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Nessuno si salva da solo: backstage con Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca

Guarda il backstage di Nessuno si salva da solo, un film di Sergio Castellitto, dal romanzo di Margaret Mazzantini con Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Anna Galiena, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti, Valentina Cenni, Eliana Miglio.

http://youtu.be/Cqly5aSsMcw

nessuno-si-salva-da-soloLa sinossi ufficiale di Nessuno si salva da solo è la seguente:

Delia e Gaetano (Gae) sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco tempo vivono separati, lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di programmi televisivi. Delia e Gae si incontrano per una cena in un ristorante, devono apparentemente discutere dell’organizzazione delle vacanze dei loro figli… ma presto capiamo che quell’incontro servirà ai due protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia d’amore e scoprirne le ragioni della fine. La cena occupa l’intero svolgimento del film, ma attraverso una serie di flash back, viene ripercorsa la vita di Delia e Gaetano, dall’entusiasmo dei primi anni di vita in comune, l’amore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione. Sia Delia che Gae sono stati condizionati dai difficili rapporti avuti con i genitori. Delia ha molto sofferto quando la madre, Viola, ha abbandonato lei e il padre, un medico morto da tempo. Gaetano si è sempre sentito incompreso dal padre, Luigi, che non è riuscito a infondergli autostima. I conflitti tra Delia e Gae hanno un influsso negativo anche sui figli, in particolare su Cosmo, che diventa un bambino molto sensibile e insicuro. Durante una festa organizzata per il compleanno di Cosmo, Gaetano conosce Matilde, una giovane animatrice; Matilde e Gaetano cominciano a frequentarsi e in breve diventano amanti. La relazione viene scoperta nel più tragicomico dei modi: Matilde e Gaetano si baciano in un parco senza curarsi della presenza dei figli di lui, e Nico racconta il fatto alla madre. Un altro episodio che ha fortemente influito sui rapporti tra Delia e Gaetano è stato l’aborto a cui Delia è stata costretta quando era incinta del terzo figlio. Il dentista, all’oscuro della gravidanza, aveva fatto radiografie senza protezione, così si era reso necessario l’aborto per evitare pericoli di malformazioni… Quando Delia e Gaetano decidono di separarsi, la vita continua a essere difficile per entrambi. Delia rischia di ricadere nell’anoressia; è così nervosa che arriva a sfogare la sua ira contro Cosmo, un giorno in cui era irritata dal mancato arrivo di Gaetano che, sommerso dal lavoro, non può venire a prendere i figli per trascorrere con loro la domenica. Al termine della cena Delia e Gaetano vengono avvicinati da una coppia di anziani, Vito e Lea, sorridenti, bizzarri, nonostante l’età ancora innamorati… Vito li ha osservati a lungo durante la cena e ne ha percepito i problemi. Vito confida loro di essere malato di cancro e chiede a Delia e Gae di pregare per lui perché, sostiene, «nessuno si salva da solo»…

Nessuno si salva da solo è uscito nelle sale cinematografiche italiane a partire da ieri giovedì 5 marzo 2015, distribuito da Universal.

 
 

Nessuno reboot di Batman fino al 2017?

Il cavaliere oscuro - Il ritorno

Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno ha sancito la fine del fruttuoso matrimonio tra Christopher Nolan e Batman. Tuttavia la Warner Bros ha in programma di continuarea sfruttare l’immagine dell’Uomo Pipistrello senza il regista e senza Chistian Bale. E’ infatti noto che entro il 2015 avremo un nuovo Batman che si unirà alla Justice League, mentre per avere un altro film interamente dedicato all’eroe in nero dovremo aspettare il 2017.

Inutile dirlo, ci sono un sacco di rumors più o meno fondati su chi interpreterà il nuovo Batman. I più insistenti e autorevoli sono quelli che vorrebbero Joseph Gordon-Levitt erede di Bale, cosa che è stata però smentita dallo stesso attore. Non resta quindi che aspettare e vedere quale sarà il fortunato attore a ricevere in eredità la tuta nera di Batman.

 
 

Nessuno mi può giudicare: recensione del film con Paola Cortellesi

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Arriva nelle sale italiane Nessuno mi può giudicare la nuova commedia diretta da Massimiliano Bruno e con protagonisti assoluti Paola Cortellesi e Raoul Bova.

In Nessuno mi può giudicare Alice è una donna ricca, razzista e un po’ cafona che trascorre la sua vita organizzando feste e dando ordini al suo personale extracomunitario. Quando però il marito imprenditore muore in un incidente, lei rimasta sola con suo figlio, si troverà costretta per la prima volta nella sua vita a lavorare per pagare il debito che suo marito le ha lasciato in eredità.  Venderà tutto e si trasferirà quindi nei quartieri popolari di Roma, e realizzerà che di lavori che possano fruttarle abbastanza da permetterle di pagare il debito evitando le galera e mantenere suo figlio con lei ce ne sono davvero pochi. Così deciderà suo malgrado di fare la escort. La storia in questi termini sembra sicuramente tragica, e nella sua intimità riflette una società del compromesso, la nostra purtroppo, nella quale le persone in difficoltà spesso fanno ciò che non vogliono per riuscire a cavarsela, proprio come Alice.

Ma la forza del film è proprio questa, trattare di argomenti scomodi e di forte impegno sociale con ironico divertimento, senza mai cedere al patetismo, scivolando lievemente e solo di rado nel prevedibile buonismo che è tipico e costitutivo della commedia. In Nessuno mi può giudicare si ride di gusto e con irriverente trasporto: le razze e i razzisti, i ricchi e i poveri, i raffinati e i cafoni, i politici e i loro vizietti, tutto diventa materia di uno sguardo, quello di Massimiliano Bruno alla sua opera prima al cinema, acuto ed intelligente, che lavora sulla battuta con grande cura e con un ottimo risultato. A tenere il timone è una splendida Paola Cortellesi che nei panni succinti della escort Alice rappresenta con la sua consueta ironia un personaggio che invece ha tutte le carte in regola per essere tragico. Accanto a lei Raul Bova, mai così trucido (e bello), che si cala completamente nel ruolo scomposto di Giulio, squattrinato gestore di un call centre.

Nessuno mi può giudicare film recensione

Ma anche Rocco Papaleo il becero razzista, Anna Foglietta escort in carriera dal cuore d’oro, Valerio Aprea depresso di costituzione,  la ‘strana coppia’ Lucia Ocone e Lillo, condomini rozzi ma dal cuore d’oro, ogni singolo personaggio è curato nei dettagli, merito di un lavoro di tornio che da spessore al film, in una commedia trascinante. E gli attori, dai più piccoli ai più grandi, danno un contributo fondamentale; Bruno si diverte e mettere ‘fuori parte’ i suoi, trasformando il bello e pulito Bova in rozzo ‘trucidone’, la divertente Cortellesi in sensuale escort (senza mai scadere nella volgarità!), la raffinata Ocone in pacchiana romanaccia, mantenendo l’armonia e l’equilibrio, senza mai uscire dalle righe e regalando larghi e abbondanti sorrisi. Nessuno mi può giudicare è un film di scrittura, fatto bene, che racconta di personaggi e di temi sociali con il gusto dolce amaro della commedia di una volta.

 
 

Nessuno mi può giudicare è la commedia dell’anno

Festa a Taormina per Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno: lo anticipa il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, in occasione della prossima assegnazione dei Nastri d’Argento 2011, il 25 giugno.

 
 

Nessuno mi pettina bene come il vento: recensione del film

Nessuno mi pettina bene come il vento

In Nessuno mi pettina bene come il vento una scrittrice solitaria, Arianna (Laura Morante), una bambina problematica, Gea (Andreea Denisa Savin), un gruppo di giovani teppistelli, tra cui Yuri (Jacopo Olmo Antinori). Tre solitudini che s’incontrano d’inverno in una località di mare, tre prospettive sul mondo che cambiano. Una storia di contrapposizioni, di rifiuti e istintive affinità.

Così Peter Del Monte torna alla regia dopo sette anni, parlandoci di esistenze solitarie segnate da una latente disperazione, personaggi che faticano a trovare un posto nel mondo. La trama che inizialmente può apparire contorta, è in realtà semplice, perfino esile, ma sufficiente a far emergere ciò che conta nel film: l’interiorità dei personaggi. Nessuno mi pettina bene come il vento è un film di silenzi più che di parole, come lo definisce lo stesso regista – ma le parole, quando ci sono, portano spesso un contributo alla riflessione, rovesciando prospettive classiche.

Nessuno mi pettina bene come il vento, il film

Proprio per la sua natura intimista, fatta di emozioni trattenute o poco espresse verbalmente, il film ha bisogno di interpreti abili a definire mondi interiori con la profondità delle espressioni e dei gesti. Di questi vive, grazie all’ottima scelta degli attori: con indiscussi punti fermi  – Laura Morante, da sempre efficace nel tratteggiare donne fragili e insicure che sanno però trovare al momento opportuno una loro forza – gradite conferme – un altro ruolo da introverso per Jacopo Olmo Antinori, già in Io e te di Bernardo Bertolucci – e buoni esordi – Andreea Denisa Savin, dodicenne.

Nessuno mi pettina bene come il vento rende bene quell’inspiegabile istintiva affinità che porta a volte a fidarsi degli sconosciuti più che di chi ci è da sempre vicino, quell’alchimia misteriosa che prescinde da ogni regola – età, contesto di provenienza – e determina un immediato legame tra estranei (qui sia tra Gea e Arianna, che tra Gea e Yuri). La capacità di aprirsi a ciò che non si conosce, esemplificata nell’aforisma di Alda Merini che dà il titolo al lavoro. Capacità che spesso gli adulti perdono, mentre i giovani più facilmente posseggono – è la bambina a “insegnarla” alla scrittrice, adulta curiosa e intelligente, che sa mettersi in discussione. La parte più viva è, dunque, la contrapposizione tra questo elemento vitalistico e spontaneo e la natura fondamentalmente oscura dei personaggi, che trova corrispondenza nell’ambientazione cupa.

Lo sguardo del regista non giudica i protagonisti, ma è disincantato. Sulla famiglia: lontana dall’essere un nucleo in cui trovare comprensione e appoggio, appare invece come luogo di disgregazione e lontananza, non priva di affetti, ma incapace di essere punto di riferimento. Come sull’universo dei ragazzi: portatori di nuove benefiche prospettive, ma anche concentrati di aggressività e rabbia più o meno espresse. Un viaggio introspettivo con momenti anche emozionanti, un invito a recuperare un po’ d’istinto e a lasciarsi, ogni tanto, pettinare dal vento.

      

 
 

Nessuno ha detto a Wes Bentley che Ben Affleck è Batman?

Wes Bentley non è nuovo ai cinecomics. Nella sua carriera, l’attore di Interstellar ha partecipato a ben due film tratti da fumetto: Jonah Hex e Ghost Rider, ma ha confessato che non gli dispiacerebbe interpretare un altro personaggio, molto più famoso.

Ospite al Larry King Now, Bentley ha dichiarato che avrebbe piacere a interpretare Batman. La speranza è l’ultima a morire e si sa che l’attore potrebbe anche aver detto una cosa del genere perché semplicemente ama il personaggio, ma è piuttosto improbabile che riesca a realizzare il suo sogno. Ben Affleck, nuovo Batman per la Warner e DC, sembra destinato a rimanere nel mantello del Crociato Incappucciato almeno per i prossimi cinque anni, e questo imfrangerebbe le speranze di Bentley.

Comic Book Movie ha però giustamente avanzato la proposta: e se l’attore vestisse i panni di Batman/Bruce Wayne per l’universo televisivo della DC? Magari comparendo in una delle due serie tv Arrow o The Flash?

Che ne pensate?

 
 

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive …

Harry Potter e il principe mezzosangue

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive. Alla luce di questa profezia ci avviamo alla conclusione di un percorso. Badate bene, Harry Potter è un fenomeno mondiale, è l’infanzia di molti ragazzini che con lui sono cresciuti, ed è il ritorno all’infanzia di chi credeva di essere passato indenne attraverso un periodo importantissimo della propria vita. Harry Potter ricorda l’infanzia e accompagna il suo lettore/spettatore verso la giovinezza, la responsabilità, la scelta. Giunti alla conclusione di questo viaggio magico non si può non guardarsi indietro e chiedersi: quanto sono stati lunghi questi 10 anni cinematografici di Harry Potter? Cosa mai ci sarà adesso da aspettare dopo che “tutto finisce”? Sembra ieri che un bel gufo grigio recapitò al numero 4 di Privet Drive una lettera d’ammissione, quella che parecchi bambini di 11 anni hanno aspettato, ma che era indirizzata solo a lui: Harry James Potter.

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive, la profezia

Il piccoletto spettinato, in una camicia più grande di lui di diverse taglie, apprende da un mezzo-gigante dalla faccia simpatica che è un mago, e la sua vita cambia per sempre. Harry va a scuola, a Hogwarts, che diventerà la sua vera casa, e così comincerà il suo percorso nel mondo magico, alla scoperta di cose delle quali nemmeno sospettava l’esistenza (come le scale a cui piace cambiare o i fantasmi che allegramente fluttuano nei corridoi della scuola intrattenendo gli studenti). Scoprirà che ci sono tante cose da imparare per un giovane mago di 11 anni, e soprattutto capirà che “non tutti i maghi sono buoni”. Saprà presto riconoscere gli amici dai nemici (da subito preferisce un Weasley ad un Malfoy) e scoprirà che, suo malgrado, è famoso!

Nel mondo magico Harry è un eroe, ha sconfitto il più grande mago oscuro di tutti i tempi, Colui Che Non Deve Essere Nominato, e grazie a lui la paura ha abbandonato maghi e streghe. Ma Tu Sai Chi non è morto, tenterà molte volte di ritornare in vita, ed Harry sarà sempre pronto, anche se inesperto, ma armato di coraggio (è un Grifondoro) e soprattutto di amici, i migliori che si possano immaginare. Non è uno studente modello, se la cava come Ron grazie all’aiuto di Hermione (che forse poteva finire anche in Corvonero) che passa loro i compiti, e probabilmente anche grazie ad un ascendente che scopre di avere sul Preside, il professor Silente, il più grande mago che la storia ricordi. Imparerà cosa vuol dire essere fedeli alle proprie scelte, e soprattutto cosa vuol dire soffrire tanto da non poter sopportare il dolore. La sua grande capacità di amare lo rende speciale, incorruttibile e alla fine di tutto imbattibile.

Crescendo prenderà le proprie decisioni e a mano a mano che Voldemort eliminerà quelli che lo proteggono per arrivare a lui, Harry prenderà coscienza di sé e delle proprie forze. Così capirà che la soluzione è combattere e abbattere per sempre il male ed il desiderio di potere.

La grande mente dietro a questa infinita operazione letterario – cinematografica è una donna, che in difficoltà economiche, scrive un libro e poi un altro, fino a scriverne sette ed a diventare la persona più ricca del Regno Unito dopo la Regina. J.K. Rowling è la madre di Harry e quella di una intera generazione di uomini e donne di tutte le età che sono rimaste con il mago con la cicatrice a forma di saetta fino alla fine. E’ una saga piena di passione, quella di Harry Potter, che riesce a toccare temi attuali trasfigurandoli attraverso il linguaggio della magia e rendendoli ancora più realistici: la paura del diverso, il vero valore della vita divisa tra bene e male, l’importanza delle scelte, la paura della morte come passaggio verso l’ignoto. Nessuna generazione prima di questa ha avuto il privilegio di approcciarsi attraverso una realistica finzione a questi temi che seppure inseriti in un testo apparentemente semplice hanno una potenza ed un’universalità senza precedenti. La Rowling è riuscita a creare su carta una realtà incredibile, permettendo ad ogni Babbano di affezionarsi ad ogni persona, locale, negozio, professore, aula o cortile che Harry incontra nel suo viaggio.

Che dire della famiglia magica più bella di sempre, i rossi Weasley? E del Quiddich? I maghi hanno per questo sport lo stesso fanatismo che i babbani hanno per il calcio! Per non parlare delle Apifrizzole, dei Cioccalderoni, delle caramelle Tutti i Gusti +1, delle piume di zucchero, del succo di zucca e della magnifica Burrobirra (chi non si è mai chiesto di cosa sa la Burrobirra?). E poi professori terribili e severi, simpatici e pasticcioni, fannulloni e cialtroni, misteriosi e sfortunati, esami, voti ed esaminatori. Un mondo che tutti vorrebbero vivere in prima persona e che ricompare con la stessa vibrante bellezza ogni volta che si ci ficca con il naso in questi straordinari ‘libri di favole’.

Harry Potter è un ragazzino irascibile

Harry non è un eroe senza macchia, è un ragazzino irascibile che urla contro il mondo, un bambino che si lascia guidare, la sua vera forza comparirà con il tempo, attraverso le situazioni che si troverà ad affrontare dimostrando che la fedeltà verso la propria natura è l’unica arma che possediamo per orientarci nel mondo e non cadere vittime del male. La Rowling non ha lasciato il nostro da solo, lo ha circondato di simpatizzanti, ammiratori ed amici, e lo ha accerchiato di invidiosi, accusatori e acerrimi e spietati nemici. Alla sua destra e alla sua sinistra però ci sono sempre Ron e Hermione, sin dal primo anno, da quel piccolo incidente nel bagno delle ragazze… Halloween, un troll di montagna e la bacchetta sporca di caccole del mostro.

Harry Potter e la pietra filosofaleLui è l’ultimo di sei fratelli, se non si conta l’ultimogenita unica femmina, indossa sempre le toghe di qualcun’altro, i libri usati e i gufi rincitrulliti. E’ di buon cuore e di innegabile simpatia, tiene alto l’umore ma con il tempo imparerà a fare i conti con il suo essere sempre secondo nei confronti del grande Harry Potter, poi però diventerà il ‘re di Grifondoro’ e capirà, forse con un po’ di ritardo, che non è poi secondo in tutto, almeno non per Hermione! Lei è il cervello del gruppo, brillante, precisina, volitiva, finirà per caricarsi sulle spalle i due amici quando la situazione diventerà difficile, conducendoli in avanti quando la loro rabbia e la loro frustrazione li spingeranno a guardare solo indietro. Non è bella Hermione, anche se l’immagine di Emma Watson che la interpreta fa credere il contrario, ma è una forza della natura, più matura dei compagni di avventura è capace di prendere coscienza dei suoi sentimenti e di guardarli in maniera lucida. Anche lei, come Ron, è fedelmente legata ad Harry. Ginny, ultima arrivata della famiglia Weasley, è la passione, la solidità dei sentimenti, l’unica donna che può stare al fianco di Harry, perché è potente, ma ha anche un cuore saldo.

Harry Potter e i suoi amici

Neville Paciock, timidissimo e imbranato compagno Grifondoro, poteva essere lui il prescelto, poteva avere lui una cicatrice sulla fronte a forma si saetta, invece è solo Neville, che cresce e impara ad avere fiducia nelle sue capacità. Qualche volta lo Smistamento (cerimonia che assegna gli studenti alle Case di Hogwarts) avviene troppo presto per i giovani maghi, almeno secondo Silente, ma nel caso di Paciock il Cappello Parlante ci ha visto giusto: “Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore!”. Proprio quello che si rivelerà Neville, imtrepido, coraggioso, anche lui legato da un profondo amore per Harry e per i suoi amici, pronto ad agire se la circostanza lo richiede, pronto a sacrificarsi per gli altri. Luna Lovegood, Luna Lunatica, sincera e brillante, bistrattata per la sua stramberia, anche lei incontaminata nonostante la sofferenza della sua vita, troverà nei nostri amici veri e rimarrà a combattere quando in molti scapperanno. Albus Silente, il più grande mago di tutti i tempi, è il mentore di Harry, colui che gli insegna ad aver fiducia, colui che lo istruisce ma gli lascia il tempo di capire e di dedurre, lo conduce senza sopraffarlo e al momento opportuno, sarà felice di farsi condurre dal suo discepolo, che considera la migliore speranza che il mondo abbia.

Le donne in Harry Potter

Ogni carattere descritto dalla Rowling ha il suo punto di forza, la sua rilevanza, il suo posto nel cuore dei fan: i malandrini (James, Sirius, Remus e Peter), la professoressa McGrannit, il professor Piton, i gemelli Weasley, Bellatrix Lestrange, Lucius e Draco Malfoy. J.K. ci offre dei fantastici ritratti di madri: Molly, Lily e Narcissa. Donne spaventante ma coraggiose, poiché il coraggio non è l’assenza di paura. Donne che farebbero di tutto per salvare i propri figli, che combattono, che uccidono, che tradiscono e che muoiono per salvarli. Tutti i personaggi della Rowling sono profondamente umani, alcuni si ergono come figure eroiche senza nessun corrispettivo nel mondo reale, figure troppo nobili per essere vere, altri strisciano sul fondo della storia, infimi e vigliacchi, debitori dei loro stessi nemici, troppo bassi per muovere a simpatia, ma talmente meschini da suscitare pietà. Ognuno di loro è mosso da sentimenti elementari che nella storia assumono una potenza così radicale da sembrare concetti lontani da ogni percezione umana. L’amore, l’amicizia, la paura, la vendetta, la brama di potere, sono emozioni affrontate con una tale immediatezza che si spogliano di qualunque senso retorico possibile e diventano granitiche e autentiche, più vere sulla carta che nel mondo babbano in cui viviamo.

Voldemort, il bambino solo

E poi c’è lui, Voldemort, il male assoluto, colui che rifiuta ogni consorzio umano, razzista, alimentato dall’odio e dal potere. Non a caso la sua storia è così simile a quello di Harry. Entrambi orfani, entrambi soli, entrambi troveranno una casa a Hogwarts. Tuttavia “non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, ma le nostre scelte” e questo lo scopriamo presto. Il valore delle scelte, della volontà personale, l’accettazione del sacrificio e la volontà perversa di perseguire un obbiettivo malefico. Le loro scelte li rendono così lontani, l’incapacità di concepire la propria finitezza e l’accettazione della morte come unica via di salvezza per i tutti condurrà i due allo scontro finale, al loro ultimo confronto e alla fine di tutto. Harry e Voldemort sono speculari, uguali e contrari, e nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive. E questa profezia li condurrà all’epilogo, a quello che abbiamo letto tra le lacrime e  che aspettiamo ancora di vedere con gli occhi già lucidi.

Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 sarà un evento epico, chiuderà un’era e  metterà fine ad un enorme esperimento cinematografico, costellato da successi e da insuccessi (L’Ordine della Fenice), che si è avvalso del più grande insieme di straordinari attori che il cinema ricordi in un solo film (tutti inglesi, tutti sublimi). Si è puntato su tre piccoli undicenni che sono cresciuti davanti agli occhi del mondo e sono diventati il pallido e sorridente Harry (Daniel Radcliffe), il muscoloso e dolce Ron (Rupert Grint) e la bellissima e brillante Hermione (Emma Watson). Forse nessuno dei tre sarà poi un grande attore, probabilmente saranno per sempre il Trio, gli inseparabili amici che hanno insegnato ad una generazione il vero amore, il coraggio e il valore di un’anima incorrotta. Come è accaduto per l’uscita dell’ultimo libro, il prossimo 13 luglio ci saranno lacrime e rivelazioni, dubbi chiariti e amori finalmente palesati. E se qualcuno dovesse avere ancora incertezze o perplessità può sempre ritornare a Hogwarts. Poiché quello che ha dato così tante emozioni la prima volta, continuerà a farlo per sempre, e leggere quelle parole o guardare quelle immagini non perderà mai il suo valore. L’appuntamento è per il 13 luglio, ma nel cuore dei potteriani veri, l’appuntamento sarà per sempre e per tutti quelli che hanno seguito Harry fino alla fine.

 
 

Nessuno come noi: recensione del film di Volfango De Biasi

nessuno come noi recensione

Esce al cinema il 18 ottobre Nessuno come noi, il nuovo film di Volfango De Biasi con nel cast Alessandro Preziosi e Sarah Felberbaum, nei panni dei due protagonisti.

Nessuno come noi, la trama

Torino, anni Ottanta. Vince (Vincenzo Crea) è innamorato della sua migliore amica Cate (Sabrina Martina). È timido e secchione, con la passione per la scrittura. Quando in classe arriva Romeo (Leonardo Pazzagli), che al contrario non ha voglia di studiare, è estroverso e ama divertirsi, i due diventano subito amici. Betty (Sarah Felberbaum), la loro insegnante di italiano, è una donna delusa dagli uomini, che preferisce una vita da single. Almeno fino a quando non conosce Umberto (Alessandro Preziosi), il padre di Romeo, noto professore universitario, affascinante quanto narciso, fin troppo sicuro di sé, sposato con Ludovica (Christiane Filangieri), a cui lo lega ormai solo la routine quotidiana di un rapporto freddo e distaccato. Betty e Umberto intrecciano una relazione che si fa sempre più importante per entrambi. Nel frattempo, anche Vince, Romeo e Cate sono protagonisti di un triangolo amoroso.

Dopo il documentario Crazy for Football, dopo aver diretto e scritto tre film di Natale – altri due li ha sceneggiati per Neri ParentiVolfango De Biasi dirige Nessuno come noi,  commedia romantica e racconto di formazione – quella del giovane Vince, futuro scrittore alle prese col primo amore. Il lavoro è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Luca Bianchini, ma la sceneggiatura si deve anche a De Biasi stesso, con Tiziana Martini e Marco Ponti. Ed è proprio nella scrittura che il film sembra carente.

L’amore – qui il classico triangolo (doppio) – è il tema dei temi, mille volte trattato. Il rischio di banalità è dietro l’angolo, ma il regista sembra non preoccuparsene. Anzi, la cavalca e racconta una vera e propria favola: quella del principe azzurro che va dove lo porta il cuore, anziché dove lo portano le convenzioni. Quella dei buoni sentimenti, in cui, anche se ogni tanto sbagliano, anche se sporcati da un velo di egoismo o strafottenza, tutti alla fine fanno la cosa giusta e si assumono la responsabilità delle proprie azioni. Cosa che assai raramente accade nella realtà. Racconta che l’amore, come la vita, vale sempre la pena di essere vissuto, anche quando fa soffrire e che c’è solo una cosa più importante dell’amore: l’amicizia.

La narrazione procede attraverso una serie di stereotipi. C’è l’uomo burbero e assertivo che, innamorato, si scopre fragile; c’è la donna emancipata e indipendente che infondo aspetta il principe azzurro, soddisfatta del ruolo di amante, ma poi pronta a lamentare l’assenza dell’amato, quando questi è occupato con la famiglia. Ci sono balli in mezzo alla strada perché “siamo liberi” e corse a perdifiato alla stazione per fermare l’amata in partenza. Questo repertorio abusato, anziché rendere l’intensità del rapporto tra i due, la raffredda e allontana il pubblico. Betty e Umberto sono disposti a mettere in discussione tutto l’uno per l’altra.

Allo spettatore dovrebbe arrivare la forza emotiva del sentimento che li lega, la sua profondità spiazzante, sostenuta da un maggiore scavo nelle personalità e nel vissuto dei due. Invece, dopo un inizio intrigante, coi due opposti che si attraggono e un buon mix di ironia e seduzione, il film scivola senza spunti originali fino all’epilogo, tra primi piani di maniera e dialoghi spesso scontati. Se Preziosi riesce a tratti a dare vita al suo personaggio, grazie alla sua solidità attoriale, e  Sarah Felberbaum ben incarna la tipica bellezza anni Ottanta, stile Debbie Harry, questo però non basta.

Neanche l’intreccio riguardante i tre ragazzi, protagonista Vincenzo Crea (I figli della notte) porta un po’ di freschezza. L’unico  elemento davvero efficace resta proprio l’ambientazione eighties ben ricreata. Una colonna sonora che va dagli A-ha agli Spandau Ballet, ascoltati rigorosamente su cassetta; il rimando a Top Gun; una sequenza sulla neve che ricorda il video di Last Christmas degli Wham! L’abbigliamento: camperos, giubbotti imbottiti e maglioni dai colori sgargianti; i primi telefoni cellulari. Il film appare, dunque, una scatola il cui contenuto non è all’altezza della confezione, curata e accattivante.

Nessuno come noi – trailer italiano

 
 

Nessuna certezza per Kick-Ass II

kickass

L’attore Aaron Johnson ha parlato sulla potenziale data di inizio delle riprese del sequel  Kick-Ass II ,della pellicola di Mattheuw Vaughn ispirata ai fumetti di Mark Miller.

 
 

Nessun Rimorso per Christopher McQuarrie

Dopo Jack Reacher, protagonista Tom Cruise, la Paramount sembra aver deciso di tenere tra le proprie fila Christopher McQuarrie, pensando di affidargli l’adattamento di Without Remorse, romanzo firmato da Tom Clancy. Protagonista della storia, John Kelly (meglio conosciuto come Mr Clark), impegnato in una missione per la liberazione di alcuni prigionieri nel Vietnam, che assume i contorni di una vendetta personale. Il compito più arduo per McQuarrie sarà quello di rendere adatta a tutti una storia originariamente molto cruda e violenta.

La vicenda non vede trai protagonisti Jack Ryan, il principale eroe uscito dalla penna di Clancy e portato più volte sul grande schermo col volto di Harrison Ford. John Kelly d’altra parte, è stato protagonista di altri libri di Clancy ed anche lui ha già avuto delle versioni cinematografiche, interpretate da Willem Dafoe e Liev Schreiber. McQuarrie è conosciuto più come sceneggiatore che come regista: un titolo su tutti, I soliti sospetti; firmerà inoltre il prossimo Wolverine.

Fonte: Empire

 
 

Nessun problema in vista per il sequel di Prometheus

Prometheus

Ci sono problemi nel team creativo di Promethus? Damon Lindelof smentisce le dichiarazioni che il tabloid Bloody Digusting ha fatto trapelare in rete. Ridley Scott che è attualmente a lavoro nella scrittura della sceneggiatura del sequel di Promethues, senza la vicinanza di Damon Lindelof, sarebbe sull’orlo di una crisi di nervi perché non riesce a scrivere un film all’altezza dell’originale.

L’ex sceneggiatore scende quindi in campo per smentire le accuse, affermando che Ridley Scott è perfettamente in grado di lavorare da solo e di portare a termine il progetto, soprattutto Lindelof afferma che il buon Scott  non sta “impazzando” come molti credono. La dichiarazione è stata estrapolata in un contesto più ampio, dove lo stesso Damon, spiega il perché ha abbandonato il progetto Prometheus. 

 
 

Nessun Posto al Mondo: la recensione del documentario di Vanina Lappa

Nessun posto al mondo recensione

È sempre una buona notizia quando un documentario esce nelle sale: è il caso, martedì 7 maggio, di Nessun posto al mondo, il secondo lavoro di Vanina Lappa dopo l’esordio Sopra il fiume, premiato al Filmmaker Festival di Milano nel 2016. Un documentario non è un’impresa reddituale e veder approdare sullo schermo la tenacia e la pazienza con cui l’autrice ha documentato un mondo che sta per scomparire rappresenta una speranza di vedere altri produttori interessarsi a progetti difficili o non televisivi che dir si voglia. In tempi di cinema consumato velocemente, Nessun posto al mondo ci permette di riconquistare il piacere della lentezza: quella della visione che si inoltra in profondità consentite solo dall’indugio della macchina da presa e quella di una persistenza fatta di fede e tenacia che solo i documentaristi conoscono. I sei anni dedicati da Lappa a questo progetto vincitore del 64esimo Festival dei Popoli la elevano a pieno titolo tra quelli più appassionati. 

Nessun posto al mondo pone alla stessa altezza uomini, animali e santi

Nessun posto al mondo è un racconto di suoni e silenzi, di cieli stellati che sovrastano allo stesso modo uomini, animali e santi legati alla terra da una ritualità millenaria.  Siamo nel Cilento, sul monte Cervati, dove la transumanza è un ritualità che si consuma fin dal XVII secolo tra la Basilicata e la Campania. Qui un lungo cammino vede ancora oggi i pastori condurre le proprie mandrie a piedi attraverso i boschi e lungo pendii scoscesi alla ricerca del pascolo migliore: è il tempo immoto di questa tradizione, quello che la regista cerca di fermare con inquadrature di qualità pittorica, espressione della sua formazione visiva all’Accademia di Belle Arti. 

Lappa ha seguito i pastori nei loro spostamenti, fermandone gesti e pensieri che risultano sempre più in contrasto con l’avanzare di un mondo diverso, segnato dai confini, dove le vacche transumanti sono tassate in misura importante per i pastori non residenti nel comune di pascolo. Le leggi moderne si sovrappongono a quelle ataviche per svuotare la montagna e consegnarla ai percorsi degli uomini attraverso Parchi Nazionali che preservano una montagna-cartolina. “Che montagna è mai questa senza il suono dei campanacci delle vacche?” si chiede Antonio Pellegrino, sociologo e co-fondatore della Cooperativa Terre di Resilienza di Caselle in Pittari, che si è prestato a guidare l’autrice nel suo cammino di scoperta della terra cilentana. “Che montagna è senza transumanza?” si chiede Pellegrino.

Il suo volto asciugato dal sole e dal vento è il volto della terra che percorre da sempre ma che ora sente in pericolo come non mai. La sua voce, tanto sicura quando parla la lingua degli animali per richiamarli, ammansirli, instradarli, si fa gonfia di smarrimento di fronte a un silenzio nuovo che racconta il vuoto e la mattanza di armenti ‘non controllati’ uccisi da norme per lui incomprensibili. “Vogliono pulire la montagna e invece l’hanno inondata del sangue che ritengono infetto, senza contare che uccidere gli animali che si vanno ad abbeverare è sbagliato”, commentano i pastori, ed è in quella forma di rispetto che li pone sullo stesso piano degli animali che accudiscono che comincia l’ascolto del sacro.

Nessun posto al mondoIl racconto dei legami forti della tradizione

Quello che qui si racconta con lirico realismo è uno spazio che oggi è sempre più ristretto dall’erosione della modernità fatta di auto, televisione e smartphone ma che trova ancora, tuttavia, la forza dei propri legami nella preservazione delle tradizioni legate alla natura. Sono legami forti che trovano radice in questa dimensione a spingere i pastori a distruggere la recinzione di un pascolo comune di ostacoli alla transumanza e allo scorrere del tempo come lo hanno sempre conosciuto. Lo stesso senso di appartenenza che spinge centinaia di persone ad accompagnare la statua della Madonna della Neve di Sanza in una processione notturna che arriva fino a duemila metri.

Alla regista sono occorsi tre anni per seguire il rito con l’attenzione dovuta e raccogliere il materiale poi confluito nel montaggio che lei stessa ha curato. E non è con minor senso di sacralità che Lappa filma l’incedere quasi a passo di danza delle vacche attraverso il paese, quasi fosse possibile aspettarsi di vederle avanzare fino al bordo dello schermo e oltre, per riconquistare la libertà che la storia ha riservato loro in nessun posto al mondo, appunto, come nel Cilento.

 
 

Nessun nome nei titoli di coda di Simone Amendola su Prime Video

Nessun nome nei titoli di coda

Fresco di un prestigioso premio internazionale, assegnatogli dall’’Associazione dei registi e delle registe della Catalogna per ‘il suo contributo alla valorizzazione di tutti quelli che fanno del cinema la propria vita’, il documentario Nessun nome nei titoli di coda di Simone Amendola arriva su Prime Video (Italia, Usa e UK) proprio a ridosso del periodo natalizio, con lo spirito di una nuova vita dopo la brusca interruzione della distribuzione in sala a causa dell’emergenza sanitaria.

Lanciato con successo dalla 14. Festa del Cinema di Roma, circuitato e premiato sia in Italia che all’estero, Nessun nome nei titoli di coda è un racconto vivo e intriso di tenerezza che fa di una comparsa un protagonista. Il film s’immerge nella vita del re senza nome di Cinecittà, Antonio Spoletini (cercatore di facce, tra i tantissimi, di Federico Fellini) immortalandolo nel momento in cui vorrebbe lasciare ‘un nome nei titoli di coda’.

Un documentario apprezzato da pubblico e critica, che ha fatto innamorare personalità del cinema come il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli: ‘Un bel ritratto di uno che il cinema l’ha fatto. Mi è molto piaciuto’ e il regista Pupi Avati: ‘Un lavoro prezioso, mi ha molto colpito, a tratti commosso. Mi auguro lo vedano in tanti’

Nessun nome nei titoli di coda, la trama

Da che il cinema è cinema se dici ‘comparse’, dici Spoletini. Cinque fratelli che hanno cercato le facce giuste per tutto il cinema italiano e internazionale passato da Roma. Dei cinque, Antonio, a 80 anni suonati, è ancora lì, sul suo campo di battaglia, Cinecittà. All’approssimarsi dell’idea di una fine, come ogni uomo, vorrebbe lasciare un nome nei titoli di coda.

Nessun nome nei titoli di coda: il trailer

 

Nessun nome nei titoli di coda (Trailer) – Simone Amendola from BLUE DESK on Vimeo.

NOTA DI REGIA

C’è una sequenza, i funerali di Fellini, che è in qualche modo la chiave del documentario. Mentre monta la commozione negli occhi dei presenti (da Gassman alla Vitti ci sono tutti) la regia si sofferma qualche istante su un gruppo di uomini di mezza età, una decina circa. Paolo Frajese emozionato ce li racconta: ‘Questi che vedete sono gli artigiani che hanno fatto il cinema, volti a me e a voi sconosciuti ma che a ognuno Fellini aveva dato un soprannome affettuoso’.

Al centro del gruppo, commosso, c’è Antonio Spoletini.

A Cinecittà Antonio ha fatto un pezzo di strada con tutti, che siano lo scenografo da Oscar Dante Ferretti, o il suo ex figurante (ormai star) Marcello Fonte, ma c’è un luogo dove le emozioni lo tradiscono ancora: il Teatro 5.

Nel film il rapporto di Antonio con ‘Federico’ è il filo drammaturgico che salda il presente e la memoria: Antonio si mette alla ricerca di una copia in pellicola di un film di Fellini cui ha lavorato e cui è profondamente legato.

E questa ricerca diventa l’anima del film.

Simone Amendola (Roma, 1975) è cineasta e drammaturgo. Nel 2010 si fa conoscere con il pluripremiato ‘Alisya nel paese delle meraviglie’, che ha contribuito a far emergere il mondo delle seconde generazioni. Nel 2013 realizza con l’attore Valerio Malorni lo spettacolo ‘L’uomo nel diluvio’, considerato tra i lavori più significativi della nuova drammaturgia, nel 2014 è premiato al Premio Solinas e nel 2016 il suo documentario breve ‘Zaza, Kurd’ è presentato nella sezione MigrArti al 73° Festival di Venezia. Nel 2019 Editoria & Spettacolo raccoglie in volume i suoi copioni teatrali.

 
 

Nessun Evil Dead 4, ma L’armata delle Tenebre 2

Negli ultimi giorni era circolata la notizia che, oltre ad essere in cantiere un possibile sequel di Evil Dead (remake de La Casa del 1981), il regista Sam Raimi stesse anche pianificando la possibilità di un nuovo capitolo della saga originale, dal titolo Evil Dead 4. In realtà però lo stesso Raimi ha voluto precisare che non si tratterebbe di un quarto capitolo delle avventure di Ash Williams (Bruce Cambell), ma di un sequel de L’armata delle Tenebre. La rivelazione del regista dimostrerebbe non solo l’ intenzione di creare una sorta di nuova saga parallela a quella di Evil Dead, ma di voler in qualche modo aumentare il franchising attorno alla figura dei morti viventi. Infatti il produttore associato Rob Tapet afferma che nessuno ha mai parlato di un Evil Dead 4,  poiché:

Sarebbe L’armata delle Tenebre 2. Tutti lo chiama Evil Dead 4, ma L’armata delle Tenebre non è stato chiamato Evil Dead da nessuno, eccetto  dai fans dei film di Raimi“.

Sul possibile coinvolgimento di Cambell e dei vecchi attori non è ancora stato detto nulla, ma lo stesso Ash del primo capitolo ha dichiarato che sarebbe favorevole ad un passaggio di consegna verso una nuova generazione di giovani interpreti.

Sam minaccia ogni sei mesi di richiamare il  vecchio cast“, ha detto Campbell nel corso di un’intervista. “L’ho sentito migliaia di volte, perché in fondo alla sua mente, non vuole lasciarsi andare a novità, perché amava e ma tutt’ora fare questi film. Ci è piaciuto farli insieme. Erano un incubo, molto difficili, ma durano alla prova del tempo

Restiamo in attesa di comunicazioni da parte del “maestro” Sam.

Fonte: comingsoon.net

 
 

Neslihan Atagül: tutto quello che c’è da sapere sull’attrice di Endless Love

Neslihan Atagül

Neslihan Atagül è in onda in questo momento su Mediaset nella serie di successo Endless Love, ma chi è l’attrice che interpreta Nihan Sezin nello show turco del 2017 che è arrivato in Italia solo nel 2024 distribuito da Mediaste.

Le origini di Neslihan Atagül

Neslihan Atagül è un’attrice turca, nota per alcune serie turche di successo. È nota soprattutto per il suo ruolo in Kara Sevda (2015-2017), serie venduta in oltre 110 Paesi e unica serie televisiva turca vincitrice dell’International Emmy Award (2017). Ha avuto ruoli da protagonista nella serie Fatih Harbiye (2013-2014) e nei film Araf e Senden Bana Kalan. Nel corso della sua carriera di attrice ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui l’Oscar come “Miglior attrice” al Tokyo International Film Festival.

Atagül ha deciso di diventare attrice a soli 8 anni. Nel 2005, all’età di 13 anni, ha trovato il numero dell’agenzia Erberk, di proprietà di Neşe Erberk; ha ottenuto l’indirizzo dell’agenzia Erberk ed è andata con la madre a registrarsi. Un mese dopo ha recitato nel suo primo spot pubblicitario.

Il matrimonio di Neslihan Atagül

Neslihan Atagül è sposata con la sua co-star Kadir Doğulu Neslihan ha iniziato a frequentare la sua co-star di Fatih HarbiyeKadir Doğulu, nell’ottobre 2013. Si sono fidanzati nel novembre 2015 e si sono sposati nel luglio 2016.

Il debutto sul piccolo schermo

Nel 2006 ha debuttato come attrice nel film İlk Aşk, per il quale ha vinto il primo premio della sua carriera come “Giovane attrice promettente”. Tra il 2006 e il 2010 ha avuto un ruolo nella serie Yaprak Dökümü, basata sull’omonimo romanzo. Negli anni successivi è apparsa in altre serie come Canım Babam, Kalbim Seni Seçti, Hayat Devam Ediyor. Nel 2012 si è fatta notare per il suo ruolo da protagonista nel film Araf, per il quale ha vinto l’Oscar come “Miglior Attrice” al prestigioso Tokyo International Film Festival.

Il successo di Neslihan Atagül

Nel 2015 sarebbe arrivato uno dei ruoli più importanti e più amati della sua carriera, quello di Nihan Sezin nel melodramma Kara Sevda, che è diventata la prima serie turca ad essere premiata con l’International Emmy Award come miglior telenovela nel 2017. La serie ha ricevuto anche il premio speciale della giuria ai Seoul International Drama Awards.

Kara Sevda è diventata una delle serie turche più seguite al mondo, essendo stata tradotta in più di 50 lingue e trasmessa in oltre 110 Paesi come Russia, Iran, Slovenia, Uruguay e Grecia. Durante la sua trasmissione negli Stati Uniti per la comunità ispanica, è diventata la serie non spagnola più vista sul canale Univision.

Grazie alla sua interpretazione in questa serie, Atagül ha vinto quattro premi e la sua popolarità e il suo riconoscimento sono saliti alle stelle, non solo in Turchia ma anche a livello internazionale, soprattutto nei Paesi arabi.

Neslihan Atagül è su instagram

L’attrice ha un profilo instagram molto aggiornato. Rispetto ad altre attrici ci tiene a condividere la sua vita, i suoi impegni e i suoi viaggi con i fan.

 

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Cosa fa adesso l’attrice?

Attualmente, Neslihan Atagül  è immersa in un nuovo progetto professionale, Hadsiz Magazine, che porterà fotografie impressionanti, interviste esclusive con grandi ospiti. È stata recentemente in ITALIA come possiamo vedere dal suo profilo instagram.

 

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Neruda: trailer italiano del biopic di Pablo Larrain

Arriva online, in occasione dell’uscita il prossimo 13 ottobre, il trailer italiano del biopic Neruda diretto da Pablo Larrain (NO – I Giorni dell’Arcobaleno, Jackie).

Eccolo di seguito:

Gael Garcia Bernal e il regista Pablo Larrain tornano a lavorare insieme dopo NO – I Giorni dell’Arcobaleno. La pellicola, sceneggiata dal cileno Guillermo Calderon, racconterà la vita del celebre poeta, politico e premio Nobile per la letteratura Pablo Neruda, interpretato da Luis Gnecco.

Cannes 2016: Pablo racconta Pablo, Larrain e il suo Neruda

nerudaGael Garcia Bernal vestirà i panni del commissario Oscar Peluchonneau, coinvolto nella fuga del poeta (divenuto senatore indipendente del Partito Comunista del Cile tra il 1946 e il 1948) in seguito alla accuse mosse dall’uomo al governo per aver incarcerato dei minatori in sciopero. Il film uscirà nel 2016.

Pablo Larrain è stato da poco ospite al Festival di Venezia dove ha presentato in Concorso il suo ultimo film, Jackie, con protagonista Natalie Portman nei panni della vedova Kennedy.

 
 

Neruda: trailer del biopic di Pablo Larrain

Arriva online, in occasione della presentazione nella giornata di oggi a Cannes 2016, il trailer del biopic Neruda diretto da Pablo Larrain (NO – I Giorni dell’Arcobaleno). Potete vederlo di seguito:

Gael Garcia Bernal e il regista Pablo Larrain tornano a lavorare insieme dopo NO – I Giorni dell’Arcobaleno. La pellicola, sceneggiata dal cileno Guillermo Calderon, racconterà la vita del celebre poeta, politico e premio Nobile per la letteratura Pablo Neruda, interpretato da Luis Gnecco.

Gael Garcia Bernal vestirà i panni del commissario Oscar Peluchonneau, coinvolto nella fuga del poeta (divenuto senatore indipendente del Partito Comunista del Cile tra il 1946 e il 1948) in seguito alla accuse mosse dall’uomo al governo per aver incarcerato dei minatori in sciopero. Il film uscirà nel 2016.

 
 

Neruda: recensione del film diretto da Pablo Larraìn

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Dopo la presentazione ufficiale al Festival di Cannes 2016, arriva anche nelle nostre sale Neruda, il nuovo filmdi Pablo Larraìn che, reduce dagli applausi al Festival di Venezia per Jackie, fa “un passo indietro” e ci narra di una vita straordinaria e insolita, con il suo tocco personale, costruendo un anti-biopic sulla figura culturale e politica più famosa e amata del Cile: Pablo Neruda.

Pablo che racconta Pablo, quindi, con un approccio reverenziale e confidenziale allo stesso tempo, dal momento che la biografia che rende omaggio al personaggio si mescola con eleganza, sfumando i confini, con una storia di fantasia che rasenta il road movie, con tocco leggero e delicato.

Nel 1948 la Guerra Fredda si fa sentire anche in Cile e il senatore Pablo Neruda accusa il governo di tradire il partito comunista. Questo gli costa un mandato d’arresto la cui esecuzione è affidata al prefetto Oscar Peluchonneau. Il cacciatore e la preda si trovano così a rincorrersi, sfiorarsi e corteggiarsi quasi. Nella sua caccia all’uomo, Peluchonneau infonde la sua ostinazione di un nome altisonante (si ritiene figlio illegittimo quell’Olivier Pelluchoneau, che aveva fondato la polizia cilena, divenendone un’icona), mentre Neruda coglie al volo la condizione di rifugiato e profugo, trasformando il disagio di tale stato in ispirazione poetica militante. Il risultato è il Canto General, la sua opera più importante per la storia del Cile.

Pablo Larraìn e il suo Neruda, poeta e politico di un tempo che non c’è più

Per Larraìn, spettatore emotivamente coinvolto, il racconto si dipana naturalmente, trasformandosi gradatamente ma inevitabilmente in un sogno a occhi aperti. L’introduzione prevalentemente storica si trasforma, da metà film in poi, in un accavallamento non solo di piani narrativi ma anche di personaggi che si rincorrono e si confondono, mescolando le proprie identità. Ed è in questo gioco di personaggio che Pablo Larraìn si insinua, con il suo tocco lucido e sognante, con la sua personalità riverente eppure ben presente nella scelta di angolazioni e toni.

nerudaProtagonisti ineffabili di questo road movie sui generis sono Luis Gnecco, nei panni di un pingue poeta, amante della vita, asservito agli appetiti del corpo ma anche a quelli dello spirito, alla libertà di pensiero e all’arte. Suo antagonista è Gael Garcia Bernal, alla seconda volta con Larraìn dopo No – I giorni dell’arcobaleno, che regala con grande generosità il ritratto di un uomo che insegue non solo un ricercato, Neruda appunto, ma anche un ideale e un’affermazione di sé che sembra inarrivabile.

Nel suo ritratto appassionato, Pablo Larraìn ci consegna un Neruda inedito, che si trasforma in ideale e sogno, in tutti coloro che rincorrono se stessi e che si prendono abbastanza sul serio da sapersi prendere in giro. Con tocco lieve, con guizzi d’artista, come la neve che cade sulle invalicabili Ande.

Neruda: trailer italiano del biopic di Pablo Larrain

 
 

Nero Fiddled di Woody Allen uscirà ad Aprile con il titolo A roma con Amore

A sorpresa Medusa ha deciso di anticipare l’uscita italiana di Nero Fiddled, il film di Woody Allen girato a Roma con Roberto Benigni, Alec Baldwin, Penélope Cruz, Jesse Eisenberg, Ellen Page, Riccardo Scamarcio e Antonio Albanese.

 
 

Neri Parenti e il cast ci invitano alle loro Vacanze di Natale a Cortina

La conferenza stampa di presentazione di Vacanze di Natale a Cortina, che vede di nuovo insieme per il film natalizio Neri Parenti, come regista e sceneggiatore, e i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, in veste di sceneggiatori (non accadeva dal ‘95), si è svolta stamattina (mercoledì 14 dicembre 2011) all’Hotel St. Regis di Roma, in due tranche.

 
 

Neri Marcorè: 10 cose che non sai sull’attore

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Tra le personalità più affascinanti dello spettacolo italiano, vi è senza dubbio Neri Marcorè, attore poliedrico dotato di grande cultura. In ogni sua interpretazione egli riesce a far trasparire una grande dolcezza e umanità, affermandosi per la tranquillità data dalla sua persona. Interprete di gran classe, Marcorè si è negli anni distinto tanto al cinema, quanto in televisione e a teatro.

Ecco 10 cose che non sai di Neri Marcorè.

2Parte delle cose che non sai sull’attore

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Neri Marcorè è Maurizio Gasparri

5. È la sua imitazione più nota. Tra i vari personaggi imitati, quella del politico Maurizio Gasparri è probabilmente la parodia più nota. Questa appare per la prima volta durante la trasmissione L’ottavo nano, dove il politico viene raffigurato come una persona particolarmente contraddittoria, pronta a rilasciare dichiarazioni improbabili per difendere sé stesso e il proprio operato.

Neri Marcorè imita Conte

4. Ha imitato il Presidente del Consiglio. All’interno del programma Gli Stati Generali, Marcorè ha realizzato una brillante imitazione di Giuseppe Conte, attuale Presidente del Consiglio italiano. Durante tali sketch comici, Conte viene raffigurato come presidente di condominio, continuamente costretto a mettere pace tra i vari condomini, che altri non sono se le forze politiche facenti parte del governo.

Neri Marcorè e il teatro

3. Ha una forte tradizione teatrale. I primi passi dell’attore nello spettacolo si muovono sul palcoscenico teatrale, dove debutta nel 1993 con La finta ammalata di Goldoni. Negli anni tornerà più volte a calcare il palcoscenico, indicandolo come suo amore primario. Nel 2008 porta infatti in teatro il suo spettacolo Un certo signor G., omaggio a Giorgio Gaber. In teatro l’attore si è esibito anche come musicista, realizzando ad esempio uno spettacolo incentrato sulle canzoni di Fabrizio de André.

Neri Marcorè in I Medici

2. Ha interpretato un noto pontefice. Nella serie I Medici, che ripercorre la storia della celebre famiglia di Firenze, l’attore dà vita a Giovanni Battista Cybo, che grazie all’aiuto di Lorenzo il Magnifico riuscirà ad essere eletto nuovo papa, assumendo il nome di Innocenzo VIII. Questi, sebbene eletto grazie all’influenza dei Medici, si rivelerà difficile da controllare, dando vita a diverse diatribe con la nota famiglia.

Neri Marcorè: età e altezza

1. Neri Marcorè è nato a Porto Sant’Elpidio, nelle Marche, Italia, il 31 luglio 1966. L’attore è alto complessivamente 188 centimetri.

Fonte: IMDb

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Neri Marcorè presenta Zamora al BFF42: “Un film italiano dai sentimenti internazionali”

Zamora Neri Marcorè
© Foto di Fabrizio De Blasio

Non solo Barbara Ronchi e Greta Scarano, ma anche Neri Marcorè arriva al 42° Bellaria Film Festival, in qualità però non solo di attore ma anche di regista. Nella quarta giornata del festival Marcorè presenta infatti al pubblico il suo debutto dietro la macchina da presa, Zamora, già uscito in sala il 4 aprile. È l’occasione per Marcorè per raccontare qualcosa in più su questo suo progetto – liberamente tratto dall’omonimo romanzo scritto da Roberto Perrone – che ha per protagonista il trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi), impiegato come contabile in una piccola fabbrica di Vigevano che si vede costretto a trasferirsi nella caotica Milano.

Qui inizia a lavorare al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto (Giovanni Storti). Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce e non sa che da quel momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio.

Nel film il calcio è ovviamente un pretesto per parlare di una situazione di inadeguatezza, di solitudine, ma anche di come ognuno è artefice delle proprie fortune e non è con intenti vendicativi o bellici che si possono raggiungere i risultati che ci si è prefissati. – spiega Marcorè, iniziando a parlare di ZamoraQuello che si semina si raccoglie. Se uno si nutre di buoni sentimenti, di generosità d’animo e di amore, il concetto di felicità è qualcosa che gli può appartenere con maggiore facilità. È questo che Walter deve imparare nel corso del film”.

Fare delle cose per vendicarsi o per dimostrare agli altri qualcosa che poi non ti dà gioia è sterile, non porta alla restituzione di quello che si è perso. Nel film Walter comprende quindi che giocare la partita decisiva non è importante per i motivi per cui era nata quella volontà ma semplicemente perché farlo per sé stessi significa prendere consapevolezza di essere dotati di quella forza che permette di aiutare gli altri. È questo il messaggio principale del film”.

Zamora Neri Marcorè Alberto Paradossi Giulia Gonella
Neri Marcorè, Alberto Paradossi e Giulia Gonella sul set di Zamora. © Foto di Fabrizio De Blasio

Un film di sentimenti universali

In Zamora si ritraggono diverse sfumature dell’italianità, dalle persone che si riuniscono davanti alla televisione per seguire i programmi di Mike Bongiorno, alla passione per il calcio e ai conflitti tra provenienze geografiche diverse. Tuttavia, Marcorè afferma che: “Penso che sia un film non solo molto italiano, ma anche molto francese in quanto ad atmosfere. Italiano lo è se facciamo riferimento ai grandi registi degli anni Sessanta, che sono stati quelli su cui mi sono formato. Però ritengo che questa storia molto italiana possa parlare anche ad un pubblico internazionale, perché internazionali sono i sentimenti di cui parla, così come il linguaggio che si porta avanti.

“Forse in Francia o altrove non c’era Mike Bongiorno, – aggiunge Marcorè – ma ci sarà sicuramente stato qualcuno che motivava la gente che non aveva il televisore a prendere la sedia e spostarsi nella casa dei vicini che invece l’avevano, o ancora il discorso dello spostarsi dalla provincia alla grande metropoli per avere maggiori occasioni lavorative, sono tutti aspetti che pur se molto caratteristici a loro modo si ripresentano un po’ in tutte le culture e per questo immagino che in molti potrebbero riconoscersi in queste situazioni”.

La colonna sonora di Zamora, da Nada a Umberto Bindi

Per costruire l’atmosfera di cui parla, Marcorè ha fatto ricorso a grandi classici della canzone italiana: “Per le musiche del film, ci tenevo che ci fosse un legame filologico. Nei cinque brani che si possono ascoltare in Zamora ho trovato una corrispondenza perfetta per sottolineare alcuni passaggi del film. Sembra quasi che siano stati scritti apposta invece di far parte del repertorio di quasi sessant’anni fa! Hanno tutti un’attinenza con quello che accade in scena, da “Ma che freddo fa” con “cos’è la vita senza l’amore” fino a “Il freddo dell’anima”, in riferimento al protagonista di cui all’inizio non sappiamo molto ma che scopriremo essere appunto un animo freddo.

“C’è poi “Arrivederci” di Umberto Bindi che suggella il passaggio di malinconia e sconfitta che il protagonista vive. Infine “Il mondo” di Jimmy Fontana, che è una canzone di speranza, di ripartenza, che ci ricorda che il mondo va comunque avanti, tra amori già finiti e nuovi amori da vivere, facendo tesoro degli errori del passato. Poi ci sono Gianni Morandi, Giorgio Gaber… sì, l’aspetto musicale in questo film è davvero prezioso”, afferma Neri Marcorè.

Zamora Neri Marcorè Alberto Paradossi
Neri Marcorè e Alberto Paradossi sul set di Zamora. © Foto di Fabrizio De Blasio

Lezioni di regia

Neri Marcorè, che nella sua carriera da attore ha lavorato con numerosi importanti registi e autori del cinema italiano, afferma infine che: “Da tutti i registi con cui ho lavorato ho imparato qualcosa. Anche quando l’esperienza non è stata positiva, in quel caso impari a non rifare quegli errori. Non posso non citare Pupi Avanti, che è stato la mia fortuna quando mi scelse come protagonista di Il cuore altrove. Non tanto il suo modo di fare cinema, perché ognuno ha il suo linguaggio, ma certamente il suo modo di stare sul set, di curare la recitazione e ogni altro aspetto. Questo mi ha sicuramente influenzato molto”.

Quello che mi interessava anche fare con questo film era il non mettermi al centro. – spiega poi Marcorè – Non volevo interpretare il protagonista, ma in un certo senso ho voluto fare quello che Avati fece con me quando mi scelse come tale per il film che citavo, ovvero scegliere un attore che non fosse molto conosciuto e ho trovato in Alberto Paradossi la persona giusta. È quasi un passaggio di testimone e spero che lui potrà ora avere le fortune che a mio tempo ebbi io”.

E poi, – conclude Marcorè – volevo anche andare un po’ contro lo stereotipo per cui il pubblico va al cinema solo per vedere certi attori. Per colpa di questo stereotipo si reiterano una serie di situazioni che poi vengono però smentite dai risultati. Volevo quindi mostrare dei volti meno noti, che meno li vediamo spalmati sullo schermo più ci permettono di credere ai personaggi che stiamo vedendo”. Infine, alla domanda se possiamo aspettarci altri film da lui diretti, non ha dubbi: “Direi proprio di sì“.

 
 

Nemmeno io ti voglio: recensione della commedia disponibile su Prime

Nemmeno io ti voglio recensione

Su Prime Video è disponibile Nemmeno io ti voglio, commedia francese diretta e interpretata dalla comica Inès Reg. Problemi sentimentali e passioni estive sulle rive francesi sono al centro di un film all’insegna della superficialità e della volgarità, un prodotto la cui ironia è gridata e la trama non è abbastanza imponente.

Nemmeno io ti voglio: di cosa parla il film

Nina (Inès Reg) è un avvocato parigino di successo. Quando scopre che il suo ragazzo è iscritto ad un sito di incontri hot, lascia la città per una vacanza con un paio di amiche, Chacal (Laurie Peret) e Lulu (Pauline Clément).Nina decide di andare a trovare il suo migliore amico, Dylan (Kevin Debonne) sulle rive di Biarritz. Dylan e Nina si conoscono da una vita, hanno un rapporto molto intimo ma non sono mai andati oltre l’amicizia. Se in passato sembrava che fosse Dylan quello infatuato tra i due, dopo la rottura con il ragazzo è Nina a scoprire di provare qualcosa di speciale per l’amico. Ma il tempismo non è dei migliore:  proprio quando Nina è pronta a farsi avanti, Dylan sembra avere finalmente trovato una ragazza che gli piace sul serio…

Nina, Chacal e Lulu: tre amiche scatenate

Nina è un turbinio di energie: piccola e compatta, si muove in modo iperattivo sulla scena. Inès Reg è una stand-up comedian e travasa molto del suo personaggio comico nella protagonista di Nemmeno io ti voglio: cerca di imporsi agli occhi dello spettatore con il corpo e con la voce, ma mette in atto una sorta di terapia d’urto. Parla forte, dice battute spinte, cerca di sovrastare anche fisicamente gli altri personaggi sulla scena, specialmente Dylan. Il rapporto tra i due è molto fisico e infantile. Come facevano da bambini, anche a trent’anni suonati i due si rincorrono, si abbracciano, lottano, risultando spesso fuori luogo più che romantici.

Nina è tutt’altro che aggraziata o fine, sia per come si muove che per come si esprime. Il personaggio manca di eleganza, fa quel tipo di ironia che non tutti riescono ad apprezzare, ricca di battute spinte e fuori contesto. Nina ha, naturalmente, due amiche molto simili a lei. Chacal è assetata di sesso, non pensa ad altro e non fa che mettersi in mostra agli occhi degli uomini. È un personaggio tristemente stilizzato e stereotipato. Nondimeno, Lulu è la classica amica hippy con la testa tra le nuvole, che indossa occhiali enormi e mangia sedano crudo come spuntino. Il trio è davvero troppo strampalato ed eccentrico e il tentativo di mettere in scena una versione al femminile di film come Un weekend da bamboccioni o Una notte da leoni fallisce tristemente.

Una buona idea, un pessimo sviluppo

Indagare il rapporto d’amicizia tra maschio e femmina, soprattutto quando è consolidato nel tempo, può essere molto interessante. Il divariò tra chi sostiene che non possa esistere un’amicizia tra un uomo e una donna etero senza un minimo di tensione sessuale e chi crede nel potere dell’amicizia come unico collante, sembra essere insanabile. Ognuno ha un aneddoto da raccontare a riguardo.

Purtroppo, Nemmeno io ti voglio non riesce a sfruttare il potenziale di questo tema. Si sa da subito che Dylan è innamorato di Nina, e anche lei sembra stare al gioco fin dall’inizio. Non c’è una vera epifania per nessuno dei due personaggi, ma un continuo lancio di battutine che vogliono dire tutto e niente. Poi, d’improvviso, arriva la grande dichiarazione, senza che prima venga creata la giusta tensione drammatica. Il coinvolgimento a livello emotivo è pressoché nullo.

Nemmeno io ti voglio è assurdo e banale

Il finale del film è già scritto nelle prime scene. Non che sia per forza un male, ma data la poca cura del resto dei dettagli, diventa difficile non annoiarsi durante la visione.

Le ambientazioni sono totalmente spersonalizzate, potremmo essere in Francia come in America o in una qualche località turistica esotica: non cambierebbe nulla. Le immagini, sia per la costruzione del set che per i colori pastello, sembrano quelle di uno spot televisivo dell’Estathé o di un videoclip di qualche tormentone estivo. L’ironia graffiante, complice forse il fatto che è pensata per un pubblico francese, non è così divertente per il pubblico internazionale. Probabilmente, la regista aveva in mente un target molto specifico per il film, fatto di fan e followers già affini al suo modo di scherzare. Considerando tutto ciò, la debole trama del film, priva del supporto di qualche altro elemento, trascina Nemmeno io ti voglio nella mediocrità.

 
 

Nemico pubblico: trama, cast e curiosità sul film con Will Smith

Nemico pubblico film

Più volte il cinema si è dimostrato precursore di tematiche ed eventi poi divenuti di grande attualità. Attraverso il suo racconto e le sue infinite possibilità, la settima arte ha infatti avuto modo di immaginare il mondo e le società del futuro, dimostrando una precisione spesso sconvolgente. Uno dei titoli più affascinanti facenti parte di questo filone è Nemico pubblico, thriller del 1998 diretto dal regista Tony Scott. Al centro di questo si affronta il mondo dello spionaggio e della sicurezza nazionale e privata. Tematiche che oggi sono parte integrante del XXI Secolo e che qui trovano un loro primo campo di indagine.

In seguito agli eventi dell’11 settembre 2001, e alle rivelazioni fatte da Edward Snowden, Nemico pubblico è infatti stato riscoperto come opera che aveva in un certo senso previsto quanto sarebbe accaduto, come anche il sempre più decisivo ruolo svolto dalle intercettazioni. Si tratta dunque di una sorta di rielaborazione in chiave più contemporanea del capolavoro del 1974 La conversazione, avente non a caso lo stesso attore protagonista del film del 1998. Apprezzato per la qualità della sua scrittura, per l’intreccio narrativo e le interpretazioni dei protagonisti, ancora oggi è indicato come uno dei più brillanti thriller degli ultimi decenni.

Le caratteristiche sin qui esposte non potevano infatti far passare inosservato il film, da subito accolto con grande interesse. Sin dal suo debutto, infatti, Nemico pubblico si rivelò infatti un enorme successo. A fronte di un budget di 90 milioni di dollari, questo arrivò ad incassarne circa 250 in tutto il mondo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Nemico pubblico: la trama del film

Ambientato a Baltimora, il film vede Thomas Brian Reynolds, capo di una sezione della National Security Agency, ordinare l’uccisione di un rappresentante del congresso non disposto a farsi corrompere. L’omicidio viene però ripreso da una videocamera installata dal ricercatore Daniel Zavitz, il quale si rende conto dell’importanza del filmato in suo possesso. Da subito questi si ritrova inseguito dagli agenti di Reynold, i quali hanno il chiaro compito di farlo fuori. Prima di essere ucciso, Zavitz riesce fortuitamente ad incontrare un suo vecchio amico. Si tratta di Robert Clayton Dean, procuratore legale da sempre impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori. Questi non sospetta minimamente che l’incontro con l’amico Daniel lo ha reso parte di un pericoloso gioco di potere.

Dean si ritrova infatti inspiegabilmente interrogato dai servizi segreti, ma non sa nulla di ciò che questi desiderano sapere. La sua conoscenza sulla questione cambierà nel momento in cui scoprirà che prima di morire Zavitz gli ha lasciato la registrazione del pericoloso video nella busta dei regali per i suoi figli. In breve, la vita di Dean viene sconvolta, e l’uomo si trova a dover risolvere la questione perché le cose tornino alla normalità. Per riuscirci, si avvarrà delle sue conoscenze, come anche dell’aiuto di Edward Lyle, detto Brill. Ex agente del NSA, questi si offre di aiutare Dean a svelare il complotto che rischia di far tremare l’intera sicurezza nazionale.

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Nemico pubblico: il cast del film

Ad interpretare il ruolo dell’agente in pensione Edward Lyle è il premio Oscar Gene Hackman. Questi, che aveva già recitato in un film simile come La conversazione, rifiutò il ruolo svariate volte, non convinto dalla trama. Alla fine, fu solo una chiamata diretta del regista che lo convinse ad accettare la parte. Il personaggio da lui interpretato, inoltre, è considerato da alcuni essere lo stesso del film del 1974, solo con un altro nome. Hackman, però, non ha mai rivelato la sua opinione a riguardo. Nonostante sia indicato come uno dei protagonisti, inoltre, l’attore fa la sua comparsa nel film soltanto a quasi un’ora dall’inizio. Sono poi presenti gli attori Jon Voight nei panni di Thomas Brian Reynolds, mentre Gabriel Byrne è il falso Brill.

Vero protagonista del film è però il personaggio di Robert Clayton Dean. Originariamente, per questo ruolo erano stati presi in considerazione gli attori Mel Gibson e Tom Cruise. Ad ottenere la parte, però, fu Will Smith. Questi fece di tutto pur di far parte del film soltanto per la possibilità di recitare accanto ad Hackman. La chimica nata tra i due è stata poi indicata come una delle cose più memorabili del film. Accanto a Smith, nei panni di sua moglie, si ritrova l’attrice Regina King, attualmente nota per essere la regista del film One Night in Miami. Nel film sono poi presenti diversi attori oggi noti, qui alle loro prime esperienze. Tra questi si annoverano Jack Black nei panni di Fiedler e Seth Green in quelli di Selby. Daniel Zavitz è invece interpretato da Jason Lee.

Nemico pubblico: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Nemico pubblico grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video, Disney+ e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 10 febbraio alle ore 21:25 su canale Nove.

Fonte: IMDb

 
 

Nemico pubblico: recensione del film con Christian Bale

Nemico pubblico

Nemico pubblico – Il digitale è nato come la strumento della diretta, sfrutta l’immediatezza dell’immagine. Poi arriva Michael Mann, e tutto quello che si studia sul digitale come mezzo economico per realizzare un film di bassa qualità va in fumo. Perché Mann con il digitale ci ha realizzato Collateral, Miami Vice ed ora arriva Nemico Pubblico, il suo film forse più personale più aperto alla sperimentazione, ma allo stesso tempo un film che rivoluziona il modo di guardare al cinema e al genere in particolare.

La storia è quella famosissima oltreoceano di John Dillinger, un criminale specializzato nelle rapine in banca che nei primi anni ’30 ha fatto tremare le istituzioni americane. Ma questo Dillinger che Mann ci dipinge con la sua spettacolare fotografia sgranata è un po’ più articolato, complesso rispetto alle sue precedenti rappresentazioni. Mann è partito dalla fine, da quando il bandito John deve ricominciare la sua vita dopo un lungo periodo di reclusione. E lui scegli di raccontarlo alla vecchia maniera, come fosse un western. Un uomo prima di tutto, un duro che si atteggia a divo, ma che nella realtà ha ispirato in prima persona la costruzione della figura divistica negli anni dello star system.

Nemico pubblico – Mann ha riportato sulla schermo la figura mitica del crimine

Nemico pubblicoMann ha riportato sulla schermo la figura mitica e umana attraverso un incredibile Johnny Deep che nelle corde oscure del bandito ha trovato le sue, offrendo in questo modo un’interpretazione davvero convincente che affascina e si confà alla figura carismatica che ci viene presentata. Una persona carismatica dunque ma anarchica, che si scontra sia con la criminalità organizzata che ovviamente con la legge, impersonata da un bravissimo Christian Bale nei panni di Melvin Purvis, l’agente speciale che ha dato la caccia a Dillinger. Una recitazione sommessa fatta più di silenzi e sguardi che di parole che si aggiunge alle già numerose rilevanti interpretazioni di Bale. Ma chi brilla davvero in un universo di uomini è Marion Cotillard, semplicemente eccezionale nei panni della donna del bandito Billie Frechette: se qualcuno avesse avuto dubbi sul fatto che il suo Oscar fosse stato assegnato agli strati di trucco in La Vie en Rose, adesso deve ricredersi. Marion riesce ad essere potente e fragile, bella e crudele mantenendo le sue sembianze delicate.

Quello che però lascia un po’ l’amaro in bocca è una scrittura non troppo perfetta. A tratti apparentemente poco attenta a quelli che sono i nodi del racconto, sicuramente una sceneggiatura meno rarefatta avrebbe dato i giusti accenti ad una storia intrigante e ad un personaggio di tutto rispetto e di grande spessore. Peccato anche per l’aspetto musicale del film, che se nel finale regala insieme ad un sapiente montaggio attimi di reale suspense, nel corpo del film è estremamente rarefatta e quando compare, lo fa con prepotenza violentando il corso delle immagini.

Nonostante questo, Nemico Pubblico è un’esperienza visiva totale; la ripresa in digitale da l’impressione non  di un film d’epoca, ma di essere esattamente lì, nel 1934, con Dillinger e la sua gang rabbiosa e anarchica ad accumulare denaro senza mai curarsi del futuro, ed è esattamente ciò che Mann voleva accadesse. Proiettare lo spettatore nella storia, fargli vivere tutto ciò che è davvero successo, negli stessi luoghi che nel tempo sono diventati quasi leggendari, fargli assaggiare quasi l’odore della polvere da sparo che copiosamente viene utilizzata lungo tutto il film.

Una pellicola forse leggermente al di sotto delle aspettative, ma che surclassa i generi e le definizioni aprendo ancora una volta una sperimentazione visiva e concettuale del cinema laddove si credeva fosse stato già detto tutto. E questo tipo di rivoluzioni spettano soltanto a chi, come Mann, conosce profondamente il cinema e per questo è in grado di modificarne i codici.

 
 

Nemico pubblico: la storia vera dietro il film con Johnny Depp

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Al cinema chiunque può diventare un eroe, tanto l’uomo comune quanto il più pericoloso dei criminali. Nel 2009, infatti, il celebre regista Michael Mann, maestro di film d’azione come Insider – Dietro la vità e Collateral, realizza un lungometraggio dedicato al celebre John Dillinger, rapinatore di banche attivo durante il periodo della grande depressione, simbolo del gangster tipo e nemico numero uno dell’FBI. Le sue gesta trovano così spazio in Nemico Pubblico (qui la recensione), opera che esplora di lui gli aspetti più popolari come anche quelli più privati. Non si tratta di un esaltazione di questi, bensì di una ricerca su ciò che egli ha significato per gli Stati Uniti di quell’epoca, tanto nel bene quanto nel male.

Per la stesura della sceneggiatura Mann ha collaborato con Ronan Bennett e Ann Biderman, analizzando e basandosi prevalentemente sul saggio Public Enemies: America’s Greatest Crime Wave and the Birth of the FBI, 1933-43. All’interno di questo, scritto da Brian Burrough, si descrive la fervente attività dell’agenzia governativa per reprimere la forte ondata di criminalità data dalla povertà a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta. Originariamente, il noto gangster avrebbe dovuto avere il volto del premio Oscar Leonardo DiCaprio, ma questi abbandonò il progetto per dedicarsi a Shutter Island e Mann decise allora di affidarsi a Johnny Depp.

Fondamentale per il regista era replicare in modo quanto più preciso possibile la vita di quegli anni. Fondamentale a tal proposito fu l’avere a disposizione abiti, macchine e luoghi dell’epoca. Una grande ricostruzione che ha permesso al film di ottenere un look quantomai affascinante. Prima di intraprendere una visione di Nemico Pubblico, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, alla vera storia dietro il film e alle principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Nemico Pubblico

Il film si svolge nel 1933, nel pieno della grande depressione. Il criminale più ricercato d’America, John Dillinger, riesce a far evadere dal carcere l’amico John Hamilton, e con lui ha così modo di riformare la propria gang, dando vita a nuove rapine alle principali banche d’America. Sulle tracce del gangster, però, si pone l’agente FBI Melvin Purvis. Inizia così una vera e propria sfida tra i due, nonché una corsa contro il tempo per evitare che la situazione precipiti inesorabilmente. Dillinger, infatti, acquista sempre più popolarità e consensi, e il popolo americano inizia a vederlo come il loro vendicatore. Tra grandi passioni e imperdonabili errori, le strade dei due uomini si intrecceranno fino all’inevitabile risoluzione finale.

Nemico pubblico trama

Il cast del film, da Johnny Depp a Christian Bale

 

Per dar vita all’affascinante criminale John Dillinger è stato scelto l’attore Johnny Depp, il quale approfondì a lungo il personaggio, che descrisse come una sorta di moderno Robin Hood. Depp condusse poi numerose ricerche al fine di poter parlare e muoversi proprio come il vero Dillinger. L’attore ha infine affermato di essersi particolarmente affezionato a lui, ritrovando diversi legami tra le loro vite. Il premio Oscar Christian Bale è invece l’interprete dell’agente FBI Melvin Purvis. Per prepararsi al ruolo, questi decise di incontrare il figlio di Purvis, ottenendo informazioni che gli permisero di risultare realistico nella sua interpretazione.

Marion Cotillard, invece, dà vita a Billie Frechette, cantante dell’epoca che intrecciò una relazione con Dillinger. Come gli altri, si preparò al ruolo approfondendo la vita privata di questa e lavorando sul proprio accento. Nemico pubblico è poi ricco di numerosi altri celebri attori di Hollywood. Billy Crudup dà vita a J. Edgar Hoover, il direttore dell’FBI che vedeva nella cattura di Dillinger il suo più grande obiettivo. Stephen Dorff, Channing Tatum e Giovanni Ribisi interpretano Homer Van Meter, Pretty Boy Floyd e Alvin Karpis, membri della gang di Dillinger.

Jason Clark è John Hamilton, amico stretto del protagonista. Questi è stato fortemente voluto dal regista, che lo considera uno dei migliori interpreti della sua generazione. L’attore Stephen Lang interpreta invece Charles Winstead, uomo di legge del Texas e uno dei principali coinvolti nella cattura di Dillinger. L’attrice Carey Mulligan è infine presente nei panni di Carol Slayman, mentre Rory Cochrane interpreta Carter Baum e Stephen Graham è Baby Face Nelson. Infine, Branka Katić interpreta Anna Sage, la donna che tradì Dillinger e lo consegnò alle autorità.

Nemico pubblico cast

Nemico pubblico: la vera storia John Dillinger

Nel portare al cinema lo scontro tra John Dillinger e l’FBI, il regista cercò di essere quanto più accurato possibile. Si resero però ovviamente necessarie alcune rivisitazioni, al fine di concepire una storia più fedele ai canoni cinematografici. Quella di Dillinger è una storia che ha inizio nel 1924, quando a ventun anni inizia a rapinare le sue prime banche. Dopo diverse evasioni di prigione, egli iniziò a diventare una vera e propria icona, anche per via della grande eleganza con cui era solito presentarsi. Egli acquistò inoltre grande popolarità presso il popolo poiché ad ogni rapina era solito bruciare i registri contabili su cui erano annotati i debiti e le ipoteche delle persone in difficoltà economiche.

Tali azioni lo portarono dunque a divenire nell’immaginario collettivo un vero e proprio eroe che combatteva il governo per il bene del popolo. Nel 1934 egli venne nuovamente arrestato e portato nel carcere di Crown Point in Indiana. Dopo pochi mesi egli riuscì però ad evadere avvalendosi di una finta pistola in legno. Nello scappare, però, rubò la vettura del direttore e attraversò il confine dello Stato. Così facendo commisse un reato federale, cosa che permise all’FBI di intervenire in modo decisivo nella sua cattura. A quattro mesi dalla fuga, egli venne infine identificato e ucciso dopo essere uscito da un cinema dove vide il poliziesco Le due strade.

A tradirlo fu Anna Sage, sua accompagnatrice e informatrice segreta per i servizi segreti. Partecipò all’agguato decisivo anche Melvin Purvis, giovane G-Man nominato in prima persona da J. Edgar Hoover per coordinare le ricerche di Dillinger assieme agli uomini del nuovo FBI, tra cui l’esperto investigatore Charles Winstead. Purvis lasciò poi l’FBI un anno dopo la morte di Dillinger e morì a causa di un colpo partito accidentalmente dalla propria pistola nel 1960, anche se non si esclude la possibilità che si sia suicidato. Contrariamente a quanto riportato nel film, le ultime parole del gangster non sono state “Bye Bye Blackbird“. Secondo alcuni, infatti, Dillinger pronunciò solo un “Mi avete preso”.

Il trailer di Nemico Pubblico e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Nemico pubblico è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 12 aprile alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb, HistoryvsHollywood

 
 

Nemiche per la pelle: recensione del film con Claudia Gerini e Margherita Buy

nemiche per la pelle

La commedia al femminile italiana sembra avviarsi verso una nuova fioritura. In un periodo in cui si parla sempre più del ruolo della donna al cinema, è sicuramente un piacere vedere sul grande schermo un film pensato e concepito per esplorare il complesso universo femminile. Sì, perché Nemiche per la pelle è in gran parte un film sulle donne.

In Nemiche per la pelle Lucia e Paola si sono sempre contese l’amore di Paolo. Quando l’uomo muore, il suo amico e avvocato Stefano recapita alle due donne una lettera in cui lo stesso Paolo le invita a prendersi cura congiuntamente di un bambino di cui nessuna delle due era a conoscenza. Inizierà così un viaggio alla scoperta di una maternità tardiva e inattesa.

Nemiche per la pelle, il film

Nemiche per la pelle claudia geriniAd eccezione del regista Luca Lucini, il film nasce da un’idea di Margherita Buy sviluppata insieme a Doriana Leondeff e Francesca Manieri, autrici anche della sceneggiatura. La pellicola vede al centro due figure femminili agli antipodi, interpretate dall’inedita coppia formata da Claudia Gerini e la stessa Buy. Una coppia che, com’era già accaduto nel recente Io e lei (interpretato sempre dalla Buy al fianco di Sabrina Ferilli), risulta vincente proprio per la natura dicotomica attraverso la quale viene rappresentata. E in effetti, è questo scontro/incontro che le due protagoniste regalano, basato su due stili di vita diametralmente opposti, a rappresentare il punto di forza di Nemiche per la pelle: se la Buy si conferma di nuovo un’ottima spalla comica, è la Gerini con la sua Fabiola (dirigente di un’agenzia immobiliare) a far convergere su di sé tutta l’attenzione: politicamente scorretta, spesso sopra le righe, greve senza vergogna e oltremodo sicura delle sue capacità. Un personaggio cinico, esagerato, strabordante, che lascia spesso nell’ombra la sua partner, senza per questo impedire al personaggio della Buy (Lucia, psicologa per cani) di essere responsabile quanto la collega di un alchimia praticamente perfetta.

Potremmo continuare all’infinito nell’esaltazione delle doti di queste due incredibili attrici. Doti che purtroppo vengono frenate da una regia patinata e da una scrittura debole e poco originale. Il ritmo c’è, ma la sceneggiatura non riesce ad aggirare come dovrebbe cliché ed espedienti che intrappolano le protagoniste in situazioni comiche viste e straviste, che un po’ strizzano l’occhio alla classica commedia d’oltreoceano, un po’ si rifanno ai luoghi comuni più bassi del nostro cinema.

Nemiche per la pelle funziona grazie alla caratterizzazione precisa e accurata di due bellissimi personaggi femminili. Ma è proprio in questo totale e fin troppo generoso affidarsi ad una comprovata capacità attoriale che finisce per risultare scontato e non efficace. E ciò, considerata anche la profonda attualità delle tematiche trattate, è un grande rammarico per il risultato finale.

 
 

Nemesis: un nuovo Mark Millar in arrivo al cinema

Quasi tutti i lavori di Mark Millar sono stati trasformati in film di vario successo, quelli che non sono ancora arrivati sullo schermo sono in varie fasi di sviluppo, o prossimi all’approdo al cinema. Fino a oggi mancava per Nemesis, graphic novel che doveva essere realizzata dal compianto Tony Scott e che a seguito della sua tragica dipartita ha subìto una battuta d’arresto.

Nemesis fumettoJoe Carnahan (The Grey) ha preso in mano il progetto, riscrivendo la sceneggiatura e mettendosi a lavoro per la Warner Bros.

Nonostante Nemesis sia uscito sotto l’etichetta Icon della Marvel, sarà la WB, che adesso sta per approdare al cinema con l’interno universo DC, a produrre il film, dopo che questo era stato in casa Fox per un po’ di tempo.

La storia ruota intorno a Matt Anderson, un miliardario che lotta contro la polizia per vendicare la morte dei sui genitori.

Vedremo mai anche questa storia al cinema? Che ne pensate?

Fonte: The Tracking Board

 
 

Nemesis: Mark Millar sul probabile adattamento cinematografico

Dopo il successo riscontrato dalle pellicole dedicate all’universo di Kick-Ass e con l’imminente avvento dell’adattamento Kingsman: Secret Service, da tempo gli appassionati del lavoro di Mark Millar si chiedono quando potranno posare gli occhi sulla controparte cinematografica della serie Nemesis. A rispondere al quesito ci ha pensato lo stesso Millar nel corso di una recente intervista.

Ecco le parole dell’autore:

mark-millar“Onestamente credo che probabilmente il prossimo adattamento sarà Starlight. Sia Starlight che Chroconauts potrebbero essere i prossimi ad essere adattati. Si spera entro la fine dell’anno, le sceneggiature sono in scrittura proprio in questo momento.”

in merito a Nemesis, invece:

“Lo spero. Hanno investito molto sulla sceneggiatura. L’ha scirtta Joe Carnahan, è fantastico. Penso che vogliano semplicemente aspettare, credo che Kingsman potrebbe aprirgli la strada. La sceneggiatura è qui in attesa, forse vogliono vedere come andrà Kingsman e solamente in seguito dare il via al progetto, ma lo sceneggiatura è terminata.”

Non ci resta, dunque, che attendere i risultati al botteghino di Kingsman: Secret Service per poter sciogliere gli ultimi dubbi circa un arrivo al cinema di Nemesis.

Vi ricordiamo che Kingsman: Secret Service, presentato in anteprima al Sundance Film Festival, sarà distribuito nelle sale cinematografiche americane a partire dal 13 febbraio 2015 mentre nel nostro paese giungerà solo pochi giorni dopo, a partire dal  25 febbraio 2015.

Adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto di Mark Millar, è la storia di un’organizzazione supersegreta britannica che recluta e forma spie. L’agente Harry Hart (Colin Firth) inserisce nel programma di formazione il giovane Eggsy (Taron Egerton), un ragazzo rude ma di grandi potenzialità, figlio di un suo amico morto anni prima durante una missione. Insieme dovranno impedire al geniale Richard Valentine (Samuel L. Jackson) di portare a termine il suo folle compito di “salvare” il mondo.

Nel cast del film figurano anche Mark Hamill, Michael Caine, Samuel L. Jackson, Mark Strong, Sofia Boutella, Jack Davenport, Sophie Cookson e Corey Johnson.

Fonte: Comic Book Movie

 
 

Nemesis: Mark Millar aggiorna sul film e rivela che la sceneggiatura è pronta

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Lo scorso settembre abbiamo appreso la notizia che Herny Joost e Ariel Schulman, registi di Project Powersono stati scelti per dirigere Nemesis, il film basato sulla controversa serie a fumetti di Mark Millar e Steve McNiven, in cantiere ormai da diversi anni.

All’epoca avevamo anche appreso che sarebbe stata Emerald Fennell (regista di Una donna promettente, film vincitore dell’Oscar 2021 alla migliore sceneggiatura originale) a scrivere l’adattamento per il grande schermo. Ora, è stato proprio Millar, durante un’intervista con Forbidden Planet TV, ad aggiornare in merito al progetto.

“Emerald Fennell, che ha da poco vinto un Oscar alla migliore sceneggiatura grazie a Una donna promettente, ha appena consegnato l’ultima bozza della sceneggiatura di Nemesis”, ha spiegato Mark Millar. “È estremamente interessante, soprattutto dopo lo sviluppo iniziale del film che era stato affidato al compianto Tony Scott e che aveva stabilito alcune idee visive davvero sorprendenti.”

Emerald Fennell è stata anche scelta per scrivere Zatanna per la Warner Bros., quindi Nemesis non rappresenta la sua prima incursione nel mondo dei fumetti. Tuttavia, pare che l’adattamento avrà poco in comune con il materiale originale, poiché dovrebbe raccontare la storia di un ingegnere dalla mente brillante che assiste ad un brutale omicidio da parte del Presidente degli Stati Uniti; l’uomo unirà le forze con un vigilante per abbattere il Presidente e il suo governo corrotto.

La storia del Nemesis originale di Mark Millar, invece, ricorda molto quella di Batman e ruota intorno a Matt Anderson, un miliardario che lotta contro la polizia per vendicare la morte dei sui genitori. Ricordiamo che l’adattamento cinematografico verrà prodotto e distribuito da Netflix.