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Spiral – L’Eredità di Saw: intervista a Darren Lynn Bousman e Marisol Nichols

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Al cinema dal 16 giugno, Spiral – L’Eredità di Saw ci riporta dentro alla saga che ha fatto la storia dell’horror. Ecco cosa hanno da raccontare sul film il regista Darren Lynn Bousman e la protagonista femminile, Marisol Nichols.

Arriverà al cinema dal 16 Giugno Spiral – L’eredità di Saw, il nuovo film del franchise horror di SAW scritto da Josh Stolberg & Pete Goldfinger. Diretto da Darren Lynn Bousman nel cast protagonisti sono Chris Rock, Max Minghella, Marisol Nichols e Samuel L. Jackson. Un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema.

Nel film Una mente sadica mette in atto una contorta forma di giustizia in SPIRAL, il nuovo adrenalinico capitolo della saga di SAW. Lavorando all’ombra di uno stimato veterano della polizia (Samuel L. Jackson), lo sfrontato detective Ezekiel “Zeke” Banks (Chris Rock) e il suo partner alle prime armi (Max Minghella) si occupano di una sconvolgente indagine su omicidi che ricordano l’inquietante passato della città. Inconsapevolmente intrappolato in un mistero che si infittisce sempre di più, Zeke si trova al centro del morboso gioco dell’assassino.

Spiral – L’Eredità di Saw: intervista a Chris Rock e Max Minghella

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Al cinema dal 16 giugno, Spiral – L’Eredità di Saw ci riporta dentro alla saga che ha fatto la storia dell’horror. Ecco cosa hanno da raccontare sul film Chris Rock e Max Minghella. Rock ha contribuito anche alla sceneggiatura e alla produzione.

Arriverà al cinema dal 16 Giugno Spiral – L’eredità di Saw, il nuovo film del franchise horror di SAW scritto da Josh Stolberg & Pete Goldfinger. Diretto da Darren Lynn Bousman nel cast protagonisti sono Chris Rock, Max Minghella, Marisol Nichols e Samuel L. Jackson. Un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema.

Nel film Una mente sadica mette in atto una contorta forma di giustizia in SPIRAL, il nuovo adrenalinico capitolo della saga di SAW. Lavorando all’ombra di uno stimato veterano della polizia (Samuel L. Jackson), lo sfrontato detective Ezekiel “Zeke” Banks (Chris Rock) e il suo partner alle prime armi (Max Minghella) si occupano di una sconvolgente indagine su omicidi che ricordano l’inquietante passato della città. Inconsapevolmente intrappolato in un mistero che si infittisce sempre di più, Zeke si trova al centro del morboso gioco dell’assassino.

Spiral – L’eredità di Saw con Chris Rock dal 16 Giugno al cinema

Spiral – L’eredità di Saw con Chris Rock dal 16 Giugno al cinema

Arriverà al cinema dal 16 Giugno Spiral – L’eredità di Saw, il nuovo film del franchise horror di SAW scritto da Josh Stolberg & Pete Goldfinger. Diretto da Darren Lynn Bousman nel cast protagonisti sono Chris Rock, Max Minghella, Marisol Nichols e Samuel L. Jackson. Un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema.

Nel film Una mente sadica mette in atto una contorta forma di giustizia in SPIRAL, il nuovo adrenalinico capitolo della saga di SAW. Lavorando all’ombra di uno stimato veterano della polizia (Samuel L. Jackson), lo sfrontato detective Ezekiel “Zeke” Banks (Chris Rock) e il suo partner alle prime armi (Max Minghella) si occupano di una sconvolgente indagine su omicidi che ricordano l’inquietante passato della città. Inconsapevolmente intrappolato in un mistero che si infittisce sempre di più, Zeke si trova al centro del morboso gioco dell’assassino.

Spira Mirabilis: recensione del film di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

La Spira Mirabilis (o Spirale Meravigliosa) è una spirale logaritmica il cui raggio cresce ruotando e la cui curva si avvolge intorno al polo senza però raggiungerlo mai. Questo simbolo di perfezione e di infinito dà il titolo al nuovo lavoro degli acclamati documentaristi italiani Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, che mette al centro il concetto di immortalità raccontando cinque storie legate a cinque elementi (fuoco, terra, aria, acqua, etere) in maniera del tutto anticonvenzionale.

Le cinque storie, ambientate in cinque differenti luoghi del mondo, riguardano: una donna sacra, un capo spirituale e la loro piccola comunità Lakota da secoli resistenti a una società che li vuole annientare (fuoco); le statue del Duomo di Milano sottoposte a continue rigenerazioni (terra); una coppia di musicisti inventori di strumenti/sculture in metallo (aria); uno scienziato cantante giapponese che studia una piccola medusa immortale (acqua); l’attrice francese Marina Vlady che narra L’Immortale di Jorge Luis Borges (etere).

In un’alternanza di immagini che viene volontariamente privata di qualsiasi tipo di spiegazione, D’Anolfi e Parenti danno vita ad un progetto tanto ambizioso quanto complesso che nega l’importanza della parola e dei dialoghi per alimentarsi esclusivamente di quadri e di suoni, in un omaggio – tanto visivamente affascinante quanto strutturalmente snervante – alla ricerca e alla tensione verso l’immortalità.

spira mirabilis

I due documentaristi creano un’esperienza intima, a metà tra l’osservazione e la contemplazione, che chiama in causa la predisposizione individuale di ogni singolo spettatore ad un certo tipo di narrazione, in cui viene chiesto di mettere in relazione tutto quello che viene mostrato in totale autonomia, per attribuirgli così senso e significato.

Spira Mirabilis, primo film italiano presentato in concorso a Venezia 73, è un’opera di nobili ed affascinanti intenzioni che inevitabilmente incontrerà il favore dello spettatore ben disposto ad addentrarsi in un viaggio oscuro e di non facile interpretazione. Allo stesso modo, apparirà come un discorso impenetrabile (ed interminabile, date le due ore di durata) per tutti coloro ossessionati dalla coesione e dall’uniformità del racconto.

 

Spin-Off per i pinguini di Madagascar!

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Spin-Off per i pinguini di Madagascar!

I famosi pinguini della serie Madagascar avranno un film tutto loro: la Dreamworks Animation ha affidato ad Alan J. Schoolcraft e Brent Simons, sceneggiatori di Megamind lo sviluppo della sceneggiatura dello spin-off, in cui i pinguini Skipper, Kowalski, Soldato e Rico saranno protagonisti assoluti.

Sul film per ora non si sa nient’altro, ma siamo certi che come ci hanno divertito nei due precedenti capitoli di Madagascar e come hanno fatto nella  serie animata in CGI trasmessa su Nickelodeon, riusciranno certamente a sorprenderci in questo film interamente dedicato a loro. Nel frattempo possiamo guardarceli nel prossimo capitolo di Madagascar in arrivo nel 2012.

Spike Lee: incontro a Roma a Palazzo Barberini 10 Dicembre

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Spike LeeIdeata e condotta da Massimiliano Finazzer Flory, “Il Gioco Serio Dell’Arte” incontra Spike Lee al Palazzo Barberini, Viale delle Quattro Fontane 13 Mercoledì 10 dicembre 2014 alle ore 18:00

Che cos’è “Il Gioco Serio Dell’Arte”? Riprendendo le parole di Massimiliano Finazzer Flory, la domanda contiene già in sé la risposta: è un’interrogazione, intesa come indagine sulla relazione misteriosa tra Arte e Uomo: “E’ il tradurre in parole, è il prodigioso stare insieme delle persone e delle cose, magistralmente rappresentato nell’opera d’arte”, dice Finazzer. Ecco dunque una rassegna culturale incentrata sull’incontro/dialogo/confronto coi talenti e le intelligenze essenziali, in relazione al tema prescelto per ciascuna edizione della manifestazione. La parola come momento artistico del vivere. La conversazione come scintilla della percezione, provocazione intellettuale, estetica e storica.
Il Gioco serio dell’Arte nasce nel 2006, promosso da Il Gioco del Lotto e ideato e condotto da Massimiliano Finazzer Flory, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico – Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma, diretta da Daniela Porro. Quest’anno la manifestazione giunge alla IX edizione, costituendo ormai un imperdibile appuntamento coi protagonisti della cultura contemporanea, l’elenco di personaggi di valore assoluto che ne hanno valorizzato le precedenti stagioni e che si allunga un’edizione dopo l’altra.
Anche quest’anno la rassegna sarà ospitata dal Palazzo Barberini di Roma, presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica – nel grande Salone di cui Pietro da Cortona ha affrescato la volta col Trionfo della Divina Provvidenza – sviluppando già nell’ambientazione la sua rete d’implicazioni storiche, filosofiche, teatrali, cinematografiche. Ogni incontro sarà accompagnato da un pendant visuale, con proiezione d’immagini cinematografiche e pittoriche e letture teatrali connesse all’oggetto di riflessione dell’appuntamento.
Il tema della IX edizione del Gioco Serio dell’Arte è: “Biografie”, biografie di personalità eccezionali e di uomini normali, storie di popoli. E l’evento d’apertura della manifestazione, in scena il 10 dicembre p.v., è l’incontro di Finazzer Flory col regista statunitense Spike Lee, incentrato sul concetto di Agonismo. Quanto conta l’agonismo nella nostra vita? Quale relazione esiste tra l’arte e l’agonismo? L’arte si è ispirata ed è stata motivata dall’agonismo?
Spike Lee è il regista più importante ed apprezzato nella storia del cinema afroamericano. Grazie alla sua produzione (Da “Fa la Cosa Giusta” a “When The Levees Broke” il documentario definitivo sull’uragano Katrina), i temi, le rivendicazioni sociali e alcuni decisivi risvolti culturali dei neri d’America, sono stati conosciuti in tutto il mondo. Finazzer Flory ha incontrato Lee a New York City, in occasione d’un incontro di pallacanestro, sport del quale entrambi sono appassionati. Per Finazzer è stata subito lampante l’opportunità di ospitare Lee a Roma, per confrontarsi sui temi della biografia (il regista ha diretto nel ’92 quella cinematografica di “Malcolm X”) e dell’agonismo, approdando infine a parlare del ruolo del cinema nelle sfide per i diritti civili, che costituiscono il valore essenziale dell’opera di Lee.
Negli ultimi anni il percorso registico di Spike Lee l’ha portato ripetutamente a occuparsi di sport – di pallacanestro professionistica in particolare – e dei suoi protagonisti, riflettendo sul significato e il valore proprio di fattori come l’agonismo, nella corsa alla celebrità e ai risultati. Nel 2009 Lee ha diretto “Kobe Doin’ Work”, film-verità girato seguendo per un solo giorno (utilizzando 30 telecamere) la vita di Kobe Bryant, il più famoso giocatore dell’NBA, esplorandone l’etica del lavoro e la mentalità maniacale che ne fanno appunto il più grande agonista di questo sport. Poche settimane fa, Lee ha invece presentato sui teleschermi Usa il suo nuovo documentario dedicato alla “Triangle Offense”, lo schema di gioco alla base dei trionfi del coach più vincente del basket Usa: Phil Jackson, guru del rapporto tra sport e successo – di nuovo, transitando attraverso una raffinata interpretazione del concetto d’agonismo.
La IX edizione de “Il Gioco Serio Dell’Arte” proseguirà con gli incontri di Massimiliano Finazzer Flory con Paolo Virzì (gennaio 2015) e Philippe Daverio (febbraio 2015). Per concludersi infine nel mese di maggio, con lo spettacolo teatrale “Essere Leonardo da Vinci”, diretto e interpretato da Finazzer Flory, una biografia di Leonardo in lingua rinascimentale, che ripercorre gli avvenimenti della sua vita e i temi della sua arte e della sua poetica, affiancata dall’intervista impossibile a Leonardo, con il critico Claudio Strinati nel ruolo dell’intervistatore.

Spike Lee: ecco quando uscirà il suo nuovo film

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Chi-Raq di Spike Lee, primo lungometraggio prodotto da Amazon Studios, uscirà in alcune sale delle principali città americane il prossimo 4 dicembre, in tempo quindi per concorrere agli Oscar, grazie a una partnership con Roadside Attractions e Lionsgate.

Il film, originariamente previsto per un ideale concorso del Festival di Cannes 2016, è già in fase avanzata di completamento. Per questo Spike Lee e Amazon avrebbero pensato di anticipare i tempi. Chi-Raq, termine coniato dai rapper per indicare un parallelismo violento tra Chicago e l’Iraq, rilegge e aggiorna la commedia greca Lisistrata di Aristofane al tempo della guerra tra gang armate.

Teyonah Parris interpreterà la protagonista che tenterà, con uno sciopero del sesso, di arginare la violenza degli scontri a fuoco tra le gang di alcuni quartieri di Chicago. Nel cast ci sono anche Nick Cannon, Wesley Snipes, Jennifer Hudson, D.B. Sweeney, Harry Lennix, Steve Harris, Angela Bassett, John Cusack e Samuel L. Jackson. Il film già con il suo titolo aveva destato non poche polemiche e malumori per l’impatto del lungometraggio sull’immagine della metropoli.

Nei piani di Amazon c’è quello di distribuire Chi-Raq in streaming ai clienti Amazon Prime poco dopo l’uscita in sala, anche se si attendono ancora informazioni più precise in questo senso.

Fonte: The Hollywood Reporter

Spike Lee: 10 cose che non sai sul regista

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Spike Lee: 10 cose che non sai sul regista

Spike Lee è uno dei registi più influenti e combattenti della epoca moderna e contemporanea. Non solo egli è regista di lungometraggi e cortometraggi, ma si è anche distinto come attore di alcuni suoi film, ha poi diretto documentari, videoclip, film per la televisione e spot pubblicitari, oltre essere produttore dei suoi film e non solo.

Ha sempre manifestato una dura opposizione contro il razzismo, dimostrando in ogni suo lavoro quanto ancora questa forma di odio sia diffusa non solo in America, ma in tutto il mondo. I suoi film hanno fatto la storia del cinema, hanno scosso il pubblico con la capacità del regista di narrare con gran forza visiva, che è una sua qualità unica. La passione e l’amore che c’è detro ogni suo film e ogni tematica non ha confini.

Ecco 10 cose che non sai di Spike Lee.

Spike Lee: i suoi film

1. Ha diretto celebri lungometraggi. Il primo lungometraggio di Lee è Joe’s Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads del 1983, che è il suo saggio finale alla New York University. Successivamente ha realizzato Lola Darling (1986), Aule turbolente (1988) e Fa’ la cosa giusta (1989). Gli anni ’90 iniziano con Mo’ Better Blues (1990), Jungle Fever (1991) e proseguono con i suoi film più popolari come Malcolm X (1992), Crooklyn (1994), Clockers (1995) e Girl 6 – Sesso in linea (1996). La sua carriera prosegue poi con Bus in viaggio (1996), S.O.S. Summer of Sam – Panico a New York (1999), Bamboozled (2000), La 25ª ora (2002), Inside Man (2006), Miracolo a Sant’Anna (2008), Oldboy (2013), Il sangue di Cristo (2015), Chi-Raq (2015), BlacKkKlansman (2018) e Da 5 Blood – Come fratelli (2020).

2. Ha realizzato diversi videoclip per noti cantanti. Nel corso della sua carriera Lee si è distinto anche come regista di videoclip, collaborando con diversi noti artisti del mondo della musica. Tra i primi progetti di questo tipo da lui realizzati si ritrovano quelli per Tutu Medley di Miles Davis e Fight the Power dei Public Enemy. Questo è in particolare un brano molto utilizzato nel film Fa’ la cosa giusta. Ha poi diretto videoclip di brani come Born to Fight di Tracy Chapman, Do Your Dance, Gotta Have You, Jungle Fever e Make Sure You’re Sure, di Stevie Wonder, Money Don’t Matter 2 Night di Prince, Cose della vita di Eros Ramazzotti e They Don’t Care About Us e This Is It di Michael Jackson.

3. Ha vinto un Oscar. Nel corso della sua carriera Lee è stato candidato ben ben 5 volte al premio Oscar, il più delle volte in categorie diverse. La prima nomination è arrivata nel 1990 come miglior sceneggiatore per Fa’ la cosa giusta, mentre nel 1998 è stato candidato per il miglior documentario con 4 Little Girls. Dopo anni di assenza è tornato agli Oscar nel 2019 con il film BlacKkKlansman, venendo nominato come regista, produttore e sceneggiatore, trionfando poi in quest’ultima categoria. Nel 2016 a Lee è inoltre stato conferito il premio alla carriera.

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Oldboy di Spike Lee

4. Ha diretto il remake di un noto film coreano. Nel 2013 venne realizzato il film Oldboy, diventato uno dei film più famosi del regista americano. Il film è un remake del film omonimo di Park Chan-Wook realizzato dieci anni prima e basato sul manga giapponese Old Boy. Il film racconta la storia di Joe Doucett, un dirigente pubblicitario che viene rapito in maniera improvvisa e viene tenuto prigioniero per circa vent’anni, del tutto isolato dal resto del mondo. Quando finalmente viene liberato, Joe decide di andare alla ricerca di chi lo ha tenuto segregato per tutto quel periodo di tempo, scoprendo come la sua vita sia coinvolta in una serie di tradimenti e sotterfugi.

5. È subentrato all’ultimo nel progetto. Già nel 2004 cominciarono a circolare voci circa un remake americano dell’omonimo film coreano, vincitore nello stesso anno del Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes. Tuttavia, nel corso degli anni, vi furono diversi problemi produttivi. Se inizialmente era stato fatto il nome di Justin Lin come regista, in seguito vennero fatti i nomi di Will Smith come protagonista e di Steven Spielberg come regista. Dopo alcuni problemi relativi ai diritti, tutti abbandonarono il progetto verso il 2010. L’anno successivo venne ripreso e venne annunciato Spike Lee alla regia del film. In questo remake di Oldboy ci sono Josh Brolin, nei panni del protagonista, Elizabeth Olsen, Samuel L. Jackson, Pom Klementieff e Rami Malek.

Spike Lee e BlacKkKlansman

6. È il suo nuovo film di grande successo. BlacKkKlansman è l’ultimo film realizzato da Spike Lee. Uscito nella seconda metà del 2018 in Italia, il film è stato selezionato per il concorso ufficiale del Festival di Cannes ed è un adattamento del libro Black Klansman dell’ex poliziotto Ron Stallworth, il primo afroamericano ad essere un poliziotto di Colorado Springs, infiltratosi poi in un gruppo del Ku Klux Klan. Grazie a questo film Lee è tornato alla ribalta dopo alcuni insuccessi, vincendo numerosi premi in tutto il mondo.

7. Ha nuovamente raccontato del razzismo. Con questo film, il regista rimarca come un certo tipo di odio ed il razzismo non siano mai andati via: iniziando da una breve sequenza di Via col Vento e finendo con la marcia di Charlottesville, in Virginia, per i diritti civili dell’agosto 2017 e le dichiarazioni di Donald Trump. Il film, che vede la presenza di John David Washington e Adam Driver, vuole raccontare la storia e il razzismo nella storia americana, facendo uso di un linguaggio leggero, ironico e farcito di satira sociale.

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8. Ha posto alcune condizioni per dirigere il film. Quando il produttore Jordan Peele (anche noto come regista di Get Out e Noi) ha proposto per la prima volta tale progetto a Spike Lee, egli rimase incredulo nei confronti di tale vicenda, la quale sembrava fin troppo straordinaria per essere vera. Per Lee, la storia era inoltre troppo scandalosa per essere ignorata. Egli aveva però alcune condizioni da richiedere prima di accettare di dirigere il progetto: inclundere elementi comici e tracciare parallelismi con questioni razziali contemporanee.

Spike Lee presidente di giuria a Cannes

9. È stato scelto come presidente di giuria del celebre Festival. Nel 2020 Lee viene annunciato come presidente di giuria dell’imminente Festival di Cannes. Tuttavia, a cuasa della pandemia di Covid-19, l’evento non si è più potuto svolgere, nonostante i tanti tentativi e rinvii. Il direttore del Festival, Thierry Fremaux ha però confermato che l’annullamento non interferiva con la presidenza di Lee, il quale è poi stato riconfermato per l’edizione del 2021, svoltasi nel mese di luglio. In tale occasione Lee ha conferito la Palma d’Oro al film Titane.

Spike Lee: età e altezza del regista

10. Spike Lee è nato il 20 marzo del 1957 ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti. Il regista è alto complessivamente 1.70 metri.

 

Fonti: IMDb, biography, thefamouspeople

Spike Lee, intervista al regista di BlacKkKlansman: “Una verità orribile”

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In occasione della premiere a Londra di BlacKkKlansman, abbiamo avuto il piacere di intervistare Spike Lee, regista culto di film Fa’ la cosa giusta, La 25esima Ora, Malcom X, Inside Man.

Prodotto  dalla stessa squadra che ha realizzato Scappa – Get Out, film vincitore del premio Oscar, BlacKkKlansman ci offre un’analisi inflessibile e assolutamente reale delle relazioni razziali nell’America degli anni ’70, un’analisi che risulta altrettanto rilevante nel tumultuoso mondo in cui viviamo oggi.

Il film di Spike Lee ha vinto numerosi premi tra cui il premio del pubblico al Festival di Locarno e il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes. Protagonisti gli interpreti John David Washington, Adam Driver, Topher Grace, Corey Hawkins, Laura Harrier, Ryan Eggold, Jaspar Pääkkönen e Ashlie Atkinson.

Nel film durante primi anni ’70, un periodo di grandi sconvolgimenti sociali mentre negli Stati Uniti infuria la lotta per i diritti civili. Ron Stallworth (John David Washington) è il primo detective afroamericano del dipartimento di polizia di Colorado Springs, ma il suo arrivo è accolto con scetticismo ed ostilità dai membri di tutte le sezioni del dipartimento. Imperterrito, Stallworth decide di farsi un nome e di fare la differenza nella sua comunità. Si imbarca quindi in una missione molto pericolosa: infiltrarsi nel Ku Klux Klan ed esporne i crimini. 

LEGGI ANCHE: BlackkKlansman: il trailer italiano del film di Spike Lee

Fingendosi un estremista razzista, Stallworth contatta il gruppo e presto penetra all’interno della sua cerchia più ristretta. Coltiva anche una relazione con il Gran Maestro del Klan, David Duke (Topher Grace), che elogia l’impegno di Ron ai fini del progresso dell’America Bianca. Man mano che l’indagine sotto copertura procede, diventando sempre più complessa, il collega di Stallworth, Flip Zimmerman (Adam Driver), partecipa insieme a Ron agli incontri privati con membri del gruppo razzista, vendendo così a conoscenza dei dettagli di un complotto mortale. Stallworth e Zimmerman fanno squadra e uniscono gli sforzi per riuscire a distruggere l’organizzazione il cui vero obiettivo è modificare la propria retorica violenta per ottenere il consenso della massa.

BlacKkKlansman, il film di Spike Lee: la genesi

A metà degli anni ‘70, Ron Stallworth ha abbattuto le barriere come primo agente afroamericano del Dipartimento di Polizia di Colorado Springs. Stella nascente con grandi potenzialità, Stallworth si era distinto come agente esemplare nel suo primo importante incarico sotto copertura, partecipare a una conferenza del Leader del Partito dei Black Panther Kwame Ture. Subito dopo sul giornale si è imbattuto nell’inserzione che avrebbe cambiato per sempre la traiettoria della sua vita. Nero su bianco e in grassetto c’era un messaggio di reclutamento del Ku Klux Klan in cerca di nuovi membri.

Attraverso una serie di coraggiosi incontri, Stallworth viene invitato ad entrare nella cerchia ristretta dell’Organizzazione. Coltiva addirittura un rapporto personale con il leader del Gruppo dell’Odio, David Duke, che non ha mai sospettato della vera identità di Stallworth né della sua razza. Decenni più tardi, uno Stallworth in pensione ha trascritto le sue incredibili esperienze nel memoir del 2014 Black Klansman, raccontando la storia straordinaria di come un poliziotto nero sia riuscito a diventare un membro associato del KKK. Quasi immediatamente, Hollywood ha cominciato a chiamare facendogli offerte per trasformare il suo libro in un film. Ma Stallworth, saggiamente, è stato cauto perché non voleva che la storia della sua vita capitasse nelle mani sbagliate.

Poi è arrivata la QC Entertainment che ha acquisito i diritti del libro e, dopo una partnership di successo su “Scappa – Get Out”, Jordan Peele e la sua Monkeypaw si è ri-unito a Sean McKittrick e Ray Mansfield della QC per produrre il film. Tutti hanno subito convenuto che dovesse essere la voce originale di Spike Lee a portare la storia di Stallworth sul grande schermo. Quando poco dopo si è aggiunta la Blumhouse di Jason Blum, la squadra di produzione di “Scappa – Get Out” era di nuovo al completo.

Peele ha contattato Spike Lee personalmente per valutare il suo interesse nel progetto. “Jordan Peele mi ha chiamato,” dice Spike Lee. “Voleva capire se volevo farlo.” Il cineasta è stato immediatamente intrigato: “Mi ricordava la ‘Dave Chappelle Skit’, ma questa era una storia vera,” dice Lee riferendosi a un famoso sketch in cui Chappelle interpretava un uomo nero cieco che si unisce al Klan perché non sa di non essere bianco.

Spike Lee sulle mancate nomination a Selma: “Che si f*****o”

Come vi abbiamo già detto, le polemiche post nomination agli Oscar in America si sono sprecate, e sembrano avere uno strascico abbastanza lungo. A quanto pare però il film che sembra essere diventato il simbolo delle discriminazioni millantate in queste nomination è Selma. Infatti le prime polemiche su Twitter parlavano di nomination solo ad attori bianchi e nessuna nomination a donne nel comparto tecnico, e guarda caso Selma – La Strada per la libertà ha tutti (o quasi) attori di colore e una regista donna (e di colore) Ava DuVernay.

La cosa è naturalemente andata a finire nelle mani di Spike Lee, che ha dichiarato senza peli sulla lingua: “Il fatto che Selma sia stato snobbato non diminuisce il valore del film. Nessuno parla del fottuto A Spasso con Daisy. Quel film non viene neppure nominato nelle scuole di cinema come il mio Fa la Cosa Giusta. Nessuno parla del fottutissimo A Spasso con Daisy. Quindi sapete cosa ho detto ad Ava oggi? ‘Che si fottatno. Hai fatto un film bellissimo. QUindi sentiti felice di questo e comincia a lavorare al tuo nuovo progetto’.”Sicuramente l’assenza trai nominati dall’Academy non definisce un film brutto, dal momento che molt dei film più belli della storia del cinema non sono nemmeno mai stati considerati dai premi prestigiosi, tuttavia l’atteggiamento di Lee sembra polemico a priori, come quello di tutta l’America.Gli Oscar sono (e dovrebbero essere) una fotografia del meglio del cinema dell’ultimo anno. L’unico problema di discriminazione può esserci a monte, quando a attori e attrici, bianchi e di colore, uomini e donne non viene data la stessa possibilità di fare cinema. Poi subentra (dovrebbe subentrare) il merito e nel caso degli Oscar, anche la politica (vedi il trionfo di 12 Anni schiavo lo scorso anno).

Fonte

Spike Lee prenderebbe in considerazione la possibilità di dirigere un film Marvel

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Spike Lee ha rivelato che prenderebbe in considerazione la possibilità di dirigere un cinecomic Marvel se si presentasse l’opportunità. Lee è diventato famoso come regista alla fine degli anni ’80, grazie a pellicole innovative come Lola Darling e Fa’ la cosa giusta. In breve tempo, il suo stile registico e le sua capacità di scrittura lo hanno trasformato in uno dei grandi autori del cinema moderno, mentre la sua attenzione all’esperienza degli afroamericani ha portato sullo schermo un tipo di rappresentazione più ampia e decisamente più autentica. Nel corso della sua leggendaria carriera ha ricevuto candidature per i più importanti riconoscimenti, incluso cinque Academy Awards: ha finalmente vinto l’ambita statuetta nel 2019, per la migliore sceneggiatura non originale grazie a BlacKkKlansman.

Parallelamente allo status di enorme prestigio raggiunto dalla figura e dall’opera di Lee, anche i blockbuster di supereroi si sono imposti come una delle pietre miliari dell’odierna industria cinematografica hollywoodiana. Nessun franchise ha avuto più successo del MCU, una raccolta di storie unificate iniziata nel 2008 con Iron Man e culminata nel 2019 con l’epico Avengers: Endgame, che è diventato il film con il maggior incasso di tutti i tempi. Nonostante i film di supereroi siano spesso stati liquidati come monolitici e controllati più dallo studio che dai suoi registi, di recente il MCU ha cercato di coinvolgere nella sua cerchia il maggior numero possibile di talenti d’autore (basti pensare a Taika Waititi con Thor: Ragnarok e a Ryan Coogler con Black Panther).

Di recente, proprio Spike Lee ha espresso la volontà di unirsi ai ranghi del MCU. In un’intervista con Entertainment Weekly, il regista non è sembrato per nulla infastidito dalla reputazione dello studio e ha anche rivelato che preferisce la Marvel alla DC. “Non ho niente contro la Marvel”, ha spiegato il regista. “Sono cresciuto leggendo i fumetti di Spider-Man. Per me, la DC Comics è stata sempre banale. Sto solo dicendo che per me tutto ruotava attorno alla Marvel. Se si presenta l’occasione giusta… non mi sto proponendo, ma la prenderei comunque in considerazione.”

Spike Lee e MCU: un approccio innovativo

Sappiamo bene che l’atteggiamento cordiale di Lee nei confronti della Marvel non è condiviso da altri registi del suo status. In particolare, Martin Scorsese, uno dei registi più influenti di tutti i tempi (nonché buon amico di Lee), ha ripetutamente criticato il concetto di cinecomic nel suo complesso, così come altri importanti registi che hanno seguito il suo esempio, tra cui Francis Ford Coppola, Ridley Scott e Alejandro G. Iñárritu.

Un film del MCU diretto da Lee sarebbe probabilmente molto diverso dai film precedenti del franchise. È anche difficile immaginare che Lee possa tollerare il livello di supervisione dello studio. Forse il modo migliore per farlo entrare a bordo sarebbe attraverso un supereroe non ancora apparso sul grande schermo che l’autore potrebbe costruire da solo partendo da zero.

Spike Lee nuovo regista di Gold

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Spike_LeeMichael Mann passa ufficialmente il testimone a Spike Lee. Sarà il regista di Atlanta a dirigere Gold, a causa degli impegni che costringono il

Spike Lee dirigerà Prince of Cats, adattamento della graphic novel

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Spike Lee è pronto a tornare dietro la macchina da presa, dirigendo per Legendary Pictures l’adattamento cinematografico della graphic novel Prince Of Cats scritta e illustrata da Ron Wimberly. La notizia è stata riportata in esclusiva dall’Hollywood Reporter.

Il progetto è stato descritto come una versione hip-hop ambientata negli anni ’80 del classico dramma del Romeo e Giulietta di Shakespeare, dove la tragica storia d’amore viene narrata attraverso il punto di vista di Tebaldo, il giovane rampollo della famiglia Capuleti erede del potere e delle ricchezze della famiglia che nel testo originale viene ucciso da Romeo.

Dunque il film sarà incentrato sul personaggio e i suoi fratelli che vivono nella Repubblica Popolare di Brooklyn duellando a colpi di spada – e ledi katana – contro i rivali Montecchi a ritmo di hip-hop e passi di breakdance.

Prince of Cats segnerà dunque il ritorno di Lee alla sua amata Brooklyn, già cornice di molti dei suoi film, tra cui She’s Gotta Have It, Do the Right Thing, Jungle Fever, Crooklyn, Clockers, He Got Game e Red Hook Summer.

Spike Lee dirigerà Chadwick Boseman in Da 5 Bloods

Nel frattempo continua la post-produzione di Da 5 Bloods, la pellicola che Spike Lee ha diretto nei mesi scorsi e che vede protagonista la star di Black Panther, Chadwick Boseman.

Dramma sui veterani del Vietnam, il film verrà probabilmente distribuito da Netflix. Il regista ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Kevin Willmott, basandosi sul soggetto originale di Danny Bilson e Paul DeMeo poi riscritto da Matthew Billingsly. In veste di produttori ci sono lo stesso Lee, Beatriz Levin, Lloyd Levin e Jon Kilik.

Non sono ancora trapelati dettagli precisi sulla trama, tranne il fatto che seguirà l’esperienza di alcuni veterani del Vietnam di ritorno nella giungla con lo scopo di ritrovare la loro innocenza perduta.

Se l’accordo con Netflix andasse a buon fine, segnerebbe la seconda collaborazione di Lee con il colosso dello streaming mondiale dopo la creazione della serie comedy She’s Gotta Have It (a sua volta basata su Nola Darling, pellicola sempre diretta dal regista nel 1986).

Fonte: THR

Spike Lee dirigerà Chadwick Boseman in Da 5 Bloods

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Come riportato in esclusiva da Variety, Spike Lee dirigerà Chadwick Boseman nel dramma sui veterani del Vietnam Da 5 Bloods, che molto probabilmente verrà distribuito da Netflix.

Il regista, fresco di candidatura all’Oscar con Blakkklansman, scriverà anche la sceneggiatura del film insieme a Kevin Willmott, basandosi sul soggetto originale di Danny Bilson e Paul DeMeo poi riscritto da Matthew Billingsly. In veste di produttori ci saranno lo stesso Lee, Beatriz Levin, Lloyd Levin e Jon Kilik.

Non sono ancora trapelati dettagli precisi sulla trama, tranne il fatto che seguirà l’esperienza di alcuni veterani del Vietnam di ritorno nella giungla con lo scopo di ritrovare la loro innocenza perduta.

Se l’accordo con Netflix andasse a buon fine, segnerebbe la seconda collaborazione di Lee con il colosso dello streaming mondiale dopo la creazione della serie comedy She’s Gotta Have It (a sua volta basata su Nola Darling, pellicola sempre diretta dal regista nel 1986).

Continua invece l’ottima annata di Boseman, che dopo il successo globale di Black Panther (candidato come Miglior Film agli imminenti Academy Awards, ed è il primo cinecomic della storia ad ottenere la nomination in questa categoria) tornerà sul grande schermo in estate con il thriller 17 Bridges.

Fonte: Variety

Spike Lee difende Woody Allen… ma poi si scusa!

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Spike Lee è attualmente impegnato con la promozione del suo ultimo film, Da 5 Bloods (disponibile dallo scorso 12 giugno su Netflix), e in una recente ospitata alla trasmissione In the Morning in onda sulla radio newyorkese WOR, ha apertamente difeso Woody Allen, schierandosi contro la “cultura della cancellazione”.

Intervistato da Len Bermna e Michael Riedel, Lee avrebbe pubblicamente preso le difese del regista di Un Giorno di Pioggia a New York, dichiarando: “Vorrei solo dire che Woody Allen è un grande, grande regista e che questa cultura della cancellazione non riguarda solo lui. Quando ripenseremo a tutto questo, ci accorgeremo che è stato come uccidere qualcuno, che è stato come cercare di cancellare qualcuno… come se non fosse mai esistito. Woody è un amico e un tifoso dei Knicks come me. So cosa sta passando in questo momento.”

Poco dopo le sue dichiarazioni, però, Spike Lee ha pubblicato attraverso il suo profilo Twitter ufficiale un messaggio in cui si è “scusato” per le sue affermazioni relative all’amico e collega: “Mi scuso profondamente. Le mie parole erano SBAGLIATE. Non tollero e non tollererò mai le molestie sessuali, le aggressioni o la violenza. Questo trattamento causa danni reali che non possono essere minimizzati. Sinceramente, Spike Lee.”

La vita di Woody Allen e i problemi legati alla distribuzione di Un Giorno di Pioggia a New York

Le parole di Spike Lee fanno ovviamente riferimento alle ultime vicissitudini che hanno travolto la vita di Woody Allen (con nuove accuse da parte di Dylan Farrow, figlia di Mia Farrow – ex compagna di Allen -, portate alla luce dal fratello Ronan) e messo a rischio la distribuzione del suo ultimo film Un Giorno di Pioggia a New York, con gli Amazon Studios che hanno cancellato il contratto con il regista, restituendogli i diritti del film con Timothée Chalamet e Elle Fanning.

Fonte: The Wrap

Spike Jonze ed Elle Fanning girano video per Karen O

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Il regista dell’apprezzatissimo Her, Spike Jonze ritorna a collaborare insieme alla cantante Karen O, questa volta per un video musiciale che vede come protagonista l’attrice Elle Fanning. I due hanno già collaborato proprio per la colonna sonora di Her.

Spike Jonze e Charlie Kaufman di nuovo insieme

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Charlie_Kaufman

Spike Jonze e Charlie Kaufman si preparano ad una nuova collaborazione, dopo aver lavorato insieme per due film importanti come Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee.

Spike Jonze dirige uno spot per la legalizzazione della cannabis

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Spike Jonze dirige uno spot per la legalizzazione della cannabis

Si intitola “The New Normal” lo spot ideato e diretto da Spike Jonze in collaborazione con la compagnia MedMen, produttore di cannabis, piccolo cortometraggio che promuove la  sua legalizzazione raccontando la storia americana attraverso la progressione della cannabis nel paese.

La fotografia è firmata dal candidato all’oscar Bradford Young (Selma, Arrival) e Jesse Williams, star della serie Grey’s Anatomy, compare come protagonista.

Questa la sinossi dello spot:

La cronaca della pubblicità evolve insieme ai cambiamenti della percezione della pianta, dal pre-proibizionismo all’industria moderna di oggi. Guardando indietro attraverso la storia dell’America, dalla fattoria di canapa di George Washington, alla propaganda di Reefer Madness, “The New Normal” porta il pubblico in un viaggio attraverso le ingiustizie del passato e una visione fiduciosa per il futuro”.

Vi ricordiamo che Jonze lavorerà anche ad un documentario sullo stessi argomento insieme alla filmaker Molly Schiot, consultando un gruppo di consumatori di cannabis tra cui alcuni veterani di guerra che hanno trovato nel suo consumo modo per curare se stessi.

Fonte: MedMen

Spielberg: cercasi Lincoln disperatamente

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Dopo anni di sviluppo, il biopic dedicato al presidente degli Stati Uniti assassinato nel 1865 non è ancora entrato in produzione, e l’attore a lungo legato al progetto, Liam Neeson, ha deciso che non parteciperà più alla pellicola.

Spielberg ritorna a Lo Squalo

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Spielberg ritorna a Lo Squalo

Anche Steven Spielberg va a ripescare nel passato per progetti futuri, ed eccolo alle prese con il suo ruolo, ultimamente privilegiato di esecutivo di un progetto che avrà come materia prima un restyiling de Lo Squalo, uno dei suoi primi e migliori film.

Spielberg racconterà Mosé?

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Alla collezione di progetti futuri  Steven Spileberg sembra averne aggiunto un ulteriore pezzo. Infatti oltre a Lincoln e Robocalypse, si aggiunge oggi la regia di Gods and Kings, un film epico sulla vita di Mosé, scritto da Michael Green (Lanterna Verde) e Stuart Hazeldine (Paradise Lost).

Spielberg raccomandò J.J. Abrams per Star Wars Il Risveglio della Forza

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Dopo le dichiarazioni di J.J. Abrams sulla decisione di dirigere il nuovo capitolo di Star Wars, si leva un’altra voce: quella di Steven Spielberg.

Il regista, amico di intimo di George Lucas, durante la trasmissione radiofonica 60 Minutes della CBS, ha confessato di aver fatto lui il nome di J.J. Abrams per la regia di Star Wars VII Il risveglio della forza:

“Ho raccomandato io stesso J.J. Abrams alla produttrice Kathleen Kennedy quando era in cerca di un regista per il nuovo Star Wars. Lui è l’unico che poteva dirigere un film del genere. C’è solo un uomo capace di rendere epica quest’avventura e si tratta di J.J.”

Steven Spielberg e Kathleen Kennedy avevano già collaborato in passato per E. T. e Jurassic Park ; la produttrice si fidò e provò a sottoporre la pellicola a J.J. Abrams, il regista che era riuscito a riabilitare la popolarità di Star Trek.

Sappiamo che in un primo momento Abrams rifiutò l’incarico, ma poi Kennedy riuscì a fargli cambiare idea.

Fonte: Deadline, Collider

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Star Wars Il Risveglio della Forza uscirà sul grande schermo il 16 dicembre 2015 con un cast che include il ritorno di Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Peter Mayhew e Kenny Baker con le nuove aggiunte John BoyegaDaisy RidleyAdam DriverOscar IsaacAndy SerkisDomhnall GleesonLupita Nyong’oGwendoline Christie Max von Sydow.

Spielberg e Mark Rylance di nuovo insieme per il caso Edgardo Mortara

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Deadline riporta la notizia che, dopo il grande successo de Il Ponte delle Spie e del film di prossima uscita Il GGG, Steven Spielberg e Mark Rylance torneranno a lavorare insieme per volere della Amblin Entertainment in The Kidnapping of Edgardo Mortara, film ispirato al caso Edgardo Mortara.

Nel film Mark Rylance (che per Il Ponte delle Spie ha vinto l’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista) interpreterà papa Pio IX. Il film si baserà sul romanzo The Kidnapping of Edgardo Mortara scritto nel 1997 da David Kertzer e sarà sceneggiato da Tony Kushner. Alla produzione troveremo lo stesso Spielberg, Marc Platt e Kristie Macosko Krieger. Le riprese del film si svolgeranno in Italia all’inizio del 2017. L’uscita nelle sale dovrebbe avvenire entro la fine del prossimo anno.

Il caso Edgardo Mortara fu una vicenda storica, avvenuta in pieno Risorgimento italiano, nell’allora Stato Pontificio, riguardante la sottrazione, da parte delle autorità, di un bambino dalla propria famiglia di origine ebraica, avvenuto il 23 giugno 1858, a cui fece seguito il suo trasferimento a Roma. Una volta rivelato al grande pubblico, il “caso Mortara” divenne ben presto uno scandalo internazionale le cui ripercussioni si avvertono ancora oggi all’interno della Chiesa cattolica e ne influenzano tuttora le relazioni con le organizzazioni ebraiche.

Tra i prossimi progetti di Steven Spielberg ricordiamo il sopracitato Il GGG, nuovo fantasy basato su classico romanzo per ragazzi di Roald Dahl, e Ready Player One, adattamento cinematografico del romanzo fantascientifico di Ernest Cline

Fonte

Spielberg e il suo prossimo progetto?

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Steven Spielberg ha scelto il prossimo film da girare.

Spielberg conferma: sarà Peter Jackson a occuparsi del secondo Tintin

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Che Steven Spielberg e Peter Jackson avessero concordato di ‘dividersi il lavoro’, dirigendo un film a testa dedicato all’eroe dei fumetti belgi era risaputo da tempo; ora però è arrivata la conferma ufficiale dalla parte delo stesso Spielberg, come riporta anche Coming Soon. Spielberg ha spiegato che Sony e Paramount hanno messo a disposizione i soldi per sviluppare la sceneggiatura, preparare gli storyboard ed essere così pronti per dare il via al progetto; il secondo film verrà quindi realizzato in tempi abbastanza brevi: la sceneggiatura è già stata scritta. Il copione è stato curato   Anthony Horowitz, il quale ha sviluppato la storia partendo da due avventure del personaggio creato da Hergé: “Prigionieri del sole” e “Le sette sfere di cristallo”.

Il titolo dovrebbe essere “The Adventures Of Tintin: Prisoners Of The Sun”: la storia vedrà Tintin assieme al capitano Haddock alle prese con una misteriosa malattia che colpisce tutti coloro che hanno violato una tomba Inca. Nonostante le dichiarazioni, tuttavia, sussiste qualche dubbio sulle reali possibilità che Jackson diriga questo secondo capitolo: il regista è infatti ancora impegnato con “Lo Hobbit”, che gli richiederà tempo ed energie; tuttavia se non si occuperà del secondo, è abbastanza probabile che Jackson possa sedere dietro alla macchina da presa in occasione dell’immancabile terzo capitolo.

Spiegazione di ogni sogno e visione di Paul Atreides in Dune – Parte due

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I poteri di Paul Atreides crescono notevolmente in Dune – Parte due (recensione),  e la sua capacità di vedere i futuri possibili lo porta ad avere diversi sogni e visioni. Paul è stato addestrato da sua madre, Lady Jessica, fin da piccolo a sviluppare le capacità dei Bene Gesserit, e Dune ha mostrato come la presenza di spezie su Arrakis aumenti la probabilità che queste visioni si manifestino. In Dune – Parte Due, che segue Paul mentre si integra pienamente nella cultura Fremen del pianeta desertico, la sua esposizione alla spezia e l’assunzione dell’Acqua della Vita per diventare Lisan al Gaib ne provocano altre, sempre partendo da quelle da lui avute in Dune del 2021.

Le visioni e i sogni di Paul (Timothée Chalamet) sono una parte fondamentale del modo in cui il regista Denis Villeneuve costruisce il finale di Dune – Parte Due. Anche se ci sono diversi scorci di futuri possibili che si susseguono nel corso del film, la maggior parte di essi sono collegati al destino di Paul e alla natura inevitabile della sua ascesa. Tuttavia, alcune di queste visioni hanno un significato più ambiguo, mentre altre sono piuttosto chiare su ciò che accadrà. Paul arriva a comprendere meglio il significato dei suoi sogni e delle sue visioni man mano che il suo potere cresce, e la capacità di dare un senso alla sua preveggenza fornisce ulteriori spunti per Dune – Parte Due e oltre.

Paul sogna il funerale di suo padre in Dune – Parte Due

Dune Leto Atreides

Il primo dei sogni di Paul in Dune – Parte Due avviene quando vede quello che sembra essere il funerale di suo padre, il Duca Leto Atreides. Il personaggio di Oscar Isaac è morto in Dune dopo un tradimento da parte del Dr. Yueh e un tentativo di assassinare il Barone Harkonnen. Il sogno di Paul mostra il ritratto del Duca Leto incorniciato e seduto sul fianco di una montagna di Arrakis. Le persone circondano il ritratto e piangono la sua perdita inchinandosi davanti ad esso.

Un funerale per il Duca Leto non è presente in Dune – Parte Due al di là di questo sogno, il che significa che questo è probabilmente un suo desiderio a seguito dela scomparsa del padre. A causa del modo in cui è morto e della conquista di Arrakis da parte degli Harkonnen, non c’è però stata l’opportunità di rendere omaggio al leader della Casa Atreides. Paul, naturalmente non dimentica certo suo padre anche se non c’è un funerale. Le parole e la saggezza di Leto rimangono con lui per tutto il film, compreso il fatto che Paul dice: “Padre, ho trovato la mia strada” e si toglie l’anello Atreides quando viene accettato dai Fremen.

Paul ha una visione di ciò che accadrebbe se andasse a Sud

Dune - Parte Due spiegazione finale
Copyright: © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures

La più importante delle visioni di Paul in Dune – Parte Due si verifica all’inizio del film, quando egli vede quello che potrebbe accadere se decidesse di recarsi verso il Sud di Arrakis. Viene mostrato mentre segue una figura non identificata attraverso i deserti di Arrakis e che passa accanto a molti cadaveri. La visione avverte Paul di ciò che accadrà a lui e all’universo se deciderà di andare a Sud. Questa azione scatenerà infatti una guerra in tutta la galassia che provocherà la morte di miliardi di persone, rendendolo responsabile del genocidio di cui è testimone.

La visione di questo possibile futuro ossessiona Paul per il resto di Dune – Parte Due, anche se il motivo per cui ciò dovrebbe avvenire gli rimane ancora sconosciuto. Questo fa sì che Paul si opponga ripetutamente all’idea di essere il Lisan al Gaib e fa tutto ciò che gli viene in mente per evitare di andare a Sud. Non vuole avere tutta questa morte tra le mani, e per questo si ribella per cercare di evitare questo risultato. Alla fine, però, non serve a nulla e si trova comunque costretto a recarsi dove non vorrebbe.

Paul ha una visione di Lady Jessica che lo conduce a Sud

Lady Jessica Dune - Parte Due
Copyright: © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Le visioni originali di Paul che viaggiava verso Arrakis sud non identificavano direttamente chi fosse la figura femminile misteriosa e come fosse responsabile della morte che sarebbe arrivata. Questo lascia aperta la possibilità che uno qualsiasi dei personaggi femminili di spicco di Dune – Parte Due – Chani, Jessica, Irulan o Alia Atreides – sia la risposta alla sua visione. Fortunatamente per Paul, una visione più chiara di questo futuro arriva in seguito, permettendogli di vedere che è sua madre a condurlo a Sud. Questo sguardo al futuro fa capire a Paul che Jessica ha i suoi piani in corso.

Il ruolo di Jessica (Rebecca Ferguson) in Dune – Parte Due cambia quando diventa la Reverenda Madre dei Fremen, sostituendo la precedente Bene Gesserit al potere. Conoscendo le profezie della cultura e vedendo che molti credono già che Paul sia il loro messia, prende in mano la situazione per procurargli dei seguaci. Inizialmente, Jessica vuole far credere la gente del nord, ma le sue vere motivazioni sono quelle di andare a sud e far credere la parte più religiosa e fanatica del popolo Fremen. Una volta che Paul si reca a sud e si ricongiunge con sua madre, i frutti del suo lavoro sono evidenti: Paul sale al potere.

Paul sogna la morte di Chani in Dune – Parte Due

Dune - Parte Due Zendaya
Zendaya nel ruolo di Chani in una scena di Dune – Parte Due. Copyright: © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.
Photo Credit: Courtesy of Warner Bros. Pictures

Tutti i sogni e le visioni di Paul in Dune – Parte Due hanno effetti diversi su di lui, ma quello di Chani (Zendaya) lo colpisce particolarmente. Mentre dorme, sogna Chani in piedi sulla cima di una duna di sabbia, che domina il resto di Arrakis. In quel momento, una bomba esplode in lontananza, facendo correre Paul verso di lei. Una volta arrivato, trova Chani con ustioni sul viso, apparentemente dovute alle radiazioni della bomba atomica che è esplosa. La visone termina con la morte di Chani tra le braccia di Paul.

Chani non muore in Dune – Parte Due, lasciando diverse possibilità di lettura del significato di questo sogno. La prima è che si trattava di una manifestazione dei timori di Paul che Chani potesse morire a causa della guerra imminente. Con Paul che si preparava a usare le bombe atomiche per diventare imperatore e a iniziare una guerra, sarebbe stato comprensibile se avesse temuto che Chani fosse una vittima delle battaglie che stavano per avere luogo. C’è anche la possibilità che Denis Villeneuve abbia voluto usare questo sogno per prefigurare il destino di Chani in Dune – Parte Tre.

L’altra possibilità è che non si tratti di un sogno, ma di una visione più metaforica che letterale. Non tutte le visioni di Paul si avverano come lui le vede, come è evidente in tutto Dune. Forse questa visione in Dune – Parte Due vuole mostrare a Paul che perderà Chani se userà le bombe e percorrerà questa strada di guerra. Chani potrebbe non morire, ma alla fine del film lascia Paul. È possibile che questo sia ciò che la visione stava cercando di comunicare; solo che Paul l’ha presa più alla lettera per quanto riguarda la perdita di Chani.

Paul ha la visione di un dialogo con Jamis

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L’ultima visione di Paul che coinvolge Jamis arriva in un momento cruciale del suo percorso per diventare Lisan al Gaib, in quanto viene messo nella condizione di dover scegliere se intraprendere o meno questa strada. Paul vede il suo vecchio amico/nemico mentre cerca risposte su ciò che deve fare. Sente molte voci diverse, ma è Jamis che vede e gli dice che deve vedere il quadro completo – passato, presente e futuro – e bere l’Acqua della Vita.

Anche se Jamis è morto dopo la lotta con Paul in Dune, il suo ritorno attraverso una delle visioni è intrigante. I due si sono conosciuti solo brevemente nel primo film e Jamis era piuttosto aggressivo e ostile nei confronti di Paul e di sua madre. Tuttavia, le altre visioni di Paul sembravano mostrare Jamis come un amico intimo, tanto che Maud’Dib si fida ancora di lui. Dune – Parte Due raddoppia questo aspetto, facendo sì che Jamis sia la figura che Paul vede quando arriva il momento di prendere una decisione che modificherà la sua vita e l’intero universo.

Paul ha una visione sul futuro di Arrakis e Alia

Anya Taylor-Joy
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

La decisione di Paul di bere l’Acqua della Vita gli permette di accedere al futuro come mai prima d’ora, dandogli una visione cristallina del futuro di Arrakis. Vede le sabbie del pianeta familiare incontrarsi con mari d’acqua che ora sono tornati. Paul vede anche una versione adulta di sua sorella, la Alia Atreides di Anya Taylor-Joy, in piedi sulla sabbia. Lei dice a Paul “Ti amo” per concludere la visione.

Questa è una delle visioni più importanti di Paul in Dune – Parte Due, poiché è il raro caso in cui vede un potenziale “bene” che arriverà nel suo futuro. Il ritorno dei mari ad Arrakis è il risultato diretto del fatto che Paul diventa Lisan al Gaib e Imperatore. Questa è la prova che ha realizzato la speranza di riportare acqua e giardini sul pianeta desolato. Nel frattempo, la visione di una versione futura di Alia gli mostra un membro della famiglia che non ha ancora incontrato ma a cui un giorno si avvicinerà molto.

Paul ha una visione del suo combattimento con Feyd-Rautha

Dune - Parte Due Timothée Chalamet Austin Butler
Timothée Chalamet e Austin Butler in una scena di Dune – Parte Due. © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Niko Tavernise

La più breve delle visioni di Paul in Dune – Parte Due si presenta come una premonizione del suo combattimento con Feyd-Rautha Harkonnen (Austin Butler). Egli vede uno scorcio dell’imminente duello, con il filmato che mostra solo una persona che pugnala un’altra persona nelle viscere con un coltello. In quel momento, non è chiaro se sia Paul a essere pugnalato o se stia sferrando un colpo mortale a un avversario. È solo quando si svolge il combattimento tra Paul e Feyd-Rautha che la visione acquista un senso, poiché insegna a Paul come battere suo cugino.

Paul ha una visione che conferma che Jessica è una Harkonnen in Dune – Parte Due

Dune - Parte Due Bene Gessirit
Copyright: © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.
Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures

Una rivelazione importante arriva verso la fine di Dune – Parte Due, quando viene mostrata un’altra visione di Paul. Questa inizia con le immagini di un neonato. Poi mostra il Barone Harkonnen che incontra il bambino, indicando che è lui il padre. Il significato della visione non è nascosto, poiché Paul parla sopra la scena mentre parla con sua madre. In questo modo Dune – Parte Due conferma che Jessica è la figlia del Barone Harkonnen, un fatto che lei stessa non sapeva fino a quando non ha bevuto l’Acqua della Vita.

Il colpo di scena che collega Jessica alla stirpe degli Harkonnen è un altro tassello del piano delle Bene Gesserit per produrre il Kwisatz Haderach. Questo non solo significa che le Bene Gesserit avevano pianificato la mescolanza delle linee di sangue Atreides e Harkonnen, ma rende anche Paul il nipote del Barone Harkonnen. È attraverso questa visione che Paul apprende di far parte di due potenti casate, oltre che delle Bene Gesserit. Questi fatti, uniti al fatto che Paul diventa Lisan al Gaib, Imperatore e parte della Casa Corrino, mostrano quanto sia potente quando Dune – Parte Due si conclude.

Spiegazione del finale di Doctor Strange nel Multiverso della Follia (nel dettaglio)

ATTENZIONE: L’articolo contiene spoiler del film Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Lo stregone più conosciuto dell’Universo Cinematografico Marvel è finalmente tornato al cinema con il suo secondo film da solista. Doctor Strange nel Multiverso della Follia è stato uno dei titoli più attesi del 2022. Dopo essere sparito per cinque anni a causa dello snap di Thanos che ha smaterializzato metà della popolazione mondiale, lo stregone è tornato nel Santuario di New York.

Comparso nell’MCU per la prima volta nel 2016, Stephen Strange è apparso in film come Thor: Ragnarok, Avengers: Infinity War, Endgame e No Way Home. Dal suo debutto in Doctor Strange, il personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch ha combattuto Thanos, è stato nello spazio e, con un incantesimo andato storto, ha aperto le porte al Multiverso. Introdotto per la prima volta in Loki, da America Chavez (Xochitl Gomez), un essere multiversale con la capacità di passare attraverso qualsiasi dimensione, il concetto di Multiverso viene affrontato approfonditamente nel nuovo film sullo stregone.

La fine di Doctor Strange nel Multiverso della Follia ha quindi spiegato molto. Va detto però che non ha solo chiuso una storia, ma ha aperto le porte ad una nuova narrazione. Da un lato, nel finale tutto sembra tornato alla normalità, o quantomeno in equilibrio: America decide di rimanere a Kamar-Taj con Wong. Tuttavia, questa stabilità non sembra destinata a durare nell’MCU: la scena mid-credits di Doctor Strange 2 mostra lo stregone già alle prese con un’altra avventura insieme ad una donna misteriosa.

Cosa significa davvero tutto ciò? Ecco quindi la spiegazione del finale, alcune considerazioni sul ritorno di Stephen Strange, sul suo Terzo Occhio, e su come appare il futuro nell’MCU per gli Illuminati.

Cosa succede alla fine di Doctor Strange 2

doctor-strange-2-finaleIl finale di Doctor Strange nel Multiverso della Follia mostra Wanda Maximoff alle prese con la distruzione di tutte le copie del Darkhold presenti nel Multiverso. Wanda fa ciò affinché nessuno possa mai più usare gli incantesimi e si sacrifica nel processo.

È America Chavez che riesce ad aprire gli occhi a Scarlet, mostrandole il terrore che genera con le sue azioni nei suoi figli di un altro universo. Rendendosi conto di non voler essere l’artefice della paura che vede nei volti dei suoi figli, Scarlet Witch fa un passo indietro e cerca di sistemare le cose. Dopo la caduta di Wanda, Strange e Wong lavorano per ricostruire Kamar-Taj: addestrano nuovi apprendisti e cercano di creare un nuovo equilibrio.

Il finale di Doctor Strange nel Multiverso della Follia è una vittoria per il protagonista ma anche per Wong e America, ognuno dei quali ha fatto la sua parte nell’impedire a Scarlet di sfruttare il Multiverso per mezzi personali. Tuttavia, questo non significa che il passaggio di Stephen attraverso il Multiverso non abbia causato problemi. Nella scena a metà dei titoli di coda, si scopre che lo stregone ha generato un’incursione che minaccia di distruggere l’equilibrio, portando interi universi a doversi scontrare. È qui che entra in gioco la misteriosa maga Clea, che invita il Doctor Strange a seguirla nella Dimensione Oscura per sistemare quello che ha combinato.

Il senso del terzo occhio di Stephen alla fine di Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Doctor-Strange-2-Sinister-Strange-terzo-occhioCome Sinister Strange prima di lui, nel tentativo disperato di fermare Wanda e di salvare America, Stephen si serve del Darkhold per raggiungere il Multiverso e possedere un’altra versione di se stesso. Così facendo, alla fine del film sviluppa il Terzo Occhio.

Il Darkhold è una magia forte e può confondere la mente di chi la utilizza, deformandola o influenzandola. Così è stato sia per Wanda che per il Doctor Strange. Tuttavia, la corruzione subita dai due è molto diversa. Il Terzo Occhio di Stephen è essenzialmente l’Occhio di Agamotto, un amuleto che ha lo scopo di mostrare la verità a chiunque lo brandisce. Nei fumetti, l‘Occhio di Agamotto è conferito solo a chi ha intenzioni pure e un animo buono. In Doctor Strange nel Multiverso della Follia, lo stregone usa il Darkhold con buone intenzioni:vuole impedire a Wanda di rubare i poteri di America. Ciò spiega perché egli ottenga il Terzo Occhio. Ora che l’ha acquisito, probabilmente l’occhio sarà un elemento che il mago userà in futuro.

Scarlet è realmente morta?

wanda-maximoff-scarlet-witchQuando Scarlet decide di distruggere il tempio del Darkhold, fa crollare l’intera infrastruttura. Nulla sembra salvarsi: le lastre di roccia cadono su di lei, lasciando intendere la sua morte. Neppure le scene dopo i titoli di coda lasciano intendere che Scarlet Witch sia ancora viva. Tuttavia, è probabile che Wanda si sia salvata. Sarebbe davvero strano far finire la sua storia poco dopo aver mostrato la sua redenzione. Inoltre, Scarlet Witch è un personaggio troppo potente per finire in questo modo.

È possibile che Wanda abbia lanciato un incantesimo per proteggersi dalla caduta delle rocce e che sia emersa dalle macerie in un momento che non viene mostrato in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Se non è morta, Scarlet Witch potrebbe esserci nascosta come ha fatto dopo WandaVision e potrebbe far ritorno solo quando sorgerà nuovamente il bisogno di lei e dei suoi poteri.

Il futuro di America Chavez nell’MCU

mcu-america-chavezAlla fine di Doctor Strange nel Multiverso della Follia, America Chavez decide di rimanere sulla Terra-616. Il personaggio di Xochitl Gomez è estremamente potente, ma per ora sta solo cominciando ad apprendere la forza dei suoi poteri e il modo per controllarli. Rimanere al Kamar-Taj le permetterà di allenarsi e di affinare le sue capacità in uno spazio sicuro. In un certo senso, America ha trovato una casa su Terra-616 (e nell’MCU).

Ora che America è stata introdotta nell’MCU, è possibile che si presenterà di nuovo in un altro film o serie Marvel. Un film da solista potrebbe mostrare America affrontare una nuova avventura nel Multiverso, magari questa volta alla ricerca delle sue mamme, presunte morte e disperse in un universo diverso dal suo. Inoltre, America potrebbe unirsi ai Giovani Vendicatori, se mai l’MCU intordurrà la squadra. Nei fumetti, Chavez è un membro dei Giovani Vendicatori e sarebbe interessante vedere la squadra in versione live-action. Insomma, l’MCU deve ancora esplorare l’intera gamma di poteri di America Chavez, per non parlare della sua storia. Non c’è da temere; il personaggio ha il potenziale necessario per apparire in un futuro progetto MCU.

Clea fa il suo debutto nell’MCU

doctor-strange-clea-fumettiUna delle più grandi sorprese di Doctor Strange nel Multiverso della Follia è nella scena a metà dei titoli di coda. Da un portale spunta Clea, una donna misteriosa in cerca di Doctor Strange. Stephen deve aiutarla a risolvere un’incursione causata da lui stesso. Lo stregone la segue senza pensarci due volte.

L’arrivo di Clea nell’MCU potrebbe essere fondamentale per il futuro dell’universo condiviso e per la storia di Strange. Nei fumetti, Clea è una maga che si è allenata con il Doctor Strange. Alla fine, essa diventa la Maga Suprema della Dimensione Oscura e sposa il suo maestro. Clea è incredibilmente potente, ha la capacità di creare illusioni, di teletrasportare e di controllare le menti delle persone. L’ingresso  di Clea nell’MCU suggerisce che la sua relazione con il Dottor Strange e il Multiverso verranno esplorati in futuro.

Quando rivedremo Doctor Strange?

mcu-stephenAlla fine di Doctor Strange nel Multiverso della Follia, viene rivelato che lo stregone ritornerà. Tuttavia, il film non indica in quale progetto Stephen sarà visto nuovamente. Avengers 5 sembra troppo lontano per ora, soprattutto dal momento che i principali player della Fase 4 dell’MCU devono ancora essere definiti completamente. È più probabile che lo stregone apparirà in un futuro Doctor Strange 3 prima di vederlo in Avengers 5: ha sicuramente bisogno di un altro film da solista per raccontare cosa manca del suo personaggio, prima di tuffarsi in un’altra squadra. In ogni caso, nella sua prossima apparizione Strange potrebbe sviluppare la sua relazione con Clea, esplorare meglio il Multiverso e risolvere le incursioni. Queste questioni vanno necessariamente risolte prima che il Doctor Strange si unisca a una missione più grande in un film dei Vendicatori.

Doctor Strange sarà più cattivo dopo il Darkhold?

doctor-strange-nel-multiverso-della-follia-finaleDoctor Strange viene messo in guardia sull’uso del Darkhold e sull’influenza negativa che esso può avere sulle persone. Tuttavia Stephen, nel tentativo di fermare Wanda, sceglie di usarlo comunque. Almeno per un po’, tutto sembra andare bene. Anche se sviluppa il Terzo Occhio, Doctor Strange resta la versione buona di sé stesso. Tuttavia, è possibile che vedremo insolite sfumature oscure quando il personaggio tornerà in azione.

Dato che What If…? ha già mostrato Sinister Strange, è improbabile che Cumberbatch assumerà i panni di uno stregone totalmente crudele. Inoltre, Doctor Strange nel Multiverso della Follia ha già mostrato come la Strega Scarlatta sia stata corrotta dal Darkhold e sarebbe ripetitivo per l’MCU architettare  così presto una storia simile per lo stregone.

Il futuro degli Illuminati nell’MCU

Doctor-strange-what-ifL’introduzione degli Illuminati nell’MCU è un grosso problema. Anche se i membri degli Illuminati vengono uccisi da Wanda, il Multiverso crea per i personaggi l’opportunità di riapparire. Solo Karl Mordo riesce a sopravvivere, mentre Mister Fantastic di John Krasinski, Captain Carter, il Professor Charles Xavier, Capitan Marvel e il leader degli Inumani Freccia Nera vengono fatti fuori.

Anche se gli Illuminati non esistono più in questo mondo, non significa che i fan non li vedranno mai più nell’MCU. D’altronde, non si sceglie Krasinski o Patrick Stewart solo per piccole apparizioni. È possibile che i film futuri saranno più focalizzati su terre alternative, che saranno in grado di riportare gli Illuminati in vita in qualche modo.

Cosa significa la fine di Doctor Strange nel Multiverso della Follia per il futuro dell’MCU?

doctor-strange-multiverso-della-folliaDoctor Strange nel Multiverso della Follia prepara il futuro dell’MCU in grande stile. L’introduzione delle incursioni – che è ciò che accade quando due universi si scontrano e un mondo viene annientato – è un grande evento all’interno del Multiverso. Inoltre, nel tentativo di risolvere le incursioni, Strange e Clea potrebbero incontrare Kang il Conquistatore – che sappiamo apparirà già in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Ogni volta che si verifica un’incursione, la durata della vita del Multiverso si riduce: questo fatto potrebbe invitare i supereroi ad unirsi e a lottare per risolverla.

Effettivamente, le incursioni potrebbero aprire la strada alla versione MCU di Secret Wars, un evento dei fumetti che ha visto i supereroi di vari mondi scontrarsi su un pianeta chiamato Battleword. In ogni caso, Doctor Strange nel Multiverso della Follia è riuscito a influenzare il resto dell’MCU.

Spie sotto copertura: tutte le curiosità sul film d’animazione

Spie sotto copertura: tutte le curiosità sul film d’animazione

La Blue Sky Studios, fondata nel 1987, e specializzata nella realizzazione di film d’animazione, ha negli anni regalato al suo pubblico celebri pellicole come la saga di L’era glaciale, Rio e Ferdinand. Purtroppo chiusa nel 2021, l’ultimo lungometraggio prodotto da questa è stato Spie sotto copertura, diretto da Troy Quane e Nick Bruno. Si tratta di un divertente racconto che mescola toni da spy movie con la commedia e la fantascienza, dando vita a situazioni bizzarre e a loro modo divenute subito iconiche. È un titolo ancora oggi troppo sottovalutato, che merita invece di essere riscoperto.

Questo, scritto da Lloyd Taylor e Brad Copeland, è vagamente basato sul cortometraggio del 2009 di Lucas Martell, intitolato Pigeon: Impossible. Riprendendo quella vicenda, rendendola più complessa e approfondendo diversi aspetti in più, Spie sotto copertura è stato lodato per la sua animazione, le musiche, lo humor e le performance vocali dei doppiatori. La presenza di note star del cinema nel dar voce ai protagonisti è infatti la ciliegina sulla torta di un film che ha tutte le carte in regola per divertire grandi e piccini. Con un budget di 100 milioni di dollari, questo prodotto non si risparmia infatti in sorprese e colpi di scena.

Come già detto, si possono ritrovare in questo generi molto diversi tra loro, che con le possibilità dell’animazione trovano da subito ampio sfogo. Divertente e coinvolgente, Spie sotto copertura è senza dubbio uno dei film d’animazione recenti da riscoprire. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo ipotetico sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Spie sotto copertura: la trama del film

Protagonista del film è l’agente segreto Lance Sterling, il migliore nel suo lavoro, impeccabile e pieno di fascino nel suo elegante vestito blu. Per lui, però, tutto cambia quando un giorno Walter Beckett, giovane scienziato incaricato di creare potenti armi e gadget assurdi ed eccezionali per l’intelligence, propone all’agente Sterling una tecnologia, nota come “travestimento biodinamico”, che potrebbe rivoluzionare lo spionaggio permettendo alle spie di non farsi notare tramite dei travestimenti “molto particolari”. Inavvertitamente, Lance beve il filtro che permette agli agenti di mutare forma e si ritrova trasformato in un piccione.

Questo evento improvviso e fuori dall’ordinario farà sì che l’agente e il genio imparino a fare affidamento l’uno sull’altro per portare a termine la più importante di tutte le missioni: salvare il mondo da un pericoloso criminale di nome Killian, dotato di avanzate tecnologie e un braccio robotico che lo rende estremamente forte. Trovandosi innanzitutto a dover imparare a padroneggiare il suo nuovo corpo, Lance inizierà passo dopo passo a risalire alle vere operazioni di Killian, il quale nel mentre è riuscito a far ricadere su di lui le colpe di alcuni crimini. Per la spia migliore del mondo, si presenta dunque il caso più complesso di sempre, da risolvere in condizioni improbabili.

Spie sotto copertura personaggi

Spie sotto copertura: i personaggi e il cast di doppiatori del film

A dar voce in lingua originale a Lance Sterling, la spia più affascinante del mondo, vi è l’attore Will Smith. Si tratta della seconda occasione in cui Smith dà voce al protagonista di un film d’animazione, dopo averlo già fatto per Shark Tale, del 2004. Accanto a lui, nel dar voce allo scienziato Walter Beckett, vi è invece Tom Holland, l’attuale interprete di Spider-Man nel Marvel Cinematic Universe. Anche se i loro personaggi lavorano insieme per il film, Holland e Smith non si sono mai incontrati durante la registrazione delle loro battute, conoscendosi per la prima volta durante la premiere del film. L’attrice Rashida Jones dà invece voce a Marcy Kappel, agente segreto convinta della colpevolezza di Lance.

L’attrice Karen Gillan, nota per il ruolo di Nebula nel Marvel Cinematic Universe, dà qui voce a Occhio, specialista in analisi spettrale e termografia ottica quantistica, mentre Orecchio, a cui dà voce DJ Khaled, è uno specialista delle comunicazioni. Spie sotto copertura rappresente invece il debutto nel mondo del doppiaggio per l’attrice Rachel Brosnahan, celebre per la serie La fantastica signora Maisel. Il personaggio a cui dà voce è quello di Wendy Beckett, agente di polizia e madre di Walter. Infine, l’attore Ben Mendelsohn, anche lui nel Marvel Cinematic Universe con il ruolo dello Skrull Talos, dà voce al villain Killian, terrorista con un braccio bionico sinistro con cui controlla una serie di droni armati che minacciano il mondo.

Spie sotto copertura 2: il sequel ci sarà?

Pur se la vicenda raccontata in Spie sotto copertura si conclude con questo film, era lecito immaginare che come per altri titoli della Blue Sky Studios anche questo titolo ottenesse un sequel. I produttori hanno poi affermato che della possibilità di realizzare un Spie sotto copertura 2 si era parlato sin da subito. Tuttavia, a causa degli scarsi incassi ottenuti dal film (appena 171 milioni a fronte di un budget di 100) e dell’acquisizione della Blue Sky Studio da parte della Disney, il sequel venne accantonato. Con la chiusura poi dello studio di produzione, le speranze di vedere un sequel di questo film sono da considerarsi ormai pressocché nulle.

Spie sotto copertura: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Spie sotto copertura grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Disney+ e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 11 febbraio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Spie Sotto Copertura finalmente in blu-ray e dvd

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Spie Sotto Copertura finalmente in blu-ray e dvd

Will Smith e Tom Holland sono le voci protagoniste di questo esilarante Spie Sotto Copertura,  film d’animazione 20th Century Studios. L’agente super segreto Lance Sterling e il giovane scienziato Walter Beckett sono due personalità quasi agli antipodi. Lance è calmo, gentile e impeccabile, Walter nulla di tutto ciò. Un evento fortuito unirà i due improbabili eroi che dovranno imparare a contare l’uno sull’altro per la più importante delle missioni: salvare il pianeta.

Il brivido irresistibile di Spie Sotto Copertura è ora disponibile nelle case dei fan in Blu-Ray e DVD. Il formato Blu-Ray include tanti contenuti extra, tra cui varie featurette sulla realizzazione del film e due fantastici videoclip musicali. I bonus comprendono anche la possibilità di guardare il film in “Modalità Spia Super Segreta”, un approfondimento che trasporterà gli spettatori all’interno del film per svelarne curiosità, Easter Eggs e retroscena.

Spie Sotto Copertura Contenuti extra:

  • Guarda il film in Modalità Spia Super Segreta
  • Infiltriamoci nei Blue Sky Studios
  • Guida top secret ai gadget
  • Videoclip “Then There Were Two”
  • Videoclip “Freak of Nature”
  • Creare la colonna Sonora “Then There Were Two”
  • Creare la colonna Sonora “Freak of Nature”
  • Galleria

Spiderman: recensione del film di Sam Raimi

Spiderman: recensione del film di Sam Raimi

Spiderman è stato un film che ha stabilito diversi record. Uno sicuramente di attesa: ben 25 anni sono passati prima che il progetto di questa pellicola sul personaggio di punta della Marvel vedesse la luce. Una gestazione quasi straziante per i fan dell’arrampicamuri, ma ben ripagata.

Titolo originale Spiderman
Regista Sam Raimi
Produzione Marvel Studios
Scritto da Comin book
Stan Lee
Steve Ditko
Screenplay
Devid Koepp
Cast Toby Maguire – Peter Parker/Spiderman
Kirsten Dust – Mary jane
William Dafoe – Norman Osborn/Green Goblin
James Franco – Harry Osborn
J.K. Simmons – Jonah Jameson
Musica Danny Elfman
Distribuzione Sony Pictures
Uscita USA 3 Maggio 2002
Uscita Italia 7 Giugno 2002
Durata 121 minuti
Budget $139,000,000
Incasso totale $806,700,000

Spiderman è stato un film che ha stabilito diversi record. Uno sicuramente di attesa: ben 25 anni sono passati prima che il progetto di questa pellicola sul personaggio di punta della Marvel vedesse la luce. Una gestazione quasi straziante per i fan dell’arrampicamuri, ma ben ripagata. Possiamo affermare senza timore di smentita che gli unici film supereroistici che possano veramente competere con questo siano semplicemente i suoi sequels. Perché persino il tanto celebrato “Cavaliere Oscuro” della DC probabilmente non avrebbe avuto tanto successo senza aver avuto come apri pista la pellicola dell’Uomo Ragno.

Cast 

SpidermanCome detto, la storia di Spiderman inizia a metà degli anni ’70, ma il vero decollo lo si ha nel luglio del 200, quando lo sconosciuto Tobey Maguire viene scelto per indossare la calzamaglia blu e rossa dell’amichevole guardiano di quartiere. Maguire aveva già recitato ne Le Regole della Casa del Sidro e proprio la sua interpretazione nei panni di Homer Wells gli è valsa l’attenzione di Sam Raimi. Quest’ultimo venne scelto sempre nel 2000 come regista del film, battendo la concorrenza di nomi del calibro di James Cameron e Tim Burton. Anche Maguire, comunque, aveva dovuto “lottare” con grossi calibri dello star system hollywoodiano, come Leonardo DiCaprio e l’allora sconosciuto Heath Ledger. Nei due ruoli di punta, perciò, si poteva dire di aver assoldato gente “con gli attributi”.

L’eterno amore di Peter Parker, Mary Jane Watson, sarebbe invece stato interpretato da Kirsten Dunst, già nota ai più per il cult-movie Intervista con il Vampiro. Il ruolo di MJ, comunque, significherà per lei il lancio definitivo nel grande cinema. Curioso apprendere, inoltre, che proprio la presenza di Maguire come protagonista pare abbia convinto la Dunst, che avrebbe ammesso che con lui la pellicola avrebbe avuto «un gusto molto più indipendente.»

L’antagonista principale, scelto dopo varie vicissitudini, sarebbe stato il Green Goblin Norman Osborn, ruolo affidato a Willem Dafoe (Vivere e Morire a Los Angeles, Platoon, Mississipi Burning e molti altri). Si conferma così la tendenza del cinema supereroistico di scegliere accanto ad un protagonista semisconosciuto un antagonista di rilievo mondiale. Ultimo personaggio, non certo per importanza, scelto fu Harry Osborn, figlio di Norman e amico fraterno di Peter. Interpretato da James Franco (Freaks and Geeks e un piccolo, ma molto apprezzato, ruolo nel film biografico James Dean) risulterà molto importante anche per il proseguimento della saga.

Il copione fu il risultato delle modifiche del lavoro di David Koepp (Jurassic Park, Mission Impossible), inizialmente assunto da James Cameron (che per lungo tempo fu l’unico regista interessato al progetto). Assunto Reimi, il copione fu modificato da Scott Rosenberg (Con Air e Fuori in Sessanta Secondi) e Alvin Sargent (premio Oscar per Giulia e Gente Comune) fino alla sua incarnazione finale.

Produzione
Avendo stabilito un lancio mondiale per il 3 maggio 2002, le riprese iniziarono l’8 gennaio 2001 a Culver City, piccolo centro nella contea di Los Angeles famoso sin dagli albori del cinema come sede di importanti studi cinematografici (della MGM prima e della Sony Pictures poi). Gli studi 27 e 28 della Sony furono scelti come sede delle riprese interne. Come in altre produzioni, anche durante le riprese di Spiderman non mancarono gli incidenti, che purtroppo costarono la vita all’operaio Tim Holcombe. Lo show, come nelle migliori tradizioni, andò però avanti. La maggior parte delle riprese furono fatte a Los Angeles e, ironicamente, solo per due settimane la troupe si trasferì a New York (casa storica di Spiderman) per girare scene che necessitavano di monumenti troppo ben conosciuti per poterli riprodurre.

Per quanto riguarda i costumi, per Spiderman fu scelto di mantenere la foggia classica con solo qualche piccola modifica estetica. Maguire indossò una calzamaglia strettissima composta da soli due pezzi (corpo e maschera). I famosi “occhi da ragno” erano semplicemente composti da specchi monodirezionali, mentre le ragnatele che decorano il completo furono generati al computer. Più complesso fu il discorso per Green Goblin. Un primo progetto di costume era stato concepito prima del casting di Dafoe, che però rifiutò l’idea “troppo voluminosa”. Il risultato finale fu creato seguendo anche la struttura corporea dell’attore e si componeva di ben 580 pezzi diversi. Pare che molti designer volessero accompagnare il Goblin con alcune ragazze in costume che avrebbero agito come complici, ma Raimi non volle nemmeno sentir parlare dell’idea.

Per gli effetti speciali fu assunto John Dykstra (Oscar per Guerre Stellari), che convinse Raimi ad affidarsi agli effetti visivi per la maggior parte delle acrobazie del film, che sarebbero state impossibili persino per uno stuntman esperto. Il budget iniziale di 70 milioni di dollari dovette essere alzato a 100, mentre le dominanti cromatiche dei due protagonisti, Maguire e Dafoe, costrinsero la troupe a girare alcune sequenze che li vedevano insieme separatamente, in quanto uno necessitava di un fondale verde (Maguire/Spiderman) mentre l’altro era obbligato a usarne uno blu (Dafoe/Green Goblin). Bisogna sottolineare, però, che Raimi non volle che il suo film sembrasse una specie di blockbuster a cartoni animati, per cui nessuna sequenza è mai stata generata al 100% al computer.

Rilascio e riconoscimenti
Anche il rilascio della pellicola ebbe qualche problema. Ormai tristemente noto il trailer (riportato qui sotto) nel quale Spiderman blocca una banda di rapinatori con una ragnatela tesa tra le Twin Towers di New York. Gli eventi dell’11 Settembre 2001 obbligarono la Sony a ripensare gran parte del materiale promozionale già distribuito.

Nonostante alcune diatribe sull’età autorizzata per il pubblico (molte associazioni diedero un limite di età di 12 anni alla pellicola, cosa che Sony e Marvel non apprezzarono, vista la grande popolarità dell’Uomo Ragno tra i giovanissimi). Ugualmente il film arrivò ai cinema, dove stabilì il record di guadagni nel giorno d’apertura (39.406.872 $). Solamente il terzo capitolo de I Pirati dei Caraibi, ben quattro anni dopo, riuscirà a battere i record d’incassi di Spiderman. Alla fine la pellicola guadagnò 821.708.551 $ in tutto il mondo a fronte di soli 140 milioni di budget. Questo lo rese il ventesimo film della storia del cinema di tutti i tempi per incassi. Non vinse nessun Oscar, ma ottenne le nomination per i Migliori Effetti Speciali e per il Miglior Sonoro.

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