Ormai manca veramente poco
all’uscita dell’atteso secondo capitolo Lo Hobbit la
Desolazione di
Smaug, della nuova
trilogia di Peter Jackson tratta ancora una volta
dal lavoro letterari di J.R.R. Tolkien. Oggi la
Warner Bros ha diffuso la prima intervista ad uno
dei protagonisti del prossimo film, l’attore Richard
Armitage:
Com’è Thorin quando lo
incontriamo in questo film, e quanto è diverso dal Thorin del primo
film?
RICHARD ARMITAGE: Penso che una
delle cose interessanti di Thorin nella sua impresa sia quando è
presente Gandalf, e deve sottostare alla sua autorità. Thorin ha
sempre capito che è Gandalf a condurre. Perciò Thorin nel secondo
film, quando Gandalf è assente dai Nani, ha finalmente il controllo
della situazione. Ma sfortunatamente, sembrano affrontare maggiori
difficoltà.
Penso che farsi incarcerare nel
Regno dei Boschi dagli Elfi, sia il punto più basso che potevano
toccare nell’impresa. Sono privati di ciò che possiedono, di tutte
le loro armi e la speranza è perduta. Questo è il fulcro del
secondo film per quanto riguarda lo sviluppo del personaggio. Penso
che questo sia il momento in cui Thorin si rende conto che Bilbo
non è solo uno degli uomini nell’impresa. Ma sarà invece
determinate nel recuperare l’Archepietra. Quindi è questo ciò che
fondamentalmente vediamo accadere a Thorin in questo arco
narrativo, che rappresenta un tassello nell’affermazione del suo
successo.
Sulla base di queste
premesse, in questo film, Thorin, pone il suo sguardo sulla
Montagna Solitaria, la perduta terra natia. Che effetto ha su di
lui?
RICHARD ARMITAGE: È così
interessante perché è un continuo e complicato tira e molla, di cui
ero a conoscenza dal principio, e capire come interpretarlo è stata
una grande sfida. L’impresa è il motivo che lo spinge a proseguire.
La mappa e la chiave sono i catalizzatori che lo spronano, la
promessa del suo Regno, del suo trono, che è molto personale, e la
promessa di reclamare tutta la ricchezza per il suo popolo, anche
questo è molto personale. Ma al tempo stesso, il terrore e il
demone che risiede all’interno della Montagna lo respinge al punto
da starne lontano, tanto quanto ne è attratto. È molto complicato,
è un momento di forte emotività per loro.
Hai detto che quando
avevi iniziato ad interpretare questo ruolo, la fiducia che aveva
Peter Jackson nei tuoi confronti ti ha aiutato a trovare il leader
che c’è in te, per interpretare Thorin. Come ha giocato questo
fattore, nel proseguire questo viaggio?
RICHARD ARMITAGE: Penso dipenda
in parte dal trovare il mio amore per il personaggio, perché in
principio non lo amavo particolarmente. Spesso non mi trovavo in
accordo con il suo modo di essere, ero in contrasto, ma cercavo di
difenderlo. Ma penso di aver trovato quel suo tratto che me l’ha
fatto amare, come la lealtà verso i suoi uomini e il fatto che
sarebbe pronto a morire per loro.
E poi, tornerei al momento in
cui raggiungono la Montagna Solitaria, e lui guarda in faccia i
suoi compagni d’avventura, i Nani — è un momento fantastico. Ho
trovato un altra sfaccettatura di Thorin in quell’occasione,
sopraffatta dall’esperienza. Anziché essere tronfio dal trionfo
ottenuto, era come se dicesse “l’abbiamo fatto insieme”. Quindi
questa è stata la mia motivazione nel film.
Mi puoi raccontare
degli elfi che catturano Thorin e la Compagnia nella foresta del
Bosco Atro? Come si sente Thorin nei confronti degli
elfi?
RICHARD ARMITAGE: È il peggior
incubo di Thorin. Intendo, i Nani e gli Elfi in generale hanno
avuto un passato alquanto antagonistico. Sono stati in guerra, ma
questa è una questione personale. Quando sono stati annichiliti e
obbligati a lasciare la Montagna per andare in esilio, Thorin ha
alzato lo sguardo in maniera supplice verso Thranduil, quasi
chiedendogli aiuto. E Thranduil ha voltato le spalle su tutti loro
e ha negato qualsiasi asilo, obbligandoli a vagare nella Terra di
Mezzo come vagabondi, per rifarsi una vita sulle Montagne Blu. Non
penso sia qualcosa che sia stato in grado di dimenticare.
Perciò essere catturato da
loro, portato al cospetto di Thranduil, e rinchiuso in prigione,
quello è il momento in cui penso che Thorin tocchi il punto più
basso della sua carriera. Ma prima di essere rinchiuso esprime i
suoi sentimenti a Thranduil. Gli dice “Questo è ciò che hai fatto
al mio popolo. Questo è il motivo per cui c’è antagonismo tra noi e
il motivo per cui non ti perdonerò mai”. Quindi, in qualche modo
c’è una certa soddisfazione nel poter dire quelle cose, ma
nonostante tutto, Thranduil li fermerà e non potranno fare il
viaggio quando li rinchiuderà nei sotterranei — dove i prigionieri
scopriranno accidentalmente che le serrature sono state ideate e
costruite da Nani, e sanno quindi che non riusciranno ad
uscire.

Come è stato lavorare
di nuovo con Peter, l’esperienza è stata uguale o
diversa?
RICHARD ARMITAGE: È stata
diversa. Penso che tra noi sia accresciuto il senso di fiducia. C’è
sempre stato, ma credo che sia molto più evidente quando riprendi a
girare con qualcuno. Lavorava in maniera ancor più meticolosa.
Abbiamo avuto molte più scorciatoie per arrivare alle cose perché
capivo perfettamente cosa voleva, senza che ci fosse bisogno che me
lo chiedesse.
Talvolta questa cosa ti coglie
di sorpresa. Rientravo la sera immaginandomi come sarebbe stata la
scena all’indomani, e la mattina dopo Peter mi diceva esattamente
ciò che mi ero immaginato. Mi dicevo “siamo davvero sulla stessa
lunghezza d’onda”. Quindi quella è stata una cosa meravigliosa. E
nelle ultime due settimane di riprese eravamo io e Peter a lavorare
insieme. Ci siamo spinti al limite e siamo riusciti ad andare fino
in fondo arrivando all’ultima settimana insieme. Tutto quello che
posso dire è che il nostro rapporto è basato sulla
fiducia.
Alcuni personaggi
appariranno per la prima volta nel secondo film, come Legolas,
Tauriel, Thranduil e Beorn. Mi puoi raccontare di come è stato
lavorare con Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Lee Pace e Mikael
Persbrandt?
RICHARD ARMITAGE: Purtroppo
l’unico personaggio con cui non ho avuto modo di lavorare è stato
quello di Evangeline, anche se a un certo punto siamo nella stessa
scena e tra noi c’è uno scambio di sguardi. Ma mi sono molto
divertito a lavorare con Mikael, Lee e Orlando.
Avevo una scena incredibile con
Lee, che mi ha dato gran soddisfazione interpretare, perché come
dicevo prima, è l’occasione di sentire i Nani che rivendicano ciò
che gli spetta e non è frequente sentirli in questi termini. Anche
con Orlando c’è stata una scena pazzesca dove prende Orcrist da
Thorin e crede che Thorin l’abbia rubata dagli Elfi perché Orcrist
è una lama elfica.
Lo Hobbit: La desolazione di
Smaug, il film
Lo Hobbit: La desolazione di Smaug,
secondo capitolo della
trilogia uscirà al cinema
il 12 dicembre 2013.
Lo Hobbit: La desolazione di Smaug è il secondo
capitolo della Trilogia di Peter
Jackson tratta dall’omonimo romanzo
di J.R.R. Tolkien. La pellicola uscirà il 12
dicembre 2013 in Italia ed è scritto da Fran Walsh,
Peter Jackson, Philippa
Boyens e Guillermo del Toro. La
terza parte, invece intitolata Lo Hobbit: Racconto di un ritorno è
atteso per il 14 Dicembre 2014. Il cast del film comprende
Martin Freeman,
Benedict Cumberbatch,
Ian McKellen,
Evangeline Lilly, Luke
Evans,
Richard Armitage,
Elijah Wood,
Orlando Bloom,
Cate Blanchett,
Hugo Weaving,
Christopher Lee e
Andy Serkis.
Trama: Le avventure di Bilbo
Baggins e della compagnia di dodici nani di Thorin Scudodiquercia,
formata da Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin,
Bifur, Bofur e Bombur. Il gruppo deve recuperare il tesoro posto
nel cuore della Montagna Solitaria, sorvegliato dal drago
Smaug.