Protagonista qualche giorno fa
al Festival
di Cannes con Wildlife (esordio alla
regia di Paul Dano), Carey
Mulligan ha svelato durante un’intervista di non aver mai
avuto occasione di riguardarsi in Drive, acclamata
pellicola diretta da Nicolas Winding Refn
presentata proprio sulla croisette nel 2011.
“Non ho mai visto Drive per
intero, e non mi sono fatta pressioni su questo. Ho tentato una
volta in aereo, ma c’era qualcuno che mi fissava mentre guardavo me
stessa su uno schermo e ho rinunciato“.
In attesa che venga trovata una
distribuzione italiana per il film, vi ricordiamo che
Wildlife – scritto a quattro mani da Paul
Dano e Zoe Kazan – vede nel cast anche
Jake Gyllenhaal.
Di seguito la sinossi:
Il quattordicenne Joe Brinson è
testimone del naufragio del matrimonio dei suoi genitori, Jeanette
e Jerry, una casalinga e un giocatore di golf, in una cittadina del
Montana degli anni ’60. Sul vicino confine canadese infuria un
incontrollato incendio boschivo e Jerry decide di unirsi ai
volontari per fronteggiare il fuoco, lasciando da soli moglie e
figlio. Joe si vede improvvisamente costretto a diventare adulto
per aiutare la madre, che nel frattempo ha trovato l’amore tra le
braccia di un altro uomo.
Debutta nella sezione Un
Certain Regard del Festival di Cannes
2018 il regista Lukas Dhont, con il film
Girl. Di origine belga, Dhont porta sul grande
schermo una storia dal forte impatto, per le tematiche o per alcune
sue scene. Nasce così una nuova voce nel cinema europeo su cui si
possono riporre grandi aspettative per il futuro.
Struggente racconto di formazione
Girl narra le vicende di Lara (Victor
Polster), sedicenne determinata a diventare una ballerina.
Con il supporto del padre inizia a frequentare una prestigiosa
scuola di danza, ma le frustrazioni e le impazienze da adolescente
rischiano di mettere seriamente a rischio il suo desiderio. Lara è
infatti tormentata da un segreto non indifferente: lei era nata
come ragazzo.
L’adolescenza è un periodo molto
complesso, dove si cerca di formare una propria identità e di
affermarsi nella società che ci circonda. Al regista tuttavia non
interessa più di tanto indagare i conflitti esteriori, quanto
quelli interiori. Ed è così che Girl si focalizza
sulla complessità del vivere con sé stessi, specialmente quando si
è ancora alla ricerca di una propria identità. Sin da subito è
infatti possibile notare come la volontà della protagonista di
cambiare sesso sia generalmente accettata da chi la circonda,
mentre è proprio da sé stessa che nascono i crucci principali.
A complicare la situazione di Lara
si aggiunge la sua volontà di diventare una ballerina, simbolo di
grazia e armonia, a cui lei aspira, ma che tuttavia la fa scontrare
con la dura realtà di un mondo dove si è costantemente sotto
pressione per arrivare a dare il meglio di sé. La competizione non
si genera tanto con le sue compagne quanto con sé stessa,
spingendosi all’estremo, auto-lesionandosi o sopportando il dolore
che crede di meritare.
Muovendosi così su due binari
paralleli ma mai indipendenti l’uno dall’altro, il regista ci offre
una panoramica della vita privata e famigliare e una della vita
pubblica della protagonista. Agli occhi di lei sembrano essere due
mondi nuovi, due mondi da riscoprire perché nuovi sono gli occhi
che li guardano. Lara deve imparare da zero ad ambientarsi con un
nuovo corpo negli ambienti che la circondano. Ma prima di tutto
deve imparare ad ambientarsi al suo nuovo corpo, un corpo che non è
ancora come lei desidera e che sembra tenerla incastrata a metà tra
i due sessi, generando così tormenti che la spingeranno sempre più
verso l’oblio.
Il giovane Victor
Polster è una vera e propria rivelazione, riuscendo, a
partire da una brillante e ben scritta sceneggiatura di Dhont, a
diventare un tutt’uno con il suo personaggio, a farne vivere con
estrema credibilità le speranze e le paure. Aiutato dai suoi tratti
androgini, il giovane attore dà prova di estrema mimesi, tanto da
porre realmente in confusione lo spettatore riguardo la sua
natura.
Girl è un piccolo
gioiello, un film tanto delicato nella narrazione, nel soffermarsi
sulle piccole cose, quanto spietato nel mostrare i dolori e le
azioni a cui i personaggi si spingono. Il regista non ha paura di
mostrare entrambi i valori, a volte regalando carezze ai suoi
spettatori, a volte dando loro veri e propri pugni nello stomaco. È
un film crudo, che non nasconde l’altro lato della medaglia ma allo
stesso tempo non lo estremizza mai. Non ci sono pietismi, non ci
sono intenti retorici, tutto è asciutto per raccontare nel più
semplice dei modi della ricerca di un’identità.
Intervistato dalla BBC in
occasione dell’uscita di Avengers: Infinity War,
Kevin Feige ha reso noti i piani dei Marvel Studios che introdurranno nell’universo
cinematografico il personaggio di Kamala Khan aka
Ms. Marvel, uno degli alter
ego di Captain Marvel che ha debuttato nel 2013 sui
fumetti.
“Come
sapete stiamo attualmente girando Captain Marvel con Brie Larson, ma abbiamo
già dei piani per portare nel MCU Ms. Marvel, personaggio dei fumetti che
si ispira proprio a lei. E contiamo di introdurla già dopo l’uscita
nelle sale del film su Carol Danvers“.
Nei fumetti
Kamala Khan è un’adolescente americana di origini
pakistane che ammira molto Carol Danvers e che acquisirà
accidentalmente il potere della superelasticità, entrando a far
parte dei Vendicatori.
Avengers: Infinity War è nelle sale da pochi
giorni ma Kevin Feige sembra già
proiettato verso il futuro, come dichiarato in una recente
intervista durante la promozione del film:
“Guardiamo sempre in avanti. Proprio quando le persone
pensano di poter inchiodarci, andiamo da qualche altra parte e
questo accadrà di nuovo dopo Infinity War nella costruzione del
prossimo film di Avengers. E abbiamo già pianificato i nostri
progetti fino al 2025.“
Avengers: Infinity Warè
arrivato, ci ha esaltati alla grande e ci ha spezzato il cuore.
Prima dell’arrivo in sala, però, i fan di tutto il mondo
hanno fatto speculazioni selvagge riguardo a cosa sarebbe successo
nel film. Con livelli di segretezza senza precedenti, i
fan si sono chiesti: chi sarebbe morto? Chi sarebbe sopravvissuto?
Thanos avrebbe vinto? Alcune delle teorie hanno fallito
spettacolarmente, mentre alcune ci hanno azzeccato in pieno. Con
livelli di segretezza senza precedenti. Ecco le teorie dei
fan su Avengers: Infinity War che si sono
rivelate corrette. Inutile dirlo: questo articolo
contiene uno spoiler dopo l’altro. Se non l’avete visto,
salvatelo, e ritornate dopo la visione!
Bruce Banner è nell’Hulkbuster
Nel primo trailer
di Avengers: Infinity War, abbiamo
visto l’armatura di Iron Man Hulkbuster accanto
agli Avengers a Wakanda. Inoltre, abbiamo visto la nuova
scintillante armatura di Iron Man. La presenza di questi ha
suscitato una domanda nei fan: se non c’è Tony nell’armatura, chi
altro? In molti hanno notato che Hulk è piuttosto assente nei
trailer, con una sola scena nella quale Bruce appare nel Sanctum
Sanctorum di Doctor Strange. Le teorie che sono seguite,
quindi, hanno ipotizzato che fosse proprio Bruce Banner a pilotare
l’Hulkbuster, per ragioni sconosciute. Il film ha confermato queste
teorie: Thanos infligge danni all’Hulk tali da impedire a
Bruce di trasformarci. Nel frattempo, Tony si è dotato di
una nuova armatura. E Bruce decide di utilizzare
l’Hulkbuster per essere comunque utile nella battaglia contro
l’invasione di Thanos, decidendo di combattere in prima
linea, e l’armatura si rivela efficace contro l’Ordine Nero.
Loki muore
La sua morte se la
aspettavano in molti: dopotutto, aveva deluso e tradito
Thanos, e Thanos non sembra il tipo da chiudere un occhio su questo
tipo di cose. Nel primo trailer, vediamo che Loki offre il
Tesseract a Thanos, e che Thanos ottiene la Gemma dello Spazio
grazie ad esso. Inoltre, nel trailer, non vediamo scene che
sembrano venire da un momento successivo del film, e non è stato
annunciato nessun volume 4 di Thor (per ora, almeno).
E le teorie cominciarono ad apparire, prevedendo la morte di Loki
durante il confronto con Thanos. Non solo queste teorie erano
corrette, ma sono state confermate dalla scena iniziale del film.
Infatti, Avengers: Infinity War riprende le cose
esattamente da dove erano state lasciate dalla scena post titoli
di Thor: Ragnarok. I rifugiati asgardiani
sono stati decimati da Thanos. Thor è ferito e battuto. Loki offre
il Tesseract a Thanos per salvare Thor, ma questa è semplicemente
una distrazione per consentire a Hulk di arrivare. Thanos prende
Hulk a calci, e Loki rimane impotente e giura eterna fedeltà a
Thanos, ma anche in questo caso le sue reali intenzioni sono quelle
di uccidere Thanos. Thanos se ne accorge, e strangola
Loki,
lasciando che il suo corpo venga distrutto con il resto degli
asgardiani da un’esplosione della Gemma del Potere.
Visione
muore quando perde la Gemma della Mente
Uno dei dubbi principali di
Avengers:Infinity War è stato il destino di
Visione. Dato che l’obiettivo principale di Thanos era quello di
raccogliere tutte le Gemme, e che Visione ha una Gemma incastonata
sulla propria fronte, era ovvio che ci sarebbe stato un confronto
tra i due. Inoltre, i trailer mostravano Visione in notevole
difficoltà mentre qualcuno cerca di estrarre le Gemma dalla sua
fronte. I fan hanno speculato, ovviamente, su cosa sarebbe
successo a Visione una volta persa la Gemma. Dopotutto,
era integrale alla sua creazione. La teoria principale fu quella
che sarebbe morto senza di essa. Questa teoria si è rivelata
corretta, anche se in un modo che i fan non si aspettavano. Una
buona parte del film è dedicata al tentativo di rimuovere la Gemma
della Mente in modo sicuro, utilizzando la tecnologia disponibile
su Wakanda e l’intelligenza di Shuri. Un processo incredibilmente
delicato, l’estrazione richiede parecchio tempo che gli Avengers
chiaramente non hanno. Il motivo per cui si cerca di estrarla è
distruggerla, senza uccidere Visione. Ma l’operazione non riesce, e
Scarlet Witch dovrà distruggerla mentre è ancora incastonata nella
fronte di Visione. Ma anche questo piano fallisce, dato che
Thanos usa la Pietra del Tempo per tornare a prima che la
pietra fosse distrutta. E il modo in cui la rimuove lui
finisce per non essere particolarmente delicato.
Una strage, ecco.
Avengers: Infinity War è
un’adattamento parziale dei fumetti Thanos
Quest e Infinity Gauntlet. Thanos
raccoglie le Gemme dell’Infinito e le usa per diventare un dio e
distruggere metà della vita dell’universo. I registi non
hanno cercato di nascondere ai fan il fatto che sarebbero morti
tanti dei personaggi dell’universo, e i trailer dichiarava
apertamente le intenzioni di Thanos. Il che ha fatto
temere a molti fan che tanti personaggi se ne sarebbero andati. Ma
non così. Non così. Thanos riesce a portare il proprio piano a
compimento, che esegue con uno schiocco di dita. Il film finisce
con una lunga sequenza nella quale tanti dei personaggi
vengonodissolti in polvere. Mentre non
muoiono proprio tutti tutti, è comunque una strage inaspettata. Tra
i morti ci sono: Bucky, Falcon, Scarlet Witch, Black Panther,
Doctor Strange, Spider-Man, i Guardiani della Galassia tranne
Rocket, e anche Maria Hill e Nick Fury (nella scena post titoli di
coda). Fortunatamente, c’è un’alta probabilità
di un ritorno per quanto riguarda la maggior parte di essi,
dato che alcuni hanno dei film dedicati in arrivo.
Thanos uccide Gamora
All’uscita del secondo trailer
di Avengers: Infinity War, i fan si hanno rivolto la
propria attenzione a Gamora. L’apparente tenerezza
che Thanos mostra nei suoi confronti, infatti, ha spinto i fan a
speculre sul fatto che lei fosse la chiave per la Gemma dell’Anima,
e la teoria era supportata anche dal fatto che il ruolo iniziale di
Gamora in Guardiani della Galassia era la ricerca
della Gemma dell’Anima per conto di Thanos. La maggior
parte delle teorie sostenevano che la Gemma del Potere fosse
nascosta dentro Gamora, magari nascosta da Thanos, e che
Thanos avrebbe dovuto ucciderla per recuperarla. Speravamo che non
fosse così, ma la teoria ci aveva azzeccato in questo senso. Gamora
è infatti a conoscenza della posizione della Gemma, e vi conduce
Thanos. Lì incontrano Teschio Rosso, il quale dice a Thanos che,
per appropriarsi della pietra, deve uccidere qualcosa che
ama. Inizialmente Gamora non si rende conto del fatto che
Thanos effettivamente la ami, o almeno abbastanza da conquistare la
Gemma con la sua morte. Viene spinta giù da un precipizio, e muore.
Con la sua morte, Thanos ottiene la Gemma dell’Anima. Se non altro,
dato che la Gemma dell’Anima sembra essere collegata a Gamora, il
suo ritorno non è impossibile.
Doctor Strange e i piani sulla
Gemma del Tempo
In Doctor Strange,
l’Occhio di Agamotto è la custodia della Gemma del
Tempo, capace di creare loop temporali e permettendo a chi
lo indossa di sbirciare nel futuro. Naturalmente, I fan hanno
cominciato a teorizzare a riguardo, e su come Strange avrebbe usato
la Gemma in Avengers: Infinity War. Dopotutto, la
capacità di vedere il futuro e di riscrivere il tempo avrebbero
potuto essere particolarmente utili nella battaglia contro il
potentissimo Thanos. La maggior parte delle teorie si concentravano
sul fatto che gli eventi di Infinity War sarebbero stati parte di
un loop temporale creato la Strange, per vedere un futuro possibile
dove Thanos vince. Da quello che abbiamo visto nel film, Strange
usa la Gemma del Tempo per vedere il futuro, ma non nel modo in cui
i fan si aspettavano. L’uso principale della pietra
in Infinity War (per quanto riguarda Strange,
almeno) è,infatti, quello di vedere i possibili
esiti futuri della battaglia degli Avenger contro Thanos. Dopo aver
visto più di 16 milioni di futuri possibili, capirà che c’è un solo
modo per sconfiggere Thanos. E anche se Thanos sembra avere
la meglio, appena prima di dissolversi Strange dice a Tony che
“questo è l’unico modo”. Ciò sembra implicare il fatto che
ci sarà un piano legato alla Pietra del Tempo in Avengers 4.
Thor ha una nuova arma
Thor: Ragnarok ha
cambiato le carte in tavola. Odin muore. Asgard viene
distrutta. Lui perde un occhi. Loki diventa pienamente un alleato.
E soprattutto, il suo martello storico viene distrutto. Con il
ritorno di Hela, Mjolnir viene infatti fatto a pezzi. Ma è stato
rivelato anche il fatto che in realtà Thor non ha bisogno del
martello, ma che è altrettanto potente senza, se non di più. Molte
teorie però si concentrarono sul fatto che Thor avrebbe dopotutto
ricevuto un altro martello in Avengers: Infinity War.
Sfortunatamente, la teoria fu rovinata dalla promozione di un
giocattolo: abbiamo visto la nuova arma di Thor ancora prima
dell’arrivo del film. La storia di Thor nel film riguarda
soprattutto la ricerca e la forgiatura del nuovo martello
Stormbreaker, con l’aiuto di Groot. E la nuova arma si
rivela fantasticamente utile al suo ritorno sulla Terra, al punto
che quasi ferma Thanos. Anche se fallisce (diciamocelo, avrebbe
dovuto puntare alla testa), Thor tiene il mantello alla fine del
film, e probabilmente lo vedremo ancora in azione
in Avengers 4 e oltre.
Compare Captain Marvel
Nei fumetti, la prima storia
su Thanos ha luogo nelle pagine di Captain Marvel. Mar-Vell,
che precede Carol Danvers, la moderna Captain-Marvel, diventa la prima dei grandi
nemici di Thanos. Nel MCU, inoltre, il primo film di Captain
Marvel uscirà tra Avengers: Infinity
War e Avengers 4. Data la
connessione tra l’eroina e Thanos, e il fatto che la storia del
film si svolgerà nel passato del MCU, i fan hanno cominciato a
speculare sul fatto che Carol Danvers sarebbe apparsa nella
battaglia contro Thanos di Avengers: Infinity War.
Dopotutto, è stato confermato che Nick Fury apparità
in Captain Marvel, e una minaccia come
quella di Thanos potrebbe essere il motivo per cui Fury va in cerca
di rinforzi. La scena post titoli di coda ci ha mostrato Nick Fury
con Maria Hill affrontare le conseguenze dello schiocco di dita di
Thanos. Nick Fury lancia un grido d’aiuto dell’ultimo minuto, prima
di dissolversi in un mucchio di polvere. Vediamo il segnale
partire, e vediamo i colori rosso e blu associati all’eroina,
accompaganti dal suo simbolo. Non è una vera comparsa, ma sappiamo
che sta arrivando.
Ritorna Teschio Rosso
La storia della Gemma dell’Infinito
è cominciata con Captain America: The First
Avenger. Teschio Rosso, il capo dell’HYDRA, ha
ottenuto il potente Tesseract, che si rivela poi essere la Gemma
dello Spazio. Inizialmente, lo usa per creare delle armi
superpotenti per l’HYDRA, per conquistare l’America e vincere la
Seconda Guerra Modiale. Durante il confronto finale con Capitan
America, cerca di usarla a mani nude, cosa che spesso non funziona
alla grande, e sembra essere conseguentemente disintegrato in un
fascio di luce. Dopo la rivelazione del fatto che il Tesseract è in
realtà la Gemma del Tempo, i fan hanno coinciato a teorizzare sul
fatto che Teschio Rosso fosse in realtà stato trasportato da
qualche altra parte, e che fosse sopravvissuto. Una delle teorie
più popolari su Infinity War era quella che prevedeva
il ritorno di vechci antagonisti, e vedeva Red Skull in cima alla
classifica. Dopotutto, la sua morte era stata piuttosto ambigua. E
le teoria avevano ragione. In uno dei momenti più sorprendenti del
film, Teschio Rosso si rivela essere il custode della Gemma
dell’Anima. Con una conoscienza che non può utilizzare,
dovuta al fatto che abbia brandito da Gemma dello Spazio, rivela a
Thanos il segreto che gli permetterà di acquisire la Gemma
dell’Anima.
Schiocco di dita
Uno dei momenti più iconici
di Infinity Gauntlet è il fatidico schiocco
di dita di Thanos, che distrugge metà della vita
dell’universo. Già prima dell’annuncio di Avengers:
Infinity War, comparvero già alcune teorie su come e quando
sarebbe comparso il famoso schiocco. La maggior parte dicevano che
sarebbe comparso alla fine del film, alcune dicevano che avremmo
visto le consequenze immediatamente, alcune dicevano che i titoli
di coda avrebbero lasciato tutto in sospeso. Ebbene, lo schiocco è
avvenuto. I fratelli Russo ci hanno fatto inizialmente credere che
qualcuno l’avrebbe fermato, ma no. Thanos ha portato il
prioprio piano a compimento, e noi abbiamo assistito alle
conseguenze. È interessante che il Guanto stesso sia
apparso danneggiato dallo schiocco, il che suscita domande sugli
effetti che vedremo in Avengers 4. Ma sappiamo che in
molti ritrneranno.
Intercettata da Variety al Festival
di Cannes, Patty Jenkins ha svelato che le
riprese di Wonder Woman 2 inizieranno
“Molto presto, anzi, sorprendentemente presto“.Negli
ultimi due mesi si era ipotizzato che la Warner Bros avrebbe
cominciato i lavori del sequel in estate, tuttavia le parole della
regista lasciano intendere che la produzione sia stata anticipata e
che tutto sia pronto.È stato inoltre confermato dalla
stessa Jenkins durante il CinemaCon
che Wonder Woman 2 sarà ambientato negli
anni Ottanta, rivelando al pubblico un’altra epoca iconica in cui
svolgere le avventure di Diana Prince.
L’ordine cronologico del
personaggio è stato già rimescolato, essendo stata introdotta
nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of
Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman.
Vi ricordiamo che le riprese
di Wonder Woman 2 si svolgeranno in
America (e non più in Inghilterra), tra la Virginia del Nord e il
Distretto della Columbia. Per ora il titolo di lavorazione del
film è Magic Hour, ma abbiamo ragione di
sperare che il titolo definitivo verrà rivelato prossimamente dalla
Warner Bros.Il film vedrà ancora come protagonista Gal
Gadot opposta a Kristen Wiig,
scelta per interpretare la villain Cheetah. L’ultimo acquisto del
cast è Pedro Pscal, di cui non è stato ancora confermato il
personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la
sceneggiatura è stata curata da Goeff
Johns e Patty
Jenkins.Wonder Woman 2 arriverà al
cinema il 1 novembre 2019.
Per Erik
Killmonger il team di truccatori di Black
Panther ha studiato un look particolare legato al suo
passato, scegliendo di ricoprire il corpo del personaggio con
piccole cicatrici sparse sul petto e sulle braccia di
Michael B. Jordan (ognuna rappresenta le persone
da lui uccise)
Il processo creativo e la lunga
sessione di make-up sono stati riassunti in questo breve video, che
trovate di seguito:
Black Panther segue T’Challa
che, dopo gli eventi di Captain America Civil War, torna a casa,
nell’isolata e tecnologicamente ultra avanzata nazione africana,
Wakanda, per prendere il suo posto in qualità di nuovo re.
Tuttavia, un vecchio nemico ricompare sui radar e il doppio ruolo
di T’Challa di sovrano e di Black Panther è messo alla prova,
quando viene trascinato in un conflitto che mette l’intero fato di
Wakanda e del mondo in pericolo.
Chadwick
Bosemaninterpreta il protagonista, T’Challa, già
visto in Captain America Civil War. Nei ruoli
principali del film ci saranno, oltre a Boseman,
Michael B. Jordan, Lupita Nyong’O, Danai Gurira, Martin Freeman,
Daniel Kaluuya, Angela Basset, Forest
Whitaker e Andy Serkis. Nei
ruoli di comprimari compariranno invece Letitia
Wright, Winston Duke, Florence Kasumba, Sterling K.
Brown e John Kani.
Un ospite inatteso ha interrotto la
sessione di interviste di Solo: A Star Wars Story,
facendo una gradita sorpresa al suo interprete principale,
Alden Ehrenreich: Harrison Ford è
infatti comparso durante il junket di ET, gridando
all’attore “Esci dalla mia vita!“.
Diretto da Ron
Howard, il cast di
Solo: A Star Wars Story comprende Alden
Ehrenreich (Ave, Cesare!, Segreti di famiglia),
Woody Harrelson (Tre manifesti a Ebbing,
Missouri, Oltre le regole- The Messenger), Emilia Clarke (Io prima di te, Game of
Thrones), Donald Glover (Spider-Man: Homecoming, Sopravvissuto
– The Martian), Thandie Newton (Gringo, Crash: Contatto
fisico), Phoebe Waller-Bridge (Fleabag,
Killing Eve) e Paul Bettany (Captain America: Civil
War, Master & Commander – Sfida ai confini del
mare). Joonas Suotamo (Star Wars – Gli
ultimi Jedi) torna a vestire i panni di Chewbecca.
Scritto da Jonathan Kasdan
& Lawrence Kasdan,
Solo: A Star Wars Story è prodotto da Kathleen
Kennedy, Allison Shearmur e Simon Emanuel. I produttori esecutivi
sono Lawrence Kasdan, Jason McGatlin, Phil Lord e
Christopher Miller.
Sali sul Millennium Falcon e
viaggia nella galassia lontana lontana in Solo: A Star Wars Story,
un’avventura completamente nuova con il farabutto più amato della
galassia. Attraverso una serie di audaci fughe nel profondo, oscuro
e pericoloso mondo criminale, Han Solo incontra il suo potente
futuro copilota, Chewbacca e anche il famoso giocatore d’azzardo
Lando Calrissian, in un viaggio che racconterà l’inizio di uno
degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.
Sono mesi che vi aggiorniamo sullo
stato delle nuove produzioni della DC Films, tuttavia tra queste
non è mai stato confermato L’uomo d’acciaio 2, sequel che lo
stesso Henry Cavill muore dalla voglia di
realizzare e che darebbe all’attore la possibilità di esplorare
lati del personaggio inediti.
Ora, secondo un rumor circolato in
rete nelle ultime ore, la Warner Bros. starebbe lavorando per far
uscire il film già nel 2020, e molti già fantasticano su un
annuncio ufficiale al prossimo ComicCon di San Diego in programma a
Luglio.
Lo scorso febbraio vi
avevamo riportato il rumor secondo cui Henry
Cavill avrebbe iniziato una trattativa per il
prolungamento del suo contratto con il DCEU e la Warner
Bros, clausola che originariamente prevedeva il suo addio
all’universo cinematografico DC dopo l’apparizione successiva
a Justice
League.
All’epoca la
fonte aveva ipotizzato che l’attore sarebbe tornato nei panni
di Superman in Shazam!, il cinecomic
con Zachary Levi diretto
da David F. Sandberg, in uscita il prossimo
anno e che a questa apparizione sarebbe seguita l’ipotetica
produzione de L’Uomo d’Acciaio 2.
Tuttavia le parole di
Cavill raccolte da Collider al
CinemaCon lasciano ben sperare sul futuro di Superman nel DCEU e
aggiungono nuovi dettagli in merito alle questioni
contrattuali:
“Dietro
le quinte sto dialogando con alcune persone e speriamo di estendere
queste conversazioni ad altre persone per far sì che le cose
inizino a muoversi. Il mio più grande desiderio è realizzare un
sequel diretto di Man of Steel perché c’è tutta
una serie di storie di Superman che voglio raccontare e non vedo
l’ora che arrivi l’opportunità per farlo“.
Josh
Brolin tornerà presto nelle sale nei panni di Cable in
Deadpool 2, secondo impegno “supereroistico”
dell’anno dopo Avengers: Infinity War, dove
l’attore interpreta il villain Thanos.
Come rivelato alcuni mesi
prima dell’uscita del sequel di Deadpool, Brolin è
stato costretto a tornare sul set per girare alcune sequenze in
compagnia di Zazie Beetz: “Avevamo bisogno di
altri quattro giorni di riprese per dare più spazio ai personaggi
di Cable e Domino, e per filmare un paio di scene d’azione che
avrebbero reso il film davvero completo“.
“C’era
così tanta enfasi su Cable da farci dimenticare che questa sarebbe
stata la sua introduzione sul grande schermo“, ha spiegato
l’attore, “È una presenza importante nella X-Force, è il
leader, e dopo i primi test screening ci siamo resi conto che il
pubblico avrebbe voluto vedere di più su questo
personaggio.”
Durante l’intervista Brolin ha avuto
occasione di menzionare il prossimo progetto che lo vedrà
protagonista, ovvero Avengers 4: “Ho girato la
maggior parte delle mie scene, e il film è quasi pronto, ma dovrò
tornare sul set per ultimare le ultime cose“.
Vi ricordiamo che Deadpool
2 è stato diretto da David Leitch,
e vedrà Ryan
Reynolds tornare nei pani del Mercenario
Chiacchierone della Marvel. Zazie
Beetz sarà Domino, Josh
Brolin sarà invece Cable.
Di seguito la nuova sinossi del
film:
Dopo essere sopravvissuto a un
quasi fatale attacco di mucche, uno chef sfigurato che lavora in
una caffetteria (Wade Wilson) lotta con il suo sogno di diventare
il barista più sexy di Mayberry mentre impara a scendere a patti
con il fatto che ha perso il senso del
gusto. Cercando di riconquistare la sua spezia per la
vita, così come un condensatore di flusso, Wade deve combattere i
ninja, la yakuza e un branco di cani sessualmente aggressivi,
mentre viaggia in giro per il mondo per scoprire l’importanza della
famiglia, dell’amicizia e del sapore. Un nuovo gusto per
l’avventura e per ottenere l’ambito titolo di tazza di caffè del
World’s Best Lover.
Rian
Johnson, regista de Gli Ultimi
Jedi, ha solo parole di apprezzamento per
Solo: A Star Wars Story,
nuovo capitolo del franchise dedicato al giovane Han Solo che
arriverà nelle sale il prossimo 25 maggio.
Secondo
Johnson infatti “Se Donald Glover mi è parso
in grandissima forma, beh, aspettate di vedere
AldenEhrenreich in
azione: è eccezionale, e non sta cercando di imitare Harrison Ford,
ma anzi ha portato il suo fascino e una nuova spavalderia nel
personaggio.“
“La grande sorpresa
però è stata Phoebe Waller-Bridge” ha continuato il regista,
“ha alcuni dei momenti più divertenti che abbia mai visto in un
film di Star Wars. Le sequenze d’azione poi sono grandiose, e ci si
diverte un sacco“.
Vi ricordiamo che lo
spin-off sarà ambientato dieci anni prima degli avvenimenti
di Una Nuova Speranza. Nel film ci sarà
anche Chewbacca. Alden
Ehrenreich interpreterà il giovane personaggio che fu
di Harrison Ford. Nel cast
anche Emilia Clarke,Donald
Glover e Woody Harrelson.
Solo: A Star Wars
Story arriverà nelle sale il 25 maggio 2018 e dopo il
licenziamento dei registi Phil
Lord e Christopher Miller,
registi di 21 Jump
Street e The LEGO Movie, è
stato incaricato Ron Howard di
completare l’opera. La sceneggiatura porterà la firma
di Lawrence Kasdan e di suo
figlio Jon Kasdan.
Grazie ai suoi 1.606 miliardi
di dollari guadagnati nel mondo, Avengers: Infinity War
infrange l’ennesimo record diventando il cinecomic con il più alto
incasso della storia.
Superato quindi il risultato già
eccezionale di The
Avengers(1.519 miliardi), sempre targato
Marvel Studios, mentre potrebbe arrivare
presto il sorpasso ai danni diJurassic
World (1.671 miliardi), Star Wars: Il Risveglio della
Forza (2.068
miliardi), Titanic ($2.187 miliardi),
e Avatar ($2.788 miliardi).
Vi ricordiamo che Avengers:
Infinity War, diretto da Anthony e Joe
Russo e prodotto da Kevin Feige. Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo e Stan Lee, è
arrivato nelle nostre sale lo scorso 25
aprile.
La sinossi: Un viaggio
cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare
l’intero Marvel Cinematic Universe,
Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo
il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i
loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto
nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo
attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine
all’universo.
Benedict
Cumberbatch si schiera a favore dei movimenti che
promuovono la parità di genere sul lavoro, affermando che ogni
collega dovrebbe rifiutare progetti in cui le donne non siano
pagate ugualmente.
Intervistato durante la
promozione di Patrick Melrose, serie televisiva
targata Showtime che lo vede protagonista, l’attore ha chiarito la
sua posizione in merito:
“La
parità di retribuzione e una posizione di rilievo al tavolo delle
decisioni sono i punti cardine del femminismo. Dunque ai miei
colleghi dico di dare un’occhiata alle quote e di chiedere quanto
vengono pagate le donne: se i numeri non sono gli stessi, io non
lavorerò mai più a progetti del genere“.
Riferendosi a Patrick
Melrose invece, serie co-finanziata dalla sua società di
produzione SunnyMarch, Cumberbatch ha raccontato di
essere “orgoglioso del fatto che io sia l’unico
uomo, insieme a Adam Ackland, nel team e che il nostro
prossimo progetto sarà una storia femminile sul tema della
maternità“.
Vi ricordiamo che Benedict
Cumberbatch è attualmente nelle sale con Avengers: Infinity War,
diretto da Anthony e Joe
Russo, e prodotto da Kevin
Feige. Di seguit la sinossi ufficiale:
Un viaggio cinematografico senza
precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe,
Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il
definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro
alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel
tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco
improvviso di devastazione e rovina metta fine
all’universo.
Sarà Chris Evans il
protagonista di Greenland, prossimo progetto di
Neil Blomkamp (District 9,
Elysium, Humandroid), le cui
riprese dovrebbero iniziare verso la fine del 2018. A confermare la
notizia è Deadline.
“Appena
letta la sceneggiatura di Greenland abbiamo capito che era
esattamente il tipo di film che volevamo realizzare” ha
dichiarato Anton’s Sébastien Raybaud, uno dei
produttori, “un tipo di cinema intelligente, legato ai
personaggi, ricco di azione e soprattutto cuore. Siamo molto
entusiasti all’idea di lavorare insieme a talenti eccezionali come
Neill Blomkamp, e Chris Evans“.
Sulla trama del film c’è
ancora un accordo di segretezza, tuttavia sappiamo che si tratterà
del racconto di una famiglia e della lotta per la sopravvivenza
dopo un distrato naturale.
Questa sarà la prima “uscita”
ufficiale di Evans dopo l’abbandono ormai certo al MCU. È stato infatti
annunciato dall’attore che Avengers 4 sarà la sua ultima
apparizione nei panni di Steve Rogers, come da contratto.
A tal proposito Evans ha raccontato:
“Mi mancherà tutto di Captain America. Non è solo il
personaggio, sono le persone con cui ho lavorato, l’esperienza sul
set, i film, i ricordi meravigliosi che mi hanno lasciato. Mi
mancherà molto.“
Intanto Chris
Evans è nelle sale con Avengers: Infinity War. Il
film è stato diretto da Anthony e Joe
Russo e prodotto da Kevin
Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso,
Michael Grillo e Stan
Lee.
Di seguito la sinossi ufficiale:
Un viaggio cinematografico senza
precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe,
Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il
definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro
alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel
tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco
improvviso di devastazione e rovina metta fine
all’universo.
Per celebrare il Mother’s Day la
Pixar ha diffuso un nuovo spot dedicato a Gli
Incredibili 2, sequel del fortunato film
d’animazione del 2004, con protagonista la mamma della famiglia di
supereroi Helen Parr aka
Elastigirl.
La famiglia di
supereroi preferita da tutti è tornata, ma questa volta Helen è
sotto i riflettori, lasciando Bob a casa con Violet e Dash per
esplorare la quotidianità della vita “normale”. È una dura
transizione per tutti, resa ancora più dura dal fatto che la
famiglia è ancora all’oscuro dei superpoteri emergenti del piccolo
Jack-Jack. Quando un nuovo criminale schiude una trama brillante e
pericolosa, la famiglia e Frozone devono trovare un modo per
lavorare di nuovo insieme – il che è più facile a dirsi che a
farsi, anche quando sono tutti Incredibili.
Nella versione originale Gli
Incredibili 2 sarà doppiato da Holly
Hunter, Craig T.
Nelson, Sarah
Vowell, Huck
Milner, Samuel L.
Jackson, Bob
Odenkirk e Catherine
Keener.
Il film, ventesimo titolo prodotto
dalla Pixar Animation, arriverà nei cinema entro il 2018.
A vedere Lazzaro
Felice si tira fuori un paragone con
Ermanno Olmi, scomparso alla vigilia dell’apertura
di questa Cannes 2018, che vede il film scritto e
diretto da Alice Rohrwacher nella selezione
ufficiale. La regista ha presentato il film sulla croisette insieme
alla sorella e trai protagonista Alba Rohrwacher,
con Nicoletta Braschi, che nel film interpreta la
cattiva Marchesa de Luna e con l’esordiente Adriano
Tardiolo nel ruolo di Lazzaro.
E proprio in merito al riferimento
a Olmi, la Rohrwacher replica:
“Siamo in un momento in cui è doveroso ricordarlo. Il suo è uno
degli sguardi che mi manca di più e ci tenevo tanto affinché lo
vedesse. Purtroppo non ce l’abbiamo fatta.”
“Ho finito il film mercoledì e
non sapevo proprio cosa sarebbe successo. Sono molto felice che sia
stato accolto bene. È un film bislacco, libero, è come ci è
venuto.”
Il film presenta molte metafore
religiose, riferite principalmente alla figura di San Francesco,
riferimento che la regista riconosce e abbraccia: “La storia di
San Francesco che non è citata nel film è ispirata a un racconto
per bambini, in cui il santo non fa la morale al lupo per farlo
diventare buono, ma c’è il lupo che capisce la bontà dell’uomo e
decide di non mangiarlo. Questo c’entrava con la mia intenzione nel
film.”
Chi sono però i Lazzaro
nella vita?
“Sono quelli che stanno sempre
in disparte, zitte, che non sono mai messe in primo piano, sono gli
ultimi della fila pur di non disturbare e non si mettono mai in
mostra. Nonostante questo film esprima in maniera netta il bene e
il male, Lazzaro non ha nessun giudizio sul bene e sul male, la
storia porta con sé un giudizio ma non Lazzaro, che vede il mondo
come incondizionatamente buono.”
Sull’importanza del suo ruolo di
regista donna in concorso al Festival
di Cannes che il giorno prima ha visto sfilare sul
tappeto rosso le donne del cinema, ancora e di nuovo in marcia per
la parità delle opportunità nel mondo dello spettacolo (e non
solo), Alice Rohrwacher ha le idee molto chiare:
“Io oggi ho presentato il film in quanto donna, ma anche in
quanto persone. La selezione è però una selezione di sguardi sul
mondo, non di maschi e femmine. Io e Alba sosteniamo il movimento,
e quella di ieri è una bellissima immagine, lasciamola parlare,
facciamo però che le cose cambino.”
Sull’aspetto tecnico e visivo del
film, la regista ci tiene a specificare: “Una cosa ci tengo a
dirla. Abbiamo lavorato in full frame e non riuscivamo a mettere un
mascherino sul volto di Lazzaro, e così abbiamo deciso di lasciare
l’immagine aperta e imperfetta. Ma questa è stata la nostra
esperienza nel fare il film, di apertura.”
E poi conclude: “La mia non è
una storia nuova, non voleva esserlo. Di Candidi, di Lazzari, di
Santi è pieno il mondo, non abbiamo bisogno di storie nuove,
possiamo anche imparare a raccontarle in modo diverso.”
Les Filles du
Soleil è il secondo lungometraggio della regista francese
Eva Husson, che ha esordito nel 2015 con Bang
Gang. Il film, selezionato in concorso a Cannes 2018, sembra
realizzato esattamente per i “tempi che corrono”, per l’era del
Time’s Up e della rivincita femminile sulla scena mondiale.
In Kurdistan, in una zona di guerra
non meglio identificata, Bahar, comandante del battaglione “Les
Filles du Soleil”, si sta preparando a sferrare un attacco che
dovrebbe liberare la sua città natale dalle mani degli estremisti,
qui, la donna spera di ritrovare suo figlio che è tenuto in
ostaggio. Una giornalista francese, Mathilde, arriva a coprire
l’offensiva e testimonia la storia di questi eccezionali guerrieri.
Dal momento che le loro vite sono state stravolte, hanno combattuto
tutte per la stessa causa: Donne, Vita, Libertà.
Le combattenti curde, diventate il
simbolo della resistenza e l’aspetto più “gradevole” di un
conflitto sanguinoso, sono le protagoniste di un film che, pur con
le migliori intenzioni, banalizza il carattere la grinta e la forza
di queste stesse donne, il loro contributo pratico e morale alla
guerra, ma anche alla percezione del valore della donna e alla
libertà, a cui queste donne aspirano.
La scelta della Husson è
quella di concentrare la maggior parte del racconto sui flashback.
In passato le donne guerriere erano state schiave sessuali, abusate
e maltrattate. Concentrando l’attenzione sulla parte della loro
vita in cui le protagoniste sono state vittime, rispetto al
presente in cui sono artefici della loro storia, sembra che la
regista abbia fatto regredire la ribellione allo status quo di
Bahar e compagnia. Il suo occhio continua a vederle come vittime e
questo affossa il vitalismo che in realtà queste eroine
esprimono.
Questa scelta si accompagna a una
serie di ingenuità in fase di scrittura, come il parallelo tra la
reporter e la comandante, tra una donna che combatte e rischia la
vita come unica soluzione per andare avanti, e un’altra che
volontariamente sceglie la guerra e il suo racconto.
A tre anni da Al di là
delle montagne, Jia Zhang-Ke torna nel
concorso di Cannes, edizione 2018, con Ash
Is Purest White, una specie di epopea intima attraverso la
Cina degli ultimi 20 anni.
Ash Is Purest White, il film
La storia segue la donna di un
malvivente che, per amore del suo uomo, sconta cinque anni di
prigione al suo posto. Uscita aspettandosi di trovarlo fuori ai
cancelli, a braccia aperte, la donna scopre che lui non l’ha
affatto aspettata e si mette alla sua ricerca. Da questo punto la
storia si snoda in diverse fotografie di momenti ed eventi, che si
dilatano nel tempo e che vedono i due incrociarsi più volte.
Mentre su di lei gli anni sembrano
trascorrere senza lasciare traccia, lui li subisce nello spirito e
nel corpo, diventando alla fine completamente dipendente dalle cure
di lei. Il racconto è ambientato nel circolo della
jianghu, ovvero quella linea di confine che calca chi
opera nella microcriminalità. Il percorso dei due personaggi è
speculare e segue l’ascesa della donna così come la caduta
dell’uomo. Lei riesce, con la caparbietà tipica del suo sesso, a
sopravvivere e a rimanere in piedi, nonostatne l’umiliazione
inflittale dall’uomo che una volta amava.
Il confronto trai due
rasenta il comico con la donna che si sforza di mantenere il suo
contegno e lui che invece appare impotente e muto, di fronte
all’incrollabile durezza di quella donna che per lui ha scontato la
pena in prigione.
Nonostante l’appartenenza sociale
specifica dei personaggi di Jia Zhang-Ke, il
regista sembra più interessato allo sviluppo che il Paese ha
attraversato dal 2001 al 2018, arco temporale durante cui si svolge
la storia.
Nell’affrontare un arco narrativo
esteso nel tempo, il regista si lascia andare a lungaggini che
annacquano la storia principale, introducendo personaggi superflui,
senza riuscire a dare densità al racconto. L’occhio resta sempre
lucido e attento ma le forbici, in sala di montaggio, avrebbero
potuto lavorare di più.
La star della quinta giornata del
Festival
di Cannes 2018 è stata Christopher
Nolan, il regista britannico che ha presentato la versione
restaurata di 2001: Odissea nello Spazio,
nell’anno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario dell’uscita
al cinema di quello che è considerato il capolavoro di
Stanley Kubrick.
Nolan ha raccontato di aver visto
per la prima volta il film con suo padre “su uno schermo
enorme, in 70 mm, al cinema di Leicester Square a Londra”. Per
il piccolo Christopher di sette anni l’esperienza fu “qualcosa
di sovrannaturale. Fu come essere trasportato in un viaggio
incredibile e sono molto emozionato all’idea di poter donare alle
nuove generazioni la possibilità, grazie a questo restauro, di
ammirarlo nelle stesse condizioni in cui lo vidi io allora, vivendo
la mia stessa emozione primaria.” E continua: “Il viaggio
che ho iniziato con 2001 non è ancora concluso. E oggi mi ha
portato qui a Cannes”.
Sul suo percorso per diventare
regista, Nolan ha raccontato di come il padre gli abbia consigliato
di prendere prima una laurea “vera” e poi di dedicarsi al cinema,
così da avere un salvagente. “Non lo ringrazierò mai
abbastanza, perché grazie a quegli studi ho potuto imparare a
muovermi a mio agio nelle strutture letterarie, tra i miti e le
storie.” Fedele all’insegnamento di Kubrick,
Christopher Nolan crede che il miglior modo per
imparare a fare film sia farli.
E proprio lavorando con gli amici e
con la 16 mm, il regista ha dato vita a Following,
il suo primo film, che girò nel fine settimana, perché per gli
altri giorni lui e i suoi amici avevano un altro lavoro. Lavorando
con pochi mezzi, Nolan ha così avuto esperienza in ogni campo della
realizzazione di un film, per questo si sente di consigliare:
“Ai giovani dico di provare ogni aspetto del fare un film, come
feci io: luci, inquadrature, suono, montaggio.”
Proprio come Kubrick, anche Nolan
si è sempre cimentato con la tecnologia del cinema ed è stato un
pioniere dell’IMAX, formato in cui ha girato Dunkirk, film che gli è valsa la sua prima nomination
alla migliore regia. “Mi ci sono imbattuto per la prima volta
quando ero ragazzo. Pensai che era il futuro del cinema e che
sarebbe stato il massimo se quelle immagini avessero potuto
sposarsi alla spettacolarità della macchina hollywoodiana.” E
così ha cominciato a sperimentare l’IMAX con Il Cavaliere
Oscuro, per presentare il Joker. Ma con Dunkirk, spiega
Nolan, si è realizzato il suo “sogno da sedicenne”.
E quando si parla di e con
Christopher Nolan, non si può andare troppo
lontano prima che venga introdotto l’argomento “Batman”. Il regista
ha realizzato la trilogia di successo sul personaggio DC Comics e
per portare sullo schermo il personaggio in questione ha detto di
essersi ispirato al thriller e al noir, genere che più gli è caro.
“Batman non ha superpoteri se non la ricchezza, ma la paura e
il senso di colpa ne definiscono le caratteristiche da
thriller.” Ma per Nolan è il cattivo che mette in luce le doti
dell’eroe, e così i suoi tre cattivi permettono al personaggio di
strutturarsi al meglio e di diventare leggenda: un mentore che si
fa avversario (Batman Begins), un agente del caos
come Joker (Il Cavalere Oscuro) e “la
mitologia pura e semplice” (Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno).
La proiezione di 2001:
Odissea nello Spazio, nella sua versione restaurata, sarà
proiettata questa sera, nella sala Debussy del Palais du Cinema
alla presenza di Christopher Nolan, ma anche a
quella di Katharina Kubrick, figlia di Stanley, e
di Keir Dullea e Jan Harlan,
protagonista e produttore del film.
Mon tissu
préféré, letteralmente “il mio tessuto preferito”, è
l’opera prima della regista Gaya Jiji. Presentato
nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes
2018, il film apre una finestra sulla vita e le
vicende di una giovane donna durante le prime terrificanti
insurrezioni della Primavera Araba in Siria nel 2011.
Nahla (Manal
Issa), commessa di un negozio di abbigliamento, vive con
sua madre Salwa (Souraya Baghdadi) e le sue
sorelle più piccole Myriam (Mariah Tannoury) e
Line (Nathalie Issa). Mentre alla radio vengono
riportate le crescenti tensioni sociali, Nahla aspetta l’arrivo di
un compatriota, trasferitosi negli Stati Uniti e tornato in patria
per incontrarla e concludere un matrimonio combinato che le
permetterà di lasciare la Siria.
Con una scelta molto interessante,
l’esordiente regista decide di parlarci del conflitto siriano e dei
suoi primi effetti sulla popolazione pur tenendo sullo sfondo le
tensioni belliche. Queste non sono mai le protagoniste del
racconto, ma se ne possono udire o vedere solo i non lontani echi.
Il nucleo centrale del racconto è tutto dedicato alla giovane
protagonista, al suo convivere con il terrore che sempre più si
insinua nella sua vita e in quello delle persone a lei vicine.
Nahla è combattuta tra il sacrificare sé stessa per unirsi in un
matrimonio che potrebbe portarla via da quella realtà così cupa,
oppure restare fedele a sé stessa, ai suoi sogni, decidendo di
affrontare l’incerto futuro.
Quello della Jiji è un film che a
suo modo denuncia la condizione di una popolazione, e in
particolare i giovani di questa, bloccata in un equilibrio tra vita
e morte, tra ordine e caos. La regista cerca di indagare, senza mai
giudicare, i comportamenti che ogni personaggio sviluppa in seguito
al nascente clima di terrore.
Ciò che frena l’idea del film sono
tuttavia una sceneggiatura e un’idea di regia che generano un ritmo
incostante, che rende complesso seguire le vicende senza perdersi
tra i numerosi personaggi e nei loro intricati rapporti. Con il
proseguire della narrazione, e l’addentrarsi sempre più nella vita
della giovane protagonista, il senso di fastidio per gli intrecci
non riusciti aumenta, portando a distrarsi facilmente. Ancor più
grave è il fatto che avvicinandosi alla sua conclusione il film
sembra allontanarsi fin troppo dalle sue intenzioni iniziali,
sprecando l’occasione di fornire un interessante punto di vista e
riducendosi ad essere un dramma dai risvolti poco incisivi.
Torna in concorso al Festival di Cannes
2018 il celebre autore della Nouvelle Vague, Jean-Luc Godard con il suo
nuovo film dal titolo Le livre d’image. Dopo aver
vinto il Premio della Giuria al medesimo Festival nel 2014 con
Adieu au Langage, Godard prosegue con la sua ricerca sul
linguaggio cinematografico, cercando come sempre di stupire per i
suoi tentativi di innovazione e allo stesso tempo di fornire uno
sguardo nuovo sul mondo e sull’umanità.
Difficile ridurre Le livre
d’image ad una trama esplicativa dell’idea dell’autore. Il
film non è altro che un costante found footage con immagini,
spezzoni di video presi dall’internet o di celebri film del
passato. Un libro di immagini, appunto, che tenta attraverso un
filo logico di evidenziare la morte del linguaggio, come già
teorizzato nel precedente film, e la morte di un’umanità che
soccombe sempre più alla guerra e al terrorismo.
È un discorso fortemente politico
quello che porta avanti Godard, criticando e domandando in forma
retorica dove sia finita l’umanità, in tutte le sue forme. Attacca
i testi sacri delle principali religioni, attacca la morte del
pensiero, attacca tutto ciò che sta portando sempre più ad una
spersonalizzazione dell’essere umano dal suo contesto naturale.
Attraverso la giustapposizione di numerose immagini, è il montaggio
il vero protagonista, che ci conduce attraverso un percorso
criptico che tenta di stimolare riflessioni e fornire domande alle
quali non sembra avere risposta neanche l’autore stesso.
Le immagini, i suoni, le parole,
tutto viene da Godard decontestualizzato per essere riadattato a
nuova forma, per ricercare sempre nuovi e infiniti significati al
materiale su cui lavora. Egli tenta di dar vita ad una storia
globale che possa colpire lo spettatore su più punti facendo
risvegliare la sua coscienza.
Nel suo perseguire un linguaggio di
questo tipo, così provocatorio così anti narrativo, Godard ottiene
però l’effetto di rimaner bloccato nel passato. In un passato in
cui il linguaggio da lui inventato poteva essere novità di estrema
attrattiva, ma che oggi si rivela essere un modo di comunicare
stanco e affatto innovativo. Il messaggio che ne deriva è privato
di una reale forza, e sembra in ogni caso aver ben poco da
comunicare realmente.
Il risultato finale di questo
Le livre d’image è così quello di frastornare lo
spettatore, di infastidirlo, con la conseguenza che si arriva a
chiedersi quale sia il valore, oggi, di un’opera e di un linguaggio
di questo tipo. Il nuovo film di Godard appare così come un’opera
dall’indiscussa complessità di ideazione e realizzazione, ma che
suscita nello spettatore numerose perplessità.
Michael B. Jordan e
Michael Shannon, accompagnati da Sofia
Boutella (La Mummia), hanno partecipato
al photocall di Fahrenheit 451, evento
speciale Proiezioni di mezzanotte al Festival
di Cannes 2018 e trasmesso sulla HBO
il 19 maggio prossimo.Il film, produzione televisiva destinato alla
diffusione tv, sulla HBO appunto, è stato ammesso alla proiezione e
presentazione sulla croisette, nonostante le chiare posizioni anti
Netflix della direzione artistica.
Si
tratta della seconda trasposizione cinematografica del grande
classico della letteratura sci-fi, dopo Fahrenheit
451diFrancois Truffaut(uscito nel 1966). Stavolta alla
regia del film c’è Ramin Bahrani, acclamato autore di99 HomeseAt Any Price.
Jean-Luc Godard
torna in concorso a Cannes e lo fa via Facetime. Il regista ancora
desideroso di sperimentare e di giocare con le immagini e il
racconto cinematografico catalizza l’attenzione della stampa non
solo sullo schermo della sala, ma anche su quello di un telefonino,
dove compare il suo viso e da cui racconta Le livre
d’image.
Dopo Addio al
Linguaggio, Godard spinge ancora più oltre la sua
sperimentazione visiva, realizzando una specie di blob, dove
numerosissimo sono i momenti in cui lo schermo nero rimanda una
voce, delle parole e tacciono sulle immagini, a spiegare ciò che
lui stesso ha dichiarato in conferenza: “Non volevamo che
il suono accompagnasse le immagini, ma che ci dialogasse”.
Il suo lavoro di assemblaggio libero
è l’ultimo capitolo, per adesso, di un discorso lungo e articolato,
che già negli anni ’50 aveva corpo e forza. E proprio dalla forza
del suo corpo, perdonate il gioco di parole, dipenderà il suo
cinema, così come lui spiega: “Tutto dipende dalle mie gambe,
ma soprattutto dalle mani e un po’ dai miei occhi. A questa età ho
difficoltà a vivere la mia vita, ma ho ancora il coraggio di
immaginarla”.
Sicuramente l’immaginazione non
manca a Jean-Luc Godard che torna al concorso
di Cannes 2018, come un vecchio amico e un ospite
desiderato e atteso.
Marion Cotillard è
tornata al Festival
di Cannes anche per la sua edizione numero 71 per presentare
Angel Face, primo lungometraggio
di Vanessa Filho selezionato nella sezione
Un Certain Regard.
Dopo aver partecipato al photocall
per la presentazione di 335,
nuovo film diretto da Simon Kinberg in cui recita
al fianco di Jessica Chastain, Lupita Nyong’O, Penelope
Cruz e Fan Bingbing, la Cotillard ha
posato per i fotografi nel giorno di presentazione di Angel
Face.
L’abolizione delle proiezioni per la
stampa ha portato un po’ di scompiglio sulla croisette, molto
prima che Cannes 2018 aprisse i battenti. L’annuncio
di Thierry Fremaux ha contrariato i
giornalisti accreditati, soprattutto i quotidianisti che, sulla
tempestività, fondano il loro lavoro.
Dopo la piccola rivolta e le
proteste, sono seguite le rassicurazioni dello
stesso Fremaux in conferenza stampa
straordinaria, e il Festival è cominciato. Al quarto giorno però,
l’11 maggio, è arrivata la petizione dal
titolo Cannes: abolish the caste
system! in favore dell’abolizione dei colori di badge
per i giornalisti che stabiliscono la priorità per gli accessi in
sala.
Facciamo un passo indietro. Gli
accrediti stampa a Cannes sono di colori diversi.
Dal meno al più importante abbiamo: il giallo, il blu, il
rosa, il rosa pastigliato (ovvero con un bollino in più) e il
bianco (considerato quasi una creatura mitologica). La
petizione in questione mira ad abolire questo sistema che mette in
condizione per lo più gli accreditati “in giallo”, meno quelli “in
blu”, a lunghe code e rush line senza la certezza di
entrare in sala, perché la precedenza ce l’hanno i colleghi di
“rango superiore” e ovviamente i possessori di biglietto.
A promuovere questa raccolta firme,
contro le “umiliazioni” di alcuni giornalisti, ci
sono Rubing Liang e Zishun
Ning, freelance newyorchesi, che hanno anche girato un
cortometraggio in merito, intitolato The Color of
Cannes, che potete vedere di seguito:
La proposta dei due giornalisti è
argomentata e valida, vedremo se il Festival, raggiunto il numero
di firme necessario, considererà la possibilità di democratizzare
l’accredito per la stampa festivaliera.
Selezionato per la
Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes
2018, Joueurs (Treat Me Like Fire) è
il debutto cinematografico di Marie Monge, giovane
e promettente regista francese. Il film è una pura storia d’amore,
che ha per interpreti principali l’attrice Stacy Martin, famosa per il ruolo
di protagonista in Nymphomaniac di Lars
Von Trier, e Tahar Rahim, celebre invece
per il suo ruolo ne Il profeta, Jacques
Audiard.
Quando Ella (Stacy
Martin) incontra Abel (Tahar Rahim) la
sua vita viene irreversibilmente sconvolta. Attratta in modo
irresistibile dal modo di fare di lui, la giovane ragazza lo
seguirà alla scoperta del mondo segreto del gioco d’azzardo di
Parigi, dove soldi e adrenalina la fanno da padroni. La loro storia
d’amore a sua volta diventa una scommessa, che evolve sempre più in
una passione divorante.
È una vera e propria inversione dei
ruoli quella che la regista sottopone ai suoi personaggi,
assegnando il punto di vista principale alla protagonista
femminile. Benché il film parli di dipendenza, in questo caso dal
gioco d’azzardo, l’interesse è focalizzato su coloro che vivono
accanto al dipendente. Attraverso gli occhi di Ella seguiamo
infatti i vani e disperati tentativi di un’innocente ragazza che
cerca in tutti i modi di salvare la sua storia d’amore. Assistiamo
al suo cadere sempre più in un vortice che la allontana da tutto e
tutti, ma proprio qui sta l’elemento che rende interessante il suo
personaggio, salvandolo da una possibile banalizzazione.
Nel caso di questa storia è Ella la
figura che si prende su di sé tutte le responsabilità, è
consapevole di ciò che accade, scegliendo di addentrarsi nel
pericoloso mondo di Abel e anzi dimostrandosi più in grado di lui
nel gestirlo. Il personaggio di Stacy Martin risulta essere un vero
e proprio catalizzatore di attenzioni e motore della narrazione. La
brava attrice aggiunge poi del suo, riuscendo a far convivere in
Ella fragilità e forza d’animo. Non da meno è il protagonista
maschile, interpretato da un sempre bravo Tahar Rahim, che riesce a
rendere umano un uomo prigioniero dei suoi vizi. L’attore non scade
mai nel macchiettistico, ma dona al suo Abel una profondità d’animo
che lo differenzia da tanti altri simili personaggi visti sullo
schermo. Entrambi sono dei veri e propri giocatori, come suggerisce
il titolo francese, pronti a mettere in palio ogni cosa, perfino sé
stessi.
Joueurs affida
inoltre molto della narrazione all’ambiente che circonda i suoi
personaggi, al modo in cui questo viene fotografato. I due
protagonisti vengono contrapposti per colori, luci, suoni,
raccontandoci così molto più di quello che le parole comunicano. È
un’idea l’ambientazione parlante, quella degli esterni
metropolitani, che la regista riprende su sua ammissione da fonti
di ispirazione quali Martin Scorsese e i fratelli Safdie,
riadattandola alle luci e ai rumori di una Parigi cupa e
violenta.
Come in ogni opera prima che si
rispetti, questa non è esente da difetti. Alcuni risvolti narrativi
poco convincenti rallentano il ritmo e l’attrattiva del film, ma la
bravura degli interpreti e una regia solida rendono
Joueurs un intrigante prodotto, che indaga gli
effetti di un amore tormentato, che come un gioco trascina nel suo
vortice fino a lasciare chi vi ha fatto parte privo di forze,
costringendolo a ricominciare da zero una nuova esistenza.
Due ballerini travestiti da
Spider-Man e Deadpool si sono
lanciati in un ballo scatenato sulle note di “Shake It Off” (la
celebre hit di Taylor Swift) sul palco
del Roseland Festival, rassegna che si è svolta dal 21 aprile
al 5 maggio nella penisola della costa meridionale della
Cornovaglia.
Il video di uno spettatore che ha
ripreso il balletto è subito diventato virale. Potete dargli
un’occhiata di seguito:
Vi ricordiamo che, mentre Spider-Man
è nelle sale con Avengers: Infinity War, il
mercenario chiacchierone tornerà presto al cinema con
Deadpool 2, sequel diretto da David
Leitch.
Di seguito la sinossi del film:
Dopo essere sopravvissuto a un
quasi fatale attacco di mucche, uno chef sfigurato che lavora in
una cafetteria (Wade Wilson) lotta con il suo sogno di diventare il
barista più sexy di Mayberry mentre impara a scendere a patti con
il fatto che ha perso il senso del gusto.
Cercando di riconquistare la sua
spezia per la vita, così come un condensatore di flusso, Wade deve
combattere i ninja, la yakuza e un branco di cani sessualmente
aggressivi, mentre viaggia in giro per il mondo per scoprire
l’importanza della famiglia, dell’amicizia e del sapore. Un nuovo
gusto per l’avventura e per ottenere l’ambito titolo di tazza di
caffè del World’s Best Lover.
Sappiamo già, visto l’epilogo
tragico di Infinity
War, che Avengers
4 sistemerà quasi sicuramente ciò che è andato storto
nel precedente film; o meglio, sarà un tentativo dei nostri eroi di
porre rimedio allo schiocco di dita di Thanos che ha messo fine a
metà dell’universo vivente, portando con sé moltissimi eroi, tra
cui Spider-Man, Doctor Strange, Black Panther e Bucky.
Tuttavia Kevin
Feige, i fratelli Russo e l’intero cast non hanno ancora
rivelato nulla degli eventi del quarto film sugli Avengers, tranne
il fatto che (come visto nell’unica scena post
credits di Infinity
War)Captain Marvel arriverà in
soccorso per regolare i conti con il Titano Pazzo.
Nel frattempo però hanno iniziato a
circolare in rete dettagli sulle possibili direzioni della trama
del film (ovviamente da prendere con le pinze). Le trovate di
seguito:
I viaggi nel tempo
Numerose
foto dal set di Avengers 4 sembrano aver rivelato
scenari appartenenti al passato del MCU: Thor e
Loki mostrati insieme allo S.H.I.E.L.D. in quella
che era chiaramente una sequenza del primo
Avengers, oppure Captain America
che indossa il suo classico costume rosso e blu (prima
dell’upgrade)
Tuttavia altri
scatti rubati durante le riprese vedono Tony Stark
e Ant-Man nei loro costumi attuali, dettaglio che
sembra confermare l’ipotesi dei viaggi nel tempo. Insomma, è quasi
certo che gli eroi torneranno nel passato e rivisiteranno gli
eventi dei precedenti film dei Marvel Studios, e che molto dipenderà
dall’esito della relazione fra Steve e Tony.
Vendicatori contro Vendicatori
Anche se i
leak comparsi online non specificano se tutti gli Eroi incroceranno
la strada con i loro sé passati, si è ipotizzato che
Nebula possa attraversare un arco narrativo di
vitale importanza nel corso di Avengers 4 e che
finirà per combattere la sua controparte più
malvagia.
Captain America userà il Mjolnir
Durante l’ultimo atto di
Infinity War,Captain
America e Thor hanno cercato di regolare
i conti con Thanos ma il Dio del Tuono è stato
“spazzato via” quando il Titano Pazzo ha scatenato il potere del
guanto dell’infinito (anche se abbiamo visto che Thor sopravvive
allo schiocco delle dita come gli altri vendicatori
originali).
Tuttavia dopo questo
evento Steve Rogers potrebbe davvero brandire il
Mjolnir perché finalmente degno di sollevare
l’iconico martello di Thor. Non è chiaro però da dove venga l’arma
e a chi appartenga nel passato dove gli eroi torneranno grazie ai
viaggi nel tempo…
La morte di Captain America
Diciamoci
la verità: molti di noi si aspettavano di vedere morto
Steve Rogers alla fine di Avengers:
Infinity War, un po’ perché sarebbe stato un evento giusto
per concludere il suo arco narrativo, un po’ perché sappiamo che il
contratto di Chris Evans è in scadenza.
L’attore si è detto
pronto a lasciare il personaggio e il MCU dopo Avengers
4, dunque non è difficile immaginare un passaggio di
testimone dello scudo di Cap ad un altro eroe (magari proprio
l’amico Bucky?).
La ragione dei viaggi nel tempo
Perché gli eroi
dovrebbero viaggiare nel tempo? Tutto potrebbe
essere collegato alle gemme dell’infinito: i superstiti del
disastro scatenato da Thanos in Infinity
War potrebbero infatti decidere di creare il proprio
guanto dell’infinito (cosa fattibile considerando il fatto che lo
stampo è stato visto su Nidavellir in una scena
del film) per poi tornare indietro e raccogliere le gemme nel
passato.
Questo stratagemma
allora cambierebbe radicalmente il Marvel Cinematic Universe,
arrivando alla soglia della Fase 4 con scenari rivoluzionati e
inediti.
Le gemme dell’infinito
Ancora
riguardo ai viaggi nel tempo e alle gemme dell’infinito, è
possibile che i Vendicatori rimasti saranno in grado di ridefinire
il loro guanto nel passato senza però cambiare il presente. Secondo
questa ipotesi gli eroi conquisteranno la gemma del Potere prima di
Star Lord (rivoluzionando così la timeline e gli
eventi di Guardiani della
Galassia).
Hulk potrebbe salvare la situazione
In
Avengers: Infinity War Bruce Banner, traumatizzato
dall’incontro-scontro con Thanos, non riesce più a
scatenare Hulk. Tuttavia è chiaro che, se
superasse questa “crisi”, Banner potrebbe essere la chiave della
vittoria, magari impugnando il guanto dell’infinito…
I fratelli Russo su Captain America e il Mjolnir
Due anni
fa, in un’intervista con l’Huffington Post, i fratelli
Russo avevano risposto ad una domanda su Captain
America e il Mjolnir, affermando che
questo arco narrativo poteva essere materiale interessante per i
futuri sceneggiatori. Accadrà davvero o era solo un modo per
confonderci le idee?
Ryan
Reynolds non ha mai nascosto il desiderio di vedere
insieme sullo schermo Wade Wilson e
Wolverine: qualche giorno fa, in occasione della
promozione di Deadpool 2, l’attore aveva confessato di voler
convincere Hugh Jackman a tornare nei panni di
Logan, anche se “è un’impresa quasi impossibile, ma non c’è
nessun essere umano che amo più di lui nell’universo dei
cinefumetti, e nella vita come amico.”
La risposta di Jackman è
arrivata puntuale con un messaggio lanciato durante il talk show
Good Morning America:
“Ho un
piccolo messaggio per Ryan: ti voglio bene, sei uno dei miei
migliori amici, amo Deadpool e non vedo l’ora di vedere il film. Ma
rallenta un po’, così è un po’ troppo e non è
sexy…“
Diretto da David
Leitch, Deadpool
2 arriverà nelle nostre sale il 15
maggio. Nel cast Ryan Reynolds nei
pani del Mercenario Chiacchierone della Marvel. Zazie
Beetz in quelli di Domino e Josh
Brolin in quelli di Cable.
Dopo essere sopravvissuto a un
quasi fatale attacco di mucche, uno chef sfigurato che lavora in
una cafetteria (Wade Wilson) lotta con il suo sogno di diventare il
barista più sexy di Mayberry mentre impara a scendere a patti con
il fatto che ha perso il senso del gusto.
Cercando di riconquistare la sua
spezia per la vita, così come un condensatore di flusso, Wade deve
combattere i ninja, la yakuza e un branco di cani sessualmente
aggressivi, mentre viaggia in giro per il mondo per scoprire
l’importanza della famiglia, dell’amicizia e del sapore. Un nuovo
gusto per l’avventura e per ottenere l’ambito titolo di tazza di
caffè del World’s Best Lover.
Sono ufficialmente terminate le
riprese di Shazam!, il nuovo cinecomic targato
DC Films diretto da David F.
Sandberg. Ed è proprio il regista ad annunciare la fine
dei lavori su Twitter:
“Fine riprese per Shazam! Ora
sotto con mesi di post-produzione“
That’s a wrap on Shazam! Now onto months of
post production.
Vi ricordiamo che il
film farà parte dell’Universo Cinematografico
DC e seguirà le uscite di Aquaman e Wonder Woman 2, gli altri due
attesi titoli di casa DC.
La
sinossi: Abbiamo tutti un supereroe
dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel
caso di Billy Batson, gli basta gridare una sola parola – SHAZAM! –
affinché questo ragazzo adottato di 14 anni possa trasformarsi nel
Supereroe Shazam per gentile concessione di un antico mago. Ancora
bambino all’interno di un corpo divino, Shazam si diverte nella
versione adulta di se stesso facendo ciò che qualsiasi adolescente
farebbe con i superpoteri: divertirsi! Volare? Vedere a raggi X?
Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole testare i limiti delle sue
capacità con la gioiosa imprudenza di un bambino, ma dovrà
padroneggiare rapidamente questi poteri per combattere le forze
mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus
Sivana.
Nel cast Zachary
Levi (Shazam!), Asher
Angel (Billy Batson), Mark
Strong (Dr. Thaddeus
Sivana), Jack Dylan
Grazer (Freddy), Grace
Fulton (Mary), Faithe
Herman (Darla), Ian
Chen (Eugene), Jovan
Armand (Pedro), Cooper
AndrewseMarta
Milans (genitori adorrivi di
Billy, Victor e Rosa Vasquez), Ron Cephas
Jones (Il Mago).
È stato confermato dai due
sceneggiatori di Avengers: Infinity War che
alcune scene relative a Thanos e agli altri
protagonisti non sono finite nella versione del film vista in sala
(ma speriamo di trovarle nell’edizione homevideo).
Oggi però, grazie alle
parole di Christopher Markus
e Stephen McFeely, possiamo svelarvi il
contenuto di questi momenti “sacrificati” all’ultimo e un dettaglio
su Avengers 4, il capitolo che
chiuderà definitivamente la Fase 3 del MCU:
Una sequenza in
flashback avrebbe mostrato Thanos mentre veniva
respinto dai suoi compagni Titani dopo aver suggerito di annientare
metà della popolazione del pianeta (mai girata)
Un’altra scena vedeva
Thanos reclutare i membri del suo Ordine
Nero (anche questa mai girata)
Un opening dedicato a Tony
Stark e Pepper Potts totalmente
differente da quello visto nella versione finale
Due sequenze action con
protagonisti Steve Rogers, Natasha
Romanoff e Sam Wilson mentre combattevano
il crimine sotto copertura.
Per quanto riguarda Avengers
4 invece, Markus
e McFeely hanno assicurato grandi
sorprese per Captain America, il cui arco
narrativo sarà “intenso“.
Vi ricordiamo
che Avengers: Infinity War, diretto
da Anthony e Joe Russo e prodotto
da Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso,
Michael Grillo e Stan Lee, è arrivato nelle nostre sale
lo scorso 25 aprile.
La sinossi: Un viaggio
cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare
l’intero Marvel Cinematic Universe,
Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il
definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro
alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel
tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco
improvviso di devastazione e rovina metta fine
all’universo.