Perfetta come donna sull’orlo di
una crisi di nervi e come regina, come star della Hollywood degli
anni 30 e 40 impetuosa, volitiva e fragile; perfetta, infine, senza
esaurire la rosa di ruoli rivestiti, nei panni di Bob Dylan.
L’attrice australiana Cate Blanchett, nata
Catherine Cate Blanchett, classe 1969, le ha
azzeccate proprio tutte, o quasi. Dopo aver vinto l’Oscar e il
Bafta nel 2004, per la sua interpretazione di Katharine
Hepburn nel bellissimo The Aviator di Martin
Scorsese , nel 2008 viene nominata Migliore Attrice
per Elizabeth:
The Golden Age e come Migliore Attrice Non
Protagonista per Io non sono qui di
Todd Haynes, diventando la settima performer, nella
storia dell’Academy ad aver ricevuto entrambe le nomination nello
stesso anno (insieme a lei Sigourney Weaver, Emma Thompson,
Holly Hunter, Al Pacino, Julianne Moore e Jamie Foxx).
Nel 2008, la Hollywood Walk of Fame, aggiunge una stella con il suo
nome.
Per Io non sono qui,
in cui sbaraglia un parterre di colleghi uomini, Cate
Blanchett riceve il Golden Globe Award e la Coppa Volpi
come Migliore Attrice al Festival del Cinema di Venezia del 2007.
La grande abilità della Blanchett infatti, oltre che nella
recitazione, è stata finora anche nella selezione di personaggi
perfetti per la sua fisicità e, forse, anche per le varie
sfaccettature della sua personalità. Lo dimostra scegliendo di
prender parte alla trilogia di Peter Jackson
Il signore degli Anelli, nel ruolo dell’elfa
Galadriel, figura che interpreterà anche nei due prequel
Lo Hobbit.
LEGGI LA RECENSIONE DE LO
HOBBIT UN VIAGGIO INASPETTATO
Ora, nell’ultimo film girato da
Woody Allen, Blue Jasmine, è stata osannata da
critica e pubblico per aver rappresentato non solo una persona
completamente alla deriva, ma la dissoluzione totale del modello
della donna americana dei quartieri alti, piena di lussi, pomeriggi
tra caffè e gallerie d’arte, e certezze.
LEGGI LA
RECENSIONE DEL FILM DI WOODY ALLEN BLUE JASMINE
Cate Blanchett, nata a
Melbourne, frequenta una scuola metodista, e studia danza,
pianoforte ed economia. Tuttavia, è a 18 anni che, dopo aver preso
parte a un film arabo sul pugilato, in Egitto, decide di
intraprendere la carriera di attrice. Le prime soddisfazioni
arrivano a teatro – dove, tra l’altro, interpreta anche il ruolo di
Ofelia nell’Amleto – al Sydney’s National Institute of Dramatic
Arts, e con la partecipazione alla serie televisiva Polizia
Squadra Soccorso, ma l’anno della svolta sarà forse il 1997,
quando reciterà in Paradise Road di Bruce
Beresford e in Oscar e Lucinda di Gillian
Armstrong, in coppia con il già affermato e stimato attore
inglese
Ralph Fiennes. Un anno dopo, Shekhar Kapur la
sceglie per il ruolo di Elisabetta I in Elizabeth.
L’interpretazione della
“regina vergine” le varrà la sua prima nomination agli Oscar, il
London Film Critics Circle Awards e il Golden Globe come miglior
attrice drammatica. Dopo questa esperienza nessun ostacolo ferma
l’ascesa dell’angelica Blanchett. In seguito la vediamo affiancare
Rupert Everett e Julianne Moore nel film tratto dalla
commedia di Oscar Wilde Un marito ideale. Seppur
sottovalutato dagli addetti ai lavori e nonostante il suo
personaggio non fosse affascinante come quelli dei colleghi,
Cate Blanchett riesce comunque a rubare il centro della
scena, anche grazie a una bellezza che, nonostante i capelli biondi
e il fisico asciutto, non risulta mai algida. Nello stesso anno è,
in parte, oscurata dalla splendida triade Damon-Law-Hoffman
– ma non dall’“altra”, Gwyneth Paltrow – nel film di
Anthony Minghella, Il
talento di Mr. Ripley. Ciò che più si apprezza del suo
stile è un senso della misura e un’eleganza che riesce a mantenere
anche quando si tratta di calarsi nelle disavventure di personaggi
fragili e disorientati, come dimostra in Babel, parte
conclusiva della trilogia sulla morte, del regista Alejandro
González Iñárritu.
Nel 2014 verrà trasmesso nelle sale
americane
The Monuments Men, diretto da George Clooney, in cui Cate
Blanchett recita insieme a Bill Murray e di nuovo
al fianco di Matt
Damon. Il film, dalla trama quanto mai attuale, ripercorre
le vicissitudini di un plotone dell’esercito americano incaricato
di recuperare e portare negli Stati Uniti ogni opera d’arte rubata
dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Negli ultimi sei anni, la
Blanchett, sposata dal 1997 con il drammaturgo e sceneggiatore
Andrew Upton, ha espresso il desiderio di trasferirsi di
nuovo dall’Inghilterra in Australia con i figli, Dashiell John,
Roman Robert e Ignazio Martin. La decisione è stata dettata, oltre
che dalla volontà di riavvicinarsi alla terra d’origine, anche per
seguire e aiutare la promozione del teatro australiano. È, infatti,
co-direttore artistico e co-amministratore delegato della Sydney
Theatre Company, insieme al marito. Per il suo impegno e il
contributo apportato all’ambiente artistico del paese d’origine,
l’attrice è stata premiata con la Centenary Medal, nel 2007. Al
livello internazionale, Cate Blanchett è
stata inserita da Time Magazine tra le 100 personalità più
influenti dello star system, mentre, nel 2012, è stata insignita
dello Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres, una
della maggiori onorificenze culturali francesi, per il suo impegno
nella diffusione dell’arte e della cultura.