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Il collezionista di carte, dal 3 settembre al cinema. Ecco il trailer

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Lucky Red è lieta di annunciare l’arrivo nelle sale cinematografiche dal 3 settembre de Il collezionista di carte, scritto e diretto da Paul Schrader con Oscar Isaac, Tye Sheridan, Tiffany Haddish e Willem Dafoe.

Il film sarà presentato in concorso alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

La trama de Il collezionista di carte

Dei fantasmi del passato non ci si libera così facilmente. Prodotto da Martin Scorsese e in concorso al Festival di Venezia, il nuovo film di Paul Schrader vede Oscar Isaac nel ruolo di William Tell, un ex militare che vive come giocatore d’azzardo professionista e attira l’interesse di una misteriosa finanziatrice.

La vita ordinaria di Tell viene però sconvolta dall’incontro con Kirk (Tye Sheridan), un giovane in cerca di vendetta contro un nemico comune.

Il Colibrì: trailer del film con Pierfrancesco Favino

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Il Colibrì: trailer del film con Pierfrancesco Favino

Guarda il trailer del film Il Colibrì di Francesca Archibugi scritto da Laura Paolucci, Francesco Piccolo e Francesca Archibugi, tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi Premio Strega 2020 edito da La Nave di Teseo, è interpretato da Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Berenice Bejo, Nanni Moretti, Laura Morante, Sergio Albelli, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Alessandro Tedeschi, Fotiní Peluso, Francesco Centorame, Pietro Ragusa, Valeria Cavalli.

Il Colibrì è prodotto da Domenico Procacci per Fandango con Rai Cinema e co-prodotto da Anne-Dominique Toussaint per Les Films des Tournelles – Orange Studio e sarà nelle sale dal 14 ottobre distribuito da 01 Distribution. Sui titoli di coda del film, la cui colonna sonora è firmata da Battista Lena, e nel trailer, un brano inedito di Sergio Endrigo e Riccardo Sinigallia dal titolo “Caro amore lontanissimo”. Un capolavoro ritrovato dal prezioso catalogo editoriale di Sugarmusic, in collaborazione con Concertone, che Claudia Endrigo, figlia del grande cantautore, ha voluto affidare unicamente alla voce di Marco Mengoni. Le vendite internazionali de Il Colibrì sono a cura di Fandango Sales.

Il Colibrì: le prime foto dal set con Pierfrancesco Favino

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Il Colibrì: le prime foto dal set con Pierfrancesco Favino

Sono iniziate le riprese de Il Colibrì, film di Francesca Archibugi, prodotto da Domenico Procacci, una produzione Fandango con Rai Cinema  e tratto dal romanzo di Sandro Veronesi vincitore del Premio Strega 2020.

Nel cast di Il Colibrì a interpretare il protagonista Marco Carrera, il “Colibrì”, Pierfrancesco Favino, Nanni Moretti nel ruolo dello psicoanalista Carradori e Kasia Smutniak in quello di Marina Molitor. Nel ruolo di Luisa Lattes, il grande amore di Marco Carrera, Berenice Bejo. Laura Morante e Sergio Albelli sono i genitori di Marco, nel ruolo della sorella Irene Fotinì Peluso e in quello del fratello Giacomo Alessandro Tedeschi. Benedetta Porcaroli è invece Adele, la figlia di Carrera e a interpretare “l’Innominabile” Duccio, Massimo Ceccherini.

La sceneggiatura del film è firmata da Francesca Archibugi, Laura Paolucci e Francesco Piccolo, la fotografia da Luca Bigazzi, la scenografia è curata da Alessandro Vannucci, i costumi sono di Lina Nerli Taviani e il make up and special effects di Lorenzo Tamburini. A cura di Esmeralda Calabria il montaggio.

“Un libro bellissimo nel quale mi sono identificata come se fosse la mia autobiografia. Attori di  bravura commovente. La possibilità di raccontare la vita di un gruppo di uomini e donne in età differenti, e insieme un pezzo di vita del nostro paese. Sono spaventata e felice” dichiara Francesca Archibugi.

La compagine produttiva composta da Fandango con Rai Cinema si arricchisce di una preziosa collaborazione internazionale con la francese Les Films des Tournelles di Anne-Dominique Toussaint che insieme a Fandango aveva già prodotto Respiro di Emanuele Crialese.
 
Il film sarà distribuito in Italia da 01 Distribution mentre le vendite internazionali sono a cura di Fandango Sales, che inizierà le trattative di prevendita a Cannes. Le riprese avranno luogo a Roma, Parigi, Firenze e al Monte Argentario e una durata di 9 settimane. Il romanzo, pubblicato in Italia nel 2019 dalla casa editrice La Nave di Teseo, sarà tradotto in 25 lingue.

Il colibrì: dal cast alle location, tutto quello che c’è da sapere sul film

Vincitore del Premio Strega 2020, il romanzo Il colibrì ha nuovamente imposto Sandro Veronesi come uno degli scrittori più importanti e noti in Italia. Già noto per Caos Calmo, Veronesi affronta qui quella che viene descritta come la “strenua lotta che facciamo tutti noi per resistere a ciò che talvolta sembra insostenibile”. Il romanzo ripercorre infatti una vita intera tra dolori e amori. Dato il suo successo, anch’esso è diventato poi un film nel 2022 per la regista di Francesca Archibugi.

Il colibrì (qui la recensione), è stato dunque presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022, dove è stato apprezzato per la capacità di aver saputo riportare il complesso racconto di Veronesi sullo schermo, avvalendosi di un cast di celebri interpreti del panorama italiano. Molto apprezzata, però, è stata anche la colonna sonora, caratterizzata dal brano Caro amore lontanissimo, cantato da Marco Mengoni e poi candidato come Miglior canzone originale ai David di Donatello.

Per chi ha letto il libro – ma anche per chi non lo avesse fatto – è dunque questo un titolo da non perdere, capace di appassionare per la forza del suo racconto così umano. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Il colibrì. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove si sono svolte le riprese. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il colibrì cast

La trama di Il colibrì

È il racconto della vita di Marco Carrera, “il Colibrì”, una vita di coincidenze fatali, perdite e amori assoluti. La storia procede secondo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un periodo a un altro, da un’epoca a un’altra, in un tempo liquido che va dai primi anni ‘70 fino a un futuro prossimo. È al mare che Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta. Un amore che mai verrà consumato e mai si spegnerà, per tutta la vita. La sua vita coniugale sarà un’altra, a Roma, insieme a Marina e alla figlia Adele.

Marco tornerà a Firenze sbalzato via da un destino implacabile, che lo sottopone a prove durissime. A proteggerlo dagli urti più violenti troverà Daniele Carradori, lo psicoanalista di Marina, che insegnerà a Marco come accogliere i cambi di rotta più inaspettati. Il Colibrì è la storia della forza ancestrale della vita, della strenua lotta che facciamo tutti noi per resistere a ciò che talvolta sembra insostenibile. Anche con le potenti armi dell’illusione, della felicità e dell’allegria.

Il colibrì Kasia Smutniak

Il cast e le location del film

Protagonista nel film, nel ruolo di Marco Carrera da adulto, vi è l’attore Pierfrancesco Favino. Il personaggio da giovane è invece interpretato da Francesco Centorame, attore divenuto celebre per il ruolo di Elia nella serie Skam Italia. Recitano poi nel film Nanni Moretti nel ruolo dello psicoanlisita Daniele Carradori, Kasia Smutniak in quello di Marina Molitor, moglie di Marco e Benedetta Porcaroli nel ruolo di sua figlia Adele. Completano il cast Berenice Bejo nel ruolo dell’amata Luisa Lattes e Laura Morante in quello di Letizia Carrera. L’attrice Fotinì Peluso, infine, è Irene Carrera.

Per quanto riguarda le location, la villa al mare dove si svolgono tutti gli avvenimenti più significativi della vita di Marco Carrera, si trova in Maremma, tra Capalbio, Porto Ercole (Monte Argentario) e Ansedonia, frazione del comune di Orbetello. Le riprese si sono poi svolte anche a Roma, ma in particolar modo a Firenze, la città dell’infanzia di Marco. Nelle riprese fiorentine sono state coinvolte piazza Savonarola, piazza Santo Spirito, piazza del Mercato Nuovo, ponte Santa Trinita.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Il colibrì grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 11 settembre alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Il colibrì, recensione del film con Pierfrancesco Favino e Nanni Moretti

Una vita tranquilla, almeno apparentemente, è quella immaginata da Sandro Veronesi nel suo romanzo vincitore del Premio Strega 2020. Una storia difficile da sintetizzare e ricca di temi importanti, che Francesca Archibugi porta in sala – a partire dal 14 ottobre (distribuito da 01 Distribution) – nel film omonimo Il Colibrì. Scelto come titolo d’apertura della rinnovata Festa del Cinema di Roma, e inserito nella sezione Grand Public dedicata al cinema per il grande pubblico, il nuovo film della regista di Vivere colpisce al cuore, ma non solo, visto il cast All-Star riunito per l’occasione.

Quelli di Nanni Moretti e Pierfrancesco Favino spiccano tra i nomi di Kasia Smutniak, Berenice Bejo, Laura Morante, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Fotiní Peluso e Pietro Ragusa – tra gli altri – ed è paradossalmente tra loro due che si sviluppa il rapporto più importante in Il Colibrì. Tra tante relazioni, amorose o familiari, grandi amori e insopportabili dolori, la tensione che lega Daniele e Marco cambia con il passare del tempo e li lega sempre di più, dalle prime preoccupazioni professionali all’atto più estremo di vicinanza e amicizia.

Chi è il Colibrì?

Favino (che per una curiosa coincidenza, da anni convive felicemente con il soprannome di Picchio) è Marco Carrera, al quale sin da piccolo viene affibbiato quel nomignolo, per via di uno squilibrio ormonale che non lo faceva crescere e sviluppare come dovuto, ma che resta per tutta la vita il Colibrì, sebbene una cura sperimentale gli avesse permesso di avere infine una statura normale. Ed è la sua storia che seguiamo, nella sua quasi interezza, di ricordo in ricordo, saltando da un’epoca a un’altra, in un tempo liquido che va dai primi anni ‘70 fino a un futuro prossimo – il 2030 – nel quale lo Stato italiano si è finalmente deciso a dare una prova da tempo richiesta di umanità e civiltà.

Ma tutto inizia da bambini, quando al mare Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta. Una passione idealizzata e quindi ineguagliabile, un amore che mai verrà consumato e mai si spegnerà, per tutta la vita. A differenza di quello per la moglie Marina, madre della figlia Adele. Tra coincidenze incredibili e prove durissime, Marco passa da Roma a Firenze, spesso accompagnato dal vigile e amorevole sguardo di Daniele Carradori, lo psicoanalista di Marina, che insegnerà a Marco come accogliere i cambi di rotta più inaspettati.

La forza della vita

Dicevamo della difficoltà di adattare in maniera ineccepibile un intreccio tanto articolato, ricco di personaggi e di connessioni diverse a seconda del momento storico vissuto attraverso il costante alternarsi di passato e presente. Un reticolo esistenziale notevole, che tra momenti da ricordare e parentesi didascaliche non può che dare a tratti la sensazione di non riuscire a legare ugualmente tutti gli elementi. Nonostante la presenza di alcune costanti, veri fulcri della narrazione.

In primis la telefonata che riceve Marco, con cui si apre Il Colibrì e che rivediamo – ogni volta inquadrata diversamente, sempre più da vicino – mano a mano che prende forma il personaggio di Favino e si forma la sua consapevolezza del proprio vissuto. Che passa anche dalle rare e complicate riunioni familiare e dall’evoluzione del suo amore – idealizzato – per la onnipresente Lucia Lattes di Bérénice Bejo. Altro personaggio chiave, testimone distante e ambiguo, forse la figura femminile più interessante tra le varie (dalla Morante, alla sempre eccessiva Smutniak).

Non è mai facile assistere a una agonia, l’altrui come la propria, ma in quella che Il Colibrì descrive come la “strenua lotta che facciamo tutti noi per resistere a ciò che talvolta sembra insostenibile” resta la speranza. Di trovare la felicità, dopo tante finzioni e paure, di scoprirsi protagonisti di una vita vera, di non aver sprecato il proprio tempo – come un colibrì, costretto a uno sforzo “assurdo” per restare fermo – e anzi di aver trovato il coraggio di diventarne padroni e disporne nel momento più delicato di questo lungo addio.

Il Colibrì in prima tv su SKY e NOW

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Il Colibrì in prima tv su SKY e NOW

Arriva in prima tv lunedì 24 aprile Il Colibrì di Francesca Archibugi, melodramma corale con protagonista Pierfrancesco Favino, in onda alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand.

Tratto dall’omonimo best-seller – vincitore del premio Strega – di Sandro Veronesi, il film vanta un grandissimo cast corale che vede, accanto a Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Sergio Albelli, Alessandro Tedeschi, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Fotinì Peluso, Francesco Centorame, Pietro Ragusa, Valeria Cavalli e inoltre la partecipazione di Nanni Moretti. La sceneggiatura è firmata da Francesca Archibugi, Laura Paolucci e Francesco Piccolo.

La trama del film Il Colobrì

Il film è il racconto della vita di Marco Carrera, “il Colibrì”, una vita di coincidenze fatali, perdite e amori assoluti. La storia procede secondo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un periodo a un altro, da un’epoca a un’altra, in un tempo liquido che va dai primi anni ‘70 fino a un futuro prossimo. È al mare che Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta. Un amore che mai verrà consumato e mai si spegnerà, per tutta la vita.

La sua vita coniugale sarà un’altra, a Roma, insieme a Marina e alla figlia Adele. Marco tornerà a Firenze sbalzato via da un destino implacabile, che lo sottopone a prove durissime. A proteggerlo dagli urti più violenti troverà Daniele Carradori, lo psicoanalista di Marina, che insegnerà a Marco come accogliere i cambi di rotta più inaspettati. Il Colibrì è la storia della forza ancestrale della vita, della strenua lotta che facciamo tutti noi per resistere a ciò che talvolta sembra insostenibile. Anche con le potenti armi dell’illusione, della felicità e dell’allegria.

Il codice dei campioni: seconda stagione in uscita su Apple TV+

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Il codice dei campioni: seconda stagione in uscita su Apple TV+

Il codice dei campioni 2 è la seconda stagione della serie tv Apple Original di documentari sportivi senza sceneggiatura vincitrice dell’Emmy che rivela ciò che veramente spinge i più grandi atleti del mondo al raggiungimento del successo. In questa stagione Lindsey Vonn, Marcus Rashford, Russell Wilson, Leticia Bufoni, Scout Bassett e Bubba Wallace alzano il sipario sul momento cruciale della propria carriera che li ha consacrati alla grandezza.

Il codice dei campioni 2: quando esce e dove vederla in streaming

Il codice dei campioni 2 in streaming uscirà il 13 maggio su Apple TV+.

Il codice dei campioni 2: trama e cast

La serie è prodotta per Apple TV+ da Religion of Sports e UNINTERRUPTED. Tutti gli episodi sono diretti da Gotham Chopra, che è anche produttore esecutivo con Ameeth Sankaran di Religion of Sports, Giselle Parets, Maverick Carter, Jamal Henderson, Devin Johnson e Philip Byron di UNINTERRUPTED e il co-produttore esecutivo Matt Rissmiller.

Trailer della seconda stagione di Il codice dei campioni

https://youtu.be/KoE1JOtrRlo

Il codice dei campioni si unisce agli altri programmi di saggistica sportiva di Apple TV+, tra cui la serie in quattro parti su Earvin “Magic” Johnson “They Call Me Magic”; “The Long Game: Bigger Than Basketball” sul promettente talento NBA Makur Maker; “Make or Break”, che svela il dietro le quinte dell’élite della World Surf League. Presto si uniranno a questa rosa anche il documentario recentemente annunciato sulla vita e la carriera del sette volte campione del mondo di Formula 1 Sir Lewis Hamilton; la serie di documentari “The Dynasty” sui New England Patriots, prodotta della Imagine Documentaries di Brian Grazer e Ron Howard, in associazione con NFL Films.

Il Codice da Vinci

Il Codice da Vinci

Fermi tutti, momentanea interruzione delle comunicazioni per dare una ferale notizia a tutti i maschi single in arrivo alla Mostra. Da fonti certe, Eva Carducci, l’adorata e corteggiatissima ‘sellerona’ di Cinematografo, sembra aver trovato finalmente un fidanzato degno di lei. Venezia 73Quasi la raggiunge in altezza – e non è cosa da poco – di colorito è un po’ verdognolo ma sembra fisicamente ben piazzato, vari paparazzi del Lido l’hanno vista arrivare con questo nuovo affascinante individuo e… ah no, aspè. Come non detto. È il solito armadio pieno de scarpe, accessori per le riprese e kalashnikov che si porta dietro. C’è ancora speranza, mettete via i barbiturici.

Comunque, fa bene a incollarsi l’intero guardaroba da casa. Mica come me, che avete rischiato di vedermi al Lido vestito per dodici giorni nello stesso modo come Paperino e Dylan Dog. Gli spedizionieri che avevano il compito di trasportare le valigie mie e dei colleghi dai ridenti lidi di Cinecittà al Lido con la Elle maiuscola ma ridente per un cazzo, infatti, avevano deciso di partirsene con ogni genere di inutile suppellettile – compresa una tastiera a forma di rana sexy e un paio di confezioni di supposte col marchio dei Marvel Studios, gadget residuato di qualche conferenza della Fase due – dimenticando però i preziosi e ingombranti bagaglioni, dove è stipato tutto ciò che serve a un giornalista professionale e igienico nel corso della manifestazione. Durante l’ultima giornata di lavoro romano per tutto il tempo ci siamo scherzati dicendo ‘ma tu pensa se si dimenticano. Ah, ah’. E invece. Fortuna che a fine giornata mentre io mi ingozzavo di pressbook nel tentativo di carpire qualche informazione pregressa, qualcuno s’è fatto venire il dubbio e ha mandato un messaggio a chi di dovere, che a quel punto si trovava già tra Firenze e Pistoia dove ha appositamente richiesto un corso lampo di arzigogolate bestemmie toscane ai locali da utilizzare una volta resisi conto che dovevano sbrigarsi a tornare indietro.

PaperinoAvrei pure puzzato come un camion che trasporta capre, ma questo al Lido è un dettaglio e dubito che qualcuno si sarebbe fatto salire la mosca al naso (ogni riferimento a dove di solito si poggiano le mosche è assolutamente voluto) perché per i frequentatori della Mostra odorare di selvaggina o di pescato macerato è un tratto distintivo, un segno di riconoscimento, un legame di fratellanza. Durante quei fatidici 12 giorni quasi tutto è ammesso e se ne vede di ogni – e del resto, s’è costretti per la gran parte a vivere con un nugolo di sconosciuti come nelle comuni degli anni ’70, ma in appartamenti di quindici metri quadri – servizi inclusi – dalla sempre stilosa ascella pezzata, da esibire con nonchalance quando si alza la mano per porre una domanda in conferenza stampa, alle Converse cenciose e masticate sopravvissute a tutte le lezioni di ginnastica delle scuole medie, regolarmente abbinate agli smoking fuori misura rubati da qualche stock d’avanzo da Mas, classica tenuta da cena di Gala a cui non ti fanno entrare se non hai il vestito elegante, ma non si mettono certo a controllare lo stato impietoso della biancheria intima. Tutto questo, senza nominare la storica fragranza di lisca andata mista a cloaca chiaramente avvertibile nelle ultime file della sala Volpi, che ha generato varie leggende metropolitane come quella del Fantasma del Pescatore Piscione, una sorta di rip-off del Fantasma Formaggino con un finale infinitamente più volgare e nonsense.

Avrete notato che non sto parlando di cinema, ma a parte che il primo giorno è tutto viaggio, ritiro accrediti, spesa, sistemazione e fuffa – e non poteva mancare il classico rovesciamento alla cazzo di cane di sostanza tossica nella valigia, in questo caso una maledetta boccia di Perlana avanzato dalle vacanze che ho detto ‘dai, me lo porto. Non si sa mai’ – meglio che vi abituate perché come v’ho detto io quest’anno seguo le Giornate degli Autori, la cui selezione è notoriamente costituita da commedie leggerine e poco adatte allo spirito di esigenti cinefili come voi. Tipo, c’è un film dove una coppia di psicopatici rapisce una povera crista con lo scopo di eccitarsi sessualmente mentre la trattano crudelmente come un cane da compagnia. Lo so, voi siete fini intellettuali e queste operette di puro intrattenimento non vi appagano, ma in questo periodo di terrorismi, terremoti e terrine mal confezionate c’è anche voglia di ridere e di distrarsi, un po’ di puro divertissement ci vuole, e che diamine. Non fate sempre quelle facce serie.

A proposito di terrorismo, dopo i fattacci di Nizza qui hanno deciso che era il caso di allestire enormi pilastroni per bloccare il passaggio a potenziali furgoni assassini, con il risultato di incasinare totalmente anche il resto del traffico. I furgoni sicuramente non ci passano. Restiamo in attesa di capire se riuscirà a passarci la valigia della Carducci.

(Ang)

Codice da VinciOggi è il giorno prima dell’apertura, e come giustamente anticipato da Andrea sarebbe dedicato a prendere possesso dell’appartamento, svuotare la valigia, ritirare l’accredito e fare un minimo di spesa. Sono preoccupata per tutti gli aspetti sopra elencati, non solo perché pure io – pur non essere da meno – sono partita con una valigia alta quanto me e uno zaino che pare la custodia di un violoncello, tant’è che in stazione mi hanno scambiata per una musicista, ma perché come ogni anno le sorprese al Lido sono dietro la prima fermata di Vaporetto. Sperando di riuscire a scendere da questo treno (sì, vi scrivo dal treno e sì, non vi offendete, è perché non ho una ceppa da fare e devo pur passare il tempo) visto che appena metto lo zaino mi ribalto come una tartaruga sul dorso, da domani vi racconteremo un po’ di novità legate al nostro arrivo. Vi anticipo qualcosa: quest’anno per entrare in casa non abbiamo una chiave. Che tu dici, va bene, ci sta. Siamo quasi nel 2017, che voi che sia, ce stanno le porte con le schede, ce stanno le app che aprono le serrature. Ma magari. Quest’anno, per aprire, abbiamo la sceneggiatura del Codice da Vinci. E con Vinci si intende ovviamente la collega Marilena (Vinci), che avrà il compito di aiutarci a risolvere la situazione svelando l’arcano. Nel senso che sparse per il Lido abbiamo le istruzioni su come arrivare al criptex per decifrare con un codice la porta de casa. Tipo caccia al tesoro, scendiamo dal Vaporetto e ci dividiamo, gli indizi sono ovunque, dal cartello di via Dandolo all’ex buca della Darsena. E noi scaveremo per ricostruire pezzi di un disegno più grande, che ci permetteranno finalmente di trovare un bossolo, digitare il codice a 247 cifre e dire la parola d’ordine, per poter mettere il culo su un divano e poi finalmente sistemare la valigia. Ci hanno anche detto che dobbiamo stare attenti, perché leggendo al contrario le istruzioni abbiamo in anteprima la sceneggiatura del film di Malick, e mentre la leggi scoppia una pioggia torrenziale accompagnata da una tempesta di zanzare, pronte a darti il benvenuto, come solo il Lido sa fare. Temo molti di noi ci lasceranno sul campo, altri andranno dispersi e ce li ricorderemo così, mentre vagano tra via Sandro Gallo e i corridoi dell’Excelsior (incontreranno finalmente quelli che dagli anni scorsi vagano per trovare i cessi dell’hotel, ma solo Ang ne conosce l’ubicazione) per poi lasciarsi morire stremati sulla sabbia davanti al red carpet. Probabilmente qualche giovane autore ci farà un film, che porterà alla Mostra l’anno prossimo. E probabilmente, visto quanto ci metteremo per entrare in casa, a usare la sceneggiatura sarà Lav Diaz.

(Vì)

Il cliente: trama, cast e curiosità sul film di Asghar Farhadi

Il cliente: trama, cast e curiosità sul film di Asghar Farhadi

Affermatosi come uno dei maggiori esponenti del cinema iraniano nel mondo, Asghar Farhadi ha realizzato dal 2003 ad oggi una serie di film che esplorano le tradizioni del suo paese, come anche i suoi lati meno apprezzabili. Fornendo così un ritratto brillante e mai banale della società del suo paese, egli ha saputo parlare anche a popoli culturalmente e geograficamente lontani. Celebre per il film Una separazione, con cui ha vinto il premio Oscar per il miglior film straniero, questi è poi tornato a far parlare di sé e dell’Iran con Il cliente, film del 2016 con cui ha vinto un secondo Oscar per il miglior film straniero.

Liberamente ispirato a Morte di un commesso viaggiatore, di Arthur Miller, Farhadi raccontò di aver scelto tale opera per via delle somiglianze tra questa e il film che intendeva realizzare. In particolare, il tema dell’umiliazione è il motore fondante del racconto, il quale va ad esplorare un complesso rapporto di coppia in seguito ad eventi spiacevoli. Al momento della sua uscita Il cliente venne accolto come un nuovo capolavoro del regista, qui alla prova con un’opera tanto ambiziosa quanto complessa da un punto di vista del messaggio intrinseco. Presentato in concorso al Festival di Cannes, il film vinse il Prix du scénario e il Prix d’interprétation masculine.

Il cliente è infatti un film che non lascia indifferenti, ma spinge a prendere in considerazione realtà complesse e particolarmente drammatiche. Ancora una volta l’Iran diventa il teatro per riflessioni umane applicabili a livello mondiale. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il cliente: la trama del film

Protagonisti del film sono Emad e Raana, una coppia di attori di Teheran, i quali nonostante le difficoltà presenti nel paese si impegnano per avere una vita quanto più possibile serena. I due sono ora impegnati nell’allestimento teatrale di Morte di un Commesso Viaggiatore, opera verso la quale nutrono un certo trasporto. Se le prove di questa impiegano molto del loro tempo, la coppia deve anche affrontare una serie di problematiche scaturite dal rischio di crollo del palazzo dove vivono. Costretti a trasferirsi senza preavviso, il loro collega Babak gli trova ospitalità presso un nuovo appartamento. Qui Emad e Raana sembrano poter trovare una tranquillità temporanea, ma la loro convinzione verrà presto infranta.

I due vengono infatti a sapere che lì dove soggiornano ora loro, un tempo viveva una prostituta, la quale usava proprio quell’appartamento per ricevere i propri clienti. Proprio uno di questi si presenterà un giorno nuovamente alla porta. Non trovando la donna che era solito visitare decide allora di aggredire e forse violentare la povera Raana. Da quel momento il rapporto con Emad si incrina, con lui deciso a denunciare l’accaduto e lei desiderosa invece di dimenticare tutto, affranta dalla vergogna. La loro vicenda personale e artistica andrà così sempre più complicandosi, portando alla luce tutte le fragilità possibili in una coppia.

Il cliente cast

Il cliente: il cast del film

Per dar vita ai personaggi principali del film, Farhadi ha deciso di affidarsi ad alcuni attori già apparsi nei suoi precedenti film. A ricoprire il ruolo di Emad è così l’attore Shahab Hosseini, qui alla sua terza collaborazione con il regista dopo i film About Elly e Una separazione. Grazie al suo intenso ruolo in Il cliente, Hosseini ha poi vinto il prestigio premio per la miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes. Il ruolo di Raana è invece affidato a Taraneh Alidoosti, qui alla sua quarta collaborazione con Farhadi dopo The Beautiful City, Chaharshanbe Suri e About Elly. Infine, l’attore e montatore iraniano Babak Karimi, residente però in Italia, interpreta qui Babak, dando vita alla sua terza collaborazione con Farhadi.

Il cliente: l’Oscar, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Candidato al premio Oscar come miglior film straniero per Il cliente, Farhadi ha annunciato la sua volontà di non partecipare alla cerimonia. Ciò per protestare contro le misure restrittive imposte dall’allora presidente Trump. Queste vietavano infatti l’ingresso negli Stati Uniti di persone provenienti da alcuni paesi del Medio Oriente. Al momento della vittoria dell’Oscar, una rappresentante del regista ha dunque letto una sua lettera di ringraziamento. In questa però si esprime anche il forte rammarico per una simile divisione razziale, la quale genera nulla se non paura e guerra. Il gesto, naturalmente apprezzato, ha così contribuito a portare ulteriormente all’attenzione tale problematica.

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il cliente è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 6 aprile alle ore 21:00 sul canale Rai 5.

Fonte: IMDb

 

Il cliente: libro, trama e cast del film con Susan Sarandon

Il cliente: libro, trama e cast del film con Susan Sarandon

Ancora oggi il regista Joel Schumacher è ricordato principalmente per i disastrosi film Batman Forever e Batman & Robin. Eppure, nella sua filmografia si possono ritrovare film che dimostrano la sua grandezza come uomo di cinema. In particolare, si possono citare titoli come St. Elmo’s Fire, Linea mortale e Un giorno di ordinaria follia. Tra i suoi più apprezzati film degli anni Novanta si annovera anche Il cliente, un solido legal thriller ricordato per la sua complessa vicenda, i risvolti da puro giallo e interpretazioni ancora oggi tra le migliori degli attori coinvolti.

Scritto da Robert Getchell e Akiva Goldsman, il film è tratto dall’omonimo romanzo del 1993 scritto da John Grisham. Lo scrittore, dalle cui opere sono stati tratti anche film come Il rapporto Pelican e La giuria, è un esperto di gialli giudiziari, avendo lui conseguito la laurea in legge e aver lavorato per anni come avvocato. Proprio grazie a questa sua esperienza, i suoi racconti sono particolarmente solidi e tesi da questo punto di vista, configurandosi alla perfezione anche per il cinema. Proprio per questo Il cliente, a fronte di un budget di 45 milioni di dollari, è arrivato a guadagnarne oltre 117 nel mondo.

Apprezzato dalla critica e dal pubblico, il film permise di realizzare anche una serie TV omonima, anch’essa basata sul libro di Grisham e andata in ondata in onda dal 1995 al 1996. Per tutti gli amanti del thriller, ancora oggi Il cliente è un titolo da non perdere assolutamente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il cliente: la trama del film

Protagonista del film è l’undicenne Mark Sway, la cui vita è da sempre molto difficile e priva di controllo. Abbandonato dal padre quando era appena un bambino, egli vive in una misera roulotte insieme alla madre e al fratellino. Insieme a questo, Mark è solito avventurarsi nei boschi in cerca di qualcosa da fare. È proprio qui che un giorno Mark diventa testimone del suicidio di un avvocato legato alla mafia, il quale prima di togliersi la vita rivela al ragazzo dov’è sepolto il corpo di un senatore ucciso dal criminale Barry Muldano. Sotto shock per l’accaduto, Mark non tarda a comunicare quanto accaduto, venendo subito raggiunto dall’FBI.

Gli agenti che lo incontrano vorrebbero fargli rivelare quanti più dettagli possibile circa quanto da lui visto, ma Mark comprende che, nel caso parlasse, diventerebbe subito un obiettivo primario da parte della mafia. Insieme a sua madre, il ragazzino ricerca dunque un avvocato di cui potersi fidare e lo trova in Reggie Love. La donna, di indole testarda, si offre da subito di proteggere Mark dalla polizia federale, dalle grinfie del Reverendo Roy Foltrigg, procuratore distrettuale, e dallo stesso Muldano, che cercherà di mettere a tacere il piccolo testimone.

Il cliente cast

Il cliente: il cast del film

Trovare un interprete per il ruolo dell’undicenne Mark Sway non fu affatto semplice. Grisham, infatti, aveva potere decisionale sulle scelte di casting e per tale ruolo aveva richiesto un bambino che non avesse esperienze pregresse nel cinema. Egli sosteneva che il film non avrebbe funzionato con un noto attore bambino dall’accento fasullo nel ruolo e che scegliendo uno sconosciuto nella parte (preferibilmente dall’area di Memphis, dove è ambientata la storia) la credibilità del film non sarebbe stata compromessa. Alla fine fu scelto il compianto Brad Renfro, che arrivò a battere nella selezione anche Macaulay Culkin, noto per il film Mamma ho perso l’aereo.

Per convincere l’attrice Susan Sarandon ad accettare la parte dell’avvocato Reggie Love, il regista Joel Schumacher le ha proposto un “matrimonio cinematografico”, inginocchiandosi in mezzo a un affollato ristorante di New York. Davanti a quel gesto, l’attrice accettò e per la sua interpretazione è poi stata candidata al premio Oscar. Ad interpretare il duro Reverendo Roy Foltrigg vi è invece l’attore Tommy Lee Jones, acclamato in quegli anni grazie anche al thriller Il fuggitivo. Mary-Louise Parker interpreta Dianne Sway, madre di Mark, mentre Anthony LaPaglia è il mafioso Barry Muldano. William H. Macy è il dottor Greenway, mentre J. T. Walsh è l’avvocato Jason McThune.

Il cliente: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il cliente è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 23 ottobre alle ore 21:15 sul canale La7.

Fonte: IMDb

Il clandestino: intervista a Edoardo Leo e Rolando Ravello

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Il clandestino: intervista a Edoardo Leo e Rolando Ravello

In occasione della presentazione de Il Clandestino, la nuova fiction Rai in onda dall’8 aprile su RaiUno, abbiamo intervistato Edoardo Leo e Rolando Ravello, rispettivamente protagonista e regista della serie.

Luca Travaglia (Edoardo Leo), ex ispettore capo dell’antiterrorismo, ha lasciato la polizia in seguito a un violento attentato che è costato la vita alla sua donna. Trasferitosi a Milano, lavora come buttafuori nelle discoteche, cercando di anestetizzare il dolore. Il muro che ha alzato tra se stesso e la vita comincia a sgretolarsi quando incrocia sulla sua strada Palitha (Hassani Shapi), un cingalese intraprendente e sopra le righe che lo trascina nell’impresa di mettere in piedi un’improbabile agenzia investigativa.

Il Clandestino, recensione della serie con Edoardo Leo

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Il Clandestino, recensione della serie con Edoardo Leo

È insolito, in un mondo dell’intrattenimento stravolto di “tratto da” e “basato su”, trovare nel panorama della serialità italiana un prodotto originale, eppure Il Clandestino, nuova fiction Rai con Edoardo Leo (qui la nostra intervista), spicca proprio per questo elemento di originalità. La serie, creata da Renato Sannio e Ugo Ripamonti e diretta da Rolando Ravello, si inserisce nel genere noir, e, in sostanza, è una detective story in cui seguiamo le vicende di Luca Travaglia, un ex ispettore dell’antiterrorismo che lascia la polizia e… si mette in proprio.

Il Clandestino, la storia di Luca Travaglia

La storia de Il Clandestino parte con antefatto: Travaglia (Leo), in servizio sotto copertura, viene coinvolto in un attentato in cui perde la vita la sua compagna. Questo evento (anche per dettagli specifici che non riveleremo in questa sede) lo convince a cambiare vita. Lascia la polizia e si trasferisce a Milano, reinventandosi come buttafuori e andando a occupare il retro di un’officina di soccorso stradale gestita da Palitha (Hassani Shapi), un simpatico e intraprendente cingalese che, spinto dalla possibilità di guadagno ma anche da una innegabile simpatia per Luca, lo convince a mettere su una specie di agenzia investigativa. Così, la vita di Travaglia, avviata inesorabilmente verso la disgregazione e l’autodistruzione, sembra assumere nuovamente un senso. Tuttavia, il suo tormentato passato non esita a fargli visita, di tanto in tanto.

Milano multietnica luogo/personaggio

Pur essendo chiaramente una storia derivativa, Il Clandestino riesce a innestare su un concept abbastanza familiare delle peculiarità che ne costituiscono l’aspetto vincente. L’ambientazione milanese della vicenda è uno degli angoli più interessanti della serie: non la “Milano da bere” già cantata e raccontata da molti, ma quella multietnica, sfaccettata, da una parte violenta, dall’altra ricca di storie e di culture. E Ravello riesce a raccontarlo con il dono della sintesi e dell’efficacia, imponendo a tutto lo show il suo stile asciutto e privo di fronzoli, ma denso di fatti, che rifiuta il melodramma e si focalizza sull’azione, principale veicolo di emozioni e approfondimento psicologico. Travaglia non ci viene (troppo) mostrano mentre rimugina e si strugge sul suo passato, ma apprendiamo molto del suo modo di essere da come si approccia agli amici, al lavoro, alle varie umanità che incrocia nella Milano insolita ma autentica che la serie ha per ambiente/personaggio.

il clandestino Milano
ph – Loris T. Zambelli

Ogni episodio (dodici in tutto, per sei serate su RaiUno) propone una trama verticale in cui Travaglia è coinvolto in una nuova indagine, mentre la trama orizzontale volta a raccontare i traumi del protagonista si dipana un pezzetto alla volta, affondando sempre di più dentro al suo passato e dentro alle ragioni che lo hanno portato lì, dove si trova adesso. Questa formula permette dunque all’azione di essere sempre interessante e di mantenere alta l’attenzione dello spettatore che, mentre segue le vicende dei personaggi di volta in volta chiamati in causa, si affeziona pian piano a Luca, scoprendone il passato e il suo grande dilemma.

Un linguaggio “da fiction”

Con un approccio molto pratico, Il Clandestino riesce a distinguersi per originalità e onestà di rappresentazione, anche se fatica a distaccarsi da un certo linguaggio da fiction che, in scambi di dialogo banalizzati dal classico parlato televisivo “finto” e alcune dinamiche di scena, inciampa clamorosamente, svelando la sua natura più nazional popolare, rivendicata poi dalla sua destinazione d’uso, la prima serata di RaiUno. Niente che però possa minarne la popolarità o il successo agli occhi del pubblico di riferimento, abituato e confortato da quello stesso linguaggio.

Il Clan recensione del film diretto da Pablo Trapero

Il Clan recensione del film diretto da Pablo Trapero

Il ClanNell’Argentina militarizzata d’inizio anni ’80 Arquimedes, ex agente dei servizi segreti e all’apparenza irreprensibile patriarca della famiglia Puccio, porta avanti in gran segreto una redditizia attività di sequestri di persona su commissione che coinvolgono giovani facoltosi, uccidendo spietatamente gli ostaggi in seguito la riscossione del riscatto. Appoggiato informalmente dal governo dittatoriale e sostenuto dall’intera famiglia, Arquimedes opera con il coinvolgimento del figlio maggiore Alejandro, giovane promettente rugbista ben presto attanagliato da pericolosi rimorsi di coscienza.

Considerato da molti punta di diamante della recente new age sudamericana tanto foriera di ottime critiche nella passata stagione festivalera, Il Clan cinematografizza uno dei fatti di cronaca nazionale argentina più discussi degli ultimi trent’anni, partendo dalla vocazione di dipingere le gesta di un Padrino post-peronista con chiari echi socio-politici tanto cari (e forse anche troppo abusati) alla tradizione del cinema storico d’inchiesta. Pablo Trapero – premiato con un discusso Leone d’Argento alla migliore regia a Venezia 2016 – torna ai caldi temi del dramma umano incastonato nel dramma della Storia attraverso un racconto dal sapore pseudo mafioso che tenta di unire la forza delle vicende reali con il gusto del racconto filmico, fotografando il tutto con uno stile ibrido e spesso confusionario a metà strada fra l’occhio neorealista di F. Solinas e le calibrate geometrie di J.J. Campanella.  Allontanandosi decisamente dai picchi di alta qualità estetica e drammatica dei ben più coerenti Leonera (2008) e Carancho (2010) Trapero opta per una dinamica rappresentativa che predilige l’asciuttezza delle location e la spigolosità dei dialoghi rispetto alla compattezza dell’insieme, col risultato di sconfinare eccessivamente nel didascalismo cronachistico agé e d’intavolare una sfilza di personaggi stereotipati che paiono prelevati di forza dalle pagine ammuffite dei rotocalchi di una storia nota ma a lungo taciuta. Guillermo Francella, volto notissimo della televisione leggera argentina, incarna la figura di un boss fedele tanto al lavoro quanto agli affetti che miscela l’impassibilità del Don Corleone brandoniano con lo charme tenebroso di un Bogart del sud continente, senza però riuscire a imprimere quel giusto guizzo di attrazione-repulsione tanto necessario anche ai villain delle realtà, lasciando il gravoso compito al non certo scadente Peter Lanzani di scavarsi addosso le frustrazioni e le angosce di un figlio obiettore di coscienza e al contempo suggestionato da un padre-padrone degno di un dramma familiare shakespeariano. Un prodotto anonimo che avrebbe dovuto (e potuto) tradurre in una forma filmica avvincente i grandi temi del conflitto umano d’ogni tempo (amore, sesso, denaro) usando l’appeal di una struttura cronachistica rivelatasi tanto reale quanto assurda nel suo riecheggiare goffamente a tanta cine-tv filonoir.Il clan 2

Il cittadino illustre recensione del film con Oscar Martínez

Il cittadino illustre recensione del film con Oscar Martínez

Autentica sorpresa di Venezia 73. dove ha vinto al Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Oscar Martínez, arriva in sala Il cittadino illustre (El Ciudadano Ilustre), film della coppia di registi argentina Mariano Cohn e Gastón Duprat, accolto molto positivamente dalla critica.

Il cittadino illustre: la storia

La pellicola ha al centro la figura fittizia di Daniel Mantovani, uno scrittore argentino che abita in Europa da oltre trent’anni e che ha raggiunto la definitiva consacrazione dopo aver ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Un giorno gli viene recapitata una lettera spedita dal comune di Salas (città in cui è nato e dove sono ambientati tutti i suoi romanzi) con la quale viene invitato a ricevere il più alto riconoscimento del suo paese: la medaglia al Cittadino Onorario. Sorprendentemente (essendo una personalità alquanto schiva), Daniel decide di accettare l’invito e di recarsi per qualche giorno al paese. Le conseguenze della sua permanenza saranno tanto imprevedibili quanto devastanti.

Il cittadino illustre: la recensione

Girato in maniera asciutta, realistica e profondamente ispirata, e interpretato da un Oscar Martínez davvero memorabile, la vera forza de El Ciudadano Ilustre sta tutta nella sceneggiatura. Attraverso la storia di Mantovani si raccontano tutta una serie di dibattitti ancora aperti nella cultura e nella società dell’Argentina, e si mettono in parallelo due modi opposti di vedere il mondo, rappresentati uno dallo sguardo paesano del Salas, l’altro dalla personalità cosmopolita di Daniel.

Tutte queste tematiche vengono affrontate con disarmante intelligenza e spirito beffardo, senza mai tralasciare quella vena malinconica e amara che la geniale opera di Cohn e Dupart si porta dietro, avvalorando così la celebre massima che recita “Nessuno è profeta in patria!”.

Attraverso un’ideale suddivisione in capitoli assistiamo al viaggio di un’artista che vede il fascino esercitato sui suoi concittadini tramutarsi in disprezzo, e che prende gradualmente consapevolezza di quante insormontabili differenze esistano tra la sua figura e quel paese che da sempre rappresenta la sua fonte primaria di ispirazione.

il cittadino illustreIn questo senso, Il cittadino illustre diventa una riflessione mai scontata e lungimirante sul rapporto tra uomo e produzione artistica, e sull’utilizzo della realtà e della finzione come strumenti per dare vita alla propria opera (la scrittura, in questo caso).

Un’esilarante commedia dai risvolti narrativi travolgenti, intrisa di realismo mai grottesco e di misurata malinconia.

Il cinico l’infame il violento: recensione del film di Umberto Lenzi

Il cinico l’infame il violento è il film del 1977 diretto da Umberto Lenzi e con protagonista nel cast di Maurizio Merli, Tomas Milian, John Saxon, Renzo Palmer e Gabriella Lepori.

Il cinico l’infame il violento, la trama

Trama: A Milano una serie di furti, rapine ed estorsioni getta il panico tra la popolazione, facendo intuire il ritorno del perfido bandito Luigi Maietto, detto “Il Cinese”, appena uscito di galera. La prima cosa che vuole fare è consumare la sua vendetta, giustiziando il poliziotto che, con la sua testimonianza, lo aveva fatto condannare all’ergastolo. L’uomo in questione è l’ex commissario Leonardo Tanzi, che nel frattempo ha lasciato la polizia e si è trasferito da Roma a Milano.

Analisi

 Il western era morto, o almeno non brillava più di luce propria come negli anni della gloria (i favolosi ’60); il genere che spopolava nei cinema di tutta la penisola era il poliziottesco nudo e crudo, Cinico, Infame, Violento come il titolo dell’omonima pellicola diretta dal Guru Umberto Lenzi nel 1977.

Lenzi confeziona un prodotto stron cato dalla critica, che vede solo un mero tentativo di riunire in un’unica pellicola il terzetto per eccellenza del poliziottesco italiano anni ’70: Tomas Milian, Maurizio Merli e John Saxon. A parte rare eccezioni- tipo l’articolo scritto da Giovanna Grassi per Il Corriere della Sera in difesa del film, questo viene considerato un pasticcio di generi, popolato da attori inespressivi dalle scarse capacità e dove l’unica attrazione sembrano essere gli ettolitri di sangue versati sulla scena.

Il cinico l’infame il violento tenta proprio di mescolare i generi, proponendo agli spettatori una commistione tra commedia, poliziottesco e classico film di tensione e di rapina, rendendo effettivo il termine stesso pulp inteso come pasticcio: al suo esordio al cinema incassa ben 1.800.000.000 di lire, mostrando quindi di cogliere in pieno i gusti del pubblico medio. 

Milian è il mattatore assoluto della pellicola, Merli invece, almeno secondo Mereghetti, è assolutamente inespressivo e perde la sfida con Milian, perché pur interpretando il ruolo del “buono” di turno, viene soppiantato nei cuori degli spettatori dal bandito senza scrupoli interpretato dal cubano, una sorta di preludio al ben più noto Tony Montana (al quale darà vita- e corpo- l’immenso Al Pacino nel 1983).

Il titolo del film doveva essere un altro, il più scontato Insieme per una grande rapina, lontano dal sapore epico della trilogia di Sergio Leone: con questo titolo fu comunque distribuito in sala il trailer della pellicola. La pellicola fu interamente girata a Roma (nonostante la prima parte ambientata a Milano), e come nel precedente Roma a mano armata Merli e Milian non si incontrarono mai, nemmeno sul finale, dove la scena della morte del Cinese fu girata con una controfigura.

Gli incidenti e i litigi erano all’ordine del giorno: una volta Merli si ferì con la propria pistola durante una scena; in un’altra circostanza Merli litigò con l’attrice Gabriella Giorgelli e con Lenzi stesso per via della stessa pistola; la discussione si fece talmente accesa che Merli tentò di sferrare un calcio alla Giorgelli, che fu “salvata” da una parrucchiera intervenuta per difenderla; non fu però altrettanto fortunata quando, in un’altra sequenza, dovevano versare in faccia al suo personaggio del vetriolo, sostituito nella realtà con un liquido che doveva solo provocare del fumo, ma che in realtà le bruciò davvero la pelle.

Il Cinemino: grande successo per il crowdfunding

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Ha registrato un enorme successo la raccolta fondi dedicata alla nascita della nuova sala a Milano, Il Cinemino. In un solo mese di crowdfunding, con più di 25.000 euro, è stato raggiunto metà dell’obiettivo di campagna con ancora 27 giorni per raggiungere il traguardo dei 50.000€.

Il progetto prenderà forma definitivamente a Febbraio, quando Il Cinemino aprirà le porte al pubblico. Ecco un primo resoconto:

• 236 donatori online su ilcinemino.starteed.com
• 133 donatori offline durante gli open day c/o Il Cinemino
• 25.787€ sui 50.000 euro di obiettivo
• 11 poltrone di Il Cinemino dedicate
• oltre 18 mila interazioni sui social network in poco più di un mese
• 26 giorni rimanenti.

I lavori di ristrutturazione proseguono a Milano, in via Seneca 6, a pochi passi da Porta Romana, per dar vita a un cinema, anzi a Il Cinemino.

«Ci facciamo un cinemino» è una frase che i milanesi dicono spesso e da lì nasce il nome del circolo cinematografico che sta per aprire in un luogo piccolo e raccolto. «Era lo showroom di un designer con le pareti bianche – commenta la squadra di Il Cinemino – noi abbiamo dovuto trasformarlo: per le proiezioni c’è bisogno di nero affinché la luce del cinema possa risaltare».

Molti i donatori on line ma non solo. Durante le vacanze natalizie in tanti hanno varcato la soglia di Il Cinemino, per controllare l’andamento dei lavori, per proporre progetti e consigliare film, per regalare carnet e per acquistare i quadri a tema cinematografico realizzati dal giovane artista Andrea Borrelli conosciuto come The Man Who Draw Too Much.

Il Cinemino: al via crowdfunding, un nuovo cinema alla città di Milano

Tra i sostenitori anche l’attore e produttore Valerio Mastandrea che ha scelto di donare una delle 75 poltrone di Il Cinemino alla memoria di Claudio Caligari«Grazie davvero di cuore – dichiara la squadra di Il Cineminonon tanto e non solo per averci sostenuto, ma per aver voluto ricordare un grande autore, uomo e amico, rendendo così Il Cinemino ancora più simile ai nostri sogni».

È possibile continuare a sostenere il progetto fino alla fine del mese: mancano ancora 26 giorni alla conclusione del crowdfunding su ilcinemino.starteed.com.

Il Cinemino: al via crowdfunding, un nuovo cinema alla città di Milano

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A Milano, in via Seneca, a pochi passi da Porta Romana, sta nascendo un cinema. Anzi, Il Cinemino.

Un cine-circolo con sala da 75 posti gestito da un’associazione e un bar dalla forte impronta milanese saranno il biglietto da visita di Il Cinemino, un luogo che si muove a cavallo tra cinema di quartiere e hub internazionale. Un punto di incontro e uno spazio di confronto per tutti coloro che amano la settima arte, che ne parlano, la realizzano e hanno bisogno di un posto dove incontrarsi e far nascere nuovi progetti.

Il Cinemino
Foto di gruppo dei soci Il Cinemino (da sinistra: Alberto Bozzoli, Agata De Laurentiis, Luisa Gannitrapani, Raoul Simoni, Graziano Palamara, Guido Casali, Sara Sagrati, Paola Ruggeri, Davide Verazzani). Foto di Marco Maria Marcolini

Sabato 2 dicembre, in concomitanza con l’apertura ufficiale della campagna di crowdfunding e dell’inizio di lavori, il team che darà vita a Il Cinemino ha aperto le porte della sede per presentare il progetto alla comunità. Un grande successo che ha visto la partecipazione di centinaia di persone, curiosi e addetti ai lavori, che hanno sostenuto il progetto tra una fetta di torta e un brindisi.

L’idea di Il Cinemino nasce da un gruppo di amici che, tutti operanti nel mondo dell’intrattenimento, hanno deciso di dar vita a un luogo e a un progetto che li rappresentasse. L’amore per il cinema si mescola a quello per Milano, dando così vita ad un mix esplosivo che, seppur fortemente radicato nel tessuto culturale cittadino, strizza l’occhio alle esperienze europee. Il quartiere Porta Romana è stato scelto proprio in quest’ottica: una zona vivace, a metà strada tra centro e periferia, ricca di locali, bar, teatri ma non ancora toccato da nuovi progetti di rinascita cinematografica.

L’offerta di Il Cinemino sarà caratterizzata da film inediti, produzioni italiane, soprattutto milanesi, documentari, ma anche cortometraggi, videoclip, VR, animazione d’autore, film per bambini e ragazzi, ma anche produzioni fuori formato e sperimentali. Tutto proposto in lingua originale e in multiprogrammazione, ovvero con titoli differenti durante la giornata in base a orario e giorno della settimana. I pomeriggi a target bambini e ragazzi, lasceranno il posto a incontri con autori, documentari, rassegne, maratone e proiezioni speciali.

Il Cinemino darà grande importanza al rapporto con la città. Al cine-circolo sarà affiancato Il Bar del Cinemino, un angolo accogliente che proporrà pranzi, merende e aperitivi a base di prodotti milanesi e lombardi… senza dimenticare i pop-corn!

Il Cinemino si propone come un luogo di aggregazione, confronto e cultura, che prende spunto dal glorioso passato dei cinema di quartiere ma si propone come trampolino di lancio per futuri progetti, visioni internazionali e pubblici molteplici e variegati.

MA QUANDO APRIRÀ IL CINEMINO?

L’obiettivo è quello di inaugurare a inizio 2018.

Aiutaci a regalare alla città di Milano un nuovo cinema!

SEGUI IL CINEMINO

Il Cinemino, campagna di crowdfunding: ilcinemino.starteed.com
Il Cinemino – Sito ufficiale (under construction): www.ilcinemino.it
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Il Cinemino su Instagram: @IlCinemino
Il Cinemino su YouTube: Il Cinemino
Hashtag ufficiale: #IlCineMIno

Il Cinema si fa realtà: il Batcave Home Theater e il riccone col suo Jurassic Park

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A volte la realtà entra al cinema: vita di tutti i giorni, niente virtuosismi, camere tra la folla, temi caldi. Altre volte, il cinema deborda nella realtà: influenza

Il Cinema Ritrovato dal 1° al 12 luglio al cinema 4 Fontane di Roma

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Il Cinema Ritrovato è il più antico e importante festival al mondo, totalmente consacrato alla Storia del Cinema; si svolge a Bologna dal 25 giugno al 3 luglio e giunge quest’anno alla sua trentaseiesima edizione. Per la prima volta quest’anno, una selezione di 18 film restaurati dai maggiori archivi del mondo, sarà mostrata a Roma al cinema 4 Fontane dall’1 al 12 luglio, in versione originale sottotitolata. Sarà un’occasione unica per vedere capolavori della storia del cinema, notissimi, ma anche sconosciuti e ritrovarne, attraverso la qualità del restauro, tutta l’emozione originaria. Per il manifesto di quest’anno è stata scelta una delle scene più felici di un film memorabile, Il conformista, che avvia la seconda stagione creativa del giovanissimo Bernardo Bertolucci.

I TITOLI DELLA RASSEGNA:

  • NOSFERATU di Friedrich Wilhelm Murnau, 1922
  • SHERLOCK JR. VS THE KID di C.Chaplin & B. Keaton,          1925
  • LUCI DELLA CITTÀ di Charles Chaplin, 1931
  • IL GRANDE DITTATORE di Charles Chaplin, 1940
  • SCIUSIA’ di Vittorio De Sica , 1946
  • GLI INVASORI SPAZIALI di William Cameron Menzies, 1953
  • LA CIOCIARA di Vittorio De Sica, 1960
  • IL DIO NERO E IL DIAVOLO BIONDO di Glauber Rocha, 1964
  • GLI AMORI DI UNA BIONDA di Milos Forman, 1965
  • FRANK COSTELLO DI: Jean-Pierre Melville, 1967
  • IL CONFORMISTA di Bernardo Bertolucci, 1970
  • L’ULTIMO SPETTACOLO di Peter Bogdanovich, 1971
  • TONY ARZENTA   di Duccio Tessari, 1973
  • TENEBRE di Dario Argento, 1975
  • TOMMY di Ken Russell, 1975
  • PICNIC AD HANGING ROCK di Peter Weir, 1975
  • UNA GIORNATA PARTICOLARE di Ettore Scola, 1977
  • AVSKEDET di Tuija-Maija Niskanen, 1982

 

Il cinema racconta il suo coronavirus di Enzo De Camillis, il 13 dicembre alla Casa del Cinema

Il 13 dicembre ore 20.30 presso la Casa del Cinema di Roma si terrà la presentazione del documentario “Il cinema racconta il suo coronavirus” di Enzo de Camillis.

Come sta cambiando il lavoro dello spettacolo nel mondo della TV, del Cinema e del Teatro nell’era post Covid-19? Cosa ci ha fatto scoprire sulle professioni l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e che impatto sta avendo sul settore del cineaudiovisivo? Quali esigenze sul piano umano e professionale possiamo trarre dopo questa esperienza?

Il documentario di Enzo De Camillis fotografa, il cambiamento epocale del settore intervistando tutta la filiera del cineaudiovisivo, dal regista al produttore, dallo scenografo, al macchinista, dal costruttore alla sartoria, dalle sale cinematografiche ai teatri, un insieme di professioni che compongono lo spettacola e che in pochi conoscono bene, una macchina dello spettacolo che coinvolge solo a Roma e nel Lazio, 8.000 liberi professionisti, 12.000 piccole e medie aziende toccando una filiera di 250.000 persone che sono il 70% dell’indotto nazionale.

Il Covid-19 ormai ci accompagna da ben due anni, mettendo in luce le difficoltà dello spettacolo evidenziando tutti i malesseri del settore. E proprio loro, gli artisti, i tecnici e gli attori che De Camillis ha intervistato ci sottolineano le difficoltà che il covid-19 ha creato durante la lavorazione di una troupe. L’importanza dei mestieri e degli artigiani del nostro cinema, lanciando anche un allarme: i mestieri stanno scomparendo.

Il documentario si pregia di nomi illustri che hanno, con le loro testimonianza, raccontato come hanno vissuto la quarantena, come è cambiato il lavoro e quali esigenze oggi abbiano nel settore. Parliamo di nomi illustri come gli attori: Simona Izzo, Leo Gullotta, Marina Tagliaferri, Alessandro Haber, produttori come Verdiana Bixio, Giannandrea Pecorelli, i registi, Pierfrancesco Pingitore e Cinzia TH Torrini, Francesco Rutelli presidente ANICA, Massimo Piparo, direttore del teatro Sistina, Leandro Pesci, Presidente ANEC Lazio e tanti altri, costumisti, scenografi e artigiani.

Il mondo del cinema e del teatro risponde con preoccupazione alle restrizioni dovute dal Covid-19, ma augura al mondo dello spettacolo e della cultura un periodo dove una politica illuminata possa ricominciare una ripresa vere e una crescita della nostra nazione. AIUTARE la cultura di qualsiasi forma è indispensabile per la crescita di un paese. Senza cultura non c’è futuro.

Il cinema nella vita reale: il luoghi dove si è scritta la storia del cinema

New York è presente, naturalmente, per il maggior numero di volte, ma anche la nostra bella Italia non fa brutta figura! Il cinema come non lo avete mai visto, immerso nelle location reali che hanno fatto da set naturale ad alcuni dei grandi classici della settima arte.

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Fonte: R

Il cinema italiano dice addio a Marco Onorato

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Si è spento oggi, a causa di un male che gli era stato diagnosticato pochi mesi fa, Marco Onorato, direttore della fotografia e esponente di grandissimo valore artisitco e umano

Il cinema in un’auto: avanguardia e suggestioni nello spazio Mazda

Avanguardia, modernità, design e passione per il cinema: elementi che, mescolati insieme, definisco il carattere e lo stile della linea Mazda, qui alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma in veste di official sponsor pronto a presentare uno dei suoi nuovi prototipi: un’auto in grado di restituire un’esperienza- cinema totalizzante, semplicemente restando seduti sul vostro sedile.

Mazda 2Il veicolo è dotato di un dispositivo che può proiettare, direttamente sul parabrezza, qualunque supporto audiovisivo o file video ricreando il suggestivo impatto di un drive- in a porte chiuse; l’audio Dolby Stereo avvolge lo spettatore che dimentica, momentaneamente, di trovarsi seduto in una vettura biposto potendo assaporare l’emozione di un piccolo cinema portatile e personale.

Un piccolo suggerimento- da parte di chi l’ha provata- riguarda la posizione dei sottotitoli sullo schermo: la presenza del cruscotto riduce ovviamente il campo visivo, rendendo complessa una lettura fluida e pratica. Ma a parte questo dettaglio tecnico risolvibile, un’auto del genere è sicuramente il sogno segreto di ogni accanito appassionato di cinema.

Il cinema in piazza del Piccolo America torna dal 3 luglio, il programma

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“Il Cinema in Piazza” ci sarà e riaprirà per primo le porte d’Italia agli ospiti internazionali, accogliendo inoltre a Roma a partire dal 3 luglio fino al 30 agosto 2020 decine di autori, registi, attori e maestranze della settima arte italiana. Appuntamenti con il cinema che torneranno a far sognare il pubblico a San Cosimato, Casale della Cervelletta e Porto Turistico di Roma, dove stanno sorgendo in questi giorni i grandi schermi del Piccolo America. Si parte venerdì 3 luglio alle ore 21.15 a Trastevere, con la presentazione del film “La Bella Vita”, opera prima di Paolo Virzì, per l’occasione digitalizzato dalla Cineteca Nazionale e introdotto alla presenza di Paolo Virzì, Sabrina Ferilli, Claudio Bigagli e Massimo Ghini.

L’edizione 2020 de “Il Cinema in Piazza” sarà in parte diversa dalle altre: la sicurezza di pubblico, ospiti e personale è una priorità assoluta per il Piccolo America, pertanto nell’organizzare la manifestazione l’associazione ha seguito attentamente i protocolli stabiliti adempiendo a tutte le misure anti-Covid 19. L’ingresso sarà dunque consentito solo su prenotazione obbligatoria, tramite registrazione su www.prenotaunposto.it/ilcinemainpiazza, su cui sarà possibile prenotare la propria “piazzola” dove sarà possibile partecipare alle serate con cuscini, teli e sedute portati da casa. Per approfondire il tema delle prenotazioni e delle misure anti-coronavirus, è disponibile un apposito articolo di domande e risposte.

«Il Cinema in Piazza ci sarà – dichiara Valerio Carocci, presidente del Piccolo America – con i suoi schermi e proiettori, con ospiti provenienti da Los Angeles, Varsavia, Amburgo, Berlino, Parigi e da tutta Italia. Roma ad agosto non sarà mai stata così bella.

Tuttavia, quelle appena trascorse sono state settimane veramente complesse, purtroppo per noi non solo a causa dell’emergenza coronavirus. Le difficoltà nell’ottenere i film hanno assunto caratteristiche tali da rendere impossibile al Piccolo America, per la prima volta in sei anni, la pubblicazione del programma completo. “Il Cinema in Piazza” porterà in piazza ospiti che tuttavia non potranno vedere proiettati i propri film. Nello specifico, quattro di queste “non-proiezioni” saranno alla presenza di autori, attori e registi provenienti dal resto del mondo. Pertanto, qualora le proiezioni continueranno a non essere autorizzate dai distributori, gli incontri con gli ospiti si svolgeranno ugualmente. Ogni volta che mancherà il film, proietteremo La Corazzata Potëmkin di Sergej Ejzenstejn, nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna.

Nonostante alcune case di distribuzione abbiano autorizzato alcune opere, apertura avvenuta principalmente a seguita della denuncia pubblica del Piccolo America e delle diverse realtà di tutta Italia, non è stato ancora possibile reperire titoli a sufficienza per presentare il nostro programma completo con rassegne in linea, per qualità e tipologia, con il lavoro portato avanti in passato. Il programma, in attesa della risoluzione di questa vicenda, sarà pubblicato settimanalmente. Noi andiamo avanti, invitando tutta la città a partecipare con l’amore e la passione di cui oggi più che mai hanno bisogno i nostri territori».

Ottomiladuecento metri quadri di superficie dedicata ad attività culturali. Centoquattro serate a ingresso gratuito in sessanta giorni, di cui ventisei alla presenza di ospiti, tra cui anche sei incontri con ospiti internazionali. Tremila posti a sedere nelle tre piazze coinvolte, in cui saranno impiegati quaranta ragazzi, quaranta collaboratori tra service e consulenti e venti ragazzi volontari. Sono questi i numeri della sesta edizione de “Il Cinema in Piazza”, che nell’arco della stagione vedrà l’arrivo da Varsavia, Los Angeles, Parigi, Amburgo e Berlino di ospiti come il Premio Oscar Pawel Pawlikowski che presenterà “Cold War”, Tony Kaye regista di “American History X”, l’attrice Audrey Tautou con il regista e attore Mathieu Kassovitz per “Il Favoloso Mondo di Amélie” eL’ordre et la morale” titolo mai distribuito nelle sale italiane, a cui seguono i registi tedeschi Jan-Ole Gerster per “Oh Boy” e Dennis Gansel con “L’onda”. Insieme a personalità italiane come  Francesca Archibugi, Gianluca Arcopinto, Lello Arena, Claudio Bigagli, Francesco Bruni, Andrea Carpenzano, Daniele Cini, Stefano Cipani, Paola Cortellesi, Leonardo D’agostini, Diodato, Sabrina Ferilli, Agostino Ferrente, Fabrizio Fichera, Massimo Ghini,  Matilde Gioli, Chiara Martegiani, Angela Massafra, Valerio Mastandrea, Giacomo Mazzariol, Valerio Mieli, Riccardo Milani, Giuliano Montaldo, Susanna Nicchiarelli, Riccardo Noury, Roy Paci, Rocco Papaleo, Francesco Piccolo, Isabella Ragonese, Paola Randi, Desideria Rayner, Michele Riondino, Marco Risi, Andrea Sartoretti, Giorgio Testi, Luca Vendruscolo, Carlo Verdone, Giovanni Veronesi, Carlo Virzì, Paolo Virzì, Francesco Zippel, Matteo Zuppi Vescovo di Bologna.

«Crediamo che lo spettatore per primo debba essere considerato parte attiva della filiera cinematografica e non semplice fruitore. Il Cinema cresce con lo spirito e la partecipazione attiva del pubblico e non morirà mai se continueremo a creare occasioni d’incontro e scambio tra chi il cinema lo fa e chi lo vuole vivere». – dichiara Federico Croce, direttore generale dell’associazione Piccolo America, a cui seguono le parole di Giulia Flor Buraschi, promotrice della collaborazione con le scuole che afferma, in riferimento al Premio Piccolo America realizzato con i Centri Sperimentali di Milano, Roma e Palermo e Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté e sostenuto da MIUR e MIBACT: «Dalle nostre prime iniziative è passato molto tempo, durante il quale è maturata dentro di noi l’esigenza di scoprire, incontrare e sostenere già nella fase di formazione gli autori. Questi, in occasione delle proiezioni introdotte dagli ospiti, presenteranno 12 cortometraggi prodotti nell’ambito delle attività didattiche, e potranno incontrare il pubblico, che a sua volta potrà conoscere coloro che potenzialmente daranno vita alla prossima produzione cinematografica. Una giuria composta dalla giornalista de L’Obs Marcelle Padovani, dal regista e sceneggiatore Francesco Bruni, dal direttore della fotografia Luca Bigazzi, dal regista Fulvio Risuleo e dall’interprete Gelsomina Pascucci, determinerà la miglior opera, il cui regista vincerà un premio economico pari a 5.000 euro da investire in una nuova produzione cinematografica.”

IL PROGRAMMA, in ordine di data

Dal 3 luglio al 30 agosto, alle ore 21.15, nelle arene di San Cosimato, Casale della Cervelletta e Porto Turistico di Ostia

Nota Bene: (*) = Con o Senza Proiezione

La partenza di venerdì 3 Luglio a Piazza San Cosimato con Paolo Virzì, Sabrina Ferilli, Claudio Bigagli, Massimo Ghini, accompagnati dal direttore della fotografia Paolo Carnera e dalla costumista Maria Giovanna Caselli per la presentazione del film “La Bella Vita”, sarà seguita dalla serata di sabato 4 luglio, con la proiezione del cartone animato “La Carica dei 101”, di Walt Disney. Domenica 5 luglio arriva “Ovosodo”, nell’ambito di una retrospettiva di dieci opere dedicata a Paolo Virzì, tutte digitalizzate dalla Cineteca Nazionale, che si concluderanno domenica 30 agosto, con il ritorno in piazza del regista insieme ai co-sceneggiatori Francesca Archibugi e Francesco Piccolo e all’autore delle musiche Carlo Virzì, che presenterà The Leisure Seeker, proiettato in versione originale. Mercoledì 8 luglio a Trastevere il regista Giovanni Veronesi, insieme a Rocco Papaleo e Matilde Gioli, dibatteranno con il pubblico del film “I moschettieri del Re – La penultima missione”, di G. Veronesi (*).

Giovedì 9 luglio si inaugura l’arena a Tor Sapienza, con l’arrivo di Valerio Mastandrea e Chiara Martegiani che introdurranno “Ride”, di V. Mastandrea. Venerdì 10 luglio si torna a San Cosimato con la consegna del Premio Talento&Tenacia da parte dell’Asilo Savoia, a cui presenzierà il regista del film Leonardo D’Agostino insieme all’attore Andrea Carpenzano, per la presentazione del film “Il Campione”.

Domenica 12 luglio, grazie alla collaborazione tra l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma e il Piccolo America, a Trastevere arriva il regista tedesco Jan-Ole Gerster, che introdurrà il suo “OH BOY – Un caffè a Berlino” (*), opera prima in bianco e nero che gli è valsa nel 2013 il premio “Miglior Rivelazione” agli EFA.

Medici Senza Frontiere, charity partner della manifestazione, parteciperà con la nuova campagna #UnitiSenzaFrontiere che collega la realtà improvvisamente stravolta dalla pandemia di Covid-19 al costante impegno di MSF, qualsiasi sia l’emergenza, nel salvare vite ovunque ce ne sia bisogno.

E un esempio concreto di questo impegno è raccontato nel film documentario “La Febbre di Gennaro” di Daniele Cini e Claudia Pampinella, realizzato in collaborazione con MSF, la cui prima nazionale si terrà il 16 luglio al Casale della Cervelletta. La pellicola racconta le numerose missioni umanitarie di Gennaro, giovane tarantino di 29 anni, dal Medio Oriente alla Colombia, dalle navi di ricerca e soccorso nel Mediterraneo alle epidemie di Ebola e Covid-19, che oggi affronta in Yemen con MSF.

Venerdì 17 luglio a San Cosimato, Agostino Ferrente e il cast del documentario “Selfie” – Miglior Doc. ai David di Donatello, sarà presentato in collaborazione con Amnesty International Italia, alla presenza del portavoce Riccardo Noury e di Ascanio Celestini.

Il grande schermo di Ostia al Porto Turistico sarà inaugurato sabato 18 luglio da Marco Risi, con una maratona delle sue celebri opere “Mery per sempre” e “Ragazzi fuori”.

Mercoledì 22 luglio si torna nel cuore di Roma, con l’arrivo in piazza di Riccardo Milani e Paola Cortellesi, per la presentazione de “Il Posto dell’Anima”, di R. Milani, seguiti a Cervelletta il 23 Luglio dalla prima proiezione della versione integrale del documentario “Liberi e Pensanti. Uno Maggio Taranto”, di Fabrizio Fichera, Giorgio Testi e Francesco Zippel, con la presenza di Diodato, Roy Paci e Michele Riondino e altri membri del cast a sorpresa.

Nella serata di venerdì 24 luglio la piazza di Trastevere omaggerà Massimo Troisi, con Lello Arena che presenterà “Scusate il Ritardo”, di M. Troisi, appuntamento seguito da sabato 25 luglio con l’arrivo di Dennis Gansel da Amburgo che presenterà il suo “L’Onda”, Die Welle (*), serata nuovamente in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma.

Domenica 26 luglio Ostia vedrà l’arrivo di Valerio Mieli e Isabella Ragonese per “Dieci Inverni”, di V. Mieli. Il regista inoltre mercoledì 29 Luglio assieme alla montatrice Desideria Rayner incontreranno il pubblico per “Ricordi?” di V. Mieli (*). Giovedì 30 luglio Luca Vendruscolo e Andrea Sartoretti introdurranno il film “Piovono Mucche”, di L. Vendruscolo scritto con il compianto Mattia Torre.

Nell’ultima serata del mese di luglio, venerdì 31 a Trastevere, da un’idea del Piccolo America e Francesco Bruni, è nata una serata particolare in Piazza San Cosimato. I ragazzi insieme al regista e sceneggiatore, hanno invitato il Cardinale Don Matteo Zuppi, Vescovo di Bologna, che introdurrà la pellicola da lui amata “Tutto Quello Che Vuoi”, di F. Bruni, uno speciale incontro a cui prenderà parte anche il maestro Giuliano Montaldo.

Sabato 1° agosto si torna a Ostia per l’atteso arrivo di Mathieu Kassovitz con il film “Ordre et Morale”. Kassovitz sarà anche presente a Cervelletta insieme all’attrice e modella Audrey Tautou, nella serata di domenica 2 agosto, per la presentazione del film “Il Favoloso Mondo di Amélie”, di Jean-Pierre Jeunet.

Giovedì 6 agosto proseguono gli appuntamenti con il cinema internazionale, con l’arrivo a Tor Sapienza del regista britannico Tony Kaye, che volerà da Los Angeles a Roma per incontrare il pubblico e parlare del suo American History X (*), pellicola con Edward Norton dedicata al tema della tensione sociale e del razzismo negli Stati Uniti.

Venerdì 7 agosto a San Cosimato, il regista Stefano Cipani, insieme a Giacomo Mazzariol, introdurranno “Mio Fratello rincorre i Dinosauri” (*), tratto dall’omonimo libro di G. Mazzariol.

A Tor Sapienza domenica 16 agosto, l’arena darà il benvenuto al Premio Oscar Pawel Pawlikowski che presenterà “Cold War”. Venerdì 21 agosto a Trastevere, arriva Gianluca Arcopinto con “Il Caricatore”, di Eugenio Cappuccio, Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata, mentre sabato 22 agosto il Porto Turistico di Ostia accoglierà l’ultimo appuntamento con ospiti sul litorale romano con Paola Randi, per la proiezione di “Tito e gli Alieni”, alla quale parteciperanno i giovani membri del cast.

Giovedì 27 agosto si torna a Trastevere per gli ultimi tre giorni targati Piccolo America, con l’arrivo della regista Susanna Nicchiarelli con Cosmonauta”.

Chiudono la manifestazione Carlo Verdone, nella serata di venerdì 28 agosto con l’omaggio per il centenario di Alberto Sordi, per cui sarà presentato “Lo Scapolo” di Antonio Petrangeli, seguito dal ritorno di Paolo Virzì assieme a Fracensca Archibuigi e Francesco Piccolo nella serata conclusiva di domenica 30 agosto.

Tutti i titoli in programma saranno proiettati alle 21.15 in versione originale con sottotitoli in italiano, a esclusione dei titoli dedicati ai bambini, come i classici disney.

Il Cinema e le sue voci: realtà, tecnica, poesia

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Il Cinema e le sue voci: realtà, tecnica, poesia

Da molti anni la Rete degli Spettatori presieduta da Valerio Jalongo, regista e docente, si adopera per valorizzare il cinema di qualità e favorire la sua diffusione a tutti i livelli, soprattutto con il pubblico più giovane e nell’ottica della fruizione in sala.  “Quest’anno – dice Jalongo – ha inteso stringere ancora di più il suo legame con il mondo della scuola, nel convincimento che il valore culturale del cinema e del linguaggio audiovisivo, in particolare dopo gli anni della pandemia, debba essere difeso e promosso già dall’età scolare.

Il nostro progetto – dichiara Valerio Jalongo, – aveva tra i suoi principali obiettivi quello di rafforzare i contatti con le scuole dei centri minori, offrendo strumenti di didattica trasversale e di interdisciplinarietà. I riscontri positivi che abbiamo raccolto ci invitano a ripetere questo sforzo nel futuro. Oltre ai nostri tradizionali collaboratori, vogliamo intensificare i rapporti con il gruppo degli Operatori di Educazione Visiva selezionati dal Ministero, presenti in molte realtà periferiche. Per questo alla nostra giornata finale abbiamo invitato rappresentanti dei due Ministeri, dell’Indire e degli Operatori di Educazione Visiva con i quali intendiamo ragionare  sui risultati ottenuti e lavorare sulle aspettative del prossimo anno. Sottolineo che molte scuole hanno manifestato interesse a proseguire l’esperienza che si sta concludendo, e saremo lieti di essere ancora al loro fianco nel nuovo anno scolastico”.

Dal mese di novembre 2022 ad oggi gli esperti della Rete hanno affiancato i docenti e gli studenti delle scuole partner in un percorso articolato su tre moduli.

Attraverso  i moduli in presenza svolti nelle aule ed un modulo on line di formazione docenti, sono stati proposti percorsi teorici e pratici che hanno avvicinato le scuole al mondo dei media e del cinema, fornendo conoscenze e competenze sul Linguaggio Cinematografico e Audiovisivo e suggerendo soluzioni applicabili alla didattica di molteplici discipline. Le proiezioni programmate in sala cinematografica, accompagnate dalla presenza di registi, critici, esperti Operatori di Educazione Visiva, hanno riavvicinato i ragazzi e le ragazze alla più corretta fruizione dell’opera cinematografica e per certi versi dato respiro ad una socialità perduta nel corso della pandemia.

Iniziativa realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso da MiC e MIM.

Il cinema e il teatro di Dominic Cooper

Il cinema e il teatro di Dominic Cooper

A giudicare dalle ultime interpretazioni, sembra proprio che la carriera dell’attore britannico Dominic Cooper, stia vivendo un momento favorevole.

Attualmente è sui nostri schermi con il film di Simon Curtis, Marylin, al fianco di una splendida Michelle Williams che interpreta la diva di tutti i tempi: Marylin Monroe; e di Eddie Redmayne, il Colin Clark che con le sue memorie ha fornito un ritratto complesso e sofferente della giovane artista. Cooper  veste qui i panni del fotografo e assistente Milton H Green, cui l’attrice aveva un tempo spezzato il cuore; e, se pur in un ruolo marginale, si dimostra assolutamente maturo ed efficace nel contribuire, con il suo personaggio, alle atmosfere intime e malinconiche che percorrono l’intero film.

Dominic CooperLa prova successiva  lo chiama a far parte del cast di  La leggenda del cacciatore di vampiri, diretto dal russo Timur Bekmambetov e prodotto da Tim Burton. Il film, in Italia a partire dal 20 luglio e basato sull’omonimo romanzo di Seth Grahame Smith (sceneggiatore di Dark Shadows e autore di Orgoglio e Pregiudizio e Zombie), mette in scena un Abraham Lincoln che si improvvisa cacciatore di vampiri per vendicare l’assassinio della madre, ad opera di un succhia-sangue.

Il cinema e il teatro di Dominic Cooper

Nato a Greenwich, Londra, il 2 giugno del 1978, Dominic Cooper si è formato alla Thomas Tallis School di Akidbrooke; e successivamente ha conseguito la laurea presso la rinomata London Academy of Music and Dramatic Art.

Debutta a teatro nella piece “Mother Clap’s Molly Home”, diretta da Mark Ravenhill. Lo spettacolo, adattamento del libro omonimo di Rictor Norton, ha i toni della black comedy, e ruota attorno al tema della diversità sessuale.

Dopo una serie di partecipazioni televisive, tra cui ricordiamo quella nel The Gentleman Thief di Justin Hardy, approda al cinema nel 2001 con una piccola parte in La vera storia di Jack lo squartatore, diretto da Allen e Albert Hughes, e con protagonista Johnny Depp.

Dominic CooperSenza mai abbandonare il teatro -per il momento la sua vera fonte di soddisfazione- nel 2006 ottiene la parte di uno dei protagonisti di The History Boys, tratto dall’omonima commedia di Alan Bennett, e trasposta al cinema da Nicholas Hytner. L’opera, vincitrice di sei Tony Award, è più che familiare al giovane attore, che l’ha già rappresentata in radio, e sul palcoscenico, guadagnandosi un Drama Desk Award.  Si tratta della storia di un gruppo di otto studenti (Cooper interpreta Dakin), aspiranti alle Università di Oxford e Cambridge; e delle loro bizzarre avventure per superare  la prova d’ammissione.

Nello stesso anno recita al fianco di James Mc Avoy e Rebecca Hall in Il quiz dell’amore (regia di Tom Vaughan), sempre ambientato in campo universitario, e dedicato a un promettente studente di letteratura alle prese con un prestigioso quiz televisivo, University Challenge, che finisce per mettere in crisi la buona condotta e la moralità del concorrente.

Il 2008 è un anno particolarmente prolifero per l’attore britannico, che lo vede impegnato in ben 3 set differenti, dimostrandosi, così, sempre più reattivo e convincente nell’interpretare ruoli molto diversi tra loro.  A cominciare da quello in Prison Escape, di Rupert Wyatt. Qui è James Lacey, prigioniero appena arrivato che, presto vittima di un insostenibile squallore e degrado, progetta e mette in atto la fuga, insieme al compagno Frank (Brian Cox). Il film, presentato al Sundance Film Festival, è stato accolto favorevolmente dalla critica e dal pubblico.

Segue la partecipazione al musical Mamma Mia!, diretto da Phillida Lloyd, e basato sulle musiche del gruppo svedese ABBA. Ad attenderlo è  ruolo di Sky, futuro sposo della bella Sophie, l’Amanda Seyfried che diventerà sua fidanzata nella vita reale.

Infine, recita al fianco di Keira Knigthley e Ralph Fiennes in La Duchessa, film storico dedicato a  Georgiana Cavendish, Duchessa del Devonshire, e ispirato alla biografia scritta da Amanda Foreman. Cooper è Charles Gray, politico britannico e seduttore, con cui Giorgiana ebbe una figlia illegittima.

Dominic CooperNel periodo successivo seguono diversi impegni importanti. In particolare ricordiamo la prova affrontata con intensità e delicatezza in  An Education, diretto da Lone Sherfig e sceneggiato dal frizzante Nick Hornby. Il film, candidato a tre premi oscar ( miglior film, miglior sceneggiatura non originale, e miglior attrice), narra della giovane Jenny Miller (una splendida Carey Mulligan), brillante studentessa e aspirante giornalista, destabilizzata però dall’amore profondo e totalizzante verso un uomo più grande di lei: il trentenne e affascinante David  interpretato da Cooper.

Ma forse la vera sfida che lo lancia alla ribalta è quella accolta con The Devil’s Double di Lee Tamahori, in cui l’attore si cala nei panni del figlio maggiore di Saddam, lo psicotico e sadico Uday, interpretando al tempo stesso,  l’uomo ingaggiato per fargli da sosia, Latif Yahia.

Come lui stesso ha ammesso in un’intervista rilasciata alla redazione di Filmit, le difficoltà non sono state poche nell’affrontare una parte così scomoda e complessa: “Ho dovuto fidarmi del regista perché per impersonare Uday, dovevo spingermi fino in fondo e poi toccava a lui dare forma alla mia performance con il montaggio”. A posteriori possiamo dire che ne è valsa la pena, considerato che è la sua prova a risollevare un film  per il resto piuttosto mediocre.

Il cinema diventa terapia al Gemelli di Roma

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Il cinema diventa terapia al Gemelli di Roma

Per un pugno di dollariUna vera sala cinematografica integrata per i ricoverati sarà realizzata e aperta entro fine anno all’interno del Policlinico universitario Agostino Gemelli su iniziativa di MediCinema Italia Onlus. Dedicata alla terapia definita del “sollievo”, sarà la prima a Roma.

 Al Policlinico A. Gemelli il cinema diventa “terapia”. Questo avverrà, per la prima volta a Roma, grazie a un vero e proprio programma destinato ai degenti dell’ospedale universitario e ai loro familiari promosso da MediCinema Italia Onlus.

L’accordo di collaborazione tra il Gemelli e la Onlus di origine inglese, nata nel 2013 con l’obiettivo di utilizzare il cinema e la cultura cinematografica a scopo – in senso lato – terapeutico negli ospedali, ha quale cardine del progetto la realizzazione di una sala cinematografica integrata che sarà realizzata da MediCinema Italia Onlus all’interno del Policlinico.

La sala cinema è progettata per poter ospitare pazienti anche allettati e in carrozzina e ospiterà una programmazione costante di prime visioni, attività di intrattenimento ed eventi speciali.

A breve sarà dato avvio ai lavori di realizzazione della sala, la cui inaugurazione è attesa tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.

L’intero progetto di collaborazione, nel segno dell’umanizzazione dell’ospedale, per la cui realizzazione sarà avviata un’attività di fundraising, sarà presentato il prossimo 10 luglio, alle ore 19.00, presso l’Auditorium dell’Università Cattolica di Roma (Largo F. Vito 1), con una serata evento dedicata alla proiezione straordinaria del film “Per un pugno di dollari”, l’opera cult di Sergio Leone appena restaurata e presentata in anteprima al Festival del Cinema di Cannes.

Nata dall’esperienza di MediCinema UK, attiva da oltre 15 anni in diversi ospedali dei sistema sanitario britannico (NHS), MediCinema Italia promuove, l’esperienza del grande cinema e dell’intrattenimento culturale a beneficio dei malati, dopo Milano ora a Roma, strutturato in modo continuativo e per ogni target di degenti, adulti o in età pediatrica, ed è coinvolta anche in alcuni studi clinici sulla misurazione degli effetti positivi di questa particolare “terapia” definita “di sollievo” su pazienti nel medio-lungo periodo.

In ogni caso, il progetto è una nuova occasione di aprire l’ospedale anche alla vita sociale che sta al di fuori, riducendone la distanza e la separazione: è un modo efficace e concreto di prendersi cura globalmente delle persone costrette al ricovero per un periodo di terapie.

 

Il cinema di Sergio Castellitto

Il cinema di Sergio Castellitto

Sergio Castellitto, attore, scrittore, regista, icona e fiore all’occhiello del cinema italiano, è un attore eclettico che riempie lo schermo e riesce a gestire egregiamente sia ruoli drammatici sia comici. Egli è uno sperimentatore delle tecniche attoriali e di quelle registiche.

Sergio Castellitto, nato e cresciuto a Roma, sceglie fin da giovane di seguire la sua inclinazione iscrivendosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.  Esordisce da giovanissimo in teatro, collaborando con registi importanti come Luigi Squarzina, Aldo Trionfo nel Candelaio (1981) ed Enzo Muzii nel Girotondo da Schnitzler (1985). Tra il 1984 e il 1985 recita in Le tre sorelle di Cechov, e conosce Margaret Mazzantini. Uniti nella vita e nel lavoro, si sposano nel 1987 e hanno quattro figli. Nel 1996 Sergio Castellitto debutta come regista teatrale con Manola, scritta e interpretata da Margaret Mazzantini e da Nancy Brilli. Nel 2004 ripete il successo con un’altra regia e interpretando un altro testo teatrale scritto dalla moglie, intitolato Zorro.

Il teatro non è l’unica passione di Sergio Castellitto, tanto che già nel 1983, egli debutta a fianco di Marcello Mastroianni, nel tragico Il generale dell’armata morta di Luciano Tovoli, seguito da Magic Moments nel 1984.
Nel 1986 sfrutta l’opportunità unica di lavorare con il grande Ettore Scola in La famiglia. Ma la sua prova migliore in questo primo periodo è nel film Sembra morto… ma è solo svenuto di Felice Farina, di cui scrive anche il soggetto e collabora alla sceneggiatura, film che fu molto apprezzato in Francia e che lo consacra attore internazionale. Infatti, nel 1988 recita in Paura e amore con Fanny Ardant e Valeria Golino ma specialmente fa parte del cast del cult Le Grand Bleu, di Luc Besson. Poco dopo, Castellitto si rende noto al grande pubblico della commedia con Piccoli equivoci (1989) di Richy Tognazzi e con Stasera a casa di Alice (1990) di Carlo Verdone.
 Quest’ultimo film richiama direttamente la grande tradizione italica della commedia degli equivoci di Totò e Peppino. Castellitto e Verdone interpretano due personaggi tragicomici che si contendono una donna, Ornella Muti.

Negli anni Novanta Sergio Castellitto lavora con altri grandi del cinema italiano come Marco Ferreri e Mario Monicelli in Rossini! Rossini! (1991) e  con Francesca Archibugi che lo vuole nel suo Il grande cocomero (1993) con cui vince il David di Donatello come miglior attore. La vera proclamazione arriva poi nel 1996 con il pluripremiato L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore con cui vince il suo primo Nastro d’Argento come miglior attore. Nel film Sergio Castellitto interpreta un regista alla ricerca di talenti nella Sicilia degli anni Cinquanta. Una terra che nonostante fosse allo sbando e già dominata dalla corruzione era in realtà piena di sogni e di speranze.

Il cinema di Sergio Castellitto

Da un film impegnato, Sergio Castellitto passa a un ruolo comico in cui interpreta il fratello di Paolo Rossi in Silenzio…si nasce (1996), per poi ritornare a un ruolo drammatico di un uomo in declino nell’opera prima di Renato De Maria Hotel Paura (1996).

Alla soglia degli anni Novanta, Sergio Castellitto scrive la sceneggiatura e dirige il suo primo film, Libero Burro, che racconta la storia di un uomo del Sud che si mette in gioco trasferendosi al Nord ma che fallisce di continuo fino a quando incontra una donna speciale, che nel film è interpretata da Margaret Mazzantini. Il film purtroppo non riceve i risultati sperati e si rivela un fiasco al botteghino; ma Castellitto non si arrende e recita in Padre Pio, film tv diretto da Carlo Carlei nel 2000, per il quale riceve un successo inaspettato.

Il 2001 poi è un anno molto produttivo per lui, è un professore ne L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, e un ambiguo regista teatrale in Chi lo sa?, diretto dal maestro regista francese Jacques Rivette.

Nel 2002 altro anno d’oro per Sergio Castellitto, inizia la sua collaborazione con Marco Bellocchio che lo vuole per L’ora di religione, film che lo consacra ancora una volta grande attore e gli fa vincere la preziosa statuetta d’argento dell’European Film Award. Il film, che tratta la questione religiosa, ha suscitato numerose polemiche. L’ora di religione unisce due grandi del cinema italiano, Castellitto di Bellocchio dice: “Non è per complimentarmi con lui ma io raramente ho trovato un regista che suscitasse un tale entusiasmo nelle persone con le quali ha lavorato sul set. E, dato che fare un film non è soltanto fare delle riprese ma è anche un percorso umano – sono dieci-dodici settimane passate insieme –, allora la qualità di quelle giornate a lavorare insieme è un ricordo importante”.

Poi nel 2004 dirige un film, il più noto da regista, Non ti muovere, tratto dal best seller omonimo scritto dalla moglie Margaret Mazzantini. Il film è stato interpretato dallo stesso Sergio Castellitto, Penélope Cruz e Claudia Gerini e ha avuto un ottimo riscontro dalla critica e dal pubblico. Ha ottenuto due David di Donatello, migliore attrice protagonista (Penélope Cruz) e miglior attore protagonista (Sergio Castellitto) e quattro Nastri d’argento, migliore sceneggiatura, migliore scenografia, miglior montaggio e migliore canzone originale (Un senso di Vasco Rossi e Saverio Grandi) e uno Ioma come miglior film italiano in ex aequo con Buongiorno Notte. Una storia quella di Non ti muovere che parla di occasioni perdute. Timoteo è un padre di famiglia che mentre attende che sua figlia sia operata urgentemente, ripercorre con la mente una sua storia con una donna, Italia con la quale ha condiviso una passione intensa e contraddittoria, fatta di violenza e di amore. Timoteo rappresenta il ritratto dell’uomo contemporaneo, è un vigliacco che non sa decidere della sua vita. Italia è una donna di borgata che da sempre è soggetta alla povertà e alle violenze. Italia è interpretata da Penelope Cruz. Castellitto durante un’intervista ha usato queste parole per descriverla: “Penelope è brava come Giulietta Masina. E’ un’attrice generosa, umile e coraggiosa, si è lasciata guidare dal libro e ha dato vita ad un personaggio straordinario. Imbruttirsi per un’attrice bella non è un atto di coraggio, semmai è una possibilità in più. Ha imposto una sola condizione, recitare con la propria voce e il risultato è straordinario, una lezione di dizione per tante attrici italiane”.

Ma la carriera di Castellitto continua, nel 2006 partecipa all’episodio di Isabelle Coixet nel corale Paris, je t’aime, omaggio romantico alle bellezze anticonvenzionali della capitale francese. Poi in Italians, di Giovanni Veronesi, in cui recita con Riccardo Scamarcio. Un film che ritrae le caratteristiche più divertenti e paradossali dell’italiano medio, in cui Castellitto conferma la sua grande bravura e capacità eclettica Nel 2008 interpreta il re Miraz nel secondo capitolo de LE CRONACHE DI NARNIA: Il principe Caspian. Nel 2009 torna a lavorare con Jacques Rivette in Questione di punti di vista e in Tris di donne & abiti nuziali di Vincenzo Terracciano e in Alza la testa di Alessandro Angelini per cui vince il Premio Marc’Aurelio come Migliore attore al Festival del Cinema di Roma 2009.

Inoltre nel 2010 Sergio Castellitto ha l’onore di essere il Presidente della Giuria del Festival del Cinema di Roma; Gianluigi Rondi, Presidente del Festival, l’ha designato con queste parole: “Uno dei nostri più prestigiosi attori di cinema e di televisione”.

Il suo film più recente di cui lui stesso è il regista oltre che interprete è La bellezza del somaro, al cinema dal 17 dicembre, scritto da Castellitto e dalla moglie Margaret Mazzantini. Una commedia grottesca e sopra le righe con Laura Morante, Marco Giallini e Barbora Bobulova e Enzo Jannacci sul rapporto tra genitori e figli; Un film gagliardo – così definito da Castellitto – che tratta temi seri con una pernacchia. Una commedia che fa riflettere sulla nuova generazione: ragazzi adolescenti che non ne possono più di avere genitori che pretendono di essere “amici”.

Il cinema di Sergio Castellitto

Infine prossimamente al cinema uscirà un altro film diretto da Sergio Castellitto e tratto da un romanzo di Margaret Mazzantini, Venuto al mondo. Ancora una volta i due coniugi lavorano insieme ma questa volta Castellitto sarà regista, autore della sceneggiatura con Roberto Ciccutto, coproduttore, ma non interprete. Il film ripercorre, in un’alternanza tra presente e passato, il viaggio di una madre, Gemma (interpretata da Penelope Cruz), insieme al figlio adolescente Pietro attraverso la Bosnia dilaniata dalla guerra. Le riprese del film inizieranno nel febbraio 2011 e si volgeranno tra Roma, Sarajevo e Belgrado. L’attrice spagnola sarà anche coproduttrice della pellicola.

Questa è la carriera cinematografica di Sergio Castellitto, un uomo, un cineasta, una guida per tutti coloro che affrontano o vorrebbero affrontare questa carriera. Castellitto, con la sua creatività e professionalità, offre un’immagine positiva all’estero, continuando sulla scia dei grandi attori italiani del passato. Un motivo di orgoglio per tutti i cinefili italiani.

Il cinema di Oliver Stone

Il cinema di Oliver Stone

Oliver Stone è tra i pilastri della cinematografia americana: regista pluripremiato, ma anche capace di suscitare coi suoi film aspre controversie e dibattiti. La sua produzione è ricca – documentari, film, sceneggiature – e le sue esperienze di vita gli hanno spesso fornito spunti per le opere cinematografiche. Ma, andiamo per ordine.

William Oliver Stone nasce a New York il 15 settembre 1946, figlio di un agente di borsa ebreo e di una francese. Si iscrive all’università di Yale nel ’64, ma l’anno dopo la abbandona e parte alla volta del Vietnam, dove insegna inglese. Tornato in patria, nel ’67 si arruola nell’esercito e presta servizio militare proprio in Vietnam. La sua esperienza della guerra inizia il giorno dopo il suo 21° compleanno e termina nel novembre ’68. Il giovane Oliver Stone è ferito due volte e si guadagna due medaglie sul campo. Questa esperienza lo segnerà profondamente e lascerà una marcata impronta sul suo cinema. Al ritorno in patria, Oliver Stone riesce infatti ad elaborare il trauma dell’esperienza vietnamita proprio dedicandosi al cinema. Si forma alla New York University Film School, dove ha tra i suoi insegnanti Martin Scorsese. I primi frutti del lavoro svolto vedono la luce nel ’74 con l’horror “Seizure” e con il cortometraggio “One Year in Viet Nam”. Nel ’76 si trasferisce a Hollywood e inizia la sua attività come sceneggiatore, facendosi subito notare con l’adattamento cinematografico di “Fuga di Mezzanotte”, che gli vale il Premio Oscar per la sceneggiatura e segna la sua affermazione in questo campo. Seguono, nei primi anni ’80, altre sceneggiature importanti: su tutte “Scarface” di Brian De Palma (1983) e “L’anno del dragone” di Michael Cimino (1985). Nel frattempo, Oliver Stone continua il suo lavoro di regista: prima con il thriller “La mano” (1981) e poi con “Salvador” (1986), pellicola con James Woods sulla guerra in Salvador.

La produzione successiva del regista americano verte su quattro grandi temi, che mostrano il suo attaccamento all’America, la sua passione per i temi caldi della storia del paese, la sua finalità etica e il suo amore per la magniloquenza espressiva. Oliver Stone si occupa di Vietnam con una trilogia che comprende “Platoon” (1986), “Nato il quattro luglio” (1989) e “Tra cielo e terra” (1993). Si dedica poi ai presidenti Usa con “JFK – Un caso ancora aperto” (1991), “Gli intrighi del potere – Nixon” (1995) e “W.” (2008). Ha poi a cuore il tema del ruolo dei mass media nella società e il loro rapporto con la violenza, di cui si occupa in “Talk Radio” (1988) e in “Assassini nati” (1994). Infine, altro tema a lui caro è quello dei meccanismi che governano il mondo della finanza e le loro distorsioni, oggetto di “Wall Street” (1987) e “Wall Street – Il denaro non dorme mai” (2010).

Per quel che riguarda i film sul Vietnam, i più significativi sono senza dubbio i primi due. La fama internazionale come regista arriva infatti nel 1986 con “Platoon”, considerato tra le migliori pellicole sulla guerra del Vietnam, insieme ad “Apocalypse now” di Coppola e “Full metal jacket” di Kubrick. L’opera ottiene 7 premi Oscar, tra cui miglior film e miglior regia. In parte ispirata dall’esperienza personale del regista, la pellicola mostra le vicende di un plotone in Vietnam, protagonisti Charlie Sheen nei panni del giovane volontario, Tom Berenger in quelli del sergente senza scrupoli e Willem Defoe nel ruolo del sergente con scrupoli. Racconta un Vietnam  senza filtri, per ciò che è stato, per come il regista stesso l’ha vissuto,  e ne evidenzia l’assurdità, di cui la perdita di riferimenti e valori è conseguenza. Tre anni dopo arriva “Nato il quattro luglio”, ovvero, illusione e disillusione del giovane Ron Kovic (Tom Cruise) che, arruolatosi nell’esercito animato da autentico spirito patriottico, in Vietnam sperimenta l’orrore e l’abiezione umana. Tornato in patria su una sedia a rotelle si scontra con l’indifferenza di un’America che, dopo averli mandati a morire, non si cura dei suoi reduci, per non essere costretta a guardare in faccia la sconfitta subìta. Kovic sopravviverà a tutto questo trovando un altro ideale per cui combattere, non con le armi: quello pacifista. Il film, ispirato alla vera storia di Ron Kovic, è condotto in maniera appassionata da Stone e attira su di lui le prime critiche negative da parte dell’estabilishment, ma gli vale il secondo Oscar alla regia.

In quella che potremmo definire una “trilogia sui presidenti” è notevole il primo film: il discusso “JFK”. Il dibattito è molto acceso, trattandosi di una delle pagine più oscure della storia americana. Stone sfodera un cast assai corposo, con Kevin Costner protagonista nel ruolo del procuratore Garrison – ma ci sono anche Kevin Bacon, Donald Sutherland, Gary Oldman, Jack Lemmon, Walter Matthau. E si impegna in una ricostruzione minuziosa dell’intera vicenda dell’omicidio di John Kennedy, con piglio d’inchiesta. Ma soprattutto, ancora una volta, ci mette la faccia, si espone, si appassiona, sostenendo apertamente la tesi del complotto, in contrasto con le conclusioni raggiunte dall’inchiesta ufficiale, che avevano individuato Lee Oswald come unico responsabile. Il film dunque divide e ha senz’altro il merito di portare alla luce le incongruenze della versione ufficiale. Qui inoltre, Stone fa uso di pellicole di diverso tipo, utilizza colore e bianconero, altra caratteristica del suo cinema. La pellicola ottiene tre premi Oscar per fotografia e montaggio. Da ricordare, quattro anni dopo, il film su Nixon, altra figura controversa della storia americana recente (il presidente dello scandalo Watergate). Per l’occasione dirige Anthony Hopkins, dando anche qui un’interpretazione controcorrente dell’uomo politico: al centro di intrighi e vittima delle proprie debolezze, ma a cui Stone ascrive qualche merito e alcune qualità, sforzandosi di evitare riduzioni troppo semplicistiche.

Non solo la politica, però, è sinonimo di potere. Lo sono anche, a loro modo, i mezzi di comunicazione, sebbene in maniera più subdola e sottile. Stone ne aveva indagato i meccanismi fin dal 1988, con Talk Radio, sempre con un occhio al rapporto tra questi e la collettività e tra questi e violenza. Torna a farlo nel ‘94, su soggetto di Quentin Tarantino, e ne nasce “Assassini nati”. Protagonisti una coppia di pluriomicidi (Juliette Lewis e Woody Harrelson), i cui crimini vengono spettacolarizzati da Tv e media dagli scarsi scrupoli. Nel film convivono l’aspetto splatter – la ferocia, il sangue che scorre a fiumi – e la critica all’”intellighenzia” dei media, che danno inopinatamente popolarità ai due criminali. Il tutto è presentato in una veste nuova, che mescola linguaggi visivi disparati, alterna colore e bianconero, utilizza la chiave grottesca e parodica, in un turbinio delirante che fagocita lo spettatore. Accompagnano il film polemiche inesauribili (a partire da Tarantino, che accusa Stone di aver stravolto a tal punto il suo soggetto da non voler comparire nei credits del film) riguardoalla spettacolarizzazione della violenza e se sia corretto o meno esporla per criticarla, soprattutto perché si pensa che gli aspetti di critica non vengano colti dal pubblico più giovane. Il film finirà per essere vietato ai minori di 14 anni in molti paesi, ai minori di 18 in qualche caso.

Infine, il capitolo finanziario della filmografia del nostro si apre nell’87 con Wall Street. L’argomento, ben conosciuto da Stone, essendo il padre agente di borsa a Wall Street, gli ispira questa pellicola, nella quale Michael Douglas interpreta lo squalo della finanza Gordon Gekko, facendo incetta di premi: Oscar, Golden Globe, Nastro d’Argento e David di Donatello. Accanto a lui nei panni del giovane compagno di malefatte Charlie Sheen. Anche questo potrebbe essere semplicisticamente definito come un film a tesi, che si scaglia con furore contro le storture del mondo finanziario americano, i danni generati da un capitalismo distorto e malato, le speculazioni e l’avidità. Il personaggio di Douglas è però indubbiamente affascinante nella sua spregiudicatezza cinica e vincente, così come poi, nell’epilogo, nell’affrontare la giusta punizione per quella spregiudicatezza. Stone trattava il tema allora, a ridosso del crollo delle borse e torna a farlo adesso, dopo la crisi finanziaria più pesante dal ’29, sempre con Gekko/Douglas, affiancato stavolta da Shia LaBeouf, nei panni del giovane broker in Wall Street-Il denaro non dorme mai.

Il nostro vulcanico regista non si è fatto mancare, poi, pellicole che esulano dalla categorizzazione fin qui esposta, come “The Doors” (1991), in cui ripercorre la storia del gruppo rock americano e la vicenda umana del suo leader, Jim Morrison, anch’esso amato e odiato, considerato da alcuni il miglior tributo possibile alla figura di Morrison (Val Kilmer), da altri un film riduttivo, che scivola nello stereotipo della rock star maledetta e dissoluta per far presa sul pubblico senza rendere giustizia al genio creativo e alla sensibilità di Jim. Gli ex membri dei Doors, tra i secondi, presero decisamente le distanze dal film.

Nel ’99 ha diretto Al Pacino nel fortunato “Ogni maledetta domenica”, nel 2004 ha realizzato “Alexander”, sulla figura di Alessandro Magno, esplorandone le contraddizioni. Nel 2006 è tornato a parlare della sua America con “World Trade Centre”, omaggio alle vittime dell’11 settembre. Da segnalare anche la sua opera di documentarista, concretizzatasi soprattutto negli ultimi anni, con due documentari su Fidel Castro, “Comandante” (2003) e “Looking for Fidel” (2004) e uno sul presidente venezuelano Chavez, “South of the border” (2009).

Il cinema di David Lynch a Roma: il workshop di LongTake

Sabato 26 maggio 2018 a Roma un viaggio nel cinema di un grande maestro: David Lynch. Si terrà al Cine Detour di Roma (via Urbana, 107), a pochi passi dal Colosseo e dalla Stazione Termini, un workshop per conoscere più da vicino il cinema di un autore di culto assoluto. Dopo tanti eventi di successo a Milano e dopo il primo appuntamento capitolino su Xavier Dolan, i workshop del sito di cinema LongTake tornano a Roma per un nuovo e affascinante confronto dedicato a tutti gli appassionati della Settima Arte.

Il workshop

Durante gli incontri verrà analizzata la filmografia di David Lynch, da capolavori quali Eraserhead – La mente che cancellaVelluto blu, Mullholland Drive Inland Empire fino alla recente terza serie di Twin Peaks, individuandone i temi principali e le scelte stilistiche più ricorrenti, provando a decifrare l’alone misterioso che lo circonda e che contribuisce a rendere lui, e il suo cinema, ancor più affascinanti. 

Tenuto dal direttore di LongTake e critico de IlSole24Ore Andrea Chimento e dal critico di LongTake Davide Stanzione, il workshop è pensato per i fan di David Lynch e, più in generale, per gli amanti del grande cinema. Al termine dell’incontro ogni partecipante potrà analizzare un elemento emblematico dell’arte di Lynch (una sequenza, un brano musicale, una scelta, un dialogo, un fotogramma), elaborando un’analisi scritta che verrà pubblicata sul blog di LongTake.

Dove e quando

Al Cine Detour, via Urbana 107, Roma (rione Monti), nei pressi della stazione Cavour della Metro B. 

Il 26 maggio 2018 dalle ore 15:30 alle 18:30.

Informazioni su biglietti, prezzi, riduzioni

Che cos’è LongTake

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