Si va completando via via il cast
di Django
Unchained il prossimo atteso film di Quentin
Tarantino, il suo primo western puro.
Gerald McRaney, indimenticabile
volto della serie tv Agli ordini papà, è stato infatti
coinvolto nel progetto nel ruolo di uno schiavista che farà di
tutto per mettere i bastoni tra le ruote a Django che vuole
liberare dalla schiavitù la moglie Broomhild.
Confermato ufficialmente anche
Samuel L. Jackson mentre si aspetterà qualche giorno per una
conferma riguardo a Kevin Costner.
NTra gli eventi più affascinanti da
vedere al cinema vi è senza ombra di dubbio quello relativo alla
fine del mondo così come noto. I film dedicati a tale catastrofe
hanno sempre catturato l’attenzione del pubblico, a cui viene data
l’occasione di vedere qualcosa a cui si spera di non dover mai
essere diretti testimoni nella realtà. Oltre a 2012 o
Left Behind, uno dei film
più recenti che ha portato la fine del mondo sul grande schermo è
Geostorm (qui la recensione). Questo è
stato scritto, prodotto e diretto da Dean Devlin,
qui al suo esordio come regista dopo aver prodotto per anni film
catastrofici come Independence Day e
Godzilla.
Come già avvenuto per The Day After Tomorrow,
anche Geostorm ritrova la causa dell’apocalissi nei sempre
più preoccupanti cambiamenti climatici. Il film di Devlin si basa
infatti molto su tali teorie, ogni giorno sempre più concrete
attraverso manifestazioni insindacabili. Collocandosi nel genere
“catastrofico”, il film si configura dunque anche come un atto di
denuncia nei confronti dell’impatto che l’uomo ha sull’ambiente e
di cui non sembra curarsi poi molto. Allo stesso tempo, il film
presenta una forte componente umana nel momento in cui si porta lo
spettatore a seguire i tentativi del protagonista di difendere in
tutti i modi la propria famiglia.
Ancora una volta l’unico modo per
superare una crisi, grande o piccola che sia, sembra essere il fare
ricorso alla propria umanità, riscoprendo il sentimento che ci lega
a quanti ci circondano. Geostorm è dunque un film molto
avvincente, che parla con lo spettatore e lo spinge a riflessioni
urgenti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama del film Geostorm
Il film si apre nel 2019. In seguito
alla crisi climatica globale gli Stati del mondo collaborano alla
costruzione di un sistema satellitare globale in grado di
modificare il clima e annullare tempeste, siccità, uragani che
stanno devastando la Terra. A gestire il progetto è Jake
Lawson, che viene però poi estromesso a causa della sua
irriverenza. Al suo posto subentra il fratello
Max. Tre anni dopo, in Afghanistan si verifica un
episodio climatico sconcertante. Lawson si mostra molto preoccupato
e chiede al Presidente degli Stati Uniti di disporre una missione
nello spazio per cercare l’eventuale avaria che sta compromettendo
le capacità del satellite Dutch Boy. Il Presidente accetta di
inviare Jake sulla stazione satellitare capitanata da Ute
Fassbider, mentre ad Hong Kong si verifica un’altra
catastrofe climatica.
Il rappresentante cinese
Cheng Long si mette a quel punto in contatto con
Max per comunicargli l’accaduto, sostenendo che si stia per
verificare un geostorm, ovvero una tempesta senza
precedenti che spazzerà via quanto si conosce del mondo. Per
scongiurare la prospettiva apocalittica, Long raggiunge Max in
America poiché ipotizza che qualcuno stia cercando di manomettere
Dutch Boy senza destare sospetti. Nel frattempo, Max informa Jake
del complotto che sta cercando di smascherare con il collega
cinese. I fratelli Lawson ingaggeranno una lotta contro il tempo
per salvare il pianeta Terra e la popolazione mondiale.
Geostorm: il cast del film
Protagonista del film nei panni di
Jacob Lawson, a capo del progetto per il satellite Dutch Boy, è
l’attore Gerard Butler. Celebre
per film come 300 e RocknRolla, questi ha
recitato qui nel suo primo film di genere catastrofico. Nonostante
l’interesse nei confronti del progetto, l’attore è noto per il non
aver imparato a memoria tutte le sue battute, rallentando per
questo spesso le riprese. Nei panni di suo fratello Max Lawson,
invece, vi è l’attore Jim Sturgess, celebre
per i film Across the Universe e La migliore
offerta. Sono poi presenti gli attori Ed Harris nel ruolo del
Segretario di Stato Leonard Dekkom e Andy Garcia in quello
del presidente degli Stati Uniti Andrew Palma.
L’attrice AbbieCornish, celebre per essere stata la
protagonista femminile in Bright Star, è l’agente dei
servizi segreti Sarah Wilson, nonché fidanzata di Max.
Daniel Wu è Cheng Lonk, supervisore del programma
Dutch Boy proveniente da Hong Kong, mentre Amr
Waked, ora noto per la serie Ramy, è Ray
Dussette, astronauta francese. Vi è poi l’attrice Zazie Beetz,
vista in Deadpool 2 e Joker, nei panni di Dana,
esperta di cyber sicurezza e amica di Max. L’attrice
Katheryn Winnick,
celebre per la serie Vikings, era stata scelta per il
ruolo di Olivia Lawson, ex moglie di Jacob. A causa delle riprese
aggiuntive resesi necessarie, però, l’attrice è stata sostituita da
Julia Denton.
Il trailer di Geostorm e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Geostorm
è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì
8marzo alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
In uscita nei cinema italiani il 1
novembre, Geostorm è l’ultima fatica di Gerard Butler, attore ormai affezionato ai
ruoli action (chi non lo ricorda in 300?).
Prodotta dalla Warner Bros, la pellicola si rifa al genere
post-apocalittico e catastrofico, e mette in scena un grande cast
di attori. Accanto al Sig. Butler troviamo nomi
del calibro di Ed Harris, Andy Garcia e JimSturgess.
Ambientata in un futuro molto
vicino e purtroppo facilmente immaginabile, la storia gira intorno
alla creazione e al conseguente mal funzionamento di un enorme
satellite spaziale – detto “Dutchboy” – che è servito all’umanità
per tenere sotto controllo i fenomeni meteorologici che, tempo
prima, avevano causato la devastazione di mezzo pianeta e di gran
parte del genere umano. Creatore del Dutchboy è lo
scienziato Jake Lawson (Butler),
che viene però messo da parte dalle grandi Potenze mondiali. Ma
quando il satellite andrà in tilt e minaccerà la Terra con un
catastrofico “geostorm” (una sorta di tempesta apocalittica),
Lawson verrà chiamato per salvare le sorti del pianeta.
Geostorm è un tipico disaster-movie. Il regista
Dean Devlin, già produttore di Independence Day (1 e 2) e
Stargate, sembra non volersi distaccare dal suo
genere preferito, fallendo quindi in partenza.
Geostorm, il film
Costato alla Warner circa 120
milioni di dollari, il film ne ha incassati a malapena $ 5 milioni
(se si escludono i sorprendenti incassi fatti in Cina, coi quali ha
messo al tappeto persino Blade Runner 2049), rappresentando di
fatto uno dei più grossi flop dell’intera annata cinematografica
2017. Colpa forse della sceneggiatura – del regista e di
Paul Guyot – troppo semplicistica e risicata, e di
dialoghi al limite del ridicolo (tanto che pare che Butler, sul set, si dimenticasse continuamente
le battute).
A un occhio esterno, e non
particolarmente affine alla cultura statunitense, il problema di
Geostorm è di facile individuazione. Ovvero il suo
essere “americano-centrico” , limitatamente però ai soli USA. Dove
per Usa qui si intende quella fetta di popolazione formata da
americani conservatori, repubblicani e con tendenze megalomani. Il
problema macroscopico di film come Geostorm è che
con grande nonchalance si dá per scontata la supremazia degli Stati
Uniti rispetto al resto del mondo. Proprio come accadeva in
Independence Day, le sorti del pianeta Terra e
della sua popolazione sono in mano ad un gruppo di “eletti”
americani, guidati solo dal proprio amor patrio e dai propri
(dubbi) valori.
E pure quando ci troviamo di fronte
ad un problema estremamente reale come quello dell’inquinamento
umano e delle conseguenti alterazioni climatiche, come in
Geostorm, si preferisce mettere l’accento sulle
dinamiche familiari dell’uomo comune (sempre e comunque
sacrificabili in onore della propria Patria) e sui mirabolanti
effetti speciali.
Nel panorama di una Hollywood che
si sta sempre più emancipando da quelle che erano le propaggini
conservatrici e filo-Repubblicane di un tempo,
Geostorm rappresenta quindi un’involuzione
alquanto tediosa, ma priva della sicumera di una volta. Se nei
vecchi disaster-movie non si mettevano minimamente in discussione
le figure del capo dello stato americano e del suo entourage, in
Geostorm le certezze vacillano, complice forse
l’attuale presidenza Trump.
Il network americano della CBS in
concomitanza con la
fine di Young Sheldon ha svelato il teaser trailer di
Georgie and Mandy’s First Marriage, l’annunciata
serie spin-off di Young Sheldon e di The Big Bang
Theory.
Lo spinoff di Young
Sheldon che sarà incentrato su Georgie (Montana
Jordan) e Mandy (Emily Osment) è appena
diventato un po’ più affollato. Secondo Deadline, Jim (Will
Sasso) e Audrey McAllister (Rachel Bay
Jones) torneranno in Georgie and Mandy’s First Marriage. I
genitori di Mandy sono apparsi in Young Sheldon,
quando la loro figlia è stata sempre più coinvolta nella famiglia
Cooper. Il ritorno dei personaggi nello spin-off suggerisce che i
genitori di Mandy saranno in qualche modo presenti mentre lei cerca
di crescere un bambino con Georgie, in una serie che manterrà la
famiglia Cooper sui nostri televisori il prossimo autunno.
Jim e Audrey McAllister sono stati
introdotti nella sesta stagione di Young Sheldon, quando la
relazione tra Mandy e Georgie è diventata più impegnativa. Sebbene
all’inizio George (Lance Barber) e Mary Cooper (Zoe Perry) non
fossero d’accordo con la relazione, alla fine tutti avrebbero
accettato il fatto che Mandy e Georgie sarebbero diventati genitori
nonostante la loro età e i loro obiettivi nella vita. Il titolo
dello spin-off ricorda al pubblico quanto sia instabile la vita di
Georgie in futuro, suggerendo che gli spettatori vedranno il
personaggio evolversi in quello che è stato rappresentato durante
The Big Bang Theory.
Young Sheldon ha presentato Iain Armitage come
un’altra versione del personaggio interpretato da Jim Parsons in The Big Bang Theory,
raccontando la storia di come Sheldon Cooper ha dovuto
adattare il suo grande intelletto per costruire relazioni con
coloro che lo circondano. Dopo sette stagioni, la comedy si
concluderà questo mese, lasciando Sheldon a dire addio durante uno
dei momenti più devastanti della sua vita. Mentre il personaggio
principale si allontanerà dai riflettori, Georgie and
Mandy’s First Marriage continuerà l’eredità stabilita
da The Big Bang Theory tanti anni fa, permettendo
ad alcuni membri della famiglia Cooper di continuare a intrattenere
il mondo.
Il team dietro Georgie and
Mandy’s First Marriage
Il destino della famiglia Cooper
rimarrà in buone mani, considerando che Chuck Lorre, Steven Molaro
e Steve Holland sono legati al progetto come produttori esecutivi.
Il team ha già lavorato a Young Sheldon, collaborando fin dai tempi
di Big Bang Theory. I produttori continueranno a espandere
l’eredità che hanno costruito con alcune delle più grandi commedie
del network degli ultimi anni. A dimostrazione di come queste serie
siano collegate, Jim Parsons e Mayim Bialik riprenderanno i loro
ruoli di Sheldon e Amy nel finale di serie di Young Sheldon.
Il finale di serie di Young Sheldon
andrà in onda questo giovedì e le stagioni precedenti sono
disponibili in streaming su Paramount+ negli Stati Uniti. Georgie and
Mandy’s First Marriage sarà trasmesso in autunno.
L’attrice Georgia
Groome non gode di una particolare popolarità,
specialmente ora che sembra essersi allontanata dal mondo della
recitazione, ma grazie ad una serie di memorabili interpretazioni
si è saputa imprimere nella memoria dei suoi fan. Oggi nota per
essere la compagna dell’attore Ruper Grint, la
Groome è una personalità tutta da riscoprire.
Ecco 10 cose che non sai di Georgia Groome.
Georgia Groome: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in diversi
film per il cinema. Il primo film per il cinema in cui la
Groome ha recitato è London to Brighton, un thriller in
cui interpreta la giovane Joanne. In seguito ha recitato in My
Mother (2007), The Cottage (2008), La mia vita è
un disastro (2008), The Disappeared (2008),
Leaving Eva (2009), Silent Things (2010), The
True Meaning of Love (2011), Six Degrees (2011),
The Holding (2011), The Great Ghost Rescue
(2011), Papadopoulos & Sons (2012), Life in Orbit
(2016) e Double Date (2017).
2. Ha recitato anche per la
televisione. L’attrice ha intrapreso la propria carriera
nel 2001, recitando nel film per la TV A Fish Out of
Water. In seguito ha preso parte alle serie
Dangerville (2003), Metropolitan Police (2009),
Lewis (2010) e al film The Dispute (2014). Il suo
ultimo ruolo in televisione risale al 2015, quando ha recitato in 9
episodi della serie Up the Women (2013-2015), ricoprendo
il ruolo di Emily
Georgia Groome, Ruper Grint e la figlia
3. È sposata con il noto
attore. Una coppia particolarmente longeva è quella
composta dall’attrice e Rupert Grint,
il noto attore che ha interpretato il personaggio Ron Weasley nella
saga di Harry Potter. Non sappiamo come i due si siano
conosciuti, ma stanno insieme dal 2011 e sembrano ormai una coppia
particolarmente consolidata, che basa anche sulla propria
riservatezza la propria forza.
4. Hanno avuto una
figlia. Il 7 maggio 2020 è nata la prima figlia della
coppia, una bambina chiama Wednesday, ovvero
“Mercoledì”. L’annuncio è stato dato da Grint con un post su
Instagram, ma a parte ciò i due neo genitori si sono sempre
impegnati a mantenere una certa riservatezza, specialmente per il
bene della bambina.
Georgia Groome e Aaron
Taylor-Johnson in La mia vita è un disastro
5. Ha recitato insieme al
noto attore. Nel 2008 l’attrice ha recitato insieme
all’attore Aaron
Taylor-Johnson, oggi noto per i film Kick-Ass
e Animali notturni, nel film La mia vita è un
disastro. Mentre la Groome ha interpretato il ruolo della
protagonista Georgia Nicolson, Taylor-Johnson ha invece assunto i
panni di Robbie, il ragazzo di cui Georgia si innamora. I due
attori hanno sempre ricordato quel set trascorso insieme come
un’esperienza particolarmente positiva delle loro carriere.
6. È il film che li ha resi
celebri.La mia vita è un disastro è il film che
ha contribuito a rendere ancor più popolari i due attori. Prima di
questo, la Groome aveva alle spalle solo alcuni piccoli ruoli in
alcuni film, mentre per l’attore si è trattato di uno dei primi
ruoli da protagonista. Per entrambi la carriera nel mondo della
recitazione ha dunque subito una svolta a partire proprio da questo
lungometraggio.
Georgia Groome: oggi
7. Non recita da alcuni
anni. Nonostante La mia vita è undisastro abbia permesso all’attrice di ottenere diversi
altri ruoli tanto al cinema quanto in televisione, dal 2018 la
Groome sembrerebbe aver intrapreso una pausa dal mondo della
recitazione. Non compare infatti in un film o una serie da quel
momento e con la nascita della figlia sembrerebbe essersi voluta
maggiormente concentrare sul crescere la bambina, senza
allontanarsi da lei per periodi prolungati.
Georgia Groome non è su Instagram
8. Non possiede un profilo
social. Cercando su Instagram l’attrice si potrà notare
che non vi sono account ufficiali rimandanti a lei. La Groome non è
infatti presente sul social network, senza aver però mai fornito
una motivazione a riguardo. L’attrice, semplicemente, preferisce
non perdere tempo dietro a queste piattaforme, tenenedo per sé
quanto accade nella propria vita personale e lavorativa.
9. È molto
riservata. In più occasioni la Groome ha affermato di
tenere molto alla propria privacy e da quando è diventata mamma
cerca il più possibile di evitare che la figlia possa essere
sovraesposta mediaticamente. Ecco perché ha scelto di non possedere
un account su Instagram. Anche il marito, Ruper Grint, non è solito
pubblicare molto riguardo la sua vita privata, anche se il suo
primo post è proprio una foto di sé insieme alla figlia.
Georgia Groome: età e altezza dell’attrice
10. Georgia Groome è nata a
Nottingham, in Inghilterra, l’11 febbraio del 1992.
L’attrice è alta complessivamente 1.63 metri.
Continua il casting per il secondo
capitolo di Captain America: The Winter
Soldier. Dopo la
news su
Robert Redford oggi
arriva la notizia che il lottatore di arti marziali
miste Georges St-Pierre entrerà nel cast
del film per interpretare il villain Batroc il
Saltatore. Il personaggio come noto ai più avvezzi del
fumetto è un mercenario francese con un senso dell’onore molto
forte, è un esperto di savate (arte marziale) e non ha particolari
super poteri. Ovviamente non ci resta che aspettare ulteriori
conferme, ma questa scelta va di pari passo con le intenzioni della
Marvel Studios si realizzare un film
politico.
La storia si legerà alla fine di
The Avengers, continuando a seguire il Captain America impegnato
con Nick Fury e la S.H.I.E.L.D e alle prese con la modernità. Al
momento l’uscita del film è prevista per il 4 aprile del 2014. Vi
ricordiamo che tutte le news sul film sono reperibili nel nostro
speciale: Captain America: il soldato
d’inverno. Tutte le info utili nella nostra
scheda: Captain America The Winter
Soldier.
In questi ultimi anni l’animazione
stop-motion si è imposta come scelta tecnica per raccontare storie
per il cinema e oggi si vedono in sala sempre più film realizzati
fotogramma dopo fotogramma. Nella scorsa edizione degli oscar
c’erano tra le candidature ben due film realizzati in stop-motion,
La mia vita da zucchina e Kubo e la spada
magica e nelle prossime settimane usciranno I
Primitivi, del colosso storico Aardman Studios e
il nuovo gioiellino d’autore, fuori da qualsiasi schema, di Wes
Anderson.
E in italia? In Italia ancora non si
sono visti film di lungometraggio realizzati in stop-motion, ma
possiamo affermare che vari progetti sono in cantiere e ci
auguriamo che possano a breve trovare la giusta strada produttiva.
Si fa intanto molto lavoro di ricerca, si realizzano cortometraggi,
l’animazione a passo uno è insegnata nelle scuole, come ad esempio
allo IED Roma (https://www.ied.it/roma/scuola-arti-visive/corsi-specializzazione/animazione–stop-motion/CRAVBNI001_01
) e bisogna assolutamente segnalare una novità tecnica tutta
italiana: la produzione di un’armatura per burattini interamente
sviluppata e realizzata nel nostro paese. L’elemento più importante
per il burattino da stop-motion è proprio lo scheletro, detto anche
armatura. Un burattino con uno scheletro non ben realizzato
risulterà di difficile gestione durante l’animazione, se non
addirittura impossibile. Sapere che anche in Italia qualcuno ha
deciso di dedicarsi alla fabbricazione di armature per stop-motion
è sintomo certo dell’inizio di una bella avventura. Il nome di
questo piccolo gioiello tecnico è George ed è
stata sviluppata e prodotta da stopmotionengineeringstore.com
George è la prima armatura pura
fibra di carbonio creato per l’animazione nel mondo. È stata
creato per uso professionale e applica la tecnologia più avanzata
di materiale composito. La struttura estremamente leggera e
tuttavia forte e la tecnologia di fissare materiali utilizzati
nell’industria aeronautica garantiscono la massima affidabilità.
Viene realizzata anche in acciaio.
Uno scheletro per burattino da
stop-motion deve essere robusto, ma al tempo stesso estremamente
leggero, stabile e di facile mobilità. Deve muoversi agilmente,
mantenendo la posizione senza subire modificazioni dovute ad
assestamenti o cedimenti e non deve perdere questa caratteristica
dopo pochi movimenti a causa dell’allentarsi di viti o snodi. Il
giusto movimento dello scheletro permette al burattino di non
assumere posizioni che potrebbero apparire innaturali e fa sì che
non si creino rotture o deformazioni nei materiali di rivestimento.
In tutto questo George risponde perfettamente alle aspettative.
L’armatura è estremamente forte, ha
la massima fluidità di movimento, e mantiene la mobilità nel tempo
e durante le riprese, con grande versatilità e modularità dei
componenti. I giunti sono realizzati in fibra di carbonio e acciaio
inox ultracompatto nella MIX SL-SPECIAL e nero speciale, che
offrono la massima fluidità di movimento a frizione regolabile.
Il modello in acciaio inox coassiale
è estremamente compatto con una struttura assiale che minimizza
l’uso dello spazio. Alcune articolazioni come le ginocchia sono
sferiche o hanno una cerniera in acciaio inossidabile.
Grande attenzione è stata posta
anche sull’utilizzo di soluzioni innovative per l’uso più largo
dell’armatura. Di particolare nota è il sistema di fissaggio rapido
utilizzato per gli arti e il collo, che permette di creare diverse
mani, piedi e teste, pur mantenendo lo stesso corpo. L’arto viene
rimosso con estrema facilità e sostituito con un altro. L’attacco
rapido è realizzato mediante lavorazione CNC in acciaio inox. Il
torso superiore è realizzata completamente in carbonio ed è stato
creato in tre diverse versioni: una base, una sezione rinforzata
migliorata per giunti di spalla e un altro con un collo dinamica
speciale.
L’armatura George durante i test
al corso di specializzazione in stop-motion dello IED Roma
Questa armatura è stata già
utilizzata in progetti di lungometraggio all’estero e ci si aura
che presto possa essere largamente impiegata anche in
Italia.
Lo sceneggiatore di America
Sniper, Jason Hall, è a lavoro su un
biopic dedicato interamente alla figura di George
Washington, il primo Presidente degli Stati Uniti.
Ai tempi di American
Sniper, Hall era pressoché sconosciuto nel mondo di
Hollywood, salvo poi concludere l’anno con una nomination agli
Oscar proprio per lo script del film diretto da Clint
Eastwood.
Hall ha quindi firmato di recente la
sceneggiatura di Thank You For Your Service, un
altro biopic su un soldato che, di ritorno dall’Iraq, ha sofferto
di sindrome da stress post
traumatico.
Jason Hall si
misurerà adesso con la regia del biopic su George
Washington, che si intitolerà The
Virginian, secondo il report di Deadline. Il
film sarà prodotto dalla New Line e adatterà una sceneggiatura
precedente di Michael Gunn, descritta come un
incrocio tra Il Petroliere e L’Ultimo dei Moicani.
Anche se Washington appare spesso al
cinema, in diverse versioni, un biopic sul fondatore degli Stati
Uniti che offrisse un racconto sistematico delle sue gesta non era
ancora stato mai proposto.
Cinque anni fa Darren
Aronofski era a lavoro su un progetto simile che però non
è mai stato portato a compimento.
Il lutto che ha colpito il mondo del
cinema, con la morte di George Romero, ha senza
dubbio scosso gli animi di tanti fan del papà dello zombie movie,
ma anche i personaggi famosi di Hollywood, con cui
Romero aveva lavorato e che lo ammiravano, hanno offerto il loro
tributo al regista.
Sad to hear my favorite collaborator–and
good old friend–George Romero has died. George, there will never be
another like you.
SAD YET SOMEHOW FITTING GEORGE ROMERO’S
INFLUENCE ON STORYTELLING NOW GNAWS AT US FROM THE GRAVE – THANK
YOU, MR. ROMERO AND REST IN PEACE pic.twitter.com/H9OjBcwz0c
A fond farewell to charming, legendary
zombie king George Romero. ‘Martin’ is one of my favourite horrors.
An honour to have met him. RIP pic.twitter.com/8ZIwjxFrmx
Goodbye George A Romero. We laughed through
50 years and 9 films. I will miss him. There is a light that has
gone out and can’t be replaced. pic.twitter.com/N0MAC1ItVM
Il padre dello zombie movie,
George Romero, ha annunciato il suo ritorno al
genere con Road of the Dead, un nuovo capitolo del
suo personale franchise sui morti viventi.
Il titolo completo del nuovo film
sarà George A. Romero Presents: Road of the
Dead e sarà diretto dallo stuntman/regista Matt
Birman. Stando a quanto dichiara IndieWire,
il film si ambienta su un’isola dopo un’apocalisse zombie
(ovviamente) e coinvolge gare di corsa con macchine zombie, una
specie di zombie NASCAR, in un’ambientazione simile al Colosseo,
per il divertimento dei pochi sopravvissuti.
Il film è scritto a quattro mani, da
Birman e lo stesso Romero e sarà il primo di una nuova ondata di
pellicole di genere, prodotte dalla Frontieres per
il mercato internazionale.
Sarà George Romero,
regista e sceneggiatore statunitense, maestro dell’horror, l’ospite
d’onore del Lucca Film Festival e Europa Cinema
2016, dal 3 al 10 aprile a Lucca e a
Viareggio. All’autore di film-cult quali La notte dei
morti viventi, Zombi e La città verrà distrutta
all’alba sarà dedicata la retrospettiva
completa di tutta la sua attuale produzione
cinematografica e una mostra inedita in Italia.
“Non vedo l’ora di incontrare i miei fan a Lucca e Viareggio – ha
detto Romero – durante il vostro splendido film festival e nel
frattempo…Stay Scared!”.
Dopo aver omaggiato David Lynch (nel
2014) e David Cronenberg (2015), il festival dedicherà una delle
sue principali sezioni, curata da Paolo Zelati e Stefano Giorgi, al
maestro George Romero, che sarà presente alle attività a lui
dedicate in occasione della manifestazione. Romero, infatti, sarà a
Lucca il 7 aprile per una conferenza stampa,
l’8 sera riceverà il premio alla carriera dell’edizione
2016 e presenterà il film Zombi. Nella stessa
occasione lascerà impresse le sue impronte nel cemento per la
nascente “Walk of Fame” di Lucca Comics & Games, dedicata non
solo agli autori di fumetto, ma alle principali personalità
dell’immaginario fantastico. Il 9 mattina terrà, sempre a Lucca,
una masterclass, mentre la sera del 10 aprile chiuderà il
festival a Viareggio presentando il film
Creepshow. Il regista americano farà anche visita alla
mostra nel Palazzo Ducale di Lucca (dal 26 marzo
all’1 maggio) a lui dedicata, inedita in Italia, che esporrà 40
oggetti tra locandine, fotobuste e manifesti originali italiani del
suo cinema, in un percorso cronologico ben definito. Nelle prime
stanze ci saranno i manifesti e le fotobuste della trilogia degli
Zombi (La notte dei morti viventi del 1968;
Zombi del 1978 e Il giorno degli zombi del 1985).
Seguiranno i manifesti (grandi, due metri per 140) dei film
Creepshow del 1982, La città verrà distrutta
all’alba del 1973 e di tanti altri di quegli anni. Chiuderà il
percorso espositivo, un omaggio al New Horror americano,
filone cinematografico di cui Romero è da considerarsi il padre
fondatore, con una serie di manifesti originali americani
autografati dai più importanti attori ed autori del periodo
(1968-85) tra i quali ricordiamo Wes Craven, H. G. Lewis e Brian
Yuzna. La peculiarità dei manifesti, locandine e fotobuste in
mostra è quella di essere delle vere e proprie illustrazioni curate
dai più importanti disegnatori dell’epoca. I pezzi provengono dalla
collezione privata del critico cinematografico e collezionista
Paolo Zelati e la mostra fa parte di una progettualità espositiva
più ampia, sempre presente a Palazzo Ducale nelle solite date e con
forti connotazioni musicali, frutto delle collaborazioni con
l’associazione di compositori Cluster e la Scuola di Musica
Sinfonia di Lucca.
Al regista sarà dedicata anche una
retrospettiva completa dei suoi film. Romero, già con la sua opera
prima – La notte dei morti viventi, realizzata a
bassissimo budget, con soli 10.000 dollari – diviene una figura
fondamentale per la storia del cinema horror, oltre ad essere
considerato colui che ha codificato il genere dello “zombie movie”.
Con alle spalle una carriera quasi cinquantennale, molto spesso è
non solo regista, ma anche sceneggiatore, montatore e direttore
della fotografia delle sue opere. I lungometraggi di Romero che
saranno proiettati sono: La notte dei morti viventi
(1968); There’s Always Vanilla (1971); La stagione
della strega (1972); La città verrà distrutta
all’alba (1973); Wampyr (1977); Zombi
(1978); Knightriders – I cavalieri (1981);
Creepshow (1982); Il giorno degli zombi (1985). E
ancora: Monkey Shines – Esperimento nel terrore
(1988); Due occhi diabolici (1990), co-diretto con Dario
Argento; La metà oscura (1993); Bruiser – La vendetta
non ha volto (2000); La terra dei morti viventi
(2005); Diary of the Dead – Le cronache dei morti viventi
(2007); Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti
(2009).
Il Lucca Film Festival e Europa
Cinema, presieduto da Nicola Borrelli, è tra gli eventi di punta
delle manifestazioni organizzate e sostenute dalla Fondazione Cassa
di Risparmio di Lucca e le mostre sono organizzate dal Comitato
Nuovi Eventi per Lucca in collaborazione con il Festival, con il
sostegno di Banca Société Générale. Si avvale inoltre del supporto
di Gesam Gas & Luce SpA, Banca Pictet, Banca Generali Private
Banking, Banca Carismi, Fondazione Banca del Monte di Lucca,
Stonecycle, Il Ciocco S.p.A., Il Ciocco International Travel
Service S.r.l., Idrotherm 2000, Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo, Regione Toscana, Comune di Lucca, Comune
di Viareggio Provincia di Lucca e della collaborazione di
Fondazione Sistema Toscana, Fondazione Giacomo Puccini e Puccini
Museum – Casa Natale, Fondazione Centro Arti Visive, CG
Entertainment, Photolux Festival. Si ringrazia Lucca Comics & Games, la Direzione
Regionale di Trenitalia, Unicoop Firenze e il Corso di Laurea in
Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione del Dipartimento
di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa per la
collaborazione.
Il Lucca Film Festival e Europa
Cinema è un evento a cadenza annuale di celebrazione e diffusione
della cultura cinematografica. Attraverso proiezioni, mostre,
convegni e concerti – spaziando dal cinema mainstream allo
sperimentale – il festival riesce a coinvolgere ogni anno un
pubblico sempre più ampio. Nel corso delle edizioni il Festival è
riuscito a distinguersi tra i tanti, mediante programmazioni
audaci, ma al contempo attentamente studiate; è stato capace di
omaggiare personalità affermate del mondo del cinema, di
riscoprirne altre e “scommettere” su di nuove. A coronare il tutto
contribuiscono le belle cornici di Lucca e Viareggio, città in cui
il festival si è ormai imposto, diventando un appuntamento atteso
ed imperdibile in Italia e in Europa.
George
Romero è furioso, il cinema sta storpiando i suoi “figli”
di celluloide. Parliamo ovviamente degli zombie, vera e propria
miniera d’oro degli ultimi anni per cinema e televisione. Sebbene
il regista de L’alba dei morti viventi non abbia dall’inizio
riservato un atteggiamento ostile ai derivati, in particolar modo a
The Walking Dead, di recente, nel 2013,
ha definito l show della AMC “una soap opera in cui
saltuariamente compaiono degli zombi”.
Precedentemente aveva invece
dichiarato che gli zombie sono per lui un mezzo per parlare di
società, complessità di rapporti, fenomeni sociologici che con la
metafora diventano più chiari.
Adesso il regista tuona contro il
cinema di zombie e contro World War Z, il
film campione di incassi con protagonista Brad
Pitt. “Brad Pitt è il tizio che si è preso il boccone
più grande con World War Z e li ha praticamente scannati – ha
dichiarato Romero all’Hollywood Reporter– Gli zombi erano come
armate di formiche. Sembrava più il remake di Furia
Bianca”.
Che ve ne pare? Si tratta di un
“papà” troppo apprensivo o forse dello sfogo di un uomo che vede il
suo lavoro, in qualche modo, stravolto?
Intervistato da Observer.com, George R.R.
Martin ha parlato diffusamente della sua saga fantasy,
Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, e
ovviamente della serie tv HBO che si basa sui romanzi,
Il trono di Spade.
Lo scrittore ha anche raccontato
qualcosa del finale della saga, non i fatti che accadono, ma il
tono che vorrebbe mantenere per il finale, che definisce
“bittersweet”, dolce-amaro.
Ecco cosa ha detto Martin: “Non
l’ho ancora scritto ma non sarà un bagno di sangue. Sicuramente non
è nei miei intenti. Ho già detto ch eil tono sarà dolce-amaro.
Voglio dire, non è un segretoche Tolkien sia una mia enorme
influenza e amo il modo in cui finisce Il Signore degli Anelli. È
una fine gloriosa e vittoriosa,ma è dolce-amara. Frodo non sarà mai
completo di nuovo e deve andare nelle Terre Immortali, mentre gli
altri vivranno la loro vita. Il capitolo Percorrendo la Contea è un
brillante pezzo d’arte, che non capii quando avevo 13 anni, mi
chiedevo perché mai quella cosa doveva succedere. Ma ogni volta che
la leggo, la capisco un po’ di piùnella sua incredibile bellezza.
Tutto ciò che posso dire è che è il tono che vorrei avere per il
mio finale. Che lo raggiunga o meno, lo decideranno le persone che
mi leggono”.
Senza dubbio è una dichiarazione
interessante che lascia trasparire ancora una volta l’incredibile
passione che Martin infonde nel suo lavoro.
Intanto procede la produzione di
Game of Thrones 6.
Nel cast di
Game of Thrones 6 tornano Peter
Dinklage, Lena Headey, Emilia Clarke, Nikolaj Coster-Waldau, Kit
Harington, Natalie Dormer, Maisie Williams e
Sophie Turner.
Trama: Le estati durani
decenni. Gli inverni possono durare anche una vita. E la battaglia
per il Trono di Spade continua. Da sud, dove il calore genera
trame, passioni e intrighi, alle vaste e selvagge terre orientali,
in cui una giovane regina solleva un esercito. Per tutto il tempo,
nel gelido nord, una parete di 800 metri di ghiaccio protegge
precariamente il regno devastato dalla guerra dalle forze oscure
che si trovano al di là. Re e regine, cavalieri e rinnegati,
bugiardi, signori e uomini onesti… giocano tutti il ‘gioco dei
troni’.
Qualcuna delle
congetture che circola in rete sul finale della saga fantasy Il
Trono di Spade potrebbe essere fondata. L’autore della saga,
da cui poi è tratta la serie tv della HBO Game Of
Thrones, George R.R. Martin, ha
infatti dichiarato che qualche suo lettore ha indovinato il suo
finale a sorpresa.
Ecco cosa ha dichiarato al
Telegraph: “Mi sono battuto contro tutte le congetture, perchè
voglio sorprendere i miei lettori. Odio leggere storie prevedibili,
e non voglio scriverne di prevedibili. Voglio sorprendere e
deliziare i miei lettorie portarli in direzione che non si
immaginano… Alla fine però uno o due lettori hanno messo insieme
gli indizi che ho disseminato nei libri e sono arrivati alla
soluzione giusta. Quindi cosa farò adesso? Cambierò la mia storia?
Ho combattuto anche contro questo, e sono arrivato alla conclusione
che il cambiamento potrebbe rovinare tutto, visti tutti gli indizi
che sono già presenti nei libri. Sto andando avanti. Alcuni dei mie
lettori non leggono tra le righe e così ancora migliaia di loro
saranno sorpresi, mentre gli altri diranno loro: ‘Vedi, l’ho detto
quattro anni fa, non più intelligente di voi ragazzi'”.
Martin non ha specificato quale
delle congetture che circolano su internet sia quella che ha
‘indovinato’ il suo finale. Voi cosa ne pensate? Quale delle
congetture più famose relative alle Cronache del Ghiaccio e del
Fuoco vorreste se rivelasse vera?
Che nessuno si allarmi, o meglio, che
nessuno tragga conclusioni affrettate. George R.R.
Martin ha infatti effettivamente espresso un parere a
riguardo della “sua” serie di culto, ma ha lasciato, com’è giusto
che sia di fronte a dichiarazioni di questo peso, tutto nel vago.
Intervistato alla premiere della quarta stagione di Game of
Thrones dall’Hollywood Reporter, Martin ha infatti dichiarato
che ci sono delle discussioni in corso, con la HBO, per far
concludere la saga sul grande schermo, con un film vero e
proprio.
Ricordiamo che Martin ha pubblicato
solo cinque dei sette volumi previsti dalla saga, e l’ultimo libro,
La Danza dei Draghi, risale ormai al 2011. Intanto la HBO
è pronta a lanciara il 6 aprile la quarta stagione, che adatterà la
seconda parte del terzo volume. Più o meno. Questo vuol dire che la
serie sarà presto in pari con i romanzi editi cosa che ha fatto
dire a Martin stesso che lo spettacolo può funzionare più a lungo
dei libri:
“Dipende tutto da quanto durerà
la seria. Sette anni? Otto? Dieci? I libri si fanno sempre più
grandi. C’è bisogno di qualcosa che possa legare tutto, qualcosa
con un budget enorme, tipo 100 milioni per due ore. Quei draghi
sono davvero grandi, sapete.”
Dopo Sex and the City, e con un flm
su Entourage in arrivo, sembra che il passaggio al grande schermo
possa essere più facile di quello che tutti pensiamo.
Arriva direttamente dal blog ufficiale di George R.R.
Martin un commento dello scrittore su Captain
Marvel. A quanto pare,
l’autore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ha
apprezzato il film Marvel Studios, definendolo un vero
spasso, tuttavia ha anche spiegato che lui preferisce un
adattamento fedele, visto che i fumetti originali di
Captain Marvel sono alcuni dei
suoi preferiti.
Sembra inevitabile cogliere in
questa dichiarazione un riferimento a ciò che dei suoi romanzi sta
facendo la HBO con la serie tv Il Trono di Spade,
che il prossimo 14 aprile arriverà in tv con l’ultimo ciclo di
episodi. Che sia il modo di Martin per “denunciare” uno sviluppo
dello show troppo distante dal suo racconto originale?
Di seguito il post dal blog con
nostra traduzione:
Il nuovo film Marvel, Captain Marvel, è molto
divertente.
Da vecchio (molto molto vecchio)
fanboy Marvel, sono un po’ triste per la
decisione di tenere fuori l’originale Captain Marvel (senza contare il Big Red
Cheese della Fawcett), il guarriero Kree Mar-Vell, dalla loro
continuity. LA MORTE DI CAPTAIN MARVEL era uno dei classici della
Marvel, all’epoca. Ma forse è solo
un mio pensiero. Sono un purista per quanto riguarda gli
adattamenti.
Considerato soltanto nei suoi
termini, il film è incredibilmente d’intrattenimento. Non vedo
l’ora di vedere in che modo la squadra Marvel userà il capitano per il
prossimo film sugli Avengers. Non appena lei raggiunge il pieno dei
suoi poteri, è il personaggio più forte di tutto il MCU. Potrebbe mangiare Iron Man a
pranzo, e Thor per dessert, con un contorno di Doctor Strange.
Thanos è nei guai.
Assicuratevi di rimanere fin
proprio alla fine dei titoli di coda. Il film ha due Easter Eggs
alla fine, non solo uno. Nel cinema dove l’ho visto io, molte
persone del pubblico sono uscite prima e hanno visto solo la prima
scena, perdendosi la seconda.
George R.R. Martin
sta facendo ben poco per raffreddare le speculazioni sul fatto che
non sia troppo entusiasta dell’adattamento del suo libro,
Fire & Blood, dato che ha rivelato che
non parteciperà alla stanza degli sceneggiatori per la terza
stagione di House of
the Dragonche si terrà a Londra
nelle prossime settimane.
Recentemente, una citazione dal
blog di Martin ha riacceso le speculazioni sui suoi sentimenti
verso la serie. In un recente post, George R.R.
Martin ha dichiarato: “Anche la writers’ room per la
terza stagione di House of
the Dragon si riunirà a Londra, ma non ho intenzione
di partecipare”.
Martin non si è sottratto
dall’esprimere il suo disappunto per alcuni aspetti della serie,
in particolare per l’adattamento della trama di Blood and
Cheese. Dopo la conclusione di questa storia in
House of the Dragon, Martin ha parlato sul suo
“Not a Blog” di come ritiene che nella versione televisiva
manchino l’ambiguità e la complessità storica presenti nel suo
libro, Fire & Blood.
In Fire & Blood,
l’incidente di Blood and Cheese è descritto con uno strato di
ambiguità e prospettive multiple, lasciando alcuni dettagli
all’interpretazione. Questa narrazione stratificata si perde nella
serie, dove gli eventi sono presentati in modo più definitivo.
Martin sembra preferire la sottigliezza del libro, dove le
intenzioni e le azioni dei personaggi non sono così chiare.
Dopo il drammatico finale della
prima stagione, in cui è stato ucciso il figlio di Rhaenyra
Targaryen, Lucerys Velaryon, House of
the Dragonha iniziato la seconda
stagione con un’altra scioccante morte di un bambino: Jaehaerys
Targaryen, il nipote di Alicent Hightower. L’omicidio è stato
compiuto da due uomini noti
come Blood and Cheese, inviati da Daemon Targaryen per
uccidere Aemond Targaryen per vendicare la morte di Lucerys.
Non riuscendo a trovare Aemond, presero di mira Jaehaerys,
costringendo la regina Helaena a scegliere quale dei suoi gemelli
sarebbe morto.
Questa scena brutale differisce da
quanto accade nel libro di Martin. In Fuoco e
sangue, i dettagli degli ordini di Sangue e Formaggio
sono più ambigui. Viene semplicemente impartita la direttiva
“occhio per occhio, figlio per figlio”, senza che venga detto
loro specificamente di uccidere Aemond. Inoltre, nel libro
l’omicidio avviene nella stanza di Alicent, non in quella di
Helaena, aggiungendo un livello di orrore e impotenza con Alicent
come esca.
Perché George R.R. Martin non è
contento della House of the Dragon?
L’assenza di Martin dalla stanza
degli sceneggiatori e le sue critiche suggeriscono un crescente
divario tra la sua visione e la direzione dello show. Queste
speculazioni sollevano domande su come verranno gestite le storie
future e se rimarranno fedeli alla narrazione ricca di
sfumature del materiale di partenza.
Sebbene House of
the Dragon sia stata elogiata per la qualità della
produzione e la drammaticità della narrazione, non tutti i
cambiamenti rispetto al libro sono stati ben accolti. L’adattamento
della trama di Sangue e formaggio esemplifica le sfide che comporta
la traduzione di una storia complessa dalla pagina allo schermo.
Nel prosieguo della serie, i fan osserveranno con attenzione come
lo show riuscirà a bilanciare l’impatto drammatico con una maggiore
autenticità del mondo dettagliato di Martin.
House of
the Dragon va in onda la domenica su HBO alle 21.00 e
la serie è disponibile in streaming su NOW.
Altro record
messo a segno dall’ormai famigerato George R.R.
Martin, scrittore del ciclo Cronache del ghiaccio e del
fuocoda cui è tratta la serie di successo
Game Of Thrones della
HBO di cui è anche creatore. Ebbene, qualche
settimana fa avevamo segnalato l’importante e divertente iniziativa
lanciata dall’autore, ovvero mettere in palio la creazione e la
morte di un personaggio a scopo benefico e in
favore del Wild Spirit Wolf Sanctuary e
del The Food Depot of Santa Fe. Oggi apprendiamo
che l’iniziativa sta andando a gonfie vele ed ha battuto ogni
record su Prizeo, raccogliendo più di 350 mila dollari. L’autore ne
ha parlato a The Hollywood Reporter:
“La dimostrazione di
amore e supporto è stata decisamente più grande di quanto averei
potuto anticipare e mi ha lasciato stupito e senza
parole”.
L’occasione è stata anche propizia
per parlare delle morti nei suoi romanzi, diventate ormai marchio
di fabbrica tanto che qualcuno lo ha anche additato come sadico.
Ecco cosa racconta a tal proposito:
“Nonostante la mia
reputazione sinistra, trovo in realtà difficile uccidere i
personaggi di cui ho scritto da tempo. Buoni o cattivi, sono tutti
miei figli. Ma questa volta l’uccisione dovrebbe essere facile
perché le vittime sacrificheranno la propria vita per una buona
causa. Farò del mio meglio per rendere la loro fine
memorabile”.
Ispirato da una recente proiezione
della serie animata di Netflix
“Blue Eye Samurai“, il creatore di “Game
of Thrones” George R. R. Martin ha
scritto un nuovo post sul suo blog elogiando il lavoro di
Amber Noizumi e Michael Green. E mentre era in
vena di condivisioni, Martin ha deciso di dare notizie sulle sue
stesse aspirazioni di animazione.
“Blue Eye Samurai è una cosa
tutta sua, ed è magnifica“, ha scritto Martin. “Anche se di
solito non guardate l’animazione, provatelo. È fantastico. Se vi
piace il mio materiale, credo che lo adorerete”.
Lo scrittore si è poi soffermato
sul suo lavoro attuale. “Si dà il caso che io e la HBO abbiamo
i nostri progetti di animazione, ambientati nel mondo di ‘Cronache
del ghiaccio e del fuoco (A Song Of Ice & Fire)’. Nessuno di essi
ha ancora ottenuto il via libera, ma credo che siamo vicini a fare
il passo successivo con un paio di essi“.
Su quali progetti lavora George
R.R. Martin ?
Il padre di
Westeros ha rivelato che in precedenza aveva
quattro progetti di serie animate in fase di sviluppo con la HBO.
Variety ha dato la notizia della serie animata di
“Game
of Thrones” già nel 2021, e Martin si è spinto oltre
rivelando che erano state create diverse writers room,
sceneggiature e bozze, ma purtroppo due dei quattro progetti sono
stati “accantonati“, come ha detto Martin.
Mentre continua a lavorare sui due
progetti animati rimanenti, Martin ha anche dato la notizia che
anche la serie Sea Snake, annunciata in precedenza,
passerà ad un prodotto di animazione.
“Abbiamo spostato ‘Nine
Voyages’, la nostra serie sui leggendari viaggi del Serpente di
Mare, dal live action all’animazione. Una mossa che appoggio
pienamente. I vincoli di budget avrebbero probabilmente reso
proibitiva una versione in live action, visto che metà della serie
si svolge in mare e che è necessario creare un porto diverso ogni
settimana, da Driftmark a Lys, alle Isole Basilisco, a Volantis, a
Qarth, a… e così via. C’è un mondo intero là fuori. E abbiamo molte
più possibilità di mostrarlo con l’animazione. Quindi ora abbiamo
tre progetti di animazione in corso“.
I nomi e le trame delle misteriose
due serie animate rimangono ancora segreti. Da anni si parla di
numerosi progetti di spin.off di “Game
of Thrones“, da “Fondo delle pulci” alla serie “10.000
navi”. Lo scorso aprile, abbiamo
dato la notizia che un prequel sulla conquista di Westeros da
parte di Aegon I Targaryen era in fase di sviluppo
e che la serie “A
Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight“. Se
una di queste trame possa essere il suddetto show animato di cui
parla Martin, solo il tempo ce lo dirà.
La risposta è eloquente e precisa, e
non lascia dubbi sullo stato d’animo di George R.R.
Martin in merito alle impazienze e alle preoccupazioni dei
fan della sua saga che hanno paura che lo scrittore 65enne muoia
prima di terminare il lavoro. “Fa***lo a queste persone!”
con tanto di dedica in foto.
“Trovo abbastanza offensivo,
francamente, quando la gente comincia a speculare sulla mia morte o
sul mio stato di salute.”
Nella lunga intervista rilasciata a Elsewhere, Martin ha raccontato che non
cambierà il suo processo di scrittura a causa delle richieste dei
fan: “Non so cosa
posso farci, non posso scrivere una parola alla volta. Ho 65 anni e
scrivo dal 1971. Conosco i miei metodi di lavoro. Non scrivo quando
viaggio, quando sono in albergo, in volo o in treno. Lavoro solo a
casa, quando ho un blocco di tempo bello grande e ininterrotto
durante il quale posso perdermi nel mio lavoro. E questo metodo ha
funzionato per tutta la mia vita. Non lo cambierò solo perchè un
gruppo di persone è troppo impaziente di aspettare il prossimo
libro.”Il caro zio Martin è sembrato piuttosto categorico,
soprattutto perchè ha anche parlato di tutto il tempo che gli prta
via la serie tv Game of Thrones, le
ospitate, i giochi e tutto ciò che ruota intorno a Le Cronache
del Ghiaccio e del Fuoco. E sinceramente non proviamo a
contrariarlo: il suo lavoro ha dato tutti questi bei frutti proprio
perchè è stato svolto con metodo.Fonte: EW
George R. R.
Martin ha dichiarato a Entertainment Weekly che il suo
prossimo romanzo de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco,
The Winds of Winter, avrà “più morti,
più tradimenti e più matrimoni“, il che equivale a dire che il
sesto romanzo della saga letteraria divenuta una serie tv di enorme
successo (Game of Thrones) sarà pieno zeppo di morti, di
tradimenti e di morti, considerando come vanno a finire ultimamente
i matrimoni nei Sette Regni.
L’apparenza schiva e riservata dello
scrittore si sta lentamente sgretolando, lasciando spazio ad un
uomo sadico e divertito dal vedere il suo pubblico soffrire. Quello
che però è innegabile merito di George R. R.
Martin è che non risparmia nulla, e le sue opere, per
quanto calate in un mondo in cui esistono draghi, zombi, profezie e
divinità rosse, sono di un realismo disarmante.
Non sappiamo ancora quando uscirà il
sesto romanzo, ma sul sito di EW potrete trovare qualche altra
dichiarazione dello scrittore che però potrebbe contenere i
famigerati spoiler.
George R. R.
Martin, il terrore della carta stampata, il quale sta
lavorando (si spera incessantemente) al sesto libro della saga de
Le cronache del ghiaccio e del fuoco, si
è detto stufo dei nemici della Marvel“che hanno gli
stessi poteri dei supereroi”. E scrive chiaramente in un post
sul suo blog che “voglio più film in cui i supereroi e i
villain hanno diversi poteri. Questo rende l’azione molto più
interessante”.
Lo scrittore commenta le recensioni
entusiaste per Ant-Man dicendo
“l’hanno considerato il miglio film Marvel mai realizzato, ed è proprio
lì, forse solo secondo a Spieder-Man 2 di Raimi” e “mi è
piaciuto di più dei due The Avengers, più dei due Thor, più del
secondo e del terzo Iron-Man anche se il primo mi è piaciuto
molto”.
“C’è un sacco di azione
[in Ant-Man], ma non così tanta da travolgere la trama e i
personaggi, che era il mio problema con The Avengers 2…
e quello precedente, a pensarci bene” ha scritto
George R. R. Martin“un film di supereroi ha bisogno di una
congrua parte di botte e robe saltate in aria, naturalmente,
ma il film funziona meglio quando ciò sta per accadere alle
persone che realmente conosciamo e che ci stanno a cuore”. E
questo Martin lo sa fare molto bene,
vero?
Si può mai soffrire per il
successo? Questo potrebbe essere il caso dello scrittore
George R.R. Martin. Da quando la HBO ha deciso di adattare
la sua serie di romanzi, A Song of Ice and Fire,
nella serie televisiva Il
trono di Spade (Game of Thrones), tutto è cambiato
radicalmente per Martin. Oltre a dover contribuire allo sviluppo di
una delle più grandi serie televisive di tutti i tempi, l’autore ha
anche dovuto contribuire alle conversazioni riguardanti molteplici
spin-off negli anni successivi. Con l’avvicinarsi della
seconda stagione della House
of Dragon, possiamo guardare alle altre storie che
emergeranno da Westeros.
A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge
Knight è destinato a diventare il secondo spinoff
della serie originale della HBO e Martin ha offerto un
aggiornamento sulla produzione.
Sul suo sito web Not a Blog, Martin
ha dichiarato che le audizioni per la serie sono per lo più
terminate e che le cose si stanno muovendo senza intoppi. “Le
cose stanno procedendo bene con il nostro spinoff Dunk & Egg,
l’adattamento della HBO della mia novella The Hedge Knight“,
ha esordito Martin. “La maggior parte dei provini – non tutti,
ma la maggior parte – sono stati fatti e dovremmo essere in grado
di annunciare a breve altri membri del cast. Abbiamo il nostro
Tanselle, Steely Pate, Baelor Breakspear, la Tempesta Ridente, un
paio di Fossoway, Aerion Brightflame (boo, hiss), il Principe
Maekar e gli altri”, ha detto. E ha aggiunto: “Le liste sono in
costruzione su Ashford Meadow. Mi hanno detto che hanno appena
avuto la prima lettura a tavolino e che è andata
benissimo“.
L’autore ha anche rivelato che
A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight ha
ottenuto il suo regista, dicendo: “Abbiamo anche il nostro
regista: Owen Harris, un formidabile regista britannico i cui
crediti includono la regia di “San Junipero”, il mio episodio
preferito di sempre di Black Mirror. Owen dirigerà tre dei nostri
sei episodi“.
I venti d’inverno stanno
finalmente soffiando, si spera
Nel suo post, Martin conferma anche
che “Il Cavaliere della Siepe sarà molto più breve di Game of
Thrones o House of the Dragon, con un tono molto diverso… ma è
ancora Westeros, quindi nessuno è veramente al sicuro“.
Aggiunge poi che se l’imminente prequel dovesse avere successo, ne
seguiranno altri. “Ira Parker e il suo team stanno facendo un
ottimo lavoro. Spero di poter visitare le riprese a luglio, quando
passerò da Belfast mentre vado alla Worldcon di Glasgow“,
scrive. “La serie debutterà l’anno prossimo… e se avrà
successo, seguiranno La spada giurata e Il cavaliere
misterioso”.
Martin, tuttavia, riserva la
notizia migliore per ultima, informando il suo pubblico che spera
di terminare l’ultimo romanzo della serie di A Song of Ice and
Fire, The Winds of Winter. Aggiungendo al suo post, Martin ha
detto: “Per allora spero di aver finito altre storie di Dunk &
Egg (sì, dopo aver finito The Winds of Winter)“.
La parte relativa a The
Winds of Winter sicuramente entusiasmerà molti lettori,
visto che è in lavorazione dal 2011. All’epoca, Martin aveva
suggerito che il libro sarebbe stato pronto in tre anni, ma
ovviamente non si è concretizzato. Con oltre 1000 pagine scritte e
diverse centinaia ancora da scrivere, speriamo che Martin riesca a
concludere questa volta. Per quanto riguarda l’imminente prequel,
A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, si
tratta di un prequel della serie originale, Game of Thrones, che
verrà adattato dalla novella The Tales of Dunk and Egg di Martin
del 1998. Peter Claffey e Dexter Sol Ansell interpreteranno
rispettivamente Ser Duncan l’Alto e Egg.
A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight è
previsto per la fine del 2025. Nel frattempo, torneremo a Westeros
quest’estate quando House of the Dragon debutterà con la sua
seconda stagione su HBO e Max il 16 giugno.
George Nolfi dopo aver concluso
la supervisione per Andrew Knauer in The Last Stand per la
regia di Jee-woon Kim, l’ex sceneggiatore di The Bourne
Ultimatum e Ocean’s Twelve
George Miller, il
regista premio Oscar per Mad Max: Fury
Road del 2015, afferma che sarebbe molto doloroso
per lui se i suoi film venissero distribuiti direttamente su una
piattaforma di streaming.
C’è poco da discutere sul fatto che
i film di Mad Max – e in particolare Fury
Road – siano notevolmente migliori visti su grande
schermo. La spettacolare narrazione visiva di Fury Road potrebbe
essere considerata sopra le righe, talvolta, ma è anche esattamente
ciò che ha reso il film così coinvolgente e divertente da guardare.
In un’epoca in cui i servizi di streaming in abbonamento sono
diventati la norma, un film spettacolo come Fury Road è stato
ancora in grado di convincere le persone che la gita al cinema
valeva la pena. Purtroppo, come se il modello di uscita
cinematografica non stesse già soffrendo, la pandemia di Covid-19
ha reso difficile, a volte addirittura impossibile, vedere i film
nelle sale.
Miller insiste sulla necessità che
il pubblico viva i suoi film prima di tutto nei cinema. Con il suo
ultimo film, il selvaggio fantasy drammatico Three Thousand Years of Longing,
recentemente presentato fuori concorso al Festival di Cannes 75,
Miller ha parlato dell’importanza dell’uscita nelle sale. Come
molte delle maggiori uscite di questa estate, Three Thousand Years
of Longing uscirà esclusivamente nei cinema. Come ha detto a
Variety, una distribuzione in streaming sarebbe stata “molto
dolorosa” per lui:
“Sarebbe molto doloroso sapere
che il tuo film verrà visto per la prima volta in streaming. C’è un
impegno che non possono cambiare. La MGM lo distribuirà alla fine
di agosto in 2.000 sale. Non c’è stato alcun accordo che la MGM
abbia fatto per lo streaming del film. In questo momento, sarà
un’uscita in sala. Vederlo in quel cinema [il Palais], con quel
suono, quel gruppo di persone e conoscere ogni piccolo lavoro che
ci mettiamo dentro, sarà possibile anche per il pubblico”.
Basato sul racconto del 1994 “The
Djinn in the Nightingale’s Eye” dello scrittore inglese A.
S. Byatt, Three Thousand Years of Longing
vede Tilda Swinton nei panni di Alithea, una
brillante studiosa che incontra un Djinn (Idris
Elba) imprigionato in un’urna. Nel corso di una lunga
conversazione in una stanza d’albergo a Istanbul, il Djinn stringe
un accordo con Alithea per esaudire i suoi tre desideri se lei lo
aiuta a ottenere la sua libertà. I desideri di Alithea si traducono
in salti nel tempo di vent’anni, mentre trai due si sviluppano
sentimenti inaspettati.
George Miller è al
lavoro su un nuovo film, ma non si tratta del sequel di Mad
Max: Fury Road, come molti avevano sperato. Il regista
si dedicherà a Three Thousand Years of Longing.
Secondo Deadline, Miller dirigerà il film
originale, con quel titolo, firmando lui stesso la sceneggiatura. I
dettagli della trama sono ancora sconosciuti, ma ci si aspetta che
la produzione cominci ad un certo punto nel 2019.
Un altro report proveniente da THR
invece aggiunge che Idris Elba e Tilda
Swinton sono stati scelti per essere i volti del film.
Sulla base del fatto che si dice che al centro del film ci sia una
storia d’amore, è probabile che Elba e Swinton interpretino i due
ruoli dei protagonisti innamorati, ma non abbiamo ancora conferma
di quella che è solo una supposizione. A ben vedere, non ci sono
dettagli su nessuno dei due personaggi, per cui ci potrebbero
essere smentite su quanto detto prima.
Con le prime indiscrezioni sul
film, che riferiscono che Three Thousand Years of Longing è
“di portata epica“, significa che Miller dovrebbe essere
occupato con questo film per un po’. Questo lascia molto poco
spazio agli annunciati sequel di Mad
Max: Fury Road, almeno per i prossimi anni. Miller è
attualmente ancora coinvolto in una causa legale con Warner Bros.
per i guadagni di Fury Road, pratica che sta ostacolando lo
sviluppo degli altri capitoli del franchise.
Gli interpreti principali,
Tom Hardy e Charlize Theron, sono
entusiasti di tornare, ma fino a quando non si risolverà la
situazione, Mad Max continuerà a stare in una situazione di stallo.
Di conseguenza, George Miller ha deciso di creare
qualcosa di nuovo e, si spera, di più semplice da portare sullo
schermo. Non è stata fissata alcuna data d’uscita, ma se la
produzione comincerà nel 2019, il 2020 potrebbe essere
probabile.
Sempre un passo avanti, il creatore
dell’universo di Mad Max, George
Miller, afferma di essere già pronto per almeno un’altra
storia tratta dalla terra desolata e distopica. L’ultimo film del
regista, Furiosa: A Mad
Max Saga, potrebbe non accendere i motori e sfrecciare
nei cinema fino a venerdì 24 maggio, ma Miller afferma che lui e i
suoi collaboratori sono già pronti con un’idea per quello che
potrebbe essere il prossimo capitolo del franchise. Durante
un’intervista con Steve Weintraub di Collider prima di
recarsi al Festival
di Cannes, dove il film è stato presentato in
anteprima mondiale la scorsa settimana, Miller ha parlato della
prossima storia che vuole raccontare.
Il regista ha rivelato che il
processo creativo per portare Furiosa: A Mad
Max Saga sul grande schermo ha comportato la
creazione di un retroscena non solo su Furiosa
(che si vedrà nel prossimo film), ma anche su dove si trovava
Max prima degli eventi della produzione del
2015 guidata da
Charlize Therone
Tom Hardy. Con un deciso “Sì, lo sappiamo“,
quando gli è stato chiesto se il team avesse qualche idea
potenziale per le puntate future, Miller ha
spiegato:
“Principalmente perché per
raccontare la storia di Fury
Road, che si svolge in un lasso di tempo molto compresso, si
potrebbe sostenere che il primo atto di Fury Road e l’ultimo atto
si svolgano quasi in tempo reale nell’arco di tre giorni per
raccontare la storia in corsa. Raccogliendo tutti i retroscena e le
spiegazioni lungo il percorso, tutti coloro che hanno lavorato al
film – non solo le macchine, ma anche tutti i progettisti, tutti i
costruttori di oggetti, tutti – hanno dovuto comprendere a fondo i
retroscena perché fossero coerenti.
Quindi, abbiamo dovuto scrivere
la storia di Furiosa e dei 18 anni, a quanto pare, prima di
incontrarla in Fury Road. Abbiamo anche dovuto scrivere la storia
dell’anno di Max nell’anno precedente a quello in cui lo
incontriamo in Fury Road. Quindi, abbiamo quella storia. L’abbiamo
scritta come una novella, io e Nico Lathouris, e questa è la storia
che dobbiamo ancora raccontare“.
Come ha detto Miller, il film
prequel che arriverà nelle sale questo fine settimana darà al
pubblico un’idea di ciò che il personaggio reso famoso dalla
Charlize Theron stava facendo in tutti quegli
anni prima di fuggire con cinque delle mogli di Immortan
Joe (Hugh Keays-Byrne) in cerca di un ritorno al Luogo
Verde. Con Anya Taylor-Joy nel ruolo della cattiva
protagonista, il film farà luce su quando e come Furiosa è stata
rapita, contenuta, ha perso un braccio, ha ottenuto un sostituto
robotico ed è finita nella Cittadella. L’attrice recita al fianco
di Chris Hemsworth, che interpreta il cattivo
Dementus nell’ultimo adrenalinico progetto di Miller. Scoprite
tutto quello che c’è da sapere su Furiosa: A Mad
Max Saga nella
nostra recensione.
Mad Max Fury
Road è stato uno dei film più visti e apprezzati
dell’anno. I fan sono ora in attesa di notizie su un sequel, così
TotalFilm ha intervistato il regista George
Miller.
Miller è rimasto con la bocca
cucita sui dettagli del sequel, ma ha rivelato di avere già
pronte un sacco di storie tra cui scegliere. Questo
grazie al lavoro e al tempo dedicato a Mad Max
Fury Road. “Abbiamo speso tanto tempo a lavorare
sulle backstories che inavvertitamente abbiamo scritto altre due
storie”, ha spiegato Miller.
Miller non si è limitato a questo.
Ha anche parlato della possibilità di lavorare a un film sui
supereroi. Ecco l’intervista:
“Dipende interamente dalla storia”,
dice Miller. “Sono interessato all’universo dei supereroi, perché
sono l’equivalente del mondo greco e dei romani.”
La possibilità che
George Miller, regista dello
straordinario Mad Max: Fury Road, potesse
girare Man of Steel 2 aveva fatto
letteralmente girare la testa ai fan della DC Comics. Ma ora è lo
stesso Miller, durante un’intervista a Digital Spy, a confermare
che non sarà alla guida del sequel de L’Uomo
d’Acciaio di Zack
Snyder.
Miller ammette di
aver incontrato la Warner Bros. per dirigere il cinecomic
targato DC, ma ora – e alla luce del fatto che il
progetto Justice League Mortal non è andato in porto
– questa possibilità appare più remota. “Spero che il mio
prossimo film sia piccolo, senza effetti speciali e con
pochi stuntmen”, ha aggiunto George Miller, evidentemente
provato dalla lunga e complessa produzione di Mad
Max: Fury Road.