Ci sono pochi luoghi in cui
l’apparenza eserciti più fascino che in un liceo. Questo il
pensiero di Daniel Barnz (Phoebe in
Wonderland) sceneggiatore e regista di
Beastly film tratto dal romanzo omonimo di
Alex Flinn, ispirato al noto cartone Disney
La Bella e La Bestia. Un film
costruito equilibrando toni fantastici a messaggi profondi, come
l’andare al di là delle apparenze.
In Beastly Kyle
(Alex Pettyfer) è un diciassettenne ricco, bello,
pieno di sé, cresciuto con la convinzione che non conta ciò che sei
ma ciò che appari. Insegnamento datogli dal padre (Peter
Krause), giornalista affermato, con poco tempo da dedicare
al figlio. Ma Kyle sembra cavarsela benissimo da solo, tra la sua
sicurezza e la fama che ha nel suo liceo. La sua vita sembra essere
perfetta, fin quando egli non offenderà Kendra, una sua compagna di
classe dark che si vocifera sia una strega. Kyle la umilierà per la
sua bruttezza, facendo un errore che gli rovinerà la vita. Kendra
farà su di lui un incantesimo trasformandolo in un orribile mostro.
Kyle ha un anno di tempo per trovare qualcuno che lo ami, così
com’è. Se non ci riuscirà rimarrà una bestia per sempre. La vita di
Kyle diverrà un inferno, sempre chiuso tra le mura del suo
appartamento, ma un giorno, per una serie di accadimenti, nella sua
vita entrerà Lindy (Vanessa
Hudgens), una compagna di classe a cui Kyle non ha mai
prestato attenzione e da allora qualcosa cambierà. Un rapporto
dapprima ostile che si trasformerà in una splendida storia d’amore,
entro i canoni della Disney.
Beastly, il film
E’ il 2008 quando la CBS
Film acquista i diritti per la produzione cinematografica
del romanzo per adolescenti di Alex Flinn. Un film
basato su un libro, ispirato a sua volta ad un noto pilastro del
mondo dei cartoon. Una sfida non facile, ma ben riuscita grazie al
regista. Dopo aver visto Phoebe in Wonderland al
Sundance Film Festival nel 2008, la casa di
produzione non ha avuto alcun dubbio nel fare il nome di Daniel
Barnz, il quale non ha deluso alcuna aspettativa e ha saputo unire
perfettamente la realtà alla fantasia, una trama per adolescenti a
una sceneggiatura sofisticata. Una versione del mito de La
Bella e la Bestia diversa da tutte le precedenti.
Ottima anche l’interpretazione dei
giovani attori (Alex Pettyfer,
Vanessa Hudgens) di soli 21 e 23 anni, della
streghetta (Mary-Kate Olsen) e di tutto il cast.
Sorprendente l’aspetto della bestia, per nulla copiato a quello del
cartone. Un film che farà furore tra gli adolescenti e che non
dispiacerà anche ai più maturi.
Giungono ancora aggiornamenti
interessanti sul nuovo film che Steven Spielberg sta preparando su
Lincoln. Infatti il regista avrebbe selezionato lo stato
della Virginia come location per dirigere le riprese principali del
film.
Seven il film del
1995 di David Fincher con protagonisti nel
cast Brad
Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey.
Quando uscì, questo lungometraggio
diretto da David Fincher fece storcere il naso a
diversi addetti ai lavori, perché considerato uno dei soliti film
thriller in cui vi è un killer seriale che semina indovinelli e
citazioni ad ogni omicidio efferato. Ma il grande pubblico lo ha
subito apprezzato, proprio per la sua trama originale,
coinvolgente, mozzafiato e per un finale non forzatamente a lieto
fine.
La trama di
Seven. I detective William Somerset e David Mills vengono
messi sulle tracce di un serial killer. A mano a mano che gli
omicidi si consumano, capiscono che l’assassino sta seguendo una
logica inquietante e atroce: uccidere ogni persona per un tipo di
peccato Capitale. Cercheranno così di anticiparne le mosse ed
evitare che il diabolico disegno dello squilibrato si
compia.
Gli attori protagonisti sono
Brad Pitt nei panni del giovane detective
David Mills, molto istintivo e ancora poco esperto, e
Morgan Freeman, nelle vesti del detective William
Somerset, un saggio e anziano poliziotto a cui manca una settimana
per andare in pensione. Una coppia forse stereotipata e ben
assortita, ma comunque affiatata ed efficace visti gli interpreti.
E poi c’è Kevin Spacey, che interpreta il maniaco
assassino che semina il panico con disumani omicidi; il quale
compare però solo verso la fine.
Seven, David Fincher con Brad
Pitt
Denzel Washington
rifiutò la parte che andò poi a Brad Pitt. Quest’ultimo, inseguendo il killer
sotto la pioggia, si procurò un brutto taglio che lo costrinse a
terminare il film fasciato, o girato di lato, oppure ancora con la
mano in tasca.
In una delle scene Mills e Somerset
discutono del libro Of human bondage, il cui autore è per l’appunto
William Somerset Maugham. Nel doppiaggio italiano questo romanzo è
stato sostituito da Delitto e castigo di Fëdor
Dostoevskij per ragioni di traduzione. La versione
tradotta in italiano non avrebbe di fatti colto l’allusione alla
pratica sessuale del bondage di cui Mills parla nella scena in
questione.
Alfonso Freeman,
figlio di Morgan, interpreta il tecnico che lavora sull’impronta
digitale trovata dai detective.
I quaderni di John Doe
sono dei veri manoscritti preparati per il film in due mesi di
lavoro per un costo di 15.000 dollari. Secondo quanto dice
Somerset, inoltre, due mesi è il tempo che servirebbe alla polizia
per leggerli tutti. Altra particolarità: i quaderni di John Doe
sono uguali a quelli usati da Evan nel film The Butterfly
Effect.
Kevin Spacey ha
voluto togliere il proprio nome dai titoli iniziali per consentire
una maggior suspense riguardo all’identità del killer John Doe. Per
questo motivo il suo nome è il primo ad apparire nei titoli di coda
che, altra particolarità, scorrono dall’alto verso il basso.
L’attore che impersona il primo
cadavere in una delle prime scene è Andrew Kevin Walker, lo
sceneggiatore e soggettista del film.
Per mostrare il corpo di Victor, la
vittima di accidia, David Fincher non volle
utilizzare un manichino o un fantoccio animato, ma un vero attore
che fosse molto magro e scarno. Il ruolo andò a Michael Reid McKay,
che al momento delle riprese pesava solo 36 kg.
Seven è stato
degradato dai critici ma è piaciuto parecchio al pubblico,
diventando un grosso successo commerciale: un budget di 30 milioni
di dollari ne ha generati infatti oltre 316 di incasso mondiale
lordo.
Il 6 maggio a partire dalle 22.00,
si terrà, presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma, il primo di due
appuntamenti “Aspettando il Fantafestival”. In attesa di entrare
nel vivo della XXXI edizione del FANTAFESTIVAL (Mostra
Internazionale dei Film di Fantascienza e del Fantastico), diretta
da Adriano Pintaldi e Alberto Ravaglioli, verrà presentato in
anteprima allo scoccare della mezzanotte The Museum of Wonders di
Domiziano Cristopharo (tra i vincitori della scorsa edizione del
Fantafestival), alla presenza del cast vestito con costumi
d’epoca.
A precedere la proiezione, uno
spettacolo burlesque de-luxe, proiezioni in 3D, performance di
body-art con corpi appesi, un uomo forzuto, una cartomante, un
mangiafuoco e trapezisti, una vera e propria atmosfera
fantastico-circense (la serata è organizzata in collaborazione con
WB Management & Entertainment).
Dopo lo spietato House of flesh Mannequins, Domiziano
Cristopharo ed Elio Mancuso (suoi soggetto e sceneggiatura)
presentano la più macabra versione di Niagara, Ascensore per il
Patibolo e Freaks, tutti e tre mescolati assieme. Venere “il
moncone umano”, Olimpia “la zingara”, Damocle “l’ingoiaspade”,
Marcel “il nano”, Pimp “l’androide”, Sansone “il forzuto” e Salomè
“l’incantatrice”, all’interno del Museo delle meraviglie. Un cast
d’eccezione per un film di genere che vanta, tra le altre, la
presenza di Maria Rosaria Omaggio, Francesco Venditti, Giampiero
Ingrassia, Maria Grazia Cucinotta ed Elda Alvigini.
Nel corso della serata, verrà presentato in anteprima assoluta
anche un promo di Hyde’s Secret Nightmare, film che Domiziano
Cristopharo sta terminando di girare proprio in questi giorni. Un
porno horror d’autore all’italiana arricchito dalla musica di Nino
Rota che rivisita in chiave horror/erotica il romanzo di Louis
Stevenson “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde”.
La serata prevede un biglietto d’ingresso del costo di 7 euro.
Il secondo appuntamento di “Aspettando il Fantafestival” avrà
luogo, sempre al Nuovo Cinema Aquila, il 27 maggio, con la
proiezione del Rocky Horror Picture Show e la messa in scena
dell’omonimo spettacolo dal vivo.
La XXXI edizione del Fantafestival (realizzato con il sostegno
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione
Cinema, della Regione Lazio Assessorato alla Cultura Arte e Sport,
del Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali, in
collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia –
Cineteca Nazionale) si terrà presso L’Auditorium Conciliazione, la
Casa del Cinema e il Nuovo Cinema l’Aquila dal 9 al 19 giugno.
Alla Casa del Cinema di Roma a
presentare Il primo incarico, esordio registico di Giorgia Cecere,
intervengono la stessa regista, i protagonisti Isabella Ragonese e
Francesco Chiarello, la produttrice Donatella Botti e Paolo Del
Brocco di Rai Cinema, che coproduce. Presente in sala anche
Pierpaolo Pirone, sceneggiatore assieme alla Cecere e al cinese Li
Xiang-Jang, e Teodora Film, distributrice assieme a Spazio
Cinema.
E’ stato attribuito al grande
attore e regista statunitense Al Pacino il premio Jaeger-LeCoultre
Glory to the Filmmaker 2011 della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica (organizzata dalla Biennale di Venezia), realizzato
in collaborazione con Jaeger-LeCoultre e dedicato a una personalità
che abbia segnato in modo particolarmente originale il cinema
contemporaneo.
Thor
guadagna la prima posizione con un ottimo risultato, seguito dalla
buona tenuta di Rio e dall’altra new
entry di peso del weekend, Source Code.
Le altre novità, invece, non si piazzano neppure nella top10.
Dopo numerose settimane, il
terzetto podista torna a essere occupato da pellicole di
importazione, mentre i film italiani si rivelano in forte calo.
Così Thor conquista il primo posto al
botteghino italiano, con un risultato di tutto rispetto: 3,6
milioni di euro raccolti nel weekend lungo, di cui 2,8 milioni nei
tre giorni. L’esordio supera le previsioni non particolarmente
ottimistiche per questo supereroe, il quale non è molto popolare in
Italia.
Rio
scende dunque al secondo posto mantenendo una buona tenuta: la
pellicola d’animazione arriva così a quota 5,6 milioni con altri
894.000 euro.
Source
Code debutta con un buon risultato, pari a 767.000
euro, piazzandosi al terzo posto. Magari nelle prossime settimane
il film otterrà un buon passaparola, dopo aver conquistato la
critica.
Ciò che segue è un panorma di
pellicole in calo che passiamo dunque in rassegna:
Faccio un salto all’Avana (638.000 euro)
giunge a 2,3 milioni, mentre Habemus
Papam (623.000 euro) arriva a quota 4,3 milioni.
Le posizioni successive sono occupate dalla produzione americana,
con Limitless (483.000 euro),
Cappuccetto Rosso Sangue (408.000 euro) e
The Next Three Days (172.000 euro), che
arrivano rispettivamente a 3,2 , 1,5 e 2,9 milioni totali.
A chiudere la top10, World Invasion, che
alla sua seconda settimana ottiene solo 107.000 euro per 683.000
euro totali, e Scream 4, giunto a 1,2
milioni complessivi con altri 82.000 euro.
Meno delle briciole, infine, per le
altre new entry: in quattordicesima, quindicesima e sedicesima
posizione troviamo infatti Notizie dagli
scavi (55.000 euro), I baci mai
dati (45.000 euro) e Angèle e
Tony (39.000 euro).
Nonostante gli oltre dieci anni
passati dal primo episodio, Fast and furious continua ad avere un
enorme appeal sul pubblico Americano, che infatti è accorso nelle
sale all’uscita dell’ultimo episodio, Fast five
decretandone il dominio incontrastato del botteghino statunitense.
Il film incassa infatti ben 83 milioni di dollari. In seconda
posizione scende il film di animazione Rio, ultima
opera di uno dei creatori della serie dell’Era
glaciale, Carlos Saldanha, che, con l’incasso di 14
milioni di dollari di questa settimana, raggiunge quota 104 milioni
lordi.
A seguire il film commedia
Madea’s big happy family, con un incasso
settimanale di 10 milioni. La storia d’amore tra il veterinario
Robert Pattinson e la stella del circo Reese Witherspoon in
Water for elephants rimane a metá classifica,
aggiungendo altri 9 milioni di dollari all’incasso totale che è di
32 milioni di dollari. In quinta posizione troviamo la commedia
adolescenziale Prom, che guadagna 5 milioni netti
nella sua prima settimana di uscita. Un’altra nuova uscita si
posiziona al sesto posto: il mash up animato Hoodwinked
Too! Hood VS. Evil diretto dal regista di
Casper, Mike Disa, e con la voce di Glenn Close e
Hayden Panettiere donata ai personaggi principali.
Resiste in classifica, aggiungendo
altri 3 milioni al suo incasso totale Soul Surfer,
nel cui cast figurano Dennis Quaid e Helen Hunt accanto alla
giovane AnnaSophia Robb. Resiste stoicamente, ormai da un paio di
settimane in ottava posizione, il thriller
Insidious, che raggiunge un incasso lordo di 48
milioni di dollari. Rimane invece in fondo alla classifica
Hop, insieme a Source code di
Duncan Jones, rispettivamente in nona e decima posizione.
La prossima settimana tra i film in
uscita spicca Thor, nuovo adattamento da un
fumetto Marvel diretto a sorpresa da
Kenneth Branagh, già nelle nostre sale da una settimana,
Incendies, film che era nella rosa dei candidati
all’ Oscar come miglior film straniero e Hobo with a
shotgun, nuova realizzazione di un film il cui trailer era
in Grindhouse di Tarantino e Rodriguez, che ha
appena portato nelle sale Machete. Il film ha come
protagonista Rutger Hauer, vigilante caduto in disgrazia che
continua però a esercitare il suo mestiere. Esce anche la storia di
incroci e tradimenti con Keira Knightley e Eva Mendes, Last
night, la cui anteprima è stata presentata al festival di
Roma 2010. Ad attirare l’ attenzione è anche The
beaver, nuova prova alla regia di Jodie Foster, che segna
il ritorno dall’ altro lato della macchina da presa di Mel Gibson,
ne i panni di un manager con esaurimento nervoso e Passion
play, diretto da Mitch Glazer, di cui è decisamente
interessante il cast: Mickey Rourke, Bill Murray e Megan Fox.
Arrivano le prime interviste degli
attori di Rise of the Planet of the Apes, un nuovo
adattamente del pianeta delle scimmie. Ecco Tom Felton che parla
della sua esperienza nel film a MTV.
Un mucchio di persone, quando dici Pianeta
delle Scimmie, pensano al film di Tim Burton, e credono che questo
film sarà così. Non potrebbero sbagliarsi di più. Questo film è
ambientato nel mondo che conosciamo tutti, piuttosto che su qualche
pianeta che sembra lontano. Non è così spaventoso, ma è molto più
realistico. C’è l’idea, alla base, che tutto questo potrebbe
succedere davvero.
Il mio personaggio non è un bravo ragazzo. La gente non
terrà certo per me in questo film. E’ un villain, anche se su un
piano diverso rispetto a Draco Malfoy.
Quando lo scimpanzé Caesar
diventa troppo difficile da far gestire solo a James Franco viene
messo in una struttura. Brian Cox, che interpreta mio padre, è il
proprietario di questo posto, e io lavoro lì con lui. Inutile dire
che io dovrei occuparmi delle scimmie, ma non faccio molto bene il
mio lavoro. Non sono amichevole con loro, e diciamo che finisco per
provocare in Caesar quell’istinto di ribellione contro gli umani
che lo porterà a guidare una vera e propria rivoluzione. Prima di
questo, conosceva solamente il personaggio di James Franco. Pensava
che tutti gli umani fossero amichevoli e gentili. E’ attraverso il
mio personaggio e suo padre che impara quanto crudeli possono
essere gli umani.
Arrivano le prime foto dal set
del sequel di Scontro tra Titani diretto da Jonathan
Liebesman. Dopo l’inizio ufficialmente delle riprese di Wrath
of the Titans il primo set in esterni ricostruito è quello
dell’isola di Tenerife alle canarie.
E’ ufficiale, lo spaghetti
western Django
Unchained sarà il nuovo film di Quentin Tarantino.
Secondo Deadline il regista ha appena consegnato la bozza
definitiva del suo nuovo film, alla Weinstein Company. Deadline
riporta anche la notizie che il film verrà prodotto da Stacey Sher
(Pulp Fiction) e Pilar Savone, e vedrà tra i protagonisti Christoph
Waltz, con il quale aveva già collaborato in Bastardi senza
gloria.
Alcuni siti riportano la trama del
film, ma non è stata confermata: Il protagonista, Django, è uno
schiavo liberato, che grazie all’aiuto di un cacciatore di taglie
tedesco (Christoph Waltz) diventa a sua volta un duro cacciatore di
taglie. Dopo aver aiutato Waltz ad abbattere alcuni cattivi a
pagamento, viene aiutato da lui a cercare sua moglie – ancora
schiava – e a liberarla da un crudele proprietario terriero. Il
film parla di razzismo in maniera raramente vista in un film
Hollywoodiano: è un popcorn movie basato sul concetto di violenza,
ma è geniale nel modo in cui dipinge la situazione dello schiavismo
nel sud degli USA. E’ la stessa cosa che ha fatto con i Nazisti in
Bastardi senza Gloria. E’ violento e divertente, e ricco di
monologhi alla Tarantino, torture di schiavi e violenze, al centro
della sceneggiatura c’è lo splendido legame tra Django e questa
sorta di Obi-Wan Waltz, funziona tutto alla maniera di
Tarantino.
Su Tarantino.info, è comparsa
invece la versione ufficiale della prima pagina della
sceneggiatura:
Nanni Moretti chiede alla Rai di
spiegare perché ha acquistato il suo «Il Caimano» ma non lo ha
ancora trasmesso.
Il regista ha posto la domanda
nella puntata di ieri sera di «In onda», il talk di approfondimento
di La7, condotto da Luisella Costamagna e Luca Telese.
«Ho tanti difetti e non piace per
niente fare la vittima -ha detto Moretti nel corso della
registrazione della puntata- infatti sono tre anni che non dico
nulla. Il film è costato tantissimo, 8 milioni e mezzo di euro, il
25% in più del previsto. Io co-produco solo con la Rai, ma questa è
stata l’unica volta che ho preferito produrlo da solo. Dopo che il
film è uscito è stato acquistato dalla Rai per un milione mezzo di
euro per cinque passaggi in altrettanti anni».
«Sono già passati tre anni e un
mese e ancora non è stato mai trasmesso. I miei genitori mi hanno
insegnato ad assumermi la responsabilità di quello che dico e di
quello che faccio delle mie scelte o delle mie non scelte. Per ora
non è stato messo in onda. Qualcuno mi spieghi perchè», conclude
Moretti. Nella puntata di «In onda» è stata trasmessa la scena
finale di «Il caimano».
Dal prossimo 11 maggio uscirà nei
cinema italiani l’ultimo film scritto e diretto da Rachid
Bouchareb, Uomini senza legge – Hors la
loi. Prodotto dalla Eagles Pictures,
Uomini senza legge – Hors la loi è un film epico
ed emozionante che racconta la lunga epopea della guerra di
indipendenza algerina. Un film drammatico, violento ma anche dalla
grande intensità emotiva che si è giustamente meritato una
nomination agli ultimi Academy Awords 2011
come miglior film straniero. Uomini senza legge – Hors la
loi narra le storie incrociate di tre fratelli i quali,
ancora fanciulli, assistono inermi all’esproprio della terra a cui
la famiglia era legata da generazioni, la terra ora destinata
a qualche nuovo colono francese.
Quando nel maggio del 1945, circa
vent’anni dopo, per le vie di Setif sfilano pacifici dimostranti
algerini per festeggiare la fine della guerra e reclamare maggiore
indipendenza, i tre fratelli salveranno miracolosamente la vita
dalla sanguinosissima repressione della polizia francese che
provocherà migliaia di morti. Tra le vie cosparse di cadaveri
sfileranno le colonne di prigionieri tra cui Abdelkader
(Sami Bouajila) il secondo dei tre fratelli.
Destinato ad anni di prigionia in un carcere parigino, il giovane
idealista, avrà modo di entrare in contatto con alcuni leader del
movimento indipendentista clandestino. Messaoud (Roschdy
Zem), il maggiore, deciderà di arruolarsi
nell’esercito francese che prontamente lo invierà in Indocina a
combattere l’insurrezione dei viet-cong. Said (Jamel Debbouze)
rimarrà al fianco della madre (Chafia Boudraa)
sconvolta e distrutta per la morte del marito e delle due figlie
femmine trucidati nel massacro.
Uomini senza legge – Hors la loi, il film
Le vite e le strade dei tre
fratelli sembrano irrimediabilmente divise ma sarà proprio Said a
forzare il corso degli eventi affinché la famiglia possa riunirsi.
Decide infatti di trasferirsi, insieme alla madre, direttamente a
Parigi dove il fratello Abdelkader è stato incarcerato. Sistematisi
in una baracca fatiscente e squallida della banlieue ai margini
della capitale, Said rifiuta di unirsi agli altri emigranti come
operaio in fabbrica e decide di seguire percorsi più brevi quanto
meno onesti per guadagnarsi da vivere. Place Pigalle diventerà il
teatro delle sue attività poco onorevoli, come il protettore di
prostitute, e la madre presto capirà le sorgenti poco pulite del
loro sostentamento. Dopo pochi anni la donna avrà però la
soddisfazione di riavere accanto anche gli altri due figli,
Messaoud tornato dalla guerra con un occhio in meno ed Abdelkader
ormai completamente inserito nell’apparato clandestino del FLN, la
frangia indipendentista a favore della lotta armata.
Il compito di Abdelkader è ora
quello di creare cellule di collegamento operative nella capitale
francese e le fabbriche dove lavorano migliaia di algerini sono
ovviamente il luogo di reclutamento ideale. In questo difficile
quando estenuante lavoro Abdelkader potrà contare sull’aiuto di
Messaoud mentre Said non intenderà unirsi a loro preferendo
dedicarsi ai suoi affari. Affari che però si legheranno
immancabilmente alla causa quando il FLN contribuirà a fare di Said
socio di un Cabaret a Pigalle cui metà dei proventi finirà nelle
casse del Fronte. Con la metà degli anni cinquanta la guerra di
indipendenza entra sempre più nel vivo, i vari movimenti
clandestini rivoluzionari si scontrano più che collaborare e anche
a Parigi la lotta per il predominio del territorio è senza sosta.
Il FLN prende piede con sempre maggiore decisione ed Abdelkader ne
diventa uno dei leader più affermati e importanti. Idealista e
irreprensibilmente votato alla causa, Abdelkader abbandona
gradualmente la sua umanità in nome del partito diventando una
macchina incapace di provare sentimenti di pietà o
commiserazione.
Il fratello Messaoud invece, suo
fedele braccio destro, è costretto suo malgrado a sporcarsi le mani
di sangue, sangue spesso innocente e spesso di compatrioti accusati
di tradimento. La coscienza di Messoud vacilla, cede a forti
momenti di sconforto e non sempre accetta o comprende la durezza e
l’irremovibilità del fratello. La storia quindi prosegue in questo
scenario di guerra, violenza, sentimenti contrastanti ed un legame
forte, fortissimo che non abbandonerà mai i tre fratelli che
proprio nell’epilogo finale ritroveranno anche il riavvicinamento
di Said. Il loro amore, la loro unione di sangue sopra ogni cosa,
più resistente di qualsiasi lotta o ideologia.
Con Uomini senza legge –
Hors la loiRachid Bouchareb riceve per
la terza volta una nomination agli Oscar dopo le candidature del
2006 con “ Days of glory” e del 1995 con “Poussieres de vie”. Il
film che, come afferma lo stesso regista, è una sorta di passo
successivo del precedente “Days of Glory” ribadisce questa sorta di
continuità richiamando nel cast molti attori già protagonisti di
quel film tra cui, ovviamente, i tre interpreti principali.
Uomini senza legge – Hors la loi è un film che lo
stesso Bouchareb definisce epico, un appassionante romanzo storico
che attraversa i capitoli più importanti e drammatici dell’epopea
indipendentista algerina tramite le vite di tre fratelli, tanto
uniti quanto diversi tra loro.
Uomini senza legge – Hors
la loi, di cui Bouchareb è anche sceneggiatore insieme a
Olivier Lorelle e Yannik Kergoat, da modo di conoscere pagine della
storia contemporanea ancora oscure ai più e spesso appositamente
celate dalla storiografia ufficiale europea. Far conoscere questi
aspetti del colonialismo francese è sicuramente uno degli
obbiettivi che il film si presuppone soprattutto, come afferma lo
stesso regista, rivolgendosi alle generazioni più giovani spesso
ignare di determinati eventi.
Ma se Uomini senza legge –
Hors la loi è indubbiamente una storia raccontata dalla
parte algerina è altresì doveroso ammettere come nel contesto
storico descritto non si risparmino le sequenze dove si evidenzia
la ferocia oltre che la fanatica irreprensibilità dei rivoluzionari
del FLN. Eccellente la fotografia ed il montaggio, assolutamente da
sottolineare la bravura dei tre interpreti protagonisti su cui
spicca a mio avviso Roschdy Zem eccezionale nella parte di
Messaoud, il combattente diviso tra il suo attaccamento alla causa
e la sua coscienza di uomo onesto.
Uomini senza legge – Hors
la loi di Bouchareb è intenso quanto avvincente, una
sceneggiatura mai stucchevole e solo raramente retorica. Ammirevoli
le ricostruzioni scenografiche e le sequenze a campo largo con un
massiccio utilizzo di comparse. Particolare riferimento va alla
scena relativa alle manifestazioni di Setif con successivo massacro
che per monumentalità ed effetto visivo riporta quasi
involontariamente alla memoria alcune sequenze della “Battaglia di
Algeri” di Gillo Pontecorvo da cui molto probabilmente Bouchereb
avrà preso spunto. E’ rassicurante constatare come ancora oggi
esistano registi capaci di affrontare con risultati tanto
ammirevoli, progetti cinematografici così impegnativi. Film storici
dalla fedele ricostruzione narrativa immuni da tentazioni di
demagogia o retorica patriottarda e liberi da obblighi
spettacolaristici ma comunque in grado di commuovere, far
riflettere e far conoscere.
Nel film Senza arte né
parte il Pastificio salentino Tammaro chiude la propria
fabbrica e a farne le spese sono i dipendenti. La storia segue
quindi tre di questi, Enzo, Carmine e Bandula, rimasti senza
lavoro, che cercano di reinventarsi dopo il crollo improvviso delle
loro vite. Aurora, moglie di Enzo, viene però assunta dallo stesso
Tammaro, che volendo entrare nel mercato delle opere d’arte, ha
bisogno di un’interprete. Grazie ad Aurora, i tre diventeranno
custodi (sottopagati) del deposito di pezzi d’arte del vecchio
datore di lavoro. Senza Arte né Parte comincia da questo semplice,
e potenzialmente vincente, presupposto: gli umili, operai e
magazzinieri, messi a confronto con le grandi opere d’arte
contemporanea, gioia e desiderio di ogni collezionista.
Il mondo umile e laborioso,
artigianale, entra in contatto con ciò che di più futile ed alto
conosce la nostra cultura: l’uovo di Manzoni, la famosa ‘merda
d’artista’ dello stesso, il Baco da Setola di Pascali e i ‘tagli’
di Fontana. Ma cosa succede quando nelle loro mani maldestre l’uovo
si rompe? I tre scopriranno così per caso l’incredibile proprietà
dell’arte contemporanea: la riproducibilità. Da qui il passo è
breve ed Enzo, Carmine e Bandula diventeranno una banda di falsari,
ingenui ed ‘onesti’, come Totò e Peppino, senza però il loro
mordente spirito farsesco.
Senza arte né parte, il film
Nel caso di Senza arte né
parte di Giovanni Albanese, mai titolo fu
più appropriato, perché senza arte né parte è i film stesso, la
sceneggiatura e ahiloro lo diventano anche i bravi attori
appiattiti dalla noia del racconto. La ricerca ostentata e forzata
verso la risata contrae il racconto che non sembra mai scorrere con
leggerezza, e il risultato è un film che viene percepito molto più
lungo dei suoi onesti 90 minuti. Nota di colore è il gallerista
senza scrupoli interpretato con il giusto tocco viscido da
Ninni Bruschetta, a lui sono affidate le parole
che pongono fine alle peripezie di questi falsari per caso, e lui
si fa portavoce di un problema, quello della riproducibilità
tecnica dell’opera d’arte, che nell’era di internet, della
pirateria e del digitale è più che mai attuale e scottante, e per
l’arte contemporanea soprattutto diventa nevralgico.
Il problema però viene lasciato lì,
a mezz’aria, senza la forza di farlo diventare il vero centro della
narrazione, senza il coraggio per una volta (che fosse una) di far
finire ‘in tragedia’ un film italiano.
Fast & furious 5 –
Dopo aver attaccato un bus di detenuti per permettere a Dominic
Toretto di sfuggire alla prigione, Mia Toretto e l’ex agente Brian
O’Conner scappano in Brasile. Qui, durante una spettacolare rapina
a un treno, ritrovano Dominic e scoprono che il mandante del furto
è un ricco affarista corrotto di Rio De Janeiro, Hernan Reyes,
interessato a recuperare un chip nascosto nell’autoradio di una
macchina rubata contenente tutte le tracce dei suoi traffici
illeciti da centinaia di milioni di dollari. Dom e Brian decidono
così di utilizzare le informazioni del chip per fare un ultimo
colpo e derubare tutte le finanze di Reyes. Ma per farlo hanno
bisogno di formare una nuova squadra.
Dopo gli inizi a tutto gas, nel suo
lungo e costante tragitto, la saga di Fast and Furious sembrava
destinata a sbandare. Invece, due anni fa, complice la volontà di
tornare a “sporcarsi le mani” (anche come produttore) da parte di
Vin Diesel, la saga ha ritrovato i suoi pezzi originali e ha saputo
tornare in pista, recuperando anche il controllo di una narrazione
seriale finita in testacoda.
Machete – Machete
è un agente federale che si pensa sia morto in uno scontro con la
banda del pericolosissimo boss Torrez. Ma non è così. Machete ha
cercato rifugio in Texas dove viene coinvolto nell’attentato a un
senatore xenofobo. Scoprirà di essersi infilato in un machiavellico
complotto che vede lui come capro espiatorio. Ha contro il capo dei
vigilantes Von, il perfido uomo di affari Booth e, ancora una
volta, Torrez. Al suo fianco c’è solo Sartana Rivera, giovane e
seducente ufficiale della squadra anti-immigrazione che ha compreso
che non tutto è come sembra.
A partire dalla sequenza iniziale
sino ad arrivare all’ultima inquadratura di un film in cui non ci
sono ruoli cameo ma attori che si mettono in gioco come De Niro,
Steven Seagal, Don Johnson facendo ironia su se stessi divertendosi
(lo si percepisce) enormemente e divertendo il pubblico. Il pupillo
di Quentin Tarantino – noto ai più per aver diretto Sin City –
Robert Rodriguez firma il suo sedicesimo film. Un regista che fa
sentire al pubblico tutta la sua voglia di fare cinema, senza
secondi fini o sofisticate pretese.
Come l’acqua per gli
elefanti – Nell’America della Grande Depressione, Jacob
Jankowski è a un esame dalla laurea e da una notte d’amore con la
più bella ragazza del corso di medicina veterinaria. Un tragico
incidente, in cui muoiono i genitori, sconvolge la sua vita e i
suoi piani di studente, conducendolo su un binario alternativo e
imprevisto. Lasciata la propria casa per coprire i debiti
accumulati dal padre e abbandonata l’università, Jacob sale su un
treno in corsa e spera nella buona sorte che avrà il volto dolce di
Marlena, stella equestre del Benzini Bros Circus e moglie
dell’instabile August, impresario e domatore crudele di artisti e
animali. Rivelate presto le sue evidenti doti di veterinario, Jacob
viene accolto con entusiasmo da August e promosso al ruolo di
addestratore dell’elefantessa Rosie, ingombrante ‘primadonna’ col
vizio del whisky. Innamoratosi perdutamente della bionda Marlena,
il ragazzo dovrà vedersela coi reiterati soprusi di August e
trovare come un funambolo un nuovo equilibrio nell’universo
circense.
Nell’America ‘depressa’ di fine
anni ‘20 si svolge il melodramma circense di Francis Lawrence,
ispirato dalle pagine di Sara Gruen (“Acqua per gli elefanti”) e
idealmente prossimo al Trapezio e al ménage à trois di Carol Reed.
Accantonati re biblici e leggende moderne (come Costantine o Io
sono Leggenda), il regista americano rispolvera leoni, elefanti e
bionde acrobate, sceneggiando il Circus di Britney Spears, diretta
tre anni prima nell’omonima clip musicale. D’altronde ha diretto
anche altre clip musicali di altri artisti pop: Justin Timberlake,
Janet Jackson, Will Smith (per il film Men in Black II),
Aerosmith.
Senza arte né
parte – Siamo in Salento. Il Premiato Pastificio Tammaro
decide di modernizzarsi. La vecchia fabbrica viene chiusa e se ne
apre una nuova, completamente meccanizzata. Tutta la squadra di
operai addetti allo stoccaggio manuale, tra cui Enzo, Carmine e
Bandula, si ritrovano disoccupati. Enzo è sposato con Aurora che
lavora saltuariamente come traduttrice, e hanno due figli piccoli.
Carmine vive con la vecchia madre e con Marcellino, il fratello
minore e scapestrato. Bandula è un’immigrato indiano, ormai al
verde e senza più un posto dove dormire.
La situazione è drammatica. In quei
giorni, la moglie di Tammaro eredita una bizzarra collezione d’arte
contemporanea, che viene sistemata proprio nel vecchio pastificio.
Tammaro offre a Enzo un lavoro provvisorio in nero: guardiano del
magazzino dove è custodita la collezione d’arte. Enzo e i suoi
amici, scoprono sbalorditi l’arte contemporanea, e soprattutto, che
quegli oggetti all’apparenza strani e privi di senso, valgono così
tanti euro. Ed ecco che si inventano inventori di improbabili opere
di arte moderna…
Secondo film per Giovanni Albanese,
dopo A.A.A.ACHILLE uscito ben dieci anni fa. Una commedia gradevole
e divertente, che sdrammatizza sulla crisi economica e sui
licenziamenti, e che al contempo esalta la proverbiale “arte di
arrangiarsi” tipica dei meridionali. Nel cast spicca la presenza di
Vincenzo Salemme nei panni di Enzo, e quella di Donatella
Finocchiaro in quelli della moglie ereditiera Aurora.
Hai paura del buio
– Eva è una ragazza di poco più di vent’anni che lavora in
una fabbrica a Bucarest. Nel suo ultimo giorno dopo che non le è
stato rinnovato il contratto, decide di mettere in vendita tutto
quello che possiede e di comprare un biglietto per l’Italia.
Raggiunge la stazione di Melfi e trascorre la notte vagabondando
senza meta finché trova un’auto aperta dove ripararsi dal freddo.
La macchina appartiene ad Anna, giovane operaia presso la fabbrica
della FIAT, che decide di accoglierla nella casa in cui vive
assieme ai genitori e alla nonna malata.
Nel suo percorso come autore
televisivo, Massimo Coppola si è mosso in una direzione opposta
rispetto ai flussi e alle formule dei format popolari. Attraverso
monologhi brand new, anti-reality di finzione e documentari sui
ventenni ai margini di servizi e talk show, Coppola ha sempre
cercato di mostrare, all’interno di un canale giovanile e
“giovanilista” come Mtv, un’alternativa al pensiero comune e alla
visione a senso unico sulle nuove generazioni. Dallo sguardo
maturato coi ritratti giovanili di “Avere Ventanni” e da quel
bisogno di porre una frattura fra rappresentazione e identità dei
giovani d’oggi, sembra nascere anche il suo ingresso nel cinema di
(cosiddetta) finzione.
Dopo i due documentari Politica
zero – nato sempre dall’esperienza maturata da Massimo Coppola e
dai suoi fidati amici e collaboratori, Giovanni Giommi e Alberto
Piccinini, con il programma “Avere Ventanni” in onda su Mtv – e
Bianciardi! del 2007, Coppola arriva dunque al suo primo e
autentico lungometraggio non-documentario. Capace di stesso a
parlare dei giovani e dei loro problemi.
Tatanka – Dopo
”Gomorra” e’ la volta di ”Tatanka Scatenato”. Un racconto di
Roberto Saviano estratto dal libro “La bellezza e l’inferno” (ed.
Mondadori), portato sul grande schermo questa volta da Giuseppe
Gagliardi, alla sua opera seconda dopo ”La vera leggenda di Tony
Vilar” con la produzione di Margherita Film e Minerva.
La sceneggiatura, firmata dal
regista insieme a Maurizio Braucci, Massimo Gaudioso, Salvatore
Sansone e Stefano Sardo ha ottenuto 1.400.000 euro di contributo da
parte del Ministero dei Beni Culturali, che ha riconosciuto di
interesse culturale il progetto. Questo racconto di Saviano e’
incentrato sui pugili di Marcianise e sul loro rappresentante
principe, il vicecampione olimpico Clemente Russo, che sara’ anche
protagonista del film. Le riprese si sono svolte tra l’Italia e
Berlino.
Un film sull’esaltazione dello
sport come mezzo per evadere dai contesti sociali difficili in cui
si vive. E magari, uno dei “salvati”, sfiora anche l’oro alle
Olimpiadi.
Il primo incarico
– Puglia, anni ’50. Nena è una giovane maestra, innamorata
di un ragazzo dell’alta borghesia, messa sotto pressione dalle
preoccupazioni della madre. Quando arriva la lettera di assunzione
in una piccola scuola nel sud salentino, fa le valigie e parte a
malincuore, curiosa della sua nuova esperienza ma triste per la
lontananza dal suo amore. Dopo le prime difficoltà di integrazione
nella piccola comunità agreste, riesce a trovare un equilibrio che
verrà nuovamente messo in discussione dalla notizia
dell’innamoramento del fidanzato per un’altra donna. Scegliere come
protagonista di un film una professoressa degli anni Cinquanta,
vuol dire prediligere il punto di vista femminile a quello
maschile. Gli uomini, nel film, non fanno bella figura: sono rozzi
e insensibili o vittime inconsapevoli di un sistema classista,
irrigidito sul lusso di privilegi atavici. Le donne sanno far da
mangiare e si occupano della casa.
Isabella Ragonese, senza trucco e
senza vezzi, dimostra ancora una volta di essere un’ottima
interprete versatile. Il tocco elegante della regista Giorgia
Cecere, al suo primo film, rende apprezzabile una storia piccola
che, per essere raccontata, ha bisogno di un narratore che sappia
osservare. Un film sulle difficoltà che incontrava, e in fondo
incontra ancora, una donna che vuole emanciparsi nel Sud
Italia.
La misura del confine
– In cima al Monte Rosa, sotto nubi prepotenti, è stata
ritrovata una mummia ma nessuno ha ancora stabilito se il luogo
della scoperta sia terra italiana o svizzera. Così due squadre di
esperti partono alla ricerca del soggetto ma il maltempo smarrisce
nelle nebbie la spedizione svizzera e spinge quella italiana a
ripararsi in un rifugio accogliente. Dopo aver dichiarato che il
corpo è “italiano”, i due gruppi si uniscono a festeggiare insieme
e, chiacchierando di amori del passato e affetti del presente, si
accorgono di avere a che fare con un misterioso delitto.
La montagna, silenziosa e ruvida, accoglie una storia intrigante
che comincia come una sorta di documentaristica cronaca di una
spedizione scientifica per trasformarsi poi in un raffinato giallo
investigativo.
Secondo film per Andrea Papini,
dopo La velocità della luce del 2008, un Noir esistenziale che
indaga sulle ombre e sullo smarrimento dell’animo umano. Anche La
misura del confine ha un nonsoché di misterioso ma al contempo
razionale, che a molti farà venire in mente serie tv americane alla
Csi Miami.
Al suo esordio dietro la macchina
da presa Giorgia Cecere, già assistente alla regia di Gianni Amelio
(Porte aperte, Il ladro di
bambini) e sceneggiatrice per Edoardo Winspeare
(Sangue vivo, Il miracolo) ha
scelto di raccontare ciò che conosce meglio: la sua terra d’origine
e una storia d’ispirazione familiare. Il primo
incarico, infatti, è ambientato in Puglia negli anni ’50:
una Puglia cittadina, ma anche e soprattutto rurale, aspetto
dominante della regione almeno fino a qualche decennio fa, e ancora
vivo soprattutto in certe zone.
Al centro della vicenda, una
giovane maestra di modeste origini, Nena/Isabella
Ragonese, che dalla cittadina del sud in cui vive,
deve trasferirsi nella campagna pugliese per il suo primo incarico.
Si trova così di fronte a una realtà per lei nuova: una vita
semplice, una casa spoglia, una scuola con una sola aula – una
stanza col soffitto crepato – e dei contadini ospitali, ma
taciturni e fieri. Una vita in mezzo alla natura, con tutti i pro e
i contro che questo comporta. In più, il nuovo incarico affidatole
la porta a separarsi dal suo amato: un giovane di famiglia
altolocata, con il quale stava costruendo il suo sogno d’amore.
Il primo incarico è il racconto di una crescita,
di molteplici mutamenti, che Nena attraversa, ritrovandosi, alla
fine, una persona nuova.
Il primo incarico, il film
Il suo amore “da favola” non
reggerà la lontananza, rivelandosi inconsistente. Mentre nella sua
nuova vita troverà posto una relazione molto meno “perfetta” ma più
reale. È un percorso di crescita e un viaggio interiore – un
western dei sentimenti l’ha definito la stessa regista – alla
ricerca di ciò che veramente si vuole. Questo è ciò che fa Nena,
prima costretta dagli eventi, poi scegliendo consapevolmente per il
suo futuro. All’inizio, il trasferimento, il matrimonio con un uomo
che non vuole, la conseguente vita nel ruolo di moglie e casalinga,
che non sente suo, sono vissute da lei come costrizioni, come una
specie di incubo in cui s’è ritrovata senza volerlo e che le fa
letteralmente “sbattere la testa al muro”. Le nuove condizioni e il
nuovo ambiente le permettono però, col tempo, di capire meglio sé
stessa e di comprendere che lì c’è proprio ciò che vuole e di
cui ha bisogno. Alla fine sarà lei a scegliere di tornarci non
perché costretta, ma perché lo vuole.
Dallo scontro tra due mondi
apparentemente inconciliabili, si passa, quindi, a una relazione a
volte conflittuale, ma viva e non priva di momenti felici: così con
i bambini cui Nena insegna, così col marito Giovanni, giovane
muratore sposato sull’onda della delusione per l’abbandono del suo
precedente amore e per ottemperare alle vigenti convenzioni
sociali. Così con tutto quel mondo arcaico e maschilista. Un mondo
che lascia però spazi di libertà inaspettati. Emblema ne è la
relazione tra i due protagonisti: non un rapporto di subalternità,
di costrizione, come forse ci si sarebbe aspettati, ma
davvero libero. Ciascuno infatti fa quello che vuole e il
matrimonio resta per lungo tempo un sigillo formale, che ciascuno
dei due ha posto non per convinzione, ma per convenienze di tipo
diverso. Altrettanto libera e forte la scelta finale della
protagonista.
Isabella Ragonese – unica attrice
professionista – sa ben interpretare l’evoluzione del complesso
personaggio di Nena, dalle illusioni dell’adolescenza alla pienezza
della vita adulta, passando per un ampio ventaglio di emozioni:
dall’ingenuità sognante dell’inizio, allo straniamento,
all’autentica disperazione, alla rabbia, alla frustrazione, fino
alla lenta scoperta della felicità, che può dare una vita del tutto
diversa da quella che aveva immaginato. La rigidità e l’impaccio
dell’esordiente Francesco Chiarello a tratti si
notano, ma sono adatti a rendere l’atmosfera tesa del rapporto con
Nena e caratterizzano bene il personaggio: il tipico
contadino del sud, dal carattere chiuso, rude, fiero. Ben costruiti
i dialoghi, asciutti e incisivi.
Nel seguire il viaggio esistenziale
di Nena riviviamo – elemento fondamentale del film – la
realtà di quegli anni e di quei luoghi (la pellicola è stata girata
in vari comuni del Salento, tra cui Cisternino e Castrignano del
Capo). La ricostruzione è assai convincente, accurata nei
particolari e riesce davvero a trasportare indietro nel tempo e
altrove nello spazio, per farci conoscere uno spaccato di storia
italiana del nostro recente passato, o farcelo ricordare se, come
chi scrive, condividiamo con la regista le origini e abbiamo visto
o sentito raccontare quella realtà, non così lontana.
Quello che regista e sceneggiatori
sono riusciti ad ottenere (accanto alla Cecere collaborano alla
sceneggiatura Pierpaolo Pirone e Li
Xiang-Yang), però, non è, almeno non soltanto, un affresco
nostalgico – una nostalgia che potremmo dire pasoliniana per un
mondo contadino (quasi) scomparso. Sono vividamente presenti,
infatti, anche gli aspetti duri e aspri della vita di campagna, la
semplicità si muove accanto alla rudezza, alla fissità quasi
granitica di tradizioni e abitudini che paiono invariate da secoli,
e asfitticamente invariabili. E lo straniamento iniziale di Nena è
simile a quello dello spettatore odierno, posto di fronte a quella
realtà, così diversa dall’attuale.
In Il primo
incarico Molto bella la fotografia di Gianni
Troilo. Grande attenzione è riservata ai colori, alle
inquadrature, alla luce, in generale alla cura dell’immagine, in
special modo laddove Nena è immersa nella natura. Le inquadrature
hanno un gusto “pittorico” – il che dipende certo dalla sensibilità
particolare del cinese Li Xiang-Yang, appunto pittore, e qui al suo
esordio come sceneggiatore, che si fonde abilmente con quella
della regista.
La 20th Century Fox ha diffuso il
trailer ufficiale italiano di X-Men –
L’inizio, prequel della trilogia cinematografica
dedicata ai personaggi della Marvel, gli X-Men (X-Men,
X-Men 2, X-Men – Conflitto finale), narra le vicende di Charles
Xavier (Professor X), Erik Lehnsherr (Magneto) e del loro primo
tentativo di formare una scuola per i ragazzi mutanti.
Tratto dall’omonimo fumetto della
Marvel, il film racconta della giovinezza di due amici che scoprono
di avere poteri speciali, Charles Xavier e Erik Lensherr; del loro
lavorare assieme, con altri mutanti, contro la più grande minaccia
che il mondo abbia affrontato; del loro allontanarsi causa un
dissidio che li vedrà diventare arcirivali con i nomi di Professor
X e di Magneto. Il film è ambientato negli anni ’60, all’alba
dell’era spaziale, l’epoca di JFK. Un periodo storico all’insegna
della Guerra Fredda, in cui l’intero pianeta era minacciato dalle
crescenti tensioni fra Stati Uniti e Russia. L’era in cui il mondo
scoprì l’esistenza dei mutanti.