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La Stanza Accanto: teaser trailer del nuovo film di Pedro Almodóvar

Warner Bros Discovery Italia ha diffuso il teaser trailer di La Stanza Accanto (The room next door), il nuovo film del regista Pedro Almodóvar che vede protagoniste Tilda SwintonJulianne Moore e John Turturro.

In merito al film il regista ha dichiarato: “The Room Next Door è il mio primo lungometraggio in inglese. La mia insicurezza è scomparsa dopo la prima lettura a tavolino con le attrici, alle prime indicazioni di regia. La lingua non sarebbe stata un problema, e non perché io padroneggi l’inglese, ma perché tutto il cast era pronto a venirmi incontro per capirmi e farsi capire. I miei film sono pieni di dialoghi. Tra tutti gli elementi narrativi (tutti importanti e in cui sono coinvolto al 100%), sono gli attori a raccontare davvero la storia. In The Room Next Door Tilda Swinton e Julianne Moore sostengono da sole tutto il peso del film e sono incredibili. Sono stato fortunato perché entrambe hanno dato vita a un vero e proprio recital. A volte, durante le riprese, sia io che la troupe eravamo sull’orlo delle lacrime. È stato un lavoro molto commovente e benedetto, in un certo senso.”ù

La trama del film La Stanza Accanto (The room next door)

La Stanza Accanto (The room next door) segue la storia di una madre imperfetta e di una figlia rancorosa, separate da un grave malinteso. Tra di loro, un’altra donna, Ingrid (Julianne Moore), amica della madre, è la custode del loro dolore e della loro amarezza. Martha, la madre (interpretata da Tilda Swinton), è una reporter di guerra e Ingrid è una romanziera autobiografica. Il film affronta la crudeltà infinita della guerra, i modi molto diversi in cui le due autrici femminili si avvicinano e scrivono della realtà, della morte, dell’amicizia e del piacere sessuale come i migliori alleati nella lotta contro l’orrore. Ma evoca anche i dolci risvegli con il cinguettio degli uccelli, in una casa costruita nel mezzo di una riserva naturale nel New England, dove le due amiche vivono in una estrema e stranamente amabile situazione.

 
 

La stanza accanto: recensione del film di Pedro Almodóvar – Venezia 81

La stanza accanto (The Room Next Door) recensione film

Quando il 23 luglio Alberto Barbera ha presentato il programma della 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, La stanza accanto (The Room Next Door), il nuovo film di Pedro Almodóvar che concorre per il Leone d’oro, ha immediatamente suscitato grandi aspettative e un’enorme curiosità. Il motivo principale? È la prima opera del regista spagnolo realizzata interamente in lingua inglese. Almodóvar si è avventurato nel cuore di Hollywood, ma con ammirevole coerenza ha mantenuto intatti gli stilemi che caratterizzano la sua filmografia.

Quindi, alla domanda se La stanza accanto (The Room Next Door) deluda le attese, la risposta è no. Almodóvar ci conquista ancora una volta, non solo per il suo talento e l’attenzione costante alle figure femminili, ma anche per la fedeltà alla sua cifra stilistica, consegnandoci uno dei prodotti più affascinanti di questa edizione del Festival. A impreziosire la scena, troviamo due stelle eteree del cinema hollywoodiano: Tilda Swinton e Julianne Moore. Sceneggiata dallo stesso regista, la pellicola sarà distribuita da Warner Bros.

La trama di La stanza accanto (The Room Next Door)

New York. Martha è una reporter di guerra che vive un rapporto conflittuale con la figlia Michelle. La ragione è il padre di quest’ultima il quale dopo essersi trasferito a San Diego quando la madre era ancora incinta, non si è più interessato a loro. Ingrid, invece, è autrice di romanzi semi-biografici, nei quali racconta spesso la sua paura delle morte. Ed è proprio questa che bussa alla sua porta quando scopre che Martha, sua cara amica, è ricoverata in ospedale per via di un tumore. Per la donna non ci sono speranze di vita e, dopo aver riflettuto, fa una richiesta particolare a Ingrid: nel Dark Web ha acquistato una pillola che la aiuterà a morire, ma vuole farlo in un contesto che non le è familiare e soprattutto con qualcuno che le stia nella stanza accanto. Dopo diverse titubanze, Ingrid decide di accettare e si trasferisce con lei in una casa di campagna a due ore dalla Grande Mela. Ma il pensiero di sapere che l’amica le morirà vicino è qualcosa di assolutamente atroce e spaventoso.

The Room Next Door

Fra dramma e ironia

Nonostante l’essere andato oltreoceano, con La stanza accanto (The Room Next Door) Almodóvar rimane ancorato alla sua estetica e al suo inconfondibile stile narrativo, confermandosi un autore maturo e consapevole. Nessun compromesso per un regista che ha una visione chiara del cinema che intende fare, mantenendo quei tratti distintivi che lo rendono immediatamente riconoscibile anche in un diverso contesto produttivo. Al centro della storia ci sono due donne, apparentemente molto diverse ma profondamente simili, unite da un’amicizia sincera e disposte ad affrontare insieme persino la morte, che è uno dei temi portanti del film. Sono i sorrisi di Martha e Ingrid, le loro lacrime, le speranze e i turbamenti, a bucare lo schermo e a catturare l’attenzione dello spettatore sin dalla prima scena. La macchina da presa aderisce alle protagoniste con intimità, restituendoci due figure fragili ma determinate, che trovano nel loro legame la forza per far fronte al momento più doloroso della vita: il calare definitivo del sipario.

I dialoghi, ricchi di sentimenti ed emozioni, compongono una narrazione che, pur partendo da un contesto drammatico, non scivola mai nel melodramma. Il regista infatti inserisce con intelligenza sprazzi di ironia che stemperano la tensione, mantenendo un equilibrio perfetto, affrontando così il tema delicato dell’eutanasia ma senza mai cadere nell’enfasi o nella tragedia. Almodóvar trova dunque il giusto linguaggio per trattare la morte e la scelta di morire, senza appesantire il tono o risultare ridondante. Il risultato? Una leggerezza che non è mai superficiale, ma che, al contrario, sa cogliere la profondità delle emozioni senza rinunciare a un tocco di umanità.

Swinton e Moore: che coppia!

Tilda Swinton e Julianne Moore offrono due interpretazioni straordinarie, calibrate e intense, senza mai scadere nel teatrale o nell’eccessivo. La Swinton, in particolare, riesce a catturare tutte le sfumature del suo personaggio, spesso senza nemmeno bisogno di pronunciare una battuta. Basta uno sguardo, un’espressione, per rimanere affascinati dalla sua performance. Ecco perché ci viene da dire questo: insieme Swinton e Moore formano una delle coppie più memorabili viste recentemente sul grande schermo, dando vita a personaggi che rimarranno impressi nel cuore del pubblico.

 
 

La Stanza Accanto con Tilda Swinton di Pedro Almodovar a Venezia 81

La stanza accanto (The Room Next Door)

Sarà presentato oggi in concorso all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Stanza Accanto (The room next door), il nuovo film del regista Pedro Almodóvar che vede protagoniste Tilda SwintonJulianne Moore e John Turturro.

In merito al film ha commentato: “The Room Next Door è il mio primo lungometraggio in inglese. La mia insicurezza è scomparsa dopo la prima lettura a tavolino con le attrici, alle prime indicazioni di regia. La lingua non sarebbe stata un problema, e non perché io padroneggi l’inglese, ma perché tutto il cast era pronto a venirmi incontro per capirmi e farsi capire. I miei film sono pieni di dialoghi. Tra tutti gli elementi narrativi (tutti importanti e in cui sono coinvolto al 100%), sono gli attori a raccontare davvero la storia. In The Room Next Door Tilda Swinton e Julianne Moore sostengono da sole tutto il peso del film e sono incredibili. Sono stato fortunato perché entrambe hanno dato vita a un vero e proprio recital. A volte, durante le riprese, sia io che la troupe eravamo sull’orlo delle lacrime. È stato un lavoro molto commovente e benedetto, in un certo senso.”

La trama di La Stanza Accanto (The room next door)

Nel film Ingrid e Martha erano care amiche da giovani, quando lavoravano per la stessa rivista. Ingrid è poi diventata una scrittrice di romanzi semiautobiografici mentre Martha è una reporter di guerra e, come spesso accade nella vita, si sono perse di vista. Non si sentono ormai da anni quando si rivedono in una circostanza estrema ma stranamente dolce.

 
 

La stagione 8 di The Rookie è ufficialmente in produzione con una nuova immagine dal dietro le quinte

The Rookie - Stagione 8

L’attore Deric Augustine, che interpreta Miles Penn nella serie poliziesca della ABC The Rookie, ha pubblicato un’immagine dal dietro le quinte che conferma che la stagione 8 è ufficialmente in produzione. Augustine è entrato a far parte del cast di The Rookie nella stagione 7, quando il suo personaggio Miles è stato addestrato dal personaggio fisso della serie Tim Bradford. Nonostante Miles abbia avuto un inizio difficile sia con Tim che con la sua fidanzata Lucy Chen, alla fine riesce a guadagnarsi il rispetto di entrambi. Con il rinnovo della stagione 8 di The Rookie, Miles è pronto a tornare, e Augustine ha rivelato che la stagione è ora in produzione.

Sul suo account X, Augustine ha pubblicato un’immagine senza didascalia che mostra la sceneggiatura della stagione 8, episodio 1, di The Rookie, completa di un pennarello evidenziatore, indicando che la stagione è ora ufficialmente entrata in produzione. Il titolo dell’episodio deve ancora essere confermato e sulla pagina del copione è indicato come “TBD”, mentre l’immagine si interrompe prima che venga rivelato il nome dello sceneggiatore.

Cosa significa questo per la stagione 8 di The Rookie

L’episodio finale della settima stagione di The Rookie è andato in onda il 13 maggio e l’ottava stagione è già entrata in pre-produzione, il che suggerisce che lo showrunner Alexi Hawley abbia un piano molto preciso su dove vuole portare la stagione. Con oltre 100 episodi andati in onda, The Rookie è uno dei programmi più importanti e di successo della televisione, ma potrebbe essere necessario un periodo di evoluzione o di reinvenzione per mantenere l’interesse e il coinvolgimento del pubblico. Il fatto che la sceneggiatura della premiere stia già circolando tra il cast suggerisce che diverse sceneggiature siano già state scritte e che le riprese della nuova stagione potrebbero iniziare molto presto.

Le serie televisive hanno spesso calendari di riprese molto intensi e, dato che le stagioni terminano solitamente a maggio e quelle nuove iniziano a settembre, c’è un periodo di pochi mesi per girare più episodi. Secondo Deadline, l’ottava stagione di The Rookie dovrebbe avere 18 episodi e, di conseguenza, le riprese inizieranno probabilmente a breve, con il primo episodio già confermato come già scritto.

 
 

La Sposa Promessa: recensione del film

La Sposa Promessa

In La sposa promessa (Lemale et ha’halal) Shira (Hadas Yaron) è la figlia appena diciottenne di una famiglia di ebrei ultraortodossi di Tel Aviv. Ogni aspetto della sua vita è deciso dalla tradizione, ogni comportamento votato alla fede religiosa, ogni scelta attenta alla reazione dell’intera comunità.

Per una giovane donna come lei, quindi, la sola opportunità di realizzazione personale possibile e l’obiettivo supremo a cui tendere è contrarre un buon matrimonio. Shira accoglie dunque con gioia la notizia che i suoi, con l’aiuto di un sensale, le hanno trovato un pretendente e che anche per lei è giunto il momento di sposarsi. Nonostante la ragazza possa solo ammirare il futuro marito da lontano, poiché non le è in alcun modo consentito avvicinarsi a lui al di fuori dagli stretti rituali del fidanzamento chassidico, Shira sente che la sua vita è a un punto di svolta e pregusta silenziosamente la felicità che il matrimonio sarà in grado di portare nella sua vita.

Purtroppo, proprio nel frangente decisivo (quello delle presentazioni ufficiali) la sorella di Shira, Ester, muore di parto, dando alla luce un bimbo e lasciando vedovo Yohai (Yiftach Klein), un uomo sensibile e rispettoso delle tradizioni che, per dare una nuova madre a suo figlio, vorrebbe risposarsi con una vedova belga e portare via con sé il bambino. Ed è qui che entrano nella vicenda la famiglia e la comunità: la madre di Shira, avendo già perso una figlia, non sopporta di perdere anche il nipotino e manda a monte il fidanzamento imminente di Shira chiedendole di sposare Yohai per scongiurare la sua partenza.

La sposa promessa (Lemale et ha’halal)

La Sposa Promessa

Per Shira inizia così un calvario interiore: seguire i suoi sentimenti o accettare la volontà della madre per non causarle un nuovo dolore? La sua scelta deciderà infatti il futuro di tutta la famiglia, ma soprattutto il suo e, più che di una scelta, il film sembra piuttosto trattare di un particolare tipo di coercizione. Una coercizione dolce, silenziosa, travestita da premura e piena d’affetto.

Le inquadrature vicine, i piani stretti, i continui fuori fuoco, gli interni soffocanti delle sale da pranzo, delle camere, delle sinagoghe che separano nettamente il mondo maschile da quello femminile: tutto sottolinea l’ineluttabilità del destino di Shira, l’impossibilità di sottrarsi agli schemi e la necessità, non detta né imposta, di mettere al primo posto la comunità.

La sposa promessa/Fill the Void (titolo originale Lemale et ha’halal), presentato a Venezia dalla regista Rama Burshtein (ebrea newyorkese convertitasi al chassidismo), è un film senz’altro interessante. Anche e soprattutto perché, fotogramma per fotogramma, viene rivelato al pubblico un mondo altrimenti chiuso in sé stesso, quello degli ebrei chassidici. Un mondo rigido ma saturo d’amore, contemporaneamente limitato nel contingente ma infinito nel suo reiterare delle tradizioni millenarie tramandate identiche per generazioni e quindi senza tempo.

Alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia applausi e standing ovation per regista e interpreti durante la proiezione per il pubblico e Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile conferita ad Hadas Yaron, nei panni della dolce e combattuta Shira. Caldamente consigliato.

 
 

La sposa promessa – Trailer italiano

Ecco il Trailer del film LA SPOSA PROMESSA di RAMA BURSHTEIN, candidato israeliano agli Oscar come miglior film straniero. La pellicola arriverà al cinema il 15 novembre.

 
 

La Sposa in Nero: recensione del film di François Truffaut

La Sposa in Nero

La sposa in nero è un thriller del 1968 diretto dal regista francese François Truffaut, qui in un’insolita versione alla Hitchcock, poiché traspone un romanzo giallo di William Irish (all’anagrafe Cornell Woolrich), “The Bride Wore Black” (1948), riadattato per il grande schermo dallo sceneggiatore Jean-Louis Richard.

Come noto, nella sua carriera Truffaut si è dedicato soprattutto alla Commedia e al genere Drammatico, eppure è riuscito in maniera egregia anche cimentandosi in un genere per lui insolito. Non resterà comunque l’unico film atipico per lo stile del regista, il quale concluderà la sua lunga filmografia proprio con un giallo, Finalmente domenica!, anch’esso trasposizione di un romanzo.

La sposa in nero, la trama

Una giovane donna chiusa nella sua stanza guarda nervosamente l’album delle sue fotografie per poi gettarlo via e tentare il suicidio lanciandosi da una finestra, ma sua madre accorre in tempo chiamandola per nome: Julie.

Nella scena successiva la donna parte per un viaggio, mettendo in valigia i suoi vestiti ed una somma cospicua di franchi; la madre insiste perché prenda altri soldi, per poi chiederle se è decisa nel suo intento. La risposta è ovviamente sì.

Julie, donna tanto affascinante quanto fatale, innesca così una serie di omicidi, seducendo alcuni uomini per poi ucciderli. Le motivazioni alla base del suo agire si svelano agli occhi dello spettatore poco a poco, con atroce lentezza.

La sposa in nero, il film

Girato a Cannes, Parigi e Grenoble dal 16 maggio al 10 novembre 1967, fu proiettato per la prima volta in pubblico il 7 aprile 1968. Oltre al genere, l’assonanza col maestro britannico del giallo deriva anche dalla colonna sonora curata da Bernard Herrmann, storico collaboratore di Hitchcock, la cui notorietà è arrivata però grazie alla colonna sonora di Taxi driver. La sposa in nero può essere considerato un antenato di Kill Bill di Quentin Tarantino, anche se non è mai circolata una dichiarazione ufficiale in tal senso, il regista americano molto probabilmente si è ispirato al film di Truffaut per il suo moderno capolavoro. Infatti la loro trama è molto simile: una giovane donna viene privata del marito il giorno delle nozze, e decide di vendicarsi annotando i nomi degli aguzzini, uccidendoli a uno a uno. Se nel film di Tarantino l’omicidio è frutto di un’atroce vendetta, ne La sposa in nero la morte del consorte è accidentale; ma ciò non riduce minimamente la sete di vendetta della sposa.

Ogni omicidio viene preparato con arguta lentezza dalla seducente Julie; quest’ultima, da audace Vedova nera, vuole prima conoscere le sue vittime, per poi sedurle e infine ammazzarle. Ogni assassinio, nella sua perfezione, sembra una macabra opera d’arte inquietante e forse non a caso, una delle sue vittime gli dipinge segretamente anche un quadro, per una sorta di sfogo artistico delle sue più intime tentazioni ispirate alla bella donna presentatasi a lui come modella. Man mano che il progetto diabolico della vedova infelice va avanti e si compie, le ragioni che lo muovono si svelano con sapiente lentezza allo spettatore; omicidio dopo omicidio quest’ultimo ne comprende i motivi, forse li giustifica, quasi fa il tifo per la diabolica Sposa in nero.

Per quanto riguarda il ricco cast, giusto annoverare il nome dell’affascinante Jeanne Moreau nei panni di Julie Kohler; Jean-Claude Brialy nei panni della prima sua vittima, il gigolò Corey; Michael Lonsdale nei panni dell’arrogante politico René Morane; e quelli di due attori spesso scelti da Truffaut per i suoi film: Michel Bouquet e Charles Denner nelle vesti rispettivamente di Coral e del solitario pittore prima menzionato.

Infine, una curiosità che riguarda il nostro Paese. Il film fu trasmesso per la prima volta dalla televisione italiana nella primavera del 1977. A quanto pare, in quell’anno la Rai volle dedicarsi ai film trattanti omicidi seriali, poiché nell’autunno dello stesso anno, trasmise la miniserie francese Appuntamento in nero, ispirato ad un altro soggetto di Woolrich scritto nel 1948. Qui l’assassino seriale è un giovane (Didier Haudepin) che con cadenza annuale vendica la sua fidanzata Catherine, anch’ella vittima di una bravata, “punendo” gli autori con l’assassinio delle rispettive mogli o amanti. Nulla a che vedere, ovviamente, con l’arte cinematografica di François Truffaut.

 
 

La Sposa di Frankenstein: il progetto è ancora vivo

La moglie di Frankenstein

Il film La Sposa di Frankenstein appartenente al Dark Universe della Universal è ancora in fase di sviluppo. Ricordiamo che lo Studio Universal è uno dei più antichi di Hollywood, ancora in attività, e che sin dai suoi primi giorni ha avuto grande successo di pubblico con i film che portavano al cinema i grandi mostri della letteratura, tanto che sono diventati un suo vero e proprio marchio.

A partire dagli anni ’20 e mantenendo lo slancio fino agli anni ’50, la Universal ha sfruttato con grande felicità degli spettatori e delle tasche degli investitori, le figure di Dracula, Frankenstein e l’Uomo Invisible (solo per citarne alcuni) e questo lavoro ha anche posto le basi per i film di mostri in tutto il mondo. I Toho Studios del Giappone hanno sviluppato Godzilla, la Hammer Film Productions inglese ha rilasciato titoli come Revenge of Frankenstein e The Abominable Snowman. I film sui mostri erano un grande affare e, negli ultimi anni, la Universal ha deciso di voler esplorare ancora una volta quei titoli originali.

Sfortunatamente, The Dark Universe – un universo condiviso che racchiudeva tutti questi mostri – si è aperto e chiuso con l’insuccesso de La Mummia, con Tom Cruise. I creativi della Universal nel progetto, Alex Kurtzman e Chris Morgan si sono allontanati subito dopo che il film non ha registrato il successo sperato. Alla fine, la Universal ha deciso di abbandonare tranquillamente il suo concetto di Dark Universe a favore del riavvio autonomo per ogni mostro, il che ha già portato ad un ottimo prodotto, L’uomo invisibile con Elizabeth Moss.

David Koepp ha riscritto la sceneggiatura de La Sposa di Frankenstein

In altre parole, il Dark Universe può anche essere morto, ma l’impegno di Universal nel riportare sullo schermo i mostri classici per una nuova generazione potrebbe non esserlo. Ciò è stato ulteriormente sottolineato recentemente da una conversazione che Collider ha avuto con l’acclamato sceneggiatore David Koepp. Durante l’intervista, Koepp ha rivelato di aver ha deciso di rivisitare la sua sceneggiatura per La sposa di Frankenstein, mentre il progetto è andato in pausa a causa del COVID-19. Koepp ha affermato di essere stato in grado di trasformare la sceneggiatura in ciò che aveva sempre desiderato e attribuisce il merito di aver avuto questa possibilità alla Universal, che è stata così gentile da permettergli di “riprovare” a riscrivere una storia su cui molte persone si sono avvicendate:

“Ora ho una versione nuova, una versione che a loro piace molto. Penso che al momento stiano parlando con i registi (…) Non tutte le idee funzionano ma è merito loro. Ciò che ho davvero ammirato della Universal è che hanno durante lo sviluppo hanno avuto la lucidità di alzare le mani e dirmi: “Aspetta. Questa cosa non sta funzionando. Fermiamoci a pensare a dei progetti per un anno o due.” Ho pensato che fosse davvero una scelta intelligente. E le grandi aziende oggigiorno non lo fanno spesso. Non ci sono molti momenti in cui vanno le grandi aziende capiscono subito che il loro progetto non sta funzionando, si fermano e ripartono dall’inizio.”

 
 

La sposa cadavere: recensione del film di Tim Burton e Mike Johnson

La sposa cadavere

La recensione del film d’animazione La sposa cadavere diretto da Tim Burton, Mike Johnson. Voci originali: Johnny Depp (Victor Van Dort), Helena Bonham Carter (Emily, la sposa cadavere), Emily Watson (Victoria Everglot), Albert Finney (Finnis Everglot), Richard E. Grant (Barkis Bittern), Tracey Ullman (Nell Van Dort/Hildegarde), Paul Whitehouse (William Van Dort/Mayhew/Paul, il cameriere-testa), Michael Gough (Saggio Gutknecht), Christopher Lee (Pastore Galswells), Jane Horrocks (Ragno/Mrs. Plum), Enn Reitel (Maggot), Deep Roy (Generale Bonesapart), Danny Elfman (Bonejangles).

La Trama

I coniugi William e Nell Van Dort Victor sperano di risollevare le loro sorti economiche attraverso il matrimonio combinato tra il figlio, Victor, e la giovane Victoria Everglot. Tuttavia il ragazzo è fin troppo impacciato tanto da rischiare di mandare all’aria la cerimonia. Proprio quando formulerà il giuramento di matrimonio in un lugubre bosco, infilerà l’anello in un districato ramo e si ritroverà ad essere il marito di Emily, la sposa cadavere. Victor conoscerà il mondo dei defunti, ma avrà l’ardente desiderio di ritornare sulla terra dei vivi per sposare la donna amata. Ad ostacolare l’impresa non ci sarà solo la novella sposa cadavere, ma che un misterioso uomo che cercherà di sottrargli Victoria.

La Sposa CadavereIn un cinema dove il 3D e gli effetti speciali sono il pane quotidiano dei film, Tim Burton non rinuncia alla tecnica di animazione della stop-motion, opportunamente affiancato da una squadra di fedeli esperti.

Lo stesso Mike Johnson era già stato nel cast tecnico di Nightmare Before Christmas. Danny Elfman ha composto le colonne sonore per ben 12 film di Burton e ne La sposa cadavere le musiche, alternate a spezzoni di musical, ricordano lo stile Disney simpaticamente ripreso con la jam session degli scheletri, che ci riporta a La danza degli Scheletri (Skeleton Dance del 1929).

La sposa cadavere è una mortifera storia d’amore piena di colori

Per la sceneggiatura il regista si serve ancora di John August (la sua è la terza collaborazione con Burton) e Caroline Thompson (dopo aver sceneggiato Nightmare Before Christmas e Edward mani di forbice), nonché di Pamela Pettler (che ha collaborato anche per 9). Insieme queste tre menti conferiscono ai personaggi una spontanea comicità, in grado di reggere anche scene più ponderate.

Il grosso del lavoro si deve anche a McKinnon e Saunders, i creatori dei pupazzi, che sono stati in grado di dotarli di una notevole espressività facciale.

La sposa cadavere

Il cerchio viene chiuso da Tim Burton e dalle sue incredibili idee immaginifiche. Egli ha tratto la storia da una favola russa, rimanendone affascinato non solo per il contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ma anche perché rispetta la considerazione che il popolo russo ha dei defunti. Di suo ci mette le atmosfere dark-gotiche che in produzioni precedenti (Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas) fanno da cornice a personaggi spesso emarginati. E così, i lineamenti dello smilzo Victor ci ricordano Vincent, il bambino protagonista del cortometraggio di Burtun del 1982. O ancora, Emily, sposa cadavere, somiglia  alla bambola di pezza di Nightmare Before Christmas. Potremo trovare altre similitudini, ma è chiaro che il regista è affezionato ai suoi personaggi e alla stessa tecnica della stop-motion, tanto da affermare: “C’è qualcosa di meraviglioso nell’essere in grado ti toccare fisicamente i personaggi e farli muovere, e vedere esistere il loro mondo”.

La sposa cadavere non è la solita storia d’amore come può farci inizialmente credere, ma è la storia parallela di Victor ed Emily. Il primo intende superare l’antica tradizione del matrimonio combinato e sposare la donna che ama veramente. La seconda è emarginata dallo stesso Victor, illudendosi di poter credere in un’unione così povera di sentimento. Ma i personaggi che popolano il mondo dei morti, per quanto grotteschi, appaiono goffi e bizzarri, più spensierati durante la morte rispetto a quando erano in vita, in un mondo scandito da azioni e tradizioni meccaniche mai sentite vicine sentimentalmente.

È divertente notare come l’atmosfera del film sia grigia e cupa quando è ambientata nel mondo dei vivi, mentre è animata da colori più accesi nell’oltretomba. Che sia una visione di Tim Burton destinata a entrare nella nostro immaginario?

 
 

La sposa bambina: al cinema dal 12 maggio

La sposa bambina arriverà al cinema il 12 maggio distribuito da Barter Entertainment. Dopo aver vinto il Premio come Miglior Film al Festival International du Film de Dubai 2014 e una sfilza di riconoscimenti internazionali, arriva nelle sale italiane il 12 maggio con Barter Entertainment, La sposa bambina – Mi chiamo Nojoom ho 10 anni e voglio il divorzio. Di seguito le immagini dal film:

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 Il film è diretto da Khadija Al-Salami, prima donna yemenita a diventare regista e produttrice, e punta il dito sulla crudele pratica del matrimonio tra bambine e uomini adulti attraverso la storia di Nojoom, una bambina yemenita che riesce a fuggire dal suo sposo aguzzino, ottenendo il divorzio all’età di 10 anni. Basato su una storia vera, raccontata nel libro “I am Nojood, age 10 and divorced” di Nojoud Ali e della giornalista Delphine Minoui, il film è fortemente autobiografico poiché ripercorre il vissuto della stessa regista.

Una storia forte, una rivendicazione più che mai attuale sul grande schermo per salvare le bambine obbligate a diventare adulte troppo presto e per il loro diritto a vivere la loro vita liberamente. Una condanna contro la pratica delle spose bambine – sostenuta da Amnesty International che ha scelto di legarsi al film a supporto della propria campagna Mai più spose bambine – e allo stesso tempo un invito alla speranza e al rinnovamento dello Yemen.

La sposa bambina chiuderà sabato 7 maggio il Festival dei diritti umani di Milano, alla sua prima edizione, che si terrà dal 3 all’8 maggio presso la Triennale di Milano. Per l’occasione sarà presente la regista Khadija Al-Salami.La sposa bambina

 
 

La sposa bambina e Asmarina: al via la seconda parte della stagione al Palladium

Si apre all’insegna del cinema la seconda parte della stagione 2015 – 2016 del Teatro Palladium – Università Roma Tre (Piazza Bartolomeo Romano, 8). Martedì 8 marzo alle ore 20,30 verrà proiettato il film “La sposa bambina” di Khadija Al Salami mentre venerdì 11 marzo, alle ore 20,30, per la prima volta a Roma, sarà possibile assistere alla proiezione del documentario “Asmarina”, realizzato da Alan Maglio e Medhin Paolos all’interno della comunità habesha di Milano.

la sposa bambinaLa sposa bambina

YEMEN. Una bambina entra in un’aula di un tribunale, guarda il giudice dritto negli occhi e gli dice: «Voglio il divorzio». Comincia così la solitaria e determinata battaglia di Nojoom, bambina yemenita costretta dalla sua famiglia a sposare un uomo 20 anni più grande di lei. La battaglia di una bambina che diviene battaglia-simbolo di tutte le donne del suo paese, contro la violazione dei diritti umani. Il film che la racconta, tratto dal libro “I am Nojood, age 10 and divorced di Nojoud Ali e Delphine Minoui e basato su una storia vera, verrà proiettato al Teatro Palladium martedì 8 marzo alle ore 20,30. Vincitore del premio best fiction al Dubai Film Festival, è fortemente autobiografico, poiché ripercorre il vissuto della stessa regista, Khadija Al Salami, prima donna yemenita a diventare regista e produttrice.

 
 

La spiegazione della scena finale di Hitman: Agent 47

Hitman: Agent 47 film 2015

La diffusione su Netflix di Hitman: Agent 47 (qui la recensione) sta dando al film una nuova vita, tanto che il pubblico ha permesso al film con Rupert Friend di risalire rapidamente la top ten della Piattaforma dei film più visti in Italia. In occasione di questo ritorno in auge dell’action, analizziamo insieme il significato della scena post credits del film. Seguono Spoiler.

Zachary Quinto interpreta un tizio non proprio buono in Hitman: Agent 47. I trailer del film lo lasciano trapelare all’inizio, ma non sapevamo quanto fosse cattivo in realtà. Se non si ha familiarità con il mondo dei videogiochi originali, allora il finale di Agent 47 potrebbe destare qualche perplessità.

La trama di Hitman: Agent 47

Hitman: Agent 47 ha come protagonista Rupert Friend nel ruolo del personaggio principale. Prodotto dell’ormai concluso Agent Program, è uno dei tanti cloni geneticamente potenziati per diventare il miglior killer del mondo. Incontra Katia van Dees (interpretata da Hannah Ware) e i due si mettono in viaggio per smantellare un’organizzazione rivale guidata da un uomo di nome Le Clerq (Thomas Kretschmann). Le Clerq sta tentando di riavviare il Programma Agenti e John Smith di Quinto è un prodotto di questi sforzi. Sebbene Smith sia una minaccia formidabile, Le Clerq ha bisogno del dottor Litvenko (Ciaran Hinds), l’uomo dietro il programma originale, per completare il suo lavoro.

L’agente 47 ha un paio di scontri con Smith, ma il loro ultimo lascia il cattivo fulminato e lasciato per morto. Tuttavia, a metà dei titoli di coda, c’è una scena che mostra il corpo di Smith, ora con i capelli biondi, per rivelare che è ancora vivo. Il film ha mostrato a tutti gli effetti l’origine di The Albino.

Hitman: Agent 47Chi è The Albino nel franchise di Hitman

“È un po’ come il Joker dell’agente 47”, ha detto il produttore Adrian Askarieh a Cinema Blend descrivendo il personaggio. L’Albino, chiamato Mark Parchezzi III nel gioco, è molto simile all’agente 47; anche lui è un clone, creato da un programma di agenti rivale, con un set di abilità paragonabile al personaggio principale dei giochi.

“È un anarchico completo, non ha alcuna alleanza. Vuole solo distruggere 47… Volevamo l’Albino qui in qualche modo. È divertente perché il personaggio di John Smith nei giochi non diventa l’Albino, sono due [persone] diverse, ma volevamo unirli in questa incarnazione perché pensavamo che sarebbe comunque sembrato organico.”

Altrove, Zachary Quinto, l’attore dietro John Smith/The Albino ha detto che sebbene affermi che la scena dei titoli di coda è stata girata a metà della produzione (gli hanno messo una calotta calva, invece di fargli tingere i capelli di biondo), sapeva fin dall’inizio che questa era la traiettoria definitiva per l’arco narrativo del suo personaggio.

Il film, uscito nel 2015, non ha poi avuto un seguito e l’idea dell’Albino come nemesi di Agente 47 si è spenta sul nascere, ma è interessante comunque dare agli spettatori di oggi una spiegazione per la scena finale di Hitman: Agent 47.

 
 

La spiegazione della “nuova abilità” di Doctor Strange alla fine del Multiverso della Follia

Doctor Strange nel Multiverso della Follia

ATTENZIONE – L’articolo contiene spoiler su Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Doctor Strange nel Multiverso della Follia lascia molte domande senza risposta, ma forse la più grande riguarda il motivo per cui Dottor Strange ha un terzo occhio sulla fronte nell’inquadratura finale, terzo occhio che ricompare nella scena post credits quando l’eroe si appresta a seguire Clea. L’apparizione di uno Stephen Strange con un terzo occhio è stata anticipata per la prima volta nei trailer di Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Tuttavia, il terzo occhio è apparso solo su una variante apparentemente malvagia di Doctor Strange in una realtà alternativa.

In Doctor Strange nel Multiverso della Follia, Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) della Terra-616 viaggia con Christine Palmer (Rachel McAdams) in una realtà che ha subito una grave incursione e in cui Stephen Strange sembra essere l’unico sopravvissuto rimasto. Queste due versioni di Doctor Strange si affrontano mentre Strange di Earth-616 cerca di rivendicare Darkhold dal malvagio Doctor Strange. Durante il combattimento malvagio Strange rivela il terzo occhio sulla sua fronte, ma alla fine del film, anche il Dottor Strange di Earth-616 viene visto con un terzo occhio tutto suo, prima nell’ultima ripresa del film quando cammina per la strada apparentemente in pace prima di crollare per il dolore, e poi di nuovo quando Clea (Charlize Theron) lo informa che l’aiuterà a riparare un’incursione nella scena post-crediti di Doctor Strange 2.

In una serie di credenze spirituali del mondo reale, il terzo occhio (spesso raffigurato sulla fronte di un individuo) è un simbolo di illuminazione. In alcune credenze, questo può portare alla capacità di vedere oltre il mondo visibile e persino di fornire la chiaroveggenza. Tuttavia, nei fumetti Marvel il terzo occhio, in particolare quello associato al dottor Stephen Strange, ha una tradizione tutta sua ed è legato all’Occhio di Agamotto. Ora che è ufficialmente entrato nell’MCU in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, il franchise può esplorare completamente cosa significa per Doctor Strange avere un terzo occhio.

Nei fumetti Marvel, il terzo occhio di Doctor Strange è legato all’Occhio di Agamotto, un talismano che la sua controparte del MCU ha indossato sin dal suo debutto. L’accesso completo ai poteri dell’Occhio di Agamotto tradizionalmente comporta l’apparizione di un terzo occhio sulla fronte di chi lo impugna, che viene utilizzato in alcune delle applicazioni dei poteri dell’Occhio di Agamotto. Quindi, in un senso molto reale, il terzo occhio di Doctor Strange nel film è l’Occhio di Agamotto stesso.

Sebbene Doctor Strange possieda l’Occhio di Agamotto da molto tempo, prima degli eventi di Avengers: Infinity War, l’Occhio era visto principalmente come un alloggiamento per la Gemma del Tempo. Il dottor Strange ha ricostruito la reliquia dopo che è stata danneggiata da Thanos e l’ha chiaramente indossata poiché la vediamo già in Spider-Man: No Way Home. Il fatto che ora sia mostrato con un terzo occhio sulla fronte suggerisce che è finalmente in grado di attingere ai poteri più potenti che l’Occhio di Agamotto possiede veramente.

Mentre nei fumetti, l’Occhio di Agamotto è tradizionalmente associato alla “magia bianca” e utilizzabile solo da coloro che hanno intenzioni pure, l’MCU sta chiaramente cambiando questo dettaglio. Sembra che il terzo occhio del malvagio Doctor Strange sia stato aperto attraverso l’uso di Darkhold e, in base ai tempi dell’apertura del terzo occhio del dottor Strange della Terra-616 in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, è lo stesso uso del libro che gli consente di accedere completamente ai poteri dell’Occhio di Agamotto. Ciò si collega al fatto che il dottor Strange usa il Darkhold per sperimentare il dream walking, una forma di proiezione astrale attraverso il multiverso, e questa volta fuori dal suo corpo potrebbe significare che è stato finalmente in grado di seguire le istruzioni che una volta L’Antico (Tilda Swinton) ha impartito a Stephen Strange nel primo film, quando lo manda sul piano astrale: “apri gli occhi”.

Nei fumetti Marvel, l’Occhio di Agamotto (in particolare quello associato alla conoscenza – in realtà le reliquie con questo nome sono tre) è stato creato da Agamotto quando ha ricoperto il ruolo di Stregone Supremo della Terra. L’Occhio di Agamotto alla fine passò al Dottor Strange e lo aiutò a sconfiggere Dormammu e da allora è stato brandito da diversi personaggi, principalmente in carica come Stregone Supremo.

Una volta descritto dal Dottor Strange come “uno dei più potenti condotti mistici su questo piano fisico”, l’Occhio di Agamotto ha diversi poteri e rende visibile un terzo occhio sulla fronte di chi lo impugna. I poteri del terzo occhio consentono al dottor Strange alcune abilità telepatiche che gli consentono di vedere degli aspetti dell’anima di un’altra persona. L’Occhio di Agamotto è uno dei pochi talismani che possono essere usati nel Piano Astrale.

Di conseguenza, utilizzando l’Occhio di Agamotto come parte del proprio essere, il dottor Strange può emettere una luce rivelatrice che consente all’utente di vedere attraverso qualsiasi occultamento e travestimento (non dissimile dal modo in cui Strange è in grado di rivelare il mostro tentacolare, Gargantos, mentre attacca America Chavez) e soprattutto per il futuro del MCU, potrà vedere attraverso gli inganni di Skrull. Il terzo occhio può anche riprodurre gli eventi recenti, un’abilità che si rispecchia anche in Doctor Strange nel Multiverso della Follia quando Strange e America Chavez vedono i ricordi del passato proiettati davanti a loro. Queste somiglianze tra i poteri del terzo occhio del dottor Strange e le scene nel film suggeriscono che una parte dell’accesso al potere dell’Occhio di Agamotto e l’apparizione del terzo occhio del dottor Strange nell’inquadratura finale del film era legata all’arco del suo personaggio e l’uomo che è diventato quando ha finalmente acquisito un livello di umiltà e compassione per le altre persone.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia: recensione del film con Benedict Cumberbatch

Doctor Strange nel Multiverso della Follia vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff/Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams (Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez). Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier. Doctor Strange nel Multiverso della Follia è al cinema dal 4 maggio 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.

 
 

La Spia: da oggi al cinema l’ultimo film con Philip Seymour Hoffman

Arriva oggi in sala La Spia – A Most Wanted Man, l’ultimo film con protagonista il compianto attore Philip Seymour Hoffman. Il film è diretto da Anton Corbijn e tratto da un romanzo di John Le Carrè Yssa il buono. Al Festival di Roma 2014, dove La Spia è stato presentato, abbiamo avuto l’occasione di parlare del film con il regista e con Willem Dafoe, che nei film interpreta un piccolo ma importante ruolo.

-Cosa si prova a rivedere il film adesso, quando Philip Seymour Hoffman è andato via?

A.C.: “Sono stato molto contento che avesse finito di girare il film. Avrei dovuto prendere delle decisioni difficili, cosa tagliare, cosa tenere, come montare le parti incomplete. Con la sua dipartita, il film ha assunto un peso che personalmente non volevo avesse. Qualcuno ha anche cominciato a fare paralleli tra il suo personaggio e la sua vita. ma è facile fare questo tipo di ragionamenti a posteriori. E’ stato molto doloroso riguardare il film, non avrei mai potuto immaginare di trovarmi adesso in questa situazione.”

W.D.: “Non ho più visto il film dopo averlo visto con lui al Sundance. Dopo poche settimane è morto. Ricordo lo straordinario lavoro che abbiamo fatto insieme, e questo valore che mi porto dentro eclisserà per sempre il film stesso per me.”

La Spia – A Most Wanted Man, la trama

Il boxer Melik Oktay e sua madre, entrambi residenti turchi-musulmani ad Amburgo, incontrano una persona per strada che si fa chiamare Issa. I due, senza saperlo, innescano una catena di eventi che coinvolgono le agenzie di intelligence di tre paesi. Issa, che afferma di essere uno studente musulmano di medicina, è, in realtà un terrorista ricercato e il figlio del colonnello dell’Armata Rossa Grigori Karpov, la cui notevole eredità è tenuta nascosta in una banca di Amburgo.

 
 

La spia, Anton Corbijn: “Philip Seymour Hoffman era un gigante”

E’ in questi giorni al cinema l’atteso penultimo film del compianto attore Premio Oscar, Philip Seymour Hoffman, protagonista de La Spia – A Most Wanted Man diretto da Anton Corbjin. Proprio il regista ha ricordato l’attore:

Era un gigante…non saprei da che parte iniziare quando penso a ciò che ci ha lasciato in eredità, che è immenso sia per portata che per profondità. Ma questo già ci dice molto sulle sue scelte. Era il miglior caratterista che io riesca a immaginare, e se si pensa anche solo ai suoi ruoli minori, quelle sole performance lo distaccano dai suoi contemporanei. La sua forza consisteva in un’immersione totale nel ruolo ed in una completa assenza di vanità. Al contempo, odiava ciò che amava, che era la sua maledizione, si faceva a pezzi per le sue interpretazioni.

 

Il boxer Melik Oktay e sua madre, entrambi residenti turchi-musulmani ad Amburgo, incontrano una persona per strada che si fa chiamare Issa. I due, senza saperlo, innescano una catena di eventi che coinvolgono le agenzie di intelligence di tre paesi. Issa, che afferma di essere uno studente musulmano di medicina, è, in realtà un terrorista ricercato e il figlio del colonnello dell’Armata Rossa Grigori Karpov, la cui notevole eredità è tenuta nascosta in una banca di Amburgo.

 
 

La spia – A Most Wanted Man: trama, cast e curiosità sul film

La spia - A Most Wanted Man film

I thriller ambientati nel mondo dello spionaggio sono da sempre fonte di grande fascino, sia per gli intrighi narrativi che presentano quanto per l’imprevedibilità di personaggi e risvolti. Tra i migliori e più recenti di questo genere vi è La spia – A Most Wanted Man (qui la recensione), diretto nel 2014 da Anton Corbijn, già regista di un titolo simile quale The American, e basato su un romanzo di John le Carrè. Agente segreto del Secret Intelligence Service, le Carrè conosce bene il mondo dello spionaggio e i suoi romanzi ambientati in questo sono opere particolarmente dettagliate e più volte adattate per il grande schermo.

La spia – A Most Wanted Man è infatti basato sul suo romanzo Yssa il buono, pubblicato nel 2008, dove si propone una profonda critica alla politica di extraordinary rendition (ovvero la cattura, la deportazione e la detenzione clandestina di un “elemento ostile”) messa in atto dal presidente George W. Bush in seguito agli attentati dell’11 settembre. Il film, tuttavia, è diventato principalmente noto per essere l’ultimo interpretato dall’attore Philip Seymour Hoffman prima della sua tragica scomparsa. Al di là della sua grande interpretazione, si trova un altrettanto grande film, capace di raccontare un contesto reale perfino nei suoi risvolti più complessi.

Ancora oggi è considerato uno dei film che meglio hanno saputo raccontare gli Stati Uniti post 11 settembre, collocandosi in un filone di opere che oltre a raccontare vicende dal grande intrattenimento offrono pungenti riflessioni sulla nostra attualità. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La spia – A Most Wanted Man: la trama del film

Protagonista del film è Günther Bachmann è un agente dei servizi segreti anti-terrorismo tedeschi con base ad Amburgo. Estremamente attento e preciso nel suo delicato lavoro, Bachmann e la sua squadra si trovano a dover indagare su un clandestino ceceno, Isaa Karpov, appena arrivato in città. Le sue intenzioni non sono note, ma in quanto figlio di uno spietato criminale di guerra per Bachmann è lecito attendersi azioni pericolose da lui. L’indagine su di lui si collega ben presto a quella su un rispettato accademico musulmano, lasciando intendere un’operazione illegale più ampia del previsto.

Faisal Abdullah, questo il nome dell’accademico, è sospettato di appoggiare segretamente attività terroristiche islamiste tramite donazioni ad una compagnia di navigazione con sede a Cipro. Con i due casi sempre più strettamente legati tra loro, Bachmann avrà bisogno dell’aiuto di una giovane avvocatessa, di un agente della CIA e di un banchiere, per organizza un contorto piano per fermare l’attività terroristica in atto. L’intromissione della stessa CIA, però, rappresenterà un ostacolo non da poco. Consapevole di non poter fare passi falsi, Bachmann dovrà valutare attentamente ogni sua mossa.

La spia - A Most Wanted Man cast

La spia – A Most Wanted Man: il cast del film

Come anticipato, nel ruolo del protagonista Günther Bachmann vi è il premio Oscar Philip Seymour Hoffman, il quale sviluppò un grandissimo interesse ed empatia per il suo personaggio. Egli ha infatti lavorato a stretto contatto con lo sceneggiatore Andrew Bovell sulla sua caratterizzazione di Bachmann, costruendolo come un uomo convinto delle sue azioni nonostante i contrasti incontrati lungo il percorso. Accanto a lui, si ritrovano poi attori come Willem Dafoe nel ruolo di Tommy Brue, ricco banchiere a cui si rivolge Isaa Karpov, interpretato dall’attore russo Grigorij Dobrygin.

L’attrice Rachel McAdams, invece, è l’avvocatessa Annabel Richter, la quale per prepararsi al ruolo ha imparato a parlare con un marcato accento tedesco. Per il ruolo erano state considerate anche Amy Adams, Carey Mulligan e Jessica Chastain. Robin Wright è Martha Sullivan, mentre Daniel Brühl è Max. L’attore iraniano Homayoun Ershadi, celebre per il film Il sapore della ciliegia, è l’accademico Faisal Abdullah. Sono poi presenti le attrici Vicky Krieps, divenuta celebre grazie a Il filo nascosto, e la turca Derya Alabora nei panni di Leyla.

La spia – A Most Wanted Man: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. La spia – A Most Wanted Man è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 29 luglio alle ore 23:15 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

 
 

La Spia – A Most Wanted Man: recensione del film con Philip Seymour Hoffman

La Spia - A Most Wanted Man

Il 30 ottobre di quest’anno sarà una giornata triste. È la giornata che tutti i cinefili ricorderanno come l’ultima volta che è arrivato al cinema un film con Philip Seymour Hoffman (fatta eccezione per la saga di Hunger Games che però non lo vede protagonista). La Spia – A Most Wanted Man è l’ultimo film che lo straordinario attore americano ha girato e completato prima della sua prematura scomparsa a gennaio 2014, è diretto da Anton Corbijn ed è basato sul romanzo di John Le Carrè, Yssa il buono.

In La Spia – A Most Wanted Man Yssa Karpov, un povero diavolo di origine russo-cecena, approda nel porto di Amburgo, all’indomani degli attentati terroristici dell’undici settembre, deciso a recuperare il denaro che suo padre, uno spietato criminale di guerra, ha accumulato impunemente. Melik Oktay e sua madre, entrambi residenti turchi-musulmani ad Amburgo, incontrano il ragazzo e gli offrono asilo. Senza saperlo, innescano una catena di eventi che coinvolgono le agenzie di intelligence di tre paesi. Sulle tracce del giovane c’è Günther Bachmann, agente dei servizi segreti che cerca di scoprire chi è e cosa cerca Yssa Karpov.

Corbijn, che ha alle spalle una solida formazione fotografica e solo due esperienze come regista di lunghi, cerca di seguire l’esempio di Tomas Alfredson, che con il suo La Talpa, altro adattamento da Le Carrè, aveva realizzato uno dei migliori film di genere (e non) degli ultimi anni. Purtroppo il risultato non è altrettanto interessante e La Spia si rivela, registicamente, un film tronco, che manca del ritmo e dell’eleganza che la letteratura di Le Carrè esige, una volta trasposta al cinema. La regia segue il protagonista in maniera servizievole, senza guizzi, e ci consegna un racconto monocorde che si risolleva in un finale pessimistico e cinematograficamente perfetto.

Protagonista della scena è Philip Seymour Hoffman, che con la sua mole e la sua personalità dipinge un personaggio completamente dedito al lavoro; incurante della sua persona e della sua salute (beve e fuma troppo), il suo Günther Bachmann è un uomo buono, nonostante sia stato fregato dalla vita e dagli eventi, un uomo che nonostante la sua difficile posizione cerca di fare la cosa giusta pur facendo il suo delicato mestiere, fatto di equilibri e compromessi. La gravitas di Hoffman passa dallo schermo allo spettatore, con la consueta potenza di uno sguardo penetrante e fermo, eppure intimamente ferito, quello sguardo che l’attore riusciva a consegnare con impensata semplicità ad ogni suo personaggio. A condividere con lui questo viaggio in una insolita Amburgo cinematografica ci sono Rachel McAdams, Robin Wright, Nina Hoss, Daniel Brühl, Grigoriy Dobrygin e Willem Dafoe.

La Spia – A Most Wanted Man è un film non completamente riuscito, un film dimenticabile che verrà purtroppo ricordato per essere stato l’ultima possibilità per Philip Seymour Hoffman di scavarsi dentro alla ricerca dell’altro e di consegnare al pubblico una nuova, e in questo caso struggente, maschera.

 
 

La Spia – A Most Wanted Man con Philip Seymour Hoffman arriverà il 30 Ottobre

Notorious Pictures è lieta di annunciare l’uscita nelle sale italiane di La Spia – A Most Wanted Man, la spy story tratta dal romanzo di John Le Carrè “Yssa il buono” e diretta dall’affermato fotografo e regista Anton Corbijn (Control; The American).

La pellicola vede l’ultima preziosissima apparizione da protagonista sul grande schermo dello straordinario Premio Oscar Philip Seymour Hoffman, che interpreta magistralmente il ruolo del protagonista della storia, l’agente anti-terroristico Günther Bachmann.

Accanto ad Hoffmann nomi altrettanto prestigiosi: dal versatile e bravissimo Willem Dafoe (Ninphomaniac vol.2Grand Budapest HotelSpider man 1 e 2Il paziente inglese), all’accattivante attrice canadese Rachel Mc Adams (Sherlock Holmes,Sherlock Holmes – Gioco d’ombreMidnight in Paris); dal brillante Daniel Brühl, impostosi all’attenzione mondiale per l’incredibile interpretazione di Niki Lauda in Rush, alla splendida attrice teatrale Nina Hoss (Le particelle elementari, Yella – che le è valso l’Orso d’argento al festival di Berlino come miglior attrice); dalla talentuosa vincitrice del Golden Globe® Robin Wright per finire col giovanissimo e magnetico Grigoriy Dobrygin, molto conosciuto in patria ma ancora poco nel resto del mondo.

Ambientato e girato nella Germania contemporanea, tra Amburgo e Berlino, “La spia” è un thriller emozionante e avvincente, che mescola i toni concitati dell’action a quelli più intimi e soffusi della storia d’amore. Si avvale della regia dinamica e visionaria di Corbijn, regista celebre, oltre che per il cinema, per i suoi videoclip musicali dall’intensa evocatività; sfrutta al massimo le eccezionali doti interpretative di Philip Seymour Hoffman, che è fulcro della vicenda e personaggio fondamentale intorno a cui ruota tutto il resto del cast.

Pur essendo una storia di finzione, inoltre, il film indaga in modo così potente e introspettivo il dramma del terrorismo internazionale, fenomeno che negli ultimi decenni ha intaccato in modo irreversibile le abitudini e il pensiero occidentale, tanto da diventare indagine autentica sulla paura dell’altro e specchio della società contemporanea.

Anton Corbijn su Philip Seymour Hoffman: “Non saprei da che parte iniziare quando penso a ciò che ci ha lasciato in eredità, che è immenso sia per portata che per profondità… Era il miglior caratterista che io riesca a immaginare. La sua forza consisteva in un’immersione totale nel ruolo ed in una completa assenza di vanità. Al contempo, odiava ciò che amava, che era la sua maledizione – si faceva a pezzi per le sue interpretazioni.”

Notorious Pictures porta nelle sale italiane l’ultima strepitosa performance cinematografica di un interprete già finito a pieno titolo tra i migliori che il cinema di tutti i tempi abbiamo mai avuto.

Sinossi breve: Dopo “La Talpa”, un altro romanzo ad alta tensione dello scrittore britannico John Le Carré arriva sul grande schermo.  LA SPIA – A MOST WANTED MAN è un action thriller politico interpretato da un cast strepitoso che annovera tra gli altri: Philip Seymour Hoffman nella sua ultima grande interpretazione da protagonista; con lui Rachel McAdams, Willem Dafoe e Daniel Brühl.

La trama si dipana tra Amburgo e Berlino, e vede coinvolti un misterioso uomo in fuga, un banchiere britannico, una giovane avvocatessa idealista e il capo di un’unità segreta di spionaggio tedesca

 
 

La Spagna non candida Almodovar all’Oscar!

Dopo la proposta italiana, Terraferma di Emanuele Crialese, arrivato anche a sorpresa visto che tutti indicavano come il possibile candidato Habemus Papam di Nanni Moretti, oggi arriva la sorpresa spagnola: niente Almodovar. 

 
 

La spada nella roccia: recensione del film

La Spada nella Roccia

Recensione del cult d’animazione La spada nella roccia, il film d’animazione di Wolfgang Reitherman e targato Walt Disney.

La Spada nella Roccia Sinossi
: E’ la storia del giovane Artù, il futuro leggendario Re, nel suo apprendistato presso un eccentrico e pasticcione Mago Merlino. 

Analisi, La spada nella roccia: Il giovane Artù, che tutti chiamano Semola è ignaro del pasticcio in cui si sta andando a cacciare quando, addentrandosi nella foresta, va a recuperare la freccia che Caio ha scagliato troppo lontano.

E’ così che comincia questa incredibile avventura, ed è così che il protagonista conosce l’eccentrico e potente Mago Merlino e il suo gufo ‘altamente istruito’ Anacleto.

Mai come in questo caso, la storia prende forma secondo le caratteristiche del viaggio di formazione, in cui un giovane di buon speranze prende coscienza delle proprie qualità, che nel caso particolare non risiedono nel corpo, ma nello spirito brillante e acuto del giovane. Efficace la contrapposizione di Semola con Caio, giovanotto grosso e stupido che però davanti all’evidenza, davanti a Semola che è riuscito ad estrarre la Spada dalla roccia, non può fare altro che inchinarsi.

La spada nella roccia: recensione del film

La Spada nella RocciaUn viaggio di formazione dunque, ma che attraverso la magia assume dei contorni personali. Semola diventerà pesciolino, scoiattolo e passerotto, sfuggirà ad un luccio enorme, ad un lupo affamato, ad un falco so grazie ai suggerimenti di Merlino e alla sua astuzia, perché i cervello vince sui muscoli. Ma lì dove cervello e muscoli perdono è di fronte al cuore, all’amore della piccola scoiattolina che ignara della vera natura di Semola se ne innamora e sprigiona una forza ‘più potente della forza di gravità’. Tutte lezioni di  vita che il giovanotto apprende a cuor leggero dal mago pasticcione.

L’avventura di Semola assume una piega negativa quando cade ignaro nelle grinfie di Maga Magò, acerrima nemica di Merlino, che potrebbe essere ricondotta alla leggendaria figura della Fata Morgana, avversaria di Merlino nella mitologia arturiana.

Ancora una volta con La spada nella roccia la musica Disney incanta, con motivi che restano nell’immaginario e fanno sorridere a tutte le età, candidati all’Oscar nel 1964.

 
 

La spada nella roccia: la Disney ha trovato il regista per il live action

la spada nella roccia

Come già annunciato due anni fa, la Disney ha ufficialmente iniziato la pre-produzione del live action de La spada nella roccia, nuovo adattamento del classico uscito nel 1963 sceneggiato da Bryan Cogman, show runner della serie tv Game of Thrones. Nel frattempo, fa sapere l’Hollywood Reporter, è stato confermato alla regia Juan Carlos Fresnadillo, lo spagnolo che ha firmato l’horror 28 settimane dopo.

Come il film d’animazione, La spada nella roccia in live action sarà tratto dall’omonimo romanzo di T.H. White e seguirà la formazione giovanile del giovane Artù in compagnia del Mago Merlino.

La Spada nella Roccia: in arrivo il live action

Ecco di seguito tutti i progetti in live action che sta sviluppando la Disney al momento: Dumbo (diretto da Tim Burton), MulanPinocchioCampanellino (con Reese Witherspoon), il sequel di Maleficent, e Aladdin.

La spada nella roccia: la recensione del classico Disney

Fonte: THR

 
 

La Spada nella Roccia: in arrivo il live action

“Dopotutto perché no, cominciavo a sentirmi escluso” la battuta è una delle tante celebri pronunciate dal Genio della Lampada di Aladdin, ma in questo caso potrebbe averla pronunciata benissimo Semola, o Artù, protagonista, insieme a Mago Merlino e ad Anacleto, de La Spada nella Roccia, forse il più amato classico della Disney.

Ebbene, per rimanere fedele alla sua linea produttiva degli ultimi mesi, la casa di Topolino ha deciso di realizzare un live action anche della classica storia di origini del grande re della leggenda bretone. Bryan Cogman, show runner della serie tv Game of Thrones, è stato incaricato di scrivere la sceneggiatura.

Ecco di seguito tutti i progetti in live action che sta sviluppando la Disney al momento: Il Libro della Giungla (diretto da Jon Favreau, arriverà il 15 aprile 2016), La Bella e la Bestia (17 marzo 2017), il sequel Alice Attraverso lo Specchio (27 marzo 2016), Dumbo (diretto da Tim Burton), i film di Winnie the Pooh, Mulan, Pinocchio, Campanellino (con Reese Witherspoon), il sequel di Maleficent, l’ultimo annunciato spin-off sul principe azzurro di Cenerentola e Genie, prequel in live action di Aladdin.

 
 

La spada nella roccia: curiosità, canzoni e significato del Classico Disney

La spada nella roccia

Nel lungo e glorioso elenco dei Classici Disney, La spada nella roccia viene troppo spesso dimenticato o sottovalutato. Esso è però una brillante rilettura della leggenda di Re Artù, nonché uno dei più divertenti e bizzarri tra i vari film d’animazione realizzati dal celebre studios. Distribuito al cinema nel 1963, il film è diretto da Wolfgang Reitherman, ed è anche stato l’ultimo ad essere prodotto sotto la supervisione di Walt Disney, scomparso nel 1966.

Dotato di memorabili canzoni, scritte e composte dai fratelli Robert e Richard Sherman, il film è basato sull’omonimo romanzo di T. H. White, pubblicato nel 1938. Questo propone una rielaborazione dell’infanzia di Artù, combinando una serie di generi tra cui il fantasy e la commedia. Grazie alla presenza di personaggi iconici e situazioni divenute parte dell’immaginario collettivo, il titolo si è negli anni affermato nel cuore di grandi e piccoli.

Al momento della sua uscita, fu uno dei maggiori successi del suo anno. A fronte di un budget di soli 4 milioni di dollari, questo arrivò ad incassare complessivamente circa 34 milioni nel mondo, grazie anche alle diverse riedizioni curate negli anni. La spada nella roccia si è inoltre affermato come uno dei più complessi film d’animazione dello studios, nonché carico di elementi filosofici che lo contraddistinguono dagli altri Classici. Un film che merita di essere riscoperto e apprezzato nelle sue numerose particolarità.

La spada nella roccia: la trama, i personaggi e la genesi del film

La vicenda ha inizio nel momento in cui il re d’Inghilterra, Uther Pendragon, muore senza lasciare eredi al trono. Miracolosamente, a Londra appare una spada conficcata in un’incudine e sopra di essa vi è incisa una profezia: chiunque riuscirà ad estrarla sarà il nuovo re. Nessuno sembra tuttavia in grado di riuscire nell’impresa, e la spada viene ben presto dimenticata. Diversi anni dopo, Artù, un orfano dodicenne soprannominato Semola, accompagna il fratello adottivo Caio in una battuta di caccia. Quando una delle frecce di Caio finisce accidentalmente nel bosco, il ragazzino viene mandato alla sua ricerca. Addentratosi nel bosco, il giovane si ritrova al cospetto di Merlino, un anziano e potente mago.

Questi si offre di diventare il precettore del giovane e lo accompagna a casa sua, al castello di Sir Ettore, il padre adottivo di Semola. Quella stessa notte, Sir Pilade, amico di Sir Ettore, arriva con la notizia che l’annuale torneo tra cavalieri si terrà a Londra e il vincitore sarà incoronato re. Ettore decide quindi di preparare suo figlio Caio per l’evento e nomina Artù suo scudiero. Tra gli insegnamenti di Merlino e imprevedibili quanto comici eventi, Semola cresce da un punto di vista intellettivo ed emotivo, ignaro che un glorioso futuro lo attende.

La volontà di realizzare un film tratto dal romanzo omonimo nacque in Disney nello stesso 1938. Egli ne acquisì subito i diritti, convinto dal potenziale della storia. Tuttavia, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la produzione del film venne sospesa e rimandata. Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta questa venne più volte messa in programma e puntualmente rimandata. Soltanto nel 1960 Disney si decise a dare il via definitivo alla sua realizzazione. Un team di esperti animatori si misero così a ricercare la giusta formula per dar vita ai mitologici eventi della storia, cercando allo stesso tempo di costruire una narrazione più coesa e di semplice fruizione.

La spada nella roccia significato

La spada nella roccia: le differenze con il libro e il significato del film

Nell’adattare il libro di White, gli animatori e gli sceneggiatori della Disney dovettero ricorrere ad alcuni “tradimenti” nei confronti di questo. Ciò è motivato dalla necessità di dar vita a delle soluzioni più confacenti con la natura cinematografica del progetto. In particolare, per conferire un tono più fanciullesco al tutto l’età del protagonista è stata abbassata dai sedici ai dodici anni. Si è poi reso necessario inserire nel film degli opponenti ed un vero e proprio nemico. Nel libro, infatti, Sir Ettore e Caio sono personaggi positivi, mentre nel film ostacolano in più modi Artù.

Il celebre personaggio di Maga Magò, invece, era presente soltanto nelle edizioni originali del romanzo, mentre era stata rimossa dalle stesure revisionate. Disney, però, avvertiva la necessità di conferire alla storia un nemico concreto, e vide tale possibilità nella Maga, che venne quindi recuperata per la pellicola. Il suo scontro con Mago Merlino si basa invece su quello che nel libro quest’ultimo intrattiene con un’ancella della Dama del Lago. Tale episodio, però, si svolge dopo l’incoronazione di Artù, mentre nel film avviene prima di essa.

Al di là della magia e del fantasy, La spada nella roccia è un vero e proprio racconto di formazione. L’istruzione di Artù avviene tramite l’aiuto del mentore Merlino, il quale lo aiuta a trovare il proprio posto nel mondo. Egli lo sprona a perseguire il bene, facendo in modo che il ragazzo creda sempre di più in sé stesso e impari a superare le difficoltà che gli si parano di fronte. Le situazioni a cui lo sottopone (la trasformazione in pesce e in scoiattolo) gli serviranno per imparare le leggi della società e dell’amore.

Particolarmente significativo è anche lo scontro tra Merlino e Maga Magò. Questi sono l’uno l’opposto dell’altro, e dalla loro sfida a suon di magia Artù imparerà un importante lezione: la saggezza trionfa sempre sulla forza bruta. Più la Maga si trasforma in creature grandi e forti, più Merlino si rimpicciolisce, fino a diventare un virus con cui sconfigge l’avversaria. Il piccolo ha trionfato sul grande, la saggezza sui muscoli. L’estrazione della spada nella roccia, a questo punto, diventa il coronamento di un percorso di crescita, il quale è alla base di questo racconto senza tempo.

La spada nella roccia: le canzoni, il live-action e dove vedere il film streaming

Ad accompagnare il racconto di Artù e Merlino vi sono alcune tra le più celebri canzoni dell’universo Disney. Composte dai fratelli Sherman, queste arricchiscono di significato le situazioni mostrate, permettendo così al loro significato più intrinseco di arrivare nei cuori e nella mente dello spettatore. In particolare, Questo il mondo fa girar si può ascoltare nella sequenza in cui Artù viene trasformato in pesciolino, e descrive le varie leggi che governano il mondo e la società. Iconica, per la sua particolarità e per la bellezza della scena a cui è associata, è anche Higitus Figitus, cantata dallo stesso Merlino.

Dati i successi dei rifacimenti in live-action dei propri Classici, la Disney ha annunciato nel 2015 di aver in programma anche un remake de La spada nella roccia. Questo verrà scritto da Bryan Cogman, autore di diversi episodi di Il Trono di Spade, ed esperto di genere fantasy. Nel 2018 viene annunciato che le riprese sono previste per il 2019, con la regia di Juan Carlos Fresnadillo, e che il titolo dovrebbe essere reso disponibile nel 2020 direttamente sulla piattaforma Disney+.

Per gli appassionati di La spada nella roccia, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Il film è infatti presente a noleggio su Rakuten TV, Chili Cinema, Tim Vision e Apple iTunes. È inoltre presente nel catalogo di Disney+. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video.

https://www.youtube.com/watch?v=KnL0rYFKuL4

Fonte: IMDb

 

 

 
 

La Spada nella Roccia, da oggi disponibile su Disney+

la spada nella roccia

Lo scorso 24 marzo, al debutto di Disney+, moltissimi abbonati al servizio di streaming della Casa di Topolino avevano notato l’assenza di uno dei classici d’animazione più amati della produzione disneyana, La Spada nella Roccia.

Da oggi, per fortuna, quella lacuna del catalogo Disney+ è stata colmata e infatti potete godere del film in tutta la sua magica bellezza (qui).

Rispolverate la magia del classico con la bellissima introduzione del film:

La spada nella roccia: recensione

La spada nella roccia (The Sword in the Stone) è un film del 1963 diretto da Wolfgang Reitherman. È un film d’animazione prodotto dalla Walt Disney Productions e uscito negli Stati Uniti il giorno di Natale del 1963, distribuito dalla Buena Vista Distribution. 18° Classico Disney, fu l’ultimo ad uscire prima della morte di Walt Disney ed è stato anche l’ultimo ad essere prodotto tutto sotto la supervisione di quest’ultimo.

Nel 2015 arriva la prima notizia dell’entrata in produzione di un live action del film, mentre nel 2018 la Disney ha annunciato che Juan Carlos Fresnadillo avrebbe diretto il film.

 
 

La spada laser può distruggere lo scudo di Cap? Le risposte di Mark Hamill e Chris Evans

Tra un cavaliere Jedi e un Avenger, chi avrebbe la meglio? Ma soprattutto: riuscirebbe la forza della spada laser a distruggere l’inossidabile scudo di Captain America?

Domande curiose che si è posto un giovanissimo fan, sottoponendo la questione al diretto interessato Mark Hamill (lui che di spade laser ne ha impugnate a volontà nell’universo di Star Wars). E, come previsto, è arrivata la risposta dell’attore su Twitter: “Nell’universo Marvel non succederebbe mai. In quello di Star Wars però Luke non combatterebbe contro un eroe, ma se dovessero chiederglielo, potrebbe ridurre lo scudo in mille pezzi“.

Spada laser vs scudo di Captain America

Il tempo di leggere cosa aveva da dire Hamill, ed è comparsa subito dopo la replica dell’altro diretto interessato, Chris Evans (interprete di Steve Rogers nel MCU):

È una follia. Adesso ho le stelle ninja fatte di vibranio“.

https://twitter.com/ChrisEvans/status/1012072458604736514?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=http%3A%2F%2Fcomicbook.com%2Fmarvel%2F2018%2F06%2F28%2Fmark-hamill-chris-evans-lightsaber-cut-vibranium-star-wars-mcu%2F

 
 

La spada di Hok: in arrivo il sequel dopo 35 anni

spada_di_hok_jack_palance_terry_marcelNuovi sequel stanno per prendere vita, uno di questi è quello del film del 1980 La spada di Hok, diretto da Terry Marcel, che ritorna dopo ben 35 anni dalla sua ultima avventura. E proprio il regista è in procinto di lanciare una campagna crowdfunding per il sequel.

Per chi non conoscesse la trama, il film raccontava le avventure di Hok (John Terry), che lotta contro suo fratello malvagio Voltan (Jack Palance). Nel film presenti anche Bernard Bresslaw e Roy Kinnear. Voltan uccide il padre e rapisce una suora. Hok inizia la missione di salvataggio con una maga, un nano, un elfo, un gigante con una grande mazza, e l’antico potere della Spada della Mente.

I dettagli de La spada di Hok sono abbozzati al momento, in attesa di un annuncio vero e proprio, il prossimo mese, da parte di Marcel. Sappiamo già che Marcel delegherà i compiti del regista, ma non si sa ancora chi sarà a sostituirlo. Bisogna anche vedere se il cast sarà lo stesso, o se sarà quello di ”Hawk The Destroyer”, sequel mai realizzato. Come ultimo aggiornamento, Marcel ha annunciato sulla pagina Facebook del film che Rick Wakeman si occuperà della colonna sonora.

“La spada di Hok è stato importante per me come ragazzo”, afferma il CEO di Rebellion, Jason Kingsley, ‘‘ed è rimasto una pietra miliare importante per me ora come adulto. Aprì un sentiero luminoso per i film magici con spade e di stregoneria per gli altri a seguire. Sono lieto, e un po’ intimorito, di far parte del team che contribuirrà a creare altre avventure per Hok e i suoi amici”.

“Questo è un sogno che si avvera”, dice Marcel. “Sono felice di poter lavorare con un vero fan di spada-e-stregoneria, poiché le possibilità di Hok sono infinite – continuate a guardare fan di Hok!”

https://www.youtube.com/watch?v=3ykit7uiQOk

Fonte

 
 

La sottile linea rossa: trama, cast e curiosità sul film di Terrence Malick

La sottile linea rossa film

Dopo vent’anni di silenzio, nel 1998 il celebre regista Terrence Malick torna al cinema con quello che è ancora oggi considerato il suo massimo capolavoro. Si tratta di La sottile linea rossa, film di guerra unico nel suo genere, attraverso il quale emergono i tormenti interiori di un gruppo di soldati costretti a misurarsi con gli orrori della Seconda guerra mondiale. Malick è infatti noto per il suo perfezionismo maniacale, come anche per le profonde riflessioni filosofiche e spirituali di cui i suoi film sono intrisi, con tanto di vero e proprio viaggio nella mente dei personaggi attraverso la loro voce narrante.

Quello di La sottile linea rossa è un progetto cullato per circa dieci anni, periodo di tempo in cui il regista si è dedicato ad un minuzioso e ambizioso adattamento dell’omonimo romanzo del 1962 di James Jones. Vero reduce della guerra nel Pacifico, questi racconta qui la sua esperienza durante la battaglia del Monte Austen, nell’ambito della campagna di Guadalcanal. A ritardare la realizzazione del film vi furono inoltre i particolari metodi di ripresa tipici del regista. Questi decise infatti di girare spesso in condizioni estreme, avvalendosi di fonti luminose diverse, sino a dar vita ad una prima versione del film lunga ben sei ore.

Dopo un drastico taglio in fase di montaggio, riducendo il film a metà della sua durata originale. Nonostante ciò, poco o nulla della sua bellezza è andata persa, e ancora oggi si tratta di un’opera senza tempo, capace di comunicare come pochi film del suo genere lo stato d’animo di personaggi e l’atmosfera delle vicende da loro vissute. Prima di intraprendere una visione del film, proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ad altre curiosità. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La sottile linea rossa: la trama del film

La vicenda narrata si svolge nel 1942, nell’isola di Guadalcanal, appartenente all’arcipelago delle Isole Salomone. Qui la compagnia di fucilieri Charlie viene inviata alla conquista di un campo d’aviazione giapponese posto in cima alla collina dell’isola. Il gruppo di militari è guidato dal mite capitano Staros, il quale esegue gli ordini dell’ambizioso colonnello Tall. Durante il lungo e sanguinoso assalto, gli uomini avranno modo di confrontarsi tanto con il luogo che li ospita quanto con sé stessi, interrogandosi sulla follia di quella guerra. Tra tutti, spiccheranno le vicende del soldato Witt, del soldato Bell e l’inevitabile scontro tra Tall e Staros. Le loro azioni segneranno in modo talvolta imprevedibile l’esito della missione.

La sottile linea rossa cast

La sottile linea rossa: il cast del film

Al momento di dover produrre il film, data la sua complessità, i produttori convinsero Malick a coinvolgere attori particolarmente noti nel progetto. Il primo a dichiararsi disponibile fu Sean Penn, disposto persino a lavorare gratis pur di poter prendere parte al nuovo film del regista. A lui è stata assegnato il ruolo del cinico sergente Welsh. Dopo di lui, numerosi attori si proposero per recitare in La sottile linea rossa, dando vita ad una lunga fase di provini. Adrien Brody finì con l’interpretare il caporale Geoffrey Fife. Questi doveva essere uno dei protagonisti del film, ma finì con il rappresentare poco più di un cameo in seguito ai tagli effettuati al montaggio. Jim Caviezel dà invece vita al soldato Robert Lee Witt, mentre Ben Chaplin è il soldato Jack Bell.

George Clooney interpreta il capitano Charles Bosche. Questi lavorò sul set per due settimane, ma anche lui vide drasticamente ridotta la sua presenza dopo i tagli di montaggio. Finì infatti con l’apparire in scena per meno di un minuto. Woody Harrelson, che interpreta il sergente Keck, rimase sul set ben oltre quanto per lui previsto solo per poter osservare Malick al lavoro. Sono poi presenti attori come John Cusack nei panni del capitano John Gaff, Jared Leto in quelli del secondo tenente William Whyte e John Travolta per il brigadier generale Quintard. Nick Nolte interpreta il tenente Tall, mentre Elias Koteas il capitano Staros. Numerosi sono inoltre gli attori che hanno recitato nel film e che sono stati del tutto tagliati dal film. Tra questi si annoverano Gary Oldman, Mickey Rourke, Viggo Mortensen e Billy Bob Thornton.

La sottile linea rossa: le riprese, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Come accennato, con questo film Malick portò le proprie particolari tecniche di ripresa a nuovi livelli. Nei cento giorni dedicati al set, egli sperimento diversi risultati con la luce naturale e artificiale. Non volendo attendere per l’illuminazione giusta, decise infatti di girare la stessa scena per tre volte, ogni volta con condizioni di luce diverse, così da avere maggior scelta in fase di montaggio e prediligere l’illuminazione che riteneva più adeguata ad ogni sequenza. Allo stesso modo, durante le scene dedicate alle battaglie più crude decise di distogliere l’attenzione da queste, come per pudore e rispetto, e andare piuttosto ad inquadrare elementi naturali presenti sul luogo. Tecniche come queste hanno così portato il film ad ottenere quello spiritualismo tipico del cinema di Malick.

Per poter ritrovare tutto ciò, è possibile fruire di La sottile linea rossa grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente, in prima visione assoluta, nel palinsesto televisivo di martedì 2 marzo alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb, FilmComment

 
 

La sorgente dell’Amore: recensione del film di

La sorgente dell'amore

In La sorgente dell’amore in un ameno e sperduto villaggio arroccato sulle montagne di un non meglio precisato paese tra il nord Africa e la penisola arabica, le donne della piccola comunità sono costrette a scarpinare per centinaia di metri in salita pur di raggiungere l’unica sorgente d’acqua disponibile. Come per le loro madri e le madri delle loro madri, così è per loro; mentre i mariti disoccupati bivaccano al bar a bere the,  le donne, giovani, vecchie ed addirittura gravide sono costrette a questo faticosissimo supplizio giornaliero pur di garantire acqua alla famiglia. Tutto questo sino a quando la giovane e bella Leila (Leila Bekhti), nata nel sud, nelle terre del grande deserto, spingerà le compagne a dire basta e a reagire a quello stato di cose. Leila convincerà le altre donne del villaggio a cominciare una singolare forma di sciopero: lo sciopero dell’amore. Come previsto gli uomini del villaggio, soprattutto i più anziani ed i più integralisti, non la prenderanno bene e cercheranno con ogni mezzo di intimorire e spegnere l’ardore rivoluzionario delle agitate consorti.

Radu Mihaileanu dirige e co-produce questo interessantissimo La sorgente dell’amore che affronta con serietà e profondità la questione della donna e del suo ruolo all’interno della società musulmana. La sorgente dell’amore, che figura nella selezione ufficiale del Festival di Cannes 2010, espone con una certa completezza di argomenti l’attualissimo dibattito inerente alla donna nel mondo arabo, sezionando la questione da diversi punti di vista e confrontando le varie interpretazioni coraniche.

E’ giusto che alla donna sia vietato di istruirsi, di crearsi delle opinioni e di avere un ruolo attivo nella società musulmana? E’ proprio vero che il Corano impedisce ad essa di parificarsi ai diritti propri dell’uomo? La sorgente dell’amore parte dalla circoscritta lotta per l’acqua per giungere ad un dibattito dal respiro più ampio e complesso come testimoniano gli interessantissimi dialoghi finali tra le donne del villaggio e l’Imam locale.

Radu Mihaileanu è un regista francese di religione ebraica che ha partorito questa storia prendendo spunto da un episodio accaduto realmente e recentemente in un piccolo villaggio della Turchia. Il bravo regista francese per documentarsi a dovere sulla realtà che stava andando a rappresentare ha trascorso diversi mesi girando e visitando piccoli villaggi montani sparsi per il territorio arabo;  molti dei personaggi del film hanno contorni e caratteristiche ispirati a personaggi realmente conosciuti. Ottimo il risultato e soprattutto la scelta degli interpreti trai quali spiccano la bella protagonista Leila Bekhti e il giovane ed aitante marito Saleh Bakri. Interpretazioni convincenti e spontanee accompagnate ad un’ineccepibile ricostruzione scenografica.

La sorgente dell’amore di Mihaileanu se difetta in qualcosa è in una lunghezza forse eccessiva ma lascia un segno importante nella mente dello spettatore il quale ha modo di conoscere meglio e da un’angolazione nuova una società chiusa e tanto diversa come quella del film. Ne La sorgente dell’amore non si vuole accusare o additare tutto il mondo musulmano, al contrario si vuole dare voce ad un islamismo illuminato e liberale che esiste e che l’occidente deve aiutare ad emergere.

In uscita nelle sale italiane il prossimo 9 marzo, La sorgente dell’amore è un film coinvolgente e ben fatto, un film che difficilmente troverete nei multisala, ma che merita di essere cercato e visto.

 
 

La Sony svela i loghi ufficiali di Venom 3 e Karate Kid

Venom 3 film Sony 2024

Manca ancora molto all’uscita di Venom 3, ma la Sony Pictures, svelando la sua line-up per il 2024 al CES 2024, ha finalmente rivelato il primo logo ufficiale del film, insieme anche a quello del nuovo Karate Kid. Per quanto riguarda il logo di Venom 3, questo assomiglia ai due precedenti titoli dedicati al celebre simbionte, ma potrebbe facilmente essere un logo temporaneo. Si prevede infatti che, proprio come per il secondo capitolo, Venom: La furia di Carnage, anche questo terzo film avrà un sottotitolo, per cui è lecito aspettarsi che un nuovo logo del film verrà prima o poi fornito, comprensivo di tale aggiunta.

Oltre a questo, come anticipato, è poi stato presentato anche il logo di Karate Kid, un nuovo film del franchise che riporterà in scena il karate kid originale Ralph Macchio e Jackie Chan, che aveva invece recitato in qualità di maestro nel reboot. A novembre è infatti stato annunciato che Macchio e Chan si riuniranno per questo nuovo film nel 2024 e che è ancora in corso il casting per una nuova star bambina che interpreti il personaggio principale. Ad oggi non sono ancora stati rivelati altri dettagli sulla trama, per cui non resta che attendere maggiori comunicazioni da parte della Sony. Intanto, ecco qui di seguito i loghi presentati, riportati da Rotten Tomatoes:

Venom 3, tutto quello che sappiamo sul film

A maggio, il titolo provvisorio di Venom 3 è stato rivelato essere Orwell, che alcuni fan hanno preso come riferimento a Orwell Taylor della Marvel Comics, un ex generale dell’esercito degli Stati Uniti che formò la squadra di supercriminali cacciatori di Venom nota come “Jury”. Il personaggio di Orwell ha svolto un ruolo di primo piano nella miniserie Venom: Lethal Protector dello scrittore David Michelinie e dell’artista Mark Bagley, che ha segnato il primo titolo da solista di Venom quando è stato lanciato nei primi anni ’90. In attesa di una conferma sul titolo ufficiale, restano sconosciuti i dettagli della trama. Il film sarà distribuito in sala dalla Sony dall’8 novembre 2024.

Oltre al ritorno di Hardy nel ruolo di Venom/Eddie Brock, Venom 3 introdurrà la star di Ted Lasso, Juno Temple, in un ruolo significativo anche se sconosciuto. Anche la star di Doctor Strange Chiwetel Ejiofor, che interpreta lo stregone Karl Mordo nel Marvel Cinematic Universe, è stata confermata per il cast di Venom 3 in un ruolo a sua volta sconosciuto. Al momento della stesura, Hardy, Temple ed Ejiofor sono gli unici tre attori ufficialmente coinvolti nel progetto, lasciando i fan a ipotizzare se Michelle Williams e/o Stephen Graham torneranno per riprendere i rispettivi ruoli di Anne Weying e il detective Mulligan dal precedente Venom ( 2018) e Venom: La furia di Carnage (2021).

 
 

La Sony porta sugli schermi la serie tv Good Times

La serie tv degli anni ’70 Good Times, che negli USA ebbe una certa popolarità, venendo in seguito diffusa in Italia da varie reti locali, potrebbe diventare un film.

A mettere in cantiere il progetto è stata la Sony; il progetto è attualmente seguito da Scott Rudin, che avrebbe già individuato in Phil Johnston (co-sceneggiatore di Ralph Spaccatutto) la persona giusta cui affidare la scrittura del film.

Trasmessa dalla CBS a cavallo tra il 1974 e il 1979, ambientata a Chicago, Good Times narrava le vicende di una famiglia di colore di ceto medio basso; del cast faceva parte, tra gli altri, John Amos, che in seguito ha visto proseguire con alterne fortune la propria carriera sul piccolo schermo, con qualche apparizione cinematografica (era uno dei ‘cattivi’ di 58 Minuti per morire); del cast ricorrente faceva parte anche l’allora giovanissima Janet Jackson, mentre ad alcuni episodi ha partecipato Louis Gossett Jr.

Fonte: Empire