Dopo il successo di critica
del suo adattamento animato in stop-motion di Pinocchio ,
sembra che il regista Guillermo del Toro abbia
ufficialmente trovato il suo prossimo progetto animato con Netflix. Deadlineha annunciato che il regista premio Oscar sta attualmente
sviluppando l’adattamento cinematografico animato diThe Buried Giant , basato
sull’omonimo romanzo fantasy del vincitore del premio Nobel
Kazuo Ishiguro.
“The
Buried Giantcontinua la mia
partnership di animazione con Netflix e
la nostra ricerca di stop-motion come mezzo per raccontare storie
complesse e costruire mondi illimitati“, ha dichiarato del
Toro in una nota. “È un grande onore e una maggiore
responsabilità per me dirigere questa sceneggiatura che io e Dennis
Kelly stiamo adattando dal romanzo profondo e fantasioso di Kazuo
Ishiguro“.
The Buried
Giant sarà diretto da Guillermo del Toro
da una sceneggiatura che sta scrivendo insieme a Dennis
Kelly (Matilda the
Musical). La storia si svolge in
un’immaginaria Inghilterra post-arturiana, dove nessuno è in grado
di conservare ricordi a lungo termine. È incentrato su
un’anziana coppia britannica, che sta cercando il figlio che
ricordano vagamente.
The Buried
Giant sarà prodotto da Guillermo del
Toro, con ShadowMachine come studio in stop-motion. Questo
segna l’ultima collaborazione di del Toro con Netflix
dopo aver lavorato insieme per la prima volta a spettacoli animati
tra cuiTrollhunters: Tales of
Arcadiae
Trollhunters: Rise of the
Titans.
Apple
TV+ ha presentato il trailer di The
Buccaneers, la nuova serie composta da otto episodi e
ispirata all’omonimo romanzo incompiuto della scrittrice premio
Pulitzer Edith Wharton e dalla creatrice
Katherine Jakeways.
Il trailer è accompagnato dalla hit
“all-american bitch” di Olivia Rodrigo e dal nuovo
singolo di Miya Folick “What We Wanna”. The
Buccaneers è una dramedy musicale che fonde l’aristocrazia
inglese del 1870 con una colonna sonora moderna prodotta da Stella
Mozgawa (membro della band Warpaint) e ricca di canzoni delle
migliori interpreti femminili di oggi, tra cui Taylor Swift,
boygenius, Maggie Rogers, Bikini Kill, Yeah Yeah Yeahs, Angel
Olsen, Brandi Carlile e altre ancora, oltre a musiche originali di
Folick, Lucius, Alison Mosshart, Warpaint, Gracie Abrams, Sharon
Van Etten, Bully, Danielle Ponder e altre ancora, nonché delle
AVAWAVES, compositrici della serie.
https://youtu.be/tl1AceOhFYs?si=kpJQiuhNH3vzn706
The Buccaneers: quando
esce in streaming
The Buccaneers in streaming farà il
suo debutto su Apple
TV+ il prossimo 8 novembre con i primi tre episodi,
seguiti da nuovi episodi settimanali ogni mercoledì, fino al 13
dicembre.
La trama della serie tv
The Buccaneers
Ragazze con i soldi, uomini con il
potere. Nuovo denaro, vecchi segreti. Un gruppo di giovani ragazze
americane amanti del divertimento fa esplodere la
Londra strizzata nel corsetto degli anni ’70
dell’Ottocento, dando il via a uno scontro culturale
anglo-americano con la conservatrice Inghilterra attraversata da
un’aria nuova che guarda con disprezzo a secoli di tradizione.
Inviate dall’America per assicurarsi mariti e
titoli, queste giovani donne puntano molto più in
alto, e dire “lo voglio” è solo l’inizio…
The Buccaneers è
interpretato da Kristine Frøseth, nel ruolo di Nan
St. George, Alisha Boe nel ruolo di Conchita
Closson, la candidata al Critics Choice Award Josie
Totah nel ruolo di Mabel Elmsworth, Aubri
Ibrag nel ruolo di Lizzy Elmsworth, Imogen
Waterhouse nel ruolo di Jinny St. George e Mia
Threapleton nel ruolo di Honoria Marable; accanto a loro
completano il cast Josh Dylan nel ruolo di Lord Richard Marable,
Guy Remmers nel ruolo di Theo, Duca di Tintagel, Matthew Broome nel
ruolo di Guy Thwarte e Barney Fishwick nel ruolo di Lord James
Seadown.
Guidata da un team creativo tutto
al femminile, The Buccaneers è scritta dalla
creatrice della serie Katherine Jakeways e diretta dalla vincitrice
del BAFTA Award Susanna White, che ricoprono anche il ruolo di
produttrici esecutive, insieme alla candidata al BAFTA Award Beth
Willis. La serie è prodotta per Apple
TV+ da The Forge Entertainment.
Apple
TV+ ha svelato le prime immagini della seconda
stagione di The Buccaneers, l’acclamata dramedy
ispirata all’omonimo e ultimo romanzo incompiuto della scrittrice
Premio Pulitzer Edith Wharton.
Le giovani bucaniere americane
amanti del divertimento tornano con ancora più romanticismo, nuovi
intrighi e tanta avventura nella seconda stagione, composta da otto
episodi, che farà il suo debutto su Apple TV+ il
18 giugno con il primo episodio seguito da un nuovo episodio ogni
mercoledì, fino al 6 agosto.
Cosa sappiamo sulla seconda stagione di The Buccaneers
La nuova stagione riunisce le
protagoniste Kristine Frøseth nel ruolo di Nan St. George, Alisha
Boe nel ruolo di Conchita Closson, Aubri Ibrag nel ruolo di Lizzy
Elmsworth, Josie Totah nel ruolo di Mabel Elmsworth e Imogen
Waterhouse nel ruolo di Jinny St. George. La candidata all’Emmy
Christina Hendricks è la signora St. George, mentre Mia Threapleton
è Honoria Marable.
Il cast comprende anche Guy Remmers nel ruolo di Theo, Duca di
Tintagel, Matthew Broome nel ruolo di Guy Thwarte, Josh Dylan nel
ruolo di Lord Richard Marable e Barney Fishwick nel ruolo di Lord
James Seadown, e dà il benvenuto alle nuove star della serie
Leighton Meester nel ruolo di Nell, Greg Wise nel ruolo di Reede
Robinson, Jacob Ifan nel ruolo di Hector Robinson, Grace Ambrose
nel ruolo di Paloma Ballardino e Maria Almeida nel ruolo di Cora
Merrigan.
Sulla scia del celebre finale della
prima stagione, Apple TV+
ha annunciato oggi il rinnovo della seconda stagione di The
Buccaneers, l’acclamata dramedy di The Forge ispirata
all’omonimo e ultimo romanzo incompiuto di Edith Wharton. La serie
ha come protagonisti Kristine Frøseth (“The
Assistant”, “Sharp Stick”) nel ruolo di Nan St. George, Alisha Boe
(“When You Finish Saving The World”, “Tredici”) nel ruolo di
Conchita Closson, Josie Totah (“Bayside School”) nel ruolo di Mabel
Elmsworth, Aubri Ibrag (“Dive Club – Un tuffo nel mistero”) nel
ruolo di Lizzy Elmsworth e Imogen Waterhouse (“The Outpost”,
“Animali notturni”) nel ruolo di Jinny St. George. La vincitrice
dell’Emmy Christina Hendricks (“Mad Men”) è la signora
St. George, mentre Mia Threapleton (“Shadows”, “Io sono Ruth”) è
Honoria Marable. La prima stagione completa di “The Buccaneers” è
disponibile in streaming su Apple TV+.
Dalla suo debutto l’8 novembre
scorso, The Buccaneers è stata acclamata come un
“sontuoso dramma d’epoca che sembra fresco e moderno, con una
narrazione veloce e ricca di colpi di scena” una serie “decadente e
deliziosa”, una “iniezione di adrenalina” e “una tonnellata di
divertimento da guardare”, riscontrando continui apprezzamenti da
parte di pubblico e critica.
«È stata una vera e propria
emozione vedere persone di tutto il mondo innamorarsi di questi
personaggi, resi così vivi dal nostro cast spettacolare», ha
dichiarato la creatrice della serie Katherine
Jakeways. «Sappiamo che la prima stagione ha lasciato
il pubblico desideroso di sapere cosa succederà alle nostre
bucaniere, quindi sono assolutamente felice di avere l’opportunità
di esplorare le ulteriori avventure di questa intelligente, gioiosa
e disordinata sorellanza».
«L’irriverenza e l’arguzia di
“The Buccaneers” hanno incantato il pubblico e siamo entusiasti di
collaborare nuovamente con Katherine Jakeways e The Forge per la
prossima avventura di Nan e dei suoi amici», ha dichiarato Jay
Hunt, direttore creativo per l’Europa di Apple
TV+.
Ragazze con i soldi, uomini con il
potere. Nuovo denaro, vecchi segreti. Un gruppo di giovani ragazze
americane amanti del divertimento fa esplodere la
Londra strizzata nel corsetto degli anni ’70
dell’Ottocento, dando il via a uno scontro culturale
anglo-americano con la conservatrice Inghilterra attraversata da
un’aria nuova che guarda con disprezzo a secoli di tradizione.
Inviate dall’America per assicurarsi mariti e
titoli, queste giovani donne puntano molto più in
alto, e dire “lo voglio” è solo l’inizio…
Il cast comprende anche Josh Dylan
(“Mamma Mia! Ci risiamo”, “Noughts + Crosses”) nel ruolo di Lord
Richard Marable, Guy Remmers (“Lessons”) nel ruolo di Theo, Duca di
Tintagel, Matthew Broome (“Scandaltown”) nel ruolo di Guy Thwarte e
Barney Fishwick (“Living”) nel ruolo di Lord James Seadown.
The Buccaneers è
una dramedy musicale che fonde l’aristocrazia inglese del 1870 con
una colonna sonora moderna prodotta da Stella Mozgawa (membro della
band Warpaint) e ricca di canzoni delle migliori interpreti
femminili di oggi, tra cui Taylor Swift, boygenius, Maggie Rogers,
Bikini Kill, Yeah Yeah Yeahs, Angel Olsen, Brandi Carlile e altre
ancora, oltre a musiche originali di Folick, Lucius, Alison
Mosshart, Warpaint, Gracie Abrams, Sharon Van Etten, Bully,
Danielle Ponder e altre ancora, nonché delle AVAWAVES, compositrici
della serie.
Scritta dalla creatrice della serie
Katherine Jakeways (“Tracey Ullman’s Show”, “Where This Service
Will Terminate”), la prima stagione è stata diretta dalla
vincitrice del premio BAFTA Susanna White (“Bleak House”, “Jane
Eyre”, “Generation Kill”). La candidata al premio BAFTA Beth Willis
(“Doctor Who”, “Ashes to Ashes”, “Help”) e Jakeways
sono produttrici esecutive. “The Buccaneers” è prodotta per Apple
TV+ da The Forge Entertainment.
È stato a pieno titolo lo
spaventapasseri dell’81° edizione della Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia The
Brutalist, di Brady Corbet, che già nel
2018 aveva partecipato al Concorso del festival con Vox Lux. 215 minuti con tanto di intervallo
programmato dallo stesso regista in fase di montaggio, una maratona
ma anche un viaggio appassionante in una vita incredibile. Il film
arriva in sala il 6 febbraio, distribuito da Universal, forse della
vittoria di tre Golden Globes (regia, film
drammatico, protagonista drammatico) e
10 nomination agli Oscar 2025.
La storia di The
Brutalist
La storia segue la vita
di László Tóth (Adrien
Brody), un ebreo ungherese sopravvissuto al campo di
concentramento che è riuscito ad arrivare in America. Il film si
apre proprio con una scena che sembra una seconda nascita: László
emerge dal ventre brulicante di anime speranzose della nave che lo
ha portato a Ellis Island e inneggia alla Statua della Libertà. È
riuscito ad arrivare nella terra che gli promette una nuova vita.
Così, si reca a Philadelphia dove vive un suo cugino, Attila
(Alessandro Nivola), e qui si sistema nel retro
del suo negozio di mobili e comincia a lavorare con lui. Pian piano
scopriamo piccoli frammenti della vita del protagonista: sembra una
persona gentile e con la testa bassa, ha subito razzismo e odio e
sembra che queste ferite non abbiano scalfito il suo animo
disponibile e gentile. Scopriamo anche che è un architetto
abilitato alla professione e che potrebbe essere di grande aiuto al
cugino con il suo negozio di mobili su misura.
Corbet fornisce man mano
piccoli pezzi per dipingere l’affresco della vita di Toth,
arricchendo e ampliando sempre di più l’orizzonte della storia.
L’incontro con Harry Lee (Joe Alwyn) apre un nuovo
capitolo della vita di László, scopriamo non solo che è un
architetto, ma che è un genio e che in Ungheria ancora restano in
piedi degli edifici che lui ha progettato e di cui si parla sulle
riviste di architettura. L’uomo viene incaricato di realizzare una
sala lettura ristrutturando una vecchia e caotica libreria, per il
giovane Harry Lee un regalo al padre.
Il “villain” di Guy
Pearce
È in questo modo che
entra in gioco Harrison Lee Van Buren (Guy
Pearce) che diventa un contorcano potentissimo alla
figura di Toth. Le due metà in cui il regista divide il film sono
nettamente differenti: la prima offre una parabola ascendente,
vincente della vita del personaggio e si conclude infatti con il
suo risveglio artistico, la seconda si apre con l’arrivo negli
Stati Uniti della moglie e della nipote, riuscite infine a sfuggire
ai campi di concentramento e ad arrivare nella Terra Promessa.
A metà di The
Brutalist, l’arrivo della moglie (Felicity
Jones) cambia totalmente gli equilibri di László, il
grande amore che li accomuna viene messo alla prova da imprevisti e
ostacoli che ne condizionano le rispettive vite, in più la
relazione tra l’architetto e il suo mecenate si complica, si
trasforma e si stratifica. I due sono “artista/mecenate, ebreo
immigrato/sangue blu americano, servitore/sfruttatore” e anche
qualcosa di molto più oscuro. Van Buren vuole che costruisca qui:
una combinazione di auditorium, palestra, biblioteca e cappella,
fatta di cemento e marmo di Carrara, che sarà un monumento di lusso
a Doylestown nella contea di Bucks.
Una relazione simbiotica
tra artista e mecenate
Questo incarico, il
dramma della costruzione dell’edificio, diventa un vero e proprio
tormento per il protagonista, una ossessione, e il punto di svolta
nella sua relazione con Van Buren. Per il magnate finanziatore si
tratta di una estensione della sua persona, della sua eredità e
anche di un modo per piegare al suo volere quel talento che tanto
invidia nell’architetto. La relazione diventa quindi una simbiosi
sempre più conflittuale, che culmina nella loro visita alle miniere
di marmo di Carrara, in Italia, dove il tono diventa rarefatto,
drammatico e onirico e dove si consuma un crimine che più che reale
e fisico assume sfumature metaforiche. I due interpreti, sempre
molto attenti a scegliersi i ruoli in un momento storico in cui le
produzioni si fanno sempre più numerose e di vario livello,
regalano allo spettatore delle interpretazioni di altissimo
profilo, in cui Pierce conferma il suo fascino ambiguo e Brody pare
dare continuità al personaggio che gli ha regalato il premio Oscar
nel bellissimo Il Pianista di Roman
Polanski.
The Brutalist, una
riflessione su cosa vuol dire essere un artista
The Brutalist è
un racconto archetipico di immigrazione e ambizione, di cosa
significhi essere un artista. Ma è anche un racconto che affronta
l’essere ebrei in un mondo che vi si avvicina con estrema
ambivalenza, un requisito storico, potremmo dire, dell’approccio
verso questo popolo perseguitato. Appare anche intrigante la scelta
del nome per il protagonista del film: László Tóth, lo stesso nome
dell’operaio ungherese che vandalizzò La Pietà di Michelangelo a
San Pietro. Come a voler dire che l’atto della creazione implica
una distruzione di quello che già esiste, ed è quello che fa il
protagonista, distruggendo quello che era per costruire un nuovo
modo di concepire gli edifici, come espressione della propria
interiorità.
A questi argomenti che
vengono fuori con naturalezza dalla storia, sembra chiaro che il
regista voglia aggiungere una componente di grandiosità, un grande
romanzo biografico in cui la vita di un uomo straordinario ci passa
davanti agli occhi, con le sue ascese e le sue cadute, in una
continua ricerca della realizzazione personale con la sublimazione
della propria esperienza personale attraverso l’architettura.
Arriva il 6 febbraio al cinema con
Universal Pictures The Brutalist, il nuovo film di
Brady Corbet con protagonista Adrien Brody e trai titoli maggiormente
quotati nel corso della stagione dei premi in corso.
Gli ultimi Golden Globes hanno incoronato il
titolo miglior dramma dell’anno, mentre Corbet e
Brody hanno vinto nelle rispettive categorie.
La trama di The Brutalist
Fuggendo dall’Europa del dopoguerra,
l’architetto visionario László Toth (Adrien
Brody) arriva in America con l’obiettivo di
ricostruire la sua vita, il suo lavoro e il suo matrimonio con la
moglie Erzsébet, dopo essere stati separati durante la guerra a
causa di confini mutevoli e regimi oppressivi. Da solo in un paese
sconosciuto, László si stabilisce in Pennsylvania, dove il ricco e
influente industriale Harrison Lee Van Buren riconosce il suo
talento nell’arte di costruire. Ma potere e eredità hanno un prezzo
molto alto…
Dalla nostra recensione di
The Brutalist:
The
Brutalist è un racconto archetipico di immigrazione e
ambizione, di cosa significhi essere un artista. Ma è anche un
racconto che affronta l’essere ebrei in un mondo che vi si avvicina
con estrema ambivalenza, un requisito storico, potremmo dire,
dell’approccio verso questo popolo perseguitato. Appare anche
intrigante la scelta del nome per il protagonista del film: László
Tóth, lo stesso nome dell’operaio ungherese che vandalizzò La Pietà
di Michelangelo a San Pietro. Come a voler dire che l’atto della
creazione implica una distruzione di quello che già esiste, ed è
quello che fa il protagonista, distruggendo quello che era per
costruire un nuovo modo di concepire gli edifici, come espressione
della propria interiorità.
A questi argomenti che
vengono fuori con naturalezza dalla storia, sembra chiaro che il
regista voglia aggiungere una componente di grandiosità, un grande
romanzo biografico in cui la vita di un uomo straordinario ci passa
davanti agli occhi, con le sue ascese e le sue cadute, in una
continua ricerca della realizzazione personale con la sublimazione
della propria esperienza personale attraverso l’architettura.
The
Brutalistdi Brady Corbet offre un finale
con un denso materiale tematico da esaminare.
Adrien Brody interpreta The Brutalist nei panni
di László Tóth, un architetto ebreo ungherese che è stato separato
dalla moglie durante la seconda guerra mondiale. Arriva in
America e si ritrova alle dipendenze di Harrison Lee Van Buren, un
uomo ricco affascinato dal talento architettonico innovativo di
Tóth, che gli commissiona la costruzione di un centro comunitario
in memoria di sua madre.
Nel finale del film, Harrison
contatta László per far ripartire i lavori di costruzione. Durante
il loro viaggio in Italia, Harrison stupra László ubriaco per
dimostrare il suo potere su di lui. Questo fa precipitare
László, che si scaglia con rabbia contro i suoi amici e dipendenti.
Alla fine, sua moglie Erzsébet finisce le medicine e László le
inietta eroina per alleviare il dolore, provocandole un’overdose.
Lei sopravvive e i due progettano di lasciare il paese, ma prima
lei affronta Harrison per quello che ha fatto. A casa sua, Harrison
scompare dopo essere stato accusato davanti alla famiglia e ai
colleghi.
L’ultimo discorso di Zsófia in
The Brutalist. Ecco cosa significa.
L’epilogo di The Brutalist
si svolge nel 1980 in occasione di una Biennale per László Tóth,
che espone il suo lavoro architettonico degli ultimi due decenni e
celebra la sua vita. È un momento scioccante, vista la situazione
disperata in cui si trovava alla fine del film, ma sembra che il
viaggio di Erzsébet in Pennsylvania sia stato fruttuoso per la sua
carriera. Tuttavia, non è chiaro come László sia diventato un
architetto famoso nel tempo trascorso dall’ultima volta che lo
ha visto. Dato che il centro comunitario di Van Buren è menzionato
come una delle sue realizzazioni, sembrerebbe che il lavoro gli sia
stato attribuito.
All’evento, Zsófia tiene un
discorso sulla vita di László Tóth, riassumendo la carriera dello
zio e mostrando un lato del suo carattere che il pubblico non
conosceva direttamente, poiché László non aveva condiviso
l’ispirazione per il suo lavoro. Descrive come la sua vita
personale abbia influenzato il suo processo creativo, ispirando
diversi aspetti del centro comunitario. In particolare, gli
interni del centro comunitario sono stati realizzati in modo da
assomigliare ai campi di concentramento a cui László è stato
sottoposto, il che significa che il suo trauma è stato sviluppato
nel suo lavoro.
Il suo punto è suggerire che
László ha attraversato l’inferno per raggiungere la sua arte, ma
alla fine ciò che conta è il risultato finale.
C’è un’affermazione di Zsófia che
riflette perfettamente la narrazione. Chiude il discorso
dicendo: “Non importa cosa gli altri cerchino di venderti, è
la destinazione, non il viaggio”. Il suo punto è suggerire
che László ha attraversato l’inferno per raggiungere la sua arte,
ma il risultato finale è ciò che contava. La sua vita personale era
costantemente piena di conflitti e tragedie, eppure ha realizzato
opere che alla fine sono state rispettate e ammirate.
Cosa è successo a Harrison dopo
che Erzsébet lo ha accusato
Harrison scompare, lasciando il
suo destino sconosciuto
Il destino di Harrison Lee Van
Buren è uno dei misteri più strani della fine de The
Brutalist. Nonostante l’importanza del suo personaggio nella
narrazione, dopo che Erzsébet lo accusa di aver violentato László,
fugge dalla scena. Suo figlio e i domestici non riescono a trovarlo
sul posto e il film passa all’epilogo senza risolvere la sua
scomparsa. Inoltre, l’epilogo non fornisce ulteriori
informazioni su Harrison. Brady Corbet lascia la decisione allo
spettatore.
Ci sono diverse questioni
riguardanti questa scena su cui si può teorizzare. Per quanto
riguarda il destino di Harrison, è possibile che si sia ucciso o
semplicemente sia fuggito, nascondendosi dalla vergogna e partendo
per ricominciare la vita altrove. Un altro dettaglio
interessante della scena è la reazione di suo figlio Harry. Harry è
un tipo pomposo per tutto il film, e questa è l’unica scena in cui
mostra una vera disperazione. Sembra che, a parte il fatto che suo
padre è accusato di aver fatto qualcosa di terribile, sia
inorridito perché crede o sa che sia vero.
Un’altra scena del film mostra
Harry che si avvicina a Zsófia mentre è seduta vicino all’acqua in
costume da bagno. Le chiede se le andrebbe di fare una passeggiata,
ma la scena si interrompe prima di mostrare cosa succede. La volta
successiva, Zsófia si allontana da Harry, coprendosi
intenzionalmente dove prima mostrava la pelle. Il film potrebbe
insinuare che Harry abbia tentato di palparla… o peggio. È pura
speculazione, ma questo potrebbe suggerire che Harry abbia
sviluppato queste tendenze imitando il padre o sperimentandole
attraverso il padre.
Erzsébet è morta prima
dell’epilogo del film?
Presumibilmente è morta a causa
dell’osteoporosi
Erzsébet non è presente
nell’epilogo, il che implica che sia morta negli ultimi vent’anni.
Fortunatamente, è sopravvissuta all’overdose nel 1960, vivendo
abbastanza a lungo da tornare in Europa con László. Le era stata
diagnosticata l’osteoporosi intorno al 1953, il che
probabilmente ha influito sulla sua aspettativa di vita. Anche se
nel finale del film la si vede camminare su una barella, la sua
condizione non sembra essere migliorata nei sette anni trascorsi in
The Brutalist.
László Tóth era un vero
architetto?
László Tóth è un personaggio di
fantasia
Il personaggio di Adrien Brody,
László Tóth, è completamente fittizio, anche se il film è così ben
costruito che sembra vivo. In un’intervista con la CNN, Adrien Brody ha spiegato come la sua vita abbia
influenzato la creazione del personaggio, dicendo: “Ho la
fortuna di comprendere l’esperienza dell’immigrazione e i molti
parallelismi con il percorso di un artista”. La performance di
Brody, la sceneggiatura di Brady Corbet e Mona Fastvold e altri
artisti di talento coinvolti nella proiezione hanno contribuito a
sviluppare un personaggio affascinante da studiare.
Il vero significato di The
Brutalist
The Brutalist esamina
l’esperienza americana di immigrati e artisti
The Brutalist è un’epopea
del dopoguerra che esamina le somiglianze tra immigrati e artisti.
László è entrambe le cose e non solo viene rifiutato perché
diverso dalla gente del posto per religione e cultura, ma viene
anche frainteso come creativo. È circondato da americani che
non possono capire alcun aspetto della sua vita e non ci provano
nemmeno. In questo senso, Harrison Lee Van Buren è emblematico
dell’America nella sua forma più tossica, un capitalista che non si
preoccupa di capire la situazione di László o addirittura l’arte,
eppure desidera possederla.
In misura estrema, Harrison impone
il suo bisogno di potere su László, aggredendolo anche sessualmente
mentre gli ricorda che non sta vivendo al massimo delle sue
potenzialità.
Harrison è invidioso del genio
creativo di László, e suggerisce che la sua vasta ricchezza abbia
portato solo a un’esistenza profondamente superficiale.
The Brutalist è in definitiva il ritratto di László,
e il film suggerisce che, nonostante il tragico viaggio, egli
raggiunga la sua destinazione e il mondo si diletti nella sua
creazione.
Due anni fa, gli spettatori hanno
concluso la visione di
Tár chiedendosi se l’imperioso compositore di
Cate Blanchett fosse in realtà una persona reale. La
stessa cosa accadrà con The Brutalist (al cinema dal 6 febbraio con
Universal Pictures), una saga di 3 ore e mezza su un architetto
ebreo ungherese di nome László Tóth (Adrien
Brody) che emigra nella Pennsylvania rurale dopo la
seconda guerra mondiale e sperimenta l’antisemitismo.
Scritto da Brady
Corbet e Mona Fastvold, il film è una
storia di fantasia che trae spunto da una meticolosa ricerca
sull’Olocausto e sul movimento architettonico brutalista, le cui
strutture sono caratterizzate da linee pulite, tratti squadrati e
una tavolozza monocromatica.
Ecco cosa c’è di vero e di falso nel
film, adulato dalla critica, che ha vinto il premio come miglior
film drammatico, miglior regista (Corbet) e miglior attore (Brody)
ai Golden Globes all’inizio di gennaio e che gareggia da front-runner
per gli Oscar 2025.
La risposta breve è
no. Una rapida ricerca su Google mostra che esiste
un famoso László Tóth, un geologo di origine ungherese,
noto soprattutto per aver vandalizzato la statua della Pietà di
Michelangelo nel 1972. Ma “è solo una coincidenza”,
afferma Fastvold. “László Tóth in Ungheria è come John Smith: è
uno dei nomi più comuni. Abbiamo trascorso molto tempo in Ungheria,
quindi quel nome sembrava perfetto per un personaggio
ungherese”. Sarebbe un “nostro” Mario
Rossi!
Secondo la ricerca dei registi,
pochissimi architetti ebrei europei sopravvissero all’Olocausto. Ad
esempio, nel 1933, la Germania proibì a quasi 500 architetti ebrei
di esercitare. Mentre alcuni riuscirono a fuggire, molti furono
deportati e uccisi nei campi di concentramento. “Judy
Becker, la nostra scenografa, ha esaminato disegni e progetti (di
edifici) non realizzati di architetti che non sono
sopravvissuti”, afferma Fastvold. “Volevamo provare a
rendere loro omaggio; se qualcuno avesse avuto un’esperienza simile
a quella del nostro personaggio principale, saremmo stati attenti
nella nostra rappresentazione. Ma non siamo riusciti a trovare
nessuno (come Tóth).”
Chi ha ispirato il personaggio di
Adrien Brody in The Brutalist?
Il protagonista del film è
un amalgama di influenti architetti americani come Paul
Rudolph e Louis Kahn, così come
Marcel Breuer. Come Tóth, Breuer era un architetto
ebreo-ungherese che lavorava nello stile brutalista. Ma a
differenza del personaggio, si trasferì a New York nel 1937 prima
della seconda guerra mondiale.
“C’era un libro intitolato
‘Marcel Breuer and a Committee of Twelve Plan a Church’, e
narrativamente, quella è stata una delle più grandi
ispirazioni”, dice Corbet. “È un resoconto piuttosto
asciutto delle lotte che Breuer ha dovuto affrontare per realizzare
l’abbazia di Saint John in Minnesota, e ci sono alcune inferenze
sul bigottismo che ha dovuto affrontare. Ma proprio come nel film,
nessuno racconta la parte silenziosa ad alta voce”.
Corbet cita anche un altro libro,
“Architecture in Uniform” di Jean-Louis
Cohen, che esplora l’architettura e la psicologia del
dopoguerra. “Quei due libri hanno dato il via a questa storia
per noi”, dice il regista. “Ma una volta che inizi a
scrivere, la storia inizia a raccontarsi da sola”, e i registi
hanno ampiamente attinto ad alcune delle esperienze della loro
famiglia.
“Mona ha pensato molto a suo
nonno, che è un designer norvegese di metà secolo”, dice
Corbet. “Abbiamo parlato molto della sua testardaggine e della
sua incapacità di comunicare verbalmente, ma di come la sua
sensibilità e compassione si siano sempre rivelate attraverso il
lavoro”. Gli uomini di quell’epoca erano generalmente
scoraggiati dal parlare dei loro sentimenti: “Mio nonno fu
colpito mentre era nell’aeronautica, ma non parlava mai di queste
cose davvero traumatiche. Se mi fosse capitata una cosa del genere,
non ne avresti mai sentito la fine! Sto ancora parlando di un
brutto raffreddore che ho avuto un paio di anni fa”.
Quindi con Tóth, “abbiamo
pensato che la bellezza di questo progetto fosse avere un
personaggio che è in grado di esprimersi solo attraverso le sue
(strutture)”.
Il film entra nel vivo con
l’introduzione di Harrison Lee Van Buren (Guy
Pearce), un pomposo patriarca e industriale che
incarica Tóth di progettare un elaborato centro comunitario. Van
Buren non è basato su nessuna figura storica, dice Fastvold,
sebbene condivida vaghe somiglianze con il costruttore navale
americano Henry J. Kaiser e il produttore di
automobili Henry Ford, entrambi i quali
contribuirono a produrre munizioni durante la seconda guerra
mondiale e furono in seguito accusati di speculazione bellica.
Nel film, “c’è un po’ di
retroscena sulla famiglia (Van Buren) che trae profitto dalle
attività di spedizione durante la guerra”, dice Fastvold.
“Ho pensato che fosse interessante per il personaggio: che
avrebbe tratto profitto da questa esperienza di cui László è
vittima”.
La moglie di Tóth, Erzsébet
(Felicity
Jones), allo stesso modo non è ispirata da nessuna
persona in particolare. È lei la più grande tifosa di Tóth, che lo
sfida a farsi valere e a mantenere salda la sua visione artistica.
Il personaggio è una specie di analogia per Corbet e Fastvold,
entrambi registi cinematografici e televisivi.
“Cerchiamo di essere l’uno
l’Erzsébet dell’altro il più possibile”, afferma Fastvold.
“Volevo raccontare una storia che mostrasse un partner più
complesso di quello che vediamo spesso su schermo. Spesso vediamo
un partner geloso e frustrato, o che non capisce perché qualcuno
debba fare qualcosa di ambizioso e difficile. Ma non riconosco la
nostra relazione in questo. La maggior parte delle persone in
partnership creative dice: “OK, ti aiuterò a controllare il tuo ego
e a superare i momenti difficili”.
Netflix ha pubblicato il
primo trailer di The Brothers
Sun per la serie drammatica d’azione
gangster guidata da Michelle Yeoh e creata dai co-creatori
Brad Fulchuk e Byron Wu. Questo è il secondo
annuncio della Geeked Week che coinvolge lo spettacolo,
poiché un poster è stato svelato all’inizio di
questa settimana, con il debutto della serie previsto
per il 4 gennaio 2024.
“Quando il capo di una
potente triade taiwanese viene colpito da un misterioso assassino,
suo figlio maggiore, il leggendario assassino Charles ‘Chairleg’
Sun (Justin Chien) si dirige a Los Angeles per proteggere sua
madre, Eileen (Michelle Yeoh), e il suo ingenuo figlio fratello,
Bruce (Sam Song Li) — che fino ad ora è stato completamente tenuto
all’oscuro sulla verità sulla sua famiglia”, si legge
nella sinossi della seri .“Ma mentre le società più letali di Taipei e una nuova
fazione in ascesa si scontrano per il dominio, Charles, Bruce e la
loro madre devono curare le ferite causate dalla loro separazione e
capire cosa significano veramente fratellanza e famiglia prima che
uno dei loro innumerevoli nemici faccia crollare il loro
impero.”
Il co-creatore Brad Fulchuk,
che ha creato lo spettacolo con Byron Wu, è lo showrunner. La
serie vede protagonisti Michelle Yeoh, Highdee Kuan, Sam
Song Li, Justin Chien, Jenny Yang, Joon Lee, Alexis Rhee, Johnny
Kou, Ron Yuan e altri.The Brothers Sun
debutterà su Netflix nel 2024.
L’intreccio di scene di azione e
commedia, anche negli stessi combattimenti, creano una combo
perfetta molto amata dal pubblico. Uno dei registri che
maggiormente ha utilizzato la violenza divertente nei suoi film è
probabilmente
Quentin Tarantino. The Brothers
Sun, la nuova serie Netflix,
utilizza questo elemento in maniera molto sapiente. Formata da una
stagione di 8 episodi, ognuno da circa un’ora, è co-diretta e
ideata da Brad Falchuk (Glee, American
Horror Story,
Scream Queens) e nel cast ritroviamo una delle grandi star del
momento nel cinema internazionale: stiamo parlando di
Michelle Yeoh, vincitrice del premio Oscar come
miglior attrice protagonista nel 2023 per la sua performance in
Everything, everywhere, all at once. Qui l’attrice
interpreta Eileen Sun, madre dei due fratelli Sun, Charles e Bruce,
interpretati rispettivamente da Justin Chien e
Sam Song Li.
The Brothers Sun: da
Taipei a L.A.
La famiglia Sun è una delle dinastie
più influenti e potenti nella criminalità di Taiwan: negli anni i
nemici sembrano essersi moltiplicati. Ora degli attacchi vengono
però mossi ai membri della famiglia, partendo da Charles
Sun, figlio maggiore, e al padre. Charles parte allora
alla volta di Los Angeles, dove si trovano la madre
Eileen e il fratello minore
Bruce, vissuti per quindici anni nell’ombra e
lontani dal crimine. Bruce, all’oscuro della realtà sulla propria
famiglia, si ritrova perennemente sotto attacco, senza alcun
addestramento e con il solo desiderio di voler tornare alla sua
vita di sempre.
Charles farà di tutto per proteggere
la sua famiglia: cerherà di scovare Sleepy Chan,
un capo rivale della criminalità asiatica, da cui il ragazzo deduce
arrivino gli attacchi. Ma la realtà sembra essere più complicata di
quanto sembra: le vicende finiranno per coinvolgere la polizia,
guidata dal procuratore Alexis Kong, amica
d’infanzia di Charles, e gli altri grandi della mafia di
Taiwan.
The Brothers Sun: stesso
sangue, diversa natura
Il primo elemento che risalta nella
visione di The Brothers Sun è proprio la
totale differenza tra Charles e Bruce, sia come carattere che come
passato di vita. Mentre Bruce è un giovane di buon cuore, con una
vita apparentemente normale, divisa tra l’università e il corso di
improvvisazione, Charles è schivo, un assassino temuto da tutti,
semplicemente un’arma letale nelle mani del padre. È proprio la
differenza tra i due che porta a dei contrasti iniziali: Charles
vede il proprio fratello solo come un peso e nei primi episodi si
distingue chiaramente una sorta di invidia nei confronti di Bruce e
del modo in cui viene protetto e amato dalla loro madre, un affetto
che lui non aveva ricevuto.
Bruce e Charles hanno una
prospettiva ed un modo di vedere le cose totalmente diverso, ed
insieme vivono una crescita personale durante tutto l’arco della
serie. Bruce diventa finalmente un adulto, riuscendo a trovare il
coraggio di fare ciò che ritiene giusto e a proteggere la sua
famiglia. Charles trova l’affetto familiare e fraterno, che fino a
quel momento gli era stato negato: grazie a questo trova la forza
di scegliere con la propria testa e di non vivere più la vita che
gli era stata imposta dal padre.
La premio Oscar Michelle Yeoh nei
panni di Eileen
La figura che rende The
Brothers Sun così degna di nota è però indubbiamente
quella di Michelle Yeoh. L’attrice, nota oltre che per
il ruolo che le ha portato l’ambita statuetta anche per la sua
performance in Memorie di una Geisha e più di recente in
The witcher: blood origin, qui dà nuovamente prova della
sua bravura. Eileen Sun dimostra fin da subito di essere una donna
arguta, che preferisce la furbizia alla forza, le alleanze alla
violenza. Sono questi gli elementi che le hanno permesso di
sopravvivere lontana dalla propria famiglia, dalla propria terra,
per proteggere Bruce. Ciononostante, nel proseguire le vicende si
vede come l’arguzia sia dovuta anche ad una sete di potere.
L’elemento comico nell’azione
Un fattore interessante che
caratterizza The Brothers Sun si ritrova
soprattutto nei primi episodi, ed è la comicità. Molti
combattimenti iniziali vengono resi fortemente ironici: un esempio
è la lotta tra Charles e degli aggressori travestiti da dinosauri.
Se ciò non sembra già abbastanza paradossale, si aggiunge anche la
presenza di Bruce, totalmente incapace di combattere in alcun modo.
Ad ogni modo, l’aspetto ironico sembra scemare con il proseguire
degli episodi: si nota come gran parte delle scene divertenti
dipendano da Bruce e dall’amico TK, quindi nel momento in cui il
minore dei Sun sembra maturare e affrontare gli avvenimenti in
maniera più seria, la comicità svanisce. Ciò non toglie però valore
ad serie godibile ed entusiasmante fino alla fine.
Sacha Baron
Cohen e Mark Strong sono i
protagonisti del secondo Red Band Trailer
di Grimsby – Attenti a quell’altro (in
inglese The Brothers
Grimsby).
Il film ruota proprio attorno ad un
agente appartenente ai Black Ops inglesi che è costretto ad
allearsi con il fratello hooligan per via di un nuovo e delicato
incarico. I due non sono in contatto ormai da tempo, ma la fuga che
li attende diventerà un modo per riavvicinarsi.
Diretto da Louis
Leterrier, nel cast ci sono Sacha Baron
Cohen, Mark
Strong, Penélope
Cruz, Isla
Fisher, Rebel
Wilsone Ian
McShane.
Tim
Roth, Sofia Vergara e Parker
Posey andranno ad affiancare Uma Thurman
in The Brits Are Coming, heist comedy
diretta da James Oakley (The Devil You Know)
che ha scritto la sceneggiatura insieme ad Alex
Michaelides.
Uma
Thurman e Tim Roth interpretano Harriet e
Peter Fox, una coppia di truffatori che scappano a Los Angeles per
evitare di risarcire l’enorme debito accumulato nei confronti
della temibile gangster Ivanka, incarnata da Maggie
Q. Cercano allora di recuperare denaro progettando un
furto di gioielli che coinvolge anche l’ex moglie
di Peter Fox, interpretata da Alice Eve, e il
suo nuovo marito Gabriel. Parker Posey
dovrebbe interpretare l’assistente di Gabriel,
mentre Sofia Vergara la sua amante.
Nel cast
si segnala anche la presenza di Stephen
Fry.Tra i produttori del progetto
figurano Cassian Elwes (Dallas
Buyers Club), Robert Ogden Barnum,
Dave Hansen e il regista JC
Chandor (A Most Violent Year).
Le riprese si stanno attualmente svolgendo a New York.
The British Are Coming!
Ieri vi abbiamo mostrato dei bellissimi cortometraggi diretti da
Jason Bell che ha avuto il privilegio di veder partecipare alla sua
opera tantissimi attori britannici, trai più noti e affermati del
momento.
Michael
Pena farà parte del cast della pellicola horror,
The Bringing, prodotta da Sony. La
pellicola è un horror soprannaturale basato su una sceneggiatura
scritta da Brandon e Phillip Murphy.
Jeremy
Lovering sarà al timone del film, il cui set è
stanziato nel Cecil Hotel al centro di Los Angeles.
Ancora molto vaghi i dettagli sulla
trama, ma l’hotel in cui si svolgeranno le vicende raccontate
avrà un orribile passato. Pena indagherà su una morte
misteriosa accaduta nell’hotel.
La storia è liberamente ispirata
alla misteriosa morte di Eliza Lam. Il corpo di La è stato
rinvenuto in una acquedotto sul tetto del Cecil Hotel a Los
Angeles, nel febbraio del 2013. Successivamente sono stati poi
rilasciati dei video dalle telecamere di sicurezza che mostrano la
defunta Lam interagire con un’entità apparentemente invisibile.
Anche se la sceneggiatura sembra che non si concentrerà sul
personaggio di Lam, è ambientata nello stesso albergo e segue un
uomo indagato di una morte simile molto misteriosa.
A produrre il film ci sarà il
produttore di The Amazing Spider-Man 2Matt Tolmach, accanto Daniela
Cretu a della First Born Films.
Bridgerton
di Netflix ha guadagnato rapidamente popolarità
alla sua uscita e negli anni successivi non ha fatto che crescere.
Il dramma d’epoca riporta il pubblico nell’Inghilterra dell’epoca
della Reggenza, ma non è affatto un documentario. Esplorando una
storia alternativa e più inclusiva, Bridgerton
si prende più di qualche libertà, ma ci sono pepite di verità. Non
ci sono veri Bridgerton,
che, come la maggior parte dei personaggi, sono immaginari e
ispirati solo alle loro parti nella serie di libri di Julia Quinn,
ma non è così per tutti i personaggi.
I reali dello spettacolo, la regina
Charlotte (Golda Rosheuvel) e re Giorgio
(James Fleet), sono in qualche modo fedeli alla
storia. Tuttavia,Bridgerton si
appoggia alle voci che circondano la razza di Charlotte, usandole
come catalizzatore per introdurre una classe superiore più
diversificata. Un altro personaggio della serie è ancora più
vagamente basato su una persona reale: Will Mondritch
(Martins Imhangbe).
Nessun personaggio storico ha usato
questo nome o ha fatto amicizia con il Duca che si è trovato in
mezzo a una scandalosa storia d’amore (almeno, nessuno di cui siamo
a conoscenza), ma il personaggio di Will è stato ispirato dal
famoso pugile dell’epoca, Bill Richmond, noto anche come il Terrore
Nero.
Non solo entrambi sono pugili di
talento con lo stesso nome di battesimo, ma Richmond è stato uno
dei pochi uomini di colore a salire alla ribalta in quell’epoca. La
storia di Will ha preso un’altra direzione a Bridgerton,
dopo essersi ritirato dalla boxe, aver aperto un club e, più
recentemente, essere diventato padre di un barone. Tuttavia,
l’omaggio a uno dei pochi uomini di colore dell’epoca a raggiungere
questo livello di notorietà è appropriato per la serie.
Chi era Bill Richmond?
Will non condivide l’intero
percorso di Richmond. Per molti versi, la storia di Bill Richmond è
un caso in cui la storia è migliore della finzione. Il famoso
pugile visse tra il 1763 e il 1829, più o meno nello stesso periodo
di Bridgerton.
Tuttavia, nacque in America e visse i primi anni della sua vita
come schiavo a New York.
In gioventù, Richmond attirò
l’attenzione del nobile inglese Hugh Percy, che lavorava come
soldato di stanza a New York. Richmond ottenne la libertà da
adolescente e fu affidato alle cure di Lord Percy, che portò il
ragazzo in Inghilterra e gli assicurò un’istruzione e un posto di
apprendista falegname, durante il quale Richmond sposò sua moglie
Mary.
Con una giovane famiglia, Richmond
si trasferì a Londra, dove trovò il successo come pugile, vincendo
17 dei suoi 19 incontri. All’epoca, il pugilato non era solo uno
degli sport più popolari, ma anche uno dei pochi posti in cui un
nero poteva avere un lavoro indipendente.
Allenò altre persone sia a livello
professionale che amatoriale e tra i suoi allievi vi furono William
Hazlitt, il saggista, e Lord Byron. Allenò anche il suo collega Tom
Molineaux, famoso pugile. Ma il più grande segno della fama di
Richmond fu il suo ruolo di usciere all’incoronazione di Re Giorgio
IV. La storia di Richmond merita senza dubbio di essere raccontata
e, anche se Bridgerton
non tenta di farlo, Will Mondrich è un omaggio a quest’uomo
straordinario.
In che modo Will Mondrich di
“Bridgerton”
assomiglia a Bill Richmond?
La storia di Will nella stagione 1 è particolarmente vicina a quella
di Richmond. In quel periodo, Will è un pugile che organizza
esibizioni per i ricchi. Tuttavia, la serie ha fatto di più per
onorare Richmond che per includere un pugile. Will allena Simon
(Regé-Jean
Page), apparentemente per esercizio fisico piuttosto
che per il desiderio del duca di boxare lui stesso, ma questo
ricorda l’allenamento di Richmond da parte di cittadini dell’alta
società, che si riferivano affettuosamente all’uomo per anni dopo,
anche se probabilmente non erano amici di Richmond come Simon lo è
di Will.
Come Richmond, Will è ritratto come
un pugile di talento che ha guadagnato notorietà e consensi, ed
entrambi alla fine si sono ritirati dopo una sconfitta
significativa, anche se, nel caso di Will, ha lanciato l’incontro
per guadagnare parte delle vincite di Featherinton (Ben
Miller).
I due uomini condividono anche la
loro situazione familiare. Richmond e Will hanno entrambi sostenuto
i loro figli piccoli con la loro carriera di pugili. Queste
somiglianze possono non sembrare molte. Dopotutto, Richmond non è
stato l’unico nero a diventare pugile in quel periodo, ma Will è
certamente legato a Richmond, in particolare. Imhangbe ha
spiegato che all’inizio Will era più simile a Richmond, provenendo
anch’egli dall’America, ma il piano è cambiato perché la
serie non ha avuto il tempo di esplorare il ricco retroscena.
Tuttavia, onorare Richmond è sempre
stata una parte del personaggio. Come hanno sottolineato i fan,
Will non si adatta chiaramente alla maggior parte dello show, ma
con la rappresentazione unica di Bridgerton della razza nell’Inghilterra del XIX
secolo, riconoscere Richmond in qualche forma ha senso.
Bridgerton crea differenze tra
Will Mondrich e Bill Richmond
Fin dall’inizio, Will e Richmond
non erano uguali. A prescindere dalle intenzioni iniziali, la
storia di Will è stata cambiata, diventando meno simile a quella di
Richmond. Sebbene la differenza nelle loro origini sia una
deviazione significativa nelle loro storie di vita, ha senso.
Will non è un personaggio
principale di Bridgerton e
l’aggiunta di una storia così complessa, che non avrebbe avuto
tempo sufficiente per una spiegazione adeguata, avrebbe distratto
dal ruolo del personaggio. Va inoltre notato che Richmond ha
sposato una donna bianca, a differenza della moglie di Will, Alice
(Emma Naomi). Sebbene i matrimoni interrazziali
non fossero comuni all’epoca, sono abbastanza diffusi a Bridgerton,
quindi in questa storia la razza della moglie di Will non
rappresenta un cambiamento significativo.
Nella terza stagione, Will non
assomiglia più a Richmond come un tempo. Ritiratosi dal pugilato,
Will si è dato agli affari aprendo un club per gentiluomini nella
seconda stagione e ora suo figlio ha ereditato una baronia da
un lontano parente, cosa che non è successa a Richmond.
Sebbene il personaggio storico
abbia guadagnato abbastanza rispetto durante la sua carriera da
essere presente all’incoronazione del Re, non era un membro
dell’alta borghesia come lo è ora Will, anche se forse questo può
essere attribuito più alla storia alternativa di Bridgerton che
all’abbandono da parte dello show delle radici storiche del
personaggio. Will è ispirato a Richmond piuttosto che a un
tentativo di raccontare la sua storia, ma è un cenno a una figura
storica poco conosciuta.
Si intitolerà
Jubilex, The Bridge 2×13, la season finale di
The Bridge, la serie FX ispirata al format svedese Borgen con
protagonista l’attrice di origine tedesche Diane Kruger.
In The Bridge 2×13, la lealtà di Marco, interpretato
dall’attore di origine messicana Damian Bichir, verrà messa a dura
prova.
The Bridge è
una serie televisiva statunitense trasmessa dal 10
luglio 2013 sulla rete televisiva via
cavo FX.
Remake di una serie
scandinava, The Bridge vede
protagonisti Diane Kruger e Demián Bichir nei
panni di un’insolita coppia di detective alle prese con un
intricato caso poliziesco che si snoda sul confine tra Stati
Uniti e Messico. Al suo debutto, la serie ha registrato
una positiva accoglienza da parte della critica.
Lungo il confine tra il
Messico e gli Stati Uniti d’America, sul ponte che collega la
città texana di El Paso e
quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono
ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una
giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana.
Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno
costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il
detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task
force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che
opera tra i due stati.
Personaggi.
Sonya Cross, interpretata
da Diane Kruger e doppiata da Giò Giò Rapattoni.
È una detective del dipartimento di polizia di El Paso. È affetta
dalla Sindrome di Asperger.
Marco Ruiz, interpretato
da Demián Bichir e doppiato da Massimo Rossi.
È un detective della polizia messicana.
Hank Wade, interpretato
da Ted Levine e doppiato da Gerolamo Alchieri.
È un tenente del dipartimento di polizia di El Paso, diretto
superiore dell’agente Cross.
Charlotte Millwright, interpretata
da Annabeth Gish e doppiata da Laura Boccanera.
È la benestante proprietaria di un ranch, il cui marito muore a
causa di un arresto cardiaco.
Steven Linder, interpretato
da Thomas M. Wright e doppiato da Christian
Iansante.
È un dipendente presso un centro di assistenza sociale.
Si intitolerà
Quetzalcoatl, The Bridge 2×12, dodicesimo e
penultimo episodio della seconda stagione di The
Bridge, remake USA della serie TV
danese Broen.
In The Bridge
2×12, Marco (Demian Bichir) è fondamentale per la liberazione
di Fausto, mentre Sonya (Diane Kruger) tenta di interpretare il
libro mastro. Frye (Matthew Lilard) e Adriana (Emily Rios) aiutano
l’indagine del El Paso Police Department.
The Bridge è
una serie televisiva statunitense trasmessa dal 10
luglio 2013 sulla rete televisiva via cavo FX.
Remake di una serie scandinava, The
Bridge vede protagonisti Diane
Kruger e Demián Bichir nei panni di un’insolita
coppia di detective alle prese con un intricato caso poliziesco che
si snoda sul confine tra Stati Uniti e Messico. Al
suo debutto, la serie ha registrato una positiva accoglienza da
parte della critica.
Lungo il confine tra il
Messico e gli Stati Uniti d’America, sul ponte che collega la
città texana di El Paso e
quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono
ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una
giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana.
Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno
costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il
detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task
force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che
opera tra i due stati.
Si intitolerà
Beholder, The Bridge 2×11, l’undicesimo episodio
della seconda stagione di The
Bridge, la serie TV di FX che si ispira all’omonima
danese Bron.
In The Bridge 2×11, Sonya (Diane
Kruger) affronta
finalmente Eleanor (l’atteice tedesca
Franka Potente). Nel
frattempo, Linder (Thomas M. Wright)
ed Eva (Stephanie Sigman) discutono il
loro futuro.
In The Bridge 2×07, entre
Sonya scopre la verità dietro la morte
di Lisa, Marco si trova in una situazione
molto incerta. Nel frattempo Frye e Adriana
fanno una scoperta che rischia di mettere i loro cari
in pericolo.
The
Bridge è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 10
luglio 2013 sulla rete televisiva via cavo FX.
Remake di una serie scandinava, The
Bridge vede protagonisti Diane
Kruger e Demián Bichir nei panni di un’insolita
coppia di detective alle prese con un intricato caso poliziesco che
si snoda sul confine tra Stati Uniti e Messico. Al
suo debutto, la serie ha registrato una positiva accoglienza da
parte della critica.
Lungo
il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, sul
ponte che collega la città texana di El Paso e
quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono
ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una
giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana.
Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno
costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il
detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task
force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che
opera tra i due stati.
Un omicidio
bizzarro attira l’attenzione su entrambi i lati
del confine. Frye e Adriana trovano quello che si
aspettavano con il loro primo vantaggio. Eleanor
chiede l’aiuto di un giovane ragazzo.
Di seguito alcune anticipazioni per
la seconda stagione:
Fausto Galvan sarà il
cattivo principale della seconda stagione ma il suo braccio
destro, Eleanor Nacht (Franka
Potente), sarà una donna ancora più cattiva di
lui. Il personaggio è una mennonita che commette atti di violenza
con un raggelante senso di calma che mostra mancanza di
pietà. Eleanor lavora come ragioniere
per Fausto e ha un temperamento molto focoso.
Prima della fine della première un uomo perderà un orecchio dopo
aver rovesciato il tè e il corpo di un’altra vittima viene lasciato
a girare in circolo in una macchina. Eleanor non
farà solo vittime umane e il personaggio ha una sicurezza molto
grande nell’affrontare le cose perché non ha paura di morire e non
le interessa il denaro.
Dopo l’incontro
con Jack Dobbs (Nathan
Phillips), la protagonista inizierà una relazione
sentimentale e molto passionale con il fratello del killer. La
situazione sarà mostrata senza filtri e creerà dei problemi
a Sonya con il suo
superiore Hank (Ted Levine),
che rappresenta una figura paterna. Diane Kruger è stata felice di
esplorare la vita personale del suo personaggio perché è complicato
capire dall’esterno quello che può passare una persona a cui accade
una tragedia simile e che impatto ha nella vita di una persona un
evento
simile. Sonya e Jack si
capiscono e quel legame li attrae a vicenda, oltre al fatto di
avere un passato con dei punti in comuni, ovviamente in modo
strano. La loro relazione non è sicuramente salutare
ma Sonya ha diverse motivazioni e idee di quello
di cui ha bisogno come donna. Il loro rapporto è al tempo stesso
meraviglioso e una scelta sbagliata.
Si è concluso con
ottimo successo il primo ciclo di episodi e oggi vi segnaliamo i
cambiamenti in arrivo per The Bridge 2, l’attesa seconda
stagione. A parlarne è stato il creatore dello show Elwood Reid,
che ha introdotto i primi dettagli sui radicali cambiamenti che
vedremo oltre a tante novità.
Sostanzialmente pare che
assisteremo ad una storia più incentrata sui personaggi che faranno
da filtro per una grande storia. Ecco le sue parole: I
procedurali e polizieschi spesso possono essere delle trattorie
vuote. Io apparecchierò la tavola e vi offrirò degli aperitivi
e poi servirò un pasto ricco di quattro portate fatte di stranezza
e vediamo come andrà, invece che proporre quella voglia costante di
zuccheri nel cacciare il serial killer ogni settimana”.
Di seguito alcune
anticipazioni:
Fausto Galvan sarà il
cattivo principale della seconda stagione ma il suo braccio
destro, Eleanor Nacht (Franka
Potente), sarà una donna ancora più cattiva di
lui. Il personaggio è una mennonita che commette atti di violenza
con un raggelante senso di calma che mostra mancanza di
pietà. Eleanor lavora come ragioniere
per Fausto e ha un temperamento molto focoso.
Prima della fine della première un uomo perderà un orecchio dopo
aver rovesciato il tè e il corpo di un’altra vittima viene lasciato
a girare in circolo in una macchina. Eleanor non
farà solo vittime umane e il personaggio ha una sicurezza molto
grande nell’affrontare le cose perché non ha paura di morire e non
le interessa il denaro.
Dopo l’incontro
con Jack Dobbs (Nathan
Phillips), la protagonista inizierà una relazione
sentimentale e molto passionale con il fratello del killer. La
situazione sarà mostrata senza filtri e creerà dei problemi
a Sonya con il suo
superiore Hank (Ted Levine),
che rappresenta una figura paterna. Diane Kruger è stata felice di
esplorare la vita personale del suo personaggio perché è complicato
capire dall’esterno quello che può passare una persona a cui accade
una tragedia simile e che impatto ha nella vita di una persona un
evento
simile. Sonya e Jack si
capiscono e quel legame li attrae a vicenda, oltre al fatto di
avere un passato con dei punti in comuni, ovviamente in modo
strano. La loro relazione non è sicuramente salutare
ma Sonya ha diverse motivazioni e idee di quello
di cui ha bisogno come donna. Il loro rapporto è al tempo stesso
meraviglioso e una scelta sbagliata.
Si è conclusa con discreto successo
la prima stagione e oggi vi segnaliamo tre nuovi promo
di The Bridge 2, l’atteso secondo
ciclo di episodi della serie della Fox con
protagonistiDiane
KrugereDemián
Bichir.
The
Bridge è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 10
luglio 2013 sulla rete televisiva via cavo FX.
Remake di una serie scandinava, The
Bridge vede protagonisti Diane
Kruger e Demián Bichir nei panni di un’insolita
coppia di detective alle prese con un intricato caso poliziesco che
si snoda sul confine tra Stati Uniti e Messico. Al
suo debutto, la serie ha registrato una positiva accoglienza da
parte della critica.
Lungo
il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, sul
ponte che collega la città texana di El Paso e
quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono
ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una
giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana.
Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno
costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il
detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task
force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che
opera tra i due stati.
Manca poco
all’inizio di The Bridge 2, il
secondo ciclo della serie di successo remake americano con
protagonista Diane Kruger. Oggi vi segnaliamo alcune
anticipazioni.
ATTENZIONE quanto segue potrebbe
rappresentare spoiler
In The Bridge
2, Sonya formerà uno
strano legame con una persona legata all’omicidio della sorella
The
Bridge è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 10
luglio 2013 sulla rete televisiva via
cavo FX.
Remake di
una serie scandinava, The Bridge vede
protagonisti Diane Kruger e Demián Bichir nei
panni di un’insolita coppia di detective alle prese con un
intricato caso poliziesco che si snoda sul confine tra Stati
Uniti e Messico. Al suo debutto, la serie ha registrato
una positiva accoglienza da parte della critica.
Lungo
il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America, sul
ponte che collega la città texana di El Paso e
quella chihuahuense di Ciudad Juárez, vengono
ritrovate due metà di due diversi cadaveri. Una appartiene ad una
giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana.
Date le circostanze, le forze di polizia dei due paesi saranno
costrette a collaborare: la detective statunitense Sonya Cross e il
detective messicano Marco Ruiz si uniranno quindi in una task
force per dare la caccia all’efferato omicida seriale che
opera tra i due stati.
The
Bride, il prossimo film su Frankenstein interpretato
da Christian Bale e diretto da Maggie Gyllenhaal, ha subito uno
slittamento della data di uscita e arriverà in sala nel 2026
anziché nel 2025. Ambientato nella Chicago degli anni ’30, il film
segue Frankenstein mentre cerca il Dr. Euphronius affinché gli crei
una compagna. Oltre a Bale, il cast del film comprende
Jessie Buckley, nel ruolo della Sposa, Annette Bening, Penélope Cruz, Peter Sarsgaard e Jake Gyllenhaal. Questa notizia arriva non
molto tempo dopo la rivelazione che le reazioni alle prime
proiezioni di prova del film sono state negative.
Cosa significa questo cambio di
data di uscita per The Bride
Questo ritardo suggerisce ovviamente
che la Warner Bros. non è molto soddisfatta del prossimo film della
Gyllenhaal. Una data di uscita a settembre è senza dubbio
considerata più ideale di quella di marzo nel settore, il che
suggerisce che lo studio non è sicuro che The
Bride otterrà buoni risultati al botteghino. Questo
cambiamento non dovrebbe necessariamente sorprendere, dal momento
che – come anticipato – il film sarebbe stato accolto
negativamente durante le prime proiezioni di prova. In un recente
rapporto di Puck, il capo di una società di
produzione ha persino affermato che “dare a [Gyllenhaal]
qualcosa di più di 15 milioni di dollari per fare il film è
irresponsabile, per quanto mi riguarda”.
Sebbene Maggie Gyllenhaal sia
un’attrice molto conosciuta, ha diretto solo un film in precedenza.
Il suo debutto alla regia nel 2021, The Lost Daughter, ha
ottenuto un fantastico 94% su Rotten Tomatoes ed è stato nominato
per diversi premi Oscar. Tuttavia, se quanto riportato si rivelasse
vero, il suo nuovo film potrebbe non raggiungere lo stesso
successo. Dal momento che il budget di The Bride è
stato dichiarato superiore a 100 milioni di dollari, potrebbe far
perdere molti soldi per la Warner Bros.
C’è però un precedente: Mickey
17, un altro film di genere della Warner Bros. con un
budget di oltre 100 milioni di dollari e una data di uscita a
marzo, sta perdendo una quantità significativa di denaro per lo
studio. Un nuovo rapporto suggerisce che il progetto di
fantascienza, costato 118 milioni di dollari senza considerare la
pubblicità, potrebbe perdere fino a 80 milioni di dollari,
nonostante abbia come protagonista Robert Pattinson e sia stato diretto da
Bong
Joon-Ho, la cui ultima uscita prima di questo
lungometraggio è stata Parasite,
vincitore del premio come miglior film. Non resta dunque che
attendere di scoprire quale sarà il destino di The
Bride.
Secondo Production List, il
prossimo film di Maggie Gyllenhaal, The
Bride, ha finalmente ricevuto una data di inizio delle
riprese e una location. L’inizio della produzione del film su
Frankenstein che avrà come protagonista Christian Bale è previsto per il 4 marzo a New
York. Questa notizia arriva dopo la notizia che Netflix
ha abbandonato il progetto come distributore. Al momento non è
chiaro se The Bride abbia già trovato un nuovo studio o streamer
prima dell’inizio delle riprese.
Cosa aspettarsi da The Bride?
Descritto come un thriller-horror,
The
Bride sarà diretto da Maggie
Gyllenhaal, basato sul classico romanzo gotico di Mary
Shelley Frankenstein; or, The Modern Prometheus. Si tratta del secondo
progetto da regista per Maggie Gyllenhaal dopo The Lost Daughter del 2021, che le è valso una
nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale.
Oltre a Christian Bale nel ruolo di Frankenstein, il
film sarà interpretato anche da Penelope Cruz nel ruolo di Myrna, Peter Sarsgaard nel ruolo di un detective e
Jessie Buckley in un ruolo non rivelato.
The
Bride è prodotto da Talia Kleinhendler e Emma
Tillinger Koskoff. Oltre a Maggie Gyllenhaal, Guillermo del
Toro si sta preparando a dirigere un altro film incentrato
su Frankenstein, che avrà come protagonisti
Oscar Isaac, Mia Goth, Christoph Waltz e Jacob
Elordi.
Il remake di The
Bride of Frankenstein della Warner Bros. riceve
un’importante notizia: un celebre candidato all’Oscar si è infatti
unito al cast. Il film, un remake del film della Universal Monsters
del 1935 diretto da James Whale, vedeva Henry
Frankenstein (Colin Clive) sopravvivere per costruire un secondo
essere patchwork come compagno della colossale creatura di
Boris Karloff. Come riportato da Deadline, il remake di The
Bride of Frankenstein, diretto da
Maggie Gyllenhaal, potrà ora contare anche
sulla partecipazione dell’attrice Annette Bening, con l’inizio delle riprese
attualmente previsto per il 4 marzo di quest’anno. Non è però stato
rivelato quale sarà il ruolo ricoperto dall’attrice.
Sebbene il remake di The
Bride of Frankenstein sia privo di qualsiasi
interconnessione con il Dark Universe, sembra anche destinato a
distinguersi da altre rivisitazioni di successo dei mostri della
Universal degli ultimi anni. Mentre L’uomo invisibile di Leigh Wannell ha
preso quella storia e l’ha modernizzata con una narrazione molto
più piccola ma personale, è stato confermato che The
Bride of Frankenstein sarà un’opera
ambientata nella New York degli anni ’30 e vedrà ancora una volta
il mostro di Frankenstein e il suo creatore riunirsi per costruire
una nuova creatura, anche se l’enfasi sembra sarà posta sul caos
che la Sposa causerà, distinguendosi dal film originale.
Cosa aspettarsi da The Bride
of Frankenstein?
Descritto come un thriller-horror,
The Bride sarà diretto da Maggie Gyllenhaal, basato sul classico romanzo
gotico di Mary Shelley Frankenstein or The Modern
Prometheus. Si tratta del secondo
progetto da regista per Maggie Gyllenhaal dopo The Lost Daughter del 2021, che le è valso una
nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale.
Oltre a Christian Bale nel ruolo di Frankenstein, il
film sarà interpretato anche da Penelope Cruz nel ruolo di Myrna, Peter Sarsgaard nel ruolo di un detective e
Jessie Buckley in un ruolo non rivelato.
The Bride è
prodotto da Talia Kleinhendler e Emma Tillinger Koskoff. Oltre a
Maggie Gyllenhaal, Guillermo del
Toro si sta preparando a dirigere un altro film incentrato
su Frankenstein, che avrà come protagonisti
Oscar Isaac,
Mia Goth,
Christoph Waltz e
Jacob Elordi. Sarà dunque interessante scoprire in che
modo i due registi si approcceranno a questi personaggi e alle loro
vicende.
Il regista e
sceneggiatore singaporeano Anthony Chen torna con The
Breaking Ice,
un’opera intensa e poetica che esplora il senso di smarrimento,
solitudine e desiderio di evasione di tre giovani in una gelida
città cinese al confine con la Corea del Nord. Il film si distingue
per la sua atmosfera malinconica e contemplativa, in cui la neve e
il ghiaccio diventano elementi simbolici di uno stato emotivo
sospeso tra l’immobilità e il cambiamento.
The Breaking
Ice è un racconto di anime perdute
La pellicola si apre con
un’immagine evocativa: uomini intenti a tagliare blocchi di
ghiaccio, una rappresentazione visiva del titolo stesso. Subito
dopo incontriamo Li Haofeng (Haoran Liu), un giovane che partecipa
con distacco al ricevimento di nozze di un collega coreano. La sua
alienazione si manifesta nella solitudine con cui mastica il
ghiaccio del suo drink, rompendolo sotto i denti, di nuovo si evoca
il titolo e si racconta una difficoltà a inserirsi dentro un
contesto vitale, come può essere un matrimonio. La sua esistenza si
intreccia presto con quella di Nana (Dongyu Zhou), una guida
turistica che accompagna visitatori alla scoperta della comunità
coreana della regione, e Han Xiao (Chuxiao Qu), cuoco di un
ristorante coreano che nutre sentimenti irrisolti per Nana.
The Breaking Ice – Cortesia Tucker Film
Un incontro casuale e una
notte di alcol e confidenze fanno nascere tra i tre una connessione
insolita e temporanea, trasformandoli in una sorta di famiglia
improvvisata. Il loro legame si cementa attraverso momenti di fuga
dalla realtà: balli sfrenati, escursioni pericolose, sfide
insensate e un viaggio fino al remoto e innevato sentiero che porta
al Lago del Paradiso. Questo cammino non è solo fisico, ma anche
metaforico: ciascuno di loro è alla ricerca di una via di fuga
dalla propria esistenza stagnante e irrisolta.
Un film
d’atmosfera
Chen si affida a un
racconto fatto di frammenti, momenti sospesi e silenzi che parlano
più delle parole, realizzando una composizione visiva che evoca più
che raccontare, ricordando il cinema della Nouvelle Vague francese,
con riferimenti espliciti a “Bande à part” e “Jules e Jim”. Le
immagini costruite dal regista sono costantemente costruite per
rimandare a un altro significato oltre a quello che mostrano: una
gabbia di animali in uno zoo riflette la prigionia interiore dei
protagonisti, mentre un orologio costoso che smette di funzionare
sottolinea l’inesorabile scorrere del tempo in qualsiasi condizione
socio economica si possa vivere. Quel ghiaccio che Li Haofeng
mastica all’inizio del film diventa di nuovo un riferimento al
titolo ma questa volta viene condiviso dagli altri, acquista una
ulteriore simbologia: connessione e vulnerabilità.
The Breaking Ice – Cortesia Tucker Film
Tre protagonisti
magnetici
A dare forma a questo
cinema di suggestioni, intervengono i tre protagonisti:
Dongyu Zhou dona a Nana un’intensità struggente,
un personaggio che cerca di soffocare il dolore tra alcool e sesso
privo di intimità. Haoran Liu interpreta Haofeng
con una delicatezza toccante, incarnando il disagio di chi si sente
fuori posto ovunque vada. Chuxiao Qu, nel ruolo di
Han Xiao, trasmette una mascolinità ruvida ma ferita, mostrando il
conflitto tra il desiderio di fuggire e l’incapacità di farlo. Tre
voci che si uniscono in un coro di disagio e inadeguatezza,
specchio di una generazione Z che chiede aiuto ma non sa a chi
rivolgersi.
Chen dimostra ancora una
volta la sua capacità di catturare i dettagli più sottili e
significativi, come nel modo in cui posiziona i personaggi in
un’ambientazione che ricorda il quadrante di un orologio,
suggerendo ancora una volta l’inesorabile avanzare del tempo. Uno
sforzo di composizione che viene accentuato dalla fotografia, con
le sue tonalità fredde e una composizione meticolosa, che enfatizza
il senso di isolamento.
The Breaking Ice – Cortesia Tucker Film
The Breaking Ice
ha un grande fascino visivo ma soprattutto emotivo, capace di
trasmettere con estrema sensibilità la condizione di giovani che si
sentono intrappolati nelle loro vite. Il film non manca di
incongruenze, ma rimane un’opera di grande valore artistico. Il
finale suggerisce poi una circolarità alla narrazione che sembra
voler indicare che il senso di inadeguatezza e incertezza verso la
strada da prendere non si supera, ma si impara a dare valore alla
ricerca del cammino, non più alla destinazione del viaggio.
The Breaking Ice è
un’opera che cattura con delicatezza la vulnerabilità dei suoi
personaggi, immergendoli in un paesaggio invernale che riflette le
loro anime alla deriva. Con una regia evocativa, Anthony
Chen conferma la sua capacità di raccontare storie intime e
profonde, regalandoci un film che lascia il segno con la sua
bellezza visiva e il suo toccante ritratto di giovani alla ricerca
di un senso di appartenenza.
Arriva dal 13 marzo nei cinema
italiani The Breaking Ice, l’intenso
romantic drama diretto da Anthony Chen che esplora le
relazioni umane nella delicata fase che conclude l’adolescenza.
L’identità, le scelte e la ricerca di connessione in un contesto
contemporaneo sempre più frammentato sono le parole chiave di
questo film presentato nella sezione Un certain regarddel
Festival di Cannes e poi al TIFF – Toronto Film
Festival. The Breaking Ice sarà distribuito da Tucker
Film.
Per Anthony Chen – primo regista di
Singapore premiato a Cannes nel 2007 per il corto Ah Ma e
nel 2013 per Ilo Ilo che gli valse il Premio Camera D’Or
per la Miglior Opera Prima – The Breaking Ice è la prima
volta in Cina. Anthony Chen sceglie di girare sul confine a Nord, a
Yanji, uno dei luoghi più freddi dell’intero continente! E sceglie,
per questo menage a trois, un terzetto di attori
d’eccezione: la diva Zhou Dongyu (indimenticabile protagonista del
candidato agli Oscar, Better Days), Liu Haoran
(celebre per la saga campione di incassi Detective
Chinatown) e Qu Chuxiao (star del kolossal di fantascienza
The Wandering Earth).
1 di 4
The Breaking Ice - Cortesia
Tucker Film
The Breaking Ice - Cortesia
Tucker Film
The Breaking Ice - Cortesia
Tucker Film
The Breaking Ice - Cortesia
Tucker Film
“The Breaking Ice è nato perché,
dopo due anni di isolamento durante la pandemia, sentivo l’urgenza
di girare un film: stavo vivendo un’enorme crisi d’identità e avevo
bisogno di ‘esistere’ di nuovo. Come uomo e come regista – ha
raccontato Chen che per la prima volta ha girato in Cina ed in
lingua cinese – È un film che ho realizzato in brevissimo
tempo, dall’ideazione al completamento: l’impresa più folle in cui
mi sia imbarcato da parecchi anni a questa parte. È stato un atto
di fede per tutti noi. Un’avventura davvero selvaggia in un luogo
davvero gelido!”.
La trama di The Breaking
Ice
Il profilo maestoso del monte
Changbai. La neve. Il freddo. L’inverno. E tre ragazzi che quella
neve, quel freddo, quell’inverno ce li hanno dentro: Haofeng, Nana
e Xiao. Haofeng arriva a Yanji per un banchetto di matrimonio e là,
dove Cina e Corea del Nord sono così vicine da sfiorarsi, la sua
esistenza si intreccia casualmente con quella di due perfetti
sconosciuti, anime dolenti e complicate che, proprio come Haofeng,
sentono forte l’esigenza di sentirsi vivi, esistere. Di
quanto tempo ha bisogno l’estraneità per diventare intimità? A
volte servono anni, altre è questione di pochi e intensi istanti.
Le solitudini di Haofeng, Nana e Xiao, guidate dall’invisibile
fuoco dell’attrazione superano le distanze emotive perforando il
ghiaccio e rivelandosi finalmente le une alle altre. Amore,
amicizia, attrazione? Prendendo ispirazione da un classico
del cinema come Jules e Jim (1962), Anthony Chen racconta,
attraverso la disillusione e i conflitti dei suoi giovani
protagonisti, le inquietudini di un’intera generazione nella Cina
contemporanea.
I film e le serie tv destinati agli
adolescenti sono da tempo un settore importante dell’industria
cinematografica. Ma è con gli anni Ottanta che questo genere ha
acquisito una sua autonomia ed ha trovato numerose fortunate
strade, sia sul grande che sul piccolo schermo, lanciando attori e
attrici che ancora oggi li popolano. Così hanno iniziato Michael J. Fox, John Cusack, Demi Moore e Leonardo DiCaprio, solo per citarne
alcuni.
The Breakfast Clube il “brat
pack”
È il caso di The
Breakfast Club, un piccolo cult del 1985 diretto da
John Hughes, oggi disponibile su Netflix, che portò alla ribalta il cosiddetto
“brat pack”, ovvero un manipolo di attori che divennero
noti appunto per aver interpretato una serie di pellicole
incentrate sugli adolescenti e le loro problematiche. Del gruppo
facevano parte tutti i protagonisti del film: Molly
Ringwald, Emilio Estevez,
Anthony Michael Hall, Judd Nelson
e Ally Sheedy.
La Trama
Un gruppo di liceali, studenti alla
Shermer High School di Chicago, è costretto a passare il sabato
nella biblioteca della scuola per punizione. Il preside Richard
Vernon, Paul Gleason, li sorveglia, non sempre con
scrupolo, e assegna loro un tema dal titolo: chi sono io? Per
spingerli a riflettere. Claire, Molly Ringwald,
John, Judd Nelson, Andrew, Emilio
Estevez, Brian, Anthony Michael Hall, e
Allison, Ally Sheedy, sono molto diversi, ma tutti
accomunati da un cattivo rapporto coi genitori e da problemi in
famiglia, che pian piano li faranno avvicinare uno all’altro,
rendendo quest’esperienza di condivisione un’opportunità per
crescere, abbandonare i propri pregiudizi e aprirsi agli altri. Non
mancheranno poi goliardate, balli e fumo per combattere la noia
delle lunghe ore a scuola.
Un film senza sorprese, che però si riscatta nel
finale
Dopo Sixteen candles –
Un compleanno da ricordare, che nel 1984 aveva fatto
conoscere al pubblico la giovane Molly Ringwald e
portato sullo schermo un altrettanto giovane John Cusack in una delle sue prime
apparizioni, Hughes ci riprovò l’anno successivo
con questo The Breakfast Club, costruendo
attorno ai giovani attori del brat pack un film per
teenagers corale e senza grosse sorprese.
La prima parte del film è piuttosto
scontata e poco coinvolgente, a tratti perfino fastidiosa, in
particolare il personaggio di John, interpretato da Judd
Nelson, è davvero sgradevole. L’attore interpreta anche
bene il classico giovanotto spavaldo e strafottente, dai modi
bruschi e aggressivi, ma senza neppure quella vena di ironia o
simpatia che lo possa rendere in qualche modo accattivante. Le
dinamiche fra i vari personaggi sono fin troppo prevedibili e
rendono il film piatto. Ognuno è intrappolato in uno stereotipo:
c’è Claire la snob, Brian il secchione, Andrew lo sportivo, Allison
la pazza e appunto John, lo spaccone aggressivo. Ciascuno
guarda gli altri dall’alto in basso, sentendosi migliore. Nulla di
nuovo o di particolarmente esaltante.
Nella seconda parte e verso il
finale il film si riscatta, acquista un po’ di spessore e riesce a
catturare l’attenzione perché Hughes, anche
sceneggiatore e produttore, scompagina le carte e toglie le
certezze, rimescolando tutto. Soprattutto, scopre il vero animo dei
protagonisti e le loro fragilità. Qui entra finalmente in gioco un
po’ di empatia che coinvolge lo spettatore. Cadono così i
pregiudizi e nessuno si sente più diverso o meglio dei
compagni.
Nell’interminabile giornata a
scuola, poi, non mancano momenti goliardici, balletti in stile
Footloose o Saranno
Famosi, inevitabili figli dell’epoca. Nella colonna
sonora, da segnalare Don’t you (forget about me), scritta
appositamente per il film da Keith Forsey e
Steve Schiff che accompagna i titoli di testa e
quelli di coda ed è diventata uno dei maggiori successi dei
Simple Minds.
Molly Ringwald e compagni
oggi
Che fine hanno fatto oggi
Molly Ringwald e compagni? La bella Claire è
apparsa di recente in due prodotti di successo come la serie tv
Riverdale,
dove ha interpretato la madre di Archie – KJ Apa – Mary Andrews, e nel film Netflix
The Kissing Booth (2018) che, seppur non
apprezzato dalla critica, ha raccolto un buon successo di pubblico
sulla piattaforma.
Emilio Estevez,
figlio d’arte, non sembra aver avuto la stessa fortuna
professionale del padre Martin Sheen. Oltre a
quella di attore ha intrapreso la carriera di regista, ma il suo
nome resta legato ai lavori degli anni Ottanta. Tra gli altri, fu
nel cast de I ragazzi della 56a strada di
Francis Ford Coppola già nel 1983, poi in
Young guns – Giovani pistole di
Christopher Cain (1988). Più recentemente è stato
regista di un film su Bob Kennedy, Bobby
(2006) e ha diretto sé stesso e il padre ne Il cammino per Santiago (2010).
Per quel che riguarda
Judd Nelson, si ricorda la sua
partecipazione in Fandango accanto a
KevinCostner (1985).
Prosegue poi la sua carriera di attore, che lo ha visto
recentemente prendere parte al film di James CoxBillionaire Boys Club con Emma Roberts, Kevin Spacey e Ansel Elgort.
Infine, il nome di Ally
Sheedy è rimasto principalmente legato alle pellicole anni
Ottanta. Oltre a The Breakfast Club, vi
sono St. Elmo’s Fire di Joel
Shumacher e Wargames – Giochi di
guerra di JohnBatham.
Il cast di The Breakfast Club si è riunito per la prima
volta dopo 40 anni. Il classico di John Hughes uscì nel 1985,
presentando per la prima volta al pubblico l’eclettico gruppo di
ribelli delle scuole superiori bloccati in punizione il sabato. Il
quintetto protagonista del film, tutti parte del “Brat Pack” del
decennio, era interpretato da Molly Ringwald, Judd Nelson,
Emilio Estevez, Ally Sheedy e Anthony Michael Hall. Il
film drammatico sul passaggio all’età adulta è rimasto uno dei più
amati del suo tempo nei decenni successivi alla sua uscita. Anche
l’eredità di Hughes, che comprende film come Ferris Bueller’s
Day Off e Sixteen Candles, rimane amata.
In un video del Chicago
Comic and Entertainment Expo, il cast di The Breakfast
Club si riunisce per la prima volta. L’evento ha riunito
Nelson, Estevez, Sheedy, Ringwald e Hall. La riunione è stata
condivisa in un post che includeva un video delle star che salivano
su un palco per assumere le sedie del panel. La didascalia indicava
che questa era “la prima riunione in assoluto dell’intero cast
di The Breakfast Club”.
Il fatto che questa sia stata la
prima riunione completa del Breakfast Club dall’uscita del
film sottolinea il fatto che gli attori originali non hanno mai
più fatto un film tutti insieme. Interpretando archetipi
liceali (ad esempio il cervellone e l’atleta) con una complessità
maggiore di quanto i loro ruoli iniziali potessero indicare, il
gruppo si è amalgamato così bene nel film originale. Hanno lavorato
in tandem con la visione registica di Hughes, facendo sì che i
membri del cast, come Hall, che ha lavorato di nuovo con Hughes in
Weird Science, si inserissero bene in questo mondo. Questo
rende la loro reunion più emozionante, dato che non si sono più
riuniti sullo schermo.
Tutti e cinque gli attori del Brat
Pack hanno poi intrapreso strade diverse per continuare la loro
carriera. Dopo Weird Science e una serie di altri ruoli,
Hall ha recentemente interpretato un ruolo da cattivo nella
terza stagione di Jack Reacher. Ringwald ha interpretato il ruolo
principale nel film scritto da Hughes Pretty in Pink e più
recentemente ha interpretato il ruolo di Joanne Carson in
Feud. Sheedy ha recitato in Short Circuit più tardi
nel decennio, oltre ad altri ruoli televisivi occasionali. Tra gli
altri ruoli degni di nota di Nelson c’è una parte in St. Elmo’s
Fire (con Estevez e Ringwald), mentre Estevez ha recitato in
The Mighty Ducks.