A quanto pare, anche l’USDA, il
Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America, è un
grande fan di Black Panther, il cinecomic
Marvel diretto da Ryan
Coogler e vincitore di ben tre premi Oscar. Probabilmente,
però, l’eccessivo apprezzamento del dipartimento federale nei
confronti del film con protagonista Chadwick
Boseman ha indotto i suoi membri a non rendersi conto di
un errore alquanto insolito e anche piuttosto divertente.
Il dipartimento ha infatti inserito
Wakanda, nazione dell’Africa Orientale in cui si
svolgono le vicende del cinecomic di Coogler, nella lista dei suoi
partner commerciali, nonostante il regno di T’Challa sia un luogo
fittizio partorito dalla mente di Stan Lee e
Jack Kirby… cioè, non esiste! Un portavoce
dell’USDA ha spiegato che l’errore è stato commesso durante un test
da parte dello staff e che non sarebbe dovuto diventare di dominio
pubblico.
L’errore è stato scovato da
un’utente di Twitter: il
tariffario del sito web del Dipartimento dell’Agricoltura ha
presentato per alcune ore una lista dettagliata di beni – tra cui
animali, tabacco, latticini e alcool – che sarebbero al centro di
scambi commerciali tra l’America e il Wakanda. L’errore ha subito
scatenato le reazioni più disparate sul web, ma in seguito alla
diffusione della notizia è stato prontamente rimosso.
Successo planetario capace di
incassare 1,3 miliardi in tutto il mondo, secondo film Marvel con il maggior risultato
domestico di sempre secondo solo ad Avengers: Endgame e vincitore di
tre premi Oscar, Black Panther tornerà
con un nuovo capitolo – Black Panther
2 – inserito nella Fase 5 del MCU, come confermato da Kevin
Feige.
Ryan
Coogler è stato confermato a capo
del sequel per
il quale curerà sia regia che sceneggiatura. Intervistato da
Indiewire, il filmaker americano ha confessato di non sentire
alcuna pressione per questo nuovo progetto e spiegato cosa intende
raggiungere con la prossima avventura di T’Challa:
“Credo che la pressione sarà
sempre lì ad aspettarmi. Ho avuto la possibilità di realizzare tre
lungometraggi, ognuno dei quali aveva il suo specifico tipo di
pressione e sui quali gravavano aspettative diverse […] Ma
qui si tratterà di girare un sequel, il che è qualcosa che non
ho mai fatto prima, ed è un sequel di un film che ho diretto,
quindi penso che ci sarà molta pressione e per questo cercherò di
concentrarmi sul lavoro come sempre. Giorno dopo giorno, un passo
alla volta, eliminando l’ansia intorno a noi, per creare una storia
che abbia un qualche tipo di significato.“
Seppur breve, la scena di
Avengers: Endgame che ha
visto riunite tutte le donne dell’Universo Cinematografico Marvel ha sicuramente fatto la
gioia di molti fan. Eppure, la scena con la formazione della
A-Force al completo, doveva essere in origine
molto diversa…
Stando a quanto rivelato nel libro
illustrato: “The Art of Marvel Studios Avengers: Endgame”
dall’artista Jackson Sze, inizialmente c’erano dei
piani per una scena che avrebbe coinvolto le donne della
A-Force molto diversa rispetto a quella che
abbiamo visto al cinema nel film di Anthony e
Joe Russo.
La scena alternativa in questione –
che probabilmente non è mai stata girata – era stata denominata “La
Battaglia del Cielo” e avrebbe visto Captain Marvel, Pepper Potts nelle vesti di
Rescue e altre Vendicatrici tentare di abbattere il Santuario II,
l’enorme nave di Thanos.
Di seguito la descrizione della scena mai realizzata:
“Captain Marvel, dotata ormai di potenza
intergalattica, sarebbe entrata in azione per cercare di fermare la
nave di Thanos, che in quel momento stava bombardando il campo di
battaglia con una serie di esplosioni, rendendo le cose davvero
difficili per tutti i Vendicatori. Carol Danvers, però, viene
colpita e finisce a terra.
Assunta l’identità di Rescue,
Pepper Potts la vede, corre in suo aiuto e cerca di proteggerla da
uno altro colpo sferrato dalla nave. A quel punto aumenta i poteri
dello scudo protettivo e, prima di essere nuovamente bombardata,
chiama in aiuto tutti gli altri membri della A-Force, che si
schierano attorno a Captain Marvel, formando un cerchio… tutte
insieme cercano di proteggere Carol e sconfiggere gli
Outriders.
Alla fine, resasi conto di cosa
sta accadendo, ringrazia tutte e si evolve nella sua forma
“Binary”. A quel punto Pepper Potts avrebbe esclamato: “Fai quello
che devi, Captain!”. Carol sarebbe balzata nello spazio e avrebbe
iniziato a sparare alla razza aliena, per poi penetrare nella
grande nave con l’obiettivo di distruggerla, proprio come poi
avviene nel film.”
Ricordiamo
che Avengers: Endgame è il film
di maggiore incasso dell’anno, nonché il più grande successo dei
Marvel Studios, che con l’avventura
diretta da Anthony e Joe
Russo hanno chiuso un arco narrativo lungo 22 film e
11 anni, portando a termine un esperimento produttivo senza
pari.
Film evento del decennio, è riuscito
in un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso
narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man, riunendo sul grande
schermo tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno
premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James
Cameron.
Nel cast del
film Robert Downey Jr., Chris
Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict
Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman,
Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian
Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh
Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon
Favreau, Paul Rudd e Brie
Larson.
All’inizio del mese abbiamo
scoperto che le riprese di Avatar
2 erano ufficialmente terminate. Il primo sequel
è atteso nelle sale per Dicembre 2021, ma come sappiamo ormai da
diverso tempo non sarà l’unico:
James Cameron, infatti, ha in cantiere di portare
al cinema altri tre sequel, ai quali sta attivamente lavorando dal
lontano 2013.
Un’operazione sicuramente complessa
che ha richiesto uno sforzo notevole, tanto in termini produttivi
quanto in termini creativi. Ed è proprio in merito alle difficoltà
di un’operazione come quella della realizzazione dei sequel di
Avatar che James Cameron si è espresso in una
recente intervista concessa a Variety.
Cameron è partito proprio dal
processo creativo, cercando di riassumere brevemente quali sono
stati – in tutti questi anni – gli step che hanno definito la
lavorazione dei quattro sequel: “Dal 2013 fino ad oggi abbiamo
essenzialmente progettato questo intero universo che avremmo
raccontato in questi quattro nuovi film. Abbiamo scritto i film e
abbiamo terminato le sceneggiature di tutti e quattro i sequel.
Abbiamo scelto gli attori e abbiamo girato le performance in motion
capture per il secondo Avatar, per il terzo e per la prima parte
del quarto. Abbiamo inoltre quasi terminato le riprese in live
action. Sarò impegnato in Nuova Zelanda per alcuni mesi a partire
dalla prossima primavera… direi che siamo perfettamente in linea su
ciò che avevamo stabilito di far dall’inizio.”
Il regista ha poi sottolineato come
un’operazione come quella dietro ad un film come
Avatar richieda necessariamente tutti
questi anni di lavoro, nonostante i fan del primo film bramino
ormai da dieci anni un ritorno su Pandora: “La gente non
capisce realmente la portata e la complessità di tale processo. È
come realizzare due grandi film d’animazione e mezzo. In genere, un
grande film d’animazione ha bisogno di quattro anni di lavorazione.
Se ci basiamo su queste tempistiche, direi che abbiamo rispettato
la tabella di marcia e che il film arriverà sicuramente a Dicembre
2021.”
Avatar
2debutterà
il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo
capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 19 dicembre 2025 e 17
dicembre 2027.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker ha fatto il suo debutto nelle sale
italiane lo scorso mercoledì, mentre oggi arriverà anche in quelle
americane. Ma i fan italiani non sono gli unici ad aver già avuto
la possibilità di vedere il film di J.J. Abrams,
dal momento che il capitolo finale della saga degli Skywalker è
arrivato anche in alcuni paesi del Medio Oriente.
ATTENZIONE: DA QUESTO MOMENTO L’ARTICOLO CONTIENE
SPOILER SUL FILM
A quanto pare, però,
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker sarebbe
stato vittima della censura in un cinema di Dubai: secondo quanto
riportato da The Hollywood
Reporter, infatti, nella versione arrivata nei cinema della
città degli Emirati Arabi Uniti, sarebbe stata eliminata la scena
che mostra un bacio tra due piloti dello stesso sesso: la scena in
questione arriva verso il finale del film e vede protagoniste due
donne della Resistenza. Come riferito dalla fonte, la censura
potrebbe non interessare soltanto Dubai, ma estendersi anche ad
altri paesi del Medio Oriente.
In seguito alla diffusione della
notizia, molti fan hanno cominciato a temere che la scena potesse
essere stata censurata anche in Cina, nazione in cui la censura è
ormai divenuto un fenomeno sempre più stringente: eppure, come
abbiamo modo di apprendere sempre da THR, nella nazione
dell’Asia Orientale Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker non ha subito alcune modifiche; molti
spettatori che hanno avuto modo di partecipare alle anteprime del
film hanno infatti confermato che il momento è presente nella
pellicola.
A proposito della scena, che
rappresenta il primo bacio LGBTQ all’interno della saga di
Guerre Stellari,J.J. Abrams aveva
dichiarato: “Nel caso della comunità LGBTQ, era importante per
me che i suoi membri si sentissero rappresentati vedendo il
film.”
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza.“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
In occasione della premiere europea
di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker a Londra, ecco i protagonisti parlare
del film e di ciò che hanno imparato dal loro personaggi in questo
ultimo capitolo della saga di George Lucas. Nel
video compaiono il regista J.J. Abrams e i
protagonisti Daisy Ridley, Oscar Isaac, John
Boyega e Kelly Mary Trant.
Diretto da Joe
Wright e con un cast d’eccezione che comprende
Gary Oldman, Amy Adams e
Julianne Moore, il nuovo film 20th Century Fox
La Donna alla Finestra arriverà nelle sale italiane il 14
maggio 2020 distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Anna Fox trascorre le sue giornate
in casa a New York, bevendo, guardando vecchi film e spiando i
vicini. Dalla sua finestra riesce a vedere anche ciò che succede
all’interno dell’appartamento dei Russell, i vicini arrivati da
poco. Apparentemente “normali” i due coniugi nascondono invece
un segreto scioccante.
Warner Bros ha diffuso in rete il
primo trailer ufficiale di Tenet,
il nuovo film di Christopher Nolan, dopo le prime immagini di
ieri. Tenet
vede protagonista John David Washington insieme a
Robert Pattinson e Elizabeth
Debicki.
Nota
importante! Il trailer termina semplicemente con “venite al
cinema”, che una volta per tutte sembra suggerire che probabilmente
Tenetnon si atterrà
alla data di uscita del 17 luglio.
La Warner Bros ha annunciato che
sono iniziate le riprese di Tenet,
che ora è ufficialmente il titolo del prossimo film segreto di
Christopher Nolan. Lo Studio ha anche aggiunto
che Michael Caine, Kenneth Branagh, Dimple
Kapadia, Aaron Taylor-Johnson e Clémence
Poésy si sono uniti al cast, guidato da John David
Washington insieme a Robert Pattinson e
Elizabeth Debicki.
Il film, il primo
lungometraggio di Nolan dal 2017, anno di Dunkirk, viene descritto come un’epica
storia action che si svolge nel mondo dello spionaggio
internazionale. Il regista ha scritto la sceneggiatura da un’idea
originale e le riprese in sette paesi sono ora in corso.
Lo studio ha già fissato la data di
uscita per il 17 luglio 2020. Nolan ed Emma Thomas producono, con
Thomas Hayslip produttore esecutivo. Il team di Tenet
include il direttore della fotografia di Dunkirk Hoyte van
Hoytema (girato in un mix di Imax e 70mm) e la montatrice
Jennifer Lame, lo scenografo Nathan
Crowley, il costumista Jeffrey Kurland e
il supervisore del VFX Andrew Jackson.
Dwayne Johnson, Kevin Hart, Karen
Gillan e Jack Black tornano ad essere i
protagonisti di Jumanji: The Next Level.
Ecco di seguito l’intervista ai protagonisti durante la
presentazione a Londra.
A due anni dall’uscita nelle sale di
Jumanji: Benvenuti nella Giungla, reduce da uno
straordinario successo al box office italiano e internazionale, i
protagonisti del film si imbattono di nuovo nel celebre gioco
apparso per la prima volta sul grande schermo nell’iconico film del
1995 con protagonista Robin Williams.
Diretto ancora una volta da Jake
Kasdan, Jumanji: The Next Level arriva nelle sale a
gennaio distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.
Completano il cast Danny Glover, Danny DeVito e Nick Jonas, che
torna ad interpretare il ruolo di Jefferson “Idrovolante”
McDonough,.
In Jumanji: The Next
Level la gang è tornata ma il gioco è cambiato. Rientrati
in Jumanji per salvare uno dei loro, i giocatori scoprono che nulla
è come avevano previsto. Per sopravvivere al gioco più pericoloso
del mondo i protagonisti dovranno affrontare zone sconosciute e
inesplorate: dagli aridi deserti fino alle montagne innevate.
Ritratto della giovane in fiamme di Céline
Sciamma, al cinema da oggi giovedì 19 dicembre 2019 distribuito da
Lucky Red. Già acclamata regista di “Tomboy” e sceneggiatrice di
“La mia vita da zucchina”, Céline Sciamma torna dietro la macchina
da presa per raccontare una storia d’amore potente e delicata,
ambientata nella Francia di fine ‘700, offrendo al contempo una
riflessione attualissima sulla condizione della donna nella società
e nell’arte.
Premiato al Festival
di Cannes, dove è stato insignito del riconoscimento per la
migliore sceneggiatura e della Queer Palm, Ritratto della giovane in fiamme è stato anche
designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici
Cinematografici Italiani SNCCI con la seguente motivazione:
“Esteticamente raffinato e politicamente rivoluzionario, Céline
Sciamma firma un indispensabile atto di ridefinizione dell’universo
femminile. Mentre si racconta una storia d’amore, di sguardi e di
solidarietà, l’esclusione del maschile dallo schermo, relegato
fuori campo ma presente nei suoi effetti sul corpo e nelle
condizioni di vita delle donne, determina la cifra di un manifesto
femminista discreto e potente, elegante e senza tempo.”
Ritratto della giovane in fiamme è stato
inoltre insignito del premio per la miglior sceneggiatura agli
European Film Awards 2019 ed è candidato ai Golden Globe 2020 come
miglior film straniero. Arricchito da uno straordinario cast tutto
al femminile, composto da Noémie Merlant,
Adèle Haenel e
Valeria Golino, il film vede al centro della vicenda
la talentuosa pittrice Marianne (Noémie Merlant), che nella Francia
prerivoluzionaria viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise
(Adèle Haenel), un dipinto destinato al futuro marito della giovane
nobildonna. La ragazza, contraria alle nozze combinate, si rifiuta
di posare: su indicazione della madre (Valeria Golino), Marianne
comincia a dipingerla di nascosto, fingendosi la sua dama di
compagnia. Tra le due donne nascerà così un amore tanto travolgente
quanto inaspettato.
Ritratto della giovane in fiamme, la
trama
Ritratto della giovane in fiamme Marianne,
pittrice di talento, viene ingaggiata per fare il ritratto di
Héloise, una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per
sposare l’uomo a lei destinato. Héloise tenta di resistere al suo
destino, rifiutando di posare. Su indicazione della madre, Mariane
dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di
compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta
un amore travolgente e inaspettato.
Intervista a CÉLINE SCIAMMA, regista di Ritratto della
giovane in fiamme
Fino ad ora hai avuto la tendenza
a confrontarti con temi contemporanei, da regista della nostra
epoca quale sei. Come mai hai deciso di fare un salto indietro nel
tempo e di girare un film ambientato nel XVIII° secolo?
Non è detto che qualcosa che
risale a tanto tempo fa sia per questo meno rilevante oggi.
Specialmente se si tratta di una storia poco conosciuta, come
quella delle artiste donne, o perfino delle donne in generale.
Quando mi sono immersa nello studio della documentazione per il
film, sapevo pochissimo della realtà delle artiste di quell’epoca.
Conoscevo solo quelle più famose di cui è provata l’esistenza:
Elisabeth Vigée Le Brun, Artemisia Gentileschi o Angelica
Kauffman.
La difficoltà a raccogliere
informazioni e materiali d’archivio non ha però impedito che la
consistente presenza di donne nel mondo dell’arte della seconda
metà del XVIII° secolo emergesse con forza. Le donne pittrici
erano numerose e avevano un certo successo, soprattutto grazie alla
moda dei ritratti. C’erano donne esperte d’arte, rivendicazioni per
una maggior uguaglianza e per una maggiore visibilità, c’era di
tutto.
In questo contesto un centinaio
circa di pittrici hanno avuto vite e carriere di successo. Molti
dei loro lavori appaiono nelle collezioni dei più importanti
musei. Ma sono rimaste escluse dalle cronache e dai resoconti
storici. Quando ho scoperto le opere di queste pittrici dimenticate
ho provato al tempo stesso una grande emozione e un grande
dispiacere. Il dispiacere per l’anonimato totale nel quale sono
stati relegati questi lavori, condannati a restare nascosti. Ho
sofferto non solo per essermi resa conto di come la storia
dell’arte ufficiale li abbia resi invisibili ma anche per le
conseguenze: quelle immagini mi turbano e mi commuovono soprattutto
perché non hanno fatto parte della mia vita.
Come hai affrontato le questioni di regia collegate alla
ricostruzione storica?
Un film in costume sembra
richiedere più lavoro degli altri film, perché comporta
l’assunzione di persone, di tecnica, esigenze particolari, esperti,
e ansie relative ad una ricostruzione fedele. In realtà il
processo per la sua realizzazione è uguale a quello di tutti gli
altri film. Una volta esclusi gli anacronismi, bisogna fare
attenzione alla verità storica delle scene e dei costumi, così
come si presta attenzione al realismo per i film contemporanei. La
questione di fondo è la stessa: come l’immaginazione possa operare
senza tradire la realtà.
Paradossalmente di tutti i miei
film questo è quello per il quale abbiamo avuto meno da fare sui
set. Abbiamo girato in un castello disabitato e non restaurato, in
cui gli elementi lignei, i colori e i pavimenti sono rimasti come
congelati nel tempo. Avevamo così un buon punto di partenza e
abbiamo potuto dedicare maggiore attenzione agli arredi e agli
oggetti di scena, ai materiali e ai tessuti.
Una sfida nuova per me è stata
quella della creazione dei costumi. Riuscire a realizzarli con
questo livello di precisione è stato fantastico. Specialmente
perché volevo un’unica ‘uniforme’ per ciascun personaggio, una
cosa su cui Dorothée Guiraud ed io ci siamo concentrate. Una
specie di caratterizzazione fatta su misura, per la quale più che
mai abbiamo dovuto riflettere sul significato degli abiti. La
scelta del taglio e dei materiali – in particolare del loro peso –
implica allo stesso tempo elementi di sociologia del personaggio e
verità storica, e deve tener conto delle performance di attrici
fisicamente condizionate da ciò che portano addosso. Per esempio,
non avevo alcun dubbio sul fatto che l’abito di Marianne dovesse
avere delle tasche. Non solo per il suo atteggiamento, ma anche
perché alla fine del secolo le tasche per le donne sarebbero state
proibite e sarebbero sparite. Mi piace l’idea di una figura così
moderna, in un certo senso fatta riemergere, come se fosse
risuscitata.
Fin da quando ho cominciato ad
immaginare il film, per me la grande sfida nella ricostruzione
storica ha riguardato di più la sfera intima, la rappresentazione
dei sentimenti. Anche se queste donne sapevano fin dall’inizio che
la loro vita era segnata, hanno vissuto qualcosa di diverso.
Erano
curiose, intelligenti e volevano
amare. I loro desideri esistevano, nonostante vivessero in un mondo
che li negava e li proibiva. Si riappropriano dei loro corpi quando
possono rilassarsi, quando si sottraggono alla vigilanza, quando
sfuggono al controllo sociale, quando sono sole. Volevo restituire
loro l’amicizia e i dubbi, i loro comportamenti naturali, il
divertimento, il desiderio di fuggire.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE IMPORTANTI SPOILER
SUSTAR WARS: L’ASCESA DI
SKYWALKER
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker (qui la nostra
recensione) sta ricevendo alcune tra le critiche più contrastanti
che siano mai state riservate ad uno dei nove film della “Saga
degli Skywalker”: ciononostante, è sicuramente un film destinato ad
aprire un profondo dibattito e del quale si parlerà per molto
tempo.
Alcuni, ovviamente lo ameranno,
mentre altri, probabilmente, lo odieranno. Ma trattandosi del
finale di un arco narrativo iniziato ben 42 anni, accontentare
tutti era letteralmente impossibile. Ma cosa ha funziona davvero e
cosa invece no nel film di J.J.
Abrams? Proviamo a spiegarvelo di seguito… ovviamente,
se ancora non avete avuto modo di vedere il film, ci consigliamo di
tenervi alla larga dalla lettura dell’articolo!
Cosa non funziona: Il ritorno di
Luke Skyalker
Come previsto, Luke Skywalker torna
ne L’Ascesa di Skywalker sottoforma di Fantasma della
Forza. Ci ritroviamo davanti un personaggio decisamente più
ottimista (pronto ad ammettere di aver sbagliato in riferimento ai
fatti de Gli Ultimi Jedi), ma il suo ritorno non sembra
avere quella risonanza a livello motivazionale così profonda
all’interno della storia.
È bello vederlo agire come un
mentore nei confronti di Rey, così com’è altrettanto bello vederlo
far riemergere l’X-Wing dalle fosse dell’oceano: ma i pochi minuti
che il personaggio ha a disposizione non sono realmente d’impatto
né tantomeno riescono a rendere giustizia ad una storyline che da
molti non è stata particolarmente apprezzata.
Cosa funziona: L’addio al Generale Leia
Pur avendo avuto a disposizione
soltanto alcune scene tagliate da Il Risveglio della
Forza, J.J. Abrams è comunque riuscito a porgere al
personaggio del Generale Leia interpretato da Carrie Fisher il
dovuto omaggio, dal momento che nel film la vediamo offrire alcuni
importantissimi consigli a Rey mentre la allena per diventare un
Jedi.
La scena della morte del personaggio
è forse un tantino deludente, ma risulta comunque funzionale se
inserita nel contesto della storia: la sequenza flashback al fianco
del giovane Luke e l’apparizione nelle battute finale come Fantasma
della Forza rendono ulteriore giustizia ad un personaggio
assolutamente iconico che, sfortunatamente, non vedremo mai
più.
Cosa non funziona: I nuovi personaggi
Se eravate entusiasti all’idea di
vedere in azione personaggi come Jannah, Zorii Bliss e Beaumont
Kin, fareste meglio a rivedere il calibro delle vostre aspettative.
Si tratta dei nuovi personaggi che vedrete all’interno del film,
personaggi che però non vengono minimamente approfonditi,
risultando più che dimenticabili.
Di Jannah sappiamo soltanto che è un
ex Stormtrooper, e nulla del suo passato ci viene rivelato; mentre
Zorii Bliss sembra avere un trascorso con Poe Dameron, che viene
però soltanto menzionato e subito accantonato. Tutti e tre i
personaggi – incluso anche Beaumont Kin – non appaiono lungo tutto
l’arco del film, ma entrano in scena soltanto quando diventano
funzionali alla trama.
Cosa funziona: Addio Kylo Ren, bentornato Ben Solo
Dopo aver percepito la morte di sua
madre, Kylo Ren esita e viene colpito da Rey. L’eroina usa la Forza
per curarlo, ma a salvarlo sarà proprio l’intervento di sua madre,
che riuscirà a ripulire il suo spirito da tutto l’odio e il rancore
che lo hanno sempre accompagnato.
Ad allontanare definitivamente Kylo
dal Lato Oscuro è, tuttavia, una conversazione con lo spirito di
Han Solo, suo padre. È un momento
bellissimo e particolarmente toccante, soprattutto per il ritorno
di Harrison Ford. Ben dice a suo padre che lo ama, il quale lo
interrompe riproponendo l’iconica battuta de L’impero colpisce
ancora: “Lo so”.
Cosa non funziona: Il piano di Palpatine
Visivamente, il look dell’Imperatore
Palpatine è sempre affascinante e capace di incutere ancora una
volta la giusta dose di terrore. Non scopriamo però come abbia
fatto a sopravvivere a quella caduta nella Morte Nera, e sembra che
il suo corpo (reale o clonato che sia) stia cedendo: sembra che sia
lui stesso ad animare il proprio cadere attraverso l’uso della
Forza. Sfortunatamente, ciò che il Sith ha pianificato per Rey è
sicuramente una delle più grandi delusioni del film.
Tutti i Sith vivono dentro di lui,
quindi vuole che Rey lo elimini affinché possa impossessarsi dello
spirito dell’eroina e governare di nuovo la Galassia. Il suo piano
è decisamente ridicolo: perché sarebbe disposto a morire così,
quando ha già creato con successo il Primo Ordine? Il suo desiderio
di riportare l’Impero al suo antico splendere ha senso, ma ciò non
fa altro che renderlo l’ennesimo cattivo monodimensionale.
Cosa non funziona: L’identità di Rey
Nel bel mezzo del film, viene
rivelato che Rey è in realtà Rey Palpatine, la nipote
dell’Imperatore. È una rivelazione interessante per certi versi, ma
anche una svolta narrativa che non sembra del tutto necessaria. I
genitori di Rey erano nobili (suo padre era il figlio di Palpatine)
e l’hanno venduta per tenerla lontana dal Sith, il quale ha sempre
bramato di portarla al Lato Oscuro.
Si tratta di una rivelazione che non
sembra funzionare, soprattutto se messa in relazione alla scena
finale del film. Dopo aver seppellito le spade laser di Luke e Leia
nella fattoria dei Lars, una donna anziana chiede a Rey come si
chiama e l’eroina risponde “Rey Skywalker”: è sicuramente un
momento pensato per celebrare gli Skywalker, ma è innegabile quanto
sia involontariamente buffo.
Cosa funziona: La battaglia con le spade laser
Si possono recriminare tante cose a
L’Ascesa di Skywalker, ma l’azione nel film non viene mai a
mancare, soprattutto quanto si tratta di mettere in scena delle
grandi sequenze di battaglia.
Uno dei momenti culminanti del film
è sicuramente il duello con le spade laser tra Rey e Kylo Ren in
mezzo ai resti della Morte Nera, mentre l’oceano si scatena intorno
a loro. È un momento tesissimo ed eccitante, forse non così
orchestrato alla perfezione come le battaglie che abbiamo visto
nella trilogia prequel, ma che sicuramente farà la gioia dei
fan.
Cosa non funziona: Il tradimento del Generale Hux
Uno dei maggiori problemi del film è
sicuramente la leggerezza con la quale sono state gestite alcune
svolte narrative importanti, come ad esempio quando si scopre che
il Generale Hux è in realtà la spia all’interno del Primo Ordine
che ha divulgato una serie di informazioni alla Resistenza. Si
tratta di una svolta spiegata male, alla cui base non sembra
esserci una reale motivazione (Hux vuole solo che Kylo Ren perda?)
e che non ha alcun tipo di impatto reale sulla restante parte della
storia.
Hux si rivela un traditore ma viene
ucciso poco dopo: alla fine, le sua azioni saranno utili soltanto
alla fuga degli eroi, cosa che probabilmente sarebbe potuta
accadere anche senza il suo intervento.
Cosa funziona: L’addestramento Jedi del Generale Leia
Nel film assistiamo ad un bellissimo
flashback in cui vediamo un giovane Luke addestrare una giovane
Leia, flashback che ci permette di scoprire che il Generale aveva
rinunciato alla sua spada laser perché aveva avuto una visione
della morte di suo figlio.
Si tratta di un momento che i fan
erano ansiosi di vedere… sicuramente, la spada laser di Leia
diventerà un must-have per tutti i collezionisti
della saga. Peccato che lo stesso trattamento non sia stato
riservato alla storia dell’Imperatore e al suo ritorno.
Cosa non funziona: Le morti dei personaggi
Se c’è la morte di un personaggio
che funziona davvero bene all’interno del film è sicuramente quella
di Ben Solo. Il modo in cui si sacrifica per salvare Rey è tanto
commovente quanto straziante e il bacio che i due si scambiano
suggerisce in che direzione si sarebbe potuta evolvere la loro
relazione. Il fulmine di Palpatine che si riflette su di lui e lo
trasforma in cenere aggiunge ancora più coerenza e dignità alla
morte del personaggio.
Ciò che non funziona sono le altre
morti apparenti disseminate lungo tutto il film. Quando pensi che
il sia morto perché Rey ha usato impropriamente la Forza, in realtà
si scopre che il Wookiee era solo su un’altra nave. E quando pensi
che C-3PO si sia sacrificato in nome di un bene più grande, ecco
che viene fuori che R2-D2 è in grado di ripristinarlo; e ancora,
quando pensi che Zorii Bliss sia morta per mano dell’Ordine Finale…
in realtà è sopravvissuta, ma alla cosa non viene fornita alcuna
spiegazione.
Cosa non funziona: Rimediare agli errori de Gli Ultimi
Jedi
Non si può negare che Rian Johnson
abbia commesso alcuni grossi errori ne Gli Ultimi Jedi, ma gran
parte di ciò che ha fatto – sia nel bene che nel male – ha
preparato il terreno per ciò che abbiamo visto ne L’Ascesa di
Skywalker. Se da un lato il film di Johnson sembra che venga
omaggiato da Abrams in molti modi, dall’altro il regista sembra
volerlo mettere da parte, dando più volte allo spettatore la
sensazione che L’Ascesa di Skywalker sia un sequel diretto
de Il Risveglio della Forza.
Il personaggio di Rose interpretato
da Kelly Marie Tran non è stato particolarmente amato dai fan, ma
nel film di Abrams diventata davvero un personaggio di contorno:
neanche la sua storia d’amore con Finn riesce a conquistarsi lo
spazio giusto all’interno del film. A quanto pare Abrams e Chris
Terrio hanno preferito continuare a struggere Finn per Rey,
piuttosto che approfondire la sua storia con Rose.
Cosa non funziona: I Cavaliere di Ren
La trama de L’Ascesa di Skywalker è
costellata di MacGuffin e di momenti particolarmente intriganti.
Ciononostante, ai Cavalieri di Ren sarebbe stato opportuno dedicare
una maggiore attenzione, invece che renderli delle semplice pedine
sullo sfondo.
Cosa ha spinto Ben Sono a diventare
Kylo Ren? Chi sono i misteriosi guerrieri del suo esercito e perché
si rivolta così facilmente contro il loro capo? Sono domande che
hanno trovato risposta in una serie a fumetti a loro dedicato, ma
non sul grande schermo. Così, i Cavaliere di Ren finiscono per non
avere alcun impatto sulla trama… per non parlare del fatto che non
sono neanche protagonisti di chissà quali epiche sequenze
d’azione!
Narratore del realismo sempre
intriso di un’aura di tenerezza e magia, Matteo
Garrone si confronta per la prima volta nella sua carriera
con la fiaba pura, quel Pinocchio di
Carlo
Collodi che rappresenta l’ossatura della tradizione
letteraria italiana per ragazzi. Dopo il trionfo di critica e
pubblico di Dogman,
Garrone si impegna, finalmente, in quello che per lui è stato il
progetto della vita, e lo fa partendo dal testo. La prima cosa che
si evince dalla sua lettura di Pinocchio è che si tratta di una
rappresentazione abbastanza fedele alle pagine, ma che comunque
racconta una storia che interessa più a Matteo che a Carlo.
Nel lavoro che Matteo
Garrone compie su Pinocchio
cogliamo la volontà del regista di mettere a fuoco non tanto gli
aspetti educativi della fiaba sul piano delle regole e della
disciplina, che il burattino deve imparare per diventare un bambino
vero, quanto quelli relativi alla crescita umana ed empatica del
burattino/bambino. A Garrone interessa non che Pinocchio diventi
uno studente e un figlio ubbidiente (non solo, almeno), ma che
impari la bontà e la compassione, l’impegno a prendersi cura degli
altri.
La storia di
Pinocchio
La storia ricalca quasi
completamente il testo, ad eccezione di poche sequenze che si è
scelto di non includere. Geppetto, falegname poverissimo, riceve da
Mastro Ciliegia un ceppo di pino, dal quale ricava un bellissimo
burattino di legno che battezza Pinocchio. Il burattino si rivela
da subito senziente, vivace, discolo, ma risveglia immediatamente
la paternità nel vecchio falegname solitario che da subito
sacrifica tutto ciò che ha, ben poco a dire il vero, per permettere
al figlio di andare a scuola.
Pinocchio però non entrerà mai in
classe, attirato dal teatrino di burattini di Mangiafuoco, lì verrà
preso prigioniero del burattinaio, ma riuscirà a commuovere il suo
cuore e a farsi liberare, addirittura con un regalo di 5 zecchino
d’oro, da portare al suo povero babbo. Sulla strada per casa,
Pinocchio si fa abbindolare da Gatto e Volpe, due cialtroni
truffaldini, e così via, passando per l’intervento della Fata
Turchina, la visita al Paese dei Balocchi con Lucignolo, la pancia
del Pescecane e il lieto fine che tutti conosciamo.
Il
Pinocchio “realistico” di Garrone
Nonostante si tratti del
più fantastico dei suoi racconti cinematografici, Garrone infonde
un realismo estremo alla storia, dall’utilizzo di scenografie
prevalentemente naturali, alla scelta di volti caratteristici,
salvo poi rendere antropomorfi i personaggi animaleschi che
Pinocchio incontra nelle sue peripezie. Garrone gioca ancora una
volta con realtà e fiaba, sovrapponendo le due visioni e giocando
con lo spettatore.
Non calca la mano su ciò che
potrebbe essere spaventoso, e nella storia di Collodi ce ne sono di
momenti così, né spettacolarizza gli eventi che si presterebbero a
evoluzioni e utilizzo di effetti visivi roboanti, rimane su un
registro lineare e rassicurante, alla ricerca di una purezza
dell’immagine e del linguaggio che si rispecchia nel Pinocchio di
Federico Ielapi, sincero seppure disobbediente,
mai in mala fede, completamente inesperto del mondo e che alla fine
impara che non è tanto il seguire le regole che conta, quanto il
capire per cosa vale la pena lottare e faticare.
Il linguaggio di Matteo
Garrone è dolce, delicato, affettuoso e devoto, come il
Geppetto di Roberto Benigni, ricco solo dell’amore
che nutre per la sua creatura e dello struggimento che prova quando
il burattino scappa di casa.
Con
Pinocchio, il regista romano si cimenta
con la memoria collettiva popolare, e riesce ad imporre la sua
visione sulla storia, sui personaggi, suoi volti e sui paesaggi
senza rompere la tradizione, ma insinuandosi nell’immaginario
condiviso, rimanendo autentico e fedele al proprio sguardo.
Continuano le riprese di
The Falcon and the Winter
Soldier, la serie Marvel in arrivo il prossimo anno
su Disney+, che avrà come protagonisti i
personaggi di Sam Wilson e Bucky Barnes, interpretati nel MCU da Anthony
Mackie e Sebastian Stan.
Proprio quest’ultimo è al centro
delle nuove immagini dal set allestito ad Atlanta e diffuse online
da JustJared. Le foto
sono particolarmente interessanti perché ci mostrano per la prima
volta Stan sfoggiare il nuovo costume di Bucky: il costume non è in
realtà molto dissimile dalla versione che abbiamo visto nei film
dell’Universo Cinematografico Marvel, ma è comunque arricchito da
tutta una serie di particolari dettagli, incluso il fatto che
permette al Soldato d’Inverno di sfoggiare il braccio metallico
realizzato per lui in Wakanda.
Nelle nuove immagini dal set, che
potete ammirare di seguito, appaiono anche Anthony
Mackie e Daniel Bruhl, che torna nei
panni del Barone Zemo:
Vi ricordiamo che nel cast
di The Falcon and The Winter
Soldier è previsto anche il ritorno di due volti
noti dell’universo cinematografico, ovvero Emily
VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter
Soldier e Civil War e Daniel
Bruhl, nei panni del Barone Zemo.
Per quanto concerne la serie, il
lancio è fissato in autunno 2020 e Kari
Skogland (The Handmaid’s Tale, Penny Dreadful,
Boardwalk Empire, The Killing, The Walking Dead, Fear the
Walking Dead, Under the Dome, Vikings, The Americans, House of
Cards e The Punisher) dirigerà tutti i sei episodi.
Probabile, visti gli esiti
di Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.
A quanto pare, il brano proveniente
dalle colonne sonore della saga di Star
Wars più ascoltato su Spotify
appartiene a Episodio I – La minaccia
fantasma, da sempre etichettato come il capito meno
riuscito di tutto il franchise. Il servizio di streaming ha infatti
svelato i dati relativi alle musiche più ascoltate di Guerre
Stellari in occasione dell’imminente release della colonna
sonora di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, l’ultimo capitolo della trilogia
sequel uscito ieri nelle nostre sale.
Stando a Spotify, la traccia più
“streammata” di tutte quelle presenti all’interno delle varie
colonne sonore degli episodi dell’amatissima saga fantascientifica
è la memorabile “Duel of the
Fates”, composta da John
Williams e presente durante il combattimento con le spade
laser tra i personaggi di Qui-Gon Jinn (Liam
Neeson), Obi-Wan Kenobi (Ewan
McGregor) e Darth Maul (Ray Park),
sicuramente uno dei momenti più riusciti e di maggiore tensione
dell’intera pellicola.
Al secondo posto si trova invece il
romantico tema di Anakin e Padme “Across the Stars”
da Episodio II – L’attacco dei cloni,
seguita dall’iconica “The Imperial
March” di Darth Vader, che ha fatto la sua prima
apparizione in Episodio V – L’impero colpisce
ancora. Altre tracce che hanno totalizzato un
numero assai rilevante di ascolti sono “Rey’s Theme”
da Il Risveglio della Forza e
“Battle of the
Heroes” da La vendetta dei
Sith.
Il sito di Spotify ha rivelato che
gli utenti hanno “streammato” la colonna sonora di Star
Wars per un totale di 6.7 milioni di ore a partire
dal 2015; è stato inoltre rivelato che il 4 maggio – il giorno
dello Star Wars Day – è il momento dell’anno in
cui gli utenti ascoltano maggiormente le iconiche musiche della
saga.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza.“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Leonardo DiCaprio
e Brad Pitt si sono ritrovati a Los Angeles in
occasione di un recente evento dedicato a C’era una
volta a Hollywood, l’ultima fatica di Quentin
Tarantino. Nel film DiCaprio è protagonista di ben due
scene che lo vedono impegnato ad usare un lanciafiamme: la prima è
durante le riprese di un film che vede protagonista Rick Dalton, la
seconda è quando il personaggio – ignaro dell’invasione da parte
dei seguaci di Charles Manson nella sua abitazione – elimina uno di
loro utilizzando proprio quell’arma.
A proposito delle realizzazione di
quelle scene, Leonardo
DiCaprio ha rivelato degli aneddoti interessanti:
“Il primo giorno che ho usato quel lanciafiamme è stato davvero
un incubo, perché avevano creato questa specie di canale – e a
proposito, tutti i più grandi stuntmen nella storia di questa città
si sono presentati sul set per quella scena. È stato
fantastico.”
L’attore – che per la sua
interpretazione di Rick Dalton ha ricevuto una nomination ai Golden
Globes 2020, ai SAG Awards 2020 e ai Critics’ Choice Awards – ha
poi aggiunto: “Ho dovuto realmente colpirli con un vero
lanciafiamme e bruciarli tutti. Mi sono sentito davvero in colpa
nei loro confronti, e subito dopo ho iniziato a sentirmi male nei
confronti di me stesso, perché tutto quel calore mi ritornava
dritto in faccia. Da quel giorno ho iniziato ad avere dei mal di
testa cronici. Sapevo che avrei dovuto girare un’altra scena con il
lanciafiamme, ma almeno stavolta sarebbe stato all’aria
aperta.”
È poi intervenuto anche Brad
Pitt, che divertito ha ricordato: “Mi è venuto da
ridere quando ho letto il lanciafiamme nel programma della
giornata. Diceva: ‘LDC prove lanciafiamme’. E ricordo di aver
pensato: ‘Oh, sarà una situazione terribile’.”
Ricordiamo
che C’era una volta a
Hollywood ha ricevuto 5 nomination
ai Golden Globes
2020, incluso Miglior Film (Musical o Commedia),
Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista (Musical o Commedia)
per Leonardo DiCaprio e Miglior Attore
Non Protagonista per Brad Pitt. Il film ha
inoltre ricevuto 4 candidature ai SAG Awards
2020 e ben 12 candidature ai Critics’ Choice
Awards.
La storia
diC’era una volta a
Hollywoodsi svolge a Los Angeles nel 1969, al
culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due
protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una
serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth
(Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood
che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto
famoso…Sharon
Tate.
Nel cast Brad Pitt,
Margot Robbie, Leonardo DiCaprio, Damian
Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas
Hammond,Emile Hirsch, Luke Perry, Clifton Collins
Jr., Keith Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley,
Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon
Herriman sarà Charles Manson. Il film segnerà anche
l’ultima apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di
poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker è arrivato ieri nelle sale italiane e
domani farà il suo debutto anche in America. Nonostante il film sia
stato accolto dalla critica internazionale in maniera contrastante,
è innegabile quanto rappresenti per tutti i fan della saga
un’appuntamento davvero speciale, dal momento che segna la fine di
un’arco narrativo durato ben 42 anni.
Altrettanto speciale è il
significato che il progetto assume per tutti coloro che sono stati
coinvolti nella realizzazione di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, a partire dalla Lucasfilm, dal regista
J.J. Abrams e dalla crew, fino ad arrivare
naturalmente al cast, per il quale Episodio IX deve aver
sicuramente rappresentato una grande sfida dal punto di vista
emotivo.
Ne sa qualcosa Daisy
Ridley, interprete del personaggio fulcro della trilogia
sequel, ossia Rey, che in una recente intervista con Entertainment Tonight
ha rivelato di essere dovuta scappar via dalla premiere mondiale
del film perché sopraffatta dalle emozioni: l’attrice ha spiegato
di aver provato ad allontanarsi dalla folla dopo la fine della
visione del film, per poter piangere in solitudine e regalarsi un
momento “privato” in cui lasciar andare tutte le emozioni legate
alla fine di un’esperienza professionale e personale di valore
certamente inestimabile.
“Eravamo tutti un po’
sconvolti”, ha spiegato Daisy Ridley.
“Stavo cercando di allontanarmi dagli altri e scappare in
macchina per poter piangere da sola, ma la produttrice Michelle
Rejwan e lo sceneggiatore Chris Terrio mi hanno detto: ‘No, dai.
Continua!’. Allora io gli ho detto: ‘Non voglio piangere di fronte
e voi. Voglio solo salire in macchina’.”
L’attrice ha poi aggiunto: “È
un’esperienza che ti risucchia le energie. Sei talmente coinvolto
quando giri i film che elabori tutte le emozioni soltanto alla
fine. Quindi, all’improvviso, ti ritrovi sopraffatto e pensi: ‘O
mio Dio! È tutto così travolgente!’.”
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza.“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Il canale americano
SyFY ha diffuso le foto promozionali di
Resident Alien 1×01, il pilot dell’annunciata
serie tv Resident Alien, basata sull’omonima serie a
fumetti di Dark Horse Comics.
Resident Alien
1×01
Resident
Alien è l’annunciata nuova serie tv
basata sull’omonimo fumetto della Dark Horse
Comics creato da Peter Hogan e Steve
Parkhouse.
Prodotto Universal Content
Productions (UCP), in associazione con Amblin TV e Dark Horse
Entertainment, Resident Alien è stata adattata per
la televisione dal produttore esecutivo Chris Sheridan (Family
Guy). Mike Richardson (Hellboy) e Keith Goldberg (The Legend of
Tarzan) di Dark Horse Entertainment (The Umbrella Academy), e Justin Falvey e
Darryl Frank (The Americans) di Amblin Television saranno anche
produttori esecutivi. David Dobkin ha prodotto e diretto il
pilota.
Resident Alien
racconterà la contorta e divertente storia di un alieno atterrato e
schiantatosi sulla terra di nome Harry (Alan Tudyk) che, dopo aver
assunto l’identità di un medico del Colorado, inizia lentamente a
lottare con la morale dilemma della sua missione segreta sulla
Terra: in definitiva porre la domanda “Vale la pena salvare gli
esseri umani?”
In Resident
Alien protagonisti sono Alan Tudyk
nel ruolo di Harry. Fanno parte del cast anche Sara Tomko (Once
Upon a Time), Corey Reynolds (The Closer), Alice Wetterlund (Popolo
della Terra) e Levi Fiehler (Martian).
C’è davvero tantissima attesa per
The
Suicide Squad, il riavvio cinematografico dei
personaggi appartenenti alla celebre organizzazione segreta dei
fumetti DC. Soprattutto, i fan non vedono l’ora di scoprire
l’approccio di James
Gunn – regista di Guardiani della Galassia – ad
un’universo cinematografico che, almeno fino ad oggi, si è
dimostrato essere parecchio lontano da quello della Marvel.
Sappiamo che le riprese del film
sono attualmente in corso, ma non sappiamo ancora quando vedremo
ufficialmente le prime immagini del film. In occasione dell’ultima
edizione del Brazilian Comic Con, James
Gunn aveva inviato un filmato a tutti i presenti
all’evento nerd per scusarsi della sua assenza e per confermare che
il film sarebbe stato presentato alla convention il prossimo
anno.
Sembra dunque che dovremo attendere
ancora un po’ prima di vedere qualcosa di ufficiale in merito a
The
Suicide Squad, cosa che lo stesso Gunn ha
ribadato di recente attraverso il suo account Instagram. In risposta ad un fan che gli
ha chiesto proprio quando sarà disponibile il primo materiale
ufficiale del film, il regista e sceneggiatore ha confermato che
“ci vorrà ancora un po’!”.
Sempre in risposta ad un altro fan,
curioso di sapere se il personaggio di King Shark
sarà effettivamente presente nel film (dopo che il regista aveva
postato la foto di una torta natalizia decorata con alcuni
personaggi della Task Force, incluso Re Squalo), Gunn ha risposto
in maniera decisamente criptica, con un’emoji che ha palesemente
sottolineato il fatto che lo stesso non posso rivelare la cosa.
Potete vedere gli screenshot con le risposte di James
Gunn di seguito:
Il cast ufficiale di
The Suicide
Squadcomprende i veterani Margot
Robbie (Harley Quinn), Viola
Davis (Amanda Waller), Joel
Kinnaman (Rick Flag) e Jai
Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris
Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn,
David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi e John Cena. Nel film
reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio,
Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice
Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.
Secondo le ultime
indiscrezioni, Nathan Fillion dovrebbe
interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti
ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare i propri
arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento
metallico antigravità.
Altri nomi circolati nelle ultime
settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano
che Sean Gunn potrebbe vestire i panni
di Weasel e Flula Borg quelli di
Javelin; Pete Davidson potrebbe
interpretare Blackguard, mentre Michael
Rooker Savant.
Il 2021 sarà un’annata decisamente
importante nella carriera di Keanu Reeves: non
solo è atteso nelle sale il quarto capitolo della saga di
John Wick, ma il noto attore tornerà
anche nei panni di Neo nel quarto attesissimo episodio della saga
di Matrix. L’aspetto ancora più
interessante è che entrambi i film usciranno al cinema lo stesso
giorno: il 21 marzo!
Quello di Neo in
Matrix è probabilmente uno dei ruoli più
celebri ed amati dell’intera filmografia di Keanu
Reeves, mentre John Wick si è
rivelato – contro ogni previsione – un franchise di enorme
successo. Nonostante la produzione di entrambi i film non sia
ancora partita, pare che Reeves prenda il suo lavoro molto
seriamente: come emerso via Instagram nelle ultime ore, infatti,
l’attore ha già iniziato ad allenarsi in vista dell’inizio delle
riprese di entrambe le pellicole, che a questo punto dovrebbero
essere imminenti.
L’account Instagram ufficiale del team di esperti
che sta seguendo Keanu Reeves nella preparazione
per i nuovi John Wick e
Matrix, ha pubblicato uno scatto che
ritrae alcuni trainer proprio insieme all’attore. Nella didascalia
che ha accompagnato l’immagine, è possibile leggere: “Keanu
Reeves ha iniziato ad allenarsi per John Wick 4 e Matrix
4!”
Matrix
4 vedrà nel cast il ritorno di Keanu Reeves,
Carrie-Ann Moss e Jada Pinkett-Smith al
fianco delle new entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil Patrick
Harris, Jonathan Groff, Jessica Henwick e Toby
Onwumere.
Il nuovo capitolo del franchise
sarà diretto da Lana Wachowski. La sceneggiatura
del film è stata firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David
Mitchell, mentre diverse fonti sostengono che le riprese dovrebbero
iniziare nei primi mesi del 2020. “Molte delle idee che Lilly
ed io abbiamo esplorato vent’anni fa a proposito della nostra
realtà sono ancora più rilevanti ora. Sono molto felice di avere
questi personaggi nella mia vita e sono grata per questa
possibilità di lavorare ancora con i miei brillanti amici“, ha
detto la Wachowski.
Per quanto riguarda, invece,
John Wick 4, al momento non sono stati
svelati dettagli sul nuovo film. L’ultimo film della saga, JohnWick 3 –
Parabellum, è uscito nelle sale lo scorso maggio.
Al fianco di Keanu Reeves una misteriosa
Halle Berry e, tra gli
altri, Anjelica Huston, Laurence
Fishburne e Ian McShane. Il
film è stato diretto ancora una volta da Chad
Stahelski, regista anche del secondo episodio.
Sono state diffuse da
Entertainment Weekly le prime immagini ufficiali di
Tenet,
il misterioso nuovo film di Christopher Nolan che
vede protagonista John David Washington insieme a
Robert Pattinson e Elizabeth
Debicki. Eccoli tutti e tre nelle foto:
Con Tenet, i
fan stanno pensando che la fine di Inception è stata reale, non si
sia trattato di un sogno, e che ora vedremo la storia di quei
bambini, espandendo così l’universo di Inception, consentendo anche
l’esplorazione di nuovi temi e nuove storie. Come ipotizzato da The
Hollywood Reporter, Tenet
potrebbe rivelare che la tecnologia dei sogni sviluppata per i
militari in Inception è andata ancora oltre, o è
stata sviluppata in qualcosa di ancora più pericoloso, questa volta
permettendo alle missioni di spionaggio di non funzionare nel regno
dei sogni ma di attraversare tempo.
Forse gli eventi di
Inception hanno avuto conseguenze terribili e
impreviste, portando la prossima generazione a dover affrontare
proprio quei cambiamenti.
È possibile, anzi probabile, che
Tenet
sia completamente scollegato da Inception. Una
delle cose che rende così affascinante il film del 2012 è il finale
ambiguo, dato che i fan possono decidere da soli se il ritorno a
casa di Dom nella sua famiglia è reale o è un sogno. Se Tenet
fosse davvero un sequel di Inception, potrebbe risolvere questa
ambiguità. Ma per ora si tratta solo di congetture.
La Warner Bros ha annunciato che
sono iniziate le riprese di Tenet,
che ora è ufficialmente il titolo del prossimo film segreto di
Christopher Nolan. Lo Studio ha anche aggiunto
che Michael Caine, Kenneth Branagh, Dimple
Kapadia, Aaron Taylor-Johnson e Clémence
Poésy si sono uniti al cast, guidato da John David
Washington insieme a Robert Pattinson e
Elizabeth Debicki.
Il film, il primo
lungometraggio di Nolan dal 2017, anno di Dunkirk, viene descritto come un’epica
storia action che si svolge nel mondo dello spionaggio
internazionale. Il regista ha scritto la sceneggiatura da un’idea
originale e le riprese in sette paesi sono ora in corso.
Lo studio ha già fissato la data di
uscita per il 17 luglio 2020. Nolan ed Emma Thomas producono, con
Thomas Hayslip produttore esecutivo. Il team di
Tenet include il direttore della fotografia di
Dunkirk Hoyte van Hoytema (girato in un mix di
Imax e 70mm) e la montatrice Jennifer Lame, lo
scenografo Nathan Crowley, il costumista
Jeffrey Kurland e il supervisore del VFX
Andrew Jackson.
Per questa volta, la colonna sonora
del film di Christopher Nolan sarà composta da Ludwig
Göransson, vincitore del premio Oscar per la colonna
sonora di Black Panther.
Celebre per i suoi ruoli in film
francesi, l’attrice e modella Marine Vacth sarà
presto nota anche in Italia per il ruolo della Fata Turchina nel
film Pinocchio, di Matteo
Garrone. L’attrice sfoggia così una continua
versatilità che, accompagnata dalla sua bellezza, le ha permesso
negli ultimi anni di affermarsi nell’industria cinematografica, in
particolar modo in alcuni film di odierni autori francesi.
Ecco 10 cose che non sai su
Marine Vacth.
Marine Vacth: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film francesi. L’attrice debutta al cinema nel 2011 con il
film Ma part du gâteau. Recita poi in Ce que le jour
doit à la nuit (2012) e raggiunge una prima popolarità con il
ruolo da protagonista in Giovane e
bella (2013). Successivamente recita nei film Belles
familles (2015), La confession (2016) e Doppio
amore (2017), con cui viene ulteriormente
celebrata. Sempre nel 2017 recita in Si tu voyais son
coeur, mentre nel 2019 è tra le protagoniste del film
Pinocchio.
2. Reciterà in una serie
TV. Nel futuro dell’attrice vi è la partecipazione ad un
serie TV intitolata Moloch, di genere thriller ma la cui
trama è ancora segreta. La serie è attualmente in fase di
riprese.
Marine Vacth è su Instagram
3. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo seguito da 13,6 mila persone.
All’interno di questo la Vacth è solita condividere scatti
realizzati per servizi di moda, ma anche immagini promozionali dei
suoi progetti da interprete.
Marine Vacth ha un fidanzato
4. È impegnata in una
relazione sentimentale. L’attrice è attualmente fidanzata
con il fotografo francese Paul Schmidt. I due sono molto riservati
circa la loro vita sentimentale, tenuta lontano da quella
lavorativa a tal punto da non condividere nulla sui rispettivi
social.
5. Ha avuto un
figlio. Con il compagno l’attrice ha avuto un figlio nel
marzo del 2014. L’attrice ha dichiarato che la maternità le ha
permesso di scoprire nuovi aspetti del suo lavoro. Allo stesso modo
però, da quel momento cerca di ritagliarsi quanto più tempo
possibile per stare accanto alla famiglia.
Marine Vacth in Pinocchio
6. Ha sostituito un’altra
attrice. L’attrice francese nel film Pinocchio
interpreta il ruolo della Fata Turchina. Tale personaggio era
inizialmente stato affidato all’attrice italiana Matilda De
Angelis, la quale ha tuttavia dovuto rinunciare per via di
altri impegni. A quel punto il regista ha scelto la Vacth per la
purezza dei suoi tratti somatici.
7. Non ha ricevuto
particolari indicazioni. Nel costruire il suo personaggio
l’attrice ha dichiarato che il regista le ha suggerito di affidarsi
più al racconto di Collodi, che parla da sé, che non a sue
particolari indicazioni. L’unica fornitale, è stata quella di
comportarsi con Pinocchio come avrebbe fatto da madre con suo
figlio.
Marine Vacth e François Ozon
8. È divenuta celebre grazie
al celebre regista. La Vacth deve la sua popolarità ai
ruoli nei film del regista francese Ozon, ovvero Giovane e
bella e Doppio amore. In questi l’attrice interpreta
ruoli da femme fatale, mostrandosi in più occasioni senza veli in
scandalose scene erotiche.
9. Non si aspettava di fare
scandalo. Per le scene nel film Doppio amore,
sono nati numerosi dibattiti durante il Festival
di Cannes, dove il film era presentato. Pur consapevole di
lavorare sul filo del rasoio con Ozon, l’attrice ha dichiarato di
non aspettarsi una simile accoglienza, poiché per lei le scene di
sesso non hanno nulla di eccezionale, e veste la nudità come un
costume di scena.
Marine Vacth età e altezza
10. Marine Vacth è nata a
Parigi, in Francia, il 9 aprile 1991. L’attrice è alta
complessivamente 171 centimetri.
Poche ore fa abbiamo visto la
prima immagine
ufficiale di A
Quiet Place 2che ci mostra Emily
Blunt di nuovo nei panni di Evelyn Abbott: nello scatto è
possibile vedere l’attrice insieme ai piccoli attori che nel sequel
tornano ad interpretare i suoi figli, Marcus Abbott (Noah
Jupe) e Beau Abbott (Cade Woodward); la
foto ci mostra anche Evelyn stringere tra le braccia il nuovo
arrivato all’interno della famiglia Abbott. Ecco invece di seguito
il primo teaser trailer del film:
John Krasinski, il
regista, ha spiegato che il sequel affronterà le stesse tematiche
del suo predecessore: “Amo l’idea del primo film, in cui il mio
personaggio e quello di Emily combattono contro il desiderio di
sopravvivere e la voglia di vivere. Tutto quello che il mio
personaggio voleva era sopravvivere. Il suo personaggio invece
diceva: ‘Non è abbastanza. Dobbiamo vivere. Dobbiamo permettere a
questi ragazzi di vivere come esseri umani’. Dopo la mia morte, ho
amato vedere Emily combattere con tutto questo, con l’idea che la
sopravvivenza sia forse l’unico modo per affrontare le cose. Forse
quella voglia di vivere era davvero troppo pericolosa…”
A
Quiet Place 2 arriverà nelle sale il 15 maggio
2020. Le vicende del primo capitolo seguivano il viaggio
di una famiglia costretta a vivere nel silenzio per non cadere
vittima di misteriose creature che vengono attirate dai suoni.
Consapevoli che ogni minimo sussurro, ogni minimo passo, significa
la morte, Evelyn (Emily Blunt) e Lee (John Krasinski) sono
determinate a trovare un modo per proteggere i loro figli mentre
tentano disperatamente di contrattaccare.
Arrivano al cinema
in anteprima esclusiva come evento
speciale solo il 27, 28 e 29 gennaio
(elenco delle sale a breve su www.nexodigital.it) i
primi due episodi della nuova stagione de L’AMICA GENIALE.
Storia del nuovo cognome, la serie di Saverio
Costanzo, tratta dal best seller di Elena
Ferrante, edito da Edizioni E/O, in onda su Rai1 dal 10
febbraio. Un appuntamento unico per far vivere ai fan in anteprima
sul grande schermo e condividere con tutti gli altri appassionati i
nuovi episodi della saga che ha conquistato oltre dieci
milioni di lettori in tutto il mondo.
Gli eventi del secondo libro
de L’amica geniale riprendono esattamente dal
punto in cui è terminata la prima stagione. Lila (Gaia Girace) ed
Elena (Margherita Mazzucco) hanno sedici anni e si sentono in un
vicolo cieco. Lila si è appena sposata ma, nell’assumere il cognome
del marito, ha l’impressione di aver perso sé stessa. Elena è ormai
una studentessa modello ma, proprio durante il banchetto di nozze
dell’amica, ha capito che non sta bene né nel rione né
fuori. Nel corso di una vacanza a Ischia le due amiche
ritrovano Nino Sarratore (Francesco Serpico), vecchia conoscenza
d’infanzia diventato ormai studente universitario di belle
speranze. L’incontro, apparentemente casuale, cambierà per
sempre la natura del loro legame, proiettandole in due mondi
completamente diversi. Lila diventa un’abile venditrice
nell’elegante negozio di scarpe della potente famiglia Solara al
centro di Napoli; Elena, invece, continua ostinatamente gli studi
ed è disposta a partire per frequentare l’università a Pisa. Le
vicende de L’amica geniale ci trascinano nella
vitalissima giovinezza delle due ragazze, dentro il ritmo con cui
si tallonano, si perdono, si ritrovano.
“L’AMICA GENIALE – STORIA
DEL NUOVO COGNOME” (8 episodi da 50’) è prodotta da The
Apartment e Wildside, parte di Fremantle, e da Fandango in
collaborazione con Rai Fiction, in collaborazione con HBO
Entertainment e in co-produzione con Umedia. La serie ha visto la
partecipazione di 125 attori e migliaia di comparse, circa
8500 maggiorenni e 860 minorenni, e la realizzazione di circa 2.000
costumi tra realizzazioni originali e di repertorio.
L’evento al cinema, con la
proiezione dei primi due episodi della serie, è distribuito in
esclusiva da Nexo Digital solo il 27, 28 e 29
gennaio con i media partner Radio DEEJAY e
MYmovies.it.
Sono terminate le riprese de
La terra dei figli, il nuovo film di
Claudio Cupellini tratto dall’omonimo graphic
novel di Gipi, con un cast formato da Leon
de La Vallée, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Fabrizio Ferracane,
Maurizio Donadoni, Franco Ravera, con Valerio
Mastandrea e con Valeria Golino.
Di seguito la prima immagine dal
film:
“Il film La terra dei
figli è una storia di formazione in cui la bellezza e la
meraviglia, rappresentate da un adolescente solo al mondo,
combattono contro le tenebre di una terra che sembra
implacabilmente ostile. Il film che abbiamo appena terminato di
girare è però anche una storia di avventura titanica e
appassionante, un grande viaggio fisico e sentimentale, che parla
di argomenti che appartengono sempre più al sentire comune: il
futuro del mondo che lasceremo ai nostri figli e l’importanza della
memoria”.Claudio Cupellini.
Scritto da Filippo Gravino, Guido
Iuculano e dallo stesso Cupellini, La terra dei
figli è una produzione Indigo Film con Rai Cinema, in
coproduzione con WY Productions. L’omonima graphic novel di
Gipi è edita da Coconino Press/Fandango. Si ringraziano la
Polesine Film Commission e l’Emilia-Romagna Film Commission per il
prezioso supporto in fase di riprese.
L’A24
Films ha diffuso il trailer ufficiale di Saint
Maud, lo spaventoso horror esordio alla regia di
Rose Glass. Protagonisti del film presentato in
anteprima mondiale al Toronto
International Film Festival sono Morfydd Clark
e Jennifer Ehle. L’uscita è prevista nel Regno Unito il 1°
maggio 2020 da StudioCanal.
Saint Maud
racconta del”infermiera dell’ospedale Hospice Maud ( Morfydd Clark
) che si è recentemente convertita al cattolicesimo romano ed è
preoccupata di poter essere posseduta quando si infatua di Amanda
(Jennifer Ehle), ex ballerina alle sue cure.
Nel cast protagonisti sono
Morfydd Clark nel ruolo di Maud, Jennifer
Ehle nel ruolo di Amanda, Lily Knight come Joy, Lily
Frazer nel ruolo di Carol, Turlough Convery come Christian, Rosie
Sansom nel ruolo di Ester, Marcus Hutton come Richard, Carl Prekopp
come un senzatetto e Noa Bodner nel ruolo di Hilary.
Tra i più influenti registi
dell’attuale panorama cinematografico vi è Matteo
Garrone, che più di altri negli ultimi anni si è speso per
portare in sala un cinema quanto più variegato possibile. Dalle
dure atmosfere di Gomorra a quelle fiabesche di Il
racconto dei racconti. Dal difficile contesto di periferia di
Dogman al classico di Collodi, Pinocchio. Garrone
ha sempre scelto con cura i propri progetti, ottenendo in più
occasioni un ottimo riscontro di critica e pubblico.
Ecco 10 cose che non sai di
Matteo Garrone.
Matteo Garrone: i suoi film
1. Ha diretto film italiani
di grande successo. Garrone esordisce al cinema con il
film Terra di mezzo (1996), a cui seguono Ospiti
(1998) ed Estate romana (2000). Nel 2002 arriva la svolta
nel momento in cui dirige il film L’imbalsamatore, che gli
fa ottenere buoni riscontri di critica e pubblico. Nel 2004 dirige
poi Primo amore, e nel 2008 raggiunge il grande successo
con il film Gomorra, interpretato, tra gli altri,
dall’attore Toni
Servillo. Successivamente dirige poi i film Reality
(2012) e Il racconto dei
racconti (2015). Nel 2018 conosce nuova fama con il film
Dogman, e
nel 2019 esce il suo nuovo film, Pinocchio, con
protagonista Roberto
Benigni.
2. Ha ricoperto il ruolo di
produttore. Garrone ha in seguito ricoperto anche il ruolo
di produttore per alcuni suoi film, nello specifico per
Reality, Il racconto dei racconti, Dogman e
Pinocchio. Ha inoltre prodotto il film Pranzo di
ferragosto di Gianni Di Gregorio.
3. Non è solo un
regista. Garrone è noto per non aver ricoperto solo il
ruolo di regista. In più occasioni si è infatti cimentato anche
come operatore, direttore della fotografia, costumista e
scenografo. È inoltre l’autore di tutte le sceneggiature dei film
da lui diretti.
Matteo Garrone: la sua vita
privata
4. È stato sposato.
L’autore di Gomorra è stato sposato con Nunzia
De Stefano, a sua volta regista. I due hanno in seguito divorziato,
dichiarando tuttavia di essere rimasti in buoni rapporti, tanto da
trovarsi ancora oggi a collaborare insieme ad alcuni progetti
cinematografici.
Matteo Garrone ha lavorato come
pittore
5. Aveva intrapreso una
diversa carriera artistica. Dopo essersi diplomato al
liceo artistico, Garrone attraversa una breve parentesi come
pittore a tempo pieno. Il regista ha inoltre dichiarato che durante
quel periodo era solito recarsi quanto più possibile al MoMA di New
York per ammirare le opere lì esposte, cercando di trarne
ispirazione.
Matteo Garrone: il suo
Pinocchio
6. È il film che sognava di
dirigere da molto tempo. Con il suo nuovo lungometraggio,
Pinocchio, il regista si toglie una sua personale
soddisfazione. Garrone ha infatti dichiarato che dirigere una
trasposizione del celebre racconto di Collodi è sempre stato uno
dei suoi sogni. Dopo il successo di Dogman, l’autore ha
potuto trovare gli adeguati finanziamenti per concretizzare tale
desiderio.
Matteo Garrone ha diretto
Gomorra
7. Ha vissuto a lungo nei
luoghi in cui il film è ambientato. Per comprendere meglio
la realtà narrata in Gomorra, Garrone ha vissuto per
alcuni mesi nel malfamato quartiere di Scampia. Lì il regista ha
potuto conoscere diversi attori di teatri locali, che ottennero poi
una parte nel film per via della loro conoscenza della materia di
cui il film trattava.
Matteo Garrone è il regista di
Dogman
8. Ha puntato tutto su un
attore semi sconosciuto. Dopo alcune ricerche fatte per il
ruolo del protagonista di Dogman, Garrone affidò la parte
a Marcello Fonte, attore pressoché sconosciuto
prima di prendere parte al film. Per aiutare l’interprete a calarsi
nel ruolo, il regista gli ha inoltre suggerito di bere del whisky
prima delle riprese, così da poter avere un atteggiamento più
rilassato e consono all’atmosfera del film.
9. Ha vinto numerosi
premi. Per il suo film Dogman, Garrone ha vinto
alcuni tra i più prestigiosi premi della sua carriera. Tra questi
si annovera il premio come miglior regista ai Nastri d’argento e ai
David di Donatello. Per questa stessa categoria è stato nominato
anche agli European Film Awards. Ha inoltre vinto come miglior
sceneggiatura ai Ciak d’oro e ai David di Donatello.
Matteo Garrone età e altezza
10. Matteo Garrone è nato a
Roma, Italia, il 15 ottobre 1968. Il regista è alto
complessivamente 179 centimetri.
Tra le più apprezzate interpreti del
panorama cinematografico francese, Adèle Haenel ha
costruito negli anni una carriera di tutto rispetto, che le ha
fruttato numerosi riconoscimenti. Impegnata in particolare con un
cinema di stampo autoriale, l’attrice ha potuto dar provare del suo
talento e della sua versatilità attraverso personaggi complessi e
profondi, pronti a tutto pur di esprimere le emozioni che portano
in grembo.
Ecco 10 cose che non sai di
Adèle Haenel.
Adèle Haenel: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
lungometraggi d’autore. L’attrice esordisce al cinema con
il film Les diables (2002), ma conquista grande popolarità
dopo aver recitato nel film Naissance des pieuvres (2007),
venendo nominata ai premi César come miglior promessa femminile.
Nel 2011 recita in L’Apollonide – Souvenirs de la maison
close (2011), mentre con i film Suzanne (2013) e
The Fighters – Addestramento di vita (2014) ottiene la
consacrazione che aspettava. Da quel momento inizia a prendere
parte ad importanti film di celebri autori, tra cui La ragazza senza
nome (2016), Orpheline (2016), 120 battiti al
minuto (2017) e Ritratto della
giovane in fiamme (2019).
2. Ha recitato in alcuni
film per la televisione. La Haenel è comparsa anche in
televisione, dove ha recitato per alcuni film come
Déchainées (2009), Goldman (2011), Une heure
avec Alice (2011) e La mouette (2012).
Adèle Haenel non è su
Instagram
3. Non ha un proprio
profilo. L’attrice ha dichiarato di non possedere un
proprio profilo Instagram, poiché si ritiene contraria all’utilizzo
che di questi si fa. L’attrice sembra infatti preferire tenere la
propria vita privata ben lontana dai riflettori che i social
potrebbero puntare su di essa.
Adèle Haenel e Céline Sciamma
4. Ha avuto una relazione
con la regista. Nel 2014 l’attrice rivela di avere una
relazione sentimentale con la regista CélineSciamma, la quale l’aveva diretta nel film
Naissance des pieuvres. Le due portano avanti la loro
relazione fino al 2017, anno in cui si separano pur rimanendo in
ottimi rapporti. Nel 2019 daranno infatti vita ad un nuovo film
insieme: Ritratto della giovane in fiamme.
Adèle Haenel e Julia Lanoë
5. Ha avuto una relazione
con una cantante. Nel 2018 l’attrice ha avuto una
relazione con la cantante francese Julia Lanoë,
della band Sexy Sushi. Tuttavia stando ai profili social di
quest’ultima, dove erano frequenti loro foto insieme, le due non
sarebbero più impegnate l’una con l’altra.
Adèle Haenel in Les Diables
6. Era molto giovane al
tempo delle riprese. Nel 2002 l’attrice partecipa al suo
primo film, Les Diables, diretto da Christophe
Ruggia. Nel film la Haenel ricopre il ruolo di Chloé,
bambina affetta da handicap mentale, che insieme a suo fratello
intraprendono un lungo viaggio per tornare a casa. All’epoca delle
riprese l’attrice aveva solo tredici anni.
Adèle Haenel e Christophe
Ruggia
7. Ha accusato il regista di
comportamento inappropriato. Nel 2019 l’attrice accusa
pubblicamente il regista di Les Diables di aver avuto un
atteggiamento poco consono nei suoi confronti durante le riprese
del film del 2002. L’attrice ha parlato di vere e proprie molestie,
affermando di non essersi mai rivolta alle autorità poiché
raramente tali crimini vengono puniti.
Adèle Haenel in Ritratto della
giovane in fiamme
8. Il personaggio di Héloïse
è stato scritto pensando a lei. Presentato al Festival
di Cannes nel 2019, il film Ritratto di una giovane in
fiamme vede l’attrice tornare a collaborare con l’ex compagna
Céline Sciamma. Quest’ultima ha affermato di aver
scritto il personaggio poi interpretato dalla Haenel proprio
pensando a lei, poiché solo lei poteva riprodurre la grazia di tale
ruolo.
9. È entusiasta di tale
ruolo. L’attrice si spende continuamente affinché al
cinema possano vedersi film con ruoli femminili sempre diversi e
sempre più complessi. Per questo ha affermato di considerare quello
di Héloïse uno dei più significativi della sua carriera, poiché è
un ulteriore tassello a favore di tale battaglia.
Adèle Haenel età e altezza
10. Adèle Haenel è nata a
Parigi, Francia, il 1 gennaio 1989. L’attrice è alta
complessivamente 175 centimetri.
Uscito in sala il 28 novembre,
Un giorno di
pioggia a New York è il nuovo film del regista
premio Oscar Woody Allen con protagonisti
attori come Elle Fanning,
Liev Schreiber,
Jude Law, Diego Luna, Selena Gomez
e Timothée Chalamet. Nonostante tali nomi, il
film ha per diverso tempo rischiato di non vedere mai il buio della
sala. Per via delle accuse rivolte ad Allen, la stessa pellicola ha
dovuto attraversare numerose peripezie prima di riuscire ad
ottenere una distribuzione.
Ecco il racconto
dell’odissea dietro l’ultimo film di Woody Allen.
Il movimento Me Too ha riportato
alla luce le accuse contro Allen
La produzione del film è coincisa
con l’inizio del movimento Me Too, il quale ha provocato un
risveglio dell’interesse pubblico per la discussa accusa di
aggressione sessuale, risalente al 1992, contro Allen. Tale caso ha
provocato numerose contrarietà circa la possibilità di Allen di
continuare a lavorare all’interno dell’industria.
Alcuni attori hanno preso le
distanze dal film
Anche se a riprese già concluse,
alcuni degli attori del film hanno dichiarato di non voler aver
nulla a che fare con il film, prendendone nettamente le distanze.
Timothée Chalamet, in particolare, ha affermato
nel gennaio del 2018 che non avrebbe più lavorato con Allen,
devolvendo il proprio stipendio al movimento Time’s Up. Come lui,
anche altri attori hanno in seguito devoluto quanto guadagnato
dalle riprese del film.
Jude Law sostiene il film
L’attore Jude Law
si è invece schiarato in aperta difesa del film, definendo la sua
mancata distribuzione una terribile colpa. L’interprete ci tiene
infatti a ricordare il lavoro di quanti si sono spesi affinché il
film venisse realizzato, e che non meritano di essere ripagati in
tale modo.
Gli Amazon Studios sospendono la
distribuzione negli Stati Uniti
In seguito alle controversie
legatesi intorno ad Allen, Amazon Studios, produttori del film,
annunciarono nell’agosto del 2018 l’intenzione di sospendere a
tempo indeterminato la distribuzione del film negli Stati Uniti. I
motivi sarebbero riconducibili alla paura di un boicottamento da
parte del pubblico e alle critiche che lo stesso studios rischiava
di ricevere.
La critica italiana lanciò un
appello per salvare il film
In Italia, paese dove Allen è
sempre stato ben accolto, è partito un’appello dal regista e
scrittore Giulio Laroni, a cui si sono associati alcuni dei più
noti critici e intellettuali italiani, tra cui Paolo Mereghetti,
Roberto Silvestri, Maurizio Porro e Pierluigi Battista. L’intento
era quello di dare al film la più ampia circolazione possibile,
nella speranza di ottenere una distribuzione europea.
Woody Allen denuncia gli Amazon
Studios
In seguito alla decisione di non
distribuire il film, Allen ha presentato una causa da 68 milioni di
dollari contro Amazon Studios, sostenendo che questo aveva
accantonato il film fornendo solamente vaghe motivazioni. Secondo
il regista lo studio aveva infatti rescisso un contratto di quattro
film sulla base di accuse senza fondamenti pronunciate venticinque
anni prima.
Allen ottiene i diritti di
distribuzione
Dopo aver intentato causa contro lo
studio, nel maggio del 2019 Allen riesce ad ottenere indietro i
diritti di distribuzione del film negli Stati Uniti. Il regista,
rientrato ora in possesso della propria ora, è libero di cercare
nuove possibilità distributive secondo la propria volontà.
Il film riceve una distribuzione
nel resto del mondo
Anche per merito dell’appello
lanciato in favore del film, l’opera di Allen viene acquistata in
Italia dalla Lucky Red, la quale distribuisce il film nelle sale
italiane a partire dal 28 novembre. Da luglio a dicembre, inoltre,
la pellicola viene distribuita anche nel resto d’Europa e in
numerose altre parti del mondo.
Non ha ancora avuto una
distribuzione statunitense
All’attuale stato delle cose,
tuttavia, il film di Allen non ha ancora trovato una distribuzione
nei cinema americani. Allen, che ha realizzato il suo primo film
nel 1969, è stato da quel momento presente nei cinema statunitensi
ogni anno con un proprio film. Un giorno di pioggia a
New York segna così una delle rare eccezioni a tale
tradizione.
Di tutti e sei i Vendicatori
originali, Thor è senza dubbio il personaggio ad
essere cambiato di più durante tutto l’arco narrativo della “Saga
dell’Infinito”. Lo abbiamo visto davvero in tutte le sale:
marmocchio viziato, guerriero invincibile e Dio in attesa di
reclamare il suo trono. Alla fine di Avengers:
Endgame, però, ha perso tutto, inclusa la sua famiglia e i
suoi amici.
Heimdall, il guardiano di Bifrost, è
sempre stato il migliore amico di Thor. E il Dio del Tuono ha
sempre avuto una relazione di amore/odio con suo fratello adottivo
Loki. Di seguito abbiamo raccolto i 10 migliori momenti che nel
MCU hanno visto protagonista l’eroe
interpretato da Chris
Hemsworth al fianco di Heimdall (Idris
Elba) e Loki (Tom Hiddleston):
“Quando sei pronto, Heimdall.” (Thor: The Dark
World)
In Spider-Man: Homecoming, Ned Leeds
dice a Peter Parker di aver bisogno di un “uomo della sedia”, ossia
di un “genio del computer”. Apparentemente, ogni supereroe ha il
proprio “uomo della sedia”, che fa tutto il necessario quando si
tratta di aiutare qualcuno. In un certo senso, possiamo affermare
che Heimdall era l’ “uomo della sedia” di Thor, molto prima che
Peter lo diventasse per Ned.
L’unica differenza è che Heimdall è
una figura mitologica onniveggente che non ha certo bisogno della
tecnologia per avere il controllo della situazione. Thor si fida
così tanto del suo “…”, che nel bel mezzo di una battaglia può
tranquillamente esclamare, con estrema disinvoltura: “Quando
sei pronto, Heimdall.”
“Chiamate aiuto!” (Thor: Ragnarok)
Nonostante anche nei precedenti due
film di Thor sia stata affrontata la storia di Thor e Loki
attraverso intensi dialoghi e flashback sui momenti più cruciali
del loro rapporto, è stato in realtà Thor: Ragnarok di Taika Waititi a dare un
vero significato al passato di Thor e Loki attraverso aneddoti e
battute.
Durante una scena del film, i due si
stanno preparando per affrontare alcuni degli scagnozzi del Gran
Maestro su Sakaar. A quel punto Thor rispolvera una delle loro
vecchie battute: “Chiamate aiuto!”. Thor prende Loki e
finge di essere ferito: chiede aiuto per poi lanciare suo fratello
contro gli scagnozzi, approfittando della loro distrazione. A
quanto pare quella frase funziona sempre!
Compiere alto tradimento insieme (Thor: The Dark World)
All’inizio Heimdall è abbastanza
riluttante quando Thor gli chiede di aprire Bifrost nonostante gli
ordini di Odino, nella speranza di impedire un attacco da parte
degli Elfi Oscuri.
Alla fine Thor lo convince,
dicendogli che si tratta di agire in nome di un bene più grande:
può sembrare un tradimento, ma in realtà eviterà un attacco
potenzialmente fatale per Asgard. È quindi la cosa giusta da fare!
La più grande prova di amicizia è quella di Heimdall, che sarebbe
disposto anche a compiere tradimento per volere di Thor.
Il funerale di Frigga (Thor: The Dark World)
La morte di Frigga in Thor: The Dark World è un momento
straziante tanto per Thor quanto per Loki, come dimostra la scena
in cui la sua bara si appresta a lasciare Asgard e suoi volti dei
due fratelli c’è spazio soltanto per la tristezza. A differenza di
Odino, che non ha mai nascosto di preferire Thor, Frigga amava
entrambi i suoi figli allo stesso modo; di conseguenza, la sua
morte è stata una dolorosa perdita per entrambi.
Thor: The Dark World è
stato sempre etichettato come uno dei peggiori film del MCU, soprattutto a causa della
trama confusionaria, delle banali sottotrame, della pessima
caratterizzazione del villain, e per tanti altri motivi che l’hanno
reso un capitolo facilmente dimenticiabile… nonostante tutto,
l’emozione scaturita dalla scena del funerale di Frigga è
innegabile.
“Morirai per questo!” (Avengers: Infinity War)
Questa è la promessa che Thor fa a
Thanos subito dopo che il Titano Pazzo ha pugnalato al petto
Heimdall, uccidendolo. Il Dio del Tuono non ci pensa due volte: il
suo migliore amico dovrà essere vendicato. Ci riuscirà – dopo un
paio di tentativi falliti – solo quando abbandonerà il suo ego e si
riunirà agli altri Vendicatori.
Almeno Heimdall non sarà morto
invano. Thanos lo uccise soltanto perché resuscitò Hulk e si servì
del Bifrost per andare da Doctor Strange e Wong e avvertirli dell’arrivo
del Titano Pazzo. Senza Heimdall, Thanos probabilmente non avrebbe
vinto alla fine.
“Devi essere veramente
molto disperato per chiedermi aiuto.” (Thor: The Dark
World)
Questa battuta potrebbe essere stata
introdotta per rendere il trailer del film ancora più intrigante,
ma in realtà non fa altro che darci un ulteriore interessante
informazione circa la rivalità fra Thor e Loki.
Anche dopo tutto quello che Loki ha
fatto – autoproclamarsi re di Asgard, rifiutarsi di far tornare
Thor a casa da Midgard, terrorizzare New York con un’invasione
aliena, scendere a patti con Thanos -, il Dio del Tuono crede
ancora di poter contare su suo fratello, proprio per il legame di
sangue che li unisce. I fratelli possono sempre contare l’uno
sull’altro… non importa di quante invasioni aliene si siano resi
responsabili.
Raggiungere Thor sullo Statesman (Thor: Ragnarok)
In Thor: Ragnarok, la
battaglia che dà il titolo al film sta letteralmente mettendo in
ginocchio Asgard, mentre Hela inizia a porre le basi del suo regno
del terrore. Nel frattempo, Thor è bloccato su Sakaar in veste di
gladiatore, e non può fare nulla per fermare la guerra. Il Dio del
Tuono sa di poter contare su Heimdall per proteggere gli asgardiani
quando lui non c’è: ed è proprio questo che il suo migliore amico
fa, portando i sopravvissuti in un’antica casa sicura nascosta tra
i boschi.
Allo stesso modo, Heimdall sa di
poter contare su Thor e sa che quando sarà possibile il Dio del
Tuono tornerà ad Asgard per liberarla dal dominio di Hela. Quando
si ritrovano alla fine del film sullo Statesman, la loro reunion è
un momento particolarmente emozionante.
“D’accordo, fermati!” (Avengers: Infinity War)
In una delle prime storyline del
MCU, Loki era un assassino a sangue
freddo a cui non importava nulla della sua famiglia, ma bramava
soltanto il potere. A mano a mano che il suo personaggio si
sviluppa, diventa chiaro che questo era proprio ciò che il Dio
dell’Inganno sperava di diventare, anche se in realtà è molto più
sensibile e premuroso di quanto egli stesso non pensi.
Nella scene iniziale di Avengers: Infinity War, quando
Thanos arriva sullo Statesman, Loki continua a mentire a se stesso.
Il Titano Pazzo chiede a Loki di consegnarli la Gemma dello spazio
in cambio della vita di suo fratello. A quel punto Loki afferma:
“Uccidilo pure!”. Ma proprio quando Thor sta per essere eliminato,
le emozioni del Dio dell’Inganno hanno il sopravvento, così alza la
testa e urla: “D’accordo, fermati!”.
“Ho bisogno del tuoi aiuto. Aiutami.” (Thor:
Ragnarok)
Quanto Thor è intrappolato su
Sakaar, teme che Hela riuscirà ad uccidere gli asgardiani e a dare
inizio al suo regno del terrore. Ma il Dio del Tuono sa che esiste
qualcuno che lo può aiutare e di cui si può fidare, e questo
qualcuno è proprio Heimdall: “Heimdall, so che puoi vedermi. Ho
bisogno del tuo aiuto. Aiutami.”, dice Thor.
Heimdall può percepire Thor, ma ad
una grande distanza. Lo rassicura e gli dice di aver trovato una
roccaforte costruita dagli antichi asgardiani e che l’ha
trasformata in un rfiiuto per i sopravvissuti, che sono già stati
portati lontano dall’ira di Hela. Ma non sono ancora usciti dal
bosco!
“Pensavo che il mondo fosse tuo.” (Thor:
Ragnarok)
Questa scena di Thor:
Ragnarok racchiude perfettamente il senso del rapporto tra
Thor e Loki, forse meglio di qualsiasi altra scena del MCU. In un ascensore su Sakaar, i
due fratelli hanno un rarissimo momento di confronto, anche molto
intimo. Loki è sorpreso quando Thor gli dice: “Pensavo che il
mondo fosse tuo.”
Tutto quello che Loki ha sempre
desiderato era l’approvazione di suo fratello, essendo stato geloso
di lui fin da ragazzo per il fatto che sarebbe stato il vero erede
del trono di Odino. Il rimpianto ovviamente prende il sopravvento,
soprattutto perché Thor – prima dei comportamenti nefandi del
fratello – aveva sempre mostrato ammirazione verso di lui. Si
tratta di un grande punto di svolta nell’arco narrativo del
personaggio di Loki… e ovviamente il merito è stato ancora una
volta di suo fratello.
01 distribution ha
diffuso il trailer ufficiale di Hammamet, il nuovo
film di Gianni Amelio con protagonista Pierfrancesco Favino nei panni di Bettino
Craxy. Fanno parte del cast anche Livia Rossi, Luca Filippi, Renato
Carpentieri, Claudia Gerini, Silvia Cohen, Omero Antonutti,
Giuseppe Cederna, Roberto De Francesco. Il film arriverà al cinema
dal 9 Gennaio 2020.
Il film è stato
sceneggiato da GIANNI AMELIO con ALBERTO TARAGLIO e prodotto da
PEPITO PRODUZIONI con RAI CINEMA in associazione con MINERVA
PICTURES GROUP in associazione con EVOLUTION PEOPLE (ai sensi della
normativa sul tax credit).
Hammamet: la trama
Hammamet riflette su uno
spaccato scottante della nostra Storia recente. Sono passati
vent’anni dalla morte di uno dei leader più discussi del Novecento
italiano, e il suo nome, che una volta riempiva le cronache, è
chiuso oggi in un silenzio assordante. Fa paura, scava dentro
memorie oscure, viene rimosso senza appello. Basato su
testimonianze reali, il film non vuole essere una cronaca fedele né
un pamphlet militante. L’immaginazione può tradire i fatti
“realmente accaduti” ma non la verità. La narrazione ha l’andamento
di un thriller, si sviluppa su tre caratteri principali: il re
caduto, la figlia che lotta per lui, e un terzo personaggio, un
ragazzo misterioso, che si introduce nel loro mondo e cerca di
scardinarlo dall’interno.
In City of
Crime Andre Davis (Chadwick
Boseman) è un detective del Dipartimento di Polizia di New
York che, dopo la morte di due poliziotti e la scoperta di una
gigantesca cospirazione, si lancia in una vera e propria caccia
all’uomo. Durante la notte il confine tra inseguito
ed inseguitori diventa sempre più labile e, mentre le ricerche
s’intensificano per evitare che i killer sfuggano da Manhattan,
tutti i ventuno ponti dell’isola vengono chiusi per impedire ogni
possibile entrata o uscita.
City of Crime: il film
CITY OF CRIME narra la storia di
Andre Davis, un detective della polizia di New York che conduce una
caccia all’uomo per tutta la città per stanare due ladri che hanno
ucciso alcuni poliziotti. La ricerca senza sosta di Davis porterà
allo scoperto una cospirazione su larga scala e mostrerà come, a
volte, il confine tra chi insegue e chi viene inseguito possa
essere molto sottile. Nel momento più intenso di questa caccia
all’uomo verranno prese alcune misure estreme per impedire ai
ricercati di lasciare Manhattan: Davis ordinerà infatti di chiudere
tutti i ventuno ponti, affinché nessuno possa più entrare e uscire
dall’isola. In questa epica lotta contro il tempo, CITY OF CRIME
propone un intrigante mix di spettacolo e di azione mozzafiato.
La vicenda avviene durante una
notte, subito dopo il fallimento di una rapina di un carico di
droga, durante la quale rimangono uccisi otto poliziotti. Sarà il
detective Andre Davis a concepire il disperato ma ingegnoso piano
di isolare Manhattan, al fine di intrappolare i due criminali, che
in questo modo non avranno la possibilità di nascondersi. “L’idea
di sigillare Manhattan per effettuare una caccia all’uomo era
incredibilmente stimolante e adatta per il cinema,” spiega Chadwick
Boseman, che interpreta Davis, e che è anche il produttore del
film. “Non era mai stato fatto prima.”
Logan Coles, co-produttore insieme
a Boseman, aggiunge: “Mentre leggevo la sceneggiatura riuscivo
quasi a vedere il trailer e ho pensato quanto fosse potente per un
film d’azione l’idea che la polizia chiudesse un’isola intera per
catturare dei criminali. Sarebbe stato un film entusiasmante”.
Oltre a questo espediente narrativo, i produttori apprezzavano
anche la possibilità di poter esplorare la complessità della
condizione dei poliziotti, e dei criminali che essi devono
inseguire. Come conferma il regista Brian Kirk: “Ho sempre provato
una grande attrazione per i film sulla caccia all’uomo e per il
percorso morale che mettono in scena. L’inseguimento a cui
assistiamo in questo film è davvero emozionante. È un film
concettualmente puro, caratterizzato da un profondo realismo, reso
ancora più spettacolare dall’idea di sigillare Manhattan: Una
decisione che viene presa all’improvviso, e che sembra quasi
un’invasione militare. È un archetipo che può essere associato ai
miti classici e alla tradizione dei polizieschi ambientati a New
York.”