Sono iniziate le riprese
di FUORI, il nuovo film di Mario
Martone, trattoda
unsoggetto di Ippolita di
Majo, la sceneggiatura è firmata da Mario
Martone e Ippolita di Majo. Il film è
interpretato da Valeria Golino nel ruolo di Goliarda
Sapienza, Matilda
De Angelis, Elodie.
Le riprese si svolgeranno a Roma per una durata
complessiva di otto settimane.
FUORI è una coproduzione Italia-Francia:
Indigo Film
con
Rai Cinema
e
The Apartment per
l’Italia e
SRAB Films
per la Francia, in collaborazione con
Fremantle.
La fotografia è a cura di Paolo
Carnera,
il montaggio di Jacopo
Quadri,
la scenografia di
Carmine Guarino
e i costumi sono di
Loredana Buscemi.
Il film sarà distribuito in Italia da
01 Distribution.
“Nessuna persona e nessun luogo sono veri per sempre” – Goliarda
Sapienza, Le certezze del dubbio.
Una scrittrice finisce in carcere
per un gesto folle e inaspettato. In prigione, l’incontro con
alcune giovani detenute diventa un’esperienza di rinascita. Una
volta fuori, in una torrida estate romana in cui il tempo sembra
sospeso, la scrittrice continua a frequentare le donne con cui ha
stretto amicizia e che ora, come lei, sono tornate in libertà.
Nasce una relazione profonda e decisiva per la sua vita, un legame
autentico che nessuno lì fuori riuscirà a comprendere.
Questa scrittrice è Goliarda Sapienza, e questa è la sua storia,
come lei l’ha raccontata.
Celebre per i suoi ruoli in film
francesi, l’attrice e modella Marine Vacth sarà
presto nota anche in Italia per il ruolo della Fata Turchina nel
film Pinocchio, di Matteo
Garrone. L’attrice sfoggia così una continua
versatilità che, accompagnata dalla sua bellezza, le ha permesso
negli ultimi anni di affermarsi nell’industria cinematografica, in
particolar modo in alcuni film di odierni autori francesi.
Ecco 10 cose che non sai su
Marine Vacth.
Marine Vacth: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film francesi. L’attrice debutta al cinema nel 2011 con il
film Ma part du gâteau. Recita poi in Ce que le jour
doit à la nuit (2012) e raggiunge una prima popolarità con il
ruolo da protagonista in Giovane e
bella (2013). Successivamente recita nei film Belles
familles (2015), La confession (2016) e Doppio
amore (2017), con cui viene ulteriormente
celebrata. Sempre nel 2017 recita in Si tu voyais son
coeur, mentre nel 2019 è tra le protagoniste del film
Pinocchio.
2. Reciterà in una serie
TV. Nel futuro dell’attrice vi è la partecipazione ad un
serie TV intitolata Moloch, di genere thriller ma la cui
trama è ancora segreta. La serie è attualmente in fase di
riprese.
Marine Vacth è su Instagram
3. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo seguito da 13,6 mila persone.
All’interno di questo la Vacth è solita condividere scatti
realizzati per servizi di moda, ma anche immagini promozionali dei
suoi progetti da interprete.
Marine Vacth ha un fidanzato
4. È impegnata in una
relazione sentimentale. L’attrice è attualmente fidanzata
con il fotografo francese Paul Schmidt. I due sono molto riservati
circa la loro vita sentimentale, tenuta lontano da quella
lavorativa a tal punto da non condividere nulla sui rispettivi
social.
5. Ha avuto un
figlio. Con il compagno l’attrice ha avuto un figlio nel
marzo del 2014. L’attrice ha dichiarato che la maternità le ha
permesso di scoprire nuovi aspetti del suo lavoro. Allo stesso modo
però, da quel momento cerca di ritagliarsi quanto più tempo
possibile per stare accanto alla famiglia.
Marine Vacth in Pinocchio
6. Ha sostituito un’altra
attrice. L’attrice francese nel film Pinocchio
interpreta il ruolo della Fata Turchina. Tale personaggio era
inizialmente stato affidato all’attrice italiana Matilda De
Angelis, la quale ha tuttavia dovuto rinunciare per via di
altri impegni. A quel punto il regista ha scelto la Vacth per la
purezza dei suoi tratti somatici.
7. Non ha ricevuto
particolari indicazioni. Nel costruire il suo personaggio
l’attrice ha dichiarato che il regista le ha suggerito di affidarsi
più al racconto di Collodi, che parla da sé, che non a sue
particolari indicazioni. L’unica fornitale, è stata quella di
comportarsi con Pinocchio come avrebbe fatto da madre con suo
figlio.
Marine Vacth e François Ozon
8. È divenuta celebre grazie
al celebre regista. La Vacth deve la sua popolarità ai
ruoli nei film del regista francese Ozon, ovvero Giovane e
bella e Doppio amore. In questi l’attrice interpreta
ruoli da femme fatale, mostrandosi in più occasioni senza veli in
scandalose scene erotiche.
9. Non si aspettava di fare
scandalo. Per le scene nel film Doppio amore,
sono nati numerosi dibattiti durante il Festival di Cannes, dove il
film era presentato. Pur consapevole di lavorare sul filo del
rasoio con Ozon, l’attrice ha dichiarato di non aspettarsi una
simile accoglienza, poiché per lei le scene di sesso non hanno
nulla di eccezionale, e veste la nudità come un costume di
scena.
Marine Vacth età e altezza
10. Marine Vacth è nata a
Parigi, in Francia, il 9 aprile 1991. L’attrice è alta
complessivamente 171 centimetri.
Nel film
Marina del regista fiammingo
Stijn Coninx, il racconto della genesi della
famosissima hit di Rocco Granata si rivela un
pretesto utilizzato per narrare piuttosto l’epopea dei minatori
italiani in Belgio. Nel 1946 De Gasperi firmò un
accordo con il ministro belga Van Hacker che
prevedeva l’acquisto di carbone ad un prezzo di mercato in cambio
dell’impegno italiano di mandare cinquantamila uomini per il duro e
pericolosissimo lavoro in miniera. Tra il ’46 e il ’57, in Belgio
arrivano centoquarantamila italiani. Il contratto prevede cinque
anni di miniera, con l’obbligo tassativo, pena l’arresto, di farne
almeno uno. Anche Salvatore Granata (Luigi
Lo Cascio), padre del piccolo e vivace Rocco, non
trovando un’occupazione decente in Calabria, decide di partire.Dice
alla famiglia che starà via solo tre anni e poi tornerà al paese
arricchito ma in realtà anche lui ha l’obbligo di rimanere in
Belgio per cinque lunghi anni.
Temendo le possibili infedeltà
della moglie (Donatella Finocchiaro), dopo un
lungo anno si fa raggiungere da tutta la famiglia. Inizia un
periodo molto duro per il piccolo Rocco che si ritrova da un
momento all’altro, ad essere uno straniero e a dover combattere
contro i pregiudizi degli abitanti del luogo cercando faticosamente
di integrarsi. Il piccolo, però, è molto determinato anche perchè
ha un obiettivo da raggiungere: la musica. Il padre, che da
principio accetta che il figlio coltivi la sua passione solo a
livello di hobby, inizia a frapporsi con forza e violenza tra il
ragazzo ed il suo sogno nel momento in cui Rocco, divenuto un
giovane uomo (Matteo Simoni), è deciso a fare di
questa sua passione il suo futuro lavoro. Il film è stato campione
di incassi in patria ed ha vinto anche a alcuni premi ma per quanto
riguarda lo stile, non si può sicuramente parlare di un film
d’autore.
Stijn Coninx
sipone completamente a servizio di questo romanzo di formazione
sacrificando uno sguardo personale sul racconto. Il risultato è un
prodotto border line che si pone al confine tra il cinema e la
fiction televisiva tendendo maggiormente verso questa seconda
direzione. L’aspetto emozionale è il fulcro della vicenda che si
concretizza nella narrazione dello scontro generazionale (padre
-figlio) e nello scontro tra diverse culture (italiani-fiamminghi).
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto Coninx
tenta di evitare la facile generalizzazione mostrandoci italiani
solo buoni e fiamminghi solo cattivi e ciò si dimostra uno degli
aspetti positivi del film.
La storia d’amore tra Rocco ed
Helena (Evelien Bosmans), creata appositamente per
il film, risente molto, invece, di questa sua natura
artificiosa pescando a piene mani dai cliché del genere
storia d’amore contrastata. Nel complesso Marina si rivela
un film gradevole, molto emozionante ma portando avanti il suo
intento di mettere in scena un dramma universale, Coninx ci
propone, piuttosto, la classica fiaba su di un ragazzo che riesce a
realizzare i suoi sogni.
Di origini italiane, l’attrice
Marina Squerciati si sta facendo notare per i suoi
ruoli televisivi, dove ha già dato prova di buone capacità
nell’adattarsi a ruoli e contesti diversi. Apparsa anche al cinema,
l’attrice si è dimostrata pronta nel fare il grande salto, in
attesa di un ruolo che possa consacrarne la carriera.
Ecco 10 cose che non sai su
Marina Squerciati.
Marina Squerciati carriera
1. I film. Il
debutto cinematografico dell’attrice avviene nel 2006 con il film
Hold. Successivamente prende parte al film E’
complicato, dove recita accanto a Meryl
Streep e Alec Baldwin. Prende poi
parte a Frances Ha (2012), Sparks (2013), La
preda perfetta (2014) e Central Park (2016).
2. Le serie TV.
Particolarmente ricca è invece la sua carriera televisiva, che
vanta partecipazioni alle serie Criminal Intent (2009),
The Good Wife (2010), Blue Bloods (2011),
Gossip Girl (2011-2012), The Americans (2013),
Law & Order: Unità Speciale (2011-2015), Chicago
Fire (2014), Chicago Med (2015), Chicago Justice
(2017) e Chicago P.D., dove dal 2014 ricopre il ruolo
di Kim Burgess.
Marina Squerciati social
network
3. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo personale verificato, seguito da 481 mila
persone. All’interno di questo è possibile trovare fotografie
scattate in momenti di svago o durante le pause sui set a cui
l’attrice prende parte.
4. Ha un profilo su
Twitter. L’attrice è inoltre attiva anche sul social
network Twitter, dove ha oltre 120 mila followers. Qui la
Squerciati è solita condividere aggiornamenti sui propri progetti,
ma anche rilasciare notizie sulla propria vita privata o esprimere
la propria opinione su notizie di attualità.
Marina Squerciati vita
privata
5. E’ sposata.
L’attrice è sposata con Eli Kay-Oliphant, che non ha a che fare con
il mondo dello spettacolo. Verso la fine del 2016 l’attrice prende
una pausa dalla serie Chicago P.D. per via della
maternità, e nel febbraio 2017 la coppia dal alla luce la loro
prima figlia. La nascita viene annunciata dall’attrice sul suo
profilo Twitter.
Marina Squerciati Chicago
P.D.
6. Ha interpretato il ruolo
in più occasioni. L’attrice è celebre per il ruolo
dell’agente Kim Burgess, tra i protagonista della
serie Chicago P.D., dove recita accanto all’attore
Jason Beghe. L’attrice ha poi ripreso il ruolo
anche in altre serie ambientate nello stesso universo narrativo,
ovvero Law & Order: Unità Speciale, Chicago Fire,
Chicago Med e Chicago Justice.
7. All’inizio le era più
facile ricoprire il ruolo. Nelle prime stagioni della
serie l’agente Kim Burgess ha un carattere più mite, che si
indurisce con il progredire della sua carriera nella polizia di
Chicago. Per l’attrice risulta complesso calarsi nel nuovo
carattere del personaggio, mentre si trovava più in sintonia con il
modo di fare gentile delle prime puntate, poiché è quello che ha
anche lei nella vita di tutti i giorni.
8. Non sa come evolverà il
suo personaggio. L’attrice si è dichiarata stupita ed
entusiasta dell’arco narrativo del suo personaggio, affermando
tuttavia che non sa quali ulteriori strade questo intraprenderà.
Gli sceneggiatori infatti tengono in gran segreto i futuri risvolti
della serie, affinché anche gli attori possano vivere di volta in
volta questa crescita.
Marina Squerciati patrimonio
9. Chicago P.D. è
stata la sua fortuna. L’attrice ha ormai raggiunto un
buono status grazie ai suoi ruoli cinematografici e televisivi, ma
è con la serie Chicago P.D. che ha raggiunto degli ottimi
guadagni, raggiungendo un patrimonio stimato di circa 2,5 milioni
di dollari.
Marina Squerciati età e
altezza
10. Marina Squerciati è
nata a New York, Stati Uniti, il 30 aprile 1984. L’altezza
complessiva dell’attrice è di circa 170 centimetri.
Si chiama Marina
Occhionero, l’abbiamo vista al cinema e in tv tantissime
volte, e adesso, ogni martedì, per quattro martedì, farà compagnia
al pubblico di Raiuno con Studio Battaglia, la fiction RAI diretta da
Simone Spada e scritta da Lisa Nur
Sultan, con Barbora Bobulova, Lunetta
Savino e Miriam Dalmazio.
In
Studio Battaglia si seguono le vicende di una famiglia
di avvocatesse, madre e due figlie, mentre l’unica del gruppo a non
aver seguito la carriera forense ha il volto di Marina
Occhionero: chi è questa giovane donna che si
chiama Viola?
“È un contraltare
rispetto alla madre e alle sorelle, l’ha descritta così anche il
regista, quando ho fatto il provino, come un punto di luce che lei
porta, la freschezza che ha nel suo modo di approcciarsi alla vita.
All’inizio può sembrare più ingenua ma poi i suoi dubbi, questo suo
modo confusionario di affrontare le cose nascondono una profondità
ma anche una serenità insospettati.”
Viene anche da pensare
che Occhionero abbia messo del suo nel personaggio, dal momento che
proprio come Viola viene da una famiglia di avvocati e ha scelto
una strada diversa, quella dell’arte e della recitazione: “È
stata la prima cosa che ho pensato quando ho letto la
sceneggiatura.” Commenta l’attrice, in riferimento al
parallelismo con il suo ruolo.
Studio
Battaglia è una storia che ha per protagoniste delle donne ed
è anche scritto da una donna. Com’è lavorare in un contesto in cui
la voce femminile è preponderante?
“Simone Spada è un
regista molto intelligente, il fatto che il femminile sia
protagonista nella serie, non l’ha trattato come un’eccezionalità,
ma come se fosse semplicemente una storia di persone in cui le
vicende toccano le donne, ma non solo. Secondo me c’è stata una
bella collaborazione tra tutte le parti chiamate in causa, dalla
produzione alla sceneggiatura fino alla recitazione, e il fatto che
fosse una storia di donne è passato in secondo piano. Come è giusto
che sia, ormai. Dovrebbe essere la regola che venissero scritti
personaggi così tridimensionali per le donne.”
Intervista a Marina Occhionero, Viola di
Studio Battaglia
Marina
Occhionero è un volto familiare, riconosciuto e
riconoscibile grazie alla corposa mole di ruolo che ha
interpretato, tra cinema e tv, oltre al fatto che continua a fare
teatro. Ma nessuno tra questi tre mondi, al momento, esclude
l’altro o ha un posto preponderante nella sua carriera.
“Sono fortunata
perché mi sento a casa in tutti e tre i posti e non credo che
potrei fare a meno di uno dei tre, soprattutto perché mi sento in
un momento che è ancora di formazione e quindi è importante
sperimentare tanti ruoli diversi. Questo passare da una cosa
all’altra mi costringe a rimanere viva e attiva, e a continuare a
ricercare. Ogni nuovo ambiente stimola l’adattamento e questo è
quello che mi interessa di più in questo momento. Scelgo i progetti
non tanto in base al genere, ma soprattutto in base alle persone
che incontro. Loro sono la scuola più grande.”
Nel curriculum di Occhionero c’è
anche una piccola collaborazione con Ridely Scott,
per House of Gucci.
“(Lavorare per Scott
è stato) Molto emozionante, soprattutto quando ho fatto la prova
costume! C’era una disponibilità incredibile di abiti d’epoca,
vedere questa macchina in moto è emozionante. Poi la mia scena è
stata tagliata, ma tutto è stato emozionante, vedere lavorare Lady
Gaga e attori di quel calibro lì, vedere girare le scene in una
maniera diversa, il fatto che ci fossero più telecamere a girare
contemporaneamente… non ci potevo credere. A parte la recitazione,
per esempio, Lady Gaga riempie lo spazio in una maniera
incredibile, vedere lei e gli altri attori, vedere l’attitudine che
hanno è stato molto interessante.”
Come quasi tutti i personaggi
pubblico, Marina Occhionero ha dei profili social
personali, nei quali si racconta non solo come interprete ma anche
come persona, condividendo alcune cose del suo privato.
“Credo che quando
qualcuno comincia ad esporsi, facendo il nostro lavoro, è
inevitabile che ci sia una responsabilità legata all’immagine che
dà di sé e ai contenuti che condivide, se scegli di condividerli.
Nel mio caso i miei social corrispondono anche al mio lavoro, e il
mio lavoro è fatto anche di scelte di vita, per esempio, non vivere
a Roma. Per poter essere in grado di lavorare bene, io ho bisogno
di altre cose oltre al lavoro, altre esperienze che poi mi
permettono di avere contatti umani, che a loro volta mi rendono
essere un’attrice migliore.”
Quando si parla di sogni e progetti
per il prossimo futuro, Marina Occhionero è molto
sicura della risposta, mettendo forse da parte il sogno di bambina
di studiare giurisprudenza e lavorare all’ONU, Occhionero ha adesso
un sogno molto più concreto:
“Diciamo che i miei
sogni sono cambiati abbastanza, per fortuna i desideri cambiano. Ma
di cose che voglio fare ci sarebbe quello di trovare un posto mio,
in campagna, un luogo da curare. Io credo molto nelle persone che
prendono custodia dei posti e che li curano, e mi piacerebbe avere
un posto mio. Credo che questo desiderio dipenda anche dal fatto
che facendo l’attrice sono sempre in giro. Credo però che è una
cosa che accadrà, perché credo molto negli esseri umani che hanno
cura dei posti e mi piacerebbe dedicare una parte della mia vita a
questo. Penso che in fondo abbia molto a che fare con il mio lavoro
anche se apparentemente non sembra.”
In occasione della sua
imminente uscita nelle sale cinematografiche italiane, il fiammingo
Stijn Coninx, regista già candidato all’oscar nel
1993 con Padre Daens, ha presentato
stamattina presso la Casa del cinema di Roma
Marina, film che in madrepatria ha
superato i 500.000 spettatori ed ha ottenuto il Platina Award ed il
Diamond Award. Il film che è entrato a far parte dei 10 film
fiamminghi più visti di tutti i tempi, narra la vicenda umana ed
artistica di Rocco Granata, figlio di immigrati
calabresi ed autore della celeberrima hit degli anni sessanta
Marina, Marina.
In sala insieme allo stesso
Rocco Granata, al regista ed ai produttori sono
presenti tra gli attori principali Luigi
LoCascioed il giovane Matteo Simoni, che
nel film interpretano rispettivamente Salvatore, il padre di Rocco,
e Rocco da giovane.
Rocco Granata prende subito
parte alla conferenza stampa facendo una dedica molto
significativa:
“Voglio dedicare questo film a
tutti gli emigranti italiani che sono nel mondo.Ovunque vado in
tourneè mi riservano un’accoglienza calorosa : non a caso sono
chiamato il cantante degli emigranti!”
Viene poi chiesto a Luigi
LoCascio come abbia costruito il personaggio di Salvatore, un
personaggio molto duro, una sorta di padre padrone che si frappone
tra Rocco ed il suo sogno di diventare un musicista. Questa volta è
come se LoCascio si trovasse dall’altra parte della barricata dal
momento che la maggiorparte dei ruoli da lui interpretati finroa,
rimandano di più alla tipologia del figlio ribelle :
“Io non ho letto il personaggio
di Salvatore come un personaggio del tutto negativo. L’ho più visto
ed interpretato come un carattere autoritario ma non per
cattiveria. Lui pensa di agire per il bene del figlio anche se in
realtà fraintende i reali bisogni di questo ragazzo. Alla fine,
infatti, si riscatta ammettendo di aver sbagliato per quanto
riguarda il talento di Rocco. Credo che Marina sia
un film importante soprattutto per l’affresco storico che realizza
dipingendo le dure condizioni in cui vivevano i minatori italiani
in Belgio. Spero possa far riflettere anche gli italiani di oggi
che spesso si pongono con gli stessi pregiudizi riguardo chi viene
in Italia in cerca di una vita migliore.”
Quindi interviene il regista
parlando della genesi del film:
“E’ stato Rocco a cercarmi
all’inizio del 2007. La sua famosissima canzone
Marina stava per compiere cinquant’anni e lui
voleva festeggiarla in qualche modo; era indeciso, però, se
scrivere un libro o utilizzare il mezzo cinematografico per
raccontare la sua storia.
Alla fine ci siamo resi
conto che il racconto di Rocco si prestava di più al cinema ed
abbiamo iniziato a lavorare a questo film. Quello che mi ha più
affascinato del racconto di Rocco, è stato il suo essere un
racconto universale.
All’inizio della storia lui è un
bambino felice che si ritrova da un momento all’altro nella brutta
condizione di essere uno straniero e quindi di perdere la sua
identità e doversene costruire una nuova cercando di integrarsi in
un ambiente diverso che spesso lo respinge. Poi c’è lo scontro con
il genitore che è il secondo grande tema portante del
film.
A questo punto ci voleva una
storia d’amore anche per dare una spiegazione al titolo della
canzone!”
Viene chiesto a Rocco
Granata di svelare chi si nasconda dietro il nome Marina e se la
storia d’amore raccontata nel film sia davvero accaduta
:
“Quando sono arrivato in Belgio
avevo circa dodici anni e guardavo molte ragazzine del quartiere
dove ero andato ad abitare. Ce ne era una che mi piaceva
particolarmente ed era la figlia di un negoziante del quartiere.
Comunque la cosa è finita lì. Ho avuto molte storie in quel periodo
ma niente di serio : ero molto concentrato sul mio lavoro e
focalizzato sul sogno di diventare musicista. Marina è nata per
caso da un’improvvisazione che stavo facendo alla fine di una
serata in un locale. Stavo strimpellando quel motivetto quando ho
visto una ragazza mora che stava parlando con un’amica sotto il
manifesto pubblicitario di una marca di sigarette che si chiamavo
Marina…”
Arriva in homevideo l’11 luglio, per
Feltrinelli Real Cinema e GA&A Productions, Marina
Abramovic: The Artist is Present di Matthew Akers,
dedicato a una delle
Sir Lawrence Oliver nell’estate del
1956 presenta il nuovo progetto cinematografico, Il
principe e la ballerina, che lo vede coinvolto insieme a
Marilyn Monroe arrivata in Inghilterra con
il suo terzo marito, Arthur Miller. In quella
stessa estate, il ventitreenne Colin Clark si era appena laureato a
Oxford e aspirava a diventare regista.
Ma quando sul set si comincia a
generare un profondo attrito, dovuto a un diverso approccio al
metodo di recitazione e di vita tra Sir Lawrence e Marilyn, ella si
ritroverà sempre più vicina a Colin. Pur essendo due realtà così
distanti e differenti, il loro sarà un legame profondo ma allo
stesso tempo effimero. La sceneggiatura è tratta dalle memorie di
Colin Clark e in particolare da due libri pubblicati in periodi
diversi, The price,the showgirl
and me, dove sono riportate le sue esperienze sul set e
inseguito, My week with Marilyn in cui viene
raccontata la magica settimana che egli aveva trascorso accanto
all’attrice più famosa del mondo.
Marilyn, la diva
Per essere il debutto
alla regia, Simon Curtis affronta una storia importante evitando il
biopic e dirigendo la camera attorno all’effetto mediatico di
Marilyn e all’interno dei suoi collaboratori, rendendo onore alla
sua figura leggendaria che nel corso degli anni è diventata sempre
più bidimensionale e cercando di scoprire la donna. A sposare
questo progetto un cast eccezionale, a cominciare da Michelle Williams (vincitrice di un
Golden Globe) che interpreta una
Marilyn bellissima e disarmante in tutte le sue
sfumature personali, trasmettendoci i suoi disagi e le insicurezze
più profonde. A seguire Kenneth Branagh perfetto nel restituire
l’autoritario attore inglese di stampo teatrale a cui molto spesso
viene associata la sua carriera artistica. Tiene il passo Eddie Redmayne, convincente nel ruolo di Colin
conquistato e innamorato dalla sua fantasia proibita. Sempre
fondamentale è Judi Dench, nel ruolo di Sybil Thorndike,
un’empatica attrice che saprà mediare le divergenze artistiche del
set.
Il montaggio di Adam
Recht rende la storia calibrata, riesce a passare dai
ritmi frenetici dello star system con cambi di passo alla commedia,
a tensioni più drammatiche connotate dalla malinconia e
dall’introspezione della diva. La fotografia di Ben Smithard è
perfetta nel restituire la vita dentro e fuori dal set. Piccola
gemma, il “tema di Marylin” composto per l’occasione da
Alexander Desplat (Il
discorso del Re). In sala dal 1 giugno,
Marilyn è un buon film per chi volesse vedere
l’altra Marilyn Monroe.
Ricordata come una delle più grandi
dive della storia del cinema, Marilyn Monroe è
ancora oggi un’icona senza tempo, capace di conquistare generazioni
di spettatori grazie al suo fascino, alla sua ironia e al talento
che la contraddistingueva. Più volte nominata come una delle prime
sex symbol del mondo dello spettacolo, l’attrice si è distinta in
film di grande successo, dando vita ad una carriera, seppur breve,
particolarmente folgorante. Le sue qualità sono ancora oggi
insuperate.
Ecco 10 cose che non sai di
Marilyn Monroe.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Marilyn Monroe: i suoi film
10. Ha recitato in alcuni
tra i più celebri film della storia. La carriera
cinematografica della Monroe ha inizio nel 1948 con il film
Orchidea bionda, a cui seguiranno Una notte sui
tetti (1950), Giungla d’asfalto (1950), ed Eva
contro Eva (1950), grazie al quale ottiene maggiore
popolarità. Negli anni successivi recita in ruoli di rilievo
nei film Lo spaccone vagabondo
(1950), L’affascinante bugiardo (1951), La
confessione della signora Doyle (1952), La tua bocca
brucia (1952), Gli uomini preferiscono le bionde
(1953), Come sposare un
milionario (1953), Follie
dell’anno (1954), Quando la moglie è in
vacanza (1955), Il principe e la ballerina(1957), A qualcuno
piace caldo (1959), Facciamo
l’amore (1960), Gli spostati (1961)
e Something’s Got to Give (1962).
9. Le sono stati dedicati
noti film. Data la popolarità dell’attrice, nel corso dei
decenni le sono stati dedicati diversi film, dove appare come
personaggio in storie incentrate su più o meno ampi episodi della
sua vita. Il primo di questi titoli è Ciao Norma Jean
(1976), seguito da Buonanotte, dolce Marilyn (1989). Nel
2011 viene realizzato il film Marilyn, che
si concentra sulla settimana che l’attrice trascorse in Gran
Bretagna per le riprese di Il principe e la ballerina. Qui
la Monroe è stata interpretata da Michelle
Williams, la quale venne nominata all’Oscar per la sua
interpretazione. Nel 2013 uscì poi il documentario Love, Marilyn – I
diari segreti, mentre prossimamente, la Monroe sarà
interpretata da Ana de
Armas per il film Blonde,
previsto per il 2021.
8. Ha vinto prestigiosi
premi. Nel corso della sua breve carriera, la Monroe ebbe
modo di affermarsi grazie ad interpretazioni rimaste iconiche,
vincendo per queste anche diversi prestigiosi riconoscimenti. Le
venne infatti assegnato il Golden Globe come miglior attrice in un
film commedia o musical per il film A qualcuno piace
caldo, ottenne poi nomination al premio Bafta come miglior
attrice straniera per Quando la moglie è in vacanza e
Il principe e la ballerina. Nel 1954 e nel 1962 le venne
infine assegnato l’Henrietta Award come miglior attrice del
mondo.
Marilyn Monroe e Andy Warhol
7. Venne ritratta dal
celebre artista. L’immagine di Marilyn è oggi venerata
come una delle più celebri e diffuse nella cultura di massa,
simbolo di bellezza eterna come anche della fragilità della vita.
Tra le numerose opere che nel corso del tempo celebri artisti
dedicarono all’attrice, una delle più celebri è quella realizzato
da Andy Warhol. Nel 1962, il maestro della pop art
dà vita ad una serie di serigrafie, dove i colori cambiano di volta
in volta, dando vita a giochi cromatici particolarmente attraenti,
che formano spesso un contrasto con il volto dell’attrice.
Marilyn Monroe e le sue
canzoni
6. Ha inciso celebri
brani. La Monroe non si affermò solo in ambito
cinematografico, ma ottenne un buon successo anche come cantante.
Incise infatti due album musicali con i brani della colonna sonora
dei film A qualcuno piace caldo e Facciamo
l’amore. Ha poi interpretato noti singoli come Bye Bye
Baby, Diamons Are a Girl’s Best Friend,I Found a
Dream, e I Wanna Be Loved By You, tutti presenti nei
film da lei interpretati. È poi nota per aver cantato la celebre
Happy Birthday, Mr. President, al compleanno dell’allora
presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Marilyn Monroe e i Kennedy
5. Ebbe rapporti con la
celebre famiglia americana. Ancora oggi, non sono
realmente chiari i rapporti che legavano l’attrice alla famiglia
Kennedy e in particolare a John Fitzgerald e Robert. Dopo la
canzone cantata dall’attrice in occasione dei festeggiamenti del 19
maggio del 1962, nel cui testo ringraziava il presidente per i
traguardi da lui raggiunti, in molti sospettarono un possibile
legame sentimentale. Tuttavia, la morte dell’attrice, avvenuta
soltanto tre mesi dopo, rese difficile stabilire la veridicità di
tali voci, ma allo stesso tempo alimentò il mistero intorno
all’accaduto.
Marilyn Monroe: la sua morte
4. Il suo decesso è
tutt’oggi un mistero. Il 5 agosto del 1962 l’attrice viene
ritrovata priva di vita nella camera da letto della sua casa.
Secondo l’autopsia eseguita dai medici, il motivo della morte era
da ricondurre ad un suicidio avvenuto tramite overdose di
barbiturici. Tuttavia, l’incerta ricostruzione degli eventi come
anche alcune incongruenze nelle dichiarazioni dei testimoni hanno
dato vita a molteplici teorie sull’evento. Il funerale si tenne l’8
agosto, e venne organizzato dall’allora marito Joe DiMaggio. Il
corpo dell’attrice riposa oggi presso il Westwood Village Memorial
Park Cemetery.
3. Vi furono sospetti sui
Kennedy. L’inaspettata morte dell’attrice diede origine a
numerosi sospetti, la maggior parte dei quali ricadono ancora oggi
sulla famiglia Kennedy. Si ipotizzò ipotizzato che dietro la
scomparsa della Monroe vi fosse il loro coinvolgimento, i quali,
per via delle voci sulla relazione tra l’attrice e John, avrebbero
temuto per la loro carriera politica. Ancora oggi, tuttavia, la
verità rimane un segreto, e con il passare del tempo il mistero
della morte della diva sembra destinato a dover rimanere tale.
Marilyn Monroe: le frasi e le
poesie dell’attrice
2. Ha scritto poesie e
pronunciato celebri aforismi. La Monroe non è soltanto una
donna di fascino, ma possedeva anche una profonda sensibilità, il
più delle volte dovuta tenere nascosta, che la rivela come una
personalità fragile e un’acuta osservatrice delle dinamiche del
mondo. Nel libro Fragments. Poesie, appunti, lettere, si
possono infatti ritrovare molte testimonianze a riguardo, che
permettono di scoprire lati inediti della diva.
Marilyn Monroe: età, altezza e
fisico
1. Marilyn Monroe è nata a
Los Angeles, il 1° giugno del 1926 ed è deceduta nella
medesima città il 5 agosto del 1962. L’attrice era alta 167
centimetri, e le misure del suo corpo erano 96-58-91.
A 50 anni dalla sua scomparsa alcuni scatti privati di
Marilyn Monroe vengono battuti all’asta, a lei è
dedicato quest’anno il poster del Festival di Cannes.
Le fotografie in questione sono del
1953, la Monroe aveva 27 anni, era nel pieno della sua breve ma
scintillante carriera.
Marilyn Monroe si trovava sul set di
Niagara, film diretto da Henry Hathaway. Dalle prime
indiscrezioni che emergono ci sarebbero, fra queste, degli scatti
bollenti che ritrarrebbero Marilyn nuda, in posa per un
calendario.
Una delle più brillanti e apprezzate
commedie italiane degli ultimi anni è Marilyn ha gli
occhi neri, dove si affronta con leggerezza, ironia
ma mai superficialità un tema spinoso come i disturbi mentali.
Diretto da Simone Godano – regista anche di
Moglie e marito e
Croce e delizia, e
scritto dalla sua frequente collaboratrice Giulia Louise
Steigerwalt, il film parte dunque da questo tema per
porre a confronto una serie di personaggi problematici che imparano
tuttavia a fare squadra e così facendo superando tutti gli ostacoli
che la vita pone sul loro percorso.
Dopo aver fatto scambiare di ruolo
ad una coppia di sposi in Moglie e marito e aver messo a
confronto due famiglie profondamente diverse in Croce e delizia, Godano
e Steigerwalt si concentrano dunque stavolta sullo scontro tra il
mondo giudicato “normale” e quanti invece per via di disturbi della
mente vengono lasciati indietro, soli a combattere con le proprie
problematiche ma realmente comprese. Come Marilyn ha gli occhi
neri c’è dunque modo di indignarsi, ma anche divertirsi e
commuoversi, perché l’amore in tutte le sue forme non manca mai di
trionfare.
Per chi dunque è in cerca di un
titolo italiano recente, appartenente a questo genere, che valga la
pena vedere, Marilyn ha gli occhi neri è senz’altro il
film giusto. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori,
riportando anche i premi ottenuti e la
storia vera dietro al racconto proposto. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Marilyn ha gli occhi neri
Protagonista del film è
Clara, talmente brava a mentire che è la prima a
credere alle sue bugie. Vitale e caotica, ha più di qualche
problema a tenere a freno le sue pulsioni. Diego,
invece, è il suo esatto contrario: un ex chef provato dagli eventi,
con varie psicosi e continui attacchi d’ira, nonché totalmente
incapace di mentire. I due si ritrovano in un Centro Diurno per il
rehab di persone con problemi di salute mentale. Quando lo
psichiatra responsabile del centro decide di coinvolgere i pazienti
in un laboratorio di cucina, Clara e Diego si ritrovano a dover
cucinare per gli anziani del quartiere.
Clara, esaltata dal progetto, crea
un sito per il ristorante e inizia a postare false recensioni
estremamente positive. Chiama il posto
Monroe, come Marylin, attrice da cui
Clara è ossessionata ed a cui è convinta di assomigliare. Il
Monroe diventa ben presto uno dei ristoranti più esclusivi
in Italia. Tutti vogliono andarci, ma nessuno sa dove si trovi,
semplicemente perché non esiste. Quando la bugia si fa troppo
grande, però, Clara chiede a Diego di reggerle in gioco e mettere
in piedi il vero Monroe. I guai, naturalmente, non
tarderanno ad arrivare.
Il cast di attori di Marilyn ha gli occhi neri e i
premi vinti dal film
Ad interpretare Clara si ritrova
l’attrice Miriam Leone,
negli ultimi anni sempre più impegnata tra cinema e televisione con
film come Diabolik e i suoi sequel e
la serie I leoni di Sicilia. Nei
panni di Diego vi è invece l’attore Stefano
Accorsi, il quale per la sua interpretazione del
problematico chef ha ricevuto numerose lodi e premi. Thomas
Trabacchi è lo psichiatra Paris, mentre Mariano
Pirrello è Sosia, convinto che tutti intorno a lui non
siano che dei sosia, e Orietta Notari è
Susanna, che soffre invece della sindrome di Tourette. Completano
il cast Andrea di Casa nei panni di
Chip, che crede di esser spiato, e Valentina
Oteri in quelli di Gina, una ragazza con disturbi
relazionali.
Oltre a vantare un simile cast di
attori, Marilyn ha gli occhi neri può fregiarsi anche di
diversi premi vinti o di nomination ricevute a prestigiosi premi
italiani. Ai Ciak d’oro, il film ha ottenuto il
premio per il Miglior attore a Stefano Accorsi, nonché le
nomination come Miglior film, Miglior attrice a Miriam Leone e
Migliore canzone originale a Francesca Michielin.
Proprio il brano cantato da Michielin, dal titolo Nei
tuoiocchi, è poi stato candidato come
miglior canzone anche ai Nastri d’Argento e ai David di
Donatello. Il film ha invece poi vinto il premio come Miglior
Commedia al Globo d’oro.
La vera storia dietro Marilyn ha gli occhi neri
Il film non è direttamente tratto da
una storia vera, ma c’è stato un episodio realmente accaduto che ha
parzialmente ispirato gli autori di Marilyn ha gli occhi
neri. Si tratta di quello del giornalista inglese
Oobah Butler, penna di Vice Magazine, che nel 2017
decise di dar vita ad una bufala ideando un ristorante in realtà
inesistente, il The Shed at
Dulwich. Questo divenne in breve il
ristorante più votato di Londra su TripAdvisor, grazie a recensioni
scritte dallo stesso Butler con vari pseudonimi o da suoi amici e
colleghi.
Il tema del menu falso era
“stati d’animo” e Butler fotografava continuamente piatti
di cibo finto creati utilizzando prodotti per la casa, tra cui
schiuma da barba e pastiglie per lavastoviglie. Dopo essere
diventato il ristorante più votato su TripAdvisor ed essere stato
bombardato da richieste di prenotazione, Butler ha deciso di
organizzare una vera e propria serata di apertura per il
ristorante, servendo piatti pronti da 1 sterlina a dieci clienti
selezionati, accogliendoli in un capannone vicino la propria
abitazione. La bufala è stata favorita dalla moda
sviluppatasi in quegli anni per i microristoranti.
Il trailer di Marilyn ha gli
occhi neri e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Marilyn ha gli occhi neri grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 1 novembre alle ore
21:25 sul canale Rai 1.
Ecco il Trailer Ufficiale del nuovo
film di Simone Godano Marilyn ha gli occhi neri,
con protagonisti Stefano
Accorsie Miriam
Leone. Scritto da Giulia Steigerwalt,
prodotto da Matteo Rovere, una
produzione Groenlandia con Rai Cinema,il film uscirà nelle sale
il 14 ottobredistribuito da 01
Distribution. Nel cast
anche Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Andrea
Di Casa,Orietta Notari, Valentina Oteri,
Ariella Reggio,Marco Messeri.
Marilyn
ha gli occhi neri chiuderà il prossimo 2 ottobre il Bif&st – Bari International Film
Festival.
Marilyn ha gli occhi neri, la trama
Lui non sa mentire, lei sa solo
mentire. Una coppia improbabile alle prese con un progetto
impossibile. Clara (Miriam
Leone) è talmente brava a mentire che è la prima a
credere alle sue bugie. Vitale e caotica, ha qualche problema a
tenere a freno le sue pulsioni. Diego (Stefano
Accorsi) è il suo esatto contrario, un uomo provato
dagli eventi, con varie psicosi e continui attacchi d’ira.
Si ritrovano in un Centro Diurno per
il rehab di persone disturbate. La prova che li attende sembra
impossibile: devono gestire un ristorante del Centro evitando
qualsiasi conflitto con il resto del gruppo. Peccato che non
abbiano alcun tipo di attitudine per le imprese di successo. Ma i
due inizieranno presto a scoprire che l’unione può portare a
risultati incredibili. E chissà, magari anche all’amore.
Ecco il trailer italiano My
Week with Marilyn con Michelle Williams
nei panni della splendida diva. All’inizio dell’estate del 1956 la
star americana
Marilyn Monroe metteva piede sul suolo inglese
per la prima volta.
In luna di miele con il marito, il
famoso drammaturgo Arthur Miller, la Monroe era andata in
Inghilterra per girare Il principe e la ballerina, il film che doveva interpretare al
fianco di Sir Laurence Olivier, leggenda del teatro e del cinema
inglese, e che del film era il regista e il protagonista. Quella
stessa estate il ventitreenne Colin Clark era per la prima volta
nella sua vita su un set cinematografico. Appena laureato ad
Oxford, Clark, che aspirava a diventare un regista, aveva trovato
un modesto impiego sul set de Il principe e la ballerina.
Quarant’anni dopo Clark ha raccontato la sua esperienza di quei sei
mesi di riprese in un’autobiografia in forma di diario dal titolo
The prince, the showgirl and me. Ma nel resoconto di Clark manca
una settimana.E’ stato solo alcuni anni dopo che Clark ne ha
rivelato il perché. Nel suo secondo libro, intitolato My Week with
Marilyn, racconta infatti la vera storia della magica settimana che
aveva trascorso da solo con la più grande star del mondo:
Marilyn Monroe.
A tratti comico, a tratti
commovente, Marilyn è un ritratto intimo della celebre icona
hollywoodiana e traccia la storia del breve ma intenso legame che
la star stabilì con un ragazzo in grado di capirla meglio di
chiunque altro.
In Marigold Hotel
la vecchiaia è una brutta bestia, chi c’è arrivato lo dice, e chi
ci è prossimo lo ripete. Ma che fare quando l’età e la vita sono
arrivate alla loro naturale fine e ormai ‘manca poco’? Così un
gruppo di pensionati si ritrovano in un fatiscente albergo indiano,
con l’intento di passare lì i loro ultimi anni di vita. Ognuno di
loro ha una sua propria storia e ad ognuno la colorata e caotica
India regalerà esperienze, chiarezza e visione del futuro che prima
sembrava preclusa.
C’è Evelyn, il filo conduttore del
racconto: attraverso i suoi occhi scorgiamo la meraviglia verso la
novità, verso il mistero e l’ignoto che un’avventura offre sempre a
chiunque la sappia intraprendere, a qualunque età. C’è Graham,
Giudice della corte suprema che torna in India alla ricerca del suo
amore perduto. Ci sono Jean e Douglas, ridotti in povertà
dall’impresa della figlia, che sperano di trovare qualcosa di
stimolante nella loro nuova vita, ma la meraviglia pervade solo chi
è disposto ad accoglierla, e così non sarà per Jean, provata
fisicamente ed emotivamente dal soggiorno forzato al
Marigold Hotel. E poi Muriel, scontrosa signora
che subisce un’operazione all’anca e viene spedita in India per
‘saltare la fila’ e fare la riabilitazione e infine c’è chi, come
Madge e Norman, proprio non vuole scendere a patti con il tempo che
passa, che si sente ancora giovane e ha paura di invecchiare,
quando la vecchiaia è ormai una realtà.
Marigold Hotel si
fregia di un cast difficilmente superabile. Conduce il gruppo una
bellissima
Judy Dench, straordinariamente intensa e affascinante,
seguita a ruota da Tom Wilkinson,
Bill Nighy, Maggie Smith, insieme poi a
Penelope Wilton, Celia Imrie, Ronald Pickup e il
giovane
Dev Patel, lo Slumdog Millionaire di Danny
Boyle. John Madden ci porta in questo
mondo colorato e chiassoso, glissando evidentemente sulla povertà
che si trova accanto all’ostentata ricchezza e raccontandoci una
storia che potenzialmente poteva essere davvero preziosa, perché va
ad indagare cosa succede ai personaggi dei film dopo il film.
Spieghiamoci: tutto il cinema è pervaso da gioventù e bellezza che
cerca di trovare il suo posto nel mondo; il film di Madden invece
racconta degli anziani che nessuno vuole e che nessuno cura, che a
loro volta cercano una sistemazione per la loro nuova condizione di
vecchi.
Quando le abitudini si sono
sedimentate nel corso di una vita è possibile cambiarle? Quando la
vita di coppia viene naturalmente interrotta dalla morte è
possibile andare avanti? Quando il nostro corpo non risponde più
alle intenzioni di un tempo è possibile lo stesso accettare se
stessi? Ogni personaggio con la sua storia ci da una risposta, a
volte semplicistica, in altri casi sofferta. Il problema di
Marigold Hotel però è una sceneggiatura, basata
sul racconto di Deborah Moggach, che nella parte
centrale si biforca rendendo disomogenea la struttura corale del
film.
La magia dell’oriente non riesce ad
bucare lo schermo e il film rimane su un binario morto, nonostante
gli incredibili protagonisti e la storia dalle grandi
potenzialità.
E’ stato annunciato lo scorso ottobre
che Marigold Hotel avrebbe avuto un
seguito. Adesso, via Variety, la Fox sembra davvero
intenzionata a portare avanti questa idea, tanto che nel cast del
film sono stati appena confermati Richard Gere,
David Strathairn e Tamsin
Greig.
Ol Parker ha
scritto una sceneggiatura che unirà molti dei personaggi
sopravvissuti al primo film e interpretati da Judi Dench,
Maggie Smith, Bill Nighy, Celia Imrie, Ronald Pickup, Penelope
Wilton, Diana Hardcastle e Dev Patel.
La storia questa volta vedrà i
personaggi di Maggie Smith e di Dev
Patel co-dirigere l’albergo destinato a persone anziane
che vogliono passare vacanze al sole, con un posto ancora da
assegnare. Gere e Grieg saranno nuovi occupanti delle camere
rimaste libere, mentre non sappiamo ancora che ruolo avrà
Strathairn.
“Il film si è presentato a noi
come un’ottima opportunità di continuare una storia che ci siamo
resi conto essere appena all’inizio” ha dichiarato il regista
John Madden. “Non per raccontare la stessa
storia ma per capire dove queste vite di questi personaggi così
diversi andassero a finire, con degli spettatori che già li
conoscono e li amano”.
Un gruppo di pensionati britannici
decide di recarsi in India, attirati dalla pubblicità di un albergo
di lusso. Arrivati sul posto si trovano di fronte a una grossa
delusione. Vivranno comunque delle esperienze che cambieranno in
meglio le loro vite.
Ci sono cose che semplicemente non
si possono immaginare. Una persona che viene al mondo cieca e sorda
non ha né lo strumento visivo né quello uditivo, o il ricordo di
essi, per poter immaginare qualcosa. Attraverso il tatto e
l’olfatto conosce il corpo dell’altro, la terra su cui si poggia,
la pioggia, il vento, il calore del sole.
Marie Heurtin Dal Buio
alla Luce di Jean Pierre Améris si
apre, non a caso, con una scena così luminosa che quasi
infastidisce. È la luce che si fa corpo attraverso Marie, una
ragazza che vive un contatto carnalmente panico e selvaggio con la
natura.
A 14 anni, Marie Heurtin
(Ariana Rivoire), sorda e cieca sin dalla nascita
approda nell’istituto di Larnay, in cui una comunità di suore si
occupa dell’educazione di ragazze sorde. Il caso della ragazza è
considerato impossibile da trattare dalla maggior parte delle
sorelle. Solo una di loro, Suor Marguerite (Isabelle
Carrè), con tenacia e genialità, troverà il modo di
insegnarle la lingua dei segni e dunque la chiave per entrare a far
parte della società.
La ragazza con cui entriamo in
contatto nella prima parte del film, è un essere puro da qualsiasi
influenza, che vive il contatto in maniera violentissima e
dolcissima, tra paura e tenerezza; che non può ascoltare parole,
che non può vedere azioni, ma può solo fidarsi della concretezza
dei fatti. Per Marie l’identità va di pari passo col gesto e non
potrebbe essere altrimenti. È dura, per lo spettatore, mettersi nei
suoi panni, provare a percepire gli stimoli esterni come lei li
percepisce e sentire la paura di un contatto ogni volta
sconosciuto.
Come si diceva in apertura, ci sono
cose che semplicemente non si possono immaginare. Essere privati
della vista e dell’udito è una di queste. Ma Améris non chiede così
tanto allo spettatore e gli tende una mano nella figura di Suor
Marguerite. Ecco che il processo identificativo va a cercare la
coprotagonista della storia, colei con la quale ci affanniamo alla
ricerca di una mappa per entrare in un mondo inesplorato, per
raggiungere piccoli grandi risultati che sembrano al limite delle
capacità umane e infine trionfare. Riuscire a restituire la
spiegazione della vita e della morte a qualcuno che in origine non
si riusciva neanche a tenere tranquillamente tra le braccia.
La struttura classica del film
permette di raccontare una storia straordinaria, in cui, a pensarci
bene, un’evoluzione comunicativa passa per un’involuzione: Marie
porta con sé qualcosa di primordiale, una forma di contatto
puramente carnale che sembra quasi dimenticato, prettamente ed
esclusivamente animalesco. È con questo tipo di approccio
comunicativo che le sorelle dell’istituto dovranno fare i conti,
facendo appello agli istinti primordiali nascosti nei recessi della
memoria istintiva, poiché non si potrà prescindere da quella per
costruire un sistema di comunicazione più complesso e adatto alla
società in cui la ragazza si accingeva a vivere.
Il film di Améris sarà in sala dal 3
marzo, con gli accorgimenti necessari a rendere il film fruibile
anche a sordi e ciechi, con l’ausilio di sottotitoli e
audiodescrizioni tramite l’applicazione Movie Reading.
Marie Avgeropoulos
è conosciuta ai più per il suo ruolo di Octavia Blake in
The 100. Ma lei ha interpretato tanti diversi
ruoli e non è solo un’attrice, è anche una batterista e una modella
di talento.
Ecco dieci cose che non
sapevate su Marie Avgeropoulos.
Marie Avgeropoulos: i film e le
serie TV
1. Marie Avgeropoulos è
diventata una star grazie ad alcune apparizioni in note serie
tv. Marie Avgeropoulos è apparsa, come guest star, in
diverse serie tv, come Supernatural
(2005), Eureka (2006), Fringe
(2008) e Human Target (2010). Nel 2013, Marie ha preso
parte a un ruolo televisivo in Cult (2013), trasmessa da
The CW. Ha poi recitato anche in The Inbetweeners – Quasi
maturi (2012), 90210 (2013) e The 100
(2014-2020), grazie a cui è divenuta celebre.
2. Marie Avgeropoulos ha
recitato in diversi film. Marie Avgeropoulos ha recitato
anche in diversi film di produzione indipendente, come
Isolation – Pericolo alle Bahamas (2015), Numb
(2015) e A remarkable life (2016). Nel 2015 Marie ha
recitato, insieme a Taylor Lautner in Tracers, un
thriller della Lionsgate. La Avgeropoulos ha partecipato anche a
film più noti come come 50
e 50 (2011), nominato ai Golden Globe, insieme ai veterani
Seth Rogen e Joseph Gordon-Levitt, così come nella
memorabile commedia del 2009 Una notte con Beth Cooper.
Prossimamente tornerà al cinema con il ruolo di Jean Ann Jollett in
Butterfly in the Typerwriter.
Marie Avgeropoulos in Percy Jackson
3. Ha avuto un ruolo nel
celebre film. Ancora agli esordi della sua carriera,
l’attrice è comparsa con un cameo nel film del 2010 Percy
Jackson e gli dei dell’Olimpo – Il ladro di fulmini,
adattamento dell’omonimo romanzo e primo di due trasposizioni
cinematografiche di tale personaggio. In questo la Avgeropoulos
interpreta una delle fanciulle che accompagnano la dea
Afrodite.
Marie Avgeropoulos e la serie The
10
4. Marie Avgeropoulos ha
avuto un ruolo ricorrente nella serie The 100.
Marie Avgeropoulos è una star ricorrente nel ruolo di Octavia Blake
nel dramma post-apocalittico The 100. La plurinominata
serie narra della sopravvivenza del popolo che vive su una stazione
spaziale chiamata l’Arca, che manda gruppi di 100 persone
delinquenti sulla terra.
5. Marie Avgeropoulos vive
per The 100.The 100, creata da Jason Rothenberg,
mostra come il genere umano debba sopravvivere in questa Arca dopo
che 97 anni prima la Terra è stata sconvolta da una guerra nucleare
globale. I gruppi mandati sulla terra servono per verificare se il
pianeta sia nuovamente abitabile. La Avgeropoulos ha raccontato di
vivere letteralmente per questa serie, non può fare a meno di
parlarne e di postare continuamente immagini o link che si
riferiscano alla serie tv.
Marie Avgeropoulos è su Twitter e
Instagram
6. Marie Avgeropoulos usa
twitter per il sociale e per The 100. Marie Avgeropoulos
possiede un account twitter ufficiale in cui twitta e ritwitta
tutto ciò che riguarda il suo ruolo e la sua presenza nelle serie
che l’ha resa famosa agli occhi del mondo, The 100. Ma non
solo: usa il social anche per cinguettare riguardo contesti sociali
e ricerca di fondi per cause benefiche.
7. Marie Avgeropoulos ha un
account Instagram molto seguito. Marie Avgeropoulos ha un
account Instagram ufficiale seguito da 3.1 milioni di follower. In
questo account Marie, oltre che promuovere con diversi post la
serie The 100, ha postato tante foto di sé. Oltre che
attrice, Marie è anche una modella affermata e sono molte le foto
che ne mostrano le capacità. Tra shooting e sedute di trucco, la
maggior parte dei post sono dedicati alla sua vita quotidiana e al
suo tempo libero. Tantissime le foto con il suo adorato cane e
altrettante foto realizzate per immortalare i diversi viaggi ed
esperienze accumulate.
Marie Avgeropoulos: tra Taylor
Lautner e le accuse di violenza domestica
8. Marie Avgeropoulos è
stata fidanzata con Taylor Lautner. Nel 2013, Marie
Avgeropoulos aveva conosciuto Taylor Lautner, attore noto per essere stato
il licantropoco Jacob nella saga di Twilight, sul set
di Tracers e da lì è nata la loro relazione. Tuttavia
questa è durata giusto qualche mese. La differenza di età di 6 anni
probabilmente è stata da ostacolo: mentre lei era alla ricerca di
una storia seria, lui (secondo le solite fonti anonime) aveva
voglia di divertirsi.
9. Marie Avgeropoulos è
stata accusata di violenza domestica. All’inizio
dell’agosto 2018, Marie è stata arrestata per violenza domestica.
Sembra che abbia litigato in modo abbastanza pesante con il
fidanzato, litigio conclusosi con danni subiti dal compagno. Anche
se poi lui non ha sporto denuncia, Marie è stata trattenuta dalle
forze dell’ordine e poi rilasciata dopo il pagamento di una
cauzione d 50 mila dollari. Pare che inizialmente, il fidanzato
abbia chiamato le forze dell’ordine per cercare di ridimensionare
una situazione che stava prendendo la piega sbagliata.
Marie Avgeropoulos: età e altezza
dell’attrice
10. Marie Avgeropoulos è nata a Thunder Bay, in
Ontario, Canada, il 17 giugno del 1986. L’attrice è alta
complessivamente 165 centimetri.
Marie Antoinette è un
film del 2006 diretto da Sofia
Coppola con protagonisti Kirsten Dunst, Jason
Schwartzman, Judy Davis, Rip Torn, Asia Argento, Steve Coogan, Rose
Byrne, Danny Huston
Trama: Ritratto inedito
di Maria Antonietta, la leggendaria regina adolescente figlia
dell’imperatrice d’Austria. Promessa sposa di Re Luigi XVI, a soli
14 anni l’ingenua Maria Antonietta giunge presso l’opulenta corte
di Versailles. Sola e incompresa, la giovane regina di Francia si
dedica a un’esistenza di frivolezze e rimane ingabbiata in una vita
di scandali e congiure di palazzo fino alla Rivoluzione Francese,
passando alla storia come la regina più incompresa.
Analisi: Figlia d’arte e
maestra anticonformista del cinema, Sofia Coppola dipinge un
ritratto originale e inedito della figura della celebre regina.
Marie Antoinette non è un film storico, come espressamente
indicato dalla regista, bensì una rappresentazione in chiave
moderna della Regina di Francia.
Esorcizzandone il mito, la
pellicola scritta e diretta da Sofia Coppola si propone di
lasciare parte della Storia fuori dai cancelli di Versailles per
focalizzare l’attenzione dello spettatore sull’interiorità di
un’affascinante regina, riscoprendone la fragilità, la leggerezza,
i palpiti da adolescente.
La Marie
Antoniette di Sofia Coppola è
brillantemente interpretata da Kirsten Dunst, la quale somiglia molto al personaggio
grazie alle sue origini tedesche e vanta quella carnagione pallida
e quasi abbagliante tipica della regina
L’attenzione dello spettatore è
immediatamente catturata dagli accattivanti titoli di testa: di
grande impatto è il contrasto tra il fondo nero e il rosa shocking
dei titoli, che non sono accompagnati da una melodia austera che
sarebbe peculiare in un film ambientato nella Francia del
Settecento, bensì dal ritmo rock-punk che accompagna tutto il corso
della pellicola. Marie Antoinette è infatti
un’opera che va per dissonanze suggestive.
Marie Antoinette recensione del
film di Sofia Coppola
Giunta a Versailles poco più che
ragazzina, Marie Antoinette è alle prese con i
pettegolezzi di corte e con le disattenzioni del marito, non si
sente apprezzata a sufficienza e percepisce un grande senso di
inadeguatezza, reso in modo credibile nella commovente scena del
suo sfogo solitario.
Tuttavia, quando era ancora ‘la
Delfina’, Marie Antoinette era anche amata e
popolare, come ci mostra la pellicola nella prima scena all’Opéra,
mentre un’entusiasta principessa si abbandona a un caloroso
applauso rivoluzionando le consuetudini e destando stupore tra gli
spettatori, i quali sono influenzati dal suo impeto e rivolgono i
loro applausi all’amata Delfina.
Divenuta regina di Francia all’età
di 19 anni, Marie Antoinette regge con difficoltà
le responsabilità che ora sono sulle sue spalle, così come il
ventenne Luigi XVI muove passi incerti nella politica.
Così la regina, frustrata dalla
monotonia del marito e prigioniera di un mondo che le volta le
spalle alla prima occasione – spesso veniva denominata
‘l’Austriaca’, disprezzandone le origini straniere – si abbandona a
una serie di frivolezze, rese eccessive dalla posizione di
prestigio occupata: è un’adolescente ingenua e smarrita che trova
rifugio nel piacere edonistico, nel lusso più sfrenato. Maria
Antonietta è dedita agli amici, al gioco, ai balli, alla passione
con l’affascinante conte Fersen, conosciuto a un ballo in maschera.
La relazione con il conte è trattata in poche scene, mentre la
storia ci insegna che i due furono amanti per diversi anni.
In questo periodo di
spensieratezza, la leggerezza di Maria Antonietta si riflette nel
tripudio di colori delle scenografie, della glassa colante dei
dolci, dei fuochi d’artificio, dei sontuosi costumi realizzati da
Milena Canonero e meritatamente premiati con l’Oscar.
Inoltre i costumi della regina lasciano trasparire la sua
progressiva maturazione, sino a diventare una donna molto
sofisticata.
A Sofia Coppola
basta un solo elemento per accostare Maria Antonietta alle teenager
del ventunesimo secolo: una scarpa Converse è posta ‘casualmente’
accanto alle innumerevoli paia di scarpette della regina in una
delle sequenze più memorabili del film sulle note di “I Want
Candy”.
La strepitosa colonna sonora è uno
dei principali elementi di forza di Marie
Antoinette, una miscela di suoni che spazia tra rock,
punk, new-romantic, musica degli anni ottanta che coglie lo spirito
adolescenziale proprio del film.
Pertanto la Marie
Antoinette di Sofia Coppola è molto
diversa dal personaggio dipinto dalla storia, che ce la descrive
come un’arrogante sovrana che non si cura minimamente degli
interessi del suo popolo; anzi, mentre i suoi sudditi soffrivano la
fame, ebbe l’audacia di rispondere: “Se non hanno pane, che
mangino brioches”.
Tale aneddoto, oggi riconosciuto
come frutto delle maldicenze popolari nei confronti della
spendacciona regina, viene rinnegato nell’opera della Coppola,
quando un’ingenua e fragile Maria Antonietta afferma con stupore:
“Io non avrei mai detto queste parole”. La giovane regina
preferisce piuttosto contemplare l’alba insieme agli amici
Ma all’alba della Rivoluzione
Francese entra in scena la Storia e il tono della pellicola si
incupisce, come è sottolineato dalle tonalità più scure degli abiti
di Marie Antoinette.
I sudditi odiano la Regina di
Francia per la sua noncuranza nei confronti dei loro bisogni:
mentre la crisi finanziaria dilagava in Francia, Marie
Antoinette non rinunciava a spese talmente ingenti da
procurarle l’appellativo di ‘Madame Deficit’. Inoltre è disprezzata
dalla corte per aver privilegiato una ristretta cerchia di amici,
cadendo vittima di una serie di infamie e calunnie che alimentarono
l’insofferenza del popolo francese.
Di fronte all’aggravarsi
dell’irrequietezza popolare, Luigi XVI e Marie
Antoinette decidono di non fuggire dalla reggia, pronti ad
accogliere qualsiasi evenienza. Così, alle cinque del mattino del 6
ottobre 1789, la folla parigina invade il palazzo di Versailles per
uccidere la regina o quantomeno per portare a Parigi la famiglia
reale.
La drammaticità di questi frangenti
è tangibile, commovente il gesto di Marie
Antoinette che si inchina al suo popolo con somma dignità
in un finale che, malgrado il brio che caratterizza gran parte del
film, non può evitare di cedere al dramma.
Tuttavia non c’è alcun bisogno di
mostrare il processo, la ghigliottina, e di giungere al giorno
fatale del 16 ottobre 1793: sono sufficienti la malinconia degli
sguardi di Luigi e Maria Antonietta e la loro muta commozione per
far parlare la Storia.
Le riprese del film biografico su
Maria Callas, intitolato Maria,
di Pablo Larraín, con Angelina Jolie
nel ruolo della protagonista, inizieranno a metà ottobre a
Budapest. In vista di quel momento, Variety riporta che nuovi attori
si sono ora aggiunti al cast, tra cui tre noti volti italiani.
Fremantle, che è tra le società produttrici del
film, ha infatti confermato che l’attrice Valeria Golino
interpreterà la sorella maggiore della leggendaria cantante lirica,
Yakinthi, conosciuta come Jackie.
Gli attori Alba Rohrwacher
e Pierfrancesco Favino
saranno a loro volta presenti nel film, anche se rimangono ad ora
sconosciuti i ruoli che andranno ad interpretare.
È stato poi rivelato anche che il
veterano del cinema e del teatro turco Haluk
Bilginer(Winter Sleep) ha ottenuto il ruolo del
magnate greco Aristotele Onassis, noto per la sua burrascosa
relazione con Callas. Infine, anche l’attore australiano candidato
all’Oscar Kodi Smit-McPhee (Il potere del
cane) si è a sua volta unito al cast, ma anche lui in un ruolo
non specificato. Sappiamo però che la logline ad oggi fornita
recita: “il film racconta la storia tumultuosa, bella e tragica
della vita della più grande cantante d’opera del mondo, rivissuta e
reimmaginata durante i suoi ultimi giorni nella Parigi degli anni
’70”.
“Sono estremamente felice di
avere la possibilità di concludere questo processo di
rappresentazione delle donne che hanno cambiato il destino del 20°
secolo, culturalmente parlando“, ha detto Larrain a Variety a
giugno, dopo aver già portato sullo schermo Jackie e Spencer. “E questa
volta si tratta di un artista. Ed è innescato dalla mia ammirazione
per la sua vita e il suo lavoro“, ha aggiunto il regista.
Steven Knight (Spencer, Peaky Blinders, La
promessa dell’assassino) ha scritto la sceneggiatura di
Maria,
mentre il film sarà prodotto da Juan de Dios
Larraín per Fabula Pictures,
Lorenzo Mieli per The Apartment
Pictures, una Fremantle Company, e
Jonas Dornbach per Komlizen
Film.
Dopo Jackie e Spencer,
l’acclamato Pablo Larraìn completa la sua trilogia
con Maria, ritratto della Divina Callas, la
più grande soprano della storia della musica e
personalità affascinante e per certi versi misteriosa, che il
regista cileno racconta sotto una nuova luce, negli ultimi giorni
di vita, nella sua casa di Parigi.
È il settembre del 1976,
di lì a pochi giorni Maria Callas morirà,
lasciando al mondo un’eredità artistica incommensurabile e
irripetibile, e lei sembra saperlo, per questo si appresta a
scrivere la sua autobiografia, appuntandola attraverso racconti
frammentati, affidati a un amico immaginario che ne raccoglie le
confidenze e i segreti, come un diario che nessuno leggerà. La
giovinezza in Grecia durante la Guerra, l’inizio del successo,
l’amore per Onassis, la solitudine, la malattia, ma soprattutto la
musica, il teatro, il canto. La sua voce. Larraìn ci mostra Maria
mentre cerca di recuperare la sua voce, di tornare a essere non
l’usignolo ma la pura “voce umana”, questa volta solo per se
stessa, senza un secondo fine o uno scopo differente dal piacere
personale della musica.
Pablo
Larraìn sceglie di raccontare una Diva che riprende in
mano la propria vita, travolta dalla malattia e dalle visione ma
apparentemente lucida e presente a se stessa, consapevole e
sprezzante, desiderosa delle lusinghe dei fan, per lei dovute, alla
ricerca di un suo equilibrio che quell’uomo “brutto e
morto” le ha tolto. Si riferisce ovviamente a
Aristotele Onassis, il grande amore di Maria, che
la Storia ha raccontato averla “sedotta e abbandonata” per
l’avvenente Jackie (fu) Kennedy (la stessa che
Larraìn ha raccontato con il volto di Natalie
Portman). Eppure il regista sceglie una strada
diversa: la sua Maria, la Callas è una donna sì desiderosa di
amore, ma mai vittima degli eventi, tutt’altro. È una donna che si
autodetermina, come tutte quelle eroine d’opera che ha interpretato
nel corso della sua sfolgorante carriera. Basti pensare che
nell’ultimo immaginario confronto tra lei e il morente Onassis, la
Maria di Pablo Larrain dice che alla notizia del
suo matrimonio con Jackie, il suo cuore non era spezzato, ma il suo
orgoglio era ferito.
Foto Credits Pablo Larraín
La Divina Callas, tragica
sì, ma consapevolmente fiera
Lei è la Divina, una Diva
che accoglie il successo e le lodi, il servizio e la
subordinazione, ma non è capricciosa e pretenziosa, ha slanci di
bontà, emozioni profonde e reali, affetti preziosi, bisogno di
amore ma anche di essere sempre e comunque se stessa. Larrain
racconta una donna che non solo ha interpretato l’opera ma che l’ha
vissuta, diventando di volta in volta Madama Butterfly,
Violetta, Tosca, tutte le donne che è stata sul
palcoscenico e che attraverso di lei hanno trovato spazio nel
mondo. Il regista accompagna lo spettatore attraverso questa
sovrapposizione tra arte e vita, selezionando attentamente le aree
d’opera da far risuonare di volta in volta, componendo un racconto
avvincente e originale, tragico sì, ma consapevolmente
fiero del proprio valore.
Angelina Jolie è Maria
Callas
A interpretare Maria, il
regista ha voluto Angelina Jolie. Una dei personaggi pubblici
più facilmente accostabili al concetto di Diva, l’attrice studia,
imita, ripete, si cala completamente nel ruolo e riesce a portare
sullo schermo uno strano ibrido in cui Angelina non scompare mai
dietro alla maschera di Maria e allo stesso tempo Callas fa
continuamente capolino attraverso gesti e tono di voce di Jolie.
Un’interpretazione importante nella carriera dell’attrice che però
deve per forza scendere a patti con la sua riconoscibilità: da una
parte quindi lo spettatore è restio ad accettare che proprio quella
lì debba essere Maria Callas, dall’altra offre il
dono prezioso, nei biopic, di aggirare
la mera imitazione e di dare spazio all’interpretazione. Dopotutto
se avessimo voluto vedere la vera Callas, avremmo guardato un
documentario! Per quanto riguarda i primi piani in playback, è un
dazio da pagare per un biopic sulla voce più grande di sempre.
Foto Credits Pablo Larraín
Pablo Larraìn direttore
d’orchestra
Larraìn è il “solito”
direttore d’orchestra impeccabile, conduce le danze con la solita
grazia, scompare dietro ai suoi protagonisti quando è il momento di
ascoltarli ma prende le redini del racconto non appena il racconto
si sposta sulle immagini, i paesaggi, la Parigi degli anni ’70, ma
anche i ricordi in bianco e nero di Maria, che ripercorre a poco a
poco la sua vita, sempre a testa alta, con eleganza e quella
consapevolezza che fanno di lei un personaggio moderno e
trascinante.
Era complicato raccontare
la divinità di Maria Callas, Pablo
Larraìn ne ha offerto una versione moderna, elegante,
convincente, un altro gioiello nella sua splendente
filmografia.
Angelina Jolie è l’icona dell’opera
Maria Callas nel primo trailer di
Maria (qui la nostra
recensione), l’ultimo film biografico di Pablo
Larraín. Netflix ha lanciato il primo trailer del film,
presentato in anteprima al Festival del cinema di Venezia.
L’attrice interpreta il soprano
greco americano Callas, morto per un infarto all’età di 53 anni.
Come suggerito dal trailer, Maria racconterà la
storia della vita della cantante. Insieme a Jolie, il cast include
anche Valeria Golino (“Rain Man”), Kodi
Smit-McPhee (“The Power of the Dog”), Haluk
Bilginer (“Winter Sleep”), Alba
Rohrwacher (“L’amica geniale”), Pierfrancesco
Favino (“World War Z”), Jeremy Wheeler
(“The Crown”) e Rebecka Johnston
(“Midsommar”).
Maria è diretto da
Pablo Larraín (“El Conde”) e scritto dal creatore
di “Peaky Blinders” Steven
Knight. La coppia ha già collaborato in precedenza per
Spencer,
il film sulla principessa Diana che ha fatto guadagnare alla star
Kristen Stewart una nomination all’Oscar come
migliore attrice.
La Universal Pictures
Italia ha diffuso il trailer ufficiale
di Maria Regina di Scozia, il film che vede
protagoniste la candidata all’Oscar Saoirse
Ronane la candidata
all’Oscar Margot
Robbie. Nel cast ancheJack Lowden David
Tennant Guy Pearce ed è diretto da Josie
Rourke
Maria, Regina di Scozia, trama
Maria, Regina di
Scozia esplora la turbolenta vita della carismatica Mary
Stuart. Regina di Francia a 16 anni e vedova a 18, Mary sfida le
pressioni politiche che vorrebbero si risposasse. Fa ritorno invece
nella sua natia Scozia per reclamare il suo trono legittimo. Ma la
Scozia e l’Inghilterra finiscono per essere governate da Elisabetta
I. Ciascuna delle due giovani regine percepisce la “sorella” come
una minaccia ma, allo stesso tempo, ne subisce il fascino. Rivali
per il potere e in amore, e reggenti in un mondo maschile, le due
dovranno decidere tra il matrimonio e l’indipendenza. Determinata a
regnare non solo in senso figurato, Mary reclama il trono inglese,
minacciando la sovranità di Elisabetta. Tradimento, ribellione e
cospirazioni all’interno di ogni corte metteranno in pericolo
entrambi i troni e cambieranno il corso della storia.
Maria Regina di Scozia arriverà in sala il 17
Gennaio 2018.
Il cinema ha sempre amato le grandi
dinastie, le guerre di successione, i troni, i re e le regine che
hanno contribuito a costruire la storia dell’Europa (in
particolare) così come la conosciamo e in Maria Regina di
Scozia, le regine sono due, sedute su due troni, nello
stesso Paese, portatrici di due fedi ma anche due modi differenti
di concepire la regalità e la femminilità. La storia del film si
concentra sul rapporto tra le due regine, da una parte
Maria Stuart, cresciuta alla corte di Francia e
vedova di Francesco II, che torna in Scozia per sedere sul suo
trono. Cattolica, bella, che abbraccia la propria femminilità, le
idee di tolleranza sessuale e la concezione del suo corpo come
veicolo di vita e mezzo per mettere al mondo un erede e assicurarsi
la successione.
Dall’altra parte c’è
Elisabetta, la regina più celebrata della storia
del cinema. Protestante, erede diretta di Enrico
VIII, fermamente convinta che per fare un lavoro da uomo,
ovvero regnare, si debba completamente rinunciare all’essere donna,
schiava della paura di essere spodestata da chiunque avesse mai
accolto al suo fianco e nel suo letto. Al netto di alcune cadute da
soap opera e delle vicende storiche che si fanno duttili e
nelle mani degli sceneggiatori, il film racconta con grande
maestria una schermaglia tra due donne che combattono contro tutti:
contro la propria natura, cercando di piegarla al loro ruolo;
contro il mondo che le circonda che le vorrebbe relegate allo
sfondo, loro che sono nate per regnare; l’una contro l’altra, Maria
nella sua legittima pretesa al trono, Elisabetta nella sua
ostinazione a rimanere dove è stata posta dalla turbolenta
successione al trono del padre.
Maria Regina di Scozia, tra
oroismo e tragedia
L’assunto di Maria Regina
di Scozia sembra essere quello che imputa alle due regine
il prolungamento di una sanguinosa guerra civile, se una delle due
si fosse inchinata all’altra, la storia del Regno Unito sarebbe
stata meno turbolenta. Tuttavia l’ostinazione e la fedeltà alle
proprie idee, la granitica convinzione di entrambe nei loro mezzi
ne fanno, almeno nella lettura cinematografica di Josie
Rourke (alla sua opera prima), due figure dalla statura
eroica e tragica, soprattutto per quello che riguarda Maria Stuart,
che morirà per ordine della cugina, dopo aver passato anni in
prigione. La loro guerra di parole e preghiere porterà a regnare,
alla morte di entrambe, il figlio di Maria stessa.
Impossibile non sottolinearlo,
Saoirse Ronan e Margot Robbie sono due giganti. Se la Robbie
conferma un talento maturo e sfaccettato, la Ronan ha finalmente
dismesso i panni della ragazzina, che aveva interpretato forse per
l’ultima volta di Lady
Bird, e diventa una donna a tutti gli effetti: fiera,
volitiva, appassionata, la sua Maria è un personaggio che cattura
lo spettatore e Saoirse è sicuramente una delle attrici che farà il
grande cinema nel prossimo futuro.
Maria Regina di
Scozia si fonda sul duello tra le due protagoniste, sulle
due interpretazioni delle attrici, non a caso quando il confronto
tra le due passa in secondo piano, il film perde il suo appeal.
Lungi dall’essere soltanto un affresco storico che dimostra la
costante della donna vista di cattivo occhio in una posizione di
potere, rappresenta anche due letture della famminilità, due modi
di essere donna quando questa è chiamata a esercitare un potere e
un ruolo che la storia ha voluto principalmente svolto dagli
uomini.
Maria Pedraza è un
attrice che si è fatta conoscere in tutto il mondo per il suo ruolo
nella serie, diventata ormai molto famosa in tutto il mondo,
La casa di Carta, restando sempre con i piedi per terra e senza
farsi contagiare più di tanto dal successo inaspettato.
Dal suo debutto nel mondo della
recitazione nel 2017, e con un passato da ballerina classica, Maria Pedraza non ha più
abbandonato il suo lavoro da attrice, tanto da intensificare la sua
carriera tra il 2018 e il 2019, partecipando a diversi progetti.
Ecco, allora, dieci cose da sapere su Maria
Pedraza.
Maria Pedraza film
1. Maria Pedraza: i film e
la carriera. Dopo essere stata scoperta dal regista
Esteban Crespo su Instagram, Maria Pedraza inizia la sua carriera
nel mondo della recitazione nel 2017, partecipando al film
Amar e alla serie Si gueras tù. In seguito,
l’attrice spagnola è apparsa in diversi episodi della serie
Élite
(2018) ed diventata una delle protagoniste della famosissima serie
tv La casa di carta (2017-2018). Tra i suoi ultimi
lavori, vi sono il film Chi porteresti su un’isola
deserta? (2019) e la serie Toy Boy (2019). Nel 2020
l’attrice ha interpretato il ruolo di Adela nel film di
originale spagnola El verano que vivimos. Nel 2021
Maria Pedraza sarà protagonista di Poliamor para
principiantes, fim spagnolo attualmente in post-produzione diretto
da Fernando Colomo.
2. Maria Pedraza è apparsa
diverse volte interpretando se stessa. Sebbene sia
un’attrice da un paio d’anni, Maria Pedraza ha conquistato una
grande fetta di pubblico e ha raggiunto un subito un livello di
fama, tanto da apparire diverse volte come se stessa. L’attrice,
infatti, è apparsa nella serie tv Dìas de cine (2017) e
come guest star in un episodio della serie spagnola Versìon
Española (2018). L’ultima apparizione, in quando se stessa, è
avvenuta nel 2019 grazie alla trentatreesima edizione dei Premi
Goya, il più importante riconoscimento spagnolo a livello
cinematografico.
Maria Pedraza: La casa di
Carta
3. La casa di Carta ha dato
un enorme successo a Maria Pedraza. Dopo qualche breve
esperienza nel mondo della recitazione, per Maria Pedraza si è
aperto un periodo d’oro grazie al clamoroso successo della serie
La casa di Carta, che ha decretato il successo della
giovane attrice. Pedraza, infatti, interpreta l’ostaggio più
importante dei rapinatori, poiché figlia dell’ambasciatore
britannico e grazie a lei i rapinatori stessi riusciranno a
negoziare con l’ispettore.
4. Maria Pedraza ha avuto
più successo all’estero che al proprio paese. Come già
detto, grazie a La casa di Carta, Maria Pedraza ha goduto di un certo
successo in Italia e anche in altri paesi. Ciò che è strano, è che
sia l’attrice, che la serie, non ha spopolato in egual maniera
anche nel proprio paese, cioè la Spagna. I motivi non sono ben
chiari e forse la serie è passata in sordina in territorio spagnolo
perché considerata di bassa qualità, eppure nei lavori successivi
l’attrice spagnola si è trovata a lavorare con colleghi che quasi
non l’avevano mai sentita nominare.
Maria Pedraza fidanzata con Jaime
Lorente
5. Maria Pedraza è
fidanzata con un collega. Spesso e volentieri i fan si
sono trovati ad essere testimoni di nuovi amori nati sul set che
magari rispecchiano anche le proprie ship immaginarie. Questo è
stato il caso di Maria Pedraza che sul set della serie spagnola
La casa di Carta ha conosciuto il collega
Jaime Lorente. Pare che i due siano insieme da diversi
mesi che abbiano approfondito la loro conoscenza sul set di
Élite. che li vedeva
entrambi protagonisti.
6. Il suo ex fidanzato l’ha
spinta a frequentare un corso di recitazione. La giovane
attrice che adesso è diventata famosa in mezzo mondo, aveva
intenzione di diventare una ballerina, uscendo dall’accademia
formata come ballerina classica. Dopo qualche infortunio non le più
stato possibile seguire questa strada, tanto da essere spinta dal
ragazzo di allora a frequentare qualche corso di recitazione.
Maria Pedraza Élite
7. Sul set di
Élite, Maria Pedraza ha incontrato i colleghi de La casa di Carta. Nel 2018, Maria
Pedraza ha avuto modo di rincontrare i colleghi de
La casa di Carta sul set della serie
Élite.
L’attrice, infatti, ha lavorato nuovamente con Miguel
Herran e Jaime Lorente, interpretando i ruoli
rispettivamente di Marina, Nano e
Christian. Eppure pare che il fatto che i tre
siano anche in questa serie, sia dovuto ad una casualità: stando a
quanto detto dai registi Dani de la Orden e
Ramon Salazar, quando hanno iniziato le riprese di
Élite, La casa di Carta non aveva ancora ottenuto
tutto il successo arrivato in seconda battuta e che, quindi, i
casting della serie sono avvenuti in maniera del tutto casuale e
senza premeditazioni.
Maria Pedraza Instagram
8. Maria Pedraza ha un
profilo Instagram molto seguito. Come molti altri suoi
colleghi nazionali e non, Maria Pedraza è caduta vittima del
fascino di Instagram, tanto da aprire un proprio account ufficiale,
seguito da qualcosa come 4,4 milioni di persone. La Pedraza era già
una star del social prima di diventare attrice, e ciò le ha
permesso di conquistare un gran numero di follower grazie al fatto
di essere influencer prima, e attrice dopo.
9. L’attrice è stata
scoperta proprio su Instagram. Maria Pedraza deve dire
grazie proprio ad Instagram se è poi diventata un attrice. Infatti,
il fatto di essere un’influencer di un certo livello le è servito
per farsi notare, tanto che il regista Esteban
Crespo l’ha trovata e scelta personalmente come
protagonista del film Amar, uscito nel 2017. Da qui in
poi, il resto è stato ormai storia, tanto da diventare una delle
giovani attrici più seguite della Spagna e non solo.
Maria Pedraza: età e altezza
10. Maria Pedraza è nata il
26 gennaio del 1996 a Madrid e la sua altezza corrisponde
a 171 centimetri.