Beorn compare solo
ne Lo Hobbit ed è uno dei personaggi più
misteriosi e interessanti di tutta la mitologia tolkieniana,
insieme a Tom Bombadil.
Alcuni dicono che è un orso
discendente dai grandi e antichi orsi delle montagne che vivevano
lì prima che arrivassero i Giganti. Altri dicono che è un
discendente dei primi Uomini che vivevano in questa parte del
mondo, prima che vi arrivassero Smaug e gli altri draghi, e prima
che gli Orchi arrivassero dal Nord sulle colline. Quale sia la
verità non saprei dirlo, anche se personalmente mi pare più
verosimile la seconda ipotesi.
Lo Hobbit
E’ un mutapelle, in quanto
può trasformarsi in orso, anche se non vengono mai ben descritte le
modalità in cui egli cambia il suo aspetto. Vive tra le Montagne
Nebbiose e il Bosco Atro e aiuterà
Gandalf,Bilbo e i 13 Nani a trovare ristoro e riposo dopo la
disavventura con gli Orchi. Tornerà poi durante la battaglia dei
Cinque Eserciti, uccidendo personalmente Bolg, il
capo degli orchetti del Sud.
Il suo aspetto è quello di un
“omone dalla fitta barba nera, capelli neri, grosse braccia e
gambe nude dai muscoli nodosi”… “indossava una tunica di
lana che gli arrivava alle ginocchia, e si appoggiava a un’ascia
enorme”. Caratterialmente è invece descritto come schivo e
diffidente verso i visitatori, specialmente se nani. Solo l’ingegno
di Gandalf permetterà
alla compagnia di riuscire ad entrare nella sua casa e di
beneficiare della sua ospitalità.
Ama moltissimo gli animali per cui
non caccia, e mangia solo panna e miele delle api giganti che
alleva lui stesso. Odia sopra ogni cosa gli Orchi che hanno
occupato le Montagne che lui riteneva essere suo territorio. In
un’occasione, Gandalf
afferma che Beorn “non è soggetto a nessun
potere magico tranne che al suo”. La parola “beorn” significa
orso e deriva da béo, ovvero ape, in riferimento all’amore che gli
orsi hanno per il miele.
La sua casa fu disegnata da
Tolkien stesso sul modello di una tipica sala
germanica. Nel film su Lo Hobbit del 1977 il
personaggio di Beorn è stato tagliato. Verrà
invece compreso nella trilogia di Peter Jackson
che ha affidato all’attore Mikael Persbrandt il
compito di interpretarlo.
Arriva al cinema distribuito da
01 Distribution il film di Riccardo Milani
Benvenuto Presidente, con protagonista
Claudio Bisio.
Ne Benvenuto
Presidente il Parlamento Italiano non riesce a trovare un
accordo sull’elezione del presidente della Repubblica e a un certo
punto tutte le forze politiche per scherno e protesta eleggono
Giuseppe Garibaldi. Ma in Italia solo uno ha tutti i requisiti per
diventare presidente. “Peppino”, così chiamato dai suoi
amici, è pervaso da uno inguaribile ottimismo e vive nella
quiete di un paesino di montagna. Strappato dalla sulla vita si
ritroverà a ricoprire un ruolo per quale si pensa essere
inadeguato…
Riccardo Milani porta in
scena una commedia leggera, che prende uno dei temi più visitati
nel cinema “l’uomo qualunque che sale al potere” invaso da quel
senso di ingenuità che lo porta ad essere simpatico ed ironico su
tutto il severo protocollo del palazzo. Ma più che le gag e i lati
comici, che sono ben riusciti e incontrano facilmente il sorriso
della platea, si conferma il momento d’oro dello sceneggiatore,
Fabio Bonifacci che sarà al cinema con tre suoi lavori
(Amiche da morire e Il principe
Abusivo).
Viene tracciato un percorso che
tocca la cultura popolare e viene riletta nei toni della commedia
senza però farsi tentare dalla battuta facile che nasce dalla
propaganda o dal consenso generale. La storia che il regista romano
riprende è equilibrata nel ripercorre le fasi del personaggio-Bisio
che vanno dalla proclamazione sino alla morale sottile ma pungente
che il film racchiude in sé. Ma che purtroppo perde di ritmo e
verve nei vari appuntamenti “d’agenda” che il Presidente deve
rispettare a discapito di una certa continuità narrativa. Altre
sequenze invece sono rese ridondati da una musica di repertorio ben
curata ma troppo presente.
Nel cast artistico, spicca la
bravura di Claudio Bisio anche se nel finale si sfuma facendo
vedere di più l’attore; convincente è il ruolo di Kasia
Smutniak nel duplice ruolo di donna di palazzo che riscopre la
sua doppia identità. Ma l’originalità la rappresentano Giuseppe
Fiorello, Cesare Bocci e Massimo Popolizio, i tre
politici-eminenze grige che se pur non volutamente schierate da
nessuna parte, rendono perfettamente un ritratto agrodolce della
politica, con tutte le contraddizioni e le malefatte che nascondo.
Altra piacevole sorpresa è scoprire il ruolo “dei poteri forti”
in Lina Wertmüller, Pupi Avati, Steve della
Casa e Gianni Rondolino, strappando l’ulteriore sorriso
e aggiungendo la ciliegina sulla torta.
Benvenuto
Presidente è un gradevole film comico che si collega ai
recentissimi, Viva la libertà di Roberto Andò, Viva l’Italia di Massimiliano Bruno e Al Tutto Tutto, Niente Niente con Antonio Albanese.
Anche se in quest’ultimo caso non c’è nessuna volontà di
indirizzare la battuta alla politica ma piuttosto si usa la favola
per riscoprire i lati buoni della commedia all’italiana. Dal 21
Marzo al cinema e in anteprima il 16 Febbraio al Festival di
Bari.
Antonia Truppo e
Giovanni Esposito sono trai protagonisti di
Benvenuti in Casa Esposito, il nuovo film diretto
da Gianluca Ansanelli e presentato in anteprima al
Monte-Carlo Film Festival. Il film arriverà in sala il 2 agosto
2021, distribuito da Vision Distribution.
Tenetevi forte.
Preparatevi a ridere e a commuovervi. Sono arrivati gli Esposito!
Il rione Sanità, dove è nato il principe della risata Totò, è uno
dei più affascinanti e misteriosi di Napoli. Qui vive, con la sua
famiglia allargata, Tonino Esposito, orfano di un boss della
camorra. Tonino riceve dal clan un sussidio mensile e potrebbe
vivere di rendita. Invece si intestardisce a voler imitare le gesta
paterne, senza riuscirvi. Perché è goffo, sfigato, arruffone,
incapace di difendersi: un antieroe tragicomico e decadente, che
tra incubi e visioni, ingenuità e imbranataggini, ne combina di
tutti i colori. In un mix esilarante tra i Cesaroni e i Soprano,
uno spaccato divertente e allo stesso tempo crudele della Napoli
contemporanea, città dalle mille contraddizioni e dalle tante
difficoltà, capace però di non perdere mai la speranza per un
futuro migliore.
Arriva il 23 settembre al cinema
Benvenuti in Casa Esposito, un film di
Gianluca Ansanelli con Giovanni
Esposito, Antonia Truppo e con Francesco Di
Leva, tratto liberamente dal romanzo Benvenuti in
Casa Esposito di Pino Imperatore.
Tonino Esposito è il figlio di un
celebre boss della Camorra del Rione Sanità. Goffo e maldestro, non
è in grado di far male ad una mosca e per questo, alla morte del
padre, tutto passa nelle mani di un altro affiliato. È un buono
Tonino, ce la mette tutta a riscuotere il pizzo, a fare la voce
grossa, a imitare il padre, ma non è il suo mestiere. Tonino
conduce così una vita da mediocre camorrista, senza riuscire a
farsi rispettare né da chi dovrebbe odiarlo per i suoi soprusi, né
da chi dovrebbe amarlo per i suoi successi. Quando scoprirà che sua
figlia si è fidanzata proprio con il figlio del magistrato che dà
la caccia al boss del Rione Sanità, Tonino avrà però l’occasione
per riscattare la sua figura davanti alla propria famiglia e a
tutta Napoli.
Una
produzione Bartlebyfilm,
Buonaluna e Vision
Distribution, in collaborazione
con Sky, in associazione
con Imprebanca, opera co-finanziata
dalla Regione Campania. Realizzato
da Run Film, produttori
esecutivi Alessandro e Andrea
Cannavale. Produttori Massimo Di Rocco, Luigi
Napoleone, Alessandro Siani.
Benvenuti in casa
Esposito è il nuovo film del regista Gianluca
Ansanelli che, dopo aver diretto i due lungometraggi
All’ultima spiaggia (2012) e Troppo
Napoletano (2016) e con una lunga carriera da
sceneggiatore alle spalle (Si
accettano miracoli, Omicidio all’italiana e Chi ha incastrato Babbo Natale?, tra gli
altri) ritorna in cabina di regia ispirandosi direttamente
all’omonimo romanzo di Pino Imperatore, che
racconta le avventure tragicomiche di una famiglia camorrista. Il
film è attualmente disponibile su Amazon Prime Video; nel
cast Giovanni Esposito, Antonia Truppo, Francesco
Di Leva, Nunzia Schiano, Salvatore
Misticone.
Un racconto umoristico che si apre alla speranza
Tonino non è
credibile nei panni del boss camorrista e non riesce a farsi
rispettare, né dalla sua famiglia né da quelli sui quali dovrebbe
comandare. Così alla morte di suo padre l’eredità di capozona del
rione Sanità non passa a lui ma a don Pietro De
Luca, che cerca di tenerlo alla larga il più possibile dai
suoi affari. La vicenda si complica quando la figlia di Tonino si
innamora del figlio di un magistrato, incaricato di indagare
proprio sui traffici illeciti di don Pietro.
Proponendosi come uno spaccato
umoristico e al contempo crudele della Napoli contemporanea,
Benvenuti in Casa Esposito riesce a mettere in
risalto le mille contraddizioni dell’ambiente urbano, senza mai
chiudere la porta alla speranza di un futuro migliore.
La sceneggiatura del film riesce a
cogliere la fluidità di scrittura di Imperatore,
confezionando un’atmosfera da tarantella napoletana che vive di
ironia arguta e mai banale, giocando con i luoghi comuni tipici
dell'”essere simpaticamente napoletani”. Benvenuti in casa
Esposito non pretende mai di infarcire il filo narrativo
con sottotrame o messaggi impliciti: lo scopo primario è il
beffarsi della quotidianità, efficace proprio perché resa da una
prospettiva parziale, lucida, tangibile.
Pur notandosi ingenuità rispetto
alla scrittura di Imperatore, e prendendosi qualche licenza nel
trattamento della storia principale, Benvenuti in casa
Esposito risulta un prodotto di intrattenimento che fa
della grande comicità napoletana il proprio fine. Si ride di gusto
delle vicende bizzarre che accompagnano quotidianamente i membri
della famiglia, ci si emoziona assecondando un messaggio di
speranza per una città che non è mai rispecchiata veramente dai
cliché delle fiction nostrani, dall’imperversare delle brutte
notizie, da chi vuole controllare la città ma non la sta realmente
abitando.
Benvenuti in casa Esposito: le sfaccettature di una famiglia e
dell’ambiente urbano
Con qualche strizzatina d’occhio a
Totò e Troisi, è difficile
rimanere indifferenti di fronte alla bravura di Giovanni
Esposito, vero e proprio mattatore, ingenuo
sciosciammocca, un boss totalmente inadeguato.
Giovanni Esposito è
sicuramente una scelta di antieroe atipico per il cinema, con alle
spalle una carriera di personaggi fortemente caratterizzati e di
ruoli da non protagonista; questa prova attoriale, nello specifico,
è da considerarsi il vero punto di luce del film, che riesce a
convogliare la tenerezza e la goffaggine insite al personaggio,
assieme all’intuizione che lo differenzia all’interno del nucleo
familiare: Tonino scopre improvvisamente che c’è un’altra strada
che nessuno gli aveva mostrato prima. Gli avevano dato un binocolo
che mostrava solo la strada impervia della camorra e della
criminalità, ma si accorge invece che c’è un posto in cui c’è
spazio per la bontà del suo animo.
Il conflitto non è mai uniforme in
Benvenuti in casa Esposito, così come non lo è la
cosiddetta “buona famiglia”, al cui interno emergono differenti
psicologie. Abbiamo la figlia di Tonino che mira a una precisa
direzione, verso cui l’istruzione riveste una funzione salvifica e,
dall’altra parte, ci sono i suoceri che, come molti napoletani,
vivono la condizione di gente comune assuefatta a una situazione
che devono (o vogliono) accettare così com’è. Il resto della
famiglia sta nel mezzo: la moglie Patrizia, la
suocera Assunta e il marito sono indolenti,
accettano la vita così com’è, dato che è
Tonino quello che porta i soldi a casa; non
sono criminali, ma non sono neanche buoni fino in fondo. Le
divergenze si creano all’interno della stessa famiglia e sarà
proprio questa commistione a condurre ad una scelta: alla fine,
quello che conta è che il livello di istruzione della ragazza e la
sua capacità di andare oltre sono così forti da portare anche il
padre lontano.
E’ da questo comico e improbabile
sodalizio che nascono gli episodi più esilaranti del film, per
mettere alla berlina gli aspetti più cafoni e ridicoli della
criminalità. Benvenuti in casa Esposito non riesce
mai effettivamente a porsi sullo stesso livello del romanzo da cui
è tratto, che è stato un vero e proprio caso letterario, scalando
le classifiche grazie al passaparola e all’entusiasmo dei lettori
di tutta Italia, nonché adottato da scuole, istituzioni pubbliche,
associazioni antimafia, comitati civici e gruppi che si battono per
la Legalità. L’intento della pellicola è altresì quello di
divertire, consolidare un ulteriore tassello della commedia
all’italiane, di quelle che riempiono le sale per le feste
natalizie, con le imbranataggini e le avventure tragicomiche di
Tonino Esposito.
Remake del fortunatissimo film
francese Giù al Nord, Benvenuti al
Sud ne ripercorre tutte le tappe narrative, ovviamente
adattando gli stereotipi e le modifiche del caso, in modo da
adattare la storia a quello che è il nostro conflitto nazionale tra
nord e sud.
In Benvenuti al
Sud Alberto è il direttore di un ufficio postale nella
periferia di Milano, il suo sogno è quello di essere trasferito
all’ombra del Duomo con la sua famiglia, moglie e figlio. Per
ottenere il trasferimento Alberto si finge disabile, e scoperto,
viene peggio che licenziato, trasferito al Sud in un paesino vicino
Salerno. Terrorizzato dall’affrontare la delinquenza la spazzatura
e la grettezza (nel suo modo di vedere) degli abitanti, Alberto
parte solo e sconsolato per il Sud, senza sapere che una volta
arrivato, troverà ad aspettarlo ben altro che camorra e
immondizia.
Benvenuti al Sud, il film
Rispetto all’originale però, dove
le differenze maggiori tra il protagonista e gli abitanti del nord
della Francia erano rintracciate nel dialetto, qui lo spettro si
amplia e Alberto, interpretato da Claudio Bisio, si troverà ad avere a che fare
con impiegati scansafatiche e irrispettosi, ma dal cuore d’oro,
incomprensibili, ma generosi, e finirà per amare questa terra tanto
paventata. I pregi di questa piccola commedia sono decisamente
numerosi, a partire dalla delicatezza del tema che viene trattato,
per scelta dello sceneggiatore Massimo Gaudioso,
con un approccio a tratti edulcorato e a tratti invece pesantemente
stereotipato, come il caldo africano al sud o la nebbia persistente
al nord.
Tuttavia la commedia risulta
piacevole, forse troppo lunga ma a suo modo elegante con una
struttura narrativa accettabile e soprattutto senza alcuna
volgarità che tanto facilmente straripa dai film comici che siamo
abituati a vedere in sala. Accanto a Claudio Bisio
nei panni di Alberto, Alessandro Siani interpreta
Mattia, giovane postino con ‘il complesso di Edipo’ innamorato
della procace ma generosa Maria interpretata da una convincente
Valentina Lodovini, soprattutto per l’uso
discreto e cadenzato di un accento, quello napoletano, che
facilmente si storpia e che lei non conosce per natura (essendo
toscana) ma per cultura. Nei panni della spalla Siani si conferma
un bravo attore di commedia, sempre pronto a pescare espressioni e
battute dal suo repertorio teatrale, come ogni cabarettista che si
rispetti, e con la faccia da bravo ragazzo per suscitare simpatia
nel pubblico che sta dimostrando di apprezzarlo anche oltre il
territorio partenopeo.
Oltre alla sempre straordinaria
Angela Finocchiaro nei panni di Silvia (moglie di
Alberto/Bisio) il film si popola di una serie di caratteristi ben
noti al cinema italiano: da Nando Paone, già visto
in diversi film come ottimo caratterista al fianco di
Vincenzo Salemme, e Giacomo Rizzo, affacciatosi al
cinema addirittura con Sergio Citti e Pier Paolo Pasolini, e visto
più di recente nella parte del protagonista ne L’Amico di
Famiglia di Sorrentino.
Benvenuti al Sud è
una sorta di commedia sociale che si lascia guardare, senza avere
uno scopo sociologico ma con un sottile messaggio di invito
all’apertura e alla curiosità verso chi ci sembra diverso ma in
realtà non lo è poi tanto. Tuttavia il film pecca un po’ nella
sceneggiatura a tratti troppo affrettata nel dispiegare le
dinamiche dell’incontro tra le due realtà messe a confronto, ma è
accompagnato da una colonna sonora discreta e interessante che
riprende le sonorità tradizionali del Cilento.
Serata all’insegna
delle comincità quella in programmazione in televisione. Infatti il
film che vi segnaliamo oggi per la prima serata è il campione
d’incassi Benvenuti al sud che andrà
in onda alle 21:10 su Canale 5.
Benvenuti al Sud è un film del 2010
diretto da Luca Miniero, remake del film francese del 2008 Giù al
Nord. La versione italiana è stata realizzata con la tecnica
shot-for-shot: ripercorre infatti in larga parte la stessa trama, e
riproduce molti dei dialoghi dell’originale francese – specialmente
per quanto riguarda la prima parte del film, prima cioè dell’arrivo
nella destinazione forzata –; nella seconda parte, invece, molte
situazioni sono state aggiunte, modificate o cambiate per renderle
più aderenti agli stereotipi italiani. Il film è stato distribuito
nelle sale cinematografiche a partire dal 1º ottobre 2010, dopo
l’anteprima al Giffoni Film Festival tenuta in luglio e la
proiezione integrale a Santa Maria di Castellabate il 29 settembre.
Benvenuti al Sud è stato dedicato alla memoria di Angelo Vassallo,
sindaco del comune di Pollica, assassinato nel 2010.
Curiosità:
Dany Boon, già regista e attore
di Giù al Nord e co-produttore
di Benvenuti al Sud, ha un cameo in cui
impersona la parte di un turista francese che entra nell’ufficio
postale di Castellabate per spedire un pacco e viene
capito solo dal signor Scapece, il personaggio che parla il
dialetto più stretto.
Valentina Stella è la cantante
che si esibisce durante la festa.
L’uscita al cinema di
Benvenuti al Nord ha dato così tanto ossigeno ai
botteghini italiani che era matematico, dopo i primi dati positivi
legati agli incassi del film, che si pensasse ad un sequel ‘al
contrario’.
In Benvenuti al Nord Luca
Mieniero e la sua banda ci hanno infatti pensato bene,
insieme alla Medusa e alla Cattleya, e così eccoci arrivati a
Milano, con Benvenuti al Nord, sequel ideale in cui Mattia Volpe
(Alessandro Siani) è costretto a trasferirsi su a
Milano a lavorare nell’ufficio postale diretto dall’amico Alberto
Colombo (Claudio
Bisio) che sta attraversando un brutto periodo, sia a
lavoro che a casa con la moglie (Angela
Finocchiaro). Se la premessa di Benvenuti al Sud era il
pregiudizio di Alberto verso il sud, qui si parte da un punto di
vista diverso: Mattia, costretto ad andare a Milano, ha già
conosciuto Alberto che si è rivelato un buon amico, per cui non ha
alcun tipo di pregiudizio. Tuttavia il suo capitare al posto
sbagliato nel momento sbagliato gli faranno ripensare con un po’ di
tristezza al suo caro amico conosciuto nel piccolo ufficio postale
di Castellabate.
Benvenuti al Nord, il
film
Così come nel primo film l’ago
della bilancia pendeva su
Bisio, straniero in terra straniera, qui la situazione
si capovolge, e così Siani diventa il
protagonista, sempre sottilmente comico anche solo nei suoi sguardi
da ragazzino che si adattano così bene all’immaturità cronica di
Mattia. Miniero dipinge con la sua mano leggera
una città grande e veloce, riuscendo a realizzarne un ritratto
palpitante e divertente di una coppia di uomini che, in balia di se
stessi e senza la guida delle proprie compagne, rischiano di
perdersi, o peggio, di morire di fame.
La carta vincente di
Benvenuti al Nord è senza dubbio la sua
originalità, perché se da un lato la struttura base è esattamente
come ce la aspettiamo, avendo visto Benvenuti al Sud, dall’altro
dettagli e piccole finezze ne fanno un film autonomo e godibile,
abilmente scritto e sicuramente ben interpretato da una coppia
comica che ha trovato qui il suo stato di grazie. Come sempre
succede, anche qui i comprimari fanno la differenza: anche se in
ruoli un po’ sacrificati a nome della sceneggiatura,
Giacomo Rizzo, Nando Paone e Nunzia
Schiano sono dei grandissimi attori, con una storia
professionale alle spalle che trasuda da ogni divertente smorfia
che ci propongono sullo schermo.
Sicuramente Benvenuti al
Nord non è una perla del cinema, ma è un prodotto buono,
con una certa dignità, e sicuramente di un livello superiore
rispetto alla valanga di commedie italiane che nell’ultimo anno
hanno invaso i cinema del nostro Paese.
Dopo i fasti e il grandissimo successo
di Banvenuti al Sud, ecco che al cinema arriva Benvenuti al Nord,
sequel un po’ scontato ma che sembra riservare qualche bella
sorpresa, a giudicare dal
Benvenuti al Nord. Anche questo
secondo capitolo è stato scritto da Luca Miniero e da Massimo
Gaudioso, e ha come protagonista principale Alessandro Siani, che
dovrà ripercorrere questa volta l’Autostrada del Sole al contrario,
lasciando quindi il Sud per trasferirsi al Nord, dove troverà ad
attenderlo il settentrionale Claudio Bisio. Le riprese sono
iniziate nel giugno 2011 in diverse località, tra cui Lodi e
Milano.
La figura dello zombie è stata
trattata in innumerevoli modi al cinema, dal classico La
notte dei morti viventi al più recente horror World War Z, al
romantico Warm Bodies alla
commedia I morti non muoiono,
fino all’esperimento metacinematografico di Zombie contro Zombie.
Un altro titolo recente e particolarmente amato di questo filone,
che riadatta a suo modo tali spaventose creature, è
Benvenuti a Zombieland, uscito nel 2009
per la regia di Ruben Fleischer (Venom,Uncharted), che mescola insieme orrore,
commedia, fantascienza e azione in un film tanto esplosivo quanto
caotico e divertente.
La storia, scritta da Rhett
Reese e Paul Wernick, era inizialmente
stata concepita per una serie televisiva, salvo poi essere
riadattata per un film, ottenendo così una forma più organica e
compiuta. Mantenendo ben centrato il contesto dell’invasione di
zombie, il film riesce anche a far emergere ulteriori tematiche
come ad esempio il legame famigliare che si instaura tra i
protagonisti, il tutto inserito in situazioni ormai divenute
iconiche. Girato con un budget particolarmente basso considerati
gli effetti speciali e il trucco richiesto, Benvenuto a
Zombieland si è poi affermato come uno dei film sugli zombie
dal maggior successo di sempre.
A oltre dieci anni di distanza non
manca di essere citato nei discorsi su questa tipologia di
racconti, segno che il suo è un lascito duraturo. Per gli amanti
del genere è dunque un titolo da non perdere, che offre
rocambolesche avventure e tanto intrattenimento. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo sequel.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Benvenuti a Zombieland: la trama del film
La vicenda del film ha inizio nel
momento in cui il virus della mucca pazza mutando e diffondendosi
trasforma gran parte della popolazione mondiale in famelici zombie.
Ha così inizio una vera e propria apocalisse, che porta i pochi
superstiti a dover trovare riparo al più presto. Uno di questi è il
giovane e timido Columbus, il quale durante il suo
viaggio verso casa si imbatte nell’intrepido
Tallahassee, che si offre di proteggerlo e di far
viaggiare il giovane con sé. A loro si uniranno poi le sorelle
Wichita e Little Rock, astute
truffatrici. Le due rivelano l’esistenza di un parco di
divertimenti apparentemente privo di zombie, a Los Angeles.
Per il gruppo questo diventa dunque
l’obiettivo da raggiungere, dove potersi accasare e trovare riparo
dalle infernali creature. Nessuno è in realtà certo che il luna
park sia effettivamente la zona sicura che si crede essere, ma per
scoprirlo non hanno altro modo che arrivare lì di persona. Lungo il
viaggio, naturalmente, si troveranno a doversi confrontare con
numerosi ostacoli, alcuni spaventosi altri molto buffi. Ogni tappa
li porterà inoltre a consolidarsi come gruppo, permettendogli di
conoscersi meglio e confidarsi le rispettive vite. Affezionarsi
troppo ad altre persone in un contesto come quello, tuttavia, può
essere un pericoloso errore.
Benvenuti a Zombieland: il
cast del film
Ad interpretare il giovane Columbus
vi è l’attore Jesse
Eisenberg, celebre per i film The Social
Network e Now You See Me. Accanto a lui, nel ruolo di
Tallahassee vi è invece Woody
Harrelson, il quale ha accettato la parte solo ad
alcune condizioni. Tra queste vi era il rendere il set un luogo
attento alla conservazione dell’ambiente e che il regista seguisse
insieme a lui una dieta vegana. Harrelson si dedicò poi moltissimo
alla costruzione del suo personaggio, ricercando personalmente
molti degli abiti che gli si vede indossare nel film. L’attore
entrò poi talmente tanto nella testa del suo personaggio che in un
occasione aggredì un fotografo convinto che fosse un vero
zombie.
Nei ruoli delle due sorelle Witchita
e Little Rock si ritrovano invece le attrici Emma Stone e Abigail
Breslin. La Stone, inizialmente, era stata contatta
per il personaggio noto come 406, salvo poi essere preferita per la
parte di Witchita. Ad interpretare 406 vi è
dunque Amber Heard. Particolarmente celebre
di Benvenuti a Zombieland è infine il cameo
diBill
Murraynei panni di sé stesso in versione zombie.
Originariamente, però, al suo posto doveva comparire Patrick Swayze.
A causa della malattia dell’attore, però, vennero considerati anche
Sylvester Stallone, Mark Hamill, Matthew
McConaughey e Joe Pesci. Per un motivo o
per un altro, nessuno di loro poté partecipare e così Harrelson
contattò Murray, che fu ben lieto di partecipare.
Benvenuti a Zombieland: il
sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
A distanza di dieci anni, nel 2019,
è infine arrivato al cinema il sequel del film, dal titolo Zombieland – Doppio
colpo. Nuovamente diretto da Fleischer e con
protagonisti gli stessi quattro attori del precedente film, questo
è ambientato sei anni dopo e vede il gruppo intento in nuove
avventure nel mondo invaso dagli zombie. Anche questo sequel si
affermò poi come un grande successo, con un guadagno di oltre 122
milioni di dollari in tutto il mondo. I due sceneggiatori, dato il
confermato interesse da parte del pubblico, si sono dichiarati
disposti ad ideare ulteriori film, anche se per ora non ci sono
certezze circa un terzofilm.
È possibile fruire di
Benvenuti aZombieland grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di giovedì 14 aprile alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Ecco il trailer italiano
di Benvenuti
a Marwen, il nuovo film diretto da Robert
Zemeckis con protagonista Steve Carell e
in sala a partire dal 10 Gennaio 2019. Nel cast anche
Leslie Mann e Diane Kruger.
Il regista premio Oscar Robert
Zemeckis (Forrest Gump, Flight, Cast Away) dirige Steve Carell in
Benvenuti a
Marwen, la commovente storia vera della disperata
lotta di un uomo psicologicamente distrutto che scopre come
l’immaginazione artistica possa contribuire a guarire lo
spirito.
La sceneggiatura di Benvenuti
a Marwen è stata scritta da Caroline Thompson e Robert
Zemeckis, mentre il produttore premio Oscar Steve Starkey (Forrest
Gump, Flight), Jack Rapke (Cast Away, Flight) e Cherylanne Martin
(The Pacific, Flight) per il marchio di Zemeckis ImageMovers, con
base alla Universal, producono il film insieme al regista. I
produttori esecutivi sono Jackie Levine e Jeff Malmberg, che ha
diretto l’avvincente documentario del 2010 su cui è basato questo
film.
Maestro di viaggi di fantasia, ma
mai troppo distanti dalla realtà, Robert Zemeckis
torna al cinema con una nuova avventura fantastica, che ci porta a
Marwen, una immaginaria cittadina del Belgio assediata dai nazisti,
durante la Seconda Guerra Mondiale. In Benvenuti a
Marwen, il regista di Ritorno al Futuro
parte da una storia vera e racconta la fatica di una risalita, dopo
il tonfo e il dolore di una profonda caduta.
Mark Hogancamp è
un fotografo e un artista, che dopo una violenta aggressione a
opera di cinque omofobi perde tutta la memoria della sua vita
precedente e fatica a rimettersi in piedi, diventa dipendente dalle
sue medicine e si inventa un posto dove poter curare la sua anima
fatta a pezzi, la sua mente a cui è stato strappato il passato e
anche il suo fisico, malridotto e ancora convalescente dopo il
coma. A questo posto attribuisce un nome, Marwen, una popolazione,
il soldato Hoggie e la sua squadra di soldatesse che sembrano
provenire da tutto il mondo, e dei nemici da combattere, cinque
soldati tedeschi. Hoggie è il salvatore e l’eroe della città,
protegge le soldatesse e ogni volta sconfigge i nemici che
puntualmente si rianimano, pronti per una nuova battaglia.
Si scopre presto che nel racconto
di Zemeckis, come accaduto nella realtà a Hogancamp, che è stato
aggredito nel 2000, Hoggie è un alter ego, un pupazzo su cui il
protagonista riversa le sue paure ma anche le sue aspettative e i
suoi desideri, tanto che quando arriva una nuova vicina, Nicol, e
Mark si infatua di lei, la sua soluzione è quella di far sposare
Hoggie con una nuova bambola, di nome… Nicol. Hoggie è il
salvatore, il leader e il centro di Marwen, la sua speranza.
Il percorso lento verso la risalita
ci porta in un mondo senza antefatto, così come la memoria di Mark
che è stata cancellata dall’aggressione. Anche noi siamo proiettati
nel suo eterno presente, senza una spiegazione che ci
contestualizzi la sua situazione, ma soltanto un progressivo
scoprire ciò che è accaduto attraverso le sue crisi e attraverso le
donne che popolano il suo mondo, le stesse donne che diventano
bambole, con cui lui gioca, che protegge e con cui “si cura”.
Zemeckis sembra quasi essere il
protagonista, sembra quasi che il regista trovi nel cinema e nella
creazione dell’immagine, una cura, una via per rigenerarsi. E lo fa
mescolando la live action con i toni fantastici e con la motion
capture, il cui utilizzo ha perfezionato nei suoi tre film
realizzati con questa tecnica.
Dal canto suo Steve
Carrell, protagonista assoluto di Benvenuti a
Marwen, riesce ancora una volta a sorprendere, e come
spesso accade agli attori di grande talento, riesce a trasmettere
maggiore empatia con ruoli del genere, che hanno “pochi mezzi”
esteriori, niente trucco o protesi per cambiare fisionomia, ma
soltanto l’intensità e la delicatezza di un interprete
poliedrico.
Benvenuti a Marwen
ci accoglie in un mondo spezzato che cerca faticosamente,
attraverso la fantasia, di rimettersi insieme, di ricucirsi da
solo. Nonostante il grande amore e la compassione da cui è sempre
circondato il protagonista, il suo è un cammino solitario e
doloroso, ma coraggioso ed emozionante.
Uscirà il 13 novembre 2014
Welcome to Yesterday
(Benvenuti a Ieri) il
film diretto da Dean Israelite e
prodotto da Michael Bay con Jonny
Weston, Sofia Black-D’Elia, Sam Lerner.
Ecco di seguito il
trailer originale del film e a seguire la trama:
Un gruppo di amici fa una scoperta
folle che li porta a sviluppare una macchina che viaggia
nel tempo. Mantenendo segreta la loro incredibile
scoperta, il gruppo, affiatato, inizia a viaggiare indietro
nel tempo, portando dei piccoli ritocchi negli avvenimenti
del passato, che alla fine vanno a cambiare il corso delle
loro vite future. Ad ogni viaggio l’avventura per loro
cresce, ma aumentano anche i rischi e la posta in gioco si fa
sempre più alta. Nel tentativo di piegare il mondo ai loro voleri,
le loro azioni iniziano a creare effetti a livello globale che si
ritorcono loro contro. Alla fine i protagonisti si troveranno
ad affrontare una corsa contro il tempo, passato
e futuro, per poter correggere i propri errori e mettere la
propria vita di nuovo in pista.
Uscirà in Italia distribuito da
Adler Entertainmentil
prossimo 8 Marzo Benvenuti a casa mia, che riporta
sugli schermi italiani la stessa banda di Non sposate le mie
figlie, campione di incassi e di risate. Il film
è diretto da Philippe De Chauveron, e
vede nel cast Christian Clavier, Ary Abittan
e Elsa Zylberstein.
Cinefilos.it offre la possibilità a pochi
fortunati di vedere il film gratis, in anteprima, in
25 cinema del circuito THE SPACE, in diverse
città, e sono tutte programmate per il 20 Febbraio alle ore
20.30. Ci sono a disposizione circa 20 inviti
gratuiti validi per l’ingresso di 2 persone, per ognuna delle 25
città.
Jean-Etienne Fougerole è una figura
di spicco della scena letteraria e mediatica francese. E’ uno
scrittore intellettuale, sposato con una ricca ereditiera che vive
totalmente distaccata dalla realtà.
Durante un dibattito
televisivo nel quale Fougerole promuove il suo nuovo romanzo,
intitolato ‘Benvenuti a Casa Mia’, lo scrittore invita i ricchi e i
benestanti ad accogliere nelle loro case i più bisognosi. Ma a un
certo punto, il suo avversario lo sfida a mettere in pratica quello
che suggerisce ai suoi lettori. In evidente imbarazzo, Fougerole
accetta la sfida per non perdere la faccia.
Ma quella stessa sera qualcuno bussa
alla porta della sua suntuosa abitazione a Marnes-la Coquette…
Da quel momento in poi le
convinzioni della famiglia Fougerole saranno messe a dura
prova!
Dopo il successo travolgente di
Non sposate le mie figlie, torna nelle sale
italiane Philippe de Chauveron con
Benvenuti a casa mia e, dopo i neri, gli
ebrei, gli arabi e gli asiatici, prende a soggetti del suo nuovo
racconto i Rom. Un’altra comunità nella Francia di oggi utilizzata
come veicolo narrativo per raccontare una storia che, dietro
l’intenzione di voler smascherare vizi e virtù della borghesia
francese, sembra virare netamente verso una direzione politica
precisa.
Jean-Etienne Fougerole,
intellettuale di sinistra, sedicente progressista e di vedute ampie
e comunitarie, promuove in televisione il suo ultimo libro (“A
braccia aperte”). Durante il dibattito in diretta nazionale,
incalzato dalla provocazione del suo rivale, un giovane candidato
(anche lui scrittore) di destra, Fougerole afferma che, in linea
con le sue ideologie, sarebbe disposto ad accogliere in casa sua
una famiglia Rom se questa fosse venuta a bussare. La famiglia di
Babik, simpatico Rom con tanto di madre, moglie figli e nipoti,
riunita intorno al televisore, raccoglie l’invito e si presenta
alla porta della lussuosa villa dell’intellettuale. Questi, per non
venir meno alla parola data davanti alla nazione, invita la
famiglia Rom ad accomodarsi in giardino, con roulotte, automobili
sgangherate e animale domestico, un maiale.
Philippe de
Chauveron ha un approccio buonista e divertito, sia nei
confronti della borghesia intellettuale di sinistra, aperta ma non
troppo all’accoglienza dell’altro, sia nei confronti della rumorosa
famiglia Rom. A nessuna delle due parti si risparmiano cliché
fastidiosi, come l’esigenza di Fougerole di essere un intellettuale
attivo nella vita reale, che si scontra con la naturale avversione
nei confronti del diverso e colorito popolo Rom. Dall’altro lato
però Babik e famiglia sono un riassunto sgradevole dei luoghi
comuni legati ai Rom: misogini, ladri, sporchi, sgradevoli, con
denti di metallo e cattive abitudini igieniche.
Insomma, se con Non sposate
le mie figlie de Chauveron realizzò una commedia sul
pregiudizio “fatta in casa”, pur con le sue implicazioni sociali,
con questo film dice male dei Rom, della sinistra intellettuale
francese, sembra schierarsi, risolvendo le questioni prettamente
narrative e cinematografiche con soluzioni populiste e
semplicistiche.
Tuttavia Benvenuti a casa
mia riesce a far sorridere, specialmente quando le vicende
assumono pieghe surreali ma nel complesso è un lavoro poco
ispirato, strutturato su cliché.
Venerdì mattina alla Casa del Cinema
di Roma è stato presentato alla stampa Benur – un
gladiatore in affitto di Massimo
Andrei. In sala erano presenti il regista, la produttrice
Flavia Parnasi, il produttore esecutivo
Mario Mazzarotto, e i protagonisti: Nicola
Pistoia, Paolo Triestino ed Elisabetta De
Vito. Presente anche Gianni Clemente,
autore del soggetto e della sceneggiatura di “Benur” nonché
dell’omonima commedia teatrale.
D: Perché la scelta di
“Benur”?
FLAVIA PARNASI
R:Sono andata
a teatro con una mia amica a vedere una pièce teatrale, non sapevo
bene di cosa si trattasse, e mi sono emozionata e affezionata alla
storia e agli attori. Quindi ho pensato perché non condividere
tutto questo con il pubblico e farne un film? Mi è capitato poi di
vedere “Mater Natura” di Massimo Andrei, e ho capito che lui
sarebbe stata la persona giusta cui affidare la regia del
film.
D: Cosa può dirci sulla
genesi del film a partire dalla commedia di teatro?
MASSIMO ANDREI
R:Ovviamente
ho rimesso mano al copione teatrale, il plot è più o meno lo stesso
ma abbiamo fatto molte modifiche. Anzitutto, siamo potuti uscire
fuori dal salotto in cui era relegata l’azione a teatro…
D: Come mai avete deciso di
cambiare il finale, di farne uno in fondo più
consolatorio?
MASSIMO ANDREI
R:Abbiamo
preso le distanze dal messaggio inziale della pièce teatrale. Il
finale è quello di un italiano: ho pensato di non dare solo lo
sguardo di chi ha trattato male un extra-comunitario. Ho voluto
dare anche un’altra possibilità, l’idea che quest’entusiasmo venuto
da fuori, questa voglia di fare alla fine ti premia.
Qui l’extra-comunitario esce
vincente rispetto all’italiano che resta seduto e torna a fare
quello che faceva prima, anche se ha avuto un momento di splendore…
Se il finale sia sogno o realtà l’ho lasciato alla libera
interpretazione dello spettatore.
D: Nel suo caso si parlava
di un personaggio con una certa indolenza: cosa vuol dirci a
proposito? Vuole aggiungere qualcosa sulla trasposizione da testo
teatrale?
NICOLA PISTOIA
R:Per me è stata una grande
soddisfazione rivedere tutto nel cinema, c’era la stessa tensione
drammaturgica, gli applausi scattavano nelle stesse scene a cinema
e teatro.
Per quanto riguarda il mio
personaggio, io come attore sono un po’ cialtrone, la mia indole
rispecchia quella di Sergio – non mi va mai di provare e ripetere
le scene.
Per il finale io sono più
legato a quello originale, ma capisco la scelta di Andrei, è una
scelta che ci può stare nella trasposizione filmica.
D: Avete affrontato dei
temi sociali (l’illegalità, l’infortunio e lo sfruttamento sul
lavoro, ecc). Come avete scelto questi argomenti?
ELISABETTA DE
VITO
R:Io posso
raccontare un aneddoto. Quando feci il provino per il film, stavo
girando per “Uno Mattina” un fiction proprio sul tema delle morti
bianche sul lavoro, e si parlava proprio di un clandestino che
resta ferito durante il lavoro. Sono storie purtroppo quotidiane,
che si verificano di continuo nel nostro mondo.
GIANNI
CLEMENTI
R:Guardavo
sempre i centurioni davanti al Colosseo che tornavano a casa dal
lavoro e mi chiedevo sempre cosa ci fosse dietro queste persone. La
mia storia di fantasia si incrocia con la realtà; avevo sentito di
un immigrato che era morto di fatica mentre raccoglieva dei
pomodori in un campo, ed era stato trascinato qualche kilometro più
avanti e abbandonato lì.
MASSIMO ANDREI
R:Ciò che
volevo era raccontare la miseria umana (altra cosa rispetto alla
miserabilità), ma volevo farlo con il riso, con battute a volte
irriverenti, con una recitazione forte, aggressiva e urlata com’era
quella di Pistoia – una recitazione che ricorda un po’ quella
vecchia commedia italiana “caciarona”. Il tema del disagio civile è
qualcosa che mi sta molto a cuore, io sono napoletano e guardo a
Napoli gli immigrati con molta ammirazione per questa loro voglia
di fare – una voglia che deriva dalla fame e dalla
miseria.
D: Il film è stato girato
tra il Colosseo e la zona di Tor Sapienza: cosa ci può dire di
questa periferia?
NICOLA PISTOIA
R:Sono zone
certo pericolose, ma esistono e ho imparato a conoscerle mentre
giravo; e ho conosciuto persone di una semplicità e di una
generosità che mai avrei incontrato altrimenti. Per me è stata una
vera e propria lezione di vita.
PAOLO
TRIESTINO
R:Volevo
aggiungere che nel film non si vede mai la Roma borghese e
Umbertina, ma solo quella archeologica e quella della periferia.
Questa per me è la cosa più bella del film.
Raccontare il dramma sociale
attraverso una commedia: da qui è partito Massimo
Andrei, già regista di quel Mater
Natura che nel 2006 gli valse il Premio della Critica
a Venezia, ora tornato dietro la macchina da presa per dirigere
questo divertito ritratto della miseria umana: Benur –
Un gladiatore in affitto.
Sergio e Maria (Nicola
Pistoia ed Elisabetta De Vito) sono due
fratelli-coinquilini cinquantenni alle prese con i loro stravaganti
lavori: lui, ex stuntman di Cinecittà infortunatosi gravemente sul
set di un kolossal, fa il Centurione romano al Colosseo, lei si
guadagna da vivere attraverso una hot-line telefonica.
Vivono a Tor Sapienza, tra
l’affitto che incombe, pochi svaghi e i soldi che non bastano mai.
A cambiare il corso delle loro esistenze ci penserà Milan
(Paolo Triestino), bielorusso clandestino disposto
a tutto pur di lavorare – anche a diventare lo “schiavo” personale
di Sergio, sostituendosi allo sfortunato romano nel suo ruolo di
gladiatore. In poco tempo l’extracomunitario diventa il beniamino
dei turisti, integrandosi con la banda di squattrinati “colleghi” e
garantendo a Sergio e Maria quell’agiatezza economica da sempre
ricercata.
Presentato fuori concorso al Festival
del Cinema di Roma 2012 e prodotto da Flavia
Parnasi, Benur – Un gladiatore in
affitto si muove su due poli narrativo-geografici: la
Roma archeologica del Colosseo e quella della periferia estrema,
dove le difficoltà economiche si riflettono
nell’impoverimento e nel degrado morale senza speranza che ha
colpito i due protagonisti. L’unica via di fuga allora è quella
dello sfruttamento e del guadagno facile, ottenuto grazie alla
genialità instancabile di chi non ha più nulla da perdere e che è
sempre pronto a trovare nuovi strumenti di sopravvivenza (come
quello di costruire una biga romana per aumentare le mance
giornaliere).
Tratto dall’omonimo testo teatrale
di Gianni Clementi, qui autore del soggetto e
della sceneggiatura, la prova registica di Andrei vanta una buona
idea di partenza ma delude per il modo in cui viene sviluppata,
basandosi per la maggior parte del tempo su una recitazione
aggressiva, quasi urlata, eccessiva nella sua voglia di
rappresentare l’abbrutimento umano di Sergio.
Anche la figura
dell’extracomunitario rasenta a tratti il clichè dello straniero
sprovveduto, che sfoggia un italiano semi-inventato e
approssimativo per poi convertirsi a metà storia al dialetto
romanesco del suo padrone e alla grossolanità delle sue
battute.
Interessante però la riflessione
agro-dolce condotta sui poveri di oggi – quegli italiani disperati
che, alla prima occasione, ostentano macchine di lusso e costosi
impianti stereo come simbolo indispensabile di un nuovo status
sociale. Sullo sfondo, la tragicità di una crisi che porta i più
alla rassegnazione, nella credenza comune che combattere sia, in
fondo, inutile.
Gli eventi sono scanditi dal ritmo
implacabile e dal brio delle musiche di Nicola Piovani, mentre la
fotografia ha potuto contare sulla bravura di Vittorio Omodeo
Zorini (candidato al David di Donatello 2011 per “Venti
Sigarette”).
In uscita il 1 maggio, “Benur” è
stato realizzato con il sostegno del MiBAC e della Regione
Lazio.
Il film è ispirato ad un raconto di
Antonio Cossu. Siamo negli anni Cinquanta. Nelle
colline del Trexenta, in Sardegna,
vive Raffaele (Giuseppe
”Peppeddu” Cuccu), un contadino che ha da
poco colto un misero mucchio di grano. Il raccolto deve ancora
essere concluso: l’arrivo del vento permetterà ai chicchi di
dividersi dalla paglia e concluderà la trebbiatura. Nell’attesa del
”bentu”, Raffaele sceglie di rimanere nel suo piccolo
casolare in campagna. Tuttavia, il vento non sembra voler arrivare.
A tenere compagnia al contadino c’è però il piccolo
Angelino (Giovanni Porcu), un ragazzino
invadente e affascinato dall’attività di Raffaele. Ciò che
più di tutto attrae Angelino è la cavalla di
Raffaele, ma il bambino è ancora troppo leggero per
poterla cavalcare…
Un film che segue i ritmi della
natura
Bentu ruota attorno a
tre personaggi: Raffaele, Angelino e la cavalla
indomita del contadino. Questi soggetti si muovono sullo schermo in
funzione dei ritmi della natura. La campagna della Sardegna, ampia
e seccata dal caldo estivo, è la regina delle inquadrature
di Mereu. Campi lunghi e lunghissimi esaltano
l’ampiezza delle ambientazioni naturali. La pittoricità delle
immagini è incantevole: i colori sono vividi come quelli usati da
Van Gogh nei suoi quadri rupestri (come non
citare Casa di campagna in provenza
o Mietitura). Esattamente come in un dipinto
paesaggistico, Raffaele e Angiolino sono le
sole scarne figure umane che vagano negli spazi raffigurati.
È quindi l’ambiente
naturale a dominare sia a livello visivo che a livello
narrativo: la giornata di Raffaele ruota attorno
al campo e al vento. Infatti, il film procede seguendo
cronologicamente la quotidianità dell’uomo: la raccolta del grano,
i pasti semplici nel piccolo casolare, il riposo e, soprattutto,
l’attesa del vento. La semplicità del racconto è in linea con la
storia, una storia contadina fatta di figure scarne, case spoglie e
parole dialettali (tutti i dialoghi sono in dialetto sardo).
Raffaele è l’emblema del burbero
contadino
Raffaele è il
personaggio principale di Bentu e rappresenta
lo stereotipo dell’anziano contadino: solitario, burbero,
silenzioso, indaffarato. Cuccuparla
solo in dialetto sardo e sembra rifiutare il progresso con
tutte le sue forze. Nell’attesa del vento, più volte viene esortato
ad utilizzare la mietitrebbiatrice, ma si rifiuta di far fare alla
macchina un lavoro che spetta all’uomo e alla natura. La
trebbiatura, la separazione del frumento dalla paglia, è
per Raffaele un rito e attendere il
bentu è come una pratica religiosa.
Angelino
Il protagonista è accompagnato da un
personaggio antitetico: Angelino. Il bambino che
si intromette in casa sua, lo stuzzica, lo provoca, è l’emblema di
quel progresso e di quella modernità che il protagonista
di Bentu rifiuta. Al contrario di
Raffaele, Angelino è vivace, iperattivo, è
incuriosito dalle novità, parla in italiano. Le due figure sono tra
loro contrapposte e affini: giovane e vecchio si
uniscono in un luogo eterno, la campagna, che sembra la stessa
delle poesie di Pascoli – o dei film del Neorealismo – e che esalta
gli ambienti bucolici e le piccole cose (le famose
myricae).
In conclusione,
Bentu è un film che procede a ritmo lento,
richiedendo allo spettatore di avere la stessa pazienza di
Raffaele. Mereu sfrutta la settima
arte e, come altri prima di lui hanno fatto attraverso il cinema,
la poesia e l’arte pittorica, realizza un’opera contemplativa sulla
ciclicità della vita contadina, un continuo confronto tra vita,
morte e rinascita.
Arriva al cinema il 28 marzo
Bentornato Presidente, di Giancarlo
Fontana e Giuseppe G. Stasi, distribuito da Vision
Distribution in 500 copie.
Nel cast ritroviamo Claudio
Bisio insieme a Sarah Felberbaum,
Pietro Sermonti, Paolo Calabresi,
Guglielmo Poggi, Roberta Volponi, Antonio Milo, Antonio Petrocelli,
Marta Gastini, Franco Ravera, Marco Ripoldi, Iago Garcia, Maria
Chiara Giannetta, Liliana Fiorelli, Francesco Zenzola, Gigio
Morra e con Ivano Marescotti, con
Cesare Bocci e con Massimo
Popolizio.
Sono passati otto anni dalla sua
elezione al Quirinale e Peppino Garibaldi vive il suo idillio sui
monti con Janis e la piccola Guevara. Peppino non ha dubbi:
preferisce la montagna alla campagna… elettorale. Janis, invece, è
sempre più insofferente a questa vita troppo tranquilla e
soprattutto non riconosce più in lui l’uomo appassionato, di cui si
era innamorata, e che voleva cambiare l’Italia. Richiamata al
Quirinale, nel momento in cui il Paese è alle prese con la
formazione del nuovo governo e appare minacciato da oscuri
intrighi, Janis lascia Peppino e torna a Roma con Guevara.
Disperato, Peppino non ha scelta: tornare alla politica per
riconquistare la donna che ama.
Bentornato
Presidente é una coproduzione Indigo
Film e Vision Distribution. In
collaborazione con Sky Cinema ed in collaborazione
con TIMVISION.
Produzione esecutiva di HT
Film. Uscirà nelle sale italiane distribuito da
Vision Distribution.
Il 28 Marzo è la
data di uscita di Bentornato
Presidente! con Claudio Bisio –
distribuzione Vision Distribution.
Dal 28 Marzo il
Presidente Peppino Garibaldi alias Claudio Bisio, tornerà a portare
scompiglio nei palazzi della politica nella commedia Bentornato
Presidente! , l’atteso sequel
di Benvenuto Presidente!, campione
di incassi e vincitore di tanti premi e nomination, tra cui quella
all’European Film Award come miglior commedia.
Accanto a Bisio, nei panni
dell’amata Janis, ci sarà Sarah Felberbaum. Nel cast, e nello staff
del suo governo, ci saranno Pietro Sermonti, Paolo Calabresi,
Massimo Popolizio, Cesare Bocci, Ivano Marescotti, Antonio
Petrocelli e Guglielmo Poggi. La regia di Bentornato
Presidente!è di Giancarlo Fontana e
Giuseppe G. Stasi, giovani e talentuosi registi che hanno esordito
l’anno scorso con la commedia di successo Metti
la nonna in freezer.
Scritto da Fabio Bonifacci, da
un’idea di Nicola Giuliano e dello stesso Bonifacci, il
filmè una coproduzione Indigo Film e Vision
Distribution, prima collaborazione tra le due società, e sarà
distribuito da Vision Distribution dal 28 marzo.
Oggi celebre per il personaggio di
William “Billy” Butcher nella serie targata Amazon The
Boys, l’attore Karl Urban vanta nella sua
carriera diversi ruoli oggi iconici, tra cui Éomer nella trilogia
cinematografica de Il Signore degli Anelli e Leonard
“Bones” McCoy nei nuovi film di Star Trek. Uno dei suoi
ultimi, e meno noti, ruoli cinematografici, è però quello nel
thriller poliziesco Bent – Polizia
criminale, diretto nel 2018 da Robert
Maresco. Questi è meglio noto per essere stato lo
sceneggiatore e il produttore di Crash – Contatto fisico,
per il quale ha anche vinto un premio Oscar.
Sceneggiatore anche di questo suo
nuovo lungometraggio, Maresco si è basato sul romanzo Deadly
Codes, scritto da JP O’Donnell, dando vita ad
un intricato crime dove bene e male non fanno che mescolarsi e
confondersi continuamente. Il film, nonostante il cast e la
produzione internazionale, è stato girato interamente in Italia, in
particolare a Roma. Tale ambientazioni non fanno che conferire
ulteriore fascino alla vicenda, la quale si presenta come una
continua sorpresa per lo spettatore.
Pur se poco noto, anche a causa
della sua distribuzione prevalentemente in home video, il film è un
titolo che ogni amante del genere potrà apprezzare. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Bent – Polizia
criminale
Protagonista del film è
Danny Gallagher, un detective della narcotici che,
mentre sta indagando su un caso, si ritrova incastrato per un
omicidio che non ha commesso: quello del suo fidato partner. Danny
finisce dunque in prigione e alla sua scarcerazione, dopo un
periodo di detenzione, la prima cosa che è intenzionato a fare è
quella di elaborare un piano per vendicarsi di chi lo ha tradito.
Prima di tutto deve scoprire come sono andati esattamente i fatti
la notte in cui il suo compagno è rimasto vittima dell’omicidio.
Durante la sua indagine, il detective, con l’aiuto del suo mentore
Jimmy Murtha, un ex poliziotto in pensione e
all’agente governativo Rebecca, scopre qualcosa di
molto importante.
Egli individua infatti un filo rosso
che collega l’omicidio del suo collega ad un altro, ovvero la morte
misteriosa di una donna di nome Jennifer Pierce.
Quest’ultima era la sorella di un allibratore di zona, sulla cui
uccisione, regna ancora un alone di mistero. Più Danny andrà avanti
con le indagini e più riuscirà a ricostruire un complicato puzzle,
in cui emergerà come l’omicidio del suo collega non sia che uno dei
tanti tasselli di un complicatissimo complotto internazionale.
Ormai consapevole di star rischiando la vita, Danny dovrà andare
fino in fondo a quella storia, cercando di far emergere la
verità.
Bent – Polizia criminale:
il cast del film
Come anticipato ad interpretare il
protagonista Danny Gallagher vi è l’attore Karl Urban, dal regista
considerato l’unico a poter fornire al personaggio la giusta
ambiguità che lo rende sia tanto misterioso quanto carismatico.
L’attore, inoltre, ha qui avuto la possibilità di condividere una
scena con il figlio Indy. Il bambino, infatti, compare come figlio
del personaggio di Dougie, che Danny va a trovare a circa un’ora
dall’inizio del film. Accanto a lui, nei panni del mentore Jimmy
Murtha vi è invece l’attore Andy Garcia, celebre
per film come Gli intoccabili, Il padrino – Parte III e
Ocean’s Eleven.
L’attrice Sofia Vergara, nota
nota soprattutto per il ruolo di Gloria Delgado-Pritchett nella
acclamata serie televisiva Modern Family, è qui l’agente
governativo Rebecca. Stando a quanto da lei dichiarato, per
Bent – Polizia criminale l’attrice si è trovata a dar vita
alla sua prima scena di nudo, condivisa con Urban e ambientata
all’interno della doccia. L’attore italoamericano Vincent
Spano interpreta Charlie Horvath, mentre Grace
Byers e Trai Byers sono rispettivamente
Kate e Chuck. Questi ultimi due, come anche il cognome suggerisce,
sono sposati nella realtà.
Bent – Polizia criminale:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Bent – Polizia
criminale è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili e Apple iTunes. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 4
febbraio alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Bennet Miller,
regista di Foxcatcher – Una storia
americana, e il drammaturgo e
sceneggiatore Tom Stoppard (premio Oscar
per lo script di Shakespeare in
Love) lavoreranno a un nuovo adattamento
diA Christmas Carol, il classico di
Charles Dickens che ha avuto numerose
trasposizioni per il cinema e il piccolo schermo, tra cui
ricordiamo il film di Robert Zemeckis in CGI con
Jim Carrey e Gary Oldman.
Bennet Miller torna
a lavorare con l’Annapurna Pictures di Megan
Ellison
dopo Foxcatcher. Ellison,
Miller, Scott Rudin
e Jennifer Fox produrranno questo
nuovo A Christmas Carol, che sarà comunque un
film d’epoca ambientato nel 19° secolo come il romanzo
originale.
Attendiamo nuovi sviluppi per questo
progetto che si preannuncia interessante, soprattutto per i due
nomi in campo: uno dei più talentuosi registi del cinema
americano (e non solo) e il prolifico drammaturgo inglese, che ha
curato l’adattamento anche di Tulip
Fever con la neo premio Oscar Alicia
Vikander e Christoph Waltz.
Si intitolerà The Great Wall il
nuovo film di Ed Zwick (Attacco al potere, L’ultimo Samurai, Blood
Diamonds), incentrato sulla costruzione della chilometrica muraglia
cinese: protagonista, a fianco di Henry Cavill (prossimo Superman
nel film di Zack Snyder), Benjamin Walker (protagonista
dell’imminente Abraham Lincoln: Vampire Hunter).
La pellicola sarà ambientata nel XV
secolo: un gruppo di sodati britannici arriva in Cina mentre la
muraglia sta venendo edificata in tutta fretta: al contrario di
quanto comunemente risaputo però, la struttura non servirà a
difendere la Cina contro le invasioni mongole, ma da qualcosa di
molto più oscuro e pericoloso. Walker e Cavill sono al momento gli
unici nomi confermati per il cast. Le riprese inizialmente previste
l’autunno, sono state rinviate alla primavera 2013, per poter
godere di migliori condizioni climatiche sui set, previsti in Cina
e Nuova Zelanda.
Benjamin Walker, l’uomo che sarà
Abraham Lincoln: Vampire Hunter, è in trattative con la Legendary
Pictures per recitare nell’adattamento di Paradise Lost diretto da Alex Proyas.
Ecco il primo trailer di
La Scelta (The
Choice), nuovo adattamento cinematografico da uno dei
romanzi d’amore di Nicholas Sparks. Protagonisti
di questa nuova pellicola sono Benjamin
Walker e Teresa Palmer.
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A dirigere The
Choice ci sarà Ross Katz
(Adult Beginners) mentre alla
sceneggiatura troviamo Bryan Sipe
(Alpha Mail). Nel cast Tom
Welling, Alexandra Daddario, Maggie Grace e Teresa Palmer,
con quest’ultima che dovrebbe avere una parte più importante
rispetto ai colleghi.
Di seguito la trama di The Choice
tratta dalla sinossi del libro:
Travis è un giovane veterinario
convinto di non essere destinato alle relazioni a lungo termine.
Gabby è un’affascinante pediatra con tutte le carte in regola per
fargli cambiare idea. Dopo un primo, burrascoso incontro, pian
piano i due si innamorano e capiscono di non poter fare a meno
l’uno dell’altra. Un giorno, però, la vita di lui subisce una
drammatica svolta. Straziato dal dolore e dilaniato dai dubbi,
Travis continua a porsi la stessa, angosciante domanda: fino a che
punto si può arrivare per amore? Un romanzo delicato e intenso che
vi farà commuovere e sognare. Contiene un estratto del nuovo libro
di Nicholas Sparks, “La risposta nelle stelle”.
Grazie ad una celebre serie
televisiva dei primi anni del nuovo millennio, l’attore
Benjamin McKenzie è in breve tempo diventato uno
dei volti di punta del piccolo schermo. Interprete carismatico e
versatile, McKenzie ha poi saputo rinnovarsi prendendo parte ad
apprezzati film per il cinema come anche a nuovi titoli per la
televisione, che gli hanno permesso di ottenere ulteriori
riconoscimenti nel corso della sua carriera.
Ecco 10 cose che non sai di
Benjamin McKenzie.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Benjamin McKenzie: i suoi film e
le serie TV
10. Ha recitato in noti
film per il cinema. McKenzie fa il suo debutto sul grande
schermo nel 2005, con il film Junebug, con Amy
Adams. Successivamente recita in 88 minuti
(2007), con Al
Pacino, Johnny Got His Gun (2008), Annie
Parker (2013), Il fidanzato di mia sorella (2014),
con Pierce
Brosnan, e The Report (2019), con Adam
Driver. Sempre nel 2019 è al cinema anche con l’action
Line of Duty.
9. È celebre per i suoi
ruoli televisivi. Il primo ruolo importante nella carriera
dell’attore è quello di Ryan Atwood, protagonista della serie
The O.C.
(2003-2007). Grazie ad essa è diventato in breve tempo un’icona
della TV, ottenendo popolarità e apprezzamenti generali. Terminata
questa, ha continuato a lavorare prevalentemente in televisione,
prendendo parte a serie Southland (2009-2013) e la celebre
Gotham (2014-2019), dove ha
interpretato il personaggio del commissario James Gordon,
protagonista principale.
8. È anche regista e
sceneggiatore. Particolarmente legato alla serie
Gotham, l’attore si è cimentato per essa anche nel suo
debutto alla scrittura e alla regia. Ha infatti diretto gli episodi
Heroes Rise: These Delicate ad Dark Obsessions (sedicesimo
episodio della terza stagione), A Dark Knight: One of My Three
Soups (sedicesimo episodio della quarta stagione) e Legend
of the Dark Knight: 13 Stitches (sesto episodio della
quinta stagione). Ha invece collaborato alla sceneggiatura di
A Dark Knight: The Demon’s Head (quarto episodio della
quarta stagione) e Legend of the Dark Knight: The Trial of
Jim Gordon (nono episodio della
quinta stagione).
Benjamin McKenzie è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 628 mila persone. All’interno
di questo McKenzie è solito condividere immagini e video
promozionali dei suoi progetti da interprete, come anche foto di
backstage e interviste rilasciate. Non mancano però anche post più
generici, relativi a propri momenti di svago, in compagnia di amici
o colleghi, come anche a curiosità a lui legate.
Benjamin McKenzie e Morena
Baccarin
6. Ha conosciuto sua moglie
sul set. Durante la lavorazione della serie
Gotham, McKenzie ha modo di conoscere l’attrice
Morena Baccarin, che lì interpretava Leslie
Thompkins. I due intraprendono una relazione a partire dal 2015,
per arrivare poi a sposarsi nel giugno del 2017. Prima del
matrimonio, la coppia ha avuto una bambina, nata nel marzo del
2016. Particolarmente riservati, i due coniugi non sono soliti
rilasciare particolari notizie sulla propria vita privata, tenendo
lontani da essa i riflettori del proprio mestiere.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Benjamin McKenzie in The O.C.
5. Fu scritturato
all’ultimo minuto. Pur essendo stato il protagonista della
serie, l’attore fu l’ultimo ad entrare a far parte del cast. I
produttori, infatti, non riuscivano a trovare un interprete che li
convincesse a pieno, continuando a rimandare la scelta per poter
visionare ulteriori candidati. Quando McKenzie si presentò ai
provini, l’inizio delle riprese era fissato a poche settimane da
quel momento. Fortunatamente, i produttori rimasero particolarmente
colpiti dal suo carattere, scegliendolo per il ruolo.
Benjamin McKenzie in Gotham
4. Ha amato il suo
personaggio. Scelto per dar vita al celebre commissario
Gordon, l’attore ha affermato di aver particolarmente apprezzato
tale ruolo, considerandolo uno dei più importanti della sua
carriera. McKenzie ha in particolare descritto il lavoro attuato
per dar vita all’arco narrativo del personaggio come
particolarmente complesso, affermando di aver continuamente dovuto
seguire l’istinto per capire quali fossero le scelte migliori per
il ruolo.
Benjamin McKenzie: il suo
fisico
3. È un appassionato di
sport. Da sempre l’attore è noto anche per la sua grande
passione per lo sport. In particolare, è molto interessato al
pugilato e al culturismo, a tal punto da arrivare a praticare
abitualmente tali attività. Ciò lo ha inevitabilmente portato a
costruirsi un fisico particolarmente atletico e scolpito, che gli è
poi tornato utile per alcuni dei ruoli da lui ricoperti.
Benjamin McKenzie: il suo
patrimonio
2. Ha guadagnato molto
grazie alla televisione. Pur con diverse presenze al
cinema, il vero guadagno dell’attore proviene dalla televisione.
Grazie alle serie a cui ha partecipato, quasi sempre nel ruolo del
protagonista, ha potuto raggiungere un patrimonio stimato di circa
13 milioni di dollari. Questo gli ha inoltre permesso di
riaffermare continuamente il proprio status, divenendo uno degli
attori meglio retribuiti della televisione.
Benjamin McKenzie: età e
altezza
1. Benjamin McKenzie è nato
a Austin, in Texas, il 12 settembre 1978. L’attore è alto
complessivamente 173 centimetri.
Il ritorno di Michael Douglas alla serialità televisiva dopo
il successo di The Kominsky Method su Netflix
arriva grazie ad Apple
TV+. Il ruolo è uno di quelli iconici per il pubblico
americano, ovvero uno dei padri fondatori Benjamin
Franklin. Ispirata dal libro di Stacy
SchiffA Great Improvisation: Franklin, France and the
Birth of America, la miniserie racconta degli otto anni spesi
dallo statista in terra transalpina al fine di convincere il suo
governo ad appoggiare gli Stati Uniti nella Guerra d’Indipendenza
dall’Inghilterra.
Benjamin Franklin, la trama
Iniziare questo articolo
ricordando il precedente lavoro del grande attore premio Oscar nel
1987 per Wall Street era sorprendentemente
necessario: il successo di The Kominsky Method deve infatti aver spinto
sia Douglas che gli scrittori dello show a puntare con addirittura
troppa convinzione sui toni leggeri della commedia. In questo caso
ovviamente commedia di costume. Specialmente nelle prime puntate lo
show infatti soffre di un prematuro stridore tra il tono della
narrazione, tra la frivolezza dei personaggi e la drammaticità
dello scopo. Il fatto che sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico
si sta combattendo una guerra che per molti versi ha deciso la
forma geopolitica Occidentale nei secoli a venire rimane un evento
storico costantemente citato ma mai significativamente vissuto dai
personaggi.
Uno stratega senza
profondità emotiva
Lo stesso
Benjamin Franklin risulta uno stratega di
raffinata intelligenza ma di profondità emotiva in alcuni momenti
fin troppo nascosta dalle facezie e dall’ironia retorica che
ostante in praticamente ogni scena in cui compare. Questo non
significa che la miniserie non riservi allo spettatore momenti di
ottima fattura, anche perché quasi sempre in scena c’è quel grande
mattatore che risponde al nome di Michael Douglas. Rimane comunque un piacere
gustare l’attore divertirsi e divertire il pubblico sfoggiando
quell’eleganza guascona e seducente che lo hanno reso uno dei
grandi della Hollywood contemporanea. Gli sceneggiatori delle varie
puntate hanno comunque fatto uno un lavoro certosino nel tirar
fuori dal cappello dialoghi raffinati e doppi sensi che potessero
calzare a pennello sia alla star che al ruolo. Sotto questo punto
di vista Benjamin Franklin si conferma un piacere
piuttosto efficace, anche quando la narrazione e il ritmo in
particolar modo nelle prime puntate non siano dei maggiormente
incisivi.
Per entrare nel vivo la
miniserie ci mette un po’, forse addirittura troppo, ma grazie alla
bellezza delle ambientazioni e alla bravura del cast di certo non
ci si annoia. Anche perché attori del calibro di Eddie
Marsan (al quale è andato il ruolo di quel John Adams
straordinariamente interpretato da Paul Giamatti
nella famosa miniserie HBO), Ludivine Sagnier e il
“rampollo” Noah Jupe stanno al gioco con adesione
e precisione.
Un tono leggero e affabulatore
Sarà che il recentissimo
e poderoso
Manhunt ha settato dei paramentri davvero altri
riguardo gli eventi più importanti e drammatici della storia
americana raccontata attraverso la serialità, ma da
Benjamin Franklin ci aspettavamo un prodotto
capace di penetrare con maggiore efficacia nella sfera emotiva
dello spettatore. Per quanto sapientemente orchestrato a livello di
messa in scena, lo show rimane piuttosto in superficie, fattore
dovuto alla scelta di puntare principalmente su un tono leggero e
affabulatore. Una decisione che certamente non affonda Franklin ma
neppure lo rende un qualcosa di memorabile, e questo nonostante un
Michael Douglas in piena forma.
Certo, quando si accosta
questo nome alla politica americana non può che tornare alla mente
un capolavoro di commedia romantica quale era Il presidente
– Una storia d’amore. E forse proprio dal film diretto da
Rob Reiner e sceneggiato da Aaron
Sorkin Franklin avrebbe dovuto prendere ispirazione.
Perché in quel caso dietro le spoglie della commedia sofisticata
venivano invece sviluppati dei discorsi estremamente precisi
sull’America e sulla sua politica, interna e internazionale. Un
approfondimento che alla miniserie di Apple TV+ manca del tutto o
quasi.
Apple TV+ ha presentato
oggi il trailer di “Benjamin Franklin“, la nuova
serie limitata, interpretata e prodotta esecutivamente dal
vincitore dell’Oscar®, dell’Emmy e dell’AFI Lifetime Achievement
Award Michael Douglas, che farà il suo debutto su
Apple
TV+ il 12 aprile con i primi tre episodi degli otto totali,
seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì fino al 17 maggio.
Basata sul libro di Stacy Schiff,
vincitrice del premio Pulitzer, “A Great Improvisation: Franklin,
France, and the Birth of America”, “Benjamin Franklin” esplora
l’emozionante storia della più grande scommessa della carriera di
Benjamin Franklin. Nel dicembre del 1776, Franklin è famoso in
tutto il mondo per i suoi esperimenti elettrici, ma la sua passione
e il suo potere vengono messi alla prova quando – mentre il destino
dell’indipendenza americana è in bilico – si imbarca in una
missione segreta in Francia.
All’età di 70 anni, senza alcuna
formazione diplomatica, Franklin convince una monarchia assoluta a
sostenere l’esperimento americano di democrazia. Grazie alla sua
fama, al suo carisma e al suo ingegno, Franklin superò tanti
ostacoli, spie britanniche, informatori francesi e colleghi ostili,
per organizzare l’alleanza franco-americana del 1778 e il trattato
di pace con l’Inghilterra del 1783.
La missione francese, durata otto
anni, è il servizio più importante reso da Franklin al suo Paese,
senza il quale l’America non avrebbe potuto vincere la Rivoluzione.
I diplomatici e gli storici la considerano ancora oggi come il più
grande incarico di un singolo ambasciatore nella storia della
nazione.
“Benjamin Franklin” è interpretata
anche da Noah Jupe nel ruolo di Temple Franklin, Thibault de
Montalembert nel ruolo del Comte de Vergennes, Daniel Mays nel
ruolo di Edward Bancroft, Ludivine Sagnier nel ruolo di Madame
Brillon, Eddie Marsan nel ruolo di John Adams, Assaad Bouab nel
ruolo di Beaumarchais, Jeanne Balibar nel ruolo di Madame Helvetius
e Theodore Pellerin nel ruolo del Marchese de Lafayette.
Oltre a Douglas, il team creativo
comprende lo scrittore e produttore esecutivo Kirk Ellis (“John
Adams”), vincitore di un Emmy e di un WGA Award, e lo scrittore e
produttore esecutivo Howard Korder (“Boardwalk Empire – L’impero
del crimine”), nominato agli Emmy, ai WGA e al Premio Pulitzer. Tim
Van Patten (“Masters of the Air”, “I Soprano”), vincitore di un
Emmy e di un DGA Award, è regista e produttore esecutivo. Richard
Plepler produce esecutivamente attraverso la EDEN Productions, Tony
Krantz attraverso la Flame Ventures; Philippe Maigret e Mark Mostyn
sono produttori esecutivi, Stacy Schiff è co-produttrice esecutiva.
“Franklin” è una coproduzione tra ITV Studios America e Apple
Studios.
Con una carriera divisa tra il
cinema e la televisione, Benjamin Bratt ha negli
anni costruito la sua fama recitando in noti titoli per il grande e
il piccolo schermo, guadagnando le lodi della critica e del
pubblico. Ad oggi, viene in particolare apprezzato per i suoi ruoli
action, ma grazie alla versatilità sfoggiata negli anni, Bratt ha
potuto ricoprire ruoli sempre diversi e sempre con grande
naturalezza.
Ecco 10 cose che non sai di
Benjamin Bratt.
Benjamin Bratt: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attore inizia a farsi notare al cinema
grazie ai film Patto di sangue (1993), Sotto il segno
del pericolo (1994) e Sai che c’è di nuovo? (2003).
Negli anni seguenti ha poi guadagnato sempre maggior popolarità
grazie a titoli come Catwoman
(2004), con Halle
Berry, The Great Raid – Un pugno di eroi
(2005), L’amore ai tempi del colera (2007), con Javier
Bardem, Trucker (2008), Snitch –
L’infiltrato (2013), Un poliziotto ancora in
prova (2016), con Kevin
Hart, Special Correspondents (2016), di
Ricky
Gervais, The Infiltrator (2016), Doctor
Strange (2016), con Benedict
Cumberbatch, e La fratellanza (2017).
9. È noto per i suoi ruoli
televisivi. Parallelamente all’attività per il grande
schermo, Bratt recita anche per la televisione, dove ha dato vita
ad alcuni dei suoi personaggi più noti. Il primo di questi è il
detective Ray Curtis di Law & Order – I due volti della
giustizia (1995-2009). In seguito, ha recitato anche nelle
serie E-Ring (2005-2006), The Cleaner
(2008-2010), Modern Family (2010-2020),
Private Practice (2011-2013), con Caterina
Scorsone, e in 24: Live Another Day (2014),
con Keifer
Sutherland.
8. È anche
doppiatore. Negli ultimi anni l’attore si è distinto anche
per la sua attività di doppiaggio. Ha infatti prestato la propria
voce per alcuni noti film d’animazione. Tra questi si annoverano
Piovono polpette (2009) e Piovono polpette 2 – La
rivincita degli avanzi (2013), dove interpreta Manny,
Cattivissimo Me 2 (2013), nel ruolo di El Macho, e
Coco (2017), il film della Pixar premiato con l’Oscar al
miglior film d’animazione, dove Bratt dà voce al personaggio di
Ernesto de la Cruz.
Benjamin Bratt è su Instagram
7.Ha un
account personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 218 mila persone. All’interno
di questo egli è solito condividere in prevalenza immagini o video
promozionali dei suoi progetti futuri come interprete. Diverse a
riguardo sono anche le foto di backstage scattate sui set a cui ha
preso parte. Non mancano però anche diversi post relativi a luoghi
visitati o momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi.
Molto presenti sono inoltre le immagini legate alla sua
famiglia.
Benjamin Bratt: chi è sua
moglie
6. Ha sposato
un’attrice. Nell’aprile del 2002 Bratt si sposa per la
prima volta con l’attrice Talisa Soto, con cui aveva una relazione
dal 2001. I due si erano però conosciuti per la prima volta durante
i provini per il film Patto di sangue. Da quel momento,
rimasti in contatto, si sono frequentati di tanto in tanto,
arrivando però a concretizzare la loro relazione soltanto durante
le riprese del film Piñero. La coppia ha ad oggi due
figli, nati rispettivamente nel 2002 e nel 2005, di cui si possono
ritrovare alcune foto sul profilo Instagram dell’attore.
Benjamin Bratt e Julia
Roberts
5. Ha avuto una relazione
con la celebre attrice. A partire dal 1998, Bratt ha avuto
una relazione con l’attrice Julia
Roberts. I due, molto legati, si sono ben presto
affermati come una delle coppie più in voga ad Hollywood, e fu
proprio lui ad accompagnare la Roberts alla cerimonia dei premi
Oscar nel 2001, dove lei vinse il premio come miglior attrice. In
quello stesso anno, tuttavia, i due hanno annunciato la loro
separazione, senza chiarire il motivo di tale decisione.
Benjamin Bratt in Modern
Family
4. Ha interpretato un ruolo
ricorrente. Nel corso della celebre sit-comedy Modern
Family, l’attore ha partecipato a diversi episodi nel ruolo di
Javier, l’ex marito di Gloria e il padre biologico di Manny. Questi
ha fatto la sua prima comparsa nell’episodio Up All Night,
l’undicesimo della prima stagione, ed è apparso negli anni
in un totale di sei episodi, ovvero Lifetime Supply, Flip Flop,
Patriot Games, The Graduates e Dead on a Rival,
dell’undicesima stagione.
3. Ha sostituito un altro
attore per il ruolo. Originariamente, il ruolo di Javier
avrebbe dovuto essere interpretato dall’attore Alfred
Molina. Tuttavia, poiché i produttori desideravano dare al
personaggio delle origini sudamericane, il casting di questo venne
ripensato, e la parte andò infine a Bratt, il quale avendo origini
peruviane corrispondeva meglio al profilo del personaggio.
Benjamin Bratt in Law & Order
2. Ha ricevuto una
nomination ai premi Emmy. Nel 1999 Bratt ottiene una
nomination agli Emmy Awards come miglior attore non protagonista.
Diventa così uno degli unici cinque interpreti principali della
serie a ricevere tale riconoscimento. Tuttavia, ciò non fece
cambiare idea all’attore circa la sua volontà di lasciare la serie,
desideroso di lavorare maggiormente per il cinema. Tornerà però a
recitare in un episodio della serie nel 2009, apparendo come guest
star.
Benjamin Bratt: età e altezza
1. Benjamin Bratt è nato a
San Francisco, in California, Stati Uniti, il 16 dicembre
del 1963. L’attore è alto complessivamente 187 centimetri.