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Un amor: recensione del film di Isabel Coixet – #RoFF18

Un amor: recensione del film di Isabel Coixet – #RoFF18

Un amor, titolo dato al nuovo film della spagnola Isabel Coixet, potrebbe a primo impatto portarci fuori binario. La storia, in Concorso alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Progressive Cinema, prima di essere un racconto d’amore non ordinario, come si potrebbe pensare dalle immagini ufficiali o dalla sua breve sinossi, è un inno al raggiungimento della libertà interiore (e sociale), quella ottenuta in seguito a una forte resistenza ma anche resilienza. La regista, le cui donne che si devono confrontare con i problemi della vita sono colonna portante della sua filmografia, per il suo nuovo lavoro affida a Natalie, protagonista di Un amor, il compito di parlarci di quanto questo possa essere complicato e distruttivo se non decidiamo di agire – e reagire – agli eventi che ci sovrastano.

A fare da sfondo a un racconto in cui è ancora una volta l’empowerment femminile a dominare, una campagna rurale spagnola dominata da misoginia, pregiudizi e a volte chiusura mentale. Sono proprio questi, però, che a forza di dare a Natalie tutti i giorni uno schiaffo in faccia non proprio piacevole, le daranno la giusta carica per ribellarsi e poter, alla fine, farsi valere. Un amor è tratto dall’omonimo romanzo best seller di Sara Mesa, e ha come interpreti principali Laia Costa nel ruolo di Natalie e Hovik Keuchkerian in quello di Andreas.

La trama di Un amor

Natalie (Laia Costa) faceva la traduttrice simultanea per i rifugiati, prima di decidere di trasferirsi a La Escapa, un paese rurale della Spagna. Il dolore provocato dal suo precedente lavoro era diventato insostenibile per lei, tanto da provocarle incubi. Ma la scelta di andare ad abitare in una remota campagna si rivela non essere quella adatta. Sin dal suo arrivo, la donna si trova a dover affrontare una serie di situazioni spiacevoli, prima fra queste una casa che sta crollando a pezzi, fatiscente, ma il cui burbero proprietario non vuole riparare. Anzi, la tratta con disprezzo, le inveisce contro senza il minimo scrupolo. Anche il vicinato non è molto trasparente: c’è chi è sospettoso, c’è chi invece mostra bontà ma non riesce a nascondere una fin troppo palese malizia.

Per Natalie le cose peggiorano quando l’abitazione in cui vive inizia ad avere problemi di infiltrazioni, fino a quando a causa delle piogge non si allaga tutta, costringendola a mettere dei secchi per arginare il problema. Una sera arriva alla sua porta Andreas (Hovik Keuchkerian), un uomo la cui età potrebbe essere superiore alla quarantina, e il cui aspetto fisico non è proprio dei migliori e affascinanti. Egli si offre di darle una mano in cambio di qualcosa di molto specifico: entrare in lei. Dopo un primo rifiuto, la donna capirà di non avere alternative e alla fine accetterà. Da quel momento instaurerà con lui una relazione quasi ossessiva, oltre che malsana. Questo, però, la porterà paradossalmente a una rinascita.

Un amor Laia Costa e Hovik Keuchkerian

Una protagonista inaspettata

Isabel Coixet per il suo Un amor decide di utilizzare il 4:3; una scelta che se all’inizio è quasi incomprensibile, soprattutto per i panorami rurali e montuosi filmati il cui skyline perde di maestosità a causa del formato, comprendiamo solo in seguito essere lo strumento adatto per poterci restituire i sentimenti – e la condizione – di Natalie. Grazie infatti a queste inquadrature ristrette, il campo si concentra tutto sulla protagonista. La macchina da presa aderisce a lei, e in quello spazio chiuso – dove non riusciamo a vedere molto altro – possiamo percepire la sofferenza di una donna che si sente stretta in una morsa dalla quale non riesce a liberarsi. Ha cambiato vita per allontanarsi da un lavoro che le provocava incubi per quanto emotivamente stancante, ma il suo trasferimento si è trasformato in un altro brutto sogno in cui il proprietario di casa è un maschilista arrogante, gli uomini quasi tutti maliziosi e i vicini di casa sospettosi e analizzatori. In un ambiente per certi versi così ostile e ambiguo, Natalie trova riparo in una relazione amorosa (o dovremmo dire sessuale) con Andreas, ma nella quale niente è sano se non il suo bisogno di stare bene.

Crede di aver trovato qualcuno con cui vivere la sua vita solitaria, che però a stento conversa con lei. L’amore, dunque, diventa solo pretesto per farle risolvere i suoi dubbi esistenziali. È l’escamotage narrativo perfetto, non il viaggio. È l’inizio, non la fine. Tanto che questo singolare legame – in cui c’è comunque una necessità da parte della regista di sovvertire gli stereotipi di età – nasce verso il secondo atto e si consuma anche molto brevemente. Quello che resta, che impregna e bagna ogni sequenza, la ravviva e la colora, è solo Natalie, che da tutte queste esperienze e vicissitudini rinasce, nelle ultime battute, come una fenice dalle proprie ceneri. Il finale di Un amor è fra gli inserti più belli e puri; è catartico, potremmo dire quasi sublime: è equilibrato ma impattante, semplice ma significativo. Di cui difficilmente potremo dimenticarci. E applausi a Laia Costa.

Un amico straordinario: il trailer del film con Tom Hanks

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Un amico straordinario: il trailer del film con Tom Hanks

Si intitola Un amico straordinario il nuovo film con Tom Hanks, che in originale è A Beautiful Day in the Neighborhood e che racconta di Fred Rogers, figura iconica diventata protagonista di un tradizionale trattamento biografico di Hollywood. Ecco il primo trailer italiano del film che vede Tom Hanks alla ribalta nella stagione dei premi con una nuova interpretazione magistrale.

Un amico straordinario è diretto da Marielle Heller (Copia Originale) e uscirà in tempo per i prossimi Oscar, con Hank in pole position per una candidatura. Un amico straordinario ruota intorno alla dinamica tra Rogers e il cinico giornalista Lloyd Vogel (Matthew Rhys), che ha il compito di scrivere un profilo di Rogers per una rivista. Le loro interazioni hanno aiutato a cambiare la prospettiva di Vogel sulla vita.

Il 2 volte premio Oscar© Tom Hanks in un’emozionante storia sulla scoperta di se stessi. Un Amico Straordinario si ispira alla vera storia di Fred Rogers, icona della televisione americana, autore e protagonista del famoso show per ragazzi Mister Rogers’ Neighborhood. Il film racconta il rapporto d’amicizia tra Rogers, interpretato da Tom Hanks, e un cinico giornalista incaricato dalla rivista Esquire di scrivere un articolo su di lui.

Il poster di Un amico straordinario

Un Amico molto speciale: clip con Tahar Rahim e Victor Cabal

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Un Amico molto speciale: clip con Tahar Rahim e Victor Cabal

Guarda una nuova clip del film, distribuito da M2 Pictures, Un Amico molto speciale di Alexandre Coffre, con Tahar Rahim e Victor Cabal, nelle dal 4 Dicembre.

un amico molto specialeSinossi: È la vigilia di Natale e Antoine, sei anni, ha una sola idea in mente: incontrare Babbo Natale e fare un giro in slitta con lui tra le stelle. Così, quando Babbo Natale gli cade come per magia sul balcone, Antoine è troppo stupito per capire che sotto il classico costume rosso e bianco si nasconde in realtà un ladro intento a svaligiare gli appartamenti dei quartieri alti. Nonostante tutti gli sforzi dell’improvvisato Babbo Natale per sbarazzarsi del determinato Antoine, i due finiranno per formare un’improbabile coppia in giro per i tetti di Parigi, ognuno intento a realizzare il proprio sogno in una notte magica dove tutto può accadere…

Un amico molto speciale recensione del film di Alexandre Coffre

Un amico molto speciale recensione del film di Alexandre Coffre

Un amico molto specialeAntoine (Victor Cabal), un vivace bimbo di sette anni, coltiva un grande sogno: incontrare Babbo Natale e poter fare un giro sulla sua slitta per raggiungere la stella dove crede che si trovi il suo papà. Quando Babbo Natale in persona piomberà sul balcone di casa, il piccolo Antoine non vorrà farsi sfuggire l’occasione di poter realizzare il suo sogno anche se, sotto la casacca bianca e rossa del vecchietto, si cela in realtà un giovane topo d’appartamento (Tahar Rahim).

Un amico molto speciale, il terzo lungometraggio di Alexandre Coffre, presenta la classica struttura narrativa del film natalizio per famiglie. La differenza la fanno il tentativo di un maggior realismo nella presentazione delle vicende ma soprattutto nella descrizione dei sentimenti ed un irresistibile attore esordiente, Victor Cabal, che duettando con il sempre bravo Tahar Rahim, riesce a tenere in piedi una storia tutto sommato abbastanza convenzionale nell’ambito del filone Natalizio. Poi c’è Parigi e soprattutto i suoi tetti, da poco entrati a far parte del patrimonio dell’Umanità. Un amico molto speciale posterIl ladro, in principio riluttante, vista la naturale propensione del bambino ad arrampicarsi, decide infatti di sfruttare la sua credulità per svaligiare una serie di appartamenti nei quartieri alti di Parigi e lo porta con se in un’avventurosa odissea alla ricerca dell’oro che, dice al piccolo Antoine, servirà come carburante per la slitta. Il giovane che non ha avuto un’infanzia molto facile, inizierà però ad affezionarsi al suo piccolo assistente.

Coffre si è entusiasmato per questo soggetto proprio perché il tema si avvicinava molto alle relazioni padre/figlio ed in più c’era la magia del Natale che gli ricordava le sue prime esperienze da spettatore cinematografico quando i genitori, a Natale appunto, lo portavano al cinema. Questa magia passa attraverso gli occhi ingenui del piccolo Antoine che crede ancora nelle favole. Tutto ciò viene messo in evidenza da una scenografia e dalla fotografia particolarmente curate che rendono perfettamente come, durante quella magica notte, anche il quotidiano possa rivestirsi di una scintillante patina se guardato attraverso gli occhi di un bambino. Un altro punto di forza del film sono le scene d’azione e le acrobazie che però non rubano spazio alla storia ed all’esplorazione dell’evolversi della relazione tra i due protagonisti.

Il film di Alexandre Coffre commuove, emoziona e diverte senza scadere nel classico buonismo spicciolo natalizio. In questo senso può essere considerato nonostante tutto un film natalizio che esce dai soliti binari e che può piacere tanto ai piccoli spettatori quanto a quelli più grandi.

Un amico molto speciale dal 4 Dicembre al cinema

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Un amico molto speciale dal 4 Dicembre al cinema

un amico molto specialeArriverà al cinema il 4 Dicembre Un amico molto speciale di Alexandre Coffre con Tahar Rahim e Victor Cabal.

È la vigilia di Natale e Antoine, sei anni, ha una sola idea in mente: incontrare Babbo Natale e fare un giro in slitta con lui tra le stelle. Così, quando Babbo Natale gli cade come per magia sul balcone, Antoine è troppo stupito per capire che sotto il classico costume rosso e bianco si nasconde in realtà un ladro intento a svaligiare gli appartamenti dei quartieri alti. Nonostante tutti gli sforzi dell’improvvisato Babbo Natale per sbarazzarsi del determinato Antoine, i due finiranno per formare un’improbabile coppia in giro per i tetti di Parigi, ognuno intento a realizzare il proprio sogno in una notte magica dove tutto può accadere…

Un altro progetto per Bruce Willis

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Un altro progetto si aggiunge alla lunga lista dei film nei quali vedremo in azione Bruce Willis, tra questi I mercenari – The Expendables, Red, Catch .44, Kane & Lynch.

 

Un altro nuovo poster per Hitchcock

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Direttamente da Impawards arriva un nuovo poster internazionale per il biopic Hitchcock, il film in uscita il prossimo 23 novembre che racconterà

Un altro Mondo: recensione del film di Silvio Muccino

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Un altro Mondo: recensione del film di Silvio Muccino

Un nuovo capitolo delle saghe mucciniane “borghesia e conflitti familiari”. Questa volta è il fratello Silvio, senza più zeppola, a dirigere il secondo film, firmandone nuovamente anche la sceneggiatura, scritta insieme all’inseparabile Carla Vangelista.

In Un altro Mondo Andrea (Silvio Muccino) è un ventottenne mantenuto, che vive nel suo splendido appartamento romano insieme alla bulimica fidanzata Livia (Isabella Ragonese). Una vita fatta di feste, nottate brave e poche responsabilità. Insomma una di quelle vite che ormai soltanto quel 10% di famiglie italiane può permettersi di fare. Ma come le saghe mucciniane insegnano, anche questi alto borghesi hanno le loro storie tristi. Andrea infatti è stato abbandonato dal padre ancora bambino, ed ha una madre che gli passa un lauto assegno, ma di sicuro non riesce a trasmettergli alcun affetto, visto l’inevitabile scopa in culo da donna ricca e frustrata che si ritrova. Ma ecco che una lettera vola tra le sue mani: è il padre in punto di morte che chiede di rivederlo. Andrea parte dunque per Nairobi dove conoscerà il suo fratellino keniota Charlie.

Il confronto con questa realtà nuova e completamente opposta al suo dorato mondo romano cambierà la disposizione delle carte in tavola. Trasportato a Roma, Charlie si inserirà nella soluzione chimica inerte di relazioni familiari di Andrea e sconvolgerà il tutto portando dell’inevitabile entropia.

Un altro Mondo

Una trama che di suo ha davvero poco di originale. La sceneggiatura è incentrata su delle caratterizzazioni piuttosto scontate. Andrea è colui che si sveglia tardi la mattina, che ha una madre fredda e che chiama per nome, che ha una fidanzata stupenda ma che vomita ogni volta che mangia troppo. Uno che potrebbe avere tutto ma non è felice. La sua controparte africana, il fratellino Charlie, ha perso entrambi i genitori ed è in realtà un borghese piccolo piccolo del Kenya. Non esistono altri appigli sui quali ricamare. Personaggi dunque che si presentano piatti. Muccino poi correda le immagini con una regia estremizzata e fastidiosa a volte. Tagli di luce teatrali a Roma, immagini gialle e sature in Africa, dove dalla steadycam si passa alle riprese a mano, eccessivamente abusate.

In Un altro Mondo il cambiamento di Andrea-Silvio è banalizzato nel rapporto con il migliore amico, tramite chiamate senza risposta e attese vane di sms al cellulare. Come la madre Cristina, i personaggi rivelano con confessioni la propria evidente e complicata psicologia. Solo Charlie, in quanto bambino senza peli sulla lingua, regala ogni tanto un colore ai dialoghi e qualche risata in più. Rimangono al margine interpreti solitamente eccellenti come Maya Sansa, rinchiusa nel continente africano (un’amica del padre di Andrea), o Isabella Ragonese, che nonostante la sua presenza scenica non ha spazio per spiccare.

Poteva essere anche un film per famiglie e in particolare per bambini, se magari l’avessero incentrato sulla figura di Charlie e si fossero evitate le scene di sesso spinto. Ma la realtà è che la storia è imperniata su una figura di bamboccione viziato, che si imbarca in una presa di responsabilità troppo grande.

Un altro mondo un documentario di Thomas Torelli

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camminata a tre Un altro mondoUn altro mondo è un film documentario che vuole raccontare la nostra vera forza e chi siamo realmente, sfidando la visione moderna del mondo e riscoprendo i sistemi di valori delle società antiche, come quella dei nativi americani. Si tratta di un viaggio che mette in luce come la fisica quantistica stia riscoprendo le conoscenze degli antichi popoli tribali, di come loro interpretavano la connessione tra l’uomo e l’universo. Il film dimostra anche scientificamente come siamo tutti collegati, concetto meglio espresso nel saluto Maya In Lak’ech, che significa “Io sono un altro te stesso” e dimostra anche quanto sia innaturale il senso di separazione che caratterizza gran parte del pensiero moderno.

Thomas Torelli, che già ha realizzato documentari di inchiesta come “Zero-Inchiesta sull’11 settembre” e “Sangue e cemento” che indagava sul terremoto avvenuto a L’Aquila nel 2006, sposta ora l’attenzione dagli eventi esterni alla forza interiore della persona. Indagando, questa volta su come la forza interiore possa essere la valvola di attivazione di una vera rivoluzione, personale e globale.

Screen Shot 2013-11-27 at 17.11.03 A coadiuvare la tesi ci sono interviste realizzate in giro per il mondo, dal Messico al Giappone, con studiosi, scenziati, filosofi, di culture ed estrazioni diverse, da Masaru Emoto, ricercatore giapponese scrittore di numerosi saggi, tra i quali il best seller I messaggi dell’acqua, Vittorio Marchi, fisico quatistico italiano e Rainbow Eagle, nativo americano e scrittore di saggi sui nativi americani.

La trattazione di una tematica di fatto astratta porta ad una opera in cui il valore della visione e l’impressione della visione ha un ruolo fondamentale, come conferma lo stesso regista nelle note di regia: “E’ un documentario che nasce dall’idea e forse dall’ambizione  di provare a raccontare un cambiamento che volenti o nolenti, e che ci si creda o no, il mondo si sta preparando ad affrontare. Un cambiamento nelle coscienze, nei costumi, e nel modo di vedere le cose. In sostanza, una diversa consapevolezza di noi stessi. Un cambiamento di cui si sta parlando molto in questo periodo, perché legato agli anni che stiamo vivendo, ma che in realtà durerà molto più tempo. Con questo film, cercheremo di raccontare come l’uomo, concentrandosi su un certo tipo di stile di vita si sia perso e che per ritrovarsi, dovrà guardarsi in dietro (nelle culture passate) e avanti (nelle scienze che sempre di più confermano antiche saggezze). Tutto il film dovrà sembrare un lungo sogno che però non finisce con il nostro risveglio, ma che può ricominciare con una nuova consapevolezza”

Il documentario inoltre ha sfruttato dei nuovi canali di distribuzione e Un altro mondorealizzazione: è attiva una campagna su Indiegogo, portale di progetti per il crowdfunding, per il sostegno alla finalizzazione dell’opera e il produttore associato è Own air piattaforma italiana per lo streaming legale di film e documentari.

Per invece vedere il documentario “alla vecchia maniera” in una sala cinematografica, lo si potrà fare il prossimo 22 Marzo all’interno del Rome Independent Film Festival, presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma.

Ecco il link per saperne di più e sostenere il progetto è il seguente. 

Un altro giro: la recensione del film con Mads Mikkelsen #RFF15

Un altro giro: la recensione del film con Mads Mikkelsen #RFF15

 Una teoria del filosofo norvegese Finn Skårderud sostiene che l’essere umano nasca con un deficit di 0,5% di alcol nel sangue. Cosa succederebbe dunque se si provasse a colmare tale mancanza, mantenendo poi costante il nuovo livello alcolemico? È questa la domanda a cui tenta di rispondere il regista danese Thomas Vinterberg (Il sospetto, Kursk) con il suo nuovo film Un altro giro.

Sviluppando questa premessa egli arriva così a costruire un film che è tanto un ode all’alcol quanto una riflessione sulla mezza età e sulla necessità di sentirsi liberi. Dotato di grande umorismo, ma anche di una forte componente drammatica, il film si è affermato come uno dei migliori visti durante la Festa del Cinema di Roma. Qui è stato accolto dopo il mancato svolgimento del Festival di Cannes.

La storia è quella di Martin (Mads Mikkelsen), annoiato professore di storia consapevole di vivere una vita ogni giorno più grigia e priva di stimoli. In seguito ad un crollo emotivo durante il compleanno di un suo storico amico, egli viene introdotto ad una particolare teoria. Secondo questa, mantenendo un livello costante di alcol nel sangue si può aumentare la creatività e ridurre la pressione dei propri problemi. Questi, insieme ai tre amici, anche loro insegnanti e con esistenze problematiche, decide di intraprendere tale esperimento. I primi risultati si rivelano per loro emozionanti e particolarmente positivi. Ben presto i loro eccessi presenteranno però anche l’altro lato della medaglia, con cui i quattro dovranno inevitabilmente fare i conti.

Un altro giro: un brindisi alla vita

Un film che elogia gli aspetti positivi dell’alcol sembra una vera e propria follia. Eppure, in mano a Vinterberg tale premessa è diventata l’occasione per una riflessione sulla società e le sue problematiche. Tutto nasce dalle ricerche condotte su grandi personalità della storia, da Churchill ad Hemingway, i quali hanno dato il meglio di sé grazie all’influenza degli alcolici. Il regista, pur non nascondendo mai gli inevitabili effetti negativi, dimostra il potenziale di tali bevande nell’aiutare gli oppressi a sentirsi più disinibiti. L’alcol diventa così il pretesto per parlare di personalità apparentemente giunte al capolinea. Grazie a quella che viene ritratta come una vera e propria bevanda magica, i quattro protagonisti riescono invece a riscoprire quel senso di libertà tanto tipico dei giovani che riempiono le prime immagini del film.

Ha così per loro inizio una rinascita che li porta ad essere protagonisti dei momenti migliori del film, carichi di un umorismo tanto semplice quanto efficace. Può infatti essere scontato ridere nel guardare quattro uomini adulti in preda all’ubriachezza. Vinterberg, però, arricchisce tali sequenze facendo mantenere ai personaggi credibilità e umanità, e sono proprio tali valori a renderli tanto comprensibili da generare la risata. Su di loro, quasi come fosse un documentario, il regista costruisce poi lo svolgersi della teoria, da confermare o sfatare. Il risultato di questa può forse essere prevedibile, ma le conclusioni a cui il film giunge sono piuttosto inaspettate.

L’alcol sembra infatti qui servire ad ognuno dei personaggi per prendere coscienza dei propri limiti. Ma sfuggire a lungo da questi non è possibile, e ben presto arriva dunque il momento di fare i conti con la propria vita. È così che dopo tanto divertimento, con sequenze realmente memorabili, si entra in un terzo atto ben più introspettivo e cupo. Un cambio di registro certamente rischioso, ma che permette di esaltare il racconto di quattro amici e del loro desiderio di sentirsi nuovamente parte della vita. Poiché, oltre a trattare del ruolo e del peso dell’alcol nelle passate e presenti generazioni, il cuore narrativo non ruota che intorno ad una storia di esseri umani fragili e feriti dalla mezza età. Questi non aspirano ad altro se non ad una seconda possibilità.

Another Round Mads Mikkelsen
DRUK

Un altro giro: la recensione

Con Un altro giro (di bevute, ma anche della giostra della vita) si costruisce così un discorso più universale di quanto si potrebbe pensare. Tale capacità è data in primo luogo dal grande intrattenimento fornito, composto da una sovrabbondanza di colori, musiche, luoghi, ma anche dalla grande umanità dei personaggi. La stessa sceneggiatura, scritta da Vinterberg insieme a Tobias Lindholm, è un tripudio di situazioni che danno vita ad un’epica dell’alcol, risultando avvincente ed emotivamente toccante su più fronti. Questa non è però certo priva di pecche. Specialmente nel corso del terzo atto, qui particolarmente complesso per contenuti, si avverte infatti un’incertezza nei confronti del finale. Questo sembra più volte sul punto di arrivare, salvo poi ritardare ancora di qualche scena il suo arrivo vero e proprio.

Lo spettatore dovrebbe in realtà qui riabituarsi ad un ritmo più pacato, ben lontano da quello festoso e comico che ha caratterizzato i primi due terzi del film. Per contenuti e riflessioni è infatti questo il momento più complicato dell’opera. Attraverso questo si può però evincere tutta la forza della storia e della pellicola in sé. La possibile frustrazione avvertita nell’attesa del vero finale viene però infine ampiamente ricompensata. Un gigantesco Mads Mikkelsen (ma anche gli altri tre co-protagonisti non sono da meno) si lancia infatti in quella che è probabilmente una delle sequenze finali di maggior impatto viste di recente. Durante questa Un altro giro riafferma tutta la sua forza, la sua vitalità e il suo valore più profondo.

Un altro Giro: Chris Rock dirigerà il remake americano

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Un altro Giro: Chris Rock dirigerà il remake americano

Chris Rock ha firmato per dirigere Another Round, basato su Un altro Giro, la commedia del 2020 diretta da Thomas Vinterberg che ha vinto l’Oscar per il miglior lungometraggio internazionale e il BAFTA.

Il film è una produzione Appian Way e Makeready per Fifth Season. Jennifer Davisson e Leonardo DiCaprio stanno producendo per Appian Way, mentre Brad Weston e Collin Creighton stanno producendo per Makeready. Stuart Bloomberg ha scritto una bozza e ora porteranno un nuovo sceneggiatore a lavorare con Rock.

Rock ha fatto della regia di questo film una priorità e la aggiunge a un adattamento basato sulla Universal di King: A Life, il libro di Jonathan Eig su Martin Luther King Jr., insieme a una sceneggiatura senza titolo che Rock sta scrivendo e che sarà prodotta da Peter Rice.

Rock si è affermato come regista di successo con Top Five, che ha anche scritto e che è diventato il più grande affare al Toronto Film Festival del 2014, dove la Paramount Pictures ha acquistato i diritti mondiali. Rock ha anche diretto Head of State e I Think I Love My Wife. Ha anche vinto quattro Emmy e tre Grammy.

Scritto da Vinterberg e Tobias Lindholm, il film danese Un Altro Giro vede protagonisti Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang e Lars Ranthe nel ruolo di quattro insegnanti di scuola superiore che conducono un esperimento per mantenere un livello costante di ebbrezza durante la loro giornata lavorativa. Irrequieti e annoiati, agiscono in base alla teoria secondo cui un certo livello di alcol aumenta la creatività e la felicità. Michael Hampton di Appian Way supervisionerà il progetto.

Un altro Ghostbusters al maschile? Chris Pratt: “Tutte c*****e”

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ghostbusters-1É da mesi ormai che si parla di un nuovo reboot di Ghostbusters che dovrebbe vedere protagonisti Chris Pratt e Channing Tatum, con i Fratelli Russo (Captain America The Winter Soldier) in cabina di regia.

Proprio di recente, lo sceneggiatore di tale presunto film, Drew Pearce (Iron Man, Mission Impossible: Rogue Nation), ha gettato nuova luce sul progetto, rivelando che il reboot al maschile è effettivamente in cantiere, ma che non ci sarebbe ancora nessuna sceneggiatura pronta e che la presenza nel cast delle due star hollywoodiane sopracitate sarebbe ancora incerta.

Lo stesso Chris Pratt, infatti, avrebbe dichiarato in una recente intervista di non sapere assolutamente nulla della cosa: “Nessuno me ne ha mai parlato. Mai. Ho incontrato Channing solo un paio di volte. Per quanto ne so, sono tutte c*****e.”

Adesso, è stato proprio il papà degli Acchiappafantasmi, ossia Ivan Reitman, a prendere parola e a chiarire in merito alla situazione del franchise, negando l’esistenza dell’ormai chiacchieratissimo reboot al maschile:

“C’è stata molta eccitazione nell’ultimo periodo riguardo a Ghostbusters e al futuro del franchise – ha detto Reitman – Da produttore del nuovo reboot tutto al femminile di Paul Feig mi sento in dove di chiarire la situazione. Ci sarà un solo nuovo film sui Ghostbusters e sarà quello di Paul. Il resto sono soltanto voci.”

É innegabile che la situazione sia alquanto confusa al momento. Voi cosa ne pensate? Vi terremo aggiornati su tutti i dettagli.

Ghostbusters 3 è diretto da Paul Feig, regista che negli Stati Uniti ha riscosso grande successo di pubblico grazie al suo film tutto al femminile Le Amiche della Sposa, dove era già presente l’attrice comica americana Melissa McCarthy, protagonista negli ultimi anni di diverse nuove commedie tra cui Corpi da Reato con Sandra Bullock e Io sono tu con Jason Bateman.

Kristen Wiig (Le Amiche della Sposa, Walter Mitty), Melissa McCarthy (Corpi da Reato, Tammy), Leslie Jones (Saturday Night Live, Top Five) e Kate McKinnon (Saturday Night Live, Life Partners) saranno le quattro protagoniste del film.

Nel realizzare il remake del film del 1984 di Ivan Reitman, Feig ha dichiarato di voler adottare un tono spaventoso e allo stesso tempo comico, che però non abbia nessuna soluzione di continuità con il sequel del film del 1989, nè con la serie animata The Real Ghostbusters

A completare il cast la presenza maschile di Chris Hemsworth. Il film uscirà al cinema il 22 luglio 2016 negli Stati Uniti.

Fonte

Un altro Ferragosto: trailer del nuovo film di Paolo Virzì

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Un altro Ferragosto: trailer del nuovo film di Paolo Virzì

È disponibile il Trailer Ufficiale di Un altro Ferragosto, il nuovo film di Paolo Virzì, prodotto da Lotus Production, una società Leone Film Group con Rai Cinema, in associazione con Tenderstories, e distribuito da 01 Distribution, al cinema dal 7 marzo.

Seguito dell’acclamato Ferie d’Agosto del 1996, film cult che valse a Paolo Virzì il David di Donatello come Miglior Film, Un altro Ferragosto vede il ritorno a Ventotene delle due famiglie di villeggianti, i Molino e i Mazzalupi.

Paolo Virzì dirige un cast stellare composto da Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Christian De Sica, Laura Morante, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni,, Anna Ferraioli Ravel, con la partecipazione di Emanuela Fanelli, Rocco Papaleo, Paola Tiziana Cruciani, Agnese Claisse.

E che vede tra gli altri interpreti: Gigio Alberti, Claudia Della Seta, Lorenzo Fantastichini, Liliana Fiorelli, Raffaella Lebboroni, Milena Mancini, Maria Laura Rondanini, Ema Stokholma, Lele Vannoli, Silvio Vannucci.

Gli attori di “Ferie d’Agosto” durante le riprese del nuovo film di Virzì, hanno fatto un tuffo nel passato, per raccontare quell’esperienza speciale, fatta di risate e serate in compagnia. I loro ricordi sono stati racchiusi in un video.

La trama di Un altro Ferragosto

In una sera d’agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino trascorreva le vacanze, la sua compagna Cecilia gli rivelò di essere incinta. Oggi Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malandato e regalargli un’ultima vacanza. Non si aspettava di trovare l’isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi col suo fidanzato Cesare: la ragazzina goffa figlia del bottegaio romano Ruggero, è diventata una celebrità del web e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico. Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva.

Un altro ferragosto: recensione del sequel di Paolo Virzì

Un altro ferragosto: recensione del sequel di Paolo Virzì

Che Paolo Virzì sia diretto erede di Risi, Comencini, Monicelli e De Sica è chiaro sin da quando nel 1996, al suo secondo lungometraggio, il regista presentò Ferie d’agosto, una tipica commedia di costume diventata ben presto un cult del genere che si guadagnò all’epoca persino un David di Donatello. Circa trent’anni dopo aver fotografato un’Italia divisa in due dalle ideologie politiche, Virzì torna a Ventotene, la così detta isola di confino, per girarne il sequel, Un altro ferragosto, in cui l’amara consapevolezza che niente rispetto ad allora sia cambiato, ma potremmo dire peggiorato, fa da sfondo a una collettività oramai segnata – definitivamente – dalla disillusione, dall’infelicità e dalla pochezza d’animo.

E se il presente è scoraggiante, conferma di una società oramai spenta e povera di spirito, e il futuro prospettato all’orizzonte non fa che sbiadirsi davanti agli occhi, guardare al passato, a quei tempi in cui credere fermamente nelle proprie idee era la spinta motrice per andare avanti e sperare in un domani migliore, è tutto quello che resta. Almeno a Sandro, che per tutto il tempo non farà altro che immaginare di parlare con Pertini, Spinelli, Colorni, Rossi, abbracciando quella Resistenza di cui si è sempre sentito partecipe, e la cui memoria vuole conservare. Un altro ferragosto è scritto a sei mani mani dai due fratelli Virzì e Francesco Bruni, e vede il ritorno di quasi tutti i personaggi di Ferie d’agosto, più qualche new entry di assoluto spessore come Emanuela Fanelli, Christian De Sica e Vinicio Marchioni. Distribuito da 01 Distribution arriva nelle sale dal 7 marzo.

Un altro ferragosto, la trama

Ventotto anni dopo quell’incontro avvenuto a Ventotene in un caldo mese di agosto, le famiglie Molino e Mazzalupi tornano sull’isola ognuna per scopi differenti. La prima arriva per una reunion organizzata da Altiero, figlio di Sandro e Cecilia, il quale decide di far tornare tutti i familiari (e gli amici) in quel luogo tanto amato e caro al padre che è in punto di morte. Dall’altra parte, invece, i Mazzalupi sono in procinto di festeggiare le imminenti nozze di Sabrina, figlia di Ruggero (oramai defunto) e Luciana, ora diventata un’influencer seguita, e il coatto e sterile Cesare (Vinicio Marchioni), che le fa da manager. A Ventotene c’è tanto fermento per il matrimonio di questa coppia, eppure la zia Marisa – sbarcata con un nuovo compagno, l’imprenditore Pierluigi Nardi Masciulli (Christian De Sica) – non vede di buon occhio la loro relazione, soprattutto perché nell’uomo che la nipote ha scelto ha intercettato una persona vile e pressappochista. L’organizzazione dell’evento tanto atteso dalla famiglia Mazzalupi da un lato e la malattia di Sandro dall’altro (che sull’isola non farà altro che pensare a come tutelarne la memoria storica) creerà nuovi attriti e litigi che porteranno i personaggi a molte nuove consapevolezze.

Un altro ferragosto film

Fra passato, presente e… futuro

Con Un altro ferragosto Virzì riparte da quelle due famiglie che erano l’una l’antitesi dell’altra, così diverse ma anche così simili nel loro essere irrisolte, che su Ventotene si scontrarono con veemenza. Con ironia pungente il regista ci mette davanti a un drammatico dipinto della nostra realtà, sfruttando ancora una volta le vite piene di tristezza, sconfitte e incomunicabilità dei Molino e dei Mazzalupi, gruppi politicamente agli antipodi ma umanamente più vicini di quanto loro possano credere, e nel farlo inserisce elementi contemporanei che rendono il racconto al passo con questi nostri brutti tempi.

Non sono cambiati più di tanto i due nuclei familiari, né sono mutate le cause dei loro dissapori, ma rispetto al 1996 qualcosa si è aggiunto, e in questo caso è rappresentato da quel nuovo mondo di cui fanno parte i social, i quali hanno contribuito ad alimentare un tessuto sociale già di per sé allo sbando e corroso, e in cui Cesare è primo vero aberrante risultato. Ecco perché adesso, rispetto ad un tempo che non c’è più, a farla da padrona è l’ignoranza più becera, poiché se prima i dibattiti di destra e di sinistra si avvolgevano attorno a dei solidi principi (e ideali), ora si è completamente sconnessi da se stessi, dagli altri e soprattutto dai veri valori che fondano una comunità. Forse perché, ci dice Un altro ferragosto, abbiamo speso troppo tempo a rimanere idealisti immobili da non accorgerci che nel frattempo attorno a noi tutto diventava maceria.

Speranze infrante

E allora è qui che il film affonda le sue radici, diventando specchio e riflesso accecante di un’umanità talmente egoriferita e vacua da non capire di star distruggendo anche l’ultimo granello di speranza che possa rendere possibile il cambio di traiettoria. Le conseguenze sono, oltre lo smarrimento del proprio io e una felicità sempre più irragiungibile, che i figli e i padri non parlano poiché incapaci di capirsi e coltivare rapporti semplici, come Andrea e Sandro; che l’amore vero viene messo da parte per lasciare spazio a un benessere solo apparente ma non sincero, come nel caso di Marisa e Pierluigi; e che costruirsi un’immagine falsata di sé è l’unica soluzione per essere qualcuno, come nel caso di Sabrina, affiancata dall’omofobo Cesare, un uomo che è pieno esempio da una parte della mascolinità tossica ancora molto presente in alcuni uomini di oggi, dall’altra di una politica sempre più cialtrona e disinteressata al popolo, che mangia sull’imbroglio e i raggiri (per lui lo spessore culturale e morale non sono prioritari per essere un esponente del governo, tant’è che spinge Sabrina a candidarsi pur essendo lei un’influencer di scarso intelletto.)

A tal proposito il tragicomico monologo finale di Emanuela Fanelli è il colpo più sferzante e doloroso dell’intero film, che va non solo a dichiarare apertamente la frustrazione in cui annega una nazione intera, ma anche un pessimismo cosmico che annienta ogni forma di sogno futuro. Se sul livello contenutistico Un altro ferragosto dunque funziona per riflessioni e impegno tematico, non si può dire sempre lo stesso sulla messa in scena, che a volte scricchiola su alcuni inserti confusionari e personaggi poco accennati nel nuovo spazio narrativo, in particolare appartenenti alla famiglia Molino, poco approfondita, facendo anche calare di tanto in tanto l’attenzione. Comprendiamo però le intenzioni del regista di volere con sé tutti i protagonisti di Ferie d’agosto, ma diciamo anche che se si fosse focalizzato solo su alcuni di loro, mantenendo la giusta coralità di racconto, il film sarebbe stato narrativamente molto più ricco e dettagliato.

Un altro ferragosto: al via le riprese del nuovo fil di Paolo Virzì

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Inizieranno domani, martedì 25 aprile, sull’isola di Ventotene le riprese di Un altro ferragosto, il nuovo film di Paolo Virzì prodotto da Lotus Production, una società Leone Film Group con Rai Cinema. Seguito dell’acclamato Ferie d’Agosto del 1996, film cult che valse a Paolo Virzì il David di Donatello come Miglior Film, Un altro ferragosto vede il ritorno a Ventotene delle due famiglie di villeggianti, i Molino e i Mazzalupi.

Nel film Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Christian De Sica, Laura Morante, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Anna Ferraioli Ravel. E Gigio Alberti, Agnese Claisse, Paola Tiziana Cruciani, Claudia Della Seta, Emanuela Fanelli, Lorenzo Fantastichini, Liliana Fiorelli, Raffaella Lebboroni, Milena Mancini, Maria Laura Rondanini, Ema Stokholma, Lele Vannoli, Silvio Vannucci e con l’amichevole partecipazione di Rocco Papaleo. Da una storia di Paolo Virzì e Carlo Virzì, la sceneggiatura è firmata da Francesco Bruni, Carlo Virzì e Paolo Virzì 

La trama di Un altro ferragosto

In una sera d’agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino trascorreva le vacanze, la sua compagna Cecilia gli rivelò di essere incinta.Oggi Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malato, per regalargli un’ultima vacanza in quel luogo per lui così caro. Non si aspettava di trovare l’isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi col suo fidanzato Cesare: la ragazzina goffa figlia del bottegaio romano Ruggero, è diventata una celebrità del web e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico. Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva.

Un altro ferragosto sarà girato interamente sull’isola di Ventotene, storica location di Ferie d’Agosto. Il film uscirà nelle sale cinematografiche prossimamente distribuito da 01 Distribution. Dichiarazione di Paolo Virzì: Finora ci avevo pensato solo per scherzo, tante volte, quasi tutte le volte che finivo un film, “Adesso torniamo a Ventotene e diamo un seguito alla commedia di quelle due famiglie”. Scrivevo nuovi copioni che poi buttavo, o mettevo da parte. Tante cose mi trattenevano ed ero giunto alla conclusione che a Ventotene ci sarei tornato solo in gita. Invece stavolta sta succedendo davvero, chissà perché proprio adesso, nel duemilaventitré. Credo di averne intuito il motivo, ma voglio esplorarlo meglio durante le giornate e le nottate di riprese che ci attendono. Confesso di essere emozionato, incontrare di nuovo i personaggi di quel vecchio film mi diverte e un po’ mi spaventa. Rimpiangere quelli che non ci sono più – ma che in qualche modo ci saranno – mi commuove. Riunire la gloriosa banda degli interpreti, mescolandola ai nuovi formidabili ingressi, mi elettrizza. Ringrazio gli amici ma soprattutto i produttori che mi hanno persuaso, con ostinazione struggente, a tornare qui.

Un Altro Ferragosto, trailer e poster del sequel di Paolo Virzì

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Un Altro Ferragosto, trailer e poster del sequel di Paolo Virzì

È disponibile il Trailer Ufficiale di Un Altro Ferragosto, il nuovo film di Paolo Virzì, prodotto da Lotus Production, una società Leone Film Group con Rai Cinema, in associazione con Tenderstories, e distribuito da 01 Distribution, al cinema dal 7 marzo.

Seguito dell’acclamato Ferie d’Agosto del 1996, film cult che valse a Paolo Virzì il David di Donatello come Miglior Film, Un Altro Ferragosto vede il ritorno a Ventotene delle due famiglie di villeggianti, i Molino e i Mazzalupi.

Paolo Virzì dirige un cast stellare composto da Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Christian De Sica, Laura Morante, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Anna Ferraioli Ravel, con la partecipazione di Emanuela Fanelli, Rocco Papaleo, Paola Tiziana Cruciani, Agnese Claisse.

E che vede tra gli altri interpreti: Gigio Alberti, Claudia Della Seta, Lorenzo Fantastichini, Liliana Fiorelli, Raffaella Lebboroni, Milena Mancini, Maria Laura Rondanini, Ema Stokholma, Lele Vannoli, Silvio Vannucci.

Gli attori di Ferie d’Agosto durante le riprese del nuovo film di Virzì, hanno fatto un tuffo nel passato, per raccontare quell’esperienza speciale, fatta di risate e serate in compagnia. I loro ricordi sono stati racchiusi in un video (che trovate sul canale Instagram di 01 Distribution).

Un altro Ferragosto, la trama

In una sera d’agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino trascorreva le vacanze, la sua compagna Cecilia gli rivelò di essere incinta. Oggi Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malandato e regalargli un’ultima vacanza. Non si aspettava di trovare l’isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi col suo fidanzato Cesare: la ragazzina goffa figlia del bottegaio romano Ruggero, è diventata una celebrità del web e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico. Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva.

Un altro Ferragosto, il poster

Un Altro Ferragosto in streaming e in tv su SKY dal 20 Giugno

Un Altro Ferragosto in streaming e in tv su SKY dal 20 Giugno

Arriva su Sky Cinema l’ultimo film di Paolo Virzì, Un Altro Ferragosto (la nostra recensione), da giovedì 20 giugno disponibile on demand, anche in 4K, e in streaming su NOW. Il film inoltre andrà in onda giovedì 27 giugno alle 21:15 su Sky Cinema Uno (e alle 21:45 anche su Sky Cinema Comedy).

Dopo il successo di Ferie d’agosto, Paolo Virzì torna a raccontare due romanzi familiari che si incontrano solo in poche ma polemicissime circostanze: il romanzo dal tono tragicomico e disperato della famiglia Mazzalupi e quello dal tono dolente, malinconico, ironico e triste della famiglia Molino. Il film, diretto da Paolo Virzì, che firma anche la sceneggiatura insieme a Francesco Bruni e Carlo Virzì, è prodotto da Lotus Production, una società Leone FIlm Group, con Rai Cinema.

La trama di Un Altro Ferragosto

In una sera d’agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino trascorreva le vacanze, la sua compagna Cecilia gli rivelò di essere incinta. Oggi Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malandato e regalargli un’ultima vacanza. Non si aspettava di trovare l’isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi col suo fidanzato Cesare: la ragazzina goffa figlia del bottegaio romano Ruggero, è diventata una celebrità del web e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico. Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva.

UN ALTRO CALCIO – Bologna in Champions di Emilio Marrese, anteprima 18 luglio al cinema Jolly di Bologna

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Giovedì 18 luglio, presso il cinema Jolly di Bologna si terrà l’anteprima del docufilm “UN ALTRO CALCIO – Bologna in Champions”, con doppia proiezione, alle 20.00 e alle 21.30. Si tratta di un instant-doc scritto e diretto da Emilio Marrese, realizzato da Genoma Films, prodotto da Paolo Rossi Pisu con Cinzia Bomoll, Marta Miniucchi, Marianna Pini, Antonio Pisu e Matteo Salocchi.

L’opera narra le gesta di una squadra di calcio che ha vissuto e fatto vivere ai propri tifosi la stagione più esaltante dei suoi ultimi sessant’anni. Una squadra da sempre indistinguibile dalla città che le dà il nome e  dai suoi tifosi. Il regista dipana il racconto attraverso immagini di repertorio tra passato e presente con interviste ad atleti, tecnici, dirigenti, personaggi dello spettacolo e della cultura.

Terminato il percorso nelle sale, dopo metà agosto il docufilm sarà disponibile su Sky.

UN ALTRO CALCIO – Bologna in Champions, la trama

“UN ALTRO CALCIO” è il modello portato al successo dal Bologna di Joey Saputo: un club sano, serio e organizzato che ha imposto uno stile diverso, raggiungendo la Champions League con perseveranza, programmazione e garbo, anche nelle difficoltà.

“UN ALTRO CALCIO” è il modo di vivere questa passione a Bologna, città che non vuole essere metropoli né provincia, ma capitale – qual è – della cultura, del gusto e del bello: una città che non rinuncia mai, neanche allo stadio, al suo spirito critico, ironico e dissacrante.

“UN ALTRO CALCIO” è il sistema di gioco innovativo proposto da Thiago Motta, allenatore e personaggio atipico dalle grandi potenzialità.

Il docufilm narra il felice incontro tra queste anomalie e peculiarità che ha fatto vivere al Bologna la stagione più esaltante degli ultimi sessant’anni.

Il racconto della moderna favola rossoblù è impreziosito dalle interviste esclusive ai protagonisti (Joey Saputo, Claudio Fenucci, Giovanni Sartori, Marco Di Vaio, Riccardo Orsolini, Lewis Ferguson, Riccardo Calafiori, Remo Freuler, Lorenzo De Silvestri e Alexis Saelemaekers ) e dallo sguardo speciale e insolito dei testimoni scelti.

Dal popolare cantante Gianni Morandi che regala alcuni divertenti aneddoti inediti allo psicoanalista di fama mondiale Stefano Bolognini che analizza le specifiche dinamiche del gruppo, dell’allenatore e anche dei tifosi bolognesi; dallo sceneggiatore Fabio Bonifacci che sottolinea gli aspetti “cinematografici” di questa avventura al critico Walter Guadagnini che ne illumina il lato “artistico”; dal musicista Federico Poggipollini al giornalista e attore Giorgio Comaschi, dagli scrittori Marcello Dòmini e Gianluca Morozzi al regista Paolo Muran, dall’assessore Massimo Bugani allo storico Riccardo Brizzi, dallo sceneggiatore Christian Poli al sacerdote Massimo Vacchetti: da questo coro esce infine una narrazione divertente e originale, come il Bologna di Saputo e il gioco di Motta che cercano di indicare strade nuove al calcio italiano.

Un alibi perfetto: trama e cast del film con Michael Douglas

Un alibi perfetto: trama e cast del film con Michael Douglas

I cosiddetti legal thriller sono certamente una delle sottocategorie più affascinanti di quel vasto e sfaccettato genere che è il thriller. Numerosi sono i titoli che nel corso degli anni hanno fatto la fortuna di questo, portando le storie di avvocati, processi o questioni legate al mondo giudiziario a ritagliarsi il proprio posto di rilievo nel mercato cinematografico. Titoli come Il rapporto Pelican, The Judge, Michael Clayton e Il cliente sono solo alcuni dei titoli più famosi. Tra questi si annovera anche Un alibi perfetto, scritto e diretto nel 2009 da Peter Hyams, specializzato in realtà nel genere della fantascienza.

Per l’occasione egli decide dunque di cimentarsi con un genere nuovo, dando vita a quello che è un remake del film L’alibi era perfetto, diretto nel 1956 dal celebre regista austriaco Fritz Lang, autore di capolavori del cinema come Metropolis e M – Il mostro di Düsseldorf. Adattando ad un contesto contemporaneo le tematiche e le vicende, il regista confeziona così una vicenda particolarmente complessa e intricata, che fa dei propri colpi di scena uno degli elementi di forza. Come solito in questi film, anche in Un alibi perfetto si gioca con la legge, con i suoi intrighi e con la facilità con cui è possibile manipolarla.

Nonostante diversi elementi di interesse, il film manco di ottenere però un particolare successo, venendo anzi ad essere quasi del tutto ignorato. Pur al netto dei suoi difetti, rimane un’opera da riscoprire, anche solo per poterla confrontare con l’originale, ad oggi ancora celebrato e studiato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Un alibi perfetto: la trama del film

Protagonista del film è C.J. Nicholas, un giornalista che, per non essere licenziato, decide di scrivere un’inchiesta che favorisca una svolta nella sua carriera. Nel tentativo di attirare quante più attenzioni possibile, decide di dimostrare come dietro i successi del procuratore distrettuale Mark Hunter ci sia in realtà la corruzione e la falsificazione delle prove. Facendosi aiutare dal suo assistente Corey, decide dunque di farsi arrestare per l’omicidio di una prostituta, così da poter agire dall’interno. Procurandosi il fascicolo del caso, Nicholas riesce a dar vita ad una serie di prove che lo fanno passare come il principale accusato.

Quando inizia il processo, l’accusa, rappresentata da Hunter, sostiene di aver trovato del sangue di C.J. sul luogo del delitto. È allora che l’uomo si scaglia contro il procuratore, sostenendo che l’uomo ha falsificato le prove. Essendo l’accusato, naturalmente, nessuno gli crede. L’unica cosa che può provare la sua innocenza e la colpevolezza di Hunter è un video segreto registrato da Corey. Questi, tuttavia, è stato ucciso da Merchant, un detective corrotto. Per il giornalista, dunque, la situazione si complica enormemente, rischiando di rimanere bloccato nel tranello da lui stesso architettato.

Un alibi perfetto cast

Un alibi perfetto: il cast del film

Protagonista del film, nei panni del giornalista C.J. Nicholas, vi è l’attore Jesse Metcalfe. Recentemente visto in Hard Kill, ma noto in particolare per le serie Desperate Housewives e Dallas, l’attore si è preparato a questo ruolo approfondendo quanto più possibile l’iter dei processi, al fine di poter sapere sempre a che punto si trova il suo personaggio. Nei panni del suo collega Corey Finley, invece, si ritrova l’attore Joel David Moore, noto per le serie Forever e Bones e per essere stato Norm Spellman nel film Avatar. Amber Tamblyn, infine, è Ella Crystal, dipendente di Hunter con cui C.J. intraprende una relazione.

Nei panni del controverso procuratore Mark Hunter, vi è invece il premio Oscar Michael Douglas. L’attore, noto per le sue interpretazioni di personaggi spregiudicati e caratterialmente forti, ha costruito il suo Hunter seguendo proprio queste caratteristiche. Egli si è inoltre preparato approfondendo la professione di avvocato, al fine di poter essere realistico nei suoi modi di fare. Pur non essendo il vero protagonista della vicenda, è Douglas ad avere le maggiori attenzioni all’interno del film. Sono poi presenti Orlando Jones, noto per la serie TV MADtv, nei panni di Ben Nickerson, mentre Lawrence P. Beron è il detective Alex Merchant. Sharon K. London interpreta invece il giudice Sheppard.

Un alibi perfetto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Un alibi perfetto è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 8 ottobre alle ore 21:00 su Iris.

Fonte: IMDb

Un affare privato: recensione della serie con Jean Reno

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Un affare privato: recensione della serie con Jean Reno

Approdata sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video il 16 settembre, Un affare privato è una serie composta da una sola stagione di otto episodi, circa 42 minuti l’uno. Diretta da David Pinillos, Maria Ripoll e Daniel Aranyò, la serie è stata prodotta da Amazon studios in collaborazione con Babù Producciones e Hanoi Productiones. Nel cast è presente anche l’attore Jean Reno, noto per la sua performance nel film Léon (1994).

Un affare privato: il caso dell’assassino del giglio

I Quiroga sono una famiglia galiziana, una dinastia di commissari di polizia da moltissime generazioni. Mentre Arturo, figlio del defunto capo della polizia Alfonso, ha la possibilità di intraprendere questa carriera, lo stesso destino non può essere destinato a Marina, sua sorella. Pur ella volendo lavorare come investigatrice e risolvere casi, la strada per questa professione le viene sbarrata solamente perché donna. Ad ogni modo, Marina si trova coinvolta direttamente in un delitto: è testimone di un assassinio. Da questo momento lei inizierà, insieme al fidato maggiordomo Hector, ad indagare su questo crimine, venendo però talvolta ostacolata dallo stesso fratello, il quale cerca di proteggerla dalla pericolosa vita del poliziotto e non la crede all’altezza. L’omicidio della donna si rivela da subito molto peculiare: la vittima è stata aggredita con una particolare violenza ed ha un giglio inciso sul petto. A questa ne seguiranno altre, con lo stesso modus operandi, e con esse molti sono i sospettati per questi crimini. Marina riuscirà, con il suo ingegno e le sue capacità, a raccogliere molti indizi sul caso, ed otterrà l’aiuto di alcuni collaboratori di Arturo alla stazione di polizia. Il primo che si deciderà a coinvolgerla nelle indagini è l’ispettore Pablo Zarco, insieme poi all’affascinante Andrès Castaño.

Un affare privato
Marina che si esercita a sparare

Marina Quiroga: un detective con rossetto e pistola

La protagonista indiscussa di Un affare privato è certamente lei: Marina Quiroga. Interpretata dall’attrice spagnola Aura Garrido, Marina è una figura molto vivace e curiosa. Il suo interesse per l’investigazione le è stato impartito durante l’infanzia dal padre Alfonso; lui stesso la incoraggia fin da piccola ad intraprendere la carriera nella polizia, pur sapendo quanto questo possa essere difficile o quasi impossibile per una donna negli anni 40. Oltre alla passione, però, Marina Quiroga ha un particolare talento ed ingegno che le permettono di eccellere più degli ispettori di polizia stessi, pur non avendo il loro stesso addestramento. Marina, inoltre, è impavida, ha il coraggio di mettere in pericolo anche la propria vita per risolvere il caso ed evitare altre vittime.

A differenza di suo fratello Arturo e degli altri poliziotti, Marina si interessa molto anche alle nuove tecnologie del momento che le possono essere utili per le indagini.  Molti sono, infatti, gli strumenti che lei utilizza per scovare le tracce dell’assassino, come una macchina che, grazie ad una sostanza particolare, riesce a rilevare le tracce di sangue. Grazie a quest’apparecchiatura, Marina ricostruisce con più facilità una scena del crimine, e ritrova anche un’impronta di una scarpa.

Gli errori della serie: dagli effetti speciali scadenti ai personaggi poco sviluppati

È un pregiudizio generalmente riconosciuto che le serie spagnole, le telenovelas, non sempre brillino di eccellenza cinematografica. Un affare privato aveva tutto il potenziale per sfatare questo mito: la produzione è riuscita a dar vita ad una serie senza dubbio piacevole da vedere, ma con alcune pecche. Prima di tutto, pur essendo la storia ambientata in Galizia, in Spagna negli anni 40, quindi poco dopo la fine della guerra civile e l’instaurazione della dittatura di Francisco Franco, non si fa assolutamente nessun riferimento agli avvenimenti storici. Sembra quasi che le vicende avvengano al di fuori della realtà storica in cui sono collocate.

Un elemento poco sviluppato in Un affare privato è il personaggio del maggiordomo Hector, interpretato da Jean Reno. Hector viene dipinto in maniera quasi caricaturale, un ruolo che non rende certamente giustizia ad un attore eccellente come Reno. Se le intenzioni della produzione erano aggiungere al cast una figura nota a livello internazionale per dare maggiore risonanza alla serie, sarebbe stato meglio poter garantire all’attore un ruolo più interessante e non solamente comico.

Un altro fattore che si è rivelato scadente è l’utilizzo di effetti speciali; in particolare la scena sul treno nell’episodio 5 e la caduta dall’aereo nell’episodio 7 sono poco realistiche. Ad ogni modo si tratta, in questo caso, di difetti plausibili, considerando che serie come Un affare privato abbiano un budget nettamente più basso rispetto magari ad altre serie prodotte da Netflix.

Un affare di famiglia, Palma d’Oro a Cannes 2018, al cinema dal 13 settembre

Un affare di famiglia (Shoplifters), il film di Kore-eda Hirokazu, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2018, arriva al cinema dal 13 settembre con BiM Distribuzione. 

Dopo Little SisterRitratto di Famiglia con Tempesta, Kore-eda torna a raccontare con delicatezza e profondità le relazioni affettive e ad analizzare il concetto di famiglia.

Dopo uno dei loro furti, Osamu e suo figlio si imbattono in una ragazzina in mezzo ad un  freddo glaciale. Dapprima riluttante ad accoglierla, la moglie di Osamu acconsente ad occuparsi di lei dopo aver appreso le difficoltà che la aspettano.

Benché la famiglia sia così povera da riuscire a malapena a sopravvivere commettendo piccoli reati, sembrano vivere felici  insieme finché un incidente imprevisto porta alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che li uniscono…

Un affare di famiglia (Shoplifters), recensione del film di Hirokazu Kore-eda

“Ogni volta che vengo al Festival di Cannes ricevo coraggio e speranza, speranza che grazie al cinema persone e mondi che di solito si scontrano possano finalmente ricongiungersi” ha dichiarato Kore-eda Hirokazu in persona, in occasione della presentazione del film al festival.   “Un film straordinario, che ha travolto tutta la Giuria” è quello che invece ha avuto da commentare Cate Blanchett, presidente di giuria alla scorsa edizione della kermesse. “Un film che ci ha toccato profondamente, pieno di grazia, elegante, sensibile” invece per Denis Villeneuve, membro della giuria.

Un adattamento di Apocalypse Now Now è in sviluppo

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Un adattamento di Apocalypse Now Now è in sviluppo

Variety riporta in esclusiva che è in lavorazione la trasposizione cinematografica del romanzo urban-fantasy Apocalypse Now Now di Charlie Human. Inoltre il sito web americano rivela che Terri Tatchell, nominata all’Oscar per la sceneggiatura di District 9, sta già scrivendo l’adattamento.

Il progetto è una produzione di Canada e Sudafrica. La canadese Redlab Digital, in collaborazione con la losangelina XYZ Films, ha acquisito i diritti di sfruttamento dell’opera per trasformarla in un film.

La trama del romanzo è incentrata su un ragazzo di dubbia moralità che spaccia materiale osceno tra le mura della propria scuola. Quando la ragazza dei suoi sogni viene rapita si metterà sulle sue tracce insieme a un cacciatore di taglie esperto nel soprannaturale, addentrandosi nel bizzarro mondo della malavita di Città del Capo.

Tra i produttori figurano Nicholas Sorbara (Redlab Digital), Sean Drummond e Michael Matthews (Be Phat Motel). Todd Brown (XYZ Films) sarà il produttore esecutivo.

Fonte: Variety

Un ‘Sex Tape’ per Reese Witherspoon

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Calma, fermate i ‘bollori’ e non andate subito a cercare… non siamo di fronte all’ennesimo video ‘galeotto’ più o meno volutamente messo in circolazione per far parlare di sé,  bensì a una commedia, scritta da Kate Angelo (sceneggiatrice e produttrice, tra l’altro, di alcuni episodi della popolare sit-com “Will & Grace”).

Il plot vedrà la classica coppia annoiata riprendere le proprie ‘perfomance’ con una videocamera, solo per scoprire il giorno dopo, che la registrazione è sparita, dando così il via a una sorta di ‘caccia al tesoro’ dalle conseguenze imprevedibili. Il progetto, portato avanti dalla Sony, secondo quanto scrive Empire sarà curato da Jason Segel e Nick Stoller già al lavoro insieme ne “I fantastici viaggi di Gulliver” e nell’ultimo film dei ‘Muppets’. Per il ruolo principale, la Sony avrebbe dunque puntato su Reese Whiterspoon, che comunque non pare aver ancora accettato definitivamente l’offerta, anche a causa di altri impegni in corso: nella lista delle ‘papabili’ vi sono anche  Adams, Emily Blunt, Rose Byrne e Jennifer Garner.

Umbria Film Festival, dal 10 al 14 luglio 2024: presentato il programma

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Il cinema a 360 gradi, in tutte le sue sfaccettature, torna a riempire le piazze e i luoghi di Montone (PG), per la ventottesima edizione dell’Umbria Film Festival, dal 10 al 14 luglio 2024, con la Direzione Artistica di Alessandro De Simone, che ha il piacere di presentare il programma e il manifesto ufficiale. 

Tra gli eventi, un film come The Movie Teller di Lone Scherfig, con Daniel Brühl e Bérénice Bejo, che ha iniziato un prestigioso circuito festivaliero (Toronto International Film Festival, Spanish Film Festival, Milwaukee Film Festival , BiFest, per citarne alcuni), e approda a Montone alla presenza della regista per regalare la proiezione di un gioiello al momento non disponibile al cinema o in televisione.

Nel programma anche film che il pubblico potrà vedere in anteprima rispetto all’uscita in sala come Non riattaccare di Manfredi Lucibello, accompagnato dal regista stesso e dall’attrice protagonista Barbara Ronchi, e l’adrenalinico In the land of Saint and Sinners, di Robert Lorenz con Liam Neeson, anche questo in anteprima rispetto all’uscita in sala il 17 luglio (con il titolo italiano L’ultima vendetta), oltre a The Sweet East, debutto alla regia di di Sean Price Williams.

Umbria Film Festival, dal 10 al 14 luglio 2024: presentato il programma

Ancora, l’acclamatissimo La chimera di Alice Rohrwacher, amatissima regista che dopo la proiezione riceverà le chiavi della città con una cerimonia ufficiale, e l’omaggio al cult Il Corvo di Alex Proyas, che proprio quest’anno compie 30 anni e porta a Montone la sua aura di film maledetto.

In the Land of Saints and Sinners film 2023Sabato 13 luglio omaggio a Olivier Assayas con un incontro / conversazione con il regista francese e la proiezione del suo ultimo film, l’intimo e autobiografico Hors duTemp (2024), molto applaudito alla Berlinale. L’omaggio al grande regista francese prosegue anche nella giornata di domenica 14 luglio con la proiezione, in occasione dei suoi trent’anni, del film L’eau froide.

Questa edizione n.28 vede anche il ritorno del concorso dedicato ai cortometraggi italiani Amarcorti, a cui si aggiunge Montoons, concorso internazionale di cortometraggi animati per bambini, e la selezione di corti internazionali Image Hunters.

Il cinema a Montone significa però anche uno sguardo alle sue ramificazioni e alle arti “amiche”. Ogni giorno infatti trova spazio il format “Libri da Bere”, con focus sulla letteratura e la presentazione di libri: il nuovo, attesissimo, graphic novel dell’artista, star dei social, Mattia Labadessa Maledetto Poeta; Diegopolitik, il romanzo / saggio di Boris Sollazzo sulla figura di Maradona tra politica, calcio e società; Love Song for a Vampire, il saggio di Gabriella Giliberti che racconta l’evoluzione del vampiro come metafora della nostra società; Swinging ‘60s, musica, cinema, moda, arte e cultura nella Londra degli anni Sessanta, di Franco DassistiMichelangelo Iossa.

Ancora, il Festival ospiterà lo spettacolo teatrale Amore – Il teorema di Sarah con protagonista Milena Mancini che racconta la vita di coppia oltre i cliché, e il concerto de La Banda del Comitato, il quintetto nato nelle campagne umbre che vede Alice Rohrwacher alla fisarmonica e alla voce.

Il corvo Brandon LeeIl Sabato Pop dedicato ai 30 anni de Il Corvo e a Mattia Labadessa è realizzato in collaborazione con UmbriaCon, comic convention che ha visto la sua prima edizione andare in scena lo scorso gennaio con grande successo di pubblico.

Anche quest’anno il Presidente di Umbria Film Festival sarà Terry Gilliam, dal 2010 cittadino onorario di Montone.

Umbria Film Festival 2016: Tom Hopper, Laura Carmichael e molti altri!

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Umbria Film Festival 2016 – Si tiene a Montone (Perugia) dal 6 al 10 luglio 2016– a ingresso gratuito fino a esaurimento posti- la ventesima edizione dell’Umbria Film Festival, con la direzione artistica di Vanessa Strizzi, la direzione organizzativa di Marisa Berna e la presidenza onoraria di Terry Gilliam. Circondato dal verde, dai querceti e dagli olivi e patria di Braccio Fortebraccio, il borgo di Montone presenterà un parterre di ospiti internazionali, ma anche tavole rotonde e concerti, ma soprattutto proiezioni che animeranno Piazza Fortebraccio: dalle anteprime di cortometraggi internazionali, alle attese anteprime di lungometraggi, per arrivare ai cortometraggi per bambini e quelli realizzati da videomaker umbri, per la sezione del concorso Umbriametraggi.

Molto ricco il parterre degli ospiti di questa edizione: tra questi, la regista danese Lone Scherfig (Italiano per principianti; An education; Posh) e Rachel Portman, compositrice inglese, prima donna ad aver vinto un Premio Oscar alla migliore colonna sonora, nel 1997, per il film Emma, autrice delle musiche originali di film quali Le regole della casa del sidro, Smoke, Chocolat, Oliver Twist di Roman Polański, La duchessa e Non lasciarmi. La sera di inaugurazione del festival, Rachel Portman riceverà le Chiavi della Città di Montone.

Umbria Film Festival 2016: Tom Hopper, Laura Carmichael e molti altri!

Tra i lungometraggi presentati, inaugura il festival, mercoledì 6 luglio, il film Burn Burn Burn, di Chanya Button, interpretato tra gli altri dall’attrice inglese Laura Carmichael, conosciuta dal grande pubblico per il suo ruolo di Lady Edith Crawley nella serie tv Downton Abbey, che sarà presente alla proiezione accompagnata dalla regista del film. Giovedì 7 luglio sarà quindi proiettato, dopo i consueti cortometraggi per bambini, uno dei quali, Marathon Diary, sarà presentato dalla regista Hanne Berkaak, proiezione dellungometraggio From Nowhere, di Matthew Newton. Venerdì 8 luglio, la consegna delle Chiavi della Città al regista inglese Tom Hooper, vincitore del Premio Oscar come Miglior Regista per il pluripremiato Il discorso del re, ma autore anche di pellicole quali Red Dust, Il maledetto United e The Danish Girl, film che sarà proiettato in suo onore. La serata sarà anche occasione per visionare i cortometraggi del concorso Umbriametraggi, dedicato a registi umbri o che vivono in Umbria. I corti proiettati concorrono all’assegnazione dei seguenti premi: Premio Augustuscolor al “miglior cortometraggio” consistente nel 50% di sconto su una singola lavorazione presso Augustuscolor e Menzione speciale Augustuscolor consistente nel 50% di sconto su una singola lavorazione presso Augustuscolor).

Quindi, sabato 9 luglio, il film danese Men and Chicken di Anders Thomas Jensen, commedia surreale interpretata da Mads Mikkelsen, in cui due fratelli, alla morte del padre, scoprono un’orribile verità su loro stessi e i loro famigliari. La serata sarà aperta dal tributo all’attrice danese Ghita Norby, che sarà presente in piazza a Montone. La sera finale del festival, sabato 10 luglio, si chiude con la proiezione del cortometraggio Refugee Blues, presentato al recente Festival di Berlino e del documentario australiano Gayby Baby, di Maya Newell, presentato al recente Festival di Cannes, in cui si racconta la realtà delle famiglie con due partner omosessuali. A seguire il consueto concerto in piazza.

Tra gli eventi del festival, la mostra fotografica di Rebecca Heyl, dal titolo “Memory Lane Umbria Film Festival“, che ripercorre la storia dei primi 20 anni del festival attraverso le foto ufficiali e quelle dietro le quinte e due tavole rotonde. La prima dedicata, come di consueto, ai migranti, quest’anno dal titolo “Seconde Generazioni islamiche fra appartenenza e rischio di derive fondamentaliste”, che si terrà presso la Chiesa Museo di San Francesco di Montone il 7 luglio alle ore 15.30. La seconda tavola rotonda si terrà nella stessa location, ma il 9 luglio alle ore 17.30 e affronterà il tema “Per la realizzazione della Film Commission della Regione Umbria”.

Umberto D. è un film diretto da Vittorio De Sica

Umberto D. è un film diretto da Vittorio De Sica, scritto e sceneggiato da Cesare Zavattini, premiata coppia del cinema italiano del dopoguerra. Il film è un tributo al padre Umberto De Sica, con cui aveva un rapporto molto forte. Il film ha raccolto molti premi e nomination, ecco i più prestigiosi: Miglior film al Festival di Punta del Este, Miglior film straniero per i critici di New York (1955), Nomination all’Oscar a Cesare Zavattini per la migliore sceneggiatura originale (1957).

Umberto è un ex impiegato statale che sopravvive con una magra pensione, è costretto ad alloggiare in una camera di un alberghetto squallido ad ore, nonché a mangiare nelle mense pubbliche. Per le tante difficoltà e quotidiane umiliazioni, non più sopportabili in tarda età, pensa di farla finta; ma l’unica cosa che gli è rimasta, il suo cagnolino Flag, lo convince che in fondo vale ancora la pena vivere. De Sica denuncia dunque le difficoltà dei pensionati, e in generale, di quanti sono costretti a vivere nella semipovertà e nella quotidiana umiliazione.

Dopo la parentesi di Miracolo a Milano, film che denuncia sempre i soprusi subiti dai più deboli (nella fattispecie i “senza tetto” nella Milano del dopoguerra) ma con uno stile fiabesco, il regista originario di Caserta torna a raccontare in modo duro e crudo la realtà italiana del dopoguerra, attraverso quel neorealismo che si serviva anche di attori non professionisti, così come ha fatto successivamente Pasolini, o nel modo in cui amava lavorare un altro importante regista spagnolo surrealista dell’epoca, Luis Buñuel, censurato dalla dittatura franchista e costretto all’esilio professionale in Messico prima e Francia poi. Tra le curiosità, bisogna annoverare il fatto che Carlo Battisti – che interpreta Umberto D. – era professore di glottologia all’Università di Firenze e insieme a Giovanni Alessio e ad altri collaboratori fu autore dell’importante Dizionario Etimologico Italiano (DEI, in 5 volumi, pubblicato negli anni 1950-1957); questo è il suo unico film. Si racconta che il professore si presentò al provino indossando due cravatte da quanto era emozionato.

Va anche detto che il film fu duramente contestato dal Governo democristiano dell’epoca, poiché offriva all’estero una visione distorta della realtà socioeconomica italiana. Nel 2008 ha visto un remake interpretato da Jean Paul Belmondo reduce da un devastante ictus. Il film, dal titolo Un homme et son chien, per la regia di Francis Huster, ha recuperato il titolo originale del film, poi cambiato dalla distribuzione.

Uma Thurman: la musa di Tarantino cambia faccia

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Uma Thurman: la musa di Tarantino cambia faccia

È stata la musa di Quentin Tarantino, che l’ha consacrata prima con il caschetto nero corvino di Mia Wallace e poi con la tuta gialla di Beatrix Kiddo. Adesso però Uma Thurman non si riconosce più. Alla premiere newyorkese di The Slap l’attrice ha sfoggiato un … viso completamente nuovo. Colpa di un Make Up sbagliato o di qualcosa di più definitivo? Se la risposta esatta dovesse essere la seconda, saranno milioni i fan di tutto il mondo che adesso staranno gridando allo scandalo.

La chirurgia, soprattutto per un’attrice, è una tentazione enorme, spesso la decisione di ‘rifarsi’ è scatenata da grandi insicurezza che potrebbero sfociare anche in gravi patologie psicologiche. Ma l’apparenza dell’eterna giovinezza vale il completo cambiamento dei lineamenti che hanno resa famosa una bellissima donna?

Uma Thurman: 10 cose che non sai sull’attrice

Uma Thurman: 10 cose che non sai sull’attrice

Icona degli anni Novanta, l’attrice Uma Thurman vanta nella sua carriera una serie di film e personaggi che da soli le bastano per ottenere una fama e una riconoscibilità unica. Celebre per la sua grinta e il suo carisma, l’attrice ha infatti preso parte a titoli estremamente popolari, collaborando con registi che le hanno permesso di maturare come interprete.

Oggi la Thurman è celebrata come una delle più dotate attrici della sua generazione, ancora protagonista di film di successo in cui non manca di dare continuamente prova della propria versatilità. A rimanere particolarmente memorabili, tuttavia, sono i personaggi a cui ha dato vita per alcuni film di Tarantino.

Ecco 10 cose che non sai su Uma Thurman.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Uma Thurman: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 1987 con il film Laura, per poi ottenere particolare successo grazie a titoli come La grande promessa (1988), Le relazioni pericolose (1988), con John Malkovich e Le avventure del barone di Munchausen (1988). Recita poi in noti titoli come Henry e June (1990), Lo sbirro, il boss e la bionda (1993), e Cowgirl – Il nuovo sesso (1993). Con Pulp Fiction (1994), di Quentin Tarantino, ha modo di consacrare la propria carriera. Con la popolarità acquisita, prende parte a Batman & Robin (1997), Gattaca – La porta dell’universo (1997), I miserabili (1998), Accordi e disaccordi (1999), Kill Bill: Volume 1 (2003) e Kill Bill: Volume 2 (2004), La mia super ex-ragazza (2006), Bel ami (2012), con Robert Pattinson, Quello che so sull’amore (2012), Nymphomaniac (2013), Il sapore del successo (2015), La casa di Jack (2018) e Nonno questa volta è guerra (2020), con Robert De Niro.

9. Ha preso parte a produzioni televisive. L’esordio sul piccolo schermo avviene invece nel 2002, quando recita nel film Gli occhi della vita. Successivamente, torna a recitare in televisione per il film My Zinc Bed – Ossessione d’amore (2008), e per le serie Smash (2012), The Slap (2015), con Peter Sarsgaard, e Imposters (2017-2018). Nel 2019 ha invece recitato nella serie Chambers, di genere thriller e distribuita su Netflix. Attualmente invece è impegnata nelle riprese della nuova serie intitolata Suspicion, dove ricopre il ruolo della protagonista, una donna d’affari a cui viene misteriosamente rapito il figlio.

8. Ha ottenuto una nomination all’Oscar. Il ruolo di Mia Wallace, protagonista femminile di Pulp Fiction è quello che più di ogni altro ha permesso all’attrice di raggiungere un enorme successo all’interno dell’industria. Grazie ad esso, inoltre, l’attrice ha ricevuto la sua prima e unica nomination al premio Oscar come miglior attrice protagonista. Pur non vincendo il premio, la Thurman ha avuto modo di consolidare la propria popolarità, dando vita da quel momento ad una ben più solida carriera cinematografica, ricevendo numerose richieste di partecipazione a film poi rivelatisi grandi successi.

Uma Thurman in Kill Bill

7. Fu l’ispirazione per i due film. Parlando con Tarantino sul set di Pulp Fiction, l’attrice ebbe modo di condividere con lui i propri gusti cinematografici e i due iniziarono così a dar forma all’idea che poi venne sviluppata nei due film di Kill Bill. Tarantino, infatti, ha più volte raccontato di come il personaggio de La Sposa, venne basato interamente sul carattere e sull’aspetto della Thurman, la quale dal canto suo contribuì arricchendo il personaggio di dettagli. Al momento delle riprese, inoltre, l’attrice si scoprì incinta ma Tarantino preferì rimandare il tutto piuttosto che trovare un’altra attrice per la parte.

6. Fu costretta a girare una pericolosa scena. Nel 2018 l’attrice, ricordando il set di Kill Bill, affermò di essere stata costretta dal produttore Harvey Weinstein a girare personalmente una pericolosa scena dove un’auto si schianta contro un albero. L’attrice, tuttavia, affermò che il regista Tarantino non aveva colpe a riguardo e che anzi sostenne la sua causa andando a ricercare le riprese di tale momento. L’evento andò così ad intaccare la già compromessa situazione di Weinstein, e svelò un infelice retroscena dal set del film.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Uma Thurman Kill Bill

Uma Thurman e Quentin Tarantino

5. È la musa del regista. Benché il loro ultimo film insieme risalga al 2004, l’attrice e il regista Quentin Tarantino hanno sempre mantenuto negli anni un solido rapporto, iniziato grazie al film Pulp Fiction. Tarantino raccontò infatti di essere rimasto stregato dalle qualità dell’attrice, e che desiderava fare di lei la sua musa. Fu proprio grazie al regista che la Thurman ottenne quelli che sono ricordati come i ruoli più celebri della sua carriera. Ancora oggi i due non mancano di riunirsi in occasione di eventi particolari, dimostrando il buon rapporto che lì lega al di là del cinema.

Uma Thurman: chi è suo marito

4. È stata sposata con noti attori. Ad oggi l’attrice si è sposata per due volte tra gli anni Novanta e i primi del Duemila. Il primo matrimonio risale infatti al 1990, quando la Thurman sposa l’oggi premio Oscar Gary Oldman. La loro storia d’amore dura però soltanto fino al 1992, e fa posto alla più duratura relazione con l’attore Ethan Hawke. I due, conosciutisi sul set di Gattaca, decisero poi di sposarsi nel 1998. In quello stesso anno ebbero poi la prima figlia, Maya Hawke, mentre nel 2002 nacque il secondo figlio. La coppia divorziò poi nel 2005.

Uma Thurman e sua figlia

3. Sua figlia ha seguito le sue orme. La prima figlia dell’attrice, Maya, è oggi una promettente attrice, già comparsa nella terza stagione della popolare serie Stranger Things e nel nuovo film di Tarantino, C’era una volta a… Hollywood. La Thurman, a tal proposito, si è dichiarata particolarmente entusiasta della carriera intrapresa dalla figlia, la quale sembra avere tutte le carte in regola per affermarsi al pari dei genitori. L’attrice protagonista di Pulp Fiction ha inoltre affermato che al momento non vi è stata occasione di recitare insieme alla figlia, ma che è questo un desiderio che sperano entrambe di realizzare quanto prima.

2. La figlia l’ha motivata in difesa dell’ambiente. Di recente Maya Hawke ha guadagnato molti consensi sui social con un post dove criticava le generazioni precedenti e i loro sprechi a danno dell’ambiente. In tale messaggio, inoltre, la giovane attrice accusa anche i suoi stessi genitori. Sembra infatti sia stata proprio la figlia a far nascere nella Thurman il desiderio di contribuire nella protezione dell’ambiente. Ha così iniziato a prendere parte a gala benefici, sostenendo attivamente diverse organizzazioni per la salvaguardia ambientale e della vita animale.

Uma Thurman: età e altezza

1. Uma Thurman è nata a Boston, nel Massachusetts, Stati Uniti, il 29 aprile del 1970. L’attrice è alta complessivamente 180 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Uma Thurman, il makeup artist: “Solo trucco”

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Uma Thurman, il makeup artist: “Solo trucco”

La sua uscita pubblica con un volto completamente nuovo ha sbalordito praticamente tutti. La bella Uma Thurman, musa di Tarantino, protagonista di alcuni dei film cult che hanno segnato una generazione, haperso il suo volto, si è “rifatta”, rinunciando per sempre al suo sguardo magnetico, ai suoi zigomi alti, al suo sorriso allo stesso tempo sexy e dolce. Insomma, il panico e lo scandalo hanno invaso la rete.

A calmare le acque però è intervenuto poche ore fa il makeup artist di Uma, Troy Surratt, che ha dichiarato che il nuovo volto della star è solo frutto di una scelta di makeup particolare. Sarà vero? Aspettiamo di vedere di nuovo in pubblico la Thurman per verificarlo. Intanto ecco cosa riporta Us Weekly: “È stata solo una divertente scelta di trucco, qualcosa di totalmente differente”. Per il bene della bellezza naturale, e dell’incredibile fascino di Uma, speriamo che sia vero!

Uma Thurman vs Jesse Eisenberg e Kristen Stewart in American Ultra

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Uma Thurman è stata ingaggiata per recitare al fianco di Jesse Eisenberg e Kristen Stewart per American Ultra di Nima Nourizadeh (Project X).

American Ultra, scritto da Max Landis (Chronicle), segue la storia di Mike che, accanto alla sua fidanzata Phoebe, viene preso di mira per un’operazione segreta del governo americano capeggiata dal personaggio della Thurman. American Ultra, le cui riprese inizieranno ad Aprile 2014, sarà prodotto da Anthony Bregman della Likely Story e da David Alpert e Britton Rizzio della Circle of ConfusionKevin Frakes della PalmStar Media Capital e Raj Brinder Singh della Merced Media Partner figurano, invece, come produttori esecutivi.

Fonte: Comingsoon.net