Al cinema dal 16 giugno,
Spiral – L’Eredità di Saw ci riporta dentro alla
saga che ha fatto la storia dell’horror. Ecco cosa hanno da
raccontare sul film il regista Darren Lynn Bousman
e la protagonista femminile, Marisol Nichols.
Arriverà al cinema dal 16 Giugno
Spiral – L’eredità di Saw, il nuovo film del franchise horror di
SAW scritto da Josh Stolberg & Pete Goldfinger. Diretto da Darren
Lynn Bousman nel cast protagonisti sono
Chris Rock, Max Minghella, Marisol Nichols e
Samuel L. Jackson. Un’esclusiva per
l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema.
Nel film Una mente sadica mette in
atto una contorta forma di giustizia in SPIRAL, il nuovo
adrenalinico capitolo della saga di SAW. Lavorando all’ombra di uno
stimato veterano della polizia (Samuel L. Jackson), lo sfrontato
detective Ezekiel “Zeke” Banks (Chris Rock) e il suo partner alle
prime armi (Max Minghella) si occupano di una sconvolgente indagine
su omicidi che ricordano l’inquietante passato della
città. Inconsapevolmente intrappolato in un mistero che si
infittisce sempre di più, Zeke si trova al centro del morboso gioco
dell’assassino.
Al cinema dal 16 giugno,
Spiral – L’Eredità di Saw ci riporta dentro alla
saga che ha fatto la storia dell’horror. Ecco cosa hanno da
raccontare sul film Chris Rock e Max
Minghella. Rock ha contribuito anche alla sceneggiatura e
alla produzione.
Arriverà al cinema dal 16 Giugno
Spiral – L’eredità di Saw, il nuovo film del franchise horror di
SAW scritto da Josh Stolberg & Pete Goldfinger. Diretto da Darren
Lynn Bousman nel cast protagonisti sono
Chris Rock, Max Minghella, Marisol Nichols e
Samuel L. Jackson. Un’esclusiva per
l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema.
Nel film Una mente sadica mette in
atto una contorta forma di giustizia in SPIRAL, il nuovo
adrenalinico capitolo della saga di SAW. Lavorando all’ombra di uno
stimato veterano della polizia (Samuel L. Jackson), lo sfrontato
detective Ezekiel “Zeke” Banks (Chris Rock) e il suo partner alle
prime armi (Max Minghella) si occupano di una sconvolgente indagine
su omicidi che ricordano l’inquietante passato della
città. Inconsapevolmente intrappolato in un mistero che si
infittisce sempre di più, Zeke si trova al centro del morboso gioco
dell’assassino.
Arriverà al cinema dal 16 Giugno
Spiral – L’eredità di Saw, il nuovo film del franchise horror di
SAW scritto da Josh Stolberg & Pete Goldfinger. Diretto da Darren
Lynn Bousman nel cast protagonisti sono
Chris Rock, Max Minghella, Marisol Nichols e
Samuel L. Jackson. Un’esclusiva per
l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema.
Nel film Una mente sadica mette in
atto una contorta forma di giustizia in SPIRAL, il nuovo
adrenalinico capitolo della saga di SAW. Lavorando all’ombra di uno
stimato veterano della polizia (Samuel L. Jackson), lo sfrontato
detective Ezekiel “Zeke” Banks (Chris Rock) e il suo partner alle
prime armi (Max Minghella) si occupano di una sconvolgente indagine
su omicidi che ricordano l’inquietante passato della
città. Inconsapevolmente intrappolato in un mistero che si
infittisce sempre di più, Zeke si trova al centro del morboso gioco
dell’assassino.
La Spira
Mirabilis (o Spirale Meravigliosa) è una spirale
logaritmica il cui raggio cresce ruotando e la cui curva si avvolge
intorno al polo senza però raggiungerlo mai. Questo simbolo di
perfezione e di infinito dà il titolo al nuovo lavoro degli
acclamati documentaristi italiani Massimo D’Anolfi
e Martina Parenti, che mette al centro il concetto
di immortalità raccontando cinque storie legate a cinque elementi
(fuoco, terra, aria, acqua, etere) in maniera del tutto
anticonvenzionale.
Le cinque storie, ambientate in
cinque differenti luoghi del mondo, riguardano: una donna sacra, un
capo spirituale e la loro piccola comunità Lakota da secoli
resistenti a una società che li vuole annientare (fuoco); le statue
del Duomo di Milano sottoposte a continue rigenerazioni (terra);
una coppia di musicisti inventori di strumenti/sculture in metallo
(aria); uno scienziato cantante giapponese che studia una piccola
medusa immortale (acqua); l’attrice francese Marina Vlady che narra
L’Immortale di Jorge Luis Borges (etere).
In un’alternanza di immagini che
viene volontariamente privata di qualsiasi tipo di spiegazione,
D’Anolfi e Parenti danno vita ad un progetto tanto ambizioso quanto
complesso che nega l’importanza della parola e dei dialoghi per
alimentarsi esclusivamente di quadri e di suoni, in un omaggio –
tanto visivamente affascinante quanto strutturalmente snervante –
alla ricerca e alla tensione verso l’immortalità.
I due documentaristi creano
un’esperienza intima, a metà tra l’osservazione e la
contemplazione, che chiama in causa la predisposizione individuale
di ogni singolo spettatore ad un certo tipo di narrazione, in cui
viene chiesto di mettere in relazione tutto quello che viene
mostrato in totale autonomia, per attribuirgli così senso e
significato.
Spira
Mirabilis, primo film italiano presentato in concorso
a Venezia 73, è un’opera di nobili ed affascinanti
intenzioni che inevitabilmente incontrerà il favore dello
spettatore ben disposto ad addentrarsi in un viaggio oscuro e di
non facile interpretazione. Allo stesso modo, apparirà come un
discorso impenetrabile (ed interminabile, date le due ore di
durata) per tutti coloro ossessionati dalla coesione e
dall’uniformità del racconto.
I famosi pinguini della serie
Madagascar
avranno un film tutto loro: la Dreamworks Animation ha affidato ad
Alan J. Schoolcraft e Brent Simons, sceneggiatori di Megamind lo
sviluppo della sceneggiatura dello spin-off, in cui i pinguini
Skipper, Kowalski, Soldato e Rico saranno protagonisti
assoluti.
Sul film per ora non si sa
nient’altro, ma siamo certi che come ci hanno divertito nei due
precedenti capitoli di Madagascar e come hanno fatto nella
serie animata in CGI trasmessa su Nickelodeon, riusciranno
certamente a sorprenderci in questo film interamente dedicato a
loro. Nel frattempo possiamo guardarceli nel prossimo capitolo di
Madagascar in arrivo nel 2012.
Ideata e condotta da
Massimiliano Finazzer Flory, “Il Gioco Serio
Dell’Arte” incontra Spike Lee al Palazzo
Barberini, Viale delle Quattro Fontane 13 Mercoledì 10 dicembre
2014 alle ore 18:00
Che cos’è “Il Gioco Serio Dell’Arte”? Riprendendo le parole di
Massimiliano Finazzer Flory, la domanda contiene già in sé la
risposta: è un’interrogazione, intesa come indagine sulla relazione
misteriosa tra Arte e Uomo: “E’ il tradurre in parole, è il
prodigioso stare insieme delle persone e delle cose, magistralmente
rappresentato nell’opera d’arte”, dice Finazzer. Ecco dunque una
rassegna culturale incentrata sull’incontro/dialogo/confronto coi
talenti e le intelligenze essenziali, in relazione al tema
prescelto per ciascuna edizione della manifestazione. La parola
come momento artistico del vivere. La conversazione come scintilla
della percezione, provocazione intellettuale, estetica e
storica.
Il Gioco serio dell’Arte nasce nel 2006, promosso da Il Gioco del
Lotto e ideato e condotto da Massimiliano Finazzer Flory, in
collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio
Storico – Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale
della Città di Roma, diretta da Daniela Porro. Quest’anno la
manifestazione giunge alla IX edizione, costituendo ormai un
imperdibile appuntamento coi protagonisti della cultura
contemporanea, l’elenco di personaggi di valore assoluto che ne
hanno valorizzato le precedenti stagioni e che si allunga
un’edizione dopo l’altra.
Anche quest’anno la rassegna sarà ospitata dal Palazzo Barberini di
Roma, presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica – nel grande
Salone di cui Pietro da Cortona ha affrescato la volta col Trionfo
della Divina Provvidenza – sviluppando già nell’ambientazione la
sua rete d’implicazioni storiche, filosofiche, teatrali,
cinematografiche. Ogni incontro sarà accompagnato da un pendant
visuale, con proiezione d’immagini cinematografiche e pittoriche e
letture teatrali connesse all’oggetto di riflessione
dell’appuntamento.
Il tema della IX edizione del Gioco Serio dell’Arte è: “Biografie”,
biografie di personalità eccezionali e di uomini normali, storie di
popoli. E l’evento d’apertura della manifestazione, in scena il 10
dicembre p.v., è l’incontro di Finazzer Flory col regista
statunitense Spike Lee, incentrato sul concetto di Agonismo. Quanto
conta l’agonismo nella nostra vita? Quale relazione esiste tra
l’arte e l’agonismo? L’arte si è ispirata ed è stata motivata
dall’agonismo?
Spike Lee è il regista più importante ed apprezzato nella storia
del cinema afroamericano. Grazie alla sua produzione (Da “Fa la
Cosa Giusta” a “When The Levees Broke” il documentario definitivo
sull’uragano Katrina), i temi, le rivendicazioni sociali e alcuni
decisivi risvolti culturali dei neri d’America, sono stati
conosciuti in tutto il mondo. Finazzer Flory ha incontrato Lee a
New York City, in occasione d’un incontro di pallacanestro, sport
del quale entrambi sono appassionati. Per Finazzer è stata subito
lampante l’opportunità di ospitare Lee a Roma, per confrontarsi sui
temi della biografia (il regista ha diretto nel ’92 quella
cinematografica di “Malcolm X”) e dell’agonismo, approdando infine
a parlare del ruolo del cinema nelle sfide per i diritti civili,
che costituiscono il valore essenziale dell’opera di Lee.
Negli ultimi anni il percorso registico di Spike Lee l’ha portato
ripetutamente a occuparsi di sport – di pallacanestro
professionistica in particolare – e dei suoi protagonisti,
riflettendo sul significato e il valore proprio di fattori come
l’agonismo, nella corsa alla celebrità e ai risultati. Nel 2009 Lee
ha diretto “Kobe Doin’ Work”, film-verità girato seguendo per un
solo giorno (utilizzando 30 telecamere) la vita di Kobe Bryant, il
più famoso giocatore dell’NBA, esplorandone l’etica del lavoro e la
mentalità maniacale che ne fanno appunto il più grande agonista di
questo sport. Poche settimane fa, Lee ha invece presentato sui
teleschermi Usa il suo nuovo documentario dedicato alla “Triangle
Offense”, lo schema di gioco alla base dei trionfi del coach più
vincente del basket Usa: Phil Jackson, guru del rapporto tra sport
e successo – di nuovo, transitando attraverso una raffinata
interpretazione del concetto d’agonismo.
La IX edizione de “Il Gioco Serio Dell’Arte” proseguirà con gli
incontri di Massimiliano Finazzer Flory con Paolo Virzì (gennaio
2015) e Philippe Daverio (febbraio 2015). Per concludersi infine
nel mese di maggio, con lo spettacolo teatrale “Essere Leonardo da
Vinci”, diretto e interpretato da Finazzer Flory, una biografia di
Leonardo in lingua rinascimentale, che ripercorre gli avvenimenti
della sua vita e i temi della sua arte e della sua poetica,
affiancata dall’intervista impossibile a Leonardo, con il critico
Claudio Strinati nel ruolo dell’intervistatore.
Chi-Raq di
Spike Lee, primo lungometraggio prodotto da Amazon
Studios, uscirà in alcune sale delle principali città americane il
prossimo 4 dicembre, in tempo quindi per concorrere agli Oscar,
grazie a una partnership con Roadside Attractions
e Lionsgate.
Il film, originariamente previsto
per un ideale concorso del Festival
di Cannes 2016, è già in fase avanzata di completamento. Per
questo Spike Lee e Amazon avrebbero pensato di
anticipare i tempi. Chi-Raq, termine
coniato dai rapper per indicare un parallelismo violento
tra Chicago e l’Iraq, rilegge e aggiorna la commedia greca
Lisistrata di Aristofane al tempo della guerra tra gang armate.
Teyonah Parris
interpreterà la protagonista che tenterà, con uno sciopero del
sesso, di arginare la violenza degli scontri a fuoco tra le gang di
alcuni quartieri di Chicago. Nel cast ci sono
anche Nick Cannon, Wesley
Snipes, Jennifer Hudson, D.B.
Sweeney, Harry Lennix, Steve
Harris, Angela Bassett, John
Cusack e Samuel L. Jackson. Il
film già con il suo titolo aveva destato non poche polemiche e
malumori per l’impatto del lungometraggio sull’immagine della
metropoli.
Nei piani di Amazon c’è quello di
distribuire Chi-Raq in streaming ai
clienti Amazon Prime poco dopo l’uscita in sala, anche se si
attendono ancora informazioni più precise in questo senso.
Spike Lee è uno dei
registi più influenti e combattenti della epoca moderna e
contemporanea. Non solo egli è regista di lungometraggi e
cortometraggi, ma si è anche distinto come attore di alcuni suoi
film, ha poi diretto documentari, videoclip, film per la
televisione e spot pubblicitari, oltre essere produttore dei suoi
film e non solo.
Ha sempre manifestato una dura
opposizione contro il razzismo, dimostrando in ogni suo lavoro
quanto ancora questa forma di odio sia diffusa non solo in America,
ma in tutto il mondo. I suoi film hanno fatto la storia del cinema,
hanno scosso il pubblico con la capacità del regista di narrare con
gran forza visiva, che è una sua qualità unica. La passione e
l’amore che c’è detro ogni suo film e ogni tematica non ha
confini.
Ecco 10 cose che non sai di Spike Lee.
Spike Lee: i suoi film
1. Ha diretto celebri
lungometraggi. Il primo lungometraggio di Lee è Joe’s
Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads del 1983, che è il suo
saggio finale alla New York University. Successivamente ha
realizzato Lola Darling (1986), Aule turbolente
(1988) e Fa’ la cosa giusta (1989). Gli anni ’90 iniziano
con Mo’ Better Blues (1990), Jungle Fever (1991)
e proseguono con i suoi film più popolari come Malcolm X
(1992), Crooklyn (1994), Clockers (1995) e
Girl 6 – Sesso in linea (1996). La sua carriera prosegue
poi con Bus in viaggio (1996), S.O.S. Summer of Sam –
Panico a New York
(1999), Bamboozled (2000), La 25ª ora
(2002), Inside Man (2006), Miracolo a Sant’Anna
(2008), Oldboy (2013), Il sangue di Cristo
(2015), Chi-Raq(2015),
BlacKkKlansman (2018) e Da 5 Blood – Come fratelli
(2020).
2. Ha realizzato diversi
videoclip per noti cantanti. Nel corso della sua carriera
Lee si è distinto anche come regista di videoclip, collaborando con
diversi noti artisti del mondo della musica. Tra i primi progetti
di questo tipo da lui realizzati si ritrovano quelli per Tutu
Medley di Miles Davis e Fight the
Power dei Public Enemy. Questo è in
particolare un brano molto utilizzato nel film Fa’ la cosagiusta. Ha poi diretto videoclip di brani come Born to
Fight di TracyChapman,
Do Your Dance, Gotta Have You, Jungle Fever e
Make Sure You’re Sure, di Stevie Wonder,
Money Don’t Matter 2 Night di Prince,
Cose della vita di Eros Ramazzotti e
They Don’t Care About Us e This Is It di
Michael Jackson.
3. Ha vinto un
Oscar. Nel corso della sua carriera Lee è stato candidato
ben ben 5 volte al premio Oscar, il più delle volte in categorie
diverse. La prima nomination è arrivata nel 1990 come miglior
sceneggiatore per Fa’ la cosa giusta, mentre nel 1998 è
stato candidato per il miglior documentario con 4 LittleGirls. Dopo anni di assenza è tornato agli Oscar nel 2019
con il film BlacKkKlansman, venendo nominato come regista,
produttore e sceneggiatore, trionfando poi in quest’ultima
categoria. Nel 2016 a Lee è inoltre stato conferito il premio alla
carriera.
Oldboy di Spike Lee
4. Ha diretto il remake di
un noto film coreano. Nel 2013 venne realizzato il film
Oldboy, diventato uno dei film più famosi del regista
americano. Il film è un remake del film omonimo di Park
Chan-Wook realizzato dieci anni prima e basato sul manga
giapponese Old Boy. Il film racconta la storia di
Joe Doucett, un dirigente pubblicitario che viene
rapito in maniera improvvisa e viene tenuto prigioniero per circa
vent’anni, del tutto isolato dal resto del mondo. Quando finalmente
viene liberato, Joe decide di andare alla ricerca di chi lo ha
tenuto segregato per tutto quel periodo di tempo, scoprendo come la
sua vita sia coinvolta in una serie di tradimenti e sotterfugi.
5. È subentrato all’ultimo
nel progetto. Già nel 2004 cominciarono a circolare voci
circa un remake americano dell’omonimo film coreano, vincitore
nello stesso anno del Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes.
Tuttavia, nel corso degli anni, vi furono diversi problemi
produttivi. Se inizialmente era stato fatto il nome di
Justin Lin come regista, in seguito vennero fatti
i nomi di Will Smith come protagonista e di
Steven Spielberg come regista. Dopo
alcuni problemi relativi ai diritti, tutti abbandonarono il
progetto verso il 2010. L’anno successivo venne ripreso e venne
annunciato Spike Lee alla regia del film. In questo remake di
Oldboy ci sono Josh Brolin, nei panni del
protagonista, Elizabeth Olsen, Samuel L.
Jackson, Pom Klementieff e
Rami Malek.
Spike Lee e
BlacKkKlansman
6. È il suo nuovo film di
grande successo.BlacKkKlansman è
l’ultimo film realizzato da Spike Lee. Uscito nella seconda metà
del 2018 in Italia, il film è stato selezionato per il concorso
ufficiale del Festival
di Cannes ed è un adattamento del libro Black Klansman
dell’ex poliziotto Ron Stallworth, il primo
afroamericano ad essere un poliziotto di Colorado Springs,
infiltratosi poi in un gruppo del Ku Klux Klan. Grazie a questo
film Lee è tornato alla ribalta dopo alcuni insuccessi, vincendo
numerosi premi in tutto il mondo.
7. Ha nuovamente raccontato
del razzismo. Con questo film, il regista rimarca come un certo
tipo di odio ed il razzismo non siano mai andati via: iniziando da
una breve sequenza di Via col Vento e finendo con la
marcia di Charlottesville, in Virginia, per i diritti civili
dell’agosto 2017 e le dichiarazioni di
Donald Trump. Il film, che vede
la presenza di John David
Washington e Adam Driver,
vuole raccontare la storia e il razzismo nella storia americana,
facendo uso di un linguaggio leggero, ironico e farcito di satira
sociale.
8. Ha posto alcune
condizioni per dirigere il film. Quando il produttore
Jordan Peele (anche noto come regista di Get Out e Noi)
ha proposto per la prima volta tale progetto a Spike Lee, egli
rimase incredulo nei confronti di tale vicenda, la quale sembrava
fin troppo straordinaria per essere vera. Per Lee, la storia era
inoltre troppo scandalosa per essere ignorata. Egli aveva però
alcune condizioni da richiedere prima di accettare di dirigere il
progetto: inclundere elementi comici e tracciare parallelismi con
questioni razziali contemporanee.
Spike Lee presidente di giuria a
Cannes
9. È stato scelto come
presidente di giuria del celebre Festival. Nel 2020 Lee
viene annunciato come presidente di giuria dell’imminente Festival
di Cannes. Tuttavia, a cuasa della pandemia di Covid-19, l’evento
non si è più potuto svolgere, nonostante i tanti tentativi e
rinvii. Il direttore del Festival, Thierry Fremaux ha però
confermato che l’annullamento non interferiva con la presidenza di
Lee, il quale è poi stato riconfermato per l’edizione del 2021,
svoltasi nel mese di luglio. In tale occasione Lee ha conferito la
Palma d’Oro al film Titane.
Spike Lee: età e altezza del regista
10. Spike Lee è nato il 20
marzo del 1957 ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti. Il
regista è alto complessivamente 1.70 metri.
In occasione della premiere a
Londra di BlacKkKlansman,
abbiamo avuto il piacere di intervistare Spike
Lee, regista culto di film Fa’ la cosa
giusta, La 25esima Ora, Malcom X, Inside Man.
Prodotto dalla stessa squadra
che ha realizzato Scappa – Get Out, film vincitore del premio
Oscar, BlacKkKlansman ci offre un’analisi
inflessibile e assolutamente reale delle relazioni razziali
nell’America degli anni ’70, un’analisi che risulta altrettanto
rilevante nel tumultuoso mondo in cui viviamo oggi.
Il film di Spike
Lee ha vinto numerosi premi tra cui il premio del pubblico
al Festival di Locarno e il Grand Prix Speciale della
Giuria al Festival
di Cannes. Protagonisti gli interpreti John David
Washington, Adam
Driver, Topher
Grace, Corey
Hawkins, Laura
Harrier, Ryan
Eggold, Jaspar Pääkkönen
e Ashlie Atkinson.
Nel film durante primi
anni ’70, un periodo di grandi sconvolgimenti sociali mentre negli
Stati Uniti infuria la lotta per i diritti civili. Ron Stallworth
(John David Washington) è il primo detective afroamericano del
dipartimento di polizia di Colorado Springs, ma il suo arrivo è
accolto con scetticismo ed ostilità dai membri di tutte le sezioni
del dipartimento. Imperterrito, Stallworth decide di farsi un nome
e di fare la differenza nella sua comunità. Si imbarca quindi in
una missione molto pericolosa: infiltrarsi nel Ku Klux Klan ed
esporne i crimini.
Fingendosi un estremista
razzista, Stallworth contatta il gruppo e presto penetra
all’interno della sua cerchia più ristretta. Coltiva anche una
relazione con il Gran Maestro del Klan, David Duke (Topher Grace),
che elogia l’impegno di Ron ai fini del progresso dell’America
Bianca. Man mano che l’indagine sotto copertura procede, diventando
sempre più complessa, il collega di Stallworth, Flip Zimmerman
(Adam Driver), partecipa insieme a Ron agli incontri privati con
membri del gruppo razzista, vendendo così a conoscenza dei dettagli
di un complotto mortale. Stallworth e Zimmerman fanno squadra e
uniscono gli sforzi per riuscire a distruggere l’organizzazione il
cui vero obiettivo è modificare la propria retorica violenta per
ottenere il consenso della massa.
BlacKkKlansman, il film di Spike Lee: la
genesi
A metà degli anni ‘70, Ron
Stallworth ha abbattuto le barriere come primo agente afroamericano
del Dipartimento di Polizia di Colorado Springs. Stella nascente
con grandi potenzialità, Stallworth si era distinto come agente
esemplare nel suo primo importante incarico sotto copertura,
partecipare a una conferenza del Leader del Partito dei Black
Panther Kwame Ture. Subito dopo sul giornale si è imbattuto
nell’inserzione che avrebbe cambiato per sempre la traiettoria
della sua vita. Nero su bianco e in grassetto c’era un messaggio di
reclutamento del Ku Klux Klan in cerca di nuovi
membri.
Attraverso una serie di coraggiosi
incontri, Stallworth viene invitato ad entrare nella cerchia
ristretta dell’Organizzazione. Coltiva addirittura un rapporto
personale con il leader del Gruppo dell’Odio, David Duke, che non
ha mai sospettato della vera identità di Stallworth né della sua
razza. Decenni più tardi, uno Stallworth in pensione ha trascritto
le sue incredibili esperienze nel memoir del 2014 Black Klansman,
raccontando la storia straordinaria di come un poliziotto nero sia
riuscito a diventare un membro associato del KKK. Quasi
immediatamente, Hollywood ha cominciato a chiamare facendogli
offerte per trasformare il suo libro in un film. Ma Stallworth,
saggiamente, è stato cauto perché non voleva che la storia della
sua vita capitasse nelle mani sbagliate.
Poi è arrivata la QC Entertainment
che ha acquisito i diritti del libro e, dopo una partnership di
successo su “Scappa – Get Out”, Jordan Peele e la sua Monkeypaw si
è ri-unito a Sean McKittrick e Ray Mansfield della QC per produrre
il film. Tutti hanno subito convenuto che dovesse essere la voce
originale di Spike Lee a portare la storia di
Stallworth sul grande schermo. Quando poco dopo si è aggiunta la
Blumhouse di Jason Blum, la squadra di produzione
di “Scappa – Get Out” era di nuovo al completo.
Peele ha
contattato Spike Lee personalmente per
valutare il suo interesse nel progetto. “Jordan Peele mi ha
chiamato,” dice Spike Lee. “Voleva capire se
volevo farlo.” Il cineasta è stato immediatamente intrigato: “Mi
ricordava la ‘Dave Chappelle Skit’, ma questa era una storia vera,”
dice Lee riferendosi a un famoso sketch in cui Chappelle
interpretava un uomo nero cieco che si unisce al Klan perché non sa
di non essere bianco.
Come vi abbiamo già
detto, le polemiche post nomination agli Oscar in America si
sono sprecate, e sembrano avere uno strascico abbastanza lungo. A
quanto pare però il film che sembra essere diventato il simbolo
delle discriminazioni millantate in queste nomination è Selma.
Infatti le prime polemiche su Twitter parlavano di nomination solo
ad attori bianchi e nessuna nomination a donne nel comparto
tecnico, e guarda caso
Selma – La Strada per la libertàha
tutti (o quasi) attori di colore e una regista donna (e di colore)
Ava DuVernay.
La cosa è naturalemente andata a
finire nelle mani di Spike Lee, che ha dichiarato
senza peli sulla lingua: “Il fatto che Selma sia stato snobbato
non diminuisce il valore del film. Nessuno parla del fottuto A
Spasso con Daisy. Quel film non viene neppure nominato nelle scuole
di cinema come il mio Fa la Cosa Giusta. Nessuno parla del
fottutissimo A Spasso con Daisy. Quindi sapete cosa ho detto ad Ava
oggi? ‘Che si fottatno. Hai fatto un film bellissimo. QUindi
sentiti felice di questo e comincia a lavorare al tuo nuovo
progetto’.”Sicuramente l’assenza trai nominati dall’Academy
non definisce un film brutto, dal momento che molt dei film più
belli della storia del cinema non sono nemmeno mai stati
considerati dai premi prestigiosi, tuttavia l’atteggiamento di Lee
sembra polemico a priori, come quello di tutta l’America.Gli Oscar
sono (e dovrebbero essere) una fotografia del meglio del cinema
dell’ultimo anno. L’unico problema di discriminazione può esserci a
monte, quando a attori e attrici, bianchi e di colore, uomini e
donne non viene data la stessa possibilità di fare cinema. Poi
subentra (dovrebbe subentrare) il merito e nel caso degli Oscar,
anche la politica (vedi il trionfo di 12 Anni schiavo lo scorso
anno).
Spike Lee ha rivelato che prenderebbe in
considerazione la possibilità di dirigere un cinecomic Marvel se si presentasse
l’opportunità. Lee è diventato famoso come regista alla fine degli
anni ’80, grazie a pellicole innovative come Lola Darling
e Fa’ la cosa giusta. In breve tempo, il suo stile
registico e le sua capacità di scrittura lo hanno trasformato in
uno dei grandi autori del cinema moderno, mentre la sua attenzione
all’esperienza degli afroamericani ha portato sullo schermo un tipo
di rappresentazione più ampia e decisamente più autentica. Nel
corso della sua leggendaria carriera ha ricevuto candidature per i
più importanti riconoscimenti, incluso cinque Academy Awards: ha
finalmente vinto l’ambita statuetta nel 2019, per la migliore
sceneggiatura non originale grazie a
BlacKkKlansman.
Parallelamente allo status di enorme
prestigio raggiunto dalla figura e dall’opera di Lee, anche i
blockbuster di supereroi si sono imposti come una delle pietre
miliari dell’odierna industria cinematografica hollywoodiana.
Nessun franchise ha avuto più successo del MCU, una raccolta di
storie unificate iniziata nel 2008 con Iron Man e culminata nel 2019 con l’epico Avengers:
Endgame, che è diventato il film con il maggior
incasso di tutti i tempi. Nonostante i film di supereroi siano
spesso stati liquidati come monolitici e controllati più dallo
studio che dai suoi registi, di recente il MCU ha cercato di coinvolgere nella
sua cerchia il maggior numero possibile di talenti d’autore (basti
pensare a Taika Waititi con Thor:
Ragnarok e a Ryan Coogler con Black
Panther).
Di recente, proprio Spike Lee ha espresso la volontà di
unirsi ai ranghi del MCU. In un’intervista con
Entertainment Weekly, il regista non è sembrato per nulla
infastidito dalla reputazione dello studio e ha anche rivelato che
preferisce la Marvel alla DC. “Non ho niente
contro la Marvel”, ha spiegato il
regista. “Sono cresciuto leggendo i fumetti di Spider-Man. Per
me, la DC Comics è stata sempre banale. Sto solo dicendo che per me
tutto ruotava attorno alla Marvel. Se si presenta l’occasione
giusta… non mi sto proponendo, ma la prenderei comunque in
considerazione.”
Spike Lee e MCU: un approccio innovativo
Sappiamo bene che l’atteggiamento
cordiale di Lee nei confronti della Marvel non è condiviso da altri
registi del suo status. In particolare, Martin Scorsese, uno dei registi più influenti
di tutti i tempi (nonché buon amico di Lee), ha ripetutamente
criticato il concetto di cinecomic nel suo complesso, così come
altri importanti registi che hanno seguito il suo esempio, tra cui
Francis Ford Coppola, Ridley Scott e Alejandro G. Iñárritu.
Un film del MCU diretto da Lee sarebbe
probabilmente molto diverso dai film precedenti del franchise. È
anche difficile immaginare che Lee possa tollerare il livello di
supervisione dello studio. Forse il modo migliore per farlo entrare
a bordo sarebbe attraverso un supereroe non ancora apparso sul
grande schermo che l’autore potrebbe costruire da solo partendo da
zero.
Spike Lee è pronto
a tornare dietro la macchina da presa, dirigendo per Legendary
Pictures l’adattamento cinematografico della graphic novel
Prince Of Cats scritta e illustrata da
Ron Wimberly. La notizia è stata riportata in esclusiva
dall’Hollywood Reporter.
Il progetto è stato descritto come
una versione hip-hop ambientata negli anni ’80 del classico dramma
del Romeo e Giulietta di Shakespeare, dove la
tragica storia d’amore viene narrata attraverso il punto di vista
di Tebaldo, il giovane rampollo della famiglia Capuleti erede del
potere e delle ricchezze della famiglia che nel testo originale
viene ucciso da Romeo.
Dunque il film sarà incentrato sul
personaggio e i suoi fratelli che vivono nella Repubblica Popolare
di Brooklyn duellando a colpi di spada – e ledi katana – contro i
rivali Montecchi a ritmo di hip-hop e passi di breakdance.
Prince of
Cats segnerà dunque il ritorno di Lee alla sua amata
Brooklyn, già cornice di molti dei suoi film, tra cui She’s
Gotta Have It, Do the Right Thing, Jungle
Fever, Crooklyn, Clockers, He Got
Game e Red Hook Summer.
Spike Lee dirigerà Chadwick Boseman in Da 5 Bloods
Nel frattempo continua la
post-produzione di Da 5 Bloods, la
pellicola che Spike
Lee ha diretto nei mesi scorsi e che vede protagonista
la star di Black Panther, Chadwick
Boseman.
Dramma sui veterani del Vietnam, il
film verrà probabilmente distribuito da Netflix. Il regista ha scritto anche la sceneggiatura
insieme a Kevin Willmott, basandosi sul soggetto originale di Danny
Bilson e Paul DeMeo poi riscritto da Matthew Billingsly. In veste
di produttori ci sono lo stesso Lee, Beatriz Levin, Lloyd Levin e
Jon Kilik.
Non sono ancora trapelati dettagli
precisi sulla trama, tranne il fatto che seguirà l’esperienza di
alcuni veterani del Vietnam di ritorno nella giungla con lo scopo
di ritrovare la loro innocenza perduta.
Se l’accordo con Netflix andasse a
buon fine, segnerebbe la seconda collaborazione di Lee con il
colosso dello streaming mondiale dopo la creazione della serie
comedy She’s Gotta Have It (a sua volta
basata su Nola Darling, pellicola sempre diretta
dal regista nel 1986).
Come riportato in esclusiva da
Variety, Spike Lee
dirigerà Chadwick Boseman nel dramma sui veterani
del Vietnam Da 5 Bloods, che molto probabilmente
verrà distribuito da Netflix.
Il regista, fresco di candidatura all’Oscar con
Blakkklansman,
scriverà anche la sceneggiatura del film insieme a Kevin Willmott,
basandosi sul soggetto originale di Danny Bilson e Paul DeMeo poi
riscritto da Matthew Billingsly. In veste di produttori ci saranno
lo stesso Lee, Beatriz Levin, Lloyd Levin e Jon Kilik.
Non sono ancora trapelati dettagli
precisi sulla trama, tranne il fatto che seguirà l’esperienza di
alcuni veterani del Vietnam di ritorno nella giungla con lo scopo
di ritrovare la loro innocenza perduta.
Se l’accordo con Netflix andasse a
buon fine, segnerebbe la seconda collaborazione di Lee con il
colosso dello streaming mondiale dopo la creazione della serie
comedy She’s Gotta Have It (a sua volta basata su
Nola Darling, pellicola sempre diretta dal regista
nel 1986).
Continua invece l’ottima annata di
Boseman, che dopo il successo globale di Black
Panther (candidato come Miglior Film agli imminenti
Academy Awards, ed è il primo cinecomic della storia ad
ottenere la nomination in questa categoria) tornerà sul grande
schermo in estate con il thriller 17 Bridges.
Spike
Lee è attualmente impegnato con la promozione del suo
ultimo film, Da 5 Bloods (disponibile dallo scorso 12
giugno su Netflix), e in una recente ospitata alla trasmissione
In the Morning in onda sulla radio newyorkese WOR, ha apertamente
difeso Woody Allen, schierandosi contro la “cultura
della cancellazione”.
Intervistato da Len Bermna e Michael
Riedel, Lee avrebbe pubblicamente preso le difese del regista di
Un Giorno di Pioggia a New York, dichiarando:
“Vorrei solo dire che Woody Allen è un grande, grande regista e
che questa cultura della cancellazione non riguarda solo lui.
Quando ripenseremo a tutto questo, ci accorgeremo che è stato come
uccidere qualcuno, che è stato come cercare di cancellare qualcuno…
come se non fosse mai esistito. Woody è un amico e un tifoso dei
Knicks come me. So cosa sta passando in questo momento.”
Poco dopo le sue dichiarazioni,
però, Spike
Lee ha pubblicato attraverso il suo profilo Twitter
ufficiale un messaggio in cui si è “scusato” per le sue
affermazioni relative all’amico e collega: “Mi scuso
profondamente. Le mie parole erano SBAGLIATE. Non tollero e non
tollererò mai le molestie sessuali, le aggressioni o la violenza.
Questo trattamento causa danni reali che non possono essere
minimizzati. Sinceramente, Spike Lee.”
La vita di Woody Allen e i problemi
legati alla distribuzione di Un Giorno di Pioggia a New York
Le parole di Spike
Lee fanno ovviamente riferimento alle ultime
vicissitudini che hanno travolto la vita di Woody Allen (con nuove accuse da parte di
Dylan Farrow, figlia di Mia Farrow – ex compagna di Allen -,
portate alla luce dal fratello Ronan) e messo a rischio la
distribuzione del suo ultimo film Un Giorno di Pioggia a New York, con gli
Amazon Studios che hanno cancellato il contratto con il regista,
restituendogli i diritti del film con
Timothée Chalamet e
Elle Fanning.
Il regista dell’apprezzatissimo Her,
Spike Jonze ritorna a collaborare insieme alla
cantante Karen O, questa volta per un video
musiciale che vede come protagonista l’attrice
ElleFanning. I due hanno già
collaborato proprio per la colonna sonora di
Her.
Spike Jonze e Charlie Kaufman si
preparano ad una nuova collaborazione, dopo aver lavorato insieme
per due film importanti come Essere John Malkovich e Il ladro di
orchidee.
Si intitola “The New Normal” lo spot
ideato e diretto da Spike Jonze in collaborazione
con la compagnia MedMen, produttore di cannabis, piccolo
cortometraggio che promuove la sua legalizzazione
raccontando la storia americana attraverso la progressione
della cannabis nel paese.
La fotografia è firmata dal
candidato all’oscar Bradford Young
(Selma, Arrival) e Jesse
Williams, star della serie Grey’s Anatomy, compare come
protagonista.
Questa la sinossi dello spot:
“La cronaca della pubblicità
evolve insieme ai cambiamenti della percezione della pianta, dal
pre-proibizionismo all’industria moderna di oggi. Guardando
indietro attraverso la storia dell’America, dalla fattoria di
canapa di George Washington, alla propaganda di Reefer Madness,
“The New Normal” porta il pubblico in un viaggio attraverso le
ingiustizie del passato e una visione fiduciosa per il
futuro”.
Vi ricordiamo che Jonze lavorerà
anche ad un documentario sullo stessi argomento insieme alla
filmaker Molly Schiot, consultando un gruppo di
consumatori di cannabis tra cui alcuni veterani di guerra che hanno
trovato nel suo consumo modo per curare se stessi.
Dopo anni di sviluppo, il biopic
dedicato al presidente degli Stati Uniti assassinato nel 1865 non è
ancora entrato in produzione, e l’attore a lungo legato al
progetto, Liam Neeson, ha deciso che non parteciperà più alla
pellicola.
Anche Steven Spielberg va a ripescare nel passato
per progetti futuri, ed eccolo alle prese con il suo ruolo,
ultimamente privilegiato di esecutivo di un progetto che avrà come
materia prima un restyiling de Lo Squalo, uno dei suoi primi e
migliori film.
Alla collezione di progetti futuri
Steven Spileberg sembra averne aggiunto un ulteriore pezzo.
Infatti oltre a Lincoln e Robocalypse, si aggiunge oggi la regia di
Gods and Kings, un film epico sulla vita di Mosé, scritto da
Michael Green (Lanterna Verde) e Stuart Hazeldine (Paradise Lost).
Il regista, amico di intimo di
George Lucas, durante la trasmissione radiofonica
60 Minutes della CBS, ha
confessato di aver fatto lui il nome di J.J.
Abrams per la regia di Star Wars VII Il
risveglio della forza:
“Ho raccomandato io
stesso J.J. Abrams alla produttrice Kathleen Kennedy
quando era in cerca di un regista per il nuovo Star Wars. Lui è
l’unico che poteva dirigere un film del genere. C’è solo un uomo
capace di rendere epica quest’avventura e si tratta di
J.J.”
Steven Spielberg e
Kathleen Kennedy avevano già collaborato in
passato per E. T. e Jurassic
Park ; la produttrice si fidò e provò a
sottoporre la pellicola a J.J. Abrams, il regista
che era riuscito a riabilitare la popolarità di Star
Trek.
Sappiamo che in un primo momento
Abramsrifiutò l’incarico, ma poi
Kennedy riuscì a fargli cambiare idea.
Star Wars Il Risveglio della
Forzauscirà
sul grande schermo il 16 dicembre 2015 con un cast che include il
ritorno di Harrison
Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony
Daniels, Peter Mayhew e KennyBaker con le nuove
aggiunte John
Boyega, Daisy
Ridley, Adam
Driver, Oscar
Isaac, Andy
Serkis, Domhnall
Gleeson, Lupita
Nyong’o, Gwendoline
Christiee Max
von Sydow.
Deadline riporta la notizia che,
dopo il grande successo de Il Ponte delle
Spie e del film di prossima uscita Il
GGG, Steven Spielberg e Mark
Rylance torneranno a lavorare insieme per volere della
Amblin Entertainment in The Kidnapping of Edgardo
Mortara, film ispirato al caso Edgardo Mortara.
Nel film Mark
Rylance (che per Il Ponte delle
Spie ha vinto l’Oscar come Miglior Attore Non
Protagonista) interpreterà papa Pio IX. Il film si baserà sul
romanzo The Kidnapping of Edgardo Mortara
scritto nel 1997 da David Kertzer e sarà
sceneggiato da Tony Kushner. Alla produzione
troveremo lo stesso Spielberg, Marc Platt e Kristie Macosko
Krieger. Le riprese del film si svolgeranno in Italia all’inizio
del 2017. L’uscita nelle sale dovrebbe avvenire entro la fine del
prossimo anno.
Il caso Edgardo Mortara fu
una vicenda storica, avvenuta in pieno Risorgimento italiano,
nell’allora Stato Pontificio, riguardante la sottrazione, da parte
delle autorità, di un bambino dalla propria famiglia di origine
ebraica, avvenuto il 23 giugno 1858, a cui fece seguito il suo
trasferimento a Roma. Una volta rivelato al grande pubblico, il
“caso Mortara” divenne ben presto uno scandalo internazionale le
cui ripercussioni si avvertono ancora oggi all’interno della Chiesa
cattolica e ne influenzano tuttora le relazioni con le
organizzazioni ebraiche.
Tra i prossimi progetti di
Steven Spielberg ricordiamo il sopracitato
Il GGG, nuovo fantasy basato
su classico romanzo per ragazzi di Roald
Dahl, e Ready Player
One, adattamento cinematografico del romanzo
fantascientifico di Ernest
Cline.
Che Steven Spielberg e Peter Jackson avessero
concordato di ‘dividersi il lavoro’, dirigendo un film a testa
dedicato all’eroe dei fumetti belgi era risaputo da tempo; ora però
è arrivata la conferma ufficiale dalla parte delo stesso Spielberg,
come riporta anche Coming Soon. Spielberg ha spiegato che Sony e
Paramount hanno messo a disposizione i soldi per sviluppare la
sceneggiatura, preparare gli storyboard ed essere così pronti per
dare il via al progetto; il secondo film verrà quindi realizzato in
tempi abbastanza brevi: la sceneggiatura è già stata scritta. Il
copione è stato curato Anthony Horowitz, il quale ha
sviluppato la storia partendo da due avventure del personaggio
creato da Hergé: “Prigionieri del sole” e “Le sette sfere di
cristallo”.
Il titolo dovrebbe essere “The
Adventures Of Tintin: Prisoners Of The Sun”: la storia vedrà Tintin
assieme al capitano Haddock alle prese con una misteriosa malattia
che colpisce tutti coloro che hanno violato una tomba Inca.
Nonostante le dichiarazioni, tuttavia, sussiste qualche dubbio
sulle reali possibilità che Jackson diriga questo secondo capitolo:
il regista è infatti ancora impegnato con “Lo Hobbit”, che gli
richiederà tempo ed energie; tuttavia se non si occuperà del
secondo, è abbastanza probabile che Jackson possa sedere dietro
alla macchina da presa in occasione dell’immancabile terzo
capitolo.
I poteri di Paul Atreides crescono
notevolmente in Dune – Parte
due (recensione),
e la sua capacità di vedere i futuri possibili lo porta ad
avere diversi sogni e visioni. Paul è stato addestrato da sua
madre, Lady Jessica, fin da piccolo a sviluppare
le capacità dei Bene Gesserit, e Dune ha
mostrato come la presenza di spezie su Arrakis aumenti la
probabilità che queste visioni si manifestino. In Dune – Parte
Due, che segue Paul mentre si integra pienamente nella
cultura Fremen del pianeta desertico, la sua esposizione alla
spezia e l’assunzione dell’Acqua della Vita per diventare Lisan al
Gaib ne provocano altre, sempre partendo da quelle da lui avute in
Dune
del 2021.
Le visioni e i sogni di Paul
(Timothée
Chalamet) sono una parte fondamentale del modo in cui
il regista Denis Villeneuve costruisce
il finale di Dune – Parte
Due. Anche se ci sono diversi scorci di futuri possibili
che si susseguono nel corso del film, la maggior parte di essi sono
collegati al destino di Paul e alla natura inevitabile della sua
ascesa. Tuttavia, alcune di queste visioni hanno un significato più
ambiguo, mentre altre sono piuttosto chiare su ciò che accadrà.
Paul arriva a comprendere meglio il significato dei suoi sogni e
delle sue visioni man mano che il suo potere cresce, e la capacità
di dare un senso alla sua preveggenza fornisce ulteriori spunti per
Dune – Parte
Due e oltre.
Paul sogna il funerale di suo padre
in Dune – Parte Due
Il primo dei sogni di Paul in
Dune – Parte
Due avviene quando vede quello che sembra essere
il funerale di suo padre, il Duca Leto Atreides. Il personaggio di
Oscar Isaac è morto in
Dune dopo un tradimento da parte del Dr. Yueh e un
tentativo di assassinare il Barone Harkonnen. Il sogno di Paul
mostra il ritratto del Duca Leto incorniciato e seduto sul fianco
di una montagna di Arrakis. Le persone circondano il ritratto e
piangono la sua perdita inchinandosi davanti ad esso.
Un funerale per il Duca Leto non è
presente in Dune – Parte
Due al di là di questo sogno, il che significa
che questo è probabilmente un suo desiderio a seguito dela
scomparsa del padre. A causa del modo in cui è morto e della
conquista di Arrakis da parte degli Harkonnen, non c’è però stata
l’opportunità di rendere omaggio al leader della Casa Atreides.
Paul, naturalmente non dimentica certo suo padre anche se non c’è
un funerale. Le parole e la saggezza di Leto rimangono con lui per
tutto il film, compreso il fatto che Paul dice: “Padre, ho
trovato la mia strada” e si toglie l’anello Atreides
quando viene accettato dai Fremen.
Paul ha una visione di ciò che
accadrebbe se andasse a Sud
La più importante delle visioni di
Paul in Dune – Parte
Due si verifica all’inizio del film, quando egli
vede quello che potrebbe accadere se decidesse di recarsi verso il
Sud di Arrakis. Viene mostrato mentre segue una figura non
identificata attraverso i deserti di Arrakis e che passa accanto a
molti cadaveri. La visione avverte Paul di ciò che accadrà a lui e
all’universo se deciderà di andare a Sud. Questa azione scatenerà
infatti una guerra in tutta la galassia che provocherà la morte di
miliardi di persone, rendendolo responsabile del genocidio di cui è
testimone.
La visione di questo possibile
futuro ossessiona Paul per il resto di Dune – Parte
Due, anche se il motivo per cui ciò dovrebbe
avvenire gli rimane ancora sconosciuto. Questo fa sì che Paul si
opponga ripetutamente all’idea di essere il Lisan al Gaib e fa
tutto ciò che gli viene in mente per evitare di andare a Sud. Non
vuole avere tutta questa morte tra le mani, e per questo si ribella
per cercare di evitare questo risultato. Alla fine, però, non serve
a nulla e si trova comunque costretto a recarsi dove non
vorrebbe.
Paul ha una visione di Lady Jessica
che lo conduce a Sud
Le visioni originali di Paul che
viaggiava verso Arrakis sud non identificavano direttamente chi
fosse la figura femminile misteriosa e come fosse responsabile
della morte che sarebbe arrivata. Questo lascia aperta la
possibilità che uno qualsiasi dei personaggi femminili di spicco di
Dune – Parte
Due – Chani, Jessica, Irulan o Alia Atreides –
sia la risposta alla sua visione. Fortunatamente per Paul, una
visione più chiara di questo futuro arriva in seguito,
permettendogli di vedere che è sua madre a condurlo a Sud. Questo
sguardo al futuro fa capire a Paul che Jessica ha i suoi piani in
corso.
Il ruolo di Jessica
(Rebecca
Ferguson) in Dune – Parte
Due cambia quando diventa la Reverenda Madre dei
Fremen, sostituendo la precedente Bene Gesserit al potere.
Conoscendo le profezie della cultura e vedendo che molti credono
già che Paul sia il loro messia, prende in mano la situazione per
procurargli dei seguaci. Inizialmente, Jessica vuole far credere la
gente del nord, ma le sue vere motivazioni sono quelle di andare a
sud e far credere la parte più religiosa e fanatica del popolo
Fremen. Una volta che Paul si reca a sud e si ricongiunge con sua
madre, i frutti del suo lavoro sono evidenti: Paul sale al
potere.
Tutti i sogni e le visioni di Paul
in Dune – Parte
Due hanno effetti diversi su di lui, ma quello di
Chani (Zendaya)
lo colpisce particolarmente. Mentre dorme, sogna Chani in piedi
sulla cima di una duna di sabbia, che domina il resto di Arrakis.
In quel momento, una bomba esplode in lontananza, facendo correre
Paul verso di lei. Una volta arrivato, trova Chani con ustioni sul
viso, apparentemente dovute alle radiazioni della bomba atomica che
è esplosa. La visone termina con la morte di Chani tra le braccia
di Paul.
Chani non muore in
Dune – Parte
Due, lasciando diverse possibilità di lettura del
significato di questo sogno. La prima è che si trattava di una
manifestazione dei timori di Paul che Chani potesse morire a causa
della guerra imminente. Con Paul che si preparava a usare le bombe
atomiche per diventare imperatore e a iniziare una guerra, sarebbe
stato comprensibile se avesse temuto che Chani fosse una vittima
delle battaglie che stavano per avere luogo. C’è anche la
possibilità che Denis Villeneuve abbia voluto usare questo sogno
per prefigurare il destino di Chani in Dune –
Parte Tre.
L’altra possibilità è che non si
tratti di un sogno, ma di una visione più metaforica che letterale.
Non tutte le visioni di Paul si avverano come lui le vede, come è
evidente in tutto Dune. Forse questa visione in
Dune – Parte
Due vuole mostrare a Paul che perderà Chani se
userà le bombe e percorrerà questa strada di guerra. Chani potrebbe
non morire, ma alla fine del film lascia Paul. È possibile che
questo sia ciò che la visione stava cercando di comunicare; solo
che Paul l’ha presa più alla lettera per quanto riguarda la perdita
di Chani.
Paul ha la visione di un dialogo
con Jamis
L’ultima visione di Paul che
coinvolge Jamis arriva in un momento cruciale del suo percorso per
diventare Lisan al Gaib, in quanto viene messo nella condizione di
dover scegliere se intraprendere o meno questa strada. Paul vede il
suo vecchio amico/nemico mentre cerca risposte su ciò che deve
fare. Sente molte voci diverse, ma è Jamis che vede e gli dice che
deve vedere il quadro completo – passato, presente e futuro – e
bere l’Acqua della Vita.
Anche se Jamis è morto dopo la lotta
con Paul in Dune, il suo ritorno attraverso una delle
visioni è intrigante. I due si sono conosciuti solo brevemente nel
primo film e Jamis era piuttosto aggressivo e ostile nei confronti
di Paul e di sua madre. Tuttavia, le altre visioni di Paul
sembravano mostrare Jamis come un amico intimo, tanto che Maud’Dib
si fida ancora di lui. Dune – Parte
Due raddoppia questo aspetto, facendo sì che
Jamis sia la figura che Paul vede quando arriva il momento di
prendere una decisione che modificherà la sua vita e l’intero
universo.
La decisione di Paul di bere l’Acqua
della Vita gli permette di accedere al futuro come mai prima d’ora,
dandogli una visione cristallina del futuro di Arrakis. Vede le
sabbie del pianeta familiare incontrarsi con mari d’acqua che ora
sono tornati. Paul vede anche una versione adulta di sua sorella,
la Alia Atreides di Anya Taylor-Joy, in piedi sulla sabbia. Lei
dice a Paul “Ti amo” per concludere la visione.
Questa è una delle visioni più
importanti di Paul in Dune – Parte
Due, poiché è il raro caso in cui vede un
potenziale “bene” che arriverà nel suo futuro. Il ritorno dei mari
ad Arrakis è il risultato diretto del fatto che Paul diventa Lisan
al Gaib e Imperatore. Questa è la prova che ha realizzato la
speranza di riportare acqua e giardini sul pianeta desolato. Nel
frattempo, la visione di una versione futura di Alia gli mostra un
membro della famiglia che non ha ancora incontrato ma a cui un
giorno si avvicinerà molto.
Paul ha una visione del suo
combattimento con Feyd-Rautha
La più breve delle visioni di Paul
in Dune – Parte
Due si presenta come una premonizione del suo
combattimento con Feyd-Rautha Harkonnen (Austin
Butler). Egli vede uno scorcio dell’imminente duello,
con il filmato che mostra solo una persona che pugnala un’altra
persona nelle viscere con un coltello. In quel momento, non è
chiaro se sia Paul a essere pugnalato o se stia sferrando un colpo
mortale a un avversario. È solo quando si svolge il combattimento
tra Paul e Feyd-Rautha che la visione acquista un senso, poiché
insegna a Paul come battere suo cugino.
Paul ha una visione che conferma
che Jessica è una Harkonnen in Dune – Parte Due
Una rivelazione importante arriva
verso la fine di Dune – Parte
Due, quando viene mostrata un’altra visione di
Paul. Questa inizia con le immagini di un neonato. Poi mostra il
Barone Harkonnen che incontra il bambino, indicando che è
lui il padre. Il significato della visione non è nascosto, poiché
Paul parla sopra la scena mentre parla con sua madre. In questo
modo Dune – Parte
Due conferma che Jessica è la figlia del
Barone Harkonnen, un fatto che lei stessa non sapeva fino
a quando non ha bevuto l’Acqua della Vita.
Il colpo di scena che collega
Jessica alla stirpe degli Harkonnen è un altro tassello del piano
delle Bene Gesserit per produrre il Kwisatz
Haderach. Questo non solo significa che le Bene Gesserit
avevano pianificato la mescolanza delle linee di sangue Atreides e
Harkonnen, ma rende anche Paul il nipote del Barone Harkonnen. È
attraverso questa visione che Paul apprende di far parte di due
potenti casate, oltre che delle Bene Gesserit. Questi fatti, uniti
al fatto che Paul diventa Lisan al Gaib, Imperatore e parte della
Casa Corrino, mostrano quanto sia potente quando
Dune – Parte
Due si conclude.
Lo stregone più conosciuto
dell’Universo Cinematografico Marvel è finalmente
tornato al cinema con il suo secondo film da solista.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è
stato uno dei titoli più attesi del 2022. Dopo essere
sparito per cinque anni a causa
dello snap di Thanos che ha smaterializzato metà della
popolazione mondiale, lo stregone è tornato nel Santuario di New
York.
Comparso nell’MCU per la prima volta nel
2016, Stephen Strange è apparso in film come Thor: Ragnarok, Avengers: Infinity War, Endgame e No Way Home.
Dal suo debutto in Doctor Strange, il personaggio
interpretato da Benedict Cumberbatch ha combattuto
Thanos, è stato nello spazio e, con un incantesimo andato
storto, ha aperto le porte al Multiverso. Introdotto
per la prima volta in Loki, da America Chavez
(Xochitl Gomez), un essere multiversale con la
capacità di passare attraverso qualsiasi dimensione, il concetto di
Multiverso viene affrontato approfonditamente nel nuovo
film sullo stregone.
La fine di Doctor Strange
nel Multiverso della Follia ha quindi spiegato molto. Va
detto però che non ha solo chiuso una storia, ma ha aperto le porte
ad una nuova narrazione. Da un lato, nel finale tutto sembra
tornato alla normalità, o quantomeno in equilibrio:
America decide di rimanere a Kamar-Taj con
Wong. Tuttavia, questa stabilità non sembra destinata a
durare nell’MCU: la scena mid-credits
di Doctor Strange 2 mostra lo stregone già alle
prese con un’altra avventura insieme ad una donna misteriosa.
Cosa significa davvero tutto ciò?
Ecco quindi la spiegazione del finale, alcune considerazioni sul
ritorno di Stephen Strange, sul suo Terzo Occhio, e su
come appare il futuro nell’MCU per gli
Illuminati.
Cosa succede alla fine di Doctor
Strange 2
Il finale di Doctor
Strange nel Multiverso della Follia mostra Wanda
Maximoff alle prese con la distruzione di tutte le copie
del Darkhold presenti nel Multiverso.
Wanda fa ciò affinché nessuno possa mai più usare
gli incantesimi e si sacrifica nel processo.
È America
Chavez che riesce ad aprire gli occhi a Scarlet,
mostrandole il terrore che genera con le sue azioni nei suoi figli
di un altro universo. Rendendosi conto di non voler essere
l’artefice della paura che vede nei volti dei suoi figli,
Scarlet Witch fa un passo indietro e cerca di sistemare le
cose. Dopo la caduta di Wanda, Strange e
Wong lavorano per ricostruire Kamar-Taj:
addestrano nuovi apprendisti e cercano di creare un nuovo
equilibrio.
Il finale di Doctor Strange nel Multiverso
della Follia è una vittoria per il protagonista
ma anche per Wong e America, ognuno dei
quali ha fatto la sua parte nell’impedire
a Scarlet di sfruttare il Multiverso
per mezzi personali. Tuttavia, questo non significa che il
passaggio di Stephen attraverso il Multiverso non
abbia causato problemi. Nella scena a metà dei titoli di coda, si
scopre che lo stregone ha generato un’incursione che minaccia di
distruggere l’equilibrio, portando interi universi a doversi
scontrare. È qui che entra in gioco la misteriosa
maga Clea, che invita il Doctor
Strange a seguirla nella Dimensione Oscura per
sistemare quello che ha combinato.
Il senso del terzo occhio di
Stephen alla fine di Doctor Strange nel Multiverso della
Follia
Come Sinister
Strange prima di lui, nel tentativo disperato di fermare
Wanda e di salvare America, Stephen si
serve del Darkhold per raggiungere il Multiverso
e possedere un’altra versione di se stesso. Così facendo, alla
fine del film sviluppa il Terzo Occhio.
Il Darkhold è una magia
forte e può confondere la mente di chi la utilizza, deformandola o
influenzandola. Così è stato sia per Wanda che per il Doctor Strange. Tuttavia, la
corruzione subita dai due è molto diversa. Il Terzo
Occhio di Stephen è essenzialmente l’Occhio
di Agamotto, un amuleto che ha lo scopo di mostrare la
verità a chiunque lo brandisce. Nei fumetti, l‘Occhio di
Agamotto è conferito solo a chi ha intenzioni pure e un animo
buono. In Doctor Strange nel Multiverso della
Follia, lo stregone usa il Darkhold con
buone intenzioni:vuole impedire a Wanda di rubare i poteri
di America. Ciò spiega perché egli ottenga il Terzo
Occhio. Ora che l’ha acquisito, probabilmente l’occhio sarà un
elemento che il mago userà in futuro.
Scarlet è realmente morta?
QuandoScarlet
decide di distruggere il tempio del
Darkhold,
fa crollare l’intera infrastruttura. Nulla sembra salvarsi: le
lastre di roccia cadono su di lei, lasciando intendere la sua
morte. Neppure le scene dopo i titoli di coda lasciano intendere
cheScarlet Witch
sia ancora viva. Tuttavia, è probabile che
Wanda
si sia salvata. Sarebbe davvero strano far finire la sua storia
poco dopo aver mostrato la sua redenzione. Inoltre,Scarlet Witch
è un personaggio troppo potente per finire in questo
modo.
È possibile che Wanda
abbia lanciato un incantesimo per proteggersi dalla caduta delle
rocce e che sia emersa dalle macerie in un momento che non viene
mostrato in Doctor Strange nel Multiverso della
Follia. Se non è morta, Scarlet Witch potrebbe
esserci nascosta come ha fatto dopo WandaVision e potrebbe far ritorno solo
quando sorgerà nuovamente il bisogno di lei e dei suoi poteri.
Il futuro di America Chavez
nell’MCU
Alla fine di Doctor Strange nel Multiverso dellaFollia, America Chavez decide di
rimanere sulla Terra-616. Il personaggio di
Xochitl Gomez è estremamente potente, ma per
ora sta solo cominciando ad apprendere la forza dei suoi poteri e
il modo per controllarli. Rimanere al Kamar-Taj le
permetterà di allenarsi e di affinare le sue capacità in uno spazio
sicuro. In un certo senso, America ha trovato una
casa su Terra-616 (e nell’MCU).
Ora che America è stata
introdotta nell’MCU,
è possibile che si presenterà di nuovo in un altro film o serie
Marvel. Un
film da solista potrebbe mostrare America affrontare una
nuova avventura nel Multiverso, magari questa volta alla
ricerca delle sue mamme, presunte morte e disperse in un universo
diverso dal suo. Inoltre, America potrebbe unirsi ai
Giovani Vendicatori, se mai l’MCU
intordurrà la squadra. Nei fumetti, Chavez è un membro dei
Giovani Vendicatori e sarebbe interessante vedere la
squadra in versione live-action. Insomma, l’MCU deve ancora esplorare
l’intera gamma di poteri di AmericaChavez,
per non parlare della sua storia. Non c’è da temere; il personaggio
ha il potenziale necessario per apparire in un futuro progetto
MCU.
Clea fa il suo debutto
nell’MCU
Una delle più grandi
sorprese di Doctor Strange nel Multiverso della
Follia è nella scena a metà dei titoli di coda. Da un
portale spunta Clea, una donna misteriosa in cerca di
Doctor Strange. Stephen deve aiutarla a risolvere
un’incursione causata da lui stesso. Lo stregone la segue senza
pensarci due volte.
L’arrivo di Clea
nell’MCU potrebbe essere
fondamentale per il futuro dell’universo condiviso e per la storia
di Strange. Nei fumetti, Clea è una maga che si è
allenata con il Doctor Strange. Alla fine, essa diventa la
Maga Suprema della Dimensione Oscura e sposa il
suo maestro. Clea è incredibilmente potente, ha la capacità di
creare illusioni, di teletrasportare e di controllare le menti
delle persone. L’ingresso di Clea
nell’MCU suggerisce che la
sua relazione con il Dottor Strange e il
Multiverso verranno esplorati in futuro.
Quando rivedremo Doctor
Strange?
Alla
fine di
Doctor Strange nel Multiverso della Follia,
viene rivelato che lo stregone ritornerà. Tuttavia, il film non
indica in quale progetto
Stephen
sarà visto nuovamente.
Avengers 5
sembra troppo lontano per ora, soprattutto dal momento che i
principali player dellaFase 4
dell’MCU
devono ancora essere definiti completamente. È più probabile che lo
stregone apparirà in un futuro
Doctor Strange 3
prima di vederlo in
Avengers 5: ha
sicuramente bisogno di un altro film da solista per raccontare cosa
manca del suo personaggio, prima di tuffarsi in un’altra squadra.
In ogni caso, nella sua prossima apparizione
Strange
potrebbe sviluppare la sua relazione con
Clea,
esplorare meglio il Multiverso e risolvere le incursioni. Queste
questioni vanno necessariamente risolte prima che il
Doctor Strange
si unisca a una missione più grande in un film deiVendicatori.
Doctor Strange sarà più cattivo
dopo il Darkhold?
Doctor
Strange viene messo in guardia sull’uso del
Darkhold e sull’influenza negativa che esso può avere
sulle persone. Tuttavia Stephen, nel tentativo di
fermare Wanda, sceglie di usarlo comunque. Almeno per un
po’, tutto sembra andare bene. Anche se sviluppa il Terzo Occhio,
Doctor Strange resta la versione buona di sé
stesso. Tuttavia, è possibile che vedremo insolite sfumature oscure
quando il personaggio tornerà in azione.
Dato che What If…?
ha già mostrato Sinister Strange, è improbabile
che Cumberbatch assumerà i panni di uno
stregone totalmente crudele. Inoltre, Doctor Strange nel
Multiverso della Follia ha già mostrato come la Strega
Scarlatta sia stata corrotta dal Darkhold e sarebbe
ripetitivo per l’MCU architettare
così presto una storia simile per lo stregone.
Il futuro degli Illuminati
nell’MCU
L’introduzione degli
Illuminati nell’MCU è un grosso problema.
Anche se i membri degli Illuminati vengono uccisi da
Wanda, il Multiverso crea per i personaggi
l’opportunità di riapparire. Solo Karl Mordo riesce a
sopravvivere, mentre Mister Fantastic di John
Krasinski, Captain Carter, il Professor
Charles Xavier, Capitan Marvel e il leader degli
Inumani Freccia Nera vengono fatti fuori.
Anche se gli Illuminati
non esistono più in questo mondo, non significa che i fan non li
vedranno mai più nell’MCU. D’altronde, non si
sceglie Krasinski o Patrick
Stewart solo per piccole apparizioni. È possibile che i
film futuri saranno più focalizzati su terre alternative, che
saranno in grado di riportare gli Illuminati in vita in
qualche modo.
Cosa significa la fine di Doctor
Strange nel Multiverso della Follia per il futuro dell’MCU?
Doctor Strange nel
Multiverso della Follia prepara il futuro
dell’MCU in grande stile.
L’introduzione delle incursioni – che è ciò che accade quando due
universi si scontrano e un mondo viene annientato – è un grande
evento all’interno del Multiverso. Inoltre, nel tentativo
di risolvere le incursioni, Strange e
Clea potrebbero incontrare Kang il
Conquistatore – che sappiamo apparirà già in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Ogni volta che si
verifica un’incursione, la durata della vita del
Multiverso si riduce: questo fatto potrebbe invitare i
supereroi ad unirsi e a lottare per risolverla.
Effettivamente, le incursioni
potrebbero aprire la strada alla versione MCU di Secret
Wars, un evento dei fumetti che ha visto i supereroi di vari
mondi scontrarsi su un pianeta chiamato Battleword. In
ogni caso, Doctor Strange nel Multiverso della
Follia è riuscito a influenzare il resto
dell’MCU.
La Blue SkyStudios, fondata nel 1987, e specializzata nella
realizzazione di film d’animazione, ha negli anni regalato al suo
pubblico celebri pellicole come la saga di L’era glaciale,
Rio e Ferdinand. Purtroppo
chiusa nel 2021, l’ultimo lungometraggio prodotto da questa è stato
Spie sotto copertura, diretto da
Troy Quane e Nick Bruno. Si
tratta di un divertente racconto che mescola toni da spy
movie con la commedia e la fantascienza, dando vita a
situazioni bizzarre e a loro modo divenute subito iconiche. È un
titolo ancora oggi troppo sottovalutato, che merita invece di
essere riscoperto.
Questo, scritto da Lloyd
Taylor e Brad Copeland, è vagamente
basato sul cortometraggio del 2009 di Lucas
Martell, intitolato Pigeon: Impossible.
Riprendendo quella vicenda, rendendola più complessa e
approfondendo diversi aspetti in più, Spie sotto copertura
è stato lodato per la sua animazione, le musiche, lo humor e le
performance vocali dei doppiatori. La presenza di note star del
cinema nel dar voce ai protagonisti è infatti la ciliegina sulla
torta di un film che ha tutte le carte in regola per divertire
grandi e piccini. Con un budget di 100 milioni di dollari, questo
prodotto non si risparmia infatti in sorprese e colpi di scena.
Come già detto, si possono ritrovare
in questo generi molto diversi tra loro, che con le possibilità
dell’animazione trovano da subito ampio sfogo. Divertente e
coinvolgente, Spie sotto copertura è senza dubbio uno dei
film d’animazione recenti da riscoprire. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo ipotetico sequel. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Spie sotto copertura: la
trama del film
Protagonista del film è l’agente
segreto Lance Sterling, il migliore nel suo
lavoro, impeccabile e pieno di fascino nel suo elegante vestito
blu. Per lui, però, tutto cambia quando un giorno Walter
Beckett, giovane scienziato incaricato di creare potenti
armi e gadget assurdi ed eccezionali per l’intelligence, propone
all’agente Sterling una tecnologia, nota come “travestimento
biodinamico”, che potrebbe rivoluzionare lo spionaggio permettendo
alle spie di non farsi notare tramite dei travestimenti “molto
particolari”. Inavvertitamente, Lance beve il filtro che permette
agli agenti di mutare forma e si ritrova trasformato in un
piccione.
Questo evento improvviso e fuori
dall’ordinario farà sì che l’agente e il genio imparino a fare
affidamento l’uno sull’altro per portare a termine la più
importante di tutte le missioni: salvare il mondo da un pericoloso
criminale di nome Killian, dotato di avanzate
tecnologie e un braccio robotico che lo rende estremamente forte.
Trovandosi innanzitutto a dover imparare a padroneggiare il suo
nuovo corpo, Lance inizierà passo dopo passo a risalire alle vere
operazioni di Killian, il quale nel mentre è riuscito a far
ricadere su di lui le colpe di alcuni crimini. Per la spia migliore
del mondo, si presenta dunque il caso più complesso di sempre, da
risolvere in condizioni improbabili.
Spie sotto copertura: i
personaggi e il cast di doppiatori del film
A dar voce in lingua originale a
Lance Sterling, la spia più affascinante del mondo, vi è l’attore
Will Smith. Si
tratta della seconda occasione in cui Smith dà voce al protagonista
di un film d’animazione, dopo averlo già fatto per Shark
Tale, del 2004. Accanto a lui, nel dar voce allo
scienziato Walter Beckett, vi è invece Tom Holland,
l’attuale interprete di Spider-Man nel Marvel Cinematic Universe. Anche se
i loro personaggi lavorano insieme per il film, Holland e Smith non
si sono mai incontrati durante la registrazione delle loro battute,
conoscendosi per la prima volta durante la premiere del film.
L’attrice Rashida Jonesdà
invece voce a Marcy Kappel, agente segreto convinta della
colpevolezza di Lance.
L’attrice Karen Gillan,
nota per il ruolo di Nebula nel Marvel Cinematic Universe, dà qui
voce a Occhio, specialista in analisi spettrale e termografia
ottica quantistica, mentre Orecchio, a cui dà voce DJ
Khaled, è uno specialista delle comunicazioni. Spie
sotto copertura rappresente invece il debutto nel mondo del
doppiaggio per l’attrice Rachel Brosnahan,
celebre per la serie La fantastica signora Maisel. Il
personaggio a cui dà voce è quello di Wendy Beckett, agente di
polizia e madre di Walter. Infine, l’attore Ben Mendelsohn,
anche lui nel Marvel Cinematic Universe con il
ruolo dello Skrull Talos, dà voce al villain Killian, terrorista
con un braccio bionico sinistro con cui controlla una serie di
droni armati che minacciano il mondo.
Spie sotto copertura 2: il sequel ci sarà?
Pur se la vicenda raccontata in
Spie sotto copertura si conclude con questo film, era
lecito immaginare che come per altri titoli della Blue Sky Studios
anche questo titolo ottenesse un sequel. I produttori hanno poi
affermato che della possibilità di realizzare un Spie sotto
copertura 2 si era parlato sin da subito. Tuttavia, a causa
degli scarsi incassi ottenuti dal film (appena 171 milioni a fronte
di un budget di 100) e dell’acquisizione della Blue Sky Studio da
parte della Disney, il sequel venne accantonato. Con la chiusura
poi dello studio di produzione, le speranze di vedere un sequel di
questo film sono da considerarsi ormai pressocché nulle.
Spie sotto copertura: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Spie sotto copertura grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes,
Disney+ e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di sabato 11 febbraio alle ore
21:20 sul canale Italia 1.
Will Smith e Tom Holland sono le voci protagoniste di
questo esilarante Spie
Sotto Copertura, film d’animazione 20th
Century Studios. L’agente super segreto Lance Sterling e
il giovane scienziato Walter Beckett sono due personalità quasi
agli antipodi. Lance è calmo, gentile e impeccabile, Walter nulla
di tutto ciò. Un evento fortuito unirà i due improbabili eroi che
dovranno imparare a contare l’uno sull’altro per la più importante
delle missioni: salvare il pianeta.
Il brivido irresistibile di
Spie
Sotto Copertura è ora disponibile nelle case dei
fan in Blu-Ray e DVD. Il formato Blu-Ray include tanti contenuti
extra, tra cui varie featurette sulla realizzazione del film e due
fantastici videoclip musicali. I bonus comprendono anche la
possibilità di guardare il film in “Modalità Spia Super Segreta”,
un approfondimento che trasporterà gli spettatori all’interno del
film per svelarne curiosità, Easter Eggs e retroscena.
Spiderman è stato
un film che ha stabilito diversi record. Uno sicuramente di attesa:
ben 25 anni sono passati prima che il progetto di questa pellicola
sul personaggio di punta della Marvel vedesse la luce. Una
gestazione quasi straziante per i fan dell’arrampicamuri, ma ben
ripagata.
Comin book
Stan Lee
Steve Ditko
Screenplay
Devid Koepp
Cast
Toby Maguire – Peter Parker/Spiderman
Kirsten Dust – Mary jane
William Dafoe – Norman Osborn/Green Goblin
James Franco – Harry Osborn
J.K. Simmons – Jonah Jameson
Spiderman
è stato un film che ha stabilito diversi record. Uno sicuramente di
attesa: ben 25 anni sono passati prima che il progetto di questa
pellicola sul personaggio di punta della Marvel vedesse la luce. Una
gestazione quasi straziante per i fan dell’arrampicamuri, ma ben
ripagata. Possiamo affermare senza timore di smentita che gli unici
film supereroistici che possano veramente competere con questo
siano semplicemente i suoi sequels. Perché persino il tanto
celebrato “Cavaliere Oscuro” della DC probabilmente non avrebbe
avuto tanto successo senza aver avuto come apri pista la pellicola
dell’Uomo Ragno.
Cast
Come detto, la storia
di Spiderman inizia a metà degli anni ’70, ma il vero decollo lo si
ha nel luglio del 200, quando lo sconosciuto Tobey Maguire viene
scelto per indossare la calzamaglia blu e rossa dell’amichevole
guardiano di quartiere. Maguire aveva già recitato ne Le Regole
della Casa del Sidro e proprio la sua interpretazione nei panni di
Homer Wells gli è valsa l’attenzione di Sam Raimi. Quest’ultimo
venne scelto sempre nel 2000 come regista del film, battendo la
concorrenza di nomi del calibro di James Cameron e Tim Burton.
Anche Maguire, comunque, aveva dovuto “lottare” con grossi calibri
dello star system hollywoodiano, come Leonardo DiCaprio e l’allora
sconosciuto Heath Ledger. Nei due ruoli di punta, perciò, si poteva
dire di aver assoldato gente “con gli attributi”.
L’eterno amore di Peter Parker,
Mary Jane Watson, sarebbe invece stato interpretato da Kirsten
Dunst, già nota ai più per il cult-movie Intervista con il Vampiro.
Il ruolo di MJ, comunque, significherà per lei il lancio definitivo
nel grande cinema. Curioso apprendere, inoltre, che proprio la
presenza di Maguire come protagonista pare abbia convinto la Dunst,
che avrebbe ammesso che con lui la pellicola avrebbe avuto «un
gusto molto più indipendente.»
L’antagonista principale, scelto
dopo varie vicissitudini, sarebbe stato il Green Goblin Norman
Osborn, ruolo affidato a Willem Dafoe (Vivere e Morire a Los
Angeles, Platoon, Mississipi Burning e molti altri). Si conferma
così la tendenza del cinema supereroistico di scegliere accanto ad
un protagonista semisconosciuto un antagonista di rilievo mondiale.
Ultimo personaggio, non certo per importanza, scelto fu Harry
Osborn, figlio di Norman e amico fraterno di Peter. Interpretato da
James Franco (Freaks and Geeks e un piccolo, ma molto apprezzato,
ruolo nel film biografico James Dean) risulterà molto importante
anche per il proseguimento della saga.
Il copione fu il risultato delle
modifiche del lavoro di David Koepp (Jurassic Park, Mission
Impossible), inizialmente assunto da James Cameron (che per lungo
tempo fu l’unico regista interessato al progetto). Assunto Reimi,
il copione fu modificato da Scott Rosenberg (Con Air e Fuori in
Sessanta Secondi) e Alvin Sargent (premio Oscar per Giulia e Gente
Comune) fino alla sua incarnazione finale.
Produzione
Avendo stabilito un lancio mondiale per il 3 maggio 2002, le
riprese iniziarono l’8 gennaio 2001 a Culver City, piccolo centro
nella contea di Los Angeles famoso sin dagli albori del cinema come
sede di importanti studi cinematografici (della MGM prima e della
Sony Pictures poi). Gli studi 27 e 28 della Sony furono scelti come
sede delle riprese interne. Come in altre produzioni, anche durante
le riprese di Spiderman non mancarono gli incidenti, che purtroppo
costarono la vita all’operaio Tim Holcombe. Lo show, come nelle
migliori tradizioni, andò però avanti. La maggior parte delle
riprese furono fatte a Los Angeles e, ironicamente, solo per due
settimane la troupe si trasferì a New York (casa storica di
Spiderman) per girare scene che necessitavano di monumenti troppo
ben conosciuti per poterli riprodurre.
Per quanto riguarda i costumi, per
Spiderman fu scelto di mantenere la foggia classica con solo
qualche piccola modifica estetica. Maguire indossò una calzamaglia
strettissima composta da soli due pezzi (corpo e maschera). I
famosi “occhi da ragno” erano semplicemente composti da specchi
monodirezionali, mentre le ragnatele che decorano il completo
furono generati al computer. Più complesso fu il discorso per Green
Goblin. Un primo progetto di costume era stato concepito prima del
casting di Dafoe, che però rifiutò l’idea “troppo voluminosa”. Il
risultato finale fu creato seguendo anche la struttura corporea
dell’attore e si componeva di ben 580 pezzi diversi. Pare che molti
designer volessero accompagnare il Goblin con alcune ragazze in
costume che avrebbero agito come complici, ma Raimi non volle
nemmeno sentir parlare dell’idea.
Per gli effetti speciali fu assunto
John Dykstra (Oscar per Guerre Stellari), che convinse Raimi ad
affidarsi agli effetti visivi per la maggior parte delle acrobazie
del film, che sarebbero state impossibili persino per uno stuntman
esperto. Il budget iniziale di 70 milioni di dollari dovette essere
alzato a 100, mentre le dominanti cromatiche dei due protagonisti,
Maguire e Dafoe, costrinsero la troupe a girare alcune sequenze che
li vedevano insieme separatamente, in quanto uno necessitava di un
fondale verde (Maguire/Spiderman) mentre l’altro era obbligato a
usarne uno blu (Dafoe/Green Goblin). Bisogna sottolineare, però,
che Raimi non volle che il suo film sembrasse una specie di
blockbuster a cartoni animati, per cui nessuna sequenza è mai stata
generata al 100% al computer.
Rilascio e
riconoscimenti
Anche il rilascio della pellicola ebbe qualche problema. Ormai
tristemente noto il trailer (riportato qui sotto) nel quale
Spiderman blocca una banda di rapinatori con una ragnatela tesa tra
le Twin Towers di New York. Gli eventi dell’11 Settembre 2001
obbligarono la Sony a ripensare gran parte del materiale
promozionale già distribuito.
Nonostante alcune diatribe sull’età
autorizzata per il pubblico (molte associazioni diedero un limite
di età di 12 anni alla pellicola, cosa che Sony e Marvel non apprezzarono, vista la
grande popolarità dell’Uomo Ragno tra i giovanissimi). Ugualmente
il film arrivò ai cinema, dove stabilì il record di guadagni nel
giorno d’apertura (39.406.872 $). Solamente il terzo capitolo de I
Pirati dei Caraibi, ben quattro anni dopo, riuscirà a battere i
record d’incassi di Spiderman. Alla fine la pellicola guadagnò
821.708.551 $ in tutto il mondo a fronte di soli 140 milioni di
budget. Questo lo rese il ventesimo film della storia del cinema di
tutti i tempi per incassi. Non vinse nessun Oscar, ma ottenne le
nomination per i Migliori Effetti Speciali e per il Miglior
Sonoro.