In occasione dell’uscita di Alien Anthology, la tetralogia di
Alien in Blu-Ray Disc, la protagonista Sigourney Weaver ha
rilasciato qualche dichiarazione sui suoi prossimi progetti.
L’attrice, che non farà parte
dell’attesissimo prequel di Alien diretto da Ridley Scott – il cui
budget si preannuncia faraonico-, ha confermato invece di essere
stata contattata da Ivan Reitman per Ghostbuster 3. E su un
possibile ritorno in Avatar 2? “Non posso rivelare
niente. James Cameron mi ha solo detto “Sai, nella fantascienza la
morte non è davvero la morte”. Ricordiamo anche che la Weaver
affiancherà Robert De Niro in Red Light, un thriller diretto da
Rodrigo Cortés, le cui riprese cominceranno a febbraio.
In occasione dell’uscita di Alien
Anthology, la tetralogia di Alien in Blu-Ray Disc, la protagonista
Sigourney Weaver ha rilasciato qualche dichiarazione sui suoi
prossimi progetti. L’attrice, che non farà parte dell’attesissimo
prequel di Alien diretto da Ridley Scott – il cui budget si
preannuncia faraonico-, ha confermato invece di essere stata
contattata da Ivan Reitman per Ghostbuster 3. E su un possibile
ritorno in Avatar 2? “Non posso rivelare
niente. James Cameron mi ha solo detto “Sai, nella fantascienza la
morte non è davvero la morte”. Ricordiamo anche che la Weaver
affiancherà Robert De Niro in Red Light, un thriller diretto da
Rodrigo Cortés, le cui riprese cominceranno a febbraio.
ComingSoon.net in occasione
dell’uscita di Abduction, è riuscito a intervistare Sigourney
Weaver che ha parlato di due progetti molto attesi: i sequel di
Avatar e Ghostbusters 3.
Per quanto riguarda Avatar 2 & 3, l’attrice ha
confermato che ritornerà nel film: Non vi preoccupate,
sarò nei film. James Cameron dice che nessuno muore mai nella
fantascienza. Mi ha raccontato le trame dei prossimi due sequel e
devo dire che sono meravigliose, qualcosa di grosso bolle in
pentola. Ora non resta che fare questi film!
Riguardo a Ghostbusters 3, invece, l’attrice ha detto che non ha
più saputo nulla da parecchio tempo: Devo ancora
leggere lo script. Mi hanno chiamato un paio di volte, so che lo
stanno riscrivendo. Quello che ho detto è che speravo che mio
figlio Oscar fosse cresciuto come un vero Ghostbuster, e Ivan
Reitman mi ha detto di sì. Oltre a quello, non so nulla. Spero lo
facciano, ma abbiamo già fatto due bei film e se dovremo
lasciar perdere, poco male
Dopo anni di attesa
Ghostbusters 3 è stato finalmente ufficializzato,
ma ciononostante sono ancora molti i dubbi intorno a questo sequel.
A rivelare oggi qualche informazione in più è Sigourney Weaver, che
nel pieno della promozione di Avatar ha risposto anche a qualche
domanda riguardante Ghostbusters, mostrando un mix di scetticismo e
entusiasmo.
Leggiamo quindi le dichiarazioni
della Weaver prima di commentarle:
Temo proprio che il film si farà.
Spero che la gente sia contenta. Non so se ne farò parte, ho
ricevuto un paio di telefonate per leggere lo script. So che il
figlio del mio personaggio, Oscar, che avevo rapito, è cresciuto
diventando uno dei nuovi Ghostbusters. Potrei partecipare, non ci
vedo niente di sbagliato anche se non penso che avrei una grande
parte. Penso invece che Bill Murray ne abbia a che fare di più,
sapete, potrebbe essere un fantasma.
Sigourney Weaver ha ritirato il suo Leone
d’Oro alla Carriera alla 81° Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia. “Sono
sicura di stare sognando”, ha detto ricevendo il premio.
“Grazie per questo carburante per jet di
incoraggiamento”.
In seguito ha detto che il suo Leone
d’oro è stato “l’onore più sorprendente che potessi
immaginare”, aggiungendo che la statua sarebbe stata
“seduta accanto a me sull’aereo, sarà la prossima a essere
nella gondola e mio marito dovrà abituarsi ad averla a letto con
noi”.
Sigourney Weaver sarà insignita del
Leone d’Oro alla carriera alla prossima Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia.
La dichiarazione di Alberto Barbera
Il Direttore Alberto Barbera ha dichiarato: “Ha poche
rivali un’attrice del calibro di Sigourney Weaver. Forte di
un’importante formazione teatrale, ha conquistato il grande
pubblico cinematografico con Alien, di Ridley Scott, diventando in
breve una figura emblematica degli anni ’80, nel corso dei quali ha
coniato l’immagine di un’eroina senza precedenti per il genere
d’azione, capace di reggere vittoriosamente il confronto con i
modelli maschili che fino a quel momento avevano dominato nel
cinema epico e avventuroso. Non contenta di aver aperto la strada a
numerose altre epigone, l’attrice ha proseguito nella ricerca
incessante di una propria identità costantemente rimessa in
discussione, attraverso scelte che spaziano dal film di genere alla
commedia, dal cinema d’autore a quello per bambini, sfuggendo alle
etichette che l’avrebbero voluta confinata all’icona vittoriosa del
periodo reaganiano.
Nel ruolo di autentica
collaboratrice piuttosto che di semplice strumento plasmabile dalle
mani di un regista, ha contribuito al successo dei film di James
Cameron, Paul Schrader, Peter Weir, Michael Apted, Roman Polanski,
Ivan Reitman, Mike Nichols, Ang Lee e molti altri, riuscendo ogni
volta a imprimere alla propria carismatica presenza il segno
indelebile di una figura complessa, talvolta contradditoria, sempre
autentica. Dotata di un grande temperamento, capace di muoversi con
delicatezza ma senza fragilità, ha imposto un’immagine di donna
sicura e determinata, dinamica e tenace, non senza lasciar
trapelare, con sfumature sempre diverse, una sensibilità femminile
di intenso magnetismo.Il Leone d’oro alla carriera è il
doveroso riconoscimento a una star che ha saputo costruire ponti
fra il cinema d’autore più sofisticato e i film che dialogano con
il pubblico in forma schietta e originale, senza mai rinunciare a
essere se stessa”.
Sigourney Weaver Leone d’Oro alla
carriera
Sigourney Weaver ha
dichiarato: “Sono davvero onorata di ricevere il Leone d’oro
alla carriera dalla Biennale di Venezia. Questo premio è un
privilegio che condivido con tutti i registi e collaboratori con
cui ho lavorato nel corso degli anni. Accetto con orgoglio questo
riconoscimento, che celebra anche tutti coloro che hanno
contribuito a dare vita a questi film”.
Il premio viene descritto
come “un riconoscimento per una star che ha costruito ponti tra
il cinema d’essai più sofisticato e il cinema che dialoga con il
pubblico in modo franco e originale, pur rimanendo fedele a se
stessa”. Il premio dell’anno scorso è stato assegnato alla
regista Liliana Cavani e all’attore Tony Leung Chiu-wai.
La conferenza stampa di
Venezia 81 si svolgerà il 23 luglio. L’81esima
edizione del festival si svolgerà dal 28 agosto al 7 settembre di
quest’anno.
Sigourney Weaver è
in trattative per tornare nello spazio per un ruolo chiave nel
prossimo film di Star
Wars, The Mandalorian & Grogu. Per
lei, questo segna l’ennesima ricerca nello spazio profondo dopo i
suoi grandi successi con le serie Alien e
Avatar. È rappresentata da UTA.
The Mandalorian &
Grogu, tutto quello che sappiamo sul film
The
Mandalorian & Grogu inizierà la produzione entro
quest’estate a Los Angeles. Jon Favreau è produttore esecutivo insieme a
Filoni e Kennedy, che ha descritto la “nuova storia” come “perfetta
per il grande schermo”. Con Pedro Pascal nel ruolo del cacciatore di
taglie con l’elmetto Din Djarin, The
Mandalorian ha segnato la prima serie televisiva di Star
Wars in live-action quando è stata lanciata su Disney+ nel
novembre 2019. Nel 2023 è andata in onda la terza stagione, che si
è conclusa con l’insediamento di Din e Grogu – il suo apprendista
mandaloriano e figlio adottivo – sul pianeta Nevarro, un tempo
privo di vegetazione.
È lì che Din diventa un sicario
della neonata Nuova Repubblica, stringendo un patto con il Capitano
Carson Teva (Paul Sun-Hyung Lee), ranger di
Adelphi, per dare la caccia ai resti imperiali ancora fedeli
all’Impero caduto. “Sono entusiasta di quello che stiamo
facendo in questo momento, ma il film, credo, sarà grandioso“,
ha dichiarato recentemente Filoni, sceneggiatore, regista e
produttore di The
Mandalorian, a ET. “Con Jon al timone, sarà
fantastico, e lui ha studiato così bene Star Wars ora, quindi ha
una grande stenografia e amo collaborare con lui. Sono entusiasta
di condividere il futuro di quello che stiamo facendo“.
Sigourney Weaver
si unisce ufficialmente al cast di
Chappie, il nuovo film del regista e
sceneggiatore Neill Blomkamp, la cui produzione è
attualmente in corso a Johannesburg, in South Africa. La Weaver
andrà così ad affiancare Hugh Jackman, Dev Patel, Ninja,
Yolandi Visser, Jose Pablo Cantillo, Brandon Auret e
Sharito Coopley, che presterà la sua voce al robot
del titolo.
Neill Blomkamp
dirigerà basandosi su una sceneggiatura scritta da lui stesso in
collaborazione con Terri Tatchell. Sempre Blomkamp
produrrà la pellicola insieme a Simon
Kinberg. Il film sarà co-prodotto e co-finanziato
dalla Sony Pictures e dalla MRC;
la Sony Pictures si occuperà anche della distribuzione del film a
livello mondiale.
Chappiesarà basato su un
cortometraggio dal titolo “Tetra Vaal” diretto dallo
stesso Blomkamp, e abbraccerà un genere ibrido fra commedia e
sci-fi.
In occasione dell’annuncio, la
Weaver, indimenticabile Ripley nel franchise originale, ha
raccontato il suo momento preferito legato all’intera saga. Si è
trattato di una reunion con una proiezione di Aliens con i fan
all’Alamo Drafthouse. “Uno dei migliori momenti della mia…
vita! Onestamente, è stato quando ho dovuto pronunciare quella
battuta, e l’intero pubblico l’ha gridata con Ripley. Erano tutti
pronti a recitare quella battuta!”.
Ecco la scena:
Ricordiamo che al momento è in
produzione Alien Covenant,
sequel di Prometheus e prequel dei film originali, mentre ancora in
pre-produzione è Alien 5, che sarà
diretto da Neill Blomkamp.
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Alien
Covenant uscirà il 6 ottobre 2017. Alla sceneggiatura
hanno lavorato, tra gli altri, Michael Green, John
Logan e Jack Paglen.
Bill Cudrup
(Spotlight), Jussie
Smolett (Empire), Amy
Seimetz (You’re Next),
Carmen Ejogo
(Selma), Benjamin
Rigby e Callie Hernandez
(Machete Kills) sono le ultime new entry
nel cast di Alien Covenant che sarà
diretto da Ridley Scott e sarà ambientato in un
momento cronologicamente imprecisato tra le vicende di
Prometheus e quelle di
Alien.
I dettagli dei
personaggi per adesso sono ancora un mistero, ma si suppone che
possano ricoprire i ruoli del resto della troupe del Covenant, che
sarà comandata dal personaggio interpretato da Katherine
Waterston. Anche Demian Bichir e
Danny McBride fanno parte del cast che vedrà
tornare Michael Fassbender nei panni dell’androide
David.
Ricordiamo che il film originale era
incentrato sull’equipaggio della nave spaziale Prometheus, che,
seguendo una mappa stellare rinvenuta tra i manufatti di varie
culture terrestri, scopre un pianeta che potrebbe essere la chiave
dell’origine della vita sulla Terra, ma nella ricerca s’imbatte in
una minaccia che potrebbe causare l’estinzione della razza
umana.
Il cast di Exodus
di Ridley Scott si fa arricchendo di volti sempre
più interessanti: è giunta da poco la notizia che
anche Sigourney Weaver e Aaron
Paul si sono uniti al team del Colossal biblico.
Sigourney Weaver, che era stata
lanciata nel 1979 proprio dal regista con Alien,
interpreterà Tuya, la madre di Ramses( Joel
Edgerton) nonchè madre adottiva di Mosè(Christian
Bale).
Aaron Paul, conosciuto soprattutto
per la sua interpretazione nella serie cult Breaking
Bad, dovrebbe invece avere il ruolo di Giosuè, lo schiavo
che aiuterà il Popolo Ebraico a raggiungere la Terra Promessa dopo
la liberazione di Mosè.
Le riprese del film, che vanta nel
cast anche John Turturro nei panni del padre di
Ramses, inizieranno a settembre e si svolgeranno fra Spagna,
Marocco e Inghilterra.
Sigourney Weaver
entra nel cast di The Body Artist, tratto
dall’omonimo romanzo di Don DeLillo (pubblicato in
Italia col titolo di Body Art) e diretto
da Luca Guadagnino.
L’attrice affiancherà
Isabelle Huppert, Denis Levant e
David Cronenberg, in una delle sue rare prove
d’attore. Il film è prodotto da Paul Branco,
già artefice di Cosmopolis, anch’esso
tratto da un’opera di DeLillo; l’originale, pubblicato nel 2011, è
stato descritto come una meditazione sul tempo, la percezione e il
dolore; nel libro vi sono lunghe sequenze in cui i protagonisti
fanno colazione o guardano le riprese di una webcam che inquadra
strade deserte in Finlandia; a un certo punto vi è l’apparizione di
un giovane uomo in un appartamento (Lavant), una figura che
potrebbe anche non essere reale, che arriva a turbare la vita di
una dei protagonisti Lauren Hartke (Isabele Huppert), il cui marito
(Cronenberg) si è da poco improvvisamente suicidato.
Il cast dei personaggi dovrebbe
comunque essere più ampio rispetto a quello de libro, il che porta
a credere che nella trasposizione sullo schermo la storia verrà
ampliata. Le riprese partiranno la prossima estate in
Portogallo.
L’universo di Star
Wars tornerà sul grande schermo nel 2026 con The
Mandalorian & Grogu, un nuovo film che prosegue gli
eventi della serie di successo Disney+The Mandalorian.
Alcuni filmati del film sono stati proiettati ai partecipanti al
D23 Expo di quest’anno, ma molti dettagli sul progetto sono rimasti
un mistero. Ora conosciamo però un nuovo aspetto di The
Mandalorian & Grogu: l’attrice nominata all’Oscar
Sigourney Weaver ha confermato di avere un
ruolo nel progetto in una recente intervista a Deadline.
“Avrò un ruolo in The Mandalorian & Grogu”, ha
rivelato la Weaver. “Ho incontrato Grogu per la prima volta
l’altro giorno. Lo girerò prima di andare a Londra per The Tempest
alla fine dell’anno”. Al momento, però, non è ancora noto il
ruolo che la Weaver interpreterà, ma la sua presenza nel film farà
di certo felici i fan della saga e rappresenta un’aggiunta
particolarmente importante per il franchise.
The Mandalorian &
Grogu, tutto quello che sappiamo sul film
Favreau sta producendo il film
insieme alla presidente della Lucasfilm Kathleen
Kennedy e Filoni, CCO della Lucasfilm ed ex direttore
supervisore dell’amata serie animata “Star Wars: The Clone
Wars“. “Ho amato raccontare storie ambientate nel
ricco mondo creato da George Lucas”, ha detto in precedenza
Favreau. “La prospettiva di portare il mandaloriano e il suo
apprendista Grogu sul grande schermo è estremamente
emozionante”.
La serie di tre stagioni The
Mandalorian è stata generalmente ben accolta da fan e
critici. Una quarta stagione è già in fase di sviluppo presso
Lucasfilm, con l’obiettivo di riallacciarsi agli eventi di
“Ahsoka” e di altri show Disney+ di Star
Wars.
Si sa molto poco del film, incluso
il suo posizionamento nella cronologia di “The Mandalorian” e chi
altro dovrebbe recitare oltre a Pascal. Tuttavia, la star di
“Alien” Sigourney Weaver si è unita al film, anche se
i dettagli sul suo personaggio sono ancora segreti. The
Mandalorian & Grogu uscirà nelle sale il 22
maggio 2026.
In una recente intervista con
Wired, Sigourney Weaver, interprete dell’iconica
Ellen Ripley nella saga di Alien, ha rivelato di
essere una grandissima fan della Marvel e di divertirsi
tantissimo a fare le maratone dei film del MCU.
L’attrice non ha specificato il
motivo del perchè – nell’ultimo periodo – si stia interessando così
tanto alla Casa delle Idee, e naturalmente le speculazioni non si
sono fatte attendere. C’è infatti chi è pronto a scommettere che la
celebre attrice avrà un ruolo (quasi certamente di supporto) in uno
dei prossimi cinecomic dell’Universo Cinematografico della Marvel.
A proposito della sua passione per
il MCU, la Weaver ha spiegato: “Per quanto mi riguarda, non si
può generalizzare quando si parla di bei film. Mi è capitato di
guardare alcuni cinecomic Marvel nell’ultimo periodo – per dei
motivi che non starò qui a spiegare – e devo dire che gli attori
sono tutti straordinari.”
La domanda è lecita: Quando le è
stato chiesto il motivo esatto che l’ha spinta a dedicarsi alla
visione dei cinecomic Marvel, l’attrice ha sintetizzato con un:
“Non posso dire niente.”
A questo punto è lecito pensare che
qualcosa bolle davvero in pentola. Che Sigourney Weaver, al pari
della sua collega Sharon Stone, si stia
davvero preparando per universi alla grande famiglia Marvel?
Ricordiamo che Sigourney
Weaver tornerà negli annunciati sequel di Avatar al fianco di
Sam Worthington, Zoe Saldana e Stephen
Lang. I sequel sono stati scritti da James Cameron in
collaborazione con Josh Friedman, Rick Jaffa, Amanda Silver e Shane
Salerno.
Negli anni il regista M.
Night Shyamalan ci ha abituato a film carichi di tensione,
dove a far paura è più ciò che si teme avverrà piuttosto di ciò che
poi realmente avviene. Opere come Unbreakable – Il predestinato,
The Visit e Split sono esemplari a
riguardo, presentando atrmosfere suggestive e inquietanti e
dimostrando tutta la maestria del regista nel rendere questo il
punto di forza dei suoi lavori. Un altro celebre titolo della sua
filmografia, distintosi a sua volta per la tensione che si genera
nell’attesa del finale, è Signs, thriller
di fantascienza del 2002 incentrato su un’annunciata invasione
aliena.
Come al solito per Shyamalan, prima
di arrivare al climax della storia si hanno a disposizione soltanto
elementi attraverso cui si costruisce la tensione vera e propria.
Indizi, segnali, avvenimenti inspiegabili, tutto ciò porta a
sviluppare una certa inquietudine senza però aver realmente visto
qualcosa di spaventoso. Ancora oggi Signs è considerato
uno dei film più affascinanti del regista, un diretto prodotto
della paura che si è rapidamente diffusa negli Stati Uniti post 11
settembre. È proprio alla luce di tale evento che va guardato
questo film, il quale riflette sulla paura dello straniero, in
questo caso l’alieno, ma anche sulla speranza e la fede necessarie
a superare ogni momento buio.
Con un incasso di oltre 400 milioni
di dollari, si tratta di uno dei maggiori successi del regista, un
esempio brillante di costruzione della suspence che non manca di
suscitare ammirazione ancora oggi. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di Signs
Protagonista del film è il pastore
protestante Graham Hess, il quale si trova a
vivere una profonda crisi spirituale in seguito alla morte della
moglie Colleen per un tragico incidente stradale.
Abbandonata la professione e la fede in seguito a tale evento,
Graham vive ora in una isolata fattoria con il figlio asmatico
Morgan, la figlia Bo e suo
fratello minore Merrill, un giocatore di baseball
ormai fallito. La loro tranquillità viene nuovamente sconvolta nel
momento in cui una serie di cerchi e segni nel grano compaiono
tanto nella loro piantagione quanto in altre parti del mondo.
La comparsa di strane luci nel cielo
e alcuni spaventosi avvistamenti di strane creature non faranno che
togliere ogni dubbio. Ben presto, alla popolazione mondiale diventa
infatti chiaro che un’invasione aliena sta per avere luogo. Graham
non è però disposto a perdere un altro membro della sua famiglia e
decide pertanto di barricarsi dentro la sua casa per proteggere i
suoi cari. Sarà a quel punto che gli extraterresti si
manifesteranno, con intenzioni ancora ignote. Nel momento in cui
qualcosa tenterà violentemente di entrare dentro la loro casa,
però, Graham si troverà a dover escogitare un piano di
sopravvivenza.
Il cast di attori e gli alieni di Signs
Per interpretare il protagonista
Graham Hess, Shyamalan sapeva sin da subito di volere l’attore
Mel Gibson. Per
lui, infatti, egli incarna il tipo d’uomo che farebbe di tutto pur
di proteggere la propria famiglia. L’attore, in realtà, ha
raccontato di essersi trovato destabilizzato dal personaggio del
pastore, non essendo abituato ad interpretare ruoli così
introspettivi. Dopo aver letto la sceneggiatura, tuttavia, si rese
conto di non riuscire a non pensare alla storia in essa raccontata,
decidendo dunque di accettare la parte. Ad aiutarlo ad entrare nel
personaggio ci ha poi pensato il trovarsi faccia a faccia con i
cerchi nel grano realizzati dalla produzione, da Gibson giudicati
estremamente suggestivi.
Nel ruolo di suo fratello Merrill
avrebbe dovuto esserci l’attore Mark Ruffalo,
il quale però dovette rinunciare a poche settimane dalle riprese
per via di una delicata operazione al cervello. Al suo posto è
stato scelto Joaquin
Phoenix, mentre i figli di Graham, Morgan e Bo, sono
interpretati da Rory Culkin e Abigail
Breslin, quest’ultima al suo debutto cinematografico.
Gli attori Cherry Jones e Patricia
Kalember interpretano invece l’ufficiale Paski e Colleen,
la moglie di Graham. Nel film compare poi anche lo stesso Shyamalan
nei panni di Ray Reddy, l’uomo coinvolto nell’incidente in cui
perde la vita la moglie del protagonista.
Per quanto riguarda gli alieni
presenti nel film, originariamente Shyamalan voleva che questi
fossero invisibili. Non riuscendo però ad ottenere l’effetto
desiderato, decise di scartare tale idea. Gli alieni, inoltre,
avrebbero dovuto avere dei corpi e dei movimenti prevalentemente
femminili, ma in fase di prova l’effetto risultò poco minaccioso e
si decise dunque di abbandonare anche questa idea. Un’altra idea
scartata è stata quella di dotare gli alieni di abilità di
camuffamento simili a quelle usate dagli alieni del film
Predator. Nonostante si parli di tali creature per tutto
il film, inoltre, queste si manifestano in realtà soltanto per
circa un minuto e mezzo.
Il trailer di Signs e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Signs grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema,
Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 23 febbraio alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Con il suo debutto alla regia di un
lungometraggio, dal titolo Signs of
Love, il regista Clarence Fuller
racconta una storia d’amore dove il sentimento si oppone al dolore
e al disagio esistenziali che la vita può provocare. Il film,
presentato in Concorso ad Alice nella Città,
sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di
Roma, ha conquistato tutti con la sua ruvida dolcezza,
aggiudicandosi anche il Premio Corbucci. Assegnato
per la prima volta nel corso di questa edizione, tale
riconoscimento, così intitolato in onore a Sergio
Corbucci, ha l’obiettivo di valorizzare le opere
vincitrici, favorendo la loro uscita in sala.
Grazie a tale riconoscimento,
Signs of Love potrà dunque ora trovare il proprio posto
nei cinema italiani, offrendo al pubblico la storia di
Frankie (Hopper Penn), un ragazzo
da sempre afflitto da una complicata situazione famigliare.
Cresciuto in un quartiere degradato, egli non ha avuto altre
possibilità se non quella di diventare uno spacciatore, attività
con cui può prendersi cura della sorella alcolizzata
Patty (Dylan Penn) e,
soprattutto, del nipote quindicenne. La sua vita non sembra avere
in serbo sorprese per lui, almeno fino a quando non incontra
Jane (Zoë Bleu
Sidel). In lei Frankie vede la possibilità di un
futuro migliore, ma solo se riuscirà a fuggire dal suo
presente.
Questione di famiglia
Il film di Fuller ha attirato
attenzioni su di sé per via della presenza di
Hopper e Dylan Penn, fratello e
sorella nella realtà, nonché figli di Sean Penn e
Robin Wright.
Entrambi vantano già diverse interpretazioni, ad esempio in
Il tuo ultimo sguardo e
Una vita in fuga,
entrambi diretti dal padre. Qui si trovano però entrambi a
confrontarsi con dei personaggi particolarmente problematici e
complessi, caratterizzati da profonde ferite emotive che
stabiliscono il modo in cui entrambi si relazionano con il mondo e
le persone circostanti. I due attori riescono però a risultare
credibili e appassionanti nelle loro rispettive interpretazioni. La
vera sorpresa del film, però, è Zoë BleuSidel.
Figlia dell’attrice Rosanna
Arquette, la giovane interprete è qui al suo primo ruolo
di rilievo e dimostra già una presenza scenica ammaliante. La sua
Jane, una ragazza non udente, è il vero e proprio cuore del film,
che comunica attraverso quella lingua dei segni che dà il titolo al
film. È lei il segno che l’amore può esistere per Frankie, se solo
egli saprà come cogliere la sua occasione. Signs of Love,
dunque, svela notevoli legami famigliari fuori e dentro il
racconto, i quali sono altrettanto centrali per ciò che al regista
preme raccontare. I suoi protagonisti sono infatti profondamente
definiti dalla loro famiglia di provenienza.
Lo sa bene Frankie, che tra il padre
tossicodipendente e la sorella alcolizzata non è riuscito a
ritagliarsi fuori da tale contesto. La famiglia è però raccontata
non solo per i suoi aspetti più crudeli, ma anche con uno spiraglio
di ottimismo che permette di ritrovare fede in tali legami. A ciò
torna utile il nipote del protagonista, suo primo unico motivo per
non lasciarsi cadere nell’oblio. Fuller si concentra dunque sul
raccontare tutte le sfumature di cui una famiglia può comporsi e i
modi in cui tale presenza possa essere più o meno salvifica nella
vita di tutti noi. In fin dei conti, l’elemento che non può mancare
è, naturalmente, l’amore vero e reciproco.
Dylan Penn in una scena di Signs of Love.
I segni dell’amore
Il film che Fuller realizza si
caratterizza dunque per le sue emozioni forti, che rendono il tutto
profondamente più coinvolgente. Per quanto i personaggi possano
essere sgradevoli o lontani dal proprio vissuto, i loro tentativi
di opporsi ad un fato avverso possono suscitare
quell’identificazione necessaria a rendere un’opera memorabile.
All’interno di questa cornice emotiva, colpisce però anche il
contesto che il regista si preoccupa di costruire. Come da lui
affermato, la sceneggiatura di Signs of Love risale al
2011, ma solo dopo essersi imbattuto nella città di Philadelphia
egli ha trovato ciò che mancava al suo racconto.
Fuller va infatti a ricercare in
quella città dinamiche che possano rendere il racconto più
struggente senza però allontanarsi dal realismo desiderato.
Signs of Love è dunque un’opera che si potrebbe definire
come “ruvida”, che non risparmia situazioni particolarmente
dolorose e conferisce al racconto quella sincerità che si rivela
essere il suo pregio migliore. Perfettamente inserito nel contesto
del miglior cinema indipendente americano, il film permette dunque
di entrare a far parte di uno spaccato di vita, dove non si offrono
facili soluzioni ma solo conseguenze inevitabili per le proprie
azioni. Una gradita sorpresa, dunque, da non lasciarsi sfuggire al
suo passaggio in sala.
Nel lontano 2011 la Universal
Pictures aveva annunciato di avere in cantiere lo sviluppo di un
nuovo film basato sul celebre gioco di società
Cluedo della Parker Brothers.
Adesso, stando a quanto riportato da
The Tracking Board, il progetto è passato nelle mani della 20th
Century Fox e sarebbe, in effetti, un remake di Signori il
delitto è servito (titolo originale Clue), film del
1985 (già a sua volta basato sul gioco sopracitato) diretto da
Jonathan Lynn e interpretato, tra gli altri, da
Tim Curry.
Tuttavia il remake prenderà le
distanze dalla pellicola originale. Josh Feldman (My Little Pony) si occuperà
della produzione del nuovo film per gli Hasbro Studios, mentre Ryan
Jones figurerà come produttore esecutivo.
La versione della Universal Pictures
avrebbe dovuto vedere dietro la macchina da presa Gore
Verbinksi (Pirati dei Caraibi) e doveva
basarsi su una sceneggiatura firmata da Burk Sharpless e Matt
Sazama.
Signori il delitto è
servito: la 20th Century Fox prepara il remake
Di seguito la trama della pellicola originale:
1954, sei persone sono invitate ad
una cena in una misteriosa villa del New England. Vengono ricevuti
dal maggiordomo, Wadsworth (Tim Curry), il quale ricorda loro che a
ciascuno è stato assegnato uno pseudonimo per essere protetto dalla
sua vera identità. Il settimo ospite, il Sig. Boddy (Lee Ving),
arriva durante la cena. In cucina sono presenti la cuoca, la
signora Ho (Kellye Nakahara), e una cameriera francese, Yvette
(Colleen Camp). Dopo la cena, riuniti gli ospiti nello studio,
Wadsworth rivela che sei di loro hanno in comune l’essere vittima
di un ricatto da parte della stessa persona.
Signora per un
giorno è il film del 1934 diretto da premio Oscar
Frank Capra e con protagonisti Walter
Connolly, May Robson, Warren William, Guy Kibbee.
Signora per un giorno, trama
David “lo Sciccoso” è un
gangster-gentiluomo di New York, nel giro delle scommesse sui
cavalli; è un tipo superstizioso, che ha un debole per le mele
vendute da Annie, mendicante alcolizzata, perché convinto che gli
portino fortuna. Da parte sua Annie, nonostante le ristrettezze
economiche, ha mantenuto con grandi sacrifici la figlia Louise in
un collegio in Spagna, dove la ragazza si fidanza con Carlos, il
figlio del conte Romero. Un giorno Louise, inconsapevole della
situazione economico-sociale della madre, le scrive dicendole che
lei, il conte ed il suo futuro marito stanno per arrivare a New
York per conoscere la famiglia.
Annie è disperata, ma David decide
di aiutarla e con la sua banda organizza i preparativi per
trasformare la stracciona in una gran signora e per mettere su una
festa con finti vip e politici interpretati dai suoi scagnozzi.
Signora per un giorno, il film
Signora per un
giorno è diretto da Frank Capra, il regista più ottimista
che Hollywood abbia conosciuto nella sua lunga storia. In tempi
grigi e pessimisti come quelli in cui viviamo, il suo cinema può
ritrovare la sua funzione fondamentale di evasione dalla realtà. I
suoi lungometraggi possono essere visti come autentiche favole
moderne e di nuovo attuali, aventi come protagonisti persone umili
e bistrattate da una società cinica, ma che poi alla fine ottengono
giustizia e riscatto.
La sua pellicola più famosa è
La vita è meravigliosa del 1946. Quando uscì il film
però andò malissimo, al punto da sancire il fallimento – assieme
all’insuccesso commerciale de Lo stato dell’Unione (1948) – della
Liberty films, società cinematografica fondata insieme all’ex
produttore capo della Columbia, Samuel Biskin e ai colleghi registi
William Wyler e George Stevens.
Ma veniamo a Signora per un
giorno. Signora per un giorno può essere
considerato l’inizio di un fortunato filone del genere, cui faranno
seguito altri film di spessore, su tutti il sopracitato La vita è
meravigliosa. Si tratta di commedie nelle quali anche quando tutto
sembra perso, arriva il tocco magico che mette le cose a posto,
come una sorta di fortunata “mano invisibile” teorizzata
dall’economista liberista Adam Smith.
Quanto al cast, nei panni di
“Apple” Annie – la venditrice ambulante che si trasforma in una
nobile per qualche giorno – troviamo May Robson, la quale non ha
all’attivo molti film, ma questa interpretazione le è valsa l’Oscar
come migliore attrice. Da segnalare anche quella di Warren
William, nei panni di David “lo sciccoso”, colui che aiuta
Annie nella stramba e insperata impresa; la sua carriera si
racchiude in un quindicennio (’31-’45) e vede tra i 25 film in cui
figura anche Lo specchio della vita, famoso strappalacrime realista
del 1934.
Oltre a quello assegnato alla
Robson, Signora per un giorno ha vinto altri
3 Oscar: miglior film, miglior regista e Migliore
sceneggiatura non originale. Quest’ultimo premio è andato a Robert
Riskin, sceneggiatore che ha firmato tutti i film di maggiore
successo di Capra negli anni ’30; non a caso, terminato il loro
sodalizio professionale, il regista siculo-americano ebbe meno
verve creativa.
Sienna Miller è un’attrice,
modella e stilista britannica di origine statunitense.
Nel 2008 riceve la candidatura al
Premio BAFTA come migliore stella emergente. Per
il ruolo di Tippi Hedren nel film TV The
Girl riceve la candidatura al Golden
Globe e al Premio
BAFTA. Nel 2014 partecipa al film Foxcatcher ed affianca Bradley
Cooper nell’acclamato American Sniper di Clint
Eastwood.
E’ stata recentemente al cinema
con il film La legge della notte di Ben
Affleck, con Brendan Gleeson, Elle
Fanning e Zoe Saldana, film basato sul
bestseller di Dennis Lehane. Nel 2015 ha recitato
insieme a Tom Hiddleston e Jeremy Irons nel dramma
indipendente di Ben WheatleyHigh-Rise, per cui ha ricevuto una nomination ai
British Independent Film Award come migliore attrice
protagonista.
Sienna Miller, filmografia
Lo stesso anno, Sienna Miller
è stata protagonista della commedia Affare fatto,
al fianco di Vince Vaughn e Dave
Franco, e ha recitato nel film drammatico indipendente di
Anna Boden e Ryan Fleck, Mississippi
Grind. Per quest’ultimo ruolo Miller ha vinto l‟Harper’s
Bazaar Award come attrice britannica dell’anno. Sienna
Millerha vinto lo stesso premio per le sue performance ne
Il sapore del successo di John
Welles, a fianco di Bradley Cooper, e
American Sniper di Clint
Eastwood.
Nel 2013 grazie alla performance
nell’acclamato film della HBO The Girl, Sienna
Miller è stata nominata come migliore attrice in entrambe le
cerimonie di premiazione ai BAFTA e ai Golden
Globe. La pellicola esplorava il rapporto tra Tippi Hedren
(Sienna Miller) e Alfred Hitchcock (Toby
Jones) durante la produzione del film Gli
uccelli. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo
lavoro cinematografico, tra cui una nomination agli
Independent Spirit Award per il suo ruolo nel film
del 2007, Interview, e una nomination ai British
Independent Film Award per la sua performance in
The Edge of Love nel 2008, per la quale si è
anche guadagnata una nomination ai BAFTA Orange
Rising Star Award.
In precedenza l’attrice è stata
protagonista del famoso film drammatico Foxcatcher – Una storia americana di
Bennett Miller, accanto a Steve Carell,
Channing Tatum e Mark Ruffalo; e in GI Joe: La
nascita dei cobra, un successo internazionale del
2009. Sienna Miller ha interpretato il ruolo della
baronessa, per la quale è stata nominata come attrice protagonista
al CinemaCon della NATO. Altri crediti cinematografici includono
Factory Girl e Casanova.
Sienna Miller, biografia
Nata a New York, Miller è stata
educata in Inghilterra e poi ha studiato recitazione al Lee
Strasberg Institute di New York City. Si è inizialmente guadagnata
l’attenzione dei critici e del pubblico quando ha interpretato la
fidanzata del personaggio di Daniel Craig nel film Layer
Cake di Matthew Vaughn, guadagnandosi una
nomination agli Empire Awards come miglior attrice esordiente.
Sienna Miller è
alta 1 metro e sessantacinque centimetri.
Anche attrice teatrale,
Sienna Miller ha fatto il suo debutto nel West End
nel 2005 quando ha interpretato Celia in Come vi piace di William
Shakespeare, accanto a Helen McCrory e Dominic West. Nel 2009 ha
fatto il suo debutto a Broadway nell’adattamento di Patrick Marber
di Miss Julie, diretto da Mark Brokaw e interpretato anche da Jonny
Lee Miller. Più recentemente ha recitato nel revival del 2011 di
Flare Path di Terence Rattigan al Royal Haymarket Theatre, diretto
da Trevor Nunn.
Nel corso della sua carriera,
l’attrice Sienna Miller ha recitato in opere che
le hanno permesso di mettere alla prova la propria versatilità.
Distinguendosi tra film mainstream e pellicole d’autore, la Miller
ha costruito su solide basi il proprio status, arrivando ad
ottenere importanti riconoscimenti da parte della critica e del
pubblico.
Ecco 10 cose che non sai di
Sienna Miller.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Sienna Miller: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta sul grande schermo con il
film South Kensington (2001), per poi ottenere maggior
notorietà grazie a titoli come Sogni di gloria (2002),
Sogni di gloria – La rivincita di Raf (2003), The
Pusher (2004) e Alfie (2004). Negli anni successivi
recita poi in Casanova (2005), Interview (2007),
Stardust (2007), con Michelle
Pfeiffer, I misteri di Pittsburgh (2007),
The Edge of Love (2008), con Keira
Knightley, G.I. Joe – La nascita dei cobra
(2009), Foxcatcher(2014),
con Mark
Ruffalo, American Sniper
(2014), con Bradley
Cooper, Il sapore del
successo (2015), Civiltà
perduta (2016), La legge della
notte (2016), di Ben
Affleck, e City of Crime
(2019).
9. Ha preso parte a
produzioni televisive. Nel corso della sua carriera
l’attrice non ha mancato di recitare anche per alcune serie
televisive, come Bedtime (2002) e Keen Eddie
(2003-2004). Nel 2012 è invece Tippi Hedren nel film televisivo
The Girl – La diva di Hitchcock, per poi tornare sul
piccolo schermo con il ruolo di Beth Ailes nell’acclamata serie
The Loudest Voice (2019), dove ha recitato accanto agli
attori Russell
Crowe e Naomi
Watts.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Per il suo ruolo nel film TV The Girl
– La diva di Hitchcock, dove si ripercorre del difficile
rapporto tra il noto regista e l’attrice Tippi Hedren, la Miller ha
ottenuto candidature ad importanti premi come i Golden Globe, i
Bafta TV Awards, i Critics Choice Television Awards e i Satellite
Awards. Pur non riportando vittorie, l’attrice ha così avuto modo
di consolidare il proprio ruolo all’interno dell’industria.
Sienna Miller: i suoi
fidanzati
7. Ha avuto una relazione
con un noto attore. Sul set del film Alfie, la
Miller conosce l’attore Jude
Law, con il quale intraprende una relazione dal 2004
al 2006. In quell’anno, infatti, i due si separarono per via di
alcuni ripetuti tradimenti. Vengono però visti nuovamente insieme
nel 2009, confermando di aver ripreso la loro relazione. Si
lasciano però nuovamente nel 2011, affermando di essere rimasti in
buoni rapporti.
6. Ha avuto diversi
fidanzati celebri. Nel corso degli anni la Miller ha poi
avuto altre relazioni con celebri attori di Hollywood, come
Daniel
Craig, con il quale ha recitato nel film The
Pusher, Rhys Ifans, noto per essere stato
Spike in Notting
Hill, e Tom Sturridge, con il quale ha
avuto una figlia nel 2012. A quest’ultimo l’attrice è stata legata
dal 2012 al 2014.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Sienna Miller in The Pusher
5. Ha interpretato
l’interesse amoroso del protagonista. Nel film The
Pusher l’attrice ricopre il ruolo di Tammy, di cui il
protagonista chiamato XXXX si invaghisce perdutamente. All’interno
del film, il personaggio ricoperto dalla Miller avrà particolare
rilievo nel determinare le fortune o sfortune del protagonista.
Grazie a tale ruolo, l’attrice ha potuto acquistare maggior
popolarità all’interno dell’industria hollywoodiana.
Sienna Miller in Alfie
4. Non ha avuto problemi per
le scene di nudo. Nel film Alfie, l’attrice
ricopre il ruolo di Nikki, donna emotivamente instabile che
intraprende una turbolenta relazione con il protagonista. In una
delle scene in cui sono insieme, era previsto che l’attrice
recitasse svestita. Le fu detto che se non si sentiva a suo agio,
la scena poteva essere riscritta diversamente, ma la Miller rifiutò
questa possibilità, affermando di voler usare l’imbarazzo della
nudità per rendere più realistica la scena.
3. Ha lavorato molto
sull’emotività del personaggio. Il desiderio dell’attrice
era quello di non dar vita a cliché nel rappresentare l’instabile
emotività di Nikki. Per questo motivo ha cercato di scavare a fondo
nelle emozioni del personaggio, immaginando da sé un’origine alla
sua fragilità. In questo modo, ha potuto mettere in scena emozioni
che percepiva come proprie, evitando la sterile imitazione.
Sienna Miller in American
Sniper
2. Ha incontrato la donna
che avrebbe interpretato nel film. In American
Sniper, film incentrato sul cecchino Chris Kyle, la Miller ha
interpretato il ruolo di Taya Kyle, moglie di questi. Per essere
certa di rendere giustizia alla vera Kyle, l’attrice l’ha voluta
incontrare in diverse occasioni, studiandola nel suo modo di
parlare e comportarsi, ma anche ascoltando il suo punto di vista
sulla storia del marito.
Sienna Miller: età e altezza
1. Sienna Miller è nata a
New York, Stati Uniti, il 28 dicembre 1981. L’attrice è
alta complessivamente 165 centimetri.
Sienna Miller, in compagnia di Bradley
Cooper, è impegnata a promuovere Il sapore del
successo (guarda il trailer),
commedia culinaria diretta da John Wells.
Durante un’intervista con MTV,
all’attrice è stato chiesto se sarebbe stata interessata, in
futuro, a interpretare Captain Marvel.
Sienna, sinceramente sorpresa, non
era molto preparata sul personaggio, tuttavia ha affermato che le
piacerebbe interpretare la prima protagonista donna di un cinecomics, considerando l’esperienza divertente
da vivere,ma anche da guardare per suo figlio.
Sienna Miller
(Stardust , GI Joe: La nascita dei
Cobra) è in trattative per interpretare un ruolo da
protagonista nel film di Clint EastwoodAmerican Sniper. Il film è basato sul
libro di memorie del Navy SEAL Chris Kyle (scritto
con Scott McEwen e Jim DeFelice),
pubblicato nel 2012 e ufficialmente descritto come segue: “Egli è
il più letale cecchino americano mai vissuto, chiamato “The Devil”
dai nemici che cacciava e “The Legend” dai suoi fratelli
Navy SEAL. Dal 1999 al 2009, Chris
Kyle ha registrato il più alto numero di uccisioni per un
cecchino nella storia militare degli Stati
Uniti. Il Pentagono ha confermato
ufficialmente più di 150 uccisioni di Kyle (il
precedente record americano era 109), ma si è rifiutato di
verificare il numero totale per questo libro.
Insorti iracheni temevano
Kyle così tanto che lo hanno chiamato
Al-Shaitan (“il diavolo”) e messo una taglia sulla
sua testa. Kyle ha guadagnato uno status
leggendario tra i suoi compagni SEALS,
Marines e soldati dell’esercito degli
Stati Uniti, che ha protetto con una precisione
micidiale. Kyle è un nativo del Texas che ha
imparato a sparare durante le battute di caccia svolte da piccolo
con il padre. Dopo l’11/9, è stato spinto in prima linea nella
Guerra del Terrore, e ben presto ha trovato la sua
vocazione come cecchino di classe mondiale. A
Falluja, dove ha registrato un record personale di
uccisione con un solo colpo da ben 2.100-yard,
Kyle ha sfidato il fuoco pesante per salvare
un gruppo di marines intrappolati in strada, a
Ramadi. Kyle parla
onestamente del dolore provato in guerra due volte quando, dopo
essersi girato verso il fuoco nemico, ha sperimentato e vissuto la
tragica morte di due amici.
Sienna Miller
interpreterà la parte di Taya Renae Kyle, la
moglie di Kyle.
Sienna Miller si aggiunge al cast di
Foxcatcher, nuova opera di Bennett
Miller (Moneyball), dedicata al campione olimpico di lotta
libera Dave Shultz, che sarà interpretato da Mark
Ruffalo.
Sienna Miller (nessuna parentela col regista)
interpreterà il ruolo – chiave della moglie del protagonista.
Foxcatcher seguirà
la vicenda della tragica morte di Shultz, ucciso dal suo amico John
DuPont (erede della dinastia dei magnati della chimica), colpito da
un attacco di schizofrenia paranoide. DuPont, che nel film verrà
interpretato da Steve Carell, era stato infatti un
entusiasta fan della lotta libera olimpica, fino a creare e
finanziare una sua squadra privata, la Foxcatcher, dal quale deriva
il titolo del film. Del cast farà parte anche Channing
Tatum, nel ruolo del fratello di Shultz, Mark, lottatore a
sua volta. L’inizio delle riprese è previsto per fine ottobre.
Justin Long è alle prese con un film da lui
scritto ed interpretato. Le riprese sono già cominciate a New York
City e alla regia c’è Kat Coiro. Il film, dal titolo A Case of You,
ha tra gli interpreti da oggi anche
Sienna Miller e Brendan Fraser.
Nel film un giovane scrittore cerca
di fare colpo sulla donna dei suoi sogni mentendo su chi sia e
sulla sua personalità. Quando però la sua recita va a buon fine e
la ragazza sdi invaghisce della sua finta personalità, lui deve
continuare a recitare. Nel cast ad interpretare la bella di
Long-protagonista, c’è Evan Rachel Wood mentre
partecipano al film in veste di comprimari anche Keir
O’Connell, Busy Phillips e Peter
Dinklage.
Sienna Miller è entrata a far parte del film
Chef, che non è il recente successo al
botteghino di Jon Favreau,
Chef, nè tantomeno Le
Chef, film con Jean Reno prodotto
dalla Weinstein Company e diretto da John Welles,
che nell’ultima stagione cinematografica ha diretto I
Segreti di Osage County, ma un altro film, con lo
stesso titolo, che rischia di creare un po’ di confusione per gli
spettatori.
L’attrice britannica è al momento
super impegnata: da una parte sta girando Black
Mass, accanto a Johnny Deep e
Benedict Cumberbatch, dall’altra è impegnata
ancora sul set di American Sniper con
Bradley Cooper.
Il film si basa su una sceneggiatura di Steven
Knight (La promessa
dell’Assassino) ed è prodotto da Michael
Shamberg, Stacey Sher e Erwin Stoff. Nel
film Omar Sy è uno chef che perde il suo lavoro a
Parigi e prova a rifarsi una vita a Londra.Fonte: CS
È morto Sidney
Poitier, attore, regista e attivista per i diritti civili
pionieristico e icona afroamericana del cinema. Aveva 94 anni. Ad
annunciarlo è stato il ministro degli Esteri delle Bahamas
Fred Mitchell. I dettagli della sua morte non sono
immediatamente disponibili.
Con una bellezza e una classe come
non se ne sono viste spesso sul grande schermo, Sidney
Poitier ha scritto la storia di Hollywood, diventando il
primo afroamericano a vincere un premio Oscar come miglior
attore, per Gigli del campo del 1964.
Poitier era una figura di spicco a
Hollywood e non solo, ha recitato in classici come Indovina
chi viene a cena, In the Heat of the
Night e To Sir With Love, per citarne
alcuni, mentre si occupava nella sua vita pubblica della tutela dei
diritti civili, promuovendo l’uguaglianza razziale e la dignità
umana.
Nel 2022 gli è stato assegnato un
altro Oscar alla carriera, questa volta,
un’onorificenza che si affolla insieme a tutti i premi di cinema e
ai riconoscimenti per il suo impegno civile, tra cui la
Medaglia Presidenziale della Libertà, insignitagli nel
2009 da Obama.
Oltre alle grandi rivelazioni per il
futuro del MCU, il Comic Con di San Diego è
stata anche un’occasione per svelare al mondo l’identità del
personaggio che interpreterà Giancarlo Esposito in
Captain America: Brave New World: Sidewinder.
Non sappiamo molto della iterazione
cinematografica del personaggio, ma a quanto pare il villain
prenderà di mira Sam Wilson. Ecco di seguito una panoramica su
Sidewinder in base alla sua storia nei fumetti: chi è? Quali sono i
suoi piani?
Sidewinder è un cattivo di
Capitan America relativamente poco noto e nel corso della sua
storia a fumetti tre personaggi diversi ne hanno ricoperto il
ruolo. Il primo è stato Seth Voelker. Introdotto
nel numero 64 di Marvel Two-in-One degli anni ’80, è stato creato
da Mark Gruenwald, Ralph Macchio e George Pérez. Il secondo è
apparso nel numero 1 di Iron Fist del 1998 (per gentile concessione
di Dan Jurgens e Jackson Guiceand) e non ha mai avuto un
nome; tuttavia, è morto nello stesso numero dopo aver
fallito un tentativo di infiltrazione nello S.H.I.E.L.D.
Il terzo e attuale Sidewinder è
Gregory Bryan; creato da Robert Kirkman e Scot
Eaton in Captain America #31 due decenni fa, è molto simile alla
versione originale. In
Captain America: Brave New World, Esposito
interpreterà Voelker.
La Serpent Society
In un “Evento Marvel” del
2014, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha preso in giro
tutti i fan quando ha annunciato che Captain America
3 si sarebbe intitolato Captain America: Serpent
Society (pochi istanti dopo, abbiamo ottenuto il vero
titolo di Civil War quando Chris Evans, Robert Downey Jr. e
Chadwick Boseman si sono riuniti sul palco). Nei
fumetti, la Serpent Society è un gruppo di
supercriminali e mercenari fondato da Sidewinder. Una minaccia
ricorrente nei fumetti di Captain America, i cui membri hanno
incluso Constrictor, Death Adder, Diamondback, Slither, King Cobra
e Viper.
Supponendo che non siano stati
tagliati, come si vocifera, prevediamo di vedere la superstar della
WWE Seth Rollins nei panni di King Cobra e Rosa Salazar nei panni
di Diamondback con Sidewinder di nuovo a fare da leader.
E la sua storia nei fumetti?
Sebbene Sidewinder abbia
fatto decine di apparizioni nel corso degli anni, non è esattamente
Teschio Rosso o Crossbones! Tuttavia, ha ottenuto alcune grandi
vittorie, anche se rientra nella categoria “B” o “C” dei
supercriminali.
Seth Voelker è
stato assunto dalla Roxxon Oil Company per recuperare la Corona del
Serpente, un antico manufatto magico che offre a chi lo indossa una
lunga lista di superpoteri. In veste di Sidewinder, Voelker ha
avuto successo nella sua missione e in seguito ha fondato il suo
gruppo di supercriminali, la Serpent Society. Che ci crediate o no,
Voelker è ora un opinionista televisivo che condivide i suoi
pensieri sugli esseri postumani, inclusi i Thunderbolts.
I poteri di Sidewinder
Il Sidewinder che abbiamo
visto nell’MCU sembra essere relativamente normale e sembra essere
equipaggiato con una varietà di armi. Questo è un bel contrasto con
ciò che abbiamo sentito sugli altri membri della Serpent Society di
Captain America: Brave New World.
Si suppone che i personaggi avranno
vari miglioramenti e, se i Marvel Studios stanno cercando di
mantenere questo film radicato nella realtà, potrebbe essere il
motivo per cui si è deciso di tagliare dei personaggi “superumani”.
Per quanto riguarda il Sidewinder dei fumetti, è un uomo normale e
ha solo un mantello di teletrasporto che può trasportare lui e gli
altri.
Il tempo ci dirà se la versione di
Esposito avrà qualche super abilità, ma ci aspettiamo che Voelker
segua le orme della sua controparte dei fumetti diventando un abile
uomo d’affari e combattente che prende il comando di un gruppo di
mercenari di successo.
Il futuro dei villain del MCU
Giancarlo
Esposito ha confermato che, dopo la sua apparizione in
Captain America: Brave New World, sarà il prossimo
protagonista di una serie Marvel Studios Disney+. Daredevil:
Born Again è una possibilità probabile, anche se potremmo
anche vedere l’attore nel cast di Ironheart in potenziali riprese
aggiuntive.
Parlando del suo ruolo MCU al
Comic-Con di questo fine settimana, la star di Better Call
Saul ha detto: “È un tipo complicato che non ha
iniziato a seguito di una tragedia. Ci è arrivato in un modo
diverso, e spero che venga raccontato. E mi piace perché mi avete
visto interpretare alcuni personaggi malvagi che usano il cervello,
che sono bravi a dare ordini e a dire agli altri cosa e come
farlo”. Invece “Mi piace Sidewinder perché è un tipo molto
fisico, e deve andare testa a testa con la sua fisicità, e sa come
usare gli strumentidel suo mestiere.”
Sembra che questa versione di
Sidewinder sarà un po’ più proattivo e i Marvel Studios potrebbero
benissimo pianificare di fargli assemblare la Serpent Society in
diversi progetti MCU.
I veri eroi
riescono a capire anche quando è il caso di farsi aiutare. Molti di
loro però sono spesso la mente del gruppo mentre la loro spalla,
braccio destro, sidekick, è quello che davvero
agisce di forza nella coppia.
Di seguito vi proponiamo alcuni
esempi in cui il sidekick è decisamente più forte dell’eroe
protagonista. Che ve ne pare?
è stato diffuso un nuovo trailer
per Side Effects, ultima fatica di Steven
Soderbergh con Jude
Law, Rooney Mara, Channing Tatum e Catherine Zeta-Jones.
Sicko, ovvero il Cinema al servizio
dell’impegno politico e sociale, è un documentario inchiesta di
Michael Moore. Paladino di questo modo agguerrito di fare cinema, è
nato a Flint, il 23 aprile 1954.
Attraverso i propri documentari e
libri ha affrontato con spirito critico i problemi e le
contraddizioni del sistema politico, economico e sociale degli
Stati Uniti, conquistando un grande successo di pubblico, ma
procurandosi anche una folta schiera di detrattori, che ne hanno
messo in discussione idee e metodi. In questo documentario Moore
analizza con un occhio critico il Sistema di sanitario americano,
introdotto nel 1971 per iniziativa dell’allora Presidente Richard
Nixon. Sebbene questo sistema fu messo a punto con la nobile
intenzione di garantire le migliori cure sanitarie a tutti, nel
tempo è di fatto finito nelle mani delle potenti lobby assicurative
e farmaceutiche, le quali sono divenute ricchissime grazie a scelte
dettate unicamente da logiche di profitto, negando di frequente
cure mediche vitali o basando il loro diniego su piccoli cavilli
previsti nei contratti. Gli enormi profitti sono stati spesso
utilizzati per finanziare membri del Congresso e lo stesso
presidente Bush. Grazie all’azione corruttiva, le assicurazioni
mediche e le case farmaceutiche hanno guadagnato, nel 2003, il
totale controllo del mercato sanitario americano.
L’aspetto più toccante del film è
la testimonianza si di persone coinvolte a vario titolo in questo
sistema: dalle prive di copertura sanitaria costrette a lavorare
ben oltre l’età pensionabile per pagarsi i medicinali, alle persone
abbandonate sul ciglio di una strada da taxi appositamente
ingaggiati dagli ospedali, fino alle persone che, nonostante siano
assicurati con le più importanti compagnie americane, si vedono
negare il rimborso delle cure mediche perché le malattie di cui
soffrono sono croniche o prevedono cure molto lunghe.
Questo inumano sistema viene
confermato anche da alcuni ex addetti ai lavori, tra i quali la
dottoressa Linda Peeno che ha confessato dinanzi al Congresso di
aver negato spesso, durante la sua carriera di medico-chirurgo,
interventi che avrebbero salvato la vita dei pazienti. Molti di
loro, accortisi del sistema di cui facevano parte, anche nel ruolo
di semplici centraliniste, avevano deciso di licenziarsi e non fare
più parte di quel mondo.
Per confrontare i sistemi esteri,
il regista si recherà dapprima in Canada e poi nel Regno Unito,
dove la sua ricerca di uffici per il pagamento delle cure otterrà
in risposta l’ilarità di alcune persone; poi in Francia,
classificata al primo posto seguita dall’Italia per il miglior
sistema sanitario.
Tornato in patria, Moore racconterà
le storie dei soccorritori volontari nell’attentato alle Torri
Gemelle, i quali non possono curare le malattie causategli dai fumi
e dalle polveri inspirate mentre tentavano di salvare la vita di
centinaia di persone. Non a caso, molti di loro soffrivano di
patologie alle vie respiratorie, ma per non essere addetti ai
lavori, non gli è stato riconosciuto il diritto alle cure. Per
potergli offrire un’assistenza, Moore si reca nella base navale
americana di Guantanamo, dove alcuni terroristi responsabili
dell’attentato ricevono gratuitamente le migliori cure mediche. Non
ottenendo risposta, si recherà a Cuba, dove i volontari saranno
curati gratuitamente presso un ospedale locale. E questo sarà il
peggior schiaffo che potesse dare alla capitalista America.
Il documentario ha subìto le aspre
critiche dell’AMA (American Medical Association), una delle
associazioni di medici statunitensi ampiamente citata dal regista
per la sua riluttanza verso la nascita di un sistema sanitario
pubblico. Moore ha anche ricevuto importanti riconoscimenti
internazionali: un Oscar al miglior documentario con Bowling a
Columbine (2003) e la Palma d’oro al Festival di Cannes con
Fahrenheit 9/11 (2004).
Nessuno ci aveva preparato alla
vittimizzazione come mezzo per costruire una nuova identità di
successo. Tuttavia, basta un rapido sguardo a Instagram o TikTok
per convincerci della certezza di questo assioma. Questo è il tema
di fondo di Sick of Myself, film horror tanto
esilarante all’esterno quanto putrido al suo interno, che arriva
oggi nelle sale italiane dopo il passaggio nella sezione Un
Certain Regard al Festival di Cannes 2022.
Sick of Myself, la trama:
horror vacui
L’opera prima di Kristoffer
Borgli ci presenta Signe (Kristine Kujath
Thorp, in un ruolo accessibile a pochissime attrici),
una giovane donna che ha bisogno di essere al centro
dell’attenzione. Questa peculiarità convive malamente con la
ritrovata fama del suo ragazzo nel settore dell’arte contemporanea,
un mondo che Borgli dipinge in modo spietato e
divertente come la bolla speculativa e vacua che, ci lascia
intendere, appare nella maggior parte dei casi. Signe desidera
l’attenzione che lui riceve e, in maniera piuttosto distorta o
“malata”, riprendendo il termine del titolo, si convince che il
modo migliore per ottenerla sia sfigurarsi il viso – in un
inquietante parallelismo con un incidente vissuto al bar dove
lavora.
Sebbene la premessa ci faccia
sprofondare nell’orrore corporeo e Sick of Myself
sia in gran parte incentrato sulla repulsione di guardare un volto
in decomposizione, Borgli è attento a controbilanciare questo
azzardo con una regia e un montaggio estremamente eleganti, musica
classica e una Oslo squisitamente fotografata che
collega il film a una delle grandi sorprese norvegesi recenti,
La persona peggiore del mondo – titolo che,
tra l’altro – si adatta perfettamente a Signe.
La nuova persona peggiore del mondo
La fama, nell’era dei social media,
di Internet e degli influencer disperati, dura sempre meno. L’arte,
che un tempo poteva durare decenni, oggi è solo un altro effimero
prodotto di consumo. Vediamo ogni giorno fino a che punto le
persone possono sacrificare la propria intimità in cambio di fama
e, per così dire, di potere: è una prigione di autostima in cui
viviamo tutti rinchiusi. E Sick of myself riesce a
racchiudere un sentimento unico del XXI secolo, tra filtri di
Instagram e il fare di tutto per raggiungere il successo.
È curioso che Julie
si considerasse la persona peggiore del mondo nell’omonimo film,
perché dalla Norvegia arriva anche qualcuno disposto a lottare per
il titolo. Solo senza essere consapevole del proprio labirinto
emotivo. Signe è una donna che vive con il suo fidanzato, un
artista che usa solo materiale rubato per le sue opere, e vuole
solo che qualcuno si accorga di lei. In qualsiasi modo. E se non ci
riesce inventando malattie o disturbi, dovrà crearli
artificialmente.
Sick of Myself è
una commedia nera come la notte che coglie anche l’occasione per
riflettere sul mondo di oggi grazie a una protagonista che deve
essere l’eterno centro dell’attenzione, anche a costo di fingere
allergie, malattie o raccontare storie incredibili che non sono mai
accadute: è affascinante come una persona con una bussola morale
così compromessa possa essere così prepotentemente vicina a noi. Ma
il film di Kristoffer Borgli è anche incorniciato
da un accurato stile visivo che delinea perfettamente un universo a
sé stante tra il kitsch, l’ostentazione della falsa upper class e
la discesa negli inferi della moda del XXI secolo, in cui dobbiamo
essere disposti a vedere le miserie che ci circondano.
Signe: puro solipsismo
Signe non vi
piacerà. Non è pensata per essere una protagonista carismatica ed
empatica con cui tenersi per mano per 95 minuti. Per di più,
racchiude in sé tutti i mali (e, in parte, gli aneliti) del mondo
contemporaneo con un atteggiamento assolutamente indecoroso e privo
di qualsiasi moralità. È puro narcisismo travestito da miseria.
Tanto che, quando arriva il momento di provare compassione per lei,
diventa impossibile.
I segmenti di finzione che
Signe immagina nella sua testa, nel più puro stile
“Scrubs” ma con una componente aggiuntiva di derealizzazione, sono
il modo in cui il film cerca di farci capire che nessuna delle sue
azioni deriva dalla cattiveria, ma dal bisogno di essere compresa
anche dal suo stesso ragazzo. Una coppia tanto infelice quanto
impossibile in cui nulla può finire bene. Fin dall’inizio, gli eroi
di questa storia sono i cattivi stessi, che scoprono troppo tardi
che le azioni hanno delle conseguenze e che forse la fama non
valeva poi così tanto.
Signe è un personaggio problematico
e una protagonista insopportabile, ma già solo questo la rende
ancora più interessante; l’interpretazione di Kristine
Kujath Thorp (“Ninjababy“)
è impeccabile e restituisce allo stesso tempo la finzione e la
veridicità di Signe, estremamente confuse ma molto umane; tutti noi
abbiamo avuto momenti in cui abbiamo sperimentato un impulso
corrotto a essere riconosciuti anche se non lo meritiamo
pienamente, soprattutto se abbiamo subito continue delusioni.
Forse, la consapevolezza più cruda a
cui arriviamo guardando Sick of Myself è che, in
fondo, la distanza tra la storia di Signe e la maggior parte di noi
non è molta. L’estremismo con cui la protagonista compie le sue
azioni non è forse dovuto al bisogno di riconoscimento, ma alla
costante approvazione e frustrazione che il continuo rifiuto porta
con se. L’autodistruzione riuscita lascia la sua eroina scioccata
al suo destino nel tumulto di un fermo immagine campeggiante,
mentre si trova con i suoi sprezzanti colleghi a una seduta di
“terapia alternativa“. Mostruosamente euforica e ancora
una volta beatamente autocelebrativa, come se avesse appena coniato
il felice concetto della sindrome da Sick of Myself. O
forse l’avevamo già creata e Signe è una semplice infetta?