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Nine Perfect Strangers – Stagione 2: rivelata la finestra di uscita e la nuova location

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È stata svelata la data di uscita della seconda stagione di Nine Perfect Strangers. Quattro anni dopo la prima, il thriller di successo di Hulu torna con un nuovo gruppo di sconosciuti che sperano di sfuggire ai loro passati traumatici in un malfamato resort per la salute e il benessere guidato dalla sua fondatrice poco ortodossa Masha, interpretata da Nicole Kidman. L’attrice pluripremiata riprenderà il ruolo di Misha nella seconda stagione di Nine Perfect Strangers e sarà affiancata da un nuovo cast, tra cui Henry Golding, Lena Olin, Annie Murphy, Christine Baranski, Lucas Englander, King Princess, Murray Bartlett, Dolly de Leon, Maisie Richardson-Sellers, Mark Strong e Aras Aydin.

Secondo Deadline Hollywood, Hulu ha confermato che la seconda stagione di Nine Perfect Strangers sarà disponibile in streaming questa primavera. Anche l’ambientazione della serie si sposterà dalla fittizia Tranquillum House a Cabrillo, in California, alle Alpi austriache. Con la stagione 1 adattata dal romanzo di Liane Moriarty, Nine Perfect Strangers sembra adottare un formato antologico simile a The White Lotus, in cui Masha guida un nuovo gruppo di abitanti della città attraverso un intenso viaggio di otto episodi dei suoi metodi di guarigione non convenzionali in un nuovissimo ritiro.

Cosa significa la finestra di uscita per Nine Perfect Strangers

Nine Perfect Strangers

Nine Perfect Strangers affronta una dura concorrenza in streaming

Inizialmente annunciata come una serie limitata, Nine Perfect Strangers è diventata uno dei più grandi successi di Hulu, spingendo lo streamer a dare il via libera a un secondo capitolo con nuovi personaggi, una nuova location e una storia simile. Lo showrunner David E. Kelley torna ad adattare ancora una volta l’opera di Moriarty, dopo il successo di Big Little Lies, che vedeva anche Nicole Kidman. Il secondo capitolo dello show introdurrà un tono più oscuro, forse più “gotico, come accennato da Murray Bartlett, già protagonista di The White Lotus, che interpreterà Brian, un ex conduttore televisivo per bambini.

La seconda stagione di Nine Perfect Strangers non sarà l’unico grande show che debutterà nella primavera del 2025. Hulu presenterà anche la stagione finale di The Handmaid’s Tale, mentre Max riporterà The Last of Us per la sua seconda stagione ad aprile e riproporrà la serie comica vincitrice di un Emmy Hacks per la quarta stagione. Apple TV+ entra in competizione con The Studio, una satira con Seth Rogen che sarà trasmessa per la prima volta il 26 marzo. Anche la seconda stagione di Poker Face di Peacock dovrebbe uscire nello stesso periodo. Con un programma così fitto, Nine Perfect Strangers dovrà mantenere il suo slancio come la serie originale più seguita di Hulu.

Adolescence stabilisce un importante record di spettatori in streaming dopo sole due settimane su Netflix

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Adolescence stabilisce un importante record di spettatori dopo aver trascorso solo due settimane in streaming su Netflix. Co-creata da Jack Thorne, la nuova miniserie britannica di Netflix segue uno scolaro di 13 anni che viene arrestato con l’accusa di aver ucciso una compagna di classe, lasciando la sua famiglia, uno psicologo forense e un detective a interrogarsi sulla verità dietro l’incidente. Il cast di Adolescence (Adolescenza) include Stephen Graham (che ha anche co-creato la serie) insieme a Owen Cooper, Ashley Walters, Erin Doherty, Faye Marsay, Christine Tremarco, Mark Stanley, Jo Hartley e Austin Haynes.

Secondo Netflix, Adolescence è la serie limitata più vista del servizio di streaming e il titolo britannico più visto in assoluto nelle prime due settimane.

Perché i sette nani di Biancaneve nel live-action sono in CGI

Perché i sette nani di Biancaneve nel live-action sono in CGI

Il remake live-action di Biancaneve della Disney è arrivato, ma anche dopo la sua uscita nel 2025, il fatto che i sette nani siano in CGI in live-action ha sollevato molte domande. Il remake di Biancaneve e i sette nani è stato oggetto di controversie durante tutto il suo percorso verso gli schermi, con lo sviluppo del film in uscita messo in discussione dai fan dell’originale, dagli attivisti e dai critici della Disney. Tuttavia, una delle maggiori controversie sul live-action di Biancaneve (la nostra recensione) è arrivata quando la Disney ha rivelato che i sette nani sarebbero stati in CGI nel remake live-action.

Il primo trailer di Biancaneve live-action della Disney ha mostrato per la prima volta agli spettatori Biancaneve interpretata da Rachel Zegler, la regina cattiva interpretata da Gal Gadot e i sette nani animati al computer. Anche se ci sono molte domande sulle scelte fatte nel trailer, la grande controversia che ha seguito il primo trailer di Biancaneve live-action è stata quella sui sette nani. Fin da quando è stato annunciato il remake, la questione di come la Disney avrebbe gestito i personaggi di Doc, Brontolo, Biancaneve, Tontolone, Ciuchino, Dormiglione e Starnuto nell’era moderna è stata al centro della conversazione e, per molti, i nani di Biancaneve in CGI erano tutt’altro che l’opzione migliore.

La Disney ha deciso di creare i personaggi dei nani di Biancaneve in CGI invece di assumere degli attori

Biancaneve film 2025
Credit © Walt Disney Pictures

Nonostante la Disney abbia commercializzato il film Biancaneve e i sette nani come un remake live-action, lo studio ha deciso di creare i nani di Biancaneve in CGI invece di assumere degli attori. Il primo trailer mostrava le versioni animate di Tontolone, Brontolone, Dotto e del resto della banda, anche se il film tenta di stilizzarli in modo fotorealistico. Anche se questa può essere stata considerata una scommessa sicura da parte della Disney, ha innegabilmente causato più polemiche intorno al remake, con il tema complicato e delicato che divide il pubblico.

Perché la decisione di Disney sul casting dei nani ha portato alla polemica

Peter Dinklage
Peter Dinklage arriva alla prima di Los Angeles di “The Hunger Games: The Ballad Of Songbirds And Snakes” della Lions Gate Films. Foto di Image Press Agency via Depositphotos.com

Una star di Game of Thrones è stata tra i molti critici delle scelte della Disney

Nel 2022, l’attore Peter Dinklage ha criticato la Disney per l’annuncio del remake di Biancaneve e i sette nani.

Dinklage ha spiegato che credeva che la Disney fosse ipocrita, spiegando che non è giusto che siano progressisti nel scegliere un’attrice latina per il ruolo di Biancaneve mentre raccontano ancora una “storia arretrata di sette nani che vivono insieme in una grotta”. Dinklage ha usato a lungo la sua celebrità per difendere le persone con nanismo, criticando spesso il fatto che Hollywood etichetti le persone con nanismo come creature fantastiche. Ecco i commenti completi di Dinklage:

“Senza offesa per nessuno, ma sono rimasto un po‘ sorpreso quando sono stati molto orgogliosi di scegliere un’attrice latina per il ruolo di Biancaneve. Ma state ancora raccontando la storia di ’Biancaneve e i sette nani’. Fate un passo indietro e guardate cosa state facendo. Per me non ha senso. Siete progressisti in un certo senso, ma continuate a fare quella cazzo di storia retrograda di sette nani che vivono insieme in una caverna, che cazzo state facendo, amico? Non ho fatto nulla per far avanzare la causa dal mio pulpito? Immagino di non essere abbastanza rumoroso. Non so quale sia lo studio, ma ne erano così orgogliosi. Tutto l’amore e il rispetto all’attrice e a tutte le persone che pensavano di fare la cosa giusta. Ma io mi chiedo: ma che state facendo?

Questo ha dato il via a un’enorme discussione sulla gestione dei personaggi dei nani di Biancaneve al giorno d’oggi, e anche se nulla è stato confermato, la Disney ha senza dubbio considerato questa controversia durante lo sviluppo del film. Questo potrebbe aver influito sulla decisione della Disney di rendere i nani di Biancaneve personaggi in CGI piuttosto che scegliere attori con nanismo, anche se questa scelta non ha soddisfatto tutti.

Alla rivelazione che i sette nani sarebbero stati realizzati in CGI, altri critici hanno sottolineato che questa decisione toglie a Disney la possibilità di dare una piattaforma a nuovi attori di talento con nanismo. Secondo questi critici, un remake di alto profilo di Biancaneve e i sette nani garantirebbe a sette attori con nanismo la possibilità di essere sotto i riflettori e, a patto che il materiale sia aggiornato e trattato con rispetto, gli attori dal vivo potrebbero essere un’aggiunta positiva al film.

Come il trailer di Biancaneve ha alimentato la controversia sul personaggio dei nani

Le prime immagini non hanno risolto il problema

Questo argomento controverso è stato oggetto di dibattito online per anni, e l’uscita del trailer di Biancaneve ha solo aggiunto benzina sul fuoco. Mentre i personaggi dei nani sono ora in CGI, il trailer mostra che il film ha mantenuto le loro rappresentazioni stereotipate e da cartone animato del film originale del 1937. Ora, i critici sottolineano che il film non solo ha raddoppiato i punti che Dinklage aveva precedentemente criticato, ma lo ha fatto senza nemmeno elevare le voci degli attori con nanismo. I trailer non hanno placato le preoccupazioni dei critici di entrambe le parti, facendo sì che il remake di Biancaneve della Disney del 2025 continuasse a essere controverso fino al momento dell’uscita.

Il verdetto finale sui nani in CGI

Il remake live-action di Biancaneve della Disney è arrivato nel 2025 e la controversia sull’aspetto dei sette nani in CGI ha continuato a essere argomento di conversazione anche dopo l’uscita del film. Nel complesso, i nani in CGI non sono stati un disastro totale, con molti che hanno commentato che i trailer di Biancaneve forse non mostravano i design dei personaggi aggiornati come avrebbero potuto. Quando si guarda il film, i sette nani appaiono molto meno stridenti. Anche molte delle star del live-action Biancaneve si sono espresse a sostegno della rappresentazione dei nani in CGI.

Tuttavia, ci sono stati anche molti critici che hanno citato i sette nani come un punto debole della versione live-action di Biancaneve, come Nell Minow di Roger Ebert. La recensione di Minow è un perfetto esempio di come sono finiti i nani in CGI, in quanto discutono dei personaggi attraverso la lente dell’esperienza visiva del film, piuttosto che discuterne nel contesto delle controversie:

Probabilmente in risposta alle critiche per la rappresentazione condiscendente dei nani nel film originale, questa versione ha scelto di evitare il casting di esseri umani e di optare per la CGI. Il loro design non è così espressivo come le versioni animate e i loro contributi alla storia non sono così significativi, con una sequenza comica che va avanti troppo a lungo. Dopey sembra molto più giovane dei suoi vecchi compagni di casa barbuti. Assomiglia ad Alfred E. Neuman di Mad Magazine e non è molto meglio della sfortunata rappresentazione originale di un muto come se fosse sempliciotto. In questa versione, ha una qualità gentile e infantile. Non parla solo perché ha paura. Di cosa? Chi lo sa? La risoluzione sembrerà a molti insensibilmente discriminatoria. Ha davvero bisogno di essere curato? È un bel tocco che Biancaneve dica ai nani di pulire il loro casino invece di farlo per loro. L’attività mineraria dei nani non ha senso. Scavano gemme, ma cosa ne fanno? Se mi sto ponendo questa domanda, il film non riesce a farmi immergere completamente nel suo mondo.

In definitiva, il futuro di Biancaneve e se sarà considerato un buon o un cattivo remake live-action della Disney dipende da molti fattori. Anche al momento in cui scrivo (poco dopo il debutto nelle sale), la polvere non si è ancora posata sugli incredibilmente emotivi dibattiti intorno ai sette nani in CGI e su molte altre controversie che circondano il film. Probabilmente ci vorrà un po’ prima che le conversazioni su Biancaneve siano equilibrate come la recensione di Minow, ma le prime indicazioni sembrano indicare che i personaggi CGI Dotto, Brontolo, Cucciolo, Tontolone, Timido, Sonnambulo e Starnuto non riusciranno a conquistare tutti tranne gli spettatori più giovani.

Dying for Sex: trailer della nuova serie FX con Michelle Williams in arrivo su Disney+

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Disney+ ha diffuso il trailer di Dying for Sex, la serie FX con Michelle Williams, Jenny Slate e un cast straordinario, che debutterà venerdì 4 aprile in esclusiva sulla piattaforma streaming in Italia con tutti e otto gli episodi disponibili.

La serie Dying for Sex

La serie di FX Dying for Sex è ispirata alla storia di Molly Kochan, che ha raccontato la sua esperienza in un podcast di Wondery, creato con la sua migliore amica Nikki Boyer. Dopo aver ricevuto una diagnosi di cancro metastatico al seno al quarto stadio, Molly (Michelle Williams) decide di lasciare il marito Steve (Jay Duplass) e inizia a esplorare, per la prima volta nella sua vita, la varietà e la complessità dei suoi desideri sessuali.

Molly ha molto da realizzare nel poco tempo che le resta. Non c’è spazio per moralismi o giudizi: a lei non importa cosa la gente pensi della sua proverbiale lista dei desideri (una frase che provoca sempre un’occhiata di disappunto). Trova così il coraggio di imbarcarsi in questa avventura grazie alla sua inseparabile Nikki (Jenny Slate), una donna devota e affettuosa. Il cast comprende anche Rob Delaney, Kelvin Yu, David Rasche, Esco Jouléy e Sissy Spacek.

Dying for Sex di FX è scritta e co-creata da Kim Rosenstock & Elizabeth Meriwether, che sono inoltre executive producer con Katherine Pope, Kathy Ciric, Hernan Lopez di Wondery, Jen Sargent, Marshall Lewy e Aaron Hart, Michelle Williams, Nikki Boyer, Shannon Murphy e Leslye Headland. Dying for Sex è prodotta da 20th Television.

Jessica Chastain e Adam Driver saranno i protagonisti della serie Apple The Dealer

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Jessica Chastain e Adam Driver saranno i protagonisti della serie drammatica The Dealer per Apple TV+, come ha confermato Variety. Il progetto viene descritto come “una pungente esplorazione del potere, della classe, della seduzione e della cultura ambientata nello scintillante mondo del mercato dell’arte di alto livello, raccontata attraverso gli occhi di un’aspirante super gallerista, interpretata dalla Chastain, e l’intricata relazione con il suo artista più dotato e inquietante, interpretato da Driver”.

Lucas Hnath è lo sceneggiatore della serie e funge da produttore esecutivo. Michael Ellenberg e Lindsey Springer saranno produttori esecutivi per Media Res, mentre Chastain e Kelly Carmichael saranno produttori esecutivi per Freckle Films. Driver e Alan Poul saranno a loro volta produttori esecutivi insieme a Sam Gold e Sarah Lunnie. Arianna Anderson sarà co-produttrice esecutiva. Gold si occuperà anche della regia. La serie è prodotta da Media Res, che produce anche gli show Apple “The Morning Show”, “Pachinko” ed “Extrapolations”.

Questo è solo il secondo ruolo televisivo regolare della carriera di Adam Driver. In precedenza, Driver si era fatto notare per il suo ruolo nella serie HBO “Girls”, acclamata dalla critica, in cui ha recitato per tutte le sei stagioni dello show. Driver è noto soprattutto per i suoi ruoli cinematografici, avendo ottenuto finora due nomination all’Oscar, una per “Storia di un matrimonio” e l’altra per “BlacKkKlansman”. È noto anche per il ruolo di Kylo Ren nella nuova trilogia di “Star Wars e ha recitato in altri film come “Megalopolis”, “House of Gucci”, “The Last Duel”, “Silence” e “Ferrari”.

The Dealer segna invece la seconda serie di Jessica Chastain con Apple. L’attrice è anche alla guida della prossima serie limitata “The Savant”, girata nel 2024 e attualmente in attesa di una data di uscita. La Chastain ha anche recitato nella serie limitata “George and Tammy” al fianco di Michael Shannon, in cui hanno interpretato George Jones e Tammy Wynette. Ha vinto l’Oscar come miglior attrice per il suo lavoro in “Gli occhi di Tammy Faye” nel 2022. È stata nominata altre due volte, per “ Zero Dark Thirty” e “ The Help”. Tra gli altri suoi ruoli cinematografici degni di nota figurano “ The Tree of Life”, “ Miss Sloane – Giochi di potere”, “ Molly’s Game”, “ Interstellar” e “ Crimson Peak”.

Doctor Who: trailer della seconda stagione in arrivo su Disney+

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Doctor Who: trailer della seconda stagione in arrivo su Disney+

Disney+ ha diffuso il trailer della seconda stagione di Doctor Who, che mostra il Dottore e la sua nuova compagna, Belinda Chandra, mentre si avventurano attraverso il tempo e lo spazio, da un futuristico 51° secolo al 803º Interstellar Song Contest, fino a trasformarsi in personaggi animati, una prima volta per la serie.

La seconda stagione debutterà alle 9:00 (ora italiana) di sabato 12 aprile su Disney+, dove disponibile, e in esclusiva su BBC e BBC iPlayer nel Regno Unito. Gli otto episodi della stagione usciranno settimanalmente.

Il Dottore incontra Belinda Chandra e dà inizio a un’epica missione per riportarla sulla Terra. Tuttavia, una forza misteriosa impedisce il loro ritorno, perciò la squadra a bordo del TARDIS che viaggia nel tempo dovrà affrontare enormi pericoli, nemici più grandi e terrori più spaventosi che mai.

La nuova stagione è interpretata da Ncuti Gatwa nel ruolo del Dottore, Varada Sethu nei panni di Belinda Chandra, e da Millie Gibson in quelli di Ruby Sunday. Il cast di guest star include Rose Ayling-Ellis, Christopher Chung, Rylan Clark, Alan Cumming, Anita Dobson, Freddie Fox, Michelle Greenidge, Jonah Hauer-King, Ruth Madeley, Jemma Redgrave e Susan Twist.

Russell T Davies è lo showrunner, executive producer e sceneggiatore. Gli altri executive producer sono Joel Collins, Phil Collinson, Julie Gardner e Jane Tranter. Doctor Who è prodotto da Bad Wolf, con BBC Studios per Disney Branded Television e BBC One e BBC iPlayer.

No Other Land: Hamdan Ballal è stato liberato, riferisce il co-regista Yuval Abraham

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Dopo la notizia dell’aggressione e rapimento di Hamdan Ballal, co-regista del documentario israelo-palestinese vincitore dell’Oscar “No Other Land”, arriva ora la notizia che Ballal sarebbe stato liberato, secondo l’ultimo post del co-regista Yuval Abraham. “Dopo essere stato ammanettato tutta la notte e picchiato in una base militare, Hamdan Ballal è ora libero e sta per tornare a casa dalla sua famiglia”, ha scritto martedì Abraham su X. Nel mentre, una petizione per la liberazione Ballal ha raccolto più di 3.700 firme su Change.org. in poche ore.

Questo attacco è arrivato solo tre settimane dopo che No Other Land ha vinto l’Oscar come miglior documentario. Sul palco, i registi Abraham, Ballal, Basel Adra e Rachel Szor hanno colto l’occasione per richiamare l’attenzione sulla distruzione in corso a Gaza. “Chiediamo al mondo di intraprendere azioni serie per fermare l’ingiustizia e la pulizia etnica del popolo palestinese”, ha affermato Adra, giornalista e attivista palestinese. “Circa due mesi fa sono diventato padre e spero che mia figlia non debba vivere la stessa vita che sto vivendo io ora. … “No Other Land” riflette la dura realtà che sopportiamo da decenni e a cui ancora resistiamo”.

Realizzato come collettivo israelo-palestinese, il film segue una famiglia palestinese che vive in Cisgiordania mentre la loro casa viene distrutta dal governo israeliano e affrontano lo sfollamento. Ma in mezzo alle terribili condizioni, Adra e Abraham, un giornalista israeliano, stringono un’inaspettata amicizia e lavorano insieme per documentare la storia.

Il film è stato presentato per la prima volta al Festival del cinema di Berlino dell’anno scorso, dove ha vinto i premi della giuria e del pubblico per i migliori documentari. Il documentario ha continuato a ottenere l’attenzione della critica nel circuito dei festival autunnali, dove è stato proiettato ai festival cinematografici di Toronto, Vancouver e New York. Nonostante ciò, il film non ha ancora un distributore negli Stati Uniti, il che ha portato i registi a distribuirlo autonomamente a New York City il 31 gennaio e a Los Angeles il 7 febbraio.

LEGGI ANCHE: Wanted si unisce agli appelli mondiali per la liberazione di Hamdan Ballal, co-regista di No Other Land

Riscatto d’amore: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film

Riscatto d’amore, diretto da DJ Caruso, è uno dei più popolari film romantici del 2022, tratto dal romanzo Reedeeming Love, di Francine Rivers e incentrato sui temi del trauma e della difficoltà di accettare l’amore dopo anni di abusi. La protagonista, segnata da un passato di dolore, impara infatti a credere di meritare una vita migliore grazie alla pazienza e all’affetto di uomo buono che le offre una nuova prospettiva di vita. Oltre a questa dimensione romantica, però, la pellicola affronta anche temi come la tratta di esseri umani, la prostituzione e la capacità di riscatto personale.

Argomenti dunque delicati, qui trattati con tatto e rispetto, il tutto in un film che mescola romanticismo e speranza in modo appassionante e coinvolgente. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Riscatto d’amore. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Riscatto d’amore

La pellicola è ambientata nel periodo della famosa corsa all’oro che si svolse negli Stati Uniti nel XIX secolo. In particolare, la storia si sviluppa in California e ha come protagonista Angel, una giovane segnata da un passato doloroso, intrappolata in un presente fatto di sofferenza e sfruttamento. Tutto prende una svolta inaspettata quando incontra Michael Hosea, un uomo dal cuore nobile. È proprio la sua dedizione incondizionata e la sua straordinaria gentilezza a scuotere profondamente Angel. Da quel momento, la sua esistenza subisce un cambiamento drastico. Tuttavia, il percorso verso la redenzione e la vera felicità si rivela tutt’altro che semplice.

Tom Lewis in Riscatto d'amore
Tom Lewis in Riscatto d’amore © Universal Pictures 2021

Il libro da cui è tratto e le differenze con il film

Come anticipato, il film è tratto da uno dei titoli più amati della narrativa cristiana contemporanea. Il libro, ispirato al Libro di Osea della Bibbia, è una parabola moderna sul valore del perdono, della fede e della redenzione. Nell’adattarlo sul grande schermo, sono naturalmente state necessarie alcune semplificazioni narrative ma il regista DJ Caruso ha scelto di collaborare in modo ravvicinato con l’autrice del romanzo per preservare l’essenza della sua storia. Inoltre, per ricreare la location proposta tra le pagine di Francine Rivers, la produzione ha scelto di girare in Sudafrica optando per scenari naturali concreti.

Il cast del film

Ad interpretare Angel è Abigail Cowen, attrice già nota sul piccolo schermo per aver recitato in Fate: The Winx Saga, Le terrificanti avventure di Sabrina, ma anche nei film Cosa mi lasci di te e Witch Hunt. Cowen ha raccontato di aver accettato il ruolo dopo aver letto il libro e ha dichiarato: “È una storia che parla al cuore, e che mi ha cambiata profondamente anche come persona”. Al suo fianco vi è Tom Lewis, visto invece nelle serie Patience Gentleman Jack, che interpreta qui Michael Hosea.

Altro nome di spicco è quello dell’attore Logan Marshall-Green, noto per aver recitato in The O.C, 24 e Prometheus, è qui presente nel ruolo di Paul, mentre Wu Kexi è Mai Ling. A completare il cast ci pensano Livi Birch nel ruolo di Sarah Stafford, Famke Janssen in quello della Duchessa, Nina Dobrev nel ruolo Mae ed Eric Dane in quello di Duke. Sia Janssen che Dane recitano anche in X-Men: Conflitto finale (2006), ma non condividono alcuna scena in nessuno dei due film. Vi è poi anche Josh Taylor, il quale interpreta Alex Stafford, il quale si scoprirà essere padre di Angel.

Riscatto d'amore finale
Abigail Cowen e Tom Lewis in Riscatto d’amore © Universal Pictures 2021

Il finale di Riscatto d’amore

Il finale si svolge tre anni dopo gli eventi narratai. Paul ritrova Angel a dirigere una scuola per giovani donne e le dice che Michael la ama ancora. L’uomo sposa poi un’altra donna e si scusa in lacrime per i maltrattamenti subiti, per i quali lei lo ha però perdonato da tempo. Angel torna poi a casa da Michael, offrendogli il suo amore e rivelandogli il suo vero nome, Sarah. I due, a quel punto, si ricongiungono in un tenero abbraccio e Michael regala ad Angel l’anello di sua madre. Altri anni dopo, Michael e Angel stanno pescando con il loro figlio, mentre lei è in attesa di un altro bambino.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Riscatto d’amore grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 25 marzo alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Hunter Killer – Caccia negli abissi: la spiegazione del finale del film

Diretto da Jonathan Marsh e basato sul romanzo di Don Keith e George Wallace, Hunter Killer – Caccia negli abissi (qui la recensione) è un film del 2018 con le interpretazioni di Gerard Butler, Gary Oldman, Common, Linda Cardellini, Toby Stephens e altri. La trama si sviluppa a partire da un sottomarino statunitense che viene misteriosamente distrutto nell’oceano vicino alla Russia, l’esercito degli Stati Uniti e l’NSA inviano il Capitano Glass (Geard Butler) e un sottomarino Hunter-Killer, l’USS Arkansas, per scoprire cosa è successo. Si scopre così che l’ammiraglio russo Dmitriy Durov (Michael Gor) ha organizzato un colpo di stato e ha rapito il presidente russo Zakarin (Alexander Diachenko), attaccando il proprio sottomarino.

I capi militari e il Presidente degli Stati Uniti iniziano dunque a prepararsi alla guerra, ormai apparentemente inevitabile, ma Glass è determinato a fermarla prima che avvenga, collaborando con il capitano del sottomarino russo Andropov (Michael Nyqvist) per estrarre il Presidente e fermare il colpo di stato. Alla fine di Hunter Killer – Caccia negli abissi, il capitano Glass compie dunque la coraggiosa mossa di fidarsi del capitano russo Andropov e insieme contribuiscono a evitare l’inizio della Terza Guerra Mondiale. Ma c’è molto su cui riflettere in questo finale, che analizziamo dunque qui di seguito.

Perché Adropov ha aiutato Glass

Dopo aver capito che c’erano ancora degli uomini all’interno del sottomarino russo affondato, Glass invia un equipaggio per tirarli fuori e uno dei sopravvissuti è il capitano della nave, Andropov. Mentre Glass cerca di far navigare la USS Arkansas più vicina alla base russa di Polyarny, incontra un campo impenetrabile di mine acustiche e chiede l’aiuto di Andropov, nonostante le obiezioni di alcuni membri dell’equipaggio, compreso l’XO. Andropov è inizialmente riluttante, ma dopo che Glass gli mostra le immagini che mostravano il sabotaggio della Konek e gli dice che aveva rischiato la vita del suo equipaggio per salvarlo, Andropov capisce che può fidarsi di Glass.

Gerard Butler e Michael Nyqvist in Hunter Killer - Caccia negli abissi
Gerard Butler e Michael Nyqvist in Hunter Killer – Caccia negli abissi

Invece di navigare attraverso il campo minato acustico, Andropov guida dunque Glass e la USS Arkansas in quella che sembra essere una grotta con un vicolo cieco. Glass si fida però a sua volta di Andropov e ordina all’equipaggio dell’Arkansas di seguire le sue indicazioni; alla fine la grotta dopo essersi stretta si apre e l’Arkansas emerge nelle acque russe. Mentre molti degli ufficiali di grado più elevato di entrambe le parti avevano frequentato le accademie navali, Glass è orgoglioso di aver fatto la gavetta nei sottomarini, il che lo ha aiutato a guadagnarsi il rispetto e la fiducia di Andropov, dato che i due uomini sono fatti della stessa pasta.

Perché Glass ha dato ad Andropov la sua moneta

Appena insediato come capitano della USS Arkansas, Glass rifiuta la moneta dell’equipaggio dell’Arkansas, conservando invece la sua moneta di ex membro dell’equipaggio della USS Wichita. Inizialmente dice che terrà quella, perché è la sua moneta fortunata, ma alla fine del film, dopo aver lavorato con Andropov per evitare la Terza Guerra Mondiale, i due uomini si stringono la mano e Glass fa scivolare la sua moneta della USS Wichita nella mano di Andropov. La riluttanza di Glass a consegnare la moneta dimostra quanto fosse speciale per lui, ma dopo gli eventi del film, è il modo più forte per mostrare ad Andropov il rispetto che ha per il capitano russo.

Andropov e Glass si erano già scontrati in passato e, sebbene il film non entri nei dettagli, è chiaro che anche in quella situazione entrambi gli equipaggi erano riusciti a evitare il conflitto. In effetti, Glass si era documentato su Andropov e conosceva la sua esperienza e il suo stile, motivo per cui sapeva che sarebbe stato disposto ad aiutarlo a navigare nel campo minato. Alla fine, poiché Andropov si guadagna un così alto grado di rispetto da parte dei suoi uomini, questi si rifiutano di sparare sull’Arkansas, evitando la terza guerra mondiale. Grazie al periodo trascorso sull’Arkansas, Glass potrebbe essere pronto a cambiare la sua moneta con una nuova moneta fortunata dell’equipaggio dell’Arkansas, ma certamente pensa che Andropov meriti la sua moneta di Wichita come ricordo.

Hunter Killer - Caccia negli abissi cast
Common in Hunter Killer – Caccia negli abissi

La spiegazione del finale di Hunter Killer – Caccia negli abissi

L’azione di Hunter Killer – Caccia negli abissi si divide principalmente tra due gruppi, gli ufficiali e i politici, questi ultimi situati lontano dall’azione. Il contrammiraglio John Fisk (Common) e Jayne Norquist (Linda Cardellini) dell’NSA lavorano insieme al Pentagono per cercare di evitare un’escalation del conflitto, inviando il capitano Glass e la USS Arkansas e una squadra di Navy SEALS guidata dal tenente Bill Beaman (Toby Stephens). Nel frattempo, il presidente dello Stato Maggiore, Charles Donnegan (Gary Oldman) e altri politici sono un po’ meno avversi al rischio.

Alla fine del film, Donnegan ordina a Glass di colpire i russi prima che distruggano la USS Arkansas, ma Glass si rifiuta, sapendo che anche un attacco per autodifesa potrebbe scatenare la Terza Guerra Mondiale, a seconda del rispetto che Andropov ha nei confronti dei suoi apprendisti a bordo della nave russa. Allo stesso modo, i marinai russi disobbediscono all’ordine diretto di Durov di fare fuoco sull’Arkansas. Non solo disobbediscono agli ordini, ma intercettano anche i missili che Durov lancia contro l’Arkansas dalla Polyarny. La nave russa risponde quindi al fuoco e distrugge il posto di comando di Polyarny, uccidendo Durov e ponendo fine al colpo di Stato.

Sebbene Donnegan e il Presidente Dover (Caroline Goodall) non stiano certamente cercando di creare una guerra come Durov, il loro approccio alla situazione si sarebbe indubbiamente concluso con una catastrofe, mentre il Capitano Glass, Andropov, il Tenente Beaman e i marinai russi sono molto più preparati a fare ciò che è necessario per evitare la guerra. Poiché questi uomini lavorano sul campo, a tu per tu con i soldati che sarebbero morti in guerra, hanno un investimento più forte e soprattutto le capacità per occuparsi della situazione. Inoltre, ognuno di loro gode del rispetto degli uomini che comanda, il che si traduce in una missione di successo.

Bastille Day – Il colpo del secolo: la vera storia dietro il film

Diretto da James Watkins, i cui precedenti crediti includono film indie come Eden Lake e The Woman in Black, il thriller d’azione Bastille Day – Il colpo del secolo (qui la recensione) ruota attorno ai tre ben definiti protagonisti. Zoe Naville (Charlotte Le Bon) è la manifestante antifascista che va a piazzare una bomba nel quartier generale di un’organizzazione di destra, ma abbandona l’iniziativa quando scorge i membri del personale delle pulizie sul piano che le era stato fatto credere essere vuoto. Michael Mason (Richard Madden) è invece il borseggiatore che ruba la borsa di Zoe contenente la bomba e la getta accanto a un cestino prima che esploda, uccidendo quattro persone.

Infine, c’è Sean Briar (Idris Elba), un agente della CIA insubordinato ma estremamente capace che intraprende una caccia a Mason. Il progetto dell’attentato viene inizialmente etichettato come un complotto antifascista contro un’organizzazione di estremisti. Tuttavia, come si scoprirà in seguito, i veri responsabili, i membri della forza speciale francese RAID, non sono spinti dal bisogno di giustizia sociale o di vigilare politicamente, ma da qualcosa di molto più pratico. Essendo delusi dal modo in cui sono stati trattati dal governo francese, stanno progettando di rapinare la Banca Nazionale Francese.

A tal fine, orchestrano con cura le tensioni razziali tra gli immigrati e i conservatori francesi e provocano persino un violento movimento di massa attraverso i social media. Con l’intenzione di usare la protesta come paravento, dirigono gli agitatori verso la banca. Come si può intuire, il film attinge dunque a piene mani da problemi reali come il razzismo, la xenofobia e il fascismo per costruire uno sfondo molto concreto intorno al tentativo di rapina dell’importante banca. Se questofa venire il dubbio che il film sia ispirato a fatti realmente accaduti, in questo articolo riportiamo tutti i dettagli riguardo la storia vera dietro Bastille Day – Il colpo del secolo.

Bastille Day - Il colpo del secolo cast

Bastille Day – Il colpo del secolo è una storia di fantasia che esplora l’immigrazione e il concetto di identità nella Francia moderna

La risposta più breve alla domanda se il film sia basato su una storia ver è no. Tuttavia, Bastille Day – Il colpo del secolo contiene alcuni elementi reali del contesto sociale francese. La Francia, la terra dell’arte, della libertà e della cultura, ha infatti sempre attirato una notevole immigrazione sia dall’Europa che dall’estero. Tuttavia, dopo l’attacco dell’11 settembre, il mondo è ovviamente cambiato per sempre. Nei decenni successivi, le guerre che si sono susseguite hanno come noto scardinato la struttura politica dell’intero Medio Oriente, dando il via all’ascesa di pericolose organizzazioni terroristiche. Questo, a sua volta, ha portato a una delle peggiori crisi di rifugiati della storia.

Ogni anno, milioni di persone si dirigono dunque dall’Asia occidentale e da varie parti dell’Africa verso l’Europa in cerca di una vita migliore. Una volta arrivati, devono però affrontare il razzismo istituzionale e il disprezzo generale della popolazione locale. È poi opportuno ricordare che negli ultimi anni le attività criminali e terroristiche hanno subito un’impennata in Europa. Solo in Francia, dal 2010 si sono verificati più di cento incidenti terroristici. Una ramificazione potenzialmente devastante di tutto questo è sempre stata la rinascita del fascismo nel continente, ed è proprio quello che sta accadendo in questi giorni.

Il primo film commerciale di Watkins è dunque ambientato sullo sfondo di un momento così turbolento e delicato della storia francese (e non solo). Proprio per questo motivo, il film è stato ritirato dalle sale dallo studio di produzione in seguito a diversi attacchi terroristici verificatisi in Francia nel decennio scorso. La produzione del film è infatti terminata nel dicembre 2014, per poi uscire in Francia il 13 luglio 2016, in concomitanza con la data delle Presa della Bastiglia, attorno alla quale ruota la trama del film. Tra il 2014 e il 2016, però, Parigi ha subito due gravi incidenti terroristici: gli attentati dell’Île-de-France del gennaio 2015 e l’attacco di Parigi del novembre 2015.

Bastille Day - Il colpo del secolo finale
Idris Elba e Richard Madden in Bastille Day – Il colpo del secolo. Foto di Jessica Forde – © 2016 – StudioCanal

In seguito a quest’ultimo, i produttori di Bastille Day – Il colpo del secolo hanno rinviato l’uscita del film, che avrebbe inzialmente dovuto avvenire nel febbraio dello stesso anno. Il giorno successivo alla prima, il 13 luglio 2016, ha però avuto luogo l’attentato dei camion di Nizza. Ciò ha portato al ritiro del film dalle sale francesi, in quanto ciò che in esso viene mostrato è stato giudicato non adatto per via del triste corrispettivo che trovava con la realtà, a riprova di quanto queste tematiche siano attuali e delicate in Francia ma in realtà in tutta Europa. Lo studio ha poi successivamente rinominato il film in The Take prima dell’uscita nelle sale statunitensi e mondiali, per discostarsi dal drammatico attentato verificatosi nel giorno della Presa della Bastiglia.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Bastille Day – Il colpo del secolo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 25 marzo alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Daredevil: Rinascita, midseason trailer: il ritorno di The Punisher e Bullseye

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Domani, due nuovi episodi di Daredevil: Rinascita debuttano su Disney+. La quinta e la sesta puntata usciranno insieme infatti, dato che sette, otto e nove usciranno tutti settimanalmente.

Per creare entusiasmo per la puntata in due parti di domani (stasera negli USA), i Marvel Studios hanno diffuso un trailer di metà stagione pieno di emozionanti filmati tratti dalla serie MCU. Per coloro che sono rimasti delusi dalla mancanza di azione in costume dalla première, qui c’è molto da trovare, insieme ad alcuni emozionanti ritorni.

Dopo un teso confronto con Matt Murdock la scorsa settimana, Frank Castle si traveste da The Punisher per quella che sembra una brutale collaborazione con l’Uomo senza paura. C’è anche un’inquadratura sinistra di Bullseye prima del suo ritorno pianificato negli episodi rimanenti di Daredevil: Rinascita.

Questa anteprima mostra lo scontro di Daredevil con Muse, e sembra incredibilmente violento; l’eroe sta uccidendo il serial killer? È difficile dirlo, anche se molti fan sui social media sono convinti che il vigilante stia per oltrepassare il limite. Ecco il trailer:

Il cast di Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita debutta su Disney+ il 4 marzo 2025.

Jessica Jones: Krysten Ritter sembra ottimista riguardo al suo ritorno

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Quasi tutti gli show televisivi Netflix della Marvel Television hanno perso qualità con il passare del tempo e questo è stato innegabilmente il caso di Jessica Jones. Dopo una prima stagione buona, la seconda serie di episodi è stata una delusione e la terza ha proseguito il trend. Tuttavia, sia nella sua serie che in Defenders, è stato difficile trovare difetti nella performance di Krysten Ritter come investigatore privato alcolizzato, e da un po’ di tempo circolano voci sul suo ritorno come Jessica Jones nel MCU.

She-Hulk: Attorney at Law e Echo sembravano essere delle possibilità probabili un tempo, ed è stato ampiamente riportato che Ritter è stata vicina a girare un cameo per quest’ultimo (è stato presumibilmente scartato quando la serie ha rilasciato un episodio ed è diventata una serie autonoma “Marvel Spotlight”).

Vedremo Jessica in Daredevil: Born Again? Sebbene non scommetteremmo su un cameo nella stagione 1, la produzione della stagione 2 è in corso e Ritter sta ancora lasciando aperta la porta per riunirsi con l’Uomo Senza Paura.

“Ascolta, adoro Jessica Jones”, dice nel player qui sotto. “Penso che sia così emozionante che ci sia così tanta voglia di rivederla. Me lo chiedono quasi ogni giorno. Restiamo cautamente ottimisti”. “Se me lo chiedessero, sarei lì pronta”, ha aggiunto Ritter. “Potrei avere o meno la giacca che ho rubato dal set”.

In passato, Ritter ha ampiamente evitato di esprimere giudizi su un possibile ritorno in Daredevil: Rinascita o in qualsiasi altro progetto MCU in arrivo. Tuttavia, dato l’enorme livello di interesse da parte dei fan, la nuova serie di Matt Murdock sembra ancora il posto migliore per renderlo realtà. Inoltre, siamo sicuri che il vigilante avrà bisogno del suo aiuto nella sua guerra in corso con il sindaco Wilson Fisk.

Mr. Morfina: tutte le volte che il protagonista sarebbe dovuto morire nel film

Il personaggio di Jack Quaid in Mr. Morfina (qui la recensione) potrebbe non essere in grado di provare dolore, ma questo non gli impedisce di recare danno al suo corpo e per poco non muore in più occasioni nel corso del film. L’abilità unica di Nate deriva da una rara malattia genetica chiamata insensibilità congenita al dolore con anidrosi, o CIPA. Nate vive una vita incredibilmente protetta per questo motivo, ma usa la sua insensibilità fisica a suo vantaggio quando il suo interesse amoroso viene preso in ostaggio da violenti rapinatori di banche. Nel finale, Nate scopre così che non tutti i rischi sono pericolosi per la sua vita.

Ma se si considera tutto ciò che Nate affronta durante la sua avventura, forse abbracciare il rischio è l’approccio sbagliato. L’anidrosi (l’incapacità di sudare) è ad esempio già pericolosa di per sé. Questo e il rischio di ipertermia sono i motivi per cui i pazienti CIPA hanno un’aspettativa di vita di soli 25 anni. Sebbene la sua azione esagerata abbia contribuito non poco a far guadagnare a Mr. Morfina recensioni entusiastiche, è sufficiente dire che Nate rischia di morire per cause ben più gravi della semplice esposizione alla temperatura.

LEGGI ANCHE: Mr. Morfina: la verità sull’insensibilità congenita al dolore del protagonista

Innumerevoli casi di trauma cranico estremo

Jack Quaid in Mr. Morfina
Jack Quaid in Mr. Morfina

 Anche se si contano i suoi film animati della DC, non si può dire che nessuno dei film di maggior successo di Jack Quaid abbia rappresentato scene di combattimento così brutali come quelle di Mr. Morfina. L’azione inizia con forza nel primo combattimento in una cucina contro il criminale Ben, durante il quale la testa di Nate viene ferocemente sbattuta contro numerose superfici, spesso in rapida successione. Come se non bastasse, è passata meno di un’ora da quando è stato colpito con una pistola dal cattivo principale Simon, tanto da perdere quasi i sensi.

È già abbastanza pericoloso colpire qualcuno così forte da metterlo fuori combattimento una volta, ma Nate sviene quasi per un colpo alla testa in più della metà delle scene di lotta del film. Se si considera che a Simon, un altro dei tre criminali, viene poi rotto un mattone sul cranio senza che questo lo rallenti, è chiaro che questo non è il tipo di film d’azione in cui ci si deve preoccupare di questo tipo di scenari. Tuttavia, la successiva diagnosi in ospedale, secondo cui il cervello di Nate stava subendo un’emorragia a causa dei continui abusi, suggerisce che probabilmente non avrebbe potuto sopravvivere a così tanti colpi in un solo pomeriggio.

Ignorare apertamente una grave perdita di sangue

Jack Quaid in Mr. Morfina
Jack Quaid in Mr. Morfina

Dopo essersi accorto di essere stato colpito durante la lotta con Ben, Nate visita il negozio di un amico per rattoppare la ferita con della supercolla. In seguito, lascia che Roscoe (Jacob Batalon) gli ricucia le ferite dopo la scena della tortura. A parte questi due casi, però, Nate non tampona l’emorragia di altre ferite nel film. È inoltre degno di nota il fatto che Roscoe venga mostrato mentre rattoppa la gamba di Nate, ignorando apparentemente che la schiena di Nate è stata trafitta da una palla chiodata alcuni minuti prima. È difficile credere che quella ferita non avrebbe sanguinato affatto, soprattutto dopo che Nate viene fatto penzolare a testa in giù poco dopo.

Ciò che lo rende particolarmente grave è che anche la prima ferita da proiettile sembra già portare a una grave perdita di sangue prima che Nate riesca a rattopparla. Quando esce dal negozio, inizia a perdere l’equilibrio e si riprende semplicemente facendosi un’iniezione di epinefrina. Nate non ha torto: l’epinefrina è utile anche al di fuori dell’anafilassi. Può persino essere usata per invertire l’arresto cardiaco. Ma anche in questi casi, un paziente può morire senza un trattamento immediato. Usarla per tamponare un’estrema perdita di sangue probabilmente non aumenta la durata della vita di una persona.

Il collo spezzato da un gigante

Jack Quaid Mr. Morfina
Jack Quaid Mr. Morfina

 La missione di Nate per salvare Sherry (Amber Midthunder) lo porta a incontrare un enorme tatuatore di nome Zeno. Non solo questo sembra avere un peso di circa 200 chili, ma la maggior parte di questi sembrano essere pura muscolatura. Qualsiasi colpo di Zeno dovrebbe essere sufficiente a rendere inabile un piccolo banchiere, ma uno dei primi attacchi dell’omaccione è un montante che fa scattare il collo di Nate all’indietro con tale forza che sembra doversi rompere. In effetti, alcuni dei colpi di Zeno sembrano inevitabilmente dover aggrovigliare il collo di Nate.

Ironicamente, questo è un raro caso in cui molti altri film d’azione trattano il corpo come più fragile di quanto non sia. Un essere umano può assolutamente sopravvivere a un collo spezzato, ma il problema è lo stesso dei probabili TBI di Nate durante la lotta in cucina. Una cosa è sopravvivere a una lesione al collo potenzialmente in grado di spezzare la spina dorsale, un’altra è sopravvivere a più di una volta ad un colpo simile. Quando Simon sferra un uppercut al mento di Nate, più avanti nel film, quest’ultimo dovrebbe finire paralizzato invece che continuare a lottare contro la banda di criminali.

Elettrocuzione al cuore durante la scena dell’ambulanza

Jack Quaid in Mr. Morfina

Mentre la maggior parte delle morti sfiorate da Nate erano particolarmente pericolose a causa della ripetizione di colpi inferti, Nate dovrebbe probabilmente morire immediatamente quando si schianta con l’ambulanza rubata di Simon, attaccando una paletta del defibrillatore al suo cuore e l’altra alla faccia di Simon. Dopo che entrambi sono miracolosamente sopravvissuti e Simon spezza in due il braccio di Nate come un ramoscello, Nate si riprende sparandosi di nuovo l’epinefrina. L’uso di un defibrillatore quando non si è in arresto cardiaco è già di per sé molto pericoloso, ma il dosaggio dell’epinefrina subito dopo è probabilmente la causa dell’attacco cardiaco che Nate subisce alla fine e che lo manda in coma.

La scena è incredibile e per i fan dell’azione eleva Mr. Morfina a uno dei migliori film di Jack Quaid, ma è scandaloso il trauma che Nate impone al proprio sistema cardiovascolare nel giro di pochi minuti! E lo fa sopravvivendo a un veicolo che si ribalta e sanguinando copiosamente da una frattura composta. Il vero superpotere di Nate, dunque, non è l’incapacità a sentire dolore, ma la disumana resistenza del suo fisico.

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Ben Affleck riflette sull’interpretazione di Batman e sul momento in cui ha capito: “Oh m*rda, abbiamo un problema”

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La notizia che Ben Affleck avrebbe interpretato il Cavaliere Oscuro in Batman v Superman: Dawn of Justice ha suscitato reazioni contrastanti da parte dei fan. L’attore ha dimostrato che i suoi detrattori si sbagliavano con il film del 2016, ma il film ha ricevuto recensioni negative e ha avuto un rendimento inferiore al botteghino.

Tuttavia, lui si è impegnato al massimo nel DCEU e ha fatto un cameo in Suicide Squad prima di tornare in Justice League. L’esperienza di Ben Affleck nel lavorare con il regista Joss Whedon sulle riprese del film lo ha allontanato dal ruolo e alla fine ha deciso di abbandonare la sua versione di Batman e quella di Geoff Johns.

Mentre in qualche modo è stato convinto a tornare per The Flash e un eventuale film Crisis on Infinite Earths, quest’ultimo progetto è stato scartato quando sono stati fondati i DC Studios e James Gunn ha deciso che Batman sarebbe stato riassegnato per il DCU.

Per qualche ragione, Ben Affleck ha chiarito di non avere alcun interesse a lavorare con il regista, quindi non c’è alcuna possibilità che indossi mantello e cappuccio per The Brave and the Bold.

Parlando con GQ per The Accountant 2, Ben Affleck ha riflettuto sul suo periodo come Cavaliere Oscuro. “Mi sono divertito molto. Ho adorato fare il film di Batman. Ho adorato Batman v Superman“, ha ammesso. “E mi sono piaciuti i miei brevi periodi in The Flash che ho fatto e quando ho lavorato con Viola Davis in Suicide Squad per un giorno o due”.

“In termini creativi, penso davvero che mi piaccia l’idea e l’ambizione che avevo per questo, che era quella di un Bruce Wayne più vecchio, distrutto e danneggiato. Ed era qualcosa che abbiamo davvero voluto nel primo film”.

Affleck ha poi continuato a condividere la sua opinione su dove tutto è andato storto per il suo Batman. “Quello che è successo è che ha iniziato a essere troppo vecchio per una gran parte del pubblico. Persino mio figlio all’epoca era troppo spaventato per guardare il film”, ha spiegato l’attore. “E così quando l’ho visto ho pensato, ‘Oh merda, abbiamo un problema.'”

“Poi penso che sia stato allora che hai avuto un regista che voleva continuare su quella strada e uno studio che voleva riconquistare tutto il pubblico più giovane a scopi contrastanti”, ha aggiunto, alludendo allo scontro di Zack Snyder con la Warner Bros e a come ciò abbia portato alla fine a due diverse versioni di Justice League. “Quindi hai due entità, due persone che vogliono davvero fare qualcosa di diverso e questa è una ricetta davvero pessima”.

La versione di Ben Affleck di Batman avrebbe dovuto mettere l’eroe contro Desthstroke, mentre la scena post-credit scartata di Flash ha rivelato che era intrappolato in una realtà diversa. Nessuna delle due storie si concretizzerà per ora, e il suo periodo come personaggio si è concluso con una nota stonata grazie alla versione sciocca dello Scarlet Speedster del combattente del crimine di Gotham City. Sulla base di queste osservazioni, almeno Affleck si è divertito con quell’esperienza.

The Last Duel, la spiegazione del finale del film di Ridley Scott

The Last Duel è l’epopea storica del 2021 di Ridley Scott: ecco il finale del dramma medievale e il destino di Marguerite. The Last Duel è basato su un libro di Eric Jager intitolato The Last Duel: A Story of Trial by Combat in Medieval France, a sua volta basato su eventi reali. I personaggi principali di The Last Duel sono esistiti e molte delle loro preoccupazioni e azioni mostrate nel film sono realmente accadute. Scott, Matt DamonBen Affleck e Holofcener si sono assicurati che molti costumi e pratiche medievali fossero mostrati accuratamente nel film.

Sebbene l’approccio in tre parti del film alla narrazione abbia portato a una conclusione soddisfacente, le prospettive in conflitto di Jean de Carrouges, Jacques le Gris e Marguerite de Carrouges a volte confondono alcuni aspetti contestuali della storia. Anche se il racconto di Marguerite su ciò che le è accaduto nel film è certamente la verità (come il film si preoccupa di sottolineare con una didascalia), ci sono aspetti della rivalità di de Carrouges con le Gris e del trattamento di Marguerite che meritano di essere approfonditi. Questo è particolarmente vero in quanto si riferiscono anche alla vera storia de The Last Duel.

Perché la terra che Le Gris aveva preso era così importante per de Carrouges?

Matt Damon e Jodie Comer in The Last Duel (2021)

Nel primo atto di The Last Duel, si vede Jean de Carrouges sconvolto per aver perso la terra a favore di Le Gris per ragioni molto cavalleresche, ma questo si rivela ben lontano dalla verità. Ciò che in realtà è emerso è stata una battaglia di desideri, costumi e legalità che ha posto le basi per la rivalità tra de Carrouges e Le Gris. Jean de Carrouges riteneva che la terra, la tenuta di Aunou-le-Faucon, gli spettasse di diritto, in quanto il padre di Marguerite, Robert de Thibouville, aveva promesso di includerla nella dote di de Carrouges.

Poiché all’epoca le donne erano considerate essenzialmente come beni produttori di eredi, una dote era un dono di ricchezza o di terra aggiuntiva destinato a rendere più desiderabile una potenziale sposa. Come vedovo senza eredi e incapace di pagare i suoi debiti, il personaggio di Matt Damon rischiava già di sminuire il suo nome sposando la figlia di un uomo caduto in disgrazia, e voleva ottenere più “valore” dall’accordo.

De Carrouges vede le cose in bianco e nero e l’idea che Jacques le Gris abbia beneficiato di qualcosa che era eticamente sbagliato agli occhi di de Carrouges ha creato un divario tra lui e il personaggio di Adam Driver, nella prima grande frattura della loro amicizia.

La terra in questione, tuttavia, fu confiscata dal conte Pierre in cambio del pagamento dei debiti insoluti di de Thibouville e donata a Jacques le Gris prima che de Carrouges si sposasse, annullando così qualsiasi diritto che de Carrouges potesse avervi. Poiché Jean de Carrouges è ritratto come un uomo con un codice d’onore interno molto rigido, questa mossa lo irritò nonostante non fosse tecnicamente illegale.

De Carrouges vede le cose in bianco e nero e l’idea che Jacques le Gris abbia beneficiato di qualcosa che era eticamente sbagliato agli occhi di de Carrouges ha creato un solco tra lui e il personaggio di Adam Driver, nella prima grande frattura della loro amicizia. Naturalmente, de Carrouges si dimostra anche una persona impulsiva, oltre che al verde dopo che la peste ha portato via metà del suo personale e dei suoi raccolti, quindi le sue rivendicazioni di onore e diritti potrebbero semplicemente mascherare il fatto che l’uomo finanziariamente indigente si sentiva offeso oltre che disperato.

Perché la corte non credette alla storia di Marguerite

Una delle scene più sorprendenti de The Last Duel è quella in cui la corte non crede alla versione di Marguerite de Carrouges sul suo stupro. Questo non è affatto incredibile, tuttavia, dati i pregiudizi nei confronti delle donne all’epoca (e, purtroppo, anche oggi). Come evidenzia il film, lo stupro in sé è visto come un reato contro la proprietà di Jean de Carrouges piuttosto che come un atto orribile commesso contro Marguerite stessa. Lo stato mentale di Marguerite, il suo disagio visibile e il suo benessere semplicemente non interessavano alla corte, a meno che non avessero un impatto diretto su Jean de Carrouges. Come mostrato in precedenza nel film con una scena tra le Gris e un’altra donna, il consenso di una donna non era certo una cosa che gli uomini sentivano di dover considerare all’epoca.

Un’altra questione importante per Marguerite nel film di Ridley Scott era che rimase incinta dopo essere stata violentata da le Gris, anche se il film chiarisce che avrebbe potuto rimanere incinta a seguito di un trattamento simile subito dal suo stesso marito poco dopo. Nel XIV secolo era diffusa la convinzione che le donne dovessero godere del sesso per rimanere incinte e, secondo la logica medievale, se Marguerite si fosse goduta il suo incontro con le Gris non poteva essere stato uno stupro. Questo modo di pensare trova un precedente in un’antica teoria greca (il modello galenico della riproduzione) secondo cui entrambi i partner dovevano godersi il sesso per concepire un figlio.

Perché il corpo di Le Gris fu spogliato nudo e appeso

Le Gris non solo fu ucciso da de Carrouges nel duello, ma il suo cadavere fu successivamente spogliato nudo, trascinato dai cavalli attraverso la piazza della città e appeso a testa in giù affinché tutti lo vedessero. Questo non è stato contestualizzato né da Ridley Scott né dalla sceneggiatura, e sembra quasi una coda inutile alla morte di Jacques le Gris. Tuttavia, questo evento si è effettivamente verificato dopo la morte del vero Jacques le Gris, ed è stato un deliberato tentativo di infangare ulteriormente il nome e la reputazione di le Gris.

Poiché nel Medioevo non c’era separazione tra Chiesa e Stato, questo atto si ricollega a una credenza chiamata “iudicium Dei”, il giudizio di Dio. All’epoca si credeva che in qualsiasi processo o prova per determinare la colpevolezza, Dio avrebbe protetto gli innocenti dal male, quindi chiunque avesse vinto il duello tra Jean de Carrouges e Jacques le Gris sarebbe stato dichiarato innocente. Le Gris perse il duello, il che significava che Dio aveva visto la sua colpevolezza e non lo aveva protetto. Agli occhi della corte e di chi stava a guardare, Le Gris divenne immediatamente un comune criminale. Anche se Ridley Scott crea sempre morti memorabili, il trattamento del corpo di Le Gris dopo il duello, in questo caso, doveva riflettere il suo nuovo status di criminale e portare vergogna all’uomo e al suo nome.

Perché Marguerite doveva essere bruciata sul rogo

The Last Duel Ben Affleck

Naturalmente, il discutibile sistema giudiziario di The Last Duel si rivela ancora peggiore quando l’attenzione si concentra su Marguerite de Carrouges. Proprio come Le Gris era stato dichiarato colpevole in virtù della sua morte, una vittoria di Jacques Le Gris sarebbe stata vista come la prova per tutti i presenti che le accuse contro di lui erano false. Poiché era stata Marguerite de Carrouges a muovere un’accusa contro Le Gris, questo avrebbe rivelato che era una bugiarda secondo, ancora una volta, la credenza medievale dell’iudicium Dei, permettendole così di essere punita per falsa testimonianza.

Sebbene le punizioni per falsa testimonianza nella Francia del XIV secolo non fossero sempre così severe da prevedere la condanna al rogo, il fatto che questo fosse il destino di Marguerite era un altro segno di come il valore degli uomini fosse giudicato immensamente superiore a quello delle donne in quell’epoca. Sia il destino dell’esecuzione che il suo modo orribile riguardavano tanto la punizione di una donna per aver danneggiato la reputazione di un uomo quanto la menzogna. Anche se non fosse stata condannata al rogo, la vita di Marguerite de Carrouges sarebbe sicuramente finita in un modo o nell’altro se suo marito avesse perso il duello.

Cosa significa l’ultimo primo piano sul viso di Marguerite

The Last Duel si conclude con una scena pacifica in cui Marguerite veglia sul figlio che cresce, realizzata dal regista Ridley Scott. La telecamera si concentra sul volto di Marguerite prima che il film sfumi nel nero e, sebbene la scena possa essere interpretata in vari modi, ciò che mostra e ciò che non mostra è certamente degno di nota, dato il focus del film sulla prospettiva. Gli elementi chiave della scena sono la posizione di Marguerite (è in un campo, con un castello sullo sfondo) e la notevole assenza di Jean de Carrouges.

Questa scena alla fine di The Last Duel offre a Marguerite un momento di riposo dai ruoli opprimenti che la politica, le norme sociali e gli uomini hanno svolto nella sua vita fino a quel momento. Questa idea è sottolineata dai cartelli che seguono, che rivelano che Jean de Carrouges morì in battaglia pochi anni dopo il duello e che Marguerite non si risposò mai.

Il vero messaggio e significato de L’ultimo duello spiegato

The Last Duel film 2021

Parlando con Vanity Fair, la co-sceneggiatrice di The Last Duel  di Matt Damon e Ben Affleck, Nicole Holofcener, ha dichiarato: “ …è davvero un film molto femminista. Abbiamo subito coinvolto alcuni gruppi #MeToo e il gruppo di Geena Davis per consigliarci e ascoltarci”. L’ultimo duello si distingue davvero dagli altri film epici medievali per la sua prospettiva fresca, che utilizza la sua storia per far luce su questioni come lo stupro e la misoginia. Ciò è dovuto in primo luogo alla sua struttura unica a tre prospettive che lascia abilmente per ultima la storia di Marguerite de Carrouges.

Mentre nei documenti storici ci sono molte informazioni sia su Jean de Carrouges che su Jacques le Gris, la storia di Marguerite è molto meno dettagliata, il che rafforza ulteriormente il concetto di donne come attori secondari all’epoca. The Last Duel finalmente dà voce a Marguerite, e una voce che dipinge un quadro molto duro e accurato degli uomini nella sua vita. Inoltre, aggiunge sfumature alla sua storia che, a differenza di molti altri film ambientati nel Medioevo, fornisce un resoconto accurato e stimolante di come le donne venivano trattate all’epoca, ma anche oggi.

La struttura de The Last Duel parla anche di come, ancora oggi, le donne stiano combattendo una dura battaglia per essere ascoltate quando si tratta di accuse di stupro e molestie sessuali.

The Last Duel parla anche di come, ancora oggi, le donne stiano ancora combattendo una dura battaglia per essere ascoltate quando si tratta di accuse di stupro e molestie sessuali. Le recenti storie di uomini potenti e di alto profilo licenziati da un progetto o portati in tribunale per violenza sessuale possono creare la percezione che sia facile nell’era post-#MeToo per le donne ottenere giustizia, ma questa è un’ipotesi errata. In realtà, è ancora incredibilmente difficile per le donne parlare di stupro o violenza sessuale. Spesso non è così per le donne né davanti all’opinione pubblica, né in tribunale, dove gli uomini pericolosi spesso se la cavano grazie a cavilli legali; basta guardare al recente esempio di Bill Cosby che è stato rilasciato dal carcere a causa di una scappatoia.

Il finale de The Last Duel illustra anche come, ancora oggi, in qualsiasi scenario basato su dichiarazioni contraddittorie, si tenda a dubitare della storia della donna, ma a prendere più sul serio gli uomini. Nella mente di de Carrouges, egli crede di essere un marito amorevole e un uomo onorevole che difende Marguerite nel momento del bisogno; in realtà, non le crede immediatamente e anche allora lo vede solo in termini di offesa nei suoi confronti da parte di Le Gris. Le Gris si considera una figura altamente desiderabile: la cosa più inquietante è come nel suo racconto dello stupro di Marguerite, lei sia quasi giocosa e non necessariamente riluttante.

Le Gris menziona persino le sue “solite proteste” più avanti nel film, ma la sua prospettiva lo inquadra come se Marguerite avesse inviato segnali contrastanti. La prospettiva di Marguerite abbatte ogni illusione e si concentra sulla sua lotta e sui maltrattamenti subiti in un mondo dominato dagli uomini. L’inquadratura della triplice prospettiva illustra come gli uomini di ogni epoca giustifichino azioni spaventose e come il peso sia sempre sulle donne per raggiungere uno standard di prova più elevato, nonché gli effetti della misoginia interiorizzata. Si spera che The Last Duel ispiri anche film futuri ad essere altrettanto riflessivi.

Come è stato accolto il finale di The Last Duel

The Last Duel è stato un successo clamoroso per il regista di Il gladiatore, Ridley Scott, e il film del 2021 è diventato un successo sia di critica che di pubblico, come dimostrano gli 85% di Tomatometer e l’81% di Popcornmeter su Rotten Tomatoes. Se le interpretazioni del cast, le scene e le capacità di regia di Ridley Scott sono stati tutti fattori chiave del successo, anche la trama e il finale de The Last Duel sono stati incredibilmente importanti. In particolare, molti critici hanno sottolineato il duello finale di The Last Duel, mentre personaggi come Roger Ebert e Glenn Kenny hanno elogiato questo momento specifico:

“E [l’atto finale de L’ultimo duello] porta tutti al duello finale che, anche per gli elevati standard stabiliti dal Gladiatore di Scott, è quello che si potrebbe definire un capolavoro.”

Data la struttura in tre atti de The Last Duel, il finale è anche notato nella maggior parte delle recensioni perché si concentra su Marguerite. È considerato la sequenza più scioccante di tutte, soprattutto per come mostra senza esitazioni l’aggressione sessuale di Marguerite dal suo punto di vista. Anche i critici che non hanno risposto in modo eccessivamente positivo hanno elogiato il terzo atto de The Last Duel. Ad esempio, nella sua recensione a 3 stelle per The Guardian, Mark Kermode nota l’efficacia con cui il finale di The Last Duel cattura i temi centrali del film:

“Infine, e in modo molto coinvolgente, abbiamo il racconto di Marguerite, una versione del tutto più illuminante in cui Jean e Jacques trattano le donne come beni mobili, ridotte dalla legge e dalla consuetudine allo status di proprietà. Le scene di montaggio equino sono pesantemente giustapposte ai tentativi infruttuosi di Jean di generare un erede (“Confido che la tua ‘piccola morte’ sia stata memorabile e produttiva”, dichiara quando è esausto), mentre le visioni narcisistiche di Jacques di sguardi civettuoli si rivelano semplici sorrisi diplomatici. Questa volta è la malignità di un mondo in cui solo gli uomini hanno potere a essere in primo piano, presagendo una resa dei conti tanto assurda quanto brutale, che lascia Marguerite in pericolo di essere bruciata viva per il crimine di aver osato parlare.

In definitiva, il finale deThe Last Duel  è la parte più importante del film e del messaggio che cerca di trasmettere. È nel terzo e ultimo atto che i molti temi centrali del film si uniscono e vengono esplorati con la più incrollabile onestà. Anche tra i critici che non hanno apprezzato The Last Duel, il finale è ancora citato come forte da molti. Sì, c’è chi ritiene che il messaggio sia stato un po’ troppo pesante, ma questi sono la minoranza anche tra le voci più critiche.

The Last Duel, la storia vera: cosa racconta il film di Ridley Scott

Ridley Scott ha in programma di far uscire alcuni nuovi film entro il prossimo anno, tra cui il tanto atteso dramma storico The Last Duel (la nostra recensione). Insieme a House of Gucci, The Last Duel è il primo lungometraggio di Scott da All the Money in the World e il film di fantascienza di Ridley Scott che è stato Alien: Covenant nel 2017, lasciando il pubblico desideroso di vedere il suo cinema di nuovo in azione. Il nuovo film di Scott è tratto dal libro The Last Duel: A Story of Trial by Combat in Medieval France di Eric Jager, che racconta la storia vera di un duello del XIV secolo tra un cavaliere francese e il suo scudiero, dopo che il primo ha accusato il secondo di aver violentato sua moglie.

Dato il contenuto controverso del film, ha sorpreso molti studi che la Disney non abbia mai venduto i diritti di produzione. Tuttavia, la Disney si rese conto di quanto gli studios stessero cercando di accaparrarsi i diritti del film, quindi andò avanti aggiungendo il film medievale e assicurandosi Scott come regista. The Last Duel era originariamente previsto per l’uscita nelle sale nel gennaio 2021, ma la pandemia di COVID-19 ha causato notevoli ritardi nella produzione, spostando la data di uscita ora ufficiale al 15 ottobre 2021.

The Last Duel segnerà il ritorno dei frequenti collaboratori Matt Damon e Ben Affleck , quest’ultimo nel ruolo del cavaliere Jean de Carrouges. Tra gli altri membri del cast figurano Adam Driver nel ruolo opposto a quello di Damon, lo scudiero Jacques Le Gris, l’attrice di Killing Eve Jodie Comer nel ruolo della moglie di Jean e Alex Lawther nel ruolo di re Carlo VI. Mentre Ridley Scott affronta la memorabile battaglia all’ultimo sangue del XIV secolo, ecco tutto ciò che sappiamo sulla storia vera che sta dietro a The Last Duel.

L’epoca de The Last Duel: la guerra dei cent’anni spiegata

The Last Duel è ambientato nella Francia del XIV secolo, con la data specifica del duello culminante che si svolge il 29 dicembre 1386. La trama si svolge nell’Europa medievale, quando la Guerra dei Cent’anni era solo al cinquantesimo anno dei suoi 116 anni di durata. Una delle battaglie più sanguinose e più lunghe della storia, simile alle battaglie vichinghe, la Guerra dei Cent’anni consisteva in una serie di conflitti tra Inghilterra e Francia, principalmente per la corona francese rivendicata dalla Casa di Valois francese e dalla Casa di Plantageneto inglese.

Adam Driver in The Last Duel (2021)

Con il proseguire della guerra, il conflitto si trasformò in un sentimento nazionalista che divise ulteriormente le nazioni dell’Europa occidentale e in una lotta per un potere più ampio. Cinque generazioni di re delle famiglie rivali cercarono di conquistare la corona e un ampio controllo dell’Europa, contribuendo a un prolungato sentimento di nazionalismo che separò l’unità all’interno dell’Europa occidentale e facendo affidamento sul concetto di cavalleria in guerra del Medioevo. Mentre gli spettatori aspettano di scoprire dove The Last Duel si collochi tra i film di Ridley Scott, di certo si svolge nella seconda fase generalizzata della guerra alla fine della guerra delle due rose, che vide la morte di re Carlo V e l’ascesa al trono nel 1380 del figlio Carlo VI, di soli 11 anni. Solo nel 1453 gli inglesi furono sconfitti e la Francia mantenne il controllo sulla propria corona, anche se ciò segnò la fine delle monarchie francese e inglese tradizionalmente intrecciate.

La storia vera dietro a The Last Duel: l’accusa di Marguerite de Carrouges

The Last Duel

La moglie di Jean de Carrouges era una figura controversa in quanto figlia di Robert de Thibouville, un signore normanno che si era schierato contro diversi re francesi in dispute territoriali. Carrouges la sposò nella speranza di avere un erede e tentò di utilizzare la sua nuova rivendicazione sulla proprietà di suo suocero per riconquistare un pezzo di terra dal suo rivale Jacques Le Gris (Adam Driver). La rivendicazione andò in tribunale contro il conte Pierre, che possedeva la proprietà e la diede a Le Gris, anche se dopo che Carrouges perse la causa, la sua reputazione presso la corte di Pierre diminuì e la sua faida con Le Gris crebbe. Dopo altri due tentativi falliti di far crescere la sua rivendicazione territoriale, Carrouges incolpò Le Gris delle sue sconfitte. Circa un anno dopo, gli uomini si ricollegarono e giurarono di porre fine alla loro faida, dopodiché Carrouges presentò Le Gris a sua moglie.

Dopo una serie di sconfitte francesi nella Guerra dei Cent’anni, Carrouges tornò a casa al verde e sconfitto, mentre Le Gris divenne più ricco e si guadagnò la reputazione di donnaiolo. Un giorno in cui Marguerite fu lasciata a casa da sola senza la madre o la servitù, una rarità nel Medioevo per le nobildonne, Le Gris si presentò a casa sua sostenendo di amarla disperatamente. Lei protestò, così Le Gris si introdusse in casa sua e le chiese di avere una relazione. Quando lei rifiutò di nuovo, lui la violentò violentemente con l’aiuto del suo amico Adam Louvel. Lui le disse che l’avrebbe uccisa se l’avesse detto a qualcuno, così lei rimase in silenzio fino al ritorno del marito, dopodiché confessò a lui e a un consigliere quello che era successo con Le Gris.

Jean de Carrouges contro Jacques Le Gris: cosa accadde nella vita reale?

Matt Damon e Jodie Comer in The Last Duel (2021)

Dopo che il conte Pierre aveva assolto Le Gris da tutte le accuse e aveva accusato Marguerite di essersi inventata l’intera faccenda, Carrouges fece appello al giovane re Carlo VI in persona. Carrouges credeva che non avrebbe trovato un altro equo processo penale, quindi chiese un duello all’ultimo sangue in cui il duellante sopravvissuto sarebbe stato considerato da Dio il legittimo pretendente. I giudici del processo preliminare non riuscirono a decidere chi fosse colpevole, quindi il caso passò a un processo per duello, una pratica un tempo comune in Francia ma diventata piuttosto rara alla fine del XIII secolo.

Il duello tra Carrouges e Le Gris divenne uno spettacolo per tutta Parigi, con centinaia di cittadini che vennero a guardare in un’arena ufficiale, con il re Carlo VI che lo trasformò in un evento all’interno della sua serie di feste e celebrazioni. Gli uomini salirono a cavallo sul campo con un’ascia, un pugnale, un’armatura, una spada lunga e una lancia ciascuno, affrontando quattro round di cariche a cavallo prima di uccidere i rispettivi destrieri e passare al clou del duello in stile Hamilton a piedi. Le Gris pugnalò Carrouges alla coscia, spingendolo a reagire con forza animalesca mentre inchiodava Le Gris a terra e lo trafiggeva ripetutamente con una spada che scalfiva solo l’armatura. Carrouges strappò con rabbia la maschera di Le Gris e gli chiese di ammettere la sua colpevolezza, al che Le Gris rispose che in nome di Dio era innocente. Questa risposta fece infuriare Carrouges, che pugnalò Le Gris al collo e lo uccise sul colpo.

Fu davvero The Last Duel? Quando la Francia vietò i duelli

The Last Duel Ben Affleck

Sebbene l’evento sia passato alla storia come The Last Duel in Francia, The Last Duel non è tecnicamente una descrizione accurata. Il duello era diventato piuttosto raro in Francia quando Carrouge e Le Gris si affrontarono, quindi fu uno spettacolo raro con nomi importanti che attirò una grande folla. Il film di Ridley Scott documenta l’ultimo duello giudiziario permesso da un re francese e dal Parlamento di Parigi, ma non fu il vero ultimo duello della Francia in senso letterale. I duelli furono ancora consentiti per quasi due secoli in Francia, anche se non sarebbero stati ufficialmente autorizzati per verdetti giudiziari sotto il re e il Parlamento.

Secondo l’Enciclopedia Britannica, fu solo nel XVI secolo che Carlo IX emanò un decreto sui duelli d’onore in cui chiunque fosse coinvolto sarebbe stato messo a morte, anche se ciò non avrebbe scoraggiato i parigini. Il duello continuò a essere praticato in Francia e nel 1626 re Luigi XIII emanò un editto ufficiale contro i duelli. La pratica diminuì nei secoli successivi, ma l’ultimo vero duello in Francia ebbe luogo nel 1967, quando due politici si sfidarono dopo essersi scambiati insulti. Anche se The Last Duel mostra la pratica legale nel suo periodo di massimo splendore, non è ancora l’ultimo duello della Francia fino ad oggi.

Il bambino di cristallo: recensione del film di Jon Gunn

Il bambino di cristallo: recensione del film di Jon Gunn

La diversità non è mai un’etichetta. Nonostante nel nostro tessuto sociale si consideri un marchio indelebile che ci relega ai margini, chi è diverso, guarda caso, costituisce sempre una fonte di insegnamento per chi si ritiene, nel nostro mondo, normale. Questa è la riflessione a cui vuole spingerci Jon Gunn con il suo Il bambino di cristallo, pellicola ispirata alla vera storia di Austin LeRette, giovane autistico affetto da una rara patologia ossea, e basata sul libro autobiografico The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s Courage, and a Story of Unconditional Love, scritto da Scott Michael LeRette – padre del ragazzo – e Susy Flory. Nel cast figurano Zachary Levi e e Meghann Fahy nei panni dei genitori, e il bravo Jacob Laval nelle vesti di Austion. Il film arriva nelle sale dal 27 marzo, distribuito da Notorious Pictures.

Il bambino di cristallo, la trama

Austin è un bambino nato con l’osteogenesi imperfetta, una condizione ereditaria che rende le sue ossa estremamente fragili. Infatti, mentre gli altri bambini giocano liberamente, lui deve costantemente fare attenzione, ma nonostante le limitazioni fisiche, cresce con una gioia di vivere che contagia chi gli sta intorno. I suoi comportamenti, che alle volte risultano essere atipici, portano però i genitori, Scott e Teresa, a scoprire un’altra verità: Austin è autistico.

Per il padre, questo, è un colpo duro: nonostante tutto l’amore, non riesce davvero a comprendere il mondo interiore di suo figlio. Le preoccupazioni per la condizione di Austin si intrecciano così alla sua lotta contro l’alcolismo, in un circolo vizioso che sembra senza via d’uscita. Ma sarà proprio Austin – con la sua felicità autentica e quel modo speciale di vedere la vita che Scott inizialmente non afferrava – a tendergli la mano senza volerlo, mostrandogli la strada per risollevarsi.

Il bambino di cristallo film
© Notorious Pictures.

Quando la malattia diventa fonte d’ispirazione

Prima di quest’opera, il cinema aveva già esplorato le sfumature dell’autismo. Basti pensare a Miracle Run o Temple Grandin, che avevano collocato al centro della narrazione la determinazione e il coraggio dei protagonisti nel perseguire un’esistenza ricca e serena, senza compromessi. Una lezione di vita che trova ulteriore conferma ne Il bambino di cristallo, il cui nucleo è l’ottimismo e la gratificazione che è possibile ottenere a dispetto della propria condizione fisica. Austin, infatti, oltre a rientrare nello spettro autistico, soffre di osteogenesi imperfetta, una malattia che rende le ossa estremamente fragili. Basta un banale incidente, e queste si frantumano come fossero, per l’appunto, cristallo. Nonostante una situazione che lo costringe fin dall’infanzia a rinunciare alle attività tipiche dei suoi coetanei, come saltare e correre, il bambino cresce con un’indole radiosa, senza fardelli interiori, e con lo sguardo colmo di stupore e meraviglia, elementi che scopriamo essere esaltati proprio dal suo autismo.

Se per Austin la sua condizione rappresenta perciò un impulso verso un universo ricco di fantasia, sogni e felicità – quasi fungesse da filtro per attenuare la cruda realtà – per il padre Scott diventa un’occasione di crescita. Un genitore che inizialmente fatica a decifrare il figlio, e che porta sulle spalle il peso di una serie di problematiche tra cui l’alcolismo, si trasforma nel primo “discepolo” del proprio bambino, il quale gli mostra il valore della gioia e delle piccole cose, spalancandogli inoltre le porte del suo mondo immaginifico.

Austin e l’autismo: una lezione di vita

Il bambino di cristallo si erge così a insegnamento universale, esortandoci a reagire alle avversità, perché chi si trova in una condizione apparentemente svantaggiata diventa, in realtà, fonte d’ispirazione e meraviglia, proprio in virtù della sua capacità di essere ciò che una persona ordinaria non è.

E il merito è senza dubbio di una sceneggiatura ben calibrata, ritmata, che affida direttamente ad Austin, attraverso una voce fuori campo persistente accompagnata da illustrazioni e animazioni vivaci, il compito di trasmettere allo spettatore la sua prospettiva, guidandolo verso una piena comprensione del suo punto di vista. Ci ritroviamo così ad ampliare i nostri orizzonti sulla quotidianità e sul modo in cui dovremmo affrontare il nostro percorso. Perché le difficoltà e le sofferenze esistono, ma spetta a noi scegliere come affrontarli e superarli. E forse, il nostro mentore, è proprio colui dal quale presumiamo di non poter apprendere nulla. E invece ci indica come vivere in pace.

The Alto Knights: la storia vera dei due boss mafiosi interpretati da Robert De Niro

Con The Alto Knights – I due volti del crimine (la nostra recensione), in uscito il 20 marzo, Robert De Niro torna a un film di mafia, interpretando due ruoli. Scritto dallo sceneggiatore di Quei bravi ragazzi, Nicholas Pileggi, The Alto Knights si ispira alla storia vera della rivalità tra Frank Costello e Vito Genovese, grandi nomi del crimine organizzato a New York a metà del XX secolo, entrambi interpretati da De Niro. Il titolo “Alto Knights” è il nome di un vero club sociale nel quartiere Little Italy di New York, dove i mafiosi potevano parlare di persona in tutta sicurezza.

Ecco come The Alto Knights racconta la drammatica storia di Frank Costello e Vito Genovese. TIME ha parlato con due esperti di mafiosi, Tony DeStefano, autore di The Deadly Don: Vito Genovese, Mafia Boss e Top Hoodlum: Frank Costello, Prime Minister of The Mafia, e Geoff Schumacher, vicepresidente del settore mostre e programmi del Mob Museum di Las Vegas.

Come Frank Costello e Vito Genovese divennero influenti

“Si può riassumere in una parola: proibizionismo”, afferma Schumacher.

La mafia prosperò durante il periodo del proibizionismo, dal 1920 al 1933, quando il divieto di produrre, vendere e trasportare alcolici negli Stati Uniti creò un mercato nero per l’alcol. Costello e Genovese divennero figure di spicco nel “rum running” (il contrabbando di alcolici di buona qualità negli Stati Uniti dal Canada, dai Caraibi o dall’Europa) e nel “bootlegging” (la produzione e la vendita di alcolici).

“Erano essenzialmente rivali”, dice DeStefano. Ognuno di loro ebbe molto successo, con approcci diversi. In The Alto Knights, Genovese cattura la loro dinamica in una frase rivolta a Costello: ‘Se vuoi fare il diplomatico, sono affari tuoi. Io sono un gangster’.

Genovese era noto per la criminalità di strada e la violenza per ottenere ciò che voleva. “Era più un delinquente della criminalità organizzata”, dice Schumacher. Era un sottocapo di Lucky Luciano, che prese il controllo della mafia in America nel 1931 dopo aver ucciso il boss di New York Joe Masseria.

Al contrario, Costello era principalmente un potente uomo di potere a New York, meno concentrato sulla violenza di strada e più concentrato sull’ottenere l’elezione di persone e sul controllo dei giudici e della polizia. “A New York, per molti anni, ha tenuto sotto controllo tutti i tipi di persone nella sfera politica attraverso tangenti”, afferma Schumacher.

Costello era anche coinvolto nell’industria del gioco d’azzardo, introducendo le slot machine a New York e a New Orleans. Nel 1949 è persino apparso sulla copertina della rivista TIME.

Il film si svolge nel 1957, quando Genovese è geloso del potere e dell’influenza di Costello e vuole usurpargli il ruolo di grande capo a New York. Il film si apre con un fallito tentativo di assassinio contro Costello e, sebbene Genovese non sia stato l’uomo che ha premuto il grilletto, “era sicuramente dietro”, dice Schumacher.

Come mostra il film, Costello accetta di ritirarsi e farsi da parte in modo che Genovese possa prendere il suo posto. Costello viene mostrato mentre si gode la bella vita a Central Park West, mentre porta a spasso cani vestiti con cappotti di visone in miniatura, tra cui un pomerania con un berretto di pelliccia.

Come The Alto Knights – I due volti del crimine descrive l’incontro di Apalachin

The Alto Knights - I due volti del crimine

La presa di potere di Genovese porta a una delle scene più drammatiche de Gli alti cavalieri, quando il film mostra i poliziotti dello stato di New York che interrompono un summit di capi mafia alla guida di Cadillac nel nord dello stato. Questo raduno, per riconoscere Genovese come il principale boss della mafia a livello nazionale, ebbe davvero luogo il 14 novembre 1957 ed è noto come “Incontro di Apalachin”. Come mostrato nel film, i mafiosi che arrivarono alla riunione cercarono di sfuggire alla polizia scappando nei boschi, e le loro auto rimasero bloccate nel fango mentre accendevano i motori.

Costello è in viaggio per l’evento, ma non ce la fa mai perché si ferma costantemente alle attrazioni e ai negozi lungo la strada.  Il film sembra propendere per la teoria secondo cui Costello avvisò le autorità locali che un gruppo di persone senza scrupoli si sarebbero riunite, forse per vendicarsi di Genovese che aveva cercato di ucciderlo. “Non sappiamo se Costello l’abbia mai fatto”, dice DeStefano. ‘Non sappiamo con certezza che Costello abbia fatto quel viaggio. Non era presente a quell’incontro… Ma è un buon film’.

Cosa accadde a Frank Costello e Vito Genovese

Sebbene Vito Genovese sopravvisse alla riunione, per lui fu l’inizio della fine. Nel 1959 fu condannato a 15 anni di carcere dopo essere stato arrestato per traffico di eroina. Morì dietro le sbarre, per problemi cardiaci, nel 1969 all’età di 71 anni.

Costello scontò la pena per oltraggio al Congresso ed evasione fiscale, ma poté trascorrere gli ultimi anni della sua vita a casa, dedicandosi principalmente al giardinaggio e mostrando i suoi fiori alle mostre orticole. Morì nel 1973 all’età di 82 anni.

Anche il potere della mafia iniziò a diminuire a questo punto. Promulgata nel 1970, la legge sulle organizzazioni influenzate dalla criminalità organizzata (RICO, in breve) consentì ai pubblici ministeri federali di perseguire i mafiosi a livello nazionale.

The Alto Knights – I due volti del crimine, la spiegazione del finale

The Alto Knights – I due volti del crimine esplora la rivalità tra Frank Costello e Vito Genovese, e il finale è complicato, con eventi della vita reale intrecciati ed esagerazioni drammatiche. Barry Levinson è il regista di film classici come Rain Man e Good Morning, Vietnam, e anche se negli ultimi anni è stato meno in vista, ha continuato a lavorare a progetti con collaboratori di lunga data come Robert De Niro. De Niro è il protagonista di The Alto Knights – I due volti del crimine (la nostra recensione), nel ruolo di due boss della mafia: Costello e Vito Genovese.

Il film inizia con il fallito tentativo di omicidio di Vito Genovese contro Frank Costello e, dopo aver fornito il contesto, ritorna sulle conseguenze. Frank intende perdonare Vito, rinunciare alla sua posizione e lasciare la vita mafiosa per sempre. Non vuole rischiare la vita perché non si sente più dedito al suo lavoro, quindi cerca di ritirarsi. Vito non crede che Frank si ritirerà, quindi continua a perseguire il conflitto. Vito è quindi presente a un evento chiamato riunione di Apalachin, che porta a un raid nella vita reale che ha visto 60 boss nazionali detenuti e incriminati.

La spiegazione del piano di Frank Costello per sconfiggere Vito Genovese

Dopo l’omicidio di Albert Anastasia in un negozio di barbiere, Frank Costello capisce che Vito Genovese non lo lascerà andare via dalla vita. Il comportamento instabile di Vito e la sua costante sete di sangue lo hanno portato a essere paranoico, anche nei confronti del più mite Frank Costello. Come spiega Frank, Vito anticipa le azioni degli altri immaginandole come se fossero le sue, quindi crede che Frank tenterà di fare qualcosa di malvagio per vendicarsi del tentativo di omicidio fallito nei suoi confronti. Il film non mostra Frank alla ricerca di vendetta, ma è anche raccontato con un pregiudizio verso la sua prospettiva.

La rappresaglia di Frank contro Vito è probabilmente più tabù, almeno per un membro della mafia. Come dice Frank, ha bisogno di un modo per vendicarsi di Vito che non possa essere ricondotto a lui. Se dovesse uccidere Vito, potrebbe avere il sostegno di altri boss, ma rischia di scatenare una guerra che lo trascina più in profondità. Il piano di Frank prevede una soffiata alle forze dell’ordine che porti a smascherare la mafia su più ampia scala, consentendo l’incarcerazione di personaggi come Vito Genovese in seguito al nuovo riconoscimento della mafia come organizzazione nazionale.

Frank Costello ha davvero fatto la soffiata alla polizia?

Una delle domande principali sul finale de I gangster è se Frank Costello abbia davvero informato la polizia dell’incontro di Apalachin. Ovviamente, essere scoperti in questo avrebbe potuto costare la vita a Costello, ma non ci sono prove che ciò sia mai accaduto. Secondo l’intervista di Time’s con lo sceneggiatore di I gangster e Quei bravi ragazzi Tony DeStefano, Non sappiamo per certo che Costello abbia fatto quel viaggio. Non era presente a quell’incontro… Ma è un buon film”. La mossa si basa su una teoria, ma non c’è nulla di concreto a sostegno.

The Alto Knights vede Frank Costello fermarsi in modo comico per più giri di caffè e una breve gita per raccogliere mele, facendo tutto il possibile per evitare di raggiungere Apalachin prima che la polizia venisse a sapere cosa stava succedendo.

Ai fini del film, è così indiscreto da far sospettare il suo autista che stia tramando qualcosa. Nella vita reale non andò così.

Perché Vito Genovese si sentì tradito da Frank Costello

Robert De Niro nel film The Alto Knights - I due volti del crimine
Robert De Niro nel film The Alto Knights – I due volti del crimine

La rivalità tra Vito Genovese e Frank Costello iniziò a causa di un evento avvenuto circa due decenni prima degli eventi de I cavalieri di New York. Nel 1937, Vito Genovese fu costretto a fuggire in Italia, trasferendo il suo potere all’amico di lunga data Frank Costello. Dopo essere tornato in America e aver trascorso un breve periodo in carcere, nel 1946 Vito riprese la sua vita, ma Frank Costello non era disposto a restituirgli il potere. Questo è spiegato in modo abbastanza accurato nel film, anche se gli eventi della vita reale coinvolgevano un terzo giocatore, Charles “Lucky” Luciano, che non era nel film e che diffidava di Vito.

Dopo essere tornato in America e un breve periodo di detenzione, Vito tornò alla vita nel 1946, ma Frank Costello non era disposto a restituirgli il potere.

Dopo diversi anni in cui mantenne provvisoriamente la sua posizione di vicecapo, Vito decise di muoversi contro Frank Costello, con Vincent Gigante che ricevette l’ordine di eseguire l’omicidio il 2 maggio 1957. Nella vita reale, Frank riuscì a dimettersi dalla sua posizione dopo essere sopravvissuto allo sparo, e Vito prese il controllo della famiglia più tardi quell’anno. Questo portò alla riunione di Apalachin nel novembre 1957.

Cosa accadde realmente all’incontro di Apalachin

The Alto Knights - I due volti del crimine recensione film
Robert De Niro in The Alto Knights – I due volti del crimine

L’incontro di Apalachin fu organizzato da Vito Genovese per consolidare il suo potere come nuovo boss della famiglia criminale dei Luciano. Cuba, che nel film viene citata da Vito come possibile terreno di attività per Frank, fu in realtà uno dei principali argomenti discussi durante l’incontro reale, insieme alla questione degli stupefacenti, che per molto tempo era stata una differenza ideologica tra Vito e Frank.

Ospitati dal boss della Pennsylvania Joseph Barbara, la polizia locale venne a conoscenza dell’attività del figlio, prenotando camere d’albergo locali e ordinando una notevole quantità di carne da un macellaio nelle vicinanze. Come nel film, la polizia scoprì le auto e iniziò a segnare le targhe, facendo prendere dal panico i mafiosi che fuggirono dalla scena. All’incontro, venti dei boss mafiosi presenti furono accusati di “cospirazione per ostruzione alla giustizia mentendo sulla natura dell’incontro malavitoso” e in seguito furono dichiarati colpevoli nel gennaio 1959.

Il vero significato del finale di “Gli intoccabili” spiegato

Tra i migliori film di Robert De Niro ci sono classici della mafia come Quei bravi ragazzi, Il padrino – Parte II e Gli intoccabili. Non è nuovo a questo genere, avendo praticamente definito la rappresentazione culturale dei mafiosi italo-americani. The Alto Knights – I due volti del crimine non ha ricevuto recensioni così positive come alcuni dei suoi classici, ma le interpretazioni offerte dal leggendario attore offrono un livello di prestigio che la maggior parte dei film non ha. Il fatto che De Niro interpreti entrambi i personaggi è fondamentale per i temi del film.

The Alto Knights non è solo la storia di due mafiosi, ma di due uomini cresciuti nello stesso ambiente ma diventati nemici. È una storia di dualità. Frank Costello e Vito Genovese sono persone totalmente diverse, ma condividono elementi innati e ci sono aspetti di se stessi l’uno nell’altro. Il titolo di The Alto Knights – I due volti del crimine si riferisce a un luogo comune della loro infanzia, ma è anche un promemoria dello yin-yang che questi personaggi formano. Frank pensa di aver capito la psicologia di Vito, ma il suo piano finale dimostra quanto abbiano davvero in comune.

Pedro Pascal sulle abilità di Reed Richards in camera da letto: “Tutto deve allungarsi”

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Pedro Pascal sta attualmente facendo il tour promozionale per The Last of Us – Stagione 2 e ci aspettiamo che risponda a più di qualche domanda su I Fantastici Quattro: Gli Inizi.

La prima è arrivata durante Jimmy Kimmel Live! e il conduttore non ha resistito a chiedere all’attore della relazione tra Reed Richards e Sue Storm… in camera da letto, ovviamente. Presentando una vignetta della serie di fumetti Fantastic Four di J. Michael Straczynski, Kimmel si è chiesto a cosa si riferisse la Donna Invisibile quando elogiava il “meraviglioso set di abilità” del marito.

Confermando che “tutto deve allungarsi“, Pascal ha sostenuto che significa semplicemente che il leader dei Fantastici Quattro è “un incredibile conversatore a letto“. Reed e Sue, tuttavia, avranno un figlio nel prossimo reboot. Franklin Richards dovrebbe avere un ruolo importante sia in questa storia che nello scontro della squadra con il Dottor Destino in Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars.

L’anno scorso, a Pedro Pascal è stato chiesto perché avesse deciso di unirsi all’MCU e a questo film, in particolare. “Principalmente, per il cast di cui avrei fatto parte”, ha spiegato. “Matt Shakman, il regista, è un mio amico da una vita. E grazie all’influenza del mondo Marvel, [è] autore di così tanta parte dell’intrattenimento popolare”. “Ed essere invitato a quell’esperienza è qualcosa a cui non potrei dire di no”, ha continuato Pascal. “Amo il fumetto e adoro stare in una famiglia”.

Tutto quello che c’è da sapere su I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film I Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro: Gli Inizi, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter HauserJohn MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre comparire nel film.

Elizabeth Olsen spiega perché NON tornerà in Avengers: Doomsday e Secret Wars

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Nonostante le persistenti voci contrarie, Elizabeth Olsen ora afferma che non tornerà come Wanda Maximoff, alias Scarlet Witch, per i prossimi film di Avengers dei Marvel Studios.

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars sono destinati a essere girati uno dopo l’altro (con una breve pausa nel mezzo) nel Regno Unito il mese prossimo, ma Olsen ha rivelato che tornerà a casa negli Stati Uniti per girare un nuovo progetto quando le telecamere inizieranno a girare mentre parlava con THR del suo nuovo film, The Assessment.

“Non me ne sono resa conto fino a circa sei anni fa, ma poiché la Marvel e la sua influenza occupano così tanto tempo e spazio fisici nel mondo, è davvero importante per me fare delle scelte al di fuori della Marvel che riflettano il mio gusto”, ha detto Olsen al sito. “Il tuo gusto crea l’artista che sei, e non era qualcosa a cui pensavo quando ho iniziato a lavorare. Ero solo grato di essere un attore professionista. Volevo sforzarmi di interpretare ruoli diversi e non pensavo davvero al mio gusto. Quindi l’opportunità di tornare a fare film come questo è un riflesso delle persone con cui voglio lavorare e del mio gusto personale in un certo senso, anche se non sono il regista”.

Elizabeth Olsen vuole recitare in altri film

“No”, ha risposto quando le è stato chiesto se sarebbe rimasta a Londra per girare i prossimi film evento MCU. “Sono tornata [negli Stati Uniti]. Ho appena finito [Panic Carefully]. Sto passando alle riprese di un pilota per FX [chiamato Seven Sisters]”.

Tuttavia, Olsen ha lasciato intendere più volte che riprenderà il ruolo di Wanda a un certo punto. “È davvero insolito”, ha detto la star di WandaVision quando le è stato chiesto come ci si sente a interpretare un personaggio per così tanto tempo in un film live-action e di animazione. “È qualcosa di incredibile. Immagino che sia ciò che provano le persone quando possono fare una serie TV per molto tempo. Poter tornare a interpretare un personaggio e continuare a farlo andare avanti è stato molto divertente per me, soprattutto perché mi hanno dato qualcosa come WandaVision per far saltare tutto in aria. E da lì, Doctor Strange è stata una svolta così selvaggia e folle. Mi sento molto fortunata di aver potuto interpretare un personaggio per oltre 10 anni della mia vita e mi piacerebbe continuare a farne di più. Ma la cosa dell’animazione, mi sembra un mondo parallelo. Non so davvero come si interseca con quello che facciamo. Ma mi è piaciuto molto interpretarla per oltre 10 anni e continuo a sentirmi fortunata di avere le opportunità che ho avuto, creativamente.”

Tutto quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, mentre Avengers: Secret Wars è previsto per il 7 maggio 2027.

Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Al momento non si hanno certezze sugli attori che comporranno il cast del film, né su precisi elementi di trama.

Il ritorno di Downey nel MCU è stato annunciato al Comic-Con dello scorso anno, dove è stato svelato che l’attore interpreterà Victor Von Doom nei prossimi due film dei Vendicatori. A dicembre Deadline ha riportato la notizia che Chris Evans sarebbe tornato nell’universo Marvel in un ruolo ancora da definire. Un altro casting per il prossimo Avengers: Doomsday è quello di Hayley Atwell, che dovrebbe riprendere il suo ruolo di Agente Carter.

Michael B Jordan e Ryan Coogler ci invitano a guardare la prima clip di I Peccatori

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Sull’account Instagram ufficiale di IMDb, Michael B Jordan e Ryan Coogler, protagonista e regista de I Peccatori (Sinners), ci invitano a guardare la prima clip del film, che arriverà al cinema dal 18 aprile 2025 distribuito da Warner Bros.

Cosa sappiamo su I Peccatori (Sinners) di Ryan Coogler con Michael B Jordan

Cercando di lasciarsi alle spalle le loro vite travagliate, due fratelli gemelli (Jordan) tornano nella loro città natale per ricominciare, solo per scoprire che un male ancora più grande li aspetta per accoglierli di nuovo. “Se continui a ballare con il diavolo, un giorno ti seguirà fino a casa”.

Scritto e diretto dal regista candidato all’Oscar Ryan Coogler, I Peccatori (Sinners) vede protagonista Michael B Jordan (Black Panther e Creed) in un doppio ruolo, affiancato dalla candidata all’Oscar Hailee Steinfeld (Bumblebee, True Grit), Jack O’Connell (Ferrari), Wunmi Mosaku (Passenger), Jayme Lawson (The Woman King), Omar Miller (True Lies), Miles Caton e Delroy Lindo (Da 5 Bloods).

Il film è prodotto da Zinzi Coogler, Sev Ohanian e Ryan Coogler. I produttori esecutivi sono Ludwig Göransson, Will Greenfield e Rebecca Cho. La Warner Bros distribuirà Sinners di Coogler nelle sale statunitensi a partire dal 18 aprile 2025.

The Residence: 8 indizi sull’identità dell’assassino di AB Wynter

Attenzione: SPOILER su The Residence

La rivelazione finale sull’identità dell’assassino di AB Wynter in The Residence (la recensione qui) può sembrare sorprendente, ma sono stati disseminato molti indizi nel corso della serie Netflix. Ispirato a The Residence: Inside the Private World of the White House di Kate Andersen Brower, la miniserie di Netflix ha una tipica impostazione narrativa che inizia con la morte inspiegabile di un personaggio principale. In questa occasione, questo personaggio si rivela essere AB Wynter di Giancarlo Esposito, il capo usciere della Casa Bianca.

Dopo che il suo cadavere viene misteriosamente scoperto nella sala giochi della Casa Bianca, Cordelia Cupp, considerata la più grande detective del mondo, viene coinvolta nell’indagine. Combinando efficacemente le sue capacità analitiche con il suo talento per il birdwatching, Cupp individua un indizio dopo l’altro prima di scoprire finalmente l’identità dell’assassino negli ultimi momenti di The Residence. Sebbene molti personaggi principali finiscano nella sua lista di sospettati, alcuni indizi definitivi rivelano che solo la segretaria sociale del Presidente, Lilly Schumacher, era responsabile del crimine.

Il carpentiere Eddie Gomez ha sentito Lilly e Wynter litigare

In precedenza si dava per scontato che fosse Harry a litigare

The Residence. Uzo Aduba è Cordelia Cupp in The Residence. Cr. Jessica Brooks/Netflix © 2024

Molti personaggi raccontano di aver sentito AB Wynter litigare ad alta voce con qualcuno la sera della cena, il che era strano perché Wynter raramente perdeva la calma. Anche quando affrontava i suoi dipendenti, lo faceva a porte chiuse. Inizialmente, il detective Cupp aveva buone ragioni per credere che Wynter stesse litigando con Harry Hollinger. La versione di Harry della storia suggeriva che Wynter avesse in qualche modo sentito una cospirazione di cui lui e i suoi alleati stavano discutendo, il che alla fine portò a un conflitto tra loro.

Essendo un usciere, Wynter non ha mai avuto intenzione di parlare a nessuno del coinvolgimento di Harry nella cospirazione. Tuttavia, il fatto che Harry continuasse a mettere in dubbio la sua lealtà e il suo impegno verso il suo lavoro è ciò che presumibilmente lo ha fatto infuriare. Questa narrazione, tuttavia, è stata respinta quando i momenti finali dello show hanno rivelato che Wynter stava litigando con Lilly e la stava affrontando per aver utilizzato in modo improprio i fondi e rubato denaro mentre lavorava alla Casa Bianca.

Lilly ha fatto un’imitazione convincente nell’episodio 1 di The Residence

Ha imitato perfettamente Elliot Morgan

Nel finale di The Residence, molti indizi puntano verso Elliot Morgan, rivelando che ha chiesto a tutti di evacuare il secondo piano e ha persino chiesto ai servizi segreti di andarsene. Anche Jasmine Haney afferma di aver sigillato la porta a soffietto nella stanza ovale gialla, dove è avvenuto l’omicidio, solo perché Elliot Morgan l’ha chiamata e gliel’ha chiesto. Morgan, tuttavia, è sorpreso, sostenendo che Jasmine sta mentendo. Invece di confessare il crimine, nega di averci avuto a che fare.

È qui che Lilly rivela di averlo impersonato, ma si difende insinuando che stava solo cercando di proteggere Bruce ed Elysie. Dopo che Cupp continua a farle pressione, Lilly alla fine si espone, il che conferma che è l’assassina. Tuttavia, gli indizi erano sempre contro di lei, dato come ha fatto un’imitazione convincente di Elliot nell’episodio 1 quando Cupp la stava interrogando.

Lilly continuava a chiedere a tutti di Wynter

Sembrava un po’ troppo preoccupata di dove si trovasse

The Residence. Giancarlo Esposito è A.B. Wynter in The Residence. Cr. Jessica Brooks/Netflix © 2024

Bruce e Elysie hanno inconsapevolmente manomesso le prove sulla scena del crimine perché credevano di proteggersi a vicenda. Bruce spostò il corpo di Wynter, che in seguito finì nella sala giochi dopo che una serie di eventi portò molte persone della casa a incontrarlo. Dopo che il corpo viene spostato, Lilly andò a cercarlo e fu sorpresa quando non lo trovò nella stanza in cui aveva assassinato Wynter. Di conseguenza, inizia a temere che Wynter fosse ancora vivo, il che la porta a chiedere se qualcuno lo avesse visto.

La maggior parte dei dipendenti della Casa Bianca non ci fece molto caso, perché davano per scontato che volesse qualcosa da Wynter.

A differenza di altri dipendenti della Casa Bianca, Lilly è sempre stata un’estranea

Ha maltrattato la maggior parte dei dipendenti

The Residence recensione
The Residence. Isiah Whitlock Jr. è Larry Dokes, Dan Perrault è Colin Trask, Spencer Garrett è Wally Glick, Uzo Aduba è Cordelia Cupp, Randall Park è Edwin Park, Andrew Friedman è Irv Samuelson, Ken Marino è Harry Hollinger, Molly Griggs è Lilly Schumacher in The Residence. Cr. Erin Simkin/Netflix © 2024

Dopo aver letto il diario di AB Wynter e aver capito come gestiva le persone alla Casa Bianca, Cupp deduce che lo staff era per lui un’intera famiglia. Sebbene avesse avuto una buona dose di conflitti con tutti loro, li vedeva sempre come una famiglia. Per questo motivo, anche se molti dipendenti minacciavano di ucciderlo nel momento più critico, nessuno di loro lo pensava davvero. Lilly, al contrario, era un’estranea che faceva fatica a inserirsi nella dinamica unita dello staff.

Si è fatta strada alla Casa Bianca usando le sue conoscenze familiari e ha mancato di rispetto al lavoro di tutti per fare a modo suo. Mentre gli altri lavoravano come una famiglia, lei ha lasciato che le sue ambizioni offuscassero il suo giudizio. Pertanto, l’incapacità di Lilly di immedesimarsi in Wynter o in qualsiasi altro dipendente della Casa Bianca era il più grande indizio che puntava nella sua direzione.

Lilly stava cercando di sovvertire le tradizioni della Casa Bianca fin dall’inizio

Tutti gli altri dipendenti lavoravano per un obiettivo comune

Netflix © 2025

Quasi tutti i dipendenti della Casa Bianca finirono per discutere con Wynter sulle loro differenze creative. Tuttavia, alla fine, lavoravano tutti per un obiettivo comune: continuare a sostenere le tradizioni e servire il bene comune. Lilly, d’altra parte, era fermamente decisa a smantellare tutto ciò che Wynter e il suo team rappresentavano. Le importava poco di lavorare per l’obiettivo comune ed era guidata esclusivamente dal suo desiderio di controllo. È questo desiderio che alla fine la portò a rubare dalla Casa Bianca e uccidere Wynter quando lui minacciò di smascherarla e danneggiare la sua reputazione.

Lilly non poteva sapere del biglietto d’addio

Non era presente quando Cupp lo ha trovato

Netflix © 2025

Lilly apparentemente commette il suo più grande passo falso quando chiede del biglietto d’addio di Wynter. Cupp ha trovato il biglietto per la prima volta pochi istanti dopo che il corpo di Wynter è stato scoperto nella sala giochi. In quel momento, c’erano solo personaggi come Harry Hollinger, ma Lilly non si vedeva da nessuna parte. Per questo motivo, non poteva sapere del biglietto. Pertanto, non appena menziona il biglietto, diventa evidente che è stata lei a piazzarlo in primo luogo.

Quando alla fine Cupp scopre che Lilly stava litigando con Wynter la notte del suo omicidio, collega i puntini e deduce che Lilly potrebbe aver strappato il biglietto dal diario di Wynter. Poiché la nota sembrava una lettera di suicidio, pensò che fosse l’occasione perfetta per uccidere Wynter e farlo passare per un come un suicidio.

Wynter riceve la chiamata pochi istanti dopo la sua lite con Lilly

La persona che lo ha chiamato ha minacciato di ucciderlo

The Residence – cast

Nei primi momenti di The Residence, Cupp scopre che Wynter aveva ricevuto una chiamata da una persona sconosciuta la notte del suo omicidio. Non appena ha riattaccato, ha detto che quella sera sarebbe morto. Il fatto che abbia ricevuto la chiamata subito dopo la sua lite con Lilly è stato sufficiente a suggerire che era stata lei a chiamarlo e a farlo preoccupare per il suo destino. Sebbene Wynter non sapesse cosa avrebbe fatto, apparentemente aveva intuito che lei stava pianificando di fargli del male. Sfortunatamente, ha ignorato il suo istinto, il che ha dato a Lilly l’opportunità perfetta per ucciderlo.

Lilly ha cercato abilmente di incastrare Bruce e Elysie

Si stava sforzando un po’ troppo di venderli come gli assassini

Verso il finale di The Residence, Lilly cerca di capovolgere la narrazione affermando che stava solo cercando di salvare Bruce ed Elysie manomettendo le prove del loro crimine. Ciò avrebbe avuto senso se Lilly avesse precedentemente mostrato di avere un rapporto sano con i membri dello staff della Casa Bianca. Tuttavia, Cupp si rende conto che potrebbe mentire sul fatto di aver coperto Bruce ed Elysie perché la sua storia suggerisce che non le sono mai importate le persone che lavoravano alla Casa Bianca.

Mentre AB Wynter trattava i lavoratori come membri della sua famiglia, Lilly non faceva che essere in disaccordo con loro e li incolpava persino dei suoi errori. Il suo comportamento precedente stabiliva che non aveva motivo di provare empatia per i membri dello staff della Casa Bianca come Bruce e Elysie. Pertanto, dando loro la colpa nel finale di The Residence, stava solo cercando di difendersi e di sfruttare il fatto che quasi tutte le prove puntavano nella loro direzione.

Wanted si unisce agli appelli mondiali per la liberazione di Hamdan Ballal, co-regista di No Other Land

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Wanted Cinema, presieduta da Anastasia Plazzotta, distributore italiano di No Other Land, esprime profonda afflizione per la notizia che vede protagonista Hamdan Ballal, il co-regista del documentario Premio Oscar®. Ballal è stato prelevato con la forza dai soldati dell’esercito israeliano a seguito di una violenta aggressione da parte dei coloni avvenuta nella serata di ieri, 24 marzo, in Cisgiordania.

La casa di distribuzione milanese si unisce agli appelli di Unita, di 100 Autori e di tutta la comunità internazionale per un intervento immediato al fine di garantire il rilascio e l’assistenza medica e legale al regista Premio Oscar®.

No Other Land – diretto, prodotto, scritto e montato dal collettivo israelo-palestinese formato da Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor è stato appena insignito del Premio Oscar come Miglior Documentario e, dal 16 gennaio, è nelle sale italiane con grande accoglienza di pubblico e critica. La distruzione di Gaza deve finire, gli ostaggi israeliani devono essere liberati, hanno detto gli autori nel ritirare il premio. Chiediamo al mondo di prendere misure serie per fermare l’ingiustizia e la pulizia etnica del popolo palestinese, ha aggiunto Basel Adra.

Girato nell’arco di cinque anni, dal 2019 al 2023, il potente film israelo-palestinese racconta, giorno dopo giorno e violenza dopo violenza, la distruzione della piccola comunità rurale di Masafer Yatta, in Cisgiordania, da parte dell’esercito israeliano.

Hamdan Ballal, co-regista premio Oscar per No Other Land, picchiato e arrestato: “Nessuna traccia di lui” secondo il suo co-regista Yuval Abraham

Una barbarie a cui Basel assiste sin dall’infanzia e che a un certo punto inizia a documentare con la videocamera, mentre assiste alla progressiva cancellazione di Masafer Yatta che avviene ogni volta che i carri armati e le ruspe mandate da Israele fanno incursione nel villaggio e i soldati distruggono le case delle famiglie e le strutture sociali ritenute abusive. Ciò a cui il giovane Basel sta assistendo è il più grande atto singolo di sfollamento forzato mai effettuato nella Cisgiordania occupata dalle truppe israeliane. Sullo sfondo delle macerie, nasce l’amicizia tra l’attivista palestinese Basel e il giornalista israeliano Yuval, che si unisce alla lotta e collabora alla documentazione di ciò che sta avvenendo.

Nato spontaneamente come atto di resistenza creativa all’apartheid e anelito di uguaglianza e giustizia, No Other Land ha reso inaspettatamente i quattro giovani attivisti i cineasti più premiati e celebrati in tutto il mondo del 2024.  No Other Land apre gli occhi sul dramma che si sta compiendo in Cisgiordania e oltrepassa lo schermo per arrivare dritto alle coscienze e offrire una lezione di amicizia e resistenza alle nuove generazioni.

Wanted è, inoltre, firmatario della petizione su charge per la liberazione di Hamdan Ballal insieme a registi internazionali e ringrazia il pubblico e i numerosi cinema che continuano a proiettare il film, mai così necessario come in questo momento storico.

Petizione · Global Filmmakers call for the release of Hamdan Ballal – Stati Uniti · Change.org

Opus – Venera la tua stella: la spiegazione del finale del film

Opus – Venera la tua stella: la spiegazione del finale del film

Opus – Venera la tua stella, il debutto alla regia di Mark Anthony Green, presenta una nuova visione del fanatismo che circonda la cultura delle celebrità. Il film della A24 è stato presentato al Sundance Film Festival del 2025 e il pubblico era entusiasta di vedere come si sarebbero combinati i talenti di Ayo Edebiri e John Malkovich. In effetti, sebbene il film abbia ricevuto recensioni contrastanti, le interpretazioni dei due sono state notate come aspetti di spicco. Edebiri è Ariel Ecton, una giovane giornalista che spera di farsi un nome e che rimane scioccata quando viene invitata a un evento unico nella sua vita, organizzato dall’Alfred Moretti di Malkovich.

Il film vede dunque Ariel recarsi nella comune nel deserto di Moretti insieme ad altri cinque individui accuratamente selezionati per partecipare a una festa di ascolto del primo album dell’artista dopo tre decenni. La giovane scrittrice è determinata a prendere sul serio l’occasione, ma, a differenza di chi la circonda, inizia subito a notare cose molto sinistre su Moretti e sul suo potere sui Levelisti, la sua setta. Con l’avanzare del film, le circostanze diventano rapidamente terribili, mentre coloro che sono venuti oltre ad Ariel iniziano a scomparire e le attività di Moretti per il gruppo diventano ancora più sinistre, portando a uno scioccante colpo di scena nel finale.

Come Ariel è sopravvissuta alla setta nel finale di Opus

Dal momento in cui Ariel e i suoi compagni entrano nel complesso di Moretti, è chiaro che qualcosa non va. Quando alla fine chiede di andarsene, viene costretta a rimanere per un ultimo evento: un orribile spettacolo di marionette intitolato “La tragedia di Billie”. Se lo spettacolo in sé, composto da ratti impagliati in decomposizione che interrogano una versione marionettistica di Billie Holiday, è già abbastanza brutto, il peggio è che gli altri ospiti vengono attaccati, lasciando diversi di loro morti. Solo Ariel riesce a fuggire, anche se poi viene catturata.

Ayo Edebiri in Opus - Venera la tua stella
Ayo Edebiri in Opus – Venera la tua stella. Foto di A24 – ©

Al risveglio si ritrova legata a una sedia e assiste a quello che sembra essere un rituale di suicidio di massa in cui i membri della setta intendono bere champagne avvelenato. Tuttavia, prima che possa essere costretta a bere anche lei, uno dei membri della setta sembra avere pietà di lei e le permette di fuggire. Quando la mattina dopo la donna riporta la polizia sul luogo, questa trova la Moretti che suona il pianoforte con i cadaveri dei suoi compagni allineati a terra e i Levelisti introvabili, il che porta Moretti a essere arrestato.

Questo sembra dare ad Ariel un lieto fine, poiché l’assassino viene catturato e lei diventa famosa per il suo racconto di quegli strazianti eventi. Tuttavia, nel grande colpo di scena di Opus – Venera la tua stella, Moretti rivela ad Ariel di aver sempre pianificato di lasciarla fuggire proprio per far sì che lei scrivesse di lui e dei Levelisti e portasse loro maggiore attenzione. I membri della setta avevano dunque sempre pianificato di lasciare in vita Ariel perché la vedevano come un modo efficace per condividere le loro convinzioni, e lei era semplicemente il loro ignaro tramite per questo.

Perché Moretti ha commesso gli omicidi

Opus – Venera la tua stella trova dunque un cattivo molto interessante in Moretti, grazie soprattutto all’interpretazione caotica e avvincente della popstar da parte di John Malkovich. In molti momenti, Moretti risulta piuttosto sciocco, poiché le sue canzoni sono alquanto insensate, i suoi balli sono ridicoli e i suoi abiti sono incredibilmente sgargianti. Ogni aspetto della sua personalità è chiaramente incentrato sull’ottenere la massima attenzione possibile, poiché si considera l’epitome della visione artistica, nonostante la sua arte sia in gran parte priva di anima. In un certo senso, quindi, è coerente che la sua motivazione a commettere un omicidio sia altrettanto vuota.

John Malkovich in Opus - Venera la tua stella
John Malkovich in Opus – Venera la tua stella

Il motivo principale per cui Moretti ha pianificato l’omicidio è che il suo culto, i Levelisti, avrebbe attirato l’attenzione e sperava di ottenere nuovi seguaci. Tuttavia, sentiva di dover pianificare le vittime perfette e per questo Moretti scelse persone contro cui ha conti in sospeso dal passato. A parte Ariel, ognuna delle persone invitate alla sua festa d’ascolto lo aveva offeso in qualche modo, scattandogli una brutta foto o facendo un commento negativo su di lui. Usando come movente piccoli problemi del passato, il film evidenzia quindi la fragilità dell’ego di Moretti e della sua cosiddetta arte.

Chi erano i Levelisti e cosa gli è successo davvero

I Levelisti hanno un ruolo importante in Opus – Venera la tua stella, anche se a volte le loro convinzioni e i loro obiettivi non sono chiari e il loro vero piano non viene rivelato fino alla fine. Una delle principali priorità di Ariel, quando arriva al complesso di Moretti, è capire perché tutte le persone lì accorrono a Moretti, e ciò che scopre colloca il gruppo tra diversi culti famosi. Il livello è una religione che sembra ruotare principalmente intorno alla bellezza e alla perfezione artistica.

Moretti è il leader de facto dei Levelisti, in quanto ritiene che la sua visione artistica sia pura e si sforza di raggiungere la perfezione, dicendo ad Ariel e al suo capo, Stan, che tutte le persone sono in grado di raggiungere la perfezione in piccoli momenti. Continua a sostenere che il raggiungimento della perfezione artistica rende gli esseri umani degli dèi, anche se solo momentaneamente, e che lui stesso l’ha raggiunta attraverso alcune grandi canzoni. Come è giusto che sia, i Levelisti sembrano trascorrere le loro giornate dedicandosi alle arti e crogiolandosi nel talento di Moretti, ma si accenna anche ai loro rituali più strani.

Murray Bartlett e Ayo Edebiri in Opus
Murray Bartlett e Ayo Edebiri in Opus

Nel momento culminante del film, sembra che i Levelisti siano pronti a commettere un suicidio di massa su ordine di Moretti, ma in realtà il loro destino non è quello che sembra. Moretti permette ad Ariel di andarsene, supponendo di aver nascosto tutti i cadaveri dei membri della setta, ma in seguito rivela che stanno tutti bene. I Levelisti non sono morti, ma si sono reintegrati nella società per continuare a diffondere il loro messaggio e le loro credenze per ottenere nuovi seguaci e infine controllare il mondo.

La spiegazione del finale di Opus – Venera la tua stella

Il film affronta dunque momenti e temi piuttosto intensi nei suoi 104 minuti di durata. Utilizza la prospettiva di Ariel per esplorare gli estremi della cultura dei fan delle celebrità. Mentre i suoi compagni vengono quasi subito risucchiati nel mondo di Moretti e si rendono conto del loro errore solo quando è troppo tardi, l’Ariel di Ayo Edebiri rappresenta il pubblico nell’osservare le assurdità sia di coloro che sono con lei sia di Moretti e del suo culto. Il film sembra sostenere che molti fan sono fin troppo disposti a seguire ciecamente le loro celebrità preferite, e che spesso sono le celebrità stesse a incoraggiarle.

Inoltre, l’inizio e la fine del film evidenziano come il desiderio di fama possa portare a conseguenze indesiderate. Ariel inizialmente è una persona piuttosto insignificante, ma alla fine è un’autrice di successo grazie alle azioni di Moretti. Tuttavia, è proprio la sua smania ad aver attirato Moretti su di lei, poiché sapeva che avrebbe scelto di scrivere di ciò di cui era stata testimone senza pensare a come avrebbe potuto favorire la sua causa. Alla fine, il film lascia dunque Ariel e il pubblico a chiedersi se ne sia valsa la pena per la fama ottenuta.

O’Dessa: la spiegazione del finale del film

O’Dessa: la spiegazione del finale del film

L’opera rock distopica O’Dessa – diretta da Geremy Jasper – mette in scena un’impavida protagonista che parte all’avventura per trovare il suo posto nel mondo e finisce per cambiarlo. Il film si avvale di un cast di talento guidato da Sadie Sink e da Kelvin Harrison Jr., Regina Hall e Murray Bartlett. La colonna sonora non solo mette in mostra il talento della Sink, ma è fondamentale per la progressione della trama. Le canzoni del film aiutano infatti a identificare i sentimenti di O’Dessa, che si innamora e inizia ad accettare il suo destino, fino all’incontro culminante con Plutonovich.

Sebbene O’Dessa abbia ricevuto recensioni perlopiù mediocri, le sue performance musicali e le sue immagini eleganti si sono rivelate molto coinvolgenti. Nel film, dunque, O’Dessa viaggia attraverso la desolata terra e nella degradata Satylite City, dove incontra e si innamora di Euri. Tuttavia, quando quest’ultimo viene rapito dal malvagio Neon Dion e inviato a esibirsi su The One, O’Dessa deve trovare la forza di compiere il suo destino e salvare non solo Euri, ma tutti quanti dalla morsa di Plutonovich. Nel finale, la protagonista è quindi costretta a cantare per la sua vita, ma fa la scelta scioccante di sacrificarsi.

Cosa succede a O’Dessa ed Euri alla fine del film?

Il finale di O’Dessa potrebbe risultare un po’ scioccante per il pubblico, poiché il personaggio principale e il suo interesse amoroso vengono entrambi uccisi quando la ragazza decide di distruggere lo studio televisivo di Plutonovich. Dopo aver corso verso l’isola per salvare Euri, O’Dessa corre sul palco nel tentativo di salvarlo. Dice a Plutonovich che parteciperà al suo concorso, The One, in cambio della vita del ragazzo. O’Dessa sceglie allora di cantare “The Song (All Is Love)”, risvegliando di fatto molti cittadini di Satylite City dall’incantesimo in cui Plutonovich li aveva tenuti prigionieri. Dopo la sua esibizione, Plutonovich nomina quindi O’Dessa “L’Unica”, il che significa che è libera di esprimere un desiderio.

Come si conviene, desidera riavere Euri, ma quando questi torna sul palco, si scopre che Plutonovich gli ha fatto un “lifting” per trasformarlo in un seguace senza cervello. Sebbene O’Dessa all’inizio abbia voglia di arrendersi, trova dentro di sé il coraggio necessario per compiere il suo destino. Dà dunque fuoco alla sua chitarra e usa la sostanza simile all’olio plazma per far saltare in aria il covo di Plutonovich, liberando tutti gli altri ma uccidendo se stessa, Euri e Plutonovich. Il finale conferma poi che la protagonista è morta mentre salvava tutti gli altri e grazie al suo sacrificio, il resto di Satylite City è finalmente libero.

Kelvin Harrison Jr. e Sadie Sink in O'Dessa
Kelvin Harrison Jr. e Sadie Sink in O’Dessa

La spiegazione del potere di Plutonovich e del suo One Show

O’Dessa proviene da una fattoria poco popolata e lontana da qualsiasi altro insediamento, quindi, come gli spettatori, all’inizio del film non conosce Plutonovich. Quando si avventura nella città di Satylite, vede Neon Dion torturare un uomo che ha parlato contro Plutonovich, confermando la presa tirannica del leader sulla città in difficoltà. Man mano che O’Dessa procede diventa chiaro che Plutonovich è una personalità televisiva carismatica e dispotica che ha assunto la guida di Satylite City attraverso una forma di controllo mentale.

Plutonovich conduce un programma chiamato The One, che gli abitanti della città guardano tutta la notte, rendendoli seguaci senza cervello. Oltre a ripetere messaggi di sottomissione agli spettatori, lo scopo principale dello show è quello di permettere a Plutonovich di torturare coloro che si esprimono contro di lui. Li fa esibire per lui e, se non gli piace, li sottopone a un “lifting” che li trasforma in seguaci senza cervello. Sebbene in seguito dica a O’Dessa che è quello che vogliono i suoi spettatori, The One serve proprio a mantenere il controllo.

Il lignaggio di O’Dessa e la scoperta di essere l’Eletta

O’Dessa viene definita fin dall’inizio come speciale, anche se non sa bene come. All’inizio del film, vediamo sua madre spiegare come il padre di O’Dessa li abbia lasciati per fare il vagabondo, ma solo la sua chitarra sia tornata da loro. Questa chitarra è legata direttamente al suo lignaggio come il profetizzato Settimo Figlio che salverà il mondo. Secondo la leggenda, il suo antenato ha costruito la chitarra dal legno di un albero in fiamme dove una misteriosa donna senza occhi ha pronunciato la profezia.

Sebbene la profezia e la vaga idea che O’Dessa ha del suo destino non sembrino del tutto formate o importanti all’inizio del film, la ragazza impara a conoscerle meglio nel corso del film, in particolare quando sceglie di andare sull’isola di Plutonovich per salvare Euri. Mentre si prepara a viaggiare verso Onederworld, incontra la donna senza occhi, ormai anziana, che le dice che possiede già tutto ciò che le serve per avere successo. Con la sua chitarra in mano, O’Dessa riconosce così finalmente di essere la prescelta che libererà il mondo da Plutonovich.

Regina Hall in O'Dessa
Regina Hall in O’Dessa

Il mondo sembra rinascere nel finale del film

Sebbene la morte di O’Dessa e di Euri nel finale possa essere vista come triste da un alto, è anche speranzosa in un altro, poiché le sue azioni hanno conseguenze durature. Dopo l’esplosione dello studio di Plutonovich sull’isola, O’Dessa si sofferma sulle conseguenze. Mentre le persone avevano già iniziato a svegliarsi durante la sua canzone, la fine dello spettacolo di Plutonovich ha permesso alle persone di tornare alle loro vite. Il finale mostra così che le persone non sono più incollate alla TV e si concentrano sulla ricostruzione delle loro comunità.

Tuttavia, il sacrificio di O’Dessa non colpisce solo le persone. I momenti finali di questo racconto distopico mostrano che le piante hanno ricominciato a crescere. Quella che era una terra desolata quando O’Dessa si è fatta strada nella città, ora fiorisce di nuove piante e l’erba torna verde. Senza lo spettacolo di Plutonovich a distrarre le persone e a prosciugare il plasma dal terreno, la gente è di nuovo in grado di usare le proprie risorse con saggezza, dimostrando che O’Dessa li ha salvati in più di un modo.

Il vero significato del finale di O’Dessa

Il finale di O’Dessa è quindi in realtà molto speranzoso, nonostante la morte del personaggio principale. Il film è una rivisitazione moderna del mito di Orfeo ed Euridice, che affronta gli stessi temi dell’amore. Come personaggio, O’Dessa è disposta a tutto pur di salvare la persona che ama e compiere il suo destino. Sebbene il suo vero destino non venga pienamente rivelato fino al finale del film, l’amore e l’umanità, nonostante le circostanze sfavorevoli, ne sono il fulcro. Anche nella morte, O’Dessa sceglie il suo vero amore al di sopra di tutto, e questo ispira altri a raccogliere il suo insegnamento.

Mentre le caratteristiche classiche della storia mitologica riecheggiano nel nuovo film, O’Dessa esplora anche la dipendenza della cultura moderna dai nostri schermi e l’influenza di alcuni leader sulla popolazione generale. Il messaggio di Plutonovich è incentrato sulle idee di sorveglianza e sottomissione, e O’Dessa serve a contrastare queste idee con la possibilità di libertà. Anche se non tutti i messaggi del film possono colpire nel segno, le canzoni e le performance divertenti di O’Dessa lasciano comunque al pubblico qualcosa su cui riflettere.

The Residence – Stagione 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

The Residence – Stagione 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

La serie di Netflix The Residence (qui la nostra recensione) ha portato un sacco di intrighi alla Casa Bianca nella prima stagione, ma otterrà un rinnovo per una seconda stagione? Creata per il piccolo schermo da Paul William Davies, The Residence segue Cordelia Cupp (Uzo Aduba), una consulente privata del Dipartimento di Polizia di Washington che viene incaricata di risolvere un omicidio avvenuto durante la cena di Stato alla Casa Bianca. Con un cast di tutto rispetto, The Residence racconta una classica storia di giallo con una moderna sensibilità da commedia screwball.

Sebbene Netflix non abbia ancora rinnovato la seria, Cordelia Cupp potrebbe facilmente tornare per la stagione 2.

Ultime notizie su The Residence – Stagione 2

Il creatore dello show anticipa le possibilità della stagione 2

The Residence recensione
The Residence. Isiah Whitlock Jr. è Larry Dokes, Dan Perrault è Colin Trask, Spencer Garrett è Wally Glick, Uzo Aduba è Cordelia Cupp, Randall Park è Edwin Park, Andrew Friedman è Irv Samuelson, Ken Marino è Harry Hollinger, Molly Griggs è Lilly Schumacher in The Residence. Cr. Erin Simkin/Netflix © 2024

A pochi giorni dalla pubblicazione di tutti gli 8 episodi della prima stagione, le ultime notizie arrivano sotto forma di anticipazione dal creatore. Paul William Davies ha contribuito a portare la serie in streaming e ora il creatore ha detto che sta già elaborando nuove idee per una seconda stagione. Sebbene non sia chiaro se The Residence sia stato progettato per essere una miniserie, Williams sembra suggerire che la premessa aperta potrebbe sempre continuare. “Ho delle idee, quindi spero che le persone rispondano a lei e [allo show], e poi potremo farlo”, ha detto Davies, riponendo le sue speranze nella risposta dei fan al mistero dell’omicidio.

Come ha detto Davies, The Residence parla in realtà di Cordelia Cupp, e l’eccentrica detective potrebbe tornare più e più volte come altri detective immaginari come Hercule Poirot o Benoit Blanc. Sebbene l’ambientazione della Casa Bianca sia in qualche modo limitante, show come Only Murders in the Building hanno dimostrato che una storia ben raccontata può spingere un mistero oltre la natura inverosimile della sua premessa.

“Spero davvero di avere l’opportunità di raccontare altre storie così, e penso che inizierei con Cordelia. Lei è Cordelia Cupp, è il sole attorno al quale ruota tutto il resto. Quindi, che sia più alla Casa Bianca o da qualche altra parte, penso davvero che ci sia più storia da raccontare con lei. Ho delle idee, quindi spero che le persone rispondano a lei e [allo show], e poi potremo farlo.”

La seconda stagione di The Residence non è confermata

Netflix non ha ancora rinnovato lo show

The Residence. Edwina Findley è Sheila Cannon, Uzo Aduba è Cordelia Cupp in The Residence. Cr. Jessica Brooks/Netflix © 2024

Sebbene The Residence abbia chiaramente del potenziale come storia in corso, non è chiaro se Netflix lo abbia concepito come una miniserie. Lo streamer ha lanciato molti programmi che iniziano come miniserie ma diventano qualcosa di più, in questo caso il materiale di partenza è perfetto per diventare un’antologia. Tuttavia, tutto si deciderà in base ai numeri di spettatori per aiutare a determinare se la serie vale la pena di continuare. Spesso, una miniserie ottiene ascolti così alti che la sua piattaforma o rete non può fare a meno di sognare più stagioni per soddisfare la domanda.

Dettagli sul cast della seconda stagione di The Residence

Uzo Aduba ha rubato la scena come Cordelia Cupp

Con la fine di The Residence che chiude in modo netto il mistero dell’omicidio della prima stagione, c’è solo un membro del cast che probabilmente tornerà nella seconda stagione. Poiché è il suo show, Uzo Aduba tornerà senza dubbio nei panni dell’intrepida detective Cordelia Cupp, e le sue bizzarre abilità investigative potrebbero essere messe alla prova da un altro caso di alto profilo. Mentre alcuni membri del cast di supporto della prima stagione potrebbero tornare, avrebbe più senso che ogni stagione introducesse un nuovo gruppo di grandi star. La prima stagione ha avuto star di prima categoria come Randall Park e Giancarlo Esposito, e la seconda stagione potrebbe continuare questa tendenza.

Dettagli sulla trama della seconda stagione di The Residence

Case importanti e crimini importanti nella seconda stagione

La seconda stagione di The Residence non deve nemmeno riguardare un omicidio e il consulente potrebbe risolvere un furto di gioielli o anche qualcosa di più complesso come un caso di persona scomparsa.

L’unica cosa certa sulla storia della seconda stagione di The Residence è che Cordelia Cupp dovrà catturare un altro criminale con le sue abilità da detective. Oltre a ciò, quasi tutto è in sospeso, inclusa l’ambientazione e il cast di supporto. Mentre la seconda stagione potrebbe tornare alla Casa Bianca, ha l’opportunità di portare Cordelia in altre residenze famose per risolvere crimini di alto profilo.

Adolescence: quanto è stato girato in un’unica sequenza? Ci sono dei tagli nascosti?

Raccontata nel corso di quattro episodi, Adolescence (qui la spiegazione del finale) racconta la storia di un ragazzo di 13 anni accusato di omicidio e, nonostante l’argomento già raccontato, la miniserie Netflix è unica, grazie ai suoi one-shot. La serie TV, creata da Jack Thorne e Stephen Graham (che interpreta anche il padre di Jamie, Eddie), è stata presentata per la prima volta a marzo 2025 ed è rapidamente balzata in cima alle classifiche di tendenza di Netflix.

Molti sono rimasti affascinati dalla narrazione di Adolescence, dalle performance del cast e, soprattutto, dalla sua realizzazione tecnica. Adolescence è stata elogiata sia dalla critica che dal pubblico, ottenendo un punteggio del 99% su Tomatometer e un punteggio del 72% su Popcornmeter su Rotten Tomatoes. Sebbene non sia basata su una storia vera in sé, la sua storia è ispirata alla cultura incel, alla mascolinità tossica e a storie vere che Stephen Graham ha letto sui giornali. All’inizio della serie, la polizia arresta il tredicenne Jamie, con grande sorpresa dei suoi genitori e della sorella. I poliziotti lo accusano di aver accoltellato a morte la sua compagna di classe, Katie, la notte prima, cosa che lui nega categoricamente. Durante la serie, il pubblico guarda la famiglia di Jamie, la polizia e il resto della piccola città inglese fare i conti con il crimine, e tutto si svolge in tempo reale grazie alla scelta di utilizzare un’unica ripresa.

Ogni episodio di Adolescence è stato girato in un’unica ripresa

Tutti e 4 gli episodi sono riprese singole

Ogni episodio di Adolescence è realizzato con una ripresa in un’unica ripresa. Tutte e quattro le puntate della miniserie Netflix (ognuna della durata di circa un’ora) sono state girate in una volta sola, motivo per cui molti sono rimasti colpiti dal prodotto. Quindi, ciò significa che la telecamera non si ferma mai da quando l’ispettore capo Luke Bascombe e il detective Misha Frank sono in macchina in attesa di arrestare Jamie all’inizio dell’episodio 1 fino alla scena finale dell’ora in cui Jamie ed Eddie si abbracciano nella stanza degli interrogatori. E lo stesso si può dire per i tre episodi successivi.

Il cast e la troupe di Adolescence hanno fatto molte prove per elaborare la coreografia e assicurarsi di essere pronti a filmare interi episodi in una sola ripresa. Il cast avrebbe avuto le sue prove, così come la troupe. Quindi, quando è arrivato il momento di girare gli episodi, ogni persona sul set era completamente preparata. In sostanza, la pianificazione è stata la salvezza del cast e della troupe. Tuttavia, hanno anche usato alcuni trucchi per semplificare la produzione. Ad esempio, alcuni membri della troupe hanno dovuto fare le comparse e indossare costumi perché non c’era modo che non comparissero nelle riprese.

Gli episodi di Adolescence sono stati girati più volòte

Le riprese della serie Netflix sono state un processo lungo

Le riprese in una sola inquadratura che gli spettatori vedono nella serie Netflix sono solo una delle tante che il cast e la troupe hanno filmato durante la produzione. Sono stati riservati cinque giorni per girare ogni episodio e i produttori hanno pianificato di girare 10 riprese per ogni puntata. In realtà, alcune hanno richiesto più riprese, a causa di errori.

Secondo il Q&A di X di Netflix, gli editor e i produttori hanno finito per usare la seconda ripresa (girata il primo giorno su cinque) per l’episodio 1; la tredicesima ripresa per l’episodio 2 (girata l’ultimo giorno); l’undicesima ripresa per l’episodio 3 (girata l’ultimo giorno); e la sedicesima ripresa per l’episodio 4 (girata sempre l’ultimo giorno). Tuttavia, il cast e la troupe del dramma del 2025 di Stephen Graham non hanno girato gli episodi in ordine cronologico. L’episodio 3, che vede Jamie incontrare la sua psicologa infantile, Briony, è stato il primo a essere girato.

Sorprendentemente le puntate della serie non hanno tagli nascosti

Nessuno degli episodi presenta transizioni segrete

Si potrebbe pensare che Adolescence nasconda un po’ di magia cinematografica per far sembrare che ogni episodio sia stato girato in una sola ripresa. Ma non è la verità. Ogni puntata della serie TV Netflix è stata creata utilizzando una ripresa continua. Gli episodi non contengono modifiche che facciano sembrare che non ci siano tagli. Né tanto meno questi sono visibili a occhio nudo.

Il processo di post-produzione per Adolescence non ha richiesto ai montatori di unire insieme nessuna scena. Hanno semplicemente dovuto scegliere le riprese migliori e poi apportare altre modifiche (come la correzione del colore, le modifiche audio, ecc.) agli episodi. In definitiva, la serie ha richiesto un lavoro di ripresa stellare per garantire che i montatori non dovessero preoccuparsi di mettere insieme un numero infinito di riprese per creare una storia senza soluzione di continuità. Invece, il cast e la troupe hanno reso tutto ciò realtà durante le riprese.

I dettagli sulla ripresa con il drone di Adolescence

La troupe ha fissato senza problemi la telecamera su un drone

AdolescenceDue dei momenti più impressionanti per quanto riguarda le riprese di Adolescence arrivano nell’episodio 2. Durante la seconda ora dello show, l’ispettore capo Luke Bascombe e il sergente capo Misha Frank visitano la scuola di Jamie per parlare con i suoi compagni di classe e vedere se riescono a scoprire qualche informazione su dove il ragazzo ha nascosto l’arma del delitto. Come ogni altro episodio, è stato girato in una sola ripresa.

Verso la fine dell’episodio 2 di Adolescence, Bascombe insegue uno degli amici di Jamie, che salta fuori dalla finestra di una classe e scappa dal poliziotto. Di conseguenza, anche la telecamera passa attraverso la finestra. Quindi, l’episodio si chiude con la telecamera che prende il volo e si dirige verso la scena del crimine (ora un memoriale per Katie), dove Eddie depone dei fiori a terra.

Per la transizione della finestra, la troupe ha rimosso il vetro prima che iniziassero le riprese. Quindi, l’operatore di ripresa all’interno dell’aula poteva facilmente trasferire la telecamera all’altro operatore che aspettava fuori per continuare a filmare l’episodio. Il secondo operatore di ripresa si era accovacciato dall’altro lato per assicurarsi di essere fuori dall’inquadratura. Quindi, la finestra è stata rimessa a posto usando VFX in post-produzione.

Per quanto riguarda la ripresa con il drone di Adolescence, la troupe ha attaccato senza problemi la telecamera a un drone dopo aver seguito i ragazzi fuori dalla scuola. Poi è volato sulla scena del delitto (a circa 500 metri di distanza dalla scuola), dove è toccato a un operatore di ripresa e a una squadra di macchinisti. Hanno ripreso la telecamera e hanno fatto una ripresa ravvicinata di Eddie prima che finisse l’episodio di Adolescence.

Hamdan Ballal, co-regista premio Oscar per No Other Land, picchiato e arrestato: “Nessuna traccia di lui” secondo il suo co-regista Yuval Abraham

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Hamdan Ballal, co-regista del documentario premio Oscar su Israele e Palestina No Other Land, sarebbe scomparso dopo essere stato aggredito, secondo una serie di post su X del co-regista Yuval Abraham.

“Un gruppo di coloni ha appena linciato Hamdan Ballal, co-regista del nostro film ‘No Other Land'”, ha scritto Abraham su X lunedì. “L’hanno picchiato e ha ferite alla testa e allo stomaco, sanguinanti. I soldati hanno invaso l’ambulanza che aveva chiamato e lo hanno portato via. Nessuna traccia di lui da allora”.

L’Associated Press ha riferito che gli attivisti del Center for Jewish Nonviolence hanno visto Hamdan Ballal venire picchiato dai coloni israeliani sulla scena, descrivendo come: “Un gruppo di 10-20 coloni mascherati ha attaccato lui e altri attivisti ebrei con pietre e bastoni, ha rotto i finestrini delle loro auto e ha tagliato le loro gomme”.

I testimoni hanno riferito che Ballal è stato aggredito nel suo villaggio natale di Susya, e sembra che la maggior parte delle persone che lo hanno aggredito fossero adolescenti armati di bastoni e coltelli con il volto coperto, secondo Joseph Kaplan Weinger. Sono stati arrestati anche tre palestinesi; secondo l’avvocato Leah Zemel, sono stati poi portati in un centro militare prima dell’interrogatorio. Non è stato fornito un motivo per la loro detenzione.

Abraham ha anche condiviso un video che mostra un uomo mascherato che spinge un altro individuo, prima che gli individui che filmavano fuggissero verso il loro veicolo. L’International Documentary Association (IDA) ha condiviso una dichiarazione con Variety in risposta all’attacco: “Chiediamo l’immediato rilascio di Ballal e che la sua famiglia e la sua comunità siano informate sulle sue condizioni, sulla sua posizione e sulla giustificazione della sua detenzione”.

Il presunto attacco arriva solo tre settimane dopo che No Other Land ha vinto l’Oscar come miglior documentario. Sul palco, i registi Abraham, Ballal, Basel Adra e Rachel Szor hanno colto l’occasione per richiamare l’attenzione sulla distruzione in corso a Gaza. “Chiediamo al mondo di intraprendere azioni serie per fermare l’ingiustizia e la pulizia etnica del popolo palestinese”, ha affermato Adra, giornalista e attivista palestinese. “Circa due mesi fa sono diventato padre e spero che mia figlia non debba vivere la stessa vita che sto vivendo io ora. … “No Other Land” riflette la dura realtà che sopportiamo da decenni e a cui ancora resistiamo”.

Realizzato come collettivo israelo-palestinese, il film segue una famiglia palestinese che vive in Cisgiordania mentre la loro casa viene distrutta dal governo israeliano e affrontano lo sfollamento. Ma in mezzo alle terribili condizioni, Adra e Abraham, un giornalista israeliano, stringono un’inaspettata amicizia e lavorano insieme per documentare la storia.

Il film è stato presentato per la prima volta al Festival del cinema di Berlino dell’anno scorso, dove ha vinto i premi della giuria e del pubblico per i migliori documentari. Il documentario ha continuato a ottenere l’attenzione della critica nel circuito dei festival autunnali, dove è stato proiettato ai festival cinematografici di Toronto, Vancouver e New York. Nonostante ciò, il film non ha ancora un distributore negli Stati Uniti, il che ha portato i registi a distribuirlo autonomamente a New York City il 31 gennaio e a Los Angeles il 7 febbraio.

Wolverine e Mr. Morfina: il divertente riferimento a Deadpool & Wolverine

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Il nuovo thriller d’azione Mr. Morfina (qui la nostra recensione) include un intelligente riferimento a Wolverine sia nel trailer che nel film, che è ancora più divertente grazie al successo di Deadpool & Wolverine. Il cast di Mr. Morfina include Jack Quaid, che interpreta Nathan Caine, un uomo timido che vive con l’insensibilità congenita al dolore e all’anidrosi (CIPA) e viene coinvolto nelle conseguenze di una rapina in banca.

Dopo che un gruppo di rapinatori vestiti da Babbo Natale rapisce Sherry, la sua collega e la donna dei suoi sogni, prende la decisione sconsiderata e stupida di inseguirli. Ciò porta a sequenze d’azione esilaranti che sfruttano la sua incapacità di provare dolore. Uno dei migliori combattimenti del film fa riferimento al personaggio Marvel Wolverine.

Mr. Morfina è fondamentalmente una copia di Deadpool

Jack Quaid in Mr. Morfina

Mr. Morfina non include una rappresentazione accurata dell’insensibilità congenita al dolore e dell’anidrosi, fornendo una versione romanzata della malattia che si potrebbe descrivere come la stessa capacità di Deadpool ma senza la rigenerazione. Nathan Caine è un uomo che non solo non riesce a provare dolore, ma non è nemmeno realmente colpito dal danno arrecato al suo corpo. Ad esempio, infila la mano in una friggitrice senza che la pelle si stacchi dalle ustioni di terzo grado. Inoltre, subisce diversi colpi violenti alla testa e si rialza rapidamente.

Il film rimuove anche altri sintomi di CIPA, come convulsioni, febbri frequenti e ipossiemia, che avrebbero reso Nathan differente da Deadpool e che avrebbero potuto avere un impatto negativo sulla narrazione. Presentando Nathan Caine come quest’uomo insensibile a dolore o alte o basse temperatura e non affronta conseguenze significative per le sue azioni, diventa quasi sovrumano invece di una persona ordinaria e fallibile.

Nathan Caine ha anche una mentalità che si allinea di più con Deadpool e altri antieroi piuttosto che con i supereroi. Nel corso del film, Nathan afferma apertamente che in realtà non gli importa di fermare i criminali. Il suo unico obiettivo è salvare la donna che ama. Ciò rispecchia la mentalità di Deadpool all’inizio del primo film. La forza trainante di Wade Wilson non è giusta o sbagliata; la sua intera motivazione è vendicarsi di Ajax e salvare Vanessa.

Jack Quaid ha una versione degli artigli di Wolverine

Jack Quaid in Mr. Morfina
Jack Quaid in Mr. Morfina

Sebbene i parallelismi tra Nathan Caine e Deadpool siano divertenti, non vengono citati apertamente nel film. Tuttavia, un altro supereroe, Wolverine, ottiene riferimenti diretti sia nel trailer che nel film stesso. Durante il trailer di Mr. Morfina, Roscoe dice a Nathan Caine: “Devi stare attento, amico. Puoi ancora morire. Non sei Wolverine”. Questo avvertimento è reso ancora più divertente dal fatto che Nathan Caine fa essenzialmente l’esatto opposto di questo consiglio.

Nella scena dello studio dei tatuaggi, Nathan Caine viene sbattuto contro uno specchio dopo essere stato quasi ucciso. Jack Quaid decide di fare come Wolverine, attingendo all’essenza del personaggio. Invece di avere artigli di ossa e adamantio, Nathan colpisce con i pugni il vetro rotto per trasformarlo in armi. Il tatuatore guarda Nathan come se avesse perso la testa. L’eroe che non può sentire dolore esegue quindi una mossa simile al classico salto selvaggio di Wolverine. Fortunatamente, questo aiuta Nathan a sfuggire al tatuatore che lo insegue.

Il riferimento agli artigli di Wolverine di Mr. Morfina è migliore dopo Deadpool e Wolverine

Il riferimento a Wolverine in Mr. Morfina è ancora più esilarante a causa della sequenza di apertura “Bye Bye Bye” di Deadpool & Wolverine, che mostra Deadpool che cerca di imitare anche lui l’eroe artigliato e scontroso. Deadpool usa lo scheletro di Wolverine come arma, lanciando le ossa e colpendo le persone con lui. Poi, usa gli artigli di Wolverine in un combattimento, legando le ossa dell’avambraccio con i loro artigli retrattili alle sue braccia. È una mossa sacrilega che si adatta perfettamente alla personalità di Deadpool.

È divertente e bello vedere Deadpool combattere con i veri artigli di Wolverine, ma Mr. Morfina mostra anche gli aspetti positivi di adottare un approccio alternativo alla stessa idea.

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