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The Buried Giant: Guillermo Del Toro programma il prossimo film d’animazione per Netflix

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Dopo il successo di critica del suo adattamento animato in stop-motion di Pinocchio , sembra che il regista Guillermo del Toro abbia ufficialmente trovato il suo prossimo progetto animato con NetflixDeadline ha annunciato che il regista premio Oscar sta attualmente sviluppando l’adattamento cinematografico animato di The Buried Giant , basato sull’omonimo romanzo fantasy del vincitore del premio Nobel Kazuo Ishiguro.

The Buried Giant continua la mia partnership di animazione con Netflix e la nostra ricerca di stop-motion come mezzo per raccontare storie complesse e costruire mondi illimitati“, ha dichiarato del Toro in una nota. “È un grande onore e una maggiore responsabilità per me dirigere questa sceneggiatura che io e Dennis Kelly stiamo adattando dal romanzo profondo e fantasioso di Kazuo Ishiguro“.

The Buried Giant sarà diretto da Guillermo del Toro da una sceneggiatura che sta scrivendo insieme a Dennis Kelly (Matilda the Musical). La storia si svolge in un’immaginaria Inghilterra post-arturiana, dove nessuno è in grado di conservare ricordi a lungo termine. È incentrato su un’anziana coppia britannica, che sta cercando il figlio che ricordano vagamente.

The Buried Giant sarà prodotto da Guillermo del Toro, con ShadowMachine come studio in stop-motion. Questo segna l’ultima collaborazione di del Toro con Netflix dopo aver lavorato insieme per la prima volta a spettacoli animati tra cui Trollhunters: Tales of Arcadia e Trollhunters: Rise of the Titans.

The Buccaneers: trailer della serie ispirata all’ultimo romanzo del premio Pulitzer Edith Wharton

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Apple TV+ ha presentato il trailer di The Buccaneers, la nuova serie composta da otto episodi e ispirata all’omonimo romanzo incompiuto della scrittrice premio Pulitzer Edith Wharton e dalla creatrice Katherine Jakeways.  

Il trailer è accompagnato dalla hit “all-american bitch” di Olivia Rodrigo e dal nuovo singolo di Miya Folick “What We Wanna”. The Buccaneers è una dramedy musicale che fonde l’aristocrazia inglese del 1870 con una colonna sonora moderna prodotta da Stella Mozgawa (membro della band Warpaint) e ricca di canzoni delle migliori interpreti femminili di oggi, tra cui Taylor Swift, boygenius, Maggie Rogers, Bikini Kill, Yeah Yeah Yeahs, Angel Olsen, Brandi Carlile e altre ancora, oltre a musiche originali di Folick, Lucius, Alison Mosshart, Warpaint, Gracie Abrams, Sharon Van Etten, Bully, Danielle Ponder e altre ancora, nonché delle AVAWAVES, compositrici della serie.

https://youtu.be/tl1AceOhFYs?si=kpJQiuhNH3vzn706

 

The Buccaneers: quando esce in streaming

The Buccaneers in streaming farà il suo debutto su Apple TV+ il prossimo 8 novembre con i primi tre episodi, seguiti da nuovi episodi settimanali ogni mercoledì, fino al 13 dicembre.

La trama della serie tv The Buccaneers

Ragazze con i soldi, uomini con il potere. Nuovo denaro, vecchi segreti. Un gruppo di giovani ragazze americane amanti del divertimento fa esplodere la Londra strizzata nel corsetto degli anni ’70 dell’Ottocento, dando il via a uno scontro culturale anglo-americano con la conservatrice Inghilterra attraversata da un’aria nuova che guarda con disprezzo a secoli di tradizione. Inviate dall’America per assicurarsi mariti e titoli, queste giovani donne puntano molto più in alto, e dire “lo voglio” è solo l’inizio…

The Buccaneers è interpretato da Kristine Frøseth, nel ruolo di Nan St. George, Alisha Boe nel ruolo di Conchita Closson, la candidata al Critics Choice Award Josie Totah nel ruolo di Mabel Elmsworth, Aubri Ibrag nel ruolo di Lizzy Elmsworth, Imogen Waterhouse nel ruolo di Jinny St. George e Mia Threapleton nel ruolo di Honoria Marable; accanto a loro completano il cast Josh Dylan nel ruolo di Lord Richard Marable, Guy Remmers nel ruolo di Theo, Duca di Tintagel, Matthew Broome nel ruolo di Guy Thwarte e Barney Fishwick nel ruolo di Lord James Seadown.

Guidata da un team creativo tutto al femminile, The Buccaneers è scritta dalla creatrice della serie Katherine Jakeways e diretta dalla vincitrice del BAFTA Award Susanna White, che ricoprono anche il ruolo di produttrici esecutive, insieme alla candidata al BAFTA Award Beth Willis. La serie è prodotta per Apple TV+ da The Forge Entertainment.

The Buccaneers: svelate le prime immagini della seconda stagione

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The Buccaneers: svelate le prime immagini della seconda stagione

Apple TV+ ha svelato le prime immagini della seconda stagione di The Buccaneers, l’acclamata dramedy ispirata all’omonimo e ultimo romanzo incompiuto della scrittrice Premio Pulitzer Edith Wharton.

Le giovani bucaniere americane amanti del divertimento tornano con ancora più romanticismo, nuovi intrighi e tanta avventura nella seconda stagione, composta da otto episodi, che farà il suo debutto su Apple TV+ il 18 giugno con il primo episodio seguito da un nuovo episodio ogni mercoledì, fino al 6 agosto.

Cosa sappiamo sulla seconda stagione di The Buccaneers

La nuova stagione riunisce le protagoniste Kristine Frøseth nel ruolo di Nan St. George, Alisha Boe nel ruolo di Conchita Closson, Aubri Ibrag nel ruolo di Lizzy Elmsworth, Josie Totah nel ruolo di Mabel Elmsworth e Imogen Waterhouse nel ruolo di Jinny St. George. La candidata all’Emmy Christina Hendricks è la signora St. George, mentre Mia Threapleton è Honoria Marable.

Il cast comprende anche Guy Remmers nel ruolo di Theo, Duca di Tintagel, Matthew Broome nel ruolo di Guy Thwarte, Josh Dylan nel ruolo di Lord Richard Marable e Barney Fishwick nel ruolo di Lord James Seadown, e dà il benvenuto alle nuove star della serie Leighton Meester nel ruolo di Nell, Greg Wise nel ruolo di Reede Robinson, Jacob Ifan nel ruolo di Hector Robinson, Grace Ambrose nel ruolo di Paloma Ballardino e Maria Almeida nel ruolo di Cora Merrigan.

The Buccaneers, Apple TV+ annuncia il rinnovo della seconda stagione

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Sulla scia del celebre finale della prima stagione, Apple TV+ ha annunciato oggi il rinnovo della seconda stagione di The Buccaneers, l’acclamata dramedy di The Forge ispirata all’omonimo e ultimo romanzo incompiuto di Edith Wharton. La serie ha come protagonisti Kristine Frøseth (“The Assistant”, “Sharp Stick”) nel ruolo di Nan St. George, Alisha Boe (“When You Finish Saving The World”, “Tredici”) nel ruolo di Conchita Closson, Josie Totah (“Bayside School”) nel ruolo di Mabel Elmsworth, Aubri Ibrag (“Dive Club – Un tuffo nel mistero”) nel ruolo di Lizzy Elmsworth e Imogen Waterhouse (“The Outpost”, “Animali notturni”) nel ruolo di Jinny St. George. La vincitrice dell’Emmy Christina Hendricks (“Mad Men”) è la signora St. George, mentre Mia Threapleton (“Shadows”, “Io sono Ruth”) è Honoria Marable. La prima stagione completa di “The Buccaneers” è disponibile in streaming su Apple TV+.

Dalla suo debutto l’8 novembre scorso, The Buccaneers è stata acclamata come un “sontuoso dramma d’epoca che sembra fresco e moderno, con una narrazione veloce e ricca di colpi di scena” una serie “decadente e deliziosa”, una “iniezione di adrenalina” e “una tonnellata di divertimento da guardare”, riscontrando continui apprezzamenti da parte di pubblico e critica.

«È stata una vera e propria emozione vedere persone di tutto il mondo innamorarsi di questi personaggi, resi così vivi dal nostro cast spettacolare», ha dichiarato la creatrice della serie Katherine Jakeways. «Sappiamo che la prima stagione ha lasciato il pubblico desideroso di sapere cosa succederà alle nostre bucaniere, quindi sono assolutamente felice di avere l’opportunità di esplorare le ulteriori avventure di questa intelligente, gioiosa e disordinata sorellanza».

«L’irriverenza e l’arguzia di “The Buccaneers” hanno incantato il pubblico e siamo entusiasti di collaborare nuovamente con Katherine Jakeways e The Forge per la prossima avventura di Nan e dei suoi amici», ha dichiarato Jay Hunt, direttore creativo per l’Europa di Apple TV+.

Ragazze con i soldi, uomini con il potere. Nuovo denaro, vecchi segreti. Un gruppo di giovani ragazze americane amanti del divertimento fa esplodere la Londra strizzata nel corsetto degli anni ’70 dell’Ottocento, dando il via a uno scontro culturale anglo-americano con la conservatrice Inghilterra attraversata da un’aria nuova che guarda con disprezzo a secoli di tradizione. Inviate dall’America per assicurarsi mariti e titoli, queste giovani donne puntano molto più in alto, e dire “lo voglio” è solo l’inizio…

Il cast comprende anche Josh Dylan (“Mamma Mia! Ci risiamo”, “Noughts + Crosses”) nel ruolo di Lord Richard Marable, Guy Remmers (“Lessons”) nel ruolo di Theo, Duca di Tintagel, Matthew Broome (“Scandaltown”) nel ruolo di Guy Thwarte e Barney Fishwick (“Living”) nel ruolo di Lord James Seadown.

The Buccaneers è una dramedy musicale che fonde l’aristocrazia inglese del 1870 con una colonna sonora moderna prodotta da Stella Mozgawa (membro della band Warpaint) e ricca di canzoni delle migliori interpreti femminili di oggi, tra cui Taylor Swift, boygenius, Maggie Rogers, Bikini Kill, Yeah Yeah Yeahs, Angel Olsen, Brandi Carlile e altre ancora, oltre a musiche originali di Folick, Lucius, Alison Mosshart, Warpaint, Gracie Abrams, Sharon Van Etten, Bully, Danielle Ponder e altre ancora, nonché delle AVAWAVES, compositrici della serie.

Scritta dalla creatrice della serie Katherine Jakeways (“Tracey Ullman’s Show”, “Where This Service Will Terminate”), la prima stagione è stata diretta dalla vincitrice del premio BAFTA Susanna White (“Bleak House”, “Jane Eyre”, “Generation Kill”). La candidata al premio BAFTA Beth Willis (“Doctor Who”, “Ashes to Ashes”, “Help”) e Jakeways sono produttrici esecutive. “The Buccaneers” è prodotta per Apple TV+ da The Forge Entertainment.

The Brutalist: recensione del film di Brady Corbet con Adrien Brody

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È stato a pieno titolo lo spaventapasseri dell’81° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia The Brutalist, di Brady Corbet, che già nel 2018 aveva partecipato al Concorso del festival con Vox Lux. 215 minuti con tanto di intervallo programmato dallo stesso regista in fase di montaggio, una maratona ma anche un viaggio appassionante in una vita incredibile. Il film arriva in sala il 6 febbraio, distribuito da Universal, forse della vittoria di tre Golden Globes (regia, film drammatico, protagonista drammatico) e 10 nomination agli Oscar 2025.

La storia di The Brutalist

La storia segue la vita di László Tóth (Adrien Brody), un ebreo ungherese sopravvissuto al campo di concentramento che è riuscito ad arrivare in America. Il film si apre proprio con una scena che sembra una seconda nascita: László emerge dal ventre brulicante di anime speranzose della nave che lo ha portato a Ellis Island e inneggia alla Statua della Libertà. È riuscito ad arrivare nella terra che gli promette una nuova vita. Così, si reca a Philadelphia dove vive un suo cugino, Attila (Alessandro Nivola), e qui si sistema nel retro del suo negozio di mobili e comincia a lavorare con lui. Pian piano scopriamo piccoli frammenti della vita del protagonista: sembra una persona gentile e con la testa bassa, ha subito razzismo e odio e sembra che queste ferite non abbiano scalfito il suo animo disponibile e gentile. Scopriamo anche che è un architetto abilitato alla professione e che potrebbe essere di grande aiuto al cugino con il suo negozio di mobili su misura.

The Brutalist recensioneCorbet fornisce man mano piccoli pezzi per dipingere l’affresco della vita di Toth, arricchendo e ampliando sempre di più l’orizzonte della storia. L’incontro con Harry Lee (Joe Alwyn) apre un nuovo capitolo della vita di László, scopriamo non solo che è un architetto, ma che è un genio e che in Ungheria ancora restano in piedi degli edifici che lui ha progettato e di cui si parla sulle riviste di architettura. L’uomo viene incaricato di realizzare una sala lettura ristrutturando una vecchia e caotica libreria, per il giovane Harry Lee un regalo al padre.

Il “villain” di Guy Pearce

È in questo modo che entra in gioco Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce) che diventa un contorcano potentissimo alla figura di Toth. Le due metà in cui il regista divide il film sono nettamente differenti: la prima offre una parabola ascendente, vincente della vita del personaggio e si conclude infatti con il suo risveglio artistico, la seconda si apre con l’arrivo negli Stati Uniti della moglie e della nipote, riuscite infine a sfuggire ai campi di concentramento e ad arrivare nella Terra Promessa.

A metà di The Brutalist, l’arrivo della moglie (Felicity Jones) cambia totalmente gli equilibri di László, il grande amore che li accomuna viene messo alla prova da imprevisti e ostacoli che ne condizionano le rispettive vite, in più la relazione tra l’architetto e il suo mecenate si complica, si trasforma e si stratifica. I due sono “artista/mecenate, ebreo immigrato/sangue blu americano, servitore/sfruttatore” e anche qualcosa di molto più oscuro. Van Buren vuole che costruisca qui: una combinazione di auditorium, palestra, biblioteca e cappella, fatta di cemento e marmo di Carrara, che sarà un monumento di lusso a Doylestown nella contea di Bucks.

Una relazione simbiotica tra artista e mecenate

Questo incarico, il dramma della costruzione dell’edificio, diventa un vero e proprio tormento per il protagonista, una ossessione, e il punto di svolta nella sua relazione con Van Buren. Per il magnate finanziatore si tratta di una estensione della sua persona, della sua eredità e anche di un modo per piegare al suo volere quel talento che tanto invidia nell’architetto. La relazione diventa quindi una simbiosi sempre più conflittuale, che culmina nella loro visita alle miniere di marmo di Carrara, in Italia, dove il tono diventa rarefatto, drammatico e onirico e dove si consuma un crimine che più che reale e fisico assume sfumature metaforiche. I due interpreti, sempre molto attenti a scegliersi i ruoli in un momento storico in cui le produzioni si fanno sempre più numerose e di vario livello, regalano allo spettatore delle interpretazioni di altissimo profilo, in cui Pierce conferma il suo fascino ambiguo e Brody pare dare continuità al personaggio che gli ha regalato il premio Oscar nel bellissimo Il Pianista di Roman Polanski.

The Brutalist, una riflessione su cosa vuol dire essere un artista

The Brutalist è un racconto archetipico di immigrazione e ambizione, di cosa significhi essere un artista. Ma è anche un racconto che affronta l’essere ebrei in un mondo che vi si avvicina con estrema ambivalenza, un requisito storico, potremmo dire, dell’approccio verso questo popolo perseguitato. Appare anche intrigante la scelta del nome per il protagonista del film: László Tóth, lo stesso nome dell’operaio ungherese che vandalizzò La Pietà di Michelangelo a San Pietro. Come a voler dire che l’atto della creazione implica una distruzione di quello che già esiste, ed è quello che fa il protagonista, distruggendo quello che era per costruire un nuovo modo di concepire gli edifici, come espressione della propria interiorità.

A questi argomenti che vengono fuori con naturalezza dalla storia, sembra chiaro che il regista voglia aggiungere una componente di grandiosità, un grande romanzo biografico in cui la vita di un uomo straordinario ci passa davanti agli occhi, con le sue ascese e le sue cadute, in una continua ricerca della realizzazione personale con la sublimazione della propria esperienza personale attraverso l’architettura.

The Brutalist: il nuovo trailer

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The Brutalist: il nuovo trailer

Arriva il 6 febbraio al cinema con Universal Pictures The Brutalist, il nuovo film di Brady Corbet con protagonista Adrien Brody e trai titoli maggiormente quotati nel corso della stagione dei premi in corso. Gli ultimi Golden Globes hanno incoronato il titolo miglior dramma dell’anno, mentre Corbet e Brody hanno vinto nelle rispettive categorie.

La trama di The Brutalist

Fuggendo dall’Europa del dopoguerra, l’architetto visionario László Toth (Adrien Brody) arriva in America con l’obiettivo di ricostruire la sua vita, il suo lavoro e il suo matrimonio con la moglie Erzsébet, dopo essere stati separati durante la guerra a causa di confini mutevoli e regimi oppressivi. Da solo in un paese sconosciuto, László si stabilisce in Pennsylvania, dove il ricco e influente industriale Harrison Lee Van Buren riconosce il suo talento nell’arte di costruire. Ma potere e eredità hanno un prezzo molto alto…

The Brutalist recensioneDalla nostra recensione di The Brutalist:

The Brutalist è un racconto archetipico di immigrazione e ambizione, di cosa significhi essere un artista. Ma è anche un racconto che affronta l’essere ebrei in un mondo che vi si avvicina con estrema ambivalenza, un requisito storico, potremmo dire, dell’approccio verso questo popolo perseguitato. Appare anche intrigante la scelta del nome per il protagonista del film: László Tóth, lo stesso nome dell’operaio ungherese che vandalizzò La Pietà di Michelangelo a San Pietro. Come a voler dire che l’atto della creazione implica una distruzione di quello che già esiste, ed è quello che fa il protagonista, distruggendo quello che era per costruire un nuovo modo di concepire gli edifici, come espressione della propria interiorità.

A questi argomenti che vengono fuori con naturalezza dalla storia, sembra chiaro che il regista voglia aggiungere una componente di grandiosità, un grande romanzo biografico in cui la vita di un uomo straordinario ci passa davanti agli occhi, con le sue ascese e le sue cadute, in una continua ricerca della realizzazione personale con la sublimazione della propria esperienza personale attraverso l’architettura.

The Brutalist, la spiegazione del finale: cosa succede a Harrison e Laszlo

The Brutalist di Brady Corbet offre un finale con un denso materiale tematico da esaminare. Adrien Brody interpreta The Brutalist nei panni di László Tóth, un architetto ebreo ungherese che è stato separato dalla moglie durante la seconda guerra mondiale. Arriva in America e si ritrova alle dipendenze di Harrison Lee Van Buren, un uomo ricco affascinato dal talento architettonico innovativo di Tóth, che gli commissiona la costruzione di un centro comunitario in memoria di sua madre.

Nel finale del film, Harrison contatta László per far ripartire i lavori di costruzione. Durante il loro viaggio in Italia, Harrison stupra László ubriaco per dimostrare il suo potere su di lui. Questo fa precipitare László, che si scaglia con rabbia contro i suoi amici e dipendenti. Alla fine, sua moglie Erzsébet finisce le medicine e László le inietta eroina per alleviare il dolore, provocandole un’overdose. Lei sopravvive e i due progettano di lasciare il paese, ma prima lei affronta Harrison per quello che ha fatto. A casa sua, Harrison scompare dopo essere stato accusato davanti alla famiglia e ai colleghi.

L’ultimo discorso di Zsófia in The Brutalist. Ecco cosa significa.

L’epilogo di The Brutalist si svolge nel 1980 in occasione di una Biennale per László Tóth, che espone il suo lavoro architettonico degli ultimi due decenni e celebra la sua vita. È un momento scioccante, vista la situazione disperata in cui si trovava alla fine del film, ma sembra che il viaggio di Erzsébet in Pennsylvania sia stato fruttuoso per la sua carriera. Tuttavia, non è chiaro come László sia diventato un architetto famoso nel tempo trascorso dall’ultima volta che lo ha visto. Dato che il centro comunitario di Van Buren è menzionato come una delle sue realizzazioni, sembrerebbe che il lavoro gli sia stato attribuito.

All’evento, Zsófia tiene un discorso sulla vita di László Tóth, riassumendo la carriera dello zio e mostrando un lato del suo carattere che il pubblico non conosceva direttamente, poiché László non aveva condiviso l’ispirazione per il suo lavoro. Descrive come la sua vita personale abbia influenzato il suo processo creativo, ispirando diversi aspetti del centro comunitario. In particolare, gli interni del centro comunitario sono stati realizzati in modo da assomigliare ai campi di concentramento a cui László è stato sottoposto, il che significa che il suo trauma è stato sviluppato nel suo lavoro.

Il suo punto è suggerire che László ha attraversato l’inferno per raggiungere la sua arte, ma alla fine ciò che conta è il risultato finale.

C’è un’affermazione di Zsófia che riflette perfettamente la narrazione. Chiude il discorso dicendo: “Non importa cosa gli altri cerchino di venderti, è la destinazione, non il viaggio”. Il suo punto è suggerire che László ha attraversato l’inferno per raggiungere la sua arte, ma il risultato finale è ciò che contava. La sua vita personale era costantemente piena di conflitti e tragedie, eppure ha realizzato opere che alla fine sono state rispettate e ammirate.

Cosa è successo a Harrison dopo che Erzsébet lo ha accusato

Guy Pearce in The Brutalist (2024)

Harrison scompare, lasciando il suo destino sconosciuto

Il destino di Harrison Lee Van Buren è uno dei misteri più strani della fine de The Brutalist. Nonostante l’importanza del suo personaggio nella narrazione, dopo che Erzsébet lo accusa di aver violentato László, fugge dalla scena. Suo figlio e i domestici non riescono a trovarlo sul posto e il film passa all’epilogo senza risolvere la sua scomparsa. Inoltre, l’epilogo non fornisce ulteriori informazioni su Harrison. Brady Corbet lascia la decisione allo spettatore.

Ci sono diverse questioni riguardanti questa scena su cui si può teorizzare. Per quanto riguarda il destino di Harrison, è possibile che si sia ucciso o semplicemente sia fuggito, nascondendosi dalla vergogna e partendo per ricominciare la vita altrove. Un altro dettaglio interessante della scena è la reazione di suo figlio Harry. Harry è un tipo pomposo per tutto il film, e questa è l’unica scena in cui mostra una vera disperazione. Sembra che, a parte il fatto che suo padre è accusato di aver fatto qualcosa di terribile, sia inorridito perché crede o sa che sia vero.

Un’altra scena del film mostra Harry che si avvicina a Zsófia mentre è seduta vicino all’acqua in costume da bagno. Le chiede se le andrebbe di fare una passeggiata, ma la scena si interrompe prima di mostrare cosa succede. La volta successiva, Zsófia si allontana da Harry, coprendosi intenzionalmente dove prima mostrava la pelle. Il film potrebbe insinuare che Harry abbia tentato di palparla… o peggio. È pura speculazione, ma questo potrebbe suggerire che Harry abbia sviluppato queste tendenze imitando il padre o sperimentandole attraverso il padre.

Erzsébet è morta prima dell’epilogo del film?

Felicity Jones e Raffey Cassidy in The Brutalist (2024)

Presumibilmente è morta a causa dell’osteoporosi

Erzsébet non è presente nell’epilogo, il che implica che sia morta negli ultimi vent’anni. Fortunatamente, è sopravvissuta all’overdose nel 1960, vivendo abbastanza a lungo da tornare in Europa con László. Le era stata diagnosticata l’osteoporosi intorno al 1953, il che probabilmente ha influito sulla sua aspettativa di vita. Anche se nel finale del film la si vede camminare su una barella, la sua condizione non sembra essere migliorata nei sette anni trascorsi in The Brutalist.

László Tóth era un vero architetto?

Guy Pearce e Adrien Brody in The Brutalist (2024)

László Tóth è un personaggio di fantasia

Il personaggio di Adrien Brody, László Tóth, è completamente fittizio, anche se il film è così ben costruito che sembra vivo. In un’intervista con la CNN, Adrien Brody ha spiegato come la sua vita abbia influenzato la creazione del personaggio, dicendo: “Ho la fortuna di comprendere l’esperienza dell’immigrazione e i molti parallelismi con il percorso di un artista”. La performance di Brody, la sceneggiatura di Brady Corbet e Mona Fastvold e altri artisti di talento coinvolti nella proiezione hanno contribuito a sviluppare un personaggio affascinante da studiare.

Il vero significato di The Brutalist

The Brutalist

The Brutalist esamina l’esperienza americana di immigrati e artisti

The Brutalist è un’epopea del dopoguerra che esamina le somiglianze tra immigrati e artisti. László è entrambe le cose e non solo viene rifiutato perché diverso dalla gente del posto per religione e cultura, ma viene anche frainteso come creativo. È circondato da americani che non possono capire alcun aspetto della sua vita e non ci provano nemmeno. In questo senso, Harrison Lee Van Buren è emblematico dell’America nella sua forma più tossica, un capitalista che non si preoccupa di capire la situazione di László o addirittura l’arte, eppure desidera possederla.

In misura estrema, Harrison impone il suo bisogno di potere su László, aggredendolo anche sessualmente mentre gli ricorda che non sta vivendo al massimo delle sue potenzialità.

Harrison è invidioso del genio creativo di László, e suggerisce che la sua vasta ricchezza abbia portato solo a un’esistenza profondamente superficiale. The Brutalist è in definitiva il ritratto di László, e il film suggerisce che, nonostante il tragico viaggio, egli raggiunga la sua destinazione e il mondo si diletti nella sua creazione.

The Brutalist è basato su una storia vera?

The Brutalist è basato su una storia vera?

Due anni fa, gli spettatori hanno concluso la visione di Tár chiedendosi se l’imperioso compositore di Cate Blanchett fosse in realtà una persona reale. La stessa cosa accadrà con The Brutalist (al cinema dal 6 febbraio con Universal Pictures), una saga di 3 ore e mezza su un architetto ebreo ungherese di nome László Tóth (Adrien Brody) che emigra nella Pennsylvania rurale dopo la seconda guerra mondiale e sperimenta l’antisemitismo.

Scritto da Brady Corbet e Mona Fastvold, il film è una storia di fantasia che trae spunto da una meticolosa ricerca sull’Olocausto e sul movimento architettonico brutalista, le cui strutture sono caratterizzate da linee pulite, tratti squadrati e una tavolozza monocromatica.

Ecco cosa c’è di vero e di falso nel film, adulato dalla critica, che ha vinto il premio come miglior film drammatico, miglior regista (Corbet) e miglior attore (Brody) ai Golden Globes all’inizio di gennaio e che gareggia da front-runner per gli Oscar 2025.

László Tóth di The Brutalist era una persona reale?

La risposta breve è no. Una rapida ricerca su Google mostra che esiste un famoso László Tóth, un geologo di origine ungherese, noto soprattutto per aver vandalizzato la statua della Pietà di Michelangelo nel 1972. Ma “è solo una coincidenza”, afferma Fastvold. “László Tóth in Ungheria è come John Smith: è uno dei nomi più comuni. Abbiamo trascorso molto tempo in Ungheria, quindi quel nome sembrava perfetto per un personaggio ungherese”. Sarebbe un “nostro” Mario Rossi!

Secondo la ricerca dei registi, pochissimi architetti ebrei europei sopravvissero all’Olocausto. Ad esempio, nel 1933, la Germania proibì a quasi 500 architetti ebrei di esercitare. Mentre alcuni riuscirono a fuggire, molti furono deportati e uccisi nei campi di concentramento. “Judy Becker, la nostra scenografa, ha esaminato disegni e progetti (di edifici) non realizzati di architetti che non sono sopravvissuti”, afferma Fastvold. “Volevamo provare a rendere loro omaggio; se qualcuno avesse avuto un’esperienza simile a quella del nostro personaggio principale, saremmo stati attenti nella nostra rappresentazione. Ma non siamo riusciti a trovare nessuno (come Tóth).”

Chi ha ispirato il personaggio di Adrien Brody in The Brutalist?

The BrutalistIl protagonista del film è un amalgama di influenti architetti americani come Paul Rudolph e Louis Kahn, così come Marcel Breuer. Come Tóth, Breuer era un architetto ebreo-ungherese che lavorava nello stile brutalista. Ma a differenza del personaggio, si trasferì a New York nel 1937 prima della seconda guerra mondiale.

“C’era un libro intitolato ‘Marcel Breuer and a Committee of Twelve Plan a Church’, e narrativamente, quella è stata una delle più grandi ispirazioni”, dice Corbet. “È un resoconto piuttosto asciutto delle lotte che Breuer ha dovuto affrontare per realizzare l’abbazia di Saint John in Minnesota, e ci sono alcune inferenze sul bigottismo che ha dovuto affrontare. Ma proprio come nel film, nessuno racconta la parte silenziosa ad alta voce”.

Corbet cita anche un altro libro, “Architecture in Uniform” di Jean-Louis Cohen, che esplora l’architettura e la psicologia del dopoguerra. “Quei due libri hanno dato il via a questa storia per noi”, dice il regista. “Ma una volta che inizi a scrivere, la storia inizia a raccontarsi da sola”, e i registi hanno ampiamente attinto ad alcune delle esperienze della loro famiglia.

“Mona ha pensato molto a suo nonno, che è un designer norvegese di metà secolo”, dice Corbet. “Abbiamo parlato molto della sua testardaggine e della sua incapacità di comunicare verbalmente, ma di come la sua sensibilità e compassione si siano sempre rivelate attraverso il lavoro”. Gli uomini di quell’epoca erano generalmente scoraggiati dal parlare dei loro sentimenti: “Mio nonno fu colpito mentre era nell’aeronautica, ma non parlava mai di queste cose davvero traumatiche. Se mi fosse capitata una cosa del genere, non ne avresti mai sentito la fine! Sto ancora parlando di un brutto raffreddore che ho avuto un paio di anni fa”.

Quindi con Tóth, “abbiamo pensato che la bellezza di questo progetto fosse avere un personaggio che è in grado di esprimersi solo attraverso le sue (strutture)”.

Guy Pearce e Felicity Jones interpretano persone reali in The Brutalist?

The Brutalist recensioneIl film entra nel vivo con l’introduzione di Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce), un pomposo patriarca e industriale che incarica Tóth di progettare un elaborato centro comunitario. Van Buren non è basato su nessuna figura storica, dice Fastvold, sebbene condivida vaghe somiglianze con il costruttore navale americano Henry J. Kaiser e il produttore di automobili Henry Ford, entrambi i quali contribuirono a produrre munizioni durante la seconda guerra mondiale e furono in seguito accusati di speculazione bellica.

Nel film, “c’è un po’ di retroscena sulla famiglia (Van Buren) che trae profitto dalle attività di spedizione durante la guerra”, dice Fastvold. “Ho pensato che fosse interessante per il personaggio: che avrebbe tratto profitto da questa esperienza di cui László è vittima”.

La moglie di Tóth, Erzsébet (Felicity Jones), allo stesso modo non è ispirata da nessuna persona in particolare. È lei la più grande tifosa di Tóth, che lo sfida a farsi valere e a mantenere salda la sua visione artistica. Il personaggio è una specie di analogia per Corbet e Fastvold, entrambi registi cinematografici e televisivi.

“Cerchiamo di essere l’uno l’Erzsébet dell’altro il più possibile”, afferma Fastvold. “Volevo raccontare una storia che mostrasse un partner più complesso di quello che vediamo spesso su schermo. Spesso vediamo un partner geloso e frustrato, o che non capisce perché qualcuno debba fare qualcosa di ambizioso e difficile. Ma non riconosco la nostra relazione in questo. La maggior parte delle persone in partnership creative dice: “OK, ti aiuterò a controllare il tuo ego e a superare i momenti difficili”.

The Brothers Sun: trailer della serie Netflix con Michelle Yeoh

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The Brothers Sun: trailer della serie Netflix con Michelle Yeoh

Netflix ha pubblicato il primo trailer di The Brothers Sun per la serie drammatica d’azione gangster guidata da Michelle Yeoh e creata dai co-creatori Brad Fulchuk e Byron Wu. Questo è il secondo annuncio della Geeked Week che coinvolge lo spettacolo, poiché un poster è stato svelato all’inizio di questa settimana, con il debutto della serie previsto per il 4 gennaio 2024.

Quando il capo di una potente triade taiwanese viene colpito da un misterioso assassino, suo figlio maggiore, il leggendario assassino Charles ‘Chairleg’ Sun (Justin Chien) si dirige a Los Angeles per proteggere sua madre, Eileen (Michelle Yeoh), e il suo ingenuo figlio fratello, Bruce (Sam Song Li) — che fino ad ora è stato completamente tenuto all’oscuro sulla verità sulla sua famiglia”, si legge  nella sinossi della seri . Ma mentre le società più letali di Taipei e una nuova fazione in ascesa si scontrano per il dominio, Charles, Bruce e la loro madre devono curare le ferite causate dalla loro separazione e capire cosa significano veramente fratellanza e famiglia prima che uno dei loro innumerevoli nemici faccia crollare il loro impero.”

Il co-creatore Brad Fulchuk, che ha creato lo spettacolo con Byron Wu, è lo showrunner. La serie vede protagonisti Michelle Yeoh, Highdee Kuan, Sam Song Li, Justin Chien, Jenny Yang, Joon Lee, Alexis Rhee, Johnny Kou, Ron Yuan e altri. The Brothers Sun debutterà su Netflix nel 2024.

The Brothers Sun: recensione della serie con Michelle Yeoh

The Brothers Sun: recensione della serie con Michelle Yeoh

L’intreccio di scene di azione e commedia, anche negli stessi combattimenti, creano una combo perfetta molto amata dal pubblico. Uno dei registri che maggiormente ha utilizzato la violenza divertente nei suoi film è probabilmente Quentin Tarantino. The Brothers Sun, la nuova serie Netflix, utilizza questo elemento in maniera molto sapiente. Formata da una stagione di 8 episodi, ognuno da circa un’ora, è co-diretta e ideata da Brad Falchuk (Glee, American Horror Story, Scream Queens) e nel cast ritroviamo una delle grandi star del momento nel cinema internazionale: stiamo parlando di Michelle Yeoh, vincitrice del premio Oscar come miglior attrice protagonista nel 2023 per la sua performance in Everything, everywhere, all at once.  Qui l’attrice interpreta Eileen Sun, madre dei due fratelli Sun, Charles e Bruce, interpretati rispettivamente da Justin Chien e Sam Song Li.

The Brothers Sun: da Taipei a L.A.

La famiglia Sun è una delle dinastie più influenti e potenti nella criminalità di Taiwan: negli anni i nemici sembrano essersi moltiplicati. Ora degli attacchi vengono però mossi ai membri della famiglia, partendo da Charles Sun, figlio maggiore, e al padre. Charles parte allora alla volta di Los Angeles, dove si trovano la madre Eileen e il fratello minore Bruce, vissuti per quindici anni nell’ombra e lontani dal crimine. Bruce, all’oscuro della realtà sulla propria famiglia, si ritrova perennemente sotto attacco, senza alcun addestramento e con il solo desiderio di voler tornare alla sua vita di sempre.

Charles farà di tutto per proteggere la sua famiglia: cerherà di scovare Sleepy Chan, un capo rivale della criminalità asiatica, da cui il ragazzo deduce arrivino gli attacchi. Ma la realtà sembra essere più complicata di quanto sembra: le vicende finiranno per coinvolgere la polizia, guidata dal procuratore Alexis Kong, amica d’infanzia di Charles, e gli altri grandi della mafia di Taiwan.

The Brothers Sun: stesso sangue, diversa natura

Il primo elemento che risalta nella visione di The Brothers Sun è proprio la totale differenza tra Charles e Bruce, sia come carattere che come passato di vita. Mentre Bruce è un giovane di buon cuore, con una vita apparentemente normale, divisa tra l’università e il corso di improvvisazione, Charles è schivo, un assassino temuto da tutti, semplicemente un’arma letale nelle mani del padre. È proprio la differenza tra i due che porta a dei contrasti iniziali: Charles vede il proprio fratello solo come un peso e nei primi episodi si distingue chiaramente una sorta di invidia nei confronti di Bruce e del modo in cui viene protetto e amato dalla loro madre, un affetto che lui non aveva ricevuto.

Bruce e Charles hanno una prospettiva ed un modo di vedere le cose totalmente diverso, ed insieme vivono una crescita personale durante tutto l’arco della serie. Bruce diventa finalmente un adulto, riuscendo a trovare il coraggio di fare ciò che ritiene giusto e a proteggere la sua famiglia. Charles trova l’affetto familiare e fraterno, che fino a quel momento gli era stato negato: grazie a questo trova la forza di scegliere con la propria testa e di non vivere più la vita che gli era stata imposta dal padre.

The Brothers Sun Michelle Yeoh

La premio Oscar Michelle Yeoh nei panni di Eileen

La figura che rende The Brothers Sun così degna di nota è però indubbiamente quella di Michelle Yeoh. L’attrice, nota oltre che per il ruolo che le ha portato l’ambita statuetta anche per la sua performance in Memorie di una Geisha e più di recente in The witcher: blood origin, qui dà nuovamente prova della sua bravura. Eileen Sun dimostra fin da subito di essere una donna arguta, che preferisce la furbizia alla forza, le alleanze alla violenza. Sono questi gli elementi che le hanno permesso di sopravvivere lontana dalla propria famiglia, dalla propria terra, per proteggere Bruce. Ciononostante, nel proseguire le vicende si vede come l’arguzia sia dovuta anche ad una sete di potere.

L’elemento comico nell’azione

Un fattore interessante che caratterizza The Brothers Sun si ritrova soprattutto nei primi episodi, ed è la comicità. Molti combattimenti iniziali vengono resi fortemente ironici: un esempio è la lotta tra Charles e degli aggressori travestiti da dinosauri. Se ciò non sembra già abbastanza paradossale, si aggiunge anche la presenza di Bruce, totalmente incapace di combattere in alcun modo. Ad ogni modo, l’aspetto ironico sembra scemare con il proseguire degli episodi: si nota come gran parte delle scene divertenti dipendano da Bruce e dall’amico TK, quindi nel momento in cui il minore dei Sun sembra maturare e affrontare gli avvenimenti in maniera più seria, la comicità svanisce. Ciò non toglie però valore ad serie godibile ed entusiasmante fino alla fine.

The Brothers Grimsby: Sacha Baron Cohen nel nuovo trailer

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The Brothers Grimsby: Sacha Baron Cohen nel nuovo trailer

Sacha Baron Cohen Mark Strong sono i protagonisti del secondo Red Band Trailer di Grimsby – Attenti a quell’altro (in inglese The Brothers Grimsby).

Il film ruota proprio attorno ad un agente appartenente ai Black Ops inglesi che è costretto ad allearsi con il fratello hooligan per via di un nuovo e delicato incarico. I due non sono in contatto ormai da tempo, ma la fuga che li attende diventerà un modo per riavvicinarsi.

Diretto da Louis Leterrier, nel cast ci sono Sacha Baron CohenMark Strong, Penélope CruzIsla FisherRebel Wilson Ian McShane.

Il film sarà nei cinema a marzo 2016.

Fonte: Collider

The Brits Are Coming, nuovi nomi nel cast

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Sofía Vergara

Sofia Vergara

Tim Roth, Sofia VergaraParker Posey andranno ad affiancare Uma Thurman in The Brits Are Coming, heist comedy diretta da James Oakley (The Devil You Know) che ha scritto la sceneggiatura insieme ad Alex Michaelides.

Uma Thurman e Tim Roth interpretano Harriet e Peter Fox, una coppia di truffatori che scappano a Los Angeles per evitare di risarcire l’enorme debito accumulato nei confronti della temibile gangster Ivanka, incarnata da Maggie Q. Cercano allora di recuperare denaro progettando un furto di gioielli che coinvolge anche l’ex moglie di Peter Fox, interpretata da Alice Eve, e il suo nuovo marito Gabriel. Parker Posey dovrebbe interpretare l’assistente di Gabriel, mentre Sofia Vergara la sua amante.

Nel cast si segnala anche la presenza di Stephen Fry. Tra i produttori del progetto figurano Cassian Elwes (Dallas Buyers Club), Robert Ogden Barnum, Dave Hansen e il regista JC Chandor (A Most Violent Year). Le riprese si stanno attualmente svolgendo a New York.

Fonte: The Hollywood Reporter

Tra i produttori figurano

The British Are Coming: il backstage dei film di Jason Bell

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The British Are Coming! Ieri vi abbiamo mostrato dei bellissimi cortometraggi diretti da Jason Bell che ha avuto il privilegio di veder partecipare alla sua opera tantissimi attori britannici, trai più noti e affermati del momento.

Qui i tre video

The Bringing: Michael Pena nel cast dell’horror prodotto da Sony

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Michael Pena farà parte del cast della pellicola horror, The Bringing, prodotta da Sony. La pellicola è un horror soprannaturale basato su una sceneggiatura scritta da Brandon e Phillip Murphy.

Jeremy Lovering sarà al timone del film, il cui set è stanziato nel Cecil Hotel al centro di Los Angeles.

Ancora molto vaghi i dettagli sulla trama, ma l’hotel in cui si svolgeranno le vicende raccontate avrà un orribile passato. Pena indagherà su una morte misteriosa accaduta nell’hotel.

La storia è liberamente ispirata alla misteriosa morte di Eliza Lam. Il corpo di La è stato rinvenuto in una acquedotto sul tetto del Cecil Hotel a Los Angeles, nel febbraio del 2013. Successivamente sono stati poi rilasciati dei video dalle telecamere di sicurezza che mostrano la defunta Lam interagire con un’entità apparentemente invisibile. Anche se la sceneggiatura sembra che non si concentrerà sul personaggio di Lam, è ambientata nello stesso albergo e segue un uomo indagato di una morte simile molto misteriosa.

A produrre il film ci sarà il produttore di The Amazing Spider-Man 2 Matt Tolmach, accanto Daniela Cretu a della First Born Films.

Fonte: Variety

The Bridgerton: il personaggio che non sapevate fosse basato su una persona reale

Bridgerton di Netflix ha guadagnato rapidamente popolarità alla sua uscita e negli anni successivi non ha fatto che crescere. Il dramma d’epoca riporta il pubblico nell’Inghilterra dell’epoca della Reggenza, ma non è affatto un documentario. Esplorando una storia alternativa e più inclusiva, Bridgerton si prende più di qualche libertà, ma ci sono pepite di verità. Non ci sono veri Bridgerton, che, come la maggior parte dei personaggi, sono immaginari e ispirati solo alle loro parti nella serie di libri di Julia Quinn, ma non è così per tutti i personaggi.

I reali dello spettacolo, la regina Charlotte (Golda Rosheuvel) e re Giorgio (James Fleet), sono in qualche modo fedeli alla storia. Tuttavia,Bridgerton si appoggia alle voci che circondano la razza di Charlotte, usandole come catalizzatore per introdurre una classe superiore più diversificata. Un altro personaggio della serie è ancora più vagamente basato su una persona reale: Will Mondritch (Martins Imhangbe).

Nessun personaggio storico ha usato questo nome o ha fatto amicizia con il Duca che si è trovato in mezzo a una scandalosa storia d’amore (almeno, nessuno di cui siamo a conoscenza), ma il personaggio di Will è stato ispirato dal famoso pugile dell’epoca, Bill Richmond, noto anche come il Terrore Nero.

Non solo entrambi sono pugili di talento con lo stesso nome di battesimo, ma Richmond è stato uno dei pochi uomini di colore a salire alla ribalta in quell’epoca. La storia di Will ha preso un’altra direzione a Bridgerton, dopo essersi ritirato dalla boxe, aver aperto un club e, più recentemente, essere diventato padre di un barone. Tuttavia, l’omaggio a uno dei pochi uomini di colore dell’epoca a raggiungere questo livello di notorietà è appropriato per la serie.

Chi era Bill Richmond?

Will non condivide l’intero percorso di Richmond. Per molti versi, la storia di Bill Richmond è un caso in cui la storia è migliore della finzione. Il famoso pugile visse tra il 1763 e il 1829, più o meno nello stesso periodo di Bridgerton. Tuttavia, nacque in America e visse i primi anni della sua vita come schiavo a New York.

In gioventù, Richmond attirò l’attenzione del nobile inglese Hugh Percy, che lavorava come soldato di stanza a New York. Richmond ottenne la libertà da adolescente e fu affidato alle cure di Lord Percy, che portò il ragazzo in Inghilterra e gli assicurò un’istruzione e un posto di apprendista falegname, durante il quale Richmond sposò sua moglie Mary.

Con una giovane famiglia, Richmond si trasferì a Londra, dove trovò il successo come pugile, vincendo 17 dei suoi 19 incontri. All’epoca, il pugilato non era solo uno degli sport più popolari, ma anche uno dei pochi posti in cui un nero poteva avere un lavoro indipendente.

Allenò altre persone sia a livello professionale che amatoriale e tra i suoi allievi vi furono William Hazlitt, il saggista, e Lord Byron. Allenò anche il suo collega Tom Molineaux, famoso pugile. Ma il più grande segno della fama di Richmond fu il suo ruolo di usciere all’incoronazione di Re Giorgio IV. La storia di Richmond merita senza dubbio di essere raccontata e, anche se Bridgerton non tenta di farlo, Will Mondrich è un omaggio a quest’uomo straordinario.

In che modo Will Mondrich di “Bridgerton” assomiglia a Bill Richmond?

Bridgerton crea differenze tra Will Mondrich e Bill Richmond

La storia di Will nella stagione 1 è particolarmente vicina a quella di Richmond. In quel periodo, Will è un pugile che organizza esibizioni per i ricchi. Tuttavia, la serie ha fatto di più per onorare Richmond che per includere un pugile. Will allena Simon (Regé-Jean Page), apparentemente per esercizio fisico piuttosto che per il desiderio del duca di boxare lui stesso, ma questo ricorda l’allenamento di Richmond da parte di cittadini dell’alta società, che si riferivano affettuosamente all’uomo per anni dopo, anche se probabilmente non erano amici di Richmond come Simon lo è di Will.

Come Richmond, Will è ritratto come un pugile di talento che ha guadagnato notorietà e consensi, ed entrambi alla fine si sono ritirati dopo una sconfitta significativa, anche se, nel caso di Will, ha lanciato l’incontro per guadagnare parte delle vincite di Featherinton (Ben Miller).

I due uomini condividono anche la loro situazione familiare. Richmond e Will hanno entrambi sostenuto i loro figli piccoli con la loro carriera di pugili. Queste somiglianze possono non sembrare molte. Dopotutto, Richmond non è stato l’unico nero a diventare pugile in quel periodo, ma Will è certamente legato a Richmond, in particolare. Imhangbe ha spiegato che all’inizio Will era più simile a Richmond, provenendo anch’egli dall’America, ma il piano è cambiato perché la serie non ha avuto il tempo di esplorare il ricco retroscena.

Tuttavia, onorare Richmond è sempre stata una parte del personaggio. Come hanno sottolineato i fan, Will non si adatta chiaramente alla maggior parte dello show, ma con la rappresentazione unica di Bridgerton della razza nell’Inghilterra del XIX secolo, riconoscere Richmond in qualche forma ha senso.

Bridgerton crea differenze tra Will Mondrich e Bill Richmond

Bridgerton crea Will Mondrich e Bill Richmond

Fin dall’inizio, Will e Richmond non erano uguali. A prescindere dalle intenzioni iniziali, la storia di Will è stata cambiata, diventando meno simile a quella di Richmond. Sebbene la differenza nelle loro origini sia una deviazione significativa nelle loro storie di vita, ha senso.

Will non è un personaggio principale di Bridgerton e l’aggiunta di una storia così complessa, che non avrebbe avuto tempo sufficiente per una spiegazione adeguata, avrebbe distratto dal ruolo del personaggio. Va inoltre notato che Richmond ha sposato una donna bianca, a differenza della moglie di Will, Alice (Emma Naomi). Sebbene i matrimoni interrazziali non fossero comuni all’epoca, sono abbastanza diffusi a Bridgerton, quindi in questa storia la razza della moglie di Will non rappresenta un cambiamento significativo.

Nella terza stagione, Will non assomiglia più a Richmond come un tempo. Ritiratosi dal pugilato, Will si è dato agli affari aprendo un club per gentiluomini nella seconda stagione e ora suo figlio ha ereditato una baronia da un lontano parente, cosa che non è successa a Richmond.

Sebbene il personaggio storico abbia guadagnato abbastanza rispetto durante la sua carriera da essere presente all’incoronazione del Re, non era un membro dell’alta borghesia come lo è ora Will, anche se forse questo può essere attribuito più alla storia alternativa di Bridgerton che all’abbandono da parte dello show delle radici storiche del personaggio. Will è ispirato a Richmond piuttosto che a un tentativo di raccontare la sua storia, ma è un cenno a una figura storica poco conosciuta.

I primi quattro episodi della terza stagione di Bridgerton sono disponibili in streaming su Netflix, mentre la seconda parte sarà trasmessa il 13 giugno.

The Bridge 2×13: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Jubilex, The Bridge 2×13, la season finale di The Bridge, la serie FX ispirata al format svedese Borgen con protagonista l’attrice di origine tedesche Diane Kruger.


In The Bridge 2×13, la lealtà di Marco, interpretato dall’attore di origine messicana Damian Bichir, verrà messa a dura prova.

The Bridge è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 10 luglio 2013 sulla rete televisiva via cavo FX.

Remake di una serie scandinava, The Bridge vede protagonisti Diane Kruger e Demián Bichir nei panni di un’insolita coppia di detective alle prese con un intricato caso poliziesco che si snoda sul confine tra Stati Uniti e Messico. Al suo debutto, la serie ha registrato una positiva accoglienza da parte della critica.

Lungo il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, sul ponte che collega la città texana di El Paso e quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana. Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che opera tra i due stati.

Personaggi.

  • Sonya Cross, interpretata da Diane Kruger e doppiata da Giò Giò Rapattoni.
    È una detective del dipartimento di polizia di El Paso. È affetta dalla Sindrome di Asperger.
  • Marco Ruiz, interpretato da Demián Bichir e doppiato da Massimo Rossi.
    È un detective della polizia messicana.
  • Hank Wade, interpretato da Ted Levine e doppiato da Gerolamo Alchieri.
    È un tenente del dipartimento di polizia di El Paso, diretto superiore dell’agente Cross.
  • Charlotte Millwright, interpretata da Annabeth Gish e doppiata da Laura Boccanera.
    È la benestante proprietaria di un ranch, il cui marito muore a causa di un arresto cardiaco.
  • Steven Linder, interpretato da Thomas M. Wright e doppiato da Christian Iansante.
    È un dipendente presso un centro di assistenza sociale.

The Bridge 2×12: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Quetzalcoatl, The Bridge 2×12, dodicesimo e penultimo episodio della seconda stagione di The Bridge, remake USA della serie TV danese Broen.

The Bridge 2×12In The Bridge 2×12, Marco (Demian Bichir) è fondamentale per la liberazione di Fausto, mentre Sonya (Diane Kruger) tenta di interpretare il libro mastro. Frye (Matthew Lilard) e Adriana (Emily Rios) aiutano l’indagine del El Paso Police Department.

The Bridge è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 10 luglio 2013 sulla rete televisiva via cavo FX. Remake di una serie scandinava, The Bridge vede protagonisti Diane Kruger e Demián Bichir nei panni di un’insolita coppia di detective alle prese con un intricato caso poliziesco che si snoda sul confine tra Stati Uniti e Messico. Al suo debutto, la serie ha registrato una positiva accoglienza da parte della critica.

Lungo il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, sul ponte che collega la città texana di El Paso e quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana. Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che opera tra i due stati.

The Bridge 2×11: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Beholder, The Bridge 2×11, l’undicesimo episodio della seconda stagione di The Bridge, la serie TV di FX che si ispira all’omonima danese Bron.

http://youtu.be/qG_WPlWUBhc

 

In The Bridge 2×11, Sonya (Diane Kruger) affronta finalmente Eleanor (l’atteice tedesca Franka Potente). Nel frattempo, Linder (Thomas M. Wright) ed Eva (Stephanie Sigman) discutono il loro futuro.

The Bridge 2×07: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Lamia, The Bridge 2×07, il settimo episodio della seconda stagione della serie di successo remake targato FX.

http://youtu.be/LCkbg-MEGoI

In The Bridge 2×07, entre Sonya scopre la verità dietro la morte di Lisa, Marco si trova in una situazione molto incerta. Nel frattempo Frye e Adriana fanno una scoperta che rischia di mettere i loro cari in pericolo.

The Bridge 2×07The Bridge è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 10 luglio 2013 sulla rete televisiva via cavo FX. Remake di una serie scandinava, The Bridge vede protagonisti Diane Kruger e Demián Bichir nei panni di un’insolita coppia di detective alle prese con un intricato caso poliziesco che si snoda sul confine tra Stati Uniti e Messico. Al suo debutto, la serie ha registrato una positiva accoglienza da parte della critica.

Lungo il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, sul ponte che collega la città texana di El Paso e quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana. Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che opera tra i due stati.

The Bridge 2×02: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Ghost of a Flea The Bridge 2×02, secondo appuntamento per il secondo ciclo di episodi della fortunata serie drammatica FX.

http://youtu.be/8LvM968Vacg

The Bridge 2×02Un omicidio bizzarro attira l’attenzione su entrambi i lati del confine. Frye e Adriana trovano quello che si aspettavano con il loro primo vantaggio. Eleanor chiede l’aiuto di un giovane ragazzo.

Di seguito alcune anticipazioni per la seconda stagione:

Fausto Galvan sarà il cattivo principale della seconda stagione ma il suo braccio destro, Eleanor Nacht (Franka Potente),  sarà una donna ancora più cattiva di lui. Il personaggio è una mennonita che commette atti di violenza con un raggelante senso di calma che mostra  mancanza di pietà. Eleanor lavora come ragioniere per Fausto e ha un temperamento molto focoso. Prima della fine della première un uomo perderà un orecchio dopo aver rovesciato il tè e il corpo di un’altra vittima viene lasciato a girare in circolo in una macchina. Eleanor non farà solo vittime umane e il personaggio ha una sicurezza molto grande nell’affrontare le cose perché non ha paura di morire e non le interessa il denaro.

 Dopo l’incontro con Jack Dobbs (Nathan Phillips), la protagonista inizierà una relazione sentimentale e molto passionale con il fratello del killer. La situazione sarà mostrata senza filtri e creerà dei problemi a Sonya con il suo superiore Hank (Ted Levine), che rappresenta una figura paterna. Diane Kruger è stata felice di esplorare la vita personale del suo personaggio perché è complicato capire dall’esterno quello che può passare una persona a cui accade una tragedia simile e che impatto ha nella vita di una persona un evento simile. Sonya e Jack si capiscono e quel legame li attrae a vicenda, oltre al fatto di avere un passato con dei punti in comuni, ovviamente in modo strano. La loro relazione non è sicuramente salutare ma Sonya ha diverse motivazioni e idee di quello di cui ha bisogno come donna. Il loro rapporto è al tempo stesso meraviglioso e una scelta sbagliata.

The Bridge 2: radicali cambiamenti in vista e anticipazioni

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The Bridge 2Si è concluso con ottimo successo il primo ciclo di episodi e oggi vi segnaliamo i cambiamenti in arrivo per The Bridge 2, l’attesa seconda stagione. A parlarne è stato il creatore dello show Elwood Reid, che ha introdotto i primi dettagli sui radicali cambiamenti che vedremo oltre a tante novità.

Sostanzialmente pare che assisteremo ad una storia più incentrata sui personaggi che faranno da filtro per una grande storia. Ecco le sue parole: I procedurali e polizieschi spesso possono essere delle trattorie vuote. Io apparecchierò la tavola e vi offrirò degli aperitivi e poi servirò un pasto ricco di quattro portate fatte di stranezza e vediamo come andrà, invece che proporre quella voglia costante di zuccheri nel cacciare il serial killer ogni settimana”.

Di seguito alcune anticipazioni:

Fausto Galvan sarà il cattivo principale della seconda stagione ma il suo braccio destro, Eleanor Nacht (Franka Potente),  sarà una donna ancora più cattiva di lui. Il personaggio è una mennonita che commette atti di violenza con un raggelante senso di calma che mostra  mancanza di pietà. Eleanor lavora come ragioniere per Fausto e ha un temperamento molto focoso. Prima della fine della première un uomo perderà un orecchio dopo aver rovesciato il tè e il corpo di un’altra vittima viene lasciato a girare in circolo in una macchina. Eleanor non farà solo vittime umane e il personaggio ha una sicurezza molto grande nell’affrontare le cose perché non ha paura di morire e non le interessa il denaro.

 Dopo l’incontro con Jack Dobbs (Nathan Phillips), la protagonista inizierà una relazione sentimentale e molto passionale con il fratello del killer. La situazione sarà mostrata senza filtri e creerà dei problemi a Sonya con il suo superiore Hank (Ted Levine), che rappresenta una figura paterna. Diane Kruger è stata felice di esplorare la vita personale del suo personaggio perché è complicato capire dall’esterno quello che può passare una persona a cui accade una tragedia simile e che impatto ha nella vita di una persona un evento simile. Sonya e Jack si capiscono e quel legame li attrae a vicenda, oltre al fatto di avere un passato con dei punti in comuni, ovviamente in modo strano. La loro relazione non è sicuramente salutare ma Sonya ha diverse motivazioni e idee di quello di cui ha bisogno come donna. Il loro rapporto è al tempo stesso meraviglioso e una scelta sbagliata.

Fonte: TvGuide

The Bridge 2: promo della nuova stagione con Diane Kruger

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Si è conclusa con discreto successo la prima stagione e oggi vi segnaliamo tre nuovi promo di The Bridge 2, l’atteso secondo ciclo di episodi della serie della Fox con protagonisti Diane Kruger e Demián Bichir.

 


The Bridge 2The Bridge è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 10 luglio 2013 sulla rete televisiva via cavo FX. Remake di una serie scandinava, The Bridge vede protagonisti Diane Kruger e Demián Bichir nei panni di un’insolita coppia di detective alle prese con un intricato caso poliziesco che si snoda sul confine tra Stati Uniti e Messico. Al suo debutto, la serie ha registrato una positiva accoglienza da parte della critica.

Lungo il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, sul ponte che collega la città texana di El Paso e quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana. Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che opera tra i due stati.

The Bridge 2: anticipazioni sulla prossima stagione

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The Bridge 2Manca poco all’inizio di The Bridge 2, il secondo ciclo della serie di successo remake americano con protagonista Diane Kruger. Oggi vi segnaliamo alcune anticipazioni.

ATTENZIONE quanto segue potrebbe rappresentare spoiler

In The Bridge 2Sonya formerà uno strano legame con una persona legata all’omicidio della sorella

The Bridge è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 10 luglio 2013 sulla rete televisiva via cavo FX.

Remake di una serie scandinava, The Bridge vede protagonisti Diane Kruger e Demián Bichir nei panni di un’insolita coppia di detective alle prese con un intricato caso poliziesco che si snoda sul confine tra Stati Uniti e Messico. Al suo debutto, la serie ha registrato una positiva accoglienza da parte della critica.

Lungo il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, sul ponte che collega la città texana di El Paso e quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana. Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che opera tra i due stati.

The Bride: il rinvio sarebbe dovuto ad alcuni test screening negativi

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The Bride, il prossimo film su Frankenstein interpretato da Christian Bale e diretto da Maggie Gyllenhaal, ha subito uno slittamento della data di uscita e arriverà in sala nel 2026 anziché nel 2025. Ambientato nella Chicago degli anni ’30, il film segue Frankenstein mentre cerca il Dr. Euphronius affinché gli crei una compagna. Oltre a Bale, il cast del film comprende Jessie Buckley, nel ruolo della Sposa, Annette Bening, Penélope Cruz, Peter Sarsgaard e Jake Gyllenhaal. Questa notizia arriva non molto tempo dopo la rivelazione che le reazioni alle prime proiezioni di prova del film sono state negative.

Cosa significa questo cambio di data di uscita per The Bride

Questo ritardo suggerisce ovviamente che la Warner Bros. non è molto soddisfatta del prossimo film della Gyllenhaal. Una data di uscita a settembre è senza dubbio considerata più ideale di quella di marzo nel settore, il che suggerisce che lo studio non è sicuro che The Bride otterrà buoni risultati al botteghino. Questo cambiamento non dovrebbe necessariamente sorprendere, dal momento che – come  anticipato – il film sarebbe stato accolto negativamente durante le prime proiezioni di prova. In un recente rapporto di Puck, il capo di una società di produzione ha persino affermato che “dare a [Gyllenhaal] qualcosa di più di 15 milioni di dollari per fare il film è irresponsabile, per quanto mi riguarda”.

Sebbene Maggie Gyllenhaal sia un’attrice molto conosciuta, ha diretto solo un film in precedenza. Il suo debutto alla regia nel 2021, The Lost Daughter, ha ottenuto un fantastico 94% su Rotten Tomatoes ed è stato nominato per diversi premi Oscar. Tuttavia, se quanto riportato si rivelasse vero, il suo nuovo film potrebbe non raggiungere lo stesso successo. Dal momento che il budget di The Bride è stato dichiarato superiore a 100 milioni di dollari, potrebbe far perdere molti soldi per la Warner Bros.

C’è però un precedente: Mickey 17, un altro film di genere della Warner Bros. con un budget di oltre 100 milioni di dollari e una data di uscita a marzo, sta perdendo una quantità significativa di denaro per lo studio. Un nuovo rapporto suggerisce che il progetto di fantascienza, costato 118 milioni di dollari senza considerare la pubblicità, potrebbe perdere fino a 80 milioni di dollari, nonostante abbia come protagonista Robert Pattinson e sia stato diretto da Bong Joon-Ho, la cui ultima uscita prima di questo lungometraggio è stata Parasite, vincitore del premio come miglior film. Non resta dunque che attendere di scoprire quale sarà il destino di The Bride.

The Bride: fissata la data di inizio riprese del film su Frankenstein con Christian Bale

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Secondo Production List, il prossimo film di Maggie Gyllenhaal, The Bride, ha finalmente ricevuto una data di inizio delle riprese e una location. L’inizio della produzione del film su Frankenstein che avrà come protagonista Christian Bale è previsto per il 4 marzo a New York. Questa notizia arriva dopo la notizia che Netflix ha abbandonato il progetto come distributore. Al momento non è chiaro se The Bride abbia già trovato un nuovo studio o streamer prima dell’inizio delle riprese.

Cosa aspettarsi da The Bride?

Descritto come un thriller-horror, The Bride sarà diretto da Maggie Gyllenhaal, basato sul classico romanzo gotico di Mary Shelley Frankenstein; or, The Modern Prometheus. Si tratta del secondo progetto da regista per Maggie Gyllenhaal dopo The Lost Daughter del 2021, che le è valso una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Oltre a Christian Bale nel ruolo di Frankenstein, il film sarà interpretato anche da Penelope Cruz nel ruolo di Myrna, Peter Sarsgaard nel ruolo di un detective e Jessie Buckley in un ruolo non rivelato.

The Bride è prodotto da Talia Kleinhendler e Emma Tillinger Koskoff. Oltre a Maggie Gyllenhaal, Guillermo del Toro si sta preparando a dirigere un altro film incentrato su Frankenstein, che avrà come protagonisti Oscar Isaac, Mia Goth, Christoph Waltz e Jacob Elordi.

The Bride of Frankenstein: Annette Bening si unisce al cast del film

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Il remake di The Bride of Frankenstein della Warner Bros. riceve un’importante notizia: un celebre candidato all’Oscar si è infatti unito al cast. Il film, un remake del film della Universal Monsters del 1935 diretto da James Whale, vedeva Henry Frankenstein (Colin Clive) sopravvivere per costruire un secondo essere patchwork come compagno della colossale creatura di Boris Karloff.  Come riportato da Deadline, il remake di The Bride of Frankenstein, diretto da Maggie Gyllenhaal, potrà ora contare anche sulla partecipazione dell’attrice Annette Bening, con l’inizio delle riprese attualmente previsto per il 4 marzo di quest’anno. Non è però stato rivelato quale sarà il ruolo ricoperto dall’attrice.

Sebbene il remake di The Bride of Frankenstein sia privo di qualsiasi interconnessione con il Dark Universe, sembra anche destinato a distinguersi da altre rivisitazioni di successo dei mostri della Universal degli ultimi anni. Mentre L’uomo invisibile di Leigh Wannell ha preso quella storia e l’ha modernizzata con una narrazione molto più piccola ma personale, è stato confermato che The Bride of Frankenstein sarà un’opera ambientata nella New York degli anni ’30 e vedrà ancora una volta il mostro di Frankenstein e il suo creatore riunirsi per costruire una nuova creatura, anche se l’enfasi sembra sarà posta sul caos che la Sposa causerà, distinguendosi dal film originale.

Cosa aspettarsi da The Bride of Frankenstein?

Descritto come un thriller-horror, The Bride sarà diretto da Maggie Gyllenhaal, basato sul classico romanzo gotico di Mary Shelley Frankenstein or The Modern Prometheus. Si tratta del secondo progetto da regista per Maggie Gyllenhaal dopo The Lost Daughter del 2021, che le è valso una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Oltre a Christian Bale nel ruolo di Frankenstein, il film sarà interpretato anche da Penelope Cruz nel ruolo di Myrna, Peter Sarsgaard nel ruolo di un detective e Jessie Buckley in un ruolo non rivelato.

The Bride è prodotto da Talia Kleinhendler e Emma Tillinger Koskoff. Oltre a Maggie Gyllenhaal, Guillermo del Toro si sta preparando a dirigere un altro film incentrato su Frankenstein, che avrà come protagonisti Oscar Isaac, Mia Goth, Christoph Waltz e Jacob Elordi. Sarà dunque interessante scoprire in che modo i due registi si approcceranno a questi personaggi e alle loro vicende.

The Breaking Ice, recensione del film di Anthony Chen

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The Breaking Ice, recensione del film di Anthony Chen

Il regista e sceneggiatore singaporeano Anthony Chen torna con The Breaking Ice, un’opera intensa e poetica che esplora il senso di smarrimento, solitudine e desiderio di evasione di tre giovani in una gelida città cinese al confine con la Corea del Nord. Il film si distingue per la sua atmosfera malinconica e contemplativa, in cui la neve e il ghiaccio diventano elementi simbolici di uno stato emotivo sospeso tra l’immobilità e il cambiamento.

The Breaking Ice è un racconto di anime perdute

La pellicola si apre con un’immagine evocativa: uomini intenti a tagliare blocchi di ghiaccio, una rappresentazione visiva del titolo stesso. Subito dopo incontriamo Li Haofeng (Haoran Liu), un giovane che partecipa con distacco al ricevimento di nozze di un collega coreano. La sua alienazione si manifesta nella solitudine con cui mastica il ghiaccio del suo drink, rompendolo sotto i denti, di nuovo si evoca il titolo e si racconta una difficoltà a inserirsi dentro un contesto vitale, come può essere un matrimonio. La sua esistenza si intreccia presto con quella di Nana (Dongyu Zhou), una guida turistica che accompagna visitatori alla scoperta della comunità coreana della regione, e Han Xiao (Chuxiao Qu), cuoco di un ristorante coreano che nutre sentimenti irrisolti per Nana.

The Breaking Ice – Cortesia Tucker Film

Un incontro casuale e una notte di alcol e confidenze fanno nascere tra i tre una connessione insolita e temporanea, trasformandoli in una sorta di famiglia improvvisata. Il loro legame si cementa attraverso momenti di fuga dalla realtà: balli sfrenati, escursioni pericolose, sfide insensate e un viaggio fino al remoto e innevato sentiero che porta al Lago del Paradiso. Questo cammino non è solo fisico, ma anche metaforico: ciascuno di loro è alla ricerca di una via di fuga dalla propria esistenza stagnante e irrisolta.

Un film d’atmosfera

Chen si affida a un racconto fatto di frammenti, momenti sospesi e silenzi che parlano più delle parole, realizzando una composizione visiva che evoca più che raccontare, ricordando il cinema della Nouvelle Vague francese, con riferimenti espliciti a “Bande à part” e “Jules e Jim”. Le immagini costruite dal regista sono costantemente costruite per rimandare a un altro significato oltre a quello che mostrano: una gabbia di animali in uno zoo riflette la prigionia interiore dei protagonisti, mentre un orologio costoso che smette di funzionare sottolinea l’inesorabile scorrere del tempo in qualsiasi condizione socio economica si possa vivere. Quel ghiaccio che Li Haofeng mastica all’inizio del film diventa di nuovo un riferimento al titolo ma questa volta viene condiviso dagli altri, acquista una ulteriore simbologia: connessione e vulnerabilità.

The Breaking Ice – Cortesia Tucker Film

Tre protagonisti magnetici

A dare forma a questo cinema di suggestioni, intervengono i tre protagonisti: Dongyu Zhou dona a Nana un’intensità struggente, un personaggio che cerca di soffocare il dolore tra alcool e sesso privo di intimità. Haoran Liu interpreta Haofeng con una delicatezza toccante, incarnando il disagio di chi si sente fuori posto ovunque vada. Chuxiao Qu, nel ruolo di Han Xiao, trasmette una mascolinità ruvida ma ferita, mostrando il conflitto tra il desiderio di fuggire e l’incapacità di farlo. Tre voci che si uniscono in un coro di disagio e inadeguatezza, specchio di una generazione Z che chiede aiuto ma non sa a chi rivolgersi.

Chen dimostra ancora una volta la sua capacità di catturare i dettagli più sottili e significativi, come nel modo in cui posiziona i personaggi in un’ambientazione che ricorda il quadrante di un orologio, suggerendo ancora una volta l’inesorabile avanzare del tempo. Uno sforzo di composizione che viene accentuato dalla fotografia, con le sue tonalità fredde e una composizione meticolosa, che enfatizza il senso di isolamento.

The Breaking Ice – Cortesia Tucker Film

The Breaking Ice ha un grande fascino visivo ma soprattutto emotivo, capace di trasmettere con estrema sensibilità la condizione di giovani che si sentono intrappolati nelle loro vite. Il film non manca di incongruenze, ma rimane un’opera di grande valore artistico. Il finale suggerisce poi una circolarità alla narrazione che sembra voler indicare che il senso di inadeguatezza e incertezza verso la strada da prendere non si supera, ma si impara a dare valore alla ricerca del cammino, non più alla destinazione del viaggio.

The Breaking Ice è un’opera che cattura con delicatezza la vulnerabilità dei suoi personaggi, immergendoli in un paesaggio invernale che riflette le loro anime alla deriva. Con una regia evocativa, Anthony Chen conferma la sua capacità di raccontare storie intime e profonde, regalandoci un film che lascia il segno con la sua bellezza visiva e il suo toccante ritratto di giovani alla ricerca di un senso di appartenenza.

The Breaking Ice al cinema dal 13 marzo, ecco il trailer

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The Breaking Ice al cinema dal 13 marzo, ecco il trailer

Arriva dal 13 marzo nei cinema italiani The Breaking Ice, l’intenso romantic drama diretto da Anthony Chen che esplora le relazioni umane nella delicata fase che conclude l’adolescenza. L’identità, le scelte e la ricerca di connessione in un contesto contemporaneo sempre più frammentato sono le parole chiave di questo film presentato nella sezione Un certain regarddel Festival di Cannes e poi al TIFF – Toronto Film Festival. The Breaking Ice sarà distribuito da Tucker Film.

Per Anthony Chen – primo regista di Singapore premiato a Cannes nel 2007 per il corto Ah Ma e nel 2013 per Ilo Ilo che gli valse il Premio Camera D’Or per la Miglior Opera Prima – The Breaking Ice è la prima volta in Cina. Anthony Chen sceglie di girare sul confine a Nord, a Yanji, uno dei luoghi più freddi dell’intero continente! E sceglie, per questo menage a trois, un terzetto di attori d’eccezione: la diva Zhou Dongyu (indimenticabile protagonista del candidato agli Oscar, Better Days), Liu Haoran (celebre per la saga campione di incassi Detective Chinatown) e Qu Chuxiao (star del kolossal di fantascienza The Wandering Earth).

“The Breaking Ice è nato perché, dopo due anni di isolamento durante la pandemia, sentivo l’urgenza di girare un film: stavo vivendo un’enorme crisi d’identità e avevo bisogno di ‘esistere’ di nuovo. Come uomo e come regista – ha raccontato Chen che per la prima volta ha girato in Cina ed in lingua cinese – È un film che ho realizzato in brevissimo tempo, dall’ideazione al completamento: l’impresa più folle in cui mi sia imbarcato da parecchi anni a questa parte. È stato un atto di fede per tutti noi. Un’avventura davvero selvaggia in un luogo davvero gelido!”.

La trama di The Breaking Ice

Il profilo maestoso del monte Changbai. La neve. Il freddo. L’inverno. E tre ragazzi che quella neve, quel freddo, quell’inverno ce li hanno dentro: Haofeng, Nana e Xiao. Haofeng arriva a Yanji per un banchetto di matrimonio e là, dove Cina e Corea del Nord sono così vicine da sfiorarsi, la sua esistenza si intreccia casualmente con quella di due perfetti sconosciuti, anime dolenti e complicate che, proprio come Haofeng, sentono forte l’esigenza di sentirsi vivi, esistere.  Di quanto tempo ha bisogno l’estraneità per diventare intimità? A volte servono anni, altre è questione di pochi e intensi istanti. Le solitudini di Haofeng, Nana e Xiao, guidate dall’invisibile fuoco dell’attrazione superano le distanze emotive perforando il ghiaccio e rivelandosi finalmente le une alle altre. Amore, amicizia, attrazione?  Prendendo ispirazione da un classico del cinema come Jules e Jim (1962), Anthony Chen racconta, attraverso la disillusione e i conflitti dei suoi giovani protagonisti, le inquietudini di un’intera generazione nella Cina contemporanea.

The Breakfast Club: recensione del film con Molly Ringwald #Cult

The Breakfast Club: recensione del film con Molly Ringwald #Cult

I film e le serie tv destinati agli adolescenti sono da tempo un settore importante dell’industria cinematografica. Ma è con gli anni Ottanta che questo genere ha acquisito una sua autonomia ed ha trovato numerose fortunate strade, sia sul grande che sul piccolo schermo, lanciando attori e attrici che ancora oggi li popolano. Così hanno iniziato Michael J. Fox, John Cusack, Demi Moore e Leonardo DiCaprio, solo per citarne alcuni.

The Breakfast Club e il “brat pack” 

È il caso di The Breakfast Club, un piccolo cult del 1985 diretto da John Hughes, oggi disponibile su Netflix, che portò alla ribalta il cosiddetto “brat pack”, ovvero un manipolo di attori che divennero noti appunto per aver interpretato una serie di pellicole incentrate sugli adolescenti e le loro problematiche. Del gruppo facevano parte tutti i protagonisti del film: Molly RingwaldEmilio Estevez, Anthony Michael Hall, Judd Nelson e Ally Sheedy.

La Trama

Un gruppo di liceali, studenti alla Shermer High School di Chicago, è costretto a passare il sabato nella biblioteca della scuola per punizione. Il preside Richard Vernon, Paul Gleason, li sorveglia, non sempre con scrupolo, e assegna loro un tema dal titolo: chi sono io? Per spingerli a riflettere. Claire, Molly Ringwald, John, Judd Nelson, Andrew, Emilio Estevez, Brian, Anthony Michael Hall, e Allison, Ally Sheedy, sono molto diversi, ma tutti accomunati da un cattivo rapporto coi genitori e da problemi in famiglia, che pian piano li faranno avvicinare uno all’altro, rendendo quest’esperienza di condivisione un’opportunità per crescere, abbandonare i propri pregiudizi e aprirsi agli altri. Non mancheranno poi goliardate, balli e fumo per combattere la noia delle lunghe ore a scuola.

Un film senza sorprese, che però si riscatta nel finale

Dopo Sixteen candles – Un compleanno da ricordare, che nel 1984 aveva fatto conoscere al pubblico la giovane Molly Ringwald e portato sullo schermo un altrettanto giovane John Cusack in una delle sue prime apparizioni, Hughes ci riprovò l’anno successivo con questo The Breakfast Club, costruendo attorno ai giovani attori del brat pack un film per teenagers corale e senza grosse sorprese.

La prima parte del film è piuttosto scontata e poco coinvolgente, a tratti perfino fastidiosa, in particolare il personaggio di John, interpretato da Judd Nelson, è davvero sgradevole. L’attore interpreta anche bene il classico giovanotto spavaldo e strafottente, dai modi bruschi e aggressivi, ma senza neppure quella vena di ironia o simpatia che lo possa rendere in qualche modo accattivante. Le dinamiche fra i vari personaggi sono fin troppo prevedibili e rendono il film piatto. Ognuno è intrappolato in uno stereotipo: c’è Claire la snob, Brian il secchione, Andrew lo sportivo, Allison la pazza e appunto John, lo spaccone aggressivo.  Ciascuno guarda gli altri dall’alto in basso, sentendosi migliore. Nulla di nuovo o di particolarmente esaltante.

Nella seconda parte e verso il finale il film si riscatta, acquista un po’ di spessore e riesce a catturare l’attenzione perché Hughes, anche sceneggiatore e produttore, scompagina le carte e toglie le certezze, rimescolando tutto. Soprattutto, scopre il vero animo dei protagonisti e le loro fragilità. Qui entra finalmente in gioco un po’ di empatia che coinvolge lo spettatore. Cadono così i pregiudizi e nessuno si sente più diverso o meglio dei compagni.

Nell’interminabile giornata a scuola, poi, non mancano momenti goliardici, balletti in stile Footloose o Saranno Famosi, inevitabili figli dell’epoca. Nella colonna sonora, da segnalare Don’t you (forget about me), scritta appositamente per il film da Keith Forsey e Steve Schiff che accompagna i titoli di testa e quelli di coda ed è diventata uno dei maggiori successi dei Simple Minds.

The Breakfast Club Molly RingwaldMolly Ringwald e compagni oggi

Che fine hanno fatto oggi Molly Ringwald e compagni? La bella Claire è apparsa di recente in due prodotti di successo come la serie tv Riverdale, dove ha interpretato la madre di Archie – KJ Apa – Mary Andrews, e nel film Netflix The Kissing Booth (2018) che, seppur non apprezzato dalla critica, ha raccolto un buon successo di pubblico sulla piattaforma.

Emilio Estevez, figlio d’arte, non sembra aver avuto la stessa fortuna professionale del padre Martin Sheen. Oltre a quella di attore ha intrapreso la carriera di regista, ma il suo nome resta legato ai lavori degli anni Ottanta. Tra gli altri, fu nel cast de I ragazzi della 56a strada di Francis Ford Coppola già nel 1983, poi in Young guns – Giovani pistole di Christopher Cain (1988). Più recentemente è stato regista di un film su Bob Kennedy, Bobby (2006) e ha diretto sé stesso e il padre ne Il cammino per Santiago (2010).

Per quel che riguarda  Judd Nelson, si ricorda la sua partecipazione in Fandango accanto a Kevin Costner (1985). Prosegue poi la sua carriera di attore, che lo ha visto recentemente prendere parte al film di James Cox Billionaire Boys Club con Emma Roberts, Kevin Spacey e Ansel Elgort.

Anthony Michael Hall ha partecipato a film come Edward mani di forbice di Tim Burton (1990) ed è apparso come guest star in diverse serie tv. Recentemente è entrato nel cast di Foxcatcher – Una storia americana di Bennett Miller ed ha partecipato ad un episodio della serie Riverdale.

Infine, il nome di Ally Sheedy è rimasto principalmente legato alle pellicole anni Ottanta. Oltre a The Breakfast Club, vi sono St. Elmo’s Fire di Joel Shumacher e Wargames – Giochi di guerra di John Batham.

The Breakfast Club: il cast si riunisce per la prima volta dopo 40 anni

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Il cast di The Breakfast Club si è riunito per la prima volta dopo 40 anni. Il classico di John Hughes uscì nel 1985, presentando per la prima volta al pubblico l’eclettico gruppo di ribelli delle scuole superiori bloccati in punizione il sabato. Il quintetto protagonista del film, tutti parte del “Brat Pack” del decennio, era interpretato da Molly Ringwald, Judd Nelson, Emilio Estevez, Ally Sheedy e Anthony Michael Hall. Il film drammatico sul passaggio all’età adulta è rimasto uno dei più amati del suo tempo nei decenni successivi alla sua uscita. Anche l’eredità di Hughes, che comprende film come Ferris Bueller’s Day Off e Sixteen Candles, rimane amata.

In un video del Chicago Comic and Entertainment Expo, il cast di The Breakfast Club si riunisce per la prima volta. L’evento ha riunito Nelson, Estevez, Sheedy, Ringwald e Hall. La riunione è stata condivisa in un post che includeva un video delle star che salivano su un palco per assumere le sedie del panel. La didascalia indicava che questa era “la prima riunione in assoluto dell’intero cast di The Breakfast Club”.

 

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Cosa significa per il cast di Breakfast Club

Il fatto che questa sia stata la prima riunione completa del Breakfast Club dall’uscita del film sottolinea il fatto che gli attori originali non hanno mai più fatto un film tutti insieme. Interpretando archetipi liceali (ad esempio il cervellone e l’atleta) con una complessità maggiore di quanto i loro ruoli iniziali potessero indicare, il gruppo si è amalgamato così bene nel film originale. Hanno lavorato in tandem con la visione registica di Hughes, facendo sì che i membri del cast, come Hall, che ha lavorato di nuovo con Hughes in Weird Science, si inserissero bene in questo mondo. Questo rende la loro reunion più emozionante, dato che non si sono più riuniti sullo schermo.

Tutti e cinque gli attori del Brat Pack hanno poi intrapreso strade diverse per continuare la loro carriera. Dopo Weird Science e una serie di altri ruoli, Hall ha recentemente interpretato un ruolo da cattivo nella terza stagione di Jack Reacher. Ringwald ha interpretato il ruolo principale nel film scritto da Hughes Pretty in Pink e più recentemente ha interpretato il ruolo di Joanne Carson in Feud. Sheedy ha recitato in Short Circuit più tardi nel decennio, oltre ad altri ruoli televisivi occasionali. Tra gli altri ruoli degni di nota di Nelson c’è una parte in St. Elmo’s Fire (con Estevez e Ringwald), mentre Estevez ha recitato in The Mighty Ducks.

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