Nel filone di drammi ecologici
recenti, tra
Alcarràs (Carla Simòn), Costa
Brava Lebanon (Mounia Akl) e How
to Blow Up a Pipeline (Daniel Goldhaber),
arriva in concorso a Venezia 80 il film Evil Does Not
Exist, del regista giapponese Ryusuke
Hamaguchi, che ha ottenuto la fama internazionale con
Drive My Car, vincitore dell’Oscar al miglior
film straniero nel 2022. Questo suo nuovo progetto è una
riflessione sui comportamenti che l’essere umano assume se
riportato in uno stato di natura, un perimetro dalla bellezza
apparentemente incontrastata ma che risveglia istinti latenti in
chi cerca di imporvisi.
Evil Does Not Exist: la minaccia
del “glamping”
Takumi e sua figlia
Hana vivono nel villaggio di Mizubiki, vicino a
Tokyo. Come le generazioni che li hanno preceduti, vivono una vita
modesta secondo i cicli e l’ordine della natura. Un giorno, gli
abitanti del villaggio vengono a conoscenza di un progetto per la
costruzione di un sito glamping vicino alla casa di Takumi, che
offrirà agli abitanti della città una comoda “fuga” nella natura.
Quando due rappresentanti di un’azienda di Tokyo arrivano nel
villaggio per tenere una riunione, diventa chiaro che il progetto
avrà un impatto negativo sull’approvvigionamento idrico locale,
causando disordini. Le intenzioni sbagliate dell’agenzia mettono in
pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’altopiano che il loro
stile di vita, con conseguenze che colpiscono profondamente la vita
di Takumi.
Con una durata limitata – appena
un’ora e trenta di girato – Hamaguchi mette a
punto un film dal tono mutevole, che passa dalla satira anche
piuttosto ironica, all’angoscia e al respiro affannoso di un
predatore. Come l’acqua del villaggio che scorre verso il basso, il
film di Hamaguchi procede lentamente, seguendo i
ritmi della comunità isolata, e culminando in un finale in cui la
violenza è latente in ogni immagine, ma si è ormai insediata
ovunque, dopo che l’uomo moderno ne ha contaminato
inconsapevolmente il ritmo.
Un eco-dramma preciso nello svolgimento
Evil Does Not Exist
è un film di preoccupazioni, confronti e punti di vista: due parti,
investitori e locali, devono capire come procedere di pari passo
nel presente, dopo essersi resi conto della loro incompetenza, i
primi, e aver messo in chiaro le priorità della comunità, i
secondi. Ingenuità e consapevolezza continuano a scontrarsi in
dialoghi sinceri, che mai nascondono le ragioni dei personaggi e
fanno presagire un punto di rottura fin dall’inizio, che si palesa
quando il rappresentante del glamping manifesta la sua arroganza
credendo di poter provare a diventare un uomo interessante
imparando a vivere nella natura. In mezzo a questo scontro a due
armi, vi è la figlia di Takumi, enigmatico
personaggio i cui occhi sono anche il nostro primo ingresso nella
riserva naturale. Un personaggio che continua a vagare per i boschi
e le strade in cui i bambini possono ancora giocare senza
supervisione, almeno fino all’arrivo degli uomini di città. Da
allora, il sindaco della comunità inizierà ad avvertirla di non
recarsi nel bosco da sola: un monito inedito per la piccola che,
nella sua inconsapevolezza dell’esistenza di regole di vita altre,
lascerà questo consiglio inascoltato.
Ryusuke
Hamaguchi porta in concorso alla Mostra del Cinema di
Venezia 2023 un film dal respiro estremamente attuale, che sviscera
la complessità dell’animo umano con cambi di tono e di stile
precisissimi. La durata contenuta, la direzione dell’attore e,
soprattutto, una notevole agilità di scrittura, lo consacrano
definitivamente come una delle firme internazionali più
interessanti.