È stata svelata la data di uscita
della seconda stagione di Nine Perfect Strangers. Quattro anni dopo
la prima, il thriller di successo di Hulu torna con un nuovo gruppo
di sconosciuti che sperano di sfuggire ai loro passati traumatici
in un malfamato resort per la salute e il benessere guidato dalla
sua fondatrice poco ortodossa Masha, interpretata da Nicole Kidman. L’attrice pluripremiata
riprenderà il ruolo di Misha nella seconda stagione di Nine
Perfect Strangers e sarà affiancata da un nuovo cast, tra cui
Henry Golding, Lena Olin, Annie Murphy, Christine Baranski,
Lucas Englander, King Princess, Murray Bartlett, Dolly de Leon,
Maisie Richardson-Sellers, Mark Strong e Aras Aydin.
Secondo Deadline Hollywood, Hulu ha confermato che la seconda
stagione di Nine Perfect Strangers sarà disponibile in
streaming questa primavera. Anche l’ambientazione della serie
si sposterà dalla fittizia Tranquillum House a Cabrillo, in
California, alle Alpi austriache. Con la stagione 1 adattata
dal romanzo di Liane Moriarty, Nine Perfect Strangers sembra
adottare un formato antologico simile a The White Lotus, in cui Masha guida un
nuovo gruppo di abitanti della città attraverso un intenso viaggio
di otto episodi dei suoi metodi di guarigione non convenzionali in
un nuovissimo ritiro.
Cosa significa la finestra di
uscita per Nine Perfect Strangers
Nine Perfect Strangers affronta
una dura concorrenza in streaming
Inizialmente annunciata come una
serie limitata, Nine Perfect Strangers è diventata uno dei
più grandi successi di Hulu, spingendo lo streamer a dare il via
libera a un secondo capitolo con nuovi personaggi, una nuova
location e una storia simile. Lo showrunner David E. Kelley torna
ad adattare ancora una volta l’opera di Moriarty, dopo il successo
di Big Little Lies, che vedeva anche Nicole Kidman. Il
secondo capitolo dello show introdurrà un tono più oscuro, forse
più “gotico”, come accennato da Murray Bartlett, già
protagonista di The White Lotus, che interpreterà Brian, un
ex conduttore televisivo per bambini.
La seconda stagione di Nine
Perfect Strangers non sarà l’unico grande show che debutterà
nella primavera del 2025. Hulu presenterà anche la stagione
finale di The Handmaid’s Tale, mentre Max
riporterà The Last of Us per la sua seconda stagione
ad aprile e riproporrà la serie comica vincitrice di un Emmy
Hacks per la quarta stagione. Apple
TV+ entra in competizione con The Studio, una satira con
Seth Rogen che sarà trasmessa per la prima volta il 26 marzo. Anche
la seconda stagione di Poker Face di Peacock dovrebbe uscire
nello stesso periodo. Con un programma così fitto, Nine Perfect
Strangers dovrà mantenere il suo slancio come la serie
originale più seguita di Hulu.
Adolescence
stabilisce un importante record di spettatori dopo aver trascorso
solo due settimane in streaming su Netflix. Co-creata da Jack Thorne, la nuova
miniserie britannica di Netflix segue uno scolaro di 13 anni che
viene arrestato con l’accusa di aver ucciso una compagna di classe,
lasciando la sua famiglia, uno psicologo forense e un detective a
interrogarsi sulla verità dietro l’incidente. Il cast di Adolescence (Adolescenza) include Stephen Graham (che ha
anche co-creato la serie) insieme a Owen Cooper, Ashley Walters,
Erin Doherty, Faye Marsay, Christine Tremarco, Mark Stanley, Jo
Hartley e Austin Haynes.
Secondo Netflix,Adolescence è la serie limitata più vista del servizio di
streaming e il titolo britannico più visto in assoluto nelle prime
due settimane.
Il remake live-action
di Biancanevedella Disney è
arrivato, ma anche dopo la sua uscita nel 2025, il fatto che i
sette nani siano in CGI in live-action ha sollevato molte domande.
Il remake di Biancaneve e i sette nani è stato oggetto di
controversie durante tutto il suo percorso verso gli schermi, con
lo sviluppo del film in uscita messo in discussione dai fan
dell’originale, dagli attivisti e dai critici della Disney.
Tuttavia, una delle maggiori controversie sul live-action di
Biancaneve (la
nostra recensione) è arrivata quando la Disney ha rivelato
che i sette nani sarebbero stati in CGI nel remake live-action.
Il
primo trailer di Biancaneve live-action della Disney ha
mostrato per la prima volta agli spettatori Biancaneve
interpretata da Rachel Zegler, la regina cattiva interpretata da
Gal Gadot e i sette nani animati al computer. Anche se ci sono
molte domande sulle scelte fatte nel trailer, la grande
controversia che ha seguito il primo trailer di Biancaneve
live-action è stata quella sui sette nani. Fin da quando è stato
annunciato il remake, la questione di come la Disney avrebbe
gestito i personaggi di Doc, Brontolo, Biancaneve, Tontolone,
Ciuchino, Dormiglione e Starnuto nell’era moderna è stata al centro
della conversazione e, per molti, i nani di Biancaneve in
CGI erano tutt’altro che l’opzione migliore.
La Disney ha deciso di creare i
personaggi dei nani di Biancaneve in CGI invece di assumere degli
attori
Nonostante la Disney abbia
commercializzato il film Biancaneve e i sette nani come un
remake live-action, lo studio ha deciso di creare i nani di
Biancaneve in CGI invece di assumere degli attori. Il primo
trailer mostrava le versioni animate di Tontolone, Brontolone,
Dotto e del resto della banda, anche se il film tenta di
stilizzarli in modo fotorealistico. Anche se questa può essere
stata considerata una scommessa sicura da parte della Disney, ha
innegabilmente causato più polemiche intorno al remake, con il
tema complicato e delicato che divide il pubblico.
Perché la decisione di Disney
sul casting dei nani ha portato alla polemica
Peter Dinklage arriva alla prima di Los Angeles di “The Hunger
Games: The Ballad Of Songbirds And Snakes” della Lions Gate Films.
Foto di Image Press Agency via Depositphotos.com
Una star di Game of Thrones è
stata tra i molti critici delle scelte della Disney
Nel 2022, l’attore Peter Dinklage ha criticato la Disney per
l’annuncio del remake di Biancaneve e i sette nani.
Dinklage ha spiegato che credeva
che la Disney fosse ipocrita, spiegando che non è giusto che siano
progressisti nel scegliere un’attrice latina per il ruolo di
Biancaneve mentre raccontano ancora una “storia arretrata di
sette nani che vivono insieme in una grotta”. Dinklage ha usato
a lungo la sua celebrità per difendere le persone con nanismo,
criticando spesso il fatto che Hollywood etichetti le persone con
nanismo come creature fantastiche. Ecco i commenti completi di
Dinklage:
“Senza offesa per nessuno, ma
sono rimasto un po‘ sorpreso quando sono stati molto orgogliosi di
scegliere un’attrice latina per il ruolo di Biancaneve. Ma state
ancora raccontando la storia di ’Biancaneve e i sette nani’. Fate
un passo indietro e guardate cosa state facendo. Per me non ha
senso.Siete progressisti in un certo senso, ma continuate a
fare quella cazzo di storia retrograda di sette nani che vivono
insieme in una caverna, che cazzo state facendo, amico? Non ho
fatto nulla per far avanzare la causa dal mio pulpito? Immagino di
non essere abbastanza rumoroso. Non so quale sia lo studio, ma ne
erano così orgogliosi. Tutto l’amore e il rispetto all’attrice e a
tutte le persone che pensavano di fare la cosa giusta.Ma io
mi chiedo: ma che state facendo?
Questo ha dato il via a un’enorme
discussione sulla gestione dei personaggi dei nani di
Biancaneve al giorno d’oggi, e anche se nulla è stato
confermato, la Disney ha senza dubbio considerato questa
controversia durante lo sviluppo del film. Questo potrebbe aver
influito sulla decisione della Disney di rendere i nani di
Biancaneve personaggi in CGI piuttosto che scegliere attori
con nanismo, anche se questa scelta non ha soddisfatto tutti.
Alla rivelazione che i sette nani
sarebbero stati realizzati in CGI, altri critici hanno
sottolineato che questa decisione toglie a Disney la possibilità di
dare una piattaforma a nuovi attori di talento con nanismo.
Secondo questi critici, un remake di alto profilo di Biancaneve
e i sette nani garantirebbe a sette attori con nanismo la
possibilità di essere sotto i riflettori e, a patto che il
materiale sia aggiornato e trattato con rispetto, gli attori dal
vivo potrebbero essere un’aggiunta positiva al film.
Come il trailer di Biancaneve
ha alimentato la controversia sul personaggio dei nani
Le prime immagini non hanno
risolto il problema
Questo argomento controverso è
stato oggetto di dibattito online per anni, e l’uscita del
trailer di Biancaneve ha solo aggiunto benzina sul
fuoco. Mentre i personaggi dei nani sono ora in CGI, il trailer
mostra che il film ha mantenuto le loro rappresentazioni
stereotipate e da cartone animato del film originale del 1937. Ora,
i critici sottolineano che il film non solo ha raddoppiato i punti
che Dinklage aveva precedentemente criticato, ma lo ha fatto senza
nemmeno elevare le voci degli attori con nanismo. I trailer non
hanno placato le preoccupazioni dei critici di entrambe le parti,
facendo sì che il remake di Biancaneve della Disney del 2025
continuasse a essere controverso fino al momento dell’uscita.
Il verdetto finale sui nani in
CGI
Il remake live-action di
Biancaneve della Disney è arrivato nel 2025 e la
controversia sull’aspetto dei sette nani in CGI ha continuato a
essere argomento di conversazione anche dopo l’uscita del film. Nel
complesso, i nani in CGI non sono stati un disastro totale, con
molti che hanno commentato che i trailer di Biancaneve forse
non mostravano i design dei personaggi aggiornati come avrebbero
potuto. Quando si guarda il film, i sette nani appaiono molto
meno stridenti. Anche molte delle star del live-action
Biancaneve si sono espresse a sostegno della
rappresentazione dei nani in CGI.
Tuttavia, ci sono stati anche molti
critici che hanno citato i sette nani come un punto debole della
versione live-action di Biancaneve, come Nell Minow di
Roger Ebert. La recensione di Minow è un perfetto
esempio di come sono finiti i nani in CGI, in quanto discutono dei
personaggi attraverso la lente dell’esperienza visiva del film,
piuttosto che discuterne nel contesto delle controversie:
Probabilmente in risposta alle
critiche per la rappresentazione condiscendente dei nani nel film
originale, questa versione ha scelto di evitare il casting di
esseri umani e di optare per la CGI. Il loro design non è così
espressivo come le versioni animate e i loro contributi alla storia
non sono così significativi, con una sequenza comica che va avanti
troppo a lungo.Dopey sembra molto più giovane dei suoi
vecchi compagni di casa barbuti. Assomiglia ad Alfred E. Neuman di
Mad Magazine e non è molto meglio della sfortunata rappresentazione
originale di un muto come se fosse sempliciotto. In questa
versione, ha una qualità gentile e infantile. Non parla solo perché
ha paura.Di cosa? Chi lo sa? La risoluzione sembrerà a
molti insensibilmente discriminatoria. Ha davvero bisogno di essere
curato? È un bel tocco che Biancaneve dica ai nani di pulire il
loro casino invece di farlo per loro. L’attività mineraria dei nani
non ha senso. Scavano gemme, ma cosa ne fanno? Se mi sto ponendo
questa domanda, il film non riesce a farmi immergere completamente
nel suo mondo.
In definitiva, il futuro di
Biancaneve e se sarà considerato un buon o un cattivo remake
live-action della Disney dipende da molti fattori. Anche al momento
in cui scrivo (poco dopo il debutto nelle sale), la polvere non si
è ancora posata sugli incredibilmente emotivi dibattiti intorno ai
sette nani in CGI e su molte altre controversie che circondano il
film. Probabilmente ci vorrà un po’ prima che le conversazioni su
Biancaneve siano equilibrate come la
recensione di Minow, ma le prime indicazioni sembrano indicare
che i personaggi CGI Dotto, Brontolo, Cucciolo, Tontolone, Timido,
Sonnambulo e Starnuto non riusciranno a conquistare tutti tranne
gli spettatori più giovani.
Disney+ ha diffuso il trailer
di Dying for Sex, la serie FX con
Michelle Williams, Jenny Slate e un cast
straordinario, che debutterà venerdì 4 aprile in esclusiva sulla
piattaforma streaming in Italia con tutti e otto gli episodi
disponibili.
La serie Dying for Sex
La serie di FX Dying for
Sex è ispirata alla storia di Molly Kochan, che ha raccontato
la sua esperienza in un podcast di Wondery, creato con la sua
migliore amica Nikki Boyer. Dopo aver ricevuto una diagnosi di
cancro metastatico al seno al quarto stadio, Molly (Michelle
Williams) decide di lasciare il marito Steve (Jay Duplass) e inizia
a esplorare, per la prima volta nella sua vita, la varietà e la
complessità dei suoi desideri sessuali.
Molly ha molto da realizzare nel
poco tempo che le resta. Non c’è spazio per moralismi o giudizi: a
lei non importa cosa la gente pensi della sua proverbiale lista dei
desideri (una frase che provoca sempre un’occhiata di disappunto).
Trova così il coraggio di imbarcarsi in questa avventura grazie
alla sua inseparabile Nikki (Jenny Slate), una donna devota e
affettuosa. Il cast comprende anche Rob Delaney, Kelvin Yu,
David Rasche, Esco Jouléy e Sissy Spacek.
Dying for Sex di FX è
scritta e co-creata da Kim Rosenstock & Elizabeth Meriwether,
che sono inoltre executive producer con Katherine Pope, Kathy
Ciric, Hernan Lopez di Wondery, Jen Sargent, Marshall Lewy e Aaron
Hart, Michelle Williams, Nikki Boyer, Shannon Murphy e Leslye
Headland. Dying for Sex è prodotta da 20th
Television.
Jessica Chastain e Adam Driver saranno i protagonisti della serie
drammatica The Dealer per Apple
TV+, come ha confermato Variety. Il progetto viene
descritto come “una pungente esplorazione del potere, della
classe, della seduzione e della cultura ambientata nello
scintillante mondo del mercato dell’arte di alto livello,
raccontata attraverso gli occhi di un’aspirante super gallerista,
interpretata dalla Chastain, e l’intricata relazione con il suo
artista più dotato e inquietante, interpretato da Driver”.
Lucas Hnath è lo
sceneggiatore della serie e funge da produttore esecutivo.
Michael Ellenberg e Lindsey
Springer saranno produttori esecutivi per Media Res,
mentre Chastain e Kelly Carmichael saranno
produttori esecutivi per Freckle Films. Driver e Alan
Poul saranno a loro volta produttori esecutivi insieme a
Sam Gold e Sarah Lunnie.
Arianna Anderson sarà co-produttrice esecutiva.
Gold si occuperà anche della regia. La serie è prodotta da Media
Res, che produce anche gli show Apple “The
Morning Show”, “Pachinko” ed
“Extrapolations”.
Questo è solo il secondo ruolo
televisivo regolare della carriera di Adam Driver. In precedenza, Driver si era
fatto notare per il suo ruolo nella serie HBO “Girls”,
acclamata dalla critica, in cui ha recitato per tutte le sei
stagioni dello show. Driver è noto soprattutto per i suoi ruoli
cinematografici, avendo ottenuto finora due nomination all’Oscar,
una per “Storia
di un matrimonio” e l’altra per “BlacKkKlansman”.
È noto anche per il ruolo di Kylo Ren nella
nuova trilogia di “Star Wars” e ha recitato in altri
film come “Megalopolis”,
“House
of Gucci”, “The Last
Duel”, “Silence”
e “Ferrari”.
The Dealer segna
invece la seconda serie di Jessica Chastain con Apple. L’attrice è anche
alla guida della prossima serie limitata “The Savant”,
girata nel 2024 e attualmente in attesa di una data di uscita. La
Chastain ha anche recitato nella serie limitata “George and
Tammy” al fianco di Michael Shannon, in cui
hanno interpretato George Jones e Tammy Wynette. Ha vinto l’Oscar
come miglior attrice per il suo lavoro in “Gli occhi di Tammy Faye”
nel 2022. È stata nominata altre due volte, per “ Zero Dark Thirty” e “ The Help”. Tra gli altri suoi ruoli cinematografici
degni di nota figurano “ The Tree of Life”, “ Miss Sloane – Giochi di potere”, “ Molly’s Game”, “ Interstellar” e “ Crimson Peak”.
Disney+ ha diffuso il trailer
della seconda
stagione di Doctor Who, che mostra il Dottore e
la sua nuova compagna, Belinda Chandra, mentre si avventurano
attraverso il tempo e lo spazio, da un futuristico 51°
secolo al 803º Interstellar Song Contest, fino a
trasformarsi in personaggi animati, una prima volta per la
serie.
La seconda stagione debutterà alle
9:00 (ora italiana) di sabato 12 aprile su Disney+, dove disponibile, e in
esclusiva su BBC e BBC iPlayer nel Regno Unito. Gli otto episodi
della stagione usciranno settimanalmente.
Il Dottore incontra Belinda Chandra
e dà inizio a un’epica missione per riportarla sulla Terra.
Tuttavia, una forza misteriosa impedisce il loro ritorno, perciò la
squadra a bordo del TARDIS che viaggia nel tempo dovrà affrontare
enormi pericoli, nemici più grandi e terrori più spaventosi che
mai.
La nuova stagione è interpretata da
Ncuti Gatwa nel ruolo del Dottore, Varada
Sethu nei panni di Belinda Chandra, e da Millie
Gibson in quelli di Ruby Sunday. Il cast di guest star
include Rose Ayling-Ellis, Christopher Chung, Rylan Clark,
Alan Cumming, Anita Dobson, Freddie Fox, Michelle Greenidge, Jonah
Hauer-King, Ruth Madeley, Jemma Redgrave e Susan
Twist.
Russell T Davies è lo showrunner, executive producer e
sceneggiatore. Gli altri executive producer sono Joel Collins, Phil
Collinson, Julie Gardner e Jane Tranter. Doctor
Who è prodotto da Bad Wolf, con BBC Studios
per Disney Branded Television e BBC One e BBC iPlayer.
Dopo
la notizia dell’aggressione e rapimento di Hamdan
Ballal, co-regista del documentario
israelo-palestinese vincitore dell’Oscar “No Other
Land”, arriva ora la notizia che Ballal sarebbe stato
liberato, secondo l’ultimo post del co-regista Yuval
Abraham. “Dopo essere stato ammanettato tutta la notte
e picchiato in una base militare, Hamdan Ballal è ora libero e sta
per tornare a casa dalla sua famiglia”, ha scritto martedì
Abraham su X. Nel mentre, una petizione per la liberazione Ballal
ha raccolto più di 3.700 firme su Change.org. in poche ore.
Questo attacco è arrivato solo tre
settimane dopo che No Other Land ha vinto l’Oscar
come miglior documentario. Sul palco, i registi Abraham, Ballal,
Basel Adra e Rachel Szor hanno
colto l’occasione per richiamare l’attenzione sulla distruzione in
corso a Gaza. “Chiediamo al mondo di intraprendere azioni serie
per fermare l’ingiustizia e la pulizia etnica del popolo
palestinese”, ha affermato Adra, giornalista e attivista
palestinese. “Circa due mesi fa sono diventato padre e spero
che mia figlia non debba vivere la stessa vita che sto vivendo io
ora. … “No Other Land” riflette la dura realtà che sopportiamo da
decenni e a cui ancora resistiamo”.
Realizzato come collettivo
israelo-palestinese, il film segue una famiglia palestinese che
vive in Cisgiordania mentre la loro casa viene distrutta dal
governo israeliano e affrontano lo sfollamento. Ma in mezzo alle
terribili condizioni, Adra e Abraham, un giornalista israeliano,
stringono un’inaspettata amicizia e lavorano insieme per
documentare la storia.
Il film è stato presentato per la
prima volta al Festival del cinema di Berlino dell’anno scorso,
dove ha vinto i premi della giuria e del pubblico per i migliori
documentari. Il documentario ha continuato a ottenere l’attenzione
della critica nel circuito dei festival autunnali, dove è stato
proiettato ai festival cinematografici di Toronto, Vancouver e New
York. Nonostante ciò, il film non ha ancora un distributore negli
Stati Uniti, il che ha portato i registi a distribuirlo
autonomamente a New York City il 31 gennaio e a Los Angeles il 7
febbraio.
Riscatto d’amore,
diretto da DJ Caruso, è uno dei più popolari
film romantici del 2022, tratto dal romanzo Reedeeming
Love, di Francine Rivers e
incentrato sui temi del trauma e della difficoltà di accettare
l’amore dopo anni di abusi. La protagonista, segnata da un passato
di dolore, impara infatti a credere di meritare una vita migliore
grazie alla pazienza e all’affetto di uomo buono che le offre una
nuova prospettiva di vita. Oltre a questa dimensione romantica,
però, la pellicola affronta anche temi come la tratta di esseri
umani, la prostituzione e la capacità di riscatto personale.
Argomenti dunque delicati, qui
trattati con tatto e rispetto, il tutto in un film che mescola
romanticismo e speranza in modo appassionante e coinvolgente. In
questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Riscatto d’amore. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Riscatto d’amore
La pellicola è ambientata nel
periodo della famosa corsa all’oro che si svolse negli Stati Uniti
nel XIX secolo. In particolare, la storia si sviluppa in California
e ha come protagonista Angel, una giovane segnata
da un passato doloroso, intrappolata in un presente fatto di
sofferenza e sfruttamento. Tutto prende una svolta inaspettata
quando incontra Michael Hosea, un uomo dal cuore
nobile. È proprio la sua dedizione incondizionata e la sua
straordinaria gentilezza a scuotere profondamente Angel. Da quel
momento, la sua esistenza subisce un cambiamento drastico.
Tuttavia, il percorso verso la redenzione e la vera felicità si
rivela tutt’altro che semplice.
Il libro da cui è tratto e le differenze con il film
Come anticipato, il film è tratto da uno dei titoli più amati della
narrativa cristiana contemporanea. Il libro, ispirato al
Libro di Oseadella Bibbia, è una parabola moderna sul valore
del perdono, della fede e della redenzione. Nell’adattarlo sul
grande schermo, sono naturalmente state necessarie alcune
semplificazioni narrative ma il regista DJ Caruso
ha scelto di collaborare in modo ravvicinato con l’autrice del
romanzo per preservare l’essenza della sua storia. Inoltre, per
ricreare la location proposta tra le pagine di Francine Rivers, la
produzione ha scelto di girare in Sudafrica optando per scenari
naturali concreti.
Il cast del film
Ad interpretare Angel è
Abigail Cowen, attrice già nota sul piccolo
schermo per aver recitato in Fate: The Winx Saga, Le terrificanti avventure di Sabrina, ma anche nei
film Cosa
mi lasci di te e Witch Hunt. Cowen ha raccontato
di aver accettato il ruolo dopo aver letto il libro e ha
dichiarato: “È una storia che parla al cuore, e che mi ha
cambiata profondamente anche come persona”. Al suo fianco vi è
Tom Lewis, visto invece nelle
serie Patience e Gentleman Jack,
che interpreta qui Michael Hosea.
Altro nome di spicco è quello
dell’attore Logan Marshall-Green, noto per aver
recitato in The O.C, 24 e Prometheus,
è qui presente nel ruolo di Paul, mentre Wu Kexi è
Mai Ling. A completare il cast ci pensano Livi
Birch nel ruolo di Sarah Stafford,
Famke Janssenin
quello della Duchessa, Nina Dobrev nel ruolo Mae
ed Eric Dane in quello di Duke. Sia Janssen che
Dane recitano anche in X-Men: Conflitto finale (2006), ma non condividono
alcuna scena in nessuno dei due film. Vi è poi anche Josh
Taylor, il quale interpreta Alex Stafford, il quale
si scoprirà essere padre di Angel.
Il finale si svolge tre anni dopo
gli eventi narratai. Paul ritrova Angel a dirigere una scuola per
giovani donne e le dice che Michael la ama ancora. L’uomo sposa poi
un’altra donna e si scusa in lacrime per i maltrattamenti subiti,
per i quali lei lo ha però perdonato da tempo. Angel torna poi a
casa da Michael, offrendogli il suo amore e rivelandogli il suo
vero nome, Sarah. I due, a quel punto, si ricongiungono in un
tenero abbraccio e Michael regala ad Angel l’anello di sua madre.
Altri anni dopo, Michael e Angel stanno pescando con il loro
figlio, mentre lei è in attesa di un altro bambino.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Riscatto d’amore grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 25
marzo alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Diretto da Jonathan
Marsh e basato sul romanzo di Don Keith e
George Wallace, Hunter Killer – Caccia
negli abissi (qui la recensione) è un film del 2018 con le
interpretazioni di Gerard Butler, Gary Oldman, Common,
Linda Cardellini, Toby Stephens e
altri. La trama si sviluppa a partire da un sottomarino
statunitense che viene misteriosamente distrutto nell’oceano vicino
alla Russia, l’esercito degli Stati Uniti e l’NSA inviano il
Capitano Glass (Geard
Butler) e un sottomarino Hunter-Killer, l’USS
Arkansas, per scoprire cosa è successo. Si scopre così che
l’ammiraglio russo Dmitriy Durov (Michael
Gor) ha organizzato un colpo di stato e ha rapito il
presidente russo Zakarin (Alexander
Diachenko), attaccando il proprio sottomarino.
I capi militari e il Presidente
degli Stati Uniti iniziano dunque a prepararsi alla guerra, ormai
apparentemente inevitabile, ma Glass è determinato a fermarla prima
che avvenga, collaborando con il capitano del sottomarino russo
Andropov (Michael Nyqvist) per
estrarre il Presidente e fermare il colpo di stato. Alla fine di
Hunter Killer – Caccia negli abissi, il capitano
Glass compie dunque la coraggiosa mossa di fidarsi
del capitano russo Andropov e insieme
contribuiscono a evitare l’inizio della Terza Guerra Mondiale. Ma
c’è molto su cui riflettere in questo finale, che analizziamo
dunque qui di seguito.
Perché Adropov ha aiutato
Glass
Dopo aver capito che c’erano ancora
degli uomini all’interno del sottomarino russo affondato,
Glass invia un equipaggio per tirarli fuori e uno
dei sopravvissuti è il capitano della nave,
Andropov. Mentre Glass cerca di far navigare la
USS Arkansas più vicina alla base russa di Polyarny, incontra un
campo impenetrabile di mine acustiche e chiede l’aiuto di Andropov,
nonostante le obiezioni di alcuni membri dell’equipaggio, compreso
l’XO. Andropov è inizialmente riluttante, ma dopo che Glass gli
mostra le immagini che mostravano il sabotaggio della Konek e gli
dice che aveva rischiato la vita del suo equipaggio per salvarlo,
Andropov capisce che può fidarsi di Glass.
Gerard Butler e Michael Nyqvist in Hunter Killer – Caccia negli
abissi
Invece di navigare attraverso il
campo minato acustico, Andropov guida dunque Glass e la USS
Arkansas in quella che sembra essere una grotta con un vicolo
cieco. Glass si fida però a sua volta di Andropov e ordina
all’equipaggio dell’Arkansas di seguire le sue indicazioni; alla
fine la grotta dopo essersi stretta si apre e l’Arkansas emerge
nelle acque russe. Mentre molti degli ufficiali di grado più
elevato di entrambe le parti avevano frequentato le accademie
navali, Glass è orgoglioso di aver fatto la gavetta nei
sottomarini, il che lo ha aiutato a guadagnarsi il rispetto e la
fiducia di Andropov, dato che i due uomini sono fatti della stessa
pasta.
Perché Glass ha dato ad Andropov la
sua moneta
Appena insediato come capitano della
USS Arkansas, Glass rifiuta la moneta dell’equipaggio
dell’Arkansas, conservando invece la sua moneta di ex membro
dell’equipaggio della USS Wichita. Inizialmente dice che terrà
quella, perché è la sua moneta fortunata, ma alla fine del film,
dopo aver lavorato con Andropov per evitare la Terza Guerra
Mondiale, i due uomini si stringono la mano e Glass fa scivolare la
sua moneta della USS Wichita nella mano di Andropov. La riluttanza
di Glass a consegnare la moneta dimostra quanto fosse speciale per
lui, ma dopo gli eventi del film, è il modo più forte per mostrare
ad Andropov il rispetto che ha per il capitano russo.
Andropov e Glass si erano già
scontrati in passato e, sebbene il film non entri nei dettagli, è
chiaro che anche in quella situazione entrambi gli equipaggi erano
riusciti a evitare il conflitto. In effetti, Glass si era
documentato su Andropov e conosceva la sua esperienza e il suo
stile, motivo per cui sapeva che sarebbe stato disposto ad aiutarlo
a navigare nel campo minato. Alla fine, poiché Andropov si guadagna
un così alto grado di rispetto da parte dei suoi uomini, questi si
rifiutano di sparare sull’Arkansas, evitando la terza guerra
mondiale. Grazie al periodo trascorso sull’Arkansas, Glass potrebbe
essere pronto a cambiare la sua moneta con una nuova moneta
fortunata dell’equipaggio dell’Arkansas, ma certamente pensa che
Andropov meriti la sua moneta di Wichita come ricordo.
Common in Hunter Killer – Caccia negli abissi
La spiegazione del finale di
Hunter Killer – Caccia negli abissi
L’azione di Hunter Killer –
Caccia negli abissi si divide principalmente tra due
gruppi, gli ufficiali e i politici, questi ultimi situati lontano
dall’azione. Il contrammiraglio John Fisk
(Common) e Jayne Norquist
(Linda Cardellini) dell’NSA lavorano insieme al
Pentagono per cercare di evitare un’escalation del conflitto,
inviando il capitano Glass e la USS Arkansas e una squadra di Navy
SEALS guidata dal tenente Bill Beaman
(Toby Stephens). Nel frattempo, il presidente
dello Stato Maggiore, Charles Donnegan (Gary
Oldman) e altri politici sono un po’ meno avversi al
rischio.
Alla fine del film, Donnegan ordina
a Glass di colpire i russi prima che distruggano la USS Arkansas,
ma Glass si rifiuta, sapendo che anche un attacco per autodifesa
potrebbe scatenare la Terza Guerra Mondiale, a seconda del rispetto
che Andropov ha nei confronti dei suoi apprendisti a bordo della
nave russa. Allo stesso modo, i marinai russi disobbediscono
all’ordine diretto di Durov di fare fuoco sull’Arkansas. Non solo
disobbediscono agli ordini, ma intercettano anche i missili che
Durov lancia contro l’Arkansas dalla Polyarny. La nave russa
risponde quindi al fuoco e distrugge il posto di comando di
Polyarny, uccidendo Durov e ponendo fine al colpo di Stato.
Sebbene Donnegan e il Presidente
Dover (Caroline Goodall) non stiano certamente
cercando di creare una guerra come Durov, il loro approccio alla
situazione si sarebbe indubbiamente concluso con una catastrofe,
mentre il Capitano Glass, Andropov, il Tenente Beaman e i marinai
russi sono molto più preparati a fare ciò che è necessario per
evitare la guerra. Poiché questi uomini lavorano sul campo, a tu
per tu con i soldati che sarebbero morti in guerra, hanno un
investimento più forte e soprattutto le capacità per occuparsi
della situazione. Inoltre, ognuno di loro gode del rispetto degli
uomini che comanda, il che si traduce in una missione di
successo.
Diretto da James Watkins, i cui
precedenti crediti includono film indie come Eden Lake e
The Woman in Black, il thriller d’azione
Bastille Day – Il colpo del secolo (qui
la recensione) ruota attorno ai tre ben definiti protagonisti.
Zoe Naville (Charlotte Le Bon) è
la manifestante antifascista che va a piazzare una bomba nel
quartier generale di un’organizzazione di destra, ma abbandona
l’iniziativa quando scorge i membri del personale delle pulizie sul
piano che le era stato fatto credere essere vuoto. Michael
Mason (Richard
Madden) è invece il borseggiatore che ruba la borsa di
Zoe contenente la bomba e la getta accanto a un cestino prima che
esploda, uccidendo quattro persone.
Infine, c’è Sean
Briar (Idris
Elba), un agente della CIA insubordinato ma
estremamente capace che intraprende una caccia a Mason. Il progetto
dell’attentato viene inizialmente etichettato come un complotto
antifascista contro un’organizzazione di estremisti. Tuttavia, come
si scoprirà in seguito, i veri responsabili, i membri della forza
speciale francese RAID, non sono spinti dal bisogno di giustizia
sociale o di vigilare politicamente, ma da qualcosa di molto più
pratico. Essendo delusi dal modo in cui sono stati trattati dal
governo francese, stanno progettando di rapinare la Banca Nazionale
Francese.
A tal fine, orchestrano con cura le
tensioni razziali tra gli immigrati e i conservatori francesi e
provocano persino un violento movimento di massa attraverso i
social media. Con l’intenzione di usare la protesta come paravento,
dirigono gli agitatori verso la banca. Come si può intuire, il film
attinge dunque a piene mani da problemi reali come il razzismo, la
xenofobia e il fascismo per costruire uno sfondo molto concreto
intorno al tentativo di rapina dell’importante banca. Se questofa
venire il dubbio che il film sia ispirato a fatti realmente
accaduti, in questo articolo riportiamo tutti i dettagli riguardo
la storia vera dietro Bastille Day – Il colpo del
secolo.
Bastille Day – Il colpo del
secolo è una storia di fantasia che esplora l’immigrazione
e il concetto di identità nella Francia moderna
La risposta più breve alla domanda
se il film sia basato su una storia ver è no. Tuttavia,
Bastille Day – Il colpo delsecolo contiene alcuni elementi reali del contesto
sociale francese. La Francia, la terra dell’arte, della
libertà e della cultura, ha infatti sempre attirato una notevole
immigrazione sia dall’Europa che dall’estero. Tuttavia, dopo
l’attacco dell’11 settembre, il mondo è ovviamente cambiato per
sempre. Nei decenni successivi, le guerre che si sono susseguite
hanno come noto scardinato la struttura politica dell’intero Medio
Oriente, dando il via all’ascesa di pericolose organizzazioni
terroristiche. Questo, a sua volta, ha portato a una delle peggiori
crisi di rifugiati della storia.
Ogni anno, milioni di persone si
dirigono dunque dall’Asia occidentale e da varie parti dell’Africa
verso l’Europa in cerca di una vita migliore. Una volta arrivati,
devono però affrontare il razzismo istituzionale e il disprezzo
generale della popolazione locale. È poi opportuno ricordare che
negli ultimi anni le attività criminali e terroristiche hanno
subito un’impennata in Europa. Solo in Francia, dal 2010 si sono
verificati più di cento incidenti terroristici. Una ramificazione
potenzialmente devastante di tutto questo è sempre stata la
rinascita del fascismo nel continente, ed è proprio quello che sta
accadendo in questi giorni.
Il primo film commerciale di Watkins
è dunque ambientato sullo sfondo di un momento così turbolento e
delicato della storia francese (e non solo). Proprio per questo
motivo, il film è stato ritirato dalle sale dallo studio di
produzione in seguito a diversi attacchi terroristici verificatisi
in Francia nel decennio scorso. La produzione del film è infatti
terminata nel dicembre 2014, per poi uscire in Francia il 13 luglio
2016, in concomitanza con la data delle Presa della Bastiglia,
attorno alla quale ruota la trama del film. Tra il 2014 e il 2016,
però, Parigi ha subito due gravi incidenti terroristici:
gli attentati dell’Île-de-France del gennaio 2015
e l’attacco di Parigi del novembre 2015.
In seguito a quest’ultimo, i
produttori di Bastille Day – Il colpo del secolo
hanno rinviato l’uscita del film, che avrebbe inzialmente dovuto
avvenire nel febbraio dello stesso anno. Il giorno successivo alla
prima, il 13 luglio 2016, ha però avuto luogo l’attentato
dei camion di Nizza. Ciò ha portato al ritiro del film
dalle sale francesi, in quanto ciò che in esso viene mostrato è
stato giudicato non adatto per via del triste corrispettivo che
trovava con la realtà, a riprova di quanto queste tematiche siano
attuali e delicate in Francia ma in realtà in tutta Europa. Lo
studio ha poi successivamente rinominato il film in The
Take prima dell’uscita nelle sale statunitensi e mondiali,
per discostarsi dal drammatico attentato verificatosi nel giorno
della Presa della Bastiglia.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di
Bastille Day – Il colpo del secolo grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Apple TV e Prime
Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di martedì 25marzo alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Domani, due nuovi episodi di
Daredevil:
Rinascita debuttano su Disney+. La quinta e la sesta puntata
usciranno insieme infatti, dato che sette, otto e nove usciranno
tutti settimanalmente.
Per creare entusiasmo per la puntata
in due parti di domani (stasera negli USA), i Marvel Studios hanno diffuso un
trailer di metà stagione pieno di emozionanti filmati
tratti dalla serie MCU. Per coloro che sono rimasti
delusi dalla mancanza di azione in costume dalla première, qui c’è
molto da trovare, insieme ad alcuni emozionanti ritorni.
Dopo un teso confronto con
Matt Murdock la scorsa settimana, Frank Castle si
traveste da The Punisher per quella che sembra una brutale
collaborazione con l’Uomo senza paura. C’è anche un’inquadratura
sinistra di Bullseye prima del suo ritorno
pianificato negli episodi rimanenti di Daredevil:
Rinascita.
Questa anteprima mostra lo scontro
di Daredevil con Muse, e sembra incredibilmente
violento; l’eroe sta uccidendo il serial killer? È difficile dirlo,
anche se molti fan sui social media sono convinti che il vigilante
stia per oltrepassare il limite. Ecco il trailer:
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate,
lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale,
mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
Quasi tutti gli show televisivi
Netflix della Marvel Television hanno perso
qualità con il passare del tempo e questo è stato innegabilmente il
caso di Jessica Jones. Dopo una prima stagione buona,
la seconda serie di episodi è stata una delusione e la terza ha
proseguito il trend. Tuttavia, sia nella sua serie che in
Defenders, è stato difficile trovare difetti nella
performance di Krysten Ritter come investigatore
privato alcolizzato, e da un po’ di tempo circolano voci sul suo
ritorno come Jessica Jones nel MCU.
She-Hulk: Attorney at Law e Echo sembravano essere delle
possibilità probabili un tempo, ed è stato ampiamente riportato che
Ritter è stata vicina a girare un cameo per quest’ultimo (è stato
presumibilmente scartato quando la serie ha rilasciato un episodio
ed è diventata una serie autonoma “Marvel Spotlight”).
Vedremo Jessica in Daredevil: Born Again? Sebbene non
scommetteremmo su un cameo nella stagione 1, la produzione della
stagione 2 è in corso e Ritter sta ancora lasciando aperta la porta
per riunirsi con l’Uomo Senza Paura.
“Ascolta, adoro Jessica
Jones”, dice nel player qui sotto. “Penso che sia così
emozionante che ci sia così tanta voglia di rivederla. Me lo
chiedono quasi ogni giorno. Restiamo cautamente ottimisti”. “Se me
lo chiedessero, sarei lì pronta”, ha aggiunto Ritter.
“Potrei avere o meno la giacca che ho rubato dal set”.
In passato, Ritter ha ampiamente
evitato di esprimere giudizi su un possibile ritorno in Daredevil:
Rinascita o in qualsiasi altro progetto MCU in arrivo. Tuttavia, dato
l’enorme livello di interesse da parte dei fan, la nuova serie di
Matt Murdock sembra ancora il posto migliore per renderlo realtà.
Inoltre, siamo sicuri che il vigilante avrà bisogno del suo aiuto
nella sua guerra in corso con il sindaco Wilson Fisk.
Il personaggio di Jack Quaid in Mr. Morfina
(qui
la recensione) potrebbe non essere in grado di provare dolore,
ma questo non gli impedisce di recare danno al suo corpo e per poco
non muore in più occasioni nel corso del film. L’abilità unica di
Nate deriva da una rara malattia genetica chiamata insensibilità
congenita al dolore con anidrosi, o CIPA. Nate vive una vita
incredibilmente protetta per questo motivo, ma usa la sua
insensibilità fisica a suo vantaggio quando il suo interesse
amoroso viene preso in ostaggio da violenti rapinatori di banche.
Nel finale, Nate scopre così che non tutti i rischi sono pericolosi
per la sua vita.
Ma se si considera tutto ciò che
Nate affronta durante la sua avventura, forse abbracciare il
rischio è l’approccio sbagliato. L’anidrosi (l’incapacità di
sudare) è ad esempio già pericolosa di per sé. Questo e il rischio
di ipertermia sono i motivi per cui i pazienti CIPA hanno
un’aspettativa di vita di soli 25 anni. Sebbene la sua azione
esagerata abbia contribuito non poco a far guadagnare a Mr.
Morfina recensioni entusiastiche, è sufficiente dire che
Nate rischia di morire per cause ben più gravi della semplice
esposizione alla temperatura.
Anche se si contano i suoi
film animati della DC, non si può dire che nessuno dei film di
maggior successo di Jack Quaid abbia rappresentato
scene di combattimento così brutali come quelle di Mr.
Morfina. L’azione inizia con forza nel primo combattimento
in una cucina contro il criminale Ben, durante il quale la testa di
Nate viene ferocemente sbattuta contro numerose superfici, spesso
in rapida successione. Come se non bastasse, è passata meno di
un’ora da quando è stato colpito con una pistola dal cattivo
principale Simon, tanto da perdere quasi i sensi.
È già abbastanza pericoloso colpire
qualcuno così forte da metterlo fuori combattimento una volta, ma
Nate sviene quasi per un colpo alla testa in più della metà delle
scene di lotta del film. Se si considera che a Simon, un altro dei
tre criminali, viene poi rotto un mattone sul cranio senza che
questo lo rallenti, è chiaro che questo non è il tipo di film
d’azione in cui ci si deve preoccupare di questo tipo di scenari.
Tuttavia, la successiva diagnosi in ospedale, secondo cui il
cervello di Nate stava subendo un’emorragia a causa dei continui
abusi, suggerisce che probabilmente non avrebbe potuto sopravvivere
a così tanti colpi in un solo pomeriggio.
Ignorare apertamente una grave
perdita di sangue
Jack Quaid in Mr. Morfina
Dopo essersi accorto di essere stato
colpito durante la lotta con Ben, Nate visita il negozio di un
amico per rattoppare la ferita con della supercolla. In seguito,
lascia che Roscoe (Jacob Batalon) gli ricucia le
ferite dopo la scena della tortura. A parte questi due casi, però,
Nate non tampona l’emorragia di altre ferite nel film. È inoltre
degno di nota il fatto che Roscoe venga mostrato mentre rattoppa la
gamba di Nate, ignorando apparentemente che la schiena di Nate è
stata trafitta da una palla chiodata alcuni minuti prima. È
difficile credere che quella ferita non avrebbe sanguinato affatto,
soprattutto dopo che Nate viene fatto penzolare a testa in giù poco
dopo.
Ciò che lo rende particolarmente
grave è che anche la prima ferita da proiettile sembra già portare
a una grave perdita di sangue prima che Nate riesca a rattopparla.
Quando esce dal negozio, inizia a perdere l’equilibrio e si
riprende semplicemente facendosi un’iniezione di epinefrina. Nate
non ha torto: l’epinefrina è utile anche al di fuori
dell’anafilassi. Può persino essere usata per invertire l’arresto
cardiaco. Ma anche in questi casi, un paziente può morire senza un
trattamento immediato. Usarla per tamponare un’estrema perdita di
sangue probabilmente non aumenta la durata della vita di una
persona.
Il collo spezzato da un
gigante
Jack Quaid Mr. Morfina
La missione di Nate per
salvare Sherry (Amber Midthunder) lo porta a
incontrare un enorme tatuatore di nome Zeno. Non solo questo sembra
avere un peso di circa 200 chili, ma la maggior parte di questi
sembrano essere pura muscolatura. Qualsiasi colpo di Zeno dovrebbe
essere sufficiente a rendere inabile un piccolo banchiere, ma uno
dei primi attacchi dell’omaccione è un montante che fa scattare il
collo di Nate all’indietro con tale forza che sembra doversi
rompere. In effetti, alcuni dei colpi di Zeno sembrano
inevitabilmente dover aggrovigliare il collo di Nate.
Ironicamente, questo è un raro caso
in cui molti altri film d’azione trattano il corpo come più fragile
di quanto non sia. Un essere umano può assolutamente sopravvivere a
un collo spezzato, ma il problema è lo stesso dei probabili TBI di
Nate durante la lotta in cucina. Una cosa è sopravvivere a una
lesione al collo potenzialmente in grado di spezzare la spina
dorsale, un’altra è sopravvivere a più di una volta ad un colpo
simile. Quando Simon sferra un uppercut al mento di Nate, più
avanti nel film, quest’ultimo dovrebbe finire paralizzato invece
che continuare a lottare contro la banda di criminali.
Elettrocuzione al cuore durante la
scena dell’ambulanza
Jack Quaid in Mr. Morfina
Mentre la maggior parte delle morti
sfiorate da Nate erano particolarmente pericolose a causa della
ripetizione di colpi inferti, Nate dovrebbe probabilmente morire
immediatamente quando si schianta con l’ambulanza rubata di Simon,
attaccando una paletta del defibrillatore al suo cuore e l’altra
alla faccia di Simon. Dopo che entrambi sono miracolosamente
sopravvissuti e Simon spezza in due il braccio di Nate come un
ramoscello, Nate si riprende sparandosi di nuovo l’epinefrina.
L’uso di un defibrillatore quando non si è in arresto cardiaco è
già di per sé molto pericoloso, ma il dosaggio dell’epinefrina
subito dopo è probabilmente la causa dell’attacco cardiaco che Nate
subisce alla fine e che lo manda in coma.
La scena è incredibile e per i fan
dell’azione eleva Mr. Morfina a uno dei migliori
film di Jack Quaid, ma è scandaloso il trauma che
Nate impone al proprio sistema cardiovascolare nel giro di pochi
minuti! E lo fa sopravvivendo a un veicolo che si ribalta e
sanguinando copiosamente da una frattura composta. Il vero
superpotere di Nate, dunque, non è l’incapacità a sentire dolore,
ma la disumana resistenza del suo fisico.
La notizia che
Ben Affleck avrebbe interpretato il Cavaliere
Oscuro in Batman v Superman: Dawn of Justice
ha suscitato reazioni contrastanti da parte dei fan. L’attore ha
dimostrato che i suoi detrattori si sbagliavano con il film del
2016, ma il film ha ricevuto recensioni negative e ha avuto un
rendimento inferiore al botteghino.
Tuttavia, lui si è impegnato al
massimo nel DCEU e ha fatto un cameo in Suicide Squad prima di tornare in
Justice League. L’esperienza di
Ben Affleck nel lavorare con il regista
Joss Whedon sulle riprese del film lo ha
allontanato dal ruolo e alla fine ha deciso di abbandonare la sua
versione di Batman e quella di Geoff Johns.
Mentre in qualche modo è stato
convinto a tornare per The
Flash e un eventuale film Crisis on Infinite
Earths, quest’ultimo progetto è stato scartato quando sono
stati fondati i DC Studios e James
Gunn ha deciso che Batman sarebbe stato riassegnato
per il DCU.
Per qualche ragione, Ben
Affleck ha chiarito di non avere alcun interesse a
lavorare con il regista, quindi non c’è alcuna possibilità che
indossi mantello e cappuccio per The Brave and the Bold.
Parlando con GQ per The
Accountant 2,
Ben Affleck ha riflettuto sul suo periodo come
Cavaliere Oscuro. “Mi sono divertito molto. Ho adorato fare il
film di Batman. Ho adorato Batman v Superman“, ha ammesso.
“E mi sono piaciuti i miei brevi periodi in The Flash che ho
fatto e quando ho lavorato con Viola Davis in Suicide Squad per un
giorno o due”.
“In termini creativi, penso
davvero che mi piaccia l’idea e l’ambizione che avevo per questo,
che era quella di un Bruce Wayne più vecchio, distrutto e
danneggiato. Ed era qualcosa che abbiamo davvero voluto nel primo
film”.
Affleck ha poi continuato a
condividere la sua opinione su dove tutto è andato storto per il
suo Batman. “Quello che è successo è che ha iniziato a essere
troppo vecchio per una gran parte del pubblico. Persino mio figlio
all’epoca era troppo spaventato per guardare il film”, ha
spiegato l’attore. “E così quando l’ho visto ho pensato, ‘Oh
merda, abbiamo un problema.'”
“Poi penso che sia stato allora
che hai avuto un regista che voleva continuare su quella strada e
uno studio che voleva riconquistare tutto il pubblico più giovane a
scopi contrastanti”, ha aggiunto, alludendo allo scontro di
Zack Snyder con la Warner Bros e a come ciò abbia
portato alla fine a due diverse versioni di Justice
League. “Quindi hai due entità, due persone che
vogliono davvero fare qualcosa di diverso e questa è una ricetta
davvero pessima”.
La versione di
Ben Affleck di Batman avrebbe dovuto mettere
l’eroe contro Desthstroke, mentre la scena
post-credit scartata di Flash ha rivelato che era intrappolato in
una realtà diversa. Nessuna delle due storie si concretizzerà per
ora, e il suo periodo come personaggio si è concluso con una nota
stonata grazie alla versione sciocca dello Scarlet Speedster del
combattente del crimine di Gotham City. Sulla base di queste
osservazioni, almeno Affleck si è divertito con
quell’esperienza.
The Last Duel è l’epopea
storica del 2021 di
Ridley Scott: ecco il finale del dramma medievale e il
destino di Marguerite. The Last
Duel è basato su un libro di Eric Jager intitolato The
Last Duel: A Story of Trial by Combat in Medieval France, a sua
volta basato su eventi reali. I personaggi principali di The
Last Duel sono esistiti e molte delle loro preoccupazioni e
azioni mostrate nel film sono realmente accadute.
Scott, Matt
Damon, Ben
Affleck e Holofcener si sono assicurati che molti
costumi e pratiche medievali fossero mostrati accuratamente nel
film.
Sebbene l’approccio in tre parti
del film alla narrazione abbia portato a una conclusione
soddisfacente, le prospettive in conflitto di Jean de Carrouges,
Jacques le Gris e Marguerite de Carrouges a volte confondono alcuni
aspetti contestuali della storia. Anche se il racconto di
Marguerite su ciò che le è accaduto nel film è certamente la verità
(come il film si preoccupa di sottolineare con una didascalia), ci
sono aspetti della rivalità di de Carrouges con le Gris e del
trattamento di Marguerite che meritano di essere approfonditi.
Questo è particolarmente vero in quanto si riferiscono anche alla
vera storia de The Last Duel.
Perché la terra che Le
Gris aveva preso era così importante per de
Carrouges?
Nel primo atto di The Last
Duel, si vede Jean de Carrouges sconvolto per aver perso
la terra a favore di Le Gris per ragioni molto cavalleresche, ma
questo si rivela ben lontano dalla verità. Ciò che in realtà è
emerso è stata una battaglia di desideri, costumi e legalità che ha
posto le basi per la rivalità tra de Carrouges e Le Gris. Jean de
Carrouges riteneva che la terra, la tenuta di Aunou-le-Faucon, gli
spettasse di diritto, in quanto il padre di Marguerite, Robert de
Thibouville, aveva promesso di includerla nella dote di de
Carrouges.
Poiché all’epoca le donne erano
considerate essenzialmente come beni produttori di eredi, una dote
era un dono di ricchezza o di terra aggiuntiva destinato a rendere
più desiderabile una potenziale sposa. Come vedovo senza eredi e
incapace di pagare i suoi debiti, il personaggio di Matt
Damon rischiava già di sminuire il suo nome sposando la
figlia di un uomo caduto in disgrazia, e voleva ottenere più
“valore” dall’accordo.
De Carrouges vede le cose in
bianco e nero e l’idea che Jacques le Gris abbia beneficiato di
qualcosa che era eticamente sbagliato agli occhi di de Carrouges ha
creato un divario tra lui e il personaggio di Adam Driver, nella
prima grande frattura della loro amicizia.
La terra in questione, tuttavia, fu
confiscata dal conte Pierre in cambio del pagamento dei debiti
insoluti di de Thibouville e donata a Jacques le Gris prima che de
Carrouges si sposasse, annullando così qualsiasi diritto che de
Carrouges potesse avervi. Poiché Jean de Carrouges è ritratto come
un uomo con un codice d’onore interno molto rigido, questa mossa lo
irritò nonostante non fosse tecnicamente illegale.
De Carrouges vede le cose in bianco
e nero e l’idea che Jacques le Gris abbia beneficiato di qualcosa
che era eticamente sbagliato agli occhi di de Carrouges ha creato
un solco tra lui e il personaggio di Adam Driver, nella prima
grande frattura della loro amicizia. Naturalmente, de Carrouges si
dimostra anche una persona impulsiva, oltre che al verde dopo che
la peste ha portato via metà del suo personale e dei suoi raccolti,
quindi le sue rivendicazioni di onore e diritti potrebbero
semplicemente mascherare il fatto che l’uomo finanziariamente
indigente si sentiva offeso oltre che disperato.
Perché la corte non
credette alla storia di Marguerite
Una delle scene più sorprendenti de
The Last Duel è quella in cui la corte non crede alla
versione di Marguerite de Carrouges sul suo stupro. Questo non è
affatto incredibile, tuttavia, dati i pregiudizi nei confronti
delle donne all’epoca (e, purtroppo, anche oggi). Come evidenzia
il film, lo stupro in sé è visto come un reato contro la proprietà
di Jean de Carrouges piuttosto che come un atto orribile commesso
contro Marguerite stessa. Lo stato mentale di Marguerite, il
suo disagio visibile e il suo benessere semplicemente non
interessavano alla corte, a meno che non avessero un impatto
diretto su Jean de Carrouges. Come mostrato in precedenza nel film
con una scena tra le Gris e un’altra donna, il consenso di una
donna non era certo una cosa che gli uomini sentivano di dover
considerare all’epoca.
Un’altra questione importante per
Marguerite nel film di Ridley Scott era che rimase incinta dopo
essere stata violentata da le Gris, anche se il film chiarisce che
avrebbe potuto rimanere incinta a seguito di un trattamento simile
subito dal suo stesso marito poco dopo. Nel XIV secolo era diffusa
la convinzione che le donne dovessero godere del sesso per rimanere
incinte e, secondo la logica medievale, se Marguerite si fosse
goduta il suo incontro con le Gris non poteva essere stato uno
stupro. Questo modo di pensare trova un precedente in un’antica
teoria greca (il modello galenico della riproduzione) secondo cui
entrambi i partner dovevano godersi il sesso per concepire un
figlio.
Perché il corpo di Le
Gris fu spogliato nudo e appeso
Le Gris non solo fu ucciso da de
Carrouges nel duello, ma il suo cadavere fu successivamente
spogliato nudo, trascinato dai cavalli attraverso la piazza della
città e appeso a testa in giù affinché tutti lo vedessero. Questo
non è stato contestualizzato né da Ridley Scott né dalla
sceneggiatura, e sembra quasi una coda inutile alla morte di
Jacques le Gris. Tuttavia, questo evento si è effettivamente
verificato dopo la morte del vero Jacques le Gris, ed è stato un
deliberato tentativo di infangare ulteriormente il nome e la
reputazione di le Gris.
Poiché nel Medioevo non c’era
separazione tra Chiesa e Stato, questo atto si ricollega a una
credenza chiamata “iudicium Dei”, il giudizio di Dio.
All’epoca si credeva che in qualsiasi processo o prova per
determinare la colpevolezza, Dio avrebbe protetto gli innocenti dal
male, quindi chiunque avesse vinto il duello tra Jean de Carrouges
e Jacques le Gris sarebbe stato dichiarato innocente. Le Gris perse
il duello, il che significava che Dio aveva visto la sua
colpevolezza e non lo aveva protetto. Agli occhi della corte e di
chi stava a guardare, Le Gris divenne immediatamente un comune
criminale. Anche se Ridley Scott crea sempre morti memorabili, il
trattamento del corpo di Le Gris dopo il duello, in questo caso,
doveva riflettere il suo nuovo status di criminale e portare
vergogna all’uomo e al suo nome.
Perché Marguerite
doveva essere bruciata sul rogo
Naturalmente, il discutibile
sistema giudiziario di The Last Duel si rivela ancora
peggiore quando l’attenzione si concentra su Marguerite de
Carrouges. Proprio come Le Gris era stato dichiarato colpevole in
virtù della sua morte, una vittoria di Jacques Le Gris sarebbe
stata vista come la prova per tutti i presenti che le accuse contro
di lui erano false. Poiché era stata Marguerite de Carrouges a
muovere un’accusa contro Le Gris, questo avrebbe rivelato che era
una bugiarda secondo, ancora una volta, la credenza medievale
dell’iudicium Dei, permettendole così di essere punita per
falsa testimonianza.
Sebbene le punizioni per falsa
testimonianza nella Francia del XIV secolo non fossero sempre così
severe da prevedere la condanna al rogo, il fatto che questo fosse
il destino di Marguerite era un altro segno di come il valore degli
uomini fosse giudicato immensamente superiore a quello delle donne
in quell’epoca. Sia il destino dell’esecuzione che il suo modo
orribile riguardavano tanto la punizione di una donna per aver
danneggiato la reputazione di un uomo quanto la menzogna. Anche
se non fosse stata condannata al rogo, la vita di Marguerite de
Carrouges sarebbe sicuramente finita in un modo o nell’altro se suo
marito avesse perso il duello.
Cosa significa l’ultimo
primo piano sul viso di Marguerite
The Last Duel si conclude
con una scena pacifica in cui Marguerite veglia sul figlio che
cresce, realizzata dal regista Ridley Scott. La telecamera si
concentra sul volto di Marguerite prima che il film sfumi nel nero
e, sebbene la scena possa essere interpretata in vari modi, ciò che
mostra e ciò che non mostra è certamente degno di nota, dato il
focus del film sulla prospettiva. Gli elementi chiave della scena
sono la posizione di Marguerite (è in un campo, con un castello
sullo sfondo) e la notevole assenza di Jean de Carrouges.
Questa scena alla fine di The
Last Duel offre a Marguerite un momento di riposo dai ruoli
opprimenti che la politica, le norme sociali e gli uomini hanno
svolto nella sua vita fino a quel momento. Questa idea è
sottolineata dai cartelli che seguono, che rivelano che Jean de
Carrouges morì in battaglia pochi anni dopo il duello e che
Marguerite non si risposò mai.
Il vero messaggio e
significato de L’ultimo duello spiegato
Parlando con Vanity Fair, la co-sceneggiatrice di The Last
Duel di Matt Damon e Ben Affleck, Nicole Holofcener, ha
dichiarato: “ …è davvero un film molto femminista. Abbiamo
subito coinvolto alcuni gruppi #MeToo e il gruppo di Geena Davis
per consigliarci e ascoltarci”.L’ultimo duello si
distingue davvero dagli altri film epici medievali per la sua
prospettiva fresca, che utilizza la sua storia per far luce su
questioni come lo stupro e la misoginia. Ciò è dovuto in primo
luogo alla sua struttura unica a tre prospettive che lascia
abilmente per ultima la storia di Marguerite de Carrouges.
Mentre nei documenti storici ci
sono molte informazioni sia su Jean de Carrouges che su Jacques le
Gris, la storia di Marguerite è molto meno dettagliata, il che
rafforza ulteriormente il concetto di donne come attori secondari
all’epoca. The Last Duel finalmente dà voce a
Marguerite, e una voce che dipinge un quadro molto duro e accurato
degli uomini nella sua vita. Inoltre, aggiunge sfumature alla sua
storia che, a differenza di molti altri film ambientati nel
Medioevo, fornisce un resoconto accurato e stimolante di come le
donne venivano trattate all’epoca, ma anche oggi.
La struttura de The Last Duel
parla anche di come, ancora oggi, le donne stiano combattendo una
dura battaglia per essere ascoltate quando si tratta di accuse di
stupro e molestie sessuali.
The Last Duel parla anche di
come, ancora oggi, le donne stiano ancora combattendo una dura
battaglia per essere ascoltate quando si tratta di accuse di stupro
e molestie sessuali. Le recenti storie di uomini potenti e di
alto profilo licenziati da un progetto o portati in tribunale per
violenza sessuale possono creare la percezione che sia facile
nell’era post-#MeToo per le donne ottenere giustizia, ma questa è
un’ipotesi errata. In realtà, è ancora incredibilmente
difficile per le donne parlare di stupro o violenza sessuale.
Spesso non è così per le donne né davanti all’opinione pubblica, né
in tribunale, dove gli uomini pericolosi spesso se la cavano grazie
a cavilli legali; basta guardare al recente esempio di Bill Cosby
che è stato rilasciato dal carcere a causa di una scappatoia.
Il finale de The Last
Duel illustra anche come, ancora oggi, in qualsiasi
scenario basato su dichiarazioni contraddittorie, si tenda a
dubitare della storia della donna, ma a prendere più sul serio gli
uomini. Nella mente di de Carrouges, egli crede di essere un marito
amorevole e un uomo onorevole che difende Marguerite nel momento
del bisogno; in realtà, non le crede immediatamente e anche allora
lo vede solo in termini di offesa nei suoi confronti da parte di Le
Gris. Le Gris si considera una figura altamente desiderabile: la
cosa più inquietante è come nel suo racconto dello stupro di
Marguerite, lei sia quasi giocosa e non necessariamente
riluttante.
Le Gris menziona persino le sue
“solite proteste” più avanti nel film, ma la sua prospettiva
lo inquadra come se Marguerite avesse inviato segnali contrastanti.
La prospettiva di Marguerite abbatte ogni illusione e si concentra
sulla sua lotta e sui maltrattamenti subiti in un mondo dominato
dagli uomini. L’inquadratura della triplice prospettiva illustra
come gli uomini di ogni epoca giustifichino azioni spaventose e
come il peso sia sempre sulle donne per raggiungere uno standard di
prova più elevato, nonché gli effetti della misoginia
interiorizzata. Si spera che The Last Duel ispiri anche
film futuri ad essere altrettanto riflessivi.
Come è stato accolto il finale
di The Last Duel
The Last Duel è stato un
successo clamoroso per il regista di Il gladiatore, Ridley
Scott, e il film del 2021 è diventato un successo sia di critica
che di pubblico, come dimostrano gli 85% di Tomatometer e l’81% di
Popcornmeter su Rotten
Tomatoes. Se le interpretazioni del cast, le scene e
le capacità di regia di Ridley Scott sono stati tutti fattori
chiave del successo, anche la trama e il finale de The Last
Duelsono stati incredibilmente importanti. In
particolare, molti critici hanno sottolineato il duello finale di
The Last Duel, mentre personaggi comeRoger Ebert e Glenn Kennyhanno elogiato questo
momento specifico:
“E [l’atto finale de L’ultimo
duello] porta tutti al duello finale che, anche per gli elevati
standard stabiliti dal Gladiatore di Scott, è quello che si
potrebbe definire un capolavoro.”
Data la struttura in tre atti de
The Last Duel, il finale è anche notato nella maggior
parte delle recensioni perché si concentra su Marguerite. È
considerato la sequenza più scioccante di tutte, soprattutto per
come mostra senza esitazioni l’aggressione sessuale di Marguerite
dal suo punto di vista. Anche i critici che non hanno risposto in
modo eccessivamente positivo hanno elogiato il terzo atto de The
Last Duel.Ad esempio, nella sua recensione a 3 stelle
perThe Guardian, Mark Kermode nota
l’efficacia con cui il finale di The Last Duel cattura i
temi centrali del film:
“Infine, e in modo molto
coinvolgente, abbiamo il racconto di Marguerite, una versione del
tutto più illuminante in cui Jean e Jacques trattano le donne come
beni mobili, ridotte dalla legge e dalla consuetudine allo status
di proprietà.Le scene di montaggio equino sono pesantemente
giustapposte ai tentativi infruttuosi di Jean di generare un erede
(“Confido che la tua ‘piccola morte’ sia stata memorabile e
produttiva”, dichiara quando è esausto), mentre le visioni
narcisistiche di Jacques di sguardi civettuoli si rivelano semplici
sorrisi diplomatici.Questa volta è la malignità di un mondo
in cui solo gli uomini hanno potere a essere in primo piano,
presagendo una resa dei conti tanto assurda quanto brutale, che
lascia Marguerite in pericolo di essere bruciata viva per il
crimine di aver osato parlare.“
In definitiva, il finale deThe
Last Duelè la parte più importante del film e del
messaggio che cerca di trasmettere. È nel terzo e ultimo atto che i
molti temi centrali del film si uniscono e vengono esplorati con la
più incrollabile onestà. Anche tra i critici che non hanno
apprezzato The Last Duel, il finale è ancora citato
come forte da molti. Sì, c’è chi ritiene che il messaggio sia stato
un po’ troppo pesante, ma questi sono la minoranza anche tra le
voci più critiche.
Ridley Scott ha in programma di far uscire alcuni
nuovi film entro il prossimo anno, tra cui il tanto atteso dramma
storico The Last Duel(la
nostra recensione). Insieme a House of Gucci,
The
Last Duel è il primo lungometraggio di Scott da All the Money in the World e il film di fantascienza di Ridley Scott che
è stato Alien:
Covenant nel 2017, lasciando il pubblico desideroso di
vedere il suo cinema di nuovo in azione. Il nuovo film di Scott è
tratto dal libro The Last Duel: A Story of Trial by Combat in
Medieval France di Eric Jager, che racconta la storia vera di
un duello del XIV secolo tra un cavaliere francese e il suo
scudiero, dopo che il primo ha accusato il secondo di aver
violentato sua moglie.
Dato il contenuto controverso del
film, ha sorpreso molti studi che la Disney non abbia mai venduto i
diritti di produzione. Tuttavia, la Disney si rese conto di quanto
gli studios stessero cercando di accaparrarsi i diritti del film,
quindi andò avanti aggiungendo il film medievale e assicurandosi
Scott come regista. The Last Duel era originariamente
previsto per l’uscita nelle sale nel gennaio 2021, ma la pandemia
di COVID-19 ha causato notevoli ritardi nella produzione, spostando
la data di uscita ora ufficiale al 15 ottobre 2021.
The Last Duel segnerà il
ritorno dei frequenti collaboratori
Matt Damon e
Ben Affleck , quest’ultimo nel ruolo del
cavaliere Jean de Carrouges. Tra gli altri membri del cast figurano
Adam Driver nel ruolo opposto a quello di Damon, lo scudiero
Jacques Le Gris, l’attrice di Killing Eve Jodie Comer nel
ruolo della moglie di Jean e Alex Lawther nel ruolo di re Carlo VI.
Mentre Ridley Scott affronta la memorabile battaglia all’ultimo
sangue del XIV secolo, ecco tutto ciò che sappiamo sulla storia
vera che sta dietro a The Last Duel.
L’epoca de The Last
Duel: la guerra dei cent’anni spiegata
The Last Duel è ambientato
nella Francia del XIV secolo, con la data specifica del duello
culminante che si svolge il 29 dicembre 1386. La trama si svolge
nell’Europa medievale, quando la Guerra dei Cent’anni era solo al
cinquantesimo anno dei suoi 116 anni di durata. Una delle battaglie
più sanguinose e più lunghe della storia, simile alle battaglie
vichinghe, la Guerra dei Cent’anni consisteva in una serie di
conflitti tra Inghilterra e Francia, principalmente per la corona
francese rivendicata dalla Casa di Valois francese e dalla Casa di
Plantageneto inglese.
Con il proseguire della guerra, il
conflitto si trasformò in un sentimento nazionalista che divise
ulteriormente le nazioni dell’Europa occidentale e in una lotta per
un potere più ampio. Cinque generazioni di re delle famiglie rivali
cercarono di conquistare la corona e un ampio controllo
dell’Europa, contribuendo a un prolungato sentimento di
nazionalismo che separò l’unità all’interno dell’Europa occidentale
e facendo affidamento sul concetto di cavalleria in guerra del
Medioevo. Mentre gli spettatori aspettano di scoprire dove The
Last Duel si collochi
tra i film di Ridley Scott, di certo si svolge nella seconda
fase generalizzata della guerra alla fine della guerra delle due
rose, che vide la morte di re Carlo V e l’ascesa al trono nel 1380
del figlio Carlo VI, di soli 11 anni. Solo nel 1453 gli inglesi
furono sconfitti e la Francia mantenne il controllo sulla propria
corona, anche se ciò segnò la fine delle monarchie francese e
inglese tradizionalmente intrecciate.
La storia vera dietro a The
Last Duel: l’accusa di Marguerite de Carrouges
La moglie di Jean de Carrouges era
una figura controversa in quanto figlia di Robert de Thibouville,
un signore normanno che si era schierato contro diversi re francesi
in dispute territoriali. Carrouges la sposò nella speranza di avere
un erede e tentò di utilizzare la sua nuova rivendicazione sulla
proprietà di suo suocero per riconquistare un pezzo di terra dal
suo rivale Jacques Le Gris (Adam
Driver). La rivendicazione andò in tribunale contro il
conte Pierre, che possedeva la proprietà e la diede a Le Gris,
anche se dopo che Carrouges perse la causa, la sua reputazione
presso la corte di Pierre diminuì e la sua faida con Le Gris
crebbe. Dopo altri due tentativi falliti di far crescere la sua
rivendicazione territoriale, Carrouges incolpò Le Gris delle sue
sconfitte. Circa un anno dopo, gli uomini si ricollegarono e
giurarono di porre fine alla loro faida, dopodiché Carrouges
presentò Le Gris a sua moglie.
Dopo una serie di sconfitte
francesi nella Guerra dei Cent’anni, Carrouges tornò a casa al
verde e sconfitto, mentre Le Gris divenne più ricco e si guadagnò
la reputazione di donnaiolo. Un giorno in cui Marguerite fu
lasciata a casa da sola senza la madre o la servitù, una rarità nel
Medioevo per le nobildonne, Le Gris si presentò a casa sua
sostenendo di amarla disperatamente. Lei protestò, così Le Gris si
introdusse in casa sua e le chiese di avere una relazione. Quando
lei rifiutò di nuovo, lui la violentò violentemente con l’aiuto del
suo amico Adam Louvel. Lui le disse che l’avrebbe uccisa se
l’avesse detto a qualcuno, così lei rimase in silenzio fino al
ritorno del marito, dopodiché confessò a lui e a un consigliere
quello che era successo con Le Gris.
Jean de Carrouges contro
Jacques Le Gris: cosa accadde nella vita reale?
Dopo che il conte Pierre aveva
assolto Le Gris da tutte le accuse e aveva accusato Marguerite di
essersi inventata l’intera faccenda, Carrouges fece appello al
giovane re Carlo VI in persona. Carrouges credeva che non avrebbe
trovato un altro equo processo penale, quindi chiese un duello
all’ultimo sangue in cui il duellante sopravvissuto sarebbe stato
considerato da Dio il legittimo pretendente. I giudici del processo
preliminare non riuscirono a decidere chi fosse colpevole, quindi
il caso passò a un processo per duello, una pratica un tempo comune
in Francia ma diventata piuttosto rara alla fine del XIII
secolo.
Il duello tra Carrouges e Le Gris
divenne uno spettacolo per tutta Parigi, con centinaia di cittadini
che vennero a guardare in un’arena ufficiale, con il re Carlo VI
che lo trasformò in un evento all’interno della sua serie di feste
e celebrazioni. Gli uomini salirono a cavallo sul campo con
un’ascia, un pugnale, un’armatura, una spada lunga e una lancia
ciascuno, affrontando quattro round di cariche a cavallo prima di
uccidere i rispettivi destrieri e passare al clou del duello in
stile Hamilton a piedi. Le Gris pugnalò Carrouges alla coscia,
spingendolo a reagire con forza animalesca mentre inchiodava Le
Gris a terra e lo trafiggeva ripetutamente con una spada che
scalfiva solo l’armatura. Carrouges strappò con rabbia la maschera
di Le Gris e gli chiese di ammettere la sua colpevolezza, al che Le
Gris rispose che in nome di Dio era innocente. Questa risposta fece
infuriare Carrouges, che pugnalò Le Gris al collo e lo uccise sul
colpo.
Fu davvero The Last
Duel? Quando la Francia vietò i duelli
Sebbene l’evento sia passato alla
storia come The Last Duel in Francia, The Last
Duel non è tecnicamente una descrizione accurata. Il
duello era diventato piuttosto raro in Francia quando Carrouge e Le
Gris si affrontarono, quindi fu uno spettacolo raro con nomi
importanti che attirò una grande folla. Il film di Ridley Scott
documenta l’ultimo duello giudiziario permesso da un re francese e
dal Parlamento di Parigi, ma non fu il vero ultimo duello della
Francia in senso letterale. I duelli furono ancora consentiti per
quasi due secoli in Francia, anche se non sarebbero stati
ufficialmente autorizzati per verdetti giudiziari sotto il re e il
Parlamento.
Secondo l’Enciclopedia
Britannica, fu solo nel XVI secolo che Carlo IX emanò un
decreto sui duelli d’onore in cui chiunque fosse coinvolto sarebbe
stato messo a morte, anche se ciò non avrebbe scoraggiato i
parigini. Il duello continuò a essere praticato in Francia e nel
1626 re Luigi XIII emanò un editto ufficiale contro i duelli. La
pratica diminuì nei secoli successivi, ma l’ultimo vero duello in
Francia ebbe luogo nel 1967, quando due politici si sfidarono dopo
essersi scambiati insulti. Anche se The Last
Duel mostra la pratica legale nel suo periodo di massimo
splendore, non è ancora l’ultimo duello della Francia fino ad
oggi.
La diversità non è mai
un’etichetta. Nonostante nel nostro tessuto sociale si
consideri un marchio indelebile che ci relega ai margini, chi è
diverso, guarda caso, costituisce sempre una fonte di insegnamento
per chi si ritiene, nel nostro mondo, normale. Questa è la
riflessione a cui vuole spingerci Jon Gunn con il
suo Il bambino di cristallo, pellicola
ispirata alla vera storia di Austin LeRette, giovane autistico
affetto da una rara patologia ossea, e basata sul libro
autobiografico The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s
Courage, and a Story of Unconditional Love, scritto da Scott
Michael LeRette – padre del ragazzo – e Susy Flory. Nel cast
figurano Zachary Levi e e Meghann
Fahy nei panni dei genitori, e il bravo Jacob
Laval nelle vesti di Austion. Il film arriva nelle sale
dal 27 marzo, distribuito da Notorious
Pictures.
Il bambino di cristallo, la
trama
Austin è un bambino nato con
l’osteogenesi imperfetta, una condizione ereditaria che rende le
sue ossa estremamente fragili. Infatti, mentre gli altri bambini
giocano liberamente, lui deve costantemente fare attenzione, ma
nonostante le limitazioni fisiche, cresce con una gioia di vivere
che contagia chi gli sta intorno. I suoi comportamenti, che alle
volte risultano essere atipici, portano però i genitori, Scott e
Teresa, a scoprire un’altra verità: Austin è autistico.
Per il padre, questo, è un colpo
duro: nonostante tutto l’amore, non riesce davvero a comprendere il
mondo interiore di suo figlio. Le preoccupazioni per la condizione
di Austin si intrecciano così alla sua lotta contro l’alcolismo, in
un circolo vizioso che sembra senza via d’uscita. Ma sarà proprio
Austin – con la sua felicità autentica e quel modo speciale di
vedere la vita che Scott inizialmente non afferrava – a tendergli
la mano senza volerlo, mostrandogli la strada per risollevarsi.
Prima di quest’opera, il cinema
aveva già esplorato le sfumature dell’autismo. Basti pensare a
Miracle Run o Temple Grandin, che avevano
collocato al centro della narrazione la determinazione e il
coraggio dei protagonisti nel perseguire un’esistenza ricca e
serena, senza compromessi. Una lezione di vita che trova ulteriore
conferma ne Il bambino di cristallo, il cui nucleo
è l’ottimismo e la gratificazione che è possibile ottenere
a dispetto della propria condizione fisica. Austin, infatti, oltre
a rientrare nello spettro autistico, soffre di osteogenesi
imperfetta, una malattia che rende le ossa estremamente fragili.
Basta un banale incidente, e queste si frantumano come fossero, per
l’appunto, cristallo. Nonostante una situazione che lo costringe
fin dall’infanzia a rinunciare alle attività tipiche dei suoi
coetanei, come saltare e correre, il bambino cresce con
un’indole radiosa, senza fardelli interiori, e con lo
sguardo colmo di stupore e meraviglia, elementi che scopriamo
essere esaltati proprio dal suo autismo.
Se per Austin la sua condizione
rappresenta perciò un impulso verso un universo ricco di fantasia,
sogni e felicità – quasi fungesse da filtro per attenuare la cruda
realtà – per il padre Scott diventa un’occasione di crescita. Un
genitore che inizialmente fatica a decifrare il figlio, e che porta
sulle spalle il peso di una serie di problematiche tra cui
l’alcolismo, si trasforma nel primo “discepolo” del proprio
bambino, il quale gli mostra il valore della gioia e delle piccole
cose, spalancandogli inoltre le porte del suo mondo
immaginifico.
Austin e l’autismo: una lezione di
vita
Il bambino di cristallo si
erge così a insegnamento universale, esortandoci a reagire alle
avversità, perché chi si trova in una condizione apparentemente
svantaggiata diventa, in realtà, fonte d’ispirazione e meraviglia,
proprio in virtù della sua capacità di essere ciò che una persona
ordinaria non è.
E il merito è senza dubbio di una
sceneggiatura ben calibrata, ritmata, che affida
direttamente ad Austin, attraverso una voce fuori campo persistente
accompagnata da illustrazioni e animazioni vivaci, il compito di
trasmettere allo spettatore la sua prospettiva, guidandolo verso
una piena comprensione del suo punto di vista. Ci ritroviamo così
ad ampliare i nostri orizzonti sulla quotidianità e sul modo in cui
dovremmo affrontare il nostro percorso. Perché le difficoltà e le
sofferenze esistono, ma spetta a noi scegliere come affrontarli e
superarli. E forse, il nostro mentore, è proprio colui dal quale
presumiamo di non poter apprendere nulla. E invece ci indica come
vivere in pace.
Con The Alto Knights – I due
volti del crimine (la
nostra recensione), in uscito il 20 marzo,
Robert De Niro torna a un film di mafia, interpretando
due ruoli. Scritto dallo sceneggiatore di Quei bravi ragazzi, Nicholas Pileggi, The Alto
Knights si ispira alla storia vera della rivalità tra Frank
Costello e Vito Genovese, grandi nomi del crimine organizzato a New
York a metà del XX secolo, entrambi interpretati da De Niro. Il
titolo “Alto Knights” è il nome di un vero club sociale nel
quartiere Little Italy di New York, dove i mafiosi potevano parlare
di persona in tutta sicurezza.
Ecco come The Alto
Knights racconta la drammatica storia di Frank Costello e
Vito Genovese. TIME ha parlato con due esperti di mafiosi, Tony
DeStefano, autore di The Deadly Don: Vito Genovese, Mafia
Boss e Top Hoodlum: Frank Costello, Prime Minister of The
Mafia, e Geoff Schumacher, vicepresidente del settore mostre e
programmi del Mob Museum di Las Vegas.
Come Frank Costello e
Vito Genovese divennero influenti
“Si può riassumere in una parola:
proibizionismo”, afferma Schumacher.
La mafia prosperò durante il
periodo del proibizionismo, dal 1920 al 1933, quando il divieto di
produrre, vendere e trasportare alcolici negli Stati Uniti creò un
mercato nero per l’alcol. Costello e Genovese divennero figure di
spicco nel “rum running” (il contrabbando di alcolici di buona
qualità negli Stati Uniti dal Canada, dai Caraibi o dall’Europa) e
nel “bootlegging” (la produzione e la vendita di alcolici).
“Erano essenzialmente rivali”, dice
DeStefano. Ognuno di loro ebbe molto successo, con approcci
diversi. In The Alto Knights, Genovese cattura la loro
dinamica in una frase rivolta a Costello: ‘Se vuoi fare il
diplomatico, sono affari tuoi. Io sono un gangster’.
Genovese era noto per la
criminalità di strada e la violenza per ottenere ciò che voleva.
“Era più un delinquente della criminalità organizzata”, dice
Schumacher. Era un sottocapo di Lucky Luciano, che prese il
controllo della mafia in America nel 1931 dopo aver ucciso il boss
di New York Joe Masseria.
Al contrario, Costello era
principalmente un potente uomo di potere a New York, meno
concentrato sulla violenza di strada e più concentrato
sull’ottenere l’elezione di persone e sul controllo dei giudici e
della polizia. “A New York, per molti anni, ha tenuto sotto
controllo tutti i tipi di persone nella sfera politica attraverso
tangenti”, afferma Schumacher.
Costello era anche coinvolto
nell’industria del gioco d’azzardo, introducendo le slot machine a
New York e a New Orleans. Nel 1949 è persino apparso sulla
copertina della rivista
TIME.
Il film si svolge nel 1957,
quando Genovese è geloso del potere e dell’influenza di Costello e
vuole usurpargli il ruolo di grande capo a New York. Il film si
apre con un fallito tentativo di assassinio contro Costello e,
sebbene Genovese non sia stato l’uomo che ha premuto il grilletto,
“era sicuramente dietro”, dice Schumacher.
Come mostra il film, Costello
accetta di ritirarsi e farsi da parte in modo che Genovese possa
prendere il suo posto. Costello viene mostrato mentre si gode la
bella vita a Central Park West, mentre porta a spasso cani vestiti
con cappotti di visone in miniatura, tra cui un pomerania con un
berretto di pelliccia.
Come The Alto Knights –
I due volti del crimine descrive l’incontro di
Apalachin
La presa di potere di Genovese
porta a una delle scene più drammatiche de Gli alti cavalieri,
quando il film mostra i poliziotti dello stato di New York che
interrompono un summit di capi mafia alla guida di Cadillac nel
nord dello stato. Questo raduno, per riconoscere Genovese come il
principale boss della mafia a livello nazionale, ebbe davvero luogo
il 14 novembre 1957 ed è noto come “Incontro di Apalachin”. Come
mostrato nel film, i mafiosi che arrivarono alla riunione cercarono
di sfuggire alla polizia scappando nei boschi, e le loro auto
rimasero bloccate nel fango mentre accendevano i motori.
Costello è in viaggio per l’evento,
ma non ce la fa mai perché si ferma costantemente alle attrazioni e
ai negozi lungo la strada. Il film sembra propendere per la
teoria secondo cui Costello avvisò le autorità locali che un gruppo
di persone senza scrupoli si sarebbero riunite, forse per
vendicarsi di Genovese che aveva cercato di ucciderlo. “Non
sappiamo se Costello l’abbia mai fatto”, dice DeStefano. ‘Non
sappiamo con certezza che Costello abbia fatto quel viaggio. Non
era presente a quell’incontro… Ma è un buon film’.
Cosa accadde a Frank
Costello e Vito Genovese
Sebbene
Vito Genovese sopravvisse alla riunione, per lui fu l’inizio
della fine. Nel 1959 fu condannato a 15 anni di carcere dopo essere
stato arrestato per traffico di eroina. Morì dietro le sbarre, per
problemi cardiaci, nel 1969 all’età di 71 anni.
Costello scontò la pena per
oltraggio al Congresso ed evasione fiscale, ma poté trascorrere gli
ultimi anni della sua vita a casa, dedicandosi principalmente al
giardinaggio e mostrando i suoi fiori alle mostre orticole. Morì
nel 1973 all’età di 82 anni.
Anche il potere della mafia iniziò
a diminuire a questo punto. Promulgata nel 1970, la legge sulle
organizzazioni influenzate dalla criminalità organizzata (RICO, in
breve) consentì ai pubblici ministeri federali di perseguire i
mafiosi a livello nazionale.
The Alto
Knights – I due volti del
crimineesplora la rivalità tra
Frank Costello e Vito Genovese, e il finale è complicato, con
eventi della vita reale intrecciati ed esagerazioni
drammatiche. Barry Levinson è il regista di film classici come
Rain Man e Good Morning, Vietnam, e anche se negli
ultimi anni è stato meno in vista, ha continuato a lavorare a
progetti con collaboratori di lunga data come Robert De Niro. De Niro è il protagonista di
The Alto Knights – I due volti del crimine (la
nostra recensione), nel ruolo di due boss della mafia:
Costello e Vito Genovese.
Il film inizia con il fallito
tentativo di omicidio di Vito Genovese contro Frank Costello e,
dopo aver fornito il contesto, ritorna sulle conseguenze. Frank
intende perdonare Vito, rinunciare alla sua posizione e lasciare la
vita mafiosa per sempre. Non vuole rischiare la vita perché non si
sente più dedito al suo lavoro, quindi cerca di ritirarsi. Vito non
crede che Frank si ritirerà, quindi continua a perseguire il
conflitto. Vito è quindi presente a un evento chiamato riunione
di Apalachin, che porta a un raid nella vita reale che ha visto 60
boss nazionali detenuti e incriminati.
La spiegazione del piano di
Frank Costello per sconfiggere Vito Genovese
Dopo l’omicidio di Albert Anastasia
in un negozio di barbiere, Frank Costello capisce che Vito Genovese
non lo lascerà andare via dalla vita. Il comportamento instabile di
Vito e la sua costante sete di sangue lo hanno portato a essere
paranoico, anche nei confronti del più mite Frank Costello.
Come spiega Frank, Vito anticipa le azioni degli altri
immaginandole come se fossero le sue, quindi crede che Frank
tenterà di fare qualcosa di malvagio per vendicarsi del tentativo
di omicidio fallito nei suoi confronti. Il film non mostra Frank
alla ricerca di vendetta, ma è anche raccontato con un pregiudizio
verso la sua prospettiva.
La rappresaglia di Frank contro
Vito è probabilmente più tabù, almeno per un membro della mafia.
Come dice Frank, ha bisogno di un modo per vendicarsi di Vito che
non possa essere ricondotto a lui. Se dovesse uccidere Vito,
potrebbe avere il sostegno di altri boss, ma rischia di scatenare
una guerra che lo trascina più in profondità. Il piano di Frank
prevede una soffiata alle forze dell’ordine che porti a smascherare
la mafia su più ampia scala, consentendo l’incarcerazione di
personaggi come Vito Genovese in seguito al nuovo riconoscimento
della mafia come organizzazione nazionale.
Frank Costello ha davvero fatto
la soffiata alla polizia?
Una delle domande principali sul
finale de I gangster è se Frank Costello abbia davvero
informato la polizia dell’incontro di Apalachin. Ovviamente, essere
scoperti in questo avrebbe potuto costare la vita a Costello, ma
non ci sono prove che ciò sia mai accaduto. Secondo l’intervista di
Time’s con lo sceneggiatore di I gangster e
Quei bravi ragazzi Tony DeStefano, “Non sappiamo
per certo che Costello abbia fatto quel viaggio.Non
era presente a quell’incontro… Ma è un buon film”. La mossa
si basa su una teoria, ma non c’è nulla di concreto a sostegno.
The Alto Knights vede Frank
Costello fermarsi in modo comico per più giri di caffè e una breve
gita per raccogliere mele, facendo tutto il possibile per evitare
di raggiungere Apalachin prima che la polizia venisse a sapere cosa
stava succedendo.
Ai fini del film, è così indiscreto
da far sospettare il suo autista che stia tramando qualcosa. Nella
vita reale non andò così.
Perché Vito Genovese si sentì
tradito da Frank Costello
Robert De Niro nel film The Alto Knights – I due volti del
crimine
La rivalità tra Vito Genovese e
Frank Costello iniziò a causa di un evento avvenuto circa due
decenni prima degli eventi de I cavalieri di New York. Nel
1937, Vito Genovese fu costretto a fuggire in Italia,
trasferendo il suo potere all’amico di lunga data Frank
Costello. Dopo essere tornato in America e aver trascorso un
breve periodo in carcere, nel 1946 Vito riprese la sua vita, ma
Frank Costello non era disposto a restituirgli il potere. Questo è
spiegato in modo abbastanza accurato nel film, anche se gli eventi
della vita reale coinvolgevano un terzo giocatore, Charles “Lucky”
Luciano, che non era nel film e che diffidava di Vito.
Dopo essere tornato in
America e un breve periodo di detenzione, Vito tornò alla vita nel
1946, ma Frank Costello non era disposto a restituirgli il
potere.
Dopo diversi anni in cui mantenne
provvisoriamente la sua posizione di vicecapo, Vito decise di
muoversi contro Frank Costello, con Vincent Gigante che ricevette
l’ordine di eseguire l’omicidio il 2 maggio 1957. Nella vita reale,
Frank riuscì a dimettersi dalla sua posizione dopo essere
sopravvissuto allo sparo, e Vito prese il controllo della famiglia
più tardi quell’anno. Questo portò alla riunione di Apalachin nel
novembre 1957.
Cosa accadde realmente
all’incontro di Apalachin
Robert De Niro in The Alto Knights – I due volti del
crimine
L’incontro di Apalachin fu
organizzato da Vito Genovese per consolidare il suo potere come
nuovo boss della famiglia criminale dei Luciano. Cuba, che nel
film viene citata da Vito come possibile terreno di attività per
Frank, fu in realtà uno dei principali argomenti discussi durante
l’incontro reale, insieme alla questione degli stupefacenti, che
per molto tempo era stata una differenza ideologica tra Vito e
Frank.
Ospitati dal boss della
Pennsylvania Joseph Barbara, la polizia locale venne a conoscenza
dell’attività del figlio, prenotando camere d’albergo locali e
ordinando una notevole quantità di carne da un macellaio nelle
vicinanze. Come nel film, la polizia scoprì le auto e iniziò a
segnare le targhe, facendo prendere dal panico i mafiosi che
fuggirono dalla scena. All’incontro, venti dei boss mafiosi
presenti furono accusati di “cospirazione per ostruzione alla
giustizia mentendo sulla natura dell’incontro malavitoso” e in
seguito furono dichiarati colpevoli nel gennaio 1959.
Il vero significato del finale
di “Gli intoccabili” spiegato
Tra i migliori film di Robert De
Niro ci sono classici della mafia come Quei bravi ragazzi, Il padrino – Parte II e Gli intoccabili. Non è nuovo a questo genere, avendo
praticamente definito la rappresentazione culturale dei mafiosi
italo-americani. The Alto Knights – I due volti del
criminenon ha ricevuto recensioni così positive come
alcuni dei suoi classici, ma le interpretazioni offerte dal
leggendario attore offrono un livello di prestigio che la maggior
parte dei film non ha. Il fatto che De Niro interpreti entrambi
i personaggi è fondamentale per i temi del film.
The Alto Knights non è solo
la storia di due mafiosi, ma di due uomini cresciuti nello stesso
ambiente ma diventati nemici. È una storia di dualità. Frank
Costello e Vito Genovese sono persone totalmente diverse, ma
condividono elementi innati e ci sono aspetti di se stessi
l’uno nell’altro. Il titolo di The Alto Knights – I due volti del
criminesi riferisce a un luogo comune della
loro infanzia, ma è anche un promemoria dello yin-yang che questi
personaggi formano. Frank pensa di aver capito la psicologia di
Vito, ma il suo piano finale dimostra quanto abbiano davvero in
comune.
La prima è arrivata durante
Jimmy Kimmel Live! e il conduttore non ha resistito a
chiedere all’attore della relazione tra Reed Richards e Sue
Storm… in camera da letto, ovviamente. Presentando una
vignetta della serie di fumetti Fantastic Four di J.
Michael Straczynski, Kimmel si è chiesto a cosa si
riferisse la Donna Invisibile quando elogiava il “meraviglioso set
di abilità” del marito.
Confermando che “tutto deve
allungarsi“, Pascal ha sostenuto che significa semplicemente
che il leader dei Fantastici Quattro è “un incredibile
conversatore a letto“. Reed e Sue, tuttavia, avranno un figlio
nel prossimo reboot. Franklin Richards dovrebbe avere un ruolo
importante sia in questa storia che nello scontro della squadra con
il Dottor Destino in Avengers: Doomsday e
Avengers: Secret Wars.
L’anno scorso, a Pedro Pascal è stato chiesto perché avesse
deciso di unirsi all’MCU e a questo film, in
particolare. “Principalmente, per il cast di cui avrei fatto
parte”, ha spiegato. “Matt Shakman, il regista, è un mio
amico da una vita. E grazie all’influenza del mondo Marvel, [è] autore di così tanta
parte dell’intrattenimento popolare”.“Ed essere invitato
a quell’esperienza è qualcosa a cui non potrei dire di no”, ha
continuato Pascal. “Amo il fumetto e adoro stare in una
famiglia”.
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire nel film.
Nonostante le persistenti voci
contrarie, Elizabeth Olsen ora afferma che non
tornerà come Wanda Maximoff, alias Scarlet Witch, per i prossimi
film di Avengers dei Marvel Studios.
Avengers:
Doomsday e
Avengers: Secret Wars sono destinati a
essere girati uno dopo l’altro (con una breve pausa nel mezzo) nel
Regno Unito il mese prossimo, ma Olsen ha rivelato che tornerà a
casa negli Stati Uniti per girare un nuovo progetto quando le
telecamere inizieranno a girare mentre parlava con THR del suo
nuovo film, The Assessment.
“Non me ne sono resa conto fino
a circa sei anni fa, ma poiché la Marvel e la sua influenza occupano
così tanto tempo e spazio fisici nel mondo, è davvero importante
per me fare delle scelte al di fuori della Marvel che riflettano il mio
gusto”, ha detto Olsen al sito. “Il tuo gusto crea
l’artista che sei, e non era qualcosa a cui pensavo quando ho
iniziato a lavorare. Ero solo grato di essere un attore
professionista. Volevo sforzarmi di interpretare ruoli diversi e
non pensavo davvero al mio gusto. Quindi l’opportunità di tornare a
fare film come questo è un riflesso delle persone con cui voglio
lavorare e del mio gusto personale in un certo senso, anche se non
sono il regista”.
“No”, ha risposto quando le
è stato chiesto se sarebbe rimasta a Londra per girare i prossimi
film evento MCU. “Sono tornata [negli Stati
Uniti]. Ho appena finito [Panic Carefully]. Sto passando alle
riprese di un pilota per FX [chiamato Seven Sisters]”.
Tuttavia, Olsen ha lasciato
intendere più volte che riprenderà il ruolo di Wanda a un certo
punto. “È davvero insolito”, ha detto la star di WandaVision quando le è stato chiesto come ci si
sente a interpretare un personaggio per così tanto tempo in un film
live-action e di animazione. “È qualcosa di incredibile.
Immagino che sia ciò che provano le persone quando possono fare una
serie TV per molto tempo. Poter tornare a interpretare un
personaggio e continuare a farlo andare avanti è stato molto
divertente per me, soprattutto perché mi hanno dato qualcosa come
WandaVision per far saltare tutto in aria. E da lì, Doctor Strange è stata una svolta così
selvaggia e folle. Mi sento molto fortunata di aver potuto
interpretare un personaggio per oltre 10 anni della mia vita e mi
piacerebbe continuare a farne di più. Ma la cosa dell’animazione,
mi sembra un mondo parallelo. Non so davvero come si interseca con
quello che facciamo. Ma mi è piaciuto molto interpretarla per oltre
10 anni e continuo a sentirmi fortunata di avere le opportunità che
ho avuto, creativamente.”
Il ritorno di Downey nel MCU è stato annunciato al Comic-Con
dello scorso anno, dove è stato svelato che l’attore interpreterà
Victor Von Doom nei prossimi due film dei Vendicatori. A dicembre
Deadline ha riportato la notizia che Chris Evans sarebbe tornato nell’universo
Marvel in un ruolo ancora da
definire. Un altro casting per il prossimo Avengers:
Doomsday è quello di Hayley Atwell, che dovrebbe riprendere il suo
ruolo di Agente Carter.
Sull’account Instagram ufficiale di IMDb, Michael B Jordan e Ryan
Coogler, protagonista e regista de
I Peccatori (Sinners), ci invitano a guardare la
prima clip del film, che arriverà al cinema dal 18 aprile 2025
distribuito da Warner Bros.
Cosa sappiamo su I
Peccatori (Sinners) di Ryan
Coogler con Michael B Jordan
Cercando di lasciarsi alle
spalle le loro vite travagliate, due fratelli gemelli (Jordan)
tornano nella loro città natale per ricominciare, solo per scoprire
che un male ancora più grande li aspetta per accoglierli di
nuovo.“Se continui a ballare con il diavolo, un
giorno ti seguirà fino a casa”.
Scritto e diretto dal regista
candidato all’Oscar Ryan Coogler,
I Peccatori (Sinners) vede protagonista Michael B Jordan (Black Panther e Creed) in un
doppio ruolo, affiancato dalla candidata all’Oscar Hailee
Steinfeld (Bumblebee, True Grit), Jack
O’Connell (Ferrari), Wunmi Mosaku
(Passenger), Jayme Lawson (The Woman King), Omar Miller (True
Lies), Miles Caton e Delroy Lindo (Da 5 Bloods).
Il film è prodotto da Zinzi Coogler,
Sev Ohanian e Ryan Coogler. I produttori esecutivi sono Ludwig
Göransson, Will Greenfield e Rebecca Cho. La Warner Bros
distribuirà Sinners di Coogler nelle sale statunitensi a
partire dal 18 aprile 2025.
La
rivelazione finale sull’identità dell’assassino di AB
Wynter in The Residence (la
recensione qui) può sembrare sorprendente, ma sono stati
disseminato molti indizi nel corso della serie Netflix. Ispirato a The Residence: Inside the
Private World of the White House di Kate
AndersenBrower, la miniserie di Netflix
ha una tipica impostazione narrativa che inizia con la morte
inspiegabile di un personaggio principale. In questa occasione,
questo personaggio si rivela essere AB Wynter di
Giancarlo Esposito, il capo usciere della Casa
Bianca.
Dopo che il suo cadavere viene
misteriosamente scoperto nella sala giochi della Casa Bianca,
Cordelia Cupp, considerata la più grande detective
del mondo, viene coinvolta nell’indagine. Combinando efficacemente
le sue capacità analitiche con il suo talento per il birdwatching,
Cupp individua un indizio dopo l’altro prima di scoprire finalmente
l’identità dell’assassino negli ultimi momenti di The
Residence. Sebbene
molti personaggi principali finiscano nella sua lista di
sospettati, alcuni indizi definitivi rivelano che solo la
segretaria sociale del Presidente, Lilly
Schumacher, era responsabile del crimine.
Il carpentiere Eddie Gomez ha
sentito Lilly e Wynter litigare
In precedenza si dava per scontato
che fosse Harry a litigare
Molti personaggi raccontano di aver
sentito AB Wynter litigare ad alta voce con qualcuno la sera della
cena, il che era strano perché Wynter raramente perdeva la calma.
Anche quando affrontava i suoi dipendenti, lo faceva a porte
chiuse. Inizialmente, il detective Cupp aveva buone ragioni per
credere che Wynter stesse litigando con Harry Hollinger. La
versione di Harry della storia suggeriva che Wynter avesse in
qualche modo sentito una cospirazione di cui lui e i suoi alleati
stavano discutendo, il che alla fine portò a un conflitto tra
loro.
Essendo un usciere, Wynter non ha
mai avuto intenzione di parlare a nessuno del coinvolgimento di
Harry nella cospirazione. Tuttavia, il fatto che Harry continuasse
a mettere in dubbio la sua lealtà e il suo impegno verso il suo
lavoro è ciò che presumibilmente lo ha fatto infuriare. Questa
narrazione, tuttavia, è stata respinta quando i momenti finali
dello show hanno rivelato che Wynter stava litigando con Lilly e la
stava affrontando per aver utilizzato in modo improprio i fondi e
rubato denaro mentre lavorava alla Casa Bianca.
Lilly ha fatto un’imitazione
convincente nell’episodio 1 di The Residence
Ha imitato perfettamente Elliot
Morgan
Nel finale di The
Residence, molti indizi puntano verso Elliot Morgan,
rivelando che ha chiesto a tutti di evacuare il secondo piano e ha
persino chiesto ai servizi segreti di andarsene. Anche
Jasmine Haney afferma di aver sigillato la porta a
soffietto nella stanza ovale gialla, dove è avvenuto l’omicidio,
solo perché Elliot Morgan l’ha chiamata e gliel’ha chiesto. Morgan,
tuttavia, è sorpreso, sostenendo che Jasmine sta mentendo. Invece
di confessare il crimine, nega di averci avuto a che fare.
È qui che Lilly rivela di averlo
impersonato, ma si difende insinuando che stava solo cercando di
proteggere Bruce ed Elysie. Dopo che Cupp continua a farle
pressione, Lilly alla fine si espone, il che conferma che è
l’assassina. Tuttavia, gli indizi erano sempre contro di lei, dato
come ha fatto un’imitazione convincente di Elliot nell’episodio 1
quando Cupp la stava interrogando.
Lilly continuava a chiedere a tutti
di Wynter
Sembrava un po’ troppo preoccupata
di dove si trovasse
Bruce e Elysie hanno
inconsapevolmente manomesso le prove sulla scena del crimine perché
credevano di proteggersi a vicenda. Bruce spostò il corpo di
Wynter, che in seguito finì nella sala giochi dopo che una serie di
eventi portò molte persone della casa a incontrarlo. Dopo che il
corpo viene spostato, Lilly andò a cercarlo e fu sorpresa quando
non lo trovò nella stanza in cui aveva assassinato Wynter. Di
conseguenza, inizia a temere che Wynter fosse ancora vivo, il che
la porta a chiedere se qualcuno lo avesse visto.
La maggior parte dei dipendenti
della Casa Bianca non ci fece molto caso, perché davano per
scontato che volesse qualcosa da Wynter.
A differenza di altri dipendenti
della Casa Bianca, Lilly è sempre stata un’estranea
Dopo aver letto il diario di
AB Wynter e aver capito come gestiva le persone
alla Casa Bianca, Cupp deduce che lo staff era per lui un’intera
famiglia. Sebbene avesse avuto una buona dose di conflitti con
tutti loro, li vedeva sempre come una famiglia. Per questo motivo,
anche se molti dipendenti minacciavano di ucciderlo nel momento più
critico, nessuno di loro lo pensava davvero. Lilly, al contrario,
era un’estranea che faceva fatica a inserirsi nella dinamica unita
dello staff.
Si è fatta strada alla Casa Bianca
usando le sue conoscenze familiari e ha mancato di rispetto al
lavoro di tutti per fare a modo suo. Mentre gli altri lavoravano
come una famiglia, lei ha lasciato che le sue ambizioni
offuscassero il suo giudizio. Pertanto, l’incapacità di Lilly di
immedesimarsi in Wynter o in qualsiasi altro dipendente della Casa
Bianca era il più grande indizio che puntava nella sua
direzione.
Lilly stava cercando di sovvertire
le tradizioni della Casa Bianca fin dall’inizio
Tutti gli altri dipendenti
lavoravano per un obiettivo comune
Quasi tutti i dipendenti della Casa
Bianca finirono per discutere con Wynter sulle loro differenze
creative. Tuttavia, alla fine, lavoravano tutti per un obiettivo
comune: continuare a sostenere le tradizioni e servire il bene
comune. Lilly, d’altra parte, era fermamente decisa a smantellare
tutto ciò che Wynter e il suo team rappresentavano. Le importava
poco di lavorare per l’obiettivo comune ed era guidata
esclusivamente dal suo desiderio di controllo. È questo desiderio
che alla fine la portò a rubare dalla Casa Bianca e uccidere Wynter
quando lui minacciò di smascherarla e danneggiare la sua
reputazione.
Lilly apparentemente commette il suo
più grande passo falso quando chiede del biglietto d’addio di
Wynter. Cupp ha trovato il biglietto per la prima volta pochi
istanti dopo che il corpo di Wynter è stato scoperto nella sala
giochi. In quel momento, c’erano solo personaggi come Harry
Hollinger, ma Lilly non si vedeva da nessuna parte. Per questo
motivo, non poteva sapere del biglietto. Pertanto, non appena
menziona il biglietto, diventa evidente che è stata lei a piazzarlo
in primo luogo.
Quando alla fine Cupp scopre che
Lilly stava litigando con Wynter la notte del suo omicidio, collega
i puntini e deduce che Lilly potrebbe aver strappato il biglietto
dal diario di Wynter. Poiché la nota sembrava una lettera di
suicidio, pensò che fosse l’occasione perfetta per uccidere Wynter
e farlo passare per un come un suicidio.
Wynter riceve la chiamata pochi
istanti dopo la sua lite con Lilly
La persona che lo ha chiamato ha
minacciato di ucciderlo
The Residence – cast
Nei primi momenti di The
Residence, Cupp scopre che Wynter aveva ricevuto una
chiamata da una persona sconosciuta la notte del suo omicidio. Non
appena ha riattaccato, ha detto che quella sera sarebbe morto. Il
fatto che abbia ricevuto la chiamata subito dopo la sua lite con
Lilly è stato sufficiente a suggerire che era stata lei a chiamarlo
e a farlo preoccupare per il suo destino. Sebbene Wynter non
sapesse cosa avrebbe fatto, apparentemente aveva intuito che lei
stava pianificando di fargli del male. Sfortunatamente, ha ignorato
il suo istinto, il che ha dato a Lilly l’opportunità perfetta per
ucciderlo.
Lilly ha cercato abilmente di
incastrare Bruce e Elysie
Si stava sforzando un po’ troppo di
venderli come gli assassini
Verso il finale di
The Residence, Lilly cerca di capovolgere la
narrazione affermando che stava solo cercando di salvare Bruce ed
Elysie manomettendo le prove del loro crimine. Ciò avrebbe avuto
senso se Lilly avesse precedentemente mostrato di avere un rapporto
sano con i membri dello staff della Casa Bianca. Tuttavia, Cupp si
rende conto che potrebbe mentire sul fatto di aver coperto Bruce ed
Elysie perché la sua storia suggerisce che non le sono mai
importate le persone che lavoravano alla Casa Bianca.
Mentre AB Wynter trattava i
lavoratori come membri della sua famiglia, Lilly non faceva che
essere in disaccordo con loro e li incolpava persino dei suoi
errori. Il suo comportamento precedente stabiliva che non aveva
motivo di provare empatia per i membri dello staff della Casa
Bianca come Bruce e Elysie. Pertanto, dando loro la colpa nel
finale di The Residence, stava solo cercando di
difendersi e di sfruttare il fatto che quasi tutte le prove
puntavano nella loro direzione.
Wanted Cinema,
presieduta da Anastasia Plazzotta, distributore
italiano di No Other Land, esprime profonda
afflizione per la notizia che vede protagonista Hamdan Ballal, il
co-regista del documentario
Premio Oscar®. Ballal è stato prelevato con la forza dai
soldati dell’esercito israeliano a seguito di una violenta
aggressione da parte dei coloni avvenuta nella serata di ieri, 24
marzo, in Cisgiordania.
La casa di
distribuzione milanese si unisce agli appelli di Unita, di 100
Autori e di tutta la comunità internazionale per un intervento
immediato al fine di garantire il rilascio e l’assistenza medica e
legale al regista
Premio Oscar®.
No
Other Land – diretto, prodotto, scritto e montato dal
collettivo israelo-palestinese formato da Basel Adra,
Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor è stato appena
insignito del Premio Oscar comeMiglior
Documentario e, dal 16 gennaio, è nelle sale italiane con
grande accoglienza di pubblico e critica. La distruzione di
Gaza deve finire, gli ostaggi israeliani devono essere
liberati, hanno detto gli autori nel ritirare il premio.
Chiediamo al mondo di prendere misure serie per fermare
l’ingiustizia e la pulizia etnica del popolo palestinese, ha
aggiunto Basel Adra.
Girato nell’arco di
cinque anni, dal 2019 al 2023, il potente film israelo-palestinese
racconta, giorno dopo giorno e violenza dopo violenza, la
distruzione della piccola comunità rurale di Masafer Yatta, in
Cisgiordania, da parte dell’esercito israeliano.
Una barbarie a cui
Basel assiste sin dall’infanzia e che a un certo punto inizia a
documentare con la videocamera, mentre assiste alla progressiva
cancellazione di Masafer Yatta che avviene ogni volta che i carri
armati e le ruspe mandate da Israele fanno incursione nel villaggio
e i soldati distruggono le case delle famiglie e le strutture
sociali ritenute abusive. Ciò a cui il giovane Basel sta assistendo
è il più grande atto singolo di sfollamento forzato mai effettuato
nella Cisgiordania occupata dalle truppe israeliane. Sullo sfondo
delle macerie, nasce l’amicizia tra l’attivista palestinese Basel e
il giornalista israeliano Yuval, che si unisce alla lotta e
collabora alla documentazione di ciò che sta avvenendo.
Nato spontaneamente
come atto di resistenza creativa all’apartheid e anelito di
uguaglianza e giustizia, No Other Land ha
reso inaspettatamente i quattro giovani attivisti i cineasti più
premiati e celebrati in tutto il mondo del 2024. No
Other Land apre gli occhi sul dramma che si sta compiendo
in Cisgiordania e oltrepassa lo schermo per arrivare dritto alle
coscienze e offrire una lezione di amicizia e resistenza alle nuove
generazioni.
Wanted è, inoltre,
firmatario della petizione su charge per la liberazione di Hamdan
Ballal insieme a registi internazionali e ringrazia il pubblico e i
numerosi cinema che continuano a proiettare il film, mai così
necessario come in questo momento storico.
Opus–
Venera la tua stella, il debutto alla regia di Mark
Anthony Green, presenta una nuova visione del
fanatismo che circonda la cultura delle celebrità. Il film della
A24 è
stato presentato al Sundance Film Festival del 2025 e il pubblico
era entusiasta di vedere come si sarebbero combinati i talenti di
Ayo Edebiri e John Malkovich. In effetti, sebbene il film
abbia ricevuto recensioni contrastanti, le interpretazioni dei due
sono state notate come aspetti di spicco. Edebiri è Ariel
Ecton, una giovane giornalista che spera di farsi un nome
e che rimane scioccata quando viene invitata a un evento unico
nella sua vita, organizzato dall’Alfred Moretti di
Malkovich.
Il film vede dunque Ariel recarsi
nella comune nel deserto di Moretti insieme ad altri cinque
individui accuratamente selezionati per partecipare a una festa di
ascolto del primo album dell’artista dopo tre decenni. La giovane
scrittrice è determinata a prendere sul serio l’occasione, ma, a
differenza di chi la circonda, inizia subito a notare cose molto
sinistre su Moretti e sul suo potere sui Levelisti, la sua setta.
Con l’avanzare del film, le circostanze diventano rapidamente
terribili, mentre coloro che sono venuti oltre ad Ariel iniziano a
scomparire e le attività di Moretti per il gruppo diventano ancora
più sinistre, portando a uno scioccante colpo di scena nel
finale.
Come Ariel è sopravvissuta alla
setta nel finale di Opus
Dal momento in cui Ariel e i suoi
compagni entrano nel complesso di Moretti, è chiaro che qualcosa
non va. Quando alla fine chiede di andarsene, viene costretta a
rimanere per un ultimo evento: un orribile spettacolo di marionette
intitolato “La tragedia di Billie”. Se lo spettacolo in
sé, composto da ratti impagliati in decomposizione che interrogano
una versione marionettistica di Billie Holiday, è già abbastanza
brutto, il peggio è che gli altri ospiti vengono attaccati,
lasciando diversi di loro morti. Solo Ariel riesce a fuggire, anche
se poi viene catturata.
Al risveglio si ritrova legata a una
sedia e assiste a quello che sembra essere un rituale di suicidio
di massa in cui i membri della setta intendono bere champagne
avvelenato. Tuttavia, prima che possa essere costretta a bere anche
lei, uno dei membri della setta sembra avere pietà di lei e le
permette di fuggire. Quando la mattina dopo la donna riporta la
polizia sul luogo, questa trova la Moretti che suona il pianoforte
con i cadaveri dei suoi compagni allineati a terra e i Levelisti
introvabili, il che porta Moretti a essere arrestato.
Questo sembra dare ad Ariel un lieto
fine, poiché l’assassino viene catturato e lei diventa famosa per
il suo racconto di quegli strazianti eventi. Tuttavia, nel grande
colpo di scena di Opus– Venera la tua
stella, Moretti rivela ad Ariel di aver sempre pianificato
di lasciarla fuggire proprio per far sì che lei scrivesse di lui e
dei Levelisti e portasse loro maggiore attenzione. I membri della
setta avevano dunque sempre pianificato di lasciare in vita Ariel
perché la vedevano come un modo efficace per condividere le loro
convinzioni, e lei era semplicemente il loro ignaro tramite per
questo.
Perché Moretti ha commesso gli
omicidi
Opus – Venera la tua
stella trova dunque un cattivo molto interessante in
Moretti, grazie soprattutto all’interpretazione caotica e
avvincente della popstar da parte di John
Malkovich. In molti momenti, Moretti risulta piuttosto
sciocco, poiché le sue canzoni sono alquanto insensate, i suoi
balli sono ridicoli e i suoi abiti sono incredibilmente sgargianti.
Ogni aspetto della sua personalità è chiaramente incentrato
sull’ottenere la massima attenzione possibile, poiché si considera
l’epitome della visione artistica, nonostante la sua arte sia in
gran parte priva di anima. In un certo senso, quindi, è coerente
che la sua motivazione a commettere un omicidio sia altrettanto
vuota.
John Malkovich in Opus – Venera la tua stella
Il motivo principale per cui Moretti
ha pianificato l’omicidio è che il suo culto, i Levelisti, avrebbe
attirato l’attenzione e sperava di ottenere nuovi seguaci.
Tuttavia, sentiva di dover pianificare le vittime perfette e per
questo Moretti scelse persone contro cui ha conti in sospeso dal
passato. A parte Ariel, ognuna delle persone invitate alla sua
festa d’ascolto lo aveva offeso in qualche modo, scattandogli una
brutta foto o facendo un commento negativo su di lui. Usando come
movente piccoli problemi del passato, il film evidenzia quindi la
fragilità dell’ego di Moretti e della sua cosiddetta arte.
Chi erano i Levelisti e cosa gli è
successo davvero
I Levelisti hanno un ruolo
importante in Opus – Venera la tua stella, anche
se a volte le loro convinzioni e i loro obiettivi non sono chiari e
il loro vero piano non viene rivelato fino alla fine. Una delle
principali priorità di Ariel, quando arriva al complesso di
Moretti, è capire perché tutte le persone lì accorrono a Moretti, e
ciò che scopre colloca il gruppo tra diversi culti famosi. Il
livello è una religione che sembra ruotare principalmente intorno
alla bellezza e alla perfezione artistica.
Moretti è il leader de facto dei
Levelisti, in quanto ritiene che la sua visione artistica sia pura
e si sforza di raggiungere la perfezione, dicendo ad Ariel e al suo
capo, Stan, che tutte le persone sono in grado di raggiungere la
perfezione in piccoli momenti. Continua a sostenere che il
raggiungimento della perfezione artistica rende gli esseri umani
degli dèi, anche se solo momentaneamente, e che lui stesso l’ha
raggiunta attraverso alcune grandi canzoni. Come è giusto che sia,
i Levelisti sembrano trascorrere le loro giornate dedicandosi alle
arti e crogiolandosi nel talento di Moretti, ma si accenna anche ai
loro rituali più strani.
Murray Bartlett e Ayo Edebiri in Opus
Nel momento culminante del film,
sembra che i Levelisti siano pronti a commettere un suicidio di
massa su ordine di Moretti, ma in realtà il loro destino non è
quello che sembra. Moretti permette ad Ariel di andarsene,
supponendo di aver nascosto tutti i cadaveri dei membri della
setta, ma in seguito rivela che stanno tutti bene. I Levelisti non
sono morti, ma si sono reintegrati nella società per continuare a
diffondere il loro messaggio e le loro credenze per ottenere nuovi
seguaci e infine controllare il mondo.
La spiegazione del finale di
Opus – Venera la tua stella
Il film affronta dunque momenti e
temi piuttosto intensi nei suoi 104 minuti di durata. Utilizza la
prospettiva di Ariel per esplorare gli estremi della cultura dei
fan delle celebrità. Mentre i suoi compagni vengono quasi subito
risucchiati nel mondo di Moretti e si rendono conto del loro errore
solo quando è troppo tardi, l’Ariel di Ayo Edebiri
rappresenta il pubblico nell’osservare le assurdità sia di coloro
che sono con lei sia di Moretti e del suo culto. Il film sembra
sostenere che molti fan sono fin troppo disposti a seguire
ciecamente le loro celebrità preferite, e che spesso sono le
celebrità stesse a incoraggiarle.
Inoltre, l’inizio e la fine del film
evidenziano come il desiderio di fama possa portare a conseguenze
indesiderate. Ariel inizialmente è una persona piuttosto
insignificante, ma alla fine è un’autrice di successo grazie alle
azioni di Moretti. Tuttavia, è proprio la sua smania ad aver
attirato Moretti su di lei, poiché sapeva che avrebbe scelto di
scrivere di ciò di cui era stata testimone senza pensare a come
avrebbe potuto favorire la sua causa. Alla fine, il film lascia
dunque Ariel e il pubblico a chiedersi se ne sia valsa la pena per
la fama ottenuta.
L’opera rock distopica
O’Dessa – diretta da Geremy
Jasper – mette in scena un’impavida protagonista che
parte all’avventura per trovare il suo posto nel mondo e finisce
per cambiarlo. Il film si avvale di un cast di talento guidato da
Sadie Sink e da Kelvin Harrison
Jr., Regina Hall e Murray
Bartlett. La colonna sonora non solo mette in mostra il
talento della Sink, ma è fondamentale per la progressione della
trama. Le canzoni del film aiutano infatti a identificare i
sentimenti di O’Dessa, che si innamora e inizia ad accettare il suo
destino, fino all’incontro culminante con
Plutonovich.
Sebbene O’Dessa abbia
ricevuto recensioni perlopiù mediocri, le sue performance musicali
e le sue immagini eleganti si sono rivelate molto coinvolgenti. Nel
film, dunque, O’Dessa viaggia attraverso la desolata terra e nella
degradata Satylite City, dove incontra e si innamora di
Euri. Tuttavia, quando quest’ultimo viene rapito
dal malvagio Neon Dion e inviato a esibirsi su The
One, O’Dessa deve trovare la forza di compiere il suo destino e
salvare non solo Euri, ma tutti quanti dalla morsa di Plutonovich.
Nel finale, la protagonista è quindi costretta a cantare per la sua
vita, ma fa la scelta scioccante di sacrificarsi.
Cosa succede a O’Dessa ed Euri alla
fine del film?
Il finale di
O’Dessa potrebbe risultare un po’ scioccante per
il pubblico, poiché il personaggio principale e il suo interesse
amoroso vengono entrambi uccisi quando la ragazza decide di
distruggere lo studio televisivo di Plutonovich. Dopo aver corso
verso l’isola per salvare Euri, O’Dessa corre sul palco nel
tentativo di salvarlo. Dice a Plutonovich che parteciperà al suo
concorso, The One, in cambio della vita del ragazzo. O’Dessa
sceglie allora di cantare “The Song (All Is Love)”,
risvegliando di fatto molti cittadini di Satylite City
dall’incantesimo in cui Plutonovich li aveva tenuti prigionieri.
Dopo la sua esibizione, Plutonovich nomina quindi O’Dessa
“L’Unica”, il che significa che è libera di esprimere un
desiderio.
Come si conviene, desidera riavere
Euri, ma quando questi torna sul palco, si scopre che Plutonovich
gli ha fatto un “lifting” per trasformarlo in un seguace senza
cervello. Sebbene O’Dessa all’inizio abbia voglia di arrendersi,
trova dentro di sé il coraggio necessario per compiere il suo
destino. Dà dunque fuoco alla sua chitarra e usa la sostanza simile
all’olio plazma per far saltare in aria il covo di Plutonovich,
liberando tutti gli altri ma uccidendo se stessa, Euri e
Plutonovich. Il finale conferma poi che la protagonista è morta
mentre salvava tutti gli altri e grazie al suo sacrificio, il resto
di Satylite City è finalmente libero.
Kelvin Harrison Jr. e Sadie Sink in O’Dessa
La spiegazione del potere di
Plutonovich e del suo One Show
O’Dessa proviene da una fattoria
poco popolata e lontana da qualsiasi altro insediamento, quindi,
come gli spettatori, all’inizio del film non conosce Plutonovich.
Quando si avventura nella città di Satylite, vede Neon Dion
torturare un uomo che ha parlato contro Plutonovich, confermando la
presa tirannica del leader sulla città in difficoltà. Man mano che
O’Dessa procede diventa chiaro che Plutonovich è una personalità
televisiva carismatica e dispotica che ha assunto la guida di
Satylite City attraverso una forma di controllo mentale.
Plutonovich conduce un programma
chiamato The One, che gli abitanti della città guardano tutta la
notte, rendendoli seguaci senza cervello. Oltre a ripetere messaggi
di sottomissione agli spettatori, lo scopo principale dello show è
quello di permettere a Plutonovich di torturare coloro che si
esprimono contro di lui. Li fa esibire per lui e, se non gli piace,
li sottopone a un “lifting” che li trasforma in seguaci senza
cervello. Sebbene in seguito dica a O’Dessa che è quello che
vogliono i suoi spettatori, The One serve proprio a mantenere il
controllo.
Il lignaggio di O’Dessa e la
scoperta di essere l’Eletta
O’Dessa viene definita fin
dall’inizio come speciale, anche se non sa bene come. All’inizio
del film, vediamo sua madre spiegare come il padre di O’Dessa li
abbia lasciati per fare il vagabondo, ma solo la sua chitarra sia
tornata da loro. Questa chitarra è legata direttamente al suo
lignaggio come il profetizzato Settimo Figlio che salverà il mondo.
Secondo la leggenda, il suo antenato ha costruito la chitarra dal
legno di un albero in fiamme dove una misteriosa donna senza occhi
ha pronunciato la profezia.
Sebbene la profezia e la vaga idea
che O’Dessa ha del suo destino non sembrino del tutto formate o
importanti all’inizio del film, la ragazza impara a conoscerle
meglio nel corso del film, in particolare quando sceglie di andare
sull’isola di Plutonovich per salvare Euri. Mentre si prepara a
viaggiare verso Onederworld, incontra la donna senza occhi, ormai
anziana, che le dice che possiede già tutto ciò che le serve per
avere successo. Con la sua chitarra in mano, O’Dessa riconosce così
finalmente di essere la prescelta che libererà il mondo da
Plutonovich.
Regina Hall in O’Dessa
Il mondo sembra rinascere nel
finale del film
Sebbene la morte di O’Dessa e di
Euri nel finale possa essere vista come triste da un alto, è anche
speranzosa in un altro, poiché le sue azioni hanno conseguenze
durature. Dopo l’esplosione dello studio di Plutonovich sull’isola,
O’Dessa si sofferma sulle conseguenze. Mentre le persone avevano
già iniziato a svegliarsi durante la sua canzone, la fine dello
spettacolo di Plutonovich ha permesso alle persone di tornare alle
loro vite. Il finale mostra così che le persone non sono più
incollate alla TV e si concentrano sulla ricostruzione delle loro
comunità.
Tuttavia, il sacrificio di O’Dessa
non colpisce solo le persone. I momenti finali di questo racconto
distopico mostrano che le piante hanno ricominciato a crescere.
Quella che era una terra desolata quando O’Dessa si è fatta strada
nella città, ora fiorisce di nuove piante e l’erba torna verde.
Senza lo spettacolo di Plutonovich a distrarre le persone e a
prosciugare il plasma dal terreno, la gente è di nuovo in grado di
usare le proprie risorse con saggezza, dimostrando che O’Dessa li
ha salvati in più di un modo.
Il vero significato del finale di
O’Dessa
Il finale di
O’Dessa è quindi in realtà molto speranzoso,
nonostante la morte del personaggio principale. Il film è una
rivisitazione moderna del mito di Orfeo ed Euridice, che affronta
gli stessi temi dell’amore. Come personaggio, O’Dessa è disposta a
tutto pur di salvare la persona che ama e compiere il suo destino.
Sebbene il suo vero destino non venga pienamente rivelato fino al
finale del film, l’amore e l’umanità, nonostante le circostanze
sfavorevoli, ne sono il fulcro. Anche nella morte, O’Dessa sceglie
il suo vero amore al di sopra di tutto, e questo ispira altri a
raccogliere il suo insegnamento.
Mentre le caratteristiche classiche
della storia mitologica riecheggiano nel nuovo film, O’Dessa
esplora anche la dipendenza della cultura moderna dai nostri
schermi e l’influenza di alcuni leader sulla popolazione generale.
Il messaggio di Plutonovich è incentrato sulle idee di sorveglianza
e sottomissione, e O’Dessa serve a contrastare queste idee con la
possibilità di libertà. Anche se non tutti i messaggi del film
possono colpire nel segno, le canzoni e le performance divertenti
di O’Dessa lasciano comunque al pubblico qualcosa su cui
riflettere.
La serie di NetflixThe Residence (qui
la nostra recensione) ha portato un sacco di intrighi alla Casa
Bianca nella prima stagione, ma otterrà un rinnovo per una
seconda stagione? Creata per il piccolo schermo da
Paul William Davies, The
Residence segue Cordelia Cupp (Uzo
Aduba), una consulente privata del Dipartimento di Polizia
di Washington che viene incaricata di risolvere un omicidio
avvenuto durante la cena di Stato alla Casa Bianca. Con un cast di
tutto rispetto, The Residence racconta una
classica storia di giallo con una moderna sensibilità da commedia
screwball.
Sebbene Netflix non abbia ancora rinnovato la
seria, Cordelia Cupp potrebbe facilmente tornare per la
stagione 2.
Ultime notizie su The Residence –
Stagione 2
Il creatore dello show anticipa le
possibilità della stagione 2
A pochi giorni dalla pubblicazione
di tutti gli 8 episodi della prima stagione, le ultime notizie
arrivano sotto forma di anticipazione dal creatore. Paul
William Davies ha contribuito a portare la serie in
streaming e ora il creatore ha detto che sta già elaborando nuove
idee per una seconda stagione. Sebbene non sia chiaro se
The Residence sia stato progettato per essere una
miniserie, Williams sembra suggerire che la premessa aperta
potrebbe sempre continuare. “Ho delle idee, quindi spero che le
persone rispondano a lei e [allo show], e poi potremo farlo”,
ha detto Davies, riponendo le sue speranze nella risposta dei fan
al mistero dell’omicidio.
Come ha detto Davies, The
Residence parla in realtà di Cordelia Cupp, e l’eccentrica
detective potrebbe tornare più e più volte come altri detective
immaginari come Hercule Poirot o Benoit
Blanc. Sebbene l’ambientazione della Casa Bianca sia in
qualche modo limitante, show come Only Murders in the Building
hanno dimostrato che una storia ben raccontata può spingere un
mistero oltre la natura inverosimile della sua premessa.
“Spero davvero di avere
l’opportunità di raccontare altre storie così, e penso che
inizierei con Cordelia. Lei è Cordelia Cupp, è il sole attorno al
quale ruota tutto il resto. Quindi, che sia più alla Casa Bianca o
da qualche altra parte, penso davvero che ci sia più storia da
raccontare con lei. Ho delle idee, quindi spero che le persone
rispondano a lei e [allo show], e poi potremo farlo.”
La seconda stagione di The
Residence non è confermata
Sebbene The
Residence abbia chiaramente del potenziale come storia in
corso, non è chiaro se Netflix lo abbia concepito come una
miniserie. Lo streamer ha lanciato molti programmi che iniziano
come miniserie ma diventano qualcosa di più, in questo caso il
materiale di partenza è perfetto per diventare un’antologia.
Tuttavia, tutto si deciderà in base ai numeri di spettatori per
aiutare a determinare se la serie vale la pena di continuare.
Spesso, una miniserie ottiene ascolti così alti che la sua
piattaforma o rete non può fare a meno di sognare più stagioni per
soddisfare la domanda.
Dettagli sul cast della seconda
stagione di The Residence
Uzo Aduba ha rubato la scena come
Cordelia Cupp
Con la fine di The
Residence che chiude in modo netto il mistero
dell’omicidio della prima stagione, c’è solo un membro del cast che
probabilmente tornerà nella seconda stagione. Poiché è il suo show,
Uzo Aduba tornerà senza dubbio nei panni
dell’intrepida detective Cordelia Cupp, e le sue bizzarre abilità
investigative potrebbero essere messe alla prova da un altro caso
di alto profilo. Mentre alcuni membri del cast di supporto della
prima stagione potrebbero tornare, avrebbe più senso che ogni
stagione introducesse un nuovo gruppo di grandi star. La prima
stagione ha avuto star di prima categoria come Randall
Park e Giancarlo Esposito, e la seconda
stagione potrebbe continuare questa tendenza.
Dettagli sulla trama della seconda
stagione di The Residence
Case importanti e crimini
importanti nella seconda stagione
La seconda stagione di
The Residence non deve nemmeno riguardare un
omicidio e il consulente potrebbe risolvere un furto di gioielli o
anche qualcosa di più complesso come un caso di persona
scomparsa.
L’unica cosa certa sulla storia
della seconda stagione di The Residence è che
Cordelia Cupp dovrà catturare un altro criminale con le sue abilità
da detective. Oltre a ciò, quasi tutto è in sospeso, inclusa
l’ambientazione e il cast di supporto. Mentre la seconda stagione
potrebbe tornare alla Casa Bianca, ha l’opportunità di portare
Cordelia in altre residenze famose per risolvere crimini di alto
profilo.
Raccontata nel corso di quattro
episodi, Adolescence (qui
la spiegazione del finale) racconta la storia di un ragazzo di
13 anni accusato di omicidio e, nonostante l’argomento già
raccontato, la miniserie Netflix è unica, grazie ai suoi
one-shot. La serie TV, creata da Jack
Thorne e Stephen Graham (che interpreta anche il padre di
Jamie, Eddie), è stata presentata per la prima volta a marzo 2025
ed è rapidamente balzata in cima alle classifiche di tendenza di
Netflix.
Molti sono rimasti affascinati dalla
narrazione di Adolescence, dalle performance del
cast e, soprattutto, dalla sua realizzazione tecnica.
Adolescence è stata elogiata sia dalla critica che
dal pubblico, ottenendo un punteggio del 99% su Tomatometer e un
punteggio del 72% su Popcornmeter su Rotten Tomatoes. Sebbene non
sia basata su una storia vera in sé, la sua storia è ispirata alla
cultura incel, alla mascolinità tossica e a storie vere che
Stephen Graham ha letto sui giornali. All’inizio
della serie, la polizia arresta il tredicenne Jamie, con grande
sorpresa dei suoi genitori e della sorella. I poliziotti lo
accusano di aver accoltellato a morte la sua compagna di classe,
Katie, la notte prima, cosa che lui nega categoricamente. Durante
la serie, il pubblico guarda la famiglia di Jamie, la polizia e il
resto della piccola città inglese fare i conti con il crimine, e
tutto si svolge in tempo reale grazie alla scelta di utilizzare
un’unica ripresa.
Ogni episodio di Adolescence è
stato girato in un’unica ripresa
Tutti e 4 gli episodi sono riprese
singole
Ogni episodio di
Adolescence è realizzato con una ripresa in
un’unica ripresa. Tutte e quattro le puntate della miniserie
Netflix (ognuna della
durata di circa un’ora) sono state girate in una volta sola, motivo
per cui molti sono rimasti colpiti dal prodotto. Quindi, ciò
significa che la telecamera non si ferma mai da quando l’ispettore
capo Luke Bascombe e il detective Misha Frank sono in macchina in
attesa di arrestare Jamie all’inizio dell’episodio 1 fino alla
scena finale dell’ora in cui Jamie ed Eddie si abbracciano nella
stanza degli interrogatori. E lo stesso si può dire per i tre
episodi successivi.
Il cast e la troupe di
Adolescence hanno fatto molte prove per elaborare
la coreografia e assicurarsi di essere pronti a filmare interi
episodi in una sola ripresa. Il cast avrebbe avuto le sue prove,
così come la troupe. Quindi, quando è arrivato il momento di girare
gli episodi, ogni persona sul set era completamente preparata. In
sostanza, la pianificazione è stata la salvezza del cast e della
troupe. Tuttavia, hanno anche usato alcuni trucchi per semplificare
la produzione. Ad esempio, alcuni membri della troupe hanno dovuto
fare le comparse e indossare costumi perché non c’era modo che non
comparissero nelle riprese.
Gli episodi di
Adolescence sono stati girati più
volòte
Le riprese della serie Netflix sono state un processo
lungo
Le riprese in una sola inquadratura
che gli spettatori vedono nella serie Netflix sono solo una delle tante che il
cast e la troupe hanno filmato durante la produzione. Sono stati
riservati cinque giorni per girare ogni episodio e i produttori
hanno pianificato di girare 10 riprese per ogni puntata. In realtà,
alcune hanno richiesto più riprese, a causa di errori.
Secondo il Q&A di X di
Netflix, gli editor e i produttori hanno finito per usare la
seconda ripresa (girata il primo giorno su cinque) per l’episodio
1; la tredicesima ripresa per l’episodio 2 (girata l’ultimo
giorno); l’undicesima ripresa per l’episodio 3 (girata l’ultimo
giorno); e la sedicesima ripresa per l’episodio 4 (girata sempre
l’ultimo giorno). Tuttavia, il cast e la troupe del dramma del 2025
di Stephen Graham non hanno girato gli episodi in
ordine cronologico. L’episodio 3, che vede Jamie incontrare la sua
psicologa infantile, Briony, è stato il primo a essere girato.
Sorprendentemente le puntate della
serie non hanno tagli nascosti
Nessuno degli episodi presenta
transizioni segrete
Si potrebbe pensare che
Adolescence nasconda un po’ di magia
cinematografica per far sembrare che ogni episodio sia stato girato
in una sola ripresa. Ma non è la verità. Ogni puntata della serie
TV Netflix è stata creata utilizzando una ripresa continua. Gli
episodi non contengono modifiche che facciano sembrare che non ci
siano tagli. Né tanto meno questi sono visibili a occhio nudo.
Il processo di post-produzione per
Adolescence non ha richiesto ai montatori di unire
insieme nessuna scena. Hanno semplicemente dovuto scegliere le
riprese migliori e poi apportare altre modifiche (come la
correzione del colore, le modifiche audio, ecc.) agli episodi. In
definitiva, la serie ha richiesto un lavoro di ripresa stellare per
garantire che i montatori non dovessero preoccuparsi di mettere
insieme un numero infinito di riprese per creare una storia senza
soluzione di continuità. Invece, il cast e la troupe hanno reso
tutto ciò realtà durante le riprese.
I dettagli sulla ripresa con il
drone di Adolescence
La troupe ha fissato senza problemi
la telecamera su un drone
Due dei momenti più
impressionanti per quanto riguarda le riprese di
Adolescence arrivano nell’episodio 2. Durante la
seconda ora dello show, l’ispettore capo Luke Bascombe e il
sergente capo Misha Frank visitano la scuola di Jamie per parlare
con i suoi compagni di classe e vedere se riescono a scoprire
qualche informazione su dove il ragazzo ha nascosto l’arma del
delitto. Come ogni altro episodio, è stato girato in una sola
ripresa.
Verso la fine dell’episodio
2 di Adolescence, Bascombe insegue uno degli amici di
Jamie, che salta fuori dalla finestra di una classe e scappa dal
poliziotto. Di conseguenza, anche la telecamera passa attraverso la
finestra. Quindi, l’episodio si chiude con la telecamera che prende
il volo e si dirige verso la scena del crimine (ora un memoriale
per Katie), dove Eddie depone dei fiori a terra.
Per la transizione della finestra,
la troupe ha rimosso il vetro prima che iniziassero le riprese.
Quindi, l’operatore di ripresa all’interno dell’aula poteva
facilmente trasferire la telecamera all’altro operatore che
aspettava fuori per continuare a filmare l’episodio. Il secondo
operatore di ripresa si era accovacciato dall’altro lato per
assicurarsi di essere fuori dall’inquadratura. Quindi, la finestra
è stata rimessa a posto usando VFX in post-produzione.
Per quanto riguarda la
ripresa con il drone di Adolescence, la troupe ha
attaccato senza problemi la telecamera a un drone dopo aver seguito
i ragazzi fuori dalla scuola. Poi è volato sulla scena del delitto
(a circa 500 metri di distanza dalla scuola), dove è toccato a un
operatore di ripresa e a una squadra di macchinisti. Hanno ripreso
la telecamera e hanno fatto una ripresa ravvicinata di Eddie prima
che finisse l’episodio di Adolescence.
Hamdan Ballal,
co-regista del documentario
premio Oscar su Israele e Palestina No Other
Land, sarebbe scomparso dopo essere stato aggredito,
secondo una serie di post su X del co-regista Yuval
Abraham.
“Un gruppo di coloni ha appena
linciato Hamdan Ballal, co-regista del nostro film ‘No Other
Land'”, ha scritto Abraham su X lunedì. “L’hanno picchiato
e ha ferite alla testa e allo stomaco, sanguinanti. I soldati hanno
invaso l’ambulanza che aveva chiamato e lo hanno portato via.
Nessuna traccia di lui da allora”.
L’Associated Press ha riferito che
gli attivisti del Center for Jewish Nonviolence hanno visto
Hamdan Ballal venire picchiato dai coloni
israeliani sulla scena, descrivendo come: “Un gruppo di 10-20
coloni mascherati ha attaccato lui e altri attivisti ebrei con
pietre e bastoni, ha rotto i finestrini delle loro auto e ha
tagliato le loro gomme”.
I testimoni hanno riferito che
Ballal è stato aggredito nel suo villaggio natale di Susya, e
sembra che la maggior parte delle persone che lo hanno aggredito
fossero adolescenti armati di bastoni e coltelli con il volto
coperto, secondo Joseph Kaplan Weinger. Sono stati arrestati anche
tre palestinesi; secondo l’avvocato Leah Zemel, sono stati poi
portati in un centro militare prima dell’interrogatorio. Non è
stato fornito un motivo per la loro detenzione.
Abraham ha anche condiviso un video
che mostra un uomo mascherato che spinge un altro individuo, prima
che gli individui che filmavano fuggissero verso il loro veicolo.
L’International Documentary Association (IDA) ha condiviso una
dichiarazione con Variety in risposta
all’attacco: “Chiediamo l’immediato rilascio di Ballal e
che la sua famiglia e la sua comunità siano informate sulle sue
condizioni, sulla sua posizione e sulla giustificazione della sua
detenzione”.
Il presunto attacco arriva solo tre
settimane dopo che No Other Land ha vinto l’Oscar
come miglior documentario. Sul palco, i registi Abraham, Ballal,
Basel Adra e Rachel Szor hanno
colto l’occasione per richiamare l’attenzione sulla distruzione in
corso a Gaza. “Chiediamo al mondo di intraprendere azioni serie
per fermare l’ingiustizia e la pulizia etnica del popolo
palestinese”, ha affermato Adra, giornalista e attivista
palestinese. “Circa due mesi fa sono diventato padre e spero
che mia figlia non debba vivere la stessa vita che sto vivendo io
ora. … “No Other Land” riflette la dura realtà che sopportiamo da
decenni e a cui ancora resistiamo”.
Realizzato come collettivo
israelo-palestinese, il film segue una famiglia palestinese che
vive in Cisgiordania mentre la loro casa viene distrutta dal
governo israeliano e affrontano lo sfollamento. Ma in mezzo alle
terribili condizioni, Adra e Abraham, un giornalista israeliano,
stringono un’inaspettata amicizia e lavorano insieme per
documentare la storia.
Il film è stato presentato per la
prima volta al Festival del cinema di Berlino dell’anno scorso,
dove ha vinto i premi della giuria e del pubblico per i migliori
documentari. Il documentario ha continuato a ottenere l’attenzione
della critica nel circuito dei festival autunnali, dove è stato
proiettato ai festival cinematografici di Toronto, Vancouver e New
York. Nonostante ciò, il film non ha ancora un distributore negli
Stati Uniti, il che ha portato i registi a distribuirlo
autonomamente a New York City il 31 gennaio e a Los Angeles il 7
febbraio.
Dopo che un gruppo di rapinatori
vestiti da Babbo Natale rapisce Sherry, la sua collega e la donna
dei suoi sogni, prende la decisione sconsiderata e stupida di
inseguirli. Ciò porta a sequenze d’azione esilaranti che sfruttano
la sua incapacità di provare dolore. Uno dei migliori combattimenti
del film fa riferimento al personaggio MarvelWolverine.
Mr.
Morfina è fondamentalmente una copia di Deadpool
Jack Quaid in Mr. Morfina
Mr.
Morfina non include una rappresentazione accurata
dell’insensibilità congenita al dolore e dell’anidrosi, fornendo
una versione romanzata della malattia che si potrebbe descrivere
come la stessa capacità di Deadpool ma senza la
rigenerazione. Nathan Caine è un uomo che non solo non riesce a
provare dolore, ma non è nemmeno realmente colpito dal danno
arrecato al suo corpo. Ad esempio, infila la mano in una
friggitrice senza che la pelle si stacchi dalle ustioni di terzo
grado. Inoltre, subisce diversi colpi violenti alla testa e si
rialza rapidamente.
Il film rimuove anche altri sintomi
di CIPA, come convulsioni, febbri frequenti e ipossiemia, che
avrebbero reso Nathan differente da Deadpool e che avrebbero potuto
avere un impatto negativo sulla narrazione. Presentando Nathan
Caine come quest’uomo insensibile a dolore o alte o basse
temperatura e non affronta conseguenze significative per le sue
azioni, diventa quasi sovrumano invece di una persona ordinaria e
fallibile.
Nathan Caine ha anche una mentalità
che si allinea di più con Deadpool e altri
antieroi piuttosto che con i supereroi. Nel corso del film, Nathan
afferma apertamente che in realtà non gli importa di fermare i
criminali. Il suo unico obiettivo è salvare la donna che ama. Ciò
rispecchia la mentalità di Deadpool all’inizio del primo film. La
forza trainante di Wade Wilson non è giusta o sbagliata; la sua
intera motivazione è vendicarsi di Ajax e salvare Vanessa.
Jack Quaid ha una versione degli
artigli di Wolverine
Jack Quaid in Mr. Morfina
Sebbene i parallelismi tra Nathan
Caine e Deadpool siano divertenti, non vengono citati apertamente
nel film. Tuttavia, un altro supereroe, Wolverine, ottiene
riferimenti diretti sia nel trailer che nel film stesso. Durante il
trailer di Mr.
Morfina, Roscoe dice a Nathan Caine: “Devi stare
attento, amico. Puoi ancora morire. Non sei Wolverine”. Questo
avvertimento è reso ancora più divertente dal fatto che Nathan
Caine fa essenzialmente l’esatto opposto di questo consiglio.
Nella scena dello studio dei
tatuaggi, Nathan Caine viene sbattuto contro uno specchio dopo
essere stato quasi ucciso. Jack Quaid decide di
fare come Wolverine, attingendo all’essenza del personaggio. Invece
di avere artigli di ossa e adamantio, Nathan colpisce con i pugni
il vetro rotto per trasformarlo in armi. Il tatuatore guarda Nathan
come se avesse perso la testa. L’eroe che non può sentire dolore
esegue quindi una mossa simile al classico salto selvaggio di
Wolverine. Fortunatamente, questo aiuta Nathan a sfuggire al
tatuatore che lo insegue.
Il riferimento agli artigli di
Wolverine di Mr.
Morfina è migliore dopo Deadpool e Wolverine
Il riferimento a Wolverine in
Mr.
Morfina è ancora più esilarante a causa della sequenza
di apertura “Bye Bye Bye” di Deadpool &
Wolverine, che mostra Deadpool che cerca di imitare
anche lui l’eroe artigliato e scontroso. Deadpool
usa lo scheletro di Wolverine come arma, lanciando le ossa e
colpendo le persone con lui. Poi, usa gli artigli di Wolverine in
un combattimento, legando le ossa dell’avambraccio con i loro
artigli retrattili alle sue braccia. È una mossa sacrilega
che si adatta perfettamente alla personalità di
Deadpool.
È divertente e bello vedere Deadpool
combattere con i veri artigli di Wolverine, ma Mr.
Morfina mostra anche gli aspetti positivi di adottare
un approccio alternativo alla stessa idea.