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Eterni: i Marvel Studios al lavoro sul film, ecco chi saranno gli sceneggiatori

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Ciò che si vociferava alcune settimane fa è stato confermato nelle ultime ore: i Marvel Studios stanno lavorando per portare sul grande schermo un film dedicato agli Eterni, personaggi ideati da Jack Kirby (testi e disegni) e pubblicati dalla Marvel Comics, apparsi la prima volta nel 1976 nel numero 1 di The Eternals.

Secondo l’Hollywood Reporter, inoltre, la produzione avrebbe già scelto chi si occuperà della sceneggiatura, ovvero Matthew Firpo e Ryan Firpo.

Marvel Studios: annunciati sei nuovi film senza titolo

Nella versione originale, gli Eterni sono esseri sovraumani geneticamente modificati dai Celestiali e in continua lotta con le loro controparti, i Devianti.

Il progetto sugli Eterni potrebbe essere uno fra quelli ancora senza nome annunciati dai Marvel Studios poche settimane dopo l’uscita nelle sale di Black Panther ma con associate già le release ufficiali.

Queste le date previste per i sei progetti (più uno, spostato da agosto 2020 a luglio 2020):

  • 31 Muglio 2020
  • 7 Maggio 2021
  • 30 Luglio 2021
  • 5 Novembre 2021
  • 18 Febbraio 2022
  • 6 Maggio 2022
  • 28 Luglio 2022

Ovviamente fra questi potrebbe esserci qualche sequel sui personaggi già portati sullo schermo (probabili uno su Black Panther e un altro per Spider-Man: Homecoming) come è altrettanto ipotizzabile la produzione dello standalone su Vedova Nera.

Star Wars: la Lucasfilm svilupperà uno spin-off su Lando Calrissian

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C’era da aspettarselo, ma quello che fino a qualche mese fa sembrava essere soltanto un rumor ora si trasforma in realtà: la Lucasfilm sta lavorando ad uno spin-off di Star Wars interamente dedicato a Lando Calrissian, il personaggio interpretato nella vecchia trilogia da Billy Dee Williams e da Donald Glover in Solo: A Star Wars Story.

L’annuncio arriva dal Festival di Cannes, dove si è tenuta un’anteprima di Solo insieme al cast e ai realizzatori, grazie alle parole di Kathleen Kennedy (co-direttrice generale della Lucasfilm):

“Pensiamo che il prossimo spin-off del franchise debba concentrarsi su Lando Calrissian. Certo, ci sono ancora tantissime storie da raccontare sulle avventure di Han e Chewbacca ma Lando sarà decisamente la prima di queste“.

Solo: A Star Wars Story, recensione del film di Ron Howard

Vi ricordiamo che Lando sarà presente in Solo: A Star Wars Story, ambientato dieci anni prima degli avvenimenti di Una Nuova Speranza.

Il film arriverà nelle sale il 25 maggio 2018 e dopo il licenziamento dei registi Phil Lord e Christopher Miller, registi di 21 Jump Street e The LEGO Movie, è stato incaricato Ron Howard di completare l’opera. La sceneggiatura porterà la firma di Lawrence Kasdan e di suo figlio Jon Kasdan.

Sali sul Millennium Falcon e viaggia nella galassia lontana lontana in Solo: A Star Wars Story, un’avventura completamente nuova con il farabutto più amato della galassia. Attraverso una serie di audaci fughe nel profondo, oscuro e pericoloso mondo criminale, Han Solo incontra il suo potente futuro copilota, Chewbacca e anche il famoso giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che racconterà l’inizio di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.

Solo: A Star Wars Story, Han incontra Lando nella nuova clip

Cannes 2018: tre nuove clip da Dogman di Matteo Garrone

Cannes 2018: tre nuove clip da Dogman di Matteo Garrone

Sono state diffuse tre nuove clip da Dogman, il film di Matteo Garrone che la sera del 16 maggio sarà presentato in anteprima mondiale, in concorso, al Festival di Cannes 2018. Ecco le clip pubblicate da 01Distribution:

Dopo Gomorra e Reality (entrambi vincitori del Grand Prix) e Il Racconto dei Racconti, Matteo Garrone torna in Concorso al 71° Festival Di Cannes con il suo nuovo film, Dogman, in uscita nelle sale italiane il 17 maggio, distribuito da 01 Distribution.

Dogman: il trailer due del film di Matteo Garrone

In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall’esito inaspettato.

Dogman è un film che si ispira liberamente ad un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti.

Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente“. – Matteo Garrone

Solo: A Star Wars Story: recensione del film di Ron Howard

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Solo: A Star Wars Story: recensione del film di Ron Howard

Preceduto da una produzione burrascosa, Solo: A Star Wars Story è stato presentato al mondo nella cornice di Cannes 2018, fuori competizione. Sulla croisette hanno sfilato tutti i protagonisti, dal Alden Ehrenreich, interprete del giovane Solo, a Emilia Clarke e Woody Harrelson, personaggi nuovi, introdotti in questo film nella saga, che hanno contribuito in maniera decisiva a formare il carattere del contrabbandiere più amato della galassia. Sul tappeto rosso del festival c’era anche Ron Howard, il regista, che è entrato in corsa nel progetto, dopo il licenziamento di Phil Lord e Chris Miller, a oltre metà della produzione.

Questa vicenda è stata senza dubbio fondamentale nello sviluppo del film, che mostra, disarmato, tutte le sue debolezze, senza neanche riprovarci a tenersi in piedi. La storia racconta di Han, un ragazzo che vive di espedienti, e che a seguito di un “affare” andato male, si trova a dover affrontare la fuga e decide di arruolarsi nell’Esercito dell’Impero.

Solo: A Star Wars StoryA questa scelta di circostanza, seguono incontri e avventure che lo porteranno a costruire il mito del personaggio di Harrison Ford, così come lo abbiamo conosciuto. Solo: A Star Wars Story ci presenta infatti l’incontro di Han con Chewbacca, l’amicizia con Lando Calrissian, l’entrata in scena del Millennium Falcon, l’origine del dadi dorati. Non solo, in quanto storia di origini, il film di Ron Howard racconta anche in che modo Han Solo è diventato la cinica canaglia dal cuore d’oro che ha stregato il cuore di Leia e che è diventato il migliore amico di Luke.

I personaggi di Emilia Clarke e di Woody Harrelson, l’interesse amoroso e il mentore, si intrecciano a quello di Ehrenreich, costruendo delle dinamiche che formano l’indole del personaggio, la stessa indole che accompagnerà l’approccio al futuro (già raccontato) del personaggio.

solo a star wars storyNon solo, il film presenta anche due importanti Easter Egg, riferimenti alla saga, non troppo nascosti a dire il vero, che suggeriscono lo sviluppo degli eventi in sensi che già conosciamo. Svelano il futuro di quello che accadrà nella galassia e che noi spettatori già conosciamo.

Insomma, fino a questo punto il film sembra presentare ogni elemento di cui necessita per essere un successo, tuttavia un buon film non è fatto solo di una somma di elementi, c’è anche la cifra discrezionale del cuore, quella irrazionale, che in Solo: A Star Wars Story latita clamorosamente.

Cannes 71Ron Howard da bravo “operaio” al servizio della Lucasfilm ha fatto ciò che ha potuto, realizzando una serie infinita di scene d’azione mozzafiato. Un salvataggio, un inseguimento, una fuga rocambolesca cede il passo a un’altra scena altrettanto concitata, con un ritmo forsennato, perché non appena il tono si appiana e il ritmo si dilata, il film si rivela estremamente povero, da un punto di vista della trama e dei personaggi. Alden Ehrenreich non ha abbastanza carisma, nemmeno per interpretare una versione giovane e inesperta del personaggio di Ford, ma non sarebbe giusto incolpare lui dei problemi del film, che a questi livelli andrebbero intercettati nell’apparato produttivo.

Solo: A Star Wars Story non corre nessun rischio e quindi non raggiunge nessun risultato notevole, si rivela pavido, senza emulare l’indole del personaggio che sta raccontando. Senza l’anima di Rogue One, senza il coraggio de Gli Ultimi Jedi, Solo è il film minore di una grande saga, che potrebbe avere ancora qualcosa da raccontare, ammesso che ci sia la predisposizione a rischiare.

Solo: A Star Wars Story, trailer ufficiale

Cannes 2018: il tappeto rosso “stellare” di Solo: A Star Wars Story

È stato presentato ieri sera al Festival di Cannes 2018 Solo: A Star Wars Story, il nuovo spin off della saga lucasiana che racconta le avventure del giovane Han, molto prima che il contrabbandiere incontri Luke e Leia.

Di seguito il cast sulla montée des marches.

Solo: A Star Wars Story, il primo trailer

CORRELATI:

Diretto da Ron Howard, il cast di Solo: A Star Wars Story comprende Alden Ehrenreich (Ave, Cesare!, Segreti di famiglia), Woody Harrelson (Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Oltre le regole- The Messenger), Emilia Clarke (Io prima di te, Game of Thrones), Donald Glover (Spider-Man: Homecoming, Sopravvissuto – The Martian), Thandie Newton (Gringo, Crash: Contatto fisico), Phoebe Waller-Bridge (Fleabag, Killing Eve) e Paul Bettany (Captain America: Civil WarMaster & Commander – Sfida ai confini del mare). Joonas Suotamo (Star Wars – Gli ultimi Jedi) torna a vestire i panni di Chewbecca.

Scritto da Jonathan Kasdan & Lawrence Kasdan, Solo: A Star Wars Story è prodotto da Kathleen Kennedy, Allison Shearmur e Simon Emanuel. I produttori esecutivi sono Lawrence Kasdan, Jason McGatlin, Phil Lord e Christopher Miller.

Il Festival di Cannes 2018 si svolgerà dall’8 al 19 maggio. Segui il nostro speciale.

Fonte

Il Signore degli Anelli: 15 fatti su Aragorn che solo i veri fan conoscono

Aragorn è uno dei personaggi principali e più eroici de Il Signore degli Anelli. Ha scortato gli Hobbit fino a Gran Burrone, e li ha salvati dalle grinfie dei Nazgul. È stato parte del Consiglio di Elrond, dove ha giurato fedeltà al nuovo portatore dell’Anello Frodo. Aragorn è uno dei più grandi combattenti della Terra di Mezzo, ha il dono di una vita lunga proprio dei Nùmenòreani, e ha decenni di esperienza in battaglia. Quando si arriva alle vicende de Il Signore degli Anelli, è più che preparato a ciò che sta arrivando. Inoltre, è anche il discendente di Isidur, il Re di Gondor. Dato che il reame non ha un re ma un Sovrintendente, Aragorn deve anche cercare di riaffermare la propria autorità, per riprendere la corona e ricostruire il mondo degli Uomini. È questo il suo viaggio nella trilogia, ma nei film ci sono molte cose sui personaggi che vengono tralasciate. Ecco 15 fatti su Aragorn, o King Elessar, che solo i fan conoscono.

La caccia a Gollum

signore degli anelli

Bilbo Baggins ha trovato l’anello quando era custodito da Gollum, che aveva generato una particolare ossessione in lui. Bilbo sembra comunque essere abbastanza resistente alla seduzione dell’Anello, e decide di tenerlo con sè, portandolo nella Contea, dove lo tiene per decenni. Gandalf non se ne accorge subito, ma ad un certo punto comincia a notare che Bilbo custodisce un misterioso anello, e decide di indagare. E per saperne di più, c’è solo una persona che lo può aiutare, ovvero colui che ha custodito l’Anello per ultimo: Gollum. Gandalf non ha particolare abilità innate per quanto riguarda il rintracciare la creatura, e chiede quindi ad Aragorn di compiere la missione per conto suo. Ci vuole parecchio tempo, ad Aragorn, per trovare Gollum. Ma alla fine, compie la propria missione e lo porta nel Reame Boscoso, dove la creatura viene interrogata da Gandalf e re Thranduil, il padre di Legolas. È proprio questa vicenda a convincere Gandalf del fatto che l’anello posseduto da Bilbo sia effettivamente l’Unico Anello.

La vita con gli elfi

signore degli anelli

Aragorn non ha avuto esattamente un’infanzia stabile. Suo padre fu ucciso quando era un ragazzino, e la madre a dovette assicurarsi di portarlo il un luogo sicuro, prima di morire a sua volta. E scelse proprio Gran Burrone, dove fu cresciuto dagli Elfi, che si presero cura del ragazzino. Ne Il Signore degli Anelli, Aragorn parla Elfico correntemente e sembra trovarsi particolarmente a proprio agio nel luogo. E la ragione è ché Aragorn è cresciuto proprio a Gran Burrone. Se ne va infine per stare con i propri fratelli e sorelle numenoreani, ma porta con sé la saggezza elfica. Inoltre, la madre fu seppellita a Gran Burrone, e la tomba compare nel film: è quella che Aragorn visita ne La Compagnia dell’Anello.

Non conosceva le proprie origini

signore degli anelli

Dopo che il padre di Aragorn fu ucciso in battaglia, la madre divenne abbastanza paranoica riguardo al fato figlio, che temeva fosse come quello del padre. È questo il motivo per cui, dopo averlo portato a Gran Burrone, decide di cambiare il suo nome con “Estel”. Infatti, il nome “Aragorn figlio di Arathorn” era conosciuto come quello dell’erede di Elendil e del legittimo erede al trono di Gondor. E Sauron, che voleva impedire a tutti i costi che un nuovo re dominasse il mondo degli uomini, non si sarebbe fermato di fronte a nulla per assicurarsi del fatto che l’erede di Gondor venisse ucciso prima di arrivare a dover confrontarsi con lui. E Aragorn passa la maggior parte della propria vita con il nome “Estel”, e addirittura ignora e proprie origini fino all’età di vent’anni. Quando gli viene rivelata la verità, decide di lasciare gli Elfi e di combattere al fianco dei Raminghi del Nord. Ma impara come nascondersi tra la folla e passare inosservato, oltre a diventare il leader dei Raminghi e il loro miglior combattente.

Il dono di un anello

signore degli anelli

Ne Il Signore degli Anelli, vediamo che Aragorn indossa sempre un anello al dito. Nel film Le Due Torri, scopriamo che l’anello è formato da due serprenti con gli occhi di smeraldo, di cui uno divora l’altro, che ha una corona di fiori dorati. Sembra un dettaglio inutile, ma Saruman rivela che si tratta in realtà l’Anello di Barahir. Uno deglio oggetti più antichi della Terra di Mezzo, il fatto che Aragorn lo indossi è abbastanza eccitante. Gli è stato dato, infatti, da Re Elron di Gran Burrone, come premio per aver salvato la propria vita in battaglia. Nella trilogia cinematografica, è sottinteso che l’anello simbolizzi che il portatore sia l’erede al trono di Gondor. E va bene, almeno per i film. Ma è interessante che ci sia dietro molta più storia di quello che sembra.

Guardiano degli Hobbit

signore degli anelli

Gandalf il Grigio comincia a sospettare che ci sia qualcosa di strano quando Bilbo arriva a festeggiare addirittura il proprio centoundicesimo compleanno. Il che lo spinge a partire all’avventura e scoprire qualcosa di più sul passato di Bilbo durante i suoi viaggi. È allora che le strade di Aragorn e Gandalf si incrociano, e i due diventano buoni amici. Avendo l’impressione che sia Bilbo ad avere l’Unico Anello, Gandalf raccomanda ad Aragorn e agli altri Raminghi del Nord di tenere d’occhio la Contea e di proteggere gli hobbit dal male. Aragorn accetta, e i suoi uomini cominciano a sorvegliare l’area. È nel suo viaggio tra varie terre che gli viene dato il soprannome di Grampasso. Dopo che Gandalf gli chiede di rintracciare gollum, lascia la custodia degli hobbit, ma ritorna appena compiuta la propria missione. Ed è dopo il suo ritorno che finirà per incrociare Frodo al Puledro Impennato. È possibile anche che l’incontro non sia stato casuale, che anzi Aragorn sia stato mandato da Gandalf stesso.

Combattere sotto mentite spoglie

signore degli anelli

Dopo la Battaglia delle Cinque Armate, chiunque nella Terra di Mezzo sapeva che Sauron stesse riguadagnando forza e che si trovasse nella terra di Mordor. Poco dopo, in giro si cominciarono a vedere gli orchi, sepre più spesso, e molte battaglie si susseguirono, culminando poi nella decisiva Guerra dell’Anello. Aragorn ha combattuto in molte battaglie con il nome di Grampasso, viaggiando poi verso est e aiutando i popoli di Rohan e Gondor nella lotta contro le forze di Sauron. Per tutto quel tempo, sceglie di usare il nome Thorongil, in modo da non essere riconosciuto come l’erede al trono di Gondor. Ha combattuto al fianco di Thengel, il padre di Re Theoden.

Da un reame all’altro

signore degli anelli

Quando incontriamo Aragorn ne Il Signore degli Anelli, è chiaro a tutti che sia un uomo che sa molto sulla Terra di Mezzo, e che ha visto molto. Ovunque viaggi, sembra che la gente del posto lo riconosca. Il Re Theoden lo riconosce dai tempi in cui aveva combattuto con suo padre. Ma Aragorn ha viaggiato molto, anche oltre i regni degli uomini. Durante i propri viaggi, infatti, Aragorn ha visitato posti come Minas Tirith, Edoras, e altri. È stato a Lothlorien per parecchio tempo per la sua bella Arwen, ed è passato addirittura attraverso le Miniere di Moria. Inoltre, ha conosciuto Legolas durante la ricerca di Gollum, che l’ha portato fino al Bosco Atro.

L’ultimo baluardo/atto del padre

signore degli anelli

Aragon perde il padre in età molto giovane e, ne Il Signore degli Anelli, questi non viene nemmeno menzionato (tranne che per il ricorrente “Aragorn, figlio di Arathorn“). Non sappiamo molto su Arathorn, ma sappiamo che era l’erede al trono di Gondor e che era un grande combattente, proprio come il figlio. Ma come è morto? Essendo un Ramingo del Nord, Arathorn amava andare a caccia di Orchi, per la quale si unì a Elladan e Elrohir, figli di Elrond. Mentre il trio è a caccia di un gruppo di orchi, uno di questi si gira e scocca una freccia, che finisce dritta nell’occhio di Arathorn, che muore sul colpo, lasciando il destino di Gondor nelle mani del figlio di due anni.

Ricostruire la Terra di Mezzo

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La storia di Aragorn ne Il Signore degli Anelli va più o meno così: è il leggitimo erede al trono di Gondor, ma lui non vuole. Sfortunatamente, senza un re alla guida del regno, Gondor è guidata da Denethor, che non è proprio il massimo. Per questo motivo, Aragorn capisce che deve accettare il proprio destino e diventare colui che è nato per essere, nel bene e nel male. Dopo la sconfitta dell’armata di Sauron nei campi del Pelennor, Aragorn diventa il leader degli uomini e marcia verso il Nero Cancello. Dopo la distruzione dell’Anello, Aragorn viene ufficialmente incoronato Re di Gondor, ed è un eccellente sovrano. Si assicura che i confini siano sicuri, e si sforza per ricostruire i regni degli uomini nella Terra di Mezzo. Gondor ritorna al suo antico splendore, e i rapporti tra Elfi e Nani riprendono grazie a lui.

Re di Arnor

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Gondor e Rohan sono i due grandi regni degli uomini coinvolti nella Guerra dell’Anello ne Il Signore degli Anelli. Ma non sono gli unici: tra gli altri, c’è il Regno di Arnor, che si trova abbastanza vicino alla Contea. Era un antico regno che aveva avuto, a suo tempo, la sua dose di guerre e che fu quasi distrutto dalla corsa per il potere del Re degli Stregoni di Angmar. Come erede di Isildur, Aragorn non è solo il legittimo erede al trono di Gondor, ma anche quello di Arnor. Una volta incoronato Re di Gondor, ha cercato anche di riottenere Arnonr, che al tempo non aveva un re come si deve. Ci volle un po’ di tempo, ma Gondor e Arnor vennero finalmente riuniti sotto un’unica bandiera, e il regno riunito fu portato avanti dal figlio Eldarion.

Il significato della sua canzone

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Quando Aragorn viene incoronato Re di Gondor, si rivolge alla folla dall’alto di Minas Tirith e canta una canzone. È in una lingua sconosciuta e non è sottotitolata: il che vuol dire che la maggior parte del pubblico non riesce a decifrarla. Il testo della canzone è questo: “Et Eärello Endorenna utúlien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn’ Ambar-metta!”, che significa: “Io sono giunto alla Terra di Mezzo dal Grande Mare. In questo luogo mi stabilirò, e così i miei eredi, fino alla fine del mondo.” La canzone è il giuramento di Elendil, il Re di Gondor che fu ucciso da Sauron nella Seconda Era della Terra di Mezzo, con la quale Aragorn vuole riassicurare il proprio popolo del fatto che è tra loro per portare prosperità non solo a Gondor, ma a tutta la Terra di mezzo.

Ha regnato per più di un secolo

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Quando incontriamo Aragorn ne Il Signore degli Anelli, ha l’aria di un uomo maturo, tra i 30 e i 40 anni, più o meno. E la rivelazione del fatto che ne abbia in realtà 87, è una bella sorpresa per tutti. Avendo sangue Nùmenòreano, infatti, ha il dono di una vita particolarmente lunga per un uomo. Ed è questo il motivo per il quale ha combattutto in numerose guerre già prima della Guerra dell’Anello. E, dato che diventa Re di Gondor ad un’età giò relativamente avanzata, in tanti si sono chiesti per quanto abbia poi regnato. A quanto pare, Aragorn ha regnato per un totale di 120, ed ha guidato la Terra di Mezzo verso una prosperosa Quarta Era, morendo all’età di 200 anni. L’eredità di Aragorn viene raccolta dal figlio Eldarion, erede al trono. In origine, doveva esserci un romanzo dedicato a Eldarion.

Vecchie amicizie nella compagnia

signore degli anelli

Abbiamo già visto che, prima delle avventure de Il Signore degli Anelli, Aragorn ha avuto l’occasione (e il tempo) per andarsene un po’ in giro. Quando lo incontriamo ne La Compagnia dell’Anello, mentre conduce gli hobbit a Gran Burrone, notiamo che ha qualche conoscenza in più e, quando arriviamo finalmente a destinazione, la maggior parte delle persone presenti al Consiglio di Elrond conosce già il suo nome. Gandalf e Aragorn sono amici dai tempi della caccia a Gollum e la custodia della Contea. Inoltre, anche Legolas ha già una certa familiarità con Aragorn e addirittura Boromir, figlio del Sovrintendente di Gondor, sa chi sia. Nel Consiglio, Gimli sembra essere l’unico a non conoscerlo.

Problemi con l’età di Aragorn

signore degli anelli

La trilogia de Il Signore degli Anelli è, prima di tutto, un eccellente adattamento cinematografico dei libri, dove le differenze rispetto al materiale originale sono giustificate dallo sforzo di creare un’eccellente esperienza per un pubblico nuovo. Un elemento chiave che viene tralasciato è, però, sono le avventure di Gandalf da quando lascia la Contea dopo il compleanno di Bilbo al suo ritorno per mandare Frodo in missione. Nel film, sembra che il ritorno dello stregone avvenga nell’arco di qualche giorno, mentre nei libri passano in realtà anni, durante i quali l’Anello rimane nascosto a Casa Baggins. E lo scarto temporale ha creato delle incongruenze nella trilogia cinematografica de Lo Hobbit. Dato che l’età dei personaggi ne Il Signore degli Anelli fu mantenuta, un arco di tempo di diversi anni viene a mancare. Quando Legolas viene mandato in cerca di Grampasso, questi nel film ha 27 anni, mentre nei libri ne ha solamente dieci. Il che ha portato molti a criticare la scelta del riferimento a Il Signore degli Anelli, un po’ fine a se stesso e che causa più incongruenze che altro.

Ha quasi avuto un ruolo ne L’Hobbit

signore degli anelli

Quando Tolkien ha scritto Lo Hobbit, questo raccontava la storia abbastanza ridotta e autonoma di un hobbit che diventa un famoso ladro e aiuta i Nani della Montagna Solitaria a ritornare alla propria casa occupata da un drago. Era una storia di un libro soltanto, ma dopo il successo de Il Signore degli Anelli, la Warner Bros ha deciso di trasformarlo in un’altra trilogia. Sfortunatamente, il risultato è stata una storia un po’ gonfiata e piena di personaggi senza scopo, e riferimenti non troppo sottili e fini a se stessi alla trilogia precedente. Tra i vari cameo, come quelli di Saruman, Galadriel e Legolas, un altro personaggio avrebbe potuto fare la propria comparsa ne Lo Hobbit: Aragorn. I produttori chiesero a Viggo Mortensen se fosse disponibile a riprendere il ruolo per Lo Hobbit. Ma l’attore ha letto il libro e sembra che abbia risposto dicendo: “Lo sapete perché Aragorn non compare nel romanzo, giusto? Sapete che c’è uno scarto temporale di 60 anni tra i libri?”. Dopotutto, va bene così: forse la comparsa di Aragorn sarebbe stata solo un’altra distrazione.

Fonte: CBR.com

Cannes 2018: A Genoux Les Gars, intervista al regista e alle attrici del film

Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018, A Genoux Les Gars (Sextape) è il nuovo film di Antoine Desrosières, con le giovani attrici Souad Arsane e Inas Chanti. Il film tratta le tematiche della sottomissione e dell’emancipazione femminile con grande ironia. La protagonista, Yasmina, si ritrova coinvolta e costretta ad un perverso gioco organizzato dal suo ragazzo, Salim, e il suo amico Majid. L’atto sessuale a cui la ragazza è costretta viene segretamente filmato con la minaccia di diffusione, cosa che getta Yasmina in una spirale di vergogna e desiderio di rivalsa.

Sulla Terrasse Unifrance di Cannes abbiamo avuto modo di incontrare il regista e le due attrici protagoniste del film per un intervista privata con loro, per scoprire la genesi del film e le sue caratteristiche.

– Le vicende che vediamo accadere nel film sono, purtroppo, all’ordine del giorno. L’ispirazione per il film nasce da eventi di questo tipo o ha un concepimento diverso?

A.D: Abbiamo pensato da subito ad una storia di questo tipo, ispirati sia da eventi realmente accaduti sia da un film che abbiamo girato precedentemente, Haramiste, dove affrontavamo sempre dei tabù legati alle ragazze. Haramiste mostrava le frustrazioni che i tabù possono generare, Sextape è invece un’ulteriore passo in avanti, e arriva a mostrare come la frustrazione conduca alla violenza. L’ispirazione per questo nuovo film nasce da lì, dal voler mostrare cosa accade dopo.

– Una delle cose più interessanti del film è certamente il parlare di eventi così scomodi con un’ironia che invece li rende molto fruibili. Da dove nasce l’idea e la volontà di inserire questo tono da commedia?

A.D: Il punto è, come possiamo fare un film che parli anche ai ragazzi che spesso si macchiano di questi atti (Il termine usato dal regista è: asshole)? Se avessimo realizzato un film drammatico, dubito che sarebbero venuti a vederlo, ma con un film divertente, con un titolo divertente, forse verranno. Ed è una trappola, perché così si troveranno invece a guardare qualcosa di più profondo che li faccia riflettere sulle loro azioni, e magari li spinga a comportarsi meglio verso il prossimo.

– I dialoghi, scritti insieme alle due attrici protagoniste, sono davvero brillanti. Rispecchiano perfettamente il modo naturale di parlare dei giovani. Com’è stato il processo di scrittura di una simile sceneggiatura?

A.D: Abbiamo scritto secondo una prospettiva di improvvisazione sulle scene richieste dal film. Ognuno era libero di aggiungere qualcosa per portare maggior freschezza ai dialoghi. Abbiamo provato e scritto le scene per diversi mesi, per poi arrivare a girare il film in soli diciotto giorni. Credo che il lavoro sui dialoghi, dove abbiamo inserito le tipiche frasi incoerenti o inconcludenti del parlato quotidiano, abbiano aiutato molto ad eliminare i classici cliché e stereotipi.

I.C: Come ha detto Antoine, abbiamo provato davvero a lungo prima di girare. Seguivamo tutti i suoi consigli per capire cosa desiderava ottenere e insieme arricchivamo la sceneggiatura di suggerimenti, facendo modifiche anche fino all’ultimo. Personalmente non ho portato molto di mio al personaggio, ma al suo modo di parlare sì. Come avrai notato, quello nel film è un modo di esprimersi davvero familiare.

Nel film è possibile riscontrare un feeling molto forte tra gli attori. Com’è stato lavorare sul set e quali riflessioni sono scaturite tra di voi riguardo questo particolare argomento?

I.C: In realtà il lavoro sul set è stato davvero molto breve, e quando abbiamo iniziato a girare il film avevamo alle spalle già diversi mesi di prove, i quali sono stati fondamentali per conoscerci e sviluppare i legami di cui avevamo bisogno per dare credibilità ai rapporti tra i personaggi.

S.A: Antoine ha fatto delle scelte di casting basandosi sulla sintonia tra gli attori. Lui già conosceva me e Ines, e ha scelto gli altri due ragazzi protagonisti dopo alcune sessioni di prove con noi, per vedere se poteva realmente nascere qualcosa che potesse portare freschezza al film.

A.D: Al momento del casting io non cercavo solo degli attori, ma anche dei co-autori. Ne avevo bisogno per essere certo di riuscire a portare elementi divertenti al film. Ho selezionato dei ragazzi che dimostrassero di avere immaginazione, che fossero in grado di improvvisare a lungo. Una volta trovati ero certo della mia scelta, e i mesi di prove non hanno fatto che confermare che mi ero circondato delle persone giuste per il film.

Mission Impossible: Fallout, Tom Cruise in azione nel nuovo trailer

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Come annunciato poco fa, la Paramount Pictures ha diffuso il nuovo trailer ufficiale di Mission Impossible: Fallout, sesta adrenalinica avventura dell’agente segreto Ethan Hunt, interpretato ancora una volta da Tom Cruise.

Potete dargli un’occhiata qui sotto.

Mission Impossible: Fallout, Tom Cruise pronto a un salto nel vuoto – foto

Vi ricordiamo che Mission Impossible: Fallout uscirà nelle nostre sale il 30 agosto 2018. Nel cast anche Rebecca FergusonSimon PeggHenry Cavill e Angela Basset.

A causa di un infortunio di Tom Cruise mentre eseguiva un salto da un edificio all’altra, il film ha subìto una pesante battuta d’arresto durante la produzione. Sappiamo che la scena è stata ripresa e montata addirittura nel trailer rilasciato durante la notte del Superbowl. Qui potete dare uno sguardo al video dell’incidente.

Il regista ha inoltre commentato il titolo del film, dando anche qualche indizio sulla trama: “Fallout ha più significati nel film, da quello letterale, come la minaccia di terrorismo nucleare che pende sulla trama, ad altri più metaforici, come l’idea che quello che succede nel film sia il risultato delle scelte che Ethan Hunt ha fatto nella sua vita. È il suo passato che ritorna a cercarlo. È la “conseguenza negativa” di tutte le sue buone intenzioni.”

Mission Impossible: Fallout, oggi il trailer. Ecco un’anticipazione e una nuova foto

Solo: A Star Wars Story, il making of del film nella nuova featurette

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Presentato ieri in anteprima al Festival di Cannes, Solo: A Star Wars Story arriverà fra pochi giorni anche nelle nostre sale. Nel frattempo, per ingannare l’attesa, la Lucasfilm ha rilasciato una nuova featurette in cui vengono raccontate le fasi della lavorazione dello spin-off sul giovane Han Solo.

Potete dargli uno sguardo qui sotto.

Solo: A Star Wars Story, il primo trailer

Diretto da Ron Howard, il cast di Solo: A Star Wars Story comprende Alden Ehrenreich (Ave, Cesare!, Segreti di famiglia), Woody Harrelson (Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Oltre le regole- The Messenger), Emilia Clarke (Io prima di te, Game of Thrones), Donald Glover (Spider-Man: Homecoming, Sopravvissuto – The Martian), Thandie Newton (Gringo, Crash: Contatto fisico), Phoebe Waller-Bridge (Fleabag, Killing Eve) e Paul Bettany (Captain America: Civil WarMaster & Commander – Sfida ai confini del mare). Joonas Suotamo (Star Wars – Gli ultimi Jedi) torna a vestire i panni di Chewbecca.

Scritto da Jonathan Kasdan & Lawrence Kasdan, Solo: A Star Wars Story è prodotto da Kathleen Kennedy, Allison Shearmur e Simon Emanuel. I produttori esecutivi sono Lawrence Kasdan, Jason McGatlin, Phil Lord e Christopher Miller.

Sali sul Millennium Falcon e viaggia nella galassia lontana lontana in Solo: A Star Wars Story, un’avventura completamente nuova con il farabutto più amato della galassia. Attraverso una serie di audaci fughe nel profondo, oscuro e pericoloso mondo criminale, Han Solo incontra il suo potente futuro copilota, Chewbacca e anche il famoso giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che racconterà l’inizio di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.

Solo: A Star Wars Story, ecco cosa ne pensa Rian Johnson

Mission Impossible: Fallout, oggi il trailer. Ecco un’anticipazione e una nuova foto

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Arriverà nelle prossime ore il secondo trailer ufficiale di Mission Impossible: Fallout, sesta avventura dell’agente segreto Ethan Hunt che vedrà fra i protagonisti anche Henry Cavill.

L’attore compare nella nuova immagine del film, pubblicata da Empire, e nell’anticipazione del trailer che trovate qui sotto.

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Mission Impossible: Fallout, Tom Cruise pronto a un salto nel vuoto – foto

Vi ricordiamo che Mission Impossible: Fallout uscirà nelle nostre sale il 30 agosto 2018. Nel cast anche Rebecca FergusonSimon PeggHenry Cavill e Angela Basset.

A causa di un infortunio di Tom Cruise mentre eseguiva un salto da un edificio all’altra, il film ha subìto una pesante battuta d’arresto durante la produzione. Sappiamo che la scena è stata ripresa e montata addirittura nel trailer rilasciato durante la notte del Superbowl. Qui potete dare uno sguardo al video dell’incidente.

Il regista ha inoltre commentato il titolo del film, dando anche qualche indizio sulla trama: “Fallout ha più significati nel film, da quello letterale, come la minaccia di terrorismo nucleare che pende sulla trama, ad altri più metaforici, come l’idea che quello che succede nel film sia il risultato delle scelte che Ethan Hunt ha fatto nella sua vita. È il suo passato che ritorna a cercarlo. È la “conseguenza negativa” di tutte le sue buone intenzioni.”

Mission Impossible: Fallout, trailer ufficiale con Henry Cavill

Zack Snyder rivela che Injustice è stata una fonte d’ispirazione per il DCEU

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Sembra proprio che una delle maggiori fonti di ispirazione di Zack Snyder nella creazione dell’universo cinematografico DC sia stata la costola videoludica di Injustice, videogioco di combattimento tra personaggi del DC Universe sviluppato da NetherRealm Studios e pubblicato nel 2013.

La conferma è arrivata dallo stesso Snyder in risposta ad una domanda di un fan che gli chiedeva quanto Injustice avesse condizionato l’arco narrativo dei film. “Oh si“, ha scritto il regista de L’Uomo d’acciaio, Batman v Superman e Justice League. Che ne pensate?

Zack Snyder conferma il legame di Batman v Superman con la mitologia greca

Justice League è disponibile dal 21 Marzo nei formati DVD, Blu-ray, Blu-ray 3D e in 4k Ultra HD, distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

Diretto da Zack Snyder, il film presenta una invidiabile lineup di SuperEroi DC: Ben Affleck nei panni di Batman, Henry Cavill come Superman, Gal Gadot nel ruolo dell’irresistibile Wonder WomanEzra Miller come The FlashJason Momoa nei panni di AquamanRay Fisher come Cyborg.

Contenuti Speciali delle edizioni Blu-ray permetteranno ai fan di scoprire tutti i segreti della Justice League, conoscere meglio i nuovi membri, il loro lavoro di squadra e la tecnologia che dà loro una marcia in più. L’edizione 4k Ultra HD del fim contiene anche il disco Blu-ray, oltre ad una scena inedita non presente nel film al cinema.

Justice League: recensione del film con Ben Affleck, Gal Gadot e Henry Cavill

Guardiani della Galassia 3: James Gunn conferma il titolo del film

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È stato confermato dallo stesso James Gunn che il terzo capitolo del franchise sui Guardiani della Galassia seguirà la scia dei due precedenti e si intitolerà Guardiani della Galassia Vol.3.

L’ufficializzazione è arrivata, come di consueto, su Twitter in risposta ad una domanda di un fan:

https://twitter.com/JamesGunn/status/996539352195842049?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Fguardians-galaxy-3-title-confirmed%2F

Guardiani della Galassia Vol. 3: James Gunn svela quando arriverà nelle sale

Per quanto riguarda Guardiani della Galassia Vol.3, sappiamo che i Marvel Studios sono soliti iniziare la produzione immediatamente prima di un anno dall’ uscita del titolo precedente, e dato che James Gunn ha confermato che la pellicola  arriverà nei cinema nel 2020, è logico pensare che la pre-produzione sia già in corso ai Pinewood Atlanta Studios nella contea di Fayette, in Georgia.

Al momento la lista dei titoli oltre la Fase Tre non è stata resa nota, anche se sappiamo che c’è il sequel di Spider-Man Homecoming in sviluppo. Lo studios ha già annunciato altre dare di uscita senza proferire ulteriori informazioni e la data del 1° Maggio 2020 con ogni probabilità sarà quella assegnata al terzo capitolo dei Guardiani. Le altre date annunciate sono il 7 agosto 2020 e l’11 novembre 2020.

Guardiani della Galassia Vol. 3: ecco chi potrebbe interpretare Mark Hamill

Chris Hemsworth lascerà il MCU dopo Avengers 4?

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Con le riprese di Avengers: Infinity War e Avengers 4, Chris Hemsworth ha concluso il suo impegno contrattuale con i Marvel Studios, proprio come il collega Chris Evans, tuttavia nelle settimane successive all’uscita di Thor: Ragnarok l’attore si è detto disponibile a prolungare la sua permanenza nel MCU ad una condizione.

“Sentiamo di aver reinventato alla grande il personaggio con l’ultimo film. Sembra nuovo e pieno di energia. Potremmo aver avuto delle conversazioni per un altro film ammesso che ci sia un grande script da cui attingere. Ma al momento non c’è.”, aveva raccontato Hemsworth in un’intervista.

Ora, secondo alcuni, il video-messaggio pubblicato sul suo profilo Instagram lascerebbe intendere che ci sia un futuro per l’interprete di Thor oltre Avengers 4, ultimo film del contratto, e che la produzione stia lavorando per dare al personaggio un seguito all’altezza.

Chris Hemsworth disposto ad altri film su Thor, a una condizione

Grazie mille, a tutti coloro che continuano a supportare questi personaggi e l’Universo Marvel“, ha scritto l’attore. “Continueremo a lavorare per voi, se ce lo permetterete“. Che ne pensate? Che sia un timido annuncio da parte di Hemsworth?

Come già annunciato nelle settimane scorse, i Marvel Studios salteranno il rituale passaggio al Comic Con di San Diego il prossimo Luglio, dunque non dovremmo aspettarci alcun trailer o materiali ufficiali nei mesi precedenti.

Avengers 4 è ancora un grande mistero. Il film sarà diretto dai Fratelli Russo ma non sappiamo ancora da chi sarà composto il cast né di cosa parlerà il film. Le dichiarazioni di Kevin Feige in merito hanno reso molto chiaro il fatto che il titolo ufficiale del film rappresenta spoiler per Avengers Infinity War, per cui non sarà rivelato fino all’uscita al cinema del film che conclude la Fase 3 dei Marvel Studios.

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Cannes 2018: il ritorno di Lars Von Trier al Festival

Dopo essere stato dichiarato “persona non grata” ed essere stato espulso dal Festival di Cannes nel 2011, Lars Von Trier torna nel concorso 2018 con The House That Jack Built, con protagonista Matt Dillon.

The House That Jack Built, trailer del film di Lars Von Trier

Il film, a oggi il più divisivo del concorso, è stato aspramente criticato per la violenza di alcune scene e ha aperto il dibattito, sulla croisette, tra chi è pro e chi contro l’idea del regista.

Il Festival di Cannes 2018 si svolgerà dall’8 al 19 maggio. Segui il nostro speciale.

Fonte foto

Cannes 2018: uno Spike Lee agguerrito presenta BlacKkKlansman

Punta il dito contro gli Stati Uniti, ma anche contro l’Europa Spike Lee, il regista sessantunenne che è arrivato in concorso a Cannes 2018 con BlacKkKlansman, il suo ultimo film con protagonisti John David Washington e Adam Driver, entrambi al Festival.

In conferenza stampa però è stato un one man show, o un comizio: Lee parla come fosse a un comizio, appellando “figlio di puttana” il presidente Trump e aggiungendo: “Io non ho la palla di cristallo su cosa ancora potrà accadere, ma vi assicuro che il mio cinema è un flusso in costante allarme. Vorrei vedeste questo film come un film sulla speranza. Ma nessuno è sordo o cieco, io sono consapevole di cosa sta accadendo, il problema è globale, e succede dove abito. Bisogna smuovere le persone dalle loro certezze.”

Guarda il trailer di BlacKkKlansman

Poi aggiunge: “Non darò risposte ma porrò domande, provocazioni e discussioni. Non possiamo farcele scivolare addosso, tutti conosciamo intimamente la differenza fra il giusto e lo sbagliato”. Uno Spike Lee sul piede di guerra, che si scaglia violentemente contro il suo Paese, ma che tira in ballo anche gli Europei e le emergenze che affliggono il Vecchio Continente: “Non è vero che gli Stati Uniti sono un paese fondato sulla democrazia, sono un paese fondato sulla schiavitù e sul genocidio. Vi chiedo un favore: non guardate a questo film come una storia che riguarda solo l’America, è un problema globale che coinvolge tutti i paesi. Pensate a come vengono trattati i musulmani, i migranti.”

Infine, commentando Donald Trump e il suo operato all’indomani degli scontri di Charlottesville la scorsa estate, Spike Lee ha dichiarato: “C’è un tipo alla Casa Bianca, non dirò il suo nome, che nel momento della tragedia non ha saputo dire una parola nella giusta direzione, non ha ricordato che l’amore può battere l’odio”.

BlacKkKlansman di Lee si chiude sui filmati di quegli scontri, un pugno allo stomaco dello spettatore, uno schiaffo per svegliarlo: “Quella tragedia è avvenuta dopo che noi avevamo finito le riprese e appena ho visto cosa era successo ho capito che doveva essere il finale del nostro film”.

Il Festival di Cannes 2018 si svolgerà dall’8 al 19 maggio. Segui il nostro speciale.

Cannes 2018: Valeria Golino presenta Euforia

Cannes 2018: Valeria Golino presenta Euforia

La settantunesima edizione del Festival di Cannes vede trai suoi protagonisti, in Un Certain Regard, Valeria Golino, che, dopo Miele, torna alla regia con Euforia, in cui dirige Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Jasmine Trinca, Isabella Ferrari e Valentina Cervi.

Il tema affrontato in Euforia, che racconta la storia di due fratelli che si ritrovano per causa di forza maggiore, ricorda in maniera tangente quello di Miele, che ruota intorno alla morte. Che la Golino regista sia interessata a sviluppare questo argomento?

“Quando faccio un film poi lo collego agli altri con il senno di poi – spiega Valeria – Sembra anche a me. Mi fa piacere pensare che ci sia un legame. Quando ho deciso di fare Euforia non pensavo a questo tema per esempio. Quindi se c’è questa connessione, esiste inconsciamente.”

Ma quindi da dove è arrivata l’idea per il film?

“È difficile per me raccontare qualcosa che non sia una situazione drammatica in merito ai problemi del mondo. Se devo raccontare l’intimità mi rivolgo alle cose che non cambiano, e la morte è la regina di queste cose (…) Stavo cercando di lavorare al mio secondo film ma non ero mai completamente contenta della storia e non sentivo nessuna urgenza di raccontare qualcosa. Durante questo periodo, ho cominciato a vivere una situazione personale, una cosa accaduta a una persona che mi è molto cara. E da questa cosa è nata l’idea del film. Ho trovato qui lo spunto per la storia, e da lì ci siamo messi a lavorare con cautela, cercando di allontanarci dal privato e dal personale.”

Protagonista del film è Riccardo Scamarcio, che attribuisce alla sceneggiatura la caratterizzazione così attenta dei personaggi: “Scrittura, e sintonia sul set sono stati fondamentali. In alcuni casi abbiamo aggiunto delle cose, ma il lavoro principale è stato fatto in fase di scrittura. Il testo però non era così semplice, è una sceneggiatura molto sofisticata e letteraria e abbiamo avuto delle difficoltà. Non è un linguaggio colloquiale, è un testo preciso e la sfida è stata quella di restituirlo nell’interpretazione. Ogni personaggio è tratteggiato con estrema attenzione. Ogni personaggio ha la sua frequenza, la sua chiave e questa cosa ce l’ha regalata Valeria, che in quanto regista è il primo spettatore del film.”

Valerio Mastandrea, co-protagonista, aggiunge: “Io invece di aggiungere ho tolto qualcosa, perché penso che alcuni risultati li raggiungi anche solo con i tempi. Il mio personaggio non era semplice. Per me, il film è la storia di un uomo che crede di avere tutti gli strumenti per risolvere ogni cosa, e quando si trova ad affrontare un dolore così grande cerca di comportarsi allo stesso modo. Ma non funziona e deve spogliarsi di tutto ciò che crede di sapere.”

Sul fatto che è stata scelta per la sezione collaterale Un Certain Regard e non per il concorso ufficiale, Valeria Golino è molto sincera: “Il mio desiderio intimo era quello di essere a Cannes in Un Certain Regard, se Fremaux ci avesse offerto il concorso saremmo corsi comunque, ma il mio desiderio era questa sezione, forse perché voglio stare ancora un po’ nell’ombra.”

E perché la Golino regista non ha ritagliato un ruolo per la Golino attrice, in Euforia?

“Non ho mai pensato di essere presente nel film anche come attrice. Avrei potuto interpretare solo il ruolo di Isa (Isabella Ferrari, ndr), ma io volevo lei fortemente. Siamo amiche da tanto, la inseguo da 30 anni e la fotografo ogni volta che posso, volevo che fosse lei.”

Il Festival di Cannes 2018 si svolgerà dall’8 al 19 maggio. Segui il nostro speciale.

Bohemian Rhapsody: Rami Malek nel primo trailer del film su Freddie Mercury

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Come annunciato ieri, ecco arrivare online il primo trailer ufficiale di Bohemian Rhapsody, film dedicato al frontman dei Queen Freddie Mercury (interpretato sullo schermo da Rami Malek) e diretto da Bryan Singer.

Nel cast di Bohemian Rhapsody anche Gwilym Lee (Brian May), Ben Hardy (Roger Taylor), Joe Mazzello (John Deacon) e Gwilym Lee (Brian May).

Vi ricordiamo che il biopic uscirà nelle sale americane il 2 novembre 2018.

Bohemian Rhapsody: prime foto ufficiali dal Cinemacon

Bohemian Rhapsody, recensione del film con Rami Malek

Le grand Bain: recensione del film di Gilles Lellouche #Cannes71

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Le grand Bain: recensione del film di Gilles Lellouche #Cannes71

Al suo esordio in solitaria dietro la macchina da presa, Gilles Lellouche presenta nel fuori concorso della selezione ufficiale di Cannes 2018, Le grand Bain, una commedia con un cast stellare il cui titolo internazionale è Skin or Swim (Affonda o nuota).

Un gruppo di uomini quasi tutti di mezza età cerca di trovare un nuovo scopo nella vita nella partecipazione a un campionato europeo amatoriale di nuovo sincronizzato. Ognuno con le sue paure, i suoi problemi di famiglia o lavoro e le sue insicurezze, troverà nuovo spirito in questa avventura.

Commedia alquanto convenzionale, Le grand Bain sfrutta il carisma del super cast di star francesi, guidato da Guillaume Canet, Virginie Efira e Mathieu Amalric, e lo inserisce in un contesto assurdo, il nuovo sincronizzato maschile. Tuttavia l’intuizione del film si esaurisce in questo, in quanto le risate arrivano ma la scrittura sacrifica i talenti e non presenta particolare spirito.

Una commedia per il grande pubblico che si riveste di qualche cliché di troppo nel tratteggiare gli uomini in crisi di mezza età e che alla fine resta un piacevole passatempo senza troppe pretese. Dalle crisi di coppia, alla depressione post licenziamento, sono molti i momenti di difficoltà che affrontano i nostri aspiranti nuotatori, e dopo qualche difficoltà iniziale, ognuno trova conforto nella disgrazia dell’altro, trasformando lo spogliatoio della piscina in un luogo di confronto e di conforto.

Peccato perché il potenziale comico del cast era notevole e le poche scene davvero ispirate sono esilaranti e trascinanti, probabilmente affidate al talento recitativo dei protagonisti.

Shoplifters: recensione del film di Hirokazu Kore-eda

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Shoplifters: recensione del film di Hirokazu Kore-eda

Hirokazu Kore-eda racconta la famiglia, il legame naturale, quello di sangue e quello istintivo, la differenza che passa tra il nascere famiglia e diventarlo. Il suo nuovo film, in concorso a Cannes 2018, Shoplifters, si colloca alla perfezione nella sua poetica, senza aggiungere nessun elemento di novità nel suo approccio ma affrontando lo stesso argomento con una rinnovata ferocia e impotenza.

Il titolo internazionale è traducibile con “taccheggiatori”, e questo fanno Osamu e suo figlio, arrotondando così il piccolissimo introito familiare. Tornando a casa da una “seduta” al supermercato, i due trovano una bimba di 5 anni, apparentemente abbandonata, decidono di portarla a casa con loro. Quella che doveva essere una sola notte, si ripete perché la coppia capisce che la bambina veniva maltrattata e decidete di proteggerla tenendola con sé. Con loro vivono anche l’anziana nonna e la sorella di Hatsue.

Le dinamiche familiari appaiono tradizionali, anche se in alcuni dialoghi, in certi dettagli dell’intimità, si intuisce qualcosa che tradizionale non è. Scopriamo solo dopo un po’ che la famiglia in questione è tale per scelta. Tutti i membri della stessa non hanno legami di sangue, si sono scelti, trovati per caso, e vivono insieme facendosi l’un l’altro scudo, contro la città e la sua fredda indifferenza.

Kore-eda intavola così un discorso che mette al centro la scelta di amare e non la condizione per cui si è “obbligati” a farlo dalla nascita e dalle circostanze. Il tono del film è leggero, allegro, con un ritratto di vita domestica quotidiana che alterna i giochi dei bambini, al lavoro da prostituta della sorella minore, ai taccheggi nei piccoli negozi, alla passione tra Osamu e Hatsue. Vita quotidiana di anime sole che si sostengono con l’affetto reciproco.

A questo aspetto, per certi versi idilliaco, si contrappone un’ultima parte del film che mette a nudo la crudeltà distaccata della legalità. La famiglia protagonista è un nucleo illegale, i bambini non possono andare a scuola perché non sono figli naturali della coppia genitoriale, la nonna, che si spegne nella notte, non può avere un funerale dignitoso. E quando un incidente metterà la famiglia di fronte alla necessità di uscire allo scoperto, l’idillio finirà.

L’amore viscerale, istintivo, si scontra con la burocrazia, la legalità. In questo, Kore-eda si rivela estremamente feroce nel rappresentare la durezza con cui la burocrazia e la legge sono disposti a rimandare una bambina a vivere con i genitori naturali, genitori che la terrorizzano e la picchiano, piuttosto che lasciarla con in un contesto che invece aveva regalato soltanto affetto e cura alla piccola.

La disperazione di Hatsue, condannata per rapimento e forse per omicidio, è l’emblema di questo scontro, nel finale del film, l’eterna e sempre attualissima contrapposizione tra il significato di essere madri (e padri), la differenza tra l’essere e lo scegliersi, consapevolmente, volontariamente, d’istinto. Di fronte però all’istinto di amore e conservazione, le regole, la legalità sono più forti. E di fronte a questa ferocia, lo spettatore rimane con gli occhi pieni di malinconia, di tristezza, a guardare, sullo schermo, la bambina di nuovo abbandonata a una famiglia che non la ama.

Guardiani della Galassia: James Gunn rivela a cosa si è ispirato per una scena di Groot

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Mentre si prepara ad iniziare la produzione di Guardiani della Galassia Vol.3, James Gunn ha rivelato su Twitter quale film l’ha ispirato per una poetica sequenza del primo capitolo del franchise che vedeva protagonista Groot, una bambina e un fiore.

Queste è la fonte d’ispirazione per la scena di Groot che offre alla bambina un fiore in Guardiani della Galassia Vol.1: i film di James Whale sono magici e spero che i bambini continuino a guardarli ancora.

Il regista ha allegato un frame di Frankenstein, pellicola del 1931 diretta appunto da James Whale, in cui il mostro porge ad una bambina un fiore senza ucciderla (proprio come accade a Groot).

Guardiani della Galassia Vol.3: ecco quando inizieranno le riprese

Per quanto riguarda Guardiani della Galassia Vol.2, sappiamo che i Marvel Studios sono soliti iniziare la produzione immediatamente prima di un anno dall’ uscita del titolo precedente, e dato che James Gunn ha confermato che la pellicola  arriverà nei cinema nel 2020, è logico pensare che la pre-produzione sia già in corso ai Pinewood Atlanta Studios nella contea di Fayette, in Georgia.

Al momento la lista dei titoli oltre la Fase Tre non è stata resa nota, anche se sappiamo che c’è il sequel di Spider-Man Homecoming in sviluppo. Lo studios ha già annunciato altre dare di uscita senza proferire ulteriori informazioni e la data del 1° Maggio 2020 con ogni probabilità sarà quella assegnata al terzo capitolo dei Guardiani. Le altre date annunciate sono il 7 agosto 2020 e l’11 novembre 2020.

Cannes 2018: Adam Driver presenta BlacKkKlansman di Spike Lee

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Cannes 2018: Adam Driver presenta BlacKkKlansman di Spike Lee

È arrivato, a Cannes 2018, il giorno di Spike Lee che porta sulla croisette, in competizione BlacKkKlansman, con Adam Driver che catalizza l’attenzione degli obbiettivi. L’attore, star mondiale grazie a Star Wars, ha presentato la pellicola insieme al vero protagonista del film, John David Washington e il resto del cast.

Guarda il trailer di BlacKkKlansman

Ecco le immagini dalla serata di presentazione e dal photocall pomeridiano.

Il Festival di Cannes 2018 si svolgerà dall’8 al 19 maggio. Segui il nostro speciale.

Foto: Zimbio

Cannes 2018: è il giorno di Spike Lee con BlacKkKlansman, ecco il trailer

A Cannes 2018 sarà il giorno di Spike Lee e del suo nuovo film, BlacKkKlansman, che vede nel cast John David Washington, Adam Driver, Topher Grace, Corey Hawkins, Laura Harrier, Ryan Eggold, Jaspar Pääkkönen e
Ashlie Atkinson.

Nel frattempo la Universal ha diffuso in rete il primo trailer ufficiale insieme alla sinossi, che trovate di seguito:

Cannes 2018: Spike Lee in concorso con BlacKkKlansman

Sono i primi anni ’70, un periodo di grandi sconvolgimenti sociali mentre negli Stati Uniti infuria la lotta per i diritti civili. Ron Stallworth (John David Washington) è il primo detective afroamericano del dipartimento di polizia di Colorado Springs, ma il suo arrivo è accolto con scetticismo ed ostilità dai membri di tutte le sezioni del dipartimento. Imperterrito, Stallworth decide di farsi un nome e di fare la differenza nella sua comunità. Si imbarca quindi in una missione molto pericolosa: infiltrarsi nel Ku Klux Klan ed esporne i crimini.

Fingendosi un estremista razzista, Stallworth contatta il gruppo e presto penetra all’interno della sua cerchia più ristretta. Coltiva anche una relazione con il Gran Maestro del Klan, David Duke (Topher Grace), che elogia l’impegno di Ron ai fini del progresso dell’America Bianca. Man mano che l’indagine sotto copertura procede, diventando sempre più complessa, il collega di Stallworth, Flip Zimmerman (Adam Driver), partecipa insieme a Ron agli incontri privati con membri del gruppo razzista, vendendo così a conoscenza dei dettagli di un complotto mortale. Stallworth e Zimmerman fanno squadra e uniscono gli sforzi per riuscire a distruggere l’organizzazione il cui vero obiettivo è modificare la propria retorica violenta per ottenere il consenso della massa.

Henry Cavill parla dei reshoot di Justice League e dei commenti negativi sul film

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Dopo mesi di polemiche, scherzi e parodie del web, Henry Cavill è tornato a parlare della questione “baffi” (quelli rimossi dal volto di Superman), dei lunghi reshoot di Justice league e dei commenti negativi sul film dopo l’arrivo nelle sale lo scorso Novembre.

“Tutta la situazione creatasi intorno ai reshoot mi ha leggermente sorpreso. Quando abbiamo deciso di rimuovere digitalmente i baffi dal mio volto non mi aspettavo certo una reazione del genere, così come non mi aspettavo che i reshoot fossero così lunghi. Ecco perché si sono creati dei problemi con un altro film che stavo girando all’epoca, Mission Impossible 6“.

Sui commenti negativi al film che hanno caratterizzato le settimane successive dall’uscita nelle sale, Cavill ha commentato elegantemente che “Ci sono molte ragioni per le quali il pubblico ha risposto nel modo in cui ha risposto. Sono tutte lezioni che ci serviranno per ciò che verrà dopo e che faremo in futuro“.

Justice League: ecco perché Superman non ha indossato il costume nero

Justice League è disponibile dal 21 Marzo nei formati DVD, Blu-ray, Blu-ray 3D e in 4k Ultra HD, distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

Diretto da Zack Snyder, il film presenta una invidiabile lineup di SuperEroi DC: Ben Affleck nei panni di Batman, Henry Cavill come Superman, Gal Gadot nel ruolo dell’irresistibile Wonder WomanEzra Miller come The FlashJason Momoa nei panni di AquamanRay Fisher come Cyborg.

Contenuti Speciali delle edizioni Blu-ray permetteranno ai fan di scoprire tutti i segreti della Justice League, conoscere meglio i nuovi membri, il loro lavoro di squadra e la tecnologia che dà loro una marcia in più. L’edizione 4k Ultra HD del fim contiene anche il disco Blu-ray, oltre ad una scena inedita non presente nel film al cinema.

Henry Cavill crede che vedremo Superman insieme a Shazam! e Black Adam nel DCEU

Deadpool 2: recensione del film con Ryan Reynolds

Nell’infinito e prolifico universo Marvel, tra X-Men e Infinity War, trova il suo posto, seppur sgomitando, Deadpool, un personaggio che del supereroe ha probabilmente solo il costume, nascondendo i suoi sentimenti tra battute al vetriolo e un ego smisurato. Ma di un supereroe, anzi antieroe così ce ne era bisogno: ce ne era bisogno nel 2016 e ce n’è bisogno oggi, dove un carattere come il suo mina a sdrammatizzare tutti gli altri film che hanno sbaragliato la concorrenza al botteghino negli ultimi mesi. Dopo il successo di pubblico e critica del primo capitolo, il Wade Wilson di Ryan Reynolds torna al cinema il 15 maggio con “Deadpool 2”.

Il “mercenario chiaccherone” Wade Wilson (Ryan Reynolds) è rimasto sfigurato in seguito a gli esperimenti svolti dal medico inglese Francis Freeman, che hanno risvegliato in lui il gene mutante, donandogli il potere di rigenerarsi e facendolo così guarire dal tumore da cui era affetto. Ma il suo orribile aspetto è la cosa che più lo sconvolge, convinto di non poter tornare dalla sua fidanzata Vanessa (Morena Beccarin) finché Francis non lo farà tornare al suo aspetto originale.

Ma l’inglese non può guarirlo e in uno scontro finale, Deadpool decide di non voler essere un “eroe” e uccide Francis. Vanessa lo perdona per essere sparito e lo accetta anche con il volto deturpato ed è così ci ritroviamo all’inizio di questo sequel. Deadpool ha ampliato i suoi confini, continuando a fare il mercenario in giro per il mondo ma tornando poi sempre a casa dalla sua Vanessa.  A seguito di una tragedia, viene coinvolto da Colosso (Andre Tricoteux) e Testata Mutante Negasonica (Brianna Hildebrand) nell’aiutare un giovane mutante ribelle (Julian Dennison) che ha problemi ha controllare i suoi poteri e che viene minacciato da Cable (Josh Brolin), un soldato mutante stile Terminator che arriva dal futuro. Per proteggere il ragazzo, Deadpool si trova costretto a formare una squadra chiamata X-Force, di cui farà parte anche la famosa Domino (Zazie Beetz) oltre a personaggi nuovi o già noti a gli appassionati di fumetti.

Deadpool 2

Cable e Deadpool: venti curiosità sulla loro relazione

L’arrivo di Cable ci era stato preannunciato già nelle scene finali del primo film, dove un Deadpool in accappatoio chiedeva al pubblico chi sarebbe stato l’attore che lo avrebbe interpretato (Keira Knightley magari?): la scelta è caduta su non altri che Josh Brolin, già al cinema recentemente sotto le sembianze di Thanos in Avengers: Infinity War. Una scelta forse che confonde un po’, lasciando ampio spazio a battute da parte di Deadpool ma un ruolo perfetto per Brolin, che tiene benissimo testa all’antieroe irriverente interpretato da Ryan Reynolds, che ormai si è cucito addosso alla sua personalità il personaggio. Nel cast ritroviamo anche il barista Weasel di T.J. Miller, Blind Al interpretata da Leslie Uggams, Karan Soni con il suo Dupinder, ma anche Terry Crews, Bill Skarsgard e Lewis Tan tra gli altri.

A causa di “divergenze creative” con Reynolds, che figura in questo sequel anche tra gli sceneggiatori (insieme a Rhett Reese e Paul Wernick) oltre che produttori, c’è stato un passaggio di regia da Tim Miller a David Leitch. Il regista di Jonh Wick e Atomica Bionda non fa notare più di tanto il cambio di direzione, riuscendo a mantenere tutti gli elementi che hanno reso un successo il primo film, dal ritmo serrato e le scene di azione, all’infrangere la quarta parete con grandissima ironia.

Deadpool 2

Rispetto ad altri sequel dei cine-comics, la difficoltà di Deadpool 2 stava nel riuscire a mantenere alto il livello di comicità e possiamo ammettere che sono riusciti nell’impresa, per lo meno in lingua originale. Raccomandiamo di mantenere gli occhi e le orecchie ben aperte, perché la valanga di citazioni visive o che escono dalla bocca del protagonista sono talmente tante che certe volte vi ritroverete a pensare stupiti “Ma ho visto bene?” o “Ma ha davvero detto quello?”.

Già nei vari trailer usciti in questi mesi si può capire che il mercenario non ha peli sulla lingua nemmeno questa volta, sparando a zero su ruoli passati di Brolin, il mood dark degli eroi della concorrente DC ma c’è anche ancora posto per la sua ossessione per Wolverine e per dei titoli di testa davvero spettacolari, accompagnati dalla colonna sonora cantata da Celine Dion (che crede di averli fatti per Spiderman!).Tanti morti, tante decisioni sbagliate e tanto black humor caratteristico di Deadpool, ma anche spazio per buoni sentimenti e qualche valore familiare del tutto inaspettato, che rendono questo sequel davvero godibile.

Ryan Reynolds non crede in un terzo Deadpool

Avengers: Infinity War, Iron Man, Spider-man e l’Ordine Nero nelle nuove immagini

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Grazie a DNEGFramestore, e Weta Digital, possiamo dare uno sguardo alle nuove immagini ufficiali tratte da Avengers: Infinity War, l’epico cinecomic targato Marvel Studios che celebra i primi dieci anni di vita del franchise.

Alcune di queste mostrano nel dettaglio le sequenze con i membri dell’Ordine Nero mentre cercano di recuperare sulla Terra le gemme dell’infinito nelle mani di Visione e Doctor Strange. Insieme a loro anche Iron Man, Spider-Man, Scarlet Witch, Vedova Nera, Falcon e Steve Rogers.

Avengers: Infinity Warrecensione del film Marvel Studios

Vi ricordiamo che Avengers: Infinity War, diretto da Anthony e Joe Russo e prodotto da Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo e Stan Lee, è arrivato nelle nostre sale lo scorso 25 aprile.

La sinossi: Un viaggio cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe, Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine all’universo.

Avengers: Infinity War, ecco quali scene non sono finite nel film

È morta Margot Kidder, indimenticabile Lois Lane di Superman

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Si è spenta a 69 anni nella sua casa di Livingston Margot Tidder, indimenticabile Lois Lane nei quattro film originali di Superman al fianco di Christopher Reeve.

Nel frattempo sul profilo twitter ufficiale della DC Comics arrivano parole di cordoglio per la scomparsa dell’attrice con questo messaggio: “Grazie per essere stata la Lois Lane con cui tanti di noi sono cresciuti“.

Nata il 17 ottobre 1948 in Canada, la Kidder ha iniziato la sua carriera in film e serie televisive locali prima di recitare con Gene Wilder in Quackser Fortune Has a Cousin in the Bronx. Più tardi è apparsa in Sisters, The Great Waldo Pepper con Robert Redford e in The Amityville Horror.

Dal 1978 al 1987 ha vestito i panni di Lois Lane, giornalista del Daily Planet e interesse amoroso di Clark Kent in tutti e quattro i film di Superman, mentre di recente l’abbiamo vista in ruoli minori nelle serie Smallville, Brothers & Sisters e The L Word.

https://www.youtube.com/watch?v=yOJtLC2pRII

Mission Impossible: Fallout, Tom Cruise protagonista del nuovo poster internazionale

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Tom Cruise svetta in cima agli altri protagonisti nel nuovo poster internazionale di Mission Impossible: Fallout, sesto titolo del franchise sull’agente segreto Ethan Hunt.

Potete dargli un’occhiata qui sotto.

mission impossibile fallout

Mission Impossible: Fallout, Tom Cruise pronto a un salto nel vuoto – foto

Vi ricordiamo che Mission Impossible: Fallout uscirà nelle nostre sale il 30 agosto 2018. Nel cast anche Rebecca FergusonSimon PeggHenry Cavill e Angela Basset.

A causa di un infortunio di Tom Cruise mentre eseguiva un salto da un edificio all’altra, il film ha subìto una pesante battuta d’arresto durante la produzione. Sappiamo che la scena è stata ripresa e montata addirittura nel trailer rilasciato durante la notte del Superbowl. Qui potete dare uno sguardo al video dell’incidente.

Il regista ha inoltre commentato il titolo del film, dando anche qualche indizio sulla trama: “Fallout ha più significati nel film, da quello letterale, come la minaccia di terrorismo nucleare che pende sulla trama, ad altri più metaforici, come l’idea che quello che succede nel film sia il risultato delle scelte che Ethan Hunt ha fatto nella sua vita. È il suo passato che ritorna a cercarlo. È la “conseguenza negativa” di tutte le sue buone intenzioni.”

Mission Impossible: Fallout, trailer ufficiale con Henry Cavill

Deadpool 2: Wade Wilson ironizza sulla battuta di Martha di Batman v Superman [clip]

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Nella nuova clip tratta da Deadpool 2 Wade Wilson ironizza sull’infelice “battuta di Martha” pronunciata in Batman v Superman che è stata oggetto di critiche e ironia da parte del web dopo l’uscita del film.

Ovviamente il mercenario chiacchierone non poteva esimersi dal citare, a modo suo, quel particolare momento del cinecomic DC inserendo il riferimento in un dialogo con la fidanzata Vanessa.

Potete dare uno sguardo alla clip qui sotto:

https://youtu.be/87D30b5MZPk

Deadpool 2: Hugh Jackman dice “no” alla reunion con Ryan Reynolds

Diretto da David LeitchDeadpool 2 arriverà nelle nostre sale il 15 maggio. Nel cast Ryan Reynolds nei pani del Mercenario Chiacchierone della MarvelZazie Beetz in quelli di Domino e Josh Brolin in quelli di Cable.

Dopo essere sopravvissuto a un quasi fatale attacco di mucche, uno chef sfigurato che lavora in una cafetteria (Wade Wilson) lotta con il suo sogno di diventare il barista più sexy di Mayberry mentre impara a scendere a patti con il fatto che ha perso il senso del gusto.

Cercando di riconquistare la sua spezia per la vita, così come un condensatore di flusso, Wade deve combattere i ninja, la yakuza e un branco di cani sessualmente aggressivi, mentre viaggia in giro per il mondo per scoprire l’importanza della famiglia, dell’amicizia e del sapore. Un nuovo gusto per l’avventura e per ottenere l’ambito titolo di tazza di caffè del World’s Best Lover.

CORRELATI:

Deadpool 2: il trailer vietato del film con Ryan Reynolds

Gambit: Simon Kinberg rassicura i fan e svela quando inizieranno le riprese

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Intervistato sul red carpet di Deadpool 2, il produttore del franchise sugli X-Men Simon Kinberg ha svelato qualche aggiornamento su Gambit, rassicurando i fan sull’inizio delle riprese:

Abbiamo una sceneggiatura che amiamo e che Channing [Tatum] ama. Abbiamo incontrato diversi registi nelle ultime due settimane e speriamo di sceglierne uno prima possibile, così da iniziare le riprese già alla fine dell’estate.

Gambit: il cinecomic con Channing Tatum è ancora vivo

Nonostante le varie tegole piombate sul progetto (l’addio del regista, vari rimandi all’inizio delle riprese) sembrerebbe tutto pronto a ripartire per Gambit, il cinecomic con Channing Tatum la cui uscita è prevista nel 2019.

A confermare che il film è ancora vivo è stato proprio il produttore Simon Kinberg che di recente ha dichiarato:

Non abbiamo ancora avuto alcuna discussione sull’acquisizione  da parte della Disney dei diritti cinematografici della Fox per le proprietà Marvel, perché ritengo che legalmente io non sia autorizzato a parlarne fino a quando non sarà terminato. Posso dire che, per ora, stiamo semplicemente andando avanti con i nostri progetti, la X-Force e Gambit. La speranza è di continuare fino a quando non ci verrà detto il contrario.

Gambit: Gore Verbinski non dirigerà più il film

Cannes 2018, la stampa boccia il nuovo film di Lars Von Trier: “Disgustoso, un inferno”

Presentato ieri fuori concorso a Cannes 2018, il nuovo film di Lars Von Trier sta già facendo discutere per quanto accaduto ieri sera durante la proiezione per la stampa a cui sono seguiti i primi commenti generalmente negativi su Twitter.

Da alcuni liquidato con un sonoro “Disgustoso“, The House That Jack Built segna il ritorno del regista sulla croisette sette anni dopo i commenti antisemiti che esternò durante la conferenza stampa di Melancholia e che lo etichettarono come “persona non grata” al Festival. Tuttavia questo atteso ricongiungimento fra l’autore danese e la kermesse non sembra iniziare con il piede giusto.

Il reporter di Variety Ramin Setoodeh ha affermato che quasi un centinaio di giornalisti ha abbandonato la sala dove si stava proiettando il film, mentre sui social sono piovute una dopo l’altra le prime reazioni. Ve ne riportiamo qualcuna qui sotto:

Cannes 2018: The House That Jack Built, trailer del film di Lars Von Trier

https://twitter.com/OscarPredictor/status/996152868590714881?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=http%3A%2F%2Fwww.indiewire.com%2F2018%2F05%2Fthe-house-that-jack-built-first-reactions-lars-von-trier-cannes-1201963300%2F

La storia di Von Trier, ambientata in America negli anni ’70, segue il protagonista Jack attraverso i cinque omicidi che determinano la sua nascita e il suo percorso di crescita  come serial killer. Jack sta cercando di creare l’opera d’arte definitiva: una raccolta di tutti i suoi omicidi in una casa che costruisce. Lungo la strada però Jack deve combattere  contro la propria personalità ed evitare di attirare l’attenzione della polizia nel suo processo di creazione.

Oltre a Uma Thurman Matt Dillon, nel cast ci sono Riley Keough, Siobhan Fallon Hogan e Sofie Gråbøl. In precedenza Von Trier ha annunciato che The House That Jack Built sarà la sua opera più violenta, e sia la sinossi che le nuove immagini suggeriscono che non sta affatto mentendo.

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