Presentato ieri alla Casa del
Cinema il primo lungometraggio di Gianluca
Petrazzi, Roma criminale, appassionato
omaggio ai poliziotteschi anni ’70, su tutti Roma a mano
armata di Umberto Lenzi (1976). Con lui il
cast che vede nomi noti del cinema di genere poliziesco e non solo,
come Corrado Solari, Massimo Vanni, il regista
Claudio Fragasso, qui attore. Protagonisti del
film su fronti opposti, non solo per lavoro, ma anche per una
vecchia questione personale, Luca Lionello (er
Toretto) e Alessandro Borghi (Commissario
Lanzi).
Com’è nata l’idea di recuperare
il poliziottesco?
Gianluca Petrazzi: “Come omaggio
a questo genere e anche a mio padre (Riccardo Petrazzi ndr),
che ha lavorato in più di cinquanta film polizieschi come aiuto
regista, stunt coordinator e maestro d’armi. Inizialmente
volevo fare un corto, poi ho incontrato Gino Montegrande
(produttore della pellicola ndr), che ha creduto in noi, ed è
nato questo film”.
Massimo Vanni: “Ho avuto l’onore
di lavorare con registi come Enzo Castellari e Bruno Corbucci, i
padri del poliziesco italiano. Ci siamo spesso detti, assieme a
Gianluca, che avremmo voluto fare un poliziesco alla vecchia
maniera. Abbiamo avuto la fortuna di trovare chi ha recepito le
nostre idee”.
Pur partendo da un’ottima idea
e con diversi buoni spunti, il film ha alcuni punti deboli, alcuni
vuoti di sceneggiatura, ad esempio nella sequenza della rapina. Non
sarebbe stato meglio avere meno fretta nel realizzarlo e curare
maggiormente alcuni aspetti?
G. P.: “Abbiamo avuto cinque
settimane per girare, c’erano dei tempi da rispettare. Ci siamo
accorti anche noi di alcune carenze, ma non abbiamo potuto fare
altrimenti. La scena della sparatoria, ad esempio, è stata girata
in una giornata. Con qualche soldo in più avremmo potuto migliorare
molte cose. Inoltre, bisognava cogliere l’attimo, perché se non lo
avessimo fatto ora il film, non lo avremmo potuto più
fare”.
Luca Lionello, il suo personaggio
è costruito magnificamente, ma da un certo punto in poi, sembra
perdere il filo, la cattiveria.
Luca Lionello: “In realtà,
abbiamo lavorato sulla psicologia del personaggio, contiene tanti
personaggi del passato. La sua cattiveria si stempera perché volevo
dargli qualche nota umana, una certa nobiltà che caratterizza quel
tipo di criminalità”.
Il suo personaggio è chiaramente
un omaggio ad altri “cattivi” come il Gobbo (interpretato da
Tomas Milian in Roma a mano armata e La banda
del gobbo ndr), cosa le piace di quei
personaggi?
L. L.: “Il cinema che ha
nutrito la mia fantasia da bambino è quello d’azione, in cui ci
sono pistole, si spara. Certamente Tomas Milian è stato sempre
presente alla nostra mente, abbiamo cercato di non
scimmiottarlo”.
C’è ancora speranza per i
polizieschi in Italia?
G. P.: “Il cinema d’azione
poliziottesco deve andare avanti. È dura, perché per farlo servono
budget alti, ma per chi come me ha iniziato a lavorare in Il
giustiziere sfida la città, è irrinunciabile”.
In sala dal 6 dicembre, in 40
copie.