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Victor – La storia segreta del Dottor Frankenstein: Daniel Radcliffe nel nuovo video

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Ecco un nuovo video promozionale di Victor – La storia segreta del Dottor Frankenstein in cui Daniel Radcliffe parla del suo personaggio, Igor, che qui è reso protagonista e spettatore principale della storia.

LEGGI LA RECENSIONE DEL FILM

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La storia è raccontata attraverso il punto di vista di Igor. Offre molti retroscena del passato sull’uomo che era prima di incontrare Victor (Frankenstein). Nella loro relazione c’è una sorta di lotta per determinare chi è il carattere dominante della coppia, ed è questo che distingue questa pellicola dalle altre. Parla della natura della creazione per certi versi. Victor dà a Igor una nuova vita all’inizio del film in modo che lui possa essere visto come una sua creazione e poter rendere così omaggio al suo creatore.

Il film Victor – La storia segreta del Dottor Frankenstein è diretto da Paul McGuigan e vede nel cast oltre all’attore anche James McAvoy e Jessica Brown Findlay.  La pellicola si basa su una sceneggiatura scritta da Max Landis e l’uscita del  film è prevista per il 17 ottobre 2015.Victor - La storia segreta del Dottor Frankenstein

Vicomix di Vicenza: fumetti e cosplayer

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Vicomix di Vicenza: fumetti e cosplayer

Torna Vicomix a Vicenza: fumetti, cosplayer e youtuber invadono il quartiere fieristico

Sabato 1 e domenica 2 aprile alla Fiera di Vicenza l’appuntamento è con Vicomix, la versione 2.0 della tradizionale fiera del fumetto a misura di cosplayer: ne sono attesi oltre 1.000 per un grande raduno. Ospiti i maestri del fumetto italiano: Leo Ortolani, Roberto Bonadimani e Andrea Romoli. Tra le novità 2017 ci sono un’area dedicata ai visori di realtà virtuale, la presenza di youtuber famosi e le “Olimpiadi Robotiche” tra istituti superiori del territorio. Con un unico ticket d’ingresso il pubblico può visitare anche Expo Elettronica, il grande evento dedicato all’elettronica professionale e di consumo: oltre 250 espositori propongono migliaia di articoli di informatica, piccoli elettrodomestici, telefonia, tablet, home theatre, accessori per videogiochi, illuminazione, ricambi, minuteria e prodotti per l’hobbistica e il fai da te

E’ la versione 2.0 della tradizionale fiera del fumetto, un appuntamento a misura di cosplayer. Sabato 1 e domenica 2 aprile la Fiera di Vicenza apre le porte all’elettronica, all’informatica e agli hobby, dai fumetti fino ai cosplayer e ai videogiochi. Torna Expo Elettronica, che non è sinonimo solo di tecnologia, ma ospita anche Vicomix, oltre 3.000 metri quadrati di mostra mercato rivolta interamente al mondo dei manga e anime – i fumetti del sol Levante – modellini, action figures, fumetti, comix, telefilm, videoghiochi, giochi da tavolo e di ruolo. Vicomix è anche animazione a 360 gradi con un megaschermo sul palco, tornei di videogiochi e di carte collezionabili, ospiti e mostre uniche.

Vicomix abbraccia tutti i gusti, da quelli “vintage” e tradizionali fino ai protagonisti delle più attuali serie giapponesi. E poi via libera al mondo del Cosplay, con un grande raduno: ad oggi sono oltre 1.000 gli “eroi mascherati” che hanno confermato la loro partecipazione a Vicomix, ma le adesioni sono in costante aumento: tra gli stand si troveranno maschere di ogni genere, si va da Iron Man a Mazinga, da Final fantasy allo Hobbit e il divertimento, anche per chi guarda, sta nel riconoscimento, nel distinguere un personaggio da un altro dello stessa serie. Quello dei cosplayer è un fenomeno nato in Giappone che consiste nell’indossare un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile del mondo dei fumetti. Ma sempre i cosplayer interpretano anche personaggi di videogiochi, band musicali, artisti, giochi di ruolo, film, serie tv e persino pubblicità.

Non potevano mancare tre maestri del fumetto italiano: Leo Ortolani, famosissimo padre di Rat-Man, Roberto Bonadimani, disegnatore principe della fantascienza italiana, Andrea Romoli, che si distingue per la ricchezza dei dettagli dei suoi disegni, nella giornata di sabato (a partire dalle 15) e di domenica (a partire dalle 11) sono a disposizione del pubblico per firmacopie e litografie.

Novità di questa edizione è anche l’area gestita da Tom’s Hardware, la testata giornalistica guru del tech, con diverse postazioni di realtà virtuale per provare una delle esperienze più cool del momento. Qui gli ospiti più attesi sono i Mates, gli youtubers più seguiti del web, che saranno presenti nell’area dedicata sia sabato che domenica: i Mates sono il gruppo youtuber formato da St3pny, Surrealpower, Anima e Vegas che con 4.000.000 di iscritti e 100 milioni di visualizzazioni sono i nuovi idoli dei teenagers, giocatori accaniti e amanti delle sfide di ogni tipo. Con loro c’è anche LaSabriGamer, la gamer piu? famosa di YouTube italia.

Sempre qui, poi, si svolgono le “Olimpiadi robotiche”, con numerose scuole vicentine in gara: nelle due giornate di manifestazione piccoli robot – interamente programmati da studenti di istituti superiori del territorio – si sfidano in un torneo di calcetto, in una gara di velocità e in un combattimento di sumo.

Con un unico ticket d’ingresso, poi, il pubblico può visitare anche un altro settore tematico: Expo Elettronica, dedicato all’elettronica professionale e di consumo, con migliaia di metri quadrati “zeppi” di articoli elettronici per l’intrattenimento, la comunicazione e il lavoro, in ufficio e a casa, proposti da oltre 250 espositori provenienti da tutta Italia.

Pc e periferiche, smartphone, tablet, audio e multimedia, lettori e masterizzatori, dvd, decoder digitali e satellitari, videosorveglianza, accessori e materiali di consumo, piccoli elettrodomestici sono solo alcuni dei numerosi prodotti proposti, accanto ad una serie di ‘introvabili’ tra cui componenti, e ricambi per la riparazione. I prezzi sono molto vantaggiosi, con sconti imperdibili rispetto alla normale distribuzione.

Vicky Cristina Barcelona: trama, cast e frasi del film di Woody Allen

Dopo aver inaugurato la propria stagione europea con Match Point, il regista premio Oscar Woody Allen ha continuato a girare film in varie località del vecchio continente come To Rome with Love a Roma e Midnight in Paris a Parigi. Prima di questi, però, nel 2008 è arrivato sul grande schermo Vicky Cristina Barcelona, ambientato nella celebre città spagnola. Qui si svolgono infatti le vicende di due amiche innamoratesi dello stesso uomo, ignare che questi intrattiene ancora una turbolenta relazione con la sua ex moglie. In un crescendo di passioni e situazioni comiche, il film si svela essere uno dei migliori realizzati dal regista negli ultimi anni.

Scritta anni prima e pensata per essere ambientata a San Francisco, la storia venne poi riadattata da Allen al contesto spagnolo in seguito ad un accordo con la casa di produzione MediaPro, situata a Barcellona. Il film venne poi presentato fuori concorso al 61° Festival di Cannes, dove è stato accolto in modo particolarmente positivo dalla critica. Arrivato infine in sala, questo si rivelò uno dei titoli più proficui della filmografia di Allen. A fronte di un budget di circa 16 milioni di dollari, Vicky Cristina Barcelona è infatti arrivato a guadagnare globalmente oltre 96. Ulteriore successo è poi arrivato grazie alla stagione dei premi, dove il film si è affermato come uno dei principali protagonisti.

Prima di cimentarsi in una visione di Vicky Cristina Barcelona, però, è certamente consigliabile approfondire ulteriori dettagli circa la sua trama e il cast di attori che lo compone. Proseguendo qui nella lettura sarà inoltre possibile ritrovare alcune delle frasi più note e belle del film, grazie alle quali si potrà avere un primo contatto con quella che è l’atmosfera del film e il carattere dei suoi personaggi. Infine, si elencheranno le principali piattaforme dove sarà possibile ritrovare il film per una comoda visione in streaming.

Vicky Cristina Barcelona: la trama del film

Protagoniste del film sono Vicky e Cristina, amiche da sempre e impegnate ora in una vacanza estiva a Barcellona in vista del matrimonio della prima delle due. Le due, pur particolarmente legate l’una all’altra, sono distinte da una totalmente differente visione dell’amore. Vicky è infatti un amante della sicurezza, ricercando questa in uomini che possano offrirle una certa stabilità. Cristina, invece, preferisce il pericolo e le passioni travolgenti, abbandonandosi del tutto ad esse. Nonostante tale differenza, le due verranno entrambe rapite dal fascino del pittore Juan Antonio, carismatico e ricco di interessi. Questi propone alle due di passare con lui il fine settimana, mangiando, visitando luoghi e facendo l’amore.

Cristina accetta da subito con grande entusiasmo, finendo con il convincere infine anche la riluttante amica. Il pittore le introdurrà così ad un vero e proprio viaggio sensoriale, tra odori e sapori della sua terra. Se Cristina è da subito persa nell’amore per l’uomo, Vicky al contrario impiegherà più tempo nel lasciarsi vincere dal fascino di lui. Ciò che le due ancora non sanno, però, è che questi ha in passato avuto una turbolenta relazione con quella che è ora la sua ex moglie, Maria Elena, donna di grande bellezza e altrettanto talentuosa pittrice. Il ritorno improvviso di questa nella vita di Juan Antonio getterà particolare scompiglio in una situazione già di suo affollata e complessa.

Vicky Cristina Barcelona cast

Vicky Cristina Barcelona: il cast del film

Come sempre accade per i film di Allen, i ruoli dei protagonisti sono interpretati da alcuni tra i più celebri interpreti del cinema mondiale. In particolare, il ruolo di Cristina è stato sin da subito scritto pensando all’attrice Scarlett Johansson, musa del regista e qui alla terza collaborazione con Allen. L’attrice si è da subito dichiarata particolarmente entusiasta del progetto, ritrovando diverse somiglianze con il personaggio già interpretato in Match Point. Questo le ha permesso di dar vita a nuove sfumature di una personalità già affrontata. Nel ruolo della sua amica, Vicky, vi è invece l’attrice Rebecca Hall. Le due avevano già recitato insieme per il film The Prestige, e poterono così affidarsi in modo particolare sul legame che già le univa da tempo per dar vita alle due amiche del titolo.

Ad interpretare il tenebroso Juan Antonio, indicato come il vero antagonista del film, è invece il premio Oscar Javier Bardem. L’attore è stato sin dall’inizio la prima scelta di Allen per tale ruolo. Qui egli si trova a recitare anche con sua moglie Penélope Cruz, la quale ricopre il ruolo di Maria Elena. Realmente sposati, i due attori si sono qui trovati nella strana situazione di dover dare vita ad una coppia divorziata. Per le scene che li vedono recitare in spagnolo, i due attori sono stati incoraggiati ad improvvisare quanto più possibile. La Cruz ha in seguito vinto il premio Oscar come miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione. L’attrice Patricia Clarkson interpreta invece la zia di Vicky, che ospita le due amiche per il loro soggiorno. Infine, Chris Messina è presente nei panni di Doug, futuro sposo di Vicky.

Vicky Cristina Barcelona: le frasi, il trailer e dove vedere il film in streaming

È possibile vedere o rivedere tale film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Vicky Cristina Barcelona è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Infinity, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 6 agosto alle ore 21:10 sul canale TwentySeven.

Un film come Vicky Cristina Barcelona, infine, possiede della frasi davvero indimenticabili che aiutano a riflettere sulle tante sfumature dell’amore. Ecco, dunque, qualche esempio:

  • María Eléna diceva sempre che solo l’amore inappagato è davvero romantico. (Juan Antonio)
  • Il trucco è di godersi la vita, accettando che non abbia alcun significato, nessuno! (Juan Antonio)
  • Siamo fatti l’uno per l’altra e non siamo fatti l’uno per l’altra: è una contraddizione. (Juan Antonio)
  • Io ci vengo in camera tua. Ma tu dovrai sedurmi… (Cristina)
  • Cristina a livello mentale è un’adolescente e, essendo romantica, tende all’autodistruzione, quindi per un breve momento di passione è capace di perdere completamente ogni senso della misura. (Vicky)

Fonte: IMDb

Vicino all’orizzonte: dal cast alla storia vera, tutto quello che c’è da sapere

Il genere dei teen drama, ovvero quei film per ragazzi incentrati su profondi sconvolgimenti dell’animo, si affermano quasi sempre come grandi successi, riuscendo ad andare ad intercettare un preciso pubblico a cui troppo spesso non si dedicano le giuste attenzioni. Film come la serie di After, Colpa delle stelle, Noi siamo infinito o il recente Fabbricante di lacrime ne sono un esempio. Un altro titolo di questo genere affermatosi come un buon successo è Vicino all’orizzonte, che ha commosso gli spettatori per la sua storia d’amore struggente che grazie al coraggio dei due giovani protagonisti riesce a superare ogni ostacolo.

Diretto da Tim Trachte, il film di produzione tedesca vanta la presenza degli attori emergenti Jannif Schümann e Luna Wedler, particolarmente apprezzati nei rispettivi ruoli. La pellicola è la trasposizione dell’omonimo romanzo di Jessica Koch. Questo era inizialmente stato pubblicato nel 2016 sotto forma di ebook, ma in seguito allo straordinario riscontro di pubblico, venne stampato in copia fisica. Particolarmente acclamato anche in Italia, il romanzo è divenuto in breve tempo un best seller, facendo interessare diverse produzioni al suo adattamento.

Per tutti gli appassionati del genere, si tratta dunque di un titolo da non perdere, che offre sì grandi emozioni ma anche profonde riflessioni su come le relazioni ci cambiano. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Vicino all’orizzonte. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Vicino all’orizzonte

La vicenda ruota intorno a Jessica, solare ragazza di 18 anni, annoiata dalla routine della sua vita. Tutto cambia nel momento in cui, durante l’estate, incontra Danny, più grandi di lei di qualche anno. Il loro amore, nato quasi inaspettatamente, sembra perfetto. Ci sono però aspetti del suo passato di cui Danny non parla. Nel momento in cui Jessica scoprirà le cicatrici sul suo corpo, tuttavia, lo costringerà a raccontarle cosa è accaduto. Danny sarà allora costretto a riportare alla luce il suo turbolento passato fatto di soprusi.

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Jannik Schümann e Luna Wedler in Vicino all’orizzonte. © Studiocanal GmbH / Bernd Spauke

Il libro di Jessica Koch e la storia vera a cui si ispira

Come anticipato, il film è tratto dal libro scritto nel 2016 dalla Koch. Questo, seppur romanzando gli eventi e ricamandovi sopra una storia più ampia, è tratto da una vicenda realmente vissuta dalla scrittrice. Sul finire degli anni Novanta, infatti, quando la Coch era poco più che adolescente, ebbe un amore di gioventù particolarmente drammatico. Come poi racconterà anni dopo nel libro, si trovò infatti a dover gestire la relazione con un ragazzo vittima di violenza da parte di suo padre e scopertosi sieropositivo.

Scrivere il romanzo è servito all’autrice per rielaborare quel difficile periodo della sua vita, conclusosi, come anche il film, in modo drammatico. Quanto da lei scritto ha ottenuto il favore di critica e pubblico proprio per la sincerità con cui vengono raccontati gli eventi. Paragonato ai romanzi del celebre Nicholas Sparks, con protagonisti innamorati costretti a confrontarsi con problemi più grandi di loro, quello della Koch si è in breve affermato come uno dei libri tedeschi più venduti dell’anno.

Il finale del film

Nel filnale di Vicino all’orizzonte, Danny apprende di avere un’aspettativa di vita di circa 15 mesi. Lui e Jessica decidono allora di fare il viaggio negli Stati Uniti che si erano promessi, ma lì Danny annuncia alla ragazza che non farà la possibile terapia che gli prolungherebbe la vita, perché preferisce morire in modo indipendente. Nonostante questo le spezzi il cuore, Jessica decide di accettare la sua volontà. In seguito trova una lettera di Danny in cui le dice addio e le augura il meglio, con un riferimento ad una poesia che entrambi collegano con l’inizio della loro relazione, riguardante la linea all’orizzonte dove si incontrano la terra e il cielo, la vita e la morte.

Vicino all'orizzonte cast
Jannik Schümann e Luna Wedler in Vicino all’orizzonte. © Studiocanal GmbH / Tom Trambow

 

Il cast del film

Il film è interpretato da due attori emergenti, entrambi originari della Germania ma già con alcuni titoli internazionali all’attivo. Luna Wedler, che nel film interpreta proprio la Koch da giovane, si è infatti resa nota grazie al film coming of age Blue My Mind – Il segreto dei miei anni (2017), al dramma Beast (2019), con Ella Rumpf, e alla serie crime The Team (2015). È poi stata tra i protagonisti di Storia di mia moglie, con Lea Seydoux Louis Garrel, e ha recitato in due episodi di Tutta la luce che non vediamo.

Jannik Schümann, che nel film è Danny, vanta invece una già lunga carriera, composta prevalentemente di titoli televisivi. L’attore ha poi lavorato anche a film per il cinema come Submergence (2017), con Alicia Vikander e La conseguenza (2019), con Keira Knightley. Ha poi debuttato nella sua prima grande produzione statunitense con Monster Hunter, con protagonista Milla Jovovich. Vicino all’orizzonte è tuttavia il primo film che ha permesso loro di recitare in ruoli da veri e propri protagonisti e di ottenere una popolarità maggiore rispetto a quella fino ad ora conosciuta.

Ciò che gli ha permesso di essere così apprezzati è stata inoltre la chimica di coppia da loro sfoggiata, e instauratasi naturalmente sin dal provino. Entrambi gli attori hanno infatti raccontato di aver provato da subito grande fiducia l’uno nell’altro, sentimento avvertito anche dalla produzione che ha così deciso di affidare loro i ruoli principali. La stessa autrice del romanzo si è poi dichiarata estremamente soddisfatta dei due attori, che a suo dire hanno trovato il modo di dar vita alle loro versioni di Danny e Jessica, rimanendo però fedeli allo spirito dei due personaggi del romanzo.

Il trailer di Vicino all’orizzonte e dove vedere il film in streaming

Per gli amanti del film, o per chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Vicino all’orizzonte è infatti presente nel catalogo di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinstesto televisivo di giovedì 18 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 2.

Fonte: IMDb

Vicini di casa, recensione del film di Paolo Costella

Vicini di casa, recensione del film di Paolo Costella

Paolo Costella scrive e dirige Vicini di casa, il suo nuovo film preso da uno spettacolo teatrale spagnolo dal titolo Los vecinos de arriba di Cesc Gay, dal quale l’autore stesso nel 2020 aveva già tratto una pellicola chiamandola Sentimental e aggiudicandosi più d’una candidatura ai premi Goya dell’anno successivo.

Costella viene da una prolifica attività cinematografica, sia in qualità di sceneggiatore che di regista, iniziando la sua carriera poco più che ventenne e arrivando a collaborare più volte con nomi ben noti del dramma borghesotto all’italiana, come Paolo Genovese e Gabriele Muccino. Per la sceneggiatura si è fatto aiutare da Giacomo Ciarrapico (uno dei tre autori di Boris, insieme al compianto Mattia Torre) e la struttura dello svolgimento del film è evidentemente teatrale, attenendosi praticamente del tutto alla pièce originale.

Vicini di casa, la trama

Protagonista di Vicini di casa è il quartetto composto da due coppie: Federica e Giulio (Vittoria Puccini e Claudio Bisio) e Laura e Salvatore (Valentina Lodovini e Vinicio Marchioni). I primi abitano in un appartamento bellissimo: elegante ma non lussuoso, intellettuale e radical chic al punto giusto. Giulio infatti è un insegnate di musica al conservatorio e Federica lavora in un negozio. Hanno una figlioletta che però non si vede, perché quella sera è a dormire da un’amica. Già, perché appena Giulio rientra dal lavoro Federica gli annuncia di aver invitato a cena gli inquilini del piano di sopra: Laura e Salvatore, appunto.

La questione è complessa perché tra Federica e Giulio c’è poca comunicazione e molta stanchezza coniugale. E l’invito solleva una tematica di convivenza civile tra condomini: i vicini, quando hanno rapporti sessuali, fanno decisamente un gran fracasso. Giulio vorrebbe cogliere l’occasione della cena per affrontare l’argomento, ma Federica no. E quando Laura e Salvatore varcano la soglia della loro casa, accade l’impensabile.

Quale tematica può essere più spinosa, attuale e – in ogni caso – intramontabile quanto la sessualità? E quanto, invece, quella tra marito e moglie è spesso relegata dietro cataste di “non detto” e bonaria rassegnazione? Vicini di casa punta a smuovere un po’ le fondamenta ammuffite di tanta staticità, ma quanto è evidente il tentativo di scontrarsi con colossi d’incredulità e seriosità che si stagliano imponenti nella Storia dei nostri costumi.

I quattro attori funzionano molto bene, soprattutto Valentina Lodovini e Vinicio Marchioni riescono a gestire e introdurre ottimamente e con gradualità il carattere dei loro personaggi, per poi continuare supportando e accompagnando gli altri due. Anche Bisio usa con qualità il suo consueto profilo ironico, cercando di creare sintonia con Puccini eternamente schiva e fissa dietro alla sua bellezza. L’andamento della storia è quindi piacevole e anche il ritmo non procede male, per quanto discreto, ben lontano dalla giocosità buffa e macchiettistica dei nostri cugini spagnoli.

La regia di Paolo Costella è dunque ben fatta, segue ottimamente i volti dei suoi attori, li accompagna e poi li lascia respirare, li riprende per scrutarli e lasciarli fare. Così come le scelte delle angolazioni che via via usa insieme alle luci, che chiaramente attingono a uno stile più che consolidato, ma al quale siamo abituati e che tutto sommato dà un senso di casa al nostro sguardo. Nell’essere un prodotto ben curato, resta solo ingombrante l’aria della borghesia smarrita e annoiata di mezza età.

Questi Vicini di casa provano a buttare là le argomentazioni e i discorsi affrontati impostandoli con noncuranza, ma è proprio difficile, alla fine, evitare di prendersi sul serio. È un aspetto culturale che valica ogni tentativo narrativo ed interpretativo. La scioltezza sessuale non può venir prima di una profonda confidenza con sé, unita a tanta autoironia. Sicuramente, però, da qualche parte bisogna iniziare, anche constatando semplicemente il proprio senso d’inadeguatezza.

Vicini del terzo tipo: tutto quello che c’è da sapere sul film con Ben Stiller

Vicini del terzo tipo (noto con il titolo originale di The Watch, precedentemente noto come Neighborhood Watch) è il film americano di fantascienza e commedia del 2012, diretto da Akiva Schaffer e scritto da Jared Stern, Seth Rogen e Evan Goldberg. Il film è interpretato da Ben Stiller, Vince Vaughn, Jonah Hill e Richard Ayoade.

Vicini del terzo tipo, la trama e il cast

Il film segue Evan (Stiller), Bob (Vaughn), Franklin (Hill) e Jamarcus (Ayoade), un gruppo di vicini di casa che formano un gruppo di vigilanza del quartiere suburbano. Quando scoprono un complotto alieno che minaccia il mondo, sono costretti ad agire. Questo è stato l’ultimo ruolo cinematografico di R. Lee Ermey, che è morto il 15 aprile 2018.

Lo sviluppo del film

Il film è stato sviluppato nel 2008 sotto la guida del produttore Shawn Levy come progetto per adolescenti scritto da Jared Stern. Tra il 2009 e la fine del 2010 il progetto ha visto l’ingresso di diversi registi e star, fino al novembre 2010, quando ha preso una nuova direzione sotto la guida di Rogen e Goldberg (che hanno riscritto la sceneggiatura per un pubblico adulto). Le riprese sono iniziate nell’ottobre 2011 nello stato della Georgia e si sono concluse nel gennaio 2012.

La campagna di marketing del film è stata influenzata dall’uccisione, nel febbraio 2012, di Trayvon Martin da parte di un membro della ronda di quartiere. Di conseguenza, la campagna è stata riorientata sulla premessa aliena invece che sui protagonisti del film e il titolo del film è stato cambiato da Neighborhood Watch a The Watch. Uscito il 27 luglio 2012, il film è stato una bomba al botteghino, incassando solo 68,3 milioni di dollari a fronte di un budget di 68 milioni (tenendo conto dei costi di marketing e distribuzione). Il film è stato anche accolto da recensioni generalmente negative, con la critica che si è concentrata sulla trama, sulle frequenti battute “volgari e offensive” e sui numerosi inserimenti di prodotti. Tuttavia, le interpretazioni di Hill e Ayoade sono state accolte più positivamente.

La spiegazione del finale del film

Vicini del terzo tipo film
Foto di Photo Credit: Melinda Sue Gordon – © 2012 – Twentieth Century Fox Film Corporation.

Ne Vicini del terzo tipo Evan sospetta che uno dei suoi vicini sia un alieno a causa del suo modo di parlare criptico e senza parole e perché sembra sempre seguire Evan. Mentre la squadra di vigilanza perlustra la casa del vicino, Bob viene a sapere che Chelsea è a una festa non sorvegliata con Jason. Bob disobbedisce agli ordini di Evan e si precipita alla festa con Franklin. Bob impedisce a Jason di violentare Chelsea, ma Jason lo picchia finché non interviene Franklin. Evan e Jamarcus indagano da soli sullo strano vicino, scoprendo che ospita orge nel suo seminterrato.

Quando Bob torna, lui ed Evan litigano per aver messo la figlia al di sopra dell’orologio. Bob viene licenziato dall’orologio dopo aver detto che Evan non ha amici perché cerca di controllare tutto. Evan torna a casa e confessa la sua infertilità ad Abby, che accetta la notizia e gli dice che risolveranno le cose. Evan riceve poi una visita urgente da Jamarcus, che confessa di essere uno degli alieni ma di aver scelto di schierarsi con l’umanità dopo aver partecipato all’orgia e aver sperimentato la cultura umana.

Avverte il gruppo che gli alieni stanno costruendo un trasmettitore sotto il negozio Costco che richiamerà la loro armata per distruggere la Terra; per questo motivo viene espulso dall’osservatorio. Si recano a casa di Franklin per procurarsi delle armi e, dopo essersi armati, si infiltrano al Costco per distruggere il trasmettitore. Bob incontra Jason, che rivela di essere anch’egli un alieno, e si azzuffano. Evan e Franklin tentano di disattivare il trasmettitore, ma vengono circondati dagli alieni. Jamarcus arriva e salva i due, rivelando che il cervello degli alieni si trova nell’inguine; Bob uccide Jason strappandogli il pene.

Evan scopre che il trasmettitore è alimentato dalla sfera metallica e la rimuove, disabilitando la macchina. Arrivano altri alieni, costringendo il gruppo a fuggire. L’orologio usa la sfera metallica per distruggere l’edificio Costco, uccidendo tutti gli alieni al suo interno. Nell’epilogo, Evan e Abby riaccendono la loro storia d’amore e adottano una figlia. Bob si avvicina a Chelsea e apprezza il suo nuovo fidanzato. Franklin viene finalmente accettato dal Dipartimento di Polizia di Glenview e Jamarcus continua a partecipare alle orge segrete del quartiere. Il gruppo mantiene la vigilanza, continuando a proteggere Glenview.

Quanto ha incassato Vicini del terzo tipo ?

Vicini del terzo tipo ha incassato 35.353.000 dollari in Nord America e 32.914.862 dollari in altri territori, per un totale mondiale di 68.267.862 dollari a fronte di un budget di 68 milioni di dollari.

Nella settimana precedente l’uscita del film, il monitoraggio ha mostrato che fino al 25% del pubblico nordamericano era riluttante a recarsi al cinema dopo la sparatoria di massa in un cinema del Colorado della settimana precedente. Questo fatto, unito alla concorrenza del lancio simultaneo delle Olimpiadi estive del 2012, avrebbe avuto un impatto negativo sulla vendita dei biglietti per Vicini del terzo tipo. Secondo le stime, il film avrebbe potuto guadagnare 13-15 milioni di dollari nel weekend di apertura.

Il film ha guadagnato circa 4,5 milioni di dollari nel giorno di apertura. Durante il weekend di apertura ha guadagnato 12,7 milioni di dollari da 3.168 sale – una media di 4.025 dollari per sala – posizionandosi al terzo posto dopo L’era glaciale: Continental Drift (13,3 milioni di dollari) e The Dark Knight Rises (62,1 milioni di dollari). I segmenti più numerosi del pubblico del fine settimana di apertura erano quelli dei maggiori di 25 anni (59%) e dei maschi (60%).Il film è uscito dalle sale il 18 ottobre 2012 (dopo 12 settimane) con un incasso totale di 35,3 milioni di dollari.[Al di fuori del Nord America, il film ha avuto i weekend di apertura di maggior successo nel Regno Unito (3,5 milioni di dollari), in Australia (1,8 milioni di dollari) e in Russia (1,3 milioni di dollari). Questi paesi hanno rappresentato anche i maggiori incassi totali, con 6 milioni di dollari dal Regno Unito, 5,9 milioni di dollari dall’Australia e 3,2 milioni di dollari dalla Russia.

Vicini del terzo tipo: trailer 

Vicini del terzo tipo in streaming

Vicini del terzo tipo è disponibile sulle seguenti piattaforme:

 

Vicini del terzo tipo: recensione del film con Ben Stiller

Vicini del terzo tipo: recensione del film con Ben Stiller

Arriva anche in Italia la commedia made in USA The Watch, dai noi tradotta Vicini del terzo tipo con protagonisti Ben Stiller, Vince Vaughn e Jonah Hill, garanzia ormai di puro intrattenimento e ottima comicità. La pellicola è diretta dal quasi debuttante Akiva Schaffer, mentre alla sceneggiatura come accade da un po’ di tempo ormai siede il buon vecchio Seth Rogen, ormai veterano del genere.

Vicini del terzo tipo racconta di quattro ragazzi di periferia che si riuniscono per formare un gruppo di vigilanza di quartiere, solo per evadere dalle loro vite noiose per una notte a settimana. Ma quando scoprono accidentalmente che la loro città è stata infestata da alieni che si spacciano per ordinari abitanti, non avranno altra scelta che salvare la loro vigilanza – e il mondo – dallo sterminio totale.

Vicini del terzo tipo, il film

Vicini del terzo tipo

Vicini del terzo tipo è l’ennesima commedia all’americana ben riuscita che non brilla certo per originalità e maestria ma porta a casa con sé il suo obiettivo: intrattenere e divertire il pubblico. E il film, tutto sommato, ci riesce alla grande grazie ai suoi protagonisti che mostrano tutte le loro grandissime doti comiche. A cominciare dai due veterani del cast, Ben Stiller e Vince Vaughn affiatati partner di set da decenni, fino all’ormai certezza Jonah Hill che smette i panni dell’attore “impegnato” per rilassarsi con leggerezza in una storia divertente e citazionista.

Non mancano di certo le piccole sbavature, soprattutto nella parte centrale della storia che ha un attimo di esitazione e pecca un po’ di ambizione, fortunatamente poi il registro ritorna a essere quello che più è congeniale al cast e alla storia e tutto ritorna come dovrebbe essere: scanzonato, irriverente, scorretto.

The Watch è un mix di  leggerezza, divertimento e un pizzico di avventura cadenzati in novanta minuti di buona commedia che faranno sbellicare tutti, dai più grandi ai più piccoli, senza pretese alte e narcisismo intellettuale.

Vicini del terzo tipo – Trailer Italiano ufficiale HD

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Vicini del terzo tipo – Trailer Italiano ufficiale HD

Ecco il Trailer di Vicini del terzo tipo. Il 9 novembre 2012, distribuita dalla Twentieth Century Fox, arriverà in Italia “Vicini del terzo tipo” la nuova commedia con Ben Stiller, Vince Vaughn, Jonah Hill e Richard Ayoade, per la regia di Akiva Schaffer.

Vicini davvero: le location dove è stato girato il film Netflix

Vicini davvero: le location dove è stato girato il film Netflix

Negli ultimi anni le produzioni spagnole o latinoamericane, grazie soprattutto alle piattaforme streaming, si sono moltiplicate, anche per via del grande successo ottenuto in termini di critica e pubblico. Titoli come La casa di carta, Élite, Fenómenas – Indagini occulte, Tin & Tina o la trilogia di Dalla mia finestra sono solo alcuni degli esempi più noti di come la produzione – di film o serie TV – di lingua spagnola abbia invaso gli schermi di tutto il mondo. A questo elenco si aggiunge ora anche Vicini davvero, commedia romantica diretta da Patricia Font e arrivata il 12 aprile nel catalogo di Netflix.

Divenuto subito uno dei titoli più visti del momento, questo film propone la classica dinamica tra due personaggi che si odiano fino a quando non scoprono che invece si amano alla follia. Ad impreziosire questa vicenda già proposta da numerosi altri titoli, tra cui il recente Ti odio, anzi no, ti amo!, vi sono le magiche location spagnole che suscitano sempre un certo fascino e arricchiscono di calore ed emotività il racconto proposto. Che si tratti di scene in interni o in esterni, Vicini davvero è un film piacevole da guardare anche solo per ammirare i luoghi in cui è girato.

Per gli appassionati del genere si tratta dunque di un titolo da non perdere, che offre risate, musica, emozioni e complessivamente quella visione spensierata che è spesso gradita. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Vicini davvero. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove è stato girato. Infine, si ritroveranno anche i dettagli su dove e come poter vedere il film in streaming.

Vicini davvero cast Aitana

La trama e il cast di Vicini davvero

Valentina è un’ansiosa pianista che, dopo aver rotto col suo ex, è pronta a ricominciare. Sua cugina, Carmen, le ha dunque organizzato una nuova vita con una nuova casa e  un nuovo lavoro in un bar per provare a convincerla ad andare avanti. Tuttavia, Valentina pensa solo a una cosa: l’audizione di pianoforte fissata che si svolgerà tra tre settimane, a cui ha intenzione di arrivare preparatissima, esercidandosi giorno e notte. Ciò rappresenta però un bel problema per il suo nuovo vicino, David, un game designer agorafobico, che pretende di lavorare in assoluto silenzio.

L’uomo è riuscito a cacciare tutti gli inquilini che hanno tentato di vivere nell’appartamento adiacente al suo, spaventandoli con rumori inquietanti ad ogni ora. Si trova ora costretto a fare la stessa cosa anche con la nuova inquilina, che non la smette di fare rumore con il suo pianoforte. Così, comincia la “guerra”: David la sveglia con forti colpi, Valentina non si stacca dallo strumento. Ben presto, però, ripicche e litigi lasceranno spazio alle conseguenze. E i due, pur non essendosi mai visti, finiscono per interessarsi l’uno all’altra.

Valentina è interpretata dalla cantante spagnola Aitana, già vista in Skam España e La nostra ultima occasione. Vicini davvero è il suo primo film da protagonista. Aitana è però nota al pubblico italiano per essere salita sul palco di Sanremo 2024 per cantare Mariposas (versione spagnola di Farfalle) con Sangiovanni. Ad oggi, ha all’attivo tre album in studio, tutti in vetta alle classifiche spagnole. Nel ruolo di David vi è invece Fernando Guallar, visto in PostcardsBallo Ballo e La ternura. Nel ruolo di Carmen si ritrova infine l’attrice Natalia Rodríguez.

Vicini davvero location film

Le location del film: ecco dove è stato girato

Vicini davvero è stato girato prevalentemente nella capitale Madrid. Il cast e la troupe si sono accampati a La Latina, un quartiere storico situato nel centro della città. Occupa il posto della zona più antica di Madrid, la cittadella islamica all’interno delle mura della città, con strade strette e grandi piazze. È amministrativamente chiusa quasi interamente all’interno del distretto di Palacio in Centro e occupa anche gran parte di quella che è conosciuta come El Madrid de los Austrias ma è difficile delimitare con precisione i suoi confini, perché, come i suoi immediati vicini, le strade sono strette e tortuose.

Ci sono diversi locali notturni, anche se il quartiere è noto soprattutto per avere una delle migliori concentrazioni di bar di tapas. Ci sono anche alcune chiese interessanti, come la Iglesia de San Andres e la Iglesia de San Francisco el Grande. La domenica e nei giorni festivi più importanti, si svolge il mercato delle pulci del Rastro, che ha inizio al confine orientale del quartiere e si estende dall’uscita San Millan della fermata della metropolitana La Latina a Plaza de Cascorro fino alla Ronda de Toledo, a sud. Le sue caratteristiche stradine strette, piene di gente del posto e di turisti, sono ben evidenti nello sfondo di alcune scene del film.

La regista ha catturato con precisione la vibrante energia del quartiere, trasformando La Latina in un importante personaggio a sé stante. Nel quartiere di La Latina sono state girate numerose scene importanti in particolare intorno a Mancebos Street. Le riprese di alcune scene si sono però svolte anche fuori la capitale, più precisamente nella città di Barcellona. Situata sulla costa nord-orientale della Spagna, la capitale della Catalogna è nota per il suo caratteristico skyline, che si vede comparire in alcune scene girate in esterni del film.

Il trailer di Vicini davvero e come vederlo in streaming su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di Vicini davvero unicamente grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.

Vicini all’orizzonte: la spiegazione del finale del film

Vicini all’orizzonte: la spiegazione del finale del film

Vicini all’orizzonte, film del 2019 diretto da Tim Trachte, è un dramma sentimentale tedesco tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Jessica Koch, pubblicato nel 2016. La pellicola si inserisce nel solco delle storie d’amore giovani e tormentate, affrontando tematiche profonde legate alla malattia, alla fiducia e all’elaborazione del dolore. Il regista, già noto per progetti rivolti a un pubblico giovane, adatta con delicatezza e realismo una storia vera che ha commosso migliaia di lettori in Germania e nel mondo. Il film si basa infatti sulla vera vicenda vissuta da Jessica Koch nella seconda metà degli anni Duemila, quando conobbe Danny, un giovane dal passato traumatico e segnato da segreti dolorosi.

La storia è narrata in prima persona nel libro originale e trasposta sul grande schermo mantenendo un forte focus sull’introspezione emotiva e sull’evoluzione psicologica dei personaggi. Koch ha raccontato pubblicamente come la scrittura sia stata per lei un modo per elaborare la perdita e condividere una storia d’amore tanto potente quanto tragica. Proprio questa autenticità ha contribuito a rendere Vicini all’orizzonte un successo editoriale prima, e un progetto cinematografico molto atteso poi, soprattutto da parte del giovane pubblico tedesco.

Tematicamente, Vicini all’orizzonte affronta questioni complesse come la violenza subita nell’infanzia, l’HIV, il rifiuto sociale e la capacità di amare nonostante il peso di un destino segnato. La pellicola, pur mantenendo i tratti del romanticismo adolescenziale, si distingue per la crudezza di alcune rivelazioni e per il modo diretto con cui affronta il tema della vulnerabilità maschile. La forza del messaggio – che l’amore può nascere e sopravvivere anche nel dolore – ha trovato un riscontro significativo presso il pubblico, rendendo il film un tassello importante nel panorama recente del cinema sentimentale tedesco. In questo articolo, esploriamo proprio il finale, andando ad evidenziare come esso richiama tutti i temi del film.

Luna Wedler e Jannik Schümann in Vicino all'orizzonte
Luna Wedler e Jannik Schümann in Vicino all’orizzonte. Foto di © Studiocanal GmbH / Bernd Spauke

La trama di Vicini all’orizzonte

Protagonista del film è Jessica (Luna Wedler), da poco 18ene con un futuro ricco di possibilità davanti a sé. Un giorno incontra Danny (Jannik Schümann), bello, affascinante e sicuro di sè, che dietro una facciata da ragazzo perfetto nasconde un doloroso segreto. Jessica rimane sin da subito affascinata dal giovane dall’oscuro passato. Tra i due scatta la scintilla e un sentimento puro li travolge, tanto che ben presto diventa chiaro a entrambi che è ormai impossibile sottrarsi all’amore; la dura corazza di Danny va però in mille pezzi, rivelando la verità dolorosa che il ragazzo si porta dietro e che abbatte ogni certezza.

Jessica capisce a quel punto che il futuro che sogna insieme al suo amato forse non sarà mai realizzabile, ma non vuole comunque rinunciare a Danny e alla loro relazione, difficile da portare avanti, ma al tempo stesso mossa da un sentimento profondo. È così che la ragazza si ritrova di fronte a una scelta: rinunciare a quella che sembra essere la sua anima gemella o combattere per ogni inebriante secondo di felicità?

La spiegazione del finale del film

Nel finale di Vicini all’orizzonte, il film raggiunge il suo momento più toccante e tragico, lasciando emergere con forza la componente autobiografica e il messaggio centrale della storia. Dopo aver affrontato insieme il dolore, le paure e le ombre del passato, Jessica e Danny giungono a un punto in cui la verità non può più essere evitata: la malattia di Danny – l’HIV contratto a seguito di abusi subiti in gioventù – lo sta consumando, e con essa si assottigliano anche le possibilità di vivere il loro amore in modo pieno e duraturo. Eppure, il film sceglie di non chiudere con la disperazione.

Jannik Schümann in Vicino all'orizzonte
Jannik Schümann in Vicino all’orizzonte. Foto di © Studiocanal GmbH / Bernd Spauke

L’ultimo periodo vissuto insieme diventa infatti un testamento di amore autentico, un tempo sospeso in cui entrambi imparano ad accettare ciò che non si può cambiare e a vivere intensamente ogni istante. È così che quando scoprono che la malattia ha accelerato il suo corso e al giovane restano pochi mesi di vita, i due innamorati decidono di compiere quel viaggio negli Stati Uniti che sognavano. Lì Danny annuncia a Jessica che non farà la possibile terapia che gli prolungherebbe la vita, perché preferirebbe morire in modo indipendente.

Quindi, dopo il viaggio negli Stati Uniti, i due si ritrovano di nuovo. Lei decide di non esortarlo più a lottare, ma decide invece di accettare la sua decisione. Tempo dopo, Jessica trova una lettera di Danny in cui lui le dice addio e le augura il meglio. Lui le lascia la sua casa e un conto a suo nome e la saluta con un riferimento ad una poesia di Joseph von Eichendorff che entrambi collegano all’inizio della loro relazione, a proposito della linea all’orizzonte (a cui fa riferimento il titolo del film) dove si incontrano la terra e il cielo, la vita e la morte.

La morte di Danny, che arriva nel silenzio e nella tenerezza di un addio inevitabile, non viene quindi mostrata con toni enfatici, ma è rappresentata con delicatezza, quasi come una naturale conclusione di un percorso già segnato. La regia di Tim Trachte evita il patetismo e sceglie invece di restare fedele all’intimità del racconto, focalizzandosi sugli sguardi, sulle carezze, sui piccoli gesti quotidiani che assumono un valore eterno. Il lutto di Jessica non è solo la perdita dell’amato, ma la fine di una fase di vita in cui ha imparato a fidarsi, ad amare senza riserve e a confrontarsi con la morte in modo lucido e consapevole.

Jannik Schümann e Luna Wedler in Vicino all'orizzonte
Jannik Schümann e Luna Wedler in Vicino all’orizzonte. Foto di © Studiocanal GmbH / Bernd Spauke

Il film si chiude quindi a suo modo con un senso di pace malinconica, in cui la memoria si fonde con l’accettazione. Si tratta di un finale che incarna alla perfezione il cuore del film: Vicini all’orizzonte non è infatti solo la cronaca di una storia d’amore impossibile, ma una riflessione sul coraggio di vivere nonostante la fragilità, sul potere redentivo dell’amore e sull’importanza di affrontare la verità. Il percorso di Danny è emblematico in tal senso: da giovane chiuso e segnato dal trauma, riesce ad aprirsi grazie alla relazione con Jessica, trovando in lei non solo una compagna, ma una via per riconciliarsi con sé stesso.

Allo stesso tempo, Jessica – ancora adolescente all’inizio – evolve attraverso la sofferenza e l’empatia, diventando una donna capace di comprendere che l’amore non è fatto di promesse eterne, ma di presenza reale anche nel dolore. Il messaggio conclusivo del film, così come del libro da cui è tratto, è quindi che l’amore vero non si misura sulla durata, ma sull’intensità e sulla capacità di trasformare chi lo vive. L’orizzonte, evocato nel titolo, non è tanto un luogo fisico da raggiungere, quanto una metafora della speranza, del futuro possibile nonostante tutto, e del confine sottile tra vita e morte, oltre il quale ciò che conta è ciò che si è stati capaci di donare.

Vichinghi in Vietnam, il nuovo graphic novel, a tema guerra, di Emmetre Edizioni

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Nel 1963, quando gli americani non potevano ancora esporsi in prima persona in azioni dirette contro il territorio del Nord Vietnam, per comandare le motovedette veloci destinate alle missioni di sbarco di commandos, si rivolsero ai loro contatti in Norvegia, che trovarono tre giovani marinai per svolgere questo rischioso compito. Ragnar Andersen, Erik Karlsen e Mads Berg, si dimostrarono eccezionali, rischiando anche la vita per trarre in salvo gli incursori sudvietnamiti che rientravano dalle missioni. Erano i primi momenti della guerra del Vietnam e i “Vichinghi”, così i tre erano soprannominati dalla CIA, non potevano certo immaginare che cosa questo conflitto sarebbe diventato di lì a pochi anni. Ispirato a un’incredibile storia vera,”Vichinghi in Vietnam” (soggetto di Alessandro Giorgi, storico e esperto di storia militare, editore Emmetre Edizioni), è un graphic novel che racconta le avventure di questi giovani norvegesi, bilanciando sapientemente azione e introspezione nelle evocative e potenti tavole sceneggiate e disegnate da Fabrizio De Fabritiis.

Una storia di coraggio, sacrificio e amicizia che, grazie a una narrazione in stile cinematografico, su più livelli, sia temporali che di soggetti narranti, fin dalle prime pagine coinvolge il lettore in quello che è uno scenario di guerra tattica, tra missioni segrete e pericolose, a volte al limite della legalità. Questa narrazione trova il suo culmine emotivo nelle lettere che il protagonista principale, Ragnar, invia alla compagna Linn, dense di calore e affetto, ma soprattutto delle sue riflessioni e pensieri sulle intense esperienze vissute durante il conflitto che lo porteranno, insieme ai suoi due compagni, a evolvere e cambiare.

Nella parte finale del volume troviamo diverse pagine di approfondimento, a cura dell’autore Alessandro Giorgi, che racconta, con dovizia di particolari e interessantissimi aneddoti,  la vera storia e i veri protagonisti che hanno ispirato “Vichinghi in Vietnam” e perché la scelta del fumetto come media per fare conoscere questa incredibile vicenda.

Il volume sarà disponibile dal 13 marzo e verrà presentato in anteprima alla manifestazione Cerea Comics and Games (VR) i  giorni 11 e 12 marzo allo stand Emmetre Edizioni. Domenica 12 alle ore 11 sul palco ci sarà l’incontro ufficiale di presentazione insieme all’autore Alessandro Giorgi e lo sceneggiatore e disegnatore Fabrizio De Fabritiis. Per l’occasione sarà possibile acquistare anche  una stampa speciale a tiratura limitata (solo 100 copie) numerata e firmata dagli autori.

E’ possibile preordinare “Vichinghi in Vietnam” sullo store online di Emmetre Edizioni, approfittando dei convenientissimi pacchetti preordine al seguente link. Il volume è anche preordinabile anche in fumetteria e libreria.

Vice: nuova clip del film con Bruce Willis

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Rilasciata una nuova clip di Vice, il film d’azione sci-fi interpretato da Thomas Jane, Bruce Willis, Ambyr Childers, Johnathon Schaech, Bryan Greenberg, Charlotte Kirk e Tyler J. Olson. Il film è diretto da Brian A. Miller, con la sceneggiatura di Andre Fabrizio e Jeremy Passmore.

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ViceJulian Michaels (Willis) ha progettato un ultimo resort: VICE, dove tutto è permesso ed i clienti possono dare sfogo alle loro fantasie più selvagge con degli abitanti artificiali che guardano, pensano e sentono come esseri umani. Quando un artificiale (Childers) diventa consapevole di sé e fugge, si ritrova preso nel fuoco incrociato tra i mercenari di Julian e un poliziotto (Jane), che è deciso a spegnere VICE, e fermare la violenza una volta per tutte.

La Lionsgate distribuirà il film nei teatri e On-Demand il 16 Gennaio 2015.

Fonte: CS

Vice – L’uomo nell’ombra: trama, cast e curiosità sul film

Vice – L’uomo nell’ombra: trama, cast e curiosità sul film

Dopo aver vinto un Oscar per la miglior sceneggiatura non originale con La grande scommessa, il regista Adam McKay (anche noto per film comici come Anchorman, Ricky Bobby e Fratellastri a 40 anni) è tornato al cinema nel 2018 con Vice – L’uomo nell’ombra (qui la recensione). Se nel precedente lungometraggio egli raccontava la storia di quanti previdero e trassero fortuna dalla crisi economica del 2008, in questo nuovo lavoro egli si impegna a svelare l’uomo nell’ombra del titolo, ovvero Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti dal 2001 al 2009 sotto la presidenza di Bush. Si anima così un racconto tanto appassionante quanto sconvolgente.

Pur non apparendo volutamente mai in primo piano, Cheney è infatti considerato l’uomo che ha realmente governato gli Stati Uniti dei primi anni Duemila. Egli si è trovato a gestire l’attacco terroristico dell’11 settembre e la guerra che ne è poi scaturita, imponendo la propria linea di pensiero a riguardo. Nel ritrarre la sua ascesa al potere, McKay non rinuncia ad alcune esagerazioni o inaccuratezze, dando però così vita ad un racconto che non può far a meno della forma cinematografica con cui viene raccontato. Attraverso metafore, simbolismi e giochi metacinematografici, il regista dà vita ad uno dei migliori film del suo anno.

Candidato ad otto premi Oscar, tra cui miglior film, Vice – L’uomo nell’ombra è infine stato premiato per il miglior trucco e acconciatura. Si tratta di un film tanto divertente quanto inquietante, che svela i giochi di potere che si agitano da sempre nell’ombra. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Vice – L’uomo nell’ombra: la trama del film

Protagonista del film è Dick Cheney, un uomo discreto e riservato che dopo un passato segnato dall’alcolismo, inizia a lavorare come stagista alla Casa Bianca durante la presidenza di Richard Nixon, ricoprendo ruoli sempre più importanti nelle amministrazioni USA degli ultimi cinquant’anni. Dietro ai suoi successi vi è in particolare sua moglie Lynne, la quale lo ha sempre spinto ad ottenere di più. Guidato dall’amico e collega Donald Rumsfeld e sostenuto dalla lealtà della moglie, riesce a insinuarsi discretamente ed in modo incisivo nel susseguirsi dei differenti governi.

A frenare la sua ascesa sembrò ad un certo punto pensarci una brutta malattia, che spinse Cheney a ritirarsi. Tale situazione cambiò però ben presto nel momento in cui gli viene offertà l’opportunità di approdare alla vicepresidenza del paese con George W. Bush, ottenendo di fatto un potere decisionale quasi totale. In particolare, durante questo incarico, Cheney avrà la capacità di manovrare con abilità e discrezione le decisioni più importanti a livello amministrativo e militare, determinando l’assetto politico degli Stati Uniti anche degli anni a venire.

Vice - L'uomo nell'ombra cast

Vice – L’uomo nell’ombra: il cast del film

Per interpretare Dick Cheney, McKay ha voluto l’attore Christian Bale, con il quale aveva già collaborato in La grande scommessa. Per assumere questo ruolo, Bale ha guadagnato circa 20 chili, si è rasato la testa, si è sbiancato le sopracciglia e si è esercitato per ispessire il collo similmente a quello del vero Cheney. Bale ha inoltre affermato di aver raggiunto il fisico massiccio per il film mangiando un sacco di torte. L’attore ha inoltre raccontato che a causa dello stile di regia improvvisato di Adam McKay, ha dovuto fare più ricerche per questo film rispetto a qualsiasi altro film da lui interpretato. Bale ha infatti dovuto imparare a padroneggiare i manierismi e il vernacolo di Dick Cheney.

Ad interpretare Lynne, la moglie di Cheney, vi è invece l’attrice Amy Adams. Questa è rimasta nel personaggio durante le riprese, soprattutto mantenendo la voce distinta della donna. Avrebbe anche avuto dibattiti politici con il regista mantenendo tale voce. Il premio Oscar Sam Rockwell interpreta invece George W. Bush. Per questo ruolo, la più grande preoccupazione fisica dell’attore era il modo di parlare “a labbra in avanti” di Bush. Ha pertanto richiesto una protesi nella regione della bocca, oltre al naso completamente prostetico che indossava per il film. Nel film compaiono poi anche Steve Carell nei panni di Donald Rumsfeld, Alison Pil in quelli di Mary Cheney e Tyler Perry come Colin Powell. L’attore Jesse Plemons è invece Kurt, il narratore.

Vice – L’uomo nell’ombra: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È comunque possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Vice – L’uomo nell’ombra è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play, Infinity, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 16 agosto alle ore 23:00 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Vice – L’Uomo nell’ombra: recensione del film

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Vice – L’Uomo nell’ombra: recensione del film

Dopo la bolla immobiliare e la crisi dei mutui del 2008, raccontata ne La grande scommessa, in Vice – L’Uomo nell’ombra Adam McKay si concentra su Dick Cheney, il vice-presidente degli Stati Uniti durante il mandato di Bush Junior, dal 2001 al 2009. Come per il suo film precedente, l’approccio alla storia di McKay non è lineare o classico. Il regista gioca con i codici cinematografici, andando avanti e indietro nel tempo, rompendo la quarta parete e adottando stili differenti che strizzano l’occhio al documentario di Michael Moore e allo stile di narrazione di Martin Scorsese.

Protagonista di Vice – L’Uomo nell’ombra è il Cheney interpretato da Christian Bale. Taciturno e osservatore, il vice di Bush sembra il perfetto esempio di uomo senza qualità che, spinto da una Lady Macbeth (la moglie che in tutto appare più capace di lui), arriva in una posizione di potere che gli mette nelle mani il potere di cambiare le sorti del mondo. E lui esercita quel potere, ponendo le basi per quelli che negli anni si sono rivelati i peggiori eventi della storia mondiale recente: la guerra in Iraq, la nascita dell’ISIS, l’elezione di Trump.

Vice – L’Uomo nell’ombra, ovvero “plasmare la Storia”

Nonostante la gravità dei fatti che racconta, Adam McKay riesce sempre a dare al suo film un tono divertente. Vice – L’Uomo nell’ombra diventa così anche una riflessione sulla delicatezza degli equilibri della Storia e di come sia (stato) semplice plasmarla. Il montaggio, la costruzione del racconto, il passato e il presente, nonché il futuro, tutto si incastra nella visione del regista, pensata in ogni minimo dettaglio nello stile che fa dialogare diversi codici cinematografici.

Il documentario si fonde con la narrazione classica, tutto condito da una voce fuori campo che scuote continuamente con grande ironia il pubblico, come dirgli di prestare attenzione, perché il meglio sta per arrivare. Si scoprirà alla fine di chi è questa voce fuori campo, un’altra scelta intelligente, un’intuizione geniale che contribuisce a impreziosire il film.

L’uomo senza qualità

La costruzione del protagonista, dagli inizi da ubriacone, fino all’elezione di Bush e quindi al suo insediamento nei panni di vice-presidente degli Stati Uniti, passa attraverso le figure fondamentali della moglie e di Donald Rumsfeld. Se una gli insegna la vita, a essere un vincente, garantendogli l’ascesa politica, l’altro gli insegna il cinismo necessario per barcamenarsi in quel mondo, tanto che al momento giusto sarà Cheney stesso capace di eliminarlo dai giochi, dimostrando di aver appreso la lezione.

In tutto ciò Cheney rimane una figura immobile, e con la costruzione attenta che ne fa McKay, poco importa se sia Christian Bale o qualche altro grande hollywoodiano a interpretarlo. L’attore di The Fighter occupa la scena con la sua figura mastodontica, ed è innegabile il suo merito di essere entrato in mimesi con il personaggio, ma è anche vero che rispetto a Amy Adams, Steve Carell e Sam Rockwell su tutti, Bale si limita ad occupare il centro della stanza, con grande carisma, ma senza troppo impegno.

Una gara di pesca sportiva

Tutto il film si costruisce sulla metafora del pescatore e dell’esca, ma il regista è molto attento a non farci capire mai chi sia la vera preda e chi il predatore, a chi insomma sono destinate quelle esche che dissemina in tutto il film. Cheney stesso era un bravo pescatore sportivo, e nell’ambiente politico è conosciuto proprio come “il pescatore”; ma solo sui titoli di coda capiamo davvero cosa McKay vuole dirci. I pesci all’amo siamo tutti noi, o meglio, il pubblico americano, quello che il regista prende di mira e addita come stupido, quel pubblico che ha votato Trump e che riderà stolidamente di fronte alla cattiveria del suo film.

Forse è proprio questo che lascia perplessi, di Vice – L’Uomo nell’ombra, l’assoluta estraneità del regista al suo pubblico, il suo sentirsi superiore e snob, puntando il dito contro tutti, lontanissimo dal (suo) maestro Scorsese che invece, prima di ogni cosa, continua a prediligere l’intrattenimento.

Vice – L’Uomo nell’ombra: il trailer

Vice – L’uomo nell’ombra: le prime immagini ufficiale con Christian Bale

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Sono state diffuse le prime immagini di Vice – L’uomo nell’ombra, il nuovo film di Adam McKay con protagonista Christian Bale nei panni di Dick Cheney. Eccole di seguito:

Il 3 gennaio è in arrivo nelle sale italiane Vice – L’uomo nell’ombra, il nuovo atteso biopic del regista Adam McKay, con Christian Bale, (The Fighter, Batman Saga, American Hustle – L’apparenza Inganna),  Amy Adams (Arrival, Justice League, Animali Notturni), Steve Carell (La Battaglia dei Sessi, Café Society, 40 Anni Vergine) e Sam Rockwell (Tre Manifesti a Ebbing Missouri, Moon).

Un eccezionale e camaleontico Christian Bale interpreta Dick Cheney, il vice-presidente più potente della storia americana, considerato da molti il “vero numero uno” della Casa Bianca durante l’amministrazione di George W. Bush. Il film racconta l’ascesa dell’uomo “nell’ombra”, che a poco a poco ha preso in mano le redini del gioco.

Christian Bale e il regista Adam McKay, si ritrovano a solo due anni dal campione d’incassi LA GRANDE SCOMMESSA, per una storia di potere, denaro dove a volte è più conveniente stare dietro le quinte. Completano il cast il vincitore del Premio Oscar dello scorso anno Sam Rockwell (George W. Bush), Amy Adams (Lynne Cheney) e Steve Carell (nei panni del Segretario della Difesa Donald Rumsfeld).

Vice – L’uomo nell’ombra  è distribuito in Italia da Eagle Pictures e Leone Film Group.

Vice – L’uomo nell’ombra, recensione del film

Vice – L’uomo nell’ombra, il trailer italiano ufficiale

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Vice – L’uomo nell’ombra, il trailer italiano ufficiale

All’indomani dell’annuncio delle nomination ai Golden Globes 2019, in cui Vice – L’uomo nell’ombra ha conquistato ben cinque nomination importantissime, è stato diffuso il trailer italiano ufficiale del film che racconta la storia di Dick Cheney, il vice-presidente più potente della storia americana, considerato da molti il “vero numero uno” della Casa Bianca durante l’amministrazione di George W. Bush.

Le nominatio ricevute dal film sono: Miglior film musical o commedia, Miglior sceneggiatura a Adam McKay, Migliore attrice non protagonista a Amy Adams, Migliore attore non protagonista a Sam Rockwell, Migliore attore protagonista in musical o commendia a Christian Bale. Di seguito, il trailer:

Vice – L’uomo nell’ombra con Christian Bale al cinema il 3 gennaio

Christian Bale e il regista Adam McKay, si ritrovano a solo due anni dal campione d’incassi LA GRANDE SCOMMESSA, per una storia di potere, denaro dove a volte è più conveniente stare dietro le quinte.

Completano il cast il vincitore del Premio Oscar dello scorso anno Sam Rockwell (George W. Bush), Amy Adams (Lynne Cheney) e Steve Carell (nei panni del Segretario della Difesa Donald Rumsfeld).

Vice – L’uomo nell’ombra è distribuito in Italia da Eagle Pictures e Leone Film Group.

Vice – L’uomo nell’ombra, recensione del film

Vice – L’uomo nell’ombra con Christian Bale al cinema il 3 gennaio

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Il 3 gennaio è in arrivo nelle sale italiane Vice – L’uomo nell’ombra, il nuovo atteso biopic del regista Adam McKay, con Christian Bale, (The Fighter, Batman Saga, American Hustle – L’apparenza Inganna),  Amy Adams (Arrival, Justice League, Animali Notturni), Steve Carell (La Battaglia dei Sessi, Café Society, 40 Anni Vergine) e Sam Rockwell (Tre Manifesti a Ebbing Missouri, Moon).

Un eccezionale e camaleontico Christian Bale interpreta Dick Cheney, il vice-presidente più potente della storia americana, considerato da molti il “vero numero uno” della Casa Bianca durante l’amministrazione di George W. Bush. Il film racconta l’ascesa dell’uomo “nell’ombra”, che a poco a poco ha preso in mano le redini del gioco.

Vice – L’uomo nell’ombra, il film

Christian Bale e il regista Adam McKay, si ritrovano a solo due anni dal campione d’incassi LA GRANDE SCOMMESSA, per una storia di potere, denaro dove a volte è più conveniente stare dietro le quinte.

Completano il cast il vincitore del Premio Oscar dello scorso anno Sam Rockwell (George W. Bush), Amy Adams (Lynne Cheney) e Steve Carell (nei panni del Segretario della Difesa Donald Rumsfeld).

Vice – L’uomo nell’ombra è distribuito in Italia da Eagle Pictures e Leone Film Group.

Vice – L’uomo nell’ombra, recensione del film

Vibranio: scoperta fibra di carbonio simile al metallo di Wakanda

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vibranioNell’Universo Marvel lo scudo di Cap, e, abbiamo scoperto, il costume di Black Panther, sono fatti di Vibranio, un metallo praticamente indistruttibile che viene dalle miniere del Wakanda, stato immaginario dell’Africa centrale in cui regna proprio T’Challa, il guerriero pantera.

Captain America Civil War: magnifici concept in HD

Adesso, nel mondo reale, l’HTT (Hyperloop Transportation Technologies) ha denominato proprio Vibranio una fibra di carbonio che potrebbe essere associata al mitico metallo degli Avengers. Si tratta di una fibra è 10 volte più resistente dell’acciaio e 8 volte più forte dell’alluminio.

Particolarità incredibile di questa fibra è che al suo interno si possono inserire sensori che ne monitorano le caratteristiche wireless: temperatura, integrità, stabilità. Il Vibranio (abituiamoci a chiamarlo così) sarà utilizzato come rivestimento di un treno superveloce che viaggerà fluttuando attraverso un percorso tubolare. Che ve ne pare?

Vibranio: come ha fatto, Howard Stark, ad entrarne in possesso?

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Vibranio: come ha fatto, Howard Stark, ad entrarne in possesso?

Sono molte le curiosità che i Marvel Movies generano negli spettatori e nei fan del MCU e la discesa in campo di Black Panther e della mitologia del Wakanda, non fa che ampliare l’universo condiviso e aumentare il numero di domande.

Alla luce degli avvenimenti del film di Ryan Coogler, sembra legittimo chiedersi in che modo Howard Stark, papà di Tony, sia entrato in possesso del vibranio da cui è stato forgiato lo scudo di Cap, e che lui stesso dà a Steve Rogers in Captain America: Il Primo Vendicatore.

In Black Panther, Ulysses Klaue dice all’agente Everett Ross che lui è l’unica persona ad essersi infiltrata nel Wakanda e ad uscirne viva (nel 1992). Certo, è stato aiutato da N’Jobu, ma sostiene che nessuno è mai riuscito a entrare (ed uscire) dalla nazione oltre a lui. Sembra quindi probabile che ci siano altri mercanti in nero che potrebbero, in passato, essere riusciti nell’impresa, alcuni dei quali avrebbero potuto avere dei legami con Stark. Dopotutto, alcuni manufatti wakandiani sono esposti al British Museum, e secondo Killmonger sono stati presi con la forza dal paese sudafricano.

Ci sono diverse potenziali spiegazioni. Forse Howard Stark in realtà non stava facendo riferimento a Wakanda quando ha detto che aveva ottenuto il vibranio “dal profondo dell’Africa“. Le origini meteoritiche del vibranio rivelate in Black Panther lasciano una possibilità: l’asteroide, schiantandosi,si è frantumato, creando piccoli giacimenti intorno ed esterni ai confini del Wakanda. Scientificamente, la spiegazione potrebbe reggere. I fumetti utilizzano questa spiegazione, quando in una piccola isola del Sud Atlantico è stato scoperto del vibranio, utilizzato dalla compagnia petrolifera Roxxon. Data la quantità di vibranio necessaria per realizzare lo scudo di Cap, Howard Stark aveva probabilmente accesso a una riserva ridottissima di vibranio.

vibranio

Black Panther: ecco tutto il vibranio nel Marvel Cinematic Universe

C’è anche la possibilità che il vibranium sia stato regalato a Howard Stark (o ai suoi uomini) dai wakandiani – qualcosa di cui T’Challa non è a conoscenza. Lo stesso Black Panther ha stabilito che ci sono molti segreti anche all’interno della famiglia reale del Wakanda. Re Azzuri, il monarca regnante e la Pantera Nera negli anni ’40, potrebbe aver stretto un accordo con alcuni degli esploratori inviati dal vecchio Stark; per mantenere il silezio in merito all’esistenza del suo Paese, il re potrebbe aver pagato un prezzo in vibranio. Considerando che lo S.H.I.E.L.D. monitorava già il Wakanda (come mostrato da un Easter Egg in Iron Man 2), non è escluso che ci siano stati più contatti tra il paese e il resto del mondo.

Dal momento che Howard Stark è morto, sarà difficile scoprire la verità, e T’Challa potrebbe continuare a credere che il vibranio dello scudo di Cap potrebbe essere stato rubato, opzione non da escludere. Il nuovo re del Wakanda si è però dimostrato accogliente, sia nei confronti di Cap che soprattutto in quelli di Bucky e probabilmente Avengers: Infinity War ci racconterà qualcosa in più in merito a questo piccolo mistero dei Marvel Movies.

Viaggio Sola: recensione del film di Maria Sole Tognazzi

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Viaggio Sola: recensione del film di Maria Sole Tognazzi

In Viaggio Sola Irene ha superato i quarant’anni, niente marito, niente figli e un lavoro che è il sogno di molti: Irene è l'”ospite a sorpresa”, il temutissimo cliente in incognito che annota, valuta e giudica gli standard degli alberghi di lusso. Oltre al lavoro, nella sua vita ci sono la sorella Silvia, sposata con figli, svampita e sempre di corsa, e l’ex fidanzato Andrea. Irene non ha alcun desiderio di stabilità, si sente libera, privilegiata. Ma è vera libertà la sua? Qualcosa metterà in discussione questa certezza.

Con questa semplice premessa, Maria Sole Tognazzi racconta il suo Viaggio Sola, commedia drammatica che pur non avendo grandi sconvolgimenti nella trama riesce a raccontare con grande sensibilità dei veri e proprio ‘smottamenti’ emotivi che si verificano nell’animo di una donna quando, superati i quarant’anni, si rende conto che non ha una casa e una famiglia a cui tornare, finito il lavoro che la tiene lontana dalla sua ‘fissa dimora’. Detta in questi termini, Viaggio Sola potrebbe sembrare l’ennesimo capitolo di una storia già vista e sentita, in cui una donna isterica e insoddisfatta, trova l’amore della sua vita e ci fa un bambino. Non è questa la scelta della Tognazzi, che grazie alla sempre brava e affascinante Margherita Buy, realizza un ritratto di una donna completa in se stessa, pur senza la qualificazione di moglie e madre che la nostra società vuole per ogni donna. La sua Irene è indipendente e felice, presa dal suo lavoro e intenta, con un po’ di fatica, a coltivare gli unici rapporti che per lei contano: la sorella, con le sue figlie e il marito, e il suo ex Andrea, amico di sempre.

Il racconto della trasformazione e della presa di coscienza di sè di Irene ci viene narrato attraverso il suo lavoro, i suoi incontri, con uno stile intimista che si addentra nell’animo ma soprattutto nelle figure di edifici, lussuose camere d’albergo e città sparse in tutto il mondo. Maria Sole Tognazzi questa volta confeziona un film che si lascia guardare, senza eccessivo entusiasmo ma con grande leggerezza e semplicità, avvalendosi di una magnetica protagonista e di un comprimario d’eccezione, Stefano Accorsi, nel ruolo di un uomo che accetta la paternità con grande serenità e spirito d’avventura, anche quando questa condizione non è cercata. Nel cast del film anche Fabrizia Sacchi, Gian Marco Tognazzi, Alessia Barela e Lesley Manville.

Una riflessione sulla donna, una riflessione sull’uomo, ancora meglio, Viaggio Sola è una riflessione sull’umanità in cerca di ridefinizione in un mondo con cui è sempre più difficile rimanere al passo.

Viaggio nella Luna di Georges Méliès

Viaggio nella Luna di Georges Méliès

Viaggio nella Luna è il film culto del 1902 di Georges Méliès con Georges Méliès, Henri Delannoy, Victor André e Bleuette Bernon 

  • Anno: 1902
  • Regia: Georges Méliès
  • Cast: Georges Méliès, Henri Delannoy, Victor André, Bleuette Bernon

Viaggio nella LunaTrama: Un gruppo di scienziati si riunisce per discutere del progetto di mandare un’astronave sulla Luna; dopo aver dato il via libera (quasi) all’unanimità, l’impresa prende il via. Una volta costruita la navicella, e dopo averla letteralmente sparata in orbita con un cannone, l’equipaggio atterra sul satellite e si addentra nelle sue profondità, solo per scontrarsi coi suoi abitanti, i Seleniti, venendone catturato, ma riuscendo prontamente a fuggire, dopo averne eliminato il re. L’equipaggio riesce a tornare sano e salvo sulla Terra, assieme a un selenita che si era aggrappato alla navicella, venendo portato in trionfo, e l’impresa celebrata con la realizzazione di una statua a futura memoria.

Viaggio nella Luna

Analisi: Quindici minuti circa (dipende dalle versione, alcune delle quali prive delle scene finali) per fondare un genere e lasciare un’impronta indelebile nella storia del cinema: nel 1902 agli albori o quasi della storia della settima arte, Georges Méliès è il primo a imprimere sulla pellicola il sogno che per millenni è stato solo narrato a voce o sulla carta, da La storia vera di Luciano di Samosata a Dalla Terra alla Luna di Verne, cui il Viaggio è liberamente ispirato. Un quarto d’ora, muto e in bianco e nero (anche se ne esiste una copia a colori – ovviamente colorata a mano – oggetto di un minuzioso durato oltre un decennio e portato a termine solo nel 2011), nel corso del quale vengono ‘fissati’, a livello embrionale, tanti ‘luoghi comuni’ del cinema di fantascienza: dal gruppo di scienziati che si riunisce per un’impresa apparentemente impossibile, all’incontro con le razze aliene, fino al trionfale ritorno a casa.

Come il suo predecessore Verne,  anche Méliès riesce in una qualche misura a precorrere i tempi: la navicella spaziale assomiglia in effetti alla capsula di salvataggio con la quale i Armstrong e soci ammararono al ritorno della prima, vera missione lunare, mentre la sfilata trionfale lunare lascia presagire quella realmente avvenuta sessantasette anni dopo.

Viaggio nella LunaArticolato in diciassette ‘quadri’, ossia in scene a sè stante, autoconclusive,  girate con inquadratura ‘fissa’ usando una cinepresa Lumière priva di mirino, e quindi cercando di ‘centrare’ la ripresa grazie usando solo l’esperienza e un pò affidandosi al caso, Viaggio nella Luna è anche il primo esempio di uso massiccio di effetti speciali, per l’epoca all’avanguardia.

Visto oggi, certo l’impatto iniziale è di assistere quasi con tenerezza alla artigianalità degli effetti speciali e alla ingenuità di certe situazioni (una Luna sulla quale ad esempio si cammina e si respira come se fossimo sulla Terra), frutto anche della ancora scarsa conoscenza dello spazio, ma prima della fine del film non si può non farvisi affascinare, consapevoli di trovarsi davanti a un pezzo di storia, specie davanti ad alcune sequenze che in oltre un secolo di arte cinematografica sono ormai assurte a uno status quasi mitologico, a cominciare da quella, ultracelebre, del ‘faccione’ della Luna sfigurato dall’arrivo della navicella spaziale.

Viaggio nella Luna è d’altra parte entrato nel nostro immaginario, al punto da essere ciclicamente citato non solo nel cinema (buon ultimo Martin Scorsese nel suo Hugo Cabret ha raccontato proprio la genesi di quel film e dalle nostre parti, seppur in una situazione volta in farsa, non si può non pensare che nel suo Fascisti su Marte, Corrado Guzzanti non abbia pensato almeno una volta all’illustre capostipite), ma anche nella musica: da ricordare come gli Smashing Pumpkins abbiano omaggiato il film nel video della loro Tonight Tonight e la colonna sonora che i francesi Air hanno composto ex novo in occasione della presentazione della versione restaurata al Festival di Cannes del 2011.

Viaggio nella Luna

Per finire, Viaggio nella Luna rappresenta uno dei primi, se non il primo, caso di ‘violazione del copyright’ nel mondo del cinema: fu infatti Thomas Edison a trarne una copia illegale, distribuendolo poi negli Stati Uniti: insomma, dai tempi di Méliès a quelli del filesharing le cose sono in fondo cambiate meno di quanto si pensi…

Viaggio nell’isola misteriosa: trama, cast e sequel del film

Viaggio nell’isola misteriosa: trama, cast e sequel del film

I racconti d’avventura in luoghi inesplorati o appartenenti al mito hanno sempre avuto un grande fascino tanto in letteratura quanto al cinema. Sin dalle origini della settima arte, infatti, si è tentato di usare tale mezzo per portare lo spettatore in ambienti impossibili, e tra tutti il regista George Méliès è stato di certo il più celebre a far ciò, con i risultati più sorprendenti. A cento anni dai suoi film, la volontà di dar vita a questo tipo di avventure non è venuto meno, ma anzi si è nuovamente manifestato in un titolo come Viaggio nell’isola misteriosa (qui la recensione), diretto nel 2012 dal regista Brad Peyton.

Il film è il sequel del titolo del 2008 Viaggio al centro della terra, e come questi è a sua volta tratto da un romanzo del più celebre scrittore di storie fantastiche: Jules Verne. Pubblicato a puntate tra il 1874 e 1875, L’isola misteriosa ha sempre avuto un fascino particolare per le particolarità di ciò che si raccontava, non mancando di suscitare però anche una certa inquietudine proprio per i suoi elementi al di là del possibile. Dato il buon successo del primo film, per i produttori doveva dunque essere questa la storia da portare ora al cinema. Con un budget di 79 milioni, anche questo sequel ottenne ottimi risultati.

Al box office arrivò infatti ad incassare oltre 335 milioni di dollari, dimostrando il grande interesse che questo genere di film continua ancora oggi a suscitare, avvalorato anche dagli effetti speciali sempre più straordinari e visivamente coinvolgenti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Viaggio nell’isola misteriosa: la trama del film

Protagonista del film è il giovane esploratore Sean Anderson, il quale si trova a ricevere un misterioso missaggio criptato in codice morse. Per tentare di decifrarlo, si rivolgerà al suo padrigno Hank Parsons, con il quale non ha però un rapporto particolarmente stretto. Insieme, i due scoprono che il testo del messaggio sostiene l’esistenza della famosa Isola Misteriosa raccontata già da Jules Verne nel suo romanzo. Nel messaggio sono inoltre allegate anche le coordinate geografiche per raggiungerla, al largo delle Palau. Per Sean, il messaggio non può che essere stato mandato da suo nonno Alexander Anderson, il quale gli ha trasmesso la passione per l’esplorazione e che è scomparso da due anni durante una spedizione nell’Oceano Pacifico.

Sean ed Hank decidono allora di partire alla volta dell’isola, desiderosi tanto di ritrovare Alexander quanto di scoprire le meraviglie che questa nasconde. Insieme a loro nel viaggio si uniranno anche il buffo e simpatico pilota di elicotteri Gabato e la sua bella e tenace figlia Kailani. Giunti non senza problemi sull’isola, i quattro si imbatteranno da subito in meraviglie apparentemente impossibili, come animali più grandi di quello che dovrebbero e una vegetazione ricca di misteri. Ben presto, però, il gruppo capirà che sull’isola grava una minaccia incombente, che potrebbe porre fine a tutto quello che si trova in quel luogo paradisiaco.

Viaggio nell'isola misteriosa cast

Viaggio nell’isola misteriosa: il cast del film

Protagonista del film, e unico a tornare dal precedente capitolo, è Josh Hutcherson, nuovamente impegnato ad interpretare Sean Anderson. Al suo fianco stavolta vi è Dwayne Johnson nei panni del patrigno Hank Parsons. Il due volte premio Oscar Michael Caine interpreta invece il nonno esploratore Alexander Anderson. Nei panni di Kailani Laguatan vi è Vanessa Hudgens, divenuta celebre grazie ai film di High School Musical, mentre nei panni di suo padre Gabato vi è il caratterista Luis Guzman. L’attrice Kristin Davis compare invece nel ruolo di Elizabeth Parsons, la madre di Sean e moglie di Hank. L’attrice ha sostituito Jane Wheeler, la quale non ha potuto riprendere il ruolo per via di altri impegni.

Viaggio nell’isola misteriosa: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Nel 2012, parallelamente all’uscita di questo secondo film, era stata espressa la volontà di realizzare un terzo capitolo di quella che sarebbe divenuta così una vera e propria trilogia dell’avventura fantastica. In seguito è invece stato annunciato che i sequel in programma erano due, portando così i film ad un totale di quattro. Il primo di questi nuovi sequel sarebbe dovuto essere l’adattamento del romanzo di Verne Dalla Terra alla Luna. Nel 2018, tuttavia, Dwayne Johnson ha confermato l’abbandono di tali progetti. Ciò è stato motivato ciò con alcune difficoltà riscontrate nell’adattamento del romanzo e nel non più acceso interesse da parte dei produttori.

In mancanza di ulteriori sequel, è possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Viaggio nell’isola misteriosa è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma in questione o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio sarà possibile disporre del film soltanto per un tempo determinato. In alternativa, il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 23 novembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

Viaggio nell’isola misteriosa: recensione del film con Dwayne Johnson

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Arriva al cinema distribuito da da Warner Bros. Pictures Italia Viaggio nell’isola misteriosa, il nuovo film d’avventura diretto da Brad Peyton, e con protagonisti Josh Hutcherson, Dwayne Johnson, Michael Caine e Vanessa Hudgens.

Forse, in un angolo di mondo, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, sorge un’isola misteriosa. Forse quella stessa isola, invisibile sulle cartine geografiche, è il luogo narrato nei romanzi di Verne, Stevenson e Swift. E se poi improvvisamente un messaggio in codice ed una mappa nascosta diventassero la prova dell’esistenza reale di quell’isola?

Per Sean Anderson, diciassettenne sognatore di avventure, è già tutto scritto. Ma per poter approdare davvero sull’isola occorre attraversare una spasmodica tempesta ed entrare volutamente nell’occhio del ciwww. Sean si ritrova, così, con il patrigno Hank, ad intraprendere un viaggio alla scoperta dell’ignoto, sulle tracce del nonno scomparso anni prima. Si offrono di accompagnarli l’unico pilota di elicottero Gabato e sua figlia Kailani, bella quanto determinata. Il loro volo in elicottero (o meglio un rottame di elicottero!) è, però, soltanto il prologo di una lunga ed entusiasmante avventura. Trascinati improvvisamente nella “pancia” di un tornado i quattro protagonisti si ritrovano sull’isola tanto sognata da Sean. Dinanzi ai loro occhi scenari paradisiaci, immense cascate, farfalle giganti ed elefanti che si possono accalappiare persino con un paio di mani. E’ il bislacco principio per cui ciò che è piccolo diventa grande e ciò che è grande diventa piccolo.

In un batter d’occhio l’esplorazione si trasforma in una disperata fuga da un lucertolone affetto da gigantismo e soltanto l’intervento del nonno di Sean, unico essere umano sull’isola, permetterà agli avventurieri di salvarsi. Ma un’altra minaccia grava sulle loro vite.

Tra vulcani che eruttano oro, api tanto grandi da poter essere cavalcate, inseguimenti di uccelli mastodontici, il viaggio nell’isola misteriosa diventa poi la ricerca incessante di un antico sottomarino, unica speranza per poter fuggire prima che tutto si inabissi e scompaia per sempre nei fondali marini.

Viaggio nell’isola misteriosa è una storia travolgente, mix perfetto di adrenalina e comicità, capace di trascinare lo spettatore in una dimensione surreale ed affascinante, di farlo perdere in luoghi inimmaginabili e di metterlo al centro della scena. A condire il tutto un 3D pienamente azzeccato, in grado di far evadere dalla realtà e di trasformare infine la platea in protagonista stessa di questa indimenticabile avventura.

Viaggio nell’isola misteriosa, trama del film

Il giovane esploratore Sean Anderson intraprende insieme ad Hank, il compagno di sua madre, una pericolosa spedizione organizzata per ritrovare suo nonno, scomparso durante l’esplorazione di un’isola sperduta. Ad accompagnarli in questa nuova avventura ci saranno un buffo pilota di elicottero e la sua bella e peperina figlia che gli darà del filo da torcere.

Viaggio nell’isola misteriosa, trailer

Viaggio nell’isola misteriosa avrà un sequel

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Con i suoi 279 milioni di dollari incassati, Viaggio nell’isola misteriosa si è assicurato la promessa di un nuovo sequel sempre prodotto dalla Warner Bros: Dwayne JohnsonJosh Hutcherson sarebbero già in trattative per riprendere i rispettivi ruoli, insieme al regista Bryan Peyton e allo sceneggiatore Tim Gunn.

Johnson inizierà presto a lavorare al sesto capitolo di Fast and Furious, mentre Hutcherson sarà presto in sals con the Hunger Games.

Viaggio nell’isola Misteriosa – Trailer Italiano

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Viaggio nell’isola misteriosa (Journey 2: The Mysterious Island) è un film del 2012 diretto da Brad Peyton. È il seguito del film del 2008 Viaggio al centro della Terra 3D e, come il suo predecessore, è liberamente tratto da un romanzo di Jules Verne: L’isola misteriosa.

Viaggio nel cinema di Robert Redford

Viaggio nel cinema di Robert Redford

Il cinema americano deve molto alla sua zazzera bionda e ai suoi occhi azzurri, al suo volto bello, ma non del tutto convenzionale, che ha utilizzato negli anni per caratterizzare personaggi assai diversi. Dal novello sposo di un’eccentrica Jane Fonda in A piedi nudi nel parco, all’amante inquieto di una volitiva Barbara Streisand in Come eravamo, allo spirito libero de La mia Africa. Ma anche gente di malaffare, come il rapinatore Sundance Kid di Butch Cassidy, o il truffatore de La stangata. E non si è fatto neppure mancare ruoli da onesto cittadino che si batte contro le storture del sistema, come ne I tre giorni del condor e Tutti gli uomini del presidente. Ha prestato la sua espressività a personaggi piuttosto complessi, spesso scomodi: uomini imprigionati in storie d’amore intense, ma impossibili, o in complotti e scandali più grandi di loro. Decisi, ma fragili allo stesso tempo, orgogliosi, ironici, talvolta eroici loro malgrado. Poi è passato dietro la macchina da presa, distinguendosi nella direzione di pellicole di impianto classico, sentimentale, romantico, con una forte presenza della natura, da lui tanto amata. Sempre con un occhio rivolto alla sfera individuale, e uno a quella collettiva. Produttore, con la sua Wildwood Enterprises, scopritore di nuovi talenti e sostenitore del cinema indipendente, ha fondato il Sundance Institute e patrocinato il Sundance Film Festival, rispettivamente fucina e vetrina di giovani attori e registi che vogliono crescere lontano dallo strapotere hollywoodiano. Da interprete ha segnato il cinema di almeno tre decenni (‘60-‘80), da regista ha lasciato la sua impronta negli altri due (’90- ’00).

Charles Robert Redford Jr. nasce a Santa Monica, in California, nel ’37, da madre casalinga e padre lattaio di origine irlandese, poi contabile alla Standard Oil (negli anni ’50). Dopo la morte prematura della madre, avvenuta  a soli 41 anni, e dopo essersi diplomato, parte per l’Europa, facendo vita d’artista. Amante della natura, infatti, si è dato alla pittura. Visita Francia e Italia. Nel ’57 è di nuovo negli Stati Uniti, dove decide di iscriversi al Pratt Institute of Arts di New York. Propende per la recitazione, e si iscrive all’Accademia Americana di Arti Drammatiche. In questo periodo conosce Lola Van Wagenen, che sposerà nel ’58. Nel ’59 nasce il suo primogenito Scott, che muore poco dopo. Ma l’attore avrà con Lola altri tre figli – nel ’60 nasce Shauna, due anni dopo James, oggi sceneggiatore, e nel ’70 Amy, attrice.

È il ’59, però, l’anno del suo debutto teatrale a Broadway, con la partecipazione a Tall story. Nei primi anni ’60 inizia a lavorare per la tv e prosegue col teatro. Ma soprattutto, esordisce al cinema nel 1961, in Caccia di guerra di Dennis Sanders, ambientato nel ’53 durante la guerra di Corea. Accanto a lui, tra gli altri, recita l’amico Sydney Pollack, che punterà su di lui per diverse fortunate pellicole, mettendo in luce l’astro Redford nel firmamento hollywoodiano, prima, e ne consoliderà la fama, poi. Nel ’65, sarà in un paio di divertenti commedie: Situazione disperata, ma non seria e Lo strano mondo di Daisy Clover, dove reciterà accanto all’amica Natalie Wood. Il talento di Redford nella commedia  è d’altronde noto dalle sue prime esperienze teatrali. Ed è proprio con una commedia di cui era stato già protagonista in teatro, per la regia di Neil Simon, A piedi nudi nel parco, che arriva il primo vero successo sul grande schermo. È il 1967 e il film è diretto da Jamy Saks. La coppia di caratteri opposti formata da Redford e Jane Fonda funziona più che bene nel dipingere la difficile quotidianità di due novelli sposi. Ne scaturisce un godibile ed esilarante racconto di illusioni che cadono e ostacoli da superare: la scoperta dell’altro nel bene e nel male, con pregi e difetti, con cui fare i conti tutti i giorni. A Redford il compito di impersonare il marito compassato e razionale, alla Fonda quello di calarsi nei panni dell’eccentrica e svagata moglie, senza dimenticare Mildred Natwick nei panni della tipica suocera.

Un altro importante incontro nella carriera di Redford è quello con George Roy Hill, che lo sceglie prima per interpretare il ruolo di Sundance Kid in Butch Cassidy (’69), poi per La stangata (’73). Nasce e si consolida così una delle coppie più affiatate della storia del cinema americano: Redford incontra Paul Newman, e il successo è assicurato. Coppia di ladri, assaltatori di treni e banche nel Far West nel primo caso, di truffatori nell’America della Grande Depressione nel secondo. Uno più esperto (Newman), l’altro giovane, ma promettente (Redford). Molta ironia, interpretazioni perfette e ruoli complementari, colonne sonore che restano stampate nella memoria (Raindrops keep fallin’ on my head di Burt Bacharach nell’uno, e il celebre ragtime di Scott Joplin The Entertainer nell’altro). Questi gli ingredienti di sicura riuscita cui Hill s’affida. E non sbaglia, vista la pioggia di Oscar  – è proprio il caso di dirlo – che cade sulle due pellicole: cinque statuette per Butch Cassidy e addirittura otto per La stangata. Per il ruolo di Sundance Kid, Redford si aggiudicherà il BAFTA – che spetterà anche alla protagonista femminile Katherine Ross – mentre per quello di Johnny Hooker, l’attore riceverà il David di Donatello come Miglior Attore straniero.

In questi stessi anni la collaborazione con Pollack dà i suoi primi frutti. Se già nel ’66 questi aveva diretto Redford nel suo secondo film, Questa ragazza è di tutti, nel ’72 lo vuole per interpretare Jeremiah Johnson nel western Corvo rosso non avrai il mio scalpo. Ma il primo vero grande successo ottenuto da questa fortunata unione artistica è la commedia sentimentale Come eravamo (‘73) dove l’attore californiano recita al fianco di Barbra Streisand. È un viaggio in un ventennio di storia americana, dagli anni ’30 ai ’50, in cui si dipana la vicenda sentimentale piuttosto tormentata della coppia: Hubbell Gardner/Redford e Katie Morosky/Streisand. Lui, giovane di classe media, che sperimenta esercito e guerra, ma con la passione per la scrittura, finisce a fare lo sceneggiatore a Hollywood, durante il maccartismo. Lei, attivista di sinistra di carattere e convinzioni incrollabili, lotta per le sue battaglie. Pur nell’estrema diversità, si amano e provano ad affrontare una vita insieme. Ma i caratteri opposi alla lunga, nonostante l’amore, si rivelano inconciliabili. Gran successo del film, grazie alle ottime interpretazioni dei protagonisti, alla sapiente regia di Pollack e alla colonna sonora di Marvin Hamlisch – lo stesso che, sempre nel ’73, adatta il ragtime di Joplin per La stangata. Valanga di premi, anche in questo caso: Oscar e Golden Globe per la Miglior Colonna sonora e Canzone originale, The way we were, cantata sul finale dalla stessa Streisand. David di Donatello a lei come Miglior Attrice straniera.

Due anni dopo, Pollack e Redford bissano il successo con I tre giorni del condor. Stavolta siamo in tutt’altro clima. Redford interpreta il tranquillo impiegato Joseph Turner, che fa ricerche per conto della Cia. Scampa per caso a una strage e si troverà nel bel mezzo di una storia di servizi segreti deviati e dossier falsi, creati per far scoppiare una guerra in Medio Oriente. Saprà cavarsela abilmente, anche grazie all’aiuto di Kathy/Faye Dunaway. Qui, Redford è alle prese con questioni di ordine etico, sociale e politico. Interpreta con convinzione ed efficacia il ruolo del cittadino comune, onesto lavoratore, che, venuto a conoscenza di crimini e ingiustizie, fa la cosa giusta, scegliendo di non tacere.

Nel ’76 invece, non sarà Pollack, ma Alan Pakula a dirigere Redford in un altro classico del cinema americano, che stavolta lo vede recitare in coppia con Dustin Hoffman. Si tratta di Tutti gli uomini del presidente, dove l’attore veste i panni del giornalista Bob Woodward. È così che, dopo i politici rampanti stile Kennedy (The candidate), il maccartismo, i servizi segreti deviati, il nostro sarà uno dei due giornalisti del Washington Post che con le loro rivelazioni daranno il via allo scandalo Watergate, che porterà il Presidente Nixon alle dimissioni. Sceneggiatura di William Goldman, premiata con l’Oscar, per l’efficace adattamento del libro, scritto dagli stessi Woodward e Bernstein. Il film è la ricostruzione puntuale dell’inchiesta, cui i volti e le interpretazioni di Redford e Hoffman regalano corpo e passione civile. Passione civile che contraddistinguerà sempre Redford nella vita, oltre che nelle sue interpretazioni e nei suoi lavori da regista.

L’attore californiano interpreta poi il cowboy Sonny Steele, che non sopporta maltrattamenti e sfruttamento dei cavalli, recitando di nuovo per Pollack, ne Il cavaliere elettrico (‘79). Qui, ritrova la collega Jane Fonda. È il direttore di un penitenziario che si finge detenuto per verificare le condizioni del suo carcere in Brubaker di Stuart Rosemberg (’80), e il giocatore di baseball Roy Hobbs ne Il migliore di Barry Levinson (’84). Ma la pellicola più riuscita cui partecipa in questi anni è senza dubbio La mia Africa (’85), ennesimo capitolo del sodalizio con Pollack, che ora lo sceglie per stare accanto a una volitiva Meryl Streep, nei panni di Karen Blixen. Il film è infatti tratto dall’omonimo libro della baronessa danese, che nei primi decenni del ‘900 acquistò, e diresse da sola, una piantagione di caffè in Kenia, eleggendo l’Africa a sua terra d’adozione. Piglio da imprenditrice, indipendenza, filantropia, coraggio le doti principali di questa donna, interpretata magistralmente da una magnifica Meryl Streep. Una donna insoddisfatta della vita, pure agiata, che il marito barone le fa condurre, insoddisfatta di un matrimonio contratto per convenienza, che ha il coraggio di lasciarsi alle spalle tutto, dapprima acquistando la piantagione dove si trasferirà, poi divorziando dal marito, sempre più lontano. Coraggiosa anche nel cercare in questa nuova vita, un nuovo amore, che troverà appunto in Denys/Redford. Altra relazione tumultuosa, non la prima nella carriera di Redford attore, perché i due caratteri non collimano: possessiva lei, che attribuisce l’aggettivo “mio” a tutto ciò che ha intorno e vorrebbe farlo anche con le persone, ivi compreso ovviamente lo stesso Denys. Spirito libero lui, che non vuole rinunciare a un briciolo della sua indipendenza, nonostante l’amore per Karen. Grande successo di critica e pubblico e ancora una volta incetta di statuette (Oscar per Miglior Film, Regia, Sceneggiatura, tra gli altri), Nastro d’Argento e David di Donatello come Miglior Film straniero. Quest’ultimo riconoscimento va anche alla Streep come Miglior Attrice straniera. Nella vita privata, questo per l’attore è l’anno del divorzio da Lola Van Wagenen.

Ormai la fama di Redford è consolidata, ha avuto l’opportunità di farsi dirigere da grandi registi e lavorare al fianco dei più noti volti maschili e femminili di Hollywood. È per questo che, già all’inizio del decennio ’80, cerca gratificazioni anche in altre attività. È il 1980 quando passa dietro la macchina da presa, per dirigere Donald Sutherland, Mary Tyler Moore e Timothy Hutton in Gente comune. Si trova più che a suo agio Redford nella nuova veste di regista, ed è così abile che guadagna quell’Oscar mai ricevuto fin ora come attore. Da regista potrà dedicarsi ad esplorare le tematiche che più gli stanno a cuore: i rapporti familiari, in particolare quelli fra genitori e figli, l’amore per la natura e gli animali, ma anche la passione civile. Quest’esordio ottiene gli Oscar per il Miglior Film, la Miglior Regia e la Miglior Sceneggiatura.

Le capacità registiche di Redford saranno confermate negli anni a venire, specie nei ’90. I larghi paesaggi naturali del Montana faranno da sfondo alla storia di una famiglia americana nei primi trent’anni del secolo scorso, nel film In mezzo scorre il fiume (1992). Di buona fattura, si avvale di una trattazione classica della geografia dei sentimenti, non scevra da retorica. Due anni dopo dirige John Turturro in Quiz show, in cui riflette sul ruolo della tv nella società moderna. Nel ’98 torna al suo amore per la natura e gli animali dirigendo sé stesso e la quattordicenne Scarlett Johansson in L’uomo che sussurrava ai cavalli. Film sentimentale, in cui Redford tocca le corde più facilmente emotive dello spettatore, non rinunciando al suo stile classico, forse un po’ stucchevole, ma alla fine efficace. Ancora una volta, ambientato tra le verdi vallate del Montana. Qui il regista ritaglia per sé la parte del cowboy saggio e piuttosto solitario, che sembra quasi preferire gli animali agli uomini.

Negli anni ’90 e 2000, Redford continua a far film anche solo come attore, ma non di particolare rilievo, scegliendo di concentrarsi soprattutto sulla regia. Da molto, poi, ha creato una sua casa di produzione cinematografica, e si è dato al sostegno e alla formazione di giovani talenti artistici. Ha fondato, infatti, anche il Sundance Institute, nello Utah. Accanto a questo istituto, è nata quella che negli anni è diventata un’importante vetrina per nuove promesse del cinema: il Sundance Film Festival – oggi il maggior festival americano di cinema indipendente. Questo suo impegno nella promozione del cinema indipendente made in Usa è tra le motivazioni alla base dell’Oscar alla carriera, conferitogli nel 2002 dall’Academy hollywoodiana. Il Sundance Film Festival ha lanciato registi come Quentin Tarantino, Robert Rodriguez e Darren Aronofsky.

Tornando al lavoro dietro la macchina da presa, nel 2000 Redford dirige Will Smith e Matt Demon in La leggenda di Bugger Vance. Poi si prende una pausa, per tornare alla politica e all’attualità con Leoni per agnelli nel 2007. Cast stellare che vede, oltre a Redford stesso, Meryl Streep e Tom Cruise, per il ritorno all’impegno politico del regista californiano. Qui, il maturo Redford punta a suscitare dibattito, dubbi, domande, su quella che è forse la più grande questione politica di questi anni: la guerra in Medio Oriente come strumento di lotta al terrorismo. Nei tre episodi del film emerge la posizione nettamente antimilitarista di Redford e la volontà di smascherare la cattiva coscienza, l’ipocrisia e l’opportunismo di quella parte della società americana che sostiene le ragioni della guerra. Ma punta a scuotere anche chi, pur contrario, non fa abbastanza per opporvisi.

E torna ancora alla politica nel 2010 con The Conspirator, per raccontare la storia di una donna, arrestata con altri sette compagni dopo l’uccisione di Abramo Lincoln. Sono tutti accusati di aver tramato per uccidere il Presidente. La pellicola sarà nelle sale italiane dal prossimo 22 giugno. Ancora grandi questioni morali, politica, ma anche affetti e sentimenti, insomma gli ingredienti tipici della cinematografia di Redford, per questo atteso ritorno alla regia

Viaggio in Paradiso: recensione del film

Viaggio in Paradiso: recensione del film

Arriva il debutto di Adrian Grunberg – in passato assistente alla regia di Mel Gibson – al suo esordio dietro la macchina da presa con Viaggio in Paradiso, co-sceneggiato proprio assieme al grande attore che è coinvolto anche in veste di attore e produttore con la sua Icon Production.

Viaggio in Paradiso è un interessante viaggio in una delle prigioni più anarchiche d’America. Conosciuta come la peggior prigione di tutto lo stato del Messico, soprannominata “l’Università del crimine”, ovvero un incubo di violenza, corruzione e sovraffollamento. “El Pueblito” era una vera e propria società dietro le sbarre, dove i detenuti avevano il pieno controllo, dove la droga veniva apertamente venduta dall’interno e chiunque poteva entrare o uscire, a patto di pagare le guardie.

Viaggio in Paradiso, tra azione e divertimento

Viaggio in Paradiso racconta la storia di Driver che sta cercando di passare il confine messicano a bordo di un’auto piena di soldi sporchi quando viene arrestato dalla polizia. Sa bene che per lui si aprono le porte di un carcere da incubo dove imparerà a sopravvivere anche grazie all’inaspettato aiuto di un bambino di nove anni che nasconde un terrificante segreto.

Viaggio in Paradiso diretto da Grunberg è un vero action-movie con tratti di commedia nera che nonostante una partenza poco originale riesce a rimettersi incorsa e ad affrontare la narrazione con originalità e brutale crudezza. La sceneggiatura è ben scritta e riesce a sorprendere lo spettatore ripetutamente, aiutata da una regia solida e ben tracciata.

La visione di Grunberg gode d’immediatezza e trasporta con sorprendente facilità lo spettatore in quell’inferno di prigione, dove l’anarchia e la povertà si scontrano con le manie di protagonisti di criminali senza scrupoli. A farne le spese è il protagonista Driver, anti-eroe che dimostra di possedere altre qualità oltre a quelle di ladro, magistralmente interpretato da un Mel Gibson che sullo schermo non perde colpi. L’attore, nonostante abbia pagato un prezzo mediatico molto alto di seguito alla separazione dell’ultima moglie, non ha perso il suo talento e riesce ad essere credibile permettendo così la buona riuscita del film.

Quando indossa i panni di action-man, Gibson è indiscutibilmente bravo, e forse il mondo dello spettacolo hollywoodiano dovrebbe ricordarsi di più i suoi meriti artistici che non le sue disavventure personali. Dopotutto non si può negare che Mel abbia dato un grande contributo alla storia del cinema recente, sia da attore che da regista. Con questo film dimostra anche un buon fiuto da produttore. Ulteriore nota positiva da segnalare è la presenza nel cast di Peter Stormare e Dean Norris, volti noti ai fan dei serial Prison Break e Breaking Bad.

 

Viaggio allucinante: David Goyer scriverà la sceneggiatura del remake

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David Goyer, autore degli script di Batman Begins e de L’uomo d’acciaio, si occuperà, come riportato da The Hollywood Reporter, di scrivere la sceneggiatura del remake di Viaggio allucinante, pellicola di fantascienza del 1966 diretta da Richard Fleischer. Per il remake, che sarà prodotto da James Cameron, verrà utilizzata la medesima tecnologia 3D scelta dal regista per Avatar.

Il film sarà un fedele remake della pellicola di Fleischer, fatto salvo per i riferimenti alla Guerra Fredda. Uscito nel 1966, il film raccontava la storia di uno scienziato sovietico che scopriva il modo di rimpicciolire le persone per un breve periodo di cose. Un tentativo di assassinio lo manda in coma: un team americano viene miniaturizzato e ha solo un’ora di tempo per andare nel suo sangue e sbloccargli una massa coagulata nel cervello, prima di tornare in dimensioni normali.

Al momento non sappiamo chi dirigerà il film, né chi sarà il protagonista, nonostante tempo fa diversi rumor davano Will Smith e Hugh Jackman come possibili protagonisti. Vi terremo aggiornati.

Fonte

 

Viaggio al Polo Sud, recensione del documentario di Luc Jacquet

Viaggio al Polo Sud, recensione del documentario di Luc Jacquet

Luc Jacquet, l’esploratore e regista che ha vinto l’Oscar per La marcia dei Pinguini nel 2006, porta la sua macchina fotografica e il suo amore per il Polo Sud in un viaggio in un luogo dove bastano pochi passi per circumnavigare il globo. Un viaggio prima di tutto interiore che va a decifrare il fascino di Jaquet per un continente magnetico: l’Antartide. Con Viaggio al Polo Sud, nelle sale italiane dal 13 giugno con Movies Inspired, Luc Jaquet condivide con il pubblico la lunga strada verso l’Antartide; dalla Terra del Fuoco e da Capo Horn, ci mostra che raggiungere questa terra ostile richiede una grande forza di volontà e di sacrificio.

Viaggio al Polo Sud: il ritorno a casa di Luc Jaquet

Con Viaggio al Polo Sud, presentato alla scorsa edizione del Locarno Film Festival, Luc Jacquet torna nelle terre australi sotto forma di diario di viaggio introspettivo. Sin dalla sua prima visita, il continente bianco ha agito come una calamita per il regista, che non è riuscito a staccarsene una volta tornato dalla sua spedizione. Il viaggio dell’esploratore inizia in Patagonia, sulla punta delle Ande. Lì ritrova l’atmosfera e i suoni di un tempo: il sussurro delle ali dei condor sopra la sua testa, lo scricchiolio del ghiaccio al passaggio della barca. Il decennio trascorso lontano dall’Antartide rivela l’impronta dannosa dell’uomo sulla natura: dove un tempo c’era una foresta, ora la terra è arida e decimata.

In ogni momento, sente la presenza dei grandi esploratori che hanno compiuto il viaggio prima di lui, come Magellano e la sua squadra nel XVI secolo. A Capo Horn, il documentarista si imbatte nelle balene blu. La barca ha fatto il suo primo scalo su una terra vergine: il ghiacciaio Larsen, che un tempo si estendeva per chilometri, è praticamente scomparso. Arrivato nel cuore dell’Antartide, Luc Jacquet incontra i tanto attesi pinguini imperatore, che non vedeva da 10 anni. Con questo nuovo film sul continente australe, il documentarista non enfatizza più le sue percezioni fisiche, ma concentra la narrazione sulle sue sensazioni emotive. Guidato dalle sue emozioni, racconta in modo esoterico la nostalgia del viaggiatore che non smette di voler tornare in Antartide per vedere l’animale che lo ha reso un successo.

Come non rimanere affascinati dall’andatura goffa dei pinguini – Papua, Adélie o Imperatore? Questi abitanti non hanno altra verità da proclamare che la loro capacità di domare questi territori dove l’uomo rimane una presenza intermittente; da qui, la necessità di accettare ciò che la natura è disposta a dare loro.

Jaquet si racconta viaggiando

Viaggio al Polo Sud di Luc Jacquet è un lungometraggio molto personale, raccontato con le parole e la voce del regista, che lo dirige in prima persona. Esattamente trent’anni dopo aver messo piede per la prima volta in Antartide, l’uomo che ha ottenuto un enorme successo e ha vinto l’Oscar per il miglior documentario nel 2006 con La marcia dei pinguini torna a cercare di spiegare la sua dipendenza emotiva dal continente magnetico.

Così, Jaquet torna a viaggiare nelle profondità del Polo Sud, in questi spazi superbi, tanto temibili quanto fragili, dove solo le specie animali abituate al freddo estremo riescono a sopravvivere. Il viaggiatore accompagna il suo racconto in barca e poi in slitta con una pagina di letteratura accurata, dove le parole si fondono con i paesaggi sontuosi. Questo viaggio interiore nel cuore di una natura inaridita è come un ritorno all’infanzia e una riconciliazione con i demoni che rodono il regista.

Viaggio al Polo Sud (Antarctica Calling)
©Paprika Films – Luc Jacquet

Pensieri da un diario di bordo ghiacciato

Quello di Viaggio al Polo Sud è un viaggio a senso unico attraverso le sue emozioni, girato in un bianco e nero artistico e talvolta astratto, scelta che permette alla natura di respirare e al suo silenzio di farsi sentire. Luc Jacquet segue i suoi desideri piuttosto che un copione stabilito: nessuna erudizione o grandi discorsi in quest’ora e venti minuti in terra incognita, ma le parole di un uomo che riesce a condividere la sua passione e i suoi pensieri sullo stato del pianeta.

A stretto contatto con la fauna dei ghiacci, Luc Jacquet si meraviglia della tenerezza dei pinguini e della nascita di una giovane foca leopardo. Viaggio al Polo Sud è un’esperienza orale e intima che richiede una certa sensibilità e che potrebbe tenere a distanza chi desidera lasciarsi incantare in silenzio dalla poesia delle immagini. Un male minore che non toglie nulla alla grazia di questo continente magnetico e al messaggio ecologico di Luc Jacquet.