Sembra
assurdo e insensato, eppure spesso la realtà supera la fantasia,
anche la fantasia degli strampalati titoli di coda di
22 Jump Street in cui si ipotizzavano dei
sequel improbabili per il film con Channing Tatum
e Jonah Hill. Ebbene, cosa c’è di più improbabile
di un crossover tra la saga di Men in
Black e quella di Jumper
Street?
A quanto riferisce il Wall
Street Journal (fonte autorevole), che si basa su delle e-mail
hackerate dalla Sony, il crossover sarebbe già in fase di sviluppo,
con Jonah Hill e la Sony a lavoro sulla
sceneggiatura.
Ecco cosa c’è scritto nelle e-mail
trapelate:
Una e-mail di Hill dice: “Far
incontrare Jump Street con MIB sarebbe una cosa molto divertente e
potente“;
In un altro testo, Hannah
Minghella, presidente di produzione della Columbia Pictures (Sony),
dice: “Non abbiamo una sceneggiatura ma daremo il via al
progetto una volta visto il concept e la lista dei talent
coinvolti.“;
Altre e-mail lasciano chiaramente
capire che il progetto è uno dei più interessanti per la Sony e che
verrà spinto avanti per un’uscita tra il 2016 e il 2017.
Che ne pensate? la Sony sta
decisamente attraversando un periodo di transizione, considerando
anche la difficoltà che ha a far fruttare anche l’unico suereroe di
cui possiede i diritti di sfruttamento. Forse nel futuro della casa
di produzione ci sarà spazio per l’utilizzo di franchise come
questi e l’abbandono definitivo del mondoe dei cinefumetti, per la
gioia infinita di chi auspica un Captain America Civil
War con Spider-Man a fare la sua parte!
Nonostante lo scorso aprile sia
stato rivelato il titolo ufficiale dell’annunciato crossover tra il
franchise di Men in Black e quello di
21 Jump Street, c’è qualcuno
che ha messo in dubbio l’effettiva realizzazione del progetto.
Questo qualcuno risponde al nome di
Jonah Hill, protagonista di
21 Jump Street e del sequel
22 Jump Street al fianco di
Channing Tatum. Intervistato di recente da
Postmedia Network, infatti, l’attore ha dichiarato:
“L’idea è venuta a me, ma non
credo che il film verrà realizzato. E’ troppo difficile.
Stanno provando a finalizzare tutti gli accordi, ma è quasi
impossibile in merito a tutto ciò che riguarda Men in Black. I film
di Jump Street erano divertenti e prendevano in giro i remake, i
sequel e i reboot. Adesso rischia di diventare ciò di cui si
prendeva gioco ed è complicato mantenere quel tipo di umorismo
quando ci sono aspettative così alte”.
Quale sarà dunque il futuro di
questo strambo progetto? Vi terremo aggiornati.
Phil Lord e
Chris Miller, registi di 21JumpStreet e 22JumpStreet, saranno i produttori
di MIB 23 che sarà invece diretto da James Bobin.
Nel cast sono stati confermati Jonah Hill e
ChanningTatum, mentre
Tommy Lee Jones e Will Smith non
torneranno nei loro ruolo di Men in Black. A sostituirli verranno
presto annunicati due volti nuovi. Il film è stato scritto da
Rodney Rothman. Vi terremo aggiornati su ulteriori
dettagli.
Il crossover tra Men in
Black e 21 Jump Street si
farà, ormai è ufficiale. Ma arriva adesso la conferma che il titolo
del film sarà MIB 23. Durante il panel
della Sony al CinemaCom 2016 si è infatti ufficializzato il
progetto, che sarà diretto da James Bobin, ed è
stato mostrato il logo del film che potete vedere di seguito:
Phil Lord e
Chris Miller, registi di 21JumpStreet e 22JumpStreet, saranno i produttori
di MIB 23 che sarà invece diretto da James Bobin.
Nel cast sono stati confermati Jonah Hill e
ChanningTatum, mentre
Tommy Lee Jones e Will Smith non
torneranno nei loro ruolo di Men in Black. A sostituirli verranno
presto annunicati due volti nuovi. Il film è stato scritto da
Rodney Rothman. Vi terremo aggiornati su ulteriori
dettagli.
Uscito nel 1997, il film
Men in Black, basato sull’omonima serie a
fumetti di Lowell Cunningham, si affermò come un
successo straordinario e ancora oggi è la commedia fantascientifica
(senza supereroi) di maggior successo di sempre. Considerato oggi
un vero e proprio cult, il film ha poi avuto due sequel: Men in
Black II, del 2002, e Men in Black 3
(qui la recensione), uscito in
sala nel 2012. Quest’ultimo, girato come i precedenti due dal
regista Barry Sonnenfeld, ha concluso la trilogia
cinematografica incentrata sulle avventure degli agenti J e K e si
è a sua volta affermato come un grandissimo successo di critica e
pubblico.
Come noto, i film di Men in
Black ripropongono in chiave comico-avventurosa l’ipotesi
della reale esistenza dei “Men in Black”, spesso presenti nelle
teorie del complotto sugli UFO, rappresentati come
un’organizzazione segreta che all’oscuro di tutti, persino del
governo degli Stati Uniti, controlla l’afflusso di extraterrestri
sul pianeta Terra. L’idea per questo terzo capitolo, in
particolare, si deve all’attore Will Smith, che
spinse affinché il progetto venisse realizzato. A distanza di dieci
anni dal precedente sequel, questo terzo capitolo è infine giunto
in sala, andando ad esplorare il passato dei due amati agenti
protagonisti.
Tra viaggi nel tempo, effetti
speciali, alieni dal design strabiliante e tante situazioni
imprevedibili, Men in Black 3 è un altro valido capitolo
di questo amato franchise. Chi ha amato i primi due, infatti,
adorerà anche le nuove avventure di J e K qui raccontate. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Men in Black 3: la trama del film
Il 16 luglio 1969 l’alieno
BorisL’animale
e l’agente K si scontrano a pochi minuti dal
lancio dell’Apollo 11. Il criminale, infatti, vuole impedire
all’agente dei MiB di installare sulla navicella il sofisticato
congegno ArcNet in grado di creare un potente scudo intorno alla
Terra, proteggendola dall’invasione dei Bogloditi. K ha la meglio e
Boris viene imprigionato a LunarMax dove rimarrà fino al 2012, anno
in cui Lily Poison riuscirà a farlo evadere.
L’alieno cerca subito vendetta nei confronti dell’uomo che ha
infranto i suoi piani e quando K scopre che Boris è di nuovo a
piede libero, non può che temere il peggio. Il mostruoso
extraterrestre trova infatti il modo di tornare al 1969 e uccidere
K, cancellando ogni traccia della sua esistenza anche nel
presente.
Inoltre, a causa dell’assenza
dell’ArcNet, la Terra è stata invasa dai Bogloditi. L’agente
J si trova dunque a dover convincere l’agente
O, ora a capo dei MiB, che Boris è il colpevole di
questa frattura spazio-temporale. Ottenuto un dispositivo per
viaggi temporali, J ha modo di tornare a sua volta nel 1969. Con
sole ventiquattro ore di tempo a disposizione, egli dovrà
persuadere un giovane K a difendersi da Boris e aiutarlo a
completare la missione, così da salvare il pianeta intero. Dopo
aver fatto la conoscenza di Andy Warhol, agente
sotto copertura del MiB, e dell’alieno Griffin,
dotato di straordinari poteri di preveggenza, J e K raggiungono
Cape Canaveral prima della partenza dell’Apollo 11. I due agenti,
tuttavia, ignorano che i Boris del presente e del futuro sono
pronti a tutto per evitare che la storia si ripeti.
Men in Black 3: il cast del film
In un film di Men in Black
con protagonisti gli agenti J e K non potevano mancare i due
iconici interpreti di questi personaggi. Will Smith e
Tommy Lee Jones
riprendono infatti i loro ruoli, entusiasti di poter raccontare
qualcosa di nuovo di quel mondo narrativo. Per Smith si è trattato
del primo film dopo quattro anni di pausa dalla recitazione e per
questo terzo capitolo egli ha contribuito molto in fase di
sviluppo, proponendo idee e soluzioni narrative. Sembra però che
Smith abbia avuto anche alcuni contrasti con il regista, in quanto
egli voleva che ad interpretare J da bambino fosse suo figlio
Jaden Smith.
Sonnenfield, però, decise di affidare la parte ad un altro attore.
Lee Jones, dal canto suo ha accettato subito la parte, essendosi
sempre divertito molto sui set di Men in Black.
Ad interpretare l’agente K da
giovane, invece, vi è Josh Brolin,
scelto sia per una vaga somiglianza con Jones quanto per il suo
saper adattare la sua interpretazione a quella data da Jones del
personaggio. La premio Oscar Emma Thompson è
invece presente nei panni dell’agent O, mentre Alice Eve
interpreta la sua versione giovane. Sono poi presenti anche gli
attori Michael Stuhlbarg nei panni del dolce
alieno Griffin e Bill Hader in quelli di Andy
Warhol. Mike Colter interpreta il colonnello James
Edward Jr., mentre Nicole Scherzinger è la
pericolosa Lily Poison. Infine, l’attore Jemaine
Clement interpreta il pericoloso Boris L’animale. Per
interpretare l’alieno, Clement doveva sottoporsi ogni giorno ad
oltre quattro ore di trucco.
Men in Black 3: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Men in Black 3 grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di mercoledì 18 maggio alle ore
21:25 sul canale Nove.
A dieci anni da Men in
Black 2, tornano al cinema gli uomini in nero che ci
proteggono dalla feccia dell’universo. Tommy Lee Jones e Will
Smith ci portano Men in Black 3, terzo
capitolo, rigorosamente a tre dimensioni, della saga culto
esplosa nel 1997 con il primo episodio.
In Men in Black 3
L’Agente J e l’Agente K sono sempre in coppia e continuano a
convivere più o meno pacificamente nelle loro missioni. Quando
Boris l’animale, un super criminale intergalattico, si libera dalla
prigione lunare in cui è rinchiuso da 40 anni per cercare vendetta,
la situazione per l’Agente K diventerà pericolosa e J, da collega e
amico farà di tutto per aiutare K, anche tornare indietro nel tempo
fino agli anni ’60.
In uscita il prossimo 23 maggio,
Men in Black 3 vede il ritorno al timone del
franchise Barry Sonnenfeld, già regista
degli altri capitoli e che qui si cimenta con il 3D superando la
prova con una sufficienza piena. Tutto il film però sembra un
grande omaggio a Will Smith, che dal 1997 e 2002 (le date degli
altri due film) ne ha fatto di strada, diventando uno degli attori
hollywoodiani più potenti in circolazione. L’attore riesce come al
solito a offrire una bella performance sia nei momenti comici di
cui il film è ricco, sia nei momenti più emotivamente coinvolgenti,
confermando la sua costante crescita professionale. Al suo fianco
un granitico Tommy Lee Jones vede sdoppiare il suo
ruolo, poiché il se stesso giovane viene interpretato da un
efficacissimo Josh Brolin, bello, elegante e assolutamente
azzeccato fisionomicamente per il ruolo.
Chi però ha determinato la vera
riuscita di Men in Black 3 è Etan
Cohen (da non confondere con il fratello Coen, basta
spostare un’ H), lo sceneggiatore che pur non avendo un curriculum
lunghissimo si è fatto notare per l’estrema ironia utilizzata in
maniera intelligente in tutto il corso della pellicola. Mostri ed
effetti sono molto cambiati dai primitivi e viscidi alieni degli
anni ’90, adesso i mostri si disintegrano, anche se i classici
persistono: il neuralizzatore, gli occhiali e i completi scuri, le
armi ultra tecnologiche e qualche gadget old fashion di moda trai
MIB degli anni ’60.
Divertente anche la realizzazione
dei mostri e dei costumi per il viaggio nel tempo di J, che si
trova ad osservare creature che somigliano in maniera imbarazzante
al primitivo mostro della laguna nera. Il film non rinuncia
all’aspetto personale e al grande rapporto di rispetto ed amicizia
che si è creato trai due agenti; è proprio questo infatti a far
andare avanti il racconto, relegando il ruolo del cattivo a
semplice pretesto e instaurando trai due una vera e propria intesa
emotiva fatta soprattutto di battibecchi e punzecchiature
continue.
Bellissimi gli effetti per
caratterizzare il cattivo: denti artigli e aghi ovunque ne fanno un
essere bieco e tangibilmente pericoloso. Divertentissime poi tutte
le trovate di sceneggiatura che strizzano l’occhio agli eventi
passati raccontandoli con il solito ma sempre efficace tono
dissacrante del “senno di poi”.
Men in Black 3 è
un film divertente, un intrattenimento ben fatto e realizzato
tecnicamente bene, con un 3D che aggiunge narratività alla storia e
una sceneggiatura vincente che ci aiuta a conoscere meglio
personaggi con cui abbiamo già familiarità e potrebbe preparaci ad
un ennesimo ritorno degli uomini in nero.
Il LA Times annuncia che le riprese
di Men in Black III inizieranno ufficialmente oggi, anche se
avranno un andamento decisamente inusuale: verranno infatti divise
in due sessioni, la prima durerà da oggi alla settimana di Natale,
e la seconda inizierà a febbraio.
La Sony Pictures ha
diffuso il primo teaser trailer ufficiale di Men in Black 3,
capitolo che va a completare la trilogia di film che hanno visto
incontrarsi sullo schermo i famosissimo agenti J e K, ovvero Will
Smith e Tommy Lee Jones.
In Men in Black
3, l’agente J interpretato ancora una volta da
Will Smith, ritornerà indietro nel tempo per
salvare la vita a K, sempre Tommy Lee Jones che
negli anni ’60 avrà le fattezze di un più giovane
Ormai mancano davvero
poche ore all’uscita al cinema di Men in Black 3. Eccovi due clip
che ritraggono gli amati agenti J e K alle prese con gli
alieni.
Mentre Men in black è
finalmente arrivato nelle sale, ecco online 3 gustose featurette
riguardo a tre scene ricche di effetti speciali nel film. alias
quella dell’uomo-pesce, del salto temporale e quella
dell’inseguimento in moto. potete vedere i video qui sotto:
Da maggio 2012 al
cinema. Il terzo capitolo segna il ritorno di Barry
Sonnenfeld alla regia e di Steven
Spielberg come produttore esecutivo. In Men in Black 3, gli
agenti J (Will
Smith) e K (Tommy Lee Jones) sono tornati indietro nel tempo. Nel
corso dei suoi 15 anni fra i Men in Black, J ha visto delle cose
inimmaginabili, ma nulla, nemmeno gli alieni, è riuscito a
sorprenderlo tanto quanto il suo enigmatico e reticente partner. Ma
quando la vita di K e il destino del pianeta sono messi a rischio,
l’agente J dovrà tornare indietro nel tempo per sistemare le cose.
J scoprirà che ci sono segreti nell’universo che K non gli ha mai
rivelato – segreti che verranno alla luce nel momento in cui si
unirà in squadra con un giovane agente K (Josh Brolin) per
salvare il suo partner, l’agenzia e il futuro dell’umanità.
In Men in Black™ 3, gli
Agenti J (Will Smith) e K (Tommy Lee Jones) sono tornati
indietro…nel tempo. J ha visto cose inimmaginabili nei 15 anni
trascorsi nei Men in Black, ma non c’è niente, neanche gli alieni,
che renda J così perplesso come il suo sarcastico e reticente
collega. Quando la vita di K ed il futuro del pianeta sono in
pericolo, l’agente J dovrà viaggiare nel tempo per rimettere le
cose a posto. J scopre che ci sono segreti relativi all’universo
che K non gli aveva mai rivelato – segreti che scoprirà
collaborando con il giovane Agente K (Josh Brolin) per salvare il
suo collega, l’agenzia ed il futuro dell’umanità.
Ecco alcune foto di Nicole
Scherzinger sul set di Men in Black 3. L’ex cantante delle Pussycat
Dolls interpreta Lily Poison e sembra decisamente a suo agio nel
suo mini costume in latex nero.
Il film riporta nei completi neri
Will Smith e Tommy Lee Jones, con l’aggiunta di Josh Brolin che
interpreterà JOnes da giovane.
La produzione è affidata tra gli
altri anche a Steven Spielberg.
Anche Hugh Grant è
entrato a far parte del cast di Men From
U.N.C.L.E., prossimo film di Guy
Ritchie che già vede protagonisti Henry Cavill,
Armie Hammer e Alicia Vikander.
Grant è stato coinvolto nel
progetto per un ruolo secondario, mentre Ritchie aspetta ancora di
completare il casr con uno dei personaggi principali che
inizialmente doveva essere interpretato da Tom
Cruise.
Come è accaduto per altri film di
successo negli anni passati, anche The Man From
U.N.C.L.E. è basato su una serie tv americana della
NBC. Originariamente Steven Soderbergh doveva
occuparsi della regia, passata poi a Ritchie.
Nell serie originale,
Robert Vaughn era Napoleon Solo e David
McCallum interpretava Illya Kuryakin; i due erano agenti
speciali della United Network Command for Law Enforcement
(U.N.C.L.E.) che combattevano contro le forze della Technological
Hierarchy for the Removal of Undesirables and the Subjugation of
Humanity (T.H.R.U.S.H.).
Men è
il nuovo horror febbrile e mutevole del visionario regista
Alex Garland, già alla sua terza regia dopo cult
come Ex-Machina e Annihilation. Attori
protagonisti due fuoriclasse: nei panni di Harper la candidata
all’Oscar Jessie Buckley e un camaleontico
Rory Kinnear nei diversi ‘uomini’ che incarnano
tutti i demoni di Harper. MEN in concorso alla 54° edizione della
Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2022 sarà proiettato domenica
22 maggio, ore 20.45, presso Le Théâtre Croisette. (Replica venerdì
27 maggio ore 18.45, presso Le Théâtre Croisette). Il film arriverà
nelle sale italiane questa estate distribuito da Vertice360.
La trama di Men
A seguito di una tragedia
personale, Harper (Jessie Buckley) si ritira da sola nella
rigogliosa campagna inglese, sperando di trovare un luogo dove
curare il dolore che la accompagna. Ma dai boschi circostanti
sembra materializzarsi qualcosa o qualcuno che inizia a
perseguitarla. Quello che inizialmente è un’inquietudine sottesa si
trasforma ben presto in un vero e proprio incubo, abitato dai suoi
ricordi e dalle sue paure più oscure che prendono forma nel nuovo
inquietante horror del visionario regista Alex Garland.
Alex Garland ha
iniziato come romanziere, scrivendo The Beach e
Tesseract. È passato alla sceneggiatura con 28
giorni dopo, diretto da Danny Boyle, e ha
debuttato alla regia con Ex Machina, per il quale è stato candidato all’Oscar e
a due premi BAFTA. Nel 2018 Garland ha realizzato il suo secondo
film come sceneggiatore e regista, Annihilation, tratto dal romanzo di Jeff VanderMeer.
Attualmente è in produzione per A24 la sua sceneggiatura originale Civil
War, un film d’azione ambientato in un’America del futuro
prossimo con protagonista Kirsten Dunst.
Liam Neeson sta tornando ed è più spietato che
mai! Dal 16 giugno nei cinema italiani arrivano le
geniali e micidiali imprese di uno dei killer le cui regole non
dovrebbero mai essere infrante! Il celebre regista di “Casino
Royale” e “Lanterna Verde”, Martin Campbell, firma
la regia di “MEMORY“
intenso e avvincente action movie che vede come
protagonista
Liam Neeson nei panni di Alex Lewis, affiancato da
due pezzi da novanta del cinema internazionale, Guy Pearce e
Monica Bellucci.
Memory, la trama
Alex Lewis (Liam
Neeson), sicario ormai prossimo al ritiro, viene
chiamato a svolgere un’ultima missione. Ma quando scopre che il
bersaglio è una giovane ragazza, rifiuta di portare a termine
l’incarico e si rivolta contro la malvagia organizzazione che l’ha
assoldato. Il suo cammino di vendetta lo porta fino ai vertici del
gruppo criminale, capeggiato dall’affascinante magnate immobiliare
di El Paso Davana Sealman (Monica
Bellucci) e dal figlio, che tengono in pugno le vite
di molti ragazzi innocenti. Per salvare la pelle dovrà quindi dare
loro la caccia e ucciderli prima che siano loro a farlo. Nel
frattempo, è braccato anche dall’FBI, che
nella persona dell’agente Vincent Serra (Guy
Pearce) è già sulle sue tracce.
Memory è il titolo
del lungometraggio che Michel Franco presenta in
Concorso a Venezia 80. Il regista messicano sviluppa la
storia dei personaggi il modo semplice e agli occhi dello
spettatore colpisce la chimica tra Jessica Chastain e Peter Saarsgard che regalano performance degne
di nota.
In Memory il filo
conduttore è il titolo stesso, la memoria, che il regista descrive
in modi differenti. La scelta di parlare di un argomento così
delicato in tutte le sue sfaccettature deriva da una paura
recondita, la perdita della memoria, che è proprio quello che
succede a uno dei due personaggi. L’altro fil rouge è invece
l’opposto, la memoria persistente della nostra mente che non ci fa
dimenticare nulla.
Memory, la trama
Sylvia (Jessica
Chastain) è un’assistente sociale che conduce una vita semplice e
strutturata: sua figlia, il suo lavoro, le sue riunioni degli
Alcolisti Anonimi. Tutto questo viene messo a nudo quando
Saul (Peter Sarsgaard) la segue a casa dopo la
loro riunione di liceo. Il loro incontro a sorpresa avrà un impatto
profondo su entrambi, aprendo la porta del passato. Basta veramente
poco a Michel Franco per instaurare diversi dubbi
allo spettatore lungo la visione, come se anche chi guarda si deve
soffermare sul problema della memoria. Sylvia convive con un trauma
passato, un abuso domestico, di cui solo alla fine si scopre il
colpevole. La sua vita, fin da bambina, è stata piena di bugie. Non
le sue, quelle che la madre ha cercato di propinarle e così
crescendo il loro rapporto si è spento del tutto.
Nessun confronto, nessun litigio:
una madre e una figlia che non si parlano più. Michel Franco
racconta questa storia al femminile dove i legami tra genitori e
figli sono in prima linea. Parallelamente, infatti, alla storia di
assenza c’è quella della forte presenza di Sylvie nella vita della
figlia per la quale il personaggio di Jessica Chastain ha smesso di bere,
festeggiando nella premessa di Memory il
tredicesimo anniversario della sua sobrietà. La routine quotidiana
che si è prefissata, il suo controllo maniacale per la pulizia e
per le porte – sempre chiuse – lasciano metaforicamente in questo
caso, la porta aperta verso il suo personaggio ancora con qualcosa
di irrisolto.
La memoria
In
Memory però Michel Franco usa diverse
espedienti narrativi per mandarci fuori strada. Vengono menzionati
personaggi e fatti che ci lasciano intendere il contrario di quello
oche sta accadendo. Una narrazione quasi distorta degli avvenimenti
che mette la vittima Sylvie in posizione di essere considerata la
“carnefice”. Il suo passato da alcolista è causato da un ex
fidanzato del liceo al quale Sylvie collega il
personaggio di Saul, scambiandolo per uno degli amici che la
stuprava da ragazza.
In realtà, Sylvie
salta alle conclusioni troppo presto complice un mancato controllo
della situazione. Saul soffre di demenza, ricorda
tutto quello che è successo in passato, ma inizia a faticare con i
fatti più recenti. Ed è proprio la sua demenza che darà il via al
loro rapporto. Saul segue Sylvie
dopo una festa e lei inizialmente terrorizzata ha collegato la sua
presenza a un inseguimento.
La memoria, una cosa stranissima,
perdura nel tempo incessante quasi come a voler batterne il ritmo
soprattutto quando bisogna affrontare un dolore atroce, poi però sa
anche sparire in un attimo. Superato il fraintendimento, Saul entra
pian piano nella vita di Sylvie e ha inizio anche
la loro storia d’amore, nonostante alcune opposizioni.
Sylvie cerca di aprirsi, anche se alcuni
atteggiamenti rimangono ambigui, è il confronto sul finale con la
madre che toglie allo spettatore tutti i dubbi.
A causa dei commenti della madre
pensiamo che sia una bugiarda patologica, è colpa sua se è stata
abusata sessualmente da tutta la vita. “Sei una fallita”, le dice
la madre. Una madre che ha tenuto tutto nascosto che sapeva quando
e in che modo avvenivano gli abusi sotto il suo tetto e non ha mai
cercato di difendere la figlia e la sorella minore. Saul, nel
contesto di Memory, è l’Aiutante perché grazie a
lui Sylvie scopre cosa c’è dietro quella porta che si lascia sempre
alle spalle. Allo stesso modo, Saul grazie
all’amore scopre di riuscire sempre a trovare la strada, anche se
aiutato allo stesso tempo anche lui dalla mano invisibile di
qualcuno.
Il regista Martin Campbell
propone con Memory (qui
la recensione) un film ricco d’azione, ma anche cupo e
drammatico in quanto affronta temi delicati come il traffico di
esseri umani, la corruzione sistemica e la vendetta, arricchiti da
una riflessione amara sul declino mentale e sull’identità.
Interpretato da Liam Neeson, il film presenta quindi una
moltitudine di punti di vista e storie che si intrecciano tra loro,
fornendo così un ritratto variegato delle tematiche trattate. In
questo articolo, esploriamo proprio il significato del finale del
film.
La trama di Memory
Nel corso del film, Alex Lewis (Liam
Neeson) è incaricato di uccidere due persone: uno è un
imprenditore corrotto coinvolto nel traffico sessuale; l’altro, a
sua insaputa, è una giovane ragazza di nome Beatriz
Leon, adolescente vittima dello stesso racket. Quando Alex
scopre che Beatriz è solo una ragazza innocente, cambia
radicalmente: si rifiuta di ucciderla, sfidando direttamente i suoi
mandanti e, di fatto, firmando la propria condanna a morte. Questo
gesto sancisce la sua ribellione morale e l’inizio di un percorso
personale di espiazione.Ma la redenzione arriva troppo tardi:
Beatriz viene comunque uccisa.
Alex, devastato, decide allora di vendicarsi eliminando i
responsabili, tra cui il suo ex-alleato Mauricio.
È in questo momento che Memory si trasforma da un
action-thriller a una parabola cupa sulla giustizia personale.
Tutti gli indizi portano inoltre ad un’unica figura chiave:
Davana Sealman
(Monica
Bellucci), una potente e ricca immobiliarista del
Texas, madre di Randy Sealman, uomo coinvolto nel
traffico e nello stupro di Beatriz. Davana è la mente dietro il
tentativo di insabbiamento: ha ordinato l’uccisione della ragazza
per proteggere suo figlio, e ora è pronta a tutto pur di cancellare
le prove rimaste.
La spiegazione del finale
Alex, pur se debilitato dalla malattia e da una ferita da
arma da fuoco, riesce a farsi strada tra le sue guardie e a
raggiungerla. Ma quando ha finalmente Davana nel mirino, non preme
il grilletto. È un momento significativo: Alex non è un assassino
cieco. In lui, malgrado tutto, resta un residuo di umanità e
lucidità morale. Nonostante abbia vissuto una vita nell’ombra,
conserva un codice etico. Viene quindi arrestato dalla polizia di
El Paso. Vincent Serra (Guy
Pearce), l’agente dell’FBI che
segue l’indagine, insiste per ottenere il suo trasferimento in
custodia federale, temendo che la malattia e la debolezza fisica
possano portare alla sua morte prima di ottenere una confessione o
la verità completa.
Il titolo Memory assume a questo punto un
significato sempre più tragico. Alex afferma di avere le prove che
possono inchiodare Davana: una chiavetta USB contenente documenti
riservati che ha nascosto da qualche parte. Il problema è che non
ricorda dove. Il suo Alzheimer sta progredendo rapidamente. In
ospedale, sotto vigilanza, diventa il bersaglio finale di Davana,
che corrompe un medico per iniettargli una sostanza letale e
metterlo a tacere. Nel momento cruciale, però, Alex riesce a
sopraffare il medico e a usarlo come scudo per fuggire.
Con uno stratagemma ingegnoso, riesce a far credere agli
agenti dell’FBI di avere un ostaggio: quando aprono il fuoco,
colpiscono l’uomo sbagliato. A bordo dell’auto di Vincent, in un
attimo di lucidità, Alex balbetta un frammento di ricordo legato
alla panetteria del padre e alla scritta sull’insegna. Quel
dettaglio porta Vincent a scoprire dove Alex aveva nascosto la
chiavetta. È un momento toccante, malinconico e carico di
significato. Il killer ormai morente ha giocato la sua ultima
carta, affidando a chi lo ha inseguito per tutto il film la
possibilità di far luce sulla verità. La sua memoria – fragile,
spezzata, inaffidabile – diventa l’ultimo barlume di giustizia
possibile.
Se Alex ha cercato redenzione, Hugo Marquez
– l’agente messicano sospeso da Serra nel corso del film – incarna
il volto della vendetta fredda e sistematica. Rappresenta quella
parte del sistema che, privata degli strumenti ufficiali della
giustizia, si sporca le mani pur di ottenere un risultato. Marquez,
accompagnato da Linda Amistead, agente dell’FBI,
sviluppa nel corso del film un legame sempre più stretto con
Beatriz, diventando una sorta di figura paterna o protettiva.
Quando lei muore, qualcosa si spezza anche in lui. Con la legge
incapace di colpire Davana, Hugo decide dunque di agire per conto
proprio.
Mentre Linda distrae Vincent, portandolo a bere dopo
l’ennesima frustrazione con il procuratore distrettuale (che si
rifiuta di usare le prove recuperate ritenendole insoddisfacenti),
Hugo si introduce nella residenza di Davana, vestito di nero, e la
uccide tagliandole la gola. La notizia della morte di Davana arriva
in TV, come un fulmine. Vincent e Linda capiscono, ma non possono
(o non vogliono) fare nulla. Linda recita la preghiera di Santa
Ines, che Hugo le aveva insegnato, come un atto di giustizia
simbolica. Vincent, a sua volta, comprende che quella morte non è
ufficialmente attribuibile a nessuno. Forse anche lui ha ormai
superato il confine tra legalità e complicità.
Nessuno esce quindi davvero vincitore da questo finale. Alex
è morto, consumato dalla sua mente che si sgretola e da una vita
spesa nella violenza. Hugo ha ottenuto vendetta, ma non giustizia
nel senso tradizionale: ha dovuto uccidere nell’ombra, diventando
ciò che combatteva. Vincent e Linda si trovano a metà tra due
mondi: fedeli alla legge, ma ormai consapevoli che a volte la legge
non basta. Il film lascia quindi emergere una riflessione lucida e
crudele: in un sistema dove il potere protegge i colpevoli e
sacrifica le vittime, la vera giustizia può sopravvivere solo in
forme distorte, personali, ai margini della legalità.
Memory è un
thriller d’azione diretto da Martin Campbell
(Casino
Royale, La maschera di Zorro) con
Liam Neeson protagonista e remake del film
belga Memoria di un assassino (Erik Van
Looy, 2003). La sceneggiatura del film del 2022 è scritta
da Dario Scardapane (Trauma,
The Punisher), adattando il precedente lavoro di
Carl Joos e Erik Van Looy, a sua
volta ispirato al romanzo “De Zaak Alzheimer” di
Jef Geeraerts. Il film arriverà nelle sale
italiane il 15 settembre.
Memory: Liam Neeson ci
riprova
Liam Neeson sta invecchiando. L’attore compirà
70 anni quest’anno eppure continua a recitare in thriller d’azione
in cui lo percepiamo notevolmente più disorientato rispetto ai
tempi in cui interpretava Bryan Mills nella
trilogia di Revenge. I suoi lineamenti e la sua
voce sono ancora carisma allo stato puro, ma nell’ultimo decennio è
caduto in una spirale che lo ha portato a partecipare a film che
non hanno ottenuto un riscontro particolarmente favorevole tra gli
spettatori. Con Memory di Martin
Campbell, l’attore cerca di riprendersi l’attenzione dei
fan gettandosi a capofitto in un film che parte da un’idea molto
solida ma che si spegne prima che questa venga sfruttata
appieno.
Alex Lewis è un
assassino professionista di grande reputazione e discrezione.
Quando si rifiuta di portare a termine un lavoro che viola il suo
codice morale, deve rapidamente dare la caccia e uccidere le
persone che lo hanno assunto prima che queste e l’agente
dell’FBIVincent Serra (Guy
Pearce) lo trovino. Alex è fatto per la vendetta, ma,
con la memoria che comincia a vacillare, è costretto a mettere in
discussione ogni sua azione, confondendo il confine tra giusto e
sbagliato.
Il potere che tutto muove
Dal tono visivamente sobrio, la
storia di Memory si svolge vicino al confine
messicano. Vengono esplorati l’immigrazione clandestina e lo
sfruttamento sessuale dei minori, il tutto in un contesto di
corruzione politica, denaro sporco e pratiche illecite da parte dei
potenti, che ha contaminato persino le autorità considerate
inscalfibili.
Uno dei più interessanti dibattiti
interni a Memory verte attorno a come
l’applicazione della legge non garantisca sempre la giustizia. Il
sicario ha le idee chiare sul suo percorso verso la giustizia, ma i
poliziotti si muovono in una zona grigia e in maniera esitante,
anche se vediamo alcuni di loro strappare confessioni, indagare al
di fuori degli ordini impartiti dai loro superiori, o commettere
crimini per assicurare alla giustizia coloro che non sono stati
imprigionati dai tribunali. La linea di demarcazione tra cattivi e
buoni, o tra sicari e poliziotti, è sfumata al punto da confondere
i termini. Senza essere troppo originale, possiamo dire che
Memory apre una riflessione necessaria su un tema
sempre caldo e che forse avrebbe potuto essere esplorato con più
vigore.
Tuttavia, Memory
risulta un miscuglio di generi mal sviluppato, in cui la trama
dell’assassino si interconnette con quella dei poliziotti che
cercano di risolvere un caso impossibile e si chiedono se, forse,
la giustizia li ha delusi e uccidere persone a bruciapelo è una
possibilità valida. Ci troviamo di fronte a due trame in una, ma
nessuna delle due particolarmente interessante. Le premesse da
thriller ci sono tutte, ma Memory livella fin
troppo l’incedere tensivo, molte storyline trovano una conclusione
solo tramite deus ex
machina e facciamo la conoscenza di molteplici personaggi
assolutamente non di spessore.
La sceneggiatura è l’anello più
debole di Memory
I punti di forza del film sono
sicuramente le performance: partiamo da Liam Neeson, che rimane sempre e comunque un
ottimo attore, ma menzione d’onore va a MonicaBellucci, che si
diverte come non mai nel ruolo di un’oscura cattiva.
Memory cerca inoltre di avventurarsi in territori
rischiosi – come quello della pedofilia e del traffico di minori –
trame potenzialmente al cardiopalma che, tuttavia, smorzano il
resto di un film che non vuole né sorprendere né generare colpi di
scena, siano essi stilistici o narrativi.
Sfortunatamente,
Campbell sembra pervaso dalla necessità di
rivolgersi a un pubblico generico che non deve essere costretto a
riflettere troppo. Non deve essere messo a disagio o disturbato, e
così la parte più oscura della storia, che riguarda appunto la
prostituzione minorile, viene affrontata in modo inconsistente e
all’interno dei canoni del convenzionale intrigo criminale. Ciò
significa che non si addentra nella zona più fangosa delle
questioni spinose che l’abuso di potere comporta, della
prevaricazione sessuale o delle perversioni insite nella condizione
umana.
Martin Campbell fa
un ottimo lavoro di regia, che brilla in scene ben costruite come
quella delle chiavi dell’auto. È in questi momenti che la suspense
funziona, ma purtroppo la sceneggiatura di Dario
Scardapane è troppo prevedibile. Dopo un inizio
promettente, il film si perde in sequenze che rallentano il ritmo e
lasciano prevalere il disinteresse. Non aiuta nemmeno il fatto che
il personaggio di Liam Neeson sia ancora una volta un uomo
tormentato dal suo passato che vive il presente con la
demotivazione di sapere di essere condannato a una morte lenta e
agonizzante, questa volta offuscata dall’inevitabile progressione
della sua malattia mentale.
Memory conserve
molte reminiscenze dei ruoli che Liam Neeson ha interpretato nel corso
della sua lunga carriera ma quello di Alex Lewis,
probabilmente, si pone come uno dei più dimenticabili.
Grazie ad una produzione canadese,
libanese e francese, la regista e sceneggiatrice Joana
Hadjithomas porta in scena parte della sua
corrispondenza tenuta durante gli anni della guerra civile
libanese. Memory Box è un lavoro a quattro mani: gli
autori sono Hadjithomas e Khalil
Joreige e realizzano un film multimediale e
multisensoriale, un
meta-racconto che attraversa la testimonianza di chi ha vissuto
il conflitto.
La trama di Memory Box
Alex (Paloma
Vauthier) è un’adolescente che vive a Montréal
con la madre Maia (Rim Turki), di origini
libanesi. La sera della vigilia di Natale, viene consegnato a casa
di Maia un grosso scatolone, proveniente da
Beirut, in Libano. Se la nonna e la mamma di Alex
sembrano turbate dall’arrivo della scatola, la ragazzina muore
dalla curiosità di scoprirne il contenuto.
Di nascosto, Alex fruga
nello scatolone e scopre un mondo. All’interno ci sono una serie di
diari che la giovane Maia (Manal Issa) ha
scritto quando viveva in Libano. Erano gli anni della guerra civile
e i diari servivano alla ragazza per tenere al corrente di quello
che accadeva Liza, un’amica che si era trasferita da
Beirut. Non solo parole potenti, ma anche foto, disegni e
oggetti, permettono a Alex di scoprire l’adolescenza dalla
madre, vissuta tra amori, divertimento, bombardamenti e
sofferenze.
Memory Box è meta-racconto
Memory Box è la
narrazione cinematografica di un racconto già esistente. Nei suoi
diari, Maia documenta e commenta gli anni della guerra in
Libano e lo fa attraverso il suo punto di vista. Nel film, questo
racconto di primo livello viene letto ed esplorato da
Alex, figlia di Maia e coetanea della
Maia che scrive sulle pagine. Per permettere allo
spettatore di entrare profondamente in contatto con i diari della
ragazza, gli autori del film scelgono una particolare modalità
narrativa.
In un racconto multimediale, danno
vita alle foto e agli oggetti collezionati nei quaderni, li fanno
interagire con le canzoni degli anni Ottanta citate da
Maia sulle pagine. Memory Box è un
film che fa appello a tutti i sensi dello spettatore: è
sovrastimoltante e, per questo motivo, molto coinvolgente. Si entra
nella sfera più personale di Maia, quella dei suoi
pensieri a ruota libera. Per l’intensità della narrazione, si ha la
sensazione di varcare il confine, di entrare nell’intimità più
profonda della ragazza.
L’incomunicabilità del
trauma
Insieme ad Alex, lo
spettatore scopre aspetti di Maia che non emergono dalla
donna adulta interpretata da Rim Turki.
Alex non sa nulla dell’adolescenza, dei traumi, degli
amori passati di sua madre, tutta chiusa in sé stessa. Tra le due
vi è una forte carenza a livello comunicativo che la figlia
percepisce e cerca di colmare come può, prima chiedendo alla madre
(ma senza ottenere mai risposta), poi violandone la sfera
privata.
L’esperienza che Alex vive
con la lettura dei diari è intensa: ha la sensazione di
essere insieme alla madre in quei momenti così significativi.
In un certo senso, la misteriosa Memory Box è
funzionale ad avvicinare madre e figlia, a rompere il muro tra le
due, che si scoprono così simili.
Il conflitto, ma anche
l’adolescenza
Memory Box parla di
guerra, ma mostra il conflitto attraverso gli occhi di
un’adolescente. In quanto tale, Maia vive anche le
emozioni e le fasi tipiche di un teenager: si innamora, litiga con
i genitori, vuole fare la ribelle. Maia è quindi da un
lato una ragazza con preoccupazioni giovani e, in un certo senso,
innocenti. D’altro canto, viene però schiacciata dalle invadenti
paure e dai minacciosi pericoli della guerra: i bombardamenti, la
perdita di un fratello, il timore di morire.
Parlare con le immagini costruite,
ricostruite, distrutte
In questa duplice dimensione di
racconto bellico e
adolescenziale, Memory Box risulta un film
straziante ed estremamente comunicativo. La scelta dei registi di
trarre spunto dalla vera corrispondenza di Joana
Hadjithomas, insieme a quella di mescolare foto, video,
registrazioni audio e scritte alle riprese più ordinarie, fa del
film un’opera non solo emozionante, ma anche estremamente originale
e piacevole per la vista.
Memorias de un cuerpo que
arde (in inglese Memories of a burning body) è la
rappresentazione cinematografica di un percorso di introspezione.
La pellicola, scritta e diretta da Antonella Sudasassi
Furniss, racconta le vicende di tre donne, ormai tra i
sessanta e i settant’anni, in un intreccio di scoperte infantili e
momenti di crescita traumatici. Il punto comune a queste storie è
la società della Costa Rica, quando tutto ciò che riguardava la
sfera sessuale era visto come un taboo. Nel cast ritroviamo
Sol Carballo nel ruolo della donna anziana
protagonista, insieme a Paulina Bernini e a
Juliana Filloy che interpretano la donna durante
l’adolescenza e l’infanzia. Memorias de un cuerpo que
arde è stato presentato per la prima volta alla 74esima
edizione del Festival del cinema di
Berlino, vincendo il premio come miglior film nella sezione
Panorama.
Memorias de un cuerpo que arde: il
fuoco dei ricordi
Arrivati ad una certa età, ciò che
sembra restare più saldo nella mente e nel corpo di un essere umano
è proprio il ricordo di un passato felice. Storie di vite comuni,
ma non per questo prive di passioni, amori, paure. Questo è il
punto di partenza della regista: le conversazioni che non ho
mai avuto con le mie nonne. Le vicende raccontate riguardano
tre donne differenti: Ana, Patricia e Mayela, accomunate dallo
stesso contesto socioculturale.
In un unico grande flusso di
coscienza corale, il film si struttura in un continuo passaggio dal
presente, rappresentato da una sola signora che rappresenta le tre
donne che vive la sua vecchiezza, al passato dell’infanzia e della
giovinezza.
Un monologo riflessivo
Memorias de un cuerpo que
arde riesce ad attrarre l’attenzione del pubblico
grazie alla particolare struttura utilizzata. Il punto di partenza
è un appartamento, scenario di pressoché tutto il film, in cui vive
l’anziana signora: questa, pur facendosi portavoce delle storie
delle tre donne, è una figura terza, una semplice
rappresentazione.
Questa pellicola, come mera unione
delle tre testimonianze, crea quindi un’unica, singola corrente di
pensieri e ricordi, tale da portare il pubblico a identificarsi in
tali momenti di riflessione. In questo modo, il film si traspone su
un piano quasi filosofico e esistenziale.
Un elemento importante che avvicina
lo spettatore alle vicende è la rottura momentanea della quarta
parete. Parlando dei casi di abusi, una delle voci narranti
sottolinea come talvolta la colpa venga fatta ricadere più sulle
donne vittime inascoltate. Qui la donna protagonista si rivolge al
pubblico chiedendo: perché non mi hai ascoltato?. Questo è
l’unico momento in cui si crea questo dialogo diretto, ma questa
unicità in tutto Memorias de un cuerpo que arde
gli da ancora più potenza.
Le donne e il sesso in
una società patriarcale
Altra tematica focale del
Memorias de un cuerpo que arde è proprio il sesso
e il modo in cui viene trattato e percepito nella società della
Costa Rica di allora. Tutto ciò che riguardava la sfera sessuale
era visto come un taboo: le madri avevano quasi paura a trattare il
tema con le proprie figlie, come anche nelle scuole femminili non
veniva mostrato interamente il corpo maschile per lo studio
anatomico. Il risultato, come mostrato nel film, è un aumento della
curiosità personale del proprio corpo, oltre a una totale
impreparazione nel vivere al meglio la propria vita sessuale.
Il sesso continua ad essere una
parte importante della vita delle protagoniste anche nell’età più
adulta e nella vecchiaia. Durante la prima parte del film viene
infatti mostrata la donna anziana che riflette sui cambiamenti del
proprio corpo con l’avanzare degli anni: le macchie che compaiono,
le rughe che diventano più profonde. Ma questo non ferma la donna
dal godersi il proprio corpo così com’è, accettando l’età che passa
e mai negandosi il piacere sessuale.
Questo può probabilmente divenire un
interessante spunto di riflessioni per la società attuale, dove
certe esperienze sembrano essere limitate nel tempo. Come nella
Costa Rica di allora il sesso era un taboo in ogni sua forma, oggi
il sesso tra persone più adulte sembra essere percepito in maniera
egualmente strana.
Memorias de un cuerpo que
arde si dimostra essere quindi un film sulla vita, in
tutte le sue forme, una pellicola che inneggia al continuo
cambiamento dell’essere umano. Gli spunti di riflessione sono
innumerevoli, da una più superficiale tematica del ruolo della
donna, alla più profonda analisi dello scorrere incontrollato del
tempo e dei ricordi. Comunque lo si guarda, resterà qualcosa dentro
lo spettatore.
Nel momento di massimo trionfo di
Christoher Nolan, che raccoglie le lodi unanimi per
il suo ultimo film, Dunkirk, Screen
Junkies pubblica il trailer onesto di
Memento, secondo lungometraggio del regista
britannico con protagonista Guy Pearce.
Memento è un film
del 2000 diretto da Christopher Nolan. La
sceneggiatura è basata sul racconto del fratello del regista,
Jonathan Nolan, Memento Mori, che però è
stato pubblicato successivamente alla realizzazione del film. Il
film è stato candidato ai Premi Oscar 2002 come migliore
sceneggiatura originale e miglior montaggio.
Memento è uno dei
film che ha fatto la storia del cinema mondiale e che ha
contribuito a lanciare nell’Olimpo i fratelli
Christopher e Jonathan Nolan, in
grado di ammaliare il loro pubblico con astuzia e talento.
Questo film, che tiene lo
spettatore incollato allo schermo per tutta la sua durata, cerca di
far vedere allo spettatore il punto di vista del protagonista,
ponendo una riflessione sul valore dei ricordi e sul loro
senso.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Memento.
Memento film
1. La malattia del
protagonista esiste davvero. La condizione medica
sperimentata da Leonard nel film è una reale malattia che si chiama
Amnesia Anterograda e che consiste nell’incapacità di formare nuovi
ricordi dopo il danneggiamento dell’ippocampo. Durante gli anni
’50, i medici trattavano alcune forme di epilessia rimuovendo parti
del lobo temporale, causando gli stessi problemi di memoria.
2. Il film di basa sulla
storia di Jonathan Nolan. La sceneggiatura di Christopher Nolan si era basata sulla storia
scritta da suo fratello
Jonathan ed intitolata Memento Mori. In ogni
caso, la sceneggiatura è da considerarsi originale perché il
racconto del fratello è stato pubblicato dopo il che il film era
stato completato.
3. Il test di Sammy è un
caso reale di studio. Il test che viene fatto da Sammy
Jankis e che coinvolge degli oggetti elettrificati, si basa su un
caso di studio di vita reale su un paziente, comunemente noto come
HM, che ha sofferto della stessa forma di amnesia dopo l’intervento
chirurgico per una forma di epilessia grave.
Memento significato
4. Nolan ha spiegato come
approcciarsi al film. Lo stesso regista del film ha
spiegato che questo è stato realizzato cercando di narrarlo dal
punto di vista del protagonista che, soffrendo di amnesia, rimane
all’oscuro di molte informazioni e lo stesso capita, quindi, allo
spettatore. Ecco che, quindi, il film si scinde in due linee
temporali, una a colori che va temporalmente all’indietro e una in
bianco e nero che fa l’opposto.
5. Il valore e il senso dei
ricordi. Un film come Memento, decisamente
intricato e completamente diverso dal racconto classico, di base
cerca di lavorare, e di porre l’accento, sul valore e sul senso dei
ricordi, un modo per indagare l’universo interiore e complesso
dell’uomo, la sua emotività e le sue capacità mnemoniche.
Memento streaming
6. Memento è disponibile in
streaming. Chi volesse vedere per la prima volta o
rivedere Memento, è possibile farlo poichè disponibile su
diverse piattaforme in streaming digitale come Google Play e
iTunes.
Memento trailer
7. Un trailer
magnetico. Prima di vedere il film, è consigliabile dare
un occhio al trailer per non perdersi nemmeno un momento di
suspense. E, per non perdersi davvero niente, perchè non dare un
occhio anche al
trailer onesto?
Memento cast
8. Stephen Tobolowsky ha
sofferto di amnesia. L’attore, durante la sua audizione
per il personaggi di Sammy, ha menzionato a Christopher Nolan di
aver sperimentato personalmente l’amnesia. Alcuni anni prima gli fu
somministrato un antidolorifico sperimentale che indusse l’amnesia
per un intervento chirurgico a cui era stato sottoposto. Tobolowsky
ha ammesso che ciò potrebbe averlo aiutato ad ottenere la
parte.
9. Guy Pearce ha perso peso
per il film. Per realizzare Memento, Guy Pearce si è dovuto sottoporre ad una
dieta. L’attore, infatti, prima del film pesava circa 104 chili,
riuscendo a dimagrire in maniera progressiva prima delle
riprese.
10. Brad Pitt era
interessato a recitare nel film. Sembra che Brad Pitt l’attore avesse espresso un forte
interesse verso Memento, tanto da volervi recitare. Alla
fine, quando ha dovuto lasciar perdere il progetto a causa di altri
impegni, Nolan non ha considerato nessun altro attore di “serie A”
per il ruolo di Leonard, rendendosi conto che c’erano molti alti
attori di talento ma funzionali per il budget del film. Per questo
Nolan era stato molto vicino a scritturare Aaron Eckhart, per poi dare la parte a Guy
Pearce.
La AMBI Pictures finanzierà e
produrrà il remake di Memento, il
film che ha fatto conoscere al mondo intero il genio di
Christopher Nolan.
A produrre il film Monika
Bacardi e Andrea Iervolino con uno
stanziamento di 200 milioni di dollari.
Memento
uno dei film che è costantemente presente nelle classifiche dei
miglior film del mondo negli ultimi dieci anni e ogni persona che
l’ha visto almeno dieci vlte sente sempre o quasi la necessità di
vederlo ancora.
Tra gli altri progetti della AMBI ci
sono In Dubious Battle con
Nat Wolff, Selena Gomez, Vincent D’Onofrio, Robert Duvall,
Ed Harris e Bryan Cranston;
Arctic Justice: Thunder Squad film
d’animazione con le voci di Franco, John Cleese, Alec
Baldwin, Angelica Huston e Heidi Klum;
Septembers of Shiraz con Salma
Hayek e Adrien Brody e molti altri
progetti, tra cui anche All Roads Lead to
Rome, girato a Roma con Sarah Jessica
Parker.
Apparentemente la TV non ne ha
ancora abbastanza di Melrose Place. L’eccentrica
serie degli anni ’90, già riavviato una volta negli anni 2010, sta
cercando di trovare di nuovo la strada per il piccolo schermo, e
questa volta con la partecipazione di Heather
Locklear (che all’epoca veniva sempre considerata una
“guest star speciale”, anche se una volta entrata nel dramma ha
subito preso il comando), Laura Leighton e
Daphne Zuniga che sono tornate per riprendere i
loro ruoli nell’ultimo riavvio, scritto da Lauren
Gussis.
Gussis sarà anche produttore
esecutivo insieme a Leighton, Zuniga, Tiffany
Grant e Jason Weinberg. Ecco il logline:
“Quando uno dei loro più cari amici muore improvvisamente, i
residenti OG di Melrose Place si riuniscono per onorare il defunto.
Ma la pentola a pressione che si crea a seguito della reunion
scopre vecchi traumi, riaccende vecchie storie d’amore, riaccende
vecchi risentimenti e rivela nuovi segreti… gettando i nostri
personaggi in un dramma caotico che ricorda il passato, ma con una
prospettiva molto più moderna”.
CBS Studios si occuperà del riavvio,
basato sulla serie creata da Darren Star.
L’originale Melrose Place è andato in onda per
sette stagioni su Fox tra il 1992 e il 1999. Lo spettacolo era
originariamente un dramma con Thomas Calabro, Josie
Bissett, Andrew Shue, Courtney Thorne-Smith, Grant Show, Doug
Savant, Vanessa A. Williams e Amy Locane,
e più tardi Daphne Zuniga. Poi Heather
Locklear si è unita come Amanda Woodward e sono iniziati i
fuochi d’artificio. Successivamente le aggiunte al cast includevano
Laura Leighton, Marcia Cross, Jack Wagner, Kristin Davis,
Rob Estes, Lisa Rinna e Brooke Langton.
Il riavvio Melrose Place è andato in onda su The
CW dal 2009 al 2010.
Presente tanto al cinema quanto in
televisione, l’attrice Melonie Diaz si è negli
anni costruita una carriera di tutto rispetto, partecipando ad
opere di importanti autori e serie TV di grande successo. La Diaz
ha saputo farsi notare per le sue interpretazioni brillanti, che le
hanno permesso di conquistare le attenzioni del pubblico, che
aspetta di vederla in un ruolo che possa consacrarne il
talento.
Ecco 10 cose che non sai di
Melonie Diaz.
Melonie Diaz carriera
1 I film.
L’attrice debutta al cinema con il film Lords of Dogtown,
del 2005. Successivamente prende parte ai film Guida per
riconoscere i tuoi santi (2006), Be Kind Rewind – Gli
acchiappafilm (2008), Prossima fermata
Fruitvale Station (2013), Mr. Cobbler e la bottega
magica (2014), The Belko Experiment (2016),
Truffatori in erba (2018) e La prima notte del
giudizio (2018).
2 Le serie TV.
Altrettanto variegata è la carriera televisiva dell’attrice, che
negli anni ha preso parte a episodi di Law & Order – I due
volti della giustizia (2003), Nip/Tuck (2010),
CSI Miami (2010), Person of Interest (2011),
Girls (2014), Elementary (2017) e
Streghe, dove dal 2018 interpreta il ruolo della
protagonista Melanie Vera.
Melonie Diaz social network
3 Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo verificato, seguito da 50,3 mila
persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere
fotografie scattate in momenti di svago o ancora foto tratte dai
set o dalle premiere a cui l’attrice prende parte.
4 Ha un account su
Twitter. L’attrice è presente anche sul social network
Twitter, dove è seguita da 15 mila persone. Qui l’attrice è solita
aggiornare i fan riguardo i propri progetti, ma è anche solita
esprimere la propria opinione in merito alle notizie di politica e
attualità.
Melonie Diaz vita privata
5 È fidanzata.
L’attrice è molto riservata riguardo la sua vita privata, ma
tramite alcuni suoi post su Instagram è possibile stabilire che si
attualmente impegnata in una relazione con il fidanzato Octavio. La
festa del loro fidanzamento si è tenuta nel 2018, dove hanno
annunciato di convolare a nozze prossimamente.
Melonie Diaz Streghe
6 Ha difeso la
serie. L’attrice, figlia di portoricani, è tra le
protagoniste del reboot della serie Streghe. Questa è
stata al centro di alcune accuse da parte dei fan, per via di
alcuni cambiamenti etnici. La Diaz ha tuttavia difeso la serie a
spada tratta, affermando che l’intenzione era quella di realizzare
qualcosa che riflettesse l’attuale epoca storica e culturale,
realizzando un mondo il più inclusivo possibile. Per questo il suo
personaggio ha ottenuto origini portoricane, cosa non comune in
televisione.
7 Ha spinto affinché il suo
personaggio fosse omosessuale. L’attrice desiderava
particolarmente che, oltre alle origini portoricane, il suo
personaggio avesse un orientamento sessuale differente da quello
delle altre protagoniste. Ciò era in linea con l’idea di rendere la
serie il più aperta possibile ad un pubblico variegato, ed è così
che per il personaggio è stata costruita una storia sentimentale
con il personaggio Niko, detective della polizia di Hilltowne.
Melonie Diaz Prossima fermata
Fruitvale Station
8 Ha recitato con Michael
B. Jordan. L’attrice ha preso parte al film d’esordio di
Ryan Coogler, recitando accanto a Michael
B. Jordan nel ruolo di Sophina Mesa. La storia segue
l’ultimo giorno di vita di Oscar Grant, ventiduenne di colore
ammanettato e ucciso dalla polizia nonostante fosse disarmato. Il
film ha ricevuto in seguito ottime critiche.
Melonie Diaz nomination
9 È stata nominata più
volte. L’attrice vanta ad oggi una nomination agli
Independent Spirit Award come miglior attrice non protagonista per
il film Guida per riconoscere i tuoi santi, ricevuta nel
2007. Del 2014 è invece la nomination agli stessi premi, e nella
stessa categoria, per il suo ruolo in Prossima fermata
Fruitvale Station. L’attrice è stataa poi nominata ai Teen
Choice Awards come miglior attrice in una serie fantasy per il suo
ruolo in Streghe.
Melonie Diaz età e altezza
10 Melonie Diaz è nata a
New York, negli Stati Uniti, il 25 aprile 1984. L’altezza
complessiva dell’attrice è di 165 centimetri.
Il finale di Melo
Movie disponibile su Netflix è
un po’ diverso dal solito K-drama romantico: è un po’
triste, un po’ felice ed estremamente romantico. La serie, composta
da dieci puntate, sembra suggerire un epilogo malinconico, forse
sulla falsariga di Twenty-Five Twenty-One
o Mr. Plankton, ma invece ci regala un
finale “adulto”. Ciò che intendo dire è che si tratta di un epilogo
realistico e agrodolce, e sono consapevole che molti potrebbero non
essere d’accordo con me. Sì, la coppia protagonista finisce insieme
ed è felice, ma, ammettiamolo, tutto il resto è un po’ un
pasticcio, no? Sicuramente si guadagna il titolo di Melo
Movie, perché quando si è innamorati, anche le cose più
complicate e spaventose sembrano trovare il loro posto. Questa è la
sensazione che lascia il finale della serie.
Non c’è molto da raccontare in
termini di trama. Melo Movie è una storia guidata
interamente dai personaggi e dal loro stato emotivo. Ciò che
apprezzo davvero è il modo in cui il racconto suggerisce
sottilmente che, anche se la tua vita è un disastro a vent’anni,
potrai sistemarla a trenta; e se affronti difficoltà a
sessant’anni, troverai comunque qualcosa di nuovo da fare. Detto
questo, analizziamo rapidamente il finale di Melo
Movie.
La vera domanda dovrebbe essere:
sono davvero fatti l’uno per l’altra? All’inizio della serie, la
loro storia d’amore sembrava un po’ forzata e quasi ossessiva (per
esigenze narrative), ma col tempo ci rendiamo conto che Mubee e
Gyeom sono due facce della stessa medaglia. Entrambi affrontano lo
stesso tipo di depressione, ma reagiscono in modi opposti. Per
Gyeom, il legame con suo fratello è la cosa più importante al
mondo, mentre per Mubee lo era ricevere amore da suo padre. Gyeom
ha sempre finto di amare ogni momento della vita, mentre Mubee ha
fatto l’opposto. Ciò che li rende una coppia perfetta è il loro
modo di bilanciarsi a vicenda: come affermano nell’episodio finale,
il lato oscuro della vita è più facile da affrontare quando sono
insieme.
Nel finale, Gyeom e Mubee si
scelgono reciprocamente dopo aver affrontato i loro traumi
individuali. Insieme imparano a riconoscere e superare le proprie
difficoltà. Mubee realizza di essere stata così ossessionata dal
bisogno dell’amore paterno da concentrarsi sull’odio per il cinema,
ignorando tutto ciò che sua madre aveva fatto per lei. D’altra
parte, Gyeom ha sempre creduto che suo fratello si prendesse cura
solo di lui, senza considerare che anche lui aveva una vita
propria. Quando finalmente lasciano andare il passato, si aprono a
un futuro insieme. Un anno e mezzo dopo che Mubee si è vista
rifiutare il suo film dagli investitori, riesce comunque a
realizzarlo. Il risultato è una rivisitazione artistica del
romanticismo che, sebbene non sia un successo commerciale, viene
apprezzata da chi lo guarda.
In Melo Movie, Mubee
desidera girare un film intitolato Melody, basato su una
storia scritta dall’amica d’infanzia di Gyeom, Ju-A, ispirata alla
sua relazione con Si-Jun, un altro caro amico di Gyeom. La
motivazione di Mubee non è tanto onorare l’eredità di suo padre,
quanto dimostrare a se stessa che il cinema non era un peso e
nemmeno la ragione per cui lui aveva abbandonato la famiglia. La
storia affronta il tema del legame tra cinema e realtà: “Il film
riflette la vita reale o la vita riflette il film?”.
Alla fine, Mubee comprende che suo
padre non l’ha mai veramente abbandonata, ma ha semplicemente
inseguito la sua passione. Melody le insegna che, anche
quando la vita lancia ostacoli, si possono raccogliere e
trasformare in opportunità. Per la giovane Mubee, quell’equilibrio
veniva da sua madre; da adulta, deve imparare a costruirlo da sola.
Inoltre, forse Melody le fa capire che il cinema le piace
più di quanto pensasse. E possiamo apprezzare che il produttore Ma
trovi un nuovo impiego come regista? Un ottimo esempio di
resilienza!
Si-Jun e Ju-A sono felici?
Nel finale, Si-Jun capisce che deve
lasciarsi il passato alle spalle per poter proseguire la sua
carriera musicale. Sebbene Melody non sia un successo
commerciale, la sua colonna sonora diventa un fenomeno, spingendo
la sua carriera alle stelle. Questo avviene solo quando finalmente
smette di incolpare Ju-A per i suoi fallimenti e si libera della
sua versione passata, egoista e intrappolata in una relazione senza
futuro. Ju-A è sempre stata la sua sostenitrice, ma lui ha
impiegato anni a comprendere che prima doveva credere in se stesso.
Probabilmente Ju-A scriverà storie migliori in futuro e continuerà
a crescere come sceneggiatrice. Entrambi sembrano destinati alla
felicità, anche se separati.
Gyeom era ossessionato dai film
perché gli permettevano di distogliere l’attenzione dall’assenza
del fratello. Erano il suo rifugio, il suo unico intrattenimento,
il suo modo di proteggersi emotivamente. Il legame tra i due
fratelli era profondo, ma Jun era intrappolato in un’infelicità
costante, vivendo solo per il bene di Gyeom. Quando quest’ultimo
cresce, Jun capisce che è il momento di lasciarlo andare.
Sebbene le recensioni
cinematografiche fossero il suo lavoro, Gyeom decide di
abbandonarle: se non lascia andare il passato, non può guardare al
futuro con speranza. Alla fine, ciò che davvero conta per lui non
sono i film, ma i piccoli momenti quotidiani, quelli che danno
significato alla vita. Crescendo, decide di viverli di più,
piuttosto che concentrarsi sul lavoro e sulle responsabilità
adulte. In un certo senso, alla fine del film, entrambi i
protagonisti ritrovano la loro infanzia.
Attiva tanto per il cinema quanto
per la televisione, la giovane attrice Melissa
Roxburgh ha in breve tempo polarizzato su di sé le
attenzioni dell’industria e del pubblico. Distintasi per la sua
capacità di arricchire i ruoli ricoperti grazie al suo talento e al
suo carisma, l’attrice è oggi considerata una promessa della
recitazione, da cui aspettarsi molto in futuro.
Ecco 10 cose che non sai di
Melissa Roxburgh.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Melissa Roxburgh: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in noti
film per il cinema. Il primo ruolo dell’attrice per il
cinema è quello di Rachel per Diario di una schiappa 2
(2011). Successivamente, recita nel sequel Diario di una
schiappa – Vita da cani (2012), con il ruolo di Heather Hills.
Negli anni seguenti ha poi preso parte a Leprechaun:
Origins (2014), Lost Solace (2016), Star Trek
Beyond (2016), con Chris
Pine, In God I Trust (2018) e nel film
musicale Cosa mi lasci di te
(2020), con Nathan
Parsons.
9. Ha preso parte a celebri
serie televisive. Negli anni l’attrice ha inoltre recitato
in noti titoli televisivi come Arrow (2012-2013), con Stephen
Amell, Supernatural
(2012-2014), con Jared
Padalecki,Legends of Tomorrow
(2016), con Brandon
Routh, Travelers (2017) e Valor
(2017-2018). Dal 2018 ad oggi è protagonista della serie thriller
Manifest,
dove recita nel ruolo di Michael Beth Stone accanto all’attore
Josh
Dallas.
Melissa Roxburgh è su
Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 168 mila persone. All’interno
di questo la Roxburgh è solita condividere immagini relative a
proprio momenti quotidiani o di svago, da sola o in compagnia di
amici. Non mancano poi anche diverse immagini e promozionali dei
suoi progetti da interprete, come anche foto di backstage dai set a
cui ha partecipato.
Melissa Roxburgh e Twitter
7. È presente sul noto
social. La Roxburgh possiede un profilo verificato anche
sul social network Twitter. Qui attualmente vanta circa 32 mila
followers, con i quali condivide varie curiosità personali o meno.
Prevalentemente, tuttavia, è solita aggiornare quanti la seguono
circa le ultime novità sui propri progetti da interprete, come il
rinnovo della serie Manifest o curiosità ad essa
legate.
Melissa Roxburgh in Star Trek
Beyond
6. Si è sottoposta ad ore
di trucco per il proprio ruolo. Per dar vita al
personaggio di Ensign Syl, membro dell’USS Entrprise, l’attrice ha
raccontato di essersi dovuta sottoporre a numerose ore di trucco,
necessarie per poter realizzare la particolare forma aliena della
testa del personaggio. Per quanto tale tempo fosse di per sé
stancante da sopportare, la Roxburgh ha aggiunto di non essersene
mai lamentata, entusiasta di poter prendere parte al film.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Melissa Roxburgh e JR Ramirez
5. Ha una relazione con un
suo collega. Sul set della serie Manifest, la
Roxburgh conosce l’attore JR Ramirez, il quale
interpreta il ruolo del detective Jared Vasquez. Nella serie i due
sono ex fidanzati, ma nella realtà formano realmente una coppia.
Seppur non abbiano fatto alcun annuncio pubblico per loro, sono
stati visti insieme in più occasioni e fonti a loro vicine hanno
confermato la relazione, che sarebbe iniziata all’incirca durante
l’estate del 2019.
4. Sono molto
riservati. La notizia della loro relazione ha colto di
sorpresa molti dei loro fan, i quali non sospettavano nulla a
riguardo. I due attori sono infatti estremamente riservati e sui
loro profili è difficile imbattersi in post che possano rivelare
qualcosa della loro relazione. Ancora oggi che questa è stata resa
nota, i due continuano a non rilasciare dichiarazioni, né elementi
che potrebbero alimentare il dibattito sulla loro vita privata.
Melissa Roxburgh in
Supernatural
3. Ha interpretato due
ruoli diversi. All’interno della serie
Supernatural, l’attrice è comparsa in doppie vesti. Nel
2012, infatti, recita nel ruolo di Lila Taylor nell’episodio
Time after Time, della settima stagione. Questo suo
personaggio viene ricordato per essere stato l’amante del dio
Chronos. Due anni dopo, nel 2014, la Roxburgh ha invece recitato
nell’episodio Bloodlines della nona stagione, nei panni di
Violet Duval, la quale ha la particolarità di essere un
licantropo.
Melissa Roxburgh in Legend of
Tomorrow
2. È stata guest star della
celebre serie. Nel 2016 l’attrice prende parte
all’episodio Night of the
Hawk, l’ottavo della prima stagione di Legends of
Tomorrow. Qui interpreta il ruolo di Betty Seaver, compagna di
Tommy Fuller. Per l’attrice si è trattata della seconda incursione
nell’universo televisivo della DC Comics denominato Arrowverse.
Pochi anni prima aveva infatti recitato, con un personaggio
differente, in due episodi della serie Arrow.
Melissa Roxburgh: età e
altezza
1. Melissa Roxburgh è nata
a Vancouver, in Canada, il 10 dicembre 1992. L’attrice è
alta complessivamente 165 centimetri.
Melissa McCarthy è
la regina delle commedie del nostro tempo. Carattere brioso e
ironico, viso espressivo e capacità comica l’hanno resa una delle
attrici più in gamba degli ultimi anni, dando una valore aggiunto
con la sua presenza a film che raggiunto il successo.
Ha iniziato con diversi ruoli
marginali in diversi film, per poi approdare in Una mamma per
amica, che è stata la sua casa per diversi anni e che l’ha fatta
conoscere al grande pubblico. Da qui in poi Melissa non si è più
fermata, continuando a tener compagnia a far ridere milioni di
persone.
Ecco 10 cose che non sai su Melissa
McCarthy.
Melissa McCarthy: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in numerosi
film di successo. La carriera dell’attrice è
iniziata con il film Go – Una notte da dimenticare
nel 1999. In seguito, all’inizio degli anni 2000 recita in Chi
ha ucciso la signora Dearly (2000), Charlie’s Angels
(2000), Duetto a tre (2002), Charlie’s Angels – Più
che mai (2003) e Piacere, sono un po’ incinta (2010).
Il grande successo arriva grazie a Le amiche della sposa
(2011). Da quel momento ha recitato in celebri film come Questi
sono i 40 (2012), Io sono tu (2013), Una notte da leoni 3
(2013), Corpi da reato (2013), Tammy (2014) e
St. Vincent (2014),
Spy (2015), The Boss (2016), Ghostbusters
(2016), Copia originale (2018),
Life of the Party (2018), Pupazzi senza gloria
(2018) e Le regine del crimine (2019).
2. È nota anche per diverse
serie televisive. A rendere estremamente popolare
l’attrice prima del cinema ci ha però pensato la televisione. La
McCarty è infatti nota per aver recitato dal 2000 al 2007 nella
seri Una mamma per amica, interpretando il ruolo di Sookie
St. James, la migliore amica di Lorelai. Dopo aver partecipato
anche alla serie Samantha chi? dal 2007 al 2009, nel 2010
recita, come protagonista, nella serie Mike & Molly,
terminata nel 2016. Sempre nel 2016 partecipa ad un episodio di
Una mamma per amica: Di nuovo insieme. Nel 2021 recita
invece in Nove perfetti sconosciuti.
3. È stata candidata al
premio Oscar. Ad oggi la McCarthy vanta ben due nomination
al premio Oscar. La prima di queste è arrivata nel 2012 come
miglior attrice non protagonista per Le amiche della
sposa. Nel 2019 viene invece candidata come miglior attrice
per Copia originale, interpretando la biografa e falsaria
Lee Israel. Si è trattato questo di un ruolo che ha visto l’attrice
trasformarsi esteticamente, dando prova anche di ottime doti
drammatiche.
Melissa McCarthy nel 2020
4. Ha lavorato a diversi
nuovi progetti. Oggi più attiva che mai, la McCarthy si
divide tra lavori come attrice ma anche come sceneggiatrice e
produttrice. A partire dal 2020 ha infatti recitato in
Superintelligence, Thunder Force e Il
nido dello storno. Avrà poi un cameo nell’atteso Thor: Love and Thunder e ha da
poco concluso le riprese della serie God’s Favorite Idiot,
di cui è anche sceneggiatrice e produttrice, e del film
La
sirenetta. In quest’ultimo, versione live action del
classico Disney, interpreta la cattiva Ursula.
Melissa McCarthy, il marito e le
figlie Vivian e Georgette Falcone
5. Ha lavorato in più
occasioni con il marito. Da sempre molto riservata circa
la propria vita privata, la McCarthy non ha mancato però di
condividere con i suoi fan alcuni eventi per lei molto
significativi. Il primo di questi è stato l’8 ottobre del 2005,
quando ha sposato il suo storico fidanzato Ben
Falcone, attore e regista. I due hanno poi in più
occasioni anche collaborato in numerosi film, sia entrambi come
attori o come regista e attrice. Tra i progetti che li hanno visti
lavorare insieme si ritrovano Le amiche della sposa, Io sono
tu, Corpi da reato, Tammy, Spy, The Boss, Pupazzi senza gloria
e Thunder Force.
6. Ha avuto due
figlie. Nel maggio del 2007 è nata la prima figlia della
coppia, Vivian Falcone, mentre nel marzo del 2010
è arrivata la secondogenita Georgette. Con la
nascita delle figlie l’attrice ha dichiarato di aver sentito molta
responsabilità nella loro protezione, ma anche diverse
responsabilità nei confronti di sé stessa. Anche per le figlie,
infatti, l’attrice ha deciso di prendersi più cura di sé, facendo
molta attenzione alla propria salute.
Melissa McCarthy oggi è
dimagrita
7. Ha perso molto
peso. Nel film Life of the Party, diretto dal
marito Ben Falcone e uscito negli Stati Uniti l’11
maggio 2018, Melissa McCarthy ha mostrato un corpo diverso. In
questa commedia, infatti, la si vede con circa 35 chili in meno.
L’attrice ha seguito una dieta chetogenica: questa dieta si basa
sulla riduzione ei carboidrati, assumendone non più di 50 gr al
giorno. Così facendo, l’organismo viene obbligato a produrre in
maniera autonoma il glucosio e ad aumentare il consumo energetico
dei grassi che sono contenuti nel tessuto adiposo.
8. Sostiene canoni di
bellezza alternativi. L’attrice ha sempre sostenuto l’idea
che essere magre non significa stare bene con sé stesse, ma
significa perseguire un modello che in realtà non esiste. Nel mondo
milioni di donne non si sento a proprio agio con il loro corpo,
perché la società offre un modello da seguire che nella realtà dei
fatti rappresenta lo 0,5% della popolazione. La McCarthy sostiene
però anche la ricerca della salute del corpo, cosa che perdere i
chili di troppo le ha permesso di perseguire con maggiori
risultati.
Melissa McCarthy è su
Instagram
9. Ha un profilo sul social
network. La McCarthy ha un account Instagram ufficiale,
seguito da più di 10 milioni di persone. Il suo profilo è ricco di
foto che la vedono spesso protagonista sia in momenti lavorativi
che quotidiani e che esprimono al meglio il suo carattere brioso,
socievole, ironico e autoironico. Melissa ha usato questo social
per mostra la sua nuova condizione fisica: perdere 35 chili non è
uno scherzo e lei si è dimostrata molto fiera del risultato
raggiunto e dell’impegno che ci ha messo, lavorando sodo, dritta
verso l’obiettivo.
Melissa McCarthy: età a e altezza dell’attrice
10. Melissa McCarthy è nata
il 26 agosto del 1970 a Plainfield, nell’Illinois,
Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.57
metri.