Dopo aver festeggiato i 100 milioni
di utenti registrati ( ed essere salito al terzo posto tra i giochi
per pc di maggior successo), Minecraft
è pronto a diventare un film in live action.
Per chi non conoscesse il gioco, Minecraft è basato sulla
creatività degli utenti che possono costruire praticamente
qualsiasi cosa utilizzando cubetti in un ambiente 3D e poi giocare
all’interno del mondo creato. Il film Minecraft
sarà prodotto da Warner Bros con Roy Lee
( The Lego Movie ) e
Jill Messick a supervisionare la produzione; di
seguito trovate il trailer del gioco.
Quello del war movie è un
genere che negli ultimi anni si è sempre più dimostrato interessato
a narrare non tanto i vari conflitti bellici in sé quanto gli
effetti che questi provocano sull’essere umano. Tra stress e
psicosi, è facile ritrovare tutto ciò in opere esemplari come
The Hurt Locker e
Good Kill. Ci
sono però film ancor più estremi di questo genere che puntano tutto
sul confronto tra l’uomo con le proprie paure più grandi. Uno di
questi è Mine
(qui la recensione),
lungometraggio del 2016 e titolo d’esordio per gli italiani
Fabio Guaglione e Fabio Resinaro.
In questa loro opera prima, infatti, il genere viene spogliato e
ridotto all’osso per concentrarsi unicamente sulla psicologia del
personaggio.
Un film estremamente complesso tanto
da realizzare quanto da rendere efficace. I due giovani registi e
sceneggiatori non si sono però fatti scoraggiare, dimostrando una
volta di più la possibilità di realizzare anche opere di produzione
italiana di questo genere. Con le riprese svoltesi nelle Isole
Canarie, dove è stato ricostruito il deserto del Nord Africa,
Mine risulta infatti particolarmente realistico e capace
di generare tensione basandosi unicamente sui pochi elementi presi
in considerazione. Accolto con grande entusiasmo dalla critica
italiana, il film ha così lanciato la carriera dei due cineasti,
interessati a dar vita ad opere diverse da quelle che si è solite
vedere nel cinema italiano.
Venduto a livello internazionale,
ancora oggi Mine è indicato come uno dei migliori atipici
film di guerra. Pur rimanendo sullo sfondo, il conflitto riecheggia
nel soldato protagonista, contribuendo alla formazione di tutte
quelle psicosi che il cinema ha più volte raccontato. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo significato
generale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Mine
Protagonista del film è il marines
Mike Stevens, il quale insieme al commilitone
Tommy Madison si trova a fuggire nel deserto del
Nord Africa in seguito ad un fallito tentativo di assassinio. Nel
tentativo di rientrare alla base, i due si rendono però conto di
essersi persi e anche il loro strumento gps sembra essere fuori
uso. Per loro sfortuna, vagando nel deserto, si imbattono in un
campo minato. Tommy, che per primo finisce su una di queste, perde
all’istante le gambe nell’esplosione. Nel tentativo di aiutarlo,
anche Mike finirà con il pestare una mina. Impossibilitato a
muoversi, il marines non può che attendere i soccorsi, i quali non
arriveranno però prima di cinquantadue ore. Per Mike ha così inizio
una terribile prova di resistenza, senza acqua né cibo, ed esposto
a tutti i rischi possibili.
Per un film incentrato pressocché su
di un unico attore, costretto ad una prova di resistenza data
dall’immobilità, era assolutamente necessario trovare l’interprete.
Il produttore statunitense propose ai due registi di affidare il
ruolo ad Armie Hammer,
distintosi in quegli anni in film come The Social Network e
J. Edgar. Per i due Fabio, però, questi aveva troppo
fascino per la parte di Mike Stevens ed erano convinti che avrebbe
rovinato il film. Dopo averlo incontrato, però, si convinsero che
questi poteva essere l’attore giusto. Hammer, infatti, si disse
disponibile ad adattarsi al ruolo, preparandosi accuratamente a
tutte le evoluzioni psicologiche che questo necessitava. La sua
interpretazione è stata poi particolarmente lodata.
Accanto a lui, nei panni del
commilitone Tommy Madison vi è l’attore inglese Tom
Cullen, principalmente noto per le serie Downton
Abbey, The Five e Knightfall. Prima di lui i due
registi avevano però considerato attori come Ramy Malek e
Adam Brody.
L’attrice Annabelle
Wallis, nota per film come Annabelle e
King Arthur – Il potere della spada, è invece presente nei
panni di Jenny, la ragazza di Mike. Gli attori Geoff
Bell e Juliet Aubrey interpretano
rispettivamente il padre e la madre del protagonista, mentre
Clint Dyer è il Berbero. Questi fa parte di quella
popolazione autoctona tipica delle zone del Nord Africa e nel corso
del film darà diversi consigli di vita allo stesso
protagonista.
Mine: il significato del
film
Come anticipato, Mine è un
film estremamente atipico per il suo genere. Non solo blocca il
personaggio in mezzo ad uno spazio potenzialmente infinito,
contrariamente ai soliti spazi angusti, ma pone anche una serie di
metafore che lo spettatore è chiamato a raccogliere lungo la
visione. La prima e più importante è naturalmente la mina. Questa
rappresenta infatti la paura di proseguire, di muoversi e andare
avanti. Se lo facesse, infatti, Mike teme che qualcosa di terribile
potrebbe capitare. Rimanendo bloccato, però, il protagonista è
costretto a confrontarsi con una serie di episodi del passato, di
sensazioni e paure. Si sviluppa così un vero e proprio viaggio
nella mente, che porta il protagonista a fare i conti con i propri
demoni interiori. Soltanto nel momento in cui troverà il coraggio
di andare avanti e muoversi, capirà di non essere mai stato
realmente in pericolo.
Il trailer di Mine e dove
vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Mine è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì
20aprile alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
Eagle Pictures ha diffuso online il trailer italiano
ufficiale di Mine, il film scritto e
diretto da Fabio Guaglione
e Fabio Resinaro, prodotto
da Peter Safran (Buried –
Sepolto, The
Conjuring).
In quello che si annuncia come un
thriller ad altissima tensione, Armie Hammer interpreta un soldato
che in Afghanistan dovrà combattere per non esplodere letteralmente
in aria su una mina anti-uomo resistendo contro l’ambiente
circostante, i nemici in agguato, le trappole psicologiche e
l’amore lasciato a casa (Annabelle
Wallis). Nel cast anche Tom
Cullen.
I diritti di
Mine sono stati acquisiti da Well Go
USA per la distribuzione in Usa e Canada. Il film uscirà in Italia
il 6 ottobre.
Afghanistan: un soldato (Armie
Hammer) sta tornando al campo base dopo una missione, ma
inavvertitamente poggia il piede su una mina antiuomo. Non può più
muoversi, altrimenti salterà in aria. In attesa di soccorsi per due
giorni e due notti, dovrà sopravvivere non solo ai pericoli del
deserto ma anche alla terribile pressione psicologica della
tutt’altro che semplice situazione.
Eagle Pictures ha diffuso il primo
teaser trailer italiano di Mine, il film
scritto e diretto da Fabio Guaglione
e Fabio Resinaro, prodotto
da Peter Safran (Buried –
Sepolto, The
Conjuring).
In quello che si annuncia come un
thriller ad altissima tensione, Armie Hammer
interpreta un soldato che in Afghanistan dovrà combattere per non
esplodere letteralmente in aria su una mina anti-uomo resistendo
contro l’ambiente circostante, i nemici in agguato, le trappole
psicologiche e l’amore lasciato a casa (Annabelle
Wallis). Nel cast anche Tom
Cullen.
I diritti di
Mine sono stati acquisiti da Well Go
USA per la distribuzione in Usa e Canada. Il film uscirà in Italia
il 6 ottobre.
Cosa succede se due giovani registi
italiani – Fabio Guaglione e Fabio
Resinaro, già autori del corto fantascientifico
AfterVille, che gli era valso premi e l’approdo
agli Studios americani – incontrano Peter Safran –
produttore di Buried – Sepolto – e si
cimentano in un thriller stile Usa, coproduzione
italo-ispano-americana che fonde film di guerra, lotta per la
sopravvivenza e suspense? Al centro di
Mine, un soldato americano – Mike
(Armie Hammer) –
bloccato su una mina antiuomo nel bel mezzo del deserto e costretto
ad attendere i soccorsi per più di due giorni.
Si può ottenere un film ad alta
tensione, che tenga incollato lo spettatore allo schermo, dando
vita a un nuovo interessante esperimento di crossover
cinematografico, in cui si riconosca la matrice del genere, ma la
si veda reinterpretata con quell’originalità che è cifra d’autore,
accattivante e capace di fare una sostanziale differenza. Sarebbe
potuto accadere, ma qualcosa manca a
Mine, esordio di Fabio &
Fabio (sic, questo il nome d’arte dei registi) per
compiere quel passo nella giusta direzione.
Si parte, come in
Buried, dall’unità di spazio e
tempo, ma i registi scelgono uno spazio aperto e puntano molto,
forse troppo, sull’identificazione fra situazione esterna e
interiore. Gli eventi diventano metafora della condizione
psicologica del protagonista, bloccato a causa del suo vissuto,
senza vedere alternative all’immobilismo, incapace di prendere
decisioni importanti. Il deserto diventa luogo dell’anima. Di
fatto, però, Mike è veramente in mezzo a un deserto, immobile su
una mina, e appare una forzatura definire la sua immobilità una
scelta. Inoltre, così facendo, gli autori sacrificano la suspense,
presente solo nella prima parte, per poi concentrarsi sulle prove
che Mike deve superare per sopravvivere, sui suoi incontri, tra cui
quello dai risvolti comici con il Berbero (Clint
Dyer), che lo aiuta e lo guida, o sull’aspetto
introspettivo del personaggio.
Protagonista un Armie Hammer che subisce più cambiamenti di
natura fisica (le labbra arse, le ferite, la pelle cotta dal sole)
di quanto non colpisca per la capacità di emozionare e coinvolgere.
La sceneggiatura ne fa quasi un supereroe: un po’ troppo, perfino
per un war movie all’americana. Nel cast anche Annabelle Wallis (Jenny) e Tom
Cullen (Tommy). Lo stile narrativo di
Mine resta made in Usa, domina la
retorica del soldato senza macchia e senza paura, dell’eroe che
strenuamente resiste alle avversità, sottolineata da scene
drammatiche ed enfatiche. Un soldato buono, con una donna amata che
lo aspetta, che il cielo aiuta perché merita di salvarsi. Retorica
anche la riconciliazione, nella mente di Mike, in modo salvifico
quanto repentino, con alcune figure chiave della sua esistenza.
Generi e spunti diversi, alcuni dei
quali interessanti, si mescolano, ma anziché dar vita a qualcosa di
veramente originale, restano eterogenei e su di essi finisce per
prevalere l’ingombrante modello del war/survival movie.
Nello spietato deserto del Sahara,
una lotta senza quartiere per la sopravvivenza si svolge nel
thriller psicologico del 2016 Mine. Diretto dai
registi italiani Fabio Guaglione e Fabio Resinaro,
il film ha come protagonista Armie Hammer nei panni di un cecchino dei
Marines americani che calpesta una mina attiva e non ha altra
scelta se non quella di rimanere fermo, sperando che arrivino i
soccorsi. Mentre le ore si trasformano in giorni, la battaglia di
Mike con il deserto duro e mortale si intensifica. A corto di cibo
e acqua e con pochi contatti con il mondo esterno, lo stato mentale
di Mike si deteriora rapidamente.
Mentre fa i conti con il suo
probabile destino, Mike cerca di affrontare il tumulto emotivo
interiore che si è rifiutato di affrontare per tanto tempo.
Dall’infanzia difficile, alla morte della madre, al cuneo che ha
creato tra lui e la sua ragazza Jenny (Annabelle
Wallis), tutto viene a galla mentre le sue possibilità
di sopravvivenza si assottigliano sempre di più.
Nonostante racconti la storia di un
uomo bloccato in un luogo per giorni, Mine
presenta una sorprendente quantità di colpi di scena ed esplora la
condizione umana. Un racconto sul trionfo dello spirito, il finale
del film mette in luce le battaglie interiori di chi è alle prese
con un trauma che dura tutta la vita. Ci sono anche molti momenti
che aprono gli occhi e che vi lasceranno molto da pensare.
Cosa bisogna ricordare della trama
di Mine
All’inizio di
Mine incontriamo una coppia di marines
americani, l’esperto cecchino Mike Stevens e il suo osservatore
Tommy Madison (Tom Cullen), che sono in missione in Nord Africa.
Accampati su una duna di sabbia, i due attendono ordini
sull’assassinio di un leader terrorista. Quando Mike si rende conto
che il loro obiettivo è nel bel mezzo di una cerimonia nuziale – e
potrebbe anche non essere l’uomo che stanno cercando – esita a
premere il grilletto, poiché la situazione sembra fargli rivivere
un trauma del passato.
Non riuscendo a portare a termine
la missione, Mike e Tommy fuggono in una città vicina, ma lungo la
strada devono attraversare quello che Mike sospetta essere un campo
minato abbandonato. Tommy si mostra sprezzante, prendendo in giro
la paranoia di Mike, soprattutto considerando la sua volontà di
affrontare una mezza dozzina di uomini in un combattimento – un
riferimento a un incidente passato di cui non siamo ancora a
conoscenza – ma finisce per calpestare una mina, che gli costa le
gambe. Nello stesso momento, Mike sembra attivare lui stesso
l’interruttore di una mina e rimane bloccato sul posto, incapace di
muoversi o di rischiare di saltare in aria.
Ferito a morte, Tommy si toglie la
vita e dice a Mike di trovare un modo per restare in vita. Ma con
Tommy in possesso dell’unica radio e Mike incapace di muovere un
altro passo, le probabilità di sopravvivenza sono scarse.
Cosa succede alla fine di
Mine?
Dopo che Mike, grazie a un po’ di
ingegno, riesce a impossessarsi della radio di Tommy, riesce a
comunicare con i suoi superiori. Purtroppo, questi non possono
inviare aiuti e gli consigliano di tentare la cosiddetta manovra
Shuman per uscire dalla miniera, che gli darebbe la possibilità di
salvarsi la vita ma probabilmente gli costerebbe le gambe.
Tuttavia, l’incontro con un nativo berbero (Clint Dyer) gli dà la
speranza di trovare una via d’uscita. Mentre il berbero insiste sul
fatto che Mike dovrebbe scendere dalla miniera ed è sicuro che se
la caverà, Mike non è altrettanto ottimista.
Dopo un incontro violento che lo
lascia gravemente ferito, Mike accetta una medicina allucinogena
dal berbero, che lo aiuta a guarire le ferite. Alcune delle visioni
che Mike vede sono più che semplici illusioni create dalla sua
psiche: Sono momenti del suo passato che lo perseguitano da tempo e
lo aiutano a fare i conti con la sua situazione attuale e con la
sua vita travagliata. Alla fine, Mike si rende conto che per
fuggire, in un modo o nell’altro, deve uscire dalla miniera e
decide di fare un salto di fede.
Con grande stupore di Mike, quando
scende dalla miniera, questa non esplode, poiché sembra che il
dispositivo sotto il suo piede non fosse quello che credeva. Alla
fine, Mike se ne va con una nuova vita e uno spirito ringiovanito
e, quando arriva a casa, ritrova l’amore della sua vita che pensava
di non rivedere mai più.
Cosa c’era davvero sotto il piede
di Mike?
Mine ha
un finale inaspettato. Non solo si scopre che il dispositivo sotto
il piede di Mike – l’apparente mina che lo ha tenuto fermo per
tutto il film, minacciando di ucciderlo al minimo movimento – non
era così pericoloso come sembrava, ma non era nemmeno una mina.
All’inizio del film, aveva usato il suo coltello da combattimento
per esplorare personalmente il dispositivo ed era sicuro che si
trattasse di una mina mortale, dello stesso tipo che aveva ucciso
Tommy. Quindi, se non era una mina, cos’era?
Trovandosi illeso dopo essere sceso
da quella che pensava fosse una mina, Mike scava sotto la sabbia
per scoprire cosa c’era sotto i suoi piedi. Si scopre che era poco
più di un barattolo di latta, di forma e dimensioni simili alle
mine usate nel deserto. È solo un innocuo pezzo di metallo che non
ha mai rappresentato un pericolo. E, per quanto possa sembrare
strano, quando apre la lattina e guarda al suo interno, trova un
piccolo soldatino di plastica, simile a quello trovato tra le
dune
all’inizio del film.
Chi è il berbero e sua figlia
esiste davvero?
Mike ha delle visioni dopo aver
ingerito un potente liquido che altera la mente datogli dal
Berbero, ma non è la prima volta che ha delle allucinazioni. Alla
fine del film apprendiamo che quando è stato visitato dalla figlia
del berbero – che gli ha dato una borraccia d’acqua – anche lui
aveva avuto delle allucinazioni. Il berbero dice che sua figlia è
stata uccisa anni fa, fatta saltare in aria da una delle mine
mentre cercavano tra le dune e le toglievano dalla sabbia. Le
avevano tolte dal paesaggio e vendute ai guerriglieri,
sostituendole con barattoli di latta in modo che gli insorti non
sapessero che erano state prese.
È così che il berbero e la sua
famiglia sopravvivevano, guadagnando denaro dalla vendita delle
miniere. La figlia era solita individuare con cura le mine con un
bastoncino e mettere un soldatino in ogni lattina. Il giorno della
sua tragica morte, la mina si portò via anche la gamba del berbero,
che alla fine la sostituì con una di legno.
Dopo aver assunto l’acqua curativa
allucinogena, Mike vede ancora una volta la figlia del berbero, che
cammina mano nella mano con suo padre. Ma come faceva Mike a sapere
di lei prima che il Berbero la nominasse e come faceva a sapere del
soldatino di plastica che lei gli aveva dato nella sua visione?
Mentre Mike aveva scoperto un soldatino nella sabbia, non sapeva
nulla della bambina. Sfortunatamente, la visione di Mike rimane un
mistero e agli spettatori non resta che ipotizzare che l’evento sia
stato forse di natura soprannaturale.
Qual è il significato dei
soldatini?
I soldatini che la figlia del
berbero mostra a Mike durante la sua visione sono più di un
semplice gioco. Queste piccole figure sono piene di simbolismo che
potrebbe non essere evidente all’inizio, ma che diventa chiaro con
uno sguardo più approfondito. All’inizio del film, dopo essere
arrivato sul campo minato, Mike ne scopre una nella sabbia e pensa
che sia curiosa. Questo particolare soldato sta guardando in
lontananza attraverso un binocolo. Naturalmente, Tommy, il compagno
di Mike, è un osservatore, il cui lavoro consiste nel guardare
attraverso un binocolo simile, e la scoperta del giocattolo
potrebbe essere una prefigurazione della morte di Tommy pochi
minuti dopo.
La figlia del berbero estrae dalla
sua borsa altri due soldati, entrambi con fucili puntati sui loro
bersagli. Uno di loro è mezzo inginocchiato – in una posizione
simile a quella in cui Mike si trova bloccato per tutto il film – e
li usa per rappresentare un piccolo scenario allegorico.
Posizionandoli in fila, fa cadere il primo soldato (che rappresenta
Tommy) e lascia l’altro da solo, forse per illustrare la situazione
di Mike, bloccato nella sabbia. L’apparizione degli omini verdi
potrebbe anche simboleggiare i soldati la cui vita è così
spietatamente vulnerabile e che perdono la vita a causa degli
orrori della guerra.
Cosa significa la fine di
Mine
Nel corso di
“Mine“, Mike non ha molto da fare mentre
è bloccato su una mina, se non esaminare la sua vita. Guardandosi
indietro, è in grado di guardare con attenzione ai problemi da cui
è costantemente fuggito e, alla fine del suo calvario, è finalmente
motivato ad andare avanti. Il finale di “Mine” mostra come la lotta
per superare la paura di essere fatto a pezzi da un esplosivo
rispecchi la paura di affrontare i propri problemi. Quando il
berbero lo esorta a fare letteralmente un passo avanti e a vedere
cosa succede, in bene o in male, Mike impara che deve fare lo
stesso nella sua vita.
Dopo essere uscito inaspettatamente
dalla miniera con le gambe intatte, Mike viene salvato e torna a
casa negli Stati Uniti. Nell’ultima inquadratura del film, arriva
all’aeroporto e viene accolto da Jenny in una riunione
strappalacrime, dopo aver capito di aver trasferito il suo trauma
infantile nella relazione con lei e di averlo ormai superato.
Quando la vede, Mike fa il passo che non avrebbe mai potuto fare,
chiedendole di sposarlo proprio lì nel terminal. E, per un ironico
scherzo del destino, si mette in ginocchio per farlo, adottando la
stessa posizione in cui era rimasto bloccato per tutto il film.
La verità sull’infanzia traumatica
di Mike
Mentre Mike è bloccato nel deserto,
ci vengono mostrati scorci del suo passato attraverso una serie di
flashback. Una parte importante di questi flashback è rappresentata
dal padre di Mike (Geoff Bell), che, come si scopre, è uno dei
motivi principali per cui Mike è stato così tormentato per tutta la
vita.
Mike ricorda un episodio della sua
infanzia, quando fu svegliato dai genitori che litigavano in cucina
durante la notte. Il padre era ubriaco e discuteva con la madre
perché si sentiva non rispettata in casa sua. È chiaro che la madre
di Mike è in balia di un marito alcolizzato e violento, e teme ciò
che lui è in grado di fare. Comprensibilmente, non vuole che il
figlio sia esposto a questo tipo di comportamento. Quando Mike
entra in cucina, il padre lo vede e si infuria. Procede a picchiare
la madre di Mike e, quando il piccolo Mike guarda inorridito, il
padre rivolge i suoi abusi contro di lui, sfidando “Mikey” a
combattere contro di lui, dicendo “Sono proprio qui”. Ma Mike è un
bambino e non è in grado di reagire.
Alla fine di
“Mine, Mike vede una visione del padre
nel deserto, intervallata da flashback in cui vede sua madre morire
in un letto d’ospedale. Il padre, vestito con un abito, appare
davanti a lui e Mike riesce finalmente a trovare il coraggio di
reagire. Spara con la pistola al padre fantasma, esorcizzando
quello che forse è il suo più grande demone.
Cosa è successo davvero tra Mike e
Jenny?
All’inizio di
Mine, vediamo Mike dire addio alla sua
ragazza Jenny. Nel corso della storia, ci vengono mostrati alcuni
dei suoi giorni più felici con lei. Ma, durante queste scene, c’è
spesso una freddezza negli occhi di Mike che non capiamo fino alla
fine del film.
Alla fine, dopo una serie di
flashback e di momenti in cui Mike ricorda il suo amore a casa,
conosciamo meglio il suo passato. Un ricordo ci mostra come lui e
Jenny si sono conosciuti: Lei faceva la cameriera in un bar
frequentato da un gruppo di militari americani e una sera, mentre
Mike era lì, assistette alle molestie di un gruppo di loro. Quando
uno di loro ha schernito Mike – in un modo che ricorda gli abusi
del padre – ha affrontato l’intero gruppo, il che spiega anche il
commento iniziale di Tommy sul fatto che non ha paura di combattere
un gruppo di teppisti.
Lo stesso attacco si riflette anche
nel momento in cui Mike è costretto a combattere contro un branco
di cani selvatici. La scena mostra brevemente gli animali come
uomini, che lo combattono come avevano fatto al bar. Ma è la lotta
di Mike per tutta la vita per superare il trauma infantile che alla
fine lo ha portato ad allontanarsi da Jenny. Alla fine, è un
messaggio che Jenny ha registrato di nascosto sul suo telefono ad
aiutare Mike a capire esattamente cosa deve fare. È persino
implicito che questo messaggio possa essere una sorta di
portafortuna che ha contribuito a tenerlo al sicuro.
Quali temi vengono esplorati in
Mine?
Mine è un
film pieno di significati nascosti. Esplora una serie di temi più
profondi sulla vita, e non solo in relazione a un soldato bloccato
in una situazione mortale. Come dice il berbero, dobbiamo
continuare ad andare avanti. Questo non significa solo uscire da
una mina, ma anche attraversare la tragedia, come ha fatto il
berbero dopo la morte di sua figlia. Mike alla fine impara a fare
lo stesso, accettando il suo passato e abbracciando un nuovo futuro
di incertezza, cosa che non era mai riuscito a fare prima.
Quando Mike incontra per la prima
volta il berbero, nota il suo modo insolito di camminare a zig-zag,
che in seguito spiegherà essere un modo per ridurre al minimo le
possibilità di calpestare una mina. Ma la sua camminata è anche una
metafora della strada che percorriamo nella vita: Non tutti i passi
che facciamo devono essere in linea retta e il nostro cammino può
talvolta andare in direzioni diverse, anche se ci fa avanzare. Come
spiega il berbero, anche la strada sbagliata può alla fine portarci
a casa.
In definitiva,
Mine parla di vincere la paura,
trovare la libertà e abbracciare il proprio destino. Per farlo,
dobbiamo affrontare i nostri momenti più bui e talvolta passare
attraverso una prova del fuoco. Alla fine, questo ci condurrà
dall’altra parte, se solo riusciamo a fare quel salto di fede.
Dal produttore di
Buried e The
Conjuring, Peter Safran, in
coproduzione con Italia e Spagna, arriva, diretto da due giovani
registi italiani, Fabio Guaglione e Fabio
Resinaro, Mine: war movie e
thriller. Protagonista assoluto Armie Hammer
(The Social Network, The Lone
Ranger), nei panni di un soldato bloccato su una mina
antiuomo nel deserto. Ne parlano i due sceneggiatori e registi.
Perché avete scelto il
cinema di genere?
Fabio Guaglione: “Siamo
cresciuti negli anni ’80, ci siamo cibati del cinema pop americano,
dei cartoni giapponesi degli anni ’70 e li abbiamo mescolati con il
background italiano dei fumetti e degli spaghetti western. Abbiamo
sempre cercato di usare il genere per parlare al pubblico, con lo
scopo di unirlo ad una voce d’autore”.
Fabio Resinaro: “La retorica del
film di genere si basa su archetipi americani, perciò ci è sembrato
naturale rifarci a questi, ma si tratta di un uso del genere non
fine a sé stesso, bensì come mezzo per raccontare qualcosa di
personale”.
G.: “La nostra collaborazione
nasce ai tempi della scuola. Inizialmente volevamo disegnare
fumetti, poi abbiamo visto Matrix e abbiamo deciso
di fare cinema”. “Nel 2008 abbiamo realizzato
AfterVille, corto in italiano (di
fantascienza ndr) che ha partecipato a vari festival e vinto
premi internazionali, finché non è arrivata la telefonata di un
produttore della 20th Century Fox, interessato a farne un film.
Così siamo approdati agli Studios americani. Però, per emergere
avevamo bisogno di un’idea forte. Lo spunto per questo lavoro è
venuto proprio perché, quando lo abbiamo concepito, ci sentivamo
anche noi, professionalmente, come bloccati in un campo minato e
dovevamo fare un passo”.
Com’è dirigere in
due?
G.: “Siamo molto diversi e
litighiamo, ma è un vantaggio, perché così ognuno è sempre
costretto a confrontarsi con il punto di vista
dell’altro”.
Come vi siete trovati con
Armie Hammer?
G. “All’inizio pensavamo ad
altri per il ruolo di Mike, ma incontrando Armie ci siamo resi
conto che era la persona giusta, intelligente e versatile, con la
voglia di sostenere un one man show”.
R: “Ha messo in atto una bella
trasformazione rispetto alle sue interpretazioni
precedenti”.
Quali sono state le vostre
influenze?
G.: “Tra le influenze più
evidenti c’erano certamente Buried e 127
ore, ma qui la premessa è diversa: il protagonista non è
incastrato, è bloccato. È lui che decide di non muoversi. Da lì
parte una storia del tutto diversa. Ci interessa che quanto accade
in scena sia lo specchio di ciò che accade dentro al
personaggio”.
Cosa vorreste rimanesse al
pubblico del film?
R.: “La
piacevole sorpresa per il fatto che c’è qualcosa di più, oltre il
genere”.
G.: “Mi piacerebbe che chi lo
vedrà continui a pensarci anche dopo la visione”.
Nelle sale italiane dal 6 ottobre in
prima mondiale, distribuito da Eagle Pictures.
In arrivo nelle sale nostrane il
prossimo 6 ottobre Mine, il
thriller diretto da Fabio Guaglione
e Fabio Resinaro che vede
protagonista Armie Hammer torna a
mostrarsi in una nuova clip ed un video dietro le quinte.
In quello che si annuncia come un
thriller ad altissima tensione, Armie Hammerinterpreta un soldato che
in Afghanistan dovrà combattere per non esplodere letteralmente in
aria su una mina anti-uomo resistendo contro l’ambiente
circostante, i nemici in agguato, le trappole psicologiche e
l’amore lasciato a casa (Annabelle
Wallis). Nel cast anche Tom
Cullen.
I diritti di
Mine sono stati acquisiti da Well Go
USA per la distribuzione in Usa e Canada. Il film uscirà in Italia
il 6 ottobre.
Afghanistan: un soldato (Armie
Hammer) sta tornando al campo base dopo una missione, ma
inavvertitamente poggia il piede su una mina antiuomo. Non può più
muoversi, altrimenti salterà in aria. In attesa di soccorsi per due
giorni e due notti, dovrà sopravvivere non solo ai pericoli del
deserto ma anche alla terribile pressione psicologica della
tutt’altro che semplice situazione.
Mine vaganti è un
film di Ferzan Ozpetek del 2010 che ha conquistato critica e
pubblico grazie alla tematiche affrontate e al talento degli
interpreti. Non solo apprezzato in Italia, questo film ha avuto
ampi consensi anche all’estero, tanto da vincere numerosi premi sia
italiani che internazionali. Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Mine vaganti.
Mine vaganti film
1. Ha vinto 4 Globi
d’oro. Questo film è riuscito a portarsi a casa ben
quattro premi della stampa internazionale, vincendo quelli per il
Miglior Film, Miglior Sceneggiatura, Migliore Fotografia e Attrice
Rivelazione a Nicole Grimaudo.
2. È un film molto
personale. Lo stesso regista del film, Ferzan Ozpetek, ha definito questo film come
molto personale. Oltre al fatto di averlo ambientato a Lecce, luogo
che ricorda Istanbul, Mine Vaganti è stato dedicato al padre e
rappresenta l’esigenza di ripensare al quel rapporto che esisteva
tra il regista e i suoi genitori.
3. Ritornano i temi cari al
regista. In questo film, inevitabilmente ritornano quei
temi che hanno sempre caratterizzato i film di Ozpetek. Tematiche
come l’amore, la felicità, la morte e il perdono si evolvono e
creano sempre degli sconvolgimenti nella narrazione, così come
nella vita reale. Un film che si posiziona a metà tra un dramma e
la commedia, in cui si ride di cose che non piacciono.
Mine vaganti streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse rivedere Mine
vaganti, o scoprirlo per la prima volta, è possibile farlo
grazie alla sua presenza sulle varie piattaforme di streaming
digitale legale come Google Play e iTunes.
Mine vaganti cast
5.
Elena Sofia Ricci si è dovuta imbruttire. L’attrice ha
espresso di sentirsi onorata nell’interpretare il personaggio che
unisce le tre zie della vita reale del regista. Tuttavia, per
interpretare il zia Luciana ci sono volute due ore di trucco tutti
i giorni.
6.
Ennio Fantastichini non condivideva nulla con il suo
personaggio. Durante il momento di presentazione del film
alla stampa nel 2010, l’attore ha ammesso di sentirsi molto lontano
dal suo Vincenzo e di non condividere l’atteggiamento morale di un
paese che tanto amava, oltre che rifiutare l’utilizzo del termine
omosessuale in quanto possiede, in maniera intrinseca, una
connotazione razzista.
7.
Riccardo Scamarcio voleva dare empatia al suo
personaggio. L’attore ha rivelato di aver avuto paura che
il suo Tommaso non fosse capito, che il pubblico non riuscisse ad
entrare in empatia con lui. Perciò, per dare vita al personaggio,
ha dovuto lavorare sulla sua passività e sul suo non reagire alle
situazioni.
Mine vaganti frasi
8. Un film fatto di frasi
indimenticabili. Mine vaganti non poteva non essere un
film generatore di frasi memorabili e atte a rimanere nella memoria
collettiva. Ecco qualche esempio:
Gli amori impossibili non
finiscono mai. Sono quelli che durano per sempre. (La
nonna)
Non devi aver paura di lasciare,
perché quello che conta non ti lascia mai.
(Tommaso)
Tommaso, sei stato bravo a
resistere. Fai così. Sbaglia sempre per conto tuo. (La
nonna)
Tommaso, se uno fa sempre quello
che gli chiedono gli altri, non vale la pena di vivere. (La
nonna)
È più faticoso stare zitti che
dire quello che si pensa. (zia Luciana)
Invece è vero, sono strana. Non
riesco ad avvicinarmi agli altri, tengo tutto a distanza e poi sono
piena di fissazioni e di manie. (Alba)
Mine vaganti trama
9. Andare dove porta il
cuore. Il film si apre facendo conoscere al pubblico la
figura di Tommaso che torna a casa, nel suo Salento, perché si è
finalmente deciso, anche grazie al consiglio della nonna, di
combattere per le proprie scelte, anche a costo di scontrarsi con
la sua famiglia. Una famiglia stravagante e numerosa, proprietaria
di un pastificio in Puglia, di buon cuore ma ristretta dalle
convenzioni.
10. Un film ricco di colpi
di scena. Sebbene Tommaso sia mosso da buone intenzione,
sarà suo fratello che anticipa i motivi tale per cui egli sia
tornato in Puglia. Una serie di segreti e colpi scena faranno in
modo che il protagonista si trovi nella condizione di rimanere
l’unico uomo di famiglia a gestire il pastificio, riuscendo a
svolgere l’attività anche grazie alla sua amicizia con la giovane
Alba.
Al film di Ozpetek 4 premi della
stampa internazionale. La vocazione internazionale di Mine vaganti
si rafforza ancora con i grandi riconoscimenti dei Globi d’oro,
l’annuale appuntamento con la stampa estera.
Netflix ha diffuso il nuovo
trailer di Mindhunter,
l’attesissima serie TV originale diretta da David
Fincher. Mindhunter sarà disponibile su
Netflix a partire dal 13 Ottobre 2017.
Come possiamo essere un passo
avanti alle persone folli se non abbiamo nessuna idea di come
ragionano? Due agenti dell’FBI (Jonathan Groff & Holt McCallany)
iniziano un’odissea investigativa sinistra e misteriosa alla
scoperta di verità brutali.
Oltre a Groff (Looking,
Glee) e McCallany (Sully, Light’s Out),
MINDHUNTER vede nel proprio cast anche
Anna Torv (Fringe) e Hannah Gross (Unless).
La serie è diretta da David Fincher
(Gone Girl,
Zodiac), Asif Kapadia (Amy, Senna), Tobias
Lindholm (A War, A Hijacking) e Andrew Douglas (The
Amityville Horror, U Want Me 2 Kill Him?).
Joe Penhall (The Road) è
il creatore della serie. Fincher, Joshua Donen (Gone Girl, The
Quick and the Dead), Charlize Theron (Girlboss, Hatfields &
McCoys) ae Cean Chaffin (Gone Girl, Fight Club) sono
i produttori esecutivi.
Mentre in precedenza sembrava che
la terza stagione di Mindhunter non sarebbe stata
realizzata, l’attore Holt McCallany afferma che
David Fincher ha almeno preso in considerazione
l’idea di riportare la serie sul set.
Parlando con Awards
Daily, a McCallany è stato chiesto se ci
fosse la possibilità che Mindhunter potesse
tornare per una terza stagione. Anche se al momento non c’è nulla
di confermato e McCallany ha ammesso che
probabilmente è ancora “improbabile“, l’attore de
L’artiglio di ferro ha detto di credere che David
Fincher abbia “pensato” di riportare in vita la serie di
Netflix,
dando così ai fan il primo barlume di speranza che una terza
stagione possa un giorno realizzarsi.
“Ho sentito che David ci ha
pensato“, ha detto. “Non sto dicendo che tornerà. Ma sto
dicendo che se tornerà, io tornerò con lui. Potete portarlo in
banca, ma dipenderà da ciò che David vorrà fare. Sono passati
alcuni anni, quindi probabilmente è improbabile, ma il solo fatto
che ci abbia pensato è un segno di speranza“.
Cos’è Mindhunter di Netflix?
Basata sul libro del 1995
Mindhunter: Inside the FBI’s Elite Serial Crime Unit di
John E. Douglas e Mark Olshaker, Mindhunter ha debuttato su Netflix
nel 2017. La serie ha come protagonisti Jonathan Groff e
McCallany nei panni di due agenti dell’FBI che tentano di
comprendere la mente dei serial killer, portandoli così a
intervistare e tracciare il profilo di una serie di noti assassini
durante la creazione dell’Unità di Scienze Comportamentali.
La seconda stagione di
Mindhunter ha debuttato nel 2019. Netflix ha scelto di non proseguire con una
terza stagione quando Fincher ha iniziato a
concentrarsi su altri progetti; tuttavia, un rappresentante della
società ha dichiarato a TVLine nel gennaio 2020
che Fincher “potrebbe rivisitare Mindhunter in
futuro“.
Fincher ha
dichiarato a Forbes nel febbraio 2023: “Sono molto orgoglioso
delle prime due stagioni. Ma è uno show molto costoso e, agli occhi
di Netflix, non abbiamo attirato abbastanza pubblico da
giustificare un tale investimento (per la terza stagione). Non li
biasimo, hanno corso dei rischi per far decollare la serie, mi
hanno dato i mezzi per fare
Mank nel modo in cui volevo farlo e mi hanno permesso di
avventurarmi su nuove strade con
The Killer. È una benedizione poter lavorare con persone capaci
di audacia. Il giorno in cui i nostri voleri saranno diversi,
dobbiamo essere onesti nel separarci“.
La terza stagione di Mindhunter non è ancora
stata confermata da Netflix.
Fincher non ha nemmeno affrontato i recenti
commenti di McCallanay.
Dopo sei anni, si riaccende la
speranza per la terza stagione di Mindhunter, con uno
dei protagonisti della serie che ha rivelato alcune indiscrezioni
su un possibile ritorno. La serie thriller di Netflix è prodotta e diretta dal leggendario regista
David Fincher, e la prospettiva di una terza stagione di Mindhunter è nell’aria dal 2019.
Fincher è passato ad altri progetti, con due lungometraggi usciti
nel frattempo su Netflix.
Attualmente sta anche lavorando al seguito di C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino con Brad
Pitt.
Holt McCallany, che interpreta Bill
Tench in Mindhunter, ha recentemente rivelato a CBR di aver incontrato David Fincher per
discutere di un potenziale ritorno sotto forma di tre film da
due ore. Spiega che, sebbene David Fincher sia meticoloso e
debba essere soddisfatto delle sceneggiature, ci sono persone che
stanno lavorando alla scrittura. McCallany rivela che si tratta
principalmente di David Fincher che ha il tempo e la dedizione per
il progetto e che “devono aspettare il miglior attore di Broadway”,
riferendosi al co-protagonista di Mindhunter, Jonathan
Groff, che ha vinto un Tony Award nel 2024. Leggi la citazione
completa qui sotto:
“Sai, qualche mese fa ho incontrato David Fincher nel suo
ufficio e mi ha detto che c’è la possibilità che torni come tre
film da due ore, ma penso che sia solo una possibilità. So che ci
sono degli sceneggiatori al lavoro, ma David deve essere
soddisfatto delle sceneggiature”.
“Mi sono sentito molto fortunato e privilegiato ad aver
potuto partecipare a quella serie. Mi piacerebbe molto che
tornasse. Come ho detto, lui mi ha dato un po’ di speranza quando
ci siamo incontrati, ma dovrebbero allinearsi il sole, la luna e le
stelle. La buona notizia è che siamo su Netflix con The Waterfront,
e anche quei film sarebbero per Netflix. Quindi penso che in
termini di date e logistica, si potrebbe fare, ma dipende dal fatto
che David abbia davvero il tempo e la voglia di farlo e che sia
soddisfatto del materiale. E questo è un grande punto
interrogativo”.
Cosa significa
l’aggiornamento di Holt McCallany sulla terza stagione di
Mindhunter
La terza stagione di
Mindhunter è promettente, ma ancora lontana dall’essere
garantita
Sebbene l’aggiornamento di Holt
McCallany su Mindhunter sia certamente promettente per chi desidera
vedere il seguito, vale la pena ricordare che non è la prima volta
che esprime il suo rammarico per la conclusione anticipata della
serie. Come lui stesso afferma,sarà necessario che tutti
i fattori convergano, in primo luogo che David Fincher trovi il
tempo, ma anche che gli impegni degli attori principali coincidano
con quelli del regista. Dopo sei anni di attesa e
incertezza, può essere difficile riunire il cast in modo che tutti
siano d’accordo.
David Fincher ha solo un
progetto in cantiere al momento, ovvero The Adventures of Cliff
Booth. Il film è in fase di pre-produzione, ma con attori come
Yahya Abdul-Mateen II ed Elizabeth Debicki che hanno recentemente
firmato per il cast, sembra che le riprese potrebbero iniziare
prima del previsto. Tuttavia, ciòsignificherebbe
probabilmente aspettare ancora un po’ prima che Fincher possa
dedicare il temponecessario per realizzare il sequel di
Mindhunter. Questo ipotetico progetto è ancora lontano anni luce,
ammesso che venga mai realizzato.
Secondo
DeadlineJosé Padilha
dirigerà il thriller di fantascienza
Mindcorp per la Warner
Bros., con la produzione affidata alla Hollywood
Gang di Gianni Nunnari.
Per ora della trama, che sarebbe
tratta da un racconto mai pubblicato dello stesso
Padilha, si sa poco e nulla se non di esperimenti
sul corpo e la mente degli esseri umani con un prete incaricato di
salvare il mondo e che lo script sarà scritto da Dwain
Worrell.
Per chi non conoscesse José
Padilha vi diciamo che dopo aver partecipato al Festival
di Berlino con il suo Tropa de elite
vincendo l’Orso d’Oro, ha esordito sul suolo americano con il
remake di Robocop con Joel
Kinnaman e Gary Oldman.
Uscirà al cinema l’8
giugno distribuito da Medusa Film per
Notorious Pictures il nuovo thriller di
Mauro Borrelli (The Recall –
L’Invasione, 2017;
WarHunt, 2022) dal titolo
Mindcage – Mente Criminale, con un cast
stellare formato da John Malkovich (Le relazioni
pericolose, 1989; Il tè nel
deserto, 1990), Martin Lawrence
(Bad Boys, 1995, Bad Boys for
Life, 2020) e Melissa Roxburgh (la
celebre Michaela Beth Stone nella serie tv
statunitense di successo Manifest,
2018-2023).
Il film racconta l’avvincente
ricerca di un assassino imitatore da parte dei detective Jake
(Martin Lawrence) e Marty (Melissa
Roxburgh). I due, attraverso numerosi espedienti e colpi
di scena, chiederanno aiuto a L’Artista (John
Malkovich), un pericoloso serial killer incarcerato e
dalla mente diabolica che li attirerà in un gioco contorto e pieno
di suspance.
Il regista Mauro Borrelli, noto
anche come sceneggiatore, designer e visual artist ha utilizzato
elementi ancestrali suggestivi che ricordano film di successo come
Il sesto senso,
Seven e
Constantine, immergendo lo spettatore in
un’affascinante cornice dark. Fondamentali, in tal senso, i
richiami all’arte classica religiosa italiana che si fondono
perfettamente con l’estetica noir.
La 20th Century
Fox ha acquistato i diritti per la trasposizione
cinematografica di Mind MGMT, fumetto
pubblicato negli USA dalla Dark Horse (la stessa
casa editrice di Sin City ed
Hellboy). A produrre il film sarebbe
stato chiamato Ridley Scott.
La serie è scritta e illustrata da
Matt Kindt e si concentra su, Lyme un agente
governativo che fa parte di uno speciale gruppo di ‘spie
psichiche’; sfinito dall’uso delle sue abilità, si ritira ma, a
causa di un crollo nervoso, ne perde il controllo, spingendo gli
abitanti di un’intera cittadina a massacrarsi tra di loro; la
vicenda si sposta poi di alcuni anni e vede la scrittrice Meru
incrociare la strada del protagonista, scoprendo di avere con lui
un particolare legame….
Al momento la Fox ha semplicemente
acquistato i diritti e coinvolto Scott attraverso la sua compagnia
Scott Free; ora bisognerà trovare uno scrittore e poi capire se il
tutto prenderà effettivamente il via o resterà nel limbo dei
progetti annunciati e mai realizzati.
Arriva in prima visione
su Sky Cinema Due il film candidato a sei Oscar, Minari
di Lee Isaac Chung, film rivelazione di questa
stagione cinematografica già vincitore del Golden Globe come
Miglior Film Straniero e del Gran Premio della Giuria e del Premio
del Pubblico al Sundance Film Festival.
Minari
ha ricevuto sei nomination agli Oscar come Miglior Film, Miglior
Regista a Lee Isaac Chung, Miglior Attrice Non Protagonista a
Yuh-Jung Youn, Miglior Attore Protagonista a
Steven Yeun – primo interprete americano di origine
asiatica nella storia a ricevere questa nomination -, Migliore
Sceneggiatura Originale a Lee Isaac Chung e Migliore Colonna Sonora
Originale a Emile Mosseri. Anche quest’anno si potrà seguire la
Notte degli Oscar® 2021 in diretta su Sky Cinema Oscar (canale 303)
tra domenica 25 e lunedì 26 aprile a partire dalle 00:15.
Minari
(dal nome di una pianta acquatica coreana simile al crescione
europeo) è ambientato negli Stati Uniti degli anni 80 e si ispira
alle vicende personali del regista. Tutto ha inizio quando Jacob
(Steven Yeun, The Walking Dead, Burning – L’amore brucia),
immigrato coreano, trascina la sua famiglia dalla California
all’Arkansas, deciso a ritagliarsi la dura indipendenza di una vita
da agricoltore. Sebbene Jacob veda l’Arkansas come una terra ricca
di opportunità, il resto della famiglia è sconvolto da questo
imprevisto trasferimento in un fazzoletto di terra nell’isolata
regione dell’Ozark. Ad aiutare Jacob nella fattoria il veterano di
guerra Paul, inarrestabile lavoratore estremamente religioso,
interpretato da Will Patton (Yellowstone). L’arrivo dalla
Corea della nonna (Yuh-Jung Youn, Youn’s Kitchen, The Housemaid),
donna imprevedibile e singolare, stravolgerà ulteriormente la loro
vita. I suoi modi bizzarri accenderanno la curiosità del nipotino
David (Alan Kim) e accompagneranno la famiglia in un percorso di
riscoperta dell’amore che li unisce.
Un film rivoluzionario in
cui una famiglia coreana cerca integrazione e insegue il “sogno
americano”, per una storia carica di speranza in un’epoca difficile
in cui per ricominciare bisogna sostenersi soprattutto nelle
difficoltà. Osannato dalla critica internazionale, il Wall Street
Journal parla di una storia “intima, toccante, divertente e
costantemente stimolante”, The Guardian lo descrive come
“incantevole” nel raccontare la fede e la vita reale, vita che può
migliorare una volta che si riescono ad apprezzare le cose semplici
e a farne tesoro.
Si intitola Minari
ed è uno dei film più premiato dell’anno cinematografico insolito
appena trascorso. La sua corsa è partita dal Sundance, festival che
di solito regala sempre grandi doni prezioso al pubblico cinefilo
di tutto il mondo. Lì, Minari, disponibile su NOW e
on demand su Sky, ha conquistato il il Gran Premio
della Giuria e il Premio del Pubblico. Da allora, nella sua corsa
nella stagione dei premi, ha messo a segno solo colpi positivi,
vincendo un Golden Globe, un BAFTA, un SAG Award e un premio
Oscar (questi ultimi premi tutti assegnati all’incredibile
Youn Yuh-jung, ma ne parleremo più avanti).
Il film, che racconta una storia di
integrazione, ambizione e speranza nel futuro ha toccato il cuore
di molti e qui di seguito segnaliamo cinque curiosità su una storia
che, per la sua universalità e il suo cuore, sarà ricordata a
lungo.
Il film Minari è
disponibile su NOW e anche on demand
su Sky. Iscriviti
a soli 3 europer il primo mese e
guarda il film e molto altro.
La scintilla che “ha acceso” la sceneggiatura
Autore della regia e
della sceneggiatura, Lee Isaac Chung ha raccontato
che poco prima di scrivere la sceneggiatura di
Minari era sul punto di abbandonare il cinema e
accettare un impiego a tempo pieno come insegnante. Poi gli venne
in mente una frase del romanzo La casa del professore, di Willa
Cather, del 1925. Quella frase recitava “La vita cominciò per me
quando smisi di ammirare e cominciai a ricordare”. Da questo
ricordo, pochi mesi prima dell’inizio del suo periodo di
insegnamento, Chung cominciò a scrivere la sceneggiatura che
sarebbe diventata Minari. Il film è stato poi girato a Tulsa, in
Oklahoma, in soli 25 giorni, un set e delle riprese velocissime che
hanno coinvolto non solo tutte le attività di zona, ma anche le
cittadine limitrofe come Sand Springs, Skiatook, Broken Arrow e
Rose. Dopo il successo di Minari, è difficile immaginare Lee Isaac
Chung che abbandona il cinema e si dedica all’insegnamento!
Un cast straordinario in Minari
Il cast di
Minari è sicuramente l’aspetto vincente del film, che si basa
su una storia intensa e coinvolgente ma che fa principalmente leva
sull’alchimia trai personaggi. Naturalmente salta all’occhio
Steven Yeun, affascinante protagonista maschile, che
vanta un’ottima sintonia con Yeri Han, che interpreta sua moglie,
nel film. Ma è inevitabile non pensare che la scena sia totalmente
rubata da Youn Yuh-jung che interpreta nonna Soonja, e dal piccolo
Alan Kim, il vivace David. Youn Yuh-jung, vincitrice di un BAFTA,
di un SAG e di un Oscar per questo ruolo, è una vera superstar in
patria: è una delle più importanti star e dei volti più noti del
cinema coreano, ha lavorato per registi come Hong Sang-soo e Im
Sang-soo e a lei appartiene il record di essere la prima attrice
asiatica a vincere un premio Oscar per la migliore interpretazione
da non protagonista. Classe 1947, Youn Yuh-jung è diventata
l’eroina della season award soprattutto grazie ai suoi discorsi di
ringraziamento acuti e ironici, e alle sue dichiarazioni sfacciate
ma sempre divertenti. Accanto a lei, il giovanissimo Alan Kim
rappresenta un contraltare perfetto, dal momento che è al suo
esordio al cinema e offre una performance fresca e naturale, che
rimarrà impressa soprattutto per il suo “Non sono carino, sono
bello!”. Il cast è poi arricchito da fuoriclasse del calibro di
Scott Haze e Will Patton, oltre
che da Noel Cho, che interpreta la mite sorella maggiore, Anne.
Steven Yeun in Minari
Cuore pulsante di Minari è
Jacob, interpretato da
Steven Yeun. L’attore, proprio come il capofamiglia
degli Yi, è nato e cresciuto a Seoul e poi si è trasferito, nel
1988, nel Michigan. Yeun deve la sua fama a The
Walking Dead, nella serie AMC ha interpretato per 5 stagioni
Glenn Rhee, uno dei personaggi preferiti dai numerosissimi fan
dello show ideato da Robert Kirkman. Per Minari, Steven ha
conquistato una nomination agli Oscar nella categoria migliore
attore protagonista, il primo asiatico ad arrivare nella cinquina
finale, e in quell’occasione, tutta la famiglia di The
Walking Dead ha esultato, sui social: il loro Glenn era sul
tetto di Hollywood!
Per Yeun, quindi, Minari è stata
una questione personale, dal momento che ha molte cose in comune
con il personaggio che interpreta, e quindi ha aggiunto al suo
Jacob un ulteriore tocco personale. Nel film, Jacob indossa sempre
un berretto rosso, non si tratta di un semplice berretto di scena,
ma di un regalo che la madre di Steven gli fece quando aveva 17
anni e che l’attore custodisce gelosamente. Aggiungerlo al
guardaroba di questo particolare personaggio non ha fatto che
rendere ancora più autentica e sentita la sua interpretazione.
Cosa significa Minari?
Non si tratta di un nome
di città o di persona, ma è il nome di un’erba selvatica. Come
apprendiamo dal film, attraverso le parole di nonna Soonja, il
Minari è una pianta acquatica spontanea tipicamente coreana. È
meglio conosciuta come “prezzemolo giapponese”, “sedano cinese” o
“crescione di palude”, si usa per cucinare piatti tipici della
tradizione, frittate, kimchi, zuppe, stufato, bibimbap e haemul
pajeon. Ha ottime proprietà organolettiche, è ipocalorico e
disintissicante. Inoltre ha la capacità di crescere anche nei posti
più impensati, ed è una pianta molto resistente.
Una storia autobiografica
Minari è
una storia autobiografica. Il regista Lee Isaac
Chung è nato in Colorado e cresciuto in Arkansas da una
famiglia sudcoreana e in Minari ha raccontato la sua famiglia e la
sua infanzia negli anni ’80. La spinta principale per raccontare
questa sua storia nasce, secondo le dichiarazioni di Chung, dal
desiderio di raccontare a sua figlia di otto anni la sua storia e i
sacrifici che i suoi nonni, genitori del padre, avevano fatto per
poter realizzare il loro sogno americano.
Chung ha raccontato: “Se avessi
potuto lasciare a mia figlia una storia da vedere, quale storia
avrei voluto che fosse? Così ho annotato ottanta ricordi visivi che
risalivano all’epoca in cui avevo all’incirca l’età di mia figlia.
Andavano dai ricordi dei grandi litigi fra i miei genitori
nell’Arkansas fino a quello di mia nonna che incendiò metà della
nostra fattoria. Nell’esaminarli, ho pensato che forse questa era
la storia che avevo sempre desiderato raccontare”.
Se non avete ancora visto il film,
potete approfittare: Minari è disponibile su NOW e
on demand su Sky.
Accolto con grande
entusiasmo di pubblico e critica dal Sundance Film Festival,
Minari, di
Lee Isaac Chung, è già arrivato a vincere il
titolo di Miglior Film Internazionale ai Golden Globes 2021, e
adesso gareggia agli Oscar di quest’anno con ben sei nomination. Il
film, racconto semi autobiografico di un coreano trapiantato in
America, lo stesso Chung, si posiziona ad un’altezza insolita nel
panorama produttivo, ma anche narrativo, del cinema americano.
La trama di
Minari
La storia di
Minari è
ambientata negli anni ’80 e si focalizza su
Jacob (Steven
Yeun), un giovane agricoltore che porta via la sua famiglia
da Los Angeles perché determinato ad avviare una fattoria in
Arkansas e iniziare una nuova vita. Il suo desiderio è quello di
coltivare in loco una serie di ortaggi e verdure coreane che la
comunità asiatica trapiantata negli USA non trova facilmente in
commercio. Sua moglie Monica (Yeri Han) è
stanca dell’ottimismo di suo marito dal momento che questa passa
attraverso la poco rosea prospettiva di vivere isolati in una casa
mobile in mezzo al nulla e con pochi soldi. Il
piccolo David (Alan S. Kim) e sua sorella
sembrano invece sospesi in una nuova condizione di vita che sembra
non influenzarli minimamente.
L’adattamento della
famiglia alla nuova situazione viene sconvolto dall’arrivo
improvviso della madre di Monica, l’eccentrica
nonna Soonja (Yuh-Jung Youn), una donna dal
linguaggio colorito e un po’ bizzarra, ma incredibilmente forte. I
modi della donna suscitano fin da subito la curiosità di David che
stabilirà un forte legame con l’insolita nonna.
Un’elegia delle cose semplici
A partire dal titolo, il
film di Lee Isaac Chung si pone come un’elegia
della semplicità, un’ode a ciò che nella vita desta profonda
emozione pur rimanendo nella visione ordinaria della realtà.
“Minari” infatti è un tipo di prezzemolo selvatico che
attecchisce con molta facilità ovunque e che costituisce un
ingrediente molto frequente nella cucina coreana; vediamo infatti
la nonna Soonja dire al piccolo David cos’è quell’erba che cresce
lungo il ruscello, accanto alla loro casetta su ruote. Alla fine
del film, si tornerà su quella sponda, a raccogliere quell’erba
semplice eppure così potente nel significato emotivo che trasmette,
ma nel frattempo, l’avventura di Jacob si sviluppa seguendo un
percorso che lo mette a confronto con la cultura rurale americana,
costellata di riti e credenze lontanissime dal suo vissuto, dalla
sua esperienza alle quale finisce per affidarsi in quel percorso di
immedesimazione nel nuovo mondo che ha scelto di abitare, insieme
alla sua famiglia. E mentre Jacob rappresenta lo spirito di
innovazione e avventura, Monica incarna uno stile di vita più
conservatore, tanta è la sua ritrosia ad entrare in contatto con un
nuovo mondo e persone che appartengono ad una cultura completamente
differente dalla sua.
Il contrasto tra etnie
non ha un vero e proprio ruolo in Minari,
nel senso che è accennato nei momenti in cui la famiglia Yi si
interfaccia con chi vive intorno a lei, ma non assume mai il
connotato di un problema, è semplicemente un fatto, di cui entrambe
le parti prendono atto, passando oltre.
Lo straniero in terra
americana
L’occhio di Chung è senza
dubbio debitore della sua cultura di nascita, è quello di un
estraneo che guarda all’ambiente americano desiderando fortemente
l’essere “intonato” a quello stesso contesto, eppure i tempi
narrativi, lo stile di inquadrature, l’importanza che viene data
alla banalità del quotidiano si sposa molto meglio con i tempi
cinematografici orientali. Gli stessi sono però resi universali
dalla specificità della storia, che comunque racconta di un sogno
di integrazione e di riscatto personale. Il sogno americano
contaminato con la poetica dell’essenziale e del banale diventa in
Minari uno slancio poetico che si intona con i gesti sommessi dei
protagonisti, i giochi docili dei bambini, la bizzarra nonna e le
sue espressioni volgari ma allo stesso tempo intime.
Benedetto da un cast in
stato di grazie e da una delicatezza rara, Minari è
un affresco familiare che non ha difficoltà a trasformarsi in epica
collettiva, senza mai perdere di vista l’individuo con le sue
ambizioni, le sue debolezze e la voglia di realizzarsi, cercando
sempre di muoversi in sintonia con le persone che ama.
Giovanissima ma già con alcuni
importanti titoli cinematografici e televisivi nel suo curriculum,
l’attrice londinese Mimi Keene ha conquistato
tutti non solo con il suo fascino ma anche con un talento a dir
poco notevole. Capace di comunicare profonde emozioni con minimi
accenni del volto, è oggi un’attrice in rapida ascesa, molto
richiesta e con un futuro particolarmente promettente davanti a
lei.
Ecco 10 cose che forse non sai di Mimi
Keene.
Mimi Keene: i suoi film e le serie TV
1. È celebre per alcune
serie TV. La carriera da attrice della Keene ha avuto
inizio nel 2013 con un piccolo ruolo in un episodio della serie
Sadie J. Successivamente ha recitato nel film televisivo
Our Girl (2013) e in un paio di episodi della serie
Children in Need (2013-2014). Ottiene una prima popolarità
grazie alla soap opera EastEnders, dove ricopre il ruolo
di Cindy Williams. Nel 2016 appare in un episodio di
Casulty, mentre è nel 2019 che arriva la celebrità grazie
alla serie Sex Education. Qui,
accanto ad attori come Asa Butterfield
e Emma Mackey,
ricopre il ruolo di Ruby Matthews.
2. Ha recitato in alcuni
film. Ad oggi la Keene è apparsa solamente in due film per
il cinema, ma ha lasciato intendere di voler decisamente ripetere
l’esperienza in futuro. Ad oggi, dunque, i due lungometraggi in cui
si può ritrovare l’attrice sono Close (2019), un thriller
con protagonista Noomi Rapace, e
il biografico Tolkien (2019), basato sulla vita del
celebre scrittore, con protagonista Nicholas
Hoult.
3. Ha recitato anche per un
videogioco. Oltre ad essersi dedicata al cinema e alla
televisione, la Keene ha avuto modo di vivere un’esperienza che non
capita a tutti i suoi colleghi: recitare per un videogioco. Ha
infatti dato voce ai personaggi di Eurayle, Stheno e Medusa in
Castlevania: Lords of Shadow – Mirror of Fate (2013) e
Castlevania: Lords of Shadow 2 (2014). L’attrice non si è
però limitata a fornire la voce a questi personaggi, ma li ha anche
interpretati fisicamente grazie alla tecnica della motion
capture.
Mimi Keene in Sex Education
4. Ha fatto recitare il suo
cagnolino nella serie. Chi segue l’attrice sui social
saprà del suo grande amore per il suo chihuahua chiamato Baby. Un
cagnolino da cui l’attrice non si separa mai, a tal punto da aver
cercato di farlo comparire anche in Sex Education sin
dalla prima stagione. L’occasione è finalmente arrivata con la
terza stagione, dove il chihuahua fa finalmente la sua comparsa
accanto all’attrice. La Keene si è definita felicissima della cosa
e di come il cagnolino ha gestito le riprese che lo vedevano
coinvolto.
5. È entusiasta della
crescita del suo personaggio. Con la terza stagione della serie il
personaggio di Ruby ottiene molto più spazio e attenzioni. Gli
spettatori hanno infatti modo di scoprire molto di più di lei e
l’attrice ha potuto mettersi alla prova con una vera e propria
crescita emotiva e caratteriale del personaggio. La Keene è infatti
rimasta entusiasta di come Ruby sia cambiata rispetto alla prima
stagione, sentendosi sempre più legata a lei, gioendo dei suoi
successi e soffrendo per i suoi dolori.
Mimi Keene in Tolkien
6. Ha interpretato un ruolo
chiave nel film. Nel film del 2019 Tolkien,
incentrato sulla vita e le opere del celebre scrittore
di Il Signore degli Anelli, la Keene interpreta la
versione da ragazza di Edith Bratt, di cui Tolkien è innamorato e
che diverrà poi sua moglie. La versione adulta del personaggio è
invece interpretata da Lily Collins.
Si è trattato di un ruolo molto importante per la Keene, che ha con
esso avuto modo di farsi notare da un pubblico sempre più
ampio.
Mimi Keene e Asa Butterfield
7. Potrebbe avere una
relazione con il collega. Buona parte della terza stagione
di Sex Education vede la Keene recitare a stretto contatto
con Asa Butterfield, interprete del protagonista
Otis Milburne. Impossibile notare una forte chimica tra i due e se
anche nella serie la loro relazione non finisce bene, alcuni indizi
lasciano pensare che nella realtà stiano invece davvero insieme. Di
recente, infatti, sui rispettivi social i due hanno pubbliacato
delle foto che sembrano essere scattate negli stessi luoghi. Ad
oggi non vi sono ancora conferme, ma sono in molti a pensare che
tra i due attori sia effettivamente nato qualcosa.
Mimi Keene: Instagram e Twitter
8. Ha un account molto
seguito. Come la maggior parte dei suoi colleghi, anche la
giovane attrice ha aperto da qualche anno il proprio profilo
Instagram, seguito da circa 4,2 milioni di persone. Il suo profilo,
con attualmente circa 40 post, è un tripudio di foto che la
ritraggono protagonista tra momenti lavorativi e di svago.
Seguendola, si potrà dunque rimanere aggiornati su tutte le sue
attività, dalla recitazione alla pubblicità, fino ai luoghi da lei
visitati e molto altro.
9. È presente anche su
Twitter. Oltre ad Instagram, l’attrice ha un proprio
profilo anche sul social Twitter, dove è seguita da oltre centomila
persone. Qui la Keene è meno attiva rispetto ad Instagram, ed è
principalmente solita ricondivedere tweet altrui che la riguardano
o rispecchiano il suo pensiero su determinate tematiche. Per chi
possiede un account anche su questa piattaforma, sarà possibile
seguirla e scoprire di più di lei.
Mimi Keene: età e altezza dell’attrice
10. Mimi Keene è nata il 5
agosto del 1998 a Londra, Inghilterra. L’attrice è alta
complessivamente 1.59 metri.
Si è spento all’età di 86 anni
Milos Forman, il regista e sceneggiatore vincitore
di due premi Oscar per Qualcuno volò sul nido del
cuculo e Amadeus. A confermare la notizia
alla stampa è stata la moglie, via comunicato stampa all’agenzia
ceca Ctk.
Milos Forman,
addio al regista di Qualcuno volò sul nido del
cuculo
“La sua dipartita è stata
tranquilla, con al fianco in ogni istante la sua famiglia e i suoi
amici più intimi” si legge nell’annuncio. Forman viveva con la
famiglia, la terza moglie e i suoi gemelli nati nel 1998, nel
Connecticut e la sua fama è legata ai suoi due film più celebri e
premiati, Qualcuno volò sul nido del cuculo, con
un incredibile Jack Nicholson, e
Amadeus, biopic su Mozart. Per
entrambi i film, il regista ha conseguito, nel 1976 e nel 1985 il
premio Oscar alla regia.
Tra i suoi altri lavori, oltre a
qualche partecipazione come attore, Milos Forman
ci lascia il musical Hair, Larry Flynt – Oltre lo scandalo
(1996) Orso d’Oro al Festival di Berlino, Man on the Moon (1999) e
L’ultimo inquisitore (2006).
Celebre per i suoi ruoli televisivi,
l’attore Milo Ventimiglia si è negli anni
costruito una buona fama recitando in diverse serie di successo,
arrivando così ad affermarsi presso il grande pubblico. Alla
ricerca di personaggi sempre diversi, Ventimiglia ha dimostrato di
possedere una buona versatilità, passando con naturalezza dal
dramma al genere supereroistico.
Ecco 10 cose che non sai di
Milo Ventimiglia.
Milo Ventimiglia: i suoi film e le
serie TV
1. È stato protagonista di
celebri serie televisive. Dopo aver esordito recitando in
alcuni episodi di celebri serie come Willy, il principe di
Bel-Air (1996), Sabrina, vita da strega (1996),
Terra promessa (1999), Opposite
Sex (2000) e CSI – Scena del
crimine (2000), l’attore ottiene un ruolo di rilievo in
Una mamma per amica (2001-2006), dove recita nel ruolo di
Jess Mariano. Ottiene poi ulteriore popolarità recitando in
American Dreams (2004-2005) e The Bedford Diaries
(2006), ma la vera fama arriva grazie al ruolo di Peter Petrelli in
Heroes (2006-2010). Successivamente partecipa a serie come
Chosen (2013-2014), Gotham (2015) e The
Whispers (2015), mentre dal 2016 ricopre il ruolo di Jack
Pearson in This Is Us, che ne consacra la
popolarità.
2. Ha preso parte a celebri
film. L’attore esordisce al cinema con il film Kiss
Me (1999), per poi recitare in Cursed – Il maleficio
(2005), Stay Alive (2006) e Rocky Balboa (2006).
Negli anni successivi prenderà poi a parte Blindato
(2009), Indovina perché ti odio (2012), Un weekend da
bamboccioni 2 (2013), Killing Season (2013),
Grace di
Monaco (2014), Joker – Wild Card (2015), e
Creed II
(2018), dove riprende il ruolo di Robert Balboa. Negli ultimi anni
ha poi recitato in Ricomincio da me (2018) e
Attraverso i miei occhi (2019).
3. Ha doppiato un celebre
personaggio dei fumetti. Ventimiglia è noto anche per
essere la voce della versione animata di Wolverine, il celebre
mutante Marvel. L’attore ha infatti
ricoperto tale ruolo per un episodio della serie Iron Man
(2010) e in modo più ampio per la serie dedicata al personaggio,
Wolverine (2011), e per Marvel Anime (2011). Ha
doppiato nuovamente il mutante anche per un episodio di
Blade (2011).
Milo Ventimiglia è su
Instagram
4. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram, con un profilo seguito da 1,8 milioni di persone.
All’interno di questo l’attore è solito condividere foto artistiche
di oggetti o luoghi in cui si imbatte, personalizzando così il
profilo con un proprio personale stile.
Milo Ventimiglia: la sua vita
privata
5. Ha frequentato una
collega di set. Nel 2002 l’attore rende nota la sua
relazione con l’attrice Alexis Bledel, conosciuta sul set di
Una mamma per amica, dove l’attore interpretata proprio il
fidanzato della protagonista, interpretata dalla Bledel. La coppia
tuttavia si separa nel 2006 senza fornire motivazioni pubbliche a
riguardo. L’attore instaura poi un rapporto con l’attrice Hayden
Panettiere, presente nel cast della serie
Heroes, dove ha recitato anche Ventimiglia. I due si
frequentano dal 2007 al 2009, interrompendo poi la relazione, anche
in questo caso senza fornire chiarimenti.
Milo Ventimiglia in Gotham
6. Ha interpretato un
pericoloso criminale. L’attore ha recitato negli episodi
19, 20 e 21 della prima stagione di Gotham, basata sui
personaggi dell’Universo DC. Qui Ventimiglia ha ricoperto il ruolo
di Jason Lennon, conosciuto anche come L’Orco. Spietato killer che
è solito attirare giovani donne per sottoporle ad una serie di
test, per trovare la compagna perfetta. Coloro che falliscono la
prova, sono destinate a fare una fine tremenda.
Milo Ventimiglia in Rocky
7. Non è il figlio di
Stallone. Ventimiglia ha interpretato il ruolo del figlio
di Rocky Balboa nei film Rocky Balboa e Creed II.
Tuttavia, tolta la parentela nei due film, l’attore non ha
particolari legami famigliari con Sylvester
Stallone. La somiglianza tra i due ha però generato
molta confusione nei fan.
Milo Ventimiglia in Heroes
8. Dopo la serie ha faticato
a trovare lavoro. Dopo aver terminato con il personaggio
di Peter Petrelli in Heroes, l’attore ha attraversato un
anno particolarmente difficile, nel quale non riusciva più a
trovare impiego presso alcuna serie o film. L’attore era sul punto
di abbandonare il mestiere dell’attore, quando infine fu chiamato
per una parte in un film. In breve l’attore tornò ad ottenere ruoli
di rilievo.
Milo Ventimiglia in This Is Us
9. Ha diretto un episodio
della serie. Grazie a This Is Us, Ventimiglia ha
potuto cimentarsi anche nella regia, ricoprendo il ruolo per il
quinto episodio della quarta stagione della serie. L’attore ha
dichiarato di essersi sentito particolarmente nervoso a riguardo,
ma ricorda anche di essere riuscito a controllare il set, facendo
in modo che si creasse un clima rilassato.
Milo Ventimiglia: età e
altezza
10. Milo Ventimiglia è nato
a Anaheim, in California, Stati Uniti, l’8 luglio 1977.
L’attore è alto complessivamente 175 centimetri.
Sino ad oggi attiva come attrice
nella sua Australia, la giovane Milly Alcock è ora
divenuta una celebrità di livello mondiale grazie alla serie
House of the Dragon, prequel di
Il Trono di Spade. Giovanissima e talentuosa, la Alcock è
ora una nuova stella della recitazione tutta da scoprire, tra
passioni e progetti futuri.
Ecco 10 cose che non sai su Milly Alcock.
Milly Alcock: i suoi film e le serie TV
1 Ha recitato in diverse
serie televisive. La carriera dell’attrice ha avuto inizio
nel 2014, quando prende parte ad alcuni episodi della serie
Wonderland. In seguito ha guadagnato popolarità grazie a
titoli come Janet King (2017), High Life (2017),
A Place to Call Home (2018), Fighting Season
(2018) e Pine Gap (2018). Negli ultimi anni ha poi
recitato in Les Norton (2019), Reckoning
(2019-2020), Upright (2019-2022) e The Gloaming – Le
ore più buie (2020). La definitiva consacrazione presso il
grande pubblico arriva però grazie alla serie House of the Dragon,
prequel di Il Trono di Spade, dove recita insieme ad
attori quali Matt Smith,
Emma D’Arcy,
Olivia Cooke e
Rhys Ifans.
2. Ha recitato anche in un
film. Ad oggi la Alcock ha recitato in un solo
lungometraggio per il cinema, intitolato The School. Un
horror del 2018 incentrato su una madre intenta a ricercare il
figlio scomparso in una scuola che si rivela essere posseduta da
forze maligne. Nel film la Alcock interpreta Jien. Ad oggi si
attendono dunque ulteriori ruoli cinematografici per la giovane
attrice.
Milly Alcock è Rhaenyra in House of the Dragon
3. Interpreta una
principessa nella serie. Ambientata duecento anni prima di
Il Trono di Spade, la serie prequel House of the
Dragon è arrivata in Italia il 22 agosto. Tra i tanti
nuovi personaggi protagonisti vi è anche la Principessa
Rhaenyra Targaryen. Questa è la primogenita di re
Viserys, interpretato da Paddy Considine. Rhaenyra
è una dragonrider che si aspetta di diventare la prima regina
regnante dei Sette Regni.
4. Temeva che l’avrebbero
licenziata. L’attrica ha di recente raccontato che per i
primi tre mesi di riprese della serie ha temuto continuamente che i
produttori l’avrebbero licenziata. L’impatto con la grandezza del
set e di una produzione internazionale hanno infatti spaventato non
poco l’attrice, sino a quel momento abituata a piccoli progetti in
Australia. Tale senso di disorientamento l’ha portata a credere che
sarebbe stata licenziata se non avesse imparato ad adattarsi.
5. Ha visto solo di recente
Il Trono di Spade. Poco prima di ottenere il
ruolo di Rhaenyra in House of the Dragon, l’attrice ha
completato la visione della serie Il Trono di Spade. La
Alcock ha infatti raccontato di essere stata troppo piccola per
vederla mentre questa era ancora in corso e così solo di recente ne
ha intrapreso la visione, divenendone una grande fan e accettando
con grande gioia la possibilità di un provino per la serie
prequel.
Milly Alcock: chi è il suo fidanzato
6. È molto riservata sulla
propria vita sentimentale. Ad oggi non si sa nulla sulla
vita sentimentale dell’attrice e non è dunque possibile stabilire
se sia o meno impegnata in una relazione. La Alcock sembra essere
ora molto concentrata sulla propria carriera e non sembra esserci
dunque spazio per una storia d’amore. Ora che è divenuta più
celebre, però, sarà certamente più facile sapere di più anche a
riguardo.
Milly Alcock ed Emma D’Arcy
7. Divide il suo personaggio
con un’altra attrice. Come ormai noto a chi sta seguendo
la serie, il personaggio di Rhaenyra viene raccontato in due
momenti diversi della sua vita. Ad interpretare la versione giovane
vi è proprio la Alcock, che compare ad oggi in un totale di 5
episodi. La versione adulta di Rhaenyra è invece interpretata da
Emma D’Arcy, la quale è invece presente in 6 episodi.
Milly Alcock e Matt Smith
8. Hanno lavorato insieme
per alcune scene di sesso. Nell’episodio 4 della serie
l’attrice è protagonista di una scena ambientata in un bordello.
Con lei vi è anche Matt Smith, interprete del
principe Daemon Targaryen, erede presuntivo al Trono di Spade. I
due, trovandosi a dover recitare alcune scene di sesso hanno potuto
trarre vantaggio dalla loro ottima amicizia, che ha permesso ad
entrambi di sentirsi a loro agio. Un cordinatore di intimità e il
regista hanno poi favorito lo svolgimento della scena.
Milly Alcock è su Instagram
9. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da 1 milione
di persone e dove attualmente si possono ritrovare 60 post. Questi
sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice, ma
non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha
preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque
rimanere aggiornati su tutte le sue novità.
Milly Alcock: età e altezza dell’attrice
10. Milly Alcock è nata l’11
aprile del 2000a Sydney, in Australia.
L’attrice è alta complessivamente 1,57 metri.
Milly Alcock è
stata titubante nel rivelare molti dettagli sul suo imminente ruolo
di Kara Zorl-El in Supergirl:
Woman of Tomorrow, mentre era impegnata con la stampa
per la nuova serie Netflix, Sirens, ma l’attrice di House of the Dragon è stata un
po’ più disponibile – almeno riguardo alle sue esperienze nel
periodo che ha preceduto l’ottenimento della parte – durante
un’intervista con Elle.com.
Milly Alcock ha
rivelato di essersi vestita da Ragazza d’Acciaio per il suo provino
insieme a “un’altra ragazza” (molto probabilmente Meg
Donnelly), ricordando la “paura assoluta” che ha provato
quando ha saputo che avrebbe preso il volo come la nostra nuova
Supergirl sul grande schermo. “Ero un po’ incredula.
Inizialmente mi sono detta: ‘Cosa ho fatto?'”, ammette
Alcock. “Poi ho invitato tutti i miei amici a casa e abbiamo
bevuto champagne.”
Durante un provino, ti trovi in
una stanza con tutte le altre donne [in lizza per la stessa
parte] e sei vestita come il personaggio. [Lo studio] ti fa mettere
in fila nel camion del trucco e ti trucca tutte con lo stesso
trucco, per poi farti provare sul palco. Per Supergirl, eravamo io
e un’altra ragazza. È stato davvero spaventoso; pensavo di
vomitare! Ma è solo paura! È quello che succede! Questo lavoro è
stato un viaggio per superare le mie stesse paure.
Abbiamo visto solo un paio di foto
del dietro le quinte di Alcock, ma le foto dal set hanno rivelato
un’immagine sfocata dell’attrice in costume. Kara dovrebbe
debuttare nel Superman di
James
Gunn per arrivare poi al suo film da solista.
Oltre a Milly
Alcock nei panni della protagonista, Supergirl:
Woman of Tomorrow vedrà anche la partecipazione di
Eve Ridley (Il problema dei 3 corpi) nel ruolo di
Ruthye Mary Knolle e
Matthias Schoenaerts (The Old Guard) nel ruolo del
malvagio Krem delle Colline Gialle. Più recentemente, la star di
AquamanJason Momoa si è unita al
cast nel ruolo di Lobo. Anche Krypto il Supercane dovrebbe avere un
ruolo importante nella storia. Le ultime aggiunte al cast sono
state David Krumholtz ed Emily
Beecham nei ruoli dei genitori di Kara, Zor-El e
Alura.
La Warner Bros. ha annunciato che la
nostra nuova Ragazza d’Acciaio prenderà il volo il 26 giugno
2026.
Questa interpretazione di Kara
Zor-El si dice sia una “versione meno seria e più provocatoria
dell’iconica supereroina”, poiché Gunn cerca di allontanarsi dalle
“precedenti rappresentazioni della Ragazza d’Acciaio, in
particolare dalla longeva serie CBS/CW interpretata da Melissa
Benoist”.
Secondo una breve sinossi, questa
storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia per
festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la
strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e finisce per
intraprendere una ricerca omicida di vendetta”. L’attrice e
drammaturga Ana Nogueira sta attualmente lavorando
alla sceneggiatura di Supergirl:
Woman of Tomorrow. La regia verrà firmata da
Craig Gillespie.
Milly Alcock, che ha interpretato la giovane
Rhaenyra Targaryen nella prima stagione di
House of the Dragon della HBO,
interpreterà Supergirl nel nuovo universo DC guidato da
James
Gunn e Peter Safran. Sarà lei la
protagonista del prossimo lungometraggio Supergirl:
Woman of Tomorrow, basato sull’omonima serie di
fumetti DC di Tom King e Bilquis
Evely.
Al momento, il film non ha ancora un
regista, mentre Ana Nogueira (The Vampire
Diaries) è stata appena assunta per scrivere la
sceneggiatura. Gunn, che ha confermato il casting di Alcock su
Instagram, non ha dichiarato quando farà il suo debutto da
supereroe. Ma il fatto che la notizia che Alcock avesse ottenuto il
ruolo sia arrivata mesi prima che Gunn iniziasse a girare Superman: Legacy suggerisce che
Supergirl potrebbe essere presentata insieme al cugino kryptoniano
prima di iniziare la sua storia.
L’australiana Milly Alcock ha iniziato la sua carriera di
attrice da adolescente sulla TV australiana, prima di essere scelta
per il suo ruolo da protagonista nella serie prequel Il
Trono di Spade della HBO. La Alcock ha
ottenuto ampi consensi per la sua interpretazione della principessa
Targaryen nei primi cinque episodi dello show, prima di cedere il
ruolo a Emma D’Arcy che invece interpreta lo
stesso personaggio dieci anni dopo.
Alcock entra in una cerchia
ristretta che comprende Melissa Benoist che ha
interpretato Supergirl nella serie CBS e CW (che è
andata in onda per sei stagioni), e Sasha Calle
nel film del 2023 The
Flash, uno degli ultimi film della precedente
iterazione dell’universo cinematografico DC. Gunn ha chiarito,
tuttavia, che vuole un nuovo inizio con il nuovo DCU.
Nella serie di fumetti del 2022 di
“Woman of Tomorrow”, invece di fuggire dal pianeta Krypton da
bambina prima che esploda (come suo cugino Kal-El), Kara cresce
assistendo alla distruzione del suo pianeta natale fino all’età di
14 anni, quando arriva sulla Terra. Ciò rende il personaggio “molto
più hardcore”, ha spiegato Gunn nel 2023 presentando i primi 10
titoli nella nuova lista DCU. “Non è esattamente la Supergirl
che siamo abituati a vedere.”
Sono state condivise online alcune
foto di
Milly Alcock tra la folla degli US Open e l’ex star di
House of the Dragon sfoggia una pettinatura molto
da Supergirl. La Alcock è naturalmente bionda (o
comunque biondo fragola), ma in questo caso la sua pettinatura è
più chiara del solito e, nelle foto che seguono, sembra decisamente
pronta a solcare i cieli come Donna del
Domani nel film
Woman of Tomorrow del DCU.
Si dice che questa versione di Kara
Zor-El sia “meno seria e più tagliente dell’iconica
supereroina”, in quanto Gunn cerca di allontanarsi dalle
“precedenti rappresentazioni della Ragazza d’Acciaio, in
particolare la lunga serie della CBS/CW interpretata da Melissa
Benoist”.
Il regista statunitense James
Gunn arriva alla premiere di Los Angeles della Warner Bros.
‘The
Flash’ tenutasi al TCL Chinese Theatre IMAX il 12 giugno 2023 a
Hollywood, Los Angeles, California, Stati Uniti. — Foto di
imagepressagency – DepositPhotos
James Gunn ha recentemente rivelato che aveva
già in mente la Alcock per interpretare Supergirl dopo aver visto
la sua interpretazione nella serie prequel di
Game of Thrones della HBO.
“Milly è stata la PRIMA
persona che ho proposto a Peter per questo ruolo, ben più di un
anno fa, quando avevo letto solo i fumetti”, ha scritto il
regista su Threads. “Stavo guardando La casa del dragone e
ho pensato che potesse avere il taglio, la grazia e l’autenticità
di cui avevamo bisogno”.
Secondo una breve sinossi, la
storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia
per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il
Supercane.Lungo la strada, incontra una giovane
donna di nome Ruthye e si ritrova in una ricerca omicida di
vendetta”.
Cosa sappiamo sul film Woman
of Tomorrow?
L’attrice e drammaturga Ana
Nogueira sta scrivendo la sceneggiatura di Woman of
Tomorrow.
Gunn e Peter
Safran hanno annunciato il reboot di Supergirl durante la
giornata stampa dello studio nel gennaio dello scorso anno, quando
è stato rivelato lo slate del DCU “Gods and
Monsters”. Il progetto sarà basato almeno in parte
sull’omonima serie di fumetti di King del 2022.
All’epoca James
Gunn aveva dichiarato: “Nella nostra serie vediamo
la differenza tra Superman, che è stato mandato sulla Terra e
cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, e
Supergirl, che è stata cresciuta su una roccia, una scheggia di
Krypton, e ha visto tutti quelli che la circondavano morire ed
essere uccisi in modi terribili per i primi 14 anni della sua vita,
per poi arrivare sulla Terra quando era una ragazzina.È molto più dura, non è esattamente la Supergirl che siamo
abituati a vedere”.
Million Dollar
Baby ha affascinato milioni di persone in tutto il mondo,
coinvolgendo il pubblico con la storia drammatica narrata e con le
eccellenti interpretazioni dei protagonisti.
Uscito nel 2004, questo film si può
definire più che riuscito, arrivando anche a vincere ben quattro
Oscar per il Miglior Film, la Miglior Regia, la Miglior Attrice
Protagonista a Hilary Swank e il Miglior Attore non Protagonista a
Morgan Freeman.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Million Dollar Baby.
Million Dollar Baby film
1. Ci sono voluti quattro
anni per realizzarlo. Il produttore Al
Ruddy amava la storia ed era determinato a trasformarlo in
un film, trascorrendo quattro anni alla ricerca di sostenitori che
fossero interessati ad aiutarlo a realizzarlo. Dopo aver contattato
diverse persone che gli sconsigliavano di fare un film del genere,
l’unico a sostenerlo è stato Clint Eastwood, rimasto di stucco dopo aver
letto la sceneggiatura.
2. Molti studios lo hanno
respinto.Million Dollar Baby era rimasto per
molti anni in fase di sviluppo, poiché rifiutato da molte case di
produzione che non erano convinte dell’argomento trattato,
ritenendolo poco interessante. Dopo il rifiuto della Warner Bros.
di sostenere l’intero budget, che ha collaborato lungamente con
Eastwood, lo stesso regista persuase Tom Rosenberg
della Lakeshore Entertainment a mettere insieme metà del budget
insieme alla Warner.
3. Le riprese sono finite
in anticipo. Questo film è stato realizzato alla velocità
della luce, completando le riprese in soli 37 giorni. Basti
pensare, però, che i giorni considerati per la lavorazione e le
riprese erano 39: le riprese, quindi, sono finite con ben due
giorni d’anticipo.
Million Dollar Baby streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere per la prima volta
o rivedere questo film, è possibile farlo grazie alla sua presenza
sulle varie piattaforme di streaming digitale legale come Rakuten
Tv, Chili, Google Play, iTunes e Tim Vision.
Million Dollar Baby frasi
5. Un film ricco di frasi
significative. Questo film è stato generatore di frasi
iconiche e indimenticabili che, a distanza di anni, fanno ancora
parte dell’immaginario collettivo. Ecco qualche esempio:
Mo cuishle significa mio tesoro.
Mio sangue. (Frankie Dunn)
Chiunque al mondo può perdere un
incontro.
Non voglio altri allenatori, capo.
Io voglio lei. (Maggie Fitzgerald)
Io ti ho trovato un pugile e tu
l’hai fatta diventare la migliore. (Scrap)
Million Dollar Baby storia
vera
6. Katie Dallam sarebbe la
vera Maggie Fitzgerald. Sembra che la storia del film
abbia preso spunto dalla vita di Katie Dallam, ex
pugile che, durante un match, si ruppe il naso e dopo una serie di
colpi alla testa cadde in coma. Al suo risveglio le sue aspettative
erano quelle di rimanere un vegetale per tutta la vita, ma dopo
molti anni ha ricominciato a vivere, seppure in maniera
limitata.
7. Il film è basato su tre
racconti.Million Dollar Baby non si è ispirato
al un solo racconto: infatti, sono stati tre i racconti di
F.X. Toole, pseudonimo di Jerry
Boyd ad ispirarlo: The Monkey Look, Million $$$
Baby e Frozen Water. Sono state usate anche alcune
parti dell’introduzione. Il suo racconto Rope Burns: Stories
from the Corner è dedicato all’uomo che lo ha introdotto alla
Boxe, Dub Huntley e anche questo libro ha
contribuito alla realizzazione del film.
Million Dollar Baby cast
8. Hilary Swank è stata
male prima delle riprese.Hilary Swank contrasse un’infezione batterica
da una vescica che aveva sviluppato sul piede durante l’allenamento
per il suo ruolo. L’infezione era così grave che ha dovuto quasi
essere ricoverata in ospedale per tre settimane. Tuttavia,
riuscendo a prendere l’infezione in tempo, scelse di prendersi una
settimana di riposo medico e di non dire niente a Clint Eastwood o
agli altri produttori del film dell’incidente.
9. Morgan Freeman avrebbe
dovuto interpretare un altro personaggio. All’inizio,
Morgan Freeman è stato contattato per
interpretare il ruolo di Frankie Dunn. Ma ben prima che Eastwood
assumesse la regia e il ruolo da protagonista, Freeeman ha deciso
di prendere la parte di Eddie “Scrap-Iron” Dupris.
10. Sandra Bullock era
stata contattata per il ruolo da protagonista. La prima
attrice ad essere contattata per il interpretato il ruolo di Maggie
fu Sandra Bullock. L’attrice avrebbe voluto fare
il film con Shekhar Kapur alla regia. Ma quando la
produzione aveva cominciato a lavorare al film, il suo impegno al
film Miss F.B.I. – Infiltrata speciale (2005) le ha
impedito di partecipare alle riprese.
La Disney ha
pubblicato il primo trailer ed il primo poster per il dramma di
Craig GillespieMillion Dollar
Arm. Basato su una storia vera, Jon Hamm è un agente
sportivo che viaggia in India e crea uno spettacolo televisivo
intitolato Million Dollar Arm con cui
vedrà se i giocatori di baseball della nazione indiana sono
effettivamente tagliati per
giocare nei campionati più importanti. Di seguito ecco il trailer
ed il poster:
Million Dollar Arm
ha un cast che comprende Lake Bell, Bill Paxton, Aasif
Mandvi, e Alan Arkin. Nel
film recitano anche Suraj Sharma (Vita
di Pi) e Madhurt Mittal
(The Millionaire). Il film esordirà nelle
sale cinematografiche il 16 Maggio 2014.
Disney pubblica
online due nuovi spot tv e due featurette per Million
Dollar Arm, il film di Craig
Gillespie (Lars e una ragazza tutta
sua, Fright Night) con
Jon Hamm nei panni di un procuratore che inizierà
una trasmissione sportiva per valutare se alcuni ragazzi indiani
sono pronti per i grandi campionati di baseball come la MLB.
In Una devota damigella accetta di
sposare un affascinante principe, per poi scoprire che la famiglia
reale vuole offrirla in sacrificio per ripagare un vecchio debito.
Intrappolata in una caverna con un drago sputafuoco, dovrà
utilizzare astuzia e caparbietà per sopravvivere.
La star dell’ultima avventura
d’azione di Netflix
potrebbe essere una damigella, ma non è una persona in
pericolo. Bene, nonostante il personaggio del titolo
sia intrappolato in una prigione sacrificale che ospita un drago
assetato di sangue, il che sarebbe un po’ angosciante per chiunque
( anche se non è ancora così inquietante come Netflix che aumenta di nuovo i prezzi).
Damsel di
Netflix offre una nuova svolta agli archetipi delle fiabe,
mostrando come una giovane aspirante principessa è costretta a
combattere e sopravvivere quando viene presentata come un
sacrificio, un sacrificio involontario da parte di una regina
spietata e spietata. Tutta sola in una grotta buia e desolata,
Elodie (Millie
Bobby Brown) dovrà usare ogni grammo di grinta e
determinazione a sua disposizione per uccidere il drago e tornare a
casa. Damsel
è guidato da un cast davvero incantevole, con la star di Damsel che
è anche la protagonista di alcuni dei più grandi successi di
Netflix.