Esce nelle sale italiane il 31 agosto,
distribuito da OFFICINE UBU, Monsieur Lazhar
diPhilippe Falardeau, candidato all’Oscar 2012 come Miglior Film
Straniero
Monos – un gioco da ragazzi: una clip in esclusiva
Dopo aver conquistato la giuria del Sundance 2019, dove ha ottenuto nella categoria World cinema dramatic competition il Premio speciale della giuria, aver vinto il Premio come Miglior Film al BFI – London Film Festival 2019 ed essere stato presentato al pubblico europeo alla Berlinale 2019 nella sezione Panorama, l’acclamato film MONOS – UN GIOCO DA RAGAZZI diretto dall’autore colombiano Alejandro Landes, finalmente arriva dal 20 agosto nei cinema italiani distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Alejandro Landes e il co-sceneggiatore Alexis Dos Santos danno vita a una nuova e inquietante visione ispirata ai migliori film di guerra e ai survival thriller. Un film dove tutto è in mano all’istinto e alle emozioni, amplificato dall’acuta fotografia di Jasper Wolf, da una superba colonna sonora carica di tensione realizzata da Mica Levi, da un montaggio intelligente per mano di Yorgos Mavropsaridis, Ted Guard e Santiago Otheguy, e dall’originale e penetrante occhio di Landes capace di indagare da vicino le alleanze e le lotte di potere di un gruppo di adolescenti e della loro primordiale tribù.
Otto adolescenti isolati dal mondo, nel bel mezzo dell’America Latina, tra le montagne e le foreste, si allenano e combattono. A prima vista potrebbe sembrare un campo estivo, un bizzarro ritrovo di ragazzi che giocano a fare i soldati. Invece si tratta dello scenario iniziale di una missione delicatissima: gli otto adolescenti hanno con sé una prigioniera, una donna americana che chiamano semplicemente “la Dottoressa”. Il loro compito è proteggerla. Quando la Dottoressa fugge l’equilibrio del gruppo si sgretola e la missione più importante diventa la sopravvivenza. Acclamato da registi del calibro di Del Toro e Iñárritu, il film ha trionfato al BFI – London Film Festival 2019, vincendo il Premio come Miglior Film, ed è stato scelto dalla Colombia come proprio rappresentante agli Oscar 2020 per la categoria Miglior film straniero. Tra Apocalypse now di Coppola e Il signore delle mosche, uno sconvolgente survival thriller firmato dal nuovo talento del cinema sudamericano Alejandro Landes.
Monos – Un gioco da ragazzi, recensione del film di Alejando Landes
Vincitore al Sundance 2019, presentato al Festival di Berlino 2020 e candidato della Colombia agli Oscar 2020, Monos – Un gioco da ragazzi è un film di cui si sta parlando da tanto tempo. Realizzato da Alejando Landes, il film ha ricevuto il plauso di autori del calibro di Guillermo Del Toro e di Alejandro G. Iñárritu, subendo in pieno il lockdown, con un’uscita prevista per metà marzo, poi slittata al 20 agosto 2020.
La storia è quella di un gruppo di giovani guerriglieri, bambini e adolescenti, addestrati con il pugno di ferro da un uomo rude affetto da nanismo. Il loro compito è sorvegliare una prigioniera, che loro chiamano semplicemente “dottoressa”, una donna alla quale fanno registrare messaggi in cui dimostra che sta bene, che fanno mettere in contatto con la sua famiglia, ma che trattano comunque come una prigioniera, in un ambiente ostile, montagne brulle, costellate da case squadrate. Tutto procede con ordine, dall’addestramento al lavoro di carcerieri, quando un evento imprevisto porta i giovani protagonisti a scendere nella giungla, nella quale perderanno loro stessi, la loro guida e anche la loro convinzione.
Monos è un
racconto di formazione violento e poetico
A metà tra Il Signore delle Mosche e un Apocalypse Now alleggerito nei toni ma altrettanto violento, Monos – Un gioco da ragazzi è un thriller ma anche un survival movie, è un’avventura e un racconto di formazione, ma anche, a modo suo un film dell’orrore, in cui la violenza viaggia di pari passo con lo spirito giocoso e infantile dei protagonisti, che riemerge nei momenti più inattesi e si trasforma in impulso vitale, esplorazione sessuale, vitalità e desiderio di scoperta, nonostante un sistema di guerrilla che li usa come pedine contro il governo nazionale.
Tutti, o quasi, i protagonisti del film sono esordienti, e la naturalezza della loro recitazione è un valore importantissimo per un film che sembra fare della spontaneità e della verosimiglianza un dictat, nella realizzazione e nella messa in scena di situazioni ed emozione.
Tra il saggio sociologico e il manifesto politico
Disancorato dal tempo e dallo spazio, Monos – Un gioco da ragazzi potrebbe essere ambientato ovunque e in qualsiasi momento nella storia, per questo assurge ad immagine universale di infanzia negata e cultura della violenza che ostacola i propri figli e li riduce a schiavi. Tuttavia a dispetto dell’ambiente, quell’infanzia negata emerge comunque, pur parlando un linguaggio che non ha proprio nulla a che fare con la gioventù e la purezza.
Tra il saggio sociologico e il manifesto politico, Alejando Landes adotta un linguaggio che si perde nella maestosità del paesaggio ma che indugia allo stesso modo sui volti e sui corpi dei giovani protagonisti, tutti dotati di una bellezza vitale e selvaggia. Questo doppio registro conferisce a Monos una bellezza ruvida, rendendo il film poetico ma anche in alcuni momenti di una crudeltà insostenibile, una visione che spiazza e incanta allo stesso tempo.
Monopoly: LuckyChap con Lionsgate e Hasbro per il film
Lionsgate e Hasbro hanno stretto un accordo con il produttore di Barbie LuckyChap per guidare lo sviluppo e produrre Monopoly, un film basato sul classico gioco da tavolo. Il progetto è attualmente in fase di sviluppo e la Hasbro Entertainment si occuperà anche della produzione. La notizia è arrivata durante la presentazione della Lionsgate al CinemaCon questa mattina a Las Vegas.
Lionsgate ha esteso i propri diritti di sviluppo del gioco con l’acquisto di eOne, completato nel dicembre 2023. Con una notorietà globale del 99%, Monopoly è il marchio di giochi da tavolo più popolare al mondo ed è disponibile in più di 100 paesi. Ha venduto quasi mezzo miliardo di copie a partire dal 1935.
LuckyChap, la pluripremiata società di produzione guidata da Margot Robbie, Tom Ackerley e Josey McNamara, ha dichiarato oggi: “Monopoly è una proprietà di punta – gioco di parole pienamente inteso. Come tutte le migliori IP, questo gioco ha avuto risonanza in tutto il mondo per generazioni e siamo così entusiasti di dargli vita insieme ai meravigliosi team coinvolti in Lionsgate e Hasbro”.
Adam Fogelson, presidente del Lionsgate Motion Picture Group, ha dichiarato: “Non potrei immaginare un team di produzione migliore di LuckyChap per questo amato e iconico marchio. Sono produttori eccezionali che scelgono i loro progetti con grande attenzione e cura e si uniscono a Monopoli con un punto di vista chiaro. Siamo estremamente entusiasti di lavorare con l’intero team di LuckyChap su quello che tutti crediamo possa essere il loro prossimo successo”.
Zev Foreman, Head of Film di Hasbro Entertainment, ha aggiunto: “Essendo uno dei giochi più iconici al mondo, Monopoly offre un’incredibile piattaforma per opportunità di narrazione. Siamo entusiasti di avere al nostro fianco la visione unica di LuckyChap e Lionsgate per portare questo pezzo storico di cultura popolare sul grande schermo”.
LuckyChap ha recentemente prodotto il fenomeno mondiale Barbie, oltre a Saltburn di Emerald Fennell e l’imminente uscita My Old Ass, un successo al Sundance con Aubrey Plaza e Maisy Stella. James Myers sta supervisionando Monopoly per conto di Lionsgate. Robert Melnik ha guidato le trattative dello studio.
Monolith: trama, cast e curiosità sul film
Lo scontro tra essere umano e tecnologia è un tema sempre più ricorrente al cinema, dove si ritrova declinato in modi e punti di vista sempre diversi. Si va dalla pura fantascienza ad opere dal contesto a noi più vicino. A quest’ultima categoria appartiene il film Monolith (qui la recensione), diretto nel 2017 da Ivan Silvestrini e primo lungometraggio distribuito dalla Vision Distribution. È questa un’opera di genere che vuole porre nuovamente l’attenzione su dinamiche sempre più diffuse, tra cui l’eccessiva protezione tecnologica che rischia di diventare invece un ostacolo alle proprie libertà individuali e che spesso si sostituisce all’uomo nelle sue scelte.
La storia nasce a partire da un soggetto del fumettista Roberto Recchioni, che in attesa del non certo inizio delle riprese decise anche di dar vita al suo racconto sotto forma di graphic novel. Pubblicata per la Sergio Bonelli Editore (nota in particolare per la serie di Dylan Dog), questa è stata scritta insieme a Mauro Uzzeo e disegnata da Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ. Quest’ultimo ha poi curato anche il design della vettura utilizzata nel film, la quale ricorda davvero un oggetto extraterrestre (si pensi al monolite di 2001: Odissea nello spazio), tanto nelle sue forme quanto nella sua minacciosità.
Dall’automobile ipertecnologica grande protagonista del film nasce dunque uno scontro che ha alla base una delle più grandi paure possibili per un genitore, ovvero quella di assistere ai figli in pericolo, senza poter far nulla per intervenire. Un interessante film di genere semi futuristico, dunque, capace però di parlare al nostro presente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Monolith: la trama del film
Protagonista del film è Sandra, una giovane madre ed ex membro di una pop band che vede crollare le sue certezze nel momento in cui scopre che suo marito Carl la tradisce. Desiderosa di confrontarsi con lui sulla questione, Sandra si mette alla guida della sua supertecnologica e blindata autovettura, la Monolith. Sui sedili posteriori vi è suo figlio di due anni David, il quale prende quella come una gita inaspettata. Durante il viaggio, però, lo stress provato da Sandra la porterà a commettere una serie di errori. Dopo aver investito un cervo, la donna scende dall’auto per controllare l’animale, rimanendo però chiusa fuori dalla vettura.
La Monolith, la macchina più sicura al mondo, le impedisce ogni tentativo di rientrare. Ogni tentativo di infrangere i sistemi di sicurezza si rivela un misero fallimento e più il tempo passa più la situazione è destinata a peggiorare. Con il sorgere del sole, l’auto inizierà ovviamente a diventare estremamente calda, mettendo a rischio la vita del bambino rimasto all’interno. Sandra ha dunque poco tempo a disposizione e questa volta può contare solo sulle proprie forze. Sperduta nel nulla, con possibilità di riuscita praticamente nulle, alla mercé di animali feroci e senz’acqua, dovrà riuscire ad avere la meglio sulla tecnologica auto.
Monolith: il cast del film
Ad interpretare il ruolo di Sandra vi è l’attrice Katrina Bowden. Conosciuta ai più per il ruolo di Florence Logan in Beautiful, è apparsa anche nelle serie 30 Rock, Ugly Betty e New Girl. Per assumere il ruolo della protagonista, da lei giudicato come uno dei più difficili della sua carriera, si è dovuta sottoporre ad un periodo di allenamento intensivo. Essendo pressocché costantemente in scena, le era richiesta una prestanza fisica non da poco, sia per sopportare i ritmi che le prove di resistenza previste. Per la sua intensa performance è stata poi particolarmente lodata.
Nel ruolo di suo marito Carl, che compare unicamente tramite videochiamata, vi è l’attore Damon Dayoub, mentre Justine Wachsberger è Jessa, amica di Sandra. Brandon Jones, attore visto in Pretty Little Liars, Lie to Me e CSI: Scena del crimine, interpreta Ted, mentre Jay Hayden è Roy Lacombe. Il piccolo David è invece interpretato dai gemelli Krew e Nixon Hodges, scelti tra migliaia di bambini per via della loro predisposizione a stare davanti la macchina da presa. In ultimo, a dare voce a Lilith, l’intelligenza artificiale installata nella Monolith, vi è in lingua originale l’attrice Katherine Kelly Lang. Questa è principalmente celebre per il personaggio di Brooke Logan in Beautiful.
Monolith: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su une delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Monolith è infatti disponibile nel catalogo di Now. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale, scegliendo tra le opzioni offerte. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video, potendo inoltre accedere ad un ampio catalogo di altri titoli. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 29 luglio alle ore 21:15 sul canale Cielo.
Fonte: IMDb
Monolith recensione del film di Ivan Silvestrini
Esce il 12 agosto in sala Monolith, il nuovo film diretto da Ivan Silvestrini, nato da un’idea di Roberto Recchioni e sviluppato in parallelo con l’omonimo fumetto: un progetto multidimensionale, che rappresenta una sfida produttiva e distributiva insolita per il panorama cinematografico italiano.
Il concept di base del film (e anche del fumetto) è molto semplice: una madre deve cercare di liberare il figlio, rinchiuso in un’automobile ultra tecnologica e impenetrabile, una fortezza pensata per la sicurezza dei passeggeri.
Monolith è il primo film della Bonelli
Prodotto da Lock & Valentine e Sky Cinema, il film si avvale anche dell’esordio della Sergio Bonelli Editore alla produzione in campo cinematografico. Monolith è il primo film che la casa di Dylan Dog porta al cinema. Un’apertura che premia non solo un coraggio notevole, ma che manifesta la volontà di allargare gli orizzonti verso strade fino a questo momento poco battute.
Protagonista assoluta è l’automobile, la Monolith partorita dalla mente di Lorenzo Ceccotti, un concentrato di design e sicurezza, la tecnologia nella sua esponenziale perfezione. A differenza di altre storie che raccontano il progresso e la tecnologia stessa con accezione negativa, in questo caso la Monolith è semplicemente uno strumento, volto a soddisfare il bisogno di sicurezza totale.
La tecnologia come strumento
L’automobile quindi non è la perfida macchina che intrappola il bambino, ma un’esecutrice di ordini preimpostati, nonostante la sua intelligenza artificiale si chiami come la creatura demoniaca di lovecraftiana memoria: Lilith. La tecnologia quindi è progettata per essere utile e infallibile, ma in mano a chi non ha le competenze per gestirla, l’auto diventa la prigione perfetta. Ogni errore che viene commesso nel percorso del racconto è da imputare alla protagonista, perfetto esempio di utente poco informato, non all’altezza dello strumento che le viene messo tra le mani.
Monolith però racconta anche la difficoltà di essere madre: Sandra, interpretata da Katrina Bowden, è una ex pop star che ha rinunciato ancora molto giovane al successo e alla carriera per sposarsi e avere un bambino. Le insicurezze sulle presunte infedeltà del marito, l’impaccio con cui affronta il viaggio in macchina con suo figlio, che la chiama per nome, non ‘mamma’, costruiscono una donna dubbiosa, che non si sente all’altezza del compito, anche stupida, in molte circostanze, che si aggrappa però a tutto ciò che può per salvare suo figlio dalla trappola mortale che diventa l’automobile.
La cronaca nera
E così sono inevitabili i richiami alla cronaca, ovvero a quei casi di genitori che dimenticano i bambini piccoli in macchina, con conseguenze terribili, e altrettanto inevitabile il collegamento con le critiche, facili, populiste, cattive, che si levano contro questi disgraziati, considerati inadatti al ruolo di genitore dal senso comune.
La storia, scritta dallo stesso Silvestrini, con Mauro Uzzeo, Stefano Sardo e Elena Bucaccio, tocca diverse regioni tematiche senza mai però diventare un film che parla di un solo argomento, dal momento che il fine ultimo è l’intrattenimento dello spettatore. Fine che, soprattutto nella seconda parte e nella risoluzione della prova, viene raggiunto senza dubbio.
La regia di Silvestrini
Monolith però rivela le sue debolezze: le doti della Bowden non sono all’altezza del personaggio, tranne quando le inquadrature di Silvestrini ne mettono in risalto il fisico slanciato; la prima parte del racconto è diluita, volta a strutturare il personaggio ma blanda nei ritmi e, registicamente, la gestione dello spazio nell’abitacolo della vettura appare impacciata.
Nella seconda metà del film, da una parte, Silvestrini insiste sul primo piano per creare la connessione con lo spettatore e la protagonista, dall’altra gioca con grande destrezza, e con risultati più felici, sulle inquadrature che coinvolgono lo spazio e gli scenari naturali: il deserto, bello e terribile, in mezzo al quale l’automobile, e con lei i passeggeri, rimane bloccata. E un blocco granitico, nero e minaccioso, immobile in mezzo a un deserto, non può non far pensare a un illustre precedente monolite, che ha scritto la storia del cinema.
Monolith palesa una difficoltà produttiva costretta tra compromessi e budget, ma a suo modo è simbolo di coraggio del racconto, una felice anomalia nel cinema italiano, un progetto che ci auspichiamo possa essere un apripista per narratori ambiziosi.
Monolith in prima tv su Sky Cinema Uno HD, mercoledì 29 novembre
Monolith, la produzione originale Sky Cinema e Lock & Valentine, coprodotta da Sergio Bonelli editore, diretta da Ivan Silvestrini, con Katrina Bowden e tratta da un soggetto di Roberto Recchioni, arriva in prima tv su Sky Cinema Uno HD mercoledì 29 novembre alle 21.15, disponibile anche su Sky Go e Sky Go On Demand nella collezione “In trappola!”.
Sandra (Katrina Bowden, 30 Rock, Ugly Betty, New Girl) resta chiusa fuori dalla sua Monolith, la macchina più sicura al mondo, costruita per proteggere i propri cari da qualsiasi minaccia. Suo figlio David è rimasto al suo interno, ha solo due anni e non può liberarsi da solo. Intorno a loro il deserto, per miglia e miglia. Sandra deve liberare il suo bambino, deve trovare il modo di aprire quella corazza di acciaio, ed è pronta a tutto, anche a mettere a rischio la sua stessa vita. Il calar della notte porterà il buio, il sorgere del sole trasformerà l’automobile in una fornace. Sandra ha poco tempo a disposizione e questa volta può contare solo sulle proprie forze. Sperduta nel nulla, con possibilità di riuscita praticamente nulle, alla mercé di animali feroci e senz’acqua…il coraggio di una madre riuscirà ad avere la meglio sulla Monolith?
Tratto da un soggetto di Roberto Recchioni (curatore di Dylan Dog e co-creatore di Orfani), il film è stato sviluppato in parallelo all’omonima graphic novel edita da Sergio Bonelli Editore, scritta dallo stesso Recchioni e Mauro Uzzeo – che per Monolith veste anche i panni dello sceneggiatore, e illustrata da Lorenzo “LRNZ” Ceccotti, production designer della pellicola.
Monolith recensione del film di Ivan Silvestrini
Il regista del film, Ivan Silvestrini ha dichiarato: “Monolith è una storia che indaga sul nostro rapporto con una tecnologia iperprotettiva, che si sostituisce sempre più a noi nelle nostre scelte. Come un ventre oscuro, la Monolith protegge il bambino di Sandra, da tutto e da tutti, persino da lei. Da sceneggiatore dovrei definire questo film un thriller psicologico, ma da padre non posso che trovarlo un vero e proprio horror. E in ogni fase della sua realizzazione, dalla scrittura alle riprese, non riuscivo a togliermi dalla testa la domanda: cosa farei se capitasse a me e mio figlio? Amo le storie che sanno rivelare un movimento interiore attraverso un accadimento esteriore. La situazione estrema in cui si trova la protagonista di questo film la costringe a confrontarsi con il suo lato più oscuro, con le innominabili pulsioni che ogni genitore affronta nei primi anni di vita di un bambino, e la vittoria della donna sulla macchina è possibile solo attraverso il cambiamento e l’accettazione di una nuova forma d’amore e abnegazione. Realizzare questo film è stata davvero un’impresa epica”.
Nel cast figurano anche Damon Dayoub, Brandon Jones, Ashley Madekwe, Jay Hayden e per la prima volta sullo schermo Nixon And Crew Hodges.
Monolith è disponibile su Sky Go e Sky On Demand anche nella collezione IN TRAPPOLA!, insieme a titoli come ATM – TRAPPOLA MORTALE, PRESSURE, CAPTIVITY, OPEN WATER, SAW – L’ENIGMISTA, TOWER BLOCK, TRAPPOLA IN FONDO AL MARE 2, CREEP – IL CHIRURGO.
Mauro Uzzeo, sceneggiatore di Monolith, racconta: film, fumetto, tecnologia e futuro della Bonelli
Monkey Man: trailer del debutto alla regia di Dev Patel
Universal Pictures ha diffuso il trailer ufficiale di Monkey Man, il thriller d’azione diretto protagonista candidato all’Oscar Dev Patel (Lion – La strada verso casa, The Millionaire) che realizza un sorprendente debutto alla regia con un thriller d’azione che racconta la ricerca di vendetta di un uomo contro i leader corrotti che hanno ucciso sua madre e continuano a vittimizzare sistematicamente i poveri e i deboli.
Ispirato alla leggenda di Hanuman, simbolo di forza e coraggio, Monkey Man vede Patel nei panni di Kid, un giovane anonimo che si guadagna da vivere in un fight club clandestino dove, notte dopo notte, indossando una maschera da gorilla, viene picchiato a sangue da lottatori più famosi in cambio di denaro.
Dopo anni di rabbia repressa, Kid scopre un modo per infiltrarsi nell’enclave della sinistra élite della città. Mentre il suo trauma infantile ribolle, le sue mani misteriosamente sfregiate scatenano una esplosiva ondata di vendetta per regolare i conti con gli uomini che gli hanno tolto tutto.
Ricco di emozionanti e spettacolari scene di combattimento e inseguimento, Monkey Man è diretto da Dev Patel a partire dalla sua storia originale e dalla sua sceneggiatura con Paul Angunawela e John Collee (Master & Commander: Sfida ai confini del mare).
Il cast internazionale del film comprende Sharlto Copley (District 9), Sobhita Dhulipala (Made in Heaven), Pitobash (Million Dollar Arm), Vipin Sharma (Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio), Ashwini Kalsekar (Ek Tha Hero), Adithi Kalkunte (Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio), Sikandar Kher (Aarya) e Makarand Deshpande (RRR). Monkey Man è prodotto da Dev Patel, Jomon Thomas (Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio, L’uomo che vide l’infinito), il premio Oscar Jordan Peele (Nope, Scappa – Get Out), Win Rosenfeld (Candyman, serie Hunters), Ian Cooper (Nope, Noi), Basil Iwanyk (John Wick, Sicario), Erica Lee (John Wick, Silent Night – Il silenzio della vendetta), Christine Haebler (Shut In, Bones of Crows) e Anjay Nagpal (produttore esecutivo di Bombshell – La voce dello scandalo, Greyhound – Il nemico invisibile).
I produttori esecutivi sono Jonathan Fuhrman, Natalya Pavchinskya, Aaron L. Gilbert, Andria Spring, Alison-Jane Roney e Steven Thibault. Universal Pictures presenta una produzione Bron Studios, un film Thunder Road, una produzione Monkeypaw, una produzione Minor Realm/S’Ya Concept, in associazione con WME Independent e Creative Wealth Media.
Monkey Man: recensione del debutto alla regia di Dev Patel
Azione, revenge movie, critica sociale e Bollywood si mescolano in un solo film, al cinema dal 4 aprile. Distribuito da Universal Pictures, arriva in sala Monkey Man, atteso debutto alla regia di Dev Patel, volto noto a tutti sin dai tempi del The Millionaire che per l’occasione passa dietro la macchina da presa con un thriller d’azione non proprio classico – ispirato alla leggenda indiana di Hanuman – che lo vede tra i produttori, insieme al Premio Oscar Jordan Peele. Oltre che tra gli sceneggiatori, con Paul Angunawela e John Collee (Master & Commander: Sfida ai confini del mare), e tra i protagonisti, insieme a Sharlto Copley (District 9), Sobhita Dhulipala (Made in Heaven), Pitobash (Million Dollar Arm), Vipin Sharma (Attacco a Mumbai) e Sobhita Dhulipala.
Monkey Man, trama
Difficile definire “protagonista” il giovane senza nome che vediamo combattere sul ring di un fight club clandestino per guadagnarsi da vivere. Un corpo senza volto, nascosto da una maschera da scimmia, che il proprietario del Tiger Temple sfrutta come vittima designata per lottatori più forti e più famosi in nome dello spettacolo. Un inferno che si ripete, notte dopo notte, in attesa di una occasione, per ottenere una vendetta insperata più che una quasi impossibile svolta, quella che il giovane aspetta da tempo, da quando dei crudeli uomini corrotti che hanno ucciso sua madre e continuano a vittimizzare sistematicamente i poveri e i deboli del suo Paese. Quella che sembra concretizzarsi quando, dopo anni di rabbia repressa, il nostro ‘eroe’ scopre un modo per infiltrarsi nell’enclave della sinistra élite della città e scatenare una esplosiva ondata di vendetta per regolare i conti con chi gli ha tolto tutto.
Monkey Man, né The Raid né John Wick
Un uomo vestito di nero accarezza un cane, lo nutre, gli si affeziona, poi, quello stesso uomo vestito di nero scatena l’inferno, in un crescendo di violenza nel quale avanza mietendo vittime nei modi più coloriti e fantasiosi… Impossibile non pensare all’ormai celebre John Wick (che con intelligenza viene esplicitamente citato) o all’inarrivabile The Raid seguendo la parabola del povero protagonista dell’esordio alla regia di Dev Patel, un pastiche – o pasticcio – che gli appassionati del genere apprezzeranno molto, ma con dentro qualcosa di più del solito: delle differenze.
Nella forma, nella sostanza, nella premessa e nella conclusione, tanto per sintetizzare. E per non trascurare i meriti di Patel, che pur con qualche distrazione o sbandamento si presenta con una prova notevole, soprattutto dal punto di vista dell’impegno, messo in ogni aspetto della realizzazione, dalla produzione alla sceneggiatura, fino alla regia e all’interpretazione (stunt e lesioni comprese), ma soprattutto per la conoscenza e consapevolezza dello strumento e dei mezzi con cui raggiungere il risultato voluto.
Una storia di rivalsa e giustizia, più che un Revenge Movie
Che, come dicevamo, non è esente da appunti, soprattutto per il tentativo di mettere troppa carne al fuoco, anche in una storia atipica – per il nostro mercato o rispetto ai prodotti cui siamo abituati – come questa. Monkey Man è una storia di rivalsa più che di vendetta, nella quale le questioni sociali e civili sostengono la ragione principale che anima il lottatore con la maschera da scimmia. Un signor nessuno, pronto e abituato a fare i lavori che nessuno vuole, a sanguinare e a portare su di sé i segni del dolore provato, senza nasconderli, più per il disinteresse altrui che per altro.
Un signor nessuno che non
ambisce a diventare qualcuno, quanto semmai a restituire il potere
al popolo, dei diseredati, dei paria, oggi vittime della Gig
economy, trans, omosessuali e discriminati di ogni sorta. Ed è
sicuramente forte l’influenza delle radici indiane, di un Paese
dove classi e diritto divino sono parte di una cultura millenaria
di generazioni, tanto nel tentativo di restituire dignità a certe
categorie, quanto nella costruzione di certe scene di
combattimento, figlie del cinema di Bollywood più classico,
purtroppo almeno in un caso scimmiottato in maniera confusa invece
che reso con la fubizia che ci aveva mostrato il RRR del
2022.
Confuso, diseguale e folcloristico, ma esplosivo
Doveva essere parecchio che il buon Dev covava questo desiderio, forse certa rabbia, e che si era stufato di fare “l’indiano” in qualche maniera, e queste sono le conseguenze: una curiosa combinazione di cliché e istanze personali, nella quale non sempre è facile conservare un equilibrio, nella quale il ritmo è inevitabilmente diseguale, a tratti compresso, a tratti spiazzante (soprattutto nella parte centrale, nella quale si ‘inciampa’ e che allenta la tensione), spesso portato avanti per immagini giustapposte (che in compenso aiutano a evitare i danni fatti dagli sceneggiatori di titoli analoghi) o per l’intervento di personaggi secondari, a turno fatti emergere dallo sfondo senza esser particolarmente presentati o curati.
Certo, non una storia alla quale chiedere verosimiglianza – per quanto la sua anima ‘ribelle’ grondi realtà – anche per certi eccessi al limite del folcloristico e una cura visiva esagerata. Che fa sì che l’Uomo Scimmia non sanguini mai in volto nonostante pestaggi da carcere, restando sempre fascinoso e scarmigliato ad hoc, non mostri nemmeno un occhio tumefatto dopo esser stato colpito da una mazza ferrata, o – nella canonica mezz’ora finale di ultraviolenza – non ci sia nessuno, in una struttura piena di agenti di sicurezza e guardie del corpo, che spari al “terrorista” di turno. Come viene definito il nostro, non a caso, tanto per citare anche la facilità con cui si bolla chi va contro il sistema, l’ingiustizia o il pensiero comune – nel film quello del partito supremo – e per aggiungere agli altri un implicito monito a evitare l’uniformità di pensiero, di visione, di giudizio dilagante.
Monkey Man: il nuovo trailer dell’esordio alla regia di Dev Patel
Universal Pictures ha diffuso il nuovo trailer ufficiale di Monkey Man, il thriller d’azione diretto protagonista candidato all’Oscar Dev Patel (Lion – La strada verso casa, The Millionaire) che realizza un sorprendente debutto alla regia con un thriller d’azione che racconta la ricerca di vendetta di un uomo contro i leader corrotti che hanno ucciso sua madre e continuano a vittimizzare sistematicamente i poveri e i deboli.
Ispirato alla leggenda di Hanuman, simbolo di forza e coraggio, Monkey Man vede Patel nei panni di Kid, un giovane anonimo che si guadagna da vivere in un fight club clandestino dove, notte dopo notte, indossando una maschera da gorilla, viene picchiato a sangue da lottatori più famosi in cambio di denaro.
Dopo anni di rabbia repressa, Kid scopre un modo per infiltrarsi nell’enclave della sinistra élite della città. Mentre il suo trauma infantile ribolle, le sue mani misteriosamente sfregiate scatenano una esplosiva ondata di vendetta per regolare i conti con gli uomini che gli hanno tolto tutto.
Ricco di emozionanti e spettacolari scene di combattimento e inseguimento, Monkey Man è diretto da Dev Patel a partire dalla sua storia originale e dalla sua sceneggiatura con Paul Angunawela e John Collee (Master & Commander: Sfida ai confini del mare).
Il cast internazionale del film comprende Sharlto Copley (District 9), Sobhita Dhulipala (Made in Heaven), Pitobash (Million Dollar Arm), Vipin Sharma (Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio), Ashwini Kalsekar (Ek Tha Hero), Adithi Kalkunte (Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio), Sikandar Kher (Aarya) e Makarand Deshpande (RRR). Monkey Man è prodotto da Dev Patel, Jomon Thomas (Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio, L’uomo che vide l’infinito), il premio Oscar Jordan Peele (Nope, Scappa – Get Out), Win Rosenfeld (Candyman, serie Hunters), Ian Cooper (Nope, Noi), Basil Iwanyk (John Wick, Sicario), Erica Lee (John Wick, Silent Night – Il silenzio della vendetta), Christine Haebler (Shut In, Bones of Crows) e Anjay Nagpal (produttore esecutivo di Bombshell – La voce dello scandalo, Greyhound – Il nemico invisibile).
I produttori esecutivi sono Jonathan Fuhrman, Natalya Pavchinskya, Aaron L. Gilbert, Andria Spring, Alison-Jane Roney e Steven Thibault. Universal Pictures presenta una produzione Bron Studios, un film Thunder Road, una produzione Monkeypaw, una produzione Minor Realm/S’Ya Concept, in associazione con WME Independent e Creative Wealth Media.
Monica: trailer del film di Andrea Pallaoro
Arthouse ha diffuso il trailer di Monica, il film di Andrea Pallaoro presentato in concorso alla 79 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e in arrivo al cinema dal 1 dicembre. Nel cast protagonisti Trace Lysett, Patricia Clarkson, Emily Browning, Joshua Close, Adriana Barraza.
Monica torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando sua madre e il resto della sua famiglia, da cui si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato. Il ritratto intimo di una donna che esplora i temi universali dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono.
Negli ultimi anni, il confronto con la malattia di mia madre mi ha portato a riflettere sul mio passato e sugli effetti psicologici dell’abbandono. A partire da questa esperienza ho voluto raccontare una storia che esplorasse la complessità della dignità umana, le conseguenze profonde del rifiuto e le difficoltà nel guarire le proprie ferite. Attraverso un linguaggio cinematografico che prende forma da un costante dialogo tra l’estetica dell’intimità e dell’alienazione, in bilico tra l’interiorità della protagonista e il mondo che la circonda, i miei collaboratori ed io ci siamo addentrati nel mondo emotivo e psicologico di Monica per riflettere sulla natura precaria dell’identità di ciascuno di noi quando è messa alla prova dalla necessità di sopravvivere e trasformarsi. Andrea Pallaoro
Monica è un film di Andrea Pallaoro, scritto da Andrea Pallaoro e Orlando Tirado, fotografia Katelin Arizmendi, montaggio Paola Freddi, scenografia Andrew Clark, costumi Patrik Milani, suono Mirko Perri. Prodotto da Gina Resnick, Christina Dow, Eleonora Granata Jenkinson, Andrea Pallaoro, coprodotto da Marina Marzotto, Mattia Oddone, Riccardo Di Pasquale,Gabriele Oricchio, Antonio Adinolfi, Giorgia Lo Savio.
Una produzione Varient Entertainment, Solo Five Production, Melograno Films in coproduzione con Propaganda Italia, Fenix Entertainment con Rai Cinema e Alacran Pictures, in associazione con 039 Albedo, The Exchange, Cinetrain e Hudson Entertainment Group, con il supporto di MiC – Direzione Generale Cinema e audiovisivo.
Monica, recensione del film di Andrea Pallaoro
Dopo il 2017, Andrea Pallaoro torna in Concorso a Venezia 79 con Monica, un racconto molto intimo di una donna trans che fa i conti con la sua vita passata.
La protagonista torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando sua madre e il resto della sua famiglia, da cui si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato. Il ritratto intimo di una donna che esplora i temi universali dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono.
Già con Hannah, Andrea Pallaoro aveva raccontato la storia di una donna che provava a scendere a patti con una nuova realtà, in questa nuova intima storia, il regista segue la protagonista, interpretata da una splendida Trace Lysette, mentre cerca di riconnettersi con quello che è stata in una vita precedente. Letteralmente. Dopo tanti anni lontana da casa, la donna torna indietro per assistere la madre malata e qui si scontra con ciò che era, una creatura a disagio nel suo corpo.
Monica, la riappropriazione del passato
Il racconto della transessualità in Monica è originale e delicato, preso da un punto di vista insolito. Al regista non interessa tanto il processo di transizione del corpo della protagonista, quanto la trasformazione della percezione di sé nello specchio degli altri, e non altri qualsiasi, ma la sua famiglia dei sangue: suo fratello e sua madre.
Il percorso di Monica è doloroso, è sofferto, ma è anche molto consapevole. Forte della sua identità conquistata con fatica, la donna si espone al giudizio e al rifiuto, trovando dall’altra parte invece curiosità e, dopo, accoglienza.
Pallaoro accompagna questo processo con discrezione, osservando da vicinissimo la sua protagonista, senza invaderne mai gli spazi ma rimanendole sempre accanto, come un amico o un confidente, qualcuno che è dalla sua parte, sempre. L’occhio della macchina da presa vuole bene a Monica e la accarezza e la incoraggia ogni volta che può.
Misurata e naturale l’interpretazione di Lysette, che ha incantato il Lido e che, al momento, sembra la favorita per la Coppa Volpi, premio che, nel caso, sarebbe epocale nella storia della Mostra. Che dopotutto quest’anno è più Queer che mai, con le sue storie e i suoi film. Ed era anche ora.
Al di là di questo aspetto preciso, però, Monica è anche una storia di ritorno e di accoglienza, di identità rispetto a ciò che gli altri vedono e sentono rispetto al nostro io. Un viaggio nella percezione di sé attraverso gli occhi di chi dovrebbe amarci incondizionatamente.
Monica Vitti: 10 cose che non sai sull’attrice italiana
Monica Vitti è une delle attrici italiane che ha fatto innamorare tutti con la sua comicità. Versatile e dal talento unico, ha dato vita alle tante donne diverse dell’Italia. Fuori dai canoni dell’epoca, la Vitti si è fatta valere per le sue doti recitative, sia drammatiche che comiche, in un’epoca in cui le donne che affrontavano la comicità erano davvero poche.
Ecco dieci cose che, forse non sapevate, su Monica Vitti.
Monica Vitti: tra infanzia e studi
1. Un’infanzia segnata dalla guerra. Maria Luisa Ceciarelli, questo il vero nome della Vitti, è nata il 3 novembre del 1931 a Roma da padre romano e madre bolognese. La passione per l’arte teatrale le arriva da bambina, mentre c’era in corso la seconda guerra mondiale. Per cercare di distrarre i suoi fratelli più piccoli, si metteva a giocare con i burattini e, così facendo, riusciva a fargli vivere il meno possibile gli orrori di quel periodo.
2. Monica Vitti si è diplomata all’Accademia di arte drammatica. La Vitti ottiene il diploma all’Accademia Nazionale, che ai tempi era diretta da Silvio D’Amico. Una volta imparate le regole base, comincia a interpretare diversi personaggi, dimostrando di essere molto capace, eclettica e di avere una certa vena comica. Il suo maestro Sergio Tofano, con cui allestisce commedia circa il personaggio di Bonaventura, le consiglia di acquisire un nome d’arte. Se il nome è stata una scelta casuale e data dall’assonanza, il cognome lo deve a quello della madre. Infatti, Monica decise di abbreviare il cognome della madre, che era morta quando lei era bambina, da Vittiglia a Vitti.
Monica Vitti: i suoi film
3. Un’anima divisa tra cinema e teatro. Se a teatro debutta nel 1956 con l’Amleto, al cinema è un’altra storia. Dopo aver partecipato a qualche pellicola comica di secondo piano, all’inizio degli anni Sessanta la Vitti viene notata da Michelangelo Antonioni. Il regista la rende protagonista in film come L’avventura (1960), La notte (1961), L’eclisse (1962) e Deserto Rosso (1964). Il suo talento e la sua versatilità emergono anche in La ragazza con la pistola (1968) e Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca (1970). Ormai celebre recita anche in Noi donne siamo fatte così! (1971), Polvere di stelle (1973), L’anatra all’arancia (1975), L’altra metà del cielo (1977), Amori miei (1978), Il mistero di Oberwald (1980), Non ti conosco più amore (1980), Camera d’albergo (1981), Il tango della gelosia (1981), Io so che tu sai che io so (1982), Flirt (1983) e Francesca è mia (1986).
4. È stata anche doppiatrice. Oltre a prestare la sua bellezza, il suo talento e il suo volto al cinema, Monica Vitti ha lavorato, anche se saltuariamente, come doppiatrice. Infatti presta la sua voce al personaggio Ascenza nel film Accattone di Pasolini. In seguito è la voce di Rossana Rory ne I soliti ignoti di Monicelli e di Dorian Gray nel film Il grido di Antonioni. Durante la sua carriere inoltre presta la voce alla cagnolina Dalila nel film Senti chi parla adesso! del 1993 sostituendo la voce di Diane Keaton nella versione originale.
Monica Vitti: oggi
4. Il debutto alla regia e il Leone d’oro. Nel 1990 la Vitti debutta alla regia con Scandalo Segreto, lo scrive e lo interpreta. Inoltre, ha scritto anche altri due film: Flirt e Francesca è mia. Nel 1995 è stata insignita del Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Negli stessi anni ha continuato a lavorare per la tv con la miniserie Ma tu mi vuoi bene?, recitando al fianco di Johnny Dorelli, fa parte anche del cast di Domenica In tra il 1993 e il 1994 e doppia Diane Keaton in Senti chi parla adesso! (1993).
5. L’ultima apparizione nel 2002. Dalla fine degli anni ’90, Monica ha cominciato a diradare sempre più le sue apparizioni pubbliche. Nel 2000 presenzia ai festeggiamenti degli 80 anni di Alberto Sordi e celebra il Giubileo insieme a tanti suoi colleghi. Si presenta anche insieme ai premiati del David di Donatello del 2001 e la sua ultima apparizione risale al 2002. Nel marzo di quell’anno, infatti, partecipa alla premiere italiana dello spettacolo Notre-Dame de Paris.
Monica Vitti e la malattia
6. Monica Vitti è affetta da una malattia degenerativa. Non sono mai rese pubbliche delle notizie specifiche che dicano di che tipo di malattia soffra l’attrice, probabilmente per non dare adito a speculazioni. Di ciò si sa solo che è affetta da diversi anni da una malattia degenerativa, simile all’Alzheimer. Ma non per questo il mondo del cinema e non solo l’ha dimenticata: ogni anno ne viene celebrato il compleanno con tutto l’affetto che merita.
7. Le speculazioni sul suo male. Diverse volte è stata annunciata la notizia tale per cui l’attrice italiana sia ricoverata in una clinica svizzera. Il fatto triste è che il marito Roberto Russo ha dovuto rompere il muro di silenzio e riservatezza per smentire questa falsa ed insistente notizia. Monica vive a Roma e, circondata dai suoi affetti, è assistita dal marito e da una badante.
Monica vitti e il marito Roberto Russo
8. Roberto Russo è uno dei suoi amori più grandi. Nel corso della sua vita, la Vitti ha rubato il cuore di molti italiani, ma ne ha fatti suoi solo pochi, vivendo grandi storie d’amore. La prima è stata quella con Michelangelo Antonioni, durata per pochi anni e vissuta intensamente: il regista rimase subito folgorato dalla sua bellezza e dal suo carattere ironico, vedendola come propria musa ispiratrice. Un’altra storia d’amore importante l’ha avuta con Carlo di Palma, direttore della fotografia e anche regista. Nel 2000, invece, dopo 27 anni di fidanzamento ha sposato il fotografo e regista Robert Russo.
Monica Vitti: età
9. Non è mai stata dimenticata. Nonostante la Vitti non compaia più pubblicamente da oltre 15 anni, non è mai stata dimenticata. Né dai colleghi e conoscenti, né da dai propri fan. Perché la Vitti è una delle attrici più amate del cinema italiano e anche mondiale, diventando un vero modello per le attrici di oggi (come per Helen Mirren). E così, tra mostre e manifestazioni si trova sempre il modo di omaggiarla e a ragione.
10. Un modello di imperfezione. Per i canoni dell’epoca, la Vitti non era considerata come un modello di donna perfetto. Eppure ha saputo fare virtù delle sue caratteristiche (il naso allungato, la voce roca), attirando l’attenzione di tutti per le sue qualità recitative e di donna. Ha fatto ridere milioni di italiani in un’epoca in cui le attrici comiche facevano fatica ad emergere: ha interpretato ed è stata riflesso di tutti i tipi di donna di quegli anni e anche di quelli a venire.
Fonti: IMDb, donnamoderna
Monica Scattini: 10 cose che non sai sull’attrice
Divenuta tra gli anni Ottanta e Novanta una delle più celebri caratteriste del cinema italiano, Monica Scattini era nota per aver più volte interpretato lo stereotipo della toscana benestante. Nata in realtà a Roma, l’attrice era un concentrato di talento e bontà, che uniti al suo grande carisma la rendevano un’interprete molto più valida di quanto si potesse pensare. Ricca di grandi successi e premi ricevuti, la sua carriera rimane ancora oggi un esempio per molti.
Ecco 10 cose che non sai di Monica Scattini.
Monica Scattini: i suoi film e la televisione
1. Ha recitato in noti film. L’attrice ha debuttato al cinema nel 1974 con il film Fatti di gente perbene, per poi recitare in Concorde Affaire ’79 (1979), Dancing Paradise (1982), Lontano da dove (1983), Ballando ballando (1983), La famiglia (1987), Parenti serpenti (1992), Maniaci sentimentali (1994) e Selvaggi (1995). Da quel momento inizia a recitare in note commedie come Uomini uomini uomini (1995) e Vacanze di Natale 2000 (1999). A partire dal nuovo millennio ha recitato in Scacco pazzo (2003), Lezioni di cioccolato (2007), VIP (2008), Feisbum! Il film (2009), Tutto l’amore del mondo (2010), Baci salati (2012), Una donna per amica (2014) e Prigioniero della mia libertà (2016).
2. Ha recitato anche in film internazionali. Ancora agli inizi della sua carriera, la Scattini ha avuto modo di recitare nel film Un sogno lungo un giorno (1982), diretto dal premio Oscar Francis Ford Coppola. Nel 2000 ha poi ricoperto il ruolo di Amalia Globocnik nel film Nora, interpretato da Ewan McGregor, e incentrato sulla moglie del celebre scrittore James Joyce. Nel 2009, infine, ha recitato in Nine, accanto ad attori del calibro di Daniel Day-Lewis, Penélope Cruz, Marion Cotillard e Sophia Loren.
3. Ha recitato anche in alcune serie TV. Nel corso della sua carriera l’attrice non ha mancato di recitare anche per la televisione, comparendo prevalentemente in miniserie come Marie Curie, una femme honorable (1991), Lo zio d’America (2002), Un papà quasi perfetto (2003), Elisa di Rivombrosa (2005), Un ciclone in famiglia (2005-2008), I delitti del cuoco (2010) e Notte prima degli esami ’82 (2011). Ha poi preso parte a film televisivi come Da cosa nasce cosa (1998), I giudici – Excellent Cadavers (1999) e La signora delle camelie (2005).
4. Ha vinto diversi premi. Particolarmente apprezzata per le sue interpretazioni, la Scattini ha vinto diversi premi grazie a queste. In particolare, tra i più prestigiosi riconoscimenti ricevuti si annoverano il Nasto d’Argento alla migliore attrice non protagonista per il film Lontano da dove. Nel 1994, invece, è stata premiata, sempre come miglior attrice non protagonista, ai David di Donatello per il film Maniaci sentimentali,
Monica Scattini: la malattia e le cause della morte
5. Si è ammalata molto giovane. Come riportato dai famigliari, negli ultimi anni della sua vita l’attrice si era ammalata di tumore maligno, una malattia che ha condizionato molto la sua attività, portandola a ridurre le sue attività lavorative. La Scattini si sottopose infatti ad un ciclo di terapie volte ad eliminare il male e dopo un periodo dall’inizio di ciò la cosa sembrò arginarsi quasi del tutto, facendo sperare per il meglio.
6. È deceduta a 59 anni. Il 4 febbraio del 2015, tre giorni dopo il suo compleanno, venne diffusa la notizia che l’attrice era deceduta al Policlinico Gemelli di Roma, dove era stata ricoverata in seguito all’aggravarsi della malattia, ripresentatasi dopo un periodo di tranquillità. I funerali ebbero luogo nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, alla commossa presenza di amici e colleghi, i quali l’hanno ricordata come un’interprete unica e una donna speciale.
Monica Scattini: i figli e il marito
7. Ha avuto una lunga relazione con un collega. Dopo un matrimonio con lo scultore Giancarlo Neri, la Scattini ha avuto una lunga relazione durata 16 anni con l’attore Roberto Brunetti, meglio noto come Er Patata. I due sono diventati una coppia nel 1995 ed hanno sempre condiviso ogni esperienza fino a quando nel 2011, improvvisamente, lui decise di porre fine alla relazione senza fornire particolari spiegazioni. La Scattini non ha avuto figli.
Monica Scattini: la sua ultima apparizione
8. Aveva da poco diretto un cortometraggio. Nel dicembre del 2014 l’attrice aveva presentato un suo primo lavoro da regista, il cortometraggio Love Sharing, da lei anche scritto e interpretato tra gli altri da Alessandro Haber, Luca Argentero, Sandra Milo ed Eugenia Costantini. Questo, accolto in modo positivo, sembrò segnare solo un primo passo verso la carriera da regista della Scattini, che tuttavia non ebbe purtroppo modo di proseguire.
9. Ha partecipato ad un noto show televisivo. Un mese prima della sua triste e prematura scomparsa, il 4 gennaio del 2015, l’attrice partecipò come concorrente al programma della Mediaset Avanti un altro!, condotto da Gerry Scotty, in quello che era uno speciale della domenica dedicato al film Vacanze di Natale a Cortina. Quella fu l’ultima apparizione pubblica dell’attrice.
Monica Scattini: età e altezza dell’attrice
10. Monica Scattini è nata il 1 febbraio del 1956 a Roma, in Italia. L’attrice era alta complessivamente 1.73 metri.
Fonte: IMDb
Monica Raymund: 10 cose che non sai sull’attrice
Attrice prevalentemente televisiva, Monica Raymund ha consolidato la propria fama recitato in alcune note serie televisive. Apprezzata tanto dal pubblico quanto dalla critica, l’attrice è attualmente alla ricerca di nuovi ruoli che possano consolidare il periodo di grande attività che sta vivendo. Ecco 10 cose che non sai di Monica Raymund.
Parte delle cose che non sai sull’attrice
Monica Raymund: i suoi film e le serie TV
10. È nota per i suoi ruoli televisivi. Dopo aver recitato in un episodio di Law & Order: Unità speciale (2008), l’attrice diventa nota per il ruolo di Ria Torres in Lie to Me (2009-2011), dove recita accanto a Tim Roth. Successivamente viene scelta per dar vita al personaggio di Dana Lodge in The Good Wife (2011-2012), mentre ottiene popolarità recitando nel ruolo di Gabriela Dawson in Chicago Fire (2012-2019), dove recita accanto a Jesse Spencer, Taylor Kinney e Lauren German. Riprende il ruolo anche per le serie Chicago Med (2016), e Chicago P.D. (2014-2018), dove affianca gli attori Jeson Beghe, Marina Squerciati e Sophia Bush.
9. Ha recitato anche per il cinema. Sono solo due ad ora i titoli cinematografici a cui l’attrice ha preso parte. Il suo esordio avviene nel 2012 con il film La frode, dove recita accanto all’attore Richard Gere, interpretando il personaggio di Reina. Il secondo titolo è invece Brahmin Bulls (2013), dramma familiare di produzione britannica.
8. È anche regista e produttrice. Nel corso degli anni la Raymund ha dimostrato di non essere interessata solo alla recitazione. Ha infatti compiuto il passo dietro la macchina da presa per dirigere l’episodio Hell’s Kitchen di Law & Order: Unità speciale (2018), e la puntata Payback della serie FBI (2020). Ha poi ricoperto il ruolo di produttrice esecutiva dei film indie The Submarine Kid (2015) e Locating Silver Lake (2018).
Monica Raymund è su Instagram
7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 55 persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere curiosità quotidiane e foto scattate in momenti di svago o nei luoghi da lei visati. Non mancano poi anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.
Monica Raymund e Jesse Spencer
6. Non ha una relazione con il collega. Nella serie Chicago Fire, il personaggio ricoperto dall’attrice ha una relazione con quello interpretato da Jesse Spencer. Questa coppia è piaciuta così tanto al pubblico, che in molti hanno sperato che tra i due ci fosse qualcosa anche al di fuori del set. Tuttavia, i due attori sembrano essere impegnati in altre relazioni, e non hanno mai dato motivi di credere in una loro relazione.
Parte delle cose che non sai sull’attrice
Monica Raymund è fidanzata?
5. È stata sposata. Nel giugno del 2011 l’attrice annuncia il matrimonio con Neil Patrick Stewart, attore e regista teatrale. La loro relazione dura tuttavia poco, e nei primi mesi del 2013 annunciano la separazione, arrivando al divorzio nel 2014. La coppia ha fornito come motivazioni alcune differenze inconciliabili.
4. Ha fatto coming out. Nel dicembre del 2014 l’attrice annuncia pubblicamente tramite il proprio account Twitter di essere bisessuale, e che prima dell’annuncio lo è stata segretamente per oltre dieci anni. Sulla base di questa notizia, nel settembre del 2015 annuncia la sua relazione con Tari Segal.
Monica Raymund in Chicago Fire
3. Ha lasciato la serie. Nel 2018 l’attrice ha confermato che non avrebbe ripreso il suo ruolo nella settima stagione della serie Chicago Fire, motivando la scelta con la volontà di intraprendere nuovi percorsi. Comunicata per tempo la sua decisione, il finale della sesta stagione è stato costruito per permettere al personaggio di uscire di scena.
2. Ha ripreso il ruolo solo per un episodio. Nonostante l’addio alla serie, l’attrice ha acconsentito di ricomparire nel midseason finale dell’ottava stagione. Qui, infatti, il suo personaggio torna a Chicago per raccogliere fondi per l’associazione per cui lavora, e non mancherà di far visita ai suoi vecchi colleghi nella stazione dei vigili del fuoco.
Monica Raymund: età e altezza
1. Monica Raymund è nata a St. Petersburg, in Florida, Stati Uniti, il 26 luglio 1986. L’attrice è alta complessivamente 163 centimetri.
Fonte: IMDb
Monica Bellucci: 10 cose che non sai sull’attrice
Attrice italiana particolarmente nota anche a livello internazionale, Monica Bellucci si è affermata negli anni grazie alla sua partecipazione a pellicole di grande successo. Acclamata e riconosciuta per le sue interpretazioni, l’attrice ha inoltre ricevuto nella sua carriera alcuni prestigiosi riconoscimenti, che le hanno permesso di ottenere continua visibilità. Ecco 10 cose che non sai di Monica Bellucci.
Parte delle cose che non sai sull’attrice
Monica Bellucci: i suoi film e le serie TV
10. Ha preso parte a lungometraggi di fama internazionale. L’attrice debutta al cinema nel 1991 con il film La riffa, per poi ottenere una buona fama con Dracula di Bram Stoker (1992), con Gary Oldman. Successivamente recita in L’appartamento (1996), Dobermann (1997), L’ultimo capodanno (1998), Malèna (2000) e Irréversible (2002), con Vincent Cassel. Ottiene poi ulteriore notorietà grazie ai film Ricordati di me (2003), di Gabriele Muccino, Matrix Reloaded (2003) e Matrix Revolutions (2003), con Keanu Reeves, La passione di Cristo (2004), di Mel Gibson, I fratelli Grimm e l’incantevole strega (2005), N (Io e Napoleone) (2006), Sanguepazzo (2008), Manuale d’amore 3 (2011), con Robert De Niro, Le meraviglie (2014), Spectre (2015), con Daniel Craig, On the Milky Road (2016) e I migliori anni della nostra vita (2019).
9. Ha recitato per alcune serie TV. Negli ultimi anni l’attrice ha preso parte anche ad alcuni prodotti televisivi, tra cui la serie Platane (2011) e Mozart in the Jungle (2016), dove ha recitato in cinque episodi nel ruolo di Alessandra accanto all’attore Gael Garcia Bernal. È inoltre comparsa nel ruolo di sé stessa nel quattordicesimo episodio della terza stagione di Twin Peaks, per poi prendere parte anche a Il miracolo (2018), con Alba Rohrwacher. Prossimamente reciterà nel ruolo di Tina Moditti nella serie Radical Eye: The Life and Times of Tina Moditti.
8. Ha ottenuto importanti riconoscimenti. L’attrice è stata particolarmente apprezzata sin dai suoi primi ruoli, ottenendo in particolare la nomination ai prestigiosi premi César come miglior promessa femminile nel 1997, grazie al film L’appartamento. In seguito ha anche vinto un Nastro d’argento, come miglior attrice non protagonista per Ricordati di me, e il Nastro d’argento europeo per On the Milky Road. Per il film di Muccino è inoltre stata nominata ai David di Donatello.
Monica Bellucci è su Instagram
7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 3,1 milioni di persone. All’interno di questo la Bellucci è solita condividere immagini legate alla sua professione di interprete, dalle cerimonie a cui prende parte ai servizi fotografici per riviste di moda, fino a condividere immagini e video promozionali dei progetti a cui prende parte.
Monica Bellucci: la sua carriera da modella
6. È un’affermata modella. Sul finire degli anni ’80 la Bellucci inizia a partecipare ad alcune delle più importanti passerelle di moda grazie al suo contratto con l’Elite Model Management. Negli ha acquisito sempre più popolarità, arrivando a sfilare per alcuni dei più noti marchi del settore, da Fendi a Dolce&Gabbana. Ancora oggi, benché in modo meno attivo, l’attrice ricopre il ruolo di ambasciatrice per importanti case di moda.
Parte delle cose che non sai sull’attrice
Monica Bellucci e Vincent Cassel
5. È stata sposata con il noto attore. Nell’agosto del 1999 la Bellucci sposa a Montecarlo l’attore francese Vincent Cassel. I due sono diventati ben presto una delle coppie più note del mondo dello spettacolo, e nel 2004 nasce la loro prima figlia. La seconda arriverà poi nel 2010. Pur essendo particolarmente legati, i due attori hanno più volte dichiarato di non aver mai trascorso insieme lunghi periodi, anche per via dei rispettivi impegni cinematografici. Nel 2013, infine, annunceranno la loro separazione dopo circa quattordici anni di matrimonio.
4. Hanno recitato più volte insieme. I due attori si sono conosciuti sul set del film francese L’appartamento, dove interpretavano una coppia di amanti. Torneranno poi a condividere lo schermo nel controverso film Irréversible, dove ricoprono anche in questo caso una coppia, turbata però da un terribile evento. Recentemente i due attori si sono rincontrati in occasione della Mostra di Venezia del 2019 per presentare la versione rimontata del film.
Monica Bellucci in Matrix
3. È stata fortemente voluta dai registi. Negli ultimi due film della trilogia di Matrix, l’attrice ha ricoperto il ruolo di Persephone, moglie del Merovingio, che si rivelerà però alleata di Neo e della resistenza. I due registi decisero di assegnare il ruolo all’attrice dopo averla vista nel film italiano Malèna. Questo ha infatti permesso all’attrice di ottenere la definitiva consacrazione a livello internazionale.
2. Ricevette una particolare nomination. Per il suo ruolo nel film Matrix Reloaded l’attrice venne nominata agli MTV Movie Awards nella categoria di miglior bacio, condivisa con l’attore Keanu Reeves. Nel film, infatti, il personaggio della Bellucci chiede al protagonista, in cambio del suo aiuto, un bacio passionale, divenuto particolarmente noto all’interno della trilogia.
Monica Bellucci: età e altezza
1. Monica Bellucci è nata a Città di Castello, in Umbria, il 30 settembre 1964. L’attrice è alta complessivamente 171 centimetri.
Fonte: IMDb
Monica Bellucci, meravigliosa stella alla Festa di Roma
Star incontrastata della quinta giornata della Festa di Roma 2015 è Monica Bellucci. Già negli anni passati, in più di un’occasione, la star italiana adottata dalla Francia e dal mondo è stata protagonista dello splendido palcoscenico della cavea dell’Auditorium di Renzo Piano, e quest’anno lo fa con un film canadese, Ville-Marie di Guy Èdoin.
“Guy mi ha mandato il copione e la sola lettura mi ha molto emozionata. Ho scelto questo film per una questione emotiva, poi il ruolo era così ben scritto, così eclettico che avevo quasi un po’ paura a interpretarlo. Lo ringrazio molto perché un’attrice ha sempre bisogno di eccitarsi e lui ci è riuscito con il mio personaggio. Èdoin aveva fatto un altro film prima, Marécages. L’ho visto dopo aver detto sì alla sceneggiatura di Ville-Marie, è la cosa che mi ha sorpreso di più è stata la direzione degli attori”.
Come ha lavorato sul personaggio che, come lei, è una madre e un’attrice?
“Sono madre di due femmine, nel film si parla di un rapporto tra madre e figlio. Ho provato a farmi aiutare da amiche che hanno figli maschi che mi hanno detto ‘nessun uomo mi ha fatto soffrire come mio figlio’. Non conosco quel dolore, ma conosco l’amore di madre. Credo che per questo ruolo ci volesse un atto di abbandono, il mio personaggio deve togliere la maschera di attrice e far trasparire il suo dolore. Non è importante che nel film mi tolga il trucco davanti allo specchio, tutte noi lo facciamo ogni sera. La cosa importante è che ho dovuto far trasparire il dolore dagli occhi. In fondo il mio personaggio cade e si rialza, e in questo è molto molto simile a tutti noi”.
Che differenza c’è nell’aver lavorato da poco in Spectre e in questo film, che è più piccolo?
“Non c’è differenza tra grandi e piccoli film. Perché il mio lavoro davanti alla macchina da presa non cambia, anche perché ho lavorato con registi diversi ma tutti di talento. Inoltre partecipare a tanti progetti così vari mi interessa anche perché ho la possibilità di entrare in contatto con culture diverse”.
Come è stato cantare nel film?
“Io non sono una
cantante e si vede, ma quello che mi interessava era che questa
donna non sa come comunicare con suo figlio e cantare diventa un
modo per spiegare le emozioni che sente ma che non sa comunicare.
Un altro modo per mettersi in contatto con il figlio”.
Somiglia di più alla madre glamour o a quella che dedica tutto il suo tempo al figlio?
“Io sono una donna, un’attrice. Ci sono sicuramente delle
similitudini con il mio personaggio, ma non sono io. I miei amici,
figli di attori e attrici, sono persone che hanno sofferto molto,
io provo a evitare degli errori che so di poter commettere
e per le mie figlie vorrei essere una madre, non un’attrice.
Spero che da grandi non guarderanno i miei film ma che avranno di
meglio da fare, qualcosa che riguarderà solo la loro
vita”.
Il tempo per una bella attrice può essere il riscatto professionale?
“La bellezza è un dono, non puoi esserne fiero. Si ringrazia per averla ricevuta ma non ne abbiamo merito. La ricerca personale, che riguarda ognuno in modo privato, è quella che cerco nel mio lavoro e adesso, perdendo la bellezza della giovinezza, posso lavorare su un altro tipo di bellezza che spero di acquisire nel mio lavoro e anche nella mia vita”.
Monica Bellucci, la prima Bond Lady
Se fino ad ora ad ogni film di James Bond corrispondeva la presenza di una o più Bond Girl, Spectre, i Bond numero 24, sarà il primo film della serie ad avere una Bond Lady. Come mai? Perchè a 50 anni, Monica Bellucci non può certo definirsi una ‘girl’, ma allo stesso tempo non ha nulla da invidiare alle giovani colleghe con cui dividerà il set.
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Monica Bellucci ha più volte dichiarato di non voler ricorrere al bisturi, e guardandola da vicino sembra aver mantenuto la parola. Nonostante le prime rughe d’età che si affacciano sul suo volto, l’attrice italiana naturalizzata francese è sempre bellissima, e forse lo è ancora di più per la classe con cui porta il sui 50 anni. Nel nuovo Bond non sappiamo ancora quale sarà il suo ruolo, ma gli spoiler circolati parlano di un ruolo di donna matura e lesbica che forse potrebbe essere proprio la parte affidata a Monica.
Monica Bellucci presenta Spectre: “Sullo schermo non è mai questione di minuti”
Classe e sensualità trasudano da ogni suo movimento, è sempre stato così, e ora che Monica Bellucci ha 50 anni, sembra confermare a ogni sospiro e sorriso che la più bella e lei, senza troppe domande, senza la necessità di specificare che gli anni passano. Qualsiasi ventenne sulla cresta dell’onda deve farsi da parte quando la Malena di Tornatore entra in una stanza. E così è stato anche durante l’intervista che la Bellucci ha concesso alla stampa in occasione della presentazione di Spectre a Roma, film in cui interpreta una Bond Lady d’altri tempi.
Per Monica è stata ovviamente una bellissima esperienza entrare nel novero delle donne dell’agente segreto e seduttore per eccellenza, soprattutto perché l’ha fatto con le sue regole e con i suoi tempi. “È stata una bellissima esperienza lavorare con Sam Mendes e ricevere piacere recitativo da Daniel Craig – ha esordito l’attrice – Il ruolo è piccolo ma è importantissimo perché grazie alle informazioni che Lucia Sciarra offre a Bond, prende il via l’azione. In breve tempo nella sua vita accadono tante cose, e nonostante il dolore e la paura, riesce, con la sua sensualità, ad avere salva la vita. Sam voleva una donna di 50 anni che doveva apparire tale, doveva mostrare la sofferenza sul suo volto ma allo stesso tempo doveva essere anche estremamente sola e bisognosa di contatto umano. James le salva la vita”.
Il personaggio in realtà appare nella prima parte del film, per pochissimo tempo, ma Monica non sembra badare al minutaggio, anzi, anche per pochi minuti ha preso molto sul serio il ruolo, costruendo un background importante per Lucia, tutti accorgimenti che si notano nel film e che le consegnano uno dei suoi migliori ruoli. “Il mio personaggio passa attraverso tante emozioni in un lasso brevissimo di tempo. Per me sullo schermo non è mai questione di minuti, si tratta di creare o meno un personaggio”.
Come funziona per lei il mestiere d’attore?
“C’è il processo tecnico, trucco, costumi, location. Chi è il personaggio, cosa ha fatto, che vita ha avuto, quali sono i suoi pensieri e le sue emozioni. Tutta questa parte la costruisci prima. Poi c’è il momento prima di girare, la parte che fa paura, quella che viene fuori dall’anima. Io credo di fare cinema per quel momento magico”.
Spectre arriva al cinema in Italia il 5 novembre in 700 copie. Diretto da Sam Mendes, il film vede protagonisti Daniel Craig (James Bond), Christoph Waltz (Franz Oberhauser), Monica Bellucci (Lucia Sciarra), Lea Seydoux (Madeleine Swann), Naomie Harris (Moneypenny), Ralph Fiennes (M), Ben Whishaw (Q), Dave Bautista (Hinx).
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Cosa sappiamo sul film Spectre
Spectre è un film di spionaggio del 2015 e il ventiquattresimo della serie James Bond prodotta da Eon Productions. Diretto da Sam Mendes e scritto da Neal Purvis, Robert Wade, John Logan e Jez Butterworth, vede nel cast Daniel Craig nei panni di Bond, accanto a Monica Bellucci, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Jesper Christensen, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Ben Whishaw, Andrew Scott, Rory Kinnear, Dave Bautista. È stato distribuito da Sony Pictures Releasing. Nel film, Bond viene a conoscenza di Spectre , un’organizzazione criminale internazionale guidata da Ernst Stavro Blofeld (Waltz).
Nonostante inizialmente avesse affermato che non avrebbe diretto Spectre, Mendes ha confermato il suo ritorno nel 2014 dopo che Nicolas Winding Refn ha rifiutato di dirigere; Mendes è diventato il primo a dirigere successivi film di James Bond dopo John Glen . L’inclusione di Spectre e dei personaggi associati segnò la fine della controversia Thunderball , in cui Kevin McClory e Fleming furono coinvolti in lunghe controversie legali sui diritti cinematografici del romanzo; Spectre è il primo film a presentare questi elementi dai tempi di Diamonds Are Forever (1971). Dopo l’ hacking della Sony Pictures, è stato rivelato che Sony ed Eon si sono scontrati per quanto riguarda la finanza, le acrobazie e le location delle riprese; Si stima che Spectre abbia un budget finale di 245-300 milioni di dollari, rendendolo uno dei film più costosi mai realizzati . Le riprese principali sono iniziate a dicembre 2014 e sono durate fino a luglio 2015, con location delle riprese tra cui Austria, Regno Unito, Italia, Marocco e Messico.
Monica Bellucci magnifica sulle pagine di Esquire
Monica Bellucci è la protagonista dei nuovi scatti di Esquire. L’attrice italiana naturalizzata francese arriverà a novembre al cinema con Spectre, in cui interpreta una Bond Lady atipica.
Ecco gli scatti:
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Monica Bellucci e Tim Burton incantano la Festa del cinema di Roma
Ieri sera si è tenuta alla Festa del Cinema di Roma la premiere ufficiale del terzo capitolo della saga di Diabolik, Diabolik – Chi sei?, il film diretto dai Manetti Bros. La pellicola è l’adattamento cinematografico del centosettesimo albo dell’omonimo fumetto creato da Angela e Luciana Giussani, e costituisce il terzo ed ultimo capitolo della trilogia iniziata con Diabolik e proseguita con Diabolik – Ginko all’attacco!
Sul red carpet all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone hanno sfilato i registi e il cast di protagonisti Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Chiara Martegiani, Carolina Crescentini, Paolo Calabresi, Lorenzo Zurzolo, Monica Bellucci, quest’ultima accompagnata dal suono fidanzato, Tim Burton!
Monica Bellucci alla Mostra di Venezia 2016 sfila sul red carpet
L’ultima grande diva che vedremo sul tappeto rosso della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2016 è stata Monica Bellucci, protagonista assoluta della serata di venerdì 9 settembre al Lido.
Monica Bellucci è venuta al Lido per presentare On the Milky Road, film di Emir Kusturica in Concorso.
Festival di Venezia 2016:
On the Milky Road
recensione del film con Monica Bellucci
Monica bellissima su Elle Megazine
Moneyball aprirà il Festival di Torino 2011!
Si tratta di un vero
colpaccio quello che ha messo a segno la direzione del Torino Film
Festival. Ad aprire ufficialmemente la 29esima edizione della
manifestazione sarà Moneyball, il film diretto da Bennet Miller,
sceneggiato da Aaron Sorkin e interpretato da Brad Pitt.
Money Monster: recensione del film di Jodie Foster – Cannes 2016
Come già visto nel folle Nightcrawler di Tony Gilroy (con Jake Gyllenhaal), l’ambiente dello show business ritorna in Money Monster, quarto film da regista di Jodie Foster: ci troviamo a New York, chiusi tra le mura di uno studio televisivo dove ogni settimana il giullare Lee Gates intrattiene gli spettatori con uno show che offre consigli finanziari a chi vuole investire del capitale. Piccole somme, grandi aspettative, la base dell’intramontabile sogno americano. L’equilibrio è destinato a rompersi con l’arrivo di un elemento di disturbo, un giovane ragazzo che ha perso ogni centesimo per colpa di un investimento andato male.
Meravigliarsi o preoccuparsi delle disgrazie altrui è cosa ormai lontana dalla prassi odierna. Questa strana tendenza sembra aver contagiato tutti i rami dell’informazione pubblica, un organo che dovrebbe partecipare agli eventi della società con un ruolo super partes e che invece si presta con sempre più vigore alle nuove politiche di comunicazione che lucrano sulla disperazione, creando lo spettacolo dove l’economia ha causato danni irreversibili alle vite della povera gente.
Scritto con intelligenza e precisione, Money Monster mette in piedi un affascinante quanto ritmato spettacolo della disperazione, nello stesso identico modo con cui gli antichi romani provavano attrazione per la morte negli anfiteatri: è tutto davanti a noi, estremamente macchinoso, ma è un’esperienza totale, quasi ab-soluta dal resto. L’uomo è un animale perverso che ama assistere alle tragedie del sangue gettato perché più il dramma è amplificato (dalle telecamere, dai microfoni, dalle luci), più siamo in grado di stabilire la giusta distanza emotiva e di non sentirci responsabili.
Money Monster allora assume il punto di vista degli autori dello show che invece di curare, assecondano la tragedia, invece di illuminare i “mostri”, mettono a fuoco le vittime del sistema; insieme alla corrente narrativa e morale, la tensione viene poi incanalata in tre interpretazioni perfette, di George Clooney (il buffone), Jack O’Connell (il martire) e Julia Roberts (la burattinaia, e che personaggio meraviglioso..). In un finale da teatro greco, con tanto di palcoscenico e colonne doriche, gli attori recitano il loro ultimo atto, intrappolati da una riflessione che abbiamo già fatto in passato e che, nonostante il trascorrere del tempo e delle crisi, pare immutata. I mostri non pagheranno mai.
Money Monster: prima clip in italiano con George Clooney
La Sony Pictures ha diffuso online la prima clip in italiano tratta da Money Monster – L’Altra Faccia del Denaro, nuovo film diretto da Jodie Foster con protagonista George Clooney. Completano il cast Julia Roberts e Jack O’Connell. Il film verrà presentato al prossimo Festival di Cannes.
Ecco la clip:
GUARDA IL TRAILER DI MONEY MONSTER
Daniel Dubiecki, che ha lavorato con George Clooney in Tra le nuvole, ha sviluppato la sceneggiatura assieme a Lara Alameddine e alla Foster. La produzione sarà affidata alla The Allegiange Theatre, casa di produzione della Alameddine, alla quale contribuiranno anche Clooney e la sua Smokehouse Pictures.
Il resto del cast include Jack O’Connell, Caitriona Balfe, Dominic West, Giancarlo Esposito, Emily Meade e Olivia Luccardi. Il film uscirà in Italia il 12 maggio 2016.
Lee Gates è un venditore televisivo da strapazzo, il cui programma, Money Monster, e la sua stessa vita, vengono presi in ostaggio da un terribile uomo armato. Il sequestratore lo accusa di averlo portato alla bancarotta con i suoi consigli d’investimento e mentre il mondo segue in diretta la vicenda, Gates deve fare di tutto per restare in vita. La sua producer cercherà in tutti i modi di salvarlo e nel frattempo verrà alla luce una scomoda verità.
Money Monster: nuovo thriller con George Clooney e Jodie Foster
La TriStar
Productions di Tom Rothman ha acquistato
i diritti di Money monster, un thriller
frenetico basato su personaggi ideati da Jamie
Linden. Daniel Dubiecki, che ha lavorato
con George Clooney in Tra le
nuvole, ha sviluppato la sceneggiatura assieme a
Lara Alameddine e Jodie Foster,
che dirigerà il film. La produzione sarà affidata alla The
Allegiange Theatre, casa di produzione della
Alameddine, alla quale contribuiranno anche
George Clooney e la sua Smokehouse
Pictures. Le riprese dovrebbero iniziare nel primo
trimestre del 2015, ma per ora non si può
stabilire una data precisa.
Clooney interpreterà Lee Gates, un esplosivo conduttore televisivo, il cui programma e vita sono presi in ostaggio da un uomo armato. Lo scopo di Gates sarà quello di mantenersi vivo e, grazie all’aiuto di una produttrice sua amica, verrà a conoscenza di un’intricata faccenda sommersa da milioni di dollari!
In merito al film, la Foster ha dichiarato: “Non potrei essere più entusiasta, non vedo l’ora di iniziare questa avventura con un team così appassionato e talentuoso. Abbiamo dalla nostra i migliori elementi (produzione inclusa) che potessimo sperare di avere.” Anche il presidente di TriStar, Tom Rothman ha voluto rilasciare qualche dichiarazione: “Siamo infinitamente grati a tutti quelli che stanno partecipando. Noi amiamo tutto questo talento e non potremmo che essere entusiasti. Talento, dedizione e intelligenza…rispetto e amo queste qualità, da parte di tutti! Credo proprio che la collaborazione tra George Clooney e Jodie Foster produrrà un film incandescente, dinamico e frizzante.”
Fonte: Comingsoon.net
Money Monster: nuovo poster con Clooney, Roberts e O’Connell
Ecco il secondo poster di Money Monster, nuovo film diretto da Jodie Foster con protagonista George Clooney. Completano il cast Julia Roberts e Jack O’Connell. Ecco le immagini:
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GUARDA IL TRAILER DI MONEY MONSTER
Daniel Dubiecki, che ha lavorato con George Clooney in Tra le nuvole, ha sviluppato la sceneggiatura assieme a Lara Alameddine e alla Foster. La produzione sarà affidata alla The Allegiange Theatre, casa di produzione della Alameddine, alla quale contribuiranno anche Clooney e la sua Smokehouse Pictures.
Il resto del cast include Jack O’Connell, Caitriona Balfe, Dominic West, Giancarlo Esposito, Emily Meade e Olivia Luccardi. Il film uscirà in Italia il 12 maggio 2016.
Lee Gates è un venditore televisivo da strapazzo, il cui programma, Money Monster, e la sua stessa vita, vengono presi in ostaggio da un terribile uomo armato. Il sequestratore lo accusa di averlo portato alla bancarotta con i suoi consigli d’investimento e mentre il mondo segue in diretta la vicenda, Gates deve fare di tutto per restare in vita. La sua producer cercherà in tutti i modi di salvarlo e nel frattempo verrà alla luce una scomoda verità.
Fonte: CS
Money Monster: nuove foto ufficiali con George Clooney
Ecco delle nuove foto ufficiali da Money Monster – L’Altra Faccia del Denaro, film diretto da Jodie Foster con protagonista George Clooney. Completano il cast Julia Roberts e Jack O’Connell. Il film verrà presentato al prossimo Festival di Cannes.
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GUARDA IL TRAILER DI MONEY MONSTER
Daniel Dubiecki, che ha lavorato con George Clooney in Tra le nuvole, ha sviluppato la sceneggiatura assieme a Lara Alameddine e alla Foster. La produzione sarà affidata alla The Allegiange Theatre, casa di produzione della Alameddine, alla quale contribuiranno anche Clooney e la sua Smokehouse Pictures.
Il resto del cast include Jack O’Connell, Caitriona Balfe, Dominic West, Giancarlo Esposito, Emily Meade e Olivia Luccardi. Il film uscirà in Italia il 12 maggio 2016.
Lee Gates è un venditore televisivo da strapazzo, il cui programma, Money Monster, e la sua stessa vita, vengono presi in ostaggio da un terribile uomo armato. Il sequestratore lo accusa di averlo portato alla bancarotta con i suoi consigli d’investimento e mentre il mondo segue in diretta la vicenda, Gates deve fare di tutto per restare in vita. La sua producer cercherà in tutti i modi di salvarlo e nel frattempo verrà alla luce una scomoda verità.
Money Monster: Julia Roberts protagonista di due nuove clip
La Warnr Bros Italia ha diffuso online due nuove clip in italiano tratte da Money Monster – L’Altra Faccia del Denaro, nuovo film diretto da Jodie Foster. Nei video proposti vediamo protagonista Julia Roberts, che nel film recita al fianco di George Clooney e di Jack O’Connell. Il film verrà presentato oggi al Festival di Cannes e sempre oggi arriverà nelle sale italiane.
Ecco il due video:
Guarda il TRAILER di Money Monster
Daniel Dubiecki,
che ha lavorato con George Clooney in
Tra le nuvole, ha sviluppato la
sceneggiatura assieme a Lara Alameddine e alla
Foster. La produzione sarà affidata alla The Allegiange
Theatre, casa di produzione della
Alameddine, alla quale contribuiranno anche
Clooney e la sua Smokehouse Pictures.
Ecco la trama del film: Nel thriller Money Monster – L’altra faccia del denaro, George Clooney e Julia Roberts vestono rispettivamente il ruolo del presentatore televisivo finanziario Lee Gates e della sua produttrice Patty che si trovano in una situazione d’emergenza assoluta quando un investitore, infuriato per aver perso tutto a causa di un investimento suggerito dal programma, sequestra il presentatore nello studio televisivo con l’uso delle armi. Durante una diretta seguita da milioni di persone, Lee e Patty lottano furiosamente contro il tempo per svelare cosa si nasconde dietro una cospirazione all’interno del mercato dell’alta tecnologia globale odierno che viaggia a velocità della luce.
Il resto del cast include Jack O’Connell, Caitriona Balfe, Dominic West, Giancarlo Esposito, Emily Meade e Olivia Luccardi. Il film uscirà in Italia il 12 maggio 2016.