuto senso“.

Il film, di cui Zendaya è anche produttrice, segue il suo personaggio, Tashi, una tennista trasformata in allenatrice, che trasforma suo marito Art (Faist) da giocatore mediocre in un campione del Grande Slam di fama mondiale. Quando Art subisce una serie di sconfitte, Tashi lo iscrive ad un torneo challenger – uno dei tornei di livello inferiore rispetto a quelli per professionisti. Qui, però, Art si troverà a sfidare Patrick (O’Connor), suo ex migliore amico ed ex fidanzato di Tashi.

Deadpool & Wolverine: Shawn Levi afferma che non saranno necessari “compiti a casa”

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Uno dei film più attesi dell’estate è senza dubbio Deadpool & Wolverine, il nuovo kolossal dei Marvel Studios. Il film non solo continuerà le avventure dei due personaggi principali, ma presenterà anche elementi del Marvel Cinematic Universe, come l’Autorità per le Variazioni Temporali, e camei di personaggi dei precedenti film della Fox sugli X-Men. Tanto materiale preesistente sarà dunque incluso nel film, cosa che ha portato in molti a chiedersi se non fosse necessario fare un ripasso in vista della visione.

Nelle recenti dichiarazioni rilasciate all’Associated Press, però, il regista di Deadpool & Wolverine, Shawn Levy, ha assicurato che, nonostante queste connessioni con il franchise, il film sarà accessibile al pubblico senza bisogno di fare ulteriori “compiti a casa“. “Ero un bravo studente a scuola. Faccio i compiti a casa anche da adulto. Ma non voglio assolutamente fare i compiti quando vado al cinema“, ha spiegato Levy.

Ho fatto questo film con un sano rispetto e gratitudine nei confronti dei fan sfegatati che conoscono a menadito la mitologia e la storia di questi personaggi e di questo mondo. Ma non volevo dare per scontato questo. Questo film è costruito per l’intrattenimento, senza alcun obbligo di arrivare preparati con una ricerca precedente“.

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Tutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

L’uomo invisibile 2: Elisabeth Moss offre un importante aggiornamento

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Uscito nel 2020, L’uomo invisibile (qui la recensione) di Leigh Whannell è stato uno dei film horror più acclamati dalla critica di quell’anno e ha lasciato i fan con la speranza di poter vedere un seguito. Ma nonostante la sua conclusione aperta, non ci sono stati per ora aggiornamenti reali su un possibile sequel, almeno fino ad ora. Durante un’apparizione al podcast Happy Sad Confused, la star Elisabeth Moss ha rivelato che: “La Blumhouse e la mia casa di produzione [Love & Squalor Pictures]… siamo più vicini che mai al realizzarlo. E mi sento molto ottimista al riguardo“. L’attrice ha inoltre ribadito che: “Siamo davvero intenzionati a continuare la storia“, riaccendendo dunque le speranze dei fan a riguardo.

Di cosa parla L’uomo invisibile?

Ne L’uomo invisibile, Moss interpretava una donna, Cecilia, che veniva presa di mira dal suo ex fidanzato, il quale inscenava la propria morte e usava una tuta che lo faceva apparire invisibile per molestarla apparentemente dall’oltretomba. Il film si conclude con Cecilia che prende il controllo della tuta per uccidere il suo molestatore, rimanendo poi in possesso della tecnologia. Il film è interpretato anche da Aldis Hodge nel ruolo dell’amico che aiuta Cecilia a riprendersi la sua vita. Il film non è stato solo un successo di critica, ma anche di botteghino, con un incasso globale di 144 dollari a fronte di un budget di 7 milioni di dollari.

Già nel 2022, la Moss aveva dichiarato di non considerare del tutto conclusa la sua esperienza con L’uomo invisibile, dichiarando a ComicBook.com che avrebbero voluto un sequel altrettanto buono, se non migliore, del primo. “Non posso dire molto, ma sicuramente non è… non è affatto in secondo piano, ma penso che, con qualsiasi sequel, si voglia ovviamente essere sicuri di rendere giustizia all’originale“, ha detto Moss. “E quindi nessuno di noi coinvolti ha intenzione di creare un’altra cosa, lanciarla e vedere cosa succede. Vogliamo davvero che sia altrettanto buono, se non migliore, del primo“.

X-Men: il film live action vicino al trovare il proprio sceneggiatore

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Negli ultimi anni, abbiamo visto i Marvel Studios iniziare lentamente a introdurre i mutanti nel MCU. Tuttavia, mentre la presenza di Ms. Marvel e Namor tra loro ha fatto presagire ciò che potrebbe essere all’orizzonte, gli stessi mutanti sono apparsi in film come Doctor Strange nel Multiverso della Follia, The Marvels e l’atteso Deadpool & Wolverine di quest’estate. Si comincia inoltre ad ipotizzare che uno dei prossimi film sugli Avengers metterà gli Eroi più potenti della Terra contro una squadra multiversale di X-Men. Questo avrebbe tutto il senso del mondo nel bel mezzo di un’incursione, ma che dire del tanto atteso reboot?

Secondo lo scooper Jeff Sneider, i Marvel Studios sono vicini all’assunzione di uno sceneggiatore per il film live action sui mutanti, con un annuncio ufficiale che potrebbe essere fatto nelle “prossime settimane“. Il successo di X-Men ’97 ha riportato questi personaggi al centro delle attenzioni e l’entusiasmo che circonda Deadpool & Wolverine dimostra anche che i fan sono pronti a vedere di nuovo i mutanti in azione, e probabilmente questi eroi sono esattamente ciò di cui il MCU ha bisogno in questo momento.

X-Men: le riprese del reboot dei Marvel Studios potrebbero iniziare prima del previsto

Gli X-Men sono un concetto di personaggi solido, ricco e grandioso“, ha dichiarato Feige in un’intervista dell’anno scorso. “C’è il ritorno della serie animata [quest’anno], di cui siamo molto entusiasti“. Parlando dell’introduzione in carne ed ossa di questi personaggi nel MCU, Feige ha aggiunto che: “La questione è come farlo e quando farlo, ed è qualcosa su cui stiamo lavorando da anni“. Sebbene non ci sia ancora stato un annuncio ufficiale, sembra dunque che i lavori sul film dedicato ai mutanti stia proseguendo con successo.

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MCU: i Marvel Studios interessati all’attrice Keke Palmer per “un ruolo importante”

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Keke Palmer era già un’artista discografica di successo prima di ottenere il ruolo di co-protagonista in Nope di Jordan Peele, ma la sua contagiosa e straordinaria interpretazione di Emerald nel film horror fantascientifico del 2022 l’ha fatta conoscere in grande stile. Poco dopo l’uscita del film, la Palmer ha iniziato una campagna sui social media per interpretare Rogue nel film live-action degli X-Men previsto dai Marvel Studios, condividendo alcune impressionanti foto in cosplay nei panni della celebre mutante

L’interesse della Palmer per il ruolo di Rogue ha iniziato ad attirare l’attenzione quando ha risposto al video di un fan che spiegava perché riteneva che sarebbe stata la scelta perfetta per interpretare Rogue (al contrario degli eroi a cui è solitamente accostata, come ad esempio Tempesta) nel prossimo reboot del MCU. Anche su Twitter ha in più occasioni condiviso il proprio entusiasmo verso il suo possibile coinvolgimento.

È una cosa riservata, tesoro“, ha risposto Palmer quando, durante un’intervista con ComicBook.com, le è stato chiesto se qualcuno della Marvel si fosse messo in contatto con lei. “No, sto scherzando. Non lo so. So solo che i fan… il modo in cui i fan mi hanno accostato al ruolo, tesoro, online, devo fare un concerto ogni settimana. Quindi se aggiungiamo la Marvel, ehi, facciamolo. Sono pronta per Rogue“.

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Non capita spesso, ma le campagne degli attori che esprimono il desiderio di interpretare determinati personaggi a volte danno i loro frutti e li mettono nel mirino di uno studio. Sarà questo il caso della Palmer? Non sappiamo se sia in lizza per interpretare Rogue, ma lo scooper Daniel Richtman riferisce che la Marvel è interessata all’attrice per un “ruolo importante” nel Marvel Cinematic Universe. Aggiunge che “non è sicuro che l’abbiano già incontrata, ma se non l’hanno ancora fatto, lo faranno“. Non resta dunque che attendere di scoprire qualcosa in più.

Anne Hathaway afferma che lo sviluppo di Pretty Princess 3 è “a un buon punto”

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È passato più di un anno da quando si è diffusa la notizia che la Disney stava effettivamente procedendo con Pretty Princess 3. Anne Hathaway, già protagonista dei primi due film, usciti tra il 2001 e il 2004, non può rivelare alcun dettaglio a riguardo, ma in una recente intervista al magazine V ha assicurato ai fan che lo sviluppo del tanto atteso sequel continua e che l’intenzione rimane quella di realizzarlo davvero.

Siamo a buon punto“, ha detto la Hathaway. “È tutto quello che posso dire. Non c’è ancora nulla da annunciare. Ma siamo in una buona posizione“. Sembra che sia il sequel che l’attrice è più interessata a vedere realizzato, poiché non vede un modo fattibile per riportare in vita un altro dei grandi classici, Il diavolo veste Prada. “Probabilmente no“, ha risposto la Hathaway quando le è stato chiesto se verrà mai realizzato un sequel di quel film dove è protagonista accanto a Meryl Streep e Emily Blunt.

Ci amiamo tutti e se qualcuno riuscisse a trovare un modo per farlo, credo che saremmo tutti pazzi a non farlo. Ma c’è un’enorme differenza nel mondo attuale con la tecnologia, e uno degli aspetti di quella particolare storia è che si trattava di produrre un oggetto fisico. Ora, con il digitale, sarebbe molto diverso. Forse io, Stanley, Emily, Meryl, Dave Frankel, Patricia Field… dovremmo fare qualcosa insieme. Sarebbe divertente“.

Di cosa parla Pretty Princess?

Diretto dal compianto Garry Marshall e basato sul romanzo di Meg Cabot, il film originale del 2001 seguiva una goffa adolescente americana che apprendeva di essere l’erede al trono del regno europeo di Genovia. Julie Andrews interpretava la regina della nazione fittizia. Il film per famiglie divenne un successo al botteghino con 165 milioni di dollari di vendite globali. Il film successivo, Principe azzurro cercasi, anch’esso diretto da Marshall e che ha fatto conoscere al mondo Chris Pine, ha avuto lo stesso successo nelle sale con 134 milioni di dollari in tutto il mondo.

I nuovi progetti da attrice di Anne Hathaway

Nell’ultimo periodo Anne Hathaway ha avuto un gran da fare come attrice, avendo ben 4 film all’attivo tra il 2023 e il 2024. È infatti stata protagonista del thriller Eileen, dove interpreta una psicologa che intraprende una controversa relazione con la giovane il cui nome dà il titolo al film. Ha poi recitato in She Came to Me, dramma incentrato su un compositore in preda ad un blocco creativo che cerca di ritrovare l’ispirazione grazie alla moglie, interpretata da Hathaway.

Nel 2024 la si vede invece in The Idea of You, dove interpreta Solène, una quarantenne divorziata che lavora in una galleria d’arte, che intraprende una relazione con un cantante ventiquattrenne, e in Mothers’ Instinct, dove interpreta invece Celine, una donna che dopo la morte accidentale del figlio Max, diventa morbosamente possessiva nei confronti di Theo, il figlio dell’amica e vicina Alice, interpretata da Jessica Chastain.

Superman: lo stuntman del film elogia il costume dell’Uomo d’Acciaio

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La lavorazione di Superman continua e, come abbiamo riportato all’inizio di questa settimana, la produzione dovrebbe concludersi a luglio. La notizia è emersa da una recente intervista di Be More Super a Justin Howell, controfigura di David Corenswet, interprete di Clark Kent/Superman. Altri estratti dell’intervista sono ora stati diffusi online, con Howell che ha definito Corenswet “un ragazzo con i piedi per terra e dolcissimo“. Ha poi aggiunto che l’attore “incarna così bene il personaggio“.

Howell, già controfigura di Chris Hemsworth in Thor: Love and Thunder e interprete di Master Chief in Halo, ha poi dichiarato che la tuta di Superman “è quella che permette maggiori movimenti tra tutte quelle che ho indossato“. Il co-CEO dei DC Studios e regista James Gunn ha per ora condiviso solo il logo (che trae ispirazione dalla serie di fumetti Kingdom Come) che ritroveremo sul costume di Superman e sembra che ci vorrà parecchio prima di poter avere uno sguardo completo di esso.

Howell ha poi anche detto che fare la controfigura di Superman è la “vetta” della sua carriera, definendo il tutto “un’esperienza molto, molto bella“. Per quanto riguarda il lavoro su Superman, Howell ha invece definito il film “l’inizio di una nuova era“, aggiungendo che: “Le cose che James [Gunn] sta facendo sono molto interessanti“. Affermazioni che si aggiungono alle tante incoraggianti dichiarazioni rilasciate sino ad oggi sia su questo film che sull’intero progetto del nuovo DC Universe. Progetto di cui i fan non vedono l’ora di saperne di più.

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Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion. Sean Gunn, María Gabriela de Faría, Terence Rosemore, Wendell Pierce, Sara Sampaio, Anthony Carrigan, Pruitt Taylor Vince completano il cast.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Thunderbolts*: Olga Kurylenko condivide una foto BTS sul suo ritorno come Taskmaster

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Florence Pugh ha recentemente pubblicato un post su Instagram per raccontare il dietro le quinte di Thunderbolts* e, sebbene il nuovo post condiviso su Instagram da Olga Kurylenko, star della Black Widow, non sia altrettanto rivelatore, fa comunque presagire il suo ritorno nel ruolo di Antonia Dreykov, alias Taskmaster. Figlia del leader della Red Room, il generale Dreykov, la sua mente e il suo corpo sono stati controllati da un chip che l’ha dotata di riflessi fotografici straordinari che le hanno permesso di imitare le tecniche di combattimento di altri individui.

Ora che si è liberata dalla sua influenza, resta da vedere cosa Antonia apporterà alla squadra dei Thunderbolts. Il primo concept art di Thunderbolts* la mostrava vestita, ma il fatto che sulla sedia della Kurylenko ci sia scritto “Antonia” è probabilmente indicativo. L’attrice aveva solo una manciata di battute in Black Widow, quindi il tempo ci dirà se il personaggio sarà un po’ più approfondito in questo film, permettendoci così di scoprire chi è la donna dietro la maschera di Taskmaster.

Era solo un approccio diverso e un nuovo tipo di storia da raccontare in mezzo a questo, che so che hanno fatto così tante cose, ma non è un sequel“, ha detto l’anno scorso il regista Jake Schreier. “Sì, questi personaggi sono già apparsi in passato, ma è una nuova storia che viene raccontata“. “E una storia, credo, con una prospettiva molto diversa da quella che forse la gente non si aspetta, e credo che questo sia stato eccitante e abbia rappresentato una vera sfida che valeva la pena affrontare“, ha concluso. Per dare un’occhiata alla foto condivisa da Kurylenko su Instagram, ecco qui sotto il suo post:

Tutto quello che sappiamo su Thunderbolts*

Durante il panel dei Marvel Studios al D23 2022, il presidente dei Marvel Studios  Kevin Feige  ha svelato il cast del prossimo film Thunderbolts, che sarà una squadra composta principalmente da supercriminali e antieroi. Comprende la Contessa Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), Red Guardian (David Harbour), Ghost (Hannah Jon-Kamen), US Agent (Wyatt Russell), Taskmaster (Olga Kurylenko), Yelena Belova/Black Widow (Florence Pugh) e Il Soldato d’Inverno (Sebastian Stan). Secondo quanto appreso la contessa Valentina Allegra de Fontaine metterà insieme la squadra e potrebbe anche essere parzialmente responsabile della creazione di Sentry.

Thunderbolts* è attualmente previsto nelle sale il 2 maggio 2025. Harrison Ford – ammesso che sia presente – sostituirà il defunto William Hurt nei panni di Thaddeus “Thunderbolt” Ross. Il film sarà diretto da  Jake Schreier, la cui storia come regista non è estremamente ampia, avendo lavorato solo a Robot & Frank del 2012, Paper Towns del 2015 e alla versione filmata del 2021 di Chance the Rapper’s Magnificent Coloring World Tour.

Tom Hiddleston rivela un dettaglio del suo primo contratto con la Marvel

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Non è un segreto che Tom Hiddleston abbia fatto un’audizione per il ruolo di protagonista in Thor prima di essere scritturato per il ruolo di Loki, ma sembra che i Marvel Studios abbiano voluto tenere aperte fino all’ultimo le possibilità su chi avrebbe interpretato questi ruoli. Durante una recente apparizione al podcast Seaman Says, la star di Loki ha rivelato che nel primo contratto che ha firmato nel 2009 è stata inserita una clausola particolare.

Era davvero curioso“, ha esordito Hiddleston. “È una cosa molto comune nel mondo del lavoro, ma ho firmato… in pratica, hanno pre-negoziato il mio contratto prima di andare [all’audizione] e l’ho firmato“. “Ma ho notato che quella mattina c’era scritto: ‘I Marvel Studios hanno il diritto di ingaggiare Tom Hiddleston nel ruolo di…’ e c’era uno spazio vuoto. E qualcuno aveva scritto ‘Thor/Loki’“.

Chris Hemsworth è poi stato scelto come Dio del Tuono del MCU e ora è impossibile immaginare qualcun altro in uno dei due ruoli. Hiddleston ha poi condiviso la sua convinzione che questo contratto fosse unico per lui, suggerendo che i Marvel Studios stavano tenendo la porta aperta a lui come Thor se le cose non avessero funzionato con l’allora sconosciuto attore australiano. “Mi sono detto: ‘Oh, mi chiedo se qualcun altro lo dica’“, ha ricordato. “Non credo che l’abbiano fatto, a dire il vero“.

E dopo poco tempo, hanno chiamato Chris Hemsworth e me lo stesso giorno e hanno detto: ‘Guarda, costruiremo questi due personaggi insieme, li introdurremo allo stesso tempo e tu farai questo viaggio enorme’. Perché anche io e Chris pensavamo di fare un provino per un solo film“. “E ricordo di essere stato chiamato per la prima volta nell’ufficio di Kevin Feige, che mi ha detto: ‘Senti, congratulazioni… Loki è un grande ruolo e Thor sarà un grande film, ma voglio parlarti di Avengers’“.

Tom Hiddleston, parla di un possibile ritorno nel MCU e se Loki è ancora un villain

Feige ha quindi esposto il suo intero piano della Fase 1, che è culminata con gli Eroi più potenti della Terra che si riuniscono in The Avengers per combattere proprio Loki. “Sono letteralmente uscito fluttuando da quella riunione“, ammette Hiddeston. “La vita stava per cambiare radicalmente, e così è stato“. Come noto, l’attore ha poi ripreso il suo ruolo anche nei due sequel di Thor, ma anche in Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame e infine nelle due stagioni della serie Loki.

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Scarlett Johansson: il suo misterioso progetto Marvel sarebbe una serie TV

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Il periodo di Scarlett Johansson nei panni di Natasha Romanoff si è concluso in Avengers: Endgame, dove si sacrifica per salvare l’universo. Tuttavia, con una svolta piuttosto perplessa, due anni dopo è stato realizzato un film sulla sua Vedova Nera, Black Widow. Ambientato tra gli eventi di Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War, ha colmato alcune lacune nel passato di Natasha e ha dato al MCU una nuova Vedova Nera, la Yelena Belova di Florence Pugh.

Black Widow è stato distribuito nei pochi cinema aperti durante la pandemia e sul servizio Premier Access di Disney+. Insoddisfatta dell’impatto sui bonus al botteghino che le erano stati garantiti dal contratto, la Johansson ha poi fatto causa alla Disney e alla fine ha raggiunto un accordo che l’ha vista anche accettare di produrre un nuovo progetto per i Marvel Studios. Da allora abbiamo avuto aggiornamenti sporadici su questo progetto e non si sa ancora nulla sul protagonista o sull’ambientazione.

Tuttavia, Nexus Point News ha ora scovato un aggiornamento sulla pagina LinkedIn di Courtney Baker che rivela che la creativa dei Marvel Studios “sarà responsabile del prossimo progetto televisivo Untitled Scarlett Johansson series per Disney+“. Data la popolarità di Pugh e la storia della Johansson con il personaggio, una serie televisiva su Vedova Nera sembra sempre più probabile. Non resta che attendere di sapere se questo progetto sarà effettivamente una serie e se sarà dedicato in qualche modo al personaggio della Johansson nel MCU o alla sua eredità.

Leggi anche: Scarlett Johansson fornisce aggiornamenti sul progetto Marvel di cui sarà produttrice

Blade: Wesley Snipes potrebbe riprendere il ruolo nel MCU

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Blade: Wesley Snipes potrebbe riprendere il ruolo nel MCU

Il Blade del 1998 e il suo primo sequel, Blade II, sono ancora tenuti in grande considerazione dai fan del personaggio dei fumetti Marvel Comics, i quali ritengono che l’iconica interpretazione di Wesley Snipes del vampiro titolare sarà difficile da superare nel prossimo reboot. Ogni anno, poi, si diffonde una nuova voce secondo cui Snipes potrebbe riprendere il ruolo, ma quando si è diffusa la notizia che i Marvel Studios stavano sviluppando un nuovo film con Mahershala Ali come protagonista, è iniziato a sembrare altamente improbabile che Snipes indossasse di nuovo tali panni.

Tuttavia, sembra che un ritorno dell’attore in tale ruolo non sia totalmente da escludere. Secondo lo scooper Daniel Richtman, Snipes riprenderà il suo ruolo di Blade nella Saga del Multiverso e ha “già firmato per fare alcune cose lì”. Per il momento non ci sono altre informazioni, ma se questo si rivelasse vero, i progetti più probabili in cui Snipes potrebbe apparire sarebbero Deadpool & Wolverine di quest’estate o Avengers: Secret Wars, a meno che il reboot di Blade non includa anche alcuni elementi del Multiverso.

Quando gli è stato chiesto della possibilità di vestire nuovamente i panni di Blade in un’intervista rilasciata a ComicBook.com nel 2022, Snipes ha dichiarato: “Mai dire mai. Finché sarò in salute e in forma, potrò fare il rock con loro. Per quanto riguarda le mie previsioni sul fatto che qualcosa del genere possa accadere in futuro, non lo so. Non lo so. Mi sembra che se poteva succedere, sarebbe già successo. Ma ehi, mai dire mai. Ma per ora no, i Marvel Studios non mi hanno ancora contattato“.

Blade, tutto quello che sappiamo sul film

Del nuovo Blade e si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il personaggio era già stato raccontato al cinema con i film Blade, Blade II e Blade: Trinity, dove ad interpretare il personaggio vi era l’attore Wesley Snipes. La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo sembra aver messo d’accordo tutti, con l’attore indicato perfettamente idoneo sia a livello estetico che di carisma.

Il Blade di Ali, come noto, ha già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del film Eternals, quella in cui compare anche l’attore Kit Harington e la celebre Lama d’Ebano, che a sua volta sembra comparirà in Blade. Come noto, il film sta però affrontando numerosi problemi produttivi, con Ali che sembra essere stato scontento delle prime versioni della sceneggiatura. Ci sarebbe dunque stata una forte fase di riscrittura, che ha però naturalmente portato il progetto a subire ritardi sia sull’inizio delle riprese che sull’uscita in sala.

City Hunter: recensione del film Netflix tratto dalla celebre serie manga

Dal suo lancio nel 1985, la serie manga di successo City Hunter di Tsukasa Hojo è stata adattata in diversi media in tutto il mondo. Ora, le gesta del detective playboy Ryo Saeba vengono reimmaginate in un nuovo film live action targato Netflix con protagonista Ryohei Suzuki, progetto in cui i fan della serie manga troveranno molti elementi familiari. Dalla caratterizzazione dei personaggi alle iconiche ambientazioni di Tokyo, ci sentiamo di affermare che il film cattura l’essenza unica di City Hunter e rende un sentito omaggio all’opera di Tsukasa Hojo.

Oltre a una serie anime di lunga durata, che ha raccolto un proprio seguito internazionale, le imprese dell’iconico detective playboy Ryo Saeba hanno fornito l’ispirazione per diversi lungometraggi d’animazione, una serie drammatica coreana del 2011, un lungometraggio francese in live-action e l’omonimo film del 1993 con Jackie Chan, diretto da Wong Jing (forse la versione più famosa). L’ultimo a buttarsi nella mischia, come dicevamo, è proprio Netflix, che ha prodotto un nuovo adattamento in live-action di City Hunter, sulle origini della collaborazione tra Ryo e Kaori (Misato Morita) dopo il tragico destino del suo precedente collega, Hideyuki (Masanobu Ando) e che, al tempo stesso, fa salpare i personaggi per una nuova avventura.

City Hunter, una detective story folle al punto giusto

Dopo aver ricevuto un messaggio criptico, i detective Ryo e Hideyuki vengono assunti con il compito di localizzare Kurumi, nota cosplayer online. Tuttavia, la situazione si complica quando scoprono che Kurumi è stata infettata da un pericoloso siero che la trasforma in una forza incontrollabile. Durante uno scontro, Hideyuki perde la vita ma, prima di morire, chiede a Ryo di prendersi cura della sorella adottiva, Kaori. Determinati a scoprire la verità e a vendicare la morte di Hideyuki, Ryo e Kaori decidono di unire le forze: le loro indagini riveleranno un oscuro complotto dalle conseguenze devastanti.

Sin dal suo debutto nel 1985, il manga City Hunter di Tsukasa Hojo ha affascinato i fan di tutto il mondo con le sue intriganti storie caratterizzate da un mix di azione, mistero e romanticismo. Come dicevamo, questa rielaborazione della trama originaria della serie offre una maggiore profondità ai suoi personaggi, non limitandosi alla storyline della protezione di Kaori dalla mafia. City Hunter trae linfa dalla sua stessa assurdità: si tratta di un ibrido folle di generi, che passa dall’assurdo al serio e poi al satirico in un batter d’occhio e che potrebbe convincere gli appassionati del manga originale ricalcando il successo del recente adattamento di One Piece.

City Hunter Ryohei Suzuki
Ryohei Suzuki e Misato Morita in City Hunter. Courtesy of Netflix © 2024 Netflix, Inc.

Un’esplosione di azione, colori ed emozioni

Gli appassionati del genere rimarranno senza dubbio conquistati dalle coreografie dei combattimenti orchestrate dal regista Takashi Tanimoto: ogni scontro è carico di tensione controbilanciata da momenti di comicità slapstick che aggiungono leggerezza all’atmosfera, senza diminuirne l’energia. Con l’aggiunta di elementi sovrumani, l’azione in City Hunter va oltre le semplici sequenze di combattimento e commedia. Nonostante non sia eccessivamente violento, infatti, il film non esita a mostrare l’intensità delle sequenze di lotta o i danni causati dalle esplosioni delle piccole bombe nei confronti dei cattivi. Dagli inseguimenti frenetici agli intensi scontri corpo a corpo, il film offre continui momenti di pura adrenalina, che mirano a lasciare lo spettatore con il fiato sospeso.

Oltre alla sua visione molto accurata, City Hunter presenta anche una storia profondamente toccante. Laddove Saeba guida l’azione del film, potremmo definire Makimura il cuore pulsante della narrazione: non solo il suo personaggio porta il meglio di Saeba alla luce, ma non è nemmeno relegata a un ruolo secondario e finalizzato solo a sostenerlo. Al contrario, mette in luce la complessa dinamica di un fratello desideroso di prendersi cura della propria famiglia, ma impossibilitato a farlo.

Con il fratello coinvolto in azioni criminali, la protagonista si porta dietro un senso di colpa per non essere riuscita a salvarlo. Questa vulnerabilità permea l’intero film, accompagnando l’avvicinamento di Saeba e Makimura. Tuttavia, anziché proteggere Makimura ulteriormente, Saeba la coinvolge direttamente nelle vicende, scelta che contribuisce notevolmente a concedere a Makimura la possibilità di diventare parte attiva della sua storia personale.

City Hunter Netflix
Ryohei Suzuki in City Hunter. Courtesy of Netflix © 2024 Netflix, Inc.

Un adattamento che soddisfa gli appassionati di lunga data

Sebbene City Hunter affondi le sue radici negli anni ’80, il film riesce ad approcciarsi a tematiche contemporaneee in modo pertinente e riflessivo. Ad esempio, il personaggio di Ryo Saeba, dal comportamento sessista e lascivo, potrebbe non essere ben accolto dal pubblico contemporaneo che non è familiare con la fonte originale: è un prodotto del suo tempo e, fortunatamente, il regista Yuichi Sato rende evidente il dissenso nei confronti del suo comportamento da parte di coloro che lo circondano. Ryohei Suzuki incarna perfettamente questo detective con il gusto per le feste e le belle donne, prendendsi volutamente gioco dei lati più criticabili del personaggio e rendendolo assolutamente  credibile nelle scene d’azione. Tanto disinvolto quanto letale, questo Ryo in carne e ossa non ha nulla da invidiare alla sua versione cartacea!

Oltre alla caratterizzazione dei personaggi, i fan di lunga data ritroveranno tutti gli elementi fondamentali dell’universo di Ryo Saeba. Per la prima volta, una grande produzione si immerge nel cuore del suo quartiere d’azione, Shinjuku. Dalle bacheche agli hostess bar e ai locali notturni, l’ambientazione ha un vero scopo nella trama e questa produzione non fa che confermarlo. Sarà un vero piacere per gli appassionati constatare che questo adattamento di City Hunter si diverte con il suo eroe tanto quanto il manga si è divertito a mostrare le sue doti.

La furia di un uomo – Wrath of Man: la spiegazione del finale

La furia di un uomo – Wrath of Man: la spiegazione del finale

Guy Ritchie è un grande narratore che intrattiene il pubblico con il suo stile dinamico da quasi due decenni. Con i suoi film ha proposto nuovi contesti, personaggi e modi di raccontare gli ambienti criminali, dando nuova vita al gangster movie. Ogni suo lungometraggio è un’opera estremamente riconoscibile e personale, il che lo rende uno dei registi più apprezzati e ricercati da spettatori di tutto il mondo. Mentre si attende in sala il suo nuovo film, The Ministry of Ungentlemanly Warfare, tra i suoi titoli recenti più apprezzati vi è senza dubbio La furia di un uomo – Wrath of Man (qui la recensione), del 2021.

Remake del film francese del 2004 Cash Truck (Le Convoyeur), diretto da Nicolas Boukhrief, questo lungometraggio lo vede riunirsi con uno dei suoi attori feticcio, Jason Statham, dando vita ad un tesissimo thriller d’azione incentrato su dei tentativi di furto ai danni di furgoni blindati. Naturalmente c’è molto di più di questo, per un film che ha ribadito – ammesso che ce ne fosse ancora bisogno – la grande dimestichezza che Ritchie vanta con questo genere, tra scene dal grande impatto adrenalinico fino alla gestione dei suoi protagonisti e delle loro follie.

Per chi apprezza il regista, è questo un film che segna quasi un ritorno alle origini e che entusiasma proprio per la grinta con cui il tutto viene messo in scena ed offerto allo spettatore. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a La furia di un uomo – Wrath of Man. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

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Jason Statham in La furia di un uomo – Wrath of Man. Foto di Metro Goldwyn Mayer Pictures – © 2021 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved

La trama di La furia di un uomo – Wrath of Man

Dopo un’imboscata mortale a una delle loro auto blindate, la Fortico Securities con sede a Los Angeles assume come guardia un misterioso nuovo dipendente, Patrick Hill, che diventa noto semplicemente come “H.” Mentre impara le basi dal partner Bullet, H inizialmente sembra essere un tipo tranquillo e intenzionato semplicemente a fare il suo lavoro per guadagnarsi da vivere. Ma quando lui e Bullet diventano l’obiettivo di un tentativo di rapina, le formidabili abilità di H vengono alla luce. Non solo è un tiratore esperto che è ugualmente abile nel combattimento corpo a corpo, ma H è anche spietato e letale.

Il cast del film

Ad interpretare Patrick Hill vi è l’attore Jason Statham, qui alla sua quarta collaborazione con Ritchie dopo Lock & Stock – Pazzi scatenati (1998), Snatch – Lo strappo (2000) e Revolver (2005). Due anni dopo sono tornati a lavorare insieme per Operation Fortune (2023). Accanto a lui, nel ruolo della guardia Haiden “Bullet” Blaire vi è l’attore Holt McCallany, noto per essere stato uno dei due protagonisti della serie Mindhunter Josh Hartnett ricopre il ruolo di “Boy Sweat” Dave Hancock, altra guardia della Fortico, mentre Jeffrey Donovan è Jackson Ainsley, ex sergente di plotone.

Vi è poi nel film Scott Eastwood nel ruolo di Jan, ex militare, guidato da Jackson. Guy Ritchie è sempre stato un grande fan di Clint Eastwood e quindi era entusiasta di poter lavorare con suo figlio Scott in questo film. Completano il cast Andy García nel ruolo dell’agente FBI King, Eddie Marsan nel ruolo di Terry Rossi, un manager di Fortico e Rob Delaney in quelli di Blake Halls, boss della Fortico. Vi è poi in La furia di un uomo – Wrath of Mananche la partecipazione del cantante Post Malone nel ruolo di un rapinatore.

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Post Malone in La furia di un uomo – Wrath of Man. Foto di Metro Goldwyn Mayer Pictures – © 2021 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved

La spiegazione del finale di La furia di un uomo – Wrath of Man

Per tutta la durata di La furia di un uomo – Wrath of Man, i furgoni blindati gestiti dalla Fortico Security vengono costantemente presi d’assalto. Il terzo atto ruota attorno a H che sventa il malvivente che non solo ha compiuto tali assalti, ma ha anche ucciso suo figlio Dougie. Alla fine del film, H non solo ottiene dunque la sua vendetta, ma la compie nello stesso modo per cui è morto suo figlio. Mettendo alle strette Jan, l’ultimo uomo rimasto in piedi della squadra che ha rovesciato i blindati, H gli fa leggere il referto dell’autopsia del figlio.

Si scopre dunque che, quando Jan ha sparato a Dougie, ha colpito fegato, polmoni, milza e cuore. H procede pertanto a sparare a Jan in ognuno di questi punti, completando il suo piano di vendetta e ponendo fine a un lungo gioco che ha portato avanti per diversi mesi e sotto una presunta identità. Patrick Hill è infatti uno pseudonimo e che il suo vero nome è Mason Hargreaves. Egli, inoltre, è a capo di un impero criminale e ha anche legami con l’FBI, ricevendo da loro le informazioni necessarie per scoprire l’identità della banda che ha ucciso suo figlio nella rapina che apre il film.

Poiché i rapinatori che hanno ucciso suo figlio sembrano colpire solo i camion della Fortico Security, H elabora dunque il piano di farsi assumere dalla compagnia. Non deve attendere molto perché i rapinatori tentino di rovesciare il camion in cui è presente H, ed è allora che egli può sfoggiare tutte le sue letali abilità, portando a termine la propria vendetta, smascherando anche il tradimento di Bullet, che lavora segretamente per il gruppo di rapinatori. Fatto ciò, al termine di La furia di un uomo – Wrath of Man, Mason può dunque tornare alle sue solite attività, potendo contare sulla protezione dell’FBI.

Il trailer di La furia di un uomo – Wrath of Man e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di La furia di un uomo – Wrath of Man grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 25 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 2.

Quasi orfano: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

Nel 2018 l’attore e regista francese Dany Boon, celebre per i film Giù al Nord e Supercondriaco – Ridere fa bene alla salute, ha realizzato il film Ti ripresento i tuoi (titolo italiano di La ch’tite famille, ovvero La piccola famiglia). Si tratta di una commedia che affronta il tema delle proprie origini e lo scontro con determinate differenze culturali. Di questo grande successo nel 2022 è poi stato realizzato un remake italiano, dotato di una sua profonda aderenza al panorama sociale del nostro paese: Quasi orfano (qui la recensione), diretto da Umberto Carteni (Divorzio a Las Vegas, La seconda chance).

Sulla scia del famosissimo Benvenuti al Sud, il film ripercorre dunque gli stereotipi tra Nord e Sud, ponendo però al centro del proprio racconto la famiglia di sangue come anche quello snaturarsi che porta ad allontanarsi dalle proprie origini e perdere la propria identità. Tra equivoci, situazioni estremamente comiche e sentimenti che pervadono l’intero racconto Quasi orfano si è affermato come uno dei titoli più apprezzati di questo genere del suo anno. Ad arricchirlo, vi è un cast di grandi interpreti, ma anche di suggestive location che portano lo spettatore dal Nord al Sud.

Per chi è in cerca di una valida commedia capace di offrire spunti di riflessioni sempre validi sull’identità italiana, è dunque questo un film da non perdere, che si può ora riscoprire grazie al suo passaggio televisivo. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Quasi orfano. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove si sono svolte le riprese. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Quasi orfano cast
© 01 Distribution

La trama e il cast di Quasi orfano

Protagonisti del film sono Valentino e Costanza, marito e moglie che vivono a Milano e hanno fondato un famosissimo brand nel mondo del design. Valentino, di origine pugliese, ha progressivamente tagliato i ponti con la sua famiglia, al punto di dichiararsi orfano e cambiare cognome. La sua famiglia, colorita e numerosa, tenterà però di riallacciare i contatti con lui, presentandosi all’improvviso a Milano. Quando poi un improvviso incidente fa dimenticare a Valentino ogni cosa accadutagli dopo i 20 anni, per lui sarà davvero l’occasione riscoprire le proprie origini e il mondo che lo circonda.

Ad interpretare Valentino in Quasi orfano vi è l’attore Riccardo Scamarcio, mentre sua moglie Costanza è interpretata dall’attrice Vittoria Puccini. Completano il cast gli attori Antonio Gerardi nel ruolo di Nicola e Grazia Schiavone in quello di Lulu. Ad interpretare i genitori di Valentino, invece, si ritrovano Adriano Pappalardo e Nuncia Schiano. Presente nel film anche la conduttrice radiofonica Ema Stokholma, con il ruolo di Madame Gignac. Bebo Storti, invece, interpreta il manager milanese Sergio, mentre l’attore Paolo Sassanelli interpreta Pino.

Quasi orfano location
© 01 Distribution

Le location del film: ecco dove è stato girato

Girato tra Milano e Monopoli, in Puglia, Quasi orfano contrappone dunque la metropoli all’ambiente più naturale della campagna. Per quanto riguarda il primo di questi due ambienti, si ritrovano il quartier generale dell’azienda “Chromavis” specializzata nella produzione di cosmetici, situata a Offanengo (CR), dove sono stati ricostruiti gli uffici dello studio di architettura “Vale Rocco”. Sono poi presenti il MUDEC – Museo delle Culture, nel quartiere di Porta Genova, dove sono state effettuate le riprese di un evento molto importante per il protagonista. Altra location è quella del cosiddetto “bosco verticale”.

L’edificio, oggetto di scherno nel film, è rappresentativo di una nuova architettura della biodiversità, costruito in piazza Gae Aulenti, nell’area Porta Nuova. Qui sono state realizzate le riprese del modernissimo appartamento di Valentino e Costanza. Sono poi presenti anche i celebri Navigli di Milano, dove Costanza passeggia con Valentino nella speranza che ricordi il loro primo bacio. Grande protagonista di Quasi orfano, però, è la Masseria della famiglia di Valentino. Questa si trova nelle campagne di Cisternino (BR). Presente è poi la citata città di Monopoli, della quale vengono mostrati diversi ambienti.

Il trailer di Quasi orfano e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Quasi orfano grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 25 aprile alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Mission: Impossible – Protocollo fantasma: trama, cast e sequel del film

Da quando nel 1996 il personaggio di Ethan Hunt è arrivato al cinema, si è subito imposto come uno degli agenti speciali più iconici e amati del cinema. A distanza di oltre vent’anni, il personaggio è ancora protagonista di una saga di grande successo di critica e pubblico. Nel 2011 è arrivato in sala il quarto film della serie, intitolato Mission: Impossible – Protocollo fantasma (qui la recensione), diretto da Brad Bird, noto autore di film Pixar come Gli incredibili e Ratatouille. Protagonista nei panni di Hunt è sempre l’attore Tom Cruise, accanto al quale si ritrovano vecchie conoscenze e nuovi ingressi nel cast.

Dato il grande incasso del precedente capitolo, diretto nel 2006 da J. J. Abrams, i produttori della Paramount hanno più volte confermato l’intenzione di far proseguire la serie. Il nuovo film si concentra così su un nuovo caso di terrorismo, contro cui Hunt dovrà scontrarsi. Anche in questo caso il film si è avvalso di location internazionali, spostandosi da Dubai a Budapest, da Vancouver e fino a Mosca, e di nuovo l’interesse nei confronti del film si è manifestato in modo forte e chiaro. Non solo il film è stato elogiato dalla critica, che lo ha indicato come uno dei migliori in assoluto della saga, merito anche di spettacolari scene d’azione, ma si è anche affermato come una grande successo di box office.

Con un incasso di circa 694 milioni di dollari questo divenne il titolo più redditizio della saga, rimanendo tale fino all’arrivo nel 2018 del sequel Mission: Impossible – Fallout. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Mission Impossible - Protocollo fantasma cast
Tom Cruise e Paula Patton in Mission: Impossible – Protocollo fantasma. © 2011 – Paramount Pictures

La trama di Mission: Impossible – Protocollo fantasma

In questo nuovo film della saga la spia dell’agenzia americana IMF Ethan Hunt è alla ricerca di informazioni riguardo ad un misterioso e spietato terrorista chiamato Cobalt. Per saperne di più su questi e sulle sue pericolose intenzioni, arriva a farsi rinchiudere in un carcere russo, dove attrae le simpatie di Bogdan, un detenuto che possiede ciò che Hunt sta cercando. Riuscito poi ad evadere grazie all’aiuto degli agenti Benji Dunn e Jane Carter, Hunt si pone da subito alla ricerca del criminale, prima che questi possa dar luogo ad atti di terrorismo in grado di sconvolgere gli equilibri internazionali. Per riuscire in ciò, si troverà a doversi introdurre nel Cremlino, dove verrà però colto alla sprovvista.

Dato il suo errore, viene attivato il cosiddetto Protocollo fantasma. Ciò significa che per lui e i suoi collaboratori non vi è più alcun tipo di supporto dall’agenzia di spionaggio a cui fanno capo. Sono ora lasciati soli, in balia del destino. Divenuti dunque degli spettri, ufficialmente mai esistiti, Hunt e i suoi, tra cui l’agente William Brandt, si troveranno a dover sventare quanto prima i piani dei terroristi russi, ottenendo quanto prima la possibilità di rientrare sotto l’ala protettiva del governo degli Stati Uniti. Mai come ora, sarà questione di vita o di morte.

Il cast del film

Ancora una volta l’attore Tom Cruise torna a vestire i panni dell’agente Hunt, e come sempre ha preteso e ottenuto di poter eseguire personalmente molte delle sequenze più pericolose e acrobatiche. In particolare, egli ha realmente scalato l’esterno della torre Burj Khalifa, uno degli edifici più alti del mondo, raggiungendo un altezza di circa 500 metri da terra. Accanto a lui torna, in un cameo, anche l’attore Ving Rhames, riconfermandosi come l’unico attore oltre a Cruise ad aver preso parte a tutti i film della saga. Un altro ritorno dal precedente film è quello di Simon Pegg, nuovamente nei panni di Benji Dunn. Un ruolo che gli ha richiesto una preparazione fisica particolarmente intensa, necessaria per poter eseguire personalmente quanto previsto per il personaggio.

Nei panni dell’agente William Brandt fa il suo ingresso nella saga l’attore Jeremy Renner. Da sempre fan di Mission: Impossible e di Cruise, questi ha descritto l’aver recitato nel film come un sogno divenuto realtà, avendo accettato la parte senza neanche voler prima leggere la sceneggiatura. Originariamente, il suo personaggio era stato concepito come eventuale sostituto di Hunt, qualora Cruise non avesse voluto riprendere il ruolo. L’attrice Paula Patton è invece presente nei panni dell’agente Jane Carter. Michael Nyqvist, noto per aver recitato in Uomini che odiano le donne, è invece il criminale Kurt Hendricks, meglio noto come Cobalt. Sono poi presenti gli attori Tom Wilkinson nei panni del segretario dell’IMF, e Léa Seydoux in quelli di Sabine Moreau, pericolosa assassina contro cui si scontrerà Ethan.

Mission Impossible - Protocollo fantasma sequel
Simon Pegg, Jeremy Renner e Paula Patton in Mission: Impossible – Protocollo fantasma. Foto di David James – © 2011 Paramount Pictures. All Rights Reserved.

Mission: Impossible – Protocollo fantasma: i sequel del film

Dato il grandissimo successo del film, si decise da subito di riprendere appieno i lavori relativi alla saga, promettendo diversi nuovi film. Nel 2015 è così arrivato al cinema il quinto capitolo, Mission: Impossible – Rogue Nation, seguito poi dall’apprezzatissimo Mission: ImpossibleFallout nel 2018. Con un incasso di circa 791 milioni, questo è attualmente il titolo di maggior successo della saga. Recitano in questo attori del calibro di Alec Baldwin e Vanessa Kirby. Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno settimo capitolo della saga è uscito al cinema il 12 luglio 2023, mentre Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Due, che si dice sarà anche l’ultimo, arriverà in sala nel 2025.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

In attesa di vedere gli sviluppi della saga, per gli appassionati è possibile fruire di Mission: Impossible – Protocollo fantasma grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Infinity+, Apple TV, Now, Paramount e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 25 aprile alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Zack Snyder svela la prima immagine della serie animata Twilight of the Gods

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Mentre è da poco arrivato su Netflix il film Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice (qui la recensione), secondo capitolo della sua saga di fantascienza, il regista Zack Snyder ha ora condiviso un primo sguardo ufficiale al suo prossimo progetto: la serie animata sulla mitologia norrena intitolata Twilight of the Gods. Annunciata per la prima volta nel 2019, la serie ha impiegato un bel po’ di tempo per arrivare sullo schermo, ma finalmente debutterà su Netflix il prossimo autunno, come confermato da Snyder.

Il progetto è stato descritto come “influenzato dagli Anime“, ma a giudicare da questa immagine, diremmo che lo stile di animazione è più simile a quello dello studio Cartoon Saloon, nominato agli Oscar, che ha sviluppato i lungometraggi irlandesi The Secret of Kells, Song of the Sea, The Breadwinner e Wolfwalkers. I dettagli della trama sono ancora perlopiù nascosti, ma Snyder ha dato un’idea di cosa aspettarci durante un’intervista rilasciata a Collider alla fine dello scorso anno.

Ci sono un re e la sua regina in un piccolo villaggio vichingo e vogliono sposarsi. Durante il matrimonio accade un evento che spinge Sigrid, la futura sposa, figlia di giganti, a intraprendere una folle missione di vendetta. Arruola un cast di personaggi – una veggente, un nano – e si uniscono per formare un gruppo che ha l’unica missione di trovare un dio e combatterlo. È una missione, una storia di vendetta“. In quell’occasione Snyder ha anche aggiunto che la serie conterrà “molto sesso […] perché è divertente“.

Il nuovo progetto di Zack Snyder: Twilight of the Gods

Twilight of the Gods è stato creato da Zack Snyder , Jay Olivia ed Eric Carrasco, con Snyder che sarà lo showrunner. Ambientato nel mondo della mitologia norrena, l’anime sarà caratterizzato dalle voci di Sylvia Hoeks come Sigrid, Stuart Martin come Leif, Pilou Asbaek come Thor, John Noble come Odino, Paterson Joseph come Loki, Rahul Kohli come Egill, Jamie Clayton come The Seid. -Kona, Kristopher Hivju come Andvari, Peter Stormare come Ulfr, Jamie Chung come Hel, Lauren Cohan come Inge, Corey Stoll come Hrafnkel.

I produttori esecutivi sono Zack Snyder, Deborah Snyder e Wesley Coller, con la produzione di Carrasco. Zack Snyder e Jay Olivia dirigeranno l’anime. Stone Quarry Animation ha sviluppato la serie in collaborazione con Xilam Animation, una società di produzione parigina che ha prodotto Oggy e gli scarafaggi. Twilight of the Gods è classificato come TV-MA, con avvisi per linguaggio, nudità, sesso e fumo.

Sam Raimi risponde ai rumor su Avengers: Secret War e Spider-Man 4

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Poco dopo l’uscita di Doctor Strange nel Multiverso della Follia, sono iniziate a circolare voci secondo cui il regista Sam Raimi sarebbe in trattative con i Marvel Studios per dirigere un altro progetto del MCU, e da allora il cineasta è stato collegato a tre film diversi – uno dei quali potrebbe anche non essere mai realizzato.

Raimi, infatti, sarebbe stato uno dei “registi affermati a cui Kevin Feige stava guardando per Avengers: Secret Wars, e più di recente, voci separate hanno affermato che era in trattative per dirigere Spider-Man 4 – il seguito di Spider-Man: No Way Home della Sony Pictures con Tom Holland. Il terzo progetto sarebbe invece, ironicamente, un altro Spider-Man 4, ma in questo caso il sequel diretto della sua trilogia originale con Tobey Maguire.

Non ho alcun progetto tra le mani al momento“, ha però detto Raimi a The Wrap quando sul red carpet della prima di Boy Kills World gli è stato chiesto di un suo possibile ritorno al MCU. “Ma mi piacerebbe molto!“. Quando invece gli è stato chiesto di rivisitare la sua trilogia di Spider-Man per un altro capitolo con Maguire, Raimi ha spiegato il suo processo di pensiero per la (ipotetica) storia.

Sam Raimi parla di Spider-Man 4

Dovrei sapere qual è la prossima cosa che il personaggio deve imparare. Dovrei parlare con Tobey e con gli sceneggiatori e capire quale sarà la sua crescita personale in questo episodio. Penso che se dovessimo fare un quarto film di Spider-Man, probabilmente dovremmo capire il viaggio che il personaggio di Tobey Maguire dovrebbe fare e quali ostacoli dovrebbe superare per raggiungere quella crescita personale“, ha affermato. “E spero che il cattivo venga scelto in base alla rappresentazione di quell’ostacolo“.

Per ora, dunque, i rumor riguardo il suo coinvolgimento sarebbero ancora, appunto, unicamente dei rumor. Se ci sono state trattative tra Sam Raimi e i Marvel Studios non è cosa nota e non è comunque da escludere che la collaborazione possa concretizzarsi nel prossimo futuro. Di certo, i fan del regista sarebbero entusiasti di rivederlo al lavoro su un progetto di questo tipo e sembra che anche lo stesso Raimi sarebbe sicuramente interessato se si presentasse l’opportunità.

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Furiosa: il film avrà un rating R per “estrema violenza e immagini macabre”

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Furiosa: A Mad Max Saga di George Miller arriverà nelle sale tra un mese esatto, dopo l’anteprima al Festival di Cannes, e la Warner Bros. ha di recente condiviso un altro spot televisivo con alcune nuove immagini della guerriera delle terre desolate interpretata da Anya Taylor-Joy. Arriva però anche la notizia che l’MPA ha assegnato a questo prequel di Mad Max: Fury Road una classificazione R, vietato dunque ai minori, per “sequenze di estrema violenza e immagini macabre“.

Questa classificazione non sarà una sorpresa (solo il terzo film della saga, Mad Max oltre la sfera del tuono, ha ottenuto un PG-13), ma la descrizione indica che Furiosa potrebbe includere un po’ più di violenza ed elementi gore rispetto al suo predecessore del 2015. Anche Mad Max: Fury Road era stato classificato come R, ma a parte una brevissima inquadratura (Immortan Joe a cui viene strappata la faccia), non presentava molto in termini di brutali spargimenti di sangue o carneficine umane, riservate soprattutto ai veicoli.

Di seguito ecco il nuovo spot di Furiosa: A Mad Max Saga:

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Furiosa: A Mad Max Saga, quello che sappiamo sul film

In Furiosa: A Mad Max Saga, Anya Taylor-Joy assume il ruolo che è stato di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road. La sinossi ufficiale recita: mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus. Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa.

Taylor-Joy ha rivelato che il film è molto diverso da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come un racconto più “epico, che si svolge su un più lungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e prodotto da George Miller insieme al suo partner di produzione di lunga data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà anche Chris Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosa debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.

Ben Stiller ricorda il flop di Zoolander 2: “Pensavo che tutti lo volessero”

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Ben Stiller ha già detto in passato che il flop di Zoolander 2 al botteghino non è stata “una grande esperienza“, ma ora ha ammesso in un episodio del podcast “Fail Better” di David Duchovny di essere stato colto totalmente alla sprovvista dai risultati disastrosi che ha ottenuto il suo sequel del 2016. Dopo tutto, l’originale Zoolander è diventato uno dei suoi film più amati e citati negli anni successivi all’uscita nelle sale del 2001.

Pensavo che tutti lo volessero“, ha detto Stiller a proposito del sequel di Zoolander 2. “E poi mi sono detto: ‘Wow, devo aver fatto un gran casino’. Non ci sono andati tutti. E ha avuto queste recensioni orribili“. “Mi ha davvero spaventato perché mi sono detto: “Non sapevo che fosse così brutto?”“, ha aggiunto Stiller. “Quello che mi ha spaventato di più è che sto perdendo quello che penso sia divertente, il mettere in discussione se stessi… in ‘Zoolander 2’, è stato sicuramente un colpo di fulmine per me. E mi ha sicuramente influenzato per molto tempo“.

Ben Stiller oltre Zoolander 2

Ben Stiller è ora in grado di guardare al flop di Zoolander 2 con la mentalità del bicchiere mezzo pieno, in quanto questo ha riportato le priorità della sua carriera lontano da potenziali opportunità di guadagno, per andare a testa alta verso gratificanti opportunità di regia come Escape at Dannemora e Scissione. “La cosa meravigliosa che ne è derivata per me è stata quella di avere uno spazio in cui, se fosse stato un successo e mi avessero detto ‘Fai subito “Zoolander 3″ o mi avessero offerto qualche altro film, probabilmente mi sarei buttato e l’avrei fatto“, ha detto Stiller.

Ma ho avuto questo spazio per sedermi con me stesso e per occuparmi di questo e di altri progetti a cui stavo lavorando – non tutti commedie – e ho avuto il tempo di lavorarci e svilupparli“. “Anche se qualcuno mi avesse detto: “Beh, perché non vai a fare un’altra commedia?”, probabilmente avrei potuto trovare qualcosa da fare. Ma non volevo farlo“, ha aggiunto Stiller. “Si tratta di trovare sé stessi in termini di ciò che creativamente si vuole essere e fare… e io ho sempre amato la regia.

“Ho sempre amato fare film. Ho sempre amato, nella mia mente, l’idea di dirigere film fin da quando ero bambino, e non necessariamente commedie. E così, nel corso dei successivi nove o dieci mesi, sono riuscito a sviluppare queste serie limitate“. L’acclamata serie di Ben Stiller per Apple TV+ Severance, di cui dirige diversi episodi e di cui è produttore esecutivo, ha recentemente completato la produzione della sua attesissima seconda stagione, mentre sappiamo che prossimamente l’attore tornerà al cinema da protagonista con Nutcrackers.

Deadpool & Wolverine: la scena post-credits si preannuncia “sbalorditiva”

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Le indiscrezioni su Deadpool & Wolverine si sono moltiplicate dopo la pubblicazione del nuovo trailer all’inizio di questa settimana e, sebbene sia ovviamente difficile capire quali siano fondate, c’è ora un’anticipazione priva di spoiler da parte di qualcuno che sembra avere un’esperienza diretta della produzione del film. Lo scooper MTTSH ha infatti pubblicato un post riguardante la scena post-credits del film del MCU, descrivendola come “strabiliante” e aggiungendo di essere sorpreso che i Marvel Studios siano riusciti a non far trapelare alcun dettaglio a riguardo.

OMG è troppo bello. Non voglio rovinare tutto, ma la scena post-credits di Deadpool & Wolverine è così strabiliante che non posso credere che siano riusciti a farla senza che nessuno lo sapesse“, è quanto si riporta nel tweet. A rendere più interessante il commento, però, vi è il fatto che il co-creatore di Deadpool, Rob Liefeld ha appoggiato questa valutazione della sequenza post-credits del film, il che non fa che aumentare la curiosità riguardo a ciò che questa potrà offrire agli spettatori. Data l’importanza di Deadpool & Wolverine, è lecito immaginare che possa offrire anticipazioni su film come Fantastici Quattro o uno dei prossimi Avengers.

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Tutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.