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Nanni Moretti contro gli streamer a Cannes 76, ha detto che i registi “si inchinano alle piattaforme”

Nonostante Il sol dell’avvenire sia nelle sale italiane da settimane, è arrivato oggi il suo grande giorno al Festival di Cannes 76, dove Nanni Moretti ha presentato in Concorso il suo ultimo film, apprezzatissimo in casa.

In Italia si conosce molto bene l’approccio ironico di Moretti alla vita e al mondo del cinema che popola da anni, e nemmeno alla stampa estera è sfuggita la scena del film, visibile già nel trailer, in cui il suo alter ego del film si confronta con dei responsabili di Netflix, in una conversazione folle su sceneggiature e tempi di coinvolgimento dello spettatore nella storia.

In occasione della conferenza stampa si Il sol dell’avvenire, Nanni Moretti ha spiegato che in quell’occasione non si stava limitando a punzecchiare specificatamente Netflix, ma stava puntando il dito contro tutti gli streamer e contro la loro invasione del cinema. “C’è questo fenomeno che mi crea dispiacere: un certo numero di registi e sceneggiatori si limitano a lasciare il posto alle piattaforme, si inchinano alle piattaforme”, ha detto Moretti. “Per quanto mi riguarda, penso che dovremmo continuare a sentirci coinvolti emotivamente, psicologicamente ed economicamente vis a vis con il cinema”, ha proseguito il regista.

“Quando ho un film che mi viene in mente; non penso al tredicenne in Pennsylvania che guarda il suo telefono mentre prende la metropolitana”, ha detto Moretti riguardo al suo pubblico previsto. “Quando penso di fare un film, lo faccio per le sale cinematografiche dove gli spettatori vengono a vedere immagini più grandi e continuo a scrivere sceneggiature e fare film pensando alle sale cinematografiche”.

Moretti ha affermato di aver originariamente concepito una parte della sceneggiatura diversi anni fa, incentrandola sempre sui moti ungheresi del 1956. “Non siamo riusciti a scrivere la sceneggiatura, quindi ho rinunciato a quell’idea”, ha detto. Tuttavia, quando è tornato in contatto con lo sceneggiatore, ha cercato di esplorare la vita e tutte le nevrosi di quel regista che invece stava girando un film sulle vicende del ’56.

Il sol dell’avvenire, recensione del film di Nanni Moretti

Protagonisti Nanni Moretti,  Margherita Buy, Silvio Orlando, Mathieu Amalric, Barbora Bobulova. Tra i temi del film ci sono il cinema, il circo, gli anni ’50.

Nanni Moretti a Linea d’Ombra 2023: “Il film di Paola Cortellesi è un bene per il cinema italiano”

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Il regista romano ospite a Salerno per una serata davvero speciale, durante la quale ha ripercorso la sua carriera concedendosi con grande generosità al pubblico e introducendo i film della maratona notturna a lui dedicata.

Scusate, una domanda per i meno giovani: questo era il cinema Diana?”. L’applauso, fragoroso, del pubblico di Linea d’Ombra Festival è stato spontaneo e sentito, perché Nanni Moretti ha fatto passare una serata davvero speciale alla platea della Sala Pasolini di Salerno. Che sì, una volta si chiamava Diana, come ben ricordava Moretti. “La mia famiglia passava le vacanze dove mia madre veniva assegnata come membro esterno delle commissioni per gli esami di maturità. Un anno venne assegnata a Nocera e scoprimmo Vietri, dove poi siamo venuti a villeggiare per qualche anno”.

Un assaggio del passato privato di Nanni Moretti, che invece ha raccontato tanto della sua vita professionale nel corso dell’incontro condotto dal co-direttore di Linea d’Ombra Boris Sollazzo “Era molto complicato quando ho cominciato a fare i miei primi cortometraggi, farli e farli vedere. C’erano queste pizzette da 2 minuti e mezzo, si girava, le si consegnava all’ottico, tornavano indietro sviluppate dopo due o tre settimane sperando fosse venuto qualcosa. E poi era complicato farle vedere, io andavo in giro con le pizze, il proiettore e l’amplificatore per il suono. Oggi è molto più facile”.

Fu grazie a questi primi esperimenti che Moretti capì che il cinema “era il modo migliore per esprimere quello che volevo dire”. Poi arrivò Io sono un autarchico, il successo che dal Filmstudio diventa nazionale per un film, girato in Super8 “che non era proprio a basso costo, perché 3 milioni e 300.000 lire non erano pochi per l’epoca”. Dopo arrivò Ecce Bombo, “il mio primo film all’interno dell’industria cinematografica che pensavo fosse drammatico e doloroso per pochi, invece poi ho scoperto di avere fatto un film comico per tutti”.

Un ricordo che ha dato modo al regista di commentare il grande successo italiano del momento, C’è ancora domani di Paola Cortellesi, per cui Moretti spende belle parole. “È un bene per il cinema italiano. Paola Cortellesi ha osato facendo un film fuori della norma rispetto ai film in cui è stata solo attrice. Produttori e distributori sottovalutano spesso il pubblico. È molto prepotente e presuntuoso pretendere di conoscere i gusti del pubblico”. A proposito di Paola Cortellesi, interrogato sulla battuta tratta da Nessuno mi può giudicare “ve lo meritate Nanni Moretti” ha risposto con una sola parola per commentare lo stato d’animo quando vide il film: “ZEN”.

La serata è proseguita alternando spezzoni dai suoi film, da Sogni d’oro a La messa è finita a La stanza del figlio, Il caimano e Habemus Papam, tra confessioni (“non ho nessun rapporto con la religione, sono ateo, e per questo ammiro profondamente chi ha fede. Bunuel diceva ‘Grazie a Dio sono ateo”, non sono mai stato d’accordo, io sono incazzato perché sono ateo”) e doverose puntualizzazioni riferite all’identificazione tra Nanni Moretti e i suoi personaggi portati sullo schermo. “Spesso c’è un modo primitivo di vedere i film e si scambiano le parole dei personaggi con le idee del regista”. Moretti con il suo cinema è stato anche veggente, come ha sottolineato Sollazzo, prevedendo la televisione trash, la parabola del PCI e la crisi della Chiesa. “Basta stare un po’ attenti e le tendenze della realtà si colgono. Dopo Habemus Papam mi fermavano per Roma e mi chiedevano i numeri al lotto e quando la Roma avrebbe vinto il quarto scudetto”.

Nanni Moretti si è concesso con generosità al pubblico di Salerno e di Linea d’Ombra, rispondendo anche alle domande che arrivavano dai social (“Ho visto Killers of the Flower Moon e ci sono altri film di Scorsese che mi piacciono di più. Molti altri”) e poi presenziando all’apertura della maratona notturna che gli ha dedicato il festival, composta da sette film più un quiz finale fornito dallo stesso Moretti, ventuno domande che aveva ideato per la retrospettiva che gli aveva dedicato il festival di Locarno e che ha riproposto alle decine di “eroici ed eroiche” che hanno affrontato 669 minuti di full immersion nel suo cinema, da Ecce Bombo a il sol dell’avvenire. È stato lo stesso Nanni ha introdurre i suoi film prima dell’inizio della lunga notte, conclusasi poi la mattina con una fetta di Sacher per tutti i sopravvissuti.

È stata una bellissima serata di cinema a Salerno, un grande regalo da parte di un cineasta di culto, che Linea d’ombra ha celebrato consegnandogli il Premio Maestri del Cinema, realizzato dalla ceramista Little Freak aka Elisabetta D’Arienzo.

Nanni Moretti ha voluto sottolineare una cosa: “È un bene che ci siano le piattaforme per poter recuperare il cinema del passato, ma per me fare un film significa prima di tutto portarlo in sala”. Poi, dopo, può andare anche in 190 paesi.

Nancy: trailer italiano del film premiato al Sundance

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Nancy: trailer italiano del film premiato al Sundance

Ecco il trailer italiano di Nancy, il film esordio di Christina Choe, con protagonisti Andrea Riseborough, Steve Buscemi, J. Smith-Cameron, Ann Dowd e John Leguizamo, in sala dal prossimo 12 dicembre, distribuito da Mariposa Cinematografica e 30 Holding.

Il film ha fatto bella mostra di sé in diversi circuiti festivalieri, tanto da essere premiato anche al Sundance Film Festival per la migliore sceneggiatura. Tra gli altri riconoscimenti, il film ha vinto per la miglior regia al Porto International Film Festival e per la miglior attrice al Sitges Film Festival.

Nancy, la sinossi

Nancy (Andrea Riseborough), una ragazza sola e dalla vita difficile, si presenta alla porta di Leo (Steve Buscemi) ed Ellen (J. Cameron-Smith) annunciando di essere la figlia che la coppia credeva scomparsa da trent’anni. Mentre la madre sperimenta la gioia di aver ritrovato la sua bambina, il padre diffidente teme che possa trattarsi di un pericoloso raggiro. Ma qual è la verità e cosa conta davvero?

Nancy, folgorante debutto al lungometraggio della sceneggiatrice e regista Christina Choe premiato al Sundance Film Festival e al Sitges Film Festival, arriverà nelle sale italiane il 12 dicembre grazie a Mariposa Cinematografica e 30 Holding.

Il film, un teso dramma psicologico in cui nulla è quello che sembra, vede protagonista la pluripremiata Andrea Riseborough (BirdmanMandyMorto Stalin Se Ne Fa Un AltroLa Battaglia dei SessiAnimali NotturniOblivionBlack MirrorZeroZeroZero) nei panni di una giovane donna tormentata che decide di presentarsi a quelli che sostiene essere i propri veri genitori, che la credevano scomparsa da trent’anni.

La Riseborough, interprete dotata e camaleontica dall’impressionante filmografia, è affiancata da uno straordinario Steve Buscemi (FargoLe IeneBoardwalk Empire) e da un gruppo di eccellenti caratteristi del grande schermo con esperienze di assoluto prestigio nella serialità televisiva: Ann Dowd (The Handmaid’s TaleThe Leftovers, Masters of Sex), J. Smith-Cameron (SuccessionRectify) e John Leguizamo (John WickBloodlineE.R.).

Nancy è un racconto intimo e perturbante che esplora con sorprendente originalità il tema dei legami che uniscono le persone tra loro, e che coglie con grande potenza l’identità di un’epoca nella quale i confini tra verità e menzogna si confondono continuamente. Appena premiato per la miglior regia al Festival Internazionale del Cinema di Porto e forte di interpretazioni intense e ricche di sfumature, di un ritmo incalzante e di una colonna sonora ipnotica, Nancy è stato salutato dalla critica internazionale come uno dei migliori debutti del 2019.

Nancy: recensione del film con Andrea Riseborough

Nancy: recensione del film con Andrea Riseborough

Nancy si guarda allo specchio, e la macchina da presa si pone in modo tale che lo spettatore possa vederne inquadrato solo mezzo volto. Ed è così che si vede anche lei, incompleta, priva di quel qualcosa che le spiegherebbe davvero chi è. Attraverso inquadrature di questo tipo, tanto semplici quanto efficaci, la regista Christina Choe costruisce il suo film d’esordio, Nancy, da lei anche scritto. Una storia costruita su di un personaggio alla ricerca di sé stesso, pronto a perdersi pur di assaporare qualcosa di vero in un mondo sempre più artefatto e circondato da maschere digitali.

Le vicende del film ruotano dunque intorno a Nancy (Andrea Riseborough), ragazza sola e dalla vita difficile, che un giorno si imbatte in una trasmissione televisiva nella quale Leo (Steve Buscemi) ed Ellen (J. Cameron-Smith), una coppia che aveva visto sparire nel nulla la propria bambina trent’anni prima, mostrano come sarebbe oggi il volto della loro figlia, il quale somiglia incredibilmente a quello di Nancy. La ragazza deciderà di contattare i due, convinta di esser stata rapita da bambina e di essere la figlia della coppia. Da lì inizierà un percorso fatto di verità sofferte, speranza e diffidenza.

Nancy: il film

Formatasi attraverso alcuni documentari da lei realizzati, la regista Christina Choe, tratta con la stessa ricerca di verità il materiale della storia. In particolar modo si concentra sul raccontare la sua protagonista attraverso una messa in scena eloquente, basata su alcune scelte registiche adatte allo scopo. Per esprimere il senso di oppressione nulla è allora meglio di un formato 4:3, che imprigiona ulteriormente Nancy all’interno della già di suo angusta e cupa casa. Nel momento in cui il personaggio uscirà dai propri confini l’inquadratura si allarga, permettendo ad un maggior respiro di vivere la scena, di pari passo alla serenità avvertita dalla protagonista.

Fa dunque parlare l’inquadratura e la macchina da presa la regista, supportando così una sceneggiatura non particolarmente avvincente. Il punto debole del film sembra infatti essere proprio questa, che nonostante le buone premesse sembra non voler sviluppare ulteriormente il rapporto tra Nancy e i presunti genitori, lasciando così che nulla di realmente concreto né attraente accada. Nel seguire il percorso della protagonista verso la verità sul suo passato si finisce infatti con il sentirsi distaccati da lei, senza qualcosa che permetta davvero di entrare in empatia con il personaggio.

Se la sceneggiatura risulta carente nella seconda parte del film, e la regia di Choe pur se affascinante non può reggere da sola il film, ad aggiungersi ai pregi troviamo allora le interpretazioni dei tre personaggi principali. Andrea Riseborough risulta convincente nei panni di Nancy, proponendone un ritratto contenuto e misterioso al punto giusto, mentre Steve Buscemi e J. Cameron-Smith si affermano come due caratteri diversi di una coppia, completandosi a vicenda e costruendo insieme quel senso di protezione e diffidenza avvertiti ugualmente dalla protagonista.

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Nancy: la ricerca del proprio io

In fin dei conti quello di Nancy può essere visto come un viaggio alla ricerca di sé stessi, di un sé che forse si era e che ora si è dimenticato. Risulta allora chiaro il perché nella prima parte del film il personaggio sia costantemente in relazione con diversi dispositivi, dal cellulare al computer, divisa tra chat, blog e portali di vario tipo. In questo mondo dove il proprio io si frammenta attraverso innumerevoli profili social, Nancy è così alla ricerca di quel qualcosa che possa farla sentire unica e vera. Tali dispositivi e profili vengono infatti a sparire nel suo spostarsi a casa dell’anziana coppia, dove ha inizio la vera ricerca.

Una ricerca che si va basando su piccoli dettagli, da vecchie foto alla propria cameretta rimasta immacolata, fino ad una casa sull’albero che c’era, e che ora non vi è più. Un film che dunque fa ricercare il proprio cuore all’interno di piccoli e brevi frammenti. Elementi probabilmente non sufficienti perché la storia possa dirsi compiuta, ma che propongono un’atmosfera che può facilmente trovare il suo pubblico. Ciò che certamente più rimane del film, è la scoperta di una nuova regista che dimostra di saper utilizzare il mezzo, e dalla quale è lecito aspettarsi film più maturi per il futuro.

Nancy Sinatra si scaglia contro Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence per il cast di un film su Frank Sinatra

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Sebbene i fan si siano entusiasmati quando si è saputo che Martin Scorsese stava lavorando a un progetto su Frank Sinatra, la figlia maggiore del leggendario cantante non sembra condividere questa sensazione.

Nancy Sinatra, la figlia maggiore di Frank, che è anche un’artista affermata, ha recentemente utilizzato i social media per condividere una frecciatina non troppo velata al progetto. Sinatra ha ritwittato su Twitter un’immagine di suo padre e di sua moglie, Ava Gardner, con la didascalia del tweet originale che recitava: “Mi dispiace Leo e JLaw, non sarete mai loro“.

Il tweet iniziale è un’evidente frecciatina alla notizia che Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence sono stati scritturati per interpretare rispettivamente Sinatra e la Gardner. Con il retweet dell’immagine da parte di Nancy, sembra che anche lei non sia affatto entusiasta del tentativo di Scorsese di realizzare il film.

Martin Scorsese e la proprietà di Sinatra hanno avuto una lunga storia di disaccordi reciproci. Nel 2014, Scorsese voleva realizzare un biopic sull’iconico cantante, ma fu bloccato dalla sua famiglia. Nel 2017, Scorsese ha riflettuto sul tentativo e ha detto che la famiglia non avrebbe accettato di fare un film che, a suo dire, non avrebbe nascosto nulla della vita di Frank.

Certe cose sono molto difficili per una famiglia, e le capisco perfettamente“, ha detto Scorsese. “Ma se si aspettano che lo faccia io, non possono nascondere certe cose. Il problema è che quell’uomo era così complesso. Tutti sono così complessi, ma Sinatra in particolare“.

Progetto su Frank Sinatara è in lavorazione, ma non ancora ufficiale

Secondo Variety, Martin Scorsese sta progettando di girare nel prossimo futuro un biopic su Frank Sinatra con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence. Il progetto non è ancora stato affidato a uno studio, anche se Variety riporta che la Sony sarebbe essere l’attuale favorita.

Variety riporta anche che il film potrebbe “incontrare qualche intoppo“, poiché la figlia di Sinatra, Tina Sinatra, controlla il patrimonio del defunto padre e non ha ancora dato il suo consenso al progetto.

Leonardo DiCaprio sarebbe stato scelto per interpretare il leggendario cantante nel nuovo film di Martin Scorsese, mentre la Jennifer Lawrence interpreterà la seconda moglie di Sinatra, Ava Gardner. Al momento non sono disponibili ulteriori dettagli sulla trama.

Nancy Buirski parla di Desperate Souls, Dark City and the Legend of Midnight Cowboy presentato a Venezia Classici

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Nell’ambito di Venezia Classici, alla 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la regista Nancy Buirski presenta il suo ultimo film, Desperate Souls, Dark City and the Legend of Midnight Cowboy, un interessante e appassionato documentario che ripercorre la produzione di Un Uomo da Marciapiede (in originale Midnight Cowboy) e più propriamente è un discorso su un oscuro e difficile capolavoro e sulle persone straordinariamente talentuose e imperfette che l’hanno realizzato.

Abbiamo parlato con Buirski, che ha ricordato così la prima volta che ha visto il film: Quando ho visto Midnight Cowboy sono rimasta shoccata. Ci sono stati altri film di quel periodo che avevano un’atmosfera simile e che condividevano quei valori, come Il Laureato, me quel film era realizzato in maniera visivamente compiacente, questo era grintoso, insolito, John Schlesinger voleva realizzarlo in bianco e nero, ma non gliel’hanno permesso, e così ha scelto quella fotografia così sporca, firmata da Adam Holender che aveva già lavorato con Roman Polanski.”

Come si spiega un successo così importante per un film così controverso?

“Penso che vivessero in un periodo in cui le persone erano ricettive a questo tipo di film e di storia. C’era stata la Guerra del Vietnam, c’erano stati i primi movimenti per i diritti civili, le persone si facevano domande, cercavano di capire cosa non andava nella loro società. Erano pronti a recepire film del genere che parlavano di realtà”.

Quanto ci è voluto per raccogliere tutte le testimonianze e come mai Dustin Hoffman non è nel film?

“Non era disponibile, purtroppo. Ci abbiamo messo poco tempo, circa 3 settimane, due a New York e una Los Angeles e avremmo voluto aspettare Dustin, ma siamo stati costretti ad andare avanti per via della programmazione. Abbiamo cominciato a montare a dicembre e ci è voluto molto più tempo, perché il montaggio detta lo storytelling del film; spesso si sa come cominciare e come finire un film, ma non si sa come farlo sviluppare, poi io lavoro senza sceneggiatura, e il risultato è stato una conversazione che tocca tutti gli argomenti in maniera organica.”

Oggi si potrebbe fare un film come Un Uomo da Marciapiede?

“Non saprei, credo che alcuni temi sarebbe considerati invecchiati, siamo in un momento molto avanzato in merito alla rappresentazione dell’omosessualità, ad esempio. Poi ci sono molti film che ora hanno un aspetto così ruvido, non sembrerebbe insolito, oggi. Un sacco di film indipendenti in Europa hanno questo aspetto. Potrebbe essere fatto ma non sarebbe tanto inusuale.”

Il documentario sta acquistando sempre più importanza, anche nelle selezioni dei festival più prestigiosi, come Venezia, cosa ne pensa?

“Sono già stata selezionata a Venezia, e poi a Cannes qualche anno fa. Non mi posso lamentare della considerazione che i miei documentari hanno presso i festival europei. Penso che questo dipenda più dai periodi che da una parabola in costante ascesa. È un periodo molto importante per i documentari e per me che sono in questo settore da tempo è tutto molto bello.”

E Venezia sembra proprio il festival giusto dove presentare un documentario, dato che la sua storia annovera addirittura un Leone d’Oro trai documentari selezionati (Sacro GRA per Venezia 70).

Nancy arriva al cinema dal 12 dicembre

Nancy arriva al cinema dal 12 dicembre

Nancy, folgorante debutto al lungometraggio della sceneggiatrice e regista Christina Choe premiato al Sundance Film Festival, al Sitges Film Festival, dopo esser stato presentato il 15 novembre in anteprima italiana come pellicola d’apertura al RIFF Rome Independent Film Festival arriverà nelle sale italiane il 12 dicembre grazie a Mariposa Cinematografica e 30 Holding.

Nancy, un teso dramma psicologico in cui nulla è quello che sembra, vede protagonista la pluripremiata Andrea Riseborough (Birdman, Mandy, Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro, La Battaglia dei Sessi, Animali Notturni, Oblivion) nei panni di una giovane donna tormentata che decide di presentarsi a quelli che sostiene essere i propri veri genitori, che la credevano scomparsa da trent’anni.

La Riseborough, interprete dotata e camaleontica dall’impressionante filmografia, è affiancata da uno straordinario Steve Buscemi (Fargo, Le Iene, Boardwalk Empire) e da un gruppo di eccellenti caratteristi del grande schermo con esperienze di assoluto prestigio nella serialità televisiva: Ann Dowd (The Handmaid’s Tale, The Leftovers, Masters of Sex), J. Smith-Cameron (Succession, Rectify) e John Leguizamo (John Wick, Bloodline, E.R.). Nancy è un racconto intimo e perturbante che esplora con sorprendente originalità il tema dei legami che uniscono le persone tra loro, e che coglie con grande potenza l’identità di un’epoca nella quale i confini tra verità e menzogna si confondono continuamente.

Realizzato da un team produttivo composto all’80% da donne (contro una media di settore del 12%) e forte di interpretazioni intense e ricche di sfumature, di un ritmo incalzante e di una colonna sonora ipnotica, Nancy è stato salutato dalla critica internazionale come uno dei migliori debutti del 2018.

La trama del film Nancy

Nancy (Andrea Riseborough) è una ragazza di 35 anni dall’indole tormentata e con una vita difficile: è sola, non ha un impiego stabile, vive con una madre malata e burbera (Ann Dowd) e non riesce a sfondare come scrittrice. Nel suo mondo la realtà e la finzione si con- fondono, e nemmeno l’incontro con un uomo gentile e affranto come lei, Jeb (John Legui- zamo), sembra poter cambiare le cose. Un giorno però Nancy si imbatte in una trasmissione televisiva nella quale Leo (Steve Buscemi) ed Ellen (J. Cameron-Smith), una coppia che aveva visto sparire nel nulla la propria bambina trent’anni prima, mostrano come sarebbe oggi il volto della loro figlia, e quel volto somiglia incredibilmente a quello di Nancy. La ragazza deciderà di contattare i due spiegando di esser stata rapita da bambina e da lì inizierà un percorso fatto di verità sofferte, speranza e diffidenza.

Nancy: trailer

Namor: qual è il futuro del personaggio nel MCU dopo Black Panther 2?

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In una recente intervista con Total Film (tramite The Direct), Tenoch Huerta, che dà vita a Namor in Black Panther: Wakanda Forever, discute del futuro di Namor nel MCU dopo la sua introduzione nel film di Ryan Coogler. Anche se l’attore non rivela nulla di concreto, sembra certamente eccitato dalla prospettiva di esplorare la ricca storia di Namor nel MCU, se gliene verrà data la possibilità.

“Lo spero! Lo spero! Perché voglio un contratto più grande! Voglio più zeri nel mio contratto! No, sto scherzando. Voglio dire, la mitologia attorno a Namor è enorme. Puoi impazzire con tutta questa cultura aspetto, e puoi creare un sacco di cose con Namor, perché sono una fantastica fonte di storie, mitologia, religione e tutto il resto. Quindi spero che decidano di continuare con il personaggio, oltre la sua storia o altro”.

Black Panther: Wakanda Forever, le storie che racconta il primo trailer

I dettagli ufficiali della trama sono ancora nascosti, ma ci è stato assicurato che il sequel del MCU onorerà il defunto Chadwick Boseman mentre continuerà l’eredità del suo personaggio, T’Challa. Black Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’11 novembre 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al compianto Chadwick Boseman nel primo film, non verrà interpretato da un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.

Letitia Wright (Shuri), Angela Bassett (Ramonda), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Winston Duke (M’Baku) e Martin Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei rispettivi personaggi interpretati già nel primo film. L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i Marvel Studios per interpretare il villain principale del sequel.

Namor: i Marvel Studios stanno sviluppando il film?

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Secondo voci non confermate, la Marvel starebbe lavorando a un progetto su Namor il Submariner. O meglio, starebbe pensando di ufficializzare un film dedicato al mutante acquatico. Per anni si immaginava che la Universal possedesse i diritti di sfruttamento cinematografico del personaggio, ma alcune dichiarazione di Joe Quesada dello scorso anno hanno fatto pensare diversamente. Sembra infatti che i diritti di Namor siano suddivisi, tra Universal e Marvel, allo stesso modo di quelli relativi a Hulk

Un nuovo report di Reel News Hawaiiconfermato da Production Weekly, ci riferisce che la Marvel starebbe portando avanti effettivamente il film. Sembra infatti che The Inhumans, altro progetto molto incerto e adesso in sviluppo in tv, sarà girato sulle coste di Oahu e che quella sarà la location anche per Namor. Al momento non ci sono ulteriori dettagli, ma speriamo di aggiornarvi presto.

Il personaggio debutta su Motion Picture Funnies Weekly n. 1, nell’aprile del 1939 e fu per tutta la Golden Age uno dei personaggi di punta dell’editore. Solo nel 1962 entra a far parte dei fumetti dei Fantastici Quattro. Era la Silver Age

Bill Everett, creatore del personaggio, ammise di essersi ispirato al poema La ballata del vecchio marinaio dello scrittore inglese Samuel Taylor Coleridge per sceglierne il nome. 

Come l’Aquaman della DC, Namor è figlio di un atlantideo. 

In Iron Man 2, quando Tony Stark viene messo a parte del progetto Avengers, vediamo alle sue spalle una cartina geografica che indica un punto nel mezzo dell’Oceano Atlantico. Per molti anni i fan hanno considerato quello un indizio della consapevolezza dell’esistenza di Namor nel MCU.

Namor: i diritti sono tornati alla Marvel

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Namor: i diritti sono tornati alla Marvel

Joe Quesada, capo dell’ufficio creativo della Marvel, ha dichiarato che i diritti di sfruttamento cinematografico del personaggio di Namor il Sub-Mariner sono tornati ai Marvel Studios. Quesada è stato ospite al podcast Fat Man on Batman di Kevin Smith, e quando l’ospite ha chiesto se il personaggio fa o farà parte del MCU, il fumettista ha dichiarato: “Non posso parlare per lo Studio… Per quanto ne so, sì, lo includeremo. Non è alla Fox nè alla Sony.”

E sulla possibilità di vedere il personaggio in azione sul grande schermo presto, Quesada ha commentato: “Non posso confermare o smentire”.

per quelloche ci riguarda, Avengers Infinity War potrebbe essere un ottimo momento per far apparire sul grande schermo il Re di Atlantide, soprattutto perché i Vendicatori avranno bisogno di tutto l’aiuto possibile contro il Titano pazzo.

Che ne dite?

In questa sede avevamo già ipotizzato che Namor poteva essere uno dei personaggi a fare il suo esordio nella Fase 3 Marvel. Con questo nuovo sviluppo legato allo sfruttamento cinematografico, l’eventualità diventa ancora più concreta.NamorDalla pagina Wikipedia del personaggio:

Namor il Sub-Mariner (Namor, the Sub-Mariner), o più semplicemente Namor il cui vero nome è Namor McKenzie, è un personaggio dei fumetti creato da Bill Everett (testi e disegni) e pubblicato dalla Marvel Comics, all’epoca Timely Comics. Apparso per la prima volta sulle pagine di Motion Picture Funnies Weekly n. 1 (aprile 1939) pubblicato dalla Funnies Inc.

Durante il periodo denominato Golden Age, assieme all’originale Torcia Umana e a Capitan America, rappresentò uno dei personaggi di punta dell’editore. Furono tuttavia Stan Lee e Jack Kirby, anni dopo, a decidere di reintrodurlo nel mondo dei fumetti durante la Silver Age in The Fantastic Four (prima serie) n. 4 (maggio 1962).

Everett ammise anni dopo di essersi ispirato al poema La ballata del vecchio marinaio dello scrittore inglese Samuel Taylor Coleridge per sceglierne il nome.

Come Aquaman é figlio di un cittadino di Atlantide.

Namor: Donnie Yen potrebbe essere interessato al ruolo

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Namor: Donnie Yen potrebbe essere interessato al ruolo

Qualche giorno fa si era parlato di una eventuale trasposizione cinematografica delle storie a fumetti di Namor il Sub-Mariner, personaggio Marvel equivalente di Aquaman, atlantideo e con poteri sovrumani.

A seguito del rumor, l’attore cinese Donnie Yen potrebbe essere stato solleticato dall’idea di interpretare il personaggio Marvel

La cosa non sarebbe del tutto fuori luogo e, considerando che Yen fa già parte della famiglia Disney, essendo stato trai protagonisti di Rogue One a Star Wars Story nei panni di Chirrut Îmwe, il passo a Marvel sarebbe molto breve.

Che ne pensate?

Namor: i Marvel Studios stanno sviluppando il film?

Il personaggio debutta su Motion Picture Funnies Weekly n. 1, nell’aprile del 1939 e fu per tutta la Golden Age uno dei personaggi di punta dell’editore. Solo nel 1962 entra a far parte dei fumetti dei Fantastici Quattro. Era la Silver Age

Bill Everett, creatore del personaggio, ammise di essersi ispirato al poema La ballata del vecchio marinaio dello scrittore inglese Samuel Taylor Coleridge per sceglierne il nome. 

Come l’Aquaman della DC, Namor è figlio di un atlantideo. 

In Iron Man 2, quando Tony Stark viene messo a parte del progetto Avengers, vediamo alle sue spalle una cartina geografica che indica un punto nel mezzo dell’Oceano Atlantico. Per molti anni i fan hanno considerato quello un indizio della consapevolezza dell’esistenza di Namor nel MCU.

Namor: Brian Tee, il villain di TMNT, si candida per il ruolo

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Namor: Brian Tee, il villain di TMNT, si candida per il ruolo

Risale allo scorso giugno la notizia che Joe Quesada, capo dell’ufficio creativo della Marvel, aveva confermato che i diritti di Namor il Sub-Mariner appartengono esclusivamente ai Marvel Studios.

Nonostante non si possa considerare tanto remota l’ipotesi dell’ingresso del personaggio nell’Universo Cinematografico Marvel, al momento la Casa delle Idee non ha ancora annunciato lo sviluppo di nessun film.

C’è però chi pensa che amerebbe interpretare il personaggio sul grande schermo, come ad esempio Brian Tee, attore statunitense noto per il ruolo di DK nel film The Fast and the Furious: Tokyo Drift e per quello di Shredder in Tartarughe Ninja Fuori dall’Ombra

In una recente intervista con Comic Book, infatti, Tee ha spiegato:

“Sapete tutti quanto è stata buffa la mia carriera. Ho interpretato personaggi molto diversi tra loro, inclusi villain. Leggo tantissimi fumetti e sono un grande fan di Namor. Non è propriamente un eroe. Mi piace definirlo più un anti-eroe, e proprio per questo lo sento molto vicino ad altri personaggi che ho già interpretato. Credo che, come personaggio, impersoni tutto quello che un bambino desideri interpretare a quell’età. Mi piacerebbe tantissimo interpretarlo. Ne sarei davvero onorato. Sono anche contento che i fan si siano mobilitati in un certo senso per farmi ottenere la parte. So che anche a loro piacerebbe.”

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Namor: i diritti sono tornati alla Marvel

Dalla pagina Wikipedia del personaggio:

Namor il Sub-Mariner (Namor, the Sub-Mariner), o più semplicemente Namor il cui vero nome è Namor McKenzie, è un personaggio dei fumetti creato da Bill Everett (testi e disegni) e pubblicato dalla Marvel Comics, all’epoca Timely Comics. Apparso per la prima volta sulle pagine di Motion Picture Funnies Weekly n. 1 (aprile 1939) pubblicato dalla Funnies Inc.

Durante il periodo denominato Golden Age, assieme all’originale Torcia Umana e a Capitan America, rappresentò uno dei personaggi di punta dell’editore. Furono tuttavia Stan Lee e Jack Kirby, anni dopo, a decidere di reintrodurlo nel mondo dei fumetti durante la Silver Age in The Fantastic Four (prima serie) n. 4 (maggio 1962).

Everett ammise anni dopo di essersi ispirato al poema La ballata del vecchio marinaio dello scrittore inglese Samuel Taylor Coleridge per sceglierne il nome.

Come Aquaman é figlio di un cittadino di Atlantide.

Fonte: ScreenRant

Namor: arriva la prima candidatura al ruolo

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Solo pochi giorni fa vi avevamo annunciato che Joe Quesada, capo dell’ufficio creativo della Marvel, aveva confermato che i diritti di Namor il Sub-Mariner appartengono esclusivamente ai Marvel Studios e che, dunque, non può considerarsi remota un’ipotesi che vede l’ingresso del personaggio nel Marvel Cinematic Universe.

Ebbene a questa notizia è seguita una prima candidatura al ruolo da parte dell’attore Brian Tee, interprete di Shredder in Tartarughe Ninja Fuori dall’OmbraTee, nel corso di un’intervista rilasciata ad Entertainemnt Tonight ha rivelato di essere stato un grande fan della serie a fumetti e che avrebbe piacere ad interpretare il ruolo sul grande schermo.

“I Marvel Studios hanno ripreso i diritti di Namor il Sub-Mariner e mi piacerebbe molto interpretarlo. Sono cresciuto leggendo fumetti ed il Sub-Mariner è uno dei supereroi della mia infanzia. Sento di poterlo interpretare. Se c’è un ruolo che vorrei interpretare in questo momento è proprio quello!”

Dalla pagina Wikipedia del personaggio: Namor il Sub-Mariner (Namor, the Sub-Mariner), o più semplicemente Namor il cui vero nome è Namor McKenzie, è un personaggio dei fumetti creato da Bill Everett (testi e disegni) e pubblicato dalla Marvel Comics, all’epoca Timely Comics. Apparso per la prima volta sulle pagine di Motion Picture Funnies Weekly n. 1 (aprile 1939) pubblicato dalla Funnies Inc.

Durante il periodo denominato Golden Age, assieme all’originale Torcia Umana e a Capitan America, rappresentò uno dei personaggi di punta dell’editore. Furono tuttavia Stan Lee e Jack Kirby, anni dopo, a decidere di reintrodurlo nel mondo dei fumetti durante la Silver Age in The Fantastic Four (prima serie) n. 4 (maggio 1962). Everett ammise anni dopo di essersi ispirato al poema La ballata del vecchio marinaio dello scrittore inglese Samuel Taylor Coleridge per sceglierne il nome. Come Aquaman é figlio di un cittadino di Atlantide.

Fonte: comicbook.com

Namor, nuove indiscrezioni su un possibile futuro per il personaggio nel MCU

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Una complicata questione della gestione dei diritti di sfruttamento del personaggio ha impedito per molti anni ai Marvel Studios di introdurre Namor nell’universo cinematografico Marvel, ma l’antieroe sottomarino ha finalmente fatto il suo debutto in Black Panther: Wakanda Forever.

L’attore di Narcos Tenoch Huerta ha interpretato il personaggio, inizialmente nemico di Shuri (Letitia Wright), ma poi insperato alleato contro una minaccia esterna. L’anno scorso, Huerta è stato colpito dalle accuse di violenza sessuale da parte della sassofonista María Elena Ríos, che ha accusato l’attore di essere un “predatore sessuale” in una serie di tweet. La storia è stata ripresa e ampiamente diffusa online, e Huerta ha successivamente rilasciato una dichiarazione negando categoricamente le affermazioni di Rios e definendole “false e completamente infondate”.

“Circa un anno fa sono uscito con Elena per diversi mesi”, ha scritto Huerta. “È stato sempre del tutto consensuale, come innumerevoli altri possono attestare. E per tutto il tempo è stata una relazione amorevole, calorosa e di reciproco sostegno. Dopo la fine, però, Elena ha cominciato a travisare le nostre interazioni sia in privato che di fronte a gruppi di amici comuni”.

“Di conseguenza, alcuni mesi fa, ho incaricato un team legale di avviare le azioni appropriate per proteggere la mia reputazione e confutare queste accuse irresponsabili e false che possono causare grandi pregiudizi e danni”, ha continuato. “Anche se non sono affatto perfetto, so che queste accuse sono semplicemente false. E anche se lavorerò sempre per migliorarmi, devo contestare le affermazioni che sono allo stesso tempo false e offensive”.

Huerta ha poi abbandonato il suo progetto successivo, un film Netflix intitolato Fiesta en la Madriguera, poco dopo per “continuare il processo di ripristino della mia reputazione”, e da allora non abbiamo più avuto sue notizie.

Ora, Daniel Richtman riferisce che un progetto solista di Namor (non siamo sicuri se si tratti di un film o di una serie Disney+) è in lavorazione ai Marvel Studios. Non si parla di Huerta, ma c’è la possibilità che venga sostituito nel ruolo a seguito di queste accuse?

Jonathan Majors è stato licenziato dal ruolo di Kang, ma ciò è avvenuto dopo che l’attore è stato dichiarato colpevole di aggressione e, per quanto ne sappiamo, Tenoch Huerta non è mai stato nemmeno formalmente accusato. In ogni caso, se il report di Richtman è accurato, il progetto è probabilmente nelle primissime fasi di sviluppo.

Alla luce del fatto che è stato anche confermato che Namor è un mutante nel MCU, il personaggio avrebbe altri momenti e situazioni in cui potrebbe comparire dal momento che i Mutanti e gli X-Men in particolare sono il prossimo grande obbiettivo del Marvel Studios. Inoltre, la sua relazione con Sue Storm nei fumetti potrebbe renderlo un personaggio che plausibilmente avrebbe ragione di apparire anche in The Fantastic Four (al netto delle problematiche legate alla posizione del film sulla time line MCU).

Black Panther: Wakanda Forever film 2022Black Panther: Wakanda Forever, la trama

Nel film Marvel Studios Black Panther: Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela Bassett), Shuri (Letitia Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba) lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia (Lupita Nyong’o) e di Everett Ross (Martin Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta Mejía nel ruolo di Namor, sovrano di una nazione sottomarina nascosta, ed è interpretato anche da Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e Alex Livinalli. Black Panther: Wakanda Forever, diretto da Ryan Coogler e prodotto da Kevin Feige e Nate Moore, è ora disponibile al cinema.

Namor il Submariner: per Kevin Feige “potrebbe” arrivare nel MCU

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Namor il Submariner: per Kevin Feige “potrebbe” arrivare nel MCU

Nonostante le speranze dei fan e il fatto che sia uno degli eroi più vecchi della Marvel, Namor il Submariner non è ancora arrivato sul grande schermo. Tuttavia, sembra che Kevin Feige sia possibilista in merito a una futura apparizione del personaggio.

Durante una proiezione speciale di Black Panther a Los Angeles, il boss Marvel ha risposto ad alcune domende del giornalista Erick Weber e tra queste ce n’era proprio una relativa a Namor, i cui diritti di sfruttamento sembrano essere in una situazione complicata. Tuttavia, secondo quanto riporta il giornalista, un film che possa comprendere l’antieroe acquatico è effettivamente possibile, anche se non si sa quando.

Spiegando che “i dirittir di Namor non sono chiari come quelli di tutti gli altri personaggi” Feige ha dichiarato che gli piacerebbe comunque portare l’eroe nel MCU. Tuttavia la storia passata e gli eventi degli anni ’90, hanno complicato l’aspetto legale dell’eventuale trasposizione cinematografica del personaggio.

Il personaggio gemello di casa DC, Aquaman, arriverà invece sul grande schermo il prossimo anno, con il volto di Jason Momoa e la regia di James Wan.

Namor il Sub-Mariner (Namor, the Sub-Mariner), o più semplicemente Namor, alter ego di Namor McKenzie, è un personaggio immaginario dei fumetti creato da Bill Everett nel 1939 e pubblicato dalla Marvel Comics. Durante il periodo denominato Golden Age, insieme a Capitan America e alla Torcia Umana originale, è uno dei primi personaggi della casa editrice Timely Comics, che poi divenne la Marvel Comics. Successivamente Stan Lee e Jack Kirby, anni dopo, lo ripresero durante la Silver Age come comprimario dei Fantastici Quattro. Negli anni ottanta è un comprimario della serie dei Vendicatori e dei Difensori di cui è membro fondatore e storica è anche la sua alleanza con il Dottor Destino e i frequenti incontri e scontri con i Fantastici Quattro. Everett ammise anni dopo di essersi ispirato al poema La ballata del vecchio marinaio dello scrittore inglese Samuel Taylor Coleridge per sceglierne il nome. Namor è comparso in quasi tutte le serie Marvel, dove si è messo in luce per la sua arroganza, la sua forza e il suo lessico regale e autoritario.

Namor il Sub-Mariner, la Marvel ha dei piani per il suo ingresso nel MCU

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Lo sceneggiatore di Doctor Strange nel Multiverso della Follia Michael Waldron suggerisce che ci sono piani per introdurre Namor il Sub-Mariner nel MCU.

Namor il Sub-Mariner è stato uno dei primissimi personaggi mai creati dalla Marvel Comics. Concepito nel 1939 sotto Timely Comics (il predecessore della Marvel), è un mutante figlio di un capitano di mare umano e la principessa di Atlantide, proprio come il più popolare supereroe della DC, Aquaman. Anche i poteri di Namor sono simili a quelli del personaggio della DC; ha una forza sovrumana, una super velocità sott’acqua e la capacità di manipolare l’acqua a suo piacimento. Nella tradizione Marvel, Namor è stato un membro chiave degli Illuminati, un’organizzazione che è stata recentemente rappresentata in Doctor Strange nel Multiverso della Follia.

In un’intervista con Variety, Waldron spiega che durante la realizzazione della storia di Doctor Strange 2, è stato discussa l’eventuale presenza di Namor nel film, dal momento che nei fumetti ha fatto parte degli Illuminati. Tuttavia, l’antieroe acquatico è stato infine ignorato per un motivo importante:

“[Abbiamo] parlato di lui, perché è sicuramente un membro originale degli Illuminati. Ma penso che la Marvel abbia altri piani per lui nel MCU. E quindi non si è fatto strada in questo particolare film.”

Namor è uno di quei personaggi Marvel che da tempo corteggiano il MCU, dal momento che suoi easter egg sono presenti addirittura in Iron Man 2 e che per molto tempo, prima dell’uscita di Black Panther, si era parlato di una sua presenza nel film. Staremo a vedere in quale modo il personaggio acquatico si farà strada nel MCU.

Namor il Sub Mariner: in arrivo il film?

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Nell’Agosto del 2013, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige aveva rivelato ad Empire che la Universal Pictures avrebbe voluto sviluppare un film dedicato a Namor il Sub Mariner. Ieri, invece, molti sono stati colti di sorpresa quando la stessa Universal ha annunciato di avere in cantiere un progetto misterioso per il 4 Novembre 2016. Il film, annunciato come Untitled 2016 Event Project, sarà co-finanziato dalla Legendary. The Hollywood Reporter dichiara: “Sarà un nuovo film, non un sequel o un remake”.

Oggi, El Mayimbe di Latino Review rivela di sapere di quale film potrebbe trattarsi (dopo aver notato alcune corrispondenze nei piani di produzione delle due compagnie), ossia Namor Il Submariner, il principe degli abissi della Casa delle Idee, personaggio dei fumetti creato da Bill Everett e apparso per la prima volta nel 1939. Al momento, però, nessuna conferma è stata rilasciata, nonostante la Legendary si sia espressa in merito con un semplice: “No comment”. La notizia è dunque da prendere, per adesso, come un rumor.

Fonte

Naked Singularity, il thriller Sky Original con John Boyega in arrivo su SKY

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Arriva in prima tv assoluta il film Sky Original Naked Singularity, mercoledì 20 luglio in esclusiva alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming solo su NOW e disponibile on demand.  Un thriller coinvolgente, basato sull’omonimo romanzo di Sergio De La Pava, che vede il debutto alla regia di Chase Palmer (già sceneggiatore di IT) e ha come protagonista John Boyega, il Finn della saga di Star Wars, nei panni di un avvocato coinvolto in una rapina ad alto rischio. Con lui nel film anche con Olivia Cooke (Ready Player One), Ed Skrein (Deadpool) e Bill Skarsgård (It).

La trama del film

Casi è un giovane e promettente avvocato d’ufficio, ma suo idealismo inizia a vacillare a causa delle ingiustizie generate dallo stesso sistema giudiziario. In crisi con tutto ciò in cui ha sempre creduto, si ritrova suo malgrado implicato in una rapina che coinvolge un SUV sequestrato, contenente eroina per un valore di milioni di dollari.

Najwa Nimri: 10 cose che non sai sull’attrice

Najwa Nimri: 10 cose che non sai sull’attrice

Divenuta celebre a livello internazionale grazie ai suoi ruoli più recenti, l’attrice spagnola Najwa Nimri è in realtà attiva da diversi anni, vantando nella propria filmografia titoli di grande rilievo. Eclettica e carismatica, la Nimri ha infatti avuto modo di collaborare con importanti autori, grazie ai quali ha potuto maturare come interprete.

Ecco 10 cose che non sai di Najwa Nimri.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Najwa Nimri Bella ciao

Najwa Nimri: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice ottiene il suo primo ruolo di rilievo al cinema con il film Morire a San Sebastian (1997), per poi confermare la propria popolarità con titoli come Apri gli occhi (1997), con Penelope Cruz, Gli amanti del circolo polare (1998), Prima che sia notte (200), con Javier Bardem e Johnny Depp, Lucìa y el sexo (2001), Piedras (2002), Agents secrets (2004), 20 centimetri (2005), L’altra verità (2010), Habitaciòn en Roma (2010) e L’albero del sangue (2018), con Úrsula Corbero.

9. È nota per i suoi ruoli cinematografici. L’attrice ottiene una prima popolarità internazionale grazie alla serie Vis a vis – Il prezzo del riscatto (2015-2019), dove interpreta il ruolo di Zulema “Zule” Zahir, recitando accanto all’attrice Alba Flores. Dal 2019 dà invece vita al personaggio di Alicia Sierra nella popolare serie La casa di carta, recitando con gli attori Itziar Ituño, Álvaro Morte e Miguel Herrán. Nel 2020 riprende poi il ruolo di Zulema per lo spin-off Vis a vis – El Oasis.

8. Ha ricevuto importanti nomination. Nel corso degli anni l’attrice è stata nominata per ben cinque volte al premio Goya, considerato l’Oscar spagnolo. In particolar, ha ricevuto candidature come miglior attrice protagonista per Gli amanti del circolo polare, come miglior attrice non protagonista per Lucì y el sexo, e di nuovo come protagonista per Quién te cantara.

Najwa Nimri è su Instagram

7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 4,2 milioni di persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie che la ritraggono nei panni dei personaggi da lei interpretati, ma anche in momenti di svago in compagnia di amici o colleghi. Non mancano immagini promozionali dei suoi progetti da attrice, come anche piccole curiosità a lei legate.

Najwa Nimri: il marito e il figlio Teo Nabil

6. È stata sposata con un regista. Nel 1995 l’attrice intraprende una relazione con Daniel Calparsoro, regista del film Morire a San Sebastian, nel quale la Nimri ha recitato. I due si sono poi separati nel 2000. Nel 2004, invece, l’attrice ha avuto un figlio chiamato Teo Nabil, mantenendo però segreta l’identità del nuovo compagno. La Nimri è infatti particolarmente restìa a condividere dettagli sulla propria vita privata.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Najwa Nimri vis a vis

Najwa Nimri in Vis a vis

5. Ha richiesto di non dover eseguire dei nudi. Per interpretare la criminale Zulema, l’attrice ha espressamente chiesto ai produttori della serie che non venissero previste per il personaggio delle scene di nudo. La Nimri ha infatti dichiarato di non sentirsi a suo agio nel girare tali scene, specialmente davanti a troupe numerose. I produttori acconsentirono alle richieste dell’attrice, che fu così libera di ricoprire il ruolo.

4. Si è ispirata ad un noto personaggio di un film. Per la costruzione del suo personaggio, l’attrice, in collaborazione con gli autori, si è ispirata all’antagonista del film Faster Pussycat, Kill Kill. I due sono infatti estremamente simili, sia nell’acconciatura quanto nella caratterizzazione e nelle tendenze da sociopatica.

3. Aveva un’agguerrita rivale al ruolo. Quello di Zulema è stato un personaggio particolarmente ambito, desiderato da molte attrici. Una delle principali rivali durante i casting era l’attrice Alba Flores, la quale venne però preferita dalla produzione per il personaggio di Saray. Ciò permise alla Nimri di ottenere il ruolo, ritenuta tra tutte maggiormente adatta a ricoprirlo.

Najwa Nimri canta Bella ciao

2. Ha interpretato la celebre canzone italiana. La Nimri, oltre ad essere un’affermata attrice, è anche un’apprezzata cantante. In particolare, la si può sentire eseguire il brano Bella ciao durante i titoli di coda dell’ultima puntata della quarta stagione di La casa di carta. Per l’esecuzione del brano, l’attrice ha puntato su un’atmosfera più soft ed un ritmo più disteso, conferendovi così una nota di malinconia.

Najwa Nimri: età e altezza

1. Najwa Nimri è nata a Pamplona, in Spagna, il 14 febbraio 1972. L’attrice è alta complessivamente 172 centimetri.

Fonte: IMDb

Nadja Swarovski: intervista alla produttrice di Romeo e Giulietta

Nadja SwarovskiLa redazione di Cinefilos ha avuto il piacere di incontrare la signora Nadja Swarovski , presidente e produttore esecutivo della Swarovski Entertainment , in occasione della presentazione di Romeo e Giulietta al Festival del Film di Roma. La Swarovski Entertainment ,  fondata nel 2010 , si occupa  di finanziare e produrre film originali e artisticamente compiuti e Romeo  Giulietta di Carlo Carlei è stato il loro primo progetto.

Come mai avete deciso di diventare produttori per questo film e di non partecipare solo con il product placement , come in genere fanno i brand?

Avevamo già preso la decisione di creare la Swarovski Entertainment ed eravamo in cerca di un copione. Julian Fellowes che è un amico di famiglia e del quale ammiriamo il  lavoro è venuto da noi e ci ha proposto Romeo e Giulietta. Ci è piaciuta da subito la storia che è una bellissima storia d’amore: il mondo Swarovskvi è fatto di doni che nascono da pensieri d’amore, quindi questo era il progetto giusto. Con la nostra produzione vorremmo arricchire culturalmente lo spettatore attraverso un messaggio educativo e un classico di Shakespeare era perfetto in questo senso, in particolare per le generazioni più giovani.

 Lei ha detto che Julian Fellowes è un amico di famiglia, anche lei è una fan di Dowtown Abbey?

Certo, chi non lo è! Lui ti fa diventare dipendete da quello show!

 Questo per voi è stato il primo progetto, cosa ci possiamo aspettare in futuro dalla Swarovski Entertainment?

E’ sicuramente solo l’inizio per noi e nei progetti futuri la Swarovski sarà molto coinvolta ad esempio con l’industria della moda, l’architettura e gioielleria ma si tratta soprattutto di rimanere fedeli ai valori in cui noi crediamo e magari scegliere storie con delle morali forti. Alla fine tutti i progetti della Swarovski saranno indirizzati verso l’arricchimento culturale delle persone,nel riuscire ad educarle attraverso i film.

 State già producendo qualcosa di nuovo?

Si abbiamo una storia pronta, non posso rivelarvi troppi dettagli ma sarà sul mondo della moda. Uno sguardo nel dietro le quinte di questo mondo, dove le persone che non ne sono coinvolte non possono e non riescono a capire bene come funzioni. Quindi rimane sempre un progetto educativo ma allo stesso tempo piacevole.

 Riguardo la moda, in Romeo e Giulietta i costumi sono una parte fondamentale e possono essere ammirati per la loro grandiosità e cura nei minimi dettagli – per cui sono stati usati anche cristalli Swarovski. Lei ha partecipato al processo di design suggerendo qualcosa che rispecchiasse il suo gusto?

No per niente. Una scelta importante è stata quella di decidere con quale costumista lavorare e devo ammettere che Carlo Poggioli è stato davvero fantastico. Aveva come consulente Milena Canonero e hanno avuto la possibilità di scegliere i cristalli da utilizzare, ma noi non abbiamo mai interferito con le loro scelte creative. Anche la possibilità di lavorare con le sarte italiane è stato incredibile.Sapete questa arte è nel loro DNA e gli viene naturale. La manodopera e i dettagli sono stupendi,ad esempio nelle giacche ricamate o i vestiti in velluto, assolutamente bellissimi.

 Quali sono le qualità che cercate nei progetti da finanziare e produrre?

Sicuramente l’arricchimento culturale è la qualità numero uno. L’aspirazione al bello, belle scenografie e costumi sono altre.  Ma anche semplicemente la proposta di un copione ben adattato che abbia certe informazioni che lo spettatore può apprendere una volta che è finito il film, sono qualità importanti.  Vogliamo dare un contributo positivo all’industria, perché ci sono talmente tanti film in giro che siamo molto fermi nel voler fare un prodotto informativo che aggiunga valore.

Nadie Nos Mira: recensione del film #Romaff12

A volte la vita ci mette davanti a delle scelte: c’è la strada facile e già scritta, quasi priva di emozioni. E poi c’è la strada impervia, quella piena di imprevisti e senza sicurezze, ma che in cuore senti subito che è quella giusta. O meglio, senti che va provata, non importa quanto la realtà poco dopo ti possa venire a bussare alla porta per chiedere il conto. Anche Nico, protagonista del film di Julia Solomonoff, Nadie Nos Mira, crede nella sua scelta e così finisce a New York.

Star di una soap-opera della televisione argentina, dopo aver messo il suo personaggio in coma e in seguito ad una rottura, Nico (Guillermo Pfening) decide di trasferirsi in America per realizzare il sogno di debuttare nel cinema americano. A causa di un continuo ritardo nella produzione del film che gli era stato promesso da un regista emergente, Nico si ritrova a vivere a New York con il visto scaduto, nessun ruolo perché troppo biondo per essere latino e una vita da clandestino obbligato a fare il cameriere per sopravvivere.

L’unica ancora di salvezza, oltre alla coinquilina (Kerri Sohn) con cui divide un minuscolo appartamento, è la migliore amica Lena (Elena Rogers), insegnate di yoga che ha trovato l’amore in un ricco newyorkese. Da poco mamma, Lena affida a Nico suo figlio Theo ed è proprio con il bambino che l’attore stabilirà un vero legame, unica cosa certa della sua vita e compagno delle sue giornate in una New York che si evolve con il passare delle stagioni. Ma ciò che lo aveva portato alla scelta di prendere e partire tornerà inaspettatamente nella sua vita e lo manderà in confusione.

Nadie Nos Mira

Julia Solomonoff riesce bene nell’impresa di farci entrare in sintonia con il suo personaggio principale, facendoci capire come può essere frustrante la vita  in una città come New York dove davvero, “nessuno ti guarda” e nella quale, anche un attore famoso in patria come Nico, diventa invisibile. Ma la storia di Nico non è solo la sua: quante volte sappiamo di avere le carte in regola per un lavoro, siamo molto vicini alla meta e alla fine, non lo otteniamo? Con grande realismo nel mostrare l’immenso spettro di emozioni che prova Nico, la giovane regista argentina ci regala un film triste, dolce ma allo stesso tempo leggero, dove si ride anche.

Recensione di Nadie Nos Mira – Nobody’s Watching

Guillermo Pfnening, come il suo Nico, ricorda più un attore di origine nordiche che argentine ed è forse per questo che riesce a calarsi bene nella parte del pesce fuor d’acqua, un uomo confuso e perso in una grande città come New York. Costretto a mentire a tutte le persone che gli sono intorno per non mostrare le sue debolezze e vulnerabilità, ma soprattutto fallimenti, la figura di Nico è molto educativa se si guarda il quadro completo, nonostante il suo percorso sia costellato di errori e troppo orgoglio per ammettere di aver sbagliato.

Raccontata dalla Solomonoff con ritmo, ma non troppa fretta, la storia si evolve colpendoci con emozioni piuttosto che spiegazioni. Non è facile vedere sullo schermo i continui errori commessi da quest’uomo, ma è parte della bellezza di questo film, che ci forza a vedere anche la parte brutta dei sogni, ovvero quel momento in cui, non importa quanto fortemente tu ci abbia creduto, non si realizzano.

NAACP Image Awards 2023: è stata la notte di Angela Bassett, tutti i vincitori

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Angela Bassett è stata la prima vincitrice ai NAACP Image Awards e si è aggiudicata il trofeo per Entertainer of the Year. La star aveva già vinto quest’anno come miglior attrice in una serie drammatica per 9-1-1 e come miglior attrice non protagonista in un film per il suo lavoro in Black Panther: Wakanda Forever, che ha vinto il premio come miglior film. Ora l’attrice si dirige spedita verso la notte degli Oscar, passando prima per i SAG che probabilmente la vedranno trionfare.

NAACP Image Awards tutti i vincitori

NIGHT 6 – TELEVISED AWARDS

Entertainer of the Year

Angela Bassett

Outstanding Motion Picture

Black Panther: Wakanda Forever

Outstanding Actress in a Motion Picture

Viola Davis – The Woman King

Outstanding Actor in a Motion Picture

Will Smith – Emancipation

Outstanding Comedy Series

Abbott Elementary

Outstanding Actress in a Drama Series

Angela Bassett – 9-1-1

Outstanding Actor in a Drama Series

Nicco Annan – P-Valley

Jackie Robinson Sports Award

Serena Williams

Chairman’s Award

Congressman Bennie G. Thompson

Social Justice Impact Award

Benjamin Crump

President’s Award

Gabrielle Union and Dwyane Wade

NIGHT 5

Outstanding Actor in a Comedy Series

Cedric The Entertainer – The Neighborhood

Outstanding Actress in a Comedy Series

Quinta Brunson – Abbott Elementary

Outstanding Supporting Actor in a Comedy Series

Tyler James Williams – Abbott Elementary

Outstanding Supporting Actress in a Comedy Series

Janelle James – Abbott Elementary

Outstanding Supporting Actor in a Drama Series

Cliff “Method Man” Smith – Power Book II: Ghost

Outstanding Supporting Actress in a Drama Series

Loretta Devine – P-Valley

Outstanding Television Movie, Limited–Series or Dramatic Special

The Best Man: The Final Chapters

Outstanding Actor in a Television Movie, Limited–Series or Dramatic Special

Morris Chestnut – The Best Man: The Final Chapters

Outstanding Actress in a Television Movie, Limited–Series or Dramatic Special

Niecy Nash-Betts  – Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story

Outstanding Talk Series

Sherri

Outstanding New Artist

Coco Jones – ICU

Outstanding Jazz Album – Vocal

Legacy – Adam Blackstone

Outstanding Supporting Actor in a Motion Picture

Tenoch Huerta – Black Panther: Wakanda Forever

Outstanding Supporting Actress in a Motion Picture

Angela Bassett – Black Panther: Wakanda Forever

Outstanding Independent Motion Picture

The Inspection

Outstanding International Motion Picture

Bantú Mama

Outstanding Breakthrough Performance in a Motion Picture

Jalyn Hall – TILL

Outstanding Animated Motion Picture

Wendell & Wild

Outstanding Documentary (Film)

CIVIL

Outstanding Documentary (Television)

Everything’s Gonna be All White

Outstanding Writing in a Motion Picture

Ryan Coogler, Joe Robert Cole  – Black Panther: Wakanda Forever

Outstanding Directing in a Motion Picture

Gina Prince-Bythewood – The Woman King

Outstanding Arts and Entertainment Podcast

Two Funny Mamas

Outstanding Social Media Personality 

Kevon Stage

NIGHT 4

Outstanding Podcast – News and Information

Beyond the Scenes
The Daily Show

Outstanding Podcast – Society and Culture

LeVar Burton Reads

Outstanding Podcast – Lifestyle / Self-Help

Therapy for Black Girls

Outstanding Writing in a Comedy Series

Brittani Nichols
Abbott Elementary – “Student Transfer”

Outstanding Writing in a Drama Series

Marissa Jo Cerar
Women of the Movement – Episode 101

Outstanding Writing in a Television Movie or Special

Scott Mescudi (Story By), Ian Edelman, Maurice Williams
Entergalactic

Outstanding Directing in a Comedy Series

Angela Barnes
Atlanta – “The Homeliest Little Horse”

Outstanding Directing in a Drama Series

Giancarlo Esposito
Better Call Saul – Season 6, Episode 6: “Axe and Grind”

Outstanding Directing in a Television Movie or Special

Anton Cropper
Fantasy Football

Outstanding Directing in a Documentary

Reginald Hudlin
Sidney

Outstanding Hairstyling (Television or Film)

Camille Friend
Black Panther: Wakanda Forever

Outstanding Make-up (Television or Film)

Debi Young, Sandra Linn, Ngozi Olandu Young, Gina Bateman
We Own This City

Outstanding Costume Design (Television or Film)

Ruth Carter
Black Panther: Wakanda Forever

NIGHT 3

Outstanding Short-Form Series – Comedy or Drama

“Between The Scenes”
The Daily Show

Outstanding Short-Form Series or Special – Reality/Nonfiction

Daring Simone Biles

Outstanding Short-Form (Live Action)

Dear Mama…

Outstanding Short-Form (Animated)

More Than I Want To Remember

Outstanding Character Voice-Over Performance – Motion Picture

Keke Palmer
Lightyear

Outstanding Character Voice-Over Performance (Television)

Kyla Pratt
The Proud Family: Louder and Prouder

Outstanding Performance by a Youth (Series, Special, Television Movie or Limited–series)

Ja’Siah Young
Raising Dion

Outstanding Children’s Program

Tab Time

Outstanding Animated Series

The Proud Family: Louder and Prouder

Outstanding Guest Performance

Glynn Turman
Queen Sugar

Outstanding Breakthrough Creative (Motion Picture)

Ericka Nicole Malone
Remember Me The Mahalia Jackson Story

Outstanding Breakthrough Creative (Television)

Quinta Brunson
Abbott Elementary

Outstanding Supporting Actress in a Television Movie, Limited–Series or Dramatic Special

Nia Long
The Best Man: The Final Chapters

Outstanding Supporting Actor in a Television Movie, Limited–Series or Dramatic Special

Keith David
From Scratch

Outstanding Ensemble Cast in a Motion Picture
Black Panther: Wakanda Forever

NIGHT 2

Outstanding Literary Work – Fiction

Take My Hand
Dolen Perkins-Valdez

Outstanding Literary Work – Non-Fiction

Finding Me
Viola Davis

Outstanding Literary Work – Debut Author

Illustrated Black History: Honoring the Iconic and the Unseen
George McCalman

Outstanding Literary Work – Biography/ Autobiography

Scenes from My Life
Michael K. Williams, Jon Sternfeld

Outstanding Literary Work – Instructional

Black Joy: Stories of Resistance, Resilience, and Restoration
Tracey Lewis-Giggetts

Outstanding Literary Work – Poetry

To the Realization of Perfect Helplessness
Robin Coste Lewis

Outstanding Literary Work – Children

Stacey’s Remarkable Books
Stacey Abrams, Kitt Thomas

Outstanding Literary Work – Youth/Teens

Cookies & Milk
Shawn Amos

Outstanding Variety or Game Show (Series or Special)

The Daily Show with Trevor Noah

Outstanding Host in a Reality/Reality Competition, Game Show or Variety (Series or Special) – Individual or Ensemble

Tabitha Brown
Tab Time

Outstanding Reality Program/Reality Competition Series

Lizzo’s Watch Out for the Big Grrrls

Outstanding Host in a Talk or News/Information (Series or Special) – Individual or Ensemble

Jennifer Hudson
The Jennifer Hudson Show

Outstanding News/Information (Series or Special)

ABC News 20/20 Michelle Obama: The Light We Carry, A Conversation with Robin Roberts

NIGHT 1

Outstanding International Song
“No Woman No Cry” – Tems

Outstanding Jazz Album – Instrumental
“JID014 (Jazz is Dead)” – Henry Franklin, Ali Shaheed Muhammad, Adrian Younge

Outstanding Gospel/Christian Song
“Positive” – Erica Campbell

Outstanding Gospel/Christian Album
“Kingdom Book One” – Maverick City Music & Kirk Franklin

Outstanding Duo, Group or Collaboration (Traditional)
Silk Sonic – “Love’s Train”

Outstanding Duo, Group or Collaboration (Contemporary)
Chris Brown feat. Wizkid – “Call Me Every Day”

Outstanding Music Video/Visual Album
“Lift Me Up” – Rihanna

Outstanding Soundtrack/Compilation Album
Black Panther: Wakanda Forever – Music From and Inspired By – Ryan Coogler, Ludwig Göransson, Archie Davis and Dave Jordan

Outstanding Male Artist
Chris Brown – “BREEZY” (Deluxe)

Outstanding Female Artist
Beyoncé – “Renaissance”

Outstanding Soul/R&B Song
Cuff It – “Beyoncé”

Outstanding Hip-Hop/Rap Song
“Hotel Lobby” – Quavo, Takeoff

Outstanding Album
“Renaissance” – Beyoncé

NAACP Image Award è un premio attribuito ogni anno dalla National Association for the Advancement of Colored People come riconoscimento per il lavoro svolto da persone di colore nel mondo dell’arte (cinema, letteratura, musica, teatro e TV).

N.Capace, la conferenza stampa del film di Eleonora Danco

N.Capace, la conferenza stampa del film di Eleonora Danco

Eleonora Danco – autrice, regista, performer, attrice tra teatro e cinema – presenta la sua prima regia per il grande schermo: performance teatrale, arte visiva e “pezzi di vita” si fondono, seguendo il filo di memorie personali ma universali, tra Roma e Terracina. Piano distributivo in elaborazione, come spiega il produttore Angelo Barbagallo: “Questo tipo di film è adatto alla multiprogrammazione, che vogliamo usare per andare ovunque, anche solo per uno spettacolo. Il film parte al Nuovo Sacher il 19 marzo, ma sarà anche alla Cineteca di Bologna, al Gruppo Anteo-Apollo a Milano, al Cinema Massimo di Torino, a Terracina. Credo passerà in tutte le sale di qualità.

Eleonora DancoCom’è stato ideato e montato un film così personale?

Eleonora Danco: “Quando metto in scena un lavoro o lo installo, non è più mio. Essere personali è solo una condizione d’intimità. L’intimità ti permette di essere più universale possibile. Lo sforzo è di pensare sempre allo spettatore, di poterlo far ritrovare in ciò che accade, perché nell’intimità c’è l’uomo in assoluto. Il montaggio è stato complesso, ma molto interessante. Abbiamo girato 35 ore intense, poi abbiamo scelto. Dopo averlo finito, non mi ritrovavo, così l’ho riscritto (al montaggio).

Perché manca l’età di mezzo?

E. D.: “Come personaggi li trovavo meno interessanti: sono vittime dello stress, immersi nel quotidiano. Mi interessava più chi galleggia nella vita. E i due poli estremi: chi ha fatto tutto e chi sta per buttarsi nella vita, entrambi in attesa. In questo passaggio ho pensato fosse la forza del film. C’è anche l’incapacità: la scrittura “N-CAPACE” mi piaceva perché l’essere umano è non capace, ma anche capace. Cercavo intensità e tensione costanti. Perciò ci sono vitalità e angoscia insieme. Se volevo avere tensione nel film, poi, dovevo viverla io stessa: anche la mia visione doveva essere emotiva come quella di una sedicenne, per trasmettere il desiderio di provocazione tipico di quell’età.

È stato difficile trasferire l’approccio fisico del suo teatro al cinema?

E. D.: “Arrivare al cinema non è stata una difficoltà, ma una possibilità, mi ha stimolato molto. L’ho trasferito attraverso le inquadrature. Cercavo costantemente un impatto visivo forte. Ogni volta era come fare un quadro. Era lì che arrivava la tensione, il movimento.

Nomi come Ciprì e Maresco o Rezza-Mastrella hanno in qualche modo influenzato il suo lavoro?

E. D.: “Ciprì e Maresco, forse inconsciamente. Rezza-Mastrella sicuramente no. Stimo molto Rezza, ma non credo di avere nessuna similitudine col suo linguaggio. Il mio è poetico, estremo, ma non riferito a me, si distacca da me. Stimo anche Maresco, ma il mio lavoro non è grottesco, i miei personaggi non così distorti, mi interessava la realtà. Volevo la loro spontaneità, ma in un linguaggio artificiale. Le mie sono provocazioni, alterazioni per arrivare alla loro memoria emotiva.”

Quanto ha contato il rapporto con sua madre?

E. D.: “E’ stato una motivazione forte. Questo film ha un forte rapporto con la memoria, che a volte è distacco.

N.C.I.S. Hawaii 3: Guida al cast e ai personaggi: Chi torna nei nuovi episodi?

Nato come spin-off della serie JAG della metà degli anni ’90, NCIS ha debuttato nel 2003 condividendo molti personaggi e rimanendo all’interno dello stesso universo. È logico che la serie di successo Hawai’i Five-0 sulla CBS e in onda in Italia su RAI 2 abbia ispirato un altro spin-off intitolato NCIS: Hawai’i, arrivando a includere alcuni personaggi familiari di NCIS: Los Angeles che hanno già fatto da ponte con quel crossover.

Giunto alla sua terza stagione, NCIS: Hawai’i rivela un noto ex agente sul campo di Los Angeles, oltre alla continuazione dei ruoli di molti dei personaggi che già conosciamo. Si prevedono molte apparizioni di vittime e sospetti, ma andiamo a scoprire il cast confermato e cosa aspettarci da questa stagione.

Vanessa Lachey è Jane Tennant

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Credit © CBS

Jane Tennant, interpretata da Vanessa Lachey, è l’Agente Speciale incaricato (SAC) e guida la squadra di investigatori a Pearl Harbor. È anche la prima protagonista femminile della serie NCIS , creando un nuovo precedente per il franchise.

Lachey è cresciuta spostandosi a causa del servizio del padre nell’aeronautica, ma alla fine ha iniziato a partecipare a concorsi di bellezza ed è passata alla conduzione televisiva su reti come MTV ed Entertainment Tonight. In seguito, è diventata un punto fermo delle riviste di moda e della televisione, conducendo True Beauty e Wipeout, oltre a fare apparizioni in show come 30 Rock, Psych, Hawai’i Five-0 e How I Met Your Mother. Forse il suo ruolo più noto è quello di co-conduttrice delle serie reality di Netflix Love Is Blind e The Ultimatum, insieme al marito Nick Lachey.

Alex Tarrant è Kai Holman

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Credit © CBS

Alex Tarrant interpreta Kai Holman, un agente che lavora sotto la Tennant come membro della sua squadra. Nuovo nella squadra nelle stagioni precedenti, è diventato prezioso grazie alla sua capacità di non farsi riconoscere nelle sue missioni sotto copertura. Dedito al lavoro e con una vita personale difficile, i fan sperano che la terza stagione presenti a Kai un interesse amoroso, per regalargli una meritata storia d’amore.

Tarrant ha iniziato la sua carriera di attore in Nuova Zelanda e, oltre alla sua ascesa di popolarità grazie a NCIS: Hawai’i, ha interpretato Valandil nella serie Prime Video Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere. Tra i suoi altri ruoli figurano parti in serie televisive come SeaChange, Filthy Rich, 800 Words e Shortland Street e film come Night Raiders e The Other Side of Heaven 2: Fire of Faith.

Noah Mills è Jesse Boone

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Credit © CBS

Noah Mills interpreta Jesse Boone, il secondo in comando della squadra di Tennant. Boone è uno stacanovista, mentre la sua famiglia riceve poche attenzioni, almeno sullo schermo.

Mills, modello e attore canadese, è diventato un volto iconico di Dolce & Gabbana. Mills è passato alla recitazione, apparendo in film come Sex and the City 2 e Me, oltre che in serie televisive come 2 Broke Girls, The Brave, PEN15, The Enemy Within e The Falcon and the Winter Soldier.

Jason Antoon è Ernie Malik

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Credit © CBS

Jason Antoon interpreta Ernie Malik, uno specialista di intelligence informatica della squadra. Le sue abilità al computer lo rendono un personaggio amabile e allo stesso tempo uno degli agenti più importanti, che spesso fa grandi scoperte. Fornisce un sollievo comico e ogni volta che lascia il laboratorio sembra essere catapultato in scenari casuali in cui non ci si aspetterebbe di trovarlo.

Antoon è noto soprattutto per il suo ruolo nel musical Contact, vincitore del Tony Award, ma ha anche sviluppato una notevole carriera sullo schermo. I suoi crediti televisivi includono ruoli in Kings, Modern Family e Claws. Al cinema, forse lo riconoscerete in Minority Report, ma ha partecipato anche a film come The Producers, Celeste e Jesse per sempre, Music and Lyrics, The Rewrite e Noelle. È diventato uno dei personaggi preferiti dell’universo NCIS, tanto che ha fatto il crossover anche in altri episodi al di fuori di NCIS: Hawai’i.

Yasmine Al-Bustami è Lucy Tara

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Credit © CBS

Yasmine Al-Bustami interpreta Lucy Tara, un personaggio che ha iniziato come agente junior nella prima stagione, ma che è diventato un agente a bordo della USS Ronald Reagan nella seconda stagione. Dopo il ritorno da un programma di addestramento tattico alla fine della seconda stagione, il suo rapporto con la fidanzata Kate è diventato difficile. La nuova amicizia tra Kai e Kate potrebbe causare un po’ di gelosia umoristica all’inizio della terza stagione.

Al-Bustami è apparsa per la prima volta in televisione nel 2013 in The Originals, dove ha interpretato Monique Deveraux. Da allora, è apparsa in Nashville, Switched at Birth e The Inspectors. Si è anche cimentata in serie web con ruoli in I Ship It e Nessyane.

Tori Anderson è Kathrine Marie “Kate” Whistler

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Credit © CBS

Tori Anderson interpreta Kathrine Marie “Kate” Whistler, un’agente dell’FBI che sta cercando di risolvere la sua relazione con Lucy Tara. Essendosi avvicinata alla squadra di NCIS: Hawaii, è diventata amica di alcuni membri, tra cui Kai Holman, e spesso lavora al loro fianco su casi con le sue ampie informazioni.

La carriera televisiva della Anderson è iniziata nel 2003 con numerose apparizioni in serie come Tru Calling, Smallville, The 4400, The L.A. Complex e molte altre. Solo intorno al 2015 ha ottenuto maggiori riconoscimenti per il ruolo della dottoressa London Blake in Open Heart, seguito dal ruolo della regina Titania in The Other Kingdom di Nickelodeon. Poco dopo, ha interpretato Evie in No Tomorrow, , oltre a ruoli principali e ricorrenti in show come Blindspot e Caught.

LL Cool J è Sam Hanna

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Credit © CBS

Da NCIS: Los Angeles, Sam Hanna fa di nuovo il salto tra le serie, con LL Cool J che riprende il ruolo preferito dai fan. I mondi di NCIS: Los Angeles e Hawai’i Five-0 si sono incrociati con l’agente speciale senior nel 2012. Nella première della terza stagione, Sam Hanna farà squadra con il capo della squadra di NCIS: Hawai’i Jane Tennant, presumibilmente sulle tracce di un criminale. Non è chiaro quanta autorità abbia nella nuova giurisdizione, ma una cosa è certa: la Tennant è ancora al comando.

LL Cool J ha iniziato a fare il rapper negli anni ’80, ma in seguito ha iniziato a recitare, ottenendo ruoli in film come Halloween H20, Deep Blue Sea, In Too Deep e Any Given Sunday. Ha interpretato l’agente speciale Sam Hanna in NCIS: Los Angeles per 14 stagioni, ma la sua carriera televisiva è molto lunga: ha condotto e partecipato a show come Lip Sync Battle, In the House, 30 Rock, iHeartRadio Music Awards, The Grammy Awards, South by Southwest e Saturday Night Live.

Enver Gjokaj è il Capitano Joe Milius

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Credit © CBS

Capitano della Marina degli Stati Uniti, Joe Milius, interpretato da Enver Gjokaj, è diventato un fidato alleato di Jane Tennant e della squadra di NCIS: Hawai’i all’inizio dell’episodio pilota, quando ha collaborato con lei in un’indagine che si è rivelata una chiamata importante per loro. Dopo aver lasciato Hawa’ii per il Pentagono, Milius è tornato e ha persino scritto una lettera di raccomandazione per il figlio di Jane, Alex Tennant, per l’Accademia Navale.

Gjokaj è noto per i suoi ruoli in The Book of Daniel, Community, NCIS: Los Angeles e per aver interpretato l’agente dell’SSR Daniel Sousa in Agent Carter e nella serie spin-off Agents of S.H.I.E.L.D. È apparso anche in alcuni film importanti come The Avengers, Eagle Eye e Taking Chance. Il suo ultimo ruolo prima di tornare nell’universo NCIS è stato quello di Clark Evans nella serie fantascientifica Invasion .

Altri membri del cast che ritornano nella terza stagione di “NCIS: Hawai’i

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Credit © CBS

Sharif Atkins, noto per i suoi ruoli in ER e White Collar, riprenderà il suo ruolo di Capitano Norman “Boom Boom” Gates, l’esperto di bombe della squadra di NCIS: Hawai’i. AncheSeana Kofoed, nota per Men in Trees, tornerà nel ruolo del Comandante Carla Chase, medico legale della base navale e della squadra.

La famiglia e i figli di Jane Tennant svolgono importanti ruoli di supporto per il suo personaggio nella serie: Kian Talan (The Good Doctor) interpreta il figlio Alex Tennant, Mahina Napoleon (The Walking Dead: Dead City) la figlia Julie Tennant e Anthony Ruivivar (Third Watch) l’ex marito Daniel Tennant.

N-Capace: recensione del film di Eleonora Danco

N-Capace: recensione del film di Eleonora Danco

Scritto, diretto e interpretato dalla drammaturga, performer e attrice Eleonora Danco, N-Capace, sua prima regia cinematografica, N-Capace ha già fatto parlare di sé: molto apprezzato al Torino Film Festival, dove ha ricevuto due Menzioni Speciali, ha convinto anche Nanni Moretti, che lo ospiterà al Nuovo Sacher dal 19 marzo. Il lavoro fonde performance, installazione e vita reale in una forma fluida, dai contorni indefiniti, che rifugge la narrazione e punta sulla forza delle immagini, amplificata da inquadrature fisse. Ma sfrutta anche l’effetto spiazzante della provocazione per dar vita a interviste-performance, con intervistati-personaggi che si mettono in gioco, tra realtà e finzione.

In N-Capace Una donna in pigiama, Anima in pena (Eleonora Danco), e il suo letto vagano tra Terracina e Roma. Lei segue il filo di memorie personali d’infanzia e adolescenza e s’interroga sul mondo circostante, che forse non le si adatta e a cui sembra sentirsi inadeguata. Nel percorso incontra adolescenti e anziani, tra cui suo padre, che invita a parlare dell’infanzia, del rapporto coi genitori e con la famiglia, della morte, del sesso, del futuro.

N-Capace, il film

L’unità del film non è solo visiva – grazie anche al montaggio di Desideria Rayner e Maria Fantastica Valmori – con riferimenti dichiarati alla metafisica di De Chirico e un’attenzione a elementi e colori della natura. È anche nei contenuti: il rapporto conflittuale coi genitori, il corpo, la sessualità, la materia, l’oscillazione perenne tra capacità e incapacità, potenzialità totale e senso d’impotenza, uniscono il personaggio interpretato dalla Danco agli altri, giovani e anziani. Quando Anima in pena è sulla scena, però, l’andamento è lento, la chiave interpretativa scelta è meccanica, e ciò diluisce la tensione abilmente creata nel resto del lavoro, rendendone il ritmo diseguale. La parte più viva e interessante è invece la dialettica tra i poli: opposti ma a volte consonanti, accostamenti azzardati da cui possono scaturire analogie sorprendenti e paradossi. Anche il filo della memoria unisce: lo sguardo un po’ nostalgico della regista sulla vita di provincia, su un’Italia agricola e rurale (quasi) scomparsa, accompagna alla ri-scoperta di Terracina e Roma.

Lo spirito del lavoro appare vicino all’opera di Ciprì e Maresco (Cinico Tv) e a quella di Rezza e Mastrella (film, spettacoli e le interviste di Troppolitani). Con Rezza in particolare sembra condividere la concezione di teatro e cinema come performance corporea e visiva, non narrativa, e la carica provocatoria (pur meno causticamente corrosiva), oltre ad alcune tematiche, sebbene la Danco smentisca consonanze con l’artista. La regista trova la sua originalità nell’eclettismo e in una visione d’insieme poetica più che dissacrante, creando un’opera utile a ravvivare il nostro panorama culturale, con momenti estremamente godibili e spunti di riflessione. Da cercare nelle sale.

Mystify: Michael Hutchence, recensione del film di Richard Lowenstein #RomaFF14

Richard Lowenstein, regista di E morì con un felafel in mano e storico collaboratore degli INXS, per cui realizzò la maggior parte dei video musicali, nonché amico del frontman Michael Hutchence, porta alla Festa del Cinema di Roma nella selezione ufficiale, un intenso docufilm sul cantante.

Il film si concentra sulla parabola esistenziale dell’uomo, mentre ripercorrere a grandi linee la carriera della band, tra le poche australiane ad aver conquistato il pubblico statunitense ed essersi guadagnata fama mondiale, grazie a una preziosa alchimia imperniata sulla figura del leader, sul suo carisma, la sua sensualità, ma anche sulle doti vocali notevoli e le capacità di scrittura, oltre che sull’apporto di validi collaboratori.

Materiali e testimonianze per Mystify: Michael Hutchence

Sono proprio alcuni membri del gruppo – composto oltre che da Hutchence, da Garry Beers, Kirk Pengilly e dai fratelli Tim, Jon e Andrew Farris, co-autore dei brani assieme a Michael –  a parlare di lui. Ci sono i familiari – il padre Kell, i fratelli Tina e Rhett Hutchence– e le sue partner – Michele Bennett, che rimase sempre sua amica e per la quale scrisse Never tear us apart, uno dei brani più famosi della band; Kylie Minogue, che lo conobbe giovanissima; la modella Helena Christensen e Paula Yates, giornalista musicale che per lui lasciò Bob Geldoff e gli diede la sua unica figlia, Tiger.

Infine gli amici, tra cui il leader degli U2 Bono. Sullo schermo brevi sequenze di concerti si alternano a interviste a Michael, accanto a una serie di filmati privati, spesso girati dallo stesso cantante, e foto di famiglia.

La figura di Michael Hutchence

Nato il 22 gennaio del 1960, il film ripercorrere la sua infanzia e adolescenza tra Australia, Hong Kong e Usa, dove segue la madre, Patricia, dopo la separazione dal padre. Vi resterà per più di un anno. Nel ’77 l’incontro con i fratelli Farris, nel 1980 il primo album degli INXS. Michael non sa suonare, ma la sua voce profonda e sensuale è ciò che contraddistingue il gruppo.

I primi anni sono un tour continuo, come racconta la compagna di allora Michele Bennett. Quindi il successo, milioni di copie vendute in America dall’album Kick (1987) in poi, da Mystify e Need you Tonight a Taste it, passando per Suicide Blonde. Alcuni brani sono parte integrante della colonna sonora del film, che regala anche due inediti e conta sulle musiche originali di Warren Ellis, già membro dei Nick Cave and the Bad Seeds.

Assieme agli stadi pieni arrivano i riconoscimenti internazionali e le prime pressioni mediatiche. Intanto, nella vita privata di Michael c’è Kylie Minogue, giovane e bellissima, entrambi sono impegnati in tour, spesso in parti opposte del mondo. I fax che si scambiano testimoniano la loro intensa storia d’amore, dice Minogue, “erano le nostre lettere d’amore”, assieme a filmati privati girati da Michael nei viaggi in Provenza, Italia o a bordo dell’Orient Express.

Emerge così il ritratto toccante di una persona estremamente dolce e timida, accogliente e mite, con un abbraccio o un sorriso sempre pronto a schiudersi. Insomma, l’opposto della rockstar trasgressiva, che distrugge camere d’albergo e manda a monte tour. Al contrario, un gran lavoratore, che porta su di sé il peso del gruppo come frontman, ma anche scrivendo testi e componendo melodie assieme ad Andrew Farris. Un carisma naturale il suo, come ripetono molti degli intervistati, che emergeva dal suo sguardo magnetico, capace di catturare l’attenzione di chiunque fosse in una stanza con lui. Una personalità con le sue fragilità, ma che era riuscita a trovare un equilibrio.

Fino al 1992 e al giorno in cui un incidente, in vacanza a Copenaghen, cambia per sempre la sua vita. La violenta aggressione di un tassista gli causa gravi e irreversibili danni al cervello, di cui non vorrà mai far parola neanche con i membri della band. In un attimo Michael Hutchence perde ciò su cui più di tutto aveva strutturato la sua esistenza: i sensi, l’olfatto e il gusto. Minogue parla di lui come di un essere sensuale, i cui sensi avevano bisogno di stimoli continui, curioso e desideroso di provare tutti i piaceri della vita.

Ora, invece, l’uomo che aveva cantato Taste it  (assaggia), innamorato fin quasi all’ossessione del romanzo Il profumo di Patrick Süskind, non è più in grado di sentire odori e sapori. La seconda parte del documentario mostra un uomo profondamente cambiato, depresso, a volte anche aggressivo e violento, che ha smarrito sé stesso. Quindi, il ricorso più massiccio alle droghe e l’incontro con Paula Yates, la separazione di lei da Geldoff, che dà il via a un’aspra battaglia per la custodia delle figlie – cui Michael  si lega molto.

L’assedio mediatico dei tabloid inglesi, sempre più stretto e destabilizzante per il cantante. L’unica vera gioia di questi anni per lui, che sembra galleggiare in un vuoto sempre più profondo, è la nascita della figlia, Tiger Lily. Alla vigilia del tour australiano del ’97 appare stanco, non vuole allontanarsi da Londra, dalla famiglia. Lontano da casa e dagli affetti, la solitudine e lo smarrimento prevalgono, portandolo a togliersi la vita in un hotel di Sidney il 22 novembre dello stesso anno.

L’approccio di Lowenstein

Il regista non insiste sugli aspetti dissoluti della vita di Hutchence, sull’uso di droghe e sulla dipendenza, pur non nascondendoli affatto. Non è interessato a questo, non è morboso, non ha intenti voyeuristici.

Anzi, il documentario rende giustizia a una figura troppo spesso raccontata in modo parziale e fuorviante dalla stampa. Lowenstein si mantiene alla larga dallo stereotipo trito della rockstar dissoluta e restituisce qualcosa di assai più interessante: il carattere, la personalità di Hutchence con estrema delicatezza, come può fare solo un amico. È sicuramente grazie allo spirito sincero e accorato che permea il lavoro che Lowenstein è riuscito ad ottenere la collaborazione di parenti e amici più stretti, i quali hanno partecipato al film con lo stesso intento. Ed è anche ciò che conquista lo spettatore.

Non si tratta dell’ennesima operazione commerciale creata attorno a leader o band di grandissimo richiamo, di cui già si è detto e scritto tutto il possibile, ridondante e superflua. Al contrario: Mystify è il documentario di cui c’era bisogno per far conoscere l’uomo Hutchence a chi lo ha amato come musicista, ma anche a chi vi si accosta per la prima volta e magari, coinvolto da un racconto dolce e struggente, con ancora negli occhi l’immagine di questo ragazzo mite e gentile, del suo sorriso largo e accogliente, potrà avvicinarsi al suo lavoro d’artista.

Mystic River: libro, trama e cast del film di Clint Eastwood

Mystic River: libro, trama e cast del film di Clint Eastwood

Un monumento vivente del cinema come Clint Eastwood non sembra sbagliare mai un colpo, nemmeno raccontando una storia semplice, e molto americana, come quella di Mystic River. Considerato uno dei suoi maggiori capolavori, il film del 2003 è un cupo thriller incentrato su un difficile caso di omicidio che coinvolge tre personaggi un tempo amici stretti. In un America dove la violenza è all’ordine del giorno, scegliere di chi fidarsi diventa una responsabilità non da poco, e Eastwood porta in scena tutto ciò con il grande gusto che da sempre contraddistingue la sua messa in scena. Il film non è però una storia originale, bensì la trasposizione del romanzo La morte non dimentica.

Scritto da Dennis Lehane, uno dei maggiori romanzieri statunitensi, che con questo libro del 2001 trovò fama mondiale. In questo si ritrova non solo una grande storia noir, ma anche uno studio approfondito di personaggi psicologicamente complessi, ognuno con i suoi lati di luci e tenebre. Arrivato all’attenzione di Eastwood, che vi ritrovò molti dei temi a lui cari, il romanzo venne presto opzionato e trasformato in film. Questo avrebbe dovuto essere girato in Canada, ma il regista insistette affinché le riprese avvenissero a Boston, vera ambientazione della storia. Presentato poi in concorso al Festival di Cannes, Mystic River non ottenne qui alcun riconoscimento se non il plauso della critica.

Arrivato in sala, però, si affermò come un grande successo economico. A fronte di un budget di 30 milioni di dollari, il film arrivò ad incassarne circa 156 in tutto il mondo. Divenne poi uno dei protagonisti della stagione dei premi, ottenendo sei nomination agli Oscar e vincendone due. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il romanzo. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Mystic River: la trama del film

La storia si apre nel 1975, quando Sean, Jimmy e Dave non sono che tre ragazzini, amici inseparabili proiettati a loro insaputa verso un cupo destino. La loro infanzia termina infatti il giorno in cui Dave viene rapito e abusato sessualmente. Pur riuscendo infine a tornare a casa, nulla sarà più come prima. Venticinque anni dopo, la quiete di Boston viene nuovamente sconvolta dal brutale omicidio di Katie, la figlia di Jimmy. Disperato, questi inizia a cercare una propria personale vendetta, mentre sul caso investiga Sean, ora poliziotto. I loro sospetti finiranno per ricadere proprio su Dave, il quale sembrerebbe poter aver avuto più di un motivo per commettere quel delitto. In un susseguirsi di accuse e sospetti, il sangue chiamerà necessariamente altro sangue e la vendetta troverà infine il modo di compiersi, giusta o meno che sia.

Mystic River film

Mystic River: il cast del film

Ad interpretare il principale protagonista del film, Jimmy Markum, è l’attore Sean Penn. Questi fu da subito la prima scelta di Eastwood per il ruolo, e con la sua performance l’attore arrivò a vincere il suo primo Oscar come miglior attore. Per dar vita a Jimmy, Penn cercò di calarsi quanto più possibile nella mentalità del personaggio e della città di Boston. Il risultato è un’interpretazione struggente e particolarmente complessa per quantità di emozioni manifestate. Il ruolo del poliziotto Sean Devine era originariamente stato affidato a Michael Keaton, il quale aveva anche iniziato a fare diverse ricerche per questo. Un mese prima dell’inizio del set, però, egli lasciò il film a causa di un litigio con Eastwood. Venne allora sostituito da Kevin Bacon, il quale si recò a lavorare in un ufficio di polizia in preparazione al ruolo.

Tim Robbins, celebre per il film Le ali della libertà, interpreta invece il problematico Dave. Un ruolo particolarmente complesso, grazie al quale egli vinse l’Oscar come miglior attore non protagonista. Nel film sono poi presenti altri noti attori come Laurence Fishburne, nei panni del sergente Whitey, collega di Sean. Marcia Gay Harden è invece Celeste Boyle, la moglie di Dave. Anche lei ha ottenuto la candidatura all’Oscar per la sua interpretazione, senza però vincere. Laura Linney, invece, interpreta Annabeth Markum, moglie di Jimmy. È inoltre presente l’attore Eli Wallach, il quale ha un breve cameo nei panni del signor Loonie. Questi, grande amico di Eastwood sin dai tempi di Il buono, il brutto, il cattivo, raccontò di aver girato la propria scena in un’unica ripresa, tanto l’intesa tra lui e l’amico regista era forte e chiara.

Mystic River: le differenze tra il libro e il film

Nell’adattare il celebre romanzo si è cercato di rimanere quanto più fedeli possibile alla storia scritta da Lehane. Vi sono però inevitabilmente alcune differenze, che hanno permesso al racconto di acquisire una forma più consona al mezzo cinematografico. Il primo di questi si ritrova nella scoperta di quanto accaduto a Katie, la figlia di Jimmy. Il film lo spettatore viene a conoscenza della sua morte dopo i primi 30 minuti, mentre nel libro la ricerca della ragazza dura molto di più, e permette all’autore di descrivere minuziosamente il contesto della città. Allo stesso modo, anche il personaggio di Dave è particolarmente semplificato. Nel romanzo, questi è estremamente complesso psicologicamente e attanagliato dai traumi della sua infanzia, legati alla pedofilia. Nel film tutto ciò è presente, seppur in maniera meno evidente.

Anche la storia personale del poliziotto Sean è qui in parte tralasciata per favorire la trama principale. Nel romanzo, infatti, il rapporto con la moglie da cui è separato è maggiormente approfondito, mentre nel film questo è lasciato sullo sfondo. Particolarmente diversa è anche la rappresentazione della scena d’apertura del film, legata al rapimento di Dave. I tre amici, infatti, nel film stanno giocando lungo la strada e vengono avvicinati da due estranei, entrambi anziani. Nel romanzo, invece, si trovano vicino la stazione dei treni, e i due sequestratori sono uno giovane e biondo e l’altro anziano. Molti degli aspetti di questo rapimento sono sintetizzati nel film, così da permettere di far rientrare un romanzo di oltre 400 pagine in due ore di racconto.

Mystic River: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Mystic River è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 23 novembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Mystic River: la spiegazione del finale del film di Clint Eastwood

Considerato uno dei maggiori capolavori di Clint Eastwood, il film del 2003 Mystic River – tratto dal romanzo La morte non dimentica di Denis Lehane – è un cupo thriller incentrato su un difficile caso di omicidio che coinvolge tre personaggi un tempo amici stretti. In un America dove la violenza è all’ordine del giorno, scegliere di chi fidarsi diventa una responsabilità non da poco, e Eastwood porta in scena tutto ciò con il grande gusto che da sempre contraddistingue la sua messa in scena. Ma il film non offre solo una grande storia noir, ma anche uno studio approfondito di personaggi psicologicamente complessi, ognuno con i suoi lati di luci e tenebre.

Ambientato in una piccola città, il film introduce le abitudini e le routine di ogni personaggio, fornendo accuratamente indizi su chi è affidabile e chi no. Il film presenta inoltre alcune delle migliori interpretazioni in un film diretto da Eastwood, con ruoli da premio Oscar per Sean Penn e Tim Robbins, affiancati anche da Kevin Bacon. I loro personaggi, la cui vicenda personale è al centro del film, sono il cuore e il motore del racconto, che progressivamente conduce verso una risoluzione straziante tanto più che risulta inaspettata. In questo articolo, andiamo dunque ad analizzare proprio il finale del film.

Tim Robbins in Mystic River
Tim Robbins in Mystic River © 2003 – Warner Bros. Entertainment

La spiegazione del finale di Mystic River: chi ha ucciso Katie Markum?

Anche se Jimmy rimane convinto che Dave abbia ucciso sua figlia, i veri colpevoli sono “Silent Ray” Harris e John O’Shea, che uccidono Katie dopo uno scherzo finito male. Il primo dei due è il fratello muto di Brendan, che usciva con Katie e aveva intenzione di fuggire con lei a Los Angeles. Nel finale, dopo aver scoperto la scomparsa della pistola del padre, nascosta in casa, Brendan sospetta immediatamente di Silent Ray e del suo inseparabile amico O’Shea. Arriva pertanto a picchiarli brutalmente finché O’Shea non gli punta una pistola alla testa.

La polizia arriva appena in tempo e scopre così che i due adolescenti volevano spaventare Katie e invece le hanno accidentalmente sparato – non in modo letale – con la pistola di Harris. Per evitare che lo dicesse a qualcuno, l’hanno inseguita e uccisa. Il colpo di scena è anticlimatico, ma ha senso nel contesto di Mystic River, che ruota interamente intorno alle azioni dei protagonisti davanti a questo drammatico evento. Jimmy passa tutto il film a cercare di trovare un movente per l’omicidio di sua figlia quando, alla fine, non c’è alcuna motivazione. Gli assassini sono ragazzi e a malapena capiscono la gravità di ciò che hanno fatto.

Nel finale, dunque, queste rivelazioni chiudono il cerchio della narrazione: proprio come Jimmy, Sean e Dave hanno dovuto assistere alla violenza e alla crudeltà in tenera età, Brendan, Silent Ray e O’Shea porteranno sempre con sé il peso dell’omicidio di Katie, direttamente o indirettamente. Questi personaggi nascono nella tragedia e maturano prima del dovuto, portando a conseguenze terrificanti. Considerando questa violenza come un cerchio che si ripete, è più che possibile che, qualche decennio dopo l’omicidio di Katie ci possa essere un altro cadavere e i tre ragazzi potrebbero averci qualcosa a che fare.

Mystic River film
Kevin Bacon e Sean Penn in Mystic River © 2003 – Warner Bros. Entertainment

Dave confessa un crimine che non ha commesso

Andando oltre queste riflessioni sul finale, è da sottolineare come Tim Robbins interpreti il ruolo più misterioso del film, Dave, un personaggio le cui azioni passate e presenti non vengono mai mostrate completamente, costringendo gli spettatori e i personaggi a scoprirle da soli. Non si sa mai cosa gli abbiano fatto esattamente quei due uomini all’inizio del film, ma è chiaro che per giorni è stato vittima di gravi abusi sessuali, che lo hanno coinvolto in traumi dolorosi che non ha mai superato del tutto. Nel presente, l’incostante stato mentale di Dave viene trascurato dalla sua famiglia e dai suoi amici che, invece di aiutarlo e proteggerlo, lo trasformano nel sospettato numero uno dell’omicidio di Katie.

I suoi cari lo hanno manipolato a tal punto che non sa più a cosa credere. Quando Jimmy gli dice che lo lascerà andare se confesserà l’omicidio di Katie, Dave pensa davvero che sia la sua occasione per sistemare le cose, ma naturalmente Jimmy lo uccide brutalmente. Dave non ha ucciso Katie, ma confessa a Jimmy il motivo per cui l’avrebbe uccisa se mai l’avesse fatto: lei gli ricordava il sogno di giovinezza che non ha mai avuto, perché i dolorosi ricordi dell’infanzia hanno consumato interamente la sua mente. Guardandola, si chiede cosa sarebbe successo se Jimmy fosse salito in macchina al posto suo. Tuttavia, è stato Dave a salire in macchina e, negli ultimi istanti della sua vita, rivela il suo odio verso Jimmy per questo.

Mystic River, dunque, è anche un film contro la vendetta: la notte in cui Katie morì, Dave picchiò a morte un pedofilo dopo averlo sorpreso ad abusare di un bambino; tuttavia, Dave non si sentiva l’eroe che pensava di essere per aver salvato il bambino. Il suo stato mentale non ha fatto che peggiorare. Sebbene la confessione di un altro crimine non sia un buon alibi, avrebbe potuto salvare la vita di Dave se Jimmy gli avesse creduto. Tuttavia, poiché nessuno trova il corpo del molestatore fino a quando Jimmy non uccide Dave, non c’è nulla che confermi che sta dicendo la verità.

Mystic River libro
Una scena dal film Mystic River © 2003 – Warner Bros. Entertainment

Come il rapimento di Dave ha influenzato le vite di Jimmy, Sean e Dave

Il rapimento di Dave in Mystic River ha dunque infranto prematuramente l’innocenza che legava l’amicizia tra Jimmy, Sean e Dave, costringendo ognuno di loro a maturare e ad affrontare il mondo violento che li circonda. Considerato lo status di icona western di Clint Eastwood, questo film di ambientazione moderna presenta ancora alcuni elementi western degni di nota, dai personaggi senza legge al mondo di desolazione presentato. Dei tre amici, Dave è quello che è stato colpito più duramente; anche se è riuscito a sfuggire ai suoi rapitori, qualcosa si è rotto per sempre dentro di lui.

Sebbene abbia cercato di mantenere un po’ della sua innocenza, un’ombra spaventosa incombeva sempre su di lui, simboleggiata dai suoni di un “lupo cattivo” che lo inseguiva nel bosco. Jimmy, incapace di superare il senso di colpa per il rapimento di Dave, diventa invece un uomo violento e impulsivo che perde la fiducia nell’umanità. Sean, infine, rappresenta l’opposto di Jimmy: la tragedia a cui ha assistito da bambino gli ha fatto desiderare di eliminare la crudeltà dal mondo. È un uomo di principi e, sebbene riesca a essere un buon poliziotto, i traumi della sua infanzia gli impediscono di essere un buon marito o un buon amico.

Il vero significato del finale di Mystic River

Mystic River mette dunque a nudo un ciclo infinito di dolore e sentimenti repressi che si è protratto per decenni. Il film che dà il titolo al film è poi la chiave per comprendere il suo simbolismo: un fiume rinnova costantemente le sue acque ma rimane intrinsecamente lo stesso, e questi personaggi indossano maschere diverse per coprire i loro dolorosi segreti, ma rimangono intrinsecamente gli stessi. La mancanza di comunicazione tra loro fa sì che si ripetano le stesse tragedie: Jimmy getta il corpo di “Just Ray” Harris nel fiume e, anche se le acque cambiano nel corso degli anni, i figli di Harris vendicano indirettamente il padre uccidendo la figlia di Jimmy. Violenza chiama altra violenza, in un ciclo apparentemente senza fine.

Mystery Girls 1×05: anticipazioni e promo

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Si intitolerà High School Mystery, Mystery Girls 1×05, la quinta puntata della prima stagione della serie televisiva targata ABC Family.

Mystery Girls 1×05In  Mystery Girls 1×05,  il direttore del liceo Mr. Frost assume le Mystery Girls per assicurarsi di non essere sbeffeggiato prima del suo pensionamento; quando le ragazze andranno sotto copertura al West BeverlyHolly si concentra sul suo sogno di vivere l’esperienza del liceo ed è ossessionata dall’essere popolare e Charlie prende troppo seriamente il ruolo di insegnante di ginnastica

Mystery Girls 1×04: anticipazioni e promo

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Si iMystery Girls 1×04ntitolerà Pilot Mystery Girls 1×04, il quarto episodi della nuova serie tv targata  ABC Family che vede riunite Tori Spelling e Jennie Garth.

In questo episodio, Holly e Charlie fanno un tuffo nel passato e ripercorrono i momenti che le hanno portate a reinventarsi completamente e da star della televisione hanno deciso di diventare delle investigatrici private e lo faranno in un’intervista che rilasceranno a Nancy Dell del tabloid Entertainment Tonight, la quale apparirà nei panni di se stessa come guest star.

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