Ampliamento di un cortometraggio
del 2009, L’Arbitro di Paolo
Zucca si snoda attraverso due storie parallele che si
intersecano tra loro solo nel finale.
In una Sardegna rurale dal sapore
western, la squadra dell’Atletico Pabarile, la più scarsa della
terza categoria sarda, viene vessata dall’acerrima rivale del
Montecrastu, squadra guidata dall’arrogante e violento fazendero
Brai (Alessio di Clemente); l’allenatore cieco del
Pabarile, Prospero, (Benito Urgu) non sa più cosa
fare, ma sulla sua strada arriva l’immigrato redivivo Matzutzi
(Jacopo Cullin). Il ragazzo si rivela un vero
goleador: il Pabarile rimonta in classifica e arriva al secondo
posto, pronto a sfidare la squadra di Brai. Contemporaneamente,
l’arbitro europeo Cruciani (Stefano
Accorsi) tenta la sua scalata al successo fino ad una
finale internazionale di coppa, spalleggiato dal preparatore
Candido (Marco Messeri).
La pellicola gioca con i generi e
li mescola sapientemente creando un divertente pastiche
grottesco, un divertissement irriverente al quale lo
spettatore è invitato a partecipare durante la visione: i registri
si alternano passando rapidamente dalla tradizionale commedia
all’italiana al grottesco, dallo spaghetti western al thriller teso
e adrenalinico; anche la regia si piega alle diverse esigenze e
sfodera un impeccabile bianco e nero degno del miglior Nastro
Bianco di Haneke (senza essere blasfemi), primissimi
piani stretti e serrati alla Sergio Leone e bruschi
movimenti di macchina in avanti caratterizzano la narrazione
contribuendo a produrre un’opera elegante e particolare incentrata
su un tema molto caro a noi italiani: il calcio, lo sfavillante
scintillio delle luci della ribalta internazionali e il clima
grottesco e spiantato delle squadre d’infimo ordine che però hanno
ancora la vera passione del gioco.
Il paesaggio che fa da sfondo alla
pellicola è fondamentale, oltre ad essere un protagonista
indiscusso: una Sardegna poco conosciuta, selvaggia e arida che
segna indelebilmente i volti dei suoi abitanti, creando uno
straniamento felliniano attraverso le inquadratura ricercate, i
primi piani e i rallenty.
Ottima anche la scelta del cast,
con attori che si calano perfettamente nei loro ruoli: un
mefistofelico Messeri, il sardo DOC Benito Urgu
esilarante allenatore a metà strada tra l’Al
Pacino di Ogni Maledetta
Domenica e il Lino Banfi de
L’Allenatore nel pallone, un
Francesco Pannofino gigione nei panni
dell’arbitro corrotto Mureno (riferimento a Byron Moreno?), una
Geppi Cucciari sorprendente, con la solita vena
comica pungente ma stavolta in grado di tirare fuori anche un lato
sensuale che riporta alla memoria le attrici italiane che
popolavano le commedie degli anni 50’-60’; la sorpresa di
Jacopo Cullin, nei panni del bomber “oriundo”
Matzutzi e infine un sorprendente Stefano Accorsi con tanto di vena
ballerina.
Una comicità “semplice”, quella de
L’Arbitro, che si avvicina, forse,
all’irriverenza dell’allenatore nel pallone Oronzo Canà con i suoi
strampalati metodi e le sue tattiche bislacche, si unisce al
virtuosismo tecnico e al piacere di spaziare tra i generi creando
questo gioiellino che, si spera, possa distinguersi nel mare
cinefilo della rassegna veneziana.