Hanno scelto Instagram i Fratelli Russo per
celebrare il quinto anniversario dell’uscita al cinema di Avengers:
Endgame. Lo hanno fatto con una serie di video dal
backstage del film in cui loro due, Anthony e Joe,
e alcuni dei protagonisti del franchise,
Robert Downey Jr.,
Chris Evans e
Scarlett Johansson, dicono addio a quel set che li ha
visti assurgere a vere e proprie leggende dell’intrattenimento
contemporaneo.
L’ultimo video mostra anche qual è stata l’ultima scena che è
stata girata dell’intero film!
Diretto da
Anthony e Joe Russo e ambientato dopo le vicende narrate
in Avengers:
Infinity War, il film mostrerà al pubblico come
la catastrofica catena di eventi scatenata da Thanos, che ha
dimezzato la popolazione dell’universo e colpito il team degli
Avengers, spingerà i supereroi rimasti a intraprendere un’ultima
azione nello spettacolare capitolo conclusivo di 22 film Marvel Studios.
Prodotto da
Kevin Feige, Avengers:
Endgame vede Louis D’Esposito, Victoria
Alonso, Michael Grillo, Trinh Tran,
Jon Favreau e Stan Lee nel ruolo di produttori
esecutivi, mentre la sceneggiatura è firmata da Christopher Markus
e Stephen McFeely.
Uno dei personaggi più iconici del
mondo dei fumetti italiani è senza dubbio
Diabolik, ideato da Angela e
LucianaGiussiani nel 1962. Nei
decenni è diventato un vero e proprio simbolo culturale, con ad
oggi oltre 900 numeri pubblicati. Diabolik ha portato alla nascita
del genere del fumetto nero italiano, del quale è stato il
precursore generando numerosi epigoni. Con il crescere del suo
successo è naturalmente approdato anche al cinema, dove di recente
ha trovato nuova vita grazie alla trilogia ideata dai
Manetti Bros., il cui primo film, intitolato
semplicemente Diabolik
(qui
la recensione), è arrivato sul grande schermo nel 2021.
Si è trattata della seconda
trasposizione cinematografica del personaggio ideato dalle sorelle
Giussani dopo il film omonimo del 1968 diretto da Mario
Bava. L’idea di riportare Diabolik sul
grande schermo, a oltre mezzo secolo di distanza dall’unico
precedente, incontra il favore di Mario Gomboli,
direttore della Astorina, rimasto positivamente colpito da
precedenti lavori dei Manetti quali L’ispettore Coliandro
e Ammore e
malavita, e che in merito alla genesi del progetto
commentò: “quello che mi
fece capire che finalmente avevo a che fare con le persone giuste
fu la loro passione, la conoscenza del personaggio e delle sue
peculiarità”.
Questo nuovo film viene infatti
pensato per i grandi appassionati del personaggio e dei suoi
fumetti, con numerosi espedienti che richiamano le sue avventure
cartacee. È però perfettamente fruibile anche di chi non sa nulla a
riguardo e si ritroverà così ad assistere alle avventure del più
affascinante dei ladri italiani. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a Diabolik.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La storia dietro il nome e iI fumetto da cui è tratto il
film
Il nome del personaggio deriva da un
fatto di cronaca nera avvenuto a Torino nel 1958, dove misterioso
assassino lasciò sul luogo del delitto una lettera dove si firmava
Diabolich. Tre anni dopo nasceva
Diabolik, per cui il quale le autrici decisero di
ispirarsi a quel nome. Inizialmente il personaggio avrebbe dovuto
chiamarsi Diabolicus, ma si preferì scriverlo con la lettera «K»,
perché Angela la riteneva più adatta a un personaggio come quello
che aveva in mente. Per quanto riguarda il fumetto a cui il film
del 2021 si ispira, questo è L’arresto di
Diabolik, pubblicato nel marzo del 1963, dove compare
inoltre per la prima volta Eva Kant e anche il rifugio del
protagonista.
Clerville, anni ’60.
Diabolik, un ladro privo di scrupoli la cui vera
identità è sconosciuta, ha inferto un altro colpo alla polizia,
sfuggendo con la sua nera Jaguar E-type. Nel frattempo c’è grande
attesa in città per l’arrivo di Lady Kant,
un’affascinante ereditiera che porterà con sé un famoso diamante
rosa. Il gioiello dal valore inestimabile non sfugge all’attenzione
di Diabolik che, nel tentativo di rubarlo, rimane incantato dal
fascino irresistibile della donna. In Lady Kant, l’incorruttibile e
determinato Ispettore Ginko trova dunque il modo
di intrappolare il criminale e questa volta per Diabolik non sarà
facile liberarsi del suo avversario.
Ad interpretare Diabolik vi è
l’attore
Luca
Marinelli, mentre l’attrice
Miriam Leoneinterpreta
Eva Kant. L’Ispettore Ginko è interpretato da
Valerio Mastandrea, mentre completano il cast gli
attori Alessandro Roja nel ruolo del viceministro
Giorgio Caron, Serena Rossi in quello di
Elisabetta Gay, fidanzata di Diabolik, e Vanessa
Scalera in quello di Flora, segretaria di Caron. Vi è poi
un cameo di Claudia
Gerininei
panni della signora Morel. Il giudice nella sequenza del processo,
invece, è interpretato da Mario Gomboli, autore e
redattore capo del fumetto “Diabolik”.
Le location del film: ecco dove è stato girato
Le riprese di Diabolik
si sono svolte in diverse località italiane, tra l’Emilia
Romagna e la Lombardia, ma anche
Friuli-Venezia Giulia e Valle
d’Aosta. In quest’ultima, più precisamente
a Courmayeur si sono infatti svolte le
prime giornate di riprese relative alla località montana di
Bellair, dove compare Eva Kant. Nel film sono presenti luoghi
simbolo della località valdostana come il resort Coeur des
Neiges e il Grand Hotel Royal e
Golf. La fittizia cittadina di Clerville è invece poi
stata ricreata con riprese tra Milano e
Bologna e in quest’ultima sono anche state
girate le scene dell’inseguimento in auto.
Sempre a Bologna è stata utilizzata
la suite presidenziale Giambologna del Grand Hotel
Majestic, trasformato per l’occasione nel Grand Hotel
Excelsior dove alloggia Lady Kant. Trieste, invece, viene invece
principalmente adoperata per l’ambientazione della città marittima
di Ghenf. In particolare, la Stazione Marittima
viene usata per gli esterni della Banca Centrale di Ghenf. I
protagonisti attraversano anche la strada
Napoleonica, da cui si può ammirare il panorama sul golfo,
e Portopiccolo, borgo di mare incastonato nella
baia di Sistiana (frazione del comune sparso di
Duino-Aurisina).
I sequel del film: Diabolik
– Ginko all’attacco! e Diabolik – Chi
sei?
Prima ancora dell’uscita di Diabolik,
è stato annunciato che il film sarebbe stato il primo di una
trilogia dedicata al personaggio. Tuttavia, a partire dal secondo
film ad interpretare l’iconico ladro non è più
Luca Marinelli bensì Giacomo
Gianniotti, celebre per essere stato il Dr. Andrew DeLuca
nella serie televisiva Grey’s Anatomy. Il primo di questi
sequel, Diabolik –
Ginko all’attacco! è uscito nel 2022, mentre nel 2023
è arrivato il terzo e conclusivo capitolo, Diabolik
– Chi sei?, che ha portato a conclusione le vicende
dei tre personaggi principali. Questi due sequel, tuttavia, hanno
ottenuto minor successo al box office rispetto al film del
2021.
Il trailer di
Diabolik e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di Diabolik
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV,
Infinity e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 26
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 2.
Sono numerosi, fortunatamente, i
film che hanno il coraggio di affrontare la terza età, spesso
dimostrando come questo periodo della vita possa essere ancora
ricco di sorprese e nuove occasioni. Film come Ella e John,
Le nostre anime di notte,
Marigold Hotel o l’italiano Free – Liberi, sono solo alcuni esempi tra i tanti in
cui si affronta l’anzianità sotto sfumature diverse, con temi che
vanno dalla memoria e il tempo alla malattia, senza dimenticarsi
però di raccontare anche delle relazioni e delle nuove avventure
che si possono vivere. Un altro titolo appartenente a questa
categoria è Queen Bees – Emozioni senza età.
Diretto nel 2021 da Michael Lembeck – noto per i film
Che fine ha fatto Santa Claus? (2002) e Santa Claus è
nei guai (2006) – questo offre agli spettatori una storia
tanto commovente quanto divertente su quella fase di vita troppo
spesso considerata in termini negativi. Originariamente il titolo
del film era Welcome to Pine Grove!, ma è poi stato cambiato
in Queen Bees – Emozioni senza età, che a parte
per il sottotitolo italiano fa riferimento alle api regine e al
loro essere il cuore dell’alveare e di quanto avviene in esso. Così
sono anche le protagoniste di questo film, donne ricche di risorse
e sorprese.
Si tratta dunque di una spensierata
commedia che offre molteplici spunti di riflessione e buoni
sentimenti, che grazie ora al suo passaggio televisivo può essere
scoperta o riscoperta. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a Queen Bees –
Emozioni senza età. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera a cui ci si ispira. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Queen Bees – Emozioni senza
età
Protagonista del film è
Helen Wilson, un’anziana vedova che ha conquistato
una sua indipendenza e vive serenamente la sua routine quotidiana.
Quando però la casa in cui abita deve essere ristrutturata, la
donna è costretta a trasferirsi per il periodo necessario in una
comunità per anziani, la Pine Grove Senior Community. Inizialmente
non è facile per lei abituarsi a dividere lo spazio con altre
persone, e le dinamiche interne del centro la spiazzano. Le sembra
di essere tornata ai tempi del liceo, deve partecipare ad attività
di gruppo e corsi di vario genere.
Si trova infatti a relazionarsi con
vedove ancora energiche e vitali, spietati tornei di bridge e un
gruppetto di prepotenti “cattive ragazze”. Saranno però proprio
queste ultime a riuscire nel farla uscire dal suo guscio e
rimettersi in gioco. Piano piano, Helen riscopre così grazie alle
sue nuove amiche la gioia della condivisione e, contro ogni sua
aspettativa, ha di nuovo anche l’occasione d’innamorarsi, dopo
tanti anni, grazie all’arrivo di Dan, un nuovo
ospite della struttura. Ben presto, Helen si troverà dunque a dover
scegliere dove desidera trascorrere il resto della sua vita.
Ad interpretare Helen Wilson vi è
l’attrice Ellen Burstyn, attrice premio Oscar
celebre per i film L’esorcista (1973) e Alice non abita più qui
(1975). Accanto a lei, nel ruolo di sua figlia Laura vi è l’attrice
ElizabethMitchell, mentre il
nipote Peter Crane è interpretato da Matthew
Barnes. Recitano poi nel film Loretta
Devine nel ruolo di Sally Hanson, Jane
Curtin in quello di Janet Poindexter,
Ann-Margret in quello di Margot Clark e
l’attore Christopher Lloyd – l’iconico Doc di
Ritorno al futuro – nel ruolo di Arthur Lane. Ad
interpretare Dan Simpson, l’uomo di cui Helen si innamora, vi è
invece James Caan, qui alla sua ultima apparizione
cinematografica prima della scomparsa.
La storia vera dietro il film
Pur non essendo un vero e proprio
adattamento di una reale vicenda, Queen Bees – Emozioni
senza età è in ogni caso basato su una storia realmente
avvenuta alla nonna del produttore del film Harrison Powell, la
quale ha trovato una seconda possibilità d’amore dopo essersi
trasferita in una comunità di pensionati da vedova. Stando a quanto
raccontato da Powell, nel nuovo ambiente la nonna si è trovata
innanzitutto a confrontarsi con una serie di dinamiche come gruppi
di amici, simpatie e antipatie, scherzi e giochi. Inizialmente,
sempre secondo le parole del produttore, la donna non voleva
saperne di tutto ciò.
“Ma la riluttanza iniziale pian
piano ha lasciato spazio alla voglia di rimettersi in gioco. È così
tornata a fare amicizia, a ridere, a nuotare e persino a
innamorarsi. Ha anche conosciuto un uomo meraviglioso e ha finito
con lo sposarlo. La sua è stata una lezione di vita che meritava di
essere raccontata. In fondo, è un invito a non chiudere mai le
porte e a rimanere ottimisti, qualunque sia l’età che ognuno
abbia”. È così che, guardando alla seconda vita avuta da sua
nonna, Powell ha avuto l’ispirazione per il film, incentrato sulle
seconde possibilità della vita e sul non smettere mai di
sorprendersi.
Il trailer di Queen Bees –
Emozioni senza età e dove vederlo in streaming e in
TV
Sfortunatamente Queen Bees –
Emozioni senza età non è presente su nessuna delle
piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente
nel palinsesto televisivo di venerdì 26 aprile
alle ore 21:20 sul canale Rai 3.
Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente
anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo
si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda.
Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per
trovare il film e far partire la visione.
Autore di celebri film come
Distretto 13 – Le brigate della morte,Halloween e La cosa, John
Carpenter ha negli anni portato al cinema storie che
prendono vita a partire da incubi molto più reali di quello che
sembra. Molte delle sue opere sono infatti riletture metaforiche di
drammatiche o pericolose situazioni sociali, affrontate qui
attraverso l’occhio critico della cinepresa. L’esempio ancora oggi
più brillante rimane quello di 1997: Fuga da New
York, lungometraggio del 1981 dove, all’interno di
una cornice da thriller distopico, si raccoglie una profonda
riflessione sulle derive della società e dell’umanità.
La pellicola, scritta dallo stesso
Carpenter insieme a Nick Castle, utilizza infatti
un genere apparentemente tendente alla fantascienza per raccontare
invece un contesto a suo modo già presente e diffuso a livello
globale. Acclamato sin dalla sua uscita, 1997: Fuga da New
York è ancora oggi, a distanza di anni, uno dei film più
importanti e lucidi sull’argomento.
In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a 1997:
Fuga da New York. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti
il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di 1997:
Fuga da New York
Il film si svolge nel 1997, anno in
cui l’isola di Manhattan è ora una prigione di massima sicurezza.
All’interno di questa si trovano rinchiusi e abbandonati i numerosi
criminali che hanno in quegli anni preso il sopravvento negli Stati
Uniti. L’attenzione torna però a focalizzarsi su questo inferno in
terra nel momento in cui l’aereo presidenziale viene dirottato e
fatto precipitare all’interno della prigione. Il presidente diventa
un ostaggio e la situazione è quanto mai disperata. Per cercare di
risolverla, il commissario di polizia Bob Hauk
ingaggia l’ex eroe di guerra e ora criminale Jena
Plissken per recuperare il presidente. La ricompensa sarà
l’evitare di finire egli stesso confinato a New York.
Ad interpretare Jena Plissken,
personaggio oggi iconico, vi è l’attore Kurt Russell. Egli
indica 1997: Fuga da New York come il suo film
preferito tra quelli interpretati. Rimase infatti così affascinato
dal personaggio di Jena da contribuire attivamente alla sua
costruzione, suggerendo anche elementi come la celebre benda
sull’occhio. Il presidente degli Stati Uniti ha invece il volto di
Donald Pleasence, attore ricorrente nella
filmografia di Carpenter. Il commissario Hauk è interpretato dal
celebre Lee Van Cleef, qui in uno dei suoi ultimi
ruoli. Nel film sono poi presenti gli attori Isaac
Hayes nei panni del criminale Il Duca e Harry Dean
Stanton in quelli di Harold “Mente” Helman.
La spiegazione del film e del suo
finale
Il racconto del film si muove a
partire da una ben precisa struttura spaziale. Questa si divide nel
mondo esterno e in quello interno al carcere che è ora New York.
Questo contrasto è tipico delle narrazioni distopiche, dove una
delle caratteristiche è appunto la funzionalizzazione dello spazio
e della società. Anche in questo caso l’idea di segregazione e
confinamento deriva dall’immaginario distopico precedente.
L’intento di Carpenter era proprio quello di dar vita a due
distinte atmosfere all’interno del film. Se il mondo esterno ha
ancora una parvenza di civilizzazione, identificabile nel massiccio
uso di tecnologia, al contrario il carcere di New York è un luogo
senza legge, dove i presenti sono regrediti allo stato brado,
indossano pellicce e commettono atti di cannibalismo.
Tale rielaborazione dello spazio è
un elemento generatosi in seguito alla presa di coscienza americana
della fine della frontiera. Emiliano Ilardi nel suo saggio La
frontiera contro la metropoli. Spazi, media e politica
nell’immaginario americano illustra come nell’immaginario
statunitense il raggiungimento della frontiera, oltre cui non è
possibile andare, è il motivo per cui si iniziano a considerare
nuove dimensioni spaziali. In questo senso la catastrofe presente
nel film assume la funzione di generatrice di nuovo spazio,
derivato dalla distruzione di preesistenti realtà. Una simile
rappresentazione della società diventa dunque un chiaro atto
critico nei confronti di questa e delle sue degenerazioni.
La soluzione drastica a cui si
arriva nel film, quella di far diventare un’intera città (ma non
una città qualunque, bensì New York, di per sé metafora, città
globale, entrata nell’immaginario collettivo come luogo di speranza
e possibilità, come capitale della multiculturalità e del sogno
americano) una prigione di massima sicurezza, è indice di una
società e di un governo incapace, nonostante la disponibilità di
mezzi, di contrastare gravi problemi sociali, come appunto quello
della criminalità. Il nichilismo e il cinismo sembrano aver
soggiogato l’umanità, facendole perdere proprio il valore del
rispetto per l’esistenza umana.
Tutto ciò ci appare chiaro al
termine del film. Qui si svela l’ipocrisia di coloro che dovrebbero
essere i garanti della giustizia, e che invece dimostrano di essere
allo stesso livello dei cosiddetti “criminali”. La figura stessa
del presidente degli Stati Uniti è a tal proposito decisamente
emblematica e metaforica. Egli è la persona-oggetto da salvare, in
quanto in lui si presuppone siano incarnati i valori di giustizia e
rispetto della legge, salvo rivelare alla fine una natura ben poco
connaturata con tali valori, che sembrano anzi non appartenergli
affatto. Il finale svela così il labile confine tra questi due
mondi che, anche se esteticamente diversi, sembrano essere popolati
entrambi da soggetti esseri ipocriti e privi di scrupoli.
Gli Stati Uniti di quel periodo si
caratterizzavano inoltre per un sentimento di forte cinismo, anche
a causa dello scandalo Watergate. Carpenter si fa dunque interprete
della diffusa sfiducia che si avvertiva nei confronti delle
autorità, al punto di servirsene per comporre l’atmosfera dominante
del suo film. Tramite questo, il regista sembra dunque voler
mostrare come sia in corso un sempre più pericoloso disinteresse
nei confronti della vita umana. La stessa collocazione temporale
del film, l’anno 1997, è frutto di una volontà ben precisa. Il
regista non sceglie un’ambientazione proiettata in un lontano
futuro, ma la fissa di soli 16 anni avanti all’anno di
realizzazione del film, sottolineando ulteriormente come la piega
presa dalla specie umana possa portare a realtà distopiche nel giro
di breve tempo.
Il sequel del film: Fuga da Los Angeles
Quindici anni dopo 1997:
Fuga da New York, Carpenter ha infatti poi dato vita al
sequel Fuga da Los Angeles, uscito nel 1996.
Questo è ambientato in una futuristica Los Angeles trasformatasi
dopo un devastante terremoto in un isola trasformata in colonia
penale, dove vengono esiliati i peggiori criminali. Il film vede
dunque Jena Plissken alle prese con una nuova missione di
salvataggio in un ambiente estremamente pericoloso. Fuga da
Los Angeles porta però avanti anche i temi introdotti dal
primo film, giungendo a conclusioni particolarmente amare, con cui
di fatto Carpenter pone fine al racconto di questo mondo e dei suoi
personaggi.
Il trailer di 1997: Fuga da
New York e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. 1997: Fuga da New York è
infatti disponibile nel catalogo di Mubi. Per vederlo, basterà sottoscrivere un
abbonamento alla piattaforma, potendo così accedere al film ma
anche all’intero catalogo. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di venerdì 26 aprile alle
ore 21:00 sul canale 20
Mediaset.
Lo sceneggiatore Aaron
Sorkin ha confermato, durante una registrazione in diretta
del podcast The Town, di essere attualmente
al lavoro su una sorta di sequel di The Social Network, l’acclamato dramma di
David Fincher del 2010 sulla creazione di Facebook
che gli è valso l’Oscar per la migliore sceneggiatura adattata.
Sorkin ha affermato che scriverà degli ultimi anni della società di
Mark Zuckenberg, in quanto “do la colpa a
Facebook per quanto accaduto il 6 gennaio“.
Aaron Sorkin non ha voluto
rispondere sul perché ritiene Facebook il responsabile dell’assalto
dei sostenitori di Trump al Campidoglio degli Stati Uniti, ma ha
stuzzicato affermando: “Per saperlo dovrete comprare
un biglietto per il cinema“. “Sì, sto cercando di scrivere
un film su questo argomento“, ha poi spiegato. “Facebook
ha, tra l’altro, messo a punto il suo algoritmo per promuovere il
materiale più divisivo possibile. Perché è questo che aumenta il
coinvolgimento. Questo è ciò che vi porterà a quello che nei
corridoi di Facebook chiamano ‘lo scroll infinito'”.
“Si suppone che in Facebook ci
sia una tensione costante tra crescita e integrità. Non è così. C’è
solo crescita“. Aaron Sorkin ha poi aggiunto che: “Se Mark
Zuckerberg si svegliasse domani mattina e si rendesse conto che non
c’è nulla che si possa comprare per 120 miliardi di dollari che non
si possa comprare per 119 miliardi di dollari, ‘Allora che ne dici
se faccio un po’ meno soldi? Aumenterò l’integrità e diminuirò la
crescita”. Sì, è possibile farlo cambiando onestamente un uno con
uno zero e uno zero con un uno“.
Aaron Sorkin e il sequel di The Social Network
Qualsiasi cosa Sorkin stia
preparando sembra più un successore spirituale di The
Social Network che non un sequel diretto. Il film del
2010, interpretato da Jesse Eisenberg nel ruolo del fondatore di
Facebook Mark Zuckerberg, è stato un successo di critica (ha
ottenuto otto nomination agli Oscar, tra cui quella per il miglior
film) e di botteghino, con 224 milioni di dollari al box office
mondiale. Quentin Tarantino lo ha addirittura definito
il miglior film degli anni 2010.
Sorkin ha ventilato per la prima
volta l’idea di scrivere un sequel di The
Social Network nel 2021, quando ha detto che “quello
che è successo con Facebook negli ultimi anni è una storia che vale
la pena di raccontare, e c’è un modo per raccontarla come seguito
di ‘The Social Network’, e questo è quanto so“. Ma una volta
aveva anche detto, durante il podcast “Happy Sad Confused”, che
l’unico modo per far avanzare un sequel del film è che
David Fincher accetti di dirigerlo. Tuttavia, il
regista si era detto non particolarmente interessato alla cosa.
In una recente intervista con GamesRadar+,
però, i registi di Avengers:
EndgameAnthony e JoeRusso hanno espresso un certo sconcerto per il
potenziale ritorno dell’Iron Man di Downey nel MCU, dopo aver
ucciso il personaggio in modo così eroico nel loro film da record.
“Non so come farebbero“, ha detto Anthony. “Non so
quale sarebbe la strada da percorrere“. Joe ha aggiunto:
“Vogliodire, abbiamo chiuso quel capitolo, quindi
spetterebbe a loro capire come riaprirlo“.
Per quel che vale, il presidente dei
Marvel Studios Kevin Feige non sembra troppo interessato a
riportare sul grande schermo l’Iron Man di Downey. “Abbiamo
intenzione di conservare quel momento e di non toccarlo di
nuovo“,
aveva detto Feige a proposito della morte di Iron Man.
“Abbiamo lavorato tutti duramente per molti anni per arrivare a
quel momento, e non vorremmo mai annullarlo magicamente in alcun
modo“. Si direbbe dunque che non c’è da aspettarsi di rivedere
Downey Jr. come Tony Stark sul grande schermo.
Le riprese del misterioso nuovo film
di Ryan Coogler sui vampiri ambientato negli anni
’30 sono in corso e le prime foto dal set sono state diffuse
online. La maggior parte degli scatti mostra alcuni degli edifici
ricostruiti per le riprese, ma viene anche mostrata la star
Michael B. Jordan con un look che a molti ha
ricordato quello del celebre vampiro della Marvel, Blade (su
cui, ricordiamo, è attualmente in fase di sviluppo un film con
protagonista Mahershala Ali).
Quando si è sentito parlare per la
prima volta di questo nuovo progetto della coppia Coogler-Jordan,
si diceva che fosse così top secret che “dirigenti e compratori
erano costretti a recarsi in pellegrinaggio negli uffici di Beverly
Hills della WME, l’agenzia che rappresenta Coogler e Jordan, per
poter dare un’occhiata alla sceneggiatura”. Tuttavia, nel
frattempo sono trapelati alcuni dettagli.
Cosa sappiamo sul misterioso film
di Ryan Coogler con Michael B. Jordan?
Inizialmente, il film era stato
descritto come un “lungometraggio di genere“, con un
“elemento d’epoca nella storia“, ma in seguito si è
appreso che in realtà sarebbe stato ambientato nel Sud dell’epoca
Jim Crow e avrebbe potuto coinvolgere sia i vampiri che le
tradizioni soprannaturali del Sud (questo non è ancora stato
confermato). Jordan potrebbe in realtà interpretare due ruoli, dato
che una voce sosteneva che fosse stato scritturato per il ruolo di
due fratelli gemelli.
Anche Hailee Steinfeld, Wunmi
Mosaku, Delroy Lindo e Jack O’Connell sono a bordo del film in ruoli
secondari. I dettagli sui loro personaggi sono altrettanto
riservati, ma secondo un recente rapporto commerciale, “Mosaku
potrebbe interpretare l’interesse romantico di Jordan, mentre
O’Connell potrebbe essere un antagonista razzista“. Ad oggi,
sappiamo che il film uscirà in sala il 7 marzo
2025. Di seguito, ecco le prime foto emerse online:
First look at the set of Ryan Coogler’s
untitled vampire movie with Michael B. Jordan and Hailee Steinfeld.
pic.twitter.com/p8vwJcHLmR
Il direttore della fotografia di
Ryan Coogler, Autumn Durald
Arkapaw, ha invece condiviso una foto sulla sua pagina Instagram in occasione delle
riprese. Da questa, si evince che il film ha già un titolo, ma
viene ancora tenuto nascosto, in questo caso da alcune emoji nere a
forma di cuore. La segretezza che circonda il titolo ha portato a
speculare sul fatto che il film possa essere basato su un’IP
esistente e molto nota.
Dopo il trionfo di The
Sandman, l’adattamento dell’acclamata
opera di Neil Gaiman con protagonista il
misterioso Morfeo di Tom Sturridge, Netflix ha deciso di osare nuovamente portando alla
ribalta un’altra amata storia dell’autore britannico. Infatti, la
miniserie in otto episodi Dead Boy
Detectives, disponibile su Netflix dal 25 aprile, trasporta sullo
schermo la cupa e struggente storia dei due
simpatici e gentili fantasmi adolescenti creati da Gaiman agli
inizi degli anni ’90, Edwin e Charles, il
“cervello” e i “muscoli” dell’agenzia soprannaturale
“Detective Defunti”. Inoltre, a dare vita a questo
spin-off fresco e travolgente, accanto ai
fumettisti Neil Gaiman e Matt Wagner, c’è lo showrunner Steve
Yockey, noto per aver prodotto il noto e iconico
Supernatural e per aver regalato al pubblico
l’adrenalinico The Flight
Attendant.
Dead Boy Detectives, la trama
Il noioso Edwin Payne (interpretato
da George Rexstrew) e l’impulsivo Charles Rowland
(Jayden Revri) sono due fantasmi adolescenti molto
amici che, mentre cercano da millenni di sfuggire alla
Morte, fondano l’agenzia Detective Defunti con l’obiettivo
di aiutare a risolvere i casi irrisolti che legano le tormentate
anime dei fantasmi di Londra ancora bloccati sulla terra. Tuttavia,
il loro equilibrio viene sconvolto quando incontrano la misteriosa
e coraggiosa Crystal Palace (l’attrice Kassius
Nelson), una giovane sensitiva che ha perso tutti i suoi
ricordi a causa di un feroce e caparbio demone (David
Iacono). Mossi dal desiderio di ritrovare sé stessi e di
compiere “buone azioni” nella speranza di redimersi, i tre si
dirigono verso la placida cittadina di Port Townsend, nello stato
di Washington, per risolvere un enigmatico caso legato alla
scomparsa di una povera bambina.
Qui faranno la conoscenza di nuovi
amici, come la simpatica e allegra Niko (interpretata da
Yuyu Kitamura) e la cinica macellaia tatuata Jenny
(Briana Cuoco), ma anche di altrettanti nemici che
li “costringeranno” a rimanere lontani dalla confortevole
Londra.
Una struttura alla Scooby Doo
La serie struttura ogni
episodio intorno a un mistero da risolvere, che va dal
salvataggio di Crystal dall’ex fidanzato demone che cerca di
possederla, al liberare la dolce e generosa Niko da due folletti
tanto adorabili quanto crudeli. Questa intricata e
articolata trama, ricca di intrecci e importanti
flashback, si nutre dunque delle continue sfide paranormali
e personali che i protagonisti devono affrontare. Infatti,
i nemici che si trovano sulla loro strada diventano sempre più
pericolosi, angoscianti e… invadenti.
Per esempio, a impedire ai tre
giovani di tornare a Londra c’è il capriccioso e affascinante
Re Gatto, interpretato dal magnetico Lukas
Gage (noto per le sue interpretazioni in Euphoria, Love, Victor, The
White Lotus e You), che, attratto da Charles, li
intrappola a Port Townsend con una scusa ridicola. Ma il Re Gatto è
solo l’inizio delle loro preoccupazioni: il trio si imbatte preso
nella strega “mangiabambini” Esther (interpretata
da Jenn Lyon), che tormenta i tre giovani con il
desiderio di renderli preda per il suo grosso e sanguinario
“serpente della gioventù”.
E, come se non bastasse, Edwin e
Charles devono costantemente cercare di sfuggire alla Morte
(la sorella di Sogno in The Sandman,
interpretata anche qui dall’attrice Kirby
Howell-Baptiste) e di evitare un destino infernale che non
pensano di meritare. Questa missione diventa sempre più ardua,
soprattutto quando le loro “vite” si intrecciano con la
determinazione (o ossessione?) dell’infermiera notturna
(interpretata da Ruth Connell, nota per il suo
ruolo di Rowena in Supernatural), una “manager
dell’aldilà” incaricata di raccogliere le anime dei bambini per
conto di Morte.
Edwin e Charles: una seconda possibilità
nell’aldilà
Uno dei principali punti di forza
della serie risiede senza dubbio nell’ottima
caratterizzazione dei personaggi. In soli otto episodi,
sia i protagonisti che i personaggi secondari sono raccontati a
sufficienza per convincere il pubblico e coinvolgerlo
emotivamente. Tutti i personaggi, dunque, per quanto a
volte piccoli e marginali per la narrazione, riescono a
emergere con pregi e difetti, traumi e speranze.
In questa intricata trama, ogni personaggio si mostra come
il prodotto dei dolori che ha affrontato. Persino
gli antagonisti più crudeli, quindi, finiscono per avere un “valido
motivo” per seminare sofferenza, odio e inferno sulla Terra.
Questa particolare cura nella
caratterizzazione dei personaggi aggiunge alla trama soft
horror una dimensione emotiva e umana che va ben oltre la
semplice comprensione del soprannaturale. Ciò che veramente
colpisce lo spettatore non sono gli effetti speciali, gli jumpscare
o i viaggi danteschi attraverso orrorifici e suggestivi gironi
infernali. Quello che fa davvero brillare la serie sono le singole
narrazioni, le storie personali e intime dei
personaggi che affrontano temi universali
come il bullismo, la violenza domestica, la solitudine, il
tradimento, il dolore della perdita… e anche l’amore. Le vicende di
Edwin e Charles, in particolare, sono così toccanti e
commoventi da relegare in secondo piano qualsiasi
mostruosità o presenza demoniaca. Pur appartenenti a epoche
diverse, infatti, Edwin e Charles si ritrovano legati da un triste
destino, un filo rosso di sofferenza e ingiustizia che unisce i
loro traumi e il loro profondo sentimento di sentirsi soli a questo
mondo.
Edwin e Charles non
si limitano banalmente a cercare redenzione o eternità. Il loro è
un viaggio alla ricerca dell’accettazione e del
perdono, verso coloro che li hanno feriti e soprattutto
verso sé stessi. Un lungo e tortuoso viaggio mosso dal desiderio di
seconde opportunità che si estende fino all’aldilà.
Uno spin-off coi fiocchi
Deliziosamente oscuro,
adorabilmente goffo e profondamente commovente, Dead
Boy Detectives si palesa quindi come un degno spin-off
di The Sandman. Infatti, nonostante adotti
un’atmosfera più adolescenziale e meno tenebrosa,
e pur presentando alcune sottotrame che potrebbero risultare
forzate (come quelle legate al demone David e al ragazzo-corvo,
talmente noiosi da far risultare difficile prenderli sul serio), il
teen drama horror proposto da Netflix riesce senza alcun dubbio a
intrattenere, a incuriosire e a catturare il cuore degli spettatori
con un tocco tenero e avvincente, che a tratti
ricorda quello dell’amato dark fantasy di Joe Hill, Locke & Key.
Diretto da Fernando
Meirelles (autore di City of God), il
film di NetflixI
due papi immagina una serie di incontri
tra Papa Benedetto
XVI e Papa Francesco, ma
così facendo la vera storia viene in parte distorta. Fin dal suo
annuncio, il film è stato al centro delle attenzioni, in gran parte
per via della sua idea originale, del clamore suscitato dagli
attori Anthony
Hopkins e Jonathan
Pryce (entrambi molto somiglianti ai
veri Joseph
Ratzinger e Jorge Bergoglio) e
alle implicazioni contenutistiche di un simile racconto.
Basandosi su una sua opera teatrale,
lo
sceneggiatore AnthonyMcCarten ha
infatti ipotizzato una serie di conversazioni tra le due figure di
spicco della Chiesa cattolica, ciascuna con punti di vista
apparentemente opposti sulle necessità e le agende
dell’istituzione. Benedetto XVI è un tradizionalista intransigente
che viene visto come una reliquia del passato, mentre Papa
Francesco, un gesuita che dà la priorità a una vita pacifica di
assistenza ai poveri, ed è considerato ciò di cui la Chiesa ha
bisogno per rimanere rilevante nel XXI secolo.
È certamente un concetto intrigante,
che dà vita anche a interessanti quesiti filosofici che
costituiscono la parte più importante del film. I due
papi, però, è dunque più una metafora che un biopic, un
film che letteralizza i problemi del cattolicesimo nell’era attuale
attraverso i due uomini che molti vedono come rappresentanti del
cambiamento di paradigma dal vecchio al nuovo. Il grande
interrogativo per gli spettatori, tuttavia, è quanto
della vera storia dei due papi venga
mostrato nel film.
Gli incontri tra i due papi sono
avvenuti davvero?
Queste due figure reali di grande
importanza per milioni di cattolici in tutto il mondo sono dunque
usate in I due papi più come strumenti
metaforici per porre domande filosofiche più importanti sulla
Chiesa che altro. Se visto come tale, il film ha molto più senso
che se lo si vede come un semplice biopic. Papa Benedetto XVI, ad
esempio, non ha mai incontrato il cardinale Bergoglio per discutere
del suo ritiro o per incoraggiarlo a proporsi come prossimo
candidato al papato. Questo è stato interamente inventato da
McCarten.
L’incontro, come mostrato
ne I due papi, è anche mostrato come una
scusa per Bergoglio per cercare di presentare le sue dimissioni da
vescovo, cosa che Benedetto nega ripetutamente. Questo viene
rivelato come se Bergoglio volesse allontanarsi dalle
sollecitazioni della Chiesa, ma in realtà tutti i vescovi devono
farlo. L’articolo 401.1 del Codice di diritto canonico di rito
latino afferma che “un vescovo diocesano che abbia compiuto il
settantacinquesimo anno di età è invitato a offrire le proprie
dimissioni dall’ufficio al Sommo Pontefice, il quale, tenendo conto
di tutte le circostanze, provvederà di conseguenza”.
Come ha notato l’American Magazine,
è possibile che Papa Benedetto e Bergoglio si siano incontrati in
Vaticano, ma non come mostra I due Papi. È
infatti più probabile che ciò sia avvenuto quando i vescovi
argentini hanno effettuato le loro visite “ad limina”. Si tratta di
visite regolari e obbligatorie in Vaticano, in cui i vescovi
possono riferire sullo stato delle loro diocesi. Prima delle
dimissioni di Benedetto XVI, è dunque improbabile che ci siano
stati incontri come quelli mostrati nel film, dove i due uomini
passano molto tempo insieme, anche in occasioni informali.
Il divario tra i due esisteva
davvero?
La narrazione generalmente accettata
che circonda i papi Benedetto XVI e Francesco è che essi
rappresentavano le due parti della Chiesa cattolica:
I tradizionalisti e
i modernisti. Ratzinger è stato visto come il
teologo della vecchia scuola, di stampo fortemente conservatore,
che sosteneva il ritorno ai valori fondamentali del cristianesimo
nella vita quotidiana, soprattutto di fronte al crescente
secolarismo mondiale. Bergoglio, al contrario, è stato visto come
l’uomo del popolo, il gesuita che ha rifiutato le ricchezze spesso
oscene della Chiesa a favore di una vita semplice e di un approccio
più pratico al papato.
Ne I due papi,
Benedetto nota spesso come Bergoglio sia in disaccordo con le sue
posizioni, sia pubblicamente che privatamente, e si indigna in
particolare per il suo stile di vita più sfarzoso. Il mandato di
Benedetto come Papa è visto nel film come un periodo di crescente
irrilevanza nell’era moderna e intriso di scandali, come lo
scandalo delle fughe di notizie in Vaticano, in cui i documenti
trapelati hanno esposto la presunta corruzione e le lotte di potere
all’interno della Chiesa. Paolo Gabriele, che
dal 2007 era il maggiordomo personale del Papa, è stato infine
arrestato dalla polizia vaticana e riconosciuto colpevole di
furto.
Sebbene i due differiscano su alcune
questioni importanti e sull’approccio al papato, le loro differenze
sono più radicate nella teologia che nei compiti attivi
dell’incarico. Come ha osservato il Catholic Herald, “Papa
Francesco non ha inclinazioni teologiche opposte [a quelle di
Benedetto], quanto piuttosto uno scarso interesse per la teologia,
se non come strumento di politica ecclesiastica”. In
breve, I due papi, poiché si concentra più
sull’uso di questi uomini come tramite per questioni più grandi che
nel raccontare la loro verità, non si preoccupa delle politiche più
profonde e intricate del cattolicesimo.
Questo non è certo un male.
Trasformare tutto questo in un film sarebbe probabilmente
un’insopportabile forzatura e non sarebbe qualcosa che il pubblico
in generale è desideroso di vedere. I due
papi riflette anche una percezione più ampia della
Chiesa: Francesco è generalmente più popolare di Benedetto ed è
visto come un passo avanti, indipendentemente dal fatto che lo sia
davvero. Tuttavia, le differenze tra i due sono diverse e più
complesse rispetto a quelle mostrate nel film.
La vera storia dietro I due papi
Come già detto, I due papi in genere
non si preoccupa di aderire strettamente alla verità, quanto di
raccontare una storia di interesse teologico che sia vera nello
spirito. Ci comunque momenti reali sparsi per tutto il film.
Bergoglio è da sempre un tifoso della squadra di calcio del San
Lorenzo, ma non ha mai visto la Germania battere l’Argentina ai
Mondiali con Benedetto. Benedetto, invece, ha comunicato per primo
la sua decisione di dimettersi al suo segretario personale,
mons. Georg Gänswein, a suo fratello,
padre Georg Ratzinger, e al
cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio
cardinalizio, e non a Bergoglio, e la decisione sarebbe stata presa
interamente da lui.
Un po’ di tempo viene dedicato poi al passato di Bergoglio in
Argentina e al suo coinvolgimento durante la Guerra Sporca del
Paese, dove fu accusato di non aver fatto abbastanza per opporsi al
governo dittatoriale. È interessante notare che viene dedicato
molto tempo al passato di Bergoglio e pochissimo a quello di
Ratzinger, anche se il suo coinvolgimento nella Gioventù hitleriana
viene citato in modo derisorio in un paio di occasioni. La
questione delle scarpe di Benedetto è invece diventata uno strano
punto di discussione durante il suo papato, che è arrivato a
simboleggiare il suo contrasto con lo stile di vita semplice
predicato e praticato da Bergoglio.
Come osserva il Catholic Herald: “Benedetto ha indossato le
scarpe rosse quasi per ricordare a se stesso l’ufficio in cui era
entrato, mentre Papa Francesco ha continuato a indossare le sue
vecchie scarpe perché ha un amico in Argentina che ha fatto e
riparato le sue scarpe per 40 anni”. Nella misura in
cui il contrasto tra le calzature è indicativo di qualcosa, è del
modo in cui entrambi gli uomini si sentono a disagio con l’ufficio.
Sarebbe interessante analizzare l’effetto che il loro disagio con
l’ufficio ha sul loro modo di condurlo”.
Il modo migliore di guardare I due
papi potrebbe dunque essere quello di considerarlo
come una fantasia che concretizza una serie di discussioni e
ipotesi relative a questi temi. Si tratta di un film di idee che
presenta un futuro brillante per una delle istituzioni più potenti
del pianeta. Ci sono problemi enormi con questo approccio – la
Chiesa cattolica non ha esattamente bisogno di una trasformazione
cinematografica e certi argomenti non sono adatti a conversazioni
esclusivamente astratte – ma così com’è, non è difficile capire
perché I due papi abbia conquistato
scettici e credenti.
Vincenzo
Mollica, giornalista, scrittore, autore e conduttore
televisivo e radiofonico, riceverà il David Speciale nel corso
della 69ª edizione dei
Premi David di Donatello. Il riconoscimento sarà assegnato
venerdì 3 maggio nell’ambito della cerimonia di premiazione in
diretta, in prima serata su Rai 1 dagli studi di Cinecittà, con la
conduzione di Carlo Conti e Alessia Marcuzzi. L’evento sarà
trasmesso per la prima volta in 4K, sul canale Rai4K, numero 210 di
Tivùsat. Sul red carpet ci sarà Fabrizio Biggio.
“Da oltre quarant’anni,
Vincenzo Mollica racconta con passione e sobrietà, entusiasmo e
competenza, il mondo dello spettacolo in Italia – dichiara Piera
Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del
Cinema Italiano – Il suo stile unico, l’empatia e la sua arte
dell’intervista sono da decenni un esempio per chi ha intrapreso la
carriera di giornalista. Per me una vera ispirazione, per tutti un
maestro che sa unire gusto pop, film d’autore, grandi attori e
registi. E che, soprattutto, ama comunicare, perché Vincenzo
Mollica non ha parlato solo agli addetti ai lavori ma al pubblico,
enorme, che lo ha conosciuto e apprezzato attraverso televisione e
radio. Cinema, musica, tv, fumetto, letteratura, universo digitale:
Vincenzo è al fianco di tutti noi, ogni giorno, per raccontarci con
la sua coinvolgente curiosità l’affascinante universo della cultura
in tutti suoi linguaggi”.
Vincenzo Mollica entra a
far parte della redazione del TG1 nel 1980, divenendo uno dei primi
giornalisti televisivi specializzati in spettacolo e raccontando,
da inviato, grandi eventi come le cerimonie degli Academy Awards,
il Festival di Cannes, la Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia e Festival di Sanremo. Ha curato, per
oltre venti anni, la rubrica di approfondimento sullo spettacolo
del TG1, “DoReCiakGulp”, ha realizzato le trasmissioni televisive
“Prisma”, “Taratatà” e “Per fare Mezzanotte” mentre su Rai Radio 2
ha ideato e condotto il programma “Parole parole, storie di
canzoni”. Nel corso degli anni, Mollica ha scritto e curato
novantatré volumi sul mondo del cinema, della musica e del fumetto
ed è stato collaboratore del Radiocorriere TV, Linus, il Venerdì di
Repubblica, Il Messaggero e l’Unità. Nel 1986, appare sul fumetto
“Viaggio a Tulum”, ideato da Federico Fellini e disegnato da Milo
Manara mentre, nel 1995, fa la sua prima apparizione in un fumetto
Disney, all’interno della storia “Paperino oscar del centenario”:
da un disegno di Andrea Pazienza, che lo ritrae dotato di becco, il
giornalista si trasforma, grazie alla penna di Giorgio Cavazzano,
in Paperica. Disegnatore egli stesso, Mollica ha diretto, dal 1991
al 1995, la rivista Il Grifo e nel dicembre del 2006 ha esposto le
sue opere al Complesso del Vittoriano a Roma. Nel 2019, in
occasione della Mostra di Venezia, ha ricevuto il Premio Pietro
Bianchi, prestigioso riconoscimento che il Sindacato Nazionale dei
Giornalisti Cinematografici conferisce in omaggio a una personalità
eccellente del mondo del cinema. E torna al cinema, questa volta da
protagonista, con un docufilm da lui ideato e co-prodotto da Atomic
e Rai Cinema sugli ultimi anni di vita di Federico Fellini.
Challengers (qui
la recensione) è al cinema dal 24 aprile ed ha tra i suoi
protagonisti l’attrice Zendaya, che ha ora raccontato brevemente di essere
stata “nervosa” prima dell’uscita del nuovo film di
Luca Guadagnino. L’attrice, vincitrice di un Emmy,
ha condiviso su Instagram un carosello di foto e video dietro le
quinte del film con le sue co-star, Mike Faist e
Josh O’Connor.
“È la prima volta che sono la
protagonista di un film in questo modo, quindi ero nervosa, ma
l’entusiasmo e l’incoraggiamento di tutti hanno significato il
mondo per me“, ha commentato il post su Instagram. “Sono
così onorata di averlo potuto fare accanto a queste persone
incredibilmente talentuose, brillanti (ed esilaranti) e a nome di
tutti noi, speriamo che il film vi piaccia e ancora… cercate di non
giudicare troppo i personaggi lol ma anche #teamtashi“.
Il post carosello – riportato qui
di seguito – comprende video di Zendaya che si allena con una palla gonfiabile
e si allena su un campo da tennis, di O’Connor che lanciava una
bottiglia d’acqua di plastica e cercava di farla atterrare in
posizione verticale, e di Faist truccato e pettinato. Il video
finale vede O’Connor e Faist che si baciano su una racchetta da
tennis con la parrucca di Zendaya del film, facendo apparentemente
riferimento alla scena del trailer che è diventata virale in cui i
loro personaggi la baciano entrambi.
Forse nota soprattutto per il ruolo
di Rue Bennett in Euphoria,
negli ultimi anni Zendaya ha ottenuto importanti progetti
cinematografici, tra cui Spider-Man
Homecoming e i suoi seguiti ma anche Dune e Dune: Parte
Due. L’attrice ha rivelato a The Hollywood Reporter che,
prima di iniziare la produzione di Challengers, ha chiesto alla
co-star di Dune,
Timothée Chalamet, un consiglio su come
lavorare con Guadagnino.
“Luca è brillante, e volevo
lavorare con lui da molto tempo, e questa mi è sembrata una cosa
assolutamente perfetta. Quando ci siamo incontrati per la prima
volta per la sceneggiatura, aveva una comprensione così acuta e
profonda dei personaggi fin dall’inizio e un’idea più chiara del
tipo di film che voleva creare. E la sceneggiatura era brillante,
[lo scrittore] Justin Kuritzkes ha un grande talento e sono molto
felice per lui. Quindi tutto ha avuto senso“.
Il film, di cui Zendaya è anche produttrice, segue il suo
personaggio, Tashi, una tennista trasformata in allenatrice, che
trasforma suo marito Art (Faist) da giocatore mediocre in un
campione del Grande Slam di fama mondiale. Quando Art subisce una
serie di sconfitte, Tashi lo iscrive ad un torneo challenger – uno
dei tornei di livello inferiore rispetto a quelli per
professionisti. Qui, però, Art si troverà a sfidare Patrick
(O’Connor), suo ex migliore amico ed ex fidanzato di Tashi.
Uno dei film più attesi dell’estate
è senza dubbio Deadpool &
Wolverine, il nuovo kolossal dei Marvel Studios. Il film non solo
continuerà le avventure dei due personaggi principali, ma
presenterà anche elementi del Marvel Cinematic
Universe, come l’Autorità per le Variazioni Temporali, e
camei di personaggi dei precedenti film della Fox sugli X-Men.
Tanto materiale preesistente sarà dunque incluso nel film, cosa che
ha portato in molti a chiedersi se non fosse necessario fare un
ripasso in vista della visione.
Nelle recenti dichiarazioni
rilasciate all’Associated Press, però, il
regista di Deadpool &
Wolverine, Shawn Levy, ha assicurato
che, nonostante queste connessioni con il franchise, il film sarà
accessibile al pubblico senza bisogno di fare ulteriori
“compiti a casa“. “Ero un bravo studente a scuola.
Faccio i compiti a casa anche da adulto. Ma non voglio
assolutamente fare i compiti quando vado al cinema“, ha
spiegato Levy.
“Ho fatto questo film con un
sano rispetto e gratitudine nei confronti dei fan sfegatati che
conoscono a menadito la mitologia e la storia di questi personaggi
e di questo mondo. Ma non volevo dare per scontato questo. Questo
film è costruito per l’intrattenimento, senza alcun obbligo di
arrivare preparati con una ricerca precedente“.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy,
regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la
regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da
parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano
svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora
segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki,
incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
Uscito nel 2020, L’uomo
invisibile (qui
la recensione) di Leigh Whannell è stato uno
dei film horror più acclamati dalla critica di quell’anno e ha
lasciato i fan con la speranza di poter vedere un seguito. Ma
nonostante la sua conclusione aperta, non ci sono stati per ora
aggiornamenti reali su un possibile sequel, almeno fino ad ora.
Durante un’apparizione al podcast Happy Sad Confused, la star Elisabeth Moss ha rivelato che: “La
Blumhouse e la mia casa di produzione [Love & Squalor Pictures]…
siamo più vicini che mai al realizzarlo. E mi sento molto
ottimista al riguardo“. L’attrice ha inoltre ribadito che:
“Siamo davvero intenzionati a continuare la storia“,
riaccendendo dunque le speranze dei fan a riguardo.
Di cosa parla L’uomo invisibile?
Ne L’uomo
invisibile, Moss interpretava una donna, Cecilia, che
veniva presa di mira dal suo ex fidanzato, il quale inscenava la
propria morte e usava una tuta che lo faceva apparire invisibile
per molestarla apparentemente dall’oltretomba. Il film si conclude
con Cecilia che prende il controllo della tuta per uccidere il suo
molestatore, rimanendo poi in possesso della tecnologia. Il film è
interpretato anche da Aldis Hodge nel ruolo
dell’amico che aiuta Cecilia a riprendersi la sua vita. Il film non
è stato solo un successo di critica, ma anche di botteghino, con un
incasso globale di 144 dollari a fronte di un budget di 7 milioni
di dollari.
Già nel 2022, la Moss aveva
dichiarato di non considerare del tutto conclusa la sua esperienza
con L’uomo
invisibile, dichiarando a ComicBook.com che avrebbero
voluto un sequel altrettanto buono, se non migliore, del primo.
“Non posso dire molto, ma sicuramente non è… non è affatto in
secondo piano, ma penso che, con qualsiasi sequel, si voglia
ovviamente essere sicuri di rendere giustizia all’originale“,
ha detto Moss. “E quindi nessuno di noi coinvolti ha intenzione
di creare un’altra cosa, lanciarla e vedere cosa succede. Vogliamo
davvero che sia altrettanto buono, se non migliore, del
primo“.
Negli ultimi anni, abbiamo visto i
Marvel Studios iniziare
lentamente a introdurre i mutanti nel MCU. Tuttavia, mentre la
presenza di Ms. Marvel e Namor tra loro ha fatto presagire ciò che
potrebbe essere all’orizzonte, gli stessi mutanti sono apparsi in
film come Doctor Strange nel Multiverso della Follia, The
Marvels e l’atteso Deadpool &
Wolverine di quest’estate. Si comincia inoltre ad
ipotizzare che uno dei prossimi film sugli Avengers metterà gli
Eroi più potenti della Terra contro una squadra multiversale di
X-Men. Questo avrebbe tutto il senso del mondo nel bel mezzo di
un’incursione, ma che dire del tanto atteso reboot?
Secondo lo scooper Jeff Sneider, i Marvel Studios sono
vicini all’assunzione di uno sceneggiatore per il film live action
sui mutanti, con un annuncio ufficiale che potrebbe essere fatto
nelle “prossime settimane“. Il successo di X-Men
’97 ha riportato questi personaggi al centro delle
attenzioni e l’entusiasmo che circonda Deadpool &
Wolverine dimostra anche che i fan sono pronti a vedere di
nuovo i mutanti in azione, e probabilmente questi eroi sono
esattamente ciò di cui il MCU ha bisogno in questo momento.
“Gli X-Men sono un concetto di
personaggi solido, ricco e grandioso“, ha dichiarato Feige in
un’intervista dell’anno scorso. “C’è il ritorno della serie
animata [quest’anno], di cui siamo molto entusiasti“. Parlando
dell’introduzione in carne ed ossa di questi personaggi nel MCU,
Feige ha aggiunto che: “La questione è come farlo e quando
farlo, ed è qualcosa su cui stiamo lavorando da anni“. Sebbene
non ci sia ancora stato un annuncio ufficiale, sembra dunque che i
lavori sul film dedicato ai mutanti stia proseguendo con
successo.
Keke Palmer era già
un’artista discografica di successo prima di ottenere il ruolo di
co-protagonista in Nope di
Jordan Peele, ma la sua contagiosa e straordinaria
interpretazione di Emerald nel film horror fantascientifico del
2022 l’ha fatta conoscere in grande stile. Poco dopo l’uscita del
film, la Palmer ha iniziato una campagna sui social media per
interpretare Rogue nel film
live-action degli X-Men previsto dai Marvel Studios, condividendo alcune
impressionanti foto in cosplay nei panni della celebre mutante
L’interesse della Palmer per il
ruolo di Rogue ha iniziato ad attirare l’attenzione quando ha
risposto al video di un fan che spiegava perché riteneva che
sarebbe stata la scelta perfetta per interpretare Rogue (al
contrario degli eroi a cui è solitamente accostata, come ad esempio
Tempesta) nel prossimo reboot del MCU. Anche su Twitter ha in più
occasioni condiviso il proprio entusiasmo verso il suo possibile
coinvolgimento.
“È una cosa riservata,
tesoro“, ha risposto Palmer quando, durante un’intervista con
ComicBook.com, le è stato chiesto se qualcuno della Marvel si fosse
messo in contatto con lei. “No, sto scherzando. Non lo so. So
solo che i fan… il modo in cui i fan mi hanno accostato al ruolo,
tesoro, online, devo fare un concerto ogni settimana. Quindi se
aggiungiamo la Marvel, ehi, facciamolo. Sono pronta per
Rogue“.
Non capita spesso, ma le campagne
degli attori che esprimono il desiderio di interpretare determinati
personaggi a volte danno i loro frutti e li mettono nel mirino di
uno studio. Sarà questo il caso della Palmer? Non sappiamo se sia
in lizza per interpretare Rogue, ma lo scooper Daniel
Richtman riferisce che la Marvel è interessata all’attrice
per un “ruolo importante” nel Marvel Cinematic Universe.
Aggiunge che “non è sicuro che l’abbiano già incontrata, ma se
non l’hanno ancora fatto, lo faranno“. Non resta dunque che
attendere di scoprire qualcosa in più.
È passato più di un anno da quando
si è diffusa la notizia che la Disney stava effettivamente
procedendo con Pretty Princess 3. Anne Hathaway, già protagonista dei primi due
film, usciti tra il 2001 e il 2004, non può rivelare alcun
dettaglio a riguardo, ma in una recente intervista al magazine V
ha assicurato ai fan che lo sviluppo del tanto atteso sequel
continua e che l’intenzione rimane quella di realizzarlo
davvero.
“Siamo a buon punto“, ha
detto la Hathaway. “È tutto quello che posso dire. Non c’è
ancora nulla da annunciare. Ma siamo in una buona posizione“.
Sembra che sia il sequel che l’attrice è più interessata a vedere
realizzato, poiché non vede un modo fattibile per riportare in vita
un altro dei grandi classici, Il diavolo veste Prada. “Probabilmente no“,
ha risposto la Hathaway quando le è stato chiesto se verrà mai
realizzato un sequel di quel film dove è protagonista accanto a
Meryl Streep e Emily Blunt.
“Ci amiamo tutti e se qualcuno
riuscisse a trovare un modo per farlo, credo che saremmo tutti
pazzi a non farlo. Ma c’è un’enorme differenza nel mondo attuale
con la tecnologia, e uno degli aspetti di quella particolare storia
è che si trattava di produrre un oggetto fisico. Ora, con il
digitale, sarebbe molto diverso. Forse io, Stanley, Emily, Meryl,
Dave Frankel, Patricia Field… dovremmo fare qualcosa insieme.
Sarebbe divertente“.
Di cosa parla Pretty Princess?
Diretto dal compianto Garry
Marshall e basato sul romanzo di Meg
Cabot, il film originale del 2001 seguiva una goffa
adolescente americana che apprendeva di essere l’erede al trono del
regno europeo di Genovia. Julie Andrews
interpretava la regina della nazione fittizia. Il film per famiglie
divenne un successo al botteghino con 165 milioni di dollari di
vendite globali. Il film successivo, Principe azzurro
cercasi, anch’esso diretto da Marshall e che ha fatto
conoscere al mondo
Chris Pine, ha avuto lo stesso successo nelle sale con 134
milioni di dollari in tutto il mondo.
I nuovi progetti da attrice di Anne Hathaway
Nell’ultimo periodo Anne Hathaway ha avuto un gran da fare come
attrice, avendo ben 4 film all’attivo tra il 2023 e il 2024. È
infatti stata protagonista del thriller Eileen,
dove interpreta una psicologa che intraprende una controversa
relazione con la giovane il cui nome dà il titolo al film. Ha poi
recitato in She
Came to Me, dramma incentrato su un compositore in
preda ad un blocco creativo che cerca di ritrovare l’ispirazione
grazie alla moglie, interpretata da Hathaway.
Nel 2024 la si vede invece
inThe
Idea of You, dove interpreta Solène, una quarantenne
divorziata che lavora in una galleria d’arte, che intraprende una
relazione con un cantante ventiquattrenne, e in Mothers’ Instinct,
dove interpreta invece Celine, una donna che dopo la morte
accidentale del figlio Max, diventa morbosamente possessiva nei
confronti di Theo, il figlio dell’amica e vicina Alice,
interpretata da Jessica Chastain.
La lavorazione di Superman
continua e, come abbiamo riportato all’inizio di questa settimana,
la produzione dovrebbe concludersi a luglio. La notizia è
emersa da una recente intervista di Be More Super a Justin
Howell, controfigura di David Corenswet, interprete di Clark
Kent/Superman. Altri estratti
dell’intervista sono ora stati diffusi online, con Howell che ha
definito Corenswet “un ragazzo con i piedi per terra e
dolcissimo“. Ha poi aggiunto che l’attore “incarna così
bene il personaggio“.
Howell, già controfigura di Chris Hemsworth in Thor: Love and Thunder e
interprete di Master Chief in Halo, ha poi dichiarato che
la tuta di Superman “è quella che permette maggiori movimenti
tra tutte quelle che ho indossato“. Il co-CEO dei DC Studios e
regista James Gunn ha per ora condiviso solo il logo
(che trae ispirazione dalla serie di fumetti Kingdom Come) che
ritroveremo sul costume di Superman e sembra che ci vorrà parecchio
prima di poter avere uno sguardo completo di esso.
Howell ha poi anche detto che fare
la controfigura di Superman è la “vetta” della sua
carriera, definendo il tutto “un’esperienza molto, molto
bella“. Per quanto riguarda il lavoro su Superman,
Howell ha invece definito il film “l’inizio di una nuova
era“, aggiungendo che: “Le cose che James [Gunn] sta
facendo sono molto interessanti“. Affermazioni che si
aggiungono alle tante incoraggianti dichiarazioni rilasciate sino
ad oggi sia su questo film che sull’intero progetto del nuovo
DC
Universe. Progetto di cui i fan non vedono l’ora di
saperne di più.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion. Sean Gunn, María
Gabriela de Faría, Terence Rosemore, Wendell Pierce, Sara Sampaio,
Anthony Carrigan, Pruitt Taylor Vince completano il
cast.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio
2025.
Florence Pugh ha recentemente pubblicato un
post su Instagram per raccontare il dietro le quinte di
Thunderbolts*
e, sebbene il nuovo post condiviso su Instagram da Olga Kurylenko, star della Black
Widow, non sia altrettanto rivelatore, fa comunque
presagire il suo ritorno nel ruolo di Antonia
Dreykov, alias Taskmaster. Figlia del leader della Red
Room, il generale Dreykov, la sua mente e il suo corpo sono stati
controllati da un chip che l’ha dotata di riflessi fotografici
straordinari che le hanno permesso di imitare le tecniche di
combattimento di altri individui.
Ora che si è liberata dalla sua
influenza, resta da vedere cosa Antonia apporterà alla squadra dei
Thunderbolts. Il primo concept art
di Thunderbolts*
la mostrava vestita, ma il fatto che sulla sedia della Kurylenko ci
sia scritto “Antonia” è probabilmente indicativo. L’attrice aveva
solo una manciata di battute in Black
Widow, quindi il tempo ci dirà se il personaggio sarà un
po’ più approfondito in questo film, permettendoci così di scoprire
chi è la donna dietro la maschera di Taskmaster.
“Era solo un approccio diverso e
un nuovo tipo di storia da raccontare in mezzo a questo, che so che
hanno fatto così tante cose, ma non è un sequel“, ha detto
l’anno scorso il regista Jake Schreier. “Sì, questi personaggi
sono già apparsi in passato, ma è una nuova storia che viene
raccontata“. “E una storia, credo, con una prospettiva
molto diversa da quella che forse la gente non si aspetta, e credo
che questo sia stato eccitante e abbia rappresentato una vera sfida
che valeva la pena affrontare“, ha concluso. Per dare
un’occhiata alla foto condivisa da Kurylenko su Instagram, ecco qui
sotto il suo post:
Durante il panel dei Marvel Studios al
D23 2022, il presidente dei Marvel
StudiosKevin
Feige ha svelato il cast del prossimo film
Thunderbolts,
che sarà una squadra composta principalmente da supercriminali e
antieroi. Comprende la Contessa Valentina Allegra de
Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), Red
Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah Jon-Kamen), US Agent
(Wyatt
Russell), Taskmaster (Olga
Kurylenko), Yelena Belova/Black Widow
(Florence
Pugh) e Il Soldato d’Inverno (Sebastian
Stan). Secondo quanto appreso la contessa Valentina
Allegra de Fontaine metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry.
Thunderbolts*
è attualmente previsto nelle sale il 2 maggio
2025. Harrison Ford – ammesso che sia presente –
sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross. Il film sarà diretto da Jake
Schreier, la cui storia come regista non è estremamente
ampia, avendo lavorato solo a Robot & Frank del 2012,
Paper Towns del 2015 e alla versione filmata del 2021 di
Chance the Rapper’s Magnificent Coloring World Tour.
Non è un segreto che Tom Hiddleston abbia fatto un’audizione per il
ruolo di protagonista in Thor prima di essere scritturato
per il ruolo di Loki, ma sembra che i Marvel Studios abbiano voluto
tenere aperte fino all’ultimo le possibilità su chi avrebbe
interpretato questi ruoli. Durante una recente apparizione al
podcast Seaman
Says, la star di Loki ha
rivelato che nel primo contratto che ha firmato nel 2009 è stata
inserita una clausola particolare.
“Era davvero curioso“, ha
esordito Hiddleston. “È una cosa molto comune nel mondo del
lavoro, ma ho firmato… in pratica, hanno pre-negoziato il mio
contratto prima di andare [all’audizione] e l’ho firmato“.
“Ma ho notato che quella mattina c’era scritto: ‘I Marvel
Studios hanno il diritto di ingaggiare Tom Hiddleston nel ruolo
di…’ e c’era uno spazio vuoto. E qualcuno aveva scritto
‘Thor/Loki’“.
Chris Hemsworth è poi stato scelto come Dio
del Tuono del MCU e ora è impossibile immaginare qualcun altro in
uno dei due ruoli. Hiddleston ha poi condiviso la sua convinzione
che questo contratto fosse unico per lui, suggerendo che i Marvel
Studios stavano tenendo la porta aperta a lui come Thor se le cose
non avessero funzionato con l’allora sconosciuto attore
australiano. “Mi sono detto: ‘Oh, mi chiedo se qualcun altro lo
dica’“, ha ricordato. “Non credo che l’abbiano fatto, a
dire il vero“.
“E dopo poco tempo, hanno
chiamato Chris Hemsworth e me lo stesso giorno e hanno
detto: ‘Guarda, costruiremo questi due personaggi insieme, li
introdurremo allo stesso tempo e tu farai questo viaggio enorme’.
Perché anche io e Chris pensavamo di fare un provino per un solo
film“. “E ricordo di essere stato chiamato per la prima
volta nell’ufficio di Kevin Feige, che mi ha detto: ‘Senti,
congratulazioni… Loki è un grande ruolo e Thor sarà un grande film,
ma voglio parlarti di Avengers’“.
Feige ha quindi esposto il suo
intero piano della Fase 1, che è culminata con gli Eroi più potenti
della Terra che si riuniscono in The Avengers per
combattere proprio Loki. “Sono letteralmente uscito fluttuando
da quella riunione“, ammette Hiddeston. “La vita stava per
cambiare radicalmente, e così è stato“. Come noto, l’attore ha
poi ripreso il suo ruolo anche nei due sequel di Thor, ma
anche in Avengers:
Infinity War, Avengers:
Endgame e infine nelle due stagioni della serie Loki.
Il periodo di Scarlett Johansson nei panni di Natasha
Romanoff si è concluso in Avengers:
Endgame, dove si sacrifica per salvare l’universo.
Tuttavia, con una svolta piuttosto perplessa, due anni dopo è stato
realizzato un film sulla sua Vedova Nera, Black
Widow. Ambientato tra gli eventi di Captain
America: Civil War e Avengers:
Infinity War, ha colmato alcune lacune nel passato di
Natasha e ha dato al MCU una nuova Vedova Nera, la
Yelena Belova di Florence Pugh.
Black
Widow è stato distribuito nei pochi cinema aperti durante
la pandemia e sul servizio Premier Access di Disney+. Insoddisfatta dell’impatto sui
bonus al botteghino che le erano stati garantiti dal contratto, la
Johansson ha poi fatto causa alla Disney e alla fine ha raggiunto
un accordo che l’ha vista anche accettare di produrre un nuovo
progetto per i Marvel Studios. Da allora abbiamo avuto
aggiornamenti sporadici su questo progetto e non si sa ancora nulla
sul protagonista o sull’ambientazione.
Tuttavia, Nexus Point News ha ora scovato
un aggiornamento sulla pagina LinkedIn di Courtney
Baker che rivela che la creativa dei Marvel Studios
“sarà responsabile del prossimo progetto televisivo Untitled
Scarlett Johansson series per Disney+“. Data la popolarità di
Pugh e la storia della Johansson con il personaggio, una serie
televisiva su Vedova Nera sembra sempre più probabile. Non resta
che attendere di sapere se questo progetto sarà effettivamente una
serie e se sarà dedicato in qualche modo al personaggio della
Johansson nel MCU o alla sua eredità.
Il Blade del 1998 e il suo
primo sequel, Blade II, sono ancora
tenuti in grande considerazione dai fan del personaggio dei fumetti
Marvel Comics, i quali ritengono che l’iconica
interpretazione di Wesley Snipes del vampiro titolare sarà
difficile da superare nel prossimo reboot. Ogni anno, poi, si
diffonde una nuova voce secondo cui Snipes potrebbe riprendere il
ruolo, ma quando si è diffusa la notizia che i Marvel Studios
stavano sviluppando un nuovo film con Mahershala Ali come protagonista, è iniziato a
sembrare altamente improbabile che Snipes indossasse di nuovo tali
panni.
Tuttavia, sembra che un ritorno
dell’attore in tale ruolo non sia totalmente da escludere. Secondo
lo scooper Daniel
Richtman, Snipes riprenderà il suo ruolo di Blade
nella Saga del Multiverso e ha “già firmato per fare alcune
cose lì”. Per il momento non ci sono altre informazioni, ma se
questo si rivelasse vero, i progetti più probabili in cui Snipes
potrebbe apparire sarebbero Deadpool &
Wolverine di quest’estate o Avengers:
Secret Wars, a meno che il reboot di Bladenon
includa anche alcuni elementi del Multiverso.
Quando gli è stato chiesto della
possibilità di vestire nuovamente i panni di Blade in un’intervista
rilasciata a ComicBook.com nel 2022, Snipes ha dichiarato: “Mai
dire mai. Finché sarò in salute e in forma, potrò fare il rock con
loro. Per quanto riguarda le mie previsioni sul fatto che qualcosa
del genere possa accadere in futuro, non lo so. Non lo so. Mi
sembra che se poteva succedere, sarebbe già successo. Ma ehi, mai
dire mai. Ma per ora no, i Marvel Studios non mi hanno ancora
contattato“.
Blade, tutto
quello che sappiamo sul film
Del nuovo Bladee
si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film
Blade, Blade II e Blade: Trinity, dove ad
interpretare il personaggio vi era l’attore Wesley Snipes.
La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo
sembra aver messo d’accordo
tutti, con l’attore indicato perfettamente idoneo sia a livello
estetico che di carisma.
Il Bladedi
Ali, come noto, ha già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti
la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del
film Eternals, quella in cui
compare anche l’attore Kit Harington e
la celebre Lama d’Ebano, che a sua volta sembra comparirà in
Blade. Come noto, il film sta però affrontando
numerosi problemi produttivi, con Ali che sembra essere stato
scontento delle prime versioni della sceneggiatura. Ci sarebbe
dunque stata una forte fase di riscrittura, che ha però
naturalmente portato il progetto a subire ritardi sia sull’inizio
delle riprese che sull’uscita in sala.
Dal suo lancio nel 1985, la serie
manga di successo City Hunter di Tsukasa
Hojo è stata adattata in diversi media in tutto il mondo.
Ora, le gesta del detective playboy Ryo Saeba
vengono reimmaginate in un nuovo film live action targato Netflix
con protagonista Ryohei Suzuki,
progetto in cui i fan della serie manga troveranno molti elementi
familiari. Dalla caratterizzazione dei personaggi alle iconiche
ambientazioni di Tokyo, ci sentiamo di affermare che il film
cattura l’essenza unica di City Hunter e rende un
sentito omaggio all’opera di Tsukasa Hojo.
Oltre a una serie anime di lunga
durata, che ha raccolto un proprio seguito internazionale, le
imprese dell’iconico detective playboy Ryo Saeba hanno fornito
l’ispirazione per diversi lungometraggi d’animazione, una serie
drammatica coreana del 2011, un lungometraggio francese in
live-action e l’omonimo film del 1993 con Jackie
Chan, diretto da Wong Jing (forse la
versione più famosa). L’ultimo a buttarsi nella mischia, come
dicevamo, è proprio Netflix, che ha prodotto un nuovo adattamento in
live-action di City Hunter, sulle origini della
collaborazione tra Ryo e Kaori
(Misato Morita) dopo il tragico destino del suo
precedente collega, Hideyuki (Masanobu
Ando) e che, al tempo stesso, fa salpare i personaggi per
una nuova avventura.
City Hunter, una
detective story folle al punto giusto
Dopo aver ricevuto un messaggio
criptico, i detective Ryo e
Hideyuki vengono assunti con il compito di
localizzare Kurumi, nota cosplayer online.
Tuttavia, la situazione si complica quando scoprono che Kurumi è
stata infettata da un pericoloso siero che la trasforma in una
forza incontrollabile. Durante uno scontro,
Hideyuki perde la vita ma, prima di morire, chiede
a Ryo di prendersi cura della sorella adottiva,
Kaori. Determinati a scoprire la verità e a
vendicare la morte di Hideyuki, Ryo e Kaori decidono di unire le
forze: le loro indagini riveleranno un oscuro complotto dalle
conseguenze devastanti.
Sin dal suo debutto nel 1985, il
manga City Hunter di Tsukasa Hojo ha affascinato i
fan di tutto il mondo con le sue intriganti storie caratterizzate
da un mix di azione, mistero e romanticismo. Come dicevamo, questa
rielaborazione della trama originaria della serie offre una
maggiore profondità ai suoi personaggi, non limitandosi alla
storyline della protezione di Kaori dalla mafia. City
Hunter trae linfa dalla sua stessa assurdità: si tratta di
un ibrido folle di generi, che passa dall’assurdo al serio e poi al
satirico in un batter d’occhio e che potrebbe convincere gli
appassionati del manga originale ricalcando il successo del
recente adattamento di One Piece.
Gli appassionati del genere
rimarranno senza dubbio conquistati dalle coreografie dei
combattimenti orchestrate dal regista Takashi
Tanimoto: ogni scontro è carico di tensione
controbilanciata da momenti di comicità slapstick che aggiungono
leggerezza all’atmosfera, senza diminuirne l’energia. Con
l’aggiunta di elementi sovrumani, l’azione in City
Hunter va oltre le semplici sequenze di combattimento e
commedia. Nonostante non sia eccessivamente violento, infatti, il
film non esita a mostrare l’intensità delle sequenze di lotta o i
danni causati dalle esplosioni delle piccole bombe nei confronti
dei cattivi. Dagli inseguimenti frenetici agli intensi scontri
corpo a corpo, il film offre continui momenti di pura adrenalina,
che mirano a lasciare lo spettatore con il fiato sospeso.
Oltre alla sua visione molto
accurata, City Hunter presenta anche una storia
profondamente toccante. Laddove Saeba guida
l’azione del film, potremmo definire Makimura il
cuore pulsante della narrazione: non solo il suo personaggio porta
il meglio di Saeba alla luce, ma non è nemmeno relegata a un ruolo
secondario e finalizzato solo a sostenerlo. Al contrario, mette in
luce la complessa dinamica di un fratello desideroso di prendersi
cura della propria famiglia, ma impossibilitato a farlo.
Con il fratello coinvolto in azioni
criminali, la protagonista si porta dietro un senso di colpa per
non essere riuscita a salvarlo. Questa vulnerabilità permea
l’intero film, accompagnando l’avvicinamento di
Saeba e Makimura. Tuttavia,
anziché proteggere Makimura ulteriormente, Saeba la coinvolge
direttamente nelle vicende, scelta che contribuisce notevolmente a
concedere a Makimura la possibilità di diventare parte attiva della
sua storia personale.
Un adattamento che soddisfa gli
appassionati di lunga data
Sebbene City Hunter
affondi le sue radici negli anni ’80, il film riesce ad
approcciarsi a tematiche contemporaneee in modo pertinente e
riflessivo. Ad esempio, il personaggio di Ryo Saeba, dal
comportamento sessista e lascivo, potrebbe non essere ben accolto
dal pubblico contemporaneo che non è familiare con la fonte
originale: è un prodotto del suo tempo e, fortunatamente, il
regista Yuichi Sato rende evidente il dissenso nei confronti del
suo comportamento da parte di coloro che lo circondano. Ryohei
Suzuki incarna perfettamente questo detective con il gusto per le
feste e le belle donne, prendendsi volutamente gioco dei lati più
criticabili del personaggio e rendendolo assolutamente
credibile nelle scene d’azione. Tanto disinvolto quanto letale,
questo Ryo in carne e ossa non ha nulla da invidiare alla sua
versione cartacea!
Oltre alla caratterizzazione dei
personaggi, i fan di lunga data ritroveranno tutti gli elementi
fondamentali dell’universo di Ryo Saeba. Per la prima volta, una
grande produzione si immerge nel cuore del suo quartiere d’azione,
Shinjuku. Dalle bacheche agli hostess bar e ai
locali notturni, l’ambientazione ha un vero scopo nella trama e
questa produzione non fa che confermarlo. Sarà un vero piacere per
gli appassionati constatare che questo adattamento di City
Hunter si diverte con il suo eroe tanto quanto il manga si
è divertito a mostrare le sue doti.
Guy Ritchie è un grande
narratore che intrattiene il pubblico con il suo stile dinamico da
quasi due decenni. Con i suoi film ha proposto nuovi contesti,
personaggi e modi di raccontare gli ambienti criminali, dando nuova
vita al gangster movie. Ogni suo lungometraggio è un’opera
estremamente riconoscibile e personale, il che lo rende uno dei
registi più apprezzati e ricercati da spettatori di tutto il mondo.
Mentre si attende in sala il suo nuovo film, The Ministry of Ungentlemanly Warfare, tra i
suoi titoli recenti più apprezzati vi è senza dubbio La furia
di un uomo – Wrath of Man (qui
la recensione), del 2021.
Remake del film francese del 2004
Cash Truck(Le Convoyeur), diretto da
Nicolas Boukhrief, questo lungometraggio lo vede
riunirsi con uno dei suoi attori feticcio, Jason Statham, dando vita ad un tesissimo
thriller d’azione incentrato su dei tentativi di furto ai danni di
furgoni blindati. Naturalmente c’è molto di più di questo, per un
film che ha ribadito – ammesso che ce ne fosse ancora bisogno – la
grande dimestichezza che Ritchie vanta con questo genere, tra scene
dal grande impatto adrenalinico fino alla gestione dei suoi
protagonisti e delle loro follie.
Per chi apprezza il regista, è
questo un film che segna quasi un ritorno alle origini e che
entusiasma proprio per la grinta con cui il tutto viene messo in
scena ed offerto allo spettatore. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a La furia
di un uomo – Wrath of Man. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Dopo un’imboscata mortale a una
delle loro auto blindate, la Fortico Securities con sede a Los
Angeles assume come guardia un misterioso nuovo dipendente,
Patrick Hill, che diventa noto semplicemente come
“H.” Mentre impara le basi dal partner Bullet, H
inizialmente sembra essere un tipo tranquillo e intenzionato
semplicemente a fare il suo lavoro per guadagnarsi da vivere. Ma
quando lui e Bullet diventano l’obiettivo di un tentativo di
rapina, le formidabili abilità di H vengono alla luce. Non solo è
un tiratore esperto che è ugualmente abile nel combattimento corpo
a corpo, ma H è anche spietato e letale.
Il cast del film
Ad interpretare Patrick Hill vi è
l’attore Jason Statham, qui alla sua quarta
collaborazione con Ritchie dopo Lock & Stock – Pazzi
scatenati (1998), Snatch – Lo strappo (2000) e
Revolver (2005). Due anni dopo sono tornati a lavorare
insieme per Operation Fortune (2023). Accanto a lui, nel ruolo
della guardia Haiden “Bullet” Blaire vi è l’attore Holt
McCallany, noto per essere stato uno dei due protagonisti
della serie Mindhunter. Josh Hartnett ricopre il ruolo di “Boy Sweat”
Dave Hancock, altra guardia della Fortico, mentre Jeffrey
Donovan è Jackson Ainsley, ex sergente di plotone.
Vi è poi nel film
Scott Eastwood nel ruolo di Jan, ex militare, guidato
da Jackson. Guy Ritchie è sempre stato un grande fan di
Clint Eastwood e quindi era entusiasta di poter
lavorare con suo figlio Scott in questo film. Completano il cast
Andy García nel ruolo dell’agente FBI King,
Eddie Marsan nel ruolo di Terry Rossi, un manager
di Fortico e Rob Delaney in quelli di Blake Halls,
boss della Fortico. Vi è poi in La furia
di un uomo – Wrath of Mananche la partecipazione del
cantante Post Malone nel ruolo di un
rapinatore.
La spiegazione del finale di
La furia di un uomo – Wrath of Man
Per tutta la durata di La furia
di un uomo – Wrath of Man, i furgoni blindati gestiti
dalla Fortico Security vengono costantemente presi d’assalto. Il
terzo atto ruota attorno a H che sventa il malvivente che non solo
ha compiuto tali assalti, ma ha anche ucciso suo figlio Dougie.
Alla fine del film, H non solo ottiene dunque la sua vendetta, ma
la compie nello stesso modo per cui è morto suo figlio. Mettendo
alle strette Jan, l’ultimo uomo rimasto in piedi della squadra che
ha rovesciato i blindati, H gli fa leggere il referto dell’autopsia
del figlio.
Si scopre dunque che, quando Jan ha
sparato a Dougie, ha colpito fegato, polmoni, milza e cuore. H
procede pertanto a sparare a Jan in ognuno di questi punti,
completando il suo piano di vendetta e ponendo fine a un lungo
gioco che ha portato avanti per diversi mesi e sotto una presunta
identità. Patrick Hill è infatti uno pseudonimo e che il suo vero
nome è Mason Hargreaves. Egli, inoltre, è a capo
di un impero criminale e ha anche legami con l’FBI, ricevendo da
loro le informazioni necessarie per scoprire l’identità della banda
che ha ucciso suo figlio nella rapina che apre il film.
Poiché i rapinatori che hanno ucciso
suo figlio sembrano colpire solo i camion della Fortico Security, H
elabora dunque il piano di farsi assumere dalla compagnia. Non deve
attendere molto perché i rapinatori tentino di rovesciare il camion
in cui è presente H, ed è allora che egli può sfoggiare tutte le
sue letali abilità, portando a termine la propria vendetta,
smascherando anche il tradimento di Bullet, che lavora segretamente
per il gruppo di rapinatori. Fatto ciò, al termine di La furia
di un uomo – Wrath of Man, Mason può dunque tornare
alle sue solite attività, potendo contare sulla protezione
dell’FBI.
Il trailer di La furia di
un uomo – Wrath of Man e dove vederlo in streaming e in
TV
È possibile fruire di La furia
di un uomo – Wrath of Man grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 25
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 2.
Nel 2018 l’attore e regista francese
Dany Boon, celebre per i film
Giù al Nord e Supercondriaco – Ridere fa bene alla salute, ha
realizzato il film Ti ripresento i tuoi (titolo italiano
di La ch’tite famille, ovvero La piccola
famiglia). Si tratta di una commedia che affronta il tema
delle proprie origini e lo scontro con determinate differenze
culturali. Di questo grande successo nel 2022 è poi stato
realizzato un remake italiano, dotato di una sua profonda aderenza
al panorama sociale del nostro paese: Quasi orfano (qui
la recensione), diretto da Umberto Carteni
(Divorzio
a Las Vegas,La seconda chance).
Sulla scia del famosissimo
Benvenuti al Sud, il film ripercorre dunque gli stereotipi
tra Nord e Sud, ponendo però al centro del proprio racconto la
famiglia di sangue come anche quello snaturarsi che porta ad
allontanarsi dalle proprie origini e perdere la propria identità.
Tra equivoci, situazioni estremamente comiche e sentimenti che
pervadono l’intero racconto Quasi orfano si è affermato come uno dei
titoli più apprezzati di questo genere del suo anno. Ad
arricchirlo, vi è un cast di grandi interpreti, ma anche di
suggestive location che portano lo spettatore dal Nord al Sud.
Per chi è in cerca di una valida
commedia capace di offrire spunti di riflessioni sempre validi
sull’identità italiana, è dunque questo un film da non perdere, che
si può ora riscoprire grazie al suo passaggio televisivo. In questo
articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità
relative a Quasi orfano. Proseguendo qui nella lettura
sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle location dove si
sono svolte le riprese. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Protagonisti del film sono
Valentino e Costanza, marito e
moglie che vivono a Milano e hanno fondato un famosissimo brand nel
mondo del design. Valentino, di origine pugliese, ha
progressivamente tagliato i ponti con la sua famiglia, al punto di
dichiararsi orfano e cambiare cognome. La sua famiglia, colorita e
numerosa, tenterà però di riallacciare i contatti con lui,
presentandosi all’improvviso a Milano. Quando poi un improvviso
incidente fa dimenticare a Valentino ogni cosa accadutagli dopo i
20 anni, per lui sarà davvero l’occasione riscoprire le proprie
origini e il mondo che lo circonda.
Ad interpretare Valentino in
Quasi orfano vi è l’attore Riccardo Scamarcio, mentre sua moglie Costanza
è interpretata dall’attrice Vittoria Puccini. Completano il cast gli
attori Antonio Gerardi nel ruolo di Nicola e
Grazia Schiavone in quello di Lulu. Ad
interpretare i genitori di Valentino, invece, si ritrovano
Adriano Pappalardo e Nuncia
Schiano. Presente nel film anche la conduttrice
radiofonica Ema Stokholma, con il ruolo di Madame
Gignac. Bebo Storti, invece, interpreta il manager
milanese Sergio, mentre l’attore Paolo Sassanelli
interpreta Pino.
Girato tra Milano e
Monopoli, in Puglia, Quasi orfano contrappone dunque la metropoli
all’ambiente più naturale della campagna. Per quanto riguarda il
primo di questi due ambienti, si ritrovano il quartier generale
dell’azienda “Chromavis” specializzata nella produzione di
cosmetici, situata a Offanengo (CR), dove sono
stati ricostruiti gli uffici dello studio di architettura “Vale
Rocco”. Sono poi presenti il MUDEC – Museo delle Culture,
nel quartiere di Porta Genova, dove sono state effettuate
le riprese di un evento molto importante per il protagonista. Altra
location è quella del cosiddetto “bosco verticale”.
L’edificio, oggetto di scherno nel
film, è rappresentativo di una nuova architettura della
biodiversità, costruito in piazza Gae Aulenti,
nell’area Porta Nuova. Qui sono state realizzate
le riprese del modernissimo appartamento di Valentino e Costanza.
Sono poi presenti anche i celebri Navigli di
Milano, dove Costanza passeggia con Valentino nella speranza che
ricordi il loro primo bacio. Grande protagonista di Quasi orfano, però, è la
Masseria della famiglia di Valentino. Questa si
trova nelle campagne di Cisternino (BR). Presente
è poi la citata città di Monopoli, della quale
vengono mostrati diversi ambienti.
Il trailer di Quasi
orfano e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Quasi orfano grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 25
aprile alle ore 21:30 sul canale
Rai 1.
Da quando nel 1996 il personaggio di
Ethan Hunt è arrivato al cinema, si è subito imposto come uno degli
agenti speciali più iconici e amati del cinema. A distanza di oltre
vent’anni, il personaggio è ancora protagonista di
una saga di grande successo di critica e pubblico. Nel 2011 è
arrivato in sala il quarto film della serie, intitolato
Mission: Impossible – Protocollo fantasma
(qui la recensione), diretto da
Brad Bird, noto autore di film Pixar come Gli
incredibili e Ratatouille. Protagonista nei panni di Hunt è sempre
l’attore Tom Cruise, accanto al quale si ritrovano
vecchie conoscenze e nuovi ingressi nel cast.
Dato il grande incasso del
precedente capitolo, diretto nel 2006 da J. J. Abrams, i produttori della Paramount
hanno più volte confermato l’intenzione di far proseguire la serie.
Il nuovo film si concentra così su un nuovo caso di terrorismo,
contro cui Hunt dovrà scontrarsi. Anche in questo caso il film si è
avvalso di location internazionali, spostandosi da Dubai a
Budapest, da Vancouver e fino a Mosca, e di nuovo l’interesse nei
confronti del film si è manifestato in modo forte e chiaro. Non
solo il film è stato elogiato dalla critica, che lo ha indicato
come uno dei migliori in assoluto della saga, merito anche di
spettacolari scene d’azione, ma si è anche affermato come una
grande successo di box office.
Con un incasso di circa 694 milioni
di dollari questo divenne il titolo più redditizio della saga,
rimanendo tale fino all’arrivo nel 2018 del sequel Mission: Impossible –
Fallout. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e ai
suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Mission:
Impossible – Protocollo fantasma
In questo nuovo film della saga la
spia dell’agenzia americana IMF Ethan Hunt è alla
ricerca di informazioni riguardo ad un misterioso e spietato
terrorista chiamato Cobalt. Per saperne di più su
questi e sulle sue pericolose intenzioni, arriva a farsi
rinchiudere in un carcere russo, dove attrae le simpatie di
Bogdan, un detenuto che possiede ciò che Hunt sta
cercando. Riuscito poi ad evadere grazie all’aiuto degli agenti
Benji Dunn e Jane Carter, Hunt si
pone da subito alla ricerca del criminale, prima che questi possa
dar luogo ad atti di terrorismo in grado di sconvolgere gli
equilibri internazionali. Per riuscire in ciò, si troverà a doversi
introdurre nel Cremlino, dove verrà però colto alla sprovvista.
Dato il suo errore, viene attivato
il cosiddetto Protocollo fantasma. Ciò significa che per
lui e i suoi collaboratori non vi è più alcun tipo di supporto
dall’agenzia di spionaggio a cui fanno capo. Sono ora lasciati
soli, in balia del destino. Divenuti dunque degli spettri,
ufficialmente mai esistiti, Hunt e i suoi, tra cui l’agente
William Brandt, si troveranno a dover sventare
quanto prima i piani dei terroristi russi, ottenendo quanto prima
la possibilità di rientrare sotto l’ala protettiva del governo
degli Stati Uniti. Mai come ora, sarà questione di vita o di
morte.
Il cast del film
Ancora una volta l’attore Tom Cruise torna a vestire i panni dell’agente
Hunt, e come sempre ha preteso e ottenuto di poter eseguire
personalmente molte delle sequenze più pericolose e acrobatiche. In
particolare, egli ha realmente scalato l’esterno della torre Burj
Khalifa, uno degli edifici più alti del mondo, raggiungendo un
altezza di circa 500 metri da terra. Accanto a lui torna, in un
cameo, anche l’attore Ving Rhames, riconfermandosi
come l’unico attore oltre a Cruise ad aver preso parte a tutti i
film della saga. Un altro ritorno dal precedente film è quello di
Simon Pegg, nuovamente nei panni di Benji
Dunn. Un ruolo che gli ha richiesto una preparazione fisica
particolarmente intensa, necessaria per poter eseguire
personalmente quanto previsto per il personaggio.
Nei panni dell’agente William Brandt
fa il suo ingresso nella saga l’attore Jeremy Renner.
Da sempre fan di Mission: Impossible e di Cruise, questi
ha descritto l’aver recitato nel film come un sogno divenuto
realtà, avendo accettato la parte senza neanche voler prima leggere
la sceneggiatura. Originariamente, il suo personaggio era stato
concepito come eventuale sostituto di Hunt, qualora Cruise non
avesse voluto riprendere il ruolo. L’attrice Paula
Patton è invece presente nei panni dell’agente Jane
Carter. Michael Nyqvist, noto per aver recitato in
Uomini che odiano le donne, è invece il criminale Kurt
Hendricks, meglio noto come Cobalt. Sono poi presenti gli attori
Tom Wilkinson nei panni del segretario dell’IMF, e
Léa Seydoux in quelli di
Sabine Moreau, pericolosa assassina contro cui si scontrerà
Ethan.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
In attesa di vedere gli sviluppi
della saga, per gli appassionati è possibile fruire di
Mission: Impossible – Protocollo fantasma grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Infinity+, Apple TV,
Now, Paramount e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 25 aprile alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
Mentre è da poco arrivato su
Netflix
il film Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice
(qui
la recensione), secondo capitolo della sua saga di
fantascienza, il regista Zack Snyder ha ora
condiviso un primo sguardo ufficiale al suo prossimo progetto: la
serie animata sulla mitologia norrena intitolata Twilight
of the Gods. Annunciata per la prima volta nel 2019, la
serie ha impiegato un bel po’ di tempo per arrivare sullo schermo,
ma finalmente debutterà su Netflix il prossimo autunno, come confermato da
Snyder.
Il progetto è stato descritto come
“influenzato dagli Anime“, ma a giudicare da questa
immagine, diremmo che lo stile di animazione è più simile a quello
dello studio Cartoon Saloon, nominato agli Oscar, che ha sviluppato
i lungometraggi irlandesi The Secret of Kells,Song of
the Sea, The Breadwinner e Wolfwalkers. I
dettagli della trama sono ancora perlopiù nascosti, ma Snyder ha
dato un’idea di cosa aspettarci durante un’intervista rilasciata a
Collider alla fine dello scorso
anno.
“Ci sono un re e la sua regina
in un piccolo villaggio vichingo e vogliono sposarsi. Durante il
matrimonio accade un evento che spinge Sigrid, la futura sposa,
figlia di giganti, a intraprendere una folle missione di vendetta.
Arruola un cast di personaggi – una veggente, un nano – e si
uniscono per formare un gruppo che ha l’unica missione di trovare
un dio e combatterlo. È una missione, una storia di vendetta“.
In quell’occasione Snyder ha anche aggiunto che la serie conterrà
“molto sesso […] perché è divertente“.
We fear no Gods! Coming to Netflix this
fall, my new animated series TWILIGHT OF THE GODS. pic.twitter.com/40yLuIUpKc
Il nuovo progetto di Zack Snyder: Twilight of the
Gods
Twilight of the
Gods è stato creato da Zack
Snyder , Jay Olivia ed Eric
Carrasco, con Snyder che sarà lo
showrunner. Ambientato nel mondo della mitologia norrena, l’anime
sarà caratterizzato dalle voci di Sylvia Hoeks
come Sigrid, Stuart Martin come Leif,
Pilou Asbaek come Thor, John
Noble come Odino, Paterson Joseph come
Loki, Rahul Kohli come Egill, Jamie
Clayton come The Seid. -Kona, Kristopher
Hivju come Andvari, Peter Stormare come
Ulfr, Jamie Chung come Hel, Lauren Cohan come Inge, Corey Stoll come Hrafnkel.
I produttori esecutivi sono
Zack Snyder, Deborah Snyder e Wesley Coller, con
la produzione di Carrasco. Zack Snyder e Jay
Olivia dirigeranno l’anime. Stone Quarry
Animation ha sviluppato la serie in collaborazione con
Xilam Animation, una società di produzione
parigina che ha prodotto Oggy e gli scarafaggi.
Twilight of the Gods è classificato come TV-MA,
con avvisi per linguaggio, nudità, sesso e fumo.
Poco dopo l’uscita di Doctor
Strange nel Multiverso della Follia, sono iniziate a
circolare voci secondo cui il regista Sam Raimi
sarebbe in trattative con i Marvel Studios per dirigere un
altro progetto del MCU, e da allora il cineasta è stato collegato a
tre film diversi – uno dei quali potrebbe anche non essere mai
realizzato.
“Non ho alcun progettotra le mani al momento“, ha però detto Raimi a The Wrap quando sul red carpet
della prima di Boy Kills World gli è stato chiesto di un
suo possibile ritorno al MCU. “Ma mi piacerebbe molto!“.
Quando invece gli è stato chiesto di rivisitare la sua trilogia di
Spider-Man per un altro capitolo con Maguire, Raimi ha spiegato il
suo processo di pensiero per la (ipotetica) storia.
Sam Raimi parla di Spider-Man 4
“Dovrei sapere qual è la
prossima cosa che il personaggio deve imparare. Dovrei parlare con
Tobey e con gli sceneggiatori e capire quale sarà la sua crescita
personale in questo episodio. Penso che se dovessimo fare un quarto
film di Spider-Man, probabilmente dovremmo capire il viaggio che il
personaggio di Tobey Maguire dovrebbe fare e quali ostacoli
dovrebbe superare per raggiungere quella crescita personale“,
ha affermato. “E spero che il cattivo venga scelto in base alla
rappresentazione di quell’ostacolo“.
Per ora, dunque, i rumor riguardo il
suo coinvolgimento sarebbero ancora, appunto, unicamente dei rumor.
Se ci sono state trattative tra Sam Raimi e i
Marvel Studios non è cosa nota e non è comunque da escludere che la
collaborazione possa concretizzarsi nel prossimo futuro. Di certo,
i fan del regista sarebbero entusiasti di rivederlo al lavoro su un
progetto di questo tipo e sembra che anche lo stesso Raimi sarebbe
sicuramente interessato se si presentasse l’opportunità.
Furiosa: A Mad
Max Saga di George Miller arriverà
nelle sale tra un mese esatto, dopo l’anteprima
al Festival di Cannes, e la Warner Bros. ha di
recente condiviso un altro spot televisivo con alcune nuove
immagini della guerriera delle terre desolate interpretata da
Anya Taylor-Joy. Arriva però anche la notizia
che l’MPA ha assegnato a questo prequel di Mad
Max: Fury Road una classificazione R,
vietato dunque ai minori, per “sequenze di estrema violenza e
immagini macabre“.
Questa classificazione non sarà una
sorpresa (solo il terzo film della saga, Mad Max oltre la sfera del tuono, ha ottenuto un
PG-13), ma la descrizione indica che Furiosa potrebbe includere un
po’ più di violenza ed elementi gore rispetto al suo predecessore
del 2015. Anche Mad
Max: Fury Road era stato classificato come R, ma a
parte una brevissima inquadratura (Immortan Joe a cui viene
strappata la faccia), non presentava molto in termini di brutali
spargimenti di sangue o carneficine umane, riservate soprattutto ai
veicoli.
Furiosa: A Mad Max Saga, quello che
sappiamo sul film
In Furiosa: A Mad
Max Saga,Anya Taylor-Joy
assume il ruolo che è stato di Charlize Theron
in Mad Max: Fury Road. La
sinossi ufficiale recita: mentre
il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo
Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di
Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus.
Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella
presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il
predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere
insieme i mezzi per trovare la strada di casa.
Taylor-Joy ha rivelato che il film
è molto diverso da Fury
Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si
svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come
un racconto più “epico, che si svolgesu un
piùlungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a
conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni
e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner
Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è
scritto, diretto e prodotto da George
Miller insieme al suo partner di produzione di lunga
data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film
ci sarà anche Chris Hemsworth nel
ruolo del villain. Furiosa
debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.
Ben Stiller ha già detto in passato che il
flop di Zoolander
2 al botteghino non è stata “una grande
esperienza“, ma ora ha ammesso in un episodio del podcast
“Fail Better” di David Duchovny di essere stato colto totalmente
alla sprovvista dai risultati disastrosi che ha ottenuto il suo
sequel del 2016. Dopo tutto, l’originale Zoolander
è diventato uno dei suoi film più amati e citati negli anni
successivi all’uscita nelle sale del 2001.
“Pensavo che tutti lo
volessero“, ha detto Stiller a proposito del sequel di
Zoolander
2. “E poi mi sono detto: ‘Wow, devo aver fatto un
gran casino’. Non ci sono andati tutti. E ha avuto queste
recensioni orribili“. “Mi ha davvero spaventato perché mi
sono detto: “Non sapevo che fosse così brutto?”“, ha aggiunto
Stiller. “Quello che mi ha spaventato di più è che sto perdendo
quello che penso sia divertente, il mettere in discussione se
stessi… in ‘Zoolander 2’, è stato sicuramente un colpo di fulmine
per me. E mi ha sicuramente influenzato per molto tempo“.
Ben Stiller oltre Zoolander 2
Ben Stiller è ora in grado di guardare al flop
di Zoolander
2 con la mentalità del bicchiere mezzo pieno, in
quanto questo ha riportato le priorità della sua carriera lontano
da potenziali opportunità di guadagno, per andare a testa alta
verso gratificanti opportunità di regia come Escape at
Dannemora e Scissione. “La cosa meravigliosa che
ne è derivata per me è stata quella di avere uno spazio in cui, se
fosse stato un successo e mi avessero detto ‘Fai subito “Zoolander
3″ o mi avessero offerto qualche altro film, probabilmente mi sarei
buttato e l’avrei fatto“, ha detto Stiller.
“Ma ho avuto questo spazio per
sedermi con me stesso e per occuparmi di questo e di altri progetti
a cui stavo lavorando – non tutti commedie – e ho avuto il tempo di
lavorarci e svilupparli“. “Anche se qualcuno mi avesse
detto: “Beh, perché non vai a fare un’altra commedia?”,
probabilmente avrei potuto trovare qualcosa da fare. Ma non volevo
farlo“, ha aggiunto Stiller. “Si tratta di
trovare sé stessi in termini di ciò che creativamente si
vuole essere e fare… e io ho sempre amato la regia.
“Ho sempre amato fare film. Ho
sempre amato, nella mia mente, l’idea di dirigere film fin da
quando ero bambino, e non necessariamente commedie. E così, nel
corso dei successivi nove o dieci mesi, sono riuscito a sviluppare
queste serie limitate“. L’acclamata serie di Ben Stiller per Apple
TV+Severance, di cui dirige diversi episodi e di cui
è produttore esecutivo, ha recentemente completato la produzione
della sua attesissima seconda stagione, mentre sappiamo che
prossimamente l’attore tornerà al cinema da protagonista con
Nutcrackers.
Le indiscrezioni
su Deadpool &
Wolverine si sono moltiplicate dopo la
pubblicazione del nuovo trailer all’inizio di questa settimana
e, sebbene sia ovviamente difficile capire quali siano fondate, c’è
ora un’anticipazione priva di spoiler da parte di qualcuno che
sembra avere un’esperienza diretta della produzione del film. Lo
scooper MTTSH ha infatti pubblicato un post riguardante la scena
post-credits del film del MCU, descrivendola come
“strabiliante” e aggiungendo di essere sorpreso che i
Marvel Studios siano riusciti a non far trapelare alcun dettaglio a
riguardo.
“OMG è troppo bello. Non voglio
rovinare tutto, ma la scena post-credits di Deadpool & Wolverine è
così strabiliante che non posso credere che siano riusciti a farla
senza che nessuno lo sapesse“, è quanto si riporta nel tweet.
A rendere più interessante il commento, però, vi è il fatto che il
co-creatore di Deadpool,Rob Liefeld ha
appoggiato questa valutazione della sequenza post-credits del film,
il che non fa che aumentare la curiosità riguardo a ciò che questa
potrà offrire agli spettatori. Data l’importanza di
Deadpool &
Wolverine, è lecito immaginare che possa offrire
anticipazioni su film come Fantastici Quattro o
uno dei prossimi Avengers.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy,
regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la
regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da
parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano
svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora
segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki,
incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.