Planes, lo spin
off di Cars, uscirà in fine nei cinema il prossimo 9 agosto. Il
progetto è curato dai Disney Toon Studios e sviluppato
separatamente dalla Pixar, anche se i collegamenti diretti con
l’universo creato da John Lasseter non si faranno attendere.
L’uscita negli States
di Django Unchained, ultimo acclamato lavoro di
Quentin Tarantino,è ormai imminente( per vederlo in Italia dovremo
attendere il 17 gennaio):
Nonostante lo scandalo che la
scorsa estate l’aveva vista protagonista dei rotocalchi a causa
della sua presunta relazione col regista Rupert Sanders, Kristen
Stewart tornerà a vestire i panni della combattiva Biancaneve nel
sequel di
Biancaneve e il Cacciatore (SnowWhite and The
Huntsman).
Po o nulla si sa ancora della trama
del film, ma la Stewart si è detta entusiasta di riprendere il
ruolo:
“Sarà davvero fantastico. Sono
davvero esaltata per questo film. Non posso parlarne, l’altro
giorno ho detto che c’era una forte possibilità che venisse
realizzato questo sequel, perché è vero, e tutti quanti mi hanno
detto “Ehi, non parlarne!” Quindi sappiate che non posso
parlarne!”
Biancaneve e il
Cacciatore, il film
Nel poema epico di azione e
avventura
Biancaneve e il Cacciatore,
Kristen Stewart (Twilight)
interpreta l’unica persona sulla terra ad essere più bella della
regina del male (il premio Oscar
Charlize Theron) che è decisa ad ucciderla. Ma quello
che non avrebbe mai immaginato la regina malvagia è che la ragazza
che minaccia il suo regno è stata iniziata all’arte della guerra
dal Cacciatore (Chris
Hemsworth, Thor) che era stato da lei inviato per
ucciderla.
Sam Claflin (Pirati dei
Caraibi) completa il cast , interpretando il principe stregato
dalla potenza e dalla bellezza di Biancaneve.
La nuova versione mozzafiato della
leggendaria fiaba è opera di Joe Roth, produttore
di Alice in Wonderland, del produttore Sam
Mercer (Il Sesto Senso) e dell’acclamato regista
televisivo e visualista d’avanguardia Rupert
Sanders.
Winona Ryder – La
teenager alienata, la classica “ragazza della porta accanto”, e
infine la donna fragile, tormentata, soggetta a continue crisi
depressive, attacchi di panico e, non ultimo, manie cleptomani.
Sono molte le immagini che hanno
accompagnato la vita e la carriera di Winona Ryder, oggi di
nuovo sotto i riflettori grazie al suo prossimo doppiaggio nel
remake animato del celebre Frankenweenie di Tim Burton, in cui presterà la voce a Elsa Van
Helsing.
Winona Laura
Horowitz nasce il 29 ottobre del 1971 in una piccola città
del Minnesota, da cui prende il nome. Il padre, Michael Horowitz, è
un russo di origine ebraica, ateo, mentre la madre Cynthia Istas ha
origini romene e professa la religione buddista. Con la famiglia e
il fratellino Yuri, la piccola Winona Ryder si
sposta da uno stato all’altro a bordo dell’autobus psichedelico
ribattezzato “Veronica” dai genitori, entrambi hippies e attivisti
politici vicini alla beat generation.
A causa della sua abitudine di
indossare abiti maschili, vive un’infanzia difficile alla Petaluma
Kenilwoth Jr. High School, la scuola californiana che frequenta:
costantemente presa di mira dagli altri studenti, all’età di 12
anni sarà brutalmente picchiata da due coetanei che la scambiano
per un ragazzo dai modi effeminati. L’episodio la porterà a
lasciare la scuola e a terminare gli studi privatamente.
Winona Ryder: vizi e virtù di
un’attrice tormentata
Ma nel frattempo la giovane
Winona Ryder ha già maturato l’amore per il cinema
e il desiderio di diventare attrice, ispirata dalle proiezioni che
gli Horowitz erano soliti organizzare nel loro fienile. I genitori
non perdono tempo e assecondano la verve artistica della figlia,
iscrivendola nel 1983 all’American Conservatory Theatre di San
Francisco.
È qui che viene notata dalla famosa
agente Deborah Lucchesi, grazie alla quale Winona
Ryder otterrà il suo primo ruolo cinematografico nella
commedia di David Seltzer “Lucas” (1986), accanto a
Charlie Sheen. In questa circostanza, decide di cambiare il
suo cognome adottando lo pseudonimo di Ryder, in omaggio al
cantante rock Mitch Ryder, molto amato dal padre.
Passeranno solo due anni prima che
Winona Ryder venga chiamata dal cineasta più
controverso di Hollywood, l’allora esordiente Tim Burton, il quale nel 1988 la sceglie per il suo
Beetlejuice – Spiritello Porcello, affidandole il
ruolo della ragazzina gotica e depressa Lydia Deetz, che trova
conforto nel parlare con una novella coppia di sposi appena passati
a miglior vita. Un’interpretazione che, insieme al successivo
Schegge di follia di Michael Lehman, farà
parlare del lato dark e ribelle della giovane e talentuosa
attrice.
La collaborazione con Burton
riprenderà nel 1990, quando vestirà i panni della dolce e
biondissima Kim nella favola noir Edward Mani di
Forbice. Qui la 19enne originaria del Minnesota (che per
l’occasione vinse il premio “miglior attrice straniera” al Jordi
Awards 1992), offrì il commovente ritratto di una teenager che,
unica all’interno della gretta società in cui vive, saprà accettare
e persino amare lo strano quanto gentile Edward.
Un ruolo fortunato per
Winona Ryder, a giudicare dalla love-story
nata sul set con l’affascinante protagonista Johnny Deep e, ovviamente, dal successo di botteghino e
di critica che il film si portò (meritatamente) a casa. Intanto
l’attenzione dei media nei suoi confronti continua a crescere, in
parte per la relazione con Deep, in parte per le doti attoriali
dell’attrice, ancora una volta messe in luce da
Sirene (1990), il film di Richard Benjamin che
le valse la nomination al Golden Globe 1991 come miglior attrice
non protagonista.
Ma se la carriera della
graziosa brunetta inizia a decollare proprio in questi anni, lo
stesso non si può dire per la sua vita personale: prova ne è la
rinuncia al ruolo di Mary Corleone ne Il Padrino – parte
III, causa una fortissima influenza probabilmente dovuta
allo stress lavorativo e alle crisi depressive cui la Ryder inizia
ad essere soggetta. Poco male – Francis Ford Coppola la
richiamerà per il suo Dracula di Bram Stoker nel 1992, consacrandola
così come nuova diva dello schermo americano.
Nel 1993 la Ryder vedrà realizzarsi
un suo grande sogno, scelta dal suo regista prediletto Martin Scorsese per recitare ne L’età
dell’innocenza (per il quale fu nominata agli Oscar 1994)
insieme a star del calibro di Michelle Pfeifffer e Daniel Day-Lewis. Purtroppo, a tanto successo nel campo
cinematografico corrisposero i primi fallimenti sentimentali: dopo
4 anni il suo fidanzamento con Johnny Deep giunge al
termine, e gli attacchi d’ansia – misti ad insonnia – inizieranno
ad essere sempre più frequenti, tamponati con alcool e farmaci
(nonché dalle telefonate notturne con il collega e amico Al
Pacino).
La situazione si ristabilisce un
anno dopo, quando la Ryder conosce il musicista grunge Dave
Pirner, leader della band Soul Asylum, con cui intrattenne una
relazione sino al 1997. In quegli anni spingerà il regista
Gillian Armstrong a dirigere il remake di Piccole
Donne (1994), che l’attrice dedicherà alla piccola Polly
Klaas, sua compaesana rapita e brutalmente uccisa da un
maniaco.
Qui la Ryder interpreta – e lo fa
magistralmente – Jo, il maschiaccio di casa March con una passione
sfrenata per la lettura e il desiderio di diventare, un giorno, una
scrittrice famosa. Con la sua naturale simpatia, il suo charme e la
sua auto-ironia, Winona ritrae al meglio la giovane eroina della
Alcott, mettendo in luce l’umanità e la profonda contemporaneità
del personaggio (cosa che non era riuscita a fare a suo tempo
June Allyson, nel film del ’49 diretto da Mervyn
LeRoy). Non a caso, Piccole donne diede alla
Ryder la seconda nomination ai Premi Oscar del 1995 come miglior
attrice protagonista.
Dopo la parentesi di
alcuni film di medio successo come l’inusuale Gli anni dei
ricordi di Jocelyn Moorhouse (1995), il discusso
Ragazze interrotte e il melò drammatico Autumn
in New York a fianco di Richard Gere, la carriera
della Ryder subirà un crollo improvviso quando, nel 2001, viene
sorpresa a rubare nei grandi magazzini Saks Fifth Avenue di Beverly
Hills. Nella borsa le furono trovati capi d’abbigliamento per il
valore di 4mila e rotti dollari, insieme a numerosi analgesici
senza prescrizione. Per questo, la diva fu condannata a tre anni di
libertà vigilata, al pagamento di circa 10.000 dollari di multe,
840 ore di volontariato e a sottoporsi a consulenza psichiatrica –
il tutto, alla fine di un lungo processo-show ripreso costantemente
dalle telecamere americane.
Un duro colpo per la Ryder,
costretta ad ammettere al mondo intero la sua cleptomania, e ad
affrontare seriamente le crisi depressive cui era soggetta.
L’episodio la farà stare per un po’ lontana dalla macchina da presa
– sino al 2006, quando ricompare nel film digitale presentato a
Cannes A Scanner Darkly, e in The Darwin
Awards di Finn Taylor, commedia proiettata al
Sundance Film Festival di Robert Redford.
Dopo la partecipazione allo
Star Trek di J.J. Abrams (2009)
e la prova del Cigno Nero nel 2010, la Ryder sembra
ormai essere tornata in carreggiata, sia sul grande schermo che
nella vita personale. Dopo l’infelice rottura con Matt
Damon, che la lasciò nel 2000 poco dopo aver deciso di
sposarla, l’attrice si riprese tra le braccia di Page
Hamilton, e successivamente con il regista esordiente
Henry-Alex Rubin.
Una “creatura affascinante”,
Winona, timida di fronte ai riflettori dei media ma al tempo stesso
sfrontata e sicura delle proprie idee, da sempre considerata un po’
border-line per la sua volontà-capacità di interpretare personaggi
femminili fuori dal comune, attratti dal “diverso” e spesso
emotivamente fragili. Una diva sui generis, spaventata dal contatto
ossessivo ricercato dai fan, acquafobica in seguito ad un’incidente
per il quale rischiò di affogare da bambina. Dopo più di vent’anni,
questa strana perla di Hollywood torna a collaborare con uno dei
suoi primi ed antichi maestri, Tim Burton, entrando
nuovamente a far parte del suo fantastico ed inquietante mondo con
Frankenweenie.
A quattro anni da The Hurt
Locker, opera che ha regalato a entrambi ben due Oscar, la
regista Kathryn Bigelow e lo sceneggiatore
Mark Boal tornano insieme per raccontare al mondo il lavoro
compiuto da una squadra di coraggiosi e caparbi agenti della CIA
per scovare “lo sceicco del terrore”, un impegno durato dieci anni
e due amministrazioni presidenziali americane.
Nelle sale italiane dal prossimo 10
Gennaio, Zero Dark Thirty è la cronaca dettagliata di
tutti gli eventi, alcuni mai rivelati, che hanno portato alla
cattura di Osama bin Laden; la colla che tiene unite le varie parti
del racconto, che copre un ampio arco di tempo e molte zone del
globo, è Maya/Jessica
Chastain(Lawless),
una giovane agente della CIA trasferita a Islamabad, Pakistan, come
rinforzo. Nonostante l’ottusità del suo capo stazione,
Bradley/Kyle Chandler (Super
8), e grazie all’aiuto dei colleghi più esperti,
Dan/Jason
Clarke(Lawless)
e Jessica/Jennifer Ehle(Il
Discorso del Re), Maya non abbandonerà mai la sua pista
e riuscirà a trovare il nascondiglio del capo di Al Qaeda.
Zero Dark Thirty, nel gergo militare, significa
qualsiasi ora compresa nel buio della notte, in questo caso
specifico le 00.30, ora in cui il Team Six dei Navy SEALS ha fatto
irruzione nel covo di bin Laden ad Abbottabad, ora in cui la più
grande caccia all’uomo della storia ha avuto fine.
Zero Dark Thirty, un film da
OSCAR
Basata sul lungo e
approfondito reportage di Boal, nato giornalista, la
sceneggiatura dà fin da subito al film uno stampo documentaristico,
che si rispecchia sia nella scelta delle location sia nella regia
della Bigelow, studiata, ma dal risultato finale
naturale: camera a mano, inquadrature strettissime e utilizzo di
telecamere a infrarossi ci portano dentro l’azione, permettendoci
di sentire l’ansia che provano i personaggi nelle situazioni più
critiche.
La notevole mole d’informazioni
(luoghi, date, nomi) e la durata del film (ben 157’) possono
deconcentrare lo spettatore; tuttavia, le didascalie e la
suddivisione della storia in capitoli, con titoli specifici,
aiutano a fare il punto della situazione. I dettagli delle
scenografie e dei costumi contribuiscono ad avvicinare il pubblico
alla storia, mentre il montaggio s’intromette nella linearità del
racconto solo nei momenti-chiave per creare quella suspense
necessaria a sottolineare il clima di quel periodo.
I personaggi, incluso quello
principale di Maya, non prendono mai il sopravvento sulla storia e
sono definiti esclusivamente in relazione ad essa. Questo rende
ancora più cariche di significato le interpretazioni degli attori,
in particolare nelle scene di tortura con Jason
Clarke e Reda Kateb/Ammar (Il
Profeta) e in quella finale con un’intensa e magnifica
Chastain. Nel ben assortito cast, oltre ai già
citati, troviamo James Gandolfini (Welcome to the
Rileys), Mark Strong (La
Talpa), Stephen Dillane (“Il Trono di
Spade”), Edgar Ramirez (“Carlos”), Chris Pratt (Moneyball)
e Joel Edgerton (Warrior).
Con la mente libera da pregiudizi e
l’unico intento di mostrare quello che è accaduto (incluse le
crudeli e amorali torture durante gli interrogatori),
Kathryn Bigelow porta sullo schermo un film
complesso, amalgamando abilmente i generi del documentario, dello
spy-thriller e del dramma e lasciando al pubblico non una morale,
ma una storia di fatti realmente accaduti. Con 4 nomination ai
Golden Globes e probabilmente con molte altre agli Academy
Awards, Zero Dark Thirty ha già riscosso
molti premi.
Si è fermata oggi la corsa dei
fratelli Taviani verso gli Oscar 2013, corsa che
aveva fatto sperare in un ritorno italiano al Kodak Theatre per i
due registi. Invece il loro film,
Arriva dalla Spagna una clip estesa
di Les Misérables. La clip in questione è quella
proiettata in anteprima alle giornate professionali di cinema di
Sorrento, dove noi di Cinefilos
La Summit
Entertainment si è assicurata i diritti di un’idea
originale per un nuovo film Sci-Fi scritto da Olaf de
Fleur, famoso per aver scritto e diretto City
State. The Hollywood reporter
Guarda il primo trailer ufficiale
del film Burt Wonderstone con Steve Carell, Jim
Carrey,
Steve Buscemi, Olivia Wilde, Alan Arkin, James
Gandolfini e Jay Mohr. La pellicola uscirà il 15
Marzo 2013 negli USA, mentre nel nostro paese uscirà il 18 Aprile
2013.
Tutte le info utili del film nella nostra
scheda: Burt
Wonderstone.
La fine del mondo ha
preoccupato anche la Columbia Pictures, che ironizzando sull’evento
così tanto chiacchierato ha rilasciato un video teaser sul
film This is the End
Ha finalmente un titolo il film che
ripercorre la vicenda di WikiLeaks, alias Julian Assange, che
partirà a gennaio: The Man Who Sold the
World. Ad interpretare il ruolo
Ecco quattro clip del
film Jack Reacher con protagonista Tom Cruise, Rosemund Pike,
Robert Duvall e Warner Herzog. La pellicola distribuita dalla
Universal Pictures uscirà 5 Gennaio 2013.
“Nella mia riflessione sullo statuto
dell’identità digitale ho utilizzato alcuni romanzi contemporanei
che possono essere piegati e declinati a grandi metafore di ciò che
sta avvenendo con la svolta impressa dal digitale.” A parlare
è il Professore Elio Matassi, docente di Filosofia
Morale e Estetica Musicale all’Università di Roma Tre. “Dei
romanzi che ho preso in considerazione, per due sono già stati
acquistati i diritti per la trasposizione cinematografica.
In Buon Anno
Sarajevo Rahima e Nedim vivono a Sarajevo. Dopo
un’adolescenza punk, finita la guerra in Bosnia che li ha
resi orfani Rahima è costretta a lavorare sottopagata in un
ristorante, mentre suo fratello non ha vita facile a scuola. Un
giorno infatti litiga con il figlio di un potente della zona e
Rahima si troverà a confrontarsi con una situazione che non avrebbe
immaginato.
Sono passati quasi 20 anni
dall’assedio di Sarajevo, che ha cambiato la faccia e la struttura
ma anche la fisionomia di un paese e dei suoi abitanti, ci sono
voluti tutti questi anni per fare in modo che ci fossero registi in
grado di raccontare il cambiamento. Ad ampliare l’orizzonte barocco
del cinema di Kusturica, ci sono altri registi che raccontano la
realtà di tutti i giorni in maniera più realistica e meno romanzata
di come fa ad esempio Margaret Mazzantini e di
riflesso Sergio Castellitto in Venuto al mondo.
Aida Begic ad esempio
racconta questa storia che deve essere stata comune a molti giovani
nati o cresciuti duranti la guerra, e comunque cresciuti prima con
le forze Nato, il coprifuoco e poi con un ribaltamento dei valori
di una società diversa esponenzialemente da quella dei loro
genitori.
Buon Anno Sarajevo, il film
La storia pedina la quotidianità di
Rahima, punk convertitasi all’Islam, che rimasta orfana a causa
della guerra deve lavorare e badare al fratello che è una testa
calda. La loro vita, al limite della sopravvivenza e
dell’assistenza sociale, che è una sorpresa che continui giorno per
giorno, si scontra con i nuovi ricchi, dal look e dalla spocchia
occidentale, che sono lontani anni luce dalla realtà di certe parti
di quelle zone.
La regista effettua un vero
pedinamento della protagonista, nella ripetizione quasi esasperata
della sua routine, con la macchina da presa che sta sulle spalle di
Rahima, quasi come il destino e come abbiamo visto in molti film
che raccontano le storie di personaggi al limite della resistenza
umana, come lo sono i protagonisti dei film dei fratelli Dardenne,
come riferimento europeo e di Darren Aronofsky,
negli Stati Uniti. La famosa inquadratura di nuca, a stare addosso
al personaggio quasi a raccontare i suoi pensieri è anche
funzionale a rendere l’atmosfera soffocante, quasi da gabbia in cui
la ragazza si trova.
Ralph
Spaccatutto – Il film racconta la storia di un
celebre personaggio dei videogame del passato che si trova a dover
affrontare i nuovi e supertecnologici videogiochi moderni. Ralph è
stanco di essere messo in ombra da Fix-It Felix, il “bravo ragazzo”
campione nel loro gioco dove ogni volta finisce per salvare la
situazione. Ma dopo decenni trascorsi guardando Felix ricevere
tutta la gloria, Ralph decide che è arrivato il momento di smettere
di interpretare il ruolo del cattivo.
Manca molto tempo a The Avengers 2 ma nonostante questo
continuano ad arrivare notizie. Infatti, l’attore Tom Hiddleston in
un’intervista rilasciata ad MSN è parso molto dubbioso sulla
possibilità di rivedere Loki nel sequel del fortunato film di Joss
Whedon.
“Non lo so, è in realtà la risposta
più onesta”, ha detto. “Lo so che ho ci sperano in molti ma non ho
idea, non ho parlato con Joss(Whedon) che sta lavorando al film.
Quindi, io non sospetto che ci sia, solo perché penso che
probabilmente il pubblico è stanco di Loki come cattivo.
Forse i Vendicatori hanno bisogno di qualcun altro contro cui
combattere. Ma mi piacerebbe farne parte di nuovo. “
Vi ricordiamo che The Avengers 2 è
previsto per il 2015. Tutte le news sulla serie nel nostro speciale
The Avengers. Tutte
le info sul film nella nostra scheda film: The Avengers 2.
Guarda il Teaser Trailer originale
di Pain & Gain, il nuovo film di Michael
Bay, registra della saga di Transformers. Il film vede come
protagonisti Mark
Wahlberg,
Guarda il primo Teaser Trailer del
film Turbo, nuovo lungometraggio d’animazione tardato
DreamWorks animation che uscirà negli USa il 19 Luglio 2013 in 3D,
2D e IMAX 3D.
Ben Affleck torna a parlare del film
Justice League in un’intervista rilasciata da
Hitfix. Il regista di Argo, filma che sarà fra i
protagonisti della corsa all’Oscar,
Arriva dopo molto tempo dall’uscita
del teaser trailer una nuova foto di Iron Man 3, che non fa altro che alimentare le
voci su un mood molto serioso di questo terzo nuovo capitolo di
Tony Stark(Robert Downey Jr.)
Guarda il secondo Trailer del film
Il
Grande Gatsby di Baz Luhrmann con
protagonisti Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire,
Carey MulliganeJoel Edgerton. Il film
uscirà il 10 maggio 2013 negli Stati Uniti, da noi toccherà
aspettare il 16 Maggio 2013.
Il
Grande Gatsby uscirà il prossimo 16 maggio al
cinema. Tutte le info sul film le trovate nella nostra
scheda: Il Grande Gatsby. Il sito ufficiale
del film qui.
Il film racconta la storia di un
aspirante scrittore, Nick Carraway che lasciato il Midwest
Americano, arriva a New York nella primavera del 1922, un’epoca in
cui regna la dubbia moralità, la musica jazz e la delinquenza. In
cerca del suo personale Sogno Americano, Nick si ritrova vicino di
casa di un misterioso milionario a cui piace organizzare feste, Jay
Gatsby, ed a sua cugina Daisy che vive sulla sponda opposta della
baia con il suo amorevole nonché nobile marito, Tom Buchanan. E’
allora che Nick viene catapultato nell’accattivante mondo dei
super-ricchi, le loro illusioni, amori ed inganni. Nick è quindi
testimone, dentro e fuori del suo mondo, di racconti di amori
impossibili, sogni incorruttibili e tragedie ad alto tasso di
drammaticità.
Comincia con un accenno di polemica la
conferenza stampa de La Bottega dei Suicidi, alla presenza del
regista francese Patrice Leconte; il motivo?
L’arrivo della notizi che il film non ha passato il visto censura
in Italia, finendo per essere vietato ai minori di 18 anni.
Che la storia sia per i bambini o per
un uomo che si rivede bambino è un dettaglio di secondaria
importanza se solo si concentra l’attenzione al ritorno sugli
schermi di Tim Burton con un’opera che già alla nascita
sancisce la precocità del suo genio.
In La bottega dei
suicidi in una città grigia e triste, in tempo di crisi,
le persone hanno perso la gioia di vivere e per rendere più facile
togliersi la vita si rivolgono ad un negozietto specializzato in
suicidi. Il signor Tuvache, titolare della “Bottega dei Suicidi” fa
affari d’oro e assieme alla moglie e ai due figli lavora
instancabilmente giorno e notte. Ma l’arrivo di un nuovo
figlioletto, dal carattere allegro e sereno, sconvolgerà la sua
vita e quella degli affezionato clienti.
Patrice Leconte,
originale e poetico regista di film come Il marito
della parrucchiera e La ragazza sul
ponte, abbandona momentaneamente gli attori in carne
ed ossa per giocare con un colorato manipolo di ‘scarabocchi’
macabri, dando vita ad una famiglia che ricorda gli Addams e le
illustrazioni di Edward Gorey. Nel suo primo film d’animazione
Leconte lascia libera la fantasia e la sua ironia più nera,
adattando il libro di Jean Teulè, pur rimaneggiandone in maniera,
forse troppo ottimista, alcuni passaggi ed il finale.
La bottega dei suicidi, il film
La storia di La bottega dei
suicidi cattura, fin dai primi fotogrammi i personaggi
sono ben descritti e caratterizzati, tanto da sembrare
d’intravedere disegnati sullo schermo i personaggi che solitamente
popolano l’immaginario cinematografico di Leconte. Lo stile è
quello tipico del fumetto francese, con una città che sembra uscita
dalle tavole di Nicolas De Crecy e atmosfere retrò degne dei film
di Jeunet o di Chomet. Peccato per le musiche e per le canzoni di
Florian Thouret, bellissime e accattivanti, non
c’è che dire, ma troppo debitrici allo stile burtoniano di
Danny Elfmann, tanto che in alcuni momenti la
mente vaga verso Nightmare before Christmas. Una
personalizzazione, o forse una “francesizzazione” in questo senso,
avrebbe certamente reso perfetta tutta l’operazione.
L’animazione è bidimensionale,
lontana per scelta dal 3D stile Pixar, ma funzionale ed evocatica,
con texture di carta a grana grossa e campiture ad acquarello.
Spettacolari in tal senso le occhiaie color seppia che inondano i
volti degli angustiati aspiranti suicidi, anche se il lavoro
digitale sui tratti e sui contorni toglie poi l’immediato senso di
artigianalità che ci si aspetterebbe da tale tecnica.
La bottega dei
suicidi è un film delizioso, particolare, poetico,
macabro, cinico ed ironico, un film adatto a tutti, ma non per
tutti, che difficilmente potrà essere apprezzato dal grosso
pubblico, soprattutto dopo il divieto ai minori di diciotto anni
che inspiegabilmente la commissione di censura ha deciso di
assegnargli, per il timore che a qualcuno, soprattutto in tenera
età, potesse venir voglia di togliersi la vita.
Zemekis ritorna in grande forma al
film d’azione con Flight dopo un lungo periodo
passato tra favole per bambini e leggende medievali (La
Leggenda di Beowulf del 2007, Polar
Express nel 2004 e a Christmas
Carol nel 2009) e lo fa scegliendo uno degli attori
più amati e celebrati di Hollywood, ovvero Denzel Washington.
Il due volte premio Oscar risulta
perfetto per la parte e assolutamente capace di restituire il
dolore e i travaglio che percorre il protagonista in lotta per
riconoscere il suo problema ed allontanarsi dall’alcool. Ancora una
volta la scelta registica è quella di fa ruotare tutto il racconto
attorno al solo protagonista (come fu per Forrest Gump e ancor più per Cast Away) portando il pubblico a
un’empatia tale con Whitacker da sperare e combattere con lui.
Flight, il film
In Flight in un
mattino di metà autunno il South Jet 227 parte da Orlando, Florida,
per quello che dovrebbe essere uno dei suoi soliti voli di routine.
Whip Whitaker è al comando di questo jet Jakson – Ridgefield
insieme al suo copilota con novantasei passeggeri.
Inaspettatamente, però, i due piloti devono fare i conti con una
serie di guasti meccanici che portano l’aereo ad un passo dalla
collisione in picchiata nei pressi di un piccolo paese.
L’esperienza e l’ingegno di Whitaker porteranno il velivolo a un
atterraggio di fortuna che salverà la maggior parte dei passeggeri,
ma le cose si complicano quando le indagini di routine scoprono che
il comandante era ubriaco al comando del Jet.
Il cast è però composto da una
serie di altri personaggi, tutti esattamente centrati nella parte,
da John Goodman spassoso e dissacrante, a
Don Cheadle perfetto nel ruolo dell’avvocato
rampante e sicuro di sé, ogni ruolo aiuta a comporre un mosaico di
situazioni e generi, della comico, al legal thriller, al
drammatico, che non scade mai nella banalità e che mette sotto una
lente d’ingrandimento i peggiori difetti della società americana.
La religiosità esasperata, la superficialità e la freddezza dei
mezzi di informazione e del giornalismo, la tendenza al fanatismo,
vengono tutti raccontati in maniera intelligente e velata, passando
prima e attraverso la storia di Withacker e facendolo fulcro delle
isterie come delle scappatoie del sistema americano.
Il lieto fine è assicurato, come
spesso accade ad Hollywood, ma senza buonismi, lasciando spazio
all’immaginazione. Una colonna sonora di tutto rispetto chiude poi
il cerchio di un’opera sicuramente ben riuscita.
Tornano Fabrizio
Biggio e Francesco Mandelli a dare vita ai personaggi
che li hanno resi famosi tramite MTv con I 2 Soliti
Idioti. Privi di qualunque intento educativo, fin
dalle prime immagini del film rivendicano la loro cinica
indipendenza creativa attraverso un cartello in stile “Jackass” con
il quale invitano il pubblico a non emularli assolutamente in alcun
modo. I contenuti politicamente scorretti, la satira inflazionata
fino ai limiti del grottesco sono l’ingrediente fondamentale che ha
fatto di questo duo comico un fenomeno mediatico nazionale,
culminato addirittura con una partecipazione sanremese sulla scia
del successo del primo film.
Rispetto alla prima pellicola del
2011, in questo secondo film c’è una struttura più solida, sulla
quale si incastrano i vari personaggi partoriti dalle menti dei due
autori-attori.
I 2 Soliti
Idioti è una sorta di sequel ideale del precedente
capitolo: i protagonisti incontrastati sono Ruggero De Ceglie e il
figlio Gianluca, che ritroviamo costretti a fuggire da un
improbabile duo di mafiosi russi. Ma l’aria di crisi c’è, e si è
abbattuta anche sull’impero del wurstel creato da Ruggero: braccato
dalla finanza, depredato del proprio patrimonio, l’uomo è disposto
a tutto pur di salvarlo, perfino ricorrere all’aiuto del padre di
Fabiana (l’eterna fidanzata del figliol prodigo Gianluca), un
integerrimo professore austero e rigoroso, figlio supremo di questi
tempi. Riuscirà Ruggero a salvare il suo patrimonio? Ma allo stesso
tempo riuscirà Gianluca, neo sposo, a liberarsi dall’opprimente
stretta paterna?
A fare da cornice alle
grottesche avventure di Ruggero&son ci sono una serie di
personaggi minori come i coatti milanesi Alexio e Patrick; i
bambini terribili con il loro tormentone “mamma esco!”; i preti
marketing Padre Giorgio e Padre Boy; i poliziotti scorreggioni; i
pirati della strada e l’improbabile duo di sadici sicari russi
costituito da Serghey e Ivanov; tutti personaggi creati
appositamente per il film oppure già presenti nell’omonima serie tv
che li ha lanciati. E proprio questa è una delle forze
dell’operazione-marketing creata intorno al fenomeno “soliti
idioti”: la capacità di saper creare delle “macchiette”, dei
caratteri che vivono dei difetti malati della società che ci
circonda, elementi che vengono umanamente riconosciuti ed ammessi
da tutti e che, in breve tempo, diventano fenomeno di costume.
Il film si regge comunque su una
trama coerente e sull’immaginario creato da Biggio e Mandelli, un
mondo popolato di tormentoni efficaci e crudi che rispecchiano la
nostra società contemporanea, i rapporti che intercorrono tra le
persone e riflettono quella grande commedia umana che è la vita
stessa.
I 2 Soliti
Idioti uscirà nelle sale il 20 Dicembre in oltre 500
copie, sperando di replicare il successo della prima pellicola
(oltre 11 milioni di euro incassati) e di sostituire, nel cuore
d’ogni italiano medio, il vuoto lasciato dal tradizionale
cinepanettone natalizio della premiata ditta Vanzina – De Sica.
Il 18 Dicembre 2012 alla Casa del
Cinema di Villa Borghese si è tenuta la presentazione ufficiale del
film I 2 soliti idioti, diretto da Enrico
Lando e interpretato dai due creatori del celebre duo,
Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli. La pellicola,
prodotta dalla Taodue di Pietro Valsecchi, uscirà nelle sale
italiane a partire dal 20 Dicembre distribuita in 500 copie con la
collaborazione di Medusa Film e si presenta come una valida
alternativa- per gli appassionati- al vuoto lasciato dai vari
cinepanettoni dal sapore natalizio.