Il network americano della FOX ha diffuso le foto promozionali di The Mindy Project 4×01, il primo episodio della quarta attesa stagione che si intitolerà “While I was Sleeping”:
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Il network americano della FOX ha diffuso le foto promozionali di The Mindy Project 4×01, il primo episodio della quarta attesa stagione che si intitolerà “While I was Sleeping”:
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Già nel 2013 Steven Spielberg aveva esternato la sua convinzione per la ciclicità delle mode cinematografiche, nello specifico per i cinecomics, che sono ad oggi il trend per eccellenza.
Parlando con The Associated Press, la leggenda del cinema di Hollywood ribadisce la sua posizione: “La vedo ancora in quel modo. Eravamo già in giro quando è morto il western, e ci sarà un momento in cui i film di supereroi faranno la stessa fine. Questo non vuol dire che non ci saranno altre occasioni per i western di tornare o per i cinecomics quando sarà. Ovviamente adesso il film supereroistico è vivo e vegeto. Sto solo dicendo che ci sono cicli nella cultura pop moderna. Ci sarà un giorno in cui le storie mitologiche saranno soppiantate da un altro genere a cui forse sta già pensando un giovane filmaker che non ha ancora avuto la sua possibilità”.
Cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti.
Il network americano della The CW ha diffuso le foto promozionali di Supernatural 11×01, il primo atteso episodio dell’undicesima stagione che si intitolerà “The Bad Seed”:
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via TVLine
Continua il casting per l’annunciata serie Luke Cage, il nuovo show televisivo targato Marvel Studios e Netflix. Ebbene oggi arriva la conferma, via Deadline, che la attori Theo Rossi e l’attrice Simone Missick sono entrati a far parte del cast dello show. Il primo sarà un volto regolare che darà del filo da dorcere ai confermati Mike Colter e Alfred Woodard. La seconda invece sarà Missy, una donna con un forte senso della giustizia e il personaggio dovrebbe rivelarsi la nota Misty Knight, ex ufficiale del NYPD che perde un braccio dopo un incidente eroico sul lavoro e ora vive con un braccio bionico fabbricato da Tony Stark. Il personaggio aiuterà Cage nelle indagini.
Inoltre apprendiamo in via quasi ufficiale che l’attrice Rosario Dawson riprenderà il suo ruolo di Clare anche nel nuovo show.
Il network americano della CBS ha diffuso la prima clip ufficiale di Castle 8×01, il primo atteso episodio dell’ottava inedita stagione.
Arriva finalmente anche il primo poster ufficiale di Arrow 4, l’attesissimo quarto ciclo di episodi della serie televisiva basata sul noto personaggio delle DC Comics. Protagonista l’attore Stephen Amell nei panni di Freccia Verde:
Arrow 4 e The Flash 2: nuovo promo “Justice Moves To Its Own Beat”
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Arrow è una serie
televisiva statunitense sviluppata da Greg Berlanti, Marc
Guggenheim e Andrew Kreisberg. È basata sul personaggio di Freccia
Verde, supereroe protagonista di una serie di fumetti pubblicata da
DC Comics. Viene trasmessa dal 10 ottobre 2012 sul canale The CW.
In Italia la serie è stata trasmessa in prima visione su Italia 1
dall’11 marzo al 27 maggio 2013. Dal 10 gennaio va in onda in
Italia la seconda stagione su Italia 1, anche se precedentemente la
versione sottotitolata in italiano della stessa stagione è stata
trasmessa dal 22 ottobre 2013 suPremium Action.
La serie segue le avventure del playboy miliardario Oliver Queen. Naufrago per cinque anni su un’isola deserta, viene tratto in salvo e torna finalmente a casa, a Starling City; giunto qui assumerà l’identità segreta nota come “l’incappucciato” (o il giustiziere) per combattere il crimine e la corruzione di Starling City, seguendo una lista di nomi trovata in una tasca della giacca del padre prima di seppellirlo. Facendo uso delle abilità fisiche, delle tecniche di lotta e dell’incredibile maestria con l’arco ottenuta sull’isola con anni di pratica e scontri mortali e aiutato dal suo braccio destro e confidente Diggle e dall’abile informatica Felicity Smoak, perseguirà uno ad uno i criminali.
Ormai si sa bene che le informazioni che circolano in rete vanno sempre filtrate e soppesate, soprattutto quando vengono da account social non verificati. Tuttavia ci sembra interessante riportare che l’account Twitter
Fonte: CBM
Il network americano della ABC ha diffuso il promo ufficiale di Chicago PD 3, l’attesa terza stagione dello show di successo Chicago PD con protagonista Sophia Bush.
Ospite da Jimmy Fallon per The Tonight Show with Jimmy Fallon, Liev Schreiber ha ironizzato sulla sua presenza eventuale (ma non ancora ufficialmente confermata) nel ruolo di Sabretooth in Wolverine 3, film che chiuderà la trilogia sul mutante più amato del grande schermo e anche il connubio tra Hugh Jackman e il ruolo che l’ha consegnato all’immortalità.
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Wolverine 3, per la regia di James Mangold, arriverà nei cinema il 3 marzo 2017. David James Kelly ha scritto la bozza iniziale dello script, che è stata successivamente riscritta da Michael Green (Smallville, Heroes, Green Lantern). Le riprese dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2016. Ulteriori voci non confermate, ipotizzano che il film si baserà sul fumetto Vecchio Logan (Old Man Logan), scritto da Mark Millar e disegnato da Steve McNiven nel 2008.
Il network americano della ABC ha diffuso due spettacolari promo poster di Once Upon a Time 5, l’attesa nuova stagione dello show di successo che ritornerà in onda a Ottobre.
Once Upon a Time 5: promo poster, ecco Merida e il suo Arco [Video]
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ONCE UPON A TIME 5×01: PRIME SCENE DALL’EPISODIO “THE DARK SWAN”
C’era una volta (Once Upon a Time) è una serie televisiva statunitense di genere fantasy, in onda sulla ABC dal 23 ottobre 2011. La serie è liberamente ispirata a leggende e ai racconti classici della letteratura fantasy e soprattutto delle fiabe, ma impostati al giorno d’oggi, facendo spesso riferimento ai film d’animazione Disney tratti dagli stessi, da cui si riprendono nomi, personaggi e luoghi specifici. Nel 2013 ne è stato tratto uno spin-off: Once Upon a Time in Wonderland.
Si è chiusa da poco la prima stagione e oggi arriva il primo teaser promo Mr. Robot 2, l’annunciato secondo ciclo di episodi della serie televisiva di successo targata USA NETWORK:
Si è tenuta ieri l’attesa cerimonia d’apertura di Venezia 72, settantaduesima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e oltre alla giuria a sfilare sul cast c’è stato il cast internazionale del film d’apertura Everest e molti altri volti noti del panorama italiano. Ecco tutte le foto:
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(Foto di Aurora Leone)
La 72ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica avrà luogo a Venezia dal 2 al 12 settembre 2015, anche quest’anno sarà diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.
La madrina della rassegna sarà l’attrice italiana Elisa Sednaoui. L’elenco dei film in programma alla 72ª Mostra è stato annunciato nel corso della conferenza stampa di presentazione che si è tenuta il 29 luglio 2015 a Roma. Il film di apertura del festival sarà Everest, del regista Baltasar Kormákur.
La giuria sarà presieduta dal regista messicano Alfonso Cuarón.
Nonostante presenti un film fuori concorso, oggi gli occhi sono tutti per lui, Mark Ruffalo, la star “formato famiglia” che incanta pubblico critica e stuoli di fan che lo seguono trasversalmente in tutte le sue avventure cinematografiche dal blockbuster al film indie. L’occasione è quella di Spotlight di Thomas McCarthy. Ma il Fuori Concorso del giorno 2 ci regala anche Winter on Fire di Evgeny Afìneevsky, mentre, questa sera, la Sala Grande ospita l’omaggio a Jonathan Demme e Italian Gangster dell’italiano Renato De Maria, per la sezione Orizzonti.
Il Concorso è tutto per Sue Brooks e il suo Looking for Grace, mentre la serata vedrà anche la proiezione di Beast of No Nation (leggi la recensione) che già ieri sera ha stregato e scioccato la stampa. Alla regia Cary Fukunaga, ovvero colui che ha fatto la fortuna di True Detective.
Quando in futuro le nuove generazioni studieranno l’evoluzione dei media e della TV di oggi, certamente si imbatteranno nel nome Netflix. Basti nominare l’oscura House of Cards, di un rigore stilistico superbo, tanto che vi si può scorgere anche lo zampino di David Fincher, Daredevil, che ha reinventato e ampliato il senso di cine-comic, Orange is the New Black e Sense8 dei fratelli Wachowski. Ora il colosso americano è oltre il piccolo schermo e ci troviamo a parlare di Beasts of No Nation, film in piena regola affidato alla direzione di Cary Fukunaga, il genio dietro il successo della prima stagione di True Detective.
Basato sul libro Bestie senza una patria (Beasts of No Nation) di Uzodinma Iweala, è a tutti gli effetti una discesa agli inferi, un viaggio profondo dentro le guerre ‘silenziose’ dell’Africa occidentale, dove i bambini vengono strappati all’infanzia per essere trasformati in soldati, in macchine da guerra pronte a sparare e a uccidere. Un’opera che incanta a livello produttivo, ma anche a livello registico, nonostante l’assenza di qualsivoglia tecnicismo fuori dal comune.
Non c’è infatti tempo e spazio per i piani sequenza alla True Detective, la strada è violenta, brutale, spietata, la camera da presa è mossa, instabile, frenetica, come l’animo di Agu (interpretato dal piccolo Abraham Attah), un bambino che si scopre mercenario all’ombra di un fantomatico comandante che ha il volto di Idris Elba, a causa di un conflitto che gli ha portato via gli affetti, l’esistenza, l’essenza. Attraverso i suoi occhi inermi, camminiamo lungo un sentiero di macerie, spirituali ancor più che letterali, capace di trasformare la guerra in gioco, in terra promessa, in danza tribale, in unico ideale da seguire per un futuro prospero e ricco di belle promesse, di belle speranze. Dietro ogni omicidio, dietro ogni imboscata, si nasconde però un atroce inganno, una linea retta che non si interrompe mai.
Cary Fukunaga,
anche autore della sceneggiatura, prende le nostre viscere e gioca
a stritolare, a ferire, a stringere, facendoci diventare spettatori
dell’incubo. Pazienti della cura Ludovico, con gli occhi
sbarrati sul precipizio, sul burrone; nonostante il
riferimento ad Arancia Meccanica, lo
spirito kubrickiano rivive in alcuni momenti, alcune inquadrature
che citano esplicitamente Full Metal
Jacket. Scheletri di edifici in fiamme, tenebrose
marce nel fango con voce off, ma non solo: Fukunaga fa pensare
implicitamente a Furiosa di
Mad Max: Fury Road, alla disperata
ricerca della terra fertile che non esiste, ma soprattutto al mondo
dei videogiochi.
Agu è quasi la nemesi perfetta di Ajay Ghale, vendicativo protagonista di Far Cry 4, riferimento che si fa ancor più marcato quando lo schermo vira completamente al rosso come nei sogni allucinogeni del titolo Ubisoft. Unico rammarico un finale troppo edulcorato, come uno spaghetto cotto più del dovuto, che somiglia più ad uno spot Unicef; il dolore che resta impigliato nell’anima, il senso di soffocamento e di angoscia, sono però troppo forti per farci caso.
Arrivano anche i primi applausi a Venezia 72. Infatti in serata la stampa ha accolto con applausi la fine di Beasts of No Nation di Cary Fukunaga, il regista di True Detective 1 che firma la sua prima regia cinematografica con il film che vede protagonista l’acclamato attore Idris Elba. Le prime reazioni parlando di un film impegnato, doloroso, lungo ma bello ed è una delle prime produzioni Netflix ad approdare al lido.
Mentre le riprese di Captain America Civil War sono giunte al termine e ora non resta che aspettare in trepida attesa il promo trailer, oggi vi segnaliamo due “dolorose” e belle fan art che arrivano dalla rete:
Captain America Civil War: quale tecnologia userà Spider-Man?
La 20th Century Fox ha diffuso due interviste video a Daniel Radcliffe e James McAvoy, i protagonisti di Victor Frankenstein, il nuovo fantasy in arrivo a Novembre.
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La storia è raccontata
attraverso il punto di vista di Igor. Offre molti retroscena del
passato sull’uomo che era prima di incontrare Victor
(Frankenstein). Nella loro relazione c’è una sorta di lotta per
determinare chi è il carattere dominante della coppia, ed è
questo che distingue questa pellicola dalle altre. Parla
della natura della creazione per certi versi. Victor dà a Igor
una nuova vita all’inizio del film in modo che lui possa essere
visto come una sua creazione e poter rendere così omaggio al
suo creatore.
Il film Frankenstein è diretto da Paul McGuigan e vede nel cast oltre all’attore anche James McAvoy e Jessica Brown Findlay. La pellicola si basa su una sceneggiatura scritta da Max Landis e l’uscita del film è prevista per il 17 ottobre 2015.
Questi scalano l’Everest e io a metà della prima giornata di Festival c’ho già l’affanno, l’intestino bloccato e gli occhi iniettati di sangue. Il film che apre la kermesse parla di un nugulo di uomini durissimi che conquistano la vetta della montagna più pericolosa del mondo rischiando di morire veramente male – e riuscendoci, in gran parte. Non me dite che è spoiler che ve piscio sui pantaloni – e non solo ne sono felici, ma pagano pure, e tanto, per andare incontro a una fine barbina cantando ‘Hakuna Matata’.
Ditemi voi perché dovrei empatizzare con questi idioti, che fanno sembrare un premio di sagacia il protagonista di Into the Wild. Evvabbè, direte voi, ma in fondo il cinema…
In fondo il cinema un cazzo. E’ tratto da una storia vera, il che sono dieci punti in meno, come minimo.
VENEZIA 72: EVEREST, RECENSIONE DEL FILM CON JAKE GYLLENHAAL
Jake Gyllenhaal è il più tosto e maschio di tutti, e per compiacere le signore, grazie a un fisico forgiato da mesi di serrato allenamento e alle finezze di una sceneggiatura scritta con le scorregge riesce a prendere il sole in mutande a settordicimila metri senza patire il freddo. Come andrà a finire non ve lo devo veramente dire, dai.
Comunque, a proposito di grandi imprese, ne ho anch’io una da compiere. Devo assolutamente comprare la carta igienica prima della proiezione successiva, che il padrone dell’appartamento che m’hanno affittato non deve essere proprio il massimo della generosità e non ha fornito nemmeno i beni di prima necessità. E la carta igienica al Lido vale più di una bombola d’ossigeno in cima alla vetta.
Quindi lascio la proiezione dieci minuti prima che si concluda il film, anche perché sinceramente sono tutti bardati con tute, scarponi, cappelli e occhialoni e non se capisce più chi minchia è morto e chi no. Tranne la giapponese, ma quella in un film americano è una minoranza etnica e che sarebbe schiattata era chiaro dai primi cinque minuti di pellicola.
Vado all’emporio in cerca di una spesa rapida e mi ricordo con orrore che gli esercenti del Lido agiscono come se non ci fosse un Festival, ovvero con la velocità di un bradipo sotto l’effetto di una pasticca andata a male. Mezz’ora per un pacco di carta da culo, uno di Scottex e du etti de prosciutto crudo. Magro, che se i film fanno tutti cagare come quello di stamattina è meglio stare attenti all’alimentazione, o l’intestino rischia di sbloccarsi pure troppo, e tutto insieme. E io, al contrario de quelli là, a fine settimana ci voglio arrivare.
(Ang)
Primo giorno di Festival, primo film da vedere. Siccome so ‘na cacacazzi noiosa (mica glamour come il mio fido compare) vado a vedere il film che apre la sezione Orizzonti, nota per trattare temi sempre molto gioiosi e felici come ad esempio un marito malato di tumore.
Bene. Insomma, mi metto in fila -che fortunatamente scorre agevole- ed entro. Il film in questione è ‘Un monstruo de mil cabezas’ del messicano Plà, che non è un’espressione esotica di insulto ma è proprio il cognome del regista. La temperatura della sala, per chi ha fiducia nel domani, vi confermo che continua ad aggirarsi attorno a quella dell’oceano Atlantico nei punti più profondi, quindi smettetela con questo ottimismo! Mi copro come una vecchia con la pleurite e inizio la visione. Inizio la visione. Inizio la visione.
Volevo solo dirvi in maniera cretina che ho trovato questo film un tantino ripetitivo, nelle dinamiche, nelle tematiche, anche se ha spunti interessanti. Ma finiamola qui che non sia mai che si parli di robe tecniche in un luogo deputato a serissime amenità.
Dopo volevo recuperare quello di apertura ma mi lascio prendere dai commenti dei colleghi e non me la sento di scalare st’Everest, che già uscita dalla sala e invece di accendermi una sigaretta mi sono data fuoco con l’accendino per scaldarmi, per cui niente, vado a vedere sto film delle giornate degli Autori. Arrivo bel bella e la fila pare quella per andare a Fregene, e inizio a sospettare che il panorama sia pure lo stesso. Per cui, faccio elegantemente il gesto dell’ombrello e mi rifugio al terzo piano a lavorare, in attesa dei filmetti della serata. Ma mi attende una sorpresa: il tè tailandese della sala stampa. Ve lo giuro, lo so che pensate io sia un’emerita cazzona, ma novità dell’edizione 2015 queste fantastiche provettone aromatiche, messe a disposizione dei poveri giornalisti nella variante rosa, camomilla e poinonmiricordo, in versione calda-fredda. Purtroppo non faccio in tempo a farmene dare un po’, anche se il mio amato collega Emanuele Rauco insiste per farmene provare un goccetto. La cosa fantastica è che queste provette trasparenti sono di dimensione di una lacca per capelli, e hanno il tappo rosa che si svita. Per cui quando qualcuno si attacca per bere tu non capisci se si sta suicidando con l’esame delle urine formato famiglia o se sta sperimentando una nuova dieta Dukan fatta con bibitoni in un nuovo packaging fashion (che ce po’ stà perché quelli che la seguono girano con ste bottiglie disgustose che penso dimagriscano per il dolore di portarsele dietro).
Sento le urla dal red carpet, è arrivata la madrina. Ve vorrei dire il suo cognome ma ancora non è capodanno.
Per cui vado. A-E-I-O-U ipsilon!
(Vì)
NOTA: Ringraziamo anche Marco Lucio Papaleo e Serena Catalano per l’orrenda foto della provetta. Dio li abbia in gloria, a ‘sti ragazzi.
Il regista Steven Spielberg, come molti di voi sapranno sarà presto al cinema con l’atteso Bridge of Spies, ma oggi arriva la notizia dal The Hollywood Reporter che la “sua” DreamWorks Pictures porrò fine al suo accordo di distribuzione alla fine del prossimo anno con l’uscita dell’annunciato Fantasy da lui diretto The BFG. Secondo la fonte, pare che la “situazione siamo piuttosto tesa” e il noto giornale sostiene che Spielberg avrebbe così già deciso di porre fine all’accordo.
Inoltre sembra che il nuovo partner di distribuzione della casa con ogni probabilità sarà la Universal Pictures, che diventerebbe il terzo partner dello storico marchio dopo Paramount e Disney. Al momento parlare di un accordo però sembra al quanto prematuro. Tuttavia lo studios è pronto a dare il benvenuto alla casa che ha prodotto successo al Box office per decenni, non ultimo il franchise di Transformers; senza dimenticare che Steven Spielberg è il produttore esecutivo di Jurassic World, il più grande incasso dell’anno della Universal Pictures.
Josh Gad è stato scelto per interpretare il celebre critico cinematografico Rogert Erbert in Russ & Roger, biopic che racconterà il rapporto del tutto particolare tra il giornalista e il regista Russ Meyer. A interpretare il secondo è già stato confermato Will Ferrell.
Meyer e Erbert sono stati amici per tutta la loro vita, fino alla morte del primo nel 2004. Rogert Erbert invece è deceduto nel 2013, alla fine di una lunga e pubblica malattia contro il cancro.
Diretto da Michael Winterbottom, Russ & Roger è stato scritto da Chris Cluess e uscirà nel 2016.
Fonte: CS
La 72a Mostra del Cinema di Venezia inizia ufficialmente oggi 2 settembre, e con molta probabilità possiamo già parlare del giorno più freddo dell’intero festival. Purtroppo per noi giornalisti che siamo qui sul posto non è nulla che abbia a che fare con le condizioni atmosferiche, che anzi continuano a metterci a dura prova. Temperature asfissianti durante il giorno, cappa stagnante di notte, insomma una calura continua. A rinfrescare il tutto ci pensa Baltasar Kormákur, che porta al Lido il film inaugurale, Everest. Come potete facilmente intuire dal titolo parliamo proprio di un’opera ambientata interamente sulla catena dell’Himalaya, un’avventura a tratti claustrofobica alla ricerca della vetta assoluta del monte Everest (per saperne di più ecco la nostra recensione). Nonostante il film sia stato pensato e girato in 3D, all’interno della Sala Darsena di Venezia ci è sembrato di assistere a una proiezione 4D, poiché l’aria condizionata regolata su “a palla” ha contribuito all’esperienza generale.
A quanto pare è davvero
impossibile ottenere una via di mezzo fra il sole cocente
dell’esterno e il circolo polare artico degli interni; e si,
interni, al plurale, poiché pressoché tutte le aree al chiuso del
festival godono di aria condizionata impostata a -4 gradi, eccezion
fatta per la sala delle conferenze stampa. Sala inaugurata, diciamo
così, proprio da Kormákur e il suo cast stellare quasi al completo:
a sfilare dietro i microfoni Jason Clarke, John Hawkes,
Emily Watson, ma soprattutto Josh Brolin
e un elegantissimo Jake Gyllenhaal, con capelli
impomatati, barbona e cravatta. Everest non tratta certo argomenti
originali all’estremo, anzi la sceneggiatura ha più di un problema,
inoltre “sono stati scritti diversi libri sugli eventi raccontati
nel film” ha ricordato il regista, il cuore del progetto non era
infatti avere un nuovo punto di vista soggettivo, “mi piaceva
l’idea di raccontare di un gruppo sfaccettato di persone, dalla
guida esperta al semplice appassionato, dal leader al
competitor”.
Partendo inoltre da una storia rigorosamente vera, “proprio per questo motivo volevo dare molto risalto all’umanità dei personaggi, persone che come tutti commettono errori, anche gravi” ha continuato Kormákur. La realtà della storia è stato un elemento che ha alzato notevolmente la difficoltà degli attori, “hai una grande responsabilità quando devi dare volto e voce a una persona che non c’è più” ha detto Jake Gyllenhaal, “la famiglia di Scott mi ha anche contattato poiché aveva paura della mia potenziale interpretazione.” Nonostante i fatti realmente accaduti, il cinema è anche finzione, è effetti visivi, computer grafica, ma il regista assicura che la maggior parte del materiale è stato girato su vere location, come ad esempio in Khatmandu in Nepal o addirittura in Val Senales sulle Dolomiti, perché “girando su set reali, si regala al pubblico un senso di realtà maggiore.”
“Lo spettatore doveva sentirsi lì, sulle montagne insieme ai protagonisti, capire a fondo lo sforzo, la fatica ma anche la bellezza della natura. Abbiamo girato in studio solo le scene più difficili e pericolose, ma non ci siamo tirati indietro neppure di fronte ai -60, talvolta. Spero che il pubblico apprezzerà il nostro lavoro.” Soltanto le sale (dei cinema, più che dei festival) potranno rispondere a questa domanda, nel frattempo torniamo tristemente ai trenta gradi della laguna, e al suo 60% di umidità. In fondo poteva andare peggio, poteva piovere.
Ecco una nuova featurette di Operazione U.N.C.L.E. diretto da Guy Ritchie con Henry Cavill e Armie Hammer e da oggi al cinema.
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Sullo sfondo della guerra fredda, l’agente della CIA Solo e l’agente del KGB Kuryakin devono mettere da parte le ostilità tra i due team e collaborare per cercare di fermare una misteriosa organizzazione criminale avente lo scopo di destabilizzare il fragile equilibrio mondiale attraverso l’utilizzo di armi tecnologiche e nucleari. L’unica speranza è rappresentata dalla figlia di un noto scienziato tedesco scomparso, la chiave per infiltrarsi all’interno dell’organizzazione.
In Operazione U.N.C.L.E. il personaggio di Henry Cavill (Man of Steel) sarà Napoleon Solo, mentre Armie Hammer (The Social Network) interpreterà Illya Kuryakin, con loro Hugh Grant (Cloud Atlas) nei panni di Waverly. Nel cast anche Alicia Vikander (Anna Karenina), Elizabeth Debicki (Il grande Gatsby) e Jared Harris (Sherlock Holmes: Gioco di ombre). Operazione U.N.C.L.E. è scritto da Guy Ritchie e Lionel Wigram, che sono anche i produttori insieme a John Davis (Chronicle) e Steve Clark-Hall (RocknRolla, Sherlock Holmes). David Dobkin invece è il produttore esecutivo.
Nell serie originale, Robert Vaughn era Napoleon Solo e David McCallum interpretava Illya Kuryakin; i due erano agenti speciali della United Network Command for Law Enforcement (U.N.C.L.E.) che combattevano contro le forze della Technological Hierarchy for the Removal of Undesirables and the Subjugation of Humanity (T.H.R.U.S.H.).
Si inizia nel segno delle donne Venezia 72, il Festival di Venezia 2015 arrivato alla sua settantaduesima edizione. Infatti la mattinata ha visto protagonista le giurate che rispondono al nome di Diane Kruger, Elizabeth Banks, Paz Vega. Ma ovviamente non solo. Tutte le foto:
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(Foto di Aurora Leone)
La 72ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica avrà luogo a Venezia dal 2 al 12 settembre 2015, anche quest’anno sarà diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.
La madrina della rassegna sarà l’attrice italiana Elisa Sednaoui. L’elenco dei film in programma alla 72ª Mostra è stato annunciato nel corso della conferenza stampa di presentazione che si è tenuta il 29 luglio 2015 a Roma. Il film di apertura del festival sarà Everest, del regista Baltasar Kormákur.
La giuria sarà presieduta dal regista messicano Alfonso Cuarón.
E’ stato presentato fuori concorso alla 72° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Everest, il thriller diretto da Baltasar Kormákur, con protagonisti Jake Gyllenhaal e Josh Brolin.
Si usa spesso dire che il viaggio conti più della meta finale, che ogni punto di arrivo sia soltanto l’espediente per vivere nuove esperienze lungo il cammino. Sul monte Everest, uno dei luoghi più affascinanti, suggestivi e pericolosi del Pianeta, si guarda tutto da una prospettiva opposta e contraria. Ciò che conta più della fatica, della morte, e dunque della vita stessa, è raggiungere e toccare la vetta, come coronamento estremo di ogni obiettivo, risultato, sogno e desiderio. Un’impresa simbolica che possa funzionare da esempio, che possa ispirare anche gli altri a spingersi oltre i limiti nel quotidiano (si veda la storia di Doug Hansen), oltre che a ritrovare se stessi e i valori essenziali dell’esistenza (Beck Weathers impersonato da Josh Brolin).
Questo messaggio è il cuore pulsante di Everest, che attraverso la vera storia dell’alpinista Rob Hall e dei clienti della sua Adventure Consultans, semplici appassionati disposti a tutto pur di conquistare il tetto del mondo, ripercorre le tappe fondamentali della storica scalata del 10 maggio del 1996. Una spedizione diretta agli 8.848 metri del monte più alto della Terra funestata da errori umani, sfortuna e violente tempeste improvvise di vento e neve, ma soprattutto segnata dall’incredibile determinazione dei partecipanti.
Il risultato è un film scritto a quattro mani da William Nicholson (Il Gladiatore, Les Misérables, Unbroken) e Simon Beaufoy (The Millionaire, 127 Ore, Hunger Games: La Ragazza di Fuoco) che si lascia guardare con facilità senza essere sboccatamente un blockbuster. I ritmi sono altalenanti e non si può parlare di una componente action dominante; esistono piuttosto momenti ricchi di tensione, soffocanti, seminati in due parti ben distinte. Una prima adventure funzionale e interessante, una seconda survival invece già vista sul grande schermo forse troppe volte, emblema di una sceneggiatura eccessivamente didascalica e priva di reali, originali idee.
Un peccato, a fronte di un comparto visivo imponente che ha un compito ben preciso: mostrare la natura brutale della catena dell’Himalaya sia con taglio documentaristico che cinematografico, con l’aggiunta del 3D stereoscopico. La tecnologia tridimensionale dona alle immagini una profondità di campo davvero eccezionale, rendendo giustizia ai vuoti e agli spazi della catena montuosa, ma solo durante le battute iniziali; man mano tende a perdere intensità e dunque anche senso della sorpresa.
La vera impresa di Baltasar Kormákur, già regista di Contraband e 2 Guns, è però bilanciare un cast stellare e di altissimo livello, che infatti gli riesce per metà. Jason Clark e Josh Brolin riescono a spiccare su tutti anche grazie ai loro ruoli, più approfonditi rispetto agli altri, mentre restano un po’ più nell’ombra Jake Gyllenhaal, penalizzato da un personaggio di contorno, Keira Knightley, Sam Worthington e Robin Wright, trasformati in pedine da utilizzare solo all’occorrenza. Dettagli di un’opera adatta a qualsiasi tipo di pubblico, particolarmente consigliata agli amanti dell’avventura, dell’alta quota e delle imprese impossibili.
Ecco il trailer internazionale di Francofonia, nuovo film di Aleksandr Sokurov presentato in Concorso al Festival di Venezia 2015.
Francofonia è la storia di due uomini molto particolari: Jacques Jaujard, direttore del Museo del Louvre di Parigi dal 1940, e il gerarca nazista Conte Wolff-Metternich, responsabile dei beni artistici nella Francia occupata durante la Seconda Guerra Mondiale. Com’è noto, Jaujard salvò numerose opere d’arte dalla razzia nazista.
Francofonia esplora la relazione tra arte e potere, il Louvre quale esempio vivido di civiltà e ciò che l’arte ci racconta su noi stessi, sul genere umano, pur nel corso di una guerra mondiale.
Ad interpretare i due protagonisti, Sokurov ha chiamato Louis Do de Lencquesaing (Madame Bovary di C. Chabrol), nel ruolo di Jacques Jaujard e l’attore teatrale tedesco Benjamin Utzerath nel ruolo del Conte Wolff-Metternich.
L’autore di Trigger Mortis (nuovo capitolo della saga di 007 Spectre, in uscita a settembre), Anthony Horowitz, ha espresso il suo parere contrario al rumor che si è diffuso da diversi mesi in rete in merito a una possibile “successione” di Idris Elba a Daniel Craig nel ruolo di James Bond, definendolo “troppo rude” e “di strada” per la parte.
Horowitz afferma di non farne una “questione di colore” e sostiene che il personaggio di Bond debba essere un “gentiluomo”, cosa che Elba – a suo parere – non sembra. In attesa di sapere chi andrà ad incarnare il volto della super spia nei futuri capitoli della saga, avremo presto modo di vedere il sequel di Skyfall, nelle sale italiane il 5 novembre.
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SPECTRE: FULL TRAILER ITALIANO CON DANIEL CRAIG
Spectre è un film di spionaggio del 2015 e il ventiquattresimo della serie James Bond prodotta da Eon Productions. Diretto da Sam Mendes e scritto da Neal Purvis, Robert Wade, John Logan e Jez Butterworth, vede nel cast Daniel Craig nei panni di Bond, accanto a Monica Bellucci, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Jesper Christensen, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Ben Whishaw, Andrew Scott, Rory Kinnear, Dave Bautista. È stato distribuito da Sony Pictures Releasing. Nel film, Bond viene a conoscenza di Spectre , un’organizzazione criminale internazionale guidata da Ernst Stavro Blofeld (Waltz).
Nonostante inizialmente avesse affermato che non avrebbe diretto Spectre, Mendes ha confermato il suo ritorno nel 2014 dopo che Nicolas Winding Refn ha rifiutato di dirigere; Mendes è diventato il primo a dirigere successivi film di James Bond dopo John Glen . L’inclusione di Spectre e dei personaggi associati segnò la fine della controversia Thunderball , in cui Kevin McClory e Fleming furono coinvolti in lunghe controversie legali sui diritti cinematografici del romanzo; Spectre è il primo film a presentare questi elementi dai tempi di Diamonds Are Forever (1971). Dopo l’ hacking della Sony Pictures, è stato rivelato che Sony ed Eon si sono scontrati per quanto riguarda la finanza, le acrobazie e le location delle riprese; Si stima che Spectre abbia un budget finale di 245-300 milioni di dollari, rendendolo uno dei film più costosi mai realizzati . Le riprese principali sono iniziate a dicembre 2014 e sono durate fino a luglio 2015, con location delle riprese tra cui Austria, Regno Unito, Italia, Marocco e Messico.
Fonti: The Hollywood Reporter, ComicBookMovie
Venezia, the Day Zero. Ovvero come partire con la piega del parrucchiere, vestita carina, allegra e sorridente e arrivare con la scoliocifosi e i capelli attaccati al viso come se avessi fatto ore di jogging sulla spiaggia. I critici sanno che il momento di arrivo al lido non è mica una passeggiata per signorinelle. Devi sollevare una valigia (della quale vi abbiamo già parlato, n.d.a.) che rinnegherai come Pietro per ben tre volte (appena ti accingi a trascinarla: ‘ho fatto io questa zavorra per sommozzatori? Giuro no!’; durante lo sbarco ‘non può essere mia, ma diamine avevo messo due cosette!, aiutatemi per favore!’; prima del ritorno ‘l’anno prossimo non esiste uno schifo del genere, piuttosto due jeans e un paio di scarpe!’); arrivare a casa, e se non sei habitué o hai dovuto cambiarla per qualche motivo anche quelle son prove dure da affrontare. Perché spesso i critici prendono le case a scatola chiusa, fidandosi di qualche fotina messa sui siti, dalle quali devi ricostruì tipo ‘na scena del crimine (ma avete notato anche voi che per gli annunci ogni volta pare che chi scatta c’ha l’Alzheimer o qualcuno gli ha tirato un calcio nel sedere che la foto è mossa, fuori fuoco oppure ha un angolazione tipo arte moderna?).
VENEZIA 72: ELISA SEDNAOUI, BELLISSIMA MADRINA DELLA MOSTRA [FOTO]
Insomma, oltre alla valigia, il gioco si fa duro quando apri la porta di casa. Che poi di solito sono case vecchie, arrangiate alla meno peggio, per vacanze al mare che definirle spartane è un signor complimento. Per carità alcune sono anche graziose, ma se ti dice male puoi finire in case agghiaccianti. Noi l’anno scorso abbiamo avuto la casa dei sette nani (che giuro abbiamo amato), e lo dovevamo sospettà visto che stava dietro a via Dandolo che non molti sanno ma esiste una variante della storia di Biancaneve, girata al lido, in cui Dandolo era il nano maligno che, geloso di Biancaneve, cucinava solo sarde in saor perché lei era allergica al pesce.
Vabbè mo’ smettetela di fare i soliti maliziosi.
Dicevamo, le case, insomma questa era una mansarda che si abbassava in altezza, per cui in certi punti o giravi in ginocchio, tipo in punizione, oppure non ci potevi entra’.
Questo per farvi capire quanto dure siano le prove che il povero critico deve sopportare per potè lavorà, o semplicemente per l’amore che prova per i film.
Per cui, trattateci bene. Che rischiamo l’estinzione a ogni Festival.
(Vì)
Che prima di fare questo mestiere pure io l’arrivo a Venezia lo immaginavo come voi. Elegantemente su una Lancia, salutando gli astanti anche se nessuno ha la minima idea di chi cazzo sei. E loro che scattano foto, comunque, che non si sa mai: potresti essere uno famoso. E ogni anno mi ci frega. Mi torna in mente questa scena e mi dimentico che la realtà è ben diversa. Vaporetti affollati che nemmeno i pullman diretti ai campi di Skynet, umidità del cazzo e subito la corsa alla conquista dell’accredito e delle chiavi di casa, che spesso non funzionano e – come nel caso mio quest’anno – quasi si spezzano nella serratura. E andiamo avanti. Entri e ti rendi conto che in frigo non c’è nemmeno Zuul. Purtroppo non c’è nemmeno Dana e a guardare bene proprio non c’è un cazzo, che uno, alle perse, si accontenterebbe pure di quello. Quindi assalto al supermercato, senze nemmeno poter contare sul leggendario Billa che è stato soppresso (una prece) a favore di un banale e globalizzatissimo Conad. Per senso di rispetto nei confronti del defunto Billa non posso cedere, dunque mi rivolgo a empori e negozietti sparsi: un’insalata di qua, un etto di crudo di là, un sapone di su, una bottiglia d’olio di giù, arrivando a casa più carico della Magnum dell’Ispettore Callaghan. A proposito del sapone: è un pezzo di Marsiglia, mi serve per tentare di pulire una camicia bianchissima che durante il viaggio in valigia (quella bestiale del post precedente) si è intrisa misteriosamente di una sostanza rosa e non meglio identificata che ricorda proprio – tanto per rimarcare la citazione – la melma empatica dei Ghostbusters. Visto che è empatica, chissà che succede se bestemmio. A proposito dell’olio. Proprio davanti alla porta di casa mi scivola la busta che ne contiene la bottiglia, che pensa bene di deflagrare in mille pezzi intingendo ben bene pavimento e resto della spesa, compreso il sapone di Marsiglia. Me sa che non è il caso che ce lavo la camicia. Nel tentativo di asciugare mi rendo conto che l’appartamento manca anche di una qualsivoglia forma di materiale igienico, sia in bagno che in cucina. Sconsolato da questa serie di orrende esperienze e rivelazioni lascio casa bisunta e corro a tentare di vedere la serata di pre-apertura, dedicata a Orson Welles. Una versione lunga e restaurata di Otello più la ricostruzione dell’incompiuto Il mercante di Venezia, con tanto di esecuzione del commento sonoro dal vivo. Bella roba insomma, che alla fine qui ci veniamo per il cinema no? Faccio la prima chilometrica fila del festival. Entro sgargiulo e il tipo mi dice: ‘no, è solo su invito’. Mi metto da un lato. Arriva Tatti Sanguineti, senza invito. Fa un po’ di bagarre e lo lasciano passare. Mi infilo dietro. Il tipo prova a bloccarmi e lo guardo (pensando alla camicia da gettare e all’olio del frantoio fin troppo frantumato) con gli occhi da Lupo Mannaro romano a Venezia, ringhiando ‘hai fatto entrare un accreditato‘. Molla la presa e mi lascia entrare immantinente. Basta poco, che ce vò.
Per la cronaca, sono arrivato veramente su una Lancia, ma è un’altra storia
(Ang)
Anche la rossa Karen Gillan si è unita al già nutrito cast di The Circle. La produzione del film comincerà questo mese in California. Il personaggio della Gillan è quello di Annie, una componente del circolo.
The Circle diretto da James Ponsoldt (The Spectacular Now), è un adattamento dall’omonimo romanzo di Dave Eggers (dell’autore è anche A Hologram for the King, la cui trasposizione, diretta da Tom Tykwer, vede tra i protagonisti ancora una volta Tom Hanks).
In The Circle Boyega interpreterà Ty, il ragazzo-prodigio del “Cerchio”, la più influente azienda al mondo nella gestione di informazioni sul web. Lui e una dipendente (la Watson) sviluppano una relazione mentre iniziano a manifestarsi gli inevitabili problemi di esistenza in un’era digitale in cui occorre rinunciare alla propria privacy per un regime di trasparenza assoluta.
Il film è prodotto da Hanks e dalla Playtone di Gary Goetzman, insieme alla Likely Story di Anthony Bregman, Ponsoldt e a Walter Parkes e Laurie Macdonald della Image Nation. La Image Nation Abu Dhabi finanzia completamente il progetto. Le riprese del film inizieranno a settembre in California.
Fonte: CS
Nel centenario della nascita di MARIO MONICELLI, autore tra i più amati del nostro cinema, la CINETECA NAZIONALE porta in prima mondiale alla 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, nella sezione Venezia Classici, il restauro di uno dei suoi titoli meno conosciuti: uscito nel 1973, invitato in concorso al Festival di Cannes ma “oscurato” dal successo di scandalo de La grande abbuffata, VOGLIAMO I COLONNELLI è infatti, nella fittissima filmografia monicelliana, uno tra gli episodi più dimenticati. Ispirato a fatti ben vivi nella memoria dell’epoca (dal “Piano Solo” del generale De Lorenzo al “golpe Borghese” alla dittatura militare in Grecia), il film racconta – come spiega il sottotitolo – la “cronaca di un colpo di Stato” guidato dall’onorevole Giuseppe Tritoni della Grande Destra (interpretato da Ugo Tognazzi), con la complicità di una “armata Brancaleone” di militari in servizio e in pensione.
Più che una commedia
all’italiana, un’autentica, scatenata “farsa alla Keaton“,
come la definì lo stesso Monicelli in un’intervista a Sergio
Toffetti raccolta nel volume Lo sguardo eclettico
(Marsilio, 2011): “Con Age e Scarpelli l’abbiamo costruita
prendendo spunto dai giornali che adombravano la faccenda. C’era
quel generale con il monocolo, De Lorenzo, che era già una
macchietta, c’era quello che voleva fare un golpe con la guardia
forestale, così decidemmo di spingere al massimo e ci divertimmo,
anche perché il colpo di stato in Italia non era credibile, o
meglio lo era ma non lo era”. Accanto a Tognazzi, un
“esercito” di caratteristi (da Antonino Faà di
Bruno a Camillo Milli) e di non attori,
come Giancarlo Fusco e il fondatore del “Male”
Pino Zac, dà vita a una galleria di irresistibili
cialtroni cui Age e Scarpelli (con un lavoro sulla “lingua
destrorsa” degna dell’epopea di Brancaleone) offrono battute
memorabili: dal “barracuda volante” Barbacane, trevigiano col mito
del romanesco (perché “il veneto ciacola, il romano
azzanna“) alla contessa d’Amatrice, al colonnello
Automatikos.
“Il film – proseguiva Monicelli – dovrebbe essere dato nelle scuole di cinema, perché chi vuol fare il regista deve imparare innanzitutto la farsa: chi sa fare la farsa, sa fare tutto. Perché è complicatissima: è difficile tenere i toni, dirigere gli attori, reggere i ritmi”. Oltre che una farsa, però, Vogliamo i colonnelli – come notava il suo autore in un’intervista riportata nel pressbook dell’epoca – “è un film di fantapolitica, una satira: attraverso la storia di un gruppo di militari trucibaldi, intendo mettere in guardia i cittadini contro l’inganno in cui potrebbero cadere”. Per questo – continuava Monicelli – al momento di chiudere il film la scelta era caduta su un finale amaro: “La prima idea è stata quella di un finale “positivo” con bandiere rosse vincitrici. Ma allora, ci siamo detti, è inutile fare il film. Noi volevamo, infatti, far suonare una campana. Dire allo spettatore e quindi al cittadino di fare attenzione, di essere vigilante…”
Il restauro di Vogliamo i colonnelli è promosso da CSC – Cineteca Nazionale in collaborazione con Dean film.