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Gabriele Salvatores a Giffoni presenta Il Ragazzo Invisibile 2

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Gabriele Salvatores a Giffoni presenta Il Ragazzo Invisibile 2

Il Premio Oscar Gabriele Salvatores arriva a Giffoni con Ludovico Girardello protagonista de Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione per incontrare i ragazzi del Festival e tenere una masterclass. A Giffoni sarà proiettato anche Denti, film del 2000 con Paolo Villaggio che ricorda con emozione: “Era un grandissimo attore e un amico, era un grande attore comico – sottolinea – perché aveva innato il senso tragico della vita”.

Alle domande sul suo prossimo film dice: “Uscirà a gennaio e sarà accompagnato da una serie di iniziative collaterali. Ci sarà una graphic novel con la Panini e molto probabilmente uscirà il secondo capitolo del libro. Stiamo ultimando gli effetti e ricreando alcuni passaggi in 3D. Nel frattempo dal precedente a questo il nostro protagonista è cresciuto e senza fare troppe anticipazioni – aggiunge – scoprirà di avere una sorellina un po’ “infiammabile” e due madri, una biologica e l’altra adottiva – questo secondo film ha un andamento emotivo molto forte e più dark del primo”.

A venti anni di distanza da Nirvana (1996) Salvatores spiega come all’epoca non si conoscevano le potenzialità della rete. “L’approccio alla fantascienza mi viene naturale. Per capire la realtà non basta la ragione e oggi capire il confine tra realtà a finzione non è facile. Il cinema ha un grande potere, quello di far apparire le ombre di Platone vere. Il cinema ha il potere di evocare i fantasmi come diceva Jacques Derrida, e per questo la sala cinematografica non morirà mai – asserisce con convinzione Salvatores. Il ragazzo invisibile gioca con il tema dei supereroi e cita Gramsci per affermare che per capire la realtà non basta la ragione. Nel primo film il protagonista scopriva il superpotere, nel secondo il tema è come usare i superpoteri, cosa farne e come capire il confine tra giusto e ingiusto, tra bene e male”.

Il ragazzo invisibile seconda generazione: il teaser trailer del film di Gabriele Salvatore

Parlando di un certo cinema che si ispira a storie realmente accadute Salvatores spiega che per lui “il cinema non ha più solo la funzione di essere una finestra sulla realtà. Una storia vera ti lega alla presa diretta e la televisione, se ben fatta, assolve a questo compito. Apprezzo molto Dolan perchè è molto bravo a coniugare lo sguardo sulla realtà con la dimensione emotiva andando oltre il realismo. Nel mio film c’è uno sguardo introspettivo, un ritmo serrato ed è più spettacolare del primo. Ne sono fortemente innamorato. Sto intraprendendo alla soglia dei 67 anni (li compirà il 30 luglio) un viaggio che scompagina la struttura classica della sceneggiatura.”

Alla domanda se ci sarà la continuazione di Italy in a Day, il documentario che nel 2014 realizzò con la Rai, a partire da una campagna pubblicitaria online che chiedeva alle persone di riprendere alcuni momenti della propria giornata, Salvatores ha detto che ne sarebbe contento e che “sarebbe potuto e potrebbe diventare un appuntamento annuale ma – sottolinea – per questo servirebbe la Rai a cui peraltro abbiamo proposto il progetto ma ad oggi non se ne è fatto nulla. Gli avevamo proposto il tema del Capodanno. Farei Italy in a Day di nuovo”.

Parlando dei progetti futuri Salvatores dice: “Sto lavorando a un film americano, sarebbe un ritorno al road movie raccontando un rapporto tra padri e figli”. A proposito de Il Ragazzo Invisibile non esclude che ci possa essere un terzo episodio. “In un momento in cui i ragazzi vogliono la visibilità attraverso i social abbiamo scelto questo super potere perché il più economico e non si vende.”

Gabriele Muccino: 10 cose che forse non sai sul regista

Gabriele Muccino: 10 cose che forse non sai sul regista

Tra i più abili registi italiani vi è senza ombra di dubbio Gabriele Muccino, profondo conoscitore del mezzo cinematografico che negli anni ha portato al cinema la storia di un’Italia, e di italiani, in piena trasformazione. Con le sue storie corali e ricche di passioni, il regista ha conquistato critica e pubblico, riuscendo anche a compiere il salto in quel di Hollywood, dove ha avuto modo di realizzare più di un film.

Ecco 10 cose che non sai su Gabriele Muccino.

I film di Gabriele Muccino

1. Ha scritto e diretto lungometraggi in Italia e negli Stati Uniti. Muccino debutta alla regia nel 1998 con il film Ecco fatto, ottenendo maggior popolarità con l’opera seconda Come te nessuno mai (1999). Il successo arriva con il film L’ultimo bacio (2001). Dirige poi Ricordati di me (2003), mentre con La ricerca della felicità compie il suo esordio statunitense, collaborando con l’attore Will Smith, che dirige nuovamente in Sette anime (2008). Torna poi in Italia per realizzare Baciami ancora (2010), sequel del suo celebre film. Negli Stati Uniti realizza poi altri due film Quello che so sull’amore (2012) e Padri e figlie (2015). Con L’estate addosso (2016) torna in Italia, ottenendo poi un altro grande successo con A casa tutti bene (2018), di cui poi realizza anche la serie. Nel 2020 realizza Gli anni più belli, dove dirige alcuni tra i suoi attori feticcio, come Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria, in aggiunta a Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti.

2. Per i suoi film ha ottenuto importanti riconoscimenti. Nel corso degli anni Muccino si è affermato come un regista particolarmente apprezzato dalla critica, che ne ha in più occasioni premiato l’opera artistica. Con L’ultimo bacio, infatti, ha vinto il David di Donatello come miglior regista, mentre nel 2008 riceve un David speciale per i suoi successi negli Stati Uniti come autore e come regista. Nel 2019, infine, vince la prima edizione del David dello spettatore con il film A casa tutti bene, premio assegnato ai più grandi successi della stagione.

Fino alla fine, l’ultimo film di Gabriele Muccino

3. Ha girato lo stesso film due volte. Nel 2024 Muccino torna al cinema con Fino alla fine (qui la recensione), il suo nuovo film incentrato su una ragazza americana che vive una pericolosa avventura di una notte insieme a quattro ragazzi palermitani. Come raccontato da Muccino, il film è stato girato due volte: una prima volta interamente in lingua inglese, per il mercato internazionale; e una seconda volta con l’alternanza di lingua inglese, italiano e dialetto siciliano, cosa che ha fatto esaltare le difficoltà di comunicazione tra i protagonisti.

Elena Kampouris Gabriele Muccino Fino alla fine
Gabriele Muccino e Elena Kampouris in Fino alla fine. Foto di Valentina Glorioso.

Il figlio di Gabriele Muccino, Ilan, fa parte del cast di Amici 2024

4. Suo figlio è un cantante. Ilan, figlio del celebre regista Gabriele Muccino, è uno dei talenti scelti per la ventiquattresima edizione di Amici di Maria De Filippi. Ha infatti presentato il suo inedito Inverno proprio durante la sua prima esibizione ad Amici, dove grazie alle sue capacità interpretative e al suo talento autoriale viene scelto come allievo da Rudy Zerbi.

La vita privata di Gabriele Muccino

5. Si è sposato più volte. Muccino è stato sposato una prima volta dal 2002 al 2006 con Elena Majoni, mentre dal 2012 è sposato con Angelica Russo. Per entrambi i matrimoni, Muccino ha mantenuto particolare riserbo, evitando di condividere dettagli privati sui social o con i media.

6. Ha tre figli. Il regista ha avuto un primo figlio, Silvio Leonardo, nato nel 2000 da una relazione avuta con Eugenia F. Di Napoli. Nel 2003, durante il matrimonio con Elena Majoni, nasce il secondo figlio, chiamato Ilan. La prima figlia femmina nasce invece nel 2009, avuta con l’attuale moglie Angelica Russo.

Gabriele Muccino e suo fratello Silvio Muccino

7. Suo fratello è un noto attore. Muccino ha un fratello minore, Silvio, divenuto negli anni un noto attore. Questi esordisce al cinema proprio come protagonista del film Come te nessuno mai, per poi collaborare nuovamente con il fratello per i film L’ultimo bacio e Ricordati di me.

Gabriele Muccino - Lorenzo Jovanotti
Gabriele Muccino e Lorenzo Jovanotti sul red carpet della Festa di Roma 2024 – Foto di Aurora Leone © Cinefilos.it

8. Da anni non si parla con il fratello. Come noto, il rapporto tra Gabriele e Silvio non è dei migliori. Quest’ultimo accusò pubblicamente il fratello maggiore di essere una persona violenta e da lì ebbe inizio una lunga battaglia legale che ha contribuito ad allontanare i due. Ad oggi il legame sembra irrecuperabile e Silvio Muccino ha di molto ridotto i suoi lavori come attore.

Gabriele Muccino è su Instagram

9. Ha un account personale. Il regista è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 326 mila persone. All’interno di questo Muccino è solito condividere immagini e video promozionali dei suoi progetti cinematografici, ma non mancano anche affascinanti dietro le quinte estratti dalle riprese dei suoi film.

L’età e l’altezza di Gabriele Muccino

10. Gabriele Muccino è nato a Roma, in Italia, il 20 maggio 1967. Il regista è alto complessivamente 182 centimetri.

Fonti: IMDb, Instagram

Gabriele Muccino: “Pasolini non regista”

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Gabriele Muccino ha fatto molto parlare di sé nelle ultime ore a causa di una sua dichiarazione abbastanza “scooda” affidata a Facebook. La questione presa in esame dal regista è nientemento che il rapporto tra Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre il quarantesimo anniversario della morte, e il cinema, o meglio, la figura di regista.

Ecco cosa ha scritto Muccino:

Pier Paolo Pasolini, regista.

Leggo tanto di lui in questi giorni, ovunque. Lasciatemi dire la mia, ciò che penso da quando iniziai a sognare di diventare, un giorno, regista. Avevo diciott’anni e avevo tantissimi riferimenti che ancora oggi sono rimasti tali e altissimi.
So che quello che sto per dire suonerà impopolare e forse chissà, sacrilego? Ma per quanto io ami Pasolini pensatore, giornalista e scrittore, ho sempre pensato che Pasolini regista fosse fuori posto, anzi, semplicemente un “non” regista che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile, senza un punto di vista meramente cinematografico sulle cose che raccontava, in anni in cui il cinema italiano era cosa altissima, faceva da scuola di poetica e racconto “cinematico” e cinematografico in tutto il mondo.
In quegli anni Pasolini regista aprì involontariamente le porte a quella illusione che il regista fosse una figura e un ruolo accessibile a chiunque, intercambiabile o addirittura improvvisabile. La dissoluzione dell’eleganza che il cinema italiano aveva costruito, accumulato, elaborato a partire da Rossellini e Vittorio de Sica per arrivare a Fellini, Visconti, Sergio Leone, Petri, Bertolucci e tanti, davvero tanti altri Maestri, rese il cinema un prodotto avvicinabile da coloro che il cinema non sapevano di fatto farlo. Non basta essere scrittori per trasformarsi in registi. Così come vale anche il contrario. Il cinema Pasoliniano aprì le porte a quello che era di fatto l’anti cinema in senso estetico e di racconto. Il cinema italiano morì da lì a pochissimi anni con una lunga serie di registi improvvisati che scambiarono il cinema per qualcos’altro, si misero in conflitto (come fece Nanni Moretti) con i Maestri che il cinema lo avevano nutrito per decenni e di fatto distrussero con tutti quelli che seguirono quella scia di arroganza intellettuale rifiutando anzi demolendo la necessità da parte del Cinema di essere un’arte POPOLARE e lo privarono, di fatto, di un’eredità importante che ci portò dall’essere la seconda industria cinematografica più grande al mondo ad una delle più invisibili.

Con legittimo e immenso rispetto per Pier Paolo Pasolini poeta e narratore della nostra società quando ancora in pochi riuscivano a interrogarla, provocarla e analizzarla, il cinema è però altra cosa.

GM

Cosa ne pensate?

 

Gabriele Muccino: “Paolo Sorrentino doveva ringraziare Medusa”

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gabriele-muccinoIl regista Gabriele Muccino commenta il discorso fatto agli Oscar del collega Paolo Sorrentino, che secondo lui avrebbe dovuto ringraziare anche Medusa Film che ha finanziato e distributore del film. Il regista scrive sulla sua pagina ufficiale di facebook che al suo posto avrebbe ringraziato la casa che ha finanziato il film, sottolineando che per molti anni ha finanziato altri grandi film e merita riconoscimento:

Nei ringraziamenti di Paolo Sorrentino ne è mancato uno che io avrei fatto. Ovvero a chi ha finanziato e distribuito il suo film. La Medusa. La Medusa è stata per decenni la Casa dei più grandi autori italiani. Ha finanziato e distribuito enormi successi. Conquistato grandi premi, fatto esordire importanti registi. Oggi ha finanziato La Grande bellezza e portato a casa un Oscar. Ma nessuno che l’abbia nominata. Eppure un film non è un quadro né una poesia. Un film ha bisogno di coraggio e denari da parte di chi vuole investire nel cinema.

Ma non sol,  il regista parla anche dello stato attuale che la Medusa Film non propriamente positivo, anche se nell’ultimo periodo ha centrato una serie di successi al botteghino:

Medusa sta subendo una lenta indecifrabile morte per eutanasia da parte della gestione del suo padrone. Berlusconi avrà forse legittime ragioni per asfissiare quella che fino a pochissimi anni fa era la più importante, insieme a Rai Cinema, casa di produzione e distribuzione del cinema italiano. Un paese senza cinema e senza cultura è un paese povero, con meno energia, meno lavoro, meno prestigio e una statura sempre più piccina.

“Mi auguro che questo Oscar vinto da Paolo […] faccia rivedere i piani di demolizione di una delle pochissime ma migliori cose che Berlusconi abbia costruito nei suoi migliori anni: Il Cinema libero e senza bandiere e propaganda. Ma solo cinema. A volte grande davvero.”

Gabriele Muccino regista per il videoclip Tensione Evolutiva

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È stato caricato ieri online su YouTube l’ultimo videoclip di Lorenzo Cherubini, Tensione Evolutiva il regista che ha orchestrato l’intera

Gabriele Muccino presenta Quello che so sull’amore

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Più che una conferenza, è stato un vero e proprio sfogo per il regista , l’incontro con la stampa italiana questa mattina a Roma. Il regista romano,

Gabriele Muccino presenta Fino alla fine: “Per questo film ho abbandonato ogni comfort zone”

Dopo l’avventura seriale con A casa tutti beneGabriele Muccino torna al cinema con Fino alla fine, suo nuovo lungometraggio dopo Gli anni più belli, con il quale esplora non solo quella giovinezza che tanto gli è cara, ma anche nuove declinazioni del suo cinema. Il film, distribuito in sala dal 31 ottobre, offre infatti un racconto che dal dramma sfocia nel puro thriller d’azione, senza mai dimenticare quella componente sentimentale composta da passioni irresistibili e incontenibili.

Protagonista del film è Sophie (Elena Kampouris), una giovane americana reduce da una vita di sacrifici e dolori. Durante una vacanza a Palermo con la sorella, nelle ultime 24 ore prima del ritorno in California, incontra Giulio (Saul Nanni) e il suo gruppo di amici siciliani. Desiderosa di vivere fino in fondo, Sophie decide di scegliere di camminare sull’orlo del baratro. In questo labile confine tra vita e morte, Sophie verrà risucchiata dal fascino del pericolo, commettendo errori che marchieranno la sua vita, cambiandola per sempre.

“Io sono i miei film”

La mia vita professionale è stata particolarmente ricca di esperienze, ma ogni film che faccio è come tornare al punto di partenza. È un’esperienza masochistica, perché mi metto nella condizione di essere giudicato e io da adolescente balbettavo e temevo molto il giudizio altrui. – racconta Gabriele Muccino, introducendo il suo nuovo film alla Festa del Cinema di Roma Pensai quindi di fare cinema per riuscire a comunicare attraverso i film ciò che non riuscivo a dire in altro modo. Così facendo, in realtà, ho finito per ricadere nella trappola da cui cercavo di fuggire”.

Faccio film per raccontare chi sono e cosa vedo ma sono di nuovo terrorizzato dal giudizio che i miei film possono ricervere, per cui ho capito che semplicemente non riuscirò mai a sfuggire da questo schema. – afferma Muccino – Di certo, però, fare cinema mi ha salvato la vita. Quasi tutti i miei film raccontano il mio modo di vedere e stare al mondo. Mi sono mimetizzato nei miei racconti e attraverso di essi riesco a fare ciò che altrimenti non potrei e quindi ad esorcizzare certe paure”.

Elena Kampouris Gabriele Muccino Fino alla fine
Gabriele Muccino e Elena Kampouris in Fino alla fine. Foto di Valentina Glorioso.

Fino alla fine non è da meno. È il risultato della mia voglia di uscire dalla mia comfort zone, di fare qualcosa di diverso dal solito. Non cambio rotta, non cambio genere, per me anche L’ultimo bacio ha un che di thriller, ma di certo ho cambiato la declinazione del linguaggio, mi sono spostato oltre ciò che mi è proprio e anche oltre il buonsenso, un po’ come fanno i protagonisti del film. Insomma, con questo nuovo film mi sono completamente lasciato andare all’ignoto”. 

Scavare nell’animo umano

Muccino passa dunque poi a parlare del nuovo film, partendo da ciò che lo ha spinto a realizzarlo, affermando a riguardo: “Di certo so che da tempo volevo realizzare un thriller puro, o comunque un film con un morto, per entrare in un territorio spaventoso che non conosco ma che mi intriga. La serie A casa tutti bene mi ha preparato a questo momento e anzi ho capito che mi piaceva lavorare su questi toni e così da lì sono partito per concepire Fino alla fine”. “Era anche da tempo che volevo realizzare un film con protagonista una donna, creatura misteriosa e indecifrabile che cerco qui di proporre attraverso quante più sfumature possibili”.

Il cuore del racconto, però, è sempre quello: “L’animo umano”. “Ciò che siamo oggi è il frutto di quanto costruito per millenni sulle atrocità, sulla necessità di autoproteggersi, di prevaricare. Siamo tutti forieri di qualcosa di oscuro, pronto ad emergere. Siamo tutti cacciatori o prede e le circostanze ci trasformano nell’una o l’altra cosa. I protagonisti di questo film scelgono consapevolmente e pur potendo in più occasioni tirarsi fuori dalle brutte situazioni scelgono di andarvi a fondo in quanto ciò li fa sentire vivi.

Le scelte sono una cosa molto delicata. Non sapremo mai cosa sarebbe potuto accadere se avessimo deciso una cosa invece di un’altra. Anche le piccole scelte possono condizionare come un effetto domino tutto quello che verrà dopo. Il punto è che le scelte che facciamo sono dettate dal nostro subconscio, dalla formazione che abbiamo vissuto, dalle ferite che abbiamo riportato. Crediamo di avere il controllo delle nostre scelte, ma stiamo solo mentendo a noi stessi“, conclude il regista.

Enrico Inserra Francesco Garilli Lorenzo Richelmy Elena Kampouris Saul Nanni Fino alla fine
Enrico Inserra, Francesco Garilli, Lorenzo Richelmy, Elena Kampouris e Saul Nanni in Fino alla fine. Foto di Valentina Glorioso.

Un film girato due volte

Fino alla fine, afferma Muccino, è un film unico. Anzi, due film unici. “Quando ho scelto Elena per il ruolo di Sophie, non sapevo ancora quanto fosse speciale. – ha spiegato il regista – Solo in seguito, guardando i film e le serie che aveva realizzato ho scoperto che è in grado di parlare più lingue e riuscire ad esprimere così sfumature sempre nuove del suo talento. È a quel punto che le ho chiesto di assecondarmi in una follia: girare il film due volte. Le ho chiesto di imparare l’italiano, così abbiamo potuto girare una versione di Fino alla fine tutta in inglese per i mercati internazionali e una dove l’inglese si mescola all’italiano da distribuire nel nostro paese.

Sono due film identici, ma in quello con la doppia lingua c’è l’elemento in più del gap linguistico che torna estremamente funzionale per certe scene. Mi ha inoltre permesso di evitare il doppiaggio, che avrebbe invece appiattito le differenze tra Sophie, Giulio e i suoi amici, un contrasto che non volevo assolutamente perdere”, afferma Muccino. “Così facendo, – conclude il regista – credo di essere riuscito a restituire anche tutto il caos interiore che questa giovane avverte mano mano che le cose prendono pieghe inaspettate”.

Gabriele Muccino di nuovo a Hollywood con Quello che so sull’amore

Gabriele Muccino non vuole abbandonare l’altra sponda dell’Atlantico, dopo aver realizzato il suo sogno americano: arrivare al successo grazie all’incursione hollywoodiana con La ricerca della felicità e Sette anime. Quello che so sull’amore (Playing for Keeps) uscirà in Italia il 29 novembre e racconta la storia di una ex star del calcio (Gerard Butler) che, dopo il ritiro, trascorre la sua vita tra ricchezza e frivolezze.

Gabriele Muccino contro Captain America Civil War, una “tortura”

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Gabriele MuccinoAlla fine ha ceduto, Gabriele Muccino, ed è andato al cinema a vedere Captain America Civil War. Il regista italiano conosciuto anche all’estero ha però avuto una brutta esperienza al cinema, tanto che a circa metà proiezione ha lasciato la sala, ormai insofferente di fronte a quello a cui stava assistendo.

Ecco cosa ha riportato sulla sua pagina Facebook ufficiale:

Alla fine sono andato.
Sono andato ieri a vedere Captain America Civil war. E devo dirlo, non sono riuscito a vederlo tutto. Mi ha talmento depresso l’idea di disattivare la mia mente del tutto pur di diventare un demente fruitore di un simile B movie che alla fine mi sono liberato di quella tortura che attanagliava la mia vista e sono uscito dal cinema pur di riveder le stelle e sentire di nuovo me stesso e potermi illudere che il cinema non sia davvero diventato tanto di scarto. Il cinema drammatico è stato completamente scippato al cinema da Netflix e questo si sa. Quello di qualità viene confinato e ammassato nei tre mesi antecedenti alla stagione degli Academy che va da settembre a dicembre, durante la quale escono circa 40 film di cui almeno l’ 80 percento rimane del tutto sotto il radar e lontano dalla possibilità di essere conosciuto dal pubblico, eppur famelico del cinema di qualità che ancora c’è, lì fuori. Tutto quel che resta in giro, quasi tutto, è spesso privo, appunto, di tutto.
Se non c’è un Art House vicina, e per vicina intendo entro i 30 kilometri, se parliamo di Los Angeles, non c’è modo di andare al cinema senza finire quasi inesorabilmente intrappolati in un bel Multiplex incolore e nella fruizione passiva e inaffettiva di un film che va ben oltre l’accettabilità della necessaria commerciabilità del prodotto. Captain America e con esso tutto il franchising che sta divorandosi Hollywood, diventa amnesia del cinema e di cosa esso possa e debba rappresentare. Il Batman di Nolan piuttosco che l’Iron Man di Favreu sono ormai pezzi di una scialuppa lontana e alla deriva. Il nuovo franchising, lanciato da quei film circa dieci anni fa, è ormai l’ammucchiata di Avengers che si prendono a botte dall’inizio alla fine senza che a te, e parlo per me, si intenda, possa fregare di meno.
E allora si torna casa, si accende Amazon, Netflix e si scarrella alla ultima e urgente ricerca di qualcosa di bello da vedere. E quando lo si trova, si tira un respiro e si guarda finalmente un FILM.

È chiaro che, per molti versi, il regista ha le sue ragioni. Noi stessi (Cinefilos.it) abbiamo più volte sottolineato la mancanza, negli ultimi cinecomics Marvel, di racconto e pathos, la mancanza di tutte quelle strutture, tecniche e artistiche, nonchè emotive, che fanno il cinema. Sembra tuttavia quantomeno cattivo, da parte del regista, ignorare il lavoro e la perizia tecnica che comunque esiste in prodotti a grande budget come il film Marvel in questione. Considerato poi che la sua recente filmografia non brilla per prodotti che si possono annoverare nell’Olimpo dei FILM, come li chiama lui, sembra oltremodo insensata una posizione così dura. Si corre soltanto il rischio di apparire ingiustamente snob.

Che ne pensate?

Gabriele Muccino ci riprova.

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muccino

Sembra proprio che Gabriele Muccino non riesca a trovare il progetto giusto con cui ritornare sul mercato americano. Saltato il film di fantascienza Passengers a causa del budget troppo elevato, pare perà che sia in dirittura d’arrivo con un nuovo progetto. Staimo parlando della commedia romantica Playing ther Field che vedrà coinvolte tre star di grande impatto: Gerard Butler, Uma Thurman e Jessica Biel.

Gabriele Mainetti: il prossimo sarà un film di Kung Fu ambientato all’Esquilino

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Il regista Gabriele Mainetti, dopo aver lavorato a “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Freaks Out“, sta lavorando al prossimo progetto che sarà un film di kung fu ambientato nel quartiere multietnico di Piazza Vittorio a Roma. Le riprese sono appena cominciate a Roma e il film sarà il terzo lungometraggio di Mainetti, ancora da intitolare, che lo vedrà cimentarsi con un genere che affonda le proprie radici nella storia del cinema, come accaduto con i precedenti film. Vision Distribution lancerà le vendite del film al Marché du Film di Cannes.

Ambientato nel melting pot cosmopolita del quartiere romano l’Esquilino/Piazza Vittorio, l’ultimo lavoro di Mainetti vedrà incrociarsi due anime molto diverse. Uno è il figlio di un ristoratore locale indebitato scomparso con il suo amante. L’altra è una giovane donna misteriosa appena arrivata nella capitale italiana alla ricerca della sorella scomparsa. “Uniti dal destino, i due si ritroveranno catapultati nei bassifondi del ventre criminale di Roma”, si legge nella sinossi. “Per sopravvivere dovranno combattere fianco a fianco in una travolgente avventura senza esclusione di colpi, sfidando eserciti di spietati criminali, ma soprattutto antichi pregiudizi e diversità culturale.”

Il film di kung fu ambientato a Roma è interpretato dall’artista marziale cinese Liu Yaxi, che era la controfigura di Liu Yifei nel film della Disney “Mulan“, insieme all’italiano Enrico Borello (“Lovely Boy”), Sabrina Ferilli (“La grande bellezza”), Marco Giallini (“Perfetti Sconosciuti”) e Luca Zingaretti (“Montalbano”).

Il film è scritto da Mainetti con gli sceneggiatori Stefano Bises (“Gomorra”) e Davide Serino (“Il cattivo”). È prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, la società di Fremantle dietro a “Le Otto Montagne”, il dramma ambientato nelle Alpi che ha vinto il premio della giuria l’anno scorso a Cannes ed è diventato un successo speciale. A bordo ci sono anche Vision Distribution, una compagnia Sky, e Goon Films di Mainetti in collaborazione con la tedesca DCM, che distribuirà il film in Germania, Austria e Svizzera, e la francese Quad Films, che lo distribuirà in Francia. Vision si occuperà anche della distribuzione in Italia.

Gabriele Mainetti presenta La città Proibita, il suo terzo film

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Gabriele Mainetti presenta La città Proibita, il suo terzo film

Dal 13 marzo al cinema su 400 schermi grazie a Piperfilm, con un’anteprima l’8 marzo su 200 schermi, La Città Proibita è il terzo film di Gabriele Mainetti che, dopo i supereroi e i freak a Roma, attraverso le epoche, ci proietta nella contemporaneità multietnica dell’Esquilino, portando questa volta nella Capitale il Kung Fu.

Nel cast del film, frutto di un enorme sforzo produttivo in collaborazione tra WILDSIDE, UNA SOCIETÀ DEL GRUPPO FREMANTLE, PIPERFILM E GOON FILMS dello Stesso Mainetti, ci sono Yaxi Liu, Sabrina Ferilli, Marco Giallini e Enrico Borello.

Per Gabriele Mainetti, che oggi ha incontrato la stampa, il film è una “lettera d’amore a Roma“, per mostrarne il potenziale narrativo che va al di là delle commedie per cui è tanto famoso il nostro cinema e che sembrano gli unici prodotti di interesse di un pubblico sempre più complicato da convincere a portare in sala. Per lui era il momento giusto per tornare, si è fatto convincere dalla sua compagna e soprattutto da Mario Gianani, produttore, che ha voluto che portasse avanti quella “vecchia storia di kung fu” che gli aveva raccontato tempo prima. “Era il momento giusto per questo film” spiega Mainetti.

La Città ProibitaIl regista ce la mette tutta: il film è un melting pot di culture e profumi di cucine tradizionali, tra Cina e Italia, tra spaghetti di soia e amatriciana, a suon di botte suonate a mestiere, grazie alla protagonista Yaxi Liu, attrice e stuntwoman cinese che interpreta Mei. “Ero consapevole che nessuna attrice poteva darmi lo stesso grado di autenticità che ricercavo. Avevo bisogno di una persona che conoscesse davvero le arti marziali, e per fortuna ho trovato Yaxi, che è stata anche la controfigura di Mulan nel live action Disney, e credete, dà molto realismo alle scene di scontri. A quel punto serviva un fight coordinator che fosse cinese e siamo arrivati a Liang Yang. Ha lavorato a livelli altissimi, gli ho chiesto di custodire l’immaginario Kung Fu di Bruce Lee, ma dando tempo al pubblico di vedere quello che accade, non a una velocità folle che non fa capire niente.”

Molto a loro agio nei ruoli per La città Proibita, Marco Giallini e Sabrina Ferilli sono ormai il simbolo di una romanità verace che si sposava perfettamente con le intenzioni di Mainetti, romani autentici che non vedevano l’ora di collaborare con Gabriele.

“Il mio primo film è stato accolto più che bene, il pubblico è stato generoso e la critica ancora di più se pensate ai David di Donatello. Il secondo film è stato una montagna da scalare, ma poi la produzione è stata così complicata che alla fine volevo solo concluderlo. Questo è arrivato come un regalo, e una collaborazione con dei veri produttori che mi hanno permesso di lavorare bene e in fretta.”

Gabriele Mainetti ospite di Lucca Changes

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Gabriele Mainetti ospite di Lucca Changes

Si è tenuto sabato 31 ottobre alle ore 18.30 l’incontro in streaming con Gabriele Mainetti, regista dell’acclamato Lo chiamavano Jeeg Robot e dell’attesissimo Freaks out, nell’ambito di Lucca Comics & Games – edizione Changes.

Dopo esser stato ospite dell’Area Movie di Lucca Comics & Games nel 2015, proprio per presentare Lo chiamavano Jeeg Robot, Gabriele Mainetti è tornato, anche se solo virtualmente, nel capoluogo toscano per raccontare le sue passioni, il suo cinema, il suo rapporto con Lucca e i fumetti in un incontro dal titolo Gabriele Mainetti – Passione Lucca, moderato da Gianmaria Tammaro.

Il regista ha dichiarato di avere un ricordo molto bello di quella prima volta a Lucca nel 2015, dove aveva percepito una vitalità difficile da immaginarsi oggi in un momento come quello che stiamo vivendo, una sensazione di collettività di un pubblico unito dalla passione. “Mi sono sentito un po’ come una rockstar” ha dichiarato Mainetti “Vedere persone vestite come i personaggi del mio film mi ha emozionato”.

Rispetto al suo rapporto con i fumetti, Mainetti ha raccontato di aver letto molto Topolino, Lupo Alberto, Alan Ford, durante la sua infanzia fino alla scoperta di Dylan Dog a 10 anni, ma l’ispirazione per Jeeg Robot è arrivata dagli anime.

Riguardo alla possibilità di un ipotetico sequel del suo successo Lo chiamavano Jeeg Robot, Mainetti risponde di non essere interessato al momento, perché impegnato su altri progetti e perché considera conclusa quell’esperienza.

L’incontro con Gabriele Mainetti resterà disponibile sul sito della manifestazione a questo link.

Gabriele Mainetti ospite al Giffoni Film Festival 2016

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Edison for Nature, progetto di cinema collettivo su energia, uomo e natura, raccontati attraverso gli occhi di ognuno di noi, sbarca al Giffoni Film Festival.

Gabriele MainettiAppuntamento lunedì 18 luglio alle 16.00 con il regista Gabriele Mainetti, reduce dallo straordinario successo della sua opera d’esordio Lo chiamavano Jeeg Robot, testimonial e curatore – insieme a Andrea Segre – del progetto ideato da Edison, azienda leader nel settore dell’energia, da sempre impegnata nella diffusione della cultura della sostenibilità e del risparmio energetico.

Il regista incontrerà alle 15.00 i ragazzi ospiti della manifestazione per una Masterclass, e alle 16.00 presenterà il progetto, aperto a chiunque abbia un’idea e una storia da raccontare nell’ambito dei temi green: Comportamenti sostenibili, L’energia del futuro e I mestieri dell’energia. Un contest al quale sarà possibile partecipare  attraverso video, parole, immagini e audio.

Chiunque potrà caricare, entro fine luglio, i contributi sulla piattaforma www.edisonfornature.it. Le idee proposte verranno valutate e selezionate da Gabriele Mainetti e dal documentarista Andrea Segre per l’individuazione di dieci progetti finalisti. I loro autori avranno l’opportunità di sviluppare il proprio progetto, insieme a Gabriele Mainetti e Andrea Segre, affiancati da una troupe professionista, realizzando un cortometraggio.  Sarà a questo punto dell’iniziativa, che i registi Mainetti e Segre, partendo dai 10 cortometraggi realizzati, daranno vita ad un mediometraggio collettivo.

Edison

Edison è tra i principali operatori di energia in Italia ed Europa con attività nell’approvvigionamento, produzione e vendita di energia elettrica, nei servizi energetici e ambientali grazie anche alla propria controllata Fenice e nell’E&P. Con i suoi oltre 130 anni di storia, Edison ha contribuito all’elettrificazione e allo sviluppo del Paese. Oggi opera in 10 paesi nel mondo in Europa, Africa, Medio Oriente e Sud America, impiegando 5.000 persone. Nel settore elettrico Edison può contare su un parco impianti per una potenza complessiva di 7 GW.

Gabriele Mainetti al lavoro sul seguito di Lo Chiamavano Jeeg Robot

Gabriele Mainetti tornerà a breve dietro la macchina da presa per girare Freak Out, film che lo vede tornare alla regia dopo l’esordio con Lo Chiamavano Jeeg Robot, campione di incassi nella stagione 2016 e trionfatore ai David di Donatello dello stesso anno.

Il regista, alla sua opera seconda, ha ufficializzato che le riprese inizieranno a Marzo durante il Festival di Berlino in corso. Dopo la difficoltà per trovare i finanziamenti per realizzare Jeeg Robot, Mainetti è diventato un regista corteggiato dalle produzioni, visto il successo del film, e Variety, che riporta la notizia in esclusiva, lo aveva già inserito nella top 10 dei registi europei da tenere d’occhio.

Mainetti sta osservando il più stretto riserbo in merito alla trama del film, a cui ha collaborato anche il suo sceneggiatore di fiducia, Nicola Guaglianone. Il film promette però di mescolare anche più generi di Jeeg. Così come la sua opera prima, anche in Freak Out, Gabriele Mainetti parlerà di tematiche importanti come l’abuso sessuale e ci sarà un personaggio femminile molto forte.

Non ci sono ancora nomi legati al cast del film, che sarà prodotto dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti insieme alla Goon Films di Mainetti stesso, con i finanziamenti di Rai Cinema e della Gap Finders, belga. La Lucky Red distribuirà il film in Italia.

Gabriele Fabbro, regista di Trifole – Le radici dimenticate: “Il mondo potrebbe diventare migliore se ascoltassimo quello che hanno da dirci i trifulau”

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Dopo l’esordio con The Grand Bolero, Gabriele Fabbro arriva in sala con Trifole – Le radici dimenticate, un’emozionante avventura ambientata nel mondo del Tartufo Bianco, che arriverà nei cinema italiani a partire dal 17 ottobre con Officine UBU.

Quello di Gabriele Fabbro è un drama-adventure dal respiro internazionale ambientato nelle Langhe, la terra del Tartufo Bianco d’Alba. È la storia di un ricongiungimento familiare e della riscoperta delle proprie radici, che vede come protagonisti il cercatore di tartufi, il trifulau Igor (Umberto Orsini) con la sua cagnolina Birba e la giovane nipote Dalia (Ydalie Turk, attrice e co-autrice del film), che da Londra arriva nelle Langhe su richiesta della madre Marta (Margherita Buy), per assistere il nonno che si trova in difficoltà economiche e di salute.

Gabriele Fabbro considera Trifole come un documentario

Una storia che ha una universalità oggettiva ma anche una forma molto personale di racconto e di intenzione, come dice lo stesso regista: “La mia filosofia di fare cinema è rivolta a quelle storie che sono molto reali. Tutto quello che accade in questo film è reale, lo considero quasi come un documentario. L’unica concessione fantastica è la leggenda di Giove che feconda la terra con i fulmini e così nascono i tartufi. A me piace raccontare storie che lasciano lo spettatore nel dubbio rispetto alla verità di quello che stanno vedendo.”

Un viaggio che comincia sulle parole di Cesare Pavese in ‘Il mestiere di vivere’. “Quella citazione – spiega Fabbro – è stata appuntata già in fase di sceneggiatura e l’ho scelta perché stavamo parlando della natura e dell’importanza di preservarla, di quanto noi ne siamo parte e non dobbiamo dimenticarlo.”

Tramandare e recuperare la memoria

Ydalie Turk in Trifole di Gabriele Fabbro
Ydalie Turk in Trifole – Cortesia di Officine UBU

Il film racconta anche dell’importanza di tramandare la memoria: mentre il personaggio del nonno perde la memoria, la nipote riacquista quella della sua infanzia e “raccoglie” quella del vecchio. L’elemento della memoria è legato a un’esperienza personale, per Gabriele Fabbro, opportunamente modificata per il film: “Ho scelto di raccontare anche questo nel film per il rapporto con mio nonno. Lui aveva il Parkinson e nei dieci anni in cui è stato malato abbiamo smesso pian piano di comunicare. Io sono cresciuto stando con lui ma non mi sono mai interessato a quello che era stato lui nella sua vita. Quando le nostre comunicazioni per cause di forza maggiore si sono interrotte, ho cominciato a interessarmi, a parlare con la nonna, mi sono incuriosito e per questo ho raccontato una storia simile nel film.”

La saggezza dei trifulau

Trifole – Le radici dimenticate ci immerge nella natura, nei colori e nella poesia di un territorio unico. È un inno alla riscoperta delle tradizioni, delle proprie radici. “Il mondo potrebbe diventare migliore se ascoltassimo quello che hanno da dirci i trifulau – dichiara Gabriele FabbroPassano la loro vita a coltivare le piantine fertilizzate con la spora del tartufo bianco, è lo scopo della loro vita, danno i nomi ai loro alberi, li coltivano, li curano e il disboscamento per loro è un problema serio. Il film è una tesi sul rispetto della natura.”

Ma è anche un’esperienza sensoriale in cui luce e profumi trasudano dallo schermo, grazie a un paziente lavoro fatto di concerto con il direttore della fotografia, come spiega il regista: “Io lavoro sempre con Brandon Lattman con cui ormai porto avanti un vero e proprio matrimonio professionale. L’approccio visivo è nato principalmente da lui, è venuto nelle Langhe, e vedendo questo mondo molto statico ha pensato che la macchina dovesse far vedere anche il rigore, la calma del posto. Ottenere quel tipo di luce poi era importantissimo, perché volevamo che fosse tutto inerente alla nostra idea di ambientazione. Volevamo provare a rendere tutto il più sensoriale possibile.”

Umberto Orsini e Ydalie Turk in Trifole
Umberto Orsini e Ydalie Turk in Trifole – Cortesia di Officine UBU

Riscoprire la memoria e trovare la passione

Il film ci racconta che non si tramanda solo la memoria, ma anche la passione. Come nasce la passione per il cinema di Gabriele Fabbro? “Nel mio caso il responsabile sono io. Sono figlio unico e da piccolo vedevo un sacco di film, giocavo con quei personaggi. Più vado avanti e più mi rendo conto che i film d’animazione della Disney degli anni ’90 sono entrati a far parte di me e hanno contribuito in maniera importante alla mia passione. Ma un’altra cosa che mi muove è l’avversione per lo stereotipo nei film. Quando vedevo questi film in cui tutti erano bellissimi mi sembrava strano, perché io nella mia vita ho sempre incontrato persone fisicamente normali, che però avevano una grande passione. E da questi pensieri è nata la mia esigenza di raccontare queste storie.”

TRIFOLE – Le radici dimenticate arriva nei cinema italiani a partire dal 17 ottobre con Officine UBU.

Gabriel Macht: 10 cose che non sai sull’attore

Gabriel Macht: 10 cose che non sai sull’attore

Apprezzato tanto per la sua carriera cinematografica quanto per quella televisiva, l’attore Gabriel Macht è riuscito ad ottenere uno di quei ruoli che possono fare la fortuna di un attore, e con il suo talento è riuscito così ad affermarsi all’interno della serie Suits, ottenendo le lodi di critica e pubblico.

Ecco 10 cose che non sai di Gabriel Macht.

Gabriel Macht film

1 I film. La carriera cinematografica dell’attore ha inizio nel 1998 con il film L’oggetto del mio desiderio. Negli anni successivi prende parte ai film Semplicemente irresistibile (1999), Gli ultimi fuorilegge (2001), Bad Company (2001), Una canzone per Bobby Long (2004), The Good Shepherd (2006), The Spirit (2008),e  Amore e altri rimedi (2010).

2 Le serie Tv. Particolarmente ricca è anche la carriera televisiva dell’attore, che comprende partecipazioni  a serie come Beverly Hills 90210 (1991), Spin City (1997), Sex and the City (1998), Wasteland (1999), Archangel (2005) e Suits (2011-2019), dove è divenuto famoso grazie al ruolo dell’avvocato Harvey Specter. Nella serie recita accanto al collega Patrick J. Adams.

Gabriel Macht Instagram

3 Ha un profilo personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un proprio profilo verificato, seguito da 2,3 milioni di persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago o a fini promozionali dei propri progetti da attore.

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Gabriel Macht vita privata

4 E’ sposato. Contrariamente al suo personaggio in Suits, l’attore è molto legato alla famiglia. È sposato dal 2004 con l’attrice Jacinda Barrett, e hanno due figli. Durante il tempo libero Macht ha dichiarato di passare molto tempo con loro, giocando con i figli o aiutandoli con i compiti di scuola.

Gabriel Macht Sarah Rafferty

5 E’ molto amico della collega. Macht e la collega Sarah Rafferty condividono spesso il set di Suits, dimostrando un’ottima chimica. Questa è dovuta dall’amicizia di lunga data che c’è tra i due attori, conosciutisi già nel 1993. Nonostante abbia dichiarato che è difficile recitare ruoli seri con la propria migliore amica, i due riescono allo stesso tempo ad essere particolarmente professionali grazie alla conoscenza che hanno l’uno dell’altra.

Gabriel Macht alimentazione

6 E’ vegetariano. A partire dal 2008 l’attore si è dichiarato vegetariano, e che ha smesso di mangiare animali per una questione di salute. Da quando ha smesso, l’attore ha ammesso di sentirsi particolarmente meglio.

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Gabriel Macht Suits

7 Non è affatto come il suo personaggio. All’attore non piace essere associato con il suo personaggio, Harvey specter, poiché nonostante lo adori si ritiene estremamente diverso da lui. Macht adora infatti stare in famiglia, è una persona gentile e rispettosa, quasi l’esatto opposto del suo personaggio, spesso particolarmente aggressivo.

8 Vorrebbe che lo show fosse girato a New York. Nonostante Suits sia ambientata a New York, la serie viene girata a Toronto, poiché questa risulta una location più economica per la produzione. Macht ha però più volte sottolineato il suo disappunto, poiché spostare la produzione fuori dai confini nazionali non favorisce all’economia del suo Paese.

Gabriel Macht mentori

9 Il suo mentore è John Travolta. Mente lavorava sul set del film Una canzone per Bobby Long, dove divideva il set con l’attore John Travolta, Macht si è dichiarato particolarmente ispirato dalla sua persona, affermando che egli è stato un grande maestro per lui e lo ha aiutato in numerosi momenti difficili durante le riprese.

Gabriel Macht età e altezza

10 Gabriel Macht è nato a New York, negli Stati Uniti, il 22 gennaio 1972. L’altezza complessiva dell’attore è di 183 centimetri.

Fonte: IMDb

Gabriel Luna: 10 cose che non sai sull’attore

Gabriel Luna: 10 cose che non sai sull’attore

L’attore Gabriel Luna vanta già diversi ruoli di rilievo, specialmente in prodotti televisivi, ma non è ancora un volto particolarmente noto del mondo della recitazione. Grazie ad alcuni progetti in arrivo, però, il suo status di celebrità sembra essere destinato a crescere notevolmente. Dotato di carisma e solida presenza scenica, Luna sta convincendo sempre più critici e spettatori del suo valore ed ogni sua interpretazione rimane difficilmente dimenticabile.

Ecco 10 cose che non sai su Gabriel Luna.

Gabriel Luna: i suoi film e le serie TV

1. È noto per alcune serie TV. Dopo aver recitato in alcuni episodi di serie come Prison Break (2008), Touch (2013) e NCIS: Los Angeles (2013), Luna ottiene una prima notorietà recitando in Matador (2014) e nella seconda stagione di True Detective, con Colin Farrell. In seguito ha recitato in Wicked City (2015) e Agents of S.H.I.E.L.D (2016-2017), dove ha avuto un altro ruolo di primo piano. Nel 2023 lo si vedrà nella serie The Last of Us, accanto a Pedro Pascal e Bella Ramsey.

2. Ha recitato in alcuni noti film. Nel corso della sua carriera l’attore ha avuto anche modo di recitare in diversi film, alcuni di maggior rilievo e altri meno noti. Il primo lungometraggio a cui ha preso parte è stato Fall to Grace (2005), seguito poi da Dance with the One (2010). Nel 2011 ha avuto un ruolo in Bernie, con Jack Black, mentre in seguito ha recitato in Spring Eddy (2012), Palle fuori (2014), Freeheld: Amore, giustizia, uguaglianza (2015), con Julianne Moore, Gravy (2015) e Transpecos (2016). Nel 2019 torna al cinema con un ruolo di rilievo in Terminator: Destino oscuro, con Arnold Schwarzenegger. Nel 2022 è protagonista di Eddie & Sunny.

Gabriel Luna è Ghost Rider

3. Ha interpretato il quinto Ghost Rider della Marvel. Tutti ricorderanno il Johnny Blaze interpretato da Nicolas Cage nei due film dedicati al supereroe Ghost Rider. Blaze è stato il secondo umano ad incarnare il demoniaco personaggio, ma nella quarta stagione della serie Agents of S.H.I.E.L.D. i fan hanno imparato a conoscere un altro dei possessori dei poteri del Ghost Rider. Si tratta di Robbie Reyes, quinto umano ad incarnare il supereroe, interpretato nella serie proprio la Luna. L’attore si è detto estremamente grato di tale ruolo, per il quale si è preparato a lungo e che gli ha donato grande popolarità.

Gabriel-Luna-Ghost-Rider

4. Avrebbe dovuto avere una serie tutta sua. Dopo essere comparso come Ghost Rider in Agents of S.H.I.E.L.D., Luna avrebbe dovuto interpretare nuovamente tale personaggio anche in una serie a lui interamente dedicata. Tuttavia, in seguito all’unificazione tra Marvel Television e i Marvel Studios nel 2019, il progetto è stato attualmente cancellato. Non è del tutto escluso però che in futuro si possa decidere di realizzare una serie dedicata al celebre supereroe, da introdurre così ufficialmente all’interno del Marvel Cinematic Universe.

Gabriel Luna è Tommy Miller in The Last of Us

5. Interpreta uno dei personaggi principali. Nella serie HBO The Last of Us, tratta dall’omonimo videogioco, Luna interpreta Tommy Miller, uno dei personaggi più importanti del racconto. Questi è un infallibile cecchino, nonché fratello di Joel. Tale personaggio si è affermato come uno dei più amati della serie videoludica, vantando non solo una fisicità simile a quella del fratello ma anche una forte componente emotiva e tanta gentilezza. Con questo personaggio, Luna avrà dunque un ruolo di primo piano nell’attesa serie e il suo potrebbe affermarsi anche in essa come uno degli elementi più importanti ai fini narrativi.

6. Conosceva già il videogioco. Prima di iniziare le riprese della serie, agli attori del cast era stato chiesto di non giocare al videogioco The Last of Us, in modo tale da non farsi influenzare da questo. Luna, tuttavia, conosceva già il gioco e aveva iniziato a giocarci ben prima che gli fosse comunicata tale richiesta. Confrontarsi con il videogioco, a suo dire, gli ha però permesso di entrare meglio nel mondo e nell’atmosfera del racconto, così da poter poi riproporre le sensazioni provate al momento di interpretare il suo Tommy Miller.

Gabriel Luna in Terminator: Destino oscuro

7. È stato l’antagonista del film. In Terminator: Destino oscuro, sesto film della celebre saga di fantascienza, Luna ha interpretato il Rev-9, un Terminator avanzato inviato indietro nel tempo per terminare Dani, costituito da un tradizionale endoscheletro solido circondato da una “pelle” di poli-lega mimetica. Possiede la capacità di separare questi due componenti in due unità Terminator completamente autonome. Un avversario affermatosi come particolarmente minaccioso, anche per la grande presenza scenica sfoggiata da Luna.

Gabriel-Luna-Terminator

Gabriel Luna è su Instagram

8. Ha un profilo sul social network. Gabriel Luna è naturalmente presente sul social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 161 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato oltre mille e seicento post, la maggior parte relativi alle sue attività come attore. Si possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti e altre immagini che lo raffigurano ad eventi a cui ha preso parte. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Gabriel Luna e Diego Luna

9. Non sono imparentati. Pur facendo Luna di cognome e vantando origini messicane, Gabriel non è in alcun modo imparentato con l’attore Diego Luna, recentemente visto nella serie Andor, ambientata nell’universo di Star Wars. I due non hanno dunque legami di alcun tipo, se non il condividere lo stesso cognome. Gabriel, inoltre, non è propriamente messicano, essendo nato negli Stati Uniti. Solo i suoi genitori erano discendenti di cittadini messicani.

Gabriel Luna: età e altezza dell’attore

10. Gabriel Luna è nato ad Austin, in Texas, Stati Uniti, il 5 dicembre del 1982. L’attore è alto complessivamente 1,79 metri.

Fonte: IMDb, Instagram

Gabriel Garcia Marquez e il cinema: il ricordo

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 Gabriel Garcia Marquez E’ morto ieri all’età di 87 anni Gabriel Garcia Marquez, il grande scrittore colombiano premio Nobel 1982 per la Letteratura. Lo scrittore si trovava in Città del Messico, dove abitava da qualche anno quando è stato colto da un malore. Con affetto ricordiamo molti dei suoi libri più famosi da cui sono stati tratti molti film memorabili.

Esponente del celebre realismo magico sudamericano, ha visto trasformare molti dei suoi celebri romanzi in film, e tra quelli usciti negli ultimi anni si ricordano L‘amore ai tempi del colera, che ha visto il debutto ad Hollywood di Giovanna Mezzogiorno nel 2007, Memorias de mis putas tristes, Nessuno scrive al colonnello, Cronaca di una morte annunciata. Lavorò anche come sceneggiatore, e tra i suoi lavori più noti c’è il film, El año de la peste (1979) scritto con Juan Arturo Brennan e Felipe Cazals.

Ricoverato da 31 Marzo scorso fino all’8 Aprile in ospedale, lo scrittore era stato dimesso ma le sue condizioni erano apparse comunque critiche. Gabriel Garcia Marquez, malato da tempo, avrebbe avuto un tumore ormai incurabile a polmoni e fegato, dopo che anni fa era stato vittima di un altro cancro al sistema linfatico.

Gabriel Byrne: 10 cose che non sai sull’attore

Gabriel Byrne: 10 cose che non sai sull’attore

Il Regno Unito ha dato i natali a tantissimi grandi attori e uno di questi è proprio Gabriel Byrne. Famoso sia al cinema che sul piccolo schermo, alcune delle sue interpretazione sono passate alla storia. Ma se ancora non conoscete Byrne e la sua lunga carriera, mettetevi comodi. Venite a scoprire con noi tutto quello che c’è da sapere su Gabriel Byrne.

Gabriel Byrne film: dal seminario al grande schermo

10. Nato a Dublino, in Irlanda, il 12 maggio del 1950, Gabriel Byrne è il primo di sei figli. La sua famiglia è molto numerosa e religiosa e i suoi genitori sono membri della classe lavorativa. Gabriel, così come i suoi fratelli, riceve la sua educazione presso i Fratelli Cristiani, un istituto maschile di diritto pontificio.

9. Conosciuti come i Marines della Chiesa Cattolica, i Fratelli Cristiani, a detta dello stesso attore, non erano particolarmente permissivi o tolleranti. Essere educati in un contesto del genere voleva dire seguire un rigido codice morale e di comportamento. Ogni trasgressione veniva condannata e il trasgressore punito severamente. In un’intervista rilasciata a The Hollywood Interview, Byrne afferma di essere stato picchiato più volte e di come quel metodo educativo non abbia giovato alla sua crescita emotiva e professionale.

Secondo l’attore, punire corporalmente un ragazzino che non riesce ad afferrare i basilari concetti della matematica o della grammatica non porta a nessun risultato. Le umiliazioni fisiche non fanno altro che minare l’autostima della persona che le subisce e può causare gravi problemi comportamentali.

Gabriel Byrne filmografia: dall’Irlanda a Hollywood

Gabriel Byrne
Gabriel Byrne nel film “Excalibur” Fonte: IMDB

8. Grazie (o a causa) della rigida istruzione cattolica ricevuta, Gabriel trascorre ben cinque anni in seminario, studiando per diventare un terapista ordinato dalla Chiesa. Ma ben presto capisce di voler intraprendere una carriera differente. Dopo aver, infatti, cimentato nei mestieri più disparati, Byrne si dedica anima e corpo al mondo della recitazione.

A Dublino frequenta l’Abbey Theatre e in seguito il Royal Court di Londra; studia recitazione per molti anni fino a quando la sua carriera prende il volo.

La sua prima apparizione sul grande schermo risale al 1981 quando debutta nel film Excalibur, diretto da John Boorman. Ma il suo talento non passa inosservato e nel corso degli anni ottanta partecipa a tante altre produzioni come Hanna K (1983), La fortezza (1983), Reflections (1984), Dossier confidenziale (1985), Gothic (1986), Cuor di leone (1987), Giulia e Giulia (1987), Bentornato fantasma (1987), Siesta (1987), Il corriere (1988) Spia per forza (1989) e L’ora del tè (1989).

Gabriel Byrne e i film degli anni novanta

Gabriel Byrne
Gabriel Byrne in “Piccole Donne”

7. Gli anni novanta sono senza dubbio i più importanti per la carriera di Gabriel Byrne che pian piano si fa strada verso Hollywood. Dal 1990 fino al 2000, l’attore prende parte a produzioni di grande pregio e comincia a lavorare con grandi registi e attori. I film di quegli anni sono Crocevia della morte (1990), Naufragio (1990), Fuga dal mondo dei sogni (1992), Into the West (1992), Nome in codice: Nina (1993), Una donna pericolosa (1993), Prince of Jutland (1994), Uno strano scherzo del destino (1994) e Il verdetto della paura (1994).

 

Uno dei film più amati e conosciuti che vede Gabriel Byrne tra i suoi protagonisti risale proprio al 1994. In quell’anno l’attore viene scelto per interpretare il professor Friedrich Bhaer nel remake di Piccole Donne, tratto dal celebre omonimo romanzo di Louisa May Alcott. Nel cast del film troviamo anche Susan Sarandon, Winona Ryder, Kirsten Dunst, Christian Bale e Claire Danes.

Successivamente, Byrne recita anche nei film I soliti sospetti (1995), Dead Man (1995), Il tempo dei cani pazzi (1996), L’ultimo dei grandi re (1996), Il senso di Smilla per la neve (1997), Crimini invisibili (1997), Fra odio e amore (1997), Amori e segreti (1998), La maschera di ferro (1998), Nemico pubblico (1998), Stigmate (1999) e Giorni contati – End of Day(1999)

Gabriel Byrne e i film del nuovo millennio

Gabriel Byrne in Canone Inverso
Gabriel Byrne in “Canone Inverso”

6. Gabriel Byrne continua la sua scalata nel mondo del cinema. Grazie alla notorietà acquisita tra gli anni ottanta e novanta, l’attore viene arruolato sempre più spesso e in produzioni internazionali ed è proprio il nuovo millennio a fare la sua fortuna. Lavora infatti con registi da tutto il mondo come Mira Nair, Ricky Tognazzi, David Cronenberg, Jean-François Richet, Wim Wenders e molti altri ancora.

Tra i suoi film più importanti ricordiamo Canone inverso (2000) La corsa di Virginia (2002), Spider (2002), Contratto con la morte (2002), Nave fantasma (2002), Shade (2003), La fiera della vanità (2004), P.S. Ti amo (2004), Il ponte di San Luis Rey (2004), Assault on Precinct 13 (2005), Emotional Arithmetic (2007), Attacco a Leningrado (2009) e 2:22 – La rapina ha inizio (2008).

Negli ultimi dieci anni, la sua carriera ha, tuttavia, subito un rallentamento. I film più importanti di questo periodo sono Le capital (2012), The Deadly Game (2013), Vampire Academy (2014), Nadie quiere la noche (2015), Segreti di famiglia (2015), The 33 (2015), No Pay, Nudity (2016) Mad to Be Normal (2017), Hereditary – Le radici del male (2018) e Lost Girls (2020).

Gabriel Byrne serie tv

5. Parallelamente alla sua carriera nel cinema, Gabriel Byrne inizia a lavorare anche per il piccolo schermo. Tra gli anni settanta e ottanta partecipa a diverse serie tv, con piccoli ruoli o ‘comparsate’. In questi anni ricordiamo Last of Summer (1978), The Burke Enigma (1978), The Riordans (1978-1979), Bracken (1980-1982), Wagner (1981-1983), The Search for Alexander the Great (1981), Strangers (1981) e i film tv Joyce in June (1982) e Treatment (1984).

Gabriel Byrne in Cristoforo Colombo

Gabriel Byrne
Gabriel Byrne nella miniserie “Cristoforo Colombo”

4. Una dei ruoli più famosi e amati dal pubblico, interpretati da Gabriel Byrne è senza dubbio quello di Cristoforo Colombo. L’attore irlandese, infatti, nel 1985 ha preso parte alla miniserie tv dedicata al navigatore italiano.

Lo sceneggiato in quattro puntate, prodotto dalla RAI nel 1984, narra le vicende del navigatore e cartografo genovese che precedono e seguono il suo viaggio verso le Indie che lo porterà invece alla scoperta di un nuovo continente.

Ma le avventure televisive di Byrne non finiscono qui. Tra gli anni ottanta e duemila lo vediamo in altre serie tv come Mussolini: The Untold Story (1985), Screen Two (1994), Glenroe (1997), Madigan Men (2000) e film tv come Buffalo Girls (1995), Draiocht – Magia (1996) e Weapons of Mass Distraction (1997).

Gabriel Byrne nella serie In Treatment

Gabriel Byrne nella serie In Treatment
Gabriel Byrne nella serie “In Treatment”

3. Il successo televisivo per Gabriel Byrne, tuttavia, arriva solo nel 2008 con In Treatment. La serie tv è andata in onda dal 2008 al 2010 per tre stagioni e un totale di 106 episodi ed è stata accolta molto bene dal pubblico e dalla critica.

Prodotta da Rodrigo Garcia e trasmessa dalla HBO, la serie racconta la vita dello psicoterapeuta Paul Weston, interpretato da Gabriel Byrne, il quale cerca di esorcizzare in qualche modo i suoi demoni interiori attraverso le sedute con i suoi pazienti. Disturbo da stress post traumatico, paura della morte, depressione, manie suicide, problemi relazionali e terapia di coppia; questi sono solo alcuni dei temi affrontati dalla serie, problemi che il dottor Weston dovrà trattare.

Insieme a Gabriel Byrne, nella serie troviamo anche attori come Melissa George, Blair Underwood, Mia Wasikowska e Hope Davis.

Tra le altre serie interpretate da Byrne ricordiamo Secret State (2012), Quirke (2014), Marco Polo (2016), Maniac (2018), War of the Worlds (2019 e attualmente in corso), ZeroZeroZero (2020) e ovviamente Vikings (2013).

Gabriel Byrne in Vikings

Gabriel Byrne nella serie Vikings
Gabriel Byrne nella serie “Vikings”

2. Gli amanti delle serie storiche e in costume ricorderanno sicuramente il ruolo di Gabriel Byrne nella famosa serie Vikings.

Nata da una co-produzione di Canada e Irlanda, la serie è andata in onda per bene sei stagioni e un totale di 79 episodi, tutti trasmessi a partire dal 2013. Ambientata nel IX secolo in Scandinavia e nei paesi del nord Europa, Vikings, così come suggerisce il titolo, racconta delle vicende (romanzate) della stirpe vichinga attraverso il personaggio di Ragnarr Sigurðsson una figura semi leggendaria di un re che dominato nelle terre di Svezia e Danimarca nel 1800. Ovviamente, oggi non ci sono prove certe dell’esistenza di questo valoroso re oppure non sono ancora state scoperte.

Gabriel Byrne nella serie ha interpretato il ruolo del Conte Haraldson, personaggio presente solo nei primi sei episodi della prima stagione di Vikings.

Gabriel Byrne moglie e figli: curiosità e vita privata

1. La vita sentimentale di Byrne è sempre stata molto chiacchierata. Dal 2001, anno d’uscita della sua autobiografia dal titolo Pictures in my Head, ormai quasi più nulla del suo privato è rimasto tale.

Nel 1988 Gabriel Byrne sposa Ellen Barkin, attrice, dalla quale negli anni successivi ha due figli Jack Daniel (1989) e Romy Marion (1992). La loro relazione, molto bella e intensa, purtroppo giunge al capolinea nel 1999, anno in cui i due divorziano ma in modo amichevole, mantenendo buoni rapporti. Tra flirt e brevi storie, Byrne non sembra intenzionato di nuovo a prendere moglie.

Soltanto nel 2014 l’attore decide si tornare sull’altare e di sposare la produttrice Hannah Beth King, con cui era già fidanzato da qualche anno.

Fonte: IMDB, The Hollywood Interview

Gabriel Basso: 10 cose che forse non sai sull’attore

Gabriel Basso: 10 cose che forse non sai sull’attore

Indicato come uno dei più promettenti e interessanti attori della sua generazione, Gabriel Basso si è in pochi anni guadagnato numerose lodi grazie alle sue convincenti interpretazioni. Destregiandosi tra film di alto profilo e progetti più autoriali, l’attore si sta smarcando da facili categorizzazioni per dare prova di un talento multiforme e in continua crescita.

Ecco 10 cose che forse non sai su Gabriel Basso.

I film e i programmi TV di Gabriel Basso

1. Ha recitato in celebri film. Basso debutta al cinema con il film Ti presento Bill (2007), per poi recitare in Alice una vita sottosopra (2007), Alabama Moon (2009) e Super 8 (2011), regia di J. J. Abrams. In seguito recita in The Kings of Summer (2013), Anatomy of the Tide (2013), The Hive (2014), Barely Lethal – 16 anni e spia (2015), Ithaca – L’attesa di un ritorno (2015), regia di Meg Ryan, American Wrestler: The Wizard (2016), Una doppia verità (2016) e Elegia americana (2020), dove recita accanto ad Amy Adams e Glenn Close e grazie al quale ottiene grande popolarità. Torna poi a recitare nei film The Strangers: Capitolo 1 (2024), Trigger Warning (2024) e Giurato numero 2 (2024), di Clint Eastwood.

2. Ha preso parte a note serie TV. Oltre ai film per il cinema, Basso si è distinto anche per la sua partecipazione a celebri serie come iCarly (2009), Eastwick (2009), The Middle (2010), The Big C (2010-2013), R. L. Stine’s The Haunting Hour: The Series (2011), Perception (2012) e The Red Road (2014). Dal 2023 è protagonista della serie Netflix The Night Agent nel ruolo di Peter Sutherland, poi ripreso anche nella seconda stagione (qui la recensione) e che riprenderà anche nella già annunciata terza.

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Gabriel Basso in The Night Agent

3. È il protagonista della serie Netflix. In The Night Agent Basso interpreta l’agente dell’FBI Peter Sutherland, un ruolo che inizialmente stava però per perdere. L’attore ha infatti ricordato: “Avevo fatto il provino mentre stavo girando un altro film, Trigger Warning, con Jessica Alba. Avevo la barba. Così, quando ho inviato il mio nastro, mi hanno rifiutato. Quando ho finito di girare Trigger Warning, ricordo di aver scritto di nuovo alla mia squadra chiedendo: “Ehi, cos’è successo con L’agente di notte, perché era bello. Hanno già fatto il casting?”. Mi hanno risposto di no. Così ho ripreso con una rasatura pulita e alla fine sono stato scelto”.

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the night agent 2 recensione
The Night Agent. Gabriel Basso è Peter Sutherland nell’episodio 10 di The Night Agent. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

4. Ha eseguito quanti più stunt possibile. Basso è un grande appassionato di combattimenti e arti marziali, affermando: “Ho fatto pugilato per tutta la vita. Da bambino ho praticato il tae kwon do, una sorta di lotta sportiva. Credo che mi abbia aiutato nei movimenti. Ho fatto anche kickboxing e Muay Thai“. Proprio per questo, l’attore ha richiesto di poter interpretare lui stesso i tanti combattimenti che gli  si vedono fare nel corso della serie The Night Agent e per i quali si è preparato con alcuni speciali allenatori.

Gabriel Basso ha interpretato J.D. Vance in Elegia americana

5. Ha interpretato l’attuale Vice Presidente degli Stati Uniti d’America. Nel 2020, Basso ha interpretato il ruolo di J.D. Vance nel film Elegia americana, che racconta l’infanzia difficile di Vance e il suo viaggio alla Horatio Alger attraverso la scuola di legge. Due anni dopo il film, Vance è stato eletto al Senato degli Stati Uniti, per poi divenire Vice Presidente nel novembre 2024 accanto al presidente Donald Trump. Basso e Vance si sono anche incontrati prima delle riprese del film. “Abbiamo parlato un po’. È un tipo a posto. Siamo entrambi del Midwest. Abbiamo parlato della vita, del crescere nei boschi”.

6. Il film gli fa oggi uno strano effetto. Proprio a seguito della nomina come Vice Presidente di Vance, il film è tornato in auge, riportando così alla luce anche l’interpretazione di Basso. A tal proposito, l’attore ha dichiarato: “È un po’ strano essere inclusi in quella linea temporale. Hanno fatto un film del suo libro, e il mio nome sarà sempre legato al suo”. Basso non si è però lasciato andare a giudizi di merito, affermando unicamente di non sapere bene cosa pensare del suo volto associato nel mondo del cinema all’attuale Vice Presidente.

Gabriel Basso è su Instagram

7. Ha un profilo sul social network. L’attore è naturalmente presente sul social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 346 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato appena una settantina di post, tutti relativi alle sue attività come attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Amy Adams e Gabriel Basso in Elegia americana
Amy Adams e Gabriel Basso in Elegia americana

Gabriel Basso ha una fidanzata

8. È molto riservato riguardo la sua vita privata. Per quanto riguarda la vita lontana dai set dell’attore, si sa ad oggi molto poco. Basso ci tiene infatti a far sì che il suo privato rimanga tale e pertanto non è solito condividere dettagli a riguardo. Ad oggi, dunque, non è noto se ha una fidanzata o meno, anche se si presume sia single.

Gabriel Basso ha una figlia

Gabriel Basso non è dunque attualmente sposato, ma ha però una figlia. Nell’agosto 2020, l’attore ha infatti annunciato la notizia su Instagram con una foto e una didascalia che diceva: “C’è un nuovo Basso sulla fioriera”. Dato che l’attore ha tenuto nascosta la sua vita privata, non è chiaro chi sia la madre di sua figlia.

Gabriel Basso ha origini italiane

9. Vanta origini italiane da parte del padre. Come si può intuire dal suo cognome, l’attore ha origini italiane attraverso il nonno paterno. Tuttavia, non è noto se Gabriel Basso abbia un qualche legame con l’Italia, se vi sia mai stato e se parli questa lingua. Non è inoltre noto da dove provenga il nonno, ma sappiamo che Basso è un cognome diffuso soprattutto nel Nord Italia, in Veneto, Piemonte, Liguria, Lombardia e Friuli.

L’età, l’altezza e il fisico di Gabriel Basso

10. Gabriel Basso è nato l’11 dicembre 1994 a St. Louis, Missouri, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1,83 metri. Basso è poi noto anche per il suo fisico atletico e muscoloso, per mantenere il quale ha dichiarato: “Nella vita reale tendo a tenermi in forma, combatto e mi alleno molto“.

Fonti: IMDb, Instagram, Distractify, Variety, Netflix

Gabourey Sidibe per Brett Ratner

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Gabourey Sidibe per Brett Ratner

 

Gabourey_Sidibe

La giovane Gabourey Sidibe, interprete del sorprendente Precious, entra a far parte del cast di Tower Heist diretto da Brett Ratner.

G20: la spiegazione del finale del film con Viola Davis

G20: la spiegazione del finale del film con Viola Davis

Il film G20 di Prime Video – diretto da – ha riservato avvincenti colpi di scena fino all’ultimo, presentando un’inaspettata mente dietro l’attacco terroristico al summit del G20 e salvataggi incredibili, all’altezza del thriller ricco di azione che ci si aspettava. In esso, dopo che la bomba nell’ala est dell’hotel ha colto tutti di sorpresa, i leader all’interno dell’albergo hanno cercato di mettersi in salvo, mentre quelli all’esterno hanno cercato di capire chi fosse Rutledge (Antony Starr) e come avesse potuto accumulare il livello di conoscenza necessario per prendere il controllo di una fortezza impenetrabile.

Se parte delle ragioni di Rutledge erano evidenti, in quanto voleva arricchirsi a spese di tutti gli altri, la sua fissazione per il Presidente degli Stati Uniti Danielle Sutton (Viola Davis) era personale e quindi meno immediata da cogliere, diventando chiara solo nel finale di G20. Questo ha messo in grave pericolo la famiglia del Presidente e il benessere di Demetrius, Serena e Derek è diventato rapidamente l’obiettivo principale di Danielle. Con il piano nefasto di Rutledge che aveva obiettivi separati, G20 ha quindi incluso molti colpi di scena tortuosi, rendendo il finale più soddisfacente grazie alle molteplici sequenze d’azione che vedono la Presidente Sutton direttamente coinvolta nella lotta contro i suoi nemici.

Come la Presidente Danielle Sutton ha fermato il piano di Rutledge

La Presidente Sutton ha inizialmente cercato di portare in salvo Han Min-Seo, il Primo Ministro Oliver Everett (Douglas Hodg) e la direttrice dell’IMF Emma Romano (Sabrina Impacciatore) con l’agente Ruiz, ma è stato subito chiaro che doveva affrontare Rutledge se voleva tenere al sicuro la sua famiglia. Tuttavia, l’incontro con quest’ultimo le ha fornito tutte le informazioni di cui Danielle aveva bisogno per capire il loro legame diretto, essendo stata sul campo durante la stessa missione, e senza di esso sarebbe stato impossibile rivelare chi fosse la vera mente dietro l’attacco.

Il Presidente Sutton ha riconosciuto subito come il passato militare di Rutledge lo avesse segnato, sperando che la somiglianza lo convincesse a fare la cosa giusta. Quando Rutledge ha messo in pericolo Derek sparandogli, è diventato anche evidente che, nonostante Derek e il Segretario del Tesoro Joanna Worth (Elizabeth Marvel) fossero ostaggi davanti a lei, Joanna non è mai stata veramente minacciata da Rutledge. Il fatto che quest’ultima abbia intascato il portafoglio di criptovalute nel caos della lotta e abbia scelto quel luogo per il vertice del G20 ha inevitabilmente dimostrato il suo coinvolgimento, rendendo possibile al Presidente Sutton di usare il portafoglio per raggiungere Rutledge e salvare Serena.

Antony Starr in G20
Antony Starr in G20. Foto di Ilze Kitshoff/Ilze Kitshoff/Prime – © Amazon Content Services LLC

Le motivazioni di Rutledge e del suo gruppo per l’attacco al G20

Le bugie di Rutledge hanno fatto sembrare che le intenzioni del suo gruppo avessero a che fare con la scoperta di come il Piano Together del Presidente Sutton mirasse a impoverire la gente comune nei Paesi ricchi invece di aiutare quelli del Sud globale, ma l’obiettivo principale del suo piano è sempre stato quello di arricchire se stesso e il suo gruppo attraverso il crollo dei mercati. Allo stesso tempo, c’era una ragione che motivava la sua scelta di attaccare specificamente il piano di Sutton e non quello di qualcun altro, e aveva a che fare con gli amici che morirono per proteggere il convoglio di Sutton prima che lei diventasse presidente e fosse nell’esercito.

Mentre le ragioni di Rutledge erano profondamente personali, il resto del cast di personaggi del G20 ha motivazioni diverse, come la cieca fiducia dell’agente Darden nei racconti di Rutledge, secondo cui il piano di Sutton avrebbe tradito gli americani comuni concentrandosi sugli aiuti all’estero. Il coinvolgimento del Segretario del Tesoro nascondeva tuttavia un’altra ragione: la convinzione di Joanna Worth che Sutton le avesse rubato il posto di Presidente degli Stati Uniti, rendendo la sua organizzazione dell’attacco terroristico un puro atto di vendetta.

La spiegazione del coinvolgimento del Segretario del Tesoro Joanna Worth

Il coinvolgimento di Joanna Worth viene quindi scoperto solo quando Rutledge stava per fuggire con Serena Sutton, ma l’aver intascato il portafoglio di criptovalute ha rivelato alla Presidente Sutton tutto ciò che doveva sapere. Se Rutledge poteva essere il volto dell’attacco terroristico del G20, Joanna Worth ne è stata la mente: senza di lei, infatti, il gruppo di Rutledge non sarebbe stato scelto come sicurezza aggiuntiva, né l’hotel sarebbe stato scelto come sede del summit del G20.

Il film ha solo brevemente accennato alla potenziale ostilità tra Joanna Worth e il Presidente Sutton, quando quest’ultima ha menzionato la campagna presidenziale che è stata combattuta tra loro all’inizio. Tuttavia, nient’altro avrebbe potuto far presagire che l’insider dietro il complotto sarebbe stato il Segretario del Tesoro, soprattutto perché l’agente Darden ne faceva già parte. Tuttavia, il fatto che l’attentato non sarebbe stato possibile senza che Joanna Worth mettesse in contatto persone con rancori nei confronti di Sutton, come Darden e Rutledge, la rendeva la principale promotrice dell’intero piano.

Viola Davis e Antony Starr in G20
Viola Davis e Antony Starr in G20. Foto di Ilze Kitshoff/Ilze Kitshoff/Prime – © Amazon Content Services LLC

Perché far uscire Oliver Everett ed Elena Romano è stato fondamentale per il piano della Presidente Sutton

Il fatto che i leader del G20 e tutti i membri dell’hotel siano stati tagliati fuori dall’esterno ha fatto sì che il gruppo di Rutledge fosse l’unico in grado di inviare i propri video deepfake per controllare la narrazione, rendendo impossibile per i governi esterni coordinare una risposta che non avrebbe messo in pericolo quelli interni. Le e-mail di Serena Sutton agli agenti a casa e al Vicepresidente hanno permesso di ottenere alcune informazioni, ma non sono state sufficienti per poter agire, e la connessione non ha potuto essere stabilita di nuovo poiché Serena e Demetrius erano in fuga.

Ciò ha reso estremamente importante la guida spericolata della Bestia verso i cancelli dell’hotel da parte di Elena Romano e del Primo Ministro britannico Oliver Everett. Avendo passato gran parte della serata a seguire il Presidente Sutton, sapevano di potersi fidare di lei e del suo piano. Mentre i missili da cui erano inseguiti li hanno quasi fatti saltare in aria, il fatto di essere arrivati davanti ai loro alleati ha salvato le loro vite e quelle di tutti coloro che si trovavano all’interno dell’hotel, perché hanno potuto condividere il piano della Presidente Sutton con il Vicepresidente Moseley e il direttore della CIA Mikkelson.

La spiegazione del messaggio del finale di G20

Come nei migliori film d’azione, la collaborazione tra improbabili alleati contro un nemico comune è ciò che spesso salva la situazione. Questo è anche un tema centrale di G20, poiché il motivo per cui i leader mondiali erano in pericolo aveva a che fare con il tradimento della Presidente Sutton da parte del suo segretario al Tesoro che voleva vendicarsi di lei. La Presidente Sutton ha messo in evidenza il senso di comunità quando ha scelto di salvare Melokuhle, Lesedi e gli altri ostaggi perché era la cosa giusta da fare, avendo l’opportunità di farlo in quel momento. Il messaggio generale è apparso nel Piano Together del Presidente Sutton e nell’inevitabile cameratismo che la situazione ha creato tra i membri del gruppo di Sutton.

Infatti, se all’inizio della serata il Presidente Sutton ed Elena Romano non sopportavano il Primo Ministro Everett, alla fine della stessa erano stretti alleati. La comunità era anche in diretta opposizione a ciò che Joanna Worth e Rutledge rappresentavano, poiché avevano organizzato quell’attacco per promuovere i loro piani, la loro avidità e le loro rimostranze, invece di pensare a chi stavano danneggiando direttamente e indirettamente con le loro azioni al G20. Il film, in un’ultima analisi, ribadisce l’importanza della cooperazione globale per far fronte a situazioni di grave crisi, mettendo da parte le differenze e superandole grazie alla coesione.

G20: il trailer dell’action-thriller con Viola Davis

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G20: il trailer dell’action-thriller con Viola Davis

Ecco il trailer di G20, il nuovo film Prime Video con il premio Oscar Viola Davis, disponibile dal 10 aprile sulla piattaforma.

Quando il vertice del G20 viene messo sotto assedio, il presidente degli Stati Uniti Danielle Sutton (interpretata dall’attrice Premio Oscar Viola Davis) diventa il bersaglio numero uno. Dopo essere riuscita a sfuggire alla cattura da parte degli aggressori, deve ingannare il nemico per proteggere la sua famiglia, difendere il suo Paese e pensare alla salvaguardia dei leader mondiali in una emozionante corsa contro il tempo.

G20

  • Diretto da Patricia Riggen
  • Con Viola Davis, Anthony Anderson, Marsai Martin, Ramón Rodríguez, Douglas Hodge, Elizabeth Marvel, Sabrina Impacciatore, Christopher Farrar e Antony Starr
  • Scritto da Caitlin Parrish & Erica Weiss and Logan Miller & Noah Miller
    Storia di Logan Miller & Noah Miller  
  • Prodotto da Andrew Lazar, Viola Davis, Julius Tennon
  • Durata: 108 minuti

G.I. Joe: un nuovo film del franchise dopo Snake Eyes

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Arriva da The Hollywood Reporter (via ScreenRant) la notizia che la Paramount e la Hasbro sono in trattative con gli sceneggiatori Joe Shrapnel e Anna Waterhousee per la stesura dello script di un nuovo film della saga di G.I. Joe. Il film in questione non sarà un sequel dell’atteso Snake Eyes che dovrebbe arrivare il prossimo ottobre nelle sale americane, ma un’espansione dell’universo che poterà gli spettatori a scoprire ancora più in profondità la squadra speciale anti-terrorismo.

Per quanto riguarda Snake Eyes, il film basato sul personaggio presente nei fumetti avrà come protagonista Henry Golding (Crazy & Rich, Last Christmas) e dovrebbe raccontare le origini del personaggio. La data di uscita nelle sale americane è fissata per il prossimo 23 ottobre, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto causa pandemia di Covi-19. Robert Schwentke (RED) dirigerà su una sceneggiatura firmata da Evan Spiliotopoulos (La bella e la bestia).

Il personaggio Snake Eyes è un membro chiave del team G.I. Joe, un abile combattente e maestro di armi con un passato tragico. È apparso in entrambi i precedenti film sui G.I. Joe, G.I. Joe: La nascita dei Cobra del 2009 e il G.I. Joe: La vendetta del 2013. Nessuno dei due film è stato accolto molto bene dalla critica, anche se al botteghino hanno avuto buoni risultati. Poco dopo l’uscita del secondo, è stato annunciato anche un terzo film, che però non è mai stato realizzato a causa di problemi di schedule degli attori.

LEGGI ANCHE – Snake Eyes: terminate le riprese dello spin-off di G.I. Joe

Snake Eyes è stato interpretato negli ultimi due film dall’attore e artista marziale Ray Park. Poiché lo spin-off è destinato a essere un importante ripartenza per il franchise, il personaggio è stato assegnato a Golding, attore che sta cominciando ad essere sempre più presente sul grande e piccolo schermo.

Snake Eyes ruoterà intorno alla nascita del protagonista che cerca di diventare un membro del Clan Arashikage, team che ha lavorato come agenzia di serial killer per generazioni usando l’inganno per guadagnarsi da vivere.

G.I. Joe: terzo capitolo in vista?

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G.I. Joe: terzo capitolo in vista?

La Paramount starebbe già pensando a un terzo film della serie dedicata ai G.I. Joe: gli incassi del secondo capitolo in pochi giornidiprogrammazione ne hanno del resto già superato i costi.

G.I. Joe – La Vendetta ha già incassato 132 milioni di dollari, 51,7 negli USA e 80,3 nel resto del mondo, superando il costo complessivo sostenuto, di 130 milioni, inferiore a quello del primo film della serie, che si attestò sui 175 milioni. Secondo le stime, G.I. Joe La Vendetta potrebbe arrivare ad incassare oltre 400 milioni di dollari, superando i 303 milioni del film precedente.

Fonte: Empire

G.I. Joe: La vendetta, ecco un nuovo trailer

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G.I. Joe: La vendetta, ecco un nuovo trailer

Ecco un nuovo spettacolare trailer di G.I. Joe – La Vendetta, sequel di G.I. Joe: La nascita dei Cobra e interpretato da Channing Tatum. Il film, che verrà riconvertito in 3D per l’uscita il 29 marzo negli States, vede trai protagonisti anche Dwayne Jhonson e Bruce Willis.

Dal video, che ci mostra qualche sequenza inedita, sembra proprio che il film sarà molto divertente, basato su forti scene d’azione, cosa che in parte vale anche per il film precedente. Dirige Jon Chu, e nel cast compaiono anche Adrianne Palicki, Walton Goggins, Ray Park, Byung-hun Lee, Elodie Yung, RZA, Ray Stevenson e D.J. Cotrona.

Ecco il terzo trailer del film:

Fonte: youtube

G.I. Joe: La Vendetta – Secondo trailer italiano ufficiale

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G.I. Joe: La Vendetta – Secondo trailer italiano ufficiale

Il trailer italiano ufficiale di G.I. Joe – La Vendetta, il nuovo film d’azione con Channing Tatum, Bruce Willis e Dwayne Johnson, da agosto 2012 al cinema. La squadra dei G.I. Joe torna per stupirci con nuove avventure ed effetti speciali. Chunning Tatum questa volta è affiancato da Bruce Willis e Dwayne Johnson.

G.I. Joe 3: trovato il regista del film?

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G.I. Joe 3: trovato il regista del film?

 

Deadline riporta la notizia che la Paramount Pictures avrebbe offerto la regia del prossimo G.I. Joe 3 a D.J. Caruso (Eagle Eye, Disturbia). Al momento Caruso sarebbe in trattative iniziali per prendere le redini del progetto dopo l’abbandono di Jon M. Chu (che ha lasciato per dedicarsi a Jem e le Holograms). 

L’ultima volta che si era sentito parlare del film è stato da parte del produttore Lorenzo di Bonaventura ed erano in atto le prime negoziazioni. I dettagli della trama del terzo episodio sono ancora vaghi, ma ci si aspetta che ruoterà intorno al personaggio di Dwayne Johnson, Roadblock. Ci si aspetta che Adrianne Palicki  e la maggior parte del cast di G.I. Joe – La Vendetta facciano ritorno nel nuovo film.

Per quanto riguarda il nuovo sceneggiatore Jonathan Lemkin, egli ha già lavorato con di Bonaventura per Shooter del 2007 con Mark Wahlberg, oltre ad aver già firmato sceneggiature come quella de L’avvocato del diavolo e quella di Arma Letale 4. Adesso che c’è uno sceneggiatore, è plausibile che la fase produttiva di G.I. Joe 3 abbia luogo tra la fine del primo trimestre e l’inizio del secondo trimestre del 2015.

Ci si aspetta che G.I. Joe 3 faccia il suo debutto in una data ancora non precisata dell’anno 2016.

Fonte

G.I. Joe 3: D.J. Caruso fantastica di un crossover con Transformers

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Durante una recente intervista rilasciata a Collider incentrata sul lancio pubblicitario dell’atteso xXx Il ritorno di Xander Cage, il regista D.J. Caruso ha avuto modo di esprime le sue personali idee circa la possibile realizzazione di un G.I. Joe 3, progetto per il quale egli è stato preso in seria considerazione malgrado al momento siano subentrati tutta una serie di intoppi e di rallentamenti che ritardano il concretizzarsi delle riprese. Il regista  ha affermato addirittura che un ipotetico crossover con la mitologia dei Transformers potrebbe dar vita a qualcosa di davvero interessante, essendo entrato più volte in fase di ideazione.

G.I. Joe 3: trovato il regista del film?

Pur ammettendo che la saga cinematografica di G.I. Joe non gode certamente al momento di ottima salute – soprattutto dopo gli esiti sottotono dei due capitoli finora prodotti, G.I Joe La nascita dei cobraG.I Joe La vendetta -, D.J. Caruso ha affermato che ci sarebbero tutte le carte in regola per un G.I Joe 3 davvero innovativo, anche se al momento forse non tutte le carte giocano a favore. Il regista ha infatti dichiarato che “beh, sì, l’idea c’è sicuramente, ma la Paramount non è ancora pronta ad imbarcarsi nel progetto. Tuttavia penso che se G.I. Joe incontrasse in qualche modo Transformers allora ne verrebbe fuori qualcosa di grosso. Questo è esattamente quello che dovrebbero accadere secondo me, ma capisco che i tempi non siano a ancora maturi, perché in realtà la sceneggiatura che si stava pensando di sviluppare e che avrebbe dovuto prevedere una sorta di collisione fra i due mondi è risultata poco credibile in questa forma iniziale. Infatti quando l’ho letta ho capito subito che non eravamo ancora pronti … penso tuttavia che alla fine questi due mondi avranno modo di incontrasi e ciò probabilmente accadrà quando Michael Bay deciderà di conseguenza“.

Parlare di un possibile crossover fra due saghe così particolari come quelle di G.I Joe Transformers appare al momento qualcosa che supera persino l’immaginario fantascientifico più spinto, tuttavia è indubbio che se il progetto dovesse andare a buon fine in maniera coerente, entrambi i franchise ne trarrebbero reciproco vantaggio. Con l’uscita del prossimo Transformers The Last Knight diretto da Michael Bay, è probabile che D.J. Caruso arrivi prima o poi a uno scambio di opinioni in grado dare corpo alla sua folle idea.

Ultimamente non ci sono state molte novità da parte della Paramount a proposito di G.I. Joe 3ma ora che lo studio ha portato lo sceneggiatore Jonathan Lemkin a bordodel progetto per scrivere la sceneggiatura del film, le cose dovrebbero iniziare a muoversi diversamente.

L’ultima volta che si era sentito parlare del film è stato da parte del produttore Lorenzo di Bonaventura ed erano in atto le prime negoziazioni. I dettagli della trama del terzo episodio sono ancora vaghima ci si aspetta che ruoterà intorno al personaggio diDwayne Johnson, Roadblock. Ci si aspetta che Adrianne Palicki  e la maggior parte del cast di G.I. Joe – La Vendetta facciano ritorno nel nuovo film.

Per quanto riguarda il nuovo sceneggiatore Jonathan Lemkin, egli ha già lavorato con di Bonaventura per Shooter del 2007 con Mark Wahlberg, oltre ad aver già firmato sceneggiature come quella de L’avvocato del diavolo e quella di Arma Letale 4.Adesso che c’è uno sceneggiatore, è plausibile che la fase produttiva di G.I. Joe 3 abbia luogo tra la fine del primo trimestre e l’inizio del secondo trimestre del 2015.

Ci si aspetta che G.I. Joe 3 faccia il suo debutto in una data ancora non precisata.

Fote: Collider

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