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Tim Burton: il disegnatore di macabri sogni

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Tim Burton - foto di Fabio Angeloni - © Disney Italia

Disegnatore ed autore complesso, creatore di mondi profondamente personali ed autobiografici, il cinema di Tim Burton è popolato da inquietanti ombre che si riflettono sul volto, quasi sempre pallido ed infossato, dei suoi protagonisti, teneri mostri incompresi caratterizzati da sentimenti spesso molto più umani rispetto a quella controparte di persone “normali” che tanto li rifiutano e fuggono.

Tim Burton, filmografia

L’intera filmografia di Tim Burton è attraversata da una linea allo stesso tempo macabra e gentile, spaventosa ma divertente, come a voler esorcizzare demoni e paure nascoste quali la morte, il diverso, una dimensione in cui i “freaks” burtoniani si rifugiano per allontanarsi da un mondo che li ha attirati a sé spinto dalla curiosità, per poi rinnegarli brutalmente data la loro natura avulsa e anticonformista; calati in scenografie contorte e surreali, che riflettono pienamente il loro stato d’animo in perenne conflitto tra luce ed ombra, questi “figli del diverso e dell’incompreso“, una volta cacciati da quel mondo ordinario che avevano tentato di approcciare, scelgono di tornare nella loro dimensione oscura spesso con una mal celata serenità: nonostante la profonda sofferenza e solitudine cui saranno destinati, il conforto di poter vivere in una dimensione “altra” e tutta loro è innegabile, un sollievo che gli permette di gettare uno sguardo personale e distorto su quel mondo esterno non dimostratosi all’altezza della loro struggente sensibilità, un luogo che, forse, è più consigliabile sognare piuttosto che  vivere.

Tim Burton, biografia

Nato nel 1958 a Burbank, Timothy William Burton vive un’infanzia popolata dalla visione di tutti i classici Horror prodotti dalla Universal Pictures e dalla Hammer Film Productions , lasciando che la potenza evocativa di quelle immagini conquisti la sua fervida mente: sin da piccolo dimostra infatti una crescente attrazione nei confronti dei più famosi mostri cinematografici di sempre, dal Frankestein di Boris Karloff al Dracula di Bela Lugosi, passando poi per un’infinità di pellicole di serie b che contribuiranno ad accrescere il suo immaginario personale. Appena diciottenne, frequenta la California Institute of Arts, per poi essere assunto dalla Disney come animatore, un’esperienza che però si rivelerà molto frustrante per lui, costretto a piegarsi alle esigenze artistiche di un mondo, quello della casa di Topolino, stilisticamente ben lontano dal suo.

Nel 1982 gira “Vincent”, il suo primo cortometraggio realizzato con la tecnica dello stop motion, ispirato al leggendario attore Vincent Price; atmosfere lunari e cupissime, eventi macabri e conditi da un’ironia spesso crudele e compiaciuta, danno vita a questo prodotto dalla breve durata ma efficacissimo nel tratteggiare alcune delle ossessioni più ricorrenti di Burton. Due anni dopo è la volta di Frankeweenie, tenera rivisitazione del mito di Frankestein in cui un bambino tenta di riportare in vita il suo cane recentemente investito da una macchina. Il conflitto società-mostro emerge ancora una volta, immergendo lo spettatore in una fiaba nera che ribalta ogni convenzione che ci si possa aspettare di trovare in una storia sull’amicizia tra un cane ed il suo padrone, tingendo di nero e di esperimenti folli un cortometraggio dall’atmosfera straniante e divertente allo stesso tempo.

Tim Burton, la filmografia

Tim Burton FilmografiaNel 1985, finalmente, Tim Burton realizza il suo primo lungometraggio, “Pee-wee’s Big adventure”, basato sul personaggio televisivo di Pee-wee Herman, un giovane uomo dal temperamento estremamente fanciullesco e gioviale, deciso ad intraprendere un viaggio ricco di strambe avventure al fine di ritrovare la sua bicicletta rubata, verso la quale nutre un amore quasi maniacale; coloratissimo e surreale, il film è un grandissimo successo sia di critica che di pubblico, oltre a rappresentare la prima collaborazione tra Burton ed il musicista Danny Elfman, che diverrà un suo collaboratore quasi fisso.

L’anno di Beetlejuice – Spiritello porcello

Nel 1988 realizza il divertentissimo “Beetlejuice – Spiritello porcello”, commedia nera in cui una coppia di fantasmi, morta di recente, si rivolge ad un bio-esorcista (interpretato da uno straordinario Michael Keaton) al fine di scacciare una famiglia di “vivi” venuta ad abitare nella loro casa; scurrile, scorretto e pungente, il film colpisce per il suo continuo vizio di ribaltare i luoghi comuni più abusati, tanto che chi osserva si ritrova a parteggiare per una coppia di spettri innamorati.

Il film si aggiudicherà inoltre un Oscar per il miglior Trucco. Il 1989 è un anno fondamentale per Tim Burton, quando gli viene affidata la regia di Batman : tra una produzione estremamente preoccupata per lo stile troppo cupo del giovane regista e numerosi problemi economici, Burton riesce comunque a confezionare un film dalle atmosfere dense e nerissime, spogliando l’uomo pipistrello da ogni scontata convenzione supereroistica, rendendolo invece più simile ad un animale ferito e vendicativo, spesso fuori controllo; ad ostacolarlo, un Jack Nicholson che regala una performance strepitosa nel ruolo del Joker, storica nemesi di Batman.

Nasce nel 1990 la Tim Burton production che battezza il commovente Edward mani di forbice”, pellicola personalissima per il regista, sulla quale, grazie all’enorme successo di Batman, ha un controllo pressoché totale; in questa favola incantata ed incantevole, Tim Burton tratteggia un personaggio struggente e dolcissimo, una creatura che incarna tutte le caratteristiche “mostruose” dei mostri cinematografici di un tempo, donandogli però un animo purissimo ed innocente che dovrà, ancora una volta, fare i conti con una società pronta a fagocitarlo e a corromperlo; alla pellicola partecipa Vincent Price, leggendario interprete di molti classici dell’horror, nel ruolo di uno scienziato.

Tim Burton Edward mani di forbicePer Tim Burton è un sogno che si avvera: avrà infatti l’occasione di lavorare con uno dei suoi miti di sempre. Il film rappresenta, inoltre, la prima collaborazione con Johnny Depp (qui totalmente calato nella parte del protagonista), dando vita ad un sodalizio tra i due proficuo ed inossidabile.

Due anni dopo esce Batman il ritorno, che però non ottiene lo stesso successo del primo capitolo: il film è però un capolavoro, di gran lunga più cupo del predecessore, con Danny De Vito nei panni del Pinguino e Michelle Pfeiffer  in quelli di Catwoman, mentre Michael Keaton è di nuovo l’uomo pipistrello; trattando questi tre personaggi principali come fossero creature animalesche solitarie e deviate, Burton mette in relazione le ossessioni di ciascuno di essi, dando vita ad un trio di “freaks” che, psicologicamente, necessitano l’uno dell’altro per completare se stessi, il tutto nella cornice di un impianto visivo onirico e distorto. Recuperando una vecchia storia scritta ai tempi in cui lavorava alla Disney e avvalendosi della collaborazione dell’amico e regista Henry Selick, Tim Burton realizza The Nightmare before Christmas, gioiello in stop motion che segue le vicende della città di Halloween il cui personaggio più popolare, Jack Skellington, stanco della solita festa di paura da riproporre anno dopo anno, scopre che nella città del natale le celebrazioni hanno tutt’altra atmosfera e deciderà quindi di appropiarsene, con risultati disastrosi; il film è oggi divenuto un classico senza tempo, una gemma di ritmo e humor macabro, popolato da personaggi memorabili e impreziosito da una colonna sonora straordinaria, che ci cala in un mondo dove, ancora una volta, tutto viene visto attraverso gli occhi dei diversi, dei rinnegati, dei perdenti.

Nel 1994 Tim Burton omaggerà quello che oggi viene considerato come il “peggio regista di tutti i tempi”, ovvero Edward D. Wood Junior, autore, nella Hollywood degli anni ’50, di pellicole a bassissimo budget particolarmente brutte, ma dotate di una certa genuinità comica che permetterà al suo creatore di divenire un personaggio di culto; Burton, decidendo di girare in bianco e nero, crea un film che ripercorre le disavventure cinematografiche di Ed Wood (interpretato da Johnny Depp) e della sua sgangheratissima troupe, in una pellicola che è un atto d’amore verso tutto quel cinema di “bassa lega” che tanto Burton aveva amato da bambino. Seguono Mars Attack (1996) e Il mistero di Sleepy Hollow” (1999): il primo è un chiaro omaggio alla fantascienza anni ’50 tanto cara al regista, un film di cui Ed Wood stesso sarebbe stato fiero, dichiaratamente comico, demenziale ed irriverente, che si prende gioco di tutti i tòpoi del genere, con il chiaro intento di divertire (da ricordare che le fattezze degli alieni del film sono ispirate ad una serie di figurine pubblicate nel 1962).

Il secondo, tratto dal classico della letteratura statunitense di Washington Irving incentrato sulla figura del cavaliere senza testa, è un horror splendidamente realizzato e debitore delle atmosfere dei classici della Universal anni ’30, di cui riprende anche i toni talvolta ironici, mescolandoli abilmente a quelli spaventosi; la fotografia estremamente desaturata dona alla pellicola un’aria sfuggente, come fossimo sospesi in un incubo fatto di sangue e teste mozzate, in cui Burton dà libero sfogo a tutto quell’immaginario gotico accumulato durante gli anni. Segue il remake de Il pianeta delle scimmie , un film su commissione che si rivelerà essere anche uno dei meno riusciti di Tim Burton, che darà vita ad una pellicola poco ispirata anche se estremamente curata tecnicamente, verso la quale però dimostrerà sin da subito scarso interesse, anche a causa di una produzione invadente e non così disposta a garantirgli libertà di scelte artistiche.

Con Big Fish” (2003), torna in territori a lui più congeniali, adattando il romanzo di Daniel Wallace incentrato sulla storia di un figlio che tenta di fare chiarezza sulla vita del padre, instancabile narratore di storie fin troppo fantasiose e assurde riguardanti varie vicende della sua esistenza; Burton firma il suo film più “solare”, non rinunciando al suo solito tratto fiabesco e surreale quando si tratta di tradurre in immagini le fantasie dei personaggi. Complice forse anche la scomparsa del padre del regista, avvenuta poco prima l’inizio della lavorazione, Big Fish è sentito, toccante e malinconico nell’esplorare il rapporto conflittuale del protagonista con suo padre, un rapporto sicuramente non così diverso da quello che c’era tra Burton e suo padre, verso il quale si è sempre sentito, per sua stessa ammissione, umanamente “distante”. Due anni dopo adatta il celebre racconto “La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, traendone un film profondamente diverso da quello realizzato negli anni settanta con Gene Wilder nel ruolo del cioccolatiere Willy Wonka; Tim Burton segue fedelmente il libro, piegandolo però totalmente al suo stile sia dal punto di vista visivo (ottenendo risultati portentosi) che da quello narrativo, aggiungendo variazioni in linea con le sue ossessioni: quello che era un classico racconto di formazione, nelle sue mani diviene anche un viaggio all’interno del mondo di un cioccolatiere stralunato e malinconico, che ha fatto della sua fabbrica la sua prigione per fuggire il mondo esterno. Nel ruolo di Willy Wonka, un Johnny Depp superlativo e in grado di cogliere ogni sfumatura del personaggio. Sempre del 2005 è La sposa Cadavere , altro film in stop motion che ci presenta uno spassosissimo confronto tra il mondo dei vivi (deprimente e grigio) e quello dei morti (festoso e coloratissimo) quando il giovane Victor si ritrova sposato, per un grossolano errore, con il cadavere di una dolce fanciulla. Si cimenta poi con il musical Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street” (2007), adattando il leggendario spettacolo teatrale di Broadway firmato da Stephen Sondheim, un musical atipico che parla di vendetta, cannibalismo ed omicidi, con personaggi sempre in bilico tra il comico ed il terrificante.

Ne esce uno dei film più disillusi e violenti del regista, che sembra rinunciare in parte alla sua solita dimensione da “sogno” per gettarsi nella cruda realtà di una storia torbida e disperata, sfruttando i geniali testi delle canzoni per condire il tutto con il solito umorismo, stavolta più nero del solito.

Tim burton torna in Disney per Alice nel paese delle meraviglie

tim burton Alice nel paese delle meraviglieTornerà poi a lavorare su commissione per la Disney con una nuova versione di Alice nel paese delle meraviglie , traendo spunto anche dal successivo romanzo di Lewis Carroll “Attraverso lo specchio” e fondendone insieme gli elementi: il risultato è un clamoroso successo di botteghino, a discapito però dell’integrità artistica in quanto, pur essendo un prodotto di intrattenimento visivamente d’impatto, cede spesso il passo ad esigenze commerciali strettamente legate alla casa di produzione; gli elementi burtoniani non mancano, ma sono stavolta riconoscibili solo da chi abbia seguito questo regista da sempre, rendendo il film un strano mix di ottimi spunti ma anche di scontatezza, non aiutato da un 3D pessimo che ne svalorizza il pregevolissimo impianto visivo. Il 2012 sarà invece l’anno di Dark Shadows, una horror/comedy tratta da una famosa soap opera degli anni ’60 caratterizzata da vampiri, licantropi e fantasmi e di una nuova versione in stop motion di “Frankweenie”, entrambi ancora in lavorazione e attesissimi.

 
 

Tim Burton: il bar ispirato ai suoi film apre a New York

BEETLEJUICE US 1988 centre MICHAEL KEATON Date 1988, , Photo by: Mary Evans/Geffen Film Co/Ronald Grant/Everett Collection(10301743)

Aprirà a fine mese nell’East Village a Manhattan il locale ispirato ai film più iconici e dark del regista visionario Tim Burton: Beetlejuice, Edward Mani di Forbici, La Fabbrica di Cioccolato, Nightmare before Christmas e tanti altri.

Il bar si chiama Beetle House, un omaggio a Beetlejuice, lo spiritello porcello del 1988.

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Come si legge su sito del locale, il menù delle pietanze e dei drink si basa su citazioni e giochi di parole dei titoli burtoniani.

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Sarà possibile gustare un piatto di uova alla Skellington (Nightmare before Christmas), Veniamo in pace (Mars Attack), un Big Fish, una barretta di cioccolato Wonka (La Fabbrica di Cioccolato) o sorseggiare un Beetlejuice, una tazza di té di Alice (Alice in Wonderland), un Chocolate factory martini, un Fleet Street martini (Sweeney Todd) o un Cavaliere senza testa (La leggenda di Sleepy Hollow).

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I proprietari del Beetle House non sono nuovi ad aprire locali a tema. L’anno scorso hanno inaugurato lo Stay Classy, un bar che rende omaggio all’attore comico Will Ferrell.

Fonte

 
 

Tim Burton: 10 cose che forse non sai sul regista

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Padre di alcune delle fiabe più gotiche viste al cinema negli ultimi decenni, il regista Tim Burton si è col tempo costruito una fama ineguagliabile grazie ai suoi film immediatamente riconoscibili per stile e tematiche. Oggi considerato un regista pop, Burton da sempre segue una propria personale visione del mondo e delle figure che lo abitando, concentrandosi però su quei personaggi spesso da altri dimenticati.

A farla da padrone nelle sue storie cupe e stravaganti, è infatti la figura dell’emarginato, il quale diventa un antieroe destinato a rivoluzionare sé stesso e il mondo che lo circonda. Burton ha saputo declinare tale archetipo nei modi più originali e personali, e passando dal horror alla commedia, dal film d’animazione in stop-motion al cinecomic, ha dato vita ad opere oggi parte dell’immaginario collettivo.

Ecco 10 cose che non sai di Tim Burton.

La filmografia di Tim Burton

1. Ha diretto celebri lungometraggi. Burton debutta alla regia di un lungometraggio con Pee-wee’s Big Adventure (1985), per poi ottenere grande popolarità con Beetlejuice – Spiritello porcello (1988), con Michael Keaton. Successivamente, guadagna ulteriore successo con Batman (1989), con Jack Nicholson, Edward mani di forbice (1990), con Johnny Depp, Batman – Il ritorno (1992), Ed Wood (1994), Mars Attacks! (1996), Il mistero di Sleepy Hollow (1999), Il pianeta delle scimmie (2001) e Big Fish – Le storie di una vita incredibile (2003), con Ewan McGregor, considerato uno dei suoi film più belli. Dirige poi La fabbrica di cioccolato (2005), Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007), Alice in Wonderland (2010), con Mia Wasikowska, Dark Shadows (2012), Big Eyes (2014), con Amy Adams, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (2016) e Dumbo (2019), con Eva Green. Nel 2022 produce e dirige alcuni episodi della serie Mercoledì, mentre nel 2024 torna al cinema con Beetlejuice Beetlejuice.

2. Ha diretto due film d’animazione. Da sempre grande appassionato di animazione, Burton, che all’inizio della sua carriera lavorò anche nel reparto animazione della Disney, ha nel corso degli anni realizzato due lungometraggi con la tecnica della stop-motion. Si tratta di La sposa cadavere (2005) e Frankenweenie (2012). Entrambe le pellicole furono nominate al premio Oscar per il miglior film d’animazione, senza però riportare la vittoria. Burton è anche il produttore del film Nightmare Before Christmas (1993), il quale è basato su personaggi di sua ideazione.

3. È stato l’animatore di noti film. È noto che Burton iniziò la propria carriera come animatore presso la Disney, grazie ad una borsa di studio vinta. Qui il futuro regista si trovò a dover realizzare i disegni per progetti come Red e Toby – Nemiciamici. Tale attività, tuttavia, fu da lui giudicata particolarmente insoddisfacente, andando in contrasto con le sue idee creative. Negli anni, però, Burton partecipò all’animazione di diversi film di particolare successo come Il Signore degli Anelli (1978), Tron (1982), Taron e la pentola magica (1985) e la serie Qua la zampa, Doggie (1987).

Batman di Tim Burton
Una scena dal Batman di Tim Burton.

I disegni di Tim Burton

4. I suoi disegni sono estremamente riconoscibili. Pur smettendo di lavorare in modo ufficiale come semplice animatore, Burton ha sempre continuato a realizzare degli schizzi per i personaggi dei suoi film, immaginandone aspetto e abbigliamento. Molti di questi disegni, particolarmente riconoscibili per il loro look dark, sono in più occasioni confluiti in opere che raccolgono l’attività di disegnatore di Burton. Molte delle illustrazioni da lui realizzate vengono infatti utilizzate come base di partenza per i suoi progetti.

Tim Burton alla regia di Batman

5. Non apprezzò totalmente il film. Quando nel 1989 Burton diresse Batman, dedicato al celebre supereroe, divenne uno dei registi più famosi del momento. Benché il film venne particolarmente apprezzato da critica e pubblico, Burton si dichiarò non particolarmente entusiasta del prodotto in sé, apprezzandone però alcune parti. Secondo la sua opinione, infatti, il progetto era finito con il diventare più un fenomeno culturale che non un film ben riuscito. Con il passare del tempo, tuttavia, il suo giudizio nei confronti di questo divenne più favorevole.

6. Voleva una versione più dark del supereroe. Nell’accettare di dirigere Batman, Burton rese ben chiaro che avrebbe realizzato una versione della storia del supereroe in linea con la sua sensibilità artistica e con l’atmosfera a lui cara. Per lui era infatti importante far capire che non si trattava di un film ispirato alla colorata serie degli anni Sessanta. Per rendere chiaro ciò, si avvalse dei titoli di testa, da lui da sempre considerati importanti per settare il mood del progetto. Attraverso questi, poté così informare gli spettatori che stavano per assistere ad una storia molto più cupa di quello che avrebbero potuto aspettarsi.

Tim Burton torna al cinema con Beetlejuice Beetlejuice

7. Lo considera il suo “ritorno alle origini”. Dopo una serie di film non propriamente apprezzati dalla critica e dal pubblico, che sembravano aver allontanato il regista dal suo modo classico di concepire i film, Beetlejuice Beetlejuice offre ciò che era mancato a questi ultimi progetti, ovvero non solo l’immaginario burtoniano ma anche un preciso modo di raccontare per immagini. Burton ha raccontato: “Ho provato a spogliarmi di tutto e a tornare alle basi del lavoro con brave persone, attori e burattini. È stato un po’ come tornare al motivo per cui mi piaceva fare film”.

Monica Bellucci e Tim Burton
Monica Bellucci e Tim Burton sul red carpet della Festa del cinema di Roma – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Tim Burton ed Helena Bonham Carter

8. Ha avuto una relazione con una nota attrice. Nel 2001, grazie al set di Il pianeta delle scimmie, il regista ha modo di conoscere e stringere un legame con l’attrice Helena Bonham Carter. I due, diventati una coppia, lavoreranno insieme in numerosi altri film, come Big Fish, La fabbrica di cioccolato, Sweeney Todd, Alice in Wonderland e Dark Shadows. I due hanno anche avuto dei figli, nati rispettivamente nel 2003 e nel 2007. Negli anni non è mai stato effettivamente chiarito se i due fossero o meno sposati, e ciò non è stato rivelato neanche quando, nel 2014, hanno annunciato di essersi separati rimanendo in buoni rapporti.

Tim Burton e Monica Bellucci

9. Ha una relazione con l’attrice italiana. Dopo Helena Bonham Carter, inizialmente si pensava che Burton avesse una relazione con l’attrice Eva Green, con la quale ha girato tre film, ma la cosa non ha mai trovato riscontro. Di certo c’è che dal 2023 Burton ha una relazione con l’attrice italiana Monica Bellucci. I due si sono già mostrati insieme a diversi eventi, come Festa del Cinema di Roma, all’evento dedicato al regista al Museo del Cinema di Torino e sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia.

L’età e altezza di Tim Burton

10. Tim Burton è nato a Burbank, in California, Stati Uniti, il 25 agosto del 1958. Il regista è alto complessivamente 180 centimetri.

Fonte: IMDb

 
 

Tim Burton: “Il pubblico si stancherà della Marvel”

Non c’è dubbio che Tim Burton, la con sua versione di Batman targata 1989, abbia spianato la strada a tutti i moderni film con protagonisti i supereroi. Eppure, il regista di Alice in Wonderland sembra non aver chiuso definitivamente con quel “tipo” di universo.

In una recente intervista con Yahoo!, infatti, Burton ha rivelato di voler dirigere ancora un altro film incentrato sulla figura di un supereroe, lasciandosi andare – vista la natura della conversazione – anche ad un commento non proprio entusiasta sulla Marvel e sull’invasione dei cinefumetti:

“La Marvel? Cosa dire… Hanno il loro universo, hanno la loro “formula”, grazie alla quale tutto sembra che funzioni alla perfezione. Ma per quanto tempo le cose possono andare avanti così? Per quanto tempo ancora il pubblico avrà voglia di vedere i supereroi sul grande schermo? Forse ci vorrebbero supereroi più felici… Per quanto mi riguarda, mi piacerebbe dirigere un altro film incentrato su un supereroe, ma onestamente non lo so. Ne abbiamo davvero bisogno? Le persone si stancheranno prima o poi”.

Fonte: CBM

 
 

Tim Burton, si completa il cast del prossimo film

L’attrice Allison Janney va ad arricchire il già notevole cast del prossimo film di Tim Burton, La Casa per bambini speciali di Miss Peregrine, tratto dal romanzo Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children di Ransom Riggs.

Tim BurtonLa storia segue le vicende del sedicenne Jacob (Asa Butterfield), cresciuto dal nonno con i racconti incentrati sulla “Casa dei bambini speciali di Miss Peregrine” e sui suoi eccentrici ospiti. Quando il nonno muore lasciando un misterioso messaggio al nipote, Jacob intraprende il viaggio verso una strana isola al largo delle coste del Galles, dove scoprirà che la casa esiste ancora, abitata da creature speciali che non l’hanno mai abbandonata; creature che però si trovano a essere minacciate da forze oscure.

Asa Butterfield è il protagonista, Eva Green interpreta  Miss Peregrine, mentre Samuel L. Jackson è Barron. Ella Purnell incarna Emma, una ragazza della Casa che ha il potere di controllare il fuoco. Allison Janney, che avrà un ruolo anche nel doppiaggio originale de I Minions, sarà la psichiatra del giovane protagonista.

Fonte: Empire OnLine

 
 

Tim Burton, bambino speciale, racconta Miss Peregrine

Tim Burton
Tim Burton - foto di Fabio Angeloni - Disney Italia

“Quando ho letto il titolo ho sentito una connessione, soprattutto con il protagonista, ho sentito il suo quieto sentirsi strano e fuori posto, è una cosa con la quale mi sono identificato immediatamente.” Tim Burton, genio bizzarro e visionario, si considera lui stesso un “bambino speciale”, una persona peculiare che ha trovato immediatamente la connessione con il romanzo di Ramson Riggs, Miss Peregrine La casa dei bambini speciali, su cui è basato il suo ultimo film, distribuito dalla 20th Century Fox in oltre 300 copia, dal 15 dicembre nelle nostre sale.

Tim Buorton
Foto di Fabio Angeloni

Da dove nasce la connessione con il romanzo di Ransom Riggs?

Innanzitutto il titolo, bambini speciali, bambini peculiari (in originale Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children, ndr). Mi ricordava la mia infanzia, già il titolo mi comunicava qualcosa. Poi anche il modo in cui lui ha organizzato, messo insieme gli ingredienti della storia, partendo dalle vecchie foto. Io faccio collezione di vecchie foto e una vecchia foto racconta una storia, ma non te la racconta tutta, la vecchia foto conserva quella parte di mistero e poesia, dei fantasmi, qualcosa di potente, efficace e quindi mi è piaciuto il modo in cui ha messo insieme la storia. Non avevo mai sentito parlare del libro, ma il titolo mi ha catturato, io stesso avevo già realizzato qualcosa di simile, anche se non proprio la stessa cosa.

Pensando alla diversità come è mostrata nel film, qualcosa da difendere con orgoglio da chi non la capisce e quindi la teme, si pensa a lei come a un bambino speciale. Ha a vuto anche lei una protezione, un’ispirazione a essere speciale?

Sono cresciuto in una cultura che ama dividere le persone per categorie. Io ho avuto una nonna che sosteneva e appoggiava le mie peculiarità. Ho avuto un solo insegnante d’arte che mi incoraggiava a essere me stesso. Sono stato fortunato, ti bastano un paio di persone che riescono a vedere le tue specialità, che ti incoraggiano e che ti consentono di farle fiorire.

Tim Burton e Danny Elfman: una coppia scoppiata… per ora

In Miss Peregrine, come Sweeney Todd e Ed Wood, non si replica la collaborazione di Tim Burton con Danny Elfman alle musiche, come mai?

Fondamentalmente quando ho fatto Ed Wood era impegnato su altro oppure avevamo litigato. Noi siamo come una coppia c he si lascia, poi si riprende. Per Sweeney Todd chiaramente la muscihe erano dall’opera di Stephen Sondheim. Anche in questo caso lui era impegnato, ma è uno dei miei più vecchi collaboratori, torneremo sicuramente a lavorare insieme. Diciamo che aveva bisogno di prendersi una vacanza da me. Sapete, i musicisti sono molto drammatici (ride).

Cosa preferisce tra stop motion e CGI e quando decide di usare l’una o l’altra?

Adoro la stop motion, ha la caratteristica dell’essere concreta, gli stessi burattini sono delle opere d’arte. Ma gli stessi computer sono speciali, si riescono a fare delle cose sorprendenti. Per esempio in questo film, la lotta tra le due bambole è realizzata in stop motion, ma dipende dal tempo che hai e richiede un sacco di tempo. La scelta spesso è dettata da esigenze di tempo. Per quanto riguarda il cinema che faccio io, uso la CGI come uno strumento per ottenere un risultato. Cerco di mantenere la storia più radicata a terra possibile.

Il finale del libro è aperto mentre il film ha una struttura autoconclusiva. Non vuole cimentarsi in una saga o è una scelta personale?

A volte ci sono queste storie che si chiudono con una promessa di una nuova avventura, con Miss Peregrine che guarda i bambini che si allontanano. Forse per me è stato il modo migliore, perché il libro è basato sulle foto che ti dicono qualcosa ma non tutto e così doveva essere il film, un completamento del racconto. Le immagini in movimento mi sono servite per catturare questo spirito, questo qualcosa che non è invecchiato nelle foto, un’idea, qualcosa che non si definisce bene. È stata una scelta emotiva non intellettuale.

Tim Burton sceglie di nuovo Eva Green

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Foto di Fabio Angeloni

La Miss Peregrine del romanzo è molto più anziana di Eva Green, come mai ha scelto lei per la parte?

Per me è stata la prima scelta, è come un’attrice del cinema muto. Ho utilizzato il libro come ispirazione e io personalmente vorrei una direttrice come lei, è stata una scelta immediata, perché ha tutte le caratteristiche che per me Miss P. Dovrebbe avere: forte, divertente, drammatica e infine è credibile come persone che si trasforma in un uccello, il che almeno per me vale. Secondo me Eva Green e come una star di film muti perché trasmette tutto senza parlare. Nei primi anni di scuola avevo una insegnante bellissima e divertente, e tutti i ragazzini la ascoltavano, cosa che non facevano mica con gli altri insegnanti.

Nel cinema contemporaneo chi vede come suo erede visionario?

Pensare che ci sia qualcuno come me mi manda fuori di testa. Non so nemmeno come sono io, non riesco ad immaginare qualcuno come me. Comunque sicuramente ci sono persone visionarie la fuori, perché le cose sono talmente tanto cambiate che tutto è possibile. Il mondo di fare cinema è cambiato, il modo di fare qualsiasi cosa è cambiato, per cui tutto è possibile.

Sono questi i nuovi supereroi di Tim Burton?

Ha lavorato molti anni fa con i supereroi, con Batman e con Superman (anche se il film poi non è stato realizzato). Questi bambini con i poteri sono un po’ degli eroi?

Quando è uscito Batman si trattava di un territorio nuovo e inesplorato. Adesso c’è un film di supereroi a settimana. Quello che mi piace di questi bambini e che hanno le loro peculiarità e i poteri,  ma fondamentalmente sono bambini. Magari si sentono strani, e lo sono, ma in pratica si comportano come qualsiasi altro bambino con le loro emozioni e le loro paure.

In un mondo dove il digitale sta inghiottendo tutto, che fine fanno le fiabe di carte di cui parla anche questo film?

Non lo so, questo è il tipo di film che mi continuano a interessare. È questo il motivo per cui mi sono sentito attirato dalla storia. Questo tipo di storia e quello che mi piace raccontare. Per me è ancora importante la poesia e continuerò a fare film come questi.

Tim Burton, lei ha detto di essere stato un bambino molto particolare. Per lei è più difficile adesso tirare fuori lo speciale dai bambini?

Sono d’accordo. Oggi è più difficile essere speciali. Chiunque può dire che altri sono strani, c’è un bullismo senza nome e senza faccia. Lo trovo molto disturbante. Anche per me è così, oggi vai a un concerto ma mentre ti godi la musica tutti stanno a riprendere quella stessa mucsica con un telefono. Tutti viviamo le cose mutuate attraverso un dispositivo. I ragazzini giudicano il loro valore attraverso il numero di like che ricevono in rete. Io lo trovo triste e allarmante.Miss Peregrine tim burton

 
 

Tim Burton, Amy Adams e Christoph Waltz sul set di Big Eyes

Tim Burton è al lavoro. Sono infatti in corso le riprese di Big Eyes, nuovo lavoro del regista di Burbank, distribuito dalla Lucky Red. Da tempo sappiamo anche che sarà Amy Adams ad interpretare il personaggio di Keane e che nel cast sarà presente anche Christoph Waltz. Ecco le prime immagini dei tre al lavoro sul set:

Ricordiamo ancora una volta che ad interpretare Keane sarà l’attrice Amy Adams (che presto sarà al cinema nei panni diLoise Laine in L’Uomo d’Acciaio di Zack Snyder). Keane è nota per essere una pittrice le cui creazioni si distinguono per la rappresentazione di bambini dagli occhi grandi che sono diventati il primo esempio di successo di massa nel mercato dell’Arte del 1950. Il film racconterà la vista dell’artista dal momento della comparsa del movimento femminista che la porta ad affrontare una dura causa con contro il marito, che avrà il volto di Christoph Waltz e che ha sostenuto e finanziato la sua carriera di pittrice.  Il ruolo di Danny Huston, invece sarà quello di un giornalista di pettegolezzi, ed è attualmente la stelle della serie televisiva “Magic City”. Inoltre, la pellicola è stata recentemente acquistata durante il Festival di Cannes 2013 da Lucky Red che lo distribuirà per in Italia.

Big Eyes si baserà su una sceneggiatura scritta da Alexander e Larry Karaszewski, coppia di scrittori che ha già lavorato con Tim Burton in Ed Wood.

 
 

Tim Burton sulle differenze tra il suo Batman e i film di supereroi

Monica Bellucci e Tim Burton
Monica Bellucci e Tim Burton sul red carpet della Festa del cinema di Roma - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Quando Batman uscì nel 1989, cambiò le regole del gioco per i supereroi al cinema. Tuttavia per avendo cambiato il paradigma, fu anche un film unico e che avrebbe potuto essere realizzato solo da un regista come Tim Burton.

Parlando con Variety dell’imminente uscita di Beetlejuice Beetlejuice, Burton ha riflettuto sulla realizzazione di Batman e su come la percezione del genere dei film sui fumetti all’epoca lo abbia liberato dalla pressione o dall’interferenza degli studi.

“Sono stato fortunato perché a quel tempo la parola ‘franchise’ non esisteva”, ha detto il regista. “Quindi ‘Batman’ sembrava leggermente sperimentale all’epoca. Si discostava da quella che poteva essere la percezione [di un film di supereroi]. Quindi non abbiamo sentito quel tipo di feedback da parte degli studi e, essendo prodotto in Inghilterra, era ancora più lontano da quell’idea”.

“Dobbiamo davvero concentrarci sul film e non pensare a quelle cose a cui ora pensano anche prima di farlo”, ha continuato Burton. “Non ho mai avuto la sensazione di usare male i fondi aziendali con gli studi, se capisci cosa intendo. Ma mi è sembrato anche un po’ puro perché non ero un vero regista, quindi ho fatto solo cose che sentivo mi appartenessero. Sembrava che fosse per questo che mi volevano”. Dopo l’enorme successo di Batman, a Burton è stata concessa ancora più libertà con Batman Returns del 1992… finché non è più accaduto.

“Non ero molto interessato a fare un sequel, ma mi piacevano Penguin e Catwoman, quindi mi sono sentito rienergizzato da tutta la faccenda”, ha spiegato. “Ed è stato allora che abbiamo iniziato a sentire la parola franchise e dove lo studio ha iniziato a dire, ‘Cos’è quella roba nera che esce dalla bocca del Pinguino?’ È stata la prima volta che il vento freddo di quel genere di cose mi ha travolto”.

L’interferenza dello studio ha avuto un ruolo nel motivo per cui il suo Superman Lives con Nicolas Cage non si è mai concretizzato. Ammettendo che è “abbastanza traumatico” lavorare a un film che non si realizza, Tim Burton ha aggiunto: “Cerco solo di concentrarmi sulle cose che mi stanno a cuore e di liberarmi di tutto il rumore che le circonda”. Dopo il suo ritorno per realizzare un sequel di Beetlejuice, è stato chiesto a Burton se avrebbe affrontato un altro progetto sui supereroi. “Al momento, direi di no”, ha confermato. “Come ho detto, affronto le cose da diversi punti di vista, quindi non direi mai di no a niente. Ma, al momento, non è qualcosa che mi interesserebbe”.

Tutto quello che sappiamo su Beetlejuice Beetlejuice

Il visionario filmmaker Tim Burton e l’attore candidato all’Oscar Michael Keaton tornano a fare squadra per Beetlejuice Beetlejuice. Keaton torna nel suo ruolo iconico accanto alla candidata all’Oscar Winona Ryder (Stranger Things, Piccole donne) nel ruolo di Lydia Deetz, e alla vincitrice di due Emmy Catherine O’Hara (Schitt’s Creek, La sposa cadavere) nel ruolo di Delia Deetz. Si aggiungono al cast le new entry Justin Theroux (Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi, The Leftovers), Monica Bellucci (Spectre, i film di Matrix), Arthur Conti (House of the Dragon) al suo debutto in un lungometraggio, la candidata agli Emmy Jenna Ortega (Mercoledì, Scream VI) nel ruolo della figlia di Lydia, Astrid, e il candidato all’Oscar Willem Dafoe (Povere Creature!, Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità).

 
 

Tim Burton su un sequel di Nightmare Before Christmas..

L’attore Paul Reubens, protagonista del primo film di Tim Burton Pee Wee’s Big Adventure recentemente intervistato ha risposto ad una domanda su un possibile sequel di questo titolo ha risposto …

.. che difficilmente succederà in tempi brevi, poiché Burton prima girerà Dark Shadows con Johnny Depp e poi il sequel di Nightmare Before Christmas.Ricordiamo che l’originale era stato diretto da Henry Selick, autore successivamente anche di Coraline sempre in stop-motion.

Fonte: coming soon

 

 
 

Tim Burton su Beetlejuice Beetlejuice: “È un film molto personale”

Monica Bellucci e Tim Burton
Monica Bellucci e Tim Burton sul red carpet della Festa del cinema di Roma - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Sono passati cinque anni dall’ultimo film di Tim Burton nelle sale cinematografiche, il suo film in live-action su Dumbo della Disney. Negli anni successivi, il regista si è allontanato dai lungometraggi, entrando invece nel mondo dello streaming con la sua serie di successo su Netflix Mercoledì, che immagina la figlia della Famiglia Addams impegnata a risolvere misteri inquietanti in un liceo soprannaturale. Ma ora Burton è ufficialmente pronto a tornare sul grande schermo con Beetlejuice Beetlejuice, l’atteso sequel del suo film del 1988 Beetlejuice – Spiritello porcello, che ha contribuito a lanciare la sua carriera.

Parlando di questo suo nuovo progetto con Empire, Burton ha rivelato: “In realtà avevo perso interesse per l’industria cinematografica”. “Sentivo di averne abbastanza degli studios”, ammette, “ne avevo abbastanza di tutto questo genere di cose”. Ma Mercoledì lo ha lasciato creativamente ringiovanito e quando gli autori di quella serie – Alfred Gough e Miles Millar – hanno scritto la sceneggiatura che sarebbe diventata Beetlejuice Beetlejuice, il risultato è stato una storia che si è collegata a Burton a livello personale.

Fin dal primo film mi sono identificato con Lydia”, dice. “Era un personaggio che capivo, da cui mi sentivo molto coinvolto”. Anche questo è diventato il suo modo di entrare nel sequel. “Il nuovo film è diventato molto personale per me, grazie al personaggio di Lydia”, spiega. “Cosa è successo a Lydia? Sai, cosa succede alle persone? Cosa succede a tutti noi? Qual è il tuo viaggio da un’adolescente strana e gotica a quello che ti succede 35 anni dopo? A volte, invecchiando, si perde un po’ se stessi”, spiega il regista.

È proprio così che mi sento e mi sono sentito. Si fa un percorso – per me che ho iniziato a fare film, ne ho fatti di belli e di brutti, si fa un viaggio. Quindi è questo che lo ha reso più importante e personale per me, tutti questi sentimenti. Ci sono relazioni che ti cambiano, ci sono figli che ti cambiano. Dopo tutti questi anni, questo è diventato il motivo per realizzarlo. Mi identificavo con Lydia allora e mi identifico con lei adesso”.

Beetlejuice 2 Tim Burton
Tim Burton sul set di Beetlejuice Beetlejuice. Credit: Instagram di Tim Burton

Tutto quello che sappiamo sul film di Tim Burton Beetlejuice Beetlejuice

Il visionario filmmaker Tim Burton e l’attore candidato all’Oscar Michael Keaton tornano a fare squadra per Beetlejuice Beetlejuice. Keaton torna nel suo ruolo iconico accanto alla candidata all’Oscar Winona Ryder (Stranger Things, Piccole donne) nel ruolo di Lydia Deetz, e alla vincitrice di due Emmy Catherine O’Hara (Schitt’s Creek, La sposa cadavere) nel ruolo di Delia Deetz. Si aggiungono al cast le new entry Justin Theroux (Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi, The Leftovers), Monica Bellucci (Spectre, i film di Matrix), Arthur Conti (House of the Dragon) al suo debutto in un lungometraggio, la candidata agli Emmy Jenna Ortega (Mercoledì, Scream VI) nel ruolo della figlia di Lydia, Astrid, e il candidato all’Oscar Willem Dafoe (Povere Creature!, Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità).

La sinossi del film recita: “Beetlejuice è tornato! Dopo un’inaspettata tragedia familiare, tre generazioni della famiglia Deetz tornano a casa a Winter River. Ancora perseguitata da Beetlejuice, la vita di Lydia viene sconvolta quando la figlia adolescente e ribelle, Astrid, scopre il misterioso modellino della città in soffitta e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto. Con i problemi che si stanno creando in entrambi i regni, è solo questione di tempo prima che qualcuno pronunci tre volte il nome di Beetlejuice e il demone dispettoso ritorni per scatenare il suo marchio di caos”.

Burton dirige il film da una sceneggiatura di Alfred Gough & Miles Millar (Mercoledì). La squadra creativa di Burton che ha lavorato dietro le quinte include il direttore della fotografia Haris Zambarloukos (Shark 2 – L’abisso, Assassinio sull’Orient Express) e diversi suoi collaboratori storici come lo scenografo Mark Scruton (Mercoledì), il montatore Jay Prychidny (Mercoledì), la costumista premio Oscar Colleen Atwood (Alice in Wonderland, Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street). 

Vi sono poi il supervisore creativo degli effetti delle creature e del trucco speciale vincitore del Premio Oscar Neal Scanlan (Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street, Charlie e la fabbrica di cioccolato), il compositore Danny Elfman (Big Fish, The Nightmare Before Christmas, Batman), e il Premio Oscar per le acconciature e il trucco Christine Blundell (Topsy-Turvy Sotto-sopra).

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Tim Burton spiega perché Alec Baldwin e Geena Davis non sono in Beetlejuice Beetlejuice

Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Non importa quante volte si pronuncino i loro nomi, non aspettatevi che Alec Baldwin e Geena Davis compaiano in Beetlejuice Beetlejuice (qui la recensione). Il regista Tim Burton ha recentemente spiegato perché gli attori non hanno ripreso il ruolo della coppia fantasma Adam e Barbara Maitland del film originale del 1988 per l’atteso sequel, che uscirà nelle sale il 5 settembre.

Credo che per me il problema sia stato quello di non voler semplicemente spuntare delle caselle”, ha dichiarato Burton a People. “Quindi, anche se erano una parte integrante del primo film, mi sono concentrato su qualcos’altro”. Nel primo film, una coppia appena deceduta chiede l’aiuto del ghoul titolare (interpretato da Michael Keaton) per spaventare la famiglia di yuppie che si è trasferita qui dopo la loro morte.

Ma quando Lydia Deetz (Winona Ryder), l’adolescente della famiglia ossessionata dalla morte, incontra lo spirito dispettoso, si scatena l’inferno nella casa del Connecticut. “Un sequel come questo aveva davvero a che fare con l’epoca”, ha spiegato Burton. “Questo è stato il mio aggancio, le tre generazioni di madre, figlia e nipote. E questo [sarebbe stato] il nucleo del film. Non avrei potuto realizzarlo personalmente nel 1989 o giù di lì”.

Dopo che il film originale vedeva la coppia confinata a infestare la loro vecchia casa, il sequel spiega come abbiano trovato una “scappatoia” che permette loro di andarsene. Davis, che attualmente è presente nel debutto alla regia di Zoë Kravitz, Blink Twice, ha precedentemente offerto una teoria sul motivo per cui i personaggi non fanno ritorno in Beetlejuice Beetlejuice.

Beetlejuice Beetlejuice recensione film
Foto di Courtesy of Warner Bros. Pictures/Courtesy of Warner Bros. Pictu – © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. A

Tutto quello che sappiamo sul film di Tim Burton Beetlejuice Beetlejuice

Il visionario filmmaker Tim Burton e l’attore candidato all’Oscar Michael Keaton tornano a fare squadra per Beetlejuice Beetlejuice. Keaton torna nel suo ruolo iconico accanto alla candidata all’Oscar Winona Ryder(Stranger Things, Piccole donne) nel ruolo di Lydia Deetz, e alla vincitrice di due Emmy Catherine O’Hara (Schitt’s Creek, La sposa cadavere) nel ruolo di Delia Deetz. Si aggiungono al cast le new entry Justin Theroux (Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi, The Leftovers), Monica Bellucci (Spectre, i film di Matrix), Arthur Conti (House of the Dragon) al suo debutto in un lungometraggio, la candidata agli Emmy Jenna Ortega (Mercoledì, Scream VI) nel ruolo della figlia di Lydia, Astrid, e il candidato all’Oscar Willem Dafoe (Povere Creature!, Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità).

La sinossi del film recita: “Beetlejuice è tornato! Dopo un’inaspettata tragedia familiare, tre generazioni della famiglia Deetz tornano a casa a Winter River. Ancora perseguitata da Beetlejuice, la vita di Lydia viene sconvolta quando la figlia adolescente e ribelle, Astrid, scopre il misterioso modellino della città in soffitta e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto. Con i problemi che si stanno creando in entrambi i regni, è solo questione di tempo prima che qualcuno pronunci tre volte il nome di Beetlejuice e il demone dispettoso ritorni per scatenare il suo marchio di caos”.

Burton dirige il film da una sceneggiatura di Alfred Gough & Miles Millar(Mercoledì). La squadra creativa di Burton che ha lavorato dietro le quinte include il direttore della fotografia Haris Zambarloukos (Shark 2 – L’abisso, Assassinio sull’Orient Express) e diversi suoi collaboratori storici come lo scenografo Mark Scruton (Mercoledì), il montatore Jay Prychidny (Mercoledì), la costumista premio Oscar Colleen Atwood (Alice in Wonderland, Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street). 

Vi sono poi il supervisore creativo degli effetti delle creature e del trucco speciale vincitore del Premio Oscar Neal Scanlan(Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street, Charlie e la fabbrica di cioccolato), il compositore Danny Elfman (Big Fish, The Nightmare Before Christmas, Batman), e il Premio Oscar per le acconciature e il trucco Christine Blundell (Topsy-Turvy Sotto-sopra).

 
 

Tim Burton ritorna alla sua infanzia con Frankenweenie

Frankenweenie

frankenweenie-first-look-option101007mampslg283tonedrgb-1Che la storia sia per i bambini o per un uomo che si rivede bambino è un dettaglio di secondaria importanza se solo si concentra l’attenzione al ritorno sugli schermi di Tim Burton con un’opera che già alla nascita sancisce la precocità del suo genio.

 
 

Tim Burton rifà Victor Hugo

tim burton

Tim Burton, che si sta godendo i due Oscar indirettamente ottenuti grazie ai costumi e alle scenografie del suo Alice in Wonderland, se ne approfitta anche per sfruttare a suo vantaggio l’enorme successo commerciale di questo film.

 
 

Tim Burton protagonista l’11 ottobre al Museo Nazionale del Cinema

TIM BURTON © TimBurton
TIM BURTON © Tim Burton

Aprono il 27 settembre alle ore 10:00 le prevendite per la Masterclass che vedrà Tim Burton protagonista l’11 ottobre 2023 alle ore 18:30 al Museo Nazionale del Cinema di Torino e che sarà condotta da Piera Detassis. In apertura della Masterclass, a Tim Burton verrà consegnato il Premio Stella della Mole quale importante riconoscimento per il suo contributo visionario e innovativo con il suo stile inimitabile alla storia del cinema.

La serata continuerà poi al Cinema Massimo dove alle ore 20:30 Tim Burton incontrerà il pubblico e introdurrà uno dei suoi film più famosi, un titolo a sorpresa scelto direttamente dal regista. Maggiori informazioni e dettagli verranno comunicati sul sito del Museo Nazionale del Cinema, del Cinema Massimo e a mezzo social.

IL MONDO DI TIM BURTON è la mostra che il Museo Nazionale del Cinema di Torino dedicata al genio creativo di Tim Burton, ideata e co-curata da Jenny He in collaborazione con Tim Burton e adattata da Domenico De Gaetano per il Museo Nazionale del Cinema. Per la prima volta in Italia, la mostra sarà allestita alla Mole Antonelliana, verrà inaugurata il 10 ottobre e dall’11 ottobre 2023 al 7 aprile 2024 sarà aperta al pubblico.

L’esposizione è un viaggio nell’universo visionario e nella creatività di Tim Burton e il nucleo principale dell’esposizione si concentra sull’archivio personale del regista, mostrando un’incredibile varietà della sua produzione creativa. Non solo quindi preziosi documenti ma anche disegni e bozzetti con i temi e i motivi visivi ricorrenti da cui hanno preso vita i suoi personaggi che caratterizzano i suoi mondi cinematografici.

“Ancora una volta il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio a un grande artista di fama internazionale – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. Con la sua grande creatività e maestria ha dato vita a film universali, apprezzati da tutti, appassionati e non. Per oltre 30 anni ci ha conquistato con le sue storie, da Beetlejuice e Batman fino al recente grande successo di Mercoledì, la seconda serie Netflix in lingua inglese più vista in assoluto”.

“Ospitare Tim Burton a Torino è un sogno che si realizza – afferma Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. L’immaginario fantastico dei suoi film ha accompagnato le nostre vite, dai bambini agli adulti, e sarà meraviglioso vedere come il mondo colorato e stravagante di Tim Burton si inserirà nel magico spazio della Mole Antonelliana. La mostra è stata ospitata in altri Paesi in spazi espositivi convenzionali, e sono sicuro che il Museo Nazionale del Cinema si trasformerà per unire follia architettonica e genio creativo, oltre a inserirsi nel progetto strategico di internazionalizzazione del nostro ente”.

Questa grande mostra immersiva è una sorta di viaggio esclusivo nella mente di un genio creativo, l’esplorazione definitiva della produzione artistica, dello stile inimitabile e della prospettiva specifica di Tim Burton. Suddivisa in 9 sezioni tematiche, presenta oltre 500 esempi di opere d’arte originali, raramente o mai viste prima, dagli esordi fino ai progetti più recenti, passando per schizzi, dipinti, disegni, fotografie, concept art, storyboard, costumi, opere in movimento, maquette, pupazzi e installazioni scultoree a grandezza naturale. Un’ambientazione suggestiva condurrà i visitatori e i fan a immergersi nello straordinario universo di Tim Burton, sperimentando un approfondimento della sua sensibilità e si avrà la possibilità di esplorare l’esatta replica dello studio personale dell’artista insieme a uno speciale sneak peek di progetti attuali o non realizzati.

La mostra ripercorre le orme del regista e dell’evoluzione della sua singolare immaginazione visiva di artista postmoderno multidimensionale, in una sorta di autobiografia raccontata attraverso il suo processo creativo senza limiti. Con la presentazione unica dell’opera di Tim Burton, la sua visione unica trascende i mezzi e i formati, rendendo chiaro come idee, temi e persino alcune immagini specifiche della sua arte siano finite nei film più iconici che oggi associamo allo sfarzoso spettacolo cinematografico.

Molto prima del successo critico e commerciale nei generi live-action e animazione, Burton si è ispirato ai film in televisione, alle animazioni, ai fumetti sui giornali, ai miti e alle favole raccontate a scuola e ad altre forme di cultura popolare, incorporando queste influenze di sempre nella sua arte e nei suoi film. Gli schizzi della sua infanzia dimostrano la varietà di Burton e richiamano il lavoro dei suoi predecessori, tra cui fumettisti e illustratori classici come Edward Gorey, Charles Addams, Don Martin e Theodore Geisel. Anche l’impatto dei film di mostri giapponesi, del cinema espressionista, del catalogo horror degli Universal Studios e dei maestri della suspense William Castle e Vincent Price permeano il suo lavoro.

Tim Burton

Timothy Walter Burton (1958) è cresciuto a Burbank, in California, un quartiere omogeneo della periferia americana che lo ha spinto a trovare tregua e a fuggire dalla sua insipidezza. Ampiamente conosciuto come uno degli artisti più fantasiosi e come regista capace di realizzare gli effetti visivi più fantastici, ha reinventato il cinema di genere hollywoodiano come espressione di una visione personale, raccogliendo per sé un pubblico internazionale di fan e influenzando una generazione di giovani artisti che lavorano nel cinema, nel video e nella grafica. Burton ha studiato al CalArts per diventare un pioniere di un genere cinematografico onirico, grottesco e bellissimo che non era mai esistito prima. La sua iconica filmografia degli ultimi tre decenni comprende Beetlejuice (1988), Batman(1989), Edward mani di forbice (1990), Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas (1993), Ed Wood (1994), Big Fish (2003), La sposa cadavere (2005), Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street (2007), Alice in Wonderland (2010), Dumbo (2019) e Wednesday, la seconda serie Netflix in lingua inglese più vista. Ha creato uno stile artistico chiamato “Burtonesque” e, sebbene sia ampiamente conosciuto come regista, Tim Burton è anche un artista di spicco, dotato di talento in varie aree artistiche, tra cui belle arti, fotografia e scultura, che lavora nello spirito del Pop Surrealism.

 
 

Tim Burton presenta Mercoledì, la nuova serie Netflix

Tim Burton
Tim Burton © Lucca-Comics Games

C’è qualcosa di giusto e “intonato” nel fatto che la nuova serie Netflix dedicata a Mercoledì Addams, in arrivo sulla piattaforma il 23 novembre, abbia trai nomi della sua squadra creativa quello rinomato e riconoscibile di Tim Burton. Un’affinità, quella tra Burton e la loro del mondo di Mercoledì che sembra il filo rosso che ha collegato il regista allo show, spingendolo a mettersi per la prima volta alla prova con un prodotto seriale, lui che nella vita ha sempre raccontato storie per il grande schermo.

Proprio di affinità parla Tim Burton in persona, in occasione dell’incontro con il pubblico del Lucca Comics and Games, dove ha presentato Mercoledì, la serie Netflix che vede Jenna Ortega nei panni della piccola di casa Addams.

“Mercoledì va in una scuola per reietti, la Nevermore. Ma lei stessa si sente una emarginata tra gli emarginati. È quello che ho provato io in tutta la mia vita, sia a scuola sia in famiglia, ed è questo il motivo per cui Mercoledì mi piace tanto.”

Sul lavoro alla serie, un campo totalmente nuovo per lui, nonostante i decenni di carriera alle spalle, Burton ha dichiarato: “Mi è piaciuto molto realizzare la serie, principalmente perché ho trovato interessante lavorare a un ritmo diverso rispetto a quello del set cinematografico, è un ritmo più lento. Tuttavia il cinema resta il mio primo amore e, nonostante stia vivendo un profondo periodo di trasformazione, penso che ci sia ancora spazio oggi per il cinema e per la sala.”

Lavorare a una serie ha anche significato dividere la sedia di regia e collaborare con più persone e teste pensanti rispetto al lavoro a un film che, nel suo caso, è quasi sempre deciso e pianificato da lui. Su questo aspetto, Tim Burton è sembrato molto felice di aver collaborato con altre persone: “Noi abbiamo stabilito un tono e abbiamo fatto il nostro lavoro, il resto della squadra ha seguito la nostra impronta, ma ha comunque realizzato alcune cose in autonomia, raccontando le cose a modo loro. Trovo estremamente importante collaborare, perché traggo sempre molta ispirazione dagli altri. Poi la realizzazione di una serie, come di un film, è sempre un frutto del lavoro di una famiglia un po’ stramba. Magari il lavoro a una serie ha delle differenze rispetto al lavoro a un film, ma alla fine non sono operazioni tanto diverse tra loro.”

Il lavoro a Mercoledì è partito però principalmente dai fumetti della Famiglia Addams, in particolare per la realizzazione dell’iconica coppia formata da Morticia e Gomez Addams, che Burton definisce “una strana coppia male assortita” e che nonostante questo trova sempre il modo di dimostrare al mondo il macabro amore che entrambi nutrono per l’altro. Ma oltre allo studio dei fumetti, Burton ha lavorato anche con tantissime maestranze e tecnici importanti, veri e propri maestri della messa in scena. Per l’occasione, ha collaborato con Colleen Atwood, costumista premio Oscar, che ha vestito i personaggi. “Era importante avere una forte personalità alla creazione dei costumi della serie, perché Mercoledì ha un solo look, ed è quindi stato fondamentale trovare il modo per trovare delle variazioni a quell’unico look che è iconico, rendendola diversa anche nell’uniforme della Nevermore, che indossano tutti gli altri. Ma nel complesso, il suo lavoro è stato fondamentale su ogni personaggio, perché benché gli studenti abbiano tutti la stessa divisa, hanno comunque delle caratteristiche distintive, e per me era fondamentale che la diversità di ognuno dei personaggi fosse chiara, si vedesse. ma distinguendola dagli altri studenti della Nevermore. Ognuno è distinto dagli altri, poi. Per me è fondamentale che sia visibile che questo mondo sia diverso dal resto e che questa diversità si veda.”

Oltre al prezioso contributo con Atwood, che è un’abituale collaboratrice di Burton, la serie Netflix si avvale anche delle musiche di Danny Elfman, noto compositore per il cinema e, anche lui, storico sodale di Tim Burton per molti dei suoi più grandi successi: “Io e Danny siamo amici da una vita e condividiamo gli stessi gusti, amiamo gli stessi film. Abbiamo un rapporto molto stretto in questo senso. È molto facile lavorare con lui, proprio per questo motivo. Inoltre per me la musica nei film è come un personaggio e quindi così la tratto. È stato fantastico che lui abbia accettato di tornare a lavorare con me e a fare le musiche di questa serie, perché ora è tornato a essere una rockstar, ed è difficile che trovi il tempo per fare altro. È stato molto bello.”

Mercoledì è una ragazza stramba, che si sente stramba e che trova il suo posto alla Nevermore nonostante questo, così come Tim Burton che nel dirigere la serie Netflix, ha trovato non solo una nuova amica ma anche un nuovo linguaggio espressivo.

 
 

Tim Burton presenta il suo Dumbo in live action a Roma

Dumbo, Tim Burton presenta il nuovo film

Tim Burton, regista di film come Edward mani di forbice Sweeney Todd, arriva a Roma per presentare il suo nuovo film Dumbo, versione live action di uno dei più celebri film d’animazione Disney, con protagonisti attori del calibro di Colin Farrell, Eva Green, Danny De Vito e Michael Keaton. Il film sarà in sala dal 28 marzo, mentre il 27, in occasione dei premi cinematografici David di Donatello, il regista riceverà il premio alla carriera.

La conferenza stampa di presentazione del film diventa ben presto l’occasione per ripercorrere la carriera del celebre autore, trattando tutti quelli che sono i temi chiave della sua poetica.

“Gli occhi sono fondamentali per me.” – esordisce Burton – “Sono il primo mezzo attraverso cui si recita. Poiché in questo film il protagonista è un personaggio muto, abbiamo ricercato un modo puro e semplice per permettergli di esprimere le sue emozioni, e gli occhi sono sempre la soluzione migliore. Abbiamo lavorato molto sulla natura dei suoi grandi occhi azzurri.”

Dumbo, Tim Burton presenta il nuovo film

“Dumbo è sempre stato il film animato Disney che maggiormente mi colpisce.” – continua il regista – “Lavorarci su mi ha permesso di rimettere mano a tutti i temi a me più cari. Non era possibile per me fare solo un remake, l’impegno era quello di trasformarlo per farne qualcosa di nuovo e allo stesso tempo fedele.”

Nel film ritornano infatti tutti i temi cari al regista, dal protagonista emarginato e diverso, al fare proprio di quella diversità qualcosa di prezioso. A questi si aggiunge inoltre una riflessione molto attuale sul mondo dello spettacolo, tra artisti indipendenti e grandi produttori, e un appello ad un circo senza animali. “Pur avendo fatto un film sul circo, non ne sono mai stato un grande appassionato.” – esclama Burton – “In particolare non amo i circhi che utilizzano animali. Gli animali non dovrebbero mai fare cose strane che vanno al di là della loro natura.”

Molto forte in Dumbo è anche la componente umana. “Nella sceneggiatura, e nel film, troviamo parallelismi tra personaggi umani e animali.” – dichiara il regista – “Volevo che ci fosse un equilibrio tra le due parti. Per tutti c’è un senso di perdita generale. Ognuno dei protagonisti ha perso qualcosa, e questo lo definisce.”

Dumbo, Tim Burton presenta il nuovo film

“Per un film sulla famiglia avevo bisogno di attori che fossero come una famiglia per me.” – continua Burton – “Se ci pensiamo bene, il circo è come un film: un gruppo di persone che si uniscono per cercare di realizzare un grande spettacolo. Tornare a lavorare con Danny De Vito, Eva Green e Michael Keaton è stata un’esperienza bellissima.”

Nel corso degli anni il cinema di Burton è diventato sempre più digitale, sia da un punto di vista di supporti che di elementi scenografici. “Certo che mi manca il modo tradizionale di fare cinema, – dichiara a riguardo il regista – ma allo stesso tempo oggi abbiamo a disposizione nuovi strumenti e nuove tecnologie che penso sia bellissimo poter esplorare. Ma nonostante ciò sono e sempre sarò un amante della natura tattile del cinema, e quella è una cosa che non verrà mai a mancare nei miei film. In Dumbo, ad esempio, è quasi tutto ricostruito. Penso che gli attori abbiamo bisogno di vivere all’interno di un set reale. La CGI si limita ad alcuni green screen o alla realizzazione del piccolo elefantino. Ma in realtà anche lui era presente concretamente sul set. Abbiamo ricostruito un fantoccio con cui gli attori potessero relazionarsi, e che poi è stato animato in post-produzione.”

Per chiudere la conferenza stampa, viene chiesto a Burton come si sente all’idea di ricevere il premio alla carriera ai David di Donatello. “Dal momento che non ricevo molti premi, è bello riceverne uno alla carriera. È un riconoscimento a cui tengo particolarmente, perché avverto un profondo debito nei confronti della cinematografia italiana. Tra i miei maestri ci sono Fellini, Bava, Argento. È un onore ricevere questo premio proprio qui.”

Dumbola recensione del film di Tim Burton

 
 

Tim Burton premio alla carriera ai David di Donatello 2019

Tim Buorton
Tim Burton - foto di Fabio Angeloni - © Disney Italia

Tim Burton riceverà il Premio alla Carriera – David for Cinematic Excellence 2019 nel corso della 64a edizione dei Premi David di Donatello. Lo annuncia Piera Detassis, Presidente e Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, in accordo con il Consiglio Direttivo. Il riconoscimento sarà consegnato mercoledì 27 marzo nell’ambito della cerimonia di premiazione, in diretta in prima serata su RAI 1 condotta da Carlo Conti.

Il nuovo e atteso lungometraggio del cineasta statunitense, Dumbo, rivisitazione in chiave live-action dell’amato classico d’animazione Disney, sarà nelle sale italiane dal 28 marzo distribuito da The Walt Disney Company Italia.

“È un grandissimo onore per noi consegnare il Premio alla Carriera a Tim Burton – ha detto Piera Detassis –  celebrando così la sua straordinaria energia creativa e il talento multiforme espresso in tanti capolavori come Edward mani di forbice, Ed Wood, Il mistero di Sleepy Hollow, La fabbrica di cioccolato, La sposa cadavere, per citarne solo alcuni. Burton è certamente uno dei grandi innovatori della storia del cinema e la sua opera è la visionaria prosecuzione di una grande tradizione culturale che parte da Edgar Allan Poe, attraversa l’espressionismo e il surrealismo, l’illustrazione e il fumetto, per arrivare fino all’arte digitale: il risultato è una sintesi personale di profonda poesia in cui emerge, con malinconica ironia, il racconto di figure e temi attualissimi, su tutti la paura dell’altro, e insieme l’empatia con il diverso, il ‘mostro’, la difficoltà e la necessità di trovare una conciliazione con gli esclusi e gli incompresi”.

 
 

Tim Burton potrebbe tornare alla regia di Beetlejuice 2

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Schmoes Know ha lanciato il rumour su uno dei registi più celebri del panorama internazionale. Le indiscrezioni, per ora non confermate, vorrebbero il ritorno alla regia di Tim Burton, regista tra i più particolari, artigiano di un cinema dalle ambientazioni gotiche e fiabesche.

Secondo il sito, il regista di Burbank dovrebbe tornare dietro la macchina da presa per dirigere Beetlejuice 2, seguito del film diretto da Burton nel 1988. Secondo Schmoes Know Burton era deciso ad impegnarsi totalmente su Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children per la Twentieth Century Fox, prima di cambiare idea e tornare a lavorare sul Beetlejuice. Burton potrebbe, anzi, abbandonare la regia del film della Fox e dedicarsi esclusivamente a Beetlejuice 2. Michael Keaton dovrebbe nuovamente interpretare il protagonista. Lo script è di Seth Grahame-Smith.

Beetlejuice – Spiritello porcello è un film del 1988 diretto da Tim Burton. Secondo lungometraggio del visionario regista, che vanta, tra l’altro, un cast di tutto rispetto, in cui compaiono anche Alec BaldwinGeena DavisWinona Ryder e Michael Keaton. Beetlejuice è un cult, apprezzato soprattutto per la comprovata qualità degli effetti speciali, costituiti da stop-motion, animazione di sostituzione, burattini e fondali blu. Aggiudicatosi nel 1989, l’Oscar per il miglior trucco, il film, considerato una delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi, è stato un successo finanziario e di critica.

 
 

Tim Burton non ha fatto Beetlejuice Beetlejuice per soldi: “Non ho nemmeno guardato il primo film per prepararmi”

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

In occasione della presentazione alla stampa del Festival di Venezia di Beetlejuice Beetlejuice, Tim Burton ha dichiarato che, realizzando un sequel del suo classico, non si era prefissato di fare un film “per soldi” – in effetti, non ha nemmeno rivisto l’originale prima di iniziare a girare il sequel.

Parlando della realizzazione di un secondo capitolo 35 anni dopo il suo originale cult del 1988, Burton ha rivelato: “E non l’ho nemmeno guardato prima di farlo!” “Non volevo fare un grande sequel per soldi o cose del genere, volevo farlo per motivi molto personali”, ha continuato Burton. “Come ho detto, non ho guardato il primo film per prepararmi a questo. Ne ricordavo lo spirito e mi ricordavo di tutti qui”.

Venezia 81: le foto di Tim Burton e il cast che arrivano al lido per Beetlejuice Beetlejuice

In conferenza, Tim Burton era in compagnia di Michael Keaton, Winona RyderCatherine O’Hara di ritorno per il sequel, e ai nuovi arrivati Jenna Ortega, Monica Bellucci, Justin Theroux e Willem Dafoe.

Burton ha anche detto che negli ultimi anni era diventato “disilluso dall’industria cinematografica” e aveva capito che, se voleva fare un altro film, doveva “farlo col cuore”. “Quando invecchi, a volte la tua vita prende una piega diversa e mi sono un po’ perso”, ha detto. “Quindi, per me, questo film è stato un momento di rivitalizzazione, un ritorno alle cose che amo fare, al modo in cui amo farle e con le persone con cui amo farle”.

 
 

Tim Burton non è felice della comparsa di Batman e Superman in The Flash

Tim Burton
Tim Burton © Lucca-Comics Games

Come molti di voi già sapranno Tim Burton ha riportato per primo sul grande schermo il Cavaliere Oscuro in Batman del 1989 e in seguito ha realizzato un sequel perfetto con Batman: Il ritorno. In seguito a quel successo insieme allo studios stava pianificando di fare lo stesso con L’Uomo D’Acciaio e aveva scelto Nicolas Cage nello sfortunato film mai realizzato Superman Lives. Il progetto è andato in pezzi molto prima che le riprese potessero iniziare a girare e Supes è rimasto sullo scaffale fino a quando Superman Returns ha tentato di riconquistare la magia di Superman: The Movie (che non ha funzionato e Zack Snyder ha successivamente riavviato l’eroe in Man of Steel del 2013).

Nei momenti finali di The Flash all’inizio di questa estate, Nicolas Cage ha finalmente potuto vestire i panni di Superman per una particolare sequenza in CG che lo ha visto combattere con il ragno gigante presente nella sceneggiatura mai realizzata di quel film e ampiamente discussa. Michael Keaton, nel frattempo, ha assunto un ruolo secondario nei panni del vecchio Bruce Wayne. Parlando di queste esperienza Tim Burton ha recentemente dichiarato al British Film Institute“Quando lavori così a lungo su un progetto e non si realizza, ti influenza per il resto della tua vita. Perché ti appassioni. sulle cose, e ogni cosa è un viaggio sconosciuto, e [Superman Lives] non era ancora arrivato. Ma è una di quelle esperienze che non ti abbandona mai, per un po’.” “Ma riguarda anche un’altra questione dell’intelligenza artificiale, ed è per questo che penso di aver superato questa questione con lo studio”, ha continuato. “Possono prendere quello che hai fatto, Batman o qualsiasi altra cosa, e appropriarsene culturalmente in modo improprio, o come vuoi chiamarlo.” “Anche se sei schiavo della Disney o della Warner Brothers, loro possono fare quello che vogliono. Quindi nei miei ultimi anni di vita, sono in una silenziosa rivolta contro tutto questo.”

Pur non menzionando esplicitamente The Flash, Tim Burton parlando di appropriarsi indebitamente del suo lavoro probabilmente ti dice tutto quello che dobbiamo sapere su come si è sentito nel vedere il suo Superman trasformato in una mostruosità in CG (immaginiamo che non fosse contento nemmeno che la storia del suo Bruce Wayne  continuasse senza di lui). La Warner Bros. originariamente prevedeva che Michael Keaton continuasse a interpretare il Crociato Incappucciato in BatgirlAquaman e il Regno PerdutoBatman Beyond e Crisi sulle Terre Infinite. Tuttavia, la formazione dei DC Studios ha portato alla demolizione “fortunatamente” di questi piani.  Per quanto riguarda Tim Burton, i suoi giorni da film sui supereroi sono probabilmente finiti e immaginiamo che non sia qualcosa sul quale tornerebbe volentieri. Tuttavia, non possiamo fare a meno di pensare cosa sarebbe potuto succedere con Superman Lives.

 
 

Tim Burton lavorerebbe di nuovo con Johnny Depp, per il giusto ruolo

Tim Burton
Tim Burton - foto di Fabio Angeloni - Disney Italia

Anche se sembra che la popolarità di Johnny Depp ha incontrato una battuta di arresto a causa dei suoi problemi con la legge e con il processo subito a opera della ex moglie Amber Heard, molte delle persone che hanno lavorato con lui hanno affermato che lo avrebbero rifatto, tra questi spicca ovviamente Tim Burton, che insieme all’attore ha realizzato molti dei suoi film culto, in un reciproco scambio professionale che ha fatto la fortuna di entrambi negli anni addietro.

In una recente intervista con Reuters (tramite ComicBook.com), Tim Burton ha affermato che avrebbe lavorato di nuovo con Johnny Depp, spiegando che cerca la persona giusta per ogni suo lavoro. “Se c’è la cosa giusta in giro, certo…”. Burton ha partecipato di recente al Lucca Comics dove ha presentato la sua serie da produttore per Netflix, Mercoledì, disponibile dal 23 novembre.

Per quello che riguarda Depp, l’attore sta lentamente ricominciando a lavorare e a ritrovare il suo spazio in diverse produzioni, al momento prevalentemente europee.

 
 

Tim Burton infiamma il Lucca Comics & Games 2022

Il visionario regista Tim Burton è stato ospite del Lucca Comics & Games 2022 in occasione dell’anteprima europea del 1° episodio di Mercoledì, l’attesissima serie tv da lui diretta in arrivo su Netflix il 23 novembre.

Dopo la conferenza stampa presso il
prestigioso Teatro del Giglio di Lucca (disponibile anche su YouTube),Tim Burton ha salutato il pubblico in Piazza San Michele, dove lo attendevano più di 8.000 persone tra fan e cosplayer di Mercoledì (omaggiata indossando la parrucca con le sue iconiche ed inconfondibili trecce) e della Famiglia Addams al completo.

Nella serata, invece, l’incontro di Tim Burton davanti a un pubblico di 500 fan presso il Cinema Moderno per la proiezione in anteprima europea del 1° episodio di Mercoledì.

Mercoledì, serie tv in 8 episodi, è un mystery con toni investigativi e soprannaturali che ripercorre gli anni di Mercoledì Addams come studentessa presso la Nevermore Academy, descrivendo i tentativi di controllare i suoi poteri paranormali, di sventare una mostruosa serie di omicidi che terrorizzano la comunità locale e di risolvere il mistero che ha coinvolto i suoi genitori 25 anni prima… tutto ciò mentre esplora nuove e complicate relazioni.

Nel ruolo della protagonista Mercoledì Addams ci sarà Jenna Ortega, affiancata da Gwendoline Christie(preside Larissa Weems), Jamie McShane (Sheriff Galpin), Percy Hynes White (Xavier Thorpe), Hunter Doohan (Tyler Galpin), Emma Myers (Enid Sinclair), Joy Sunday (Bianca Barclay), Naomi J Ogawa (Yoko Tanaka), Moosa Mostafa (Eugene Ottinger), Georgie Farmer (Ajax Petropolus), Riki Lindhome (Dr.ssa Valerie Kinbott), e Christina Ricci (Marilyn Thornhill).

A interpretare gli altri celebri membri della famiglia Addams saranno invece Catherine Zeta-Jones (Morticia Addams), Luis Guzmán (Gomez Addams), Isaac Ordonez (Pugsley Addams) e Fred Armisen (Zio Fester).

Burton, che in carriera ha appassionato il pubblico mondiale con pellicole iconiche come – tra le altre – Beetlejuice – Spiritello Porcello, Batman, Edward mani di forbice, Nightmare before Christmas, Ed Wood, Il mistero di Sleepy Hollow, Big Fish – Le storie di una vita incredibile, La sposa cadavere, Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street, La Fabbrica di Cioccolato, Frankenweenie, firma la regia dei primi 4 episodi della serie tv, creata da Alfred Gough & Miles Millar.

 
 

Tim Burton in trattative per dirigere Attack of the 50 Foot Woman

Monica Bellucci e Tim Burton
Monica Bellucic e Tim Burton sul red carpet della Festa del cinema di Roma - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Tim Burton è noto per una serie di film amatissimi dai fan, tra cui Beetlejuice – Spiritello porcello (1988), Batman (1989), Edward mani di forbice (1990) e molti altri. Il regista non è nuovo a reboot e remake, avendo realizzato film come Il pianeta delle scimmie (2001), La fabbrica di cioccolato (2005), Alice in Wonderland (2010) e Dumbo (2019). Secondo un nuovo rapporto di Deadline, Burton sarebbe ora in trattative per dirigere il remake di Attack of the 50 Foot Woman per la Warner Bros.

Si tratta di una pellicola del 1958, considerato un classico dei B-Movie, in cui una donna colpita da un raggio alieno diventa al 50 piedi, ovvero circa 15 metri, iniziando a quel punto a seminare panico e caos in città. Secondo il rapporto, Burton starebbe infatti collaborando con la scrittrice di Gone Girl e Sharp Objects, Gillian Flynn, per realizzare un remake del film del 1958, diretto da Nathan Juran. Questa notizia arriva a poche ore dalla rivelazione del primo poster del sequel di Beetlejuice di Burton.

Non sarebbe la prima volta che Burton reimmagina un’opera di fantascienza in stile anni ’50 per il pubblico odierno, avendo già realizzato un cult come Mars Attacks! nel 1996, basato sulle carte collezionabili Topps e con un cast che vanta attori del calibro di Jack Nicholson, Annette Bening, Natalie Portman, Danny DeVito, Michael J. Fox e altri. Si attende dunque di scoprire se, dopo Beetlejuice 2 atteso in sala per il 6 settembre di quest’anno, il prossimo progetto di Burton sarà davvero Attack of the 50 Foot Woman e in tal caso in che modo il regista sceglierà di riadattare quella bizzarra storia.

Attack of the 50 Foot Woman

L’originale cult fantascientifico, realizzato per un costo di 88.000 dollari, aveva come protagonista Allison Hayes nel ruolo di una ricca ereditiera il cui incontro ravvicinato con un alieno la fa crescere fino a diventare un gigante, complicando il suo matrimonio, già in subbuglio, grazie al marito donnaiolo

Tim Burton produrrà Attack of the Fifty Foot Woman con Andrew Mittman e Tommy Harper. Kai Dolbashian è un produttore esecutivo. Solo per quanto riguarda i lungometraggi, Tim Burton ha accumulato 4,1 miliardi di dollari al botteghino mondiale grazie a successi come Alice in Wonderland, Il pianeta delle scimmie, Batman, Batman Returns, Charlie e la fabbrica di cioccolato e The Nightmare Before Christmas.

Tim Burton ha in programma per il 6 settembre il sequel del suo film campione d’incassi del 1988, Beetlejuice, che oggi ha ricevuto il titolo di Beetlejuice Beetlejuice 2024 d.C.
Recentemente è stato annunciato che la Flynn adatterà il suo altro romanzo, Dark Places, in una serie limitata della HBO. La Flynn sarà co-creatrice, co-showrunner e scrittrice della serie.La Flynn, ex giornalista di Entertainment Weekly, ha adattato per il grande schermo il suo stesso romanzo, Gone Girl, diretto da David Fincher. Il film ha incassato oltre 369 milioni di dollari in tutto il mondo e ha visto l’attrice protagonista Rosamund Pike ottenere una nomination all’Oscar.

La Flynn ha anche adattato il suo romanzo d’esordio, Sharp Objects, in una serie limitata della HBO che le è valsa una nomination ai Primetime Emmy per la serie limitata. La Flynn ha anche creato la serie Prime Video Utopia e ha scritto il film thriller di Steve McQueen, Widows, interpretato da Viola Davis, Liam Neeson, Michelle Rodriguez, Colin Farrell, Carrie Coon ed Elizabeth Debicki.

 
 

Tim Burton gira a gennaio Dark Shadows

Seth Grahame-Smith, l’autore di Abraham Lincoln: Vampire Hunter, sta riscrivendo la sceneggiatura di Dark Shadows, adattamento della celebre serie tv che Tim Burton e Johnny Depp gireranno a partire da gennaio!

 Ovvero, non appena gli impegni di Johnny Depp, che interpreterà il protagonista Barnabas Collins (un vampiro di 175 anni), avrà terminato il suo impegno sul set di Pirati dei Caraibi 4: on Stranger Tides.

A questo punto pare che altri annunciati progetti di Burton, come Maleficient o Monsterpocalypse, o la versione animata de La famiglia Addams, siano destinati ad attendere.

 
 

Tim Burton e la Famiglia Addams

Dopo Alice in Wonderland con la Disney, il regista è pronto a girare Dark Shadows con Johnny Depp per la Warner Bros, sta già lavorando a Frankenweenie  in stop-motion 3D per la Disney e potrebbe girare, sempre per la Disney, La Bella Addormentata in 3D.

 
 

Tim Burton dirigerà il live-action di Dumbo

Sarà Tim Burton a dirigere Dumbo, una versione live-action del celebre classico della Disney.
Dopo Alice In Wonderland, Burton torna a collaborare per la casa cinematografica, che lo ha scelto per l’adattamento cinematografico della sceneggiatura scritta da Ehren Kruger, autore degli script degli ultimi tre Transformers. Kruger è, assieme a Justin Springer (Tron: Legacy e Oblivion), produttore della pellicola.

DumboLa storia dell’elefantino che voleva volare, sarà realizzata attraverso un mix di live-action e animazione. Il film originale, uscito nel 1941, fu un enorme successo di pubblico e critica: vinse anche un Oscar (per la colonna sonora) e un premio a Cannes nel ’47 per Miglior disegno animato.

Periodo di fermento per la Disney che sembra, ora più che mai, orientata ad investire su rivisitazioni dei suoi stessi prodotti. Uscito nelle sale lo scorso weekend, Cenerentola di Kenneth Branagh con Lily James (Downtown Abbey) e Richard Madden (Games of Thrones), sta registrando notevoli risultati (un guadagno di 60 milioni di dollari al botteghino americano).
Un altro remake in live-action di un classico dell’animazione è in fase di pre-produzione: le riprese de La bella e la bestia, con protagonisti Emma Watson, Dan Stevens e Luke Evans, inizieranno nei prossimi mesi.

Fonte: Variety

 
 

Tim Burton dirigerà Big Eyes

Dopo essere rimasto in stand by per qualche tempo, sembra prendere nuovo slancio il progetto Big Eyes, firmato da Larry Karaszewski e Scott Alexander: una realizzazione in grande stile se, come sembra, a dirigerlo sarà Tim Burton con protagonisti Christoph Waltz ed Amy Adams.

Big Eyes narra la storia di Walter e Margaret Keane, che negli anni ’60 godettero di una certa notorietà lanciando uno dei primi fenomeni artistici di massa, creando stampe a sfondo vagamente horror con protagonisti personaggi con grandi occhi.

Le copie venivano vendute nelle stazioni di servizio o in piccoli negozi. Sebbene a godere della notorietà fu soprattutto Walter, la vera creativa della coppia era la moglie Margaret; quando i due si separarono e la donna cercò di ottenere parte dei profitti, il marito la descrisse come un’eccentrica e la questione finì in tribunale. Il giudice decise di portare due tele in aula, ordinando ai due avversari di dipingere; mentre Walter accampò la scusa di avere un braccio dolorante, Margaret diede prova delle sue capacità, vincendo la causa.

La coppia Karaszewski – Alexander prova a portare il progetto sugli schermi da anni: in tempi recenti i due avevano pensato di girare il film per conto loro, scegliendo Ryan Reynolds e Reese Witherspoon come protagonisti. In seguito Tim Burton è stato coinvolto nel progetto, dapprima come produttore e poi direttamente come regista, col finanziamento e la distribuzione di The Weinstein Company. Burton, che aveva già collaborato coi due sceneggiatori per Ed Wood, ha al momento in cantiere il suo Pinocchio e l’adattamento di Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children.

Fonte: Empire

 
 

Tim Burton conferma: Winona Ryder sarà in Beetlejuice 2

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Winona Ryder tornerà nei panni di Lydia Deetz in Beetlejuice 2! A dare la conferma è lo stesso Tim Burton, che sicuramente manderà i fan in estasi, dopo la conferma che il film è “più vicino che mai“.

Ecco cosa ha dichiarato il regista: “Ho lavorato con lei in passato, non l’ho vista per un po’…era così brava! Poi l’ho rivista e sono stata molto felice. Per me queste cose vogliono dire qualcosa. Michael, lei…e i personaggi, mi mancano tutti, c’era una libertà in quei personaggi che mi manca.”

Cosa ve ne pare? Vi piacerebbe vedere di nuovo Burton a lavoro con Michael Keaton e Winona Ryder?

Fonte: CBM

 
 

Tim Burton al Lucca Comics and Games 2022 per Mercoledì

Tim Burton
Tim Burton - foto di Fabio Angeloni - Disney Italia

Netflix annuncia la partecipazione di Tim Burton a Lucca Comics & Games 2022. Il 31 ottobre l’iconico regista sbarcherà in Italia in occasione dell’anteprima europea del 1° episodio di Mercoledì, l’attesissima serie tv da lui diretta in arrivo su Netflix il 23 novembre.

Mercoledì serie tv in 8 episodi, è un mystery con toni investigativi e soprannaturali che ripercorre gli anni di Mercoledì Addams come studentessa presso la Nevermore Academy, descrivendo i tentativi di controllare i suoi poteri paranormali, di sventare una mostruosa serie di omicidi che terrorizzano la comunità locale e di risolvere il mistero che ha coinvolto i suoi genitori 25 anni prima… tutto ciò mentre esplora nuove e complicate relazioni alla Nevermore.

Nel ruolo della protagonista Mercoledì Addams ci sarà Jenna Ortega, affiancata da Gwendoline Christie (preside Larissa Weems), Jamie McShane (sceriffo Galpin), Percy Hynes White (Xavier Thorpe), Hunter Doohan (Tyler Galpin), Emma Myers (Enid Sinclair), Joy Sunday (Bianca Barclay), Naomi J Ogawa (Yoko Tanaka), Moosa Mostafa (Eugene Ottinger), Georgie Farmer (Ajax Petropolus), Riki Lindhome (Dr.ssa Valerie Kinbott) e Christina Ricci (Marilyn Thornhill).

A interpretare gli altri iconici membri della famiglia Addams saranno invece Catherine Zeta-Jones (Morticia Addams), Luis Guzmán (Gomez Addams) e Isaac Ordonez (Pugsley Addams).

Burton, che in carriera ha appassionato il pubblico mondiale con pellicole iconiche come – tra le altre – “Beetlejuice – Spiritello Porcello”, “Batman”, “Edward mani di forbice”, “Nightmare before Christmas”, “Ed Wood”, “Il mistero di Sleepy Hollow”, “Big Fish – Le storie di una vita incredibile”, “La sposa cadavere”, “Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street”, “La Fabbrica di Cioccolato”, “Frankenweenie”, firma la regia dei primi 4 episodi della serie tv, creata da Alfred Gough & Miles Millar.

 
 

Tim Burton a lavoro su Monsterpocalypse

Tim Burton sta lavorando all’adattamento di Monsterpocalypse, con John August che scrive la sceneggiatura. Nel film vedremo battaglie  tra enormi robot e mostri giganteschi tra i grattacieli!