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Ecco Angelina Jolie nei panni di Malefica!

Finalmente possiamo dare una prima occhiata ad Angelina Jolie nei panni di Malefica, nel film dedicato alla cattiva della Bella Addormentata nel Bosco.

 
 

Anteprima del nuovo trailer di The Twilight Saga: Breaking Dawn – parte 2!

Arriva la preview del nuovo trailer di The Twilight Saga: Breaking Dawn – parte 2, che è stato diffuso dalla Summit. Il trailer completo sarà online domani mercoledì 20 Giugno. Ecco la clip dal trailer:

 
 

Senza Frontiere/withiutborders al Festival dei Due Mondi 2012

SENZA FRONTIERE/withoutborders  è il festival cinematografico  dedicato a film che mostrano quanto abbiamo in comune noi esseri umani.

 
 

Giffoni Film Festival 2012: Jessica Alba, Patti Smith e tutto il programma!

E’ stato presentato oggi il programma ufficiale del Giffoni Film Festival 2012, che quest’anno porta con se grossi numeri, tanti ospiti e molte anteprime. Fra i più attessi, Patti Smith, Jessica Alba, JEan Reno, Dianna Agron e molti altri.

 
 

Il Cavaliere oscuro il ritorno: arriva lo spettacolo nello Spot 9!!

Continuano ad arrivare sorprendenti spot tv per il Cavaliere Oscuro il ritorno. Nel nono spot ci sono moltissime immagini inedite che mostrano la spettacolarità del film. Non perdetelo!

 
 

Lincoln va a caccia di vampiri diretto da Timur Bekmambetov

Da un po’ di anni il mondo dell’irrazionale, dell’oscuro e del gotico ha subito una sorta di restyling, di “reboot”-per usare un termine rubato a piene mani dal mondo del cinema- che lo ha portato a vivere una seconda primavera, una sorta di “rinascita”: mescolando sapientemente atmosfere horror a sentimentalismo melò e storia (di ieri e di oggi) sono nati fenomeni mondiali come l’ormai indiscutibile cult adolescenziale firmato Stephenie Meyer di nome… “Twilight” (e tutti i suoi derivati).

 
 

Hans Zimmer comporrà la colonna sonora di Superman: Man of Steel!

L'Uomo d'Acciaio

Variety annuncia che la colonna sonora di Man of steel, reboot di Superman prodotto da Christopher Nolan e diretto da Zack Snyder sarà affidata a Hans Zimmer. Dopo la trilogia di Batman diretta da Nolan, il compositore tedesco si sposta in tandem con il regista di Memento, e si occupa così di un altro amatissimo supereroe DC.

 
 

Charlize Theron: la più “Monster” del Reame

Charlize Theron

Charlize Theron – Le carriere degli attori e delle attrici sono in qualche modo legate in maniera indissolubile alla loro bellezza. Molti si sono imposti come icone o miti da far si che ancora oggi il loro stile viva. Basta pensare alle attrici più “commercializzate” dell’ultimo periodo, da Audrey Hapburn, Grace Kelly, Marylin Monroe e tante altre, che vengono ricordate per la loro presenza di stile piuttosto che per determinate interpretazioni o apparizioni. Tutte loro sono state l’esempio di tante giovani, che non deve essere ricondotto al divismo, ma più ad una lotta con un doppione che aveva oltre al talento quella bellezza che le ha portate ad essere e apparire nello stesso momento sulla scena, assumere entrambe le sembianze e subirne il doppio effetto mediatico.

Charlize Theron ha una storia che segue questo filo, come quello che le si impigliò sulla sedia della celeberrima  pubblicità e che ancora oggi non smette di legarla alle sue colleghe, come il recentemente spot per J’ador, le ha ricordato. Ma la differenza (poiché ce n’è sempre una) e che lei molto spesso ha deciso più di essere (brutta) che apparire.

Charlize Theron: la più “Monster” del Reame

Charlize Theron nasce il 7 agosto del 1975 a Benonni in Sudafrica da genitori di discendenze europee, ereditando così i colori prettamente francesi dal padre Charles Theron e la figura statuaria di origini olandesi da parte di madre, Gerda Maritz. Nonostante la grazia concessa dalla natura, la sua infanzia non è proprio delle più facili, i primi anni li trascorre in una tenuta piuttosto isolata a Johannesburg, i genitori, ricchi proprietari terrieri possedevano anche un impresa di costruzioni stradali. Ma la sua casa rimaneva isolata e il solo contatto era con la natura e con un educazione basata principalmente sulla cultura sudafricana. All’età di 6 anni frequenterà la scuola elementare a Putfontein ma parallelamente prenderà le lezioni di danza alla National School of the Arts a Johannesburg.

È rimasta orfana di padre all’età di quindici anni, un esperienza traumatica poiché quest’ultimo venne ucciso dalla madre che inseguito venne assolta per legittima difesa, questa vicenda legò molto la giovane attrice alla madre tanto da essere onnipresente nella vita di quest’ultima ricoprendo non solo il ruolo di genitore ma soprattuto di supporter “Mia madre mi ha convinto a inseguire ciò che volevo, a fuggire da un paesino sperduto dell’Africa. In casa non c’era la tv, e nella città più vicina non c’era nemmeno il cinema. Laggiù Hollywood era una leggenda, non un quartiere di Los Angeles. Nonostante questo isolamento mia madre è stata capace di insegnarmi il coraggio. Mi ha regalato uno spirito indipendente. Ha reso possibile il mio, anzi, il nostro viaggio”.

Di fatti, quando all’età di 16 anni vince il concorso The New Model Today a Positano nell’intervista che seguirà la vittoria dichiara di voler diventare un attrice, vincere tanti Oscar e che i soldi vinti le serviranno per dedicarsi alla danza. Così approderà a Milano ai primi contratti di moda, sarà proprio la madre a dirle “Qualsiasi cosa accada, pensa che potrai sopportarlo, superarlo, quindi scegliere ciò che vuoi davvero”.

Ma dopo due anni si stanca di sfilare sulle passerelle e stare in posa per le copertine, quindi coglie l’ennesima chance con il celeberrimo spot di Martini girato a Portofino. Lo storyboard richiama fortemente la tipica location da esportazione per il mito italiano della “Dolce Vita”, il bianco e nero non ridimensionano la bellezza che invece buca lo schermo e ha fatto sognare gli italiani anche per le sue curve da capogiro, sarà proprio quel filo che le svela il fondoschiena mentre lei cammina che la porterà sempre più a Hollywood “Non ho mai avuto la fissazione della forma: se gli italiani amano il mio didietro, per me questo è un vero complimento”.

Ma non è abbastanza, il primo amore di Charlize rimane la danza, sarà il motivo per cui arrivata a 18 anni si stabilisce a New York per entrare Joffrey Ballet School, dove perfezionerà il suo stile. Si esibisce in numerosi spettacoli come Il lago dei cigni e Lo Schiaccianoci ma il sogno dura meno di un anno, una grave lussazione al ginocchio le preclude una carriera in questo ambito “La danza però la porto ancora dentro. Mi ha forgiata, mi ha insegnato a misurarmi con le mie forze con la necessità di un ordine. È a lei che devo la disciplina con cui lavoro. Fu duro volerla lasciare (…) ma è stata la mia forza motrice e lo è ancora. Oggi mi tengo ancora in forma con la danza, con lunghe camminate, con gli esercizi di Pilates. E amo sempre andare a vedere i balletti.

ìConcluso questo sogno, indosserà nuovamente i tacchi vertiginosi sulle passerelle, ma ancora una volta rinnega il mondo della moda e la strada facile che le offre la sua bellezza, così vola verso Los Angeles per tentare la fortuna nel cinema. Studia e segue i corsi di Ivana Chubbuck e dopo sole due settimane dal suo arrivo mentre era a Hollywood Boulevard un agente rimane impressionato dalla sua bellezza, quindi, non si lascia scappare l’occasione e la invita negli studios. Dopo essere stata scartata (per sua fortuna) nel ruolo principale in Showgirls (che oltre ad essere un fiasco vinse nel ’95 numerosi Razzie Award) si procura piccoli ruoli, come il cameo nell’horror Children of the Corn III. Fino a quando nel 1996, spicca nel ruolo della sensuale Helga in Due giorni senza respiro, per poi essere diretta da Tom Hanks nel musical Music Graffiti, film che non sarà degno di memoria ma corona il suo sogno di recitare per la star di Forrest Gump per cui impazziva da bambina.

Per parlare di notorietà bisognerà aspettare il 1999 cogliendo con vera astuzia tre occasioni in tre film completamente diversi tra loro che fanno conoscere la sua bellezza ma soprattutto dimostrano una certa dose di audacia nell’affrontare copioni e ritmi di recitazione opposti. Seduce e affascina nel film mefistofelico L’ Avvocato del Diavolo con Al Pacino, per poi passare ad essere La moglie dell’astronauta Johnny Depp tra drammi familiari ed entità aliene, ed infine interpreterà il ruolo di Candy Kendall e da vita a un amore con l’incerto con Tobey Maguire nel film Le regole della casa del sidro. Richiestissima nell’ambiente, di conseguenza conquista i giornali di tutto il mondo tra cui Playboy e l’anno seguente verrà considerata dalla rivista People come una delle 50 donne più belle al mondo. Nel 2000 è ormai star e dimostra sempre più il suo grande talento artistico facendo innamorare l’ex veterano di guerra e ora golfista Matt Damon ne La leggenda di Bagger Vance diretto da Robert Redford. Ma anche la sua dolcezza e fragilità nel ruolo di Sara in Sweet November con Keanu Reeves. Fino a cambiare completamente per Woody Allen diventando una mangiatrice di uomini ne La maledizione dello Scorpione di Giada. Per dedicarsi ai furti, un po’ per vedetta e un po’ per amore insieme a Mark Wahlberg in The Italian Job.

Quindi, brava e bella, però detto e scritto come se fosse un mezzo complimento, risultato più un connubio pessimo che un alchimia perfetta, quindi decide di interpretare ruoli difficili, infatti nel 2004 si affiderà all’esordiente Patty Jenkins per girare Monster. Il ruolo della seria killer Aileen Wurnos era complesso sin dalle fasi principali della lavorazione, le era stato richiesto di ingrassare 15 kg e sottoporsi a svariate ore di trucco per diventare brutta. La performance così forte e drammatica nel rendere questo ruolo vero e credibile, le ha fatto vincere la tanto sognata statuetta ed entrare ufficialmente tra le attrice più pagate e richieste di Hollywood insieme a Nicole Kidman, Drew Barrymore, Reese Witherspoon, Renée Zellweger e tante altre ancora.

Da questo momento in poi sceglierà sempre ruoli di diversa natura tra l’impegno per le donne come in The North Country all’esplorazione della solitudine in The Burning Plain. Per poi passare a quello d’autore come Nella valle di Elah, fino a quelli commerciali come Hancock e Aeon Flux. Ma queste sue scelte saranno sempre in qualche modo giudicate dalla stampa internazionale, tanto da farle dichiarare “Alcuni dicono: Sta facendo un altro film da brutta. Poi giro qualcosa come Hancock e allora sta facendo film per soldi. Non ascolto più i commenti della gente”.

Giusto o sbagliato che sia, i suoi ruoli più importanti hanno sempre ruotato nella sfera della bellezza, approfondendola o rivisitandola proprio in questo periodo in cui la nostra società sembra legare tutto ad essa. Le sue due ultime pellicole, fanno un discorso proprio di questo genere, la prima è Young Adult in cui si sviscera il mito americano in maniera acuta e convincente, in questo ruolo riesce a rendere al meglio l’insoddisfazione della protagonista così convincente da sfiorare nuovamente l’idea di una candidatura all’Oscar, per poi passare al ruolo della gelida burocrate Meredith Vickers in Prometheus di Ridley Scott e infine tornare, in qualche modo alle origini alla domanda per eccellenza, “Chi è la più bella del reame?” in Biancaneve e Il Cacciatore.

Charlize Theron aveva la strada spianata per essere icona di stile ma soprattutto di moda come lo sono le varie Naomi Campbell, Linda Evangelista o Claudia Schiffer, ma ha preferito dedicarsi all’arte drammatica per eccellenza senza però rientrare in quella frangia di icone che ancora oggi sopravvive nonostante il 3D e altri estetismi tecnologici. Ha deciso la strada più incerta, quella che le ha portato a prendere posto sulla Hollywood Walk of Fame e vincere l’Hasty Pudding Theatricals della società studentesca teatrale di Harvard per le sue prove d’attrice. E quindi si, è la più bella del reame ma è soprattutto una “Monster” di bravura.

 
 

Nuovo Trailer per The Master di Paul Thomas Anderson!

Amy Adams

Arriva il secondo trailer di The Master, nuovo attesissimo film di Paul Thomas Anderson. Nel nuovo filmato vediamo per la prima volta Philip Seymour Hoffman

 
 

Sacha Baron Cohen ha paura di essere espulso

Il Dittatore Aladeen come l’attore che lo interpreta,  Sacha Baron Cohen,  sono solo di passaggio negli States.  Di fatti, l’attore più anticonformista del momento è originario del Regno Unito

 
 

Liz e Dick, Lindsay Lohan e troupe svenuti per il lavoro sul set!

Continuano gli incidenti sul set di Liz e Dick per Lindsay Lohan, recentemente è stato riportato che i paramedici sono dovuti intervenire nella sua camera d’albergo poiché l’attrice non rispondeva. Dopo un breve esame, si è stabilito che stava bene e non c’era bisogno di portarla in ospedale. La notizia si è diffusa rapidamente per via dei precedenti dell’attrice, molti ipotizzavano droghe e alcol come causa della sua condizione.

Ma l’attrice sosteneva che altro non era che un esaurimento a causa dell’intensità del lavoro e per le 20 ore al giorno di set. Forte della sua posizione ha dichiarato tutto su Twitter sostenendo che dopo aver lavorato 85 ore in 4 giorni, ed avendo girato scene anche di notte è normale che si possa svenire dalla stanchezza e che sette paramedici vengano in camera a visitarti.

Molti erano scettici per le parole dell’attrice ma è stato tutto confermato, inoltre anche due membri della troupe (più precisamente dello staff dei parrucchieri) sono stati portati in ospedale e ricoverati per “grave disidratazione e sfinimento.” Infine sono state confermate anche le ore lavorative che il cast e la troupe hanno dovuto sostenere in questi giorni.

Fonte: WorstPreviews

 
 

The Butler, nel cast anche Alex Pettyfer

Abbandonati i toni drammatici di Prescious e lo scandalo a Cannes con The Paperboy, il regista statunitense Lee Daniels pensa al cast per il suo prossimo film, The Butler. I nomi sono altisonanti e quasi tutti riconducibili a Nomination e Premi Oscar quali Forest Whitaker, David Oyelowo, Alan Rickman, Jane Fonda, Oprah Winfrey, Minka Kelly, Cuba Gooding Jr, Terrance Howard, e Lenny Kravitz e da poco si è unito anche Alex Pettyfer reduce dal set Magic Mike.

Ma non è finita qui, in questo film corale, sono in corso le trattative anche con Vanessa Redgrave. Il personaggio di Pettyfer è previsto sin dalle prime scene del film e sembra avere un ruolo determinante nella vita del personaggio-maggiordomo di Forest Whitaker. Le riprese inizieranno a metà luglio a New Orleans ed il produttore è Hillary Schor.

Fonte: Deadline

 
 

Shia LaBeouf nudo nel videoclip di Sigur Ròs

Shia LaBeouf

Shia LaBeouf è il protagonista del nuovo video di Sigur Ros, gruppo islandese post punk.

L’attore di Transformers, film con il quale ha lasciato al mondo la sua immagine da ragazzino

 
 

Peter Weir sulla via del ritorno: The Way Back

Grazie a lui il cinema possiede qualche capolavoro in più. A distanza di anni ci regala nuove avventure e nuove storie di esseri umani alla ricerca di se stessi, ed ora a nove anni dalla sua ultima visita alle sale cinematografiche torna con un’avventura struggente e crudele, tratta da una storia vera. Stiamo parlando di Peter Weir e del suo ultimo film The Way Back, in arrivo qui in Italia il prossimo 6 luglio, anche se il film è stato prodotto nel 2010.

 
 

The we and the I: recensione del film di Michel Gondry

The we and the I

Ultimo giorno di scuola. Ultimo viaggio in autobus fino a casa per gli studenti di un liceo del Bronx. Si può riassumere così, con poche parole, The we and the I, l’ultimo film di Michel Gondry. The we and the I, infatti, interamente ambientato all’interno di un pullman, non segue né una trama ben definita, né una storia portante e si pone come la fotografia di una generazione in un dato momento e in un dato luogo. Per tutta la durata di The we and the I i protagonisti, ragazzi che vanno a scuola, attori non professionisti che nella finzione hanno lo stesso nome che nella realtà, mostrano semplicemente le loro esistenze quotidiane, fatte di paure, di rapporti di forza, di attimi di isteria o di felicità.

The we and the I, il film

L’istantanea di Gondry, come suggerisce il titolo, parte dal gruppo, anzi, dai gruppetti sociali che caratterizzano l’adolescenza, per arrivare più in profondità nell’intimità dei singoli. Con il passare del tempo e il macinare dei kilometri le vicende leggere, gli scherzi più o meno innocui e le angherie da spacconi, lasciano spazio a riflessioni più profonde sui rapporti e sui sentimenti. Non manca proprio nessuno in questo affresco: né la coppia gay, né i bulli seduti in fondo all’autobus, né gli aspiranti musicisti, né la ragazza carina e isterica la cui vita gira intorno all’organizzazione del suo sweet-sixteen! Insomma, un vero spaccato di realtà interrotto solo da qualche trovata “alla Gondry”, ma in cui, in generale, il regista cerca di nascondersi più che di mostrarsi.

Purtroppo, però, i limiti di The we and the I di questo tipo saltano subito all’occhio: quasi tutto ciò che accade è riportato dai dialoghi, le parole la fanno da padrone e spesso le immagini si piegano alle esigenze dei racconti e non viceversa. Nonostante il ritmo sia buono e il montaggio consenta una varietà di inquadrature che faccia da contrappunto alla monotonia della location, la mancanza di una storia da seguire si rivela fallimentare. Purtroppo nemmeno il cinema di Gondry sembra sfuggire ad una visione dei ragazzi già riproposta da altri media: il rapporto giovani-cellulare e quello bulli-resto del mondo non sono certo una novità e qui non sono presentati in un modo particolarmente originale.

Il valore del film, però, c’è, e non risiede nella sua “artisticità”. The we and the I, infatti, non nasce per essere un’opera d’arte, ma per essere la testimonianza della vita di alcuni ragazzi del Bronx, ragazzi che il regista ha conosciuto direttamente attraverso le sue visite alla comunità The Point. Un cinema della realtà, quindi, ma lontano dalle logiche del reality, un prodotto buono, ma non manierato, godibile al cinema, ma indifferente alle esigenze del pubblico e del mercato. Un modo di affermarsi per chi di solito non si vede. Un buon uso sociale del mezzo.

 
 

Box Office ITA del 18 giugno 2012

Il Dittatore conquista il primato al magro botteghino italiano, seguito da Men in Black 3 e Project X. Non pervenute le new entry.

Dopo tre settimane di primato in un panorama alquanto desolante al box office nostrano, Men in Black 3 viene surclassato da un’altra pellicola: si tratta del discusso Il Dittatore con Sacha Baron Cohen, a cui bastano appena 658.000 euro per debuttare in prima posizione.

Men in Black 3 scende dunque al secondo posto con 184.000 euro per 5,6 milioni complessivi.
Project X – una festa che spacca sfiora invece il milione totale con altri 155.000 euro.

La Bella e la Bestia in 3D apre al quarto posto con soli 146.000 euro (224.000 euro da mercoledì a domenica). Il classico dei classici riconvertito in 3D attira ben poche famiglie al cinema e la massiccia distribuzione (oltre 200 sale) provoca una deprimente media per sala inferiore ai 1000 euro. Il classico disney sarà disponibile nelle sale italiane sino al 28 giugno, quindi magari le famiglie opteranno per i feriali.

Lorax: il guardiano della foresta scende al quinto posto con 118.000 euro, arrivando a 1,4 milioni totali.

Esordio decisamente flop per Paura 3D. L’horror dei fratelli Manetti è vittima di un disastro sul fronte degli incassi. Nonostante il lancio pubblicitario e le oltre 220 copie a disposizione, il film incassa appena 82.000 euro.

Calo anche per Marilyn (70.000 euro) e Dark Shadows (64.000 euro), che giungono rispettivamente a 750.000 euro complessivi e 6,4 milioni totali.

Chiudono la top10 due novità quasi del tutto snobbate dagli spettatori italiani: Benvenuto a bordo raccoglie soli 60.000 euro in ben 204 sale, mentre Le paludi della morte incassa 51.000 euro in 73 copie.

 
 

Vicini del terzo Tipo – Teaser Trailer Italiano

Ecco il Teaser Trailer italaino di Vicini del terzo tipo, prossima commedia irriverente con Jonah Hill, Ben Stiller, Vince Vaughn, Billy Crudup, Doug Jones, Richard Ayoade, Will Forte, Rosemarie DeWitt

 
 

Tartarughe Ninja: reboot rimandato

I fan delle Tartarughe Ninja, ingolositi dall’idea di un film prodotto da Michael Bay e diretto da Jonathan Liebesman,

 
 

Un post-apocalittico per Shawn Levy

In attesa di capire quale sarà il destino del film dedicato a Frankenstein, progettato assieme a Max Landis, Shawn Levy sarà comunque prossimamente alle prese con altre creature mostruose: il produttore ha infatti acquisito la sceneggiatura di un film post-apocalittico scritta da Brian Duffield e la produrrà con la propria compagnia 21 Laps.

I dettagli sono ancora scarsi, ma sembra che trai punti di riferimento del progetto vi siano Mad Max e Zombieland. Duffield si è fatto conoscere recentemente grazie alla sceneggiatura di Jane’s Got A Gun, che ha attratto l’interesse di Natalie Portman e Lynne Ramsay, e di Your Bridesmaid Is A Bitch, in corso di produzione. In luglio Shawn Levi avvierà nel frattempo le riprese di The Internship, con  Owen Wilson e Vince Vaughn.

Fonte: Empire

 
 

Josh Hartnett sarà il nuovo Devil?

josh hartnett trap

Nuove indiscrezioni attorno al rilancio cinematografico di Daredevil (Devil in italiano), già protagonista qualche anno fa di uno dei peggiori adattamenti Marvel per il grande schermo che si ricordino: dopo David Slade, dato per probabile regista,  da qualche tempo circola insistentemente il nome Josh Hartnett per il ruolo del protagonista Matt Murdock.

Per Hartnett si tratterebbe di una sorta di rivincita, dato che fu trai papabili per il ruolo di Loki in Thor, poi andato a Tom Hiddleston; l’attore è stato peraltro già diretto da Slade in 30 giorni di buio. L’intenzione sarebbe di adattare per il grande schermo Born Again, celeberrimo ciclo di storie del personaggio scritte da Frank Miller negli anni ’80: una storia di caduta e risurrezione, con Matt Murdock che si ritova la vita distrutta dal boss del crimine Kingpin e che intraprende un percorso di rinascia e vendetta. Il film sarà prodotto dalla Regency.

Fonte: Empire

 
 

Moonrise Kingdom: recensione del film di Wes Anderson

In Moonrise Kingdom New England, 1965. Una coppia di dodicenni incompresi fugge per un’avventura fra i boschi in cerca di un rifugio dove trovare serenità e amore, lontani da quel mondo che proprio non ce la fa ad accettarli. Lui, Sam Shakusky, è uno scout Khaki pressoché ignorato dai compagni, che lo trovano un tantino strano; lei, Suzy Bishop, è la figlia maggiore di due avvocati in crisi matrimoniale, troppo presi da se stessi – o forse troppo pigri – per occuparsi dell’evidente malessere della ragazzina, etichettata come “problematica” e poi si vedrà. La simultanea scomparsa dei due innamorati sconvolgerà la routine selvatica del campo scout e quella borghese della famiglia Bishop, scatenando una rocambolesca caccia all’uomo dai risvolti inaspettati ed esilaranti.

Parliamoci chiaro: nessuno di noi avrebbe mai immaginato di vedere un giorno Edward Norton e Harvey Keitel – avete presente, sì? – coi calzoni corti e il fazzoletto al collo in perfetto (e seriosissimo) stile scout. Per non parlare di Bruce Willis nei panni di un poliziotto in deficit di testosterone che fatica a farsi valere tanto nel lavoro quanto in amore. Ma con Wes Anderson tutto è possibile. Ecco quindi che per Moonrise Kingdom, il suo film numero sette, lo stravagante regista affida ai tre attori dei ruoli molto diversi da quelli in cui siamo abituati a vederli, senza però rinunciare ai fedelissimi di sempre: Bill Murray (nel ruolo dimesso del padre di Suzy) e Jason Schwartzman (anche lui scout provetto in un’apparizione fugace ma indimenticabile).

Per non farsi mancare niente, il cast femminile vanta la presenza di Frances McDormand e Tilda Swinton, anche se le vere star del film sono i due giovani protagonisti: Jared Gilman e Kara Hayward, entrambi esordienti ed entrambi strepitosi. Lui regala allo sguardo di Sam un’aria dolcemente malinconica che quegli occhialoni da nerd non riescono certo a nascondere; lei fa della sua Suzy un’eroina tipicamente romantica, in lotta con sé stessa e con la vita. Sono due anime fragili che si incontrano, si riconoscono e non hanno nessuna intenzione di separarsi, perché nell’altro trovano comprensione e conforto, e per loro stare insieme vuol dire vivere. Per davvero. Poco importa se i grandi non sono d’accordo. Loro non possono capire.

Forse è proprio questo che vuole dirci il regista: solo quando si è così giovani si possono vivere emozioni tanto schiette; è la purezza di quell’età che le rende tanto uniche e irresistibili. Poi tutto cambia e, col passare del tempo, si finisce per scordarsi perfino cosa voleva dire… Menomale che c’è Wes a ricordarcelo e a farci rivivere quelle sensazioni. Alla sua maniera, naturalmente. L’estetica – inconfondibile – è quella dei movimenti di macchina virtuosi e della regia “dichiarata”, dei colori brillanti e chiassosi, della musica che si fa protagonista accanto ai personaggi, per dare vita ad una favola divertente, tenera e romantica. Il Moonrise Kingdom del titolo forse non esisterà, ma è bello crederci per un’oretta e mezza.

 
 

Kelly Macdonald, Kevin McKidd e le loro voci in Brave

Il tredicesimo film di animazione della Pixar, di imminente uscita, conterà, tra le altre, sulle voci di Kelly Macdonald (Boardwalk Empire, Harry Potter and the Deathly Hallows) e di Kevin Mckidd. La Macdonald offrirà la propria voce a Merida, una giovane e combattiva principessa che preferisce lunghe corse a cavallo e il tiro con l’arco ai rituali e alle convenzioni che il suo lignaggio le richiede di rispettare; mentre il padre (cui dà la voce Billy Connolly) incoraggia questo suo temperamento, la regina Elinor, sua madre, lo disapprova apertamente.

Kevin McKidd svolgerà invece due ruoli, quelli di Lord MacGuffin e di suo figlio, uno dei tre pretendenti alla mano di Merida: nell’originale quest’ultimo parla con un accento scozzese (la vicenda è ambientata nelle Highlands) talmente spiccato da risultare incomprensibile allo stesso padre. Per entrambi si è trattato della prima esperienza in qualità di doppiatori di un film di animazione.

Fonte: Comingsoon.Net

 
 

Box Office USA del 18 Giugno 2012

Si sa che il cinema negli USA d’estate funziona meglio di quello della stagione invernale.

Al contrario che nel nostro paese le uscite di richiamo avvengono spesso in questo periodo. Per questo troviamo titoli come Madagascar 3 e Prometheus, l’ultima fatica di Ridley Scott a contendersi il primo posto al botteghino dei film più visti questa settimana in Nord America. Il film di animazione Dreamworks vince questa settimana, con 35 milioni di dollari incassati che portano il totale a 120 milioni.

Il film di Scott, di cui era molto attesa l’uscita segue con un incasso settimanale di 20 milioni di dollari per un totale di 89.

In terza posizione si piazza Rock of ages che ha dalla sua un cast interessante e Tom Cruise in veste di una rockstar con notevoli addominali. Il film incassa 15 milioni di dollari.

Al quarto posto scende Snow White and the huntsman, che alla terza settimana di classifica ha raggiunto quota 123 milioni di dollari di incasso con i 14 milioni di questa settimana.

In quinta posizione troviamo una nuova commedia con Adam Sandler che non potrà di sicuro replicare il successo totale ai Razzie Awards di Jack and Jill: in That’s my boy Sandler è un padre che decide di ritornare nella vita del figlio proprio al momento sbagliato. Il film incassa 13 milioni di dollari.

In sesta posizione e dopo un mese in classifica e in sala troviamo Men in black III, con un incasso di 10 milioni di dollari questa settimana che porta quello totale a 153. Il settimo posto è invece occupato da The Avengers, che si avvicina ai due mesi di permanenza in classifica e un incasso che più o meno si avvicina al pil di un piccolo stato del centro Africa: 587 milioni di dollari. Forse di diversi paesi del centro Africa.

In ottava posizione resta fermo Moonrise Kingdom di Wes Anderson, che conferma così il suo fascino indie incassando in 4 settimane un totale di quasi 7 milioni di dollari, chiude la classifica What to ecpect when you’re expecting, con un incasso settimanale di 1 miline di dollari e un totale di 38.

La prossima settimana si attendono le uscite di: l’atteso film Pixar The brave, il mash up di generi Abraham Lincoln:vampire slayer e il documentario The invisible war.

 
 

Godzilla (1998) – recensione

Godzilla (1998)

Godzilla è un film del 1998 diretto dal regista Roland Emmerich e con protagonisti Matthew Broderick, Jean Reno e Maria Pitillo.

Godzilla 1998La trama di Godzilla: Un peschereccio giapponese, situato nella Polinesia francese, va in avaria. Nel controllarne la causa, l’equipaggio rileva dal sonar la presenza di una strana creatura sott’acqua, che attacca e affonda l’imbarcazione.

Un comandante dei servizi segreti francesi Philippe Roaché (Jean Reno) si reca al capezzale dell’unico sopravvissuto del team di pescatori giapponesi, il quale riesce a comunicare solamente la parola “Gojira”, cioè “Godzilla“.

Roaché contatta Niko Tatopoulos (Matthew Broderick) – un abile biologo che da anni si occupa di studiare le mutazioni genetiche dei vermi esposti alle radiazioni di Chernobyl – il quale è tra i pochi in grado di carpire il segreto di Godzilla. Tatopoulos non esita a seguire i servizi segreti USA, che l’hanno convocato già prima di Roaché.

Il Godzilla di Roland Emmerich

Analisi: Godzilla è un film del 1998 diretto da Roland Emmerich, remake del film giapponese Godzilla del 1954, di Ishirō Honda. La cabina di regia affidata ad Emmerich è sinonimo di garanzia; il regista viene non a caso definito “il piccolo Spielberg tedesco” e prima di rianimare il lucertolone giapponese aveva già fatto registrare successi e notevoli apprezzamenti con Stargate e Independence Day.

Rispetto al film originario del 1954, il Godzilla di Emmerich ha un’origine scientifica diversa: anziché essere il prodotto dell’esposizione alle radiazioni provocate dai test nucleari americani, la sua iguana gigante è stata geneticamente ingigantita dalle radiazioni francesi. Questo perché nel remake viene a mancare un elemento storico di base: il risentimento giapponese verso gli americani. Inoltre, se è vero che anche nel remake Godzilla vive in territorio asiatico, quando viene stuzzicato si reca minacciosamente verso gli Usa e non verso il Giappone. Insomma, nel rifacimento di Emmerich i nipponici vengono sostanzialmente risparmiati (a parte i poveri malcapitati pescatori che s’imbattono col mostro all’inizio del film).

Ma al di là delle questioni politiche e storiche, che comunque hanno un loro peso, per gli amanti del genere e del mostro gigante, il Godzilla del 1998 è una vera chicca. Tuttavia, se ci si scrolla di dosso ogni passione o interesse, ci si rende conto che il film è forse troppo banale, lungo, piatto; tanti gli effetti speciali ma non a servizio della fantasia.

Non a caso nel 1998 vinse il poco lusinghiero Premio Razzie Awards per il peggior remake o sequel, e quello per la peggior attrice non protagonista (Maria Pitillo); ha però anche vinto un Saturn Award per i migliori effetti speciali sempre nello stesso anno.

La colonna sonora è affidata a David Arnold, che ha già firmato le colonne sonore di Stargate e Independence Day; la sua musica fa inoltre da sottofondo a tutti i film di James Bond dal 1997 ad oggi.

In termini meramente economici, l’operazione cinematografica legata a Godzilla è comunque riuscita: 375 milioni di dollari lordi di incasso mondiale a fronte di un budget di 125. Nonostante i risultati positivi, la Sony Pictures rinunciò ad un sequel, comunque in fase di ideazione e previsto per il 2014.

 
 

Godzilla (1954): recensione del film di Ishirō Honda

Godzilla è il film cult del 1954 diretto da Ishirō Honda e con protagonisti Haruo Nakajima, Katsumi Tezuka, Akira Takarada, Momoko Kôchi, Takashi Shimura, Akihiko Hirata.

Godzilla, la trama: Nelle isole asiatiche di Odo e Ragos vive Godzilla, essere preistorico sopravvissuto per milioni di anni che subisce delle mutazioni genetiche a seguito degli esperimenti nucleari americani nelle zone incontaminate in cui vive. Le radiazioni hanno aumentato smisuratamente le dimensioni di Godzilla che è così divenuto una sorta di T-rex gigante. Il nutrimento di Godzilla è costituito dall’ energia delle radiazioni nucleari stesse; inoltre può anche compiere il processo inverso e generare energia atomica dal proprio corpo. Godzilla giunge fino in Giappone per provocare panico e morte.

Godzilla

Godzilla, l’analisi

Sebbene appartenga al genere fantascientifico, la nascita di Godzilla cela ragioni storiche e politiche. Intanto è ispirato a un film americano, Il risveglio del dinosauro, datato 1953, incentrato sulle gesta di un dinosauro simile ad un varano che, ibernato al Polo Nord, si risveglia a causa un’esplosione atomica e raggiunge la città di New York. Quest’ultima pellicola a sua volta trae ispirazione da King Kong del 1933, film di grande successo e impatto mediatico riproposto proprio l’anno precedente. Da qui l’idea anche dei giapponesi di proporre un proprio lucertolone che diffonde panico, distruzione e morte nelle grandi metropoli. Tomoyuki Tanaka, produttore della casa cinematografica Toho, decide così di realizzare un rifacimento del film americano. Dopo una lunga gestazione, il risultato finale è appunto Gojira (trasformato in occidente in Godzilla).

Il nome del mostro deriva dal nomignolo di un dipendente della Toho, che per via della sua corpulenza era soprannominato Gojira, parola mix tra il termine occidentale gorilla e quello giapponese kujira, che significa balena. Secondo il progetto originale, Godzilla doveva avere l’aspetto di un’enorme piovra.

Il fatto che questo mostro sia stato creato proprio da radiazioni americane emanate da esperimenti nucleari e che giunga a danneggiare le grandi metropoli giapponesi, vuole essere una denuncia in salsa fantascientifica di quanto accaduto anni prima con le bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki. Il risultato è appunto un film suggestivo e sconvolgente, specie se lo si guarda con gli occhi del 1954, un periodo nel quale non si era certo abituati alla computer grafica di oggi e alle tecniche digitali sofisticate che tutto possono. Godzilla diventa dunque la risposta giapponese distruttiva e mostruosa all’americano scimmione King Kong. Peraltro i due titani vengono messi anche contro in un film del 1962, Il trionfo di King Kong, anch’esso spinto soprattutto da subliminali ragioni politiche tra i due Paesi, ancora in forte attrito per le ferite della Seconda Guerra Mondiale.

In realtà il ruolo e le caratteristiche fisiche di Godzilla sono cambiate negli anni. Se originariamente è stato concepito come mostro molto malvagio e feroce, nemico dell’umanità, nei film degli anni sessanta e settanta ne è diventato alleato; per poi ritornare cattivissimo negli anni ottanta e nel remake del 1998. Ma anche quando è pericoloso per gli umani, Godzilla si ritrova spesso nel ruolo dell’eroe, in quanto protegge il Giappone dai vari mostri che periodicamente lo attaccano. Godzilla infatti considera il Giappone casa sua data l’abbondanza di cibo e di energia nucleare (sua primaria fonte di energia) e non tollera quindi che il suo territorio venga invaso.

Quanto alle variazioni delle dimensioni, esse sono legate alle scoperte scientifiche dei paleontologi su quelle che avevano i dinosauri. Nei primi film degli anni sessanta-settanta Godzilla era descritto di 50 metri di altezza e di 20.000 tonnellate di peso. Dall’era Hesei in poi le dimensioni dell’animale aumentarono raggiungendo i 100 metri di altezza e il peso di 60.000 tonnellate, un ipotetico Godzilla di 200 metri, raggiungerebbe le 500.000 tonnellate.

Esistono ben 29 film ufficiali appartenenti alla saga di Godzilla prodotti dalla giapponese Toho, suddivisi in tre ere: Showa, Heisei e Millennium. C’è anche il remake americano del 1998 ed un film, atteso per il 2014, prodotto dalla Legendary Pictures e Warner Bros. Numerosissimi anche i riferimenti, le apparizioni e le parodie in cartoon e film. Del resto Godzilla è diventato una grande leggenda; e non solo per le dimensioni. Non a caso si è anche guadagnato una stella sulla Hollywood Walk of Fame.

 
 

Jonah Hill entra nel cast di Django Unchained!

Un altro attore si aggiunge al già nutritissimo cast di Django Unchained, prossima pellicola di Quentin Tarantino. Infatti, Jonah Hill (Moneyball – L’arte di Vincere) sembra sia entrato nel film ufficialmente.

 
 

Mia Hansen Løve presenta Un amore di Gioventù

Quello che colpisce nell’ascoltare la giovanissima regista francese Mia Hansen Løve alla presentazione del suo terzo film Un amore di Gioventù, è la piena consapevolezza espressiva del mezzo a  disposizione, insieme alla capacità di fare e analizzare il suo lavoro con umiltà e al tempo stesso determinazione.

 
 

Brian Grazer produce un nuovo adattamento di 1984 di George Orwell

La Imagine Entertainment di Ron Howard e Brian Grazer ha annunciato che prestò produrrà un nuovo adattamento di 1984 di George Orwell

 
 

Colin Farrell in Saving Mr. Banks? il film sul film di Marry Poppins!

Secondo Deadline l’attore Colin Farrell sarebbe in trattative per entrare nel cast di Saving Mr. Banks , l’atteso film della Disney che racconterà i retroscena della realizzazione di Mary Poppins, classico del cinema con la bellissima Julie Andrews e Dick Van Dyke.

Il film racconterà le estenuanti trattative portate avanti dal Walt Disney con la scrittrice autrice del romanzo da cui è tratta la storia, che era restia a concedere la sua opera per il cinema. Nel cast del film ci sono anche Tom Hanks (Walt Disney) e Emma Thompson (P.L Travers). L’attore irlandese invece da quanto si apprende dovrebbe interpretare il padre di lei. Dietro la macchina da prese invece, siede invece il regista John Lee Hancock (The Blind Side).

Il film narra la storia dei problemi affrontati da Walt Disney – per ben 14 anni – per portare sullo schermo il romanzo di Pamela L. Travers, Mary Poppins, e della difficoltà nel convincere l’autrice a cederne i diritti. Saving Mr. Banks segue la realizzazione di questo classico, in fase di sviluppo, lavorazione e uscita. Mary Poppins, coi suoi 5 Oscar e lo stratosferico successo di pubblico, sarebbe poi diventato uno dei fiori all’occhiello della Disney. Nonostante questo, la bisbetica Travers odiò la pellicola, incluse le straordinarie sequenze animate. Del cast fanno parte, oltre a Tom Hanks, Emma Thompso, Colin Farrell, Bradley Whitford, Jason SchwartzmanPaul Giamatti. La release statunitense è fissata per il 20 dicembre 2013. Inoltre, qualora non l’abbiate fatto, vi consigliamo di dare uno sguardo al trailer italiano di Saving Mr Banks.

 
 

All Is By My Side: Ashley Charles è Keith Richards!

Novità su All By My Side, biopic dedicato a Jimi Hendrix diretto da John Ridley, con Imogen Poots, Laurence Kinlan e soprattutto André 3000 degli Outkast