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Martin Scorsese fa una lista dei film da vedere prima di morire [VIDEO]

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Ecco una lista dei film non prodotti in America che, secondo Martin Scorsese, devono essere visti da un vero intenditore di cinema prima di morire.

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Il video racchiude scene dai 39 film che Scorsese in persona ha indicato come i ‘must-see’ della vita. Strano a dirsi, nella lista sono assenti gli italiani (Fellini e Visconti) che il regista di Taxi Driver ha dichiarato in più occasioni di amare molto.

Di seguito la lista dei film e il documento originale in cui Scorsese ha indicato i titoli:

1. Nosferatu (1922) – F.W. Murnau
2. Metropolis (1927)- Fritz Lang
3. Dr. Mabuse, The Gambler (1922) – Fritz Lang
4. Napoleon (1927) – Abel Gance
5. Grand Illusion (1937)– Jean Renoir
6. Rules Of The Game (1939) – Jean Renoir
7. Children Of Paradise (1945) – Marcel Carné
8. Rome, Open City (1945) – Roberto Rossellini
9. Paisà (Paisan) (1946) – Roberto Rossellini
10. La Terra Trema (1948) – Luchino Visconti
11. The Bicycle Thief (1948) – Vittorio De Sica
12. Umberto D. (1952) – Vittorio De Sica
13. Beauty & The Beast (1946) – Jean Cocteau
14. Tokyo Story (1953) – Yasujirō Ozu
15. Ikiru (1952) – Akira Kurosawa
16. Seven Samurai (1954) – Akira Kurosawa
17. Ugetsu (1953) – Kenji Mizoguchi
18. Sansho The Bailiff (1954) – Kenji Mizoguchi
19. High and Low (1963) – Akira Kurosawa
20. Big Deal On Madonna Street (1958) – Mario Monicelli
21. Rocco and His Brothers (1960) – Luchino Visconti
22. The 400 Blows (1959) – François Truffaut
23. Shoot the Piano Player (1960) – François Truffaut
24. Breathless (1960) – Jean-Luc Godard
25. Band of Outsiders (1964) – Jean-Luc Godard
26. Il Sorpasso (1962) – Dino Risi
27. L’avventura (1960) – Michelangelo Antonioni
28. Blow Up (1966) – Michelangelo Antonioni
29. Before the Revolution (1964) – Bernardo Bertolucci
30. Le boucher (1970) – Claude Chabrol
31. Weekend – (1967) Jean-Luc Godard
32. Death by Hanging (1968) – Nagisa Ôshima
33. The Merchant of Four Seasons (1971) – Rainer Werner Fassbinder
34. Ali: Fear Eats The Soul (1974) – Rainer Werner Fassbinder
35. The Marriage of Maria Braun (1979) – Rainer Werner Fassbinder
36. Kings of the Road (1976) – Wim Wenders
37. The American Friend (1970) – Wim Wenders
38. The Enigma of Kaspar Hauser (1974) –Werner Herzog
39. Aguirre, the Wrath of God (1972) –Werner Herzog

martin scorsese

Fonte

Martin Scorsese esorta i giovani cineasti a reinventare il cinema nell’era dello streaming

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Martin Scorsese ha affermato che l’industria dell’intrattenimento è in un “periodo di reinvenzione” del cinema durante il suo Screen Talk al BFI London Film Festival, esortando i giovani registi a utilizzare le nuove tecnologie per reinventare invece di creare “contenuti”. Quando il regista Edgar Wright gli ha chiesto se potesse diventare in qualche modo un portavoce dello stato attuale del cinema, Martin Scorsese ha riso e ha detto: “Non volevo essere l’ultima linea di difesa“.

Onestamente penso che ormai la cosa sia stata respinta per tutti voi. E lo dico davvero: non so dove andrà il cinema”, ha continuato Martin Scorsese. “Perché deve essere lo stesso degli ultimi 90-100 anni? Non è così. Preferiamo i film degli ultimi 90-100 anni? Lo faccio, ma sono vecchio. I più giovani vedranno il mondo intorno a loro in un modo diverso, lo vedrai frammentato… Cosa significa una ripresa adesso? Non lo so più. Non penso che significhi nulla… Siete tutti in procinto di reinventarlo. È un momento davvero straordinario e molto ha a che fare con la tecnologia”.

Martin Scorsese ha affermato che, sebbene la nuova tecnologia offra maggiore libertà, dovrebbe anche indurre i giovani registi a “ripensare a ciò che vuoi dire e a come vuoi dirlo”. Ha aggiunto: “Idealmente, spero – esito a usare la parola – film ‘seri’ potrebbero ancora essere realizzati con questa nuova tecnologia e questo nuovo mondo da cui facciamo parte.” Ricordando il suo amore per il cinema da bambino, Scorsese vuole che anche questi film più “seri” ritornino nei cinema. “Temo che i film in franchising conquisteranno i cinema“, ha detto. “Chiedo sempre ai proprietari delle sale di creare uno spazio in cui i più giovani possano dire di voler vedere questo nuovo film, che non è un film in franchising, in una sala e condividerlo con tutti coloro che li circondano. Tanto che hanno voglia di andare a teatro, che è qualcosa di invitante che non gli fa dire che potrebbero vederlo a casa. Perché credo che l’esperienza di vedere un film con molte persone sia ancora la chiave. Ma non sono sicuro che ciò possa essere raggiunto facilmente a questo punto.

Quando Edgar Wright gli ha chiesto dell’aumento dei registi visti come “fornitori di contenuti“, Scorsese ha scherzato dicendo che “il contenuto è qualcosa che mangi e butti via“, aggiungendo: “Ma se vuoi vivere un’esperienza che possa arricchire la tua vita, è diverso.Scorsese è stato al London Film Festival per promuovere il suo ultimo film, Killers of the Flower Moon, con Leonardo DiCaprioRobert De Niro, e Lily Gladstone. L’epico dramma western è stato presentato in anteprima mondiale a Cannes all’inizio di quest’anno e da allora è stato proiettato nel circuito dei festival. Basato sull’omonimo libro di David Grann, “Killers of the Flower Moon” segue le indagini del governo sui misteriosi omicidi di membri della tribù Osage in Oklahoma durante gli anni ’20. Killers of the Flower Moon arriverà in Italia al cinema il 19 ottobre 2023. Distribuito da 01 Distribution.

Martin Scorsese e tutta Roma celebra Fellini

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Il Festival di Roma festeggia i 50 anni della ‘Dolce vita’ e lo fa con un cerimoniere d’eccezione: Martin Scorsese. Il regista italoamericano, che non era andato a Venezia per accompagnare il suo documentario su Kazan (‘Letter to Eliah’), è arrivato invece nella capitale per presentare il restauro del capolavoro felliniano.

 

Martin Scorsese e Robert De Niro in un film insieme?

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Sembra che il tantto atteso ritorno di coppia fra Martin Scorsese e Robert De Niro sembra si stia finalmente per consumare! Il titolo potrebbe essere The Irishman che entrerà in produzione già il prossimo anno….

Martin Scorsese e Paul Thomas Anderson parlano di The Wolf of Wall Street

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Durante una proiezione speciale di The Wolf of Wall Street (Qui la nostra recensione) un gruppo di fortunati ha avuto modo di ascoltare un dibattito tra due giganti della storia del cinema; stiamo parlando di Paul Thomas Anderson, nei panni dell’intervistatore, e di Martin Scorsese (supportati da Adam Somner, assistente alla regia di entrambi nei loro ultimi film).

In questa intervista il focus principale è centrato sulle posizioni di Scorsese a riguardo dei vari temi scottanti trattati nella sua ultima fatica (dall’uso droghe alla figura del broker) per finire con un grande attestato di stima da parte di PT Anderson. Di seguito potete ammirare la conversazione in tre parti.

Parte 1

Parte 2

Parte 3

The Wolf of Wall Street è scritto da Terence Winter e diretto da Martin Scorsese. Nel film accanto a Leonardo DiCaprio ci sono Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler, Rob Reiner, Jon Bernthal, Jon Favreau e Jean Dujardin.

Questa la trama del film: Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo nella storia di Wall Street, viene condannato a 20 mesi di carcere dopo aver rifiutato di collaborare alle indagini su di un massiccio caso di frode atto a svelare la diffusa corruzione vigente negli anni ’90 a Wall Street e nel mondo bancario americano. Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro autobiografico di Jordan Belfort. La pellicola segna la quinta collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio.

Fonte: IndieWire.com

Martin Scorsese e Paramount insieme per un biopic

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La Paramount Pictures sta sviluppando un biopic sul pianista classico Byron Janis, con l’appoggio di Martin Scorsese che si occuperà di produrre il film.

Peter Glanz sta scrivendo la sceneggiatura, basata su un pitch che lui stesso ha proposto allo studio. La storia si ispira al libro di Janis “Chopin and Beyond: My Extraordinary Life in Music and the Paranormal“.

Janis è stato largamente onorato per il suo vastissimo repertorio di esecuzioni, che includono Beethoven, Mozart, Rachmaninoff e Prokofiev con una speciale affinità per Chopin.

Scorsese intanto ha ultimato il suo lavoro su Silence, un dramma storico che vede protagonisti Liam Neeson, Andrew GarfieldAdam Driver.

Il sodalizio tra Scorsese e la Paramount quindi continua, dopo le splendide e premiate prove di Shutter Island, Hugo Cabret e The Wolf of Wall Street.

Fonte: Variety

Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio di nuovo insieme per un thriller Apple

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Sulla scia della produzione del loro prossimo Killers of the Flower Moon, Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio hanno aderito a un nuovo progetto alla Apple Original Films.

Scorsese è incaricato di dirigere un adattamento del prossimo libro di David Grann “The Wager: A Tale of Shipwreck, Mutiny, and Murder” per Apple. Leonardo DiCaprio reciterà e produrrà il nuovo film, che sarà sviluppato da Apple Studios e prodotto da Imperative Entertainment, Sikelia Productions e Appian Way Productions.

Abbiamo appreso la notizia via Variety che a sua volta riferisce che THR è stato il primo ad annunciare la notizia del progetto in via di sviluppo.

Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese potrebbe essere posticipato al 2023

Martin Scorsese e l’arte del silenzio [video]

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Martin Scorsese e l’arte del silenzio [video]

Dopo i segreti del piano sequenza di Steven Spielberg e lo stile di Edgar Wright nel girare commedie, è ancora una volta Tony Zhou a proporci un interessante saggio su un autore tra i più amati nel panorama attuale: Martin Scorsese.

Il grande regista newyorkese è spesso stato elogiato per l’uso della musica, sempre funzionale alla messinscena e mai inserita per caso (si pensi all’ingresso di De Niro in Mean Streets o al famoso piano sequenza di Quei Bravi Ragazzi), in tutto questo forse siamo portati a dimenticare quanto invece sia straordinario l’utilizzo del silenzio nelle sue pellicole.
In Scorsese, che sia a contrasto di un tema o che la scena inizi e finisca in silenzio, l’assenza del suono è fondamentale nel far risaltare un momento o anche per presentare una caratteristica di un personaggio che difficilmente sarebbe potuta emergere efficacemente se accompagnata da una melodia.
È così che nasce l’analisi di Tony Zhou, illustrata nel video sottostante.

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Il caso vuole che il prossimo film di Martin Scorsese sarà intitolato proprio Silence, vedremo cosa riuscirà a fare in questo caso il regista premio Oscar.

Martin Scorsese e il suo cinema in un video

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Steven Benedict ha realizzato un saggio incentrato sul cinema di Martin Scorsese in cui analizza il lavoro del grande maestro della settima arte.

Di seguito il video:

Fonte: IndieWire

Martin Scorsese e i film Marvel, ecco la risposta degli sceneggiatori di Endgame

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Le recenti dichiarazioni di Martin Scorsese sui film Marvel hanno scatenato una serie di reazioni polemiche (molte delle quali animate dalla totale mancanza di comprensione del vero significato di quelle parole) e spinto diverse personalità legate al mondo dei cinecomic a rispondere con toni molto più pacati (vedi Bob Iger o James Gunn).  Gli ultimi a commentare sono stati gli sceneggiatori di Avengers: Endgame sul red carpet dei Governors Awards ieri sera, difendendo i progetti a cui hanno lavorato per quasi dieci anni.

Tutti hanno diritto alla loro opinione” hanno spiegato Christopher Markus e Stephen McFeely a Variety, “Chiaramente questo film – Endgame – ha raggiunto un gran numero di persone e ne ha soddisfatte altrettante, e questo in un modo che non si vedeva da tempo. Se questo non è cinema…È un’esperienza collettiva, emotiva, che abbraccia tutto il mondo. Inoltre Hollywood è una realtà inclusiva per varie persone e c’è spazio per ogni genere di film o pubblico.

Martin Scorsese e i cinecomic: ecco la verità

Questi blockbuster, i cinecomic, sono parchi a tema, anche se molti sono realizzati davvero bene“, aveva dichiarato il regista in una recente intervista con Entertainment Weekly, chiarendo una volta per tutte la sua posizione per nulla “ostile” contro questa tipologia di prodotto. “È una forma differente di cinema o una nuova forma. Speriamo ci siano cinema che mostrino anche film che non siano di quel genere“.

Interessante anche il pensiero di Olivier Assayas, espresso pochi giorni fa durante la Festa del cinema di Roma, che ha posto l’accento sulle differenze tra fonte originale e film e offerto un punto di vista alternativo a quello di Martin Scorsese: Penso che i film Marvel, e lo dico da lettore e appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni. Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi con personaggi come Captain America o Thor”.

Leggi anche:

Fonte: Variety

Martin Scorsese e i cinecomic: ecco la verità

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Martin Scorsese e i cinecomic: ecco la verità

Ci è voluta un’intervista di Entertainment Weekly e parecchi giorni di sterile polemica per permettere a Martin Scorsese di trovare “giustizia” e di far sì che tutti capissimo qual è il cuore della questione intorno alle sue dichiarazioni relative al cinecomic Marvel.

Il regista ha infatti rilasciato una lunga intervista al magazine in cui spiega chiaramente la sua posizione, che era manifesta sin dall’inizio ma che il “gioco del telefono” che spesso si fa on-line ha fatto passare per battute e parole differenti, naturalmente estrapolate dal contesto.

Ecco cosa ha detto Martin Scorsese sui cinecomic Marvel a EW:

“Questi blockbuster, i cinecomic, sono parco giochi, anche se molti di questi sono fatti molto bene. È una forma differente di cinema o una nuova forma. Speriamo ci siano cinema che mostrino anche film che non siano di quel genere.E se non lo fanno, i registi devono rivolgersi allo streaming: cambia sicuramente l’esperienza, ma l’alternativa è che tra due-tre anni non si facciano più film come il mio. Un bravo regista che viene dall’Italia o dalla Francia che va all’estero non può fare nessun film all’infuori di un franchise”.

La posizione è chiara: non si tratta di un moto contro quei film, ma un monito all’industria e alla sala, alla distribuzione, affinché il cinema possa essere preservato anche nella sua forma tradizionale, ovvero quella legata allo storytelling.

Il regista era stato molto chiaro già alla Festa del Cinema di Roma 2019, dove aveva parlato effettivamente di un problema di distribuzione e di spazio, giustificando così il suo stesso rivolgersi a Netflix per la produzione di The Irishman (qui il resoconto dell’incontro).

The Irishman recensione – leggi tutto

La diatriba “grandi registi contro cinecomic Marvel” dunque non sussiste in questi termini ma è senz’altro un discorso interessante da affrontare da un punto di vista industriale e distributivo, senza che l’esistenza dei blockbuster Marvel minacci quella dei film di narrazione e d’autore e senza che le due categorie di cinema (diversissime tra loro) si ostacolino e si annullino a vicenda.

Martin Scorsese dirigerà Jamie Foxx in un biopic su Mike Tyson

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Director Martin Scorsese arrives at The Royal Premiere of his film Hugo at the Odeon Leicester Square cinema in London November 28, 2011 REUTERS/Olivia Harris (BRITAIN - Tags: ENTERTAINMENT ROYALS SOCIETY)E’ di oggi la notizia che il regista premio Oscar, Martin Scorsese dirigerà un film biopic su  Mike Tyson, ex campione dei pesi massimi e ad interpretarlo sarà l’attore Jamie Foxx.

La pellicola si baserà su una sceneggiatura scritta da Terence Winter (Boardwalk Empire) e Jamie Foxx ha annunciato il conivolgimento del regista stamattina durante una live in radio. Ecco le sue parole:  «Mi sono appena recato alla Paramount con Mike Tyson, quindi sì, farò il film sulla sua storia. Eravamo nella stessa stanza, Mike Tyson da un lato e io dall’altro che lo imitavo… Incredibile. E, Martin Scorsese lo dirigerà. Questo sarà il suo primo film sulla boxe dai tempi di Toro Scatenato.»

Martin Scorsese dirige se stesso in uno spot fantascientifico per il Super Bowl

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Martin Scorsese dopo aver diretto il suo epico film di tre ore e mezza “Killers of the Flower Moon” si è seduto dietro la macchina da presa per dirigere  uno spot di 30 secondi per il Super Bowl, una pubblicità per il costruttore di siti web Squarespace, che vede il regista dirigere se stesso mentre rimanebloccato nel traffico durante un’invasione aliena.

Mentre gli extraterrestri scendono sulla Terra a bordo di giganteschi UFO, tutti sono troppo impegnati a fissare lo schermo per accorgersene. Una donna scorre un video con la didascalia “Prove di extraterrestri” fino a un filmato di un gatto che disfa la carta igienica mentre un UFO si libra sopra di lei. Un cane abbaia al cielo mentre i suoi padroni sono incollati al telefono mentre mangiano. Un disco volante visita una riunione del consiglio di amministrazione di un’azienda, ma i dipendenti sono troppo presi dai loro computer portatili per rendersene conto.

Gli alieni attirano l’attenzione delle persone quando dirottano i loro schermi con un sito web intitolato “Hello Down There“, che spinge tutti a guardare finalmente in alto. Compreso Martin Scorsese, che è seduto sul sedile posteriore di un’auto nera bloccata nel traffico. Dopo aver sbirciato fuori dal finestrino e aver visto gli UFO giganti che girano per New York, rimprovera l’autista: “Ti avevo detto di prendere Broadway, questo succede sempre!“.

“Un sito web lo rende reale”, recita un cartello alla fine dello spot. Martin Scorsese ha anche diretto un montaggio esteso dello spot per Squarespace, che dura 90 secondi, e ha recitato nella pubblicità insieme alla figlia Francesca in una featurette che segue Martin Scorsese mentre progetta di dirigere un “film molto, molto breve” su un sito web.

In un video separato dietro le quinte che riprende le riprese dello spot, il direttore creativo di Squarespace David Lee spiega l’ispirazione per la pubblicità, dicendo: “Una delle cose più sconcertanti che ho visto quest’anno è che ci sono stati sicuramente degli UAP e degli avvistamenti di UFO, ma per qualche strana ragione nessuno sembra parlarne davvero. Sono decenni che cercano di attirare la nostra attenzione. Ma non sono riusciti a legittimarsi. Così abbiamo pensato: “Quale modo migliore di legittimare una razza aliena se non quello di pubblicare un sito web su Squarespace?“”. Il video mostraMartin Scorsese che dirige se stesso in azione, mentre dice a un membro della troupe dopo aver pronunciato la sua battuta: “Questa è la migliore”.

Martin Scorsese difende la performance di Brendan Fraser in Killers of the Flower Moon

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Brendan Fraser ha stupito la critica, il pubblico e l’Academy con la sua performance di ritorno in The Whale. L’attore premio Oscar si è unito a Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, uscito nelle sale di tutto il mondo questo  20 ottobre. A causa delle reazioni contrastanti che Brendan Fraser ha avuto interpretando WS Hamilton, Martin Scorsese è intervenuto difendedo la performance “perfetta” del suo attore.

Il premio Oscar non è entrato in Killers of the Flower Moon fino al terzo atto. Quando Ernest Burkhart e suo zio William King Hale vengono processati per gli omicidi della nazione Osage. L’attore che interpreta l’avvocato di Hale, WS Hamilton, interviene in forze, dicendo: “Quest’uomo è il mio cliente!” Anche se non tutti gli spettatori hanno preso bene la recitazione di Brendan Fraser, Variety ha riferito che in una conferenza stampa tramite LADbible Martin Scorsese ha difeso la performance considerandola “perfetta”.

Abbiamo pensato che sarebbe stato fantastico come avvocato e ho ammirato il suo lavoro nel corso degli anni“, ha detto Martin Scorsese. “In realtà è rimasto per un paio di settimane sul set, in particolare quando era nelle nostre riprese successive. Ci siamo divertiti moltissimo lavorando insieme, in particolare con Leo. Soprattutto nella scena in cui dice: “Ti mettono un cappio al collo, ti sta salvando, stupido”. Davvero per noi, quando l’abbiamo sentito… ha scaricato l’intera scena su Leo. È stato perfetto.”

Anche l’attore di George of the Jungle si è divertito moltissimo lavorando con Martin Scorsese. Quando ha parlato al The Howard Stern Show di febbraio, Fraser lo ha definito un “maestro creatore di cinema” aperto ai suggerimenti. L’attore di School Ties ha anche ritenuto impressionante il modo in cui Scorsese ha girato la scena dell’aula di tribunale, utilizzando quattro telecamere “come un’opera“.

Killers of the Flower Moon, tutto quello che c’è da sapere sul film

Martin Scorsese ha diretto e scritto la sceneggiatura con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A Star is BornLeonardo DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche Brendan Fraser e John Lithgow.

Killers of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga data Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio Oscar Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone, Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi, William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy, Scott Shepherd e molti altri. Il film è una produzione di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.

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Martin Scorsese contro l’industria dello streaming: “L’arte del cinema è svalutata”

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Dopo le ben note riflessioni in merito all’universo dei cinecomic, Martin Scorsese rilascia nuove dichiarazioni che potrebbero ancora una volta fare il giro del mondo. Il celebre regista, infatti, ha pubblicato un lungo saggio dal titolo “Il Maestro”, dedicato a Federico Fellini, sulle pagine di Harper’s Magazine.

Nel saggio, l’autore di capolavori immortali come Taxi Driver, Toro scatenato e Quei bravi ragazzi, riflette sull’odierna situazione dell’industria dello spettacolo, soffermandosi in particolare sull’evoluzione e sul predominio dello streaming, che lo stesso accusa senza mezzi termini: per Scorsese, infatti, i servizi di streaming sono colpevoli di aver ridotto il cinema a mero “contenuto”. 

È proprio su questo concetto che il regista si sofferma con particolare attenzione: “Non più di 15 anni fa, la parola ‘contenuto’ veniva impiegata quando le persone discutevano di cinema a un livello ‘serio’. Questo termine veniva confrontato e al tempo stesso misurato con quello di ‘forma’. Poi, in maniera sempre più graduale, è stato utilizzato da coloro che hanno rilevato le media company, persone che non hanno mai saputo nulla di questa forma d’arte e che nemmeno di sono preoccupate di documentarsi.”

Martin Scorsese tra streaming, “contenuto” e algoritmi

Scorsese, pur riconoscendo che i servizi di streaming hanno consentito la distribuzione delle sue ultime fatiche (The Irishman, prodotto da Netflix, e l’atteso Killers of the Flower Moon, prodotto da Apple), sostiene che oggi “l’arte del cinema viene svalutata” e che la parola “contenuto” sia diventata “un termine commerciale per tutte le immagini in movimento”, indipendentemente dal fatto che si parli di un film di David Lean, di uno spot del Super Bowl, di un cinecomic o di un episodio di una serie tv.

Il regista spiega: “È un termine collegato non più all’esperienza della sala, quello di ‘contenuto’, ma alla visione domestica, sulle piattaforme di streaming, che hanno superato l’esperienza cinematografica, così come Amazon ha spodestato i negozi fisici. Da un lato, questo è stato positivo per i registi, me compreso. Dall’altra parte, ha creato una situazione in cui tutto viene presentato allo spettatore in condizioni di parità, che suona come una cosa democratica, ma in realtà non lo è. Se un’ulteriore visione è “suggerita” da algoritmi basati su ciò che hai già visto, e i suggerimenti si basano solo sull’argomento o sul genere, allora cosa fa tutto questo per l’arte del cinema?”

Martin Scorsese chiude il discorso sui film Marvel e spiega perché non sono cinema

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La parola fine a questa sterile e spesso mal interpretata polemica scaturita da un commento di Martin Scorsese sui film Marvel (descritti come parchi a tema e quanto di più lontano dal concetto di cinema), la mette proprio il regista in una lunga, sentita e malinconica lettera pubblicata sul New York Times, in cui l’autore di The Irishman passa in rassegna ogni sfumatura di quella “infame” dichiarazione.

Quando ero in Inghilterra all’inizio di ottobre, ho rilasciato un’intervista ad Empire. Mi è stata posta una domanda sui film Marvel. Ho risposto. Ho detto che ho provato a guardarne alcuni e che non fanno per me, che mi sembrano più vicini a dei parchi a tema che a dei film per come li ho conosciuti e amati nella mia vita. E che, alla fine, non penso che siano cinema […] 

[…] Alcune persone sembrano aver preso l’ultima parte della mia risposta come un’offesa o come la prova del mio odio per la Marvel. Se qualcuno è intenzionato a caratterizzare le mie parole in quella luce, non c’è niente che io possa fare per ostacolarlo. So che se fossi più giovane e che se avessi raggiunto la maturità in un altro momento, sarei probabilmente entusiasta per questi film e forse avrei persino voluto crearne uno io stesso. Ma sono cresciuto in un altro periodo e ho sviluppato una concezione dei film – di quello che erano e di quello che avrebbero potuto essere – che è più lontana dall’Universo Marvel di quanto noi sulla Terra lo siamo da Alpha Centauri“.

The Irishman, leggi la recensione del film di Martin Scorsese

Per me, per i cineasti che ho imparato ad amare e rispettare, e per gli amici che hanno iniziato a girare film nello stesso periodo in cui l’ho fatto io, il cinema era rivelazione – estetica, emotiva e spirituale. Riguardava i personaggi – la complessità delle persone e la loro natura contraddittoria e talvolta paradossale, il modo in cui possono farsi del male, amarsi l’un l’altro e improvvisamente ritrovarsi faccia a faccia con se stessi. Si trattava di affrontare l’imprevisto sullo schermo e nella vita che il cinema drammatizzava e interpretava, allargando il senso di ciò che era possibile nell’arte. E quella era la chiave per noi: era una forma d’arte.”

Scorsese ha poi continuato scrivendo che “Sessanta o settanta anni dopo, stiamo ancora guardando questi film e ci meravigliamo di fronte a loro. Ma sono i brividi e gli shock che ancora ci ammaliano? Io non credo. I set di Intrigo internazionale sono sorprendenti, ma non sarebbero altro che una successione di dinamiche ed eleganti composizioni e tagli, senza le emozioni dolorose al centro della storia o l’assoluta perdita del personaggio di Cary Grant.

Alcuni sostengono che i film di Hitchcock avevano una somiglianza tra di loro, e forse è vero – lo stesso Hitchcock ha riflettuto a tal proposito. Ma la somiglianza che troviamo tra i film dei franchise di oggi è tutta un’altra cosa. Molti degli elementi che definiscono il cinema come io conosco sono presenti nei film della Marvel. Ciò che non c’è è la rivelazione, il mistero o il genuino pericolo emotivo. Niente è a rischio. I film sono realizzati per soddisfare una serie specifica di esigenze e sono progettati come variazioni di un numero finito di temi.

“Sono sequel nel nome, ma sono remake nello spirito. E ogni cosa in essi non potrebbe essere fatta diversamente. Questa è la natura dei franchise cinematografici moderni: prodotti di ricerche di mercato, testati appositamente per il pubblico, verificati, modificati, rivisti e rimodificati fino a quando non sono pronti per il consumo. Un altro modo di dirlo, sarebbe che si tratta di tutto ciò che i film di Paul Thomas Anderson, di Claire Denis, di Spike Lee, di Ari Aster, di Kathryn Bigelow o Wes Anderson non sono. Quando guardo un film di uno di quei registi, so che vedrò qualcosa di assolutamente nuovo che mi porterà a fare esperienze inaspettate e forse persino inimitabili. La mia concezione di ciò che è possibile raccontare attraverso storie con immagini in movimento e suoni, verrà ampliata.”

Martin Scorsese e i cinecomic: ecco tutta la verità

Quindi, potreste chiedervi, qual è il mio problema? Perché non lasciare semplicemente che i film sui supereroi e altri franchise facciano il loro lavoro? Il motivo è semplice. In molti luoghi di questo Paese e in tutto il mondo, i franchise sono ora la vostra scelta principale se volete vedere qualcosa sul grande schermo. È un momento pericoloso per la cinematografia e oggi abbiamo meno cinema indipendente che mai. L’equazione è stata capovolta e lo streaming è diventato il metodo di fruizione principale. Tuttavia, non conosco un singolo regista che non vorrebbe creare un film per il grande schermo, da proiettare davanti al pubblico nei cinema.

Io ne faccio parte. E sto parlando da persona che ha appena realizzato un film per Netflix. Questo, e solo questo, ci ha permesso di realizzare The Irishman nel modo in cui volevamo farlo, e per questo sarò sempre grato. Vorrei che il film venisse proiettato nei cinema per un periodo di tempo più lungo? Certo che lo vorrei. Ma non importa con chi realizzi il tuo film, il fatto è che gli schermi nella maggior parte dei multiplex sono affollati da franchise. E se state per dire che è semplicemente una questione di domanda e offerta, e di dare alle persone ciò che vogliono, sono in disaccordo. Se alle persone viene dato solo un genere di cose, e viene venduto all’infinito solo quello, ovviamente ne vorranno di più.”

La riflessione passa poi al lato industriale della questione, che poi è il vero nocciolo del discorso del regista: “Negli ultimi 20 anni, come tutti sappiamo, l’industria del cinema è cambiata su ogni fronte. Ma il cambiamento più inquietante è avvenuto di soppiatto e nella notte: la graduale, ma costante eliminazione del rischio. Molti film oggi sono prodotti perfetti e fabbricati per un consumo immediato. Molti di loro sono ben realizzati da team composti da persone di talento. Tuttavia, mancano di qualcosa che è essenziale per il cinema: la visione unificante di un singolo artista. Perché, ovviamente, il singolo artista è il fattore più rischioso di tutti.

Non sto certamente insinuando che i film dovrebbero essere una forma d’arte sovvenzionata o che lo siano mai stati. Quando il sistema degli Studios di Hollywood era ancora vivo e vegeto, la tensione tra gli artisti e le persone che gestivano il business era costante ed intensa, ma era una tensione produttiva che ci ha dato alcuni dei più grandi film mai realizzati. Nelle parole di Bob Dylan, i migliori erano “eroici e visionari.  Oggi, questa tensione è scomparsa, e in molti nel settore hanno un’assoluta indifferenza verso il concetto di arte e un atteggiamento nei confronti della storia del cinema che è allo stesso tempo sprezzante e proprietario – una combinazione letale. La situazione, purtroppo, è che ora abbiamo due campi separati: c’è l’intrattenimento audiovisivo e c’è il cinema. Di tanto in tanto si sovrappongono, ma sta diventando sempre più raro. E temo che il dominio finanziario dell’uno venga utilizzato per emarginare e persino sminuire l’esistenza dell’altro.”

Martin Scorsese su The Irishman, Netflix, la produzione a Hollywood e i cinecomic

Fonte: New York Times

Martin Scorsese chiarisce la sua dichiarazione sui cinecomic

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Martin Scorsese chiarisce la sua dichiarazione sui cinecomic

Ha fatto molto discutere, alcuni giorni fa, l’affermazione di Martin Scorsese secondo il quale i cinecomic Marvel non sono cinema, ma dei “parchi a tema”. Le reazioni dei colleghi, coinvolti in queste produzioni, sono state numerose e non si sono fatte attendere, ma in occasione della presentazione di The Irishman a Londra, il regista newyorkese è tornato sull’argomento, spiegando la sua posizione.

Scorsese non ha rivisto la sua dichiarazione ma ha approfondito quello che aveva accennato il precedenza, spiegando che i film Marvel sono effettivamente come un parco a tema e che i cinema stessi sono diventati dei parchi di divertimento. Questo non è un male in assoluto, secondo il regista, ma è qualcosa di differente dal cinema. Inoltre, Martin Scorsese ha parlato di invasione dei cinecomic, ovvero che le sale sono piene di questo genere di film, e solo questo. Invece “i gestori delle sale dovrebbero ribellarsi, e promuovere la possibilità di proiettare i film narrativi, che possono essere anche riprese di tre ore. Un film narrativo non deve essere per forza una storia convenzionale con inizio, svolgimento e fine.”

In questo modo, il regista ha spiegato che non è contrario al genere cinecomic in sé ma che è spaventato dall’appiattimento dell’offerta nelle sale, cosa che effettivamente si sta verificando da qualche tempo, soprattutto perché in questo modo si mettono da parte le forme di narrazione alternative.

Dopo l’esordio al New York Film Festival, The Irishman è stato presentato a Londra e adesso arriverà anche alla Festa del Cinema di Roma, al via il prossimo 17 ottobre, prima di sbarcare ufficialmente su Netflix.

Martin Scorsese attore per Julian Schnabel in Hand of Dante

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Martin Scorsese attore per Julian Schnabel in Hand of Dante

Martin Scorsese sarà presto sul grande schermo ma davanti alla macchina da presa. Il grande regista, che riceverà l’Orso d’Oro onorario al Festival di Berlino, interpreterà un anziano saggio che influenza Dante Alighieri mentre scrive “La Divina Commedia” nel prossimo giallo di Julian Schnabel, Hand of Dante.

Scorsese ha fatto dei cameo in molti dei suoi film e occasionalmente abbia recitato in film di altri registi, ha interpretato Vincent van Gogh in un segmento del film di Akira Kurosawa del 1990 “Dreams” e ha anche doppiato il pesce palla strozzino in “Shark Tale”. – questo ruolo probabilmente sarà tra i più carnosi. “È straordinario nel film“, dice Schnabel a Variety, definendo la parte di Scorsese “un ruolo brillante e importante” e aggiungendo: “Non puoi distogliere lo sguardo da lui“.

Hand of Dante presenta un cast stellare che comprende Oscar Isaac, Gal Gadot, Jason Momoa, Gerard Butler e Al Pacino. È basato sull’omonimo libro di Nick Tosches, che ruota attorno a un manoscritto de “La Divina Commedia” di Dante Alighieri che si trova nella Biblioteca Vaticana. L’opera passa da un prete a un boss della mafia di New York City, dove viene portata da Tosches dopo che gli è stato chiesto di verificarne l’autenticità. Quindi, come Dante, Tosches intraprende il suo viaggio. Ma la narrazione di Hand of Dante percorre anche il periodo tra il XIV e il XXI secolo, con alcuni personaggi che hanno vite parallele in epoche diverse.

Martin Scorsese con il suo Killers of the Flower Moon è trai protagonisti della stagione dei premi 2024 che culminerà con la notte degli Oscar il prossimo 10 marzo. Anche in questo film, nel finale, il regista si è ritagliato un breve e commovente cameo.

Martin Scorsese annuncia la fine delle riprese di The Irishman

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Martin Scorsese annuncia la fine delle riprese di The Irishman

Martin Scorsese in persona ha annunciato finalmente la fine delle riprese del suo nuovo film, The Irishman, direttamente sul suo account Instagram:

The Irishman: foto dal set, Al Pacino irriconoscibile

Prendete uno dei più grandi registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori, Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino. Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan (Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei distributori di tutto il mondo.

Non poteva essere altrimenti, per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e felici”.

Nel cast di The Irishman Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino, Ray Romano, Harvey Keitel, Anna Paquin e Jack Huston.

Martin Scorsese ancora sulla Marvel: “Ricordo che faceva fumetti”

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Il leggendario regista Martin Scorsese ha ammesso di non sapere quali siano i supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel… e, a quanto pare, non gli interessa saperlo! Le recenti dichiarazioni di Scorsese (“I film di supereroi non sono cinema”) hanno fatto il giro del mondo e scatenato le ieri di tantissimi fan della Casa delle Idee. C’è anche però chi ha saputo ironizzare sulla questione, come la stessa figlia del regista, Francesca, che ha ben pensato di incartare i regali di Natale indirizzati al suo illustre papà con della carta a tema Marvel!

Certo, per alcuni, pensare che Martin Scorsese non sappia neanche chi siano i supereroi Marvel può essere semplicemente assurdo, dal momento che Avengers: Endgame è diventato il più grande incasso nella storia del cinema, con il marketing del film che ha invaso praticamente ogni tipo di media. Ma anche prima del successo di Endgame, la Marvel ha dominato il box office mondiale per oltre un decennio. Il primo film del MCU, Iron Man, uscito nel 2008, ha sancito l’inizio di una nuova era per i film di supereroi e ha contribuito a rilanciare la carriera di Robert Downey Jr.; dall’uscita del film, i personaggi e le storie del MCU sono diventati sempre più interconnessi, fino al culmine di un arco narrativo lungo ben 11 anni, la chiusura di un cerchio rappresentata appunto da Endgame. 

Ospite di una delle celebri roundtable di THR organizzata in occasione dell’award season, Martin Scorsese ha risposto candidamente alle critiche che gli sono state mosse per i suoi commenti in merito ai film di supereroi. Quando il moderatore della tavola rotonda ha sottolineato che il regista avesse espressamente criticato i film della Marvel, lo stesso Scorsese ha replicato: “Ho detto film di supereroi, non ho mai detto film della Marvel. Neanche conosco i supereroi della Marvel. Mi ricordo che la Marvel realizzava fumetti”. 

Tornando invece sulle sue dichiarazioni secondo le quali i film di supereroi non sarebbero cinema ma soltanto dei grandi parchi giochi, il regista ha preferito anche una volta spiegarsi meglio: “Ricordo che quando venne costruita Disneyland, una delle aspirazioni degli studio era quella di diventare importante nella cultura americana proprio come Disneyland. Il primo studio a fare una cosa del genere è stata la Universal con i suoi tour, con i suoi blockbuster in cima alle attrazioni. Il senso dei parchi a tema è sempre stato questo. Non è una cosa cattiva. Tutti si divertono nei parchi giochi. Soltanto che adesso in un parco divertimenti ci sono anche i film.”

Fonte: ScreenRant

Martin Scorsese alla regia di un biopic musicale sui Grateful Dead con Jonah Hill

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Martin Scorsese è al lavoro su un film biografico musicale sui Grateful Dead, con Jonah Hill che reciterà nei panni dell’iconico frontman della rock band Jerry Garcia. Il progetto riunisce Scorsese e Hill per la prima volta da The Wolf of Wall Street del 2013. Oltre alla regia, Scorsese sarà produttore insieme all’attore.

Non è chiaro quale periodo della storia della band sarà raccontato dal film ancora senza titolo. I Grateful Dead si sono formati nella Bay Area nel 1965 e sono diventati uno dei simboli chiave della controcultura dopo aver pubblicato l’album di debutto nel 1967. Insieme a Garcia, i membri fondatori includono Bob Weir, Ron McKernan, Phil Lesh e Bill Kreutzmann.

Il film è in fase di sviluppo presso Apple, dove Scorsese sta attualmente lavorando al suo tanto chiacchierato film, Killers of the Flower Moon, un dramma criminale con Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Jesse Plemons.

Scott Alexander e Larry Karaszewski, che hanno lavorato a The People v. O.J. Simpson e Ed Wood, sono stati scelti per scrivere la sceneggiatura.

Martin Scorsese è stato coinvolto in diversi documentari musicali di alto profilo, dal lavoro al documentario di Michael Wadleigh del 1970 Woodstock alla regia The Last Waltz del 1978, George Harrison: Living in the Material World del 2011 e Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story.

Al momento non è noto quando il film entrerà in produzione, ma Scorsese è già esperto nella storia della band. Nel 2017, è stato produttore esecutivo di una serie di documentari in sei parti sui Grateful Dead intitolata Long Strange Trip. Nell’annuncio di quel progetto, Scorsese ha definito i Grateful Dead “più di una semplice band“. Ha affermato: “Erano il loro pianeta, popolato da milioni di fan devoti“.

Fonte

Martin Scorsese a lavoro su Silence con Andrew Garfield

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Martin Scorsese a lavoro su Silence con Andrew Garfield

Dopo due decenni di trattative e problemi legali, Martin Scorsese riuscirà a realizzare il suo Silence, film ambientato nel 17esimo secolo che segue le vicende di un gruppo di missionari inviati in Giappone per indagare sulle torture inflitte ai cristiani dall’Imperatore. Dopo aver terminato le riprese di The Wolf of Wall Street, il regista ha infatti cominciato il lavoro su quest’altro progeto, trovando subito un protagonista. Si tratta di Andrew Garfield, in questi giorni a lavoro sul set di The Amazing Spiedr-Man 2. Il ruolo di Garfield sarà quello di padre Rodrigues, un padre gesuita. Nel film sarà ricostruito un periodo storico in cui i cristiani erano costretti, nelle terre asiatiche, a praticare clandestinamente il loro culto. Nel cast anche Ken Watanabe e Issei Ogat. Così Martin Scorsese ha risposto alle domande sulla natura religiosa del suo progetto: “si tratta di un soggetto religioso, ma il mistero che intendo raccontare è il conflitto di Rodrigues con se stesso e l’essenza del cristianesimo – che è qualcosa in cui credo fermamente – è senza tempo e ha a che fare con chi siamo come esseri umani“.Fonte: bestmovie

Martin Mystère ospite d’onore a Nera D’Inchiostro

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Martin Mystère ospite d’onore a Nera D’Inchiostro

Martin MystèreQuando la passione per il fumetto supera gli ostacoli, nascono progetti unici. In questo modo prende vita l’albo speciale di Martin Mystère disponibile durante la manifestazione “Nera D’Inchiostro”, a Narni dal 29 al 31 Maggio 2015. Fabrizio Mazzotta (Direttore del doppiaggio e fumettista) scrive, con l’approvazione di Alfredo Castelli, “La Mummia Eterna”; racconto che vede incrociarsi la storia della mummia di Eroli alle caratteristiche che fanno, del personaggio di casa Bonelli, ciò che oggi rappresenta. Ai disegni una squadra di tutto rispetto composta da Mauro Laurenti (Zagor, Dampyr) e i disegnatori della BUGS Comics: Valerio Giangiordano, Cristiano Crescenzi e Alessio Maruccia. Assieme, questi straordinari autori, hanno dato vita al prodotto che potrete trovare solo ed esclusivamente a Nera D’Inchiostro e che verrà distribuito gratuitamente ai visitatori. Vi aspettiamo! Per ulteriori informazioni:

http://giovannadeglinnoce.wix.com/neradinchiostro
www.bugscomics.com
www.facebook.com/bugscomics

Martin McDonagh su Gli Spiriti dell’Isola: “Volevo lavorare di nuovo con Brendan Gleeson e Colin Farrell”

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Trai film più attesi del Concorso di Venezia 79 c’è sicuramente The Banshees of Inisherin, che uscirà in Italia con il titolo: Gli Spiriti dell’Isola. Scritto e diretto da Martin McDonagh, che torna al Lido dopo cinque anni, il film vede il regista e sceneggiatore lavorare di nuovo con Brendan Gleeson e Colin Farrell, che aveva già diretto nel 2008 in In Bruges – La coscienza dell’assassino.

E McDonagh non ci gira molto intorno, dichiarando che il principale motivo che lo ha spinto a fare questo film è stato che “volevo di nuovo questi due ragazzi insieme, visto quanto ci eravamo divertiti in In Bruges. Da sempre volevamo fare di nuovo qualcosa insieme. Colin e Brendan sono stati il seme dell’idea.” E sulla location, invece, l’isola di Inisherin, McDonagh ha detto: “Lavorare in quel posto è stato maestoso, da bimbo ci andavo sempre, è il posto dove è cresciuto mio padre.”

Sembra davvero che il sentimento sia condiviso, dal momento che sia Gleeson che Farrell hanno espresso parole di stima e affetto reciproci. “Ho sempre sperato di lavorare di nuovo con loro. Con quel film abbiamo avuto un periodo così felice che speravamo di rifarlo insieme.” ha detto Gleeson. Mentre Farrell, che ha collaborato con McDonagh più spesso, ha dichiarato: “Non riesco a immaginare di riuscire a essere capace di trasmettere qualcosa che scrive Martin perché è uno scrittore così straordinario e sono sempre così profondamente commosso emotivamente e psicologicamente dai mondi che crea e dai personaggi che disegna”, e ha poi aggiunto sulla sua co-star: “Mi mancava Brendan, erano 14 anni che non ci lavoravo e tornare a viverlo sul set è stato bello, come se non ci fossimo mai lasciati.”

Il film si distingue, oltre che per l’ottimo script, da sempre garanzia di Martin McDonagh, anche per una grande sinergia trai due attori protagonisti, che mettono in scena un’amicizia maschile davvero insolita. Gleeson, in particolare, commenta: “Sono felice di vedere l’amicizia maschile come qualcosa di prezioso nel momento in cui il riadattamento delle relazioni di tutti con tutti è in fase di riconsiderazione. Il valore dell’amicizia maschile rispetto a un bromance per me è molto profondo e pertinente in questo momento.”

Ma anche la conversazione e la comunicazione tra le persone è un punto cardine della storia di Gli Spiriti dell’Isola, tanto che Colin Farrell spiega: “Conversazione, condivisione di pensieri e sentimenti reciproci. È un mondo così veloce che è facile affrettare i giudizi sull’altro, siamo così veloci ora a giudicare che è facilissimo cancellare le relazioni, anche con la cancel culture e tutte queste cose. Ma riuscire a parlare davvero, conversare e scambiare idee in un modo che sia tanto aperto al cambiamento della tua opinione quanto all’essere condiviso è una cosa meravigliosa. Non credo che è un modo di fare che morirà mai anche se è stato un po’ soppiantato dalla tecnologia.”

Gli Spiriti dell’Isola sarà distribuito da Disney nelle nostre sale a partire dal 2 febbraio 2023.

Martin McDonagh dirigerà di nuovo Colin Farrell e Brendan Gleeson

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Martin McDonagh ha scelto il suo prossimo film, che lo vedrà di nuovo dirigere la coppia formata da Colin Farrell e Brendan Gleeson. I due attori erano già stati protagonisti del bellissimo In Bruges. Il nuovo film si intitola The Banshees of Inisheer.

Il film è ambientato su una remota isola irlandese e i due attori interpreteranno due amici che si ritrovano in una situazione di stallo quando uno dei due interrompe bruscamente la loro relazione con conseguenze allarmanti per entrambi. Le riprese si svolgeranno quest’estate.

Lo scrittore-regista ha collaborato con entrambi gli attori, oltre a Ralph Fiennes, nella commedia nera del 2008, In Bruges, in cui Farrell ha interpretato un sicario che viene portato nella pittoresca città del Belgio per distrarsi e divertirsi, prima di essere fatto fuori da un collega (Gleeson). Si scopre però che il sicario progetta di suicidarsi a causa di un colpo mal riuscito – un bambino è stato ucciso – e quando il suo amico ferma il suo tentativo di suicidio e si rifiuta di scacciarlo, entrambi gli assassini vengono presi di mira dal loro capo (Fiennes). Il film ha segnato un grande debutto alla regia per McDonagh.

Il film precedente di McDonagh, prodotto sempre dalla Searchlight, è stato Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, che ha vinto due premi Oscar, a Frances McDormand e Sam Rockwell.

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Martin Lawrence: 10 cose che non sai sull’attore

Martin Lawrence: 10 cose che non sai sull’attore

Apprezzato attore comico, Martin Lawrence si è negli anni costruito una carriera partecipando a film di grande impatto, svelando buone doti attoriali in generi sempre diversi e talvolta opposti alla commedia. Nell’ultimo periodo la sua carriera sembrava essere stata oscurata, ma l’attore si è fatto trovare pronto nel momento in cui un vecchio e celebre ruolo del passato ha richiesto nuovamente la sua presenza. Lawrence è così prossimo ad una nuova incursione cinematografica, che potrà far riscoprire le sue abilità.

Ecco 10 cose che non sai su Martin Lawrence.

Martin Lawrence: i suoi film

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore ha esordito al cinema con il film Fa’ la cosa giusta (1989), per poi recitare nei film House Party (1990), House Party 2 (1991), Il principe delle donne (1992) e Bad Boys (1995), dove recita accanto all’attore Will Smith e ottiene una buona popolarità. Negli anni seguenti recita in La linea sottile tra odio e amore (1996), Life (1999), Da ladro a poliziotto (1999), Big Mama (2000) e Bad Boys II (2003). Tra gli ultimi film interpretati dall’attore si annoverano FBI: Operazione tata (2006), Svalvolati on the road (2007), In viaggio per il college (2008), Il funerale è servito (2010) e Big Mama – Tale padre, tale figlio (2011). Nel 2019 l’attore torna a recitare al cinema nei film The Beach Bum (2019) e Bad Boys for Life (2020), nuovo capitolo della trilogia comedy-action.

2. Ha recitato anche in televisione. L’attore intraprende la propria carriera recitando in televisione nella serie What’s Happening Now! (1987-1988). Successivamente recita nei film per la TV A Little Bit Strange (1989), Hammer, Slammer, & Slade (1990) e Private Times (1991). Ottiene poi grande popolarità recitando da protagonista nella serie Martin (1992-1997). Lawrence torna poi a recitare in televisione nel 2014 nella serie Partners.

3. Si è affermato come produttore. Nel corso degli anni l’attore ha svolto anche il ruolo di produttore, in particolare per progetti in cui era coinvolto anche come interprete. Tra questi si annoverano i film La linea sottile tra odio e amore, e Big Mama, FBI: Operazione tata, come anche le serie TV Martin, 1st Amendement Stand Up e Partners.

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Martin Lawrence è su Instagram

4. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 6,3 milioni di persone. All’interno di questo Lawrence è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano inoltre immagini promozionali dei suoi progetti da interprete, o foto tratte dagli eventi mondani a cui l’attore prende parte.

Martin Lawrence: l’incidente avuto dall’attore

5. Ha avuto problemi di salute. Mentre si preparava per le riprese del film Big Mama, l’attore decise di fare una corsa per mantenersi in movimento. Sfortunatamente però, Lawrence scelse una calda giornata estiva, che lo gettò in uno stato di disidratazione tale da perdere i sensi e rimanere in coma per tre giorni. A salvarlo fu l’intervento tempestivo dei medici.

Martin Lawrence in Bad Boys

6. Ha improvvisato molte scene. Il regista Michael Bay si era dichiarato scontento della sceneggiatura del film, chiedendo perciò ai due attori protagonisti di improvvisare buona parte delle scene. Il successo del film venne così dalla grande chimica di coppia sfoggiata a riguardo tra Lawrence e Smith.

7. Non credeva si sarebbe realizzato un terzo film. Nel 2017 l’annunciato terzo capitolo della serie fu privato, da parte della casa di produzione, di una data ufficiale di rilascio. Questa notizia portò Lawrence a convincersi che il film non si sarebbe mai realizzato, anche per via dei numerosi altri impegni dell’attore Will Smith. Tuttavia, infine, il film ottenne una nuova data di distribuzione, e fu ufficialmente confermato dai due interpreti.

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Martin Lawrence in Big Mama

8. Il suo vestito è stato ripensato in seguito al suo incidente. Dopo aver superato l’incidente che lo gettò in alcuni giorni di coma, dovuto ad un eccessivo colpo di calore, si pensò di riadattare il pesante costume che l’attore avrebbe dovuto indossare in Big Mama. Questo fu infatti reso più leggero e traspirante, così da evitare a Lawrence eventuali nuovi problemi di salute.

Martin Lawrence: il suo 2019

9. È pronto a tornare al cinema. Nel 2019 l’attore ha annunciato il suo ritorno sul grande schermo con il film Bad Boys for life, che lo vede riunirsi accanto a Will Smith, riprendendo il ruolo del detective Marcus Burnett.

Martin Lawrence età e altezza

10. Martin Lawrence è nato a Francoforte sul Meno, in Germania, il 16 aprile 1965. L’attore è alto complessivamente 171 centimetri.

Fonte: IMDb

Martin Freeman: intervista dal Romics 2018

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Martin Freeman: intervista dal Romics 2018

Martin Freeman è stato il primo attore a vincere il Romics D’Oro nell’ambito del Romics 2018 e di seguito ecco la nostra intervista con l’interprete che vedremo in sala, dal 19 aprile, in Ghost Stories, distribuito da Adler Entertainment.

[brid video=”383732″ player=”15690″ title=”Martin Freeman ci parla di Infinity War e del futuro di Everett K. Ross”]

Martin Freeman: intervista dal Romics 2018

Martin Freeman è stato trai protagonisti di Black Panther, al cinema lo scorso febbraio, film che rientra nel Marvel Cinematic Universe e che ha registrato record di incassi in tutto il mondo.

L’attore tornerà in futuro nei panni di Everett Ross nel MCU, ma lo vedremo anche in Cargo, film post-apocalittico in cui interpreta un padre che farà di tutto per tenere in vita suo figlio, e in Ode to Joy, al fianco di Morena Baccarin.

Martin Freeman: 10 cose che non sai sull’attore

Martin Freeman: 10 cose che non sai sull’attore

Martin Freeman è uno degli attori inglesi più famosi degli ultimi anni, soprattutto grazie a Sherlock  e Lo Hobbit, che l’hanno reso uno dei “principi nerd” degli ultimi anni (parole sue). Sapete tutto su John Watson, su Bilbo, su Fargo. Avete seguito la sua carriera degli ultimi anni, siete fan di lui e di Benedict Cumberbatch, attendete con ansia i suoi prossimi ruoli.

Ma c’è qualcosa che non sapete su Martin Freeman? Ecco dieci curiosità su di lui:

Martin Freeman: i film

1. Martin Freeman: gli inizi e la carriera. Martin è nato in Inghilterra l’8 settembre 1971, ed è cresciuto a Londra. Dopo aver frequentato la Central School of Speech and Drama, ha preso parte a diverse produzioni del National Theatre di Londra, e ha cominciato a lavorare in televisione sin dalla fine degli anni Novanta. È all’inizio degli anni Duemila che la sua carriera, però, subisce un’impennata, quando comincia a recitare in diversi episodi di parecchie serie TV, tra cui World of Pub, Helen West, Charles II: The power and the Passion e The Office, amatissima serie comica britannica che lo rende piuttosto famoso. Nel frattempo, comincia a recitare al cinema, in film come Ali G (2002), Love Actually – L’more davvero (2003).

2. Martin Freeman: i film e le serie TV. Martin Freeman lavora senza sosta: dopo The Office, recita ne L’alba dei morti dementi (2004), nella serie Hardware, in Guida galattica per autostoppisti (2005), nella serie Ti presento i Robinson (2005), in Complicità e sospetti (2006), Dedication (2007), Hot Fuzz (2007), Nightwatching (2007), nella miniserie Boys Meets Girl (2009), Nativity! (2009), (S)ex List (2011), e come doppiatore per Pirati! Briganti da strapazzo (2012). Nel 2010 comincia a recitare in Sherlock, il 2012 è l’anno de Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (seguito da La desolazione di Smaug e La battaglia delle cinque armate rispettivamente nel 2013 e nel 2014), e nel 2014 arriva Fargo. Oramai uno degli attori più famosi al mondo, recita in diversi film tra cui Animals (2012), Svengali (2013), La fine del mondo (2013), Whiskey Tango Foxtrot (2016), Captain America: Civil War (2016). Negli ultimi due anni, Martin Freeman recita in film come Carnage: Swallowing the Past (2017), Cargo (2017), e Black Panther (2018), Ghost Stories (2018). Nel 2019 ha interpretato Thomas in The Operative – Sotto copertura, Charlie in Ode to Joy. Nel 2019 è stato protagonista della miniserieA Confession nei panni del Det. Supt. Stephen Fulcher. Dal 2020 – in corso è il protagonista della serie tv Breeders nei panni di Paul. Nel 2022 riprenderà il ruolo di Everett K. Ross in Black Panther 2.

Martin Freeman in Fargo

martin freeman

3. Martin Freeman per Fargo non ha fatto nemmeno un provino. Martin Freeman, in Fargo, esibisce un perfetto accento del Minnesota. E, a quanto pare, i produttori della serie non hanno fatto fare un provino all’attore, nemmeno per verificare fosse in grado di fare un accento americano convincente. “Non ho fatto il provino per Fargo, mi è stata fatta direttamente un’offerta” ha raccontato, “Ma le cose sarebbero potute andare molto, molto male. (…) Fortunatamente, non sono male con gli accenti”.

4. Martin Freeman ha imparato a guidare per Fargo. Sarà stato scelto sulla fiducia, ma Martin Freeman per Fargo ha dovuto imparare qualcosa: a guidare. Avete presente, nella puntata I mastini di Baskerville di Sherlock, quando Sherlock e Watson guidano in campagna? Inizialmente, doveva essere John a guidare per l’amico, ma i piani furono cambiato perché Martin Freeman non sapeva guidare. Per Fargo, però, ha imparato.

Martin Freeman: Lo Hobbit

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5. Martin Freeman e Lo Hobbit: per poco non ha rinunciato al ruolo di Bilbo. Oltre al ruolo di John Watson in Sherlock, quello di Bilbo ne Lo Hobbit è sicuramente uno dei più importanti della sua carriera. E pensare che per poco non ci ha rinunciato a causa di una sovrapposizione con le riprese di Sherlock. Fortunatamente, Peter Jackson ci teneva così tanto ad averlo nel film che riuscì a spostare alcune date in modo tale da permettere la sua presenza sul set. Secondo il regista, infatti, Freeman è “nato per quel ruolo”.

Martin Freeman: Sherlock

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6. Martin Freeman e Sherlock: odia i baffi di Watson. Per la maggior parte della serie, il John Watson di Martin Freeman non ha i baffi. E per fortuna, perché Martin stesso non ne è esattamente un fan. Durante le riprese di La casa vuota, infatti, l’attore trovò i baffi finti che dovette indossare fastidiosi e poco lusinghieri. Quando gli fu chiesto di indossarli, Martin scherzò dicendo “Ma io sono un sex symbol!”

7. Martin Freeman e Sherlock: quanto durerà? Quando il Financial Times ha fatto domande a Martin Freeman su Sherlock, la sua risposta ha turbato non pochi. L’attore ha infatti dichiarato: “Tutto quello che posso dire… è che mi piace che le cose abbiano una fine… Sono sempre felice di fermarmi prima che le persone ti dicano di fermarti, o i Beatles starebbero ancora suonando. Sono molto, molto felice che abbiano detto ‘Ok, così è abbastanza’”.

Benedict Cumberbatch e Martin Freeman

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8. Benedict Cumberbatch e Martin Freeman: ostilità per colpa di Sherlock. Martin Freeman ha parlato di Sherlock più di una volta, dicendo che oramai, per lui “non è più divertente”. A rovinare la sua esperienza sembra siano state le aspettative dei fan, e ora sente la cosa più come un dovere verso di loro, che come un piacere. “Sono molto grato per il loro supporto, ma è tutto qui” ha detto. Benedict Cumberbatch ha commentato la cosa, dicendo: “È abbastanza patetico (…) Per colpa delle aspettative? Non sono d’accordo su questo.” A quanto pare, i due non sono mai stati particolarmente amici, ma sembra che le recenti ostilità tra i due siano tra i motivi per cui la quinta stagione non è ancora diventata realtà.

Martin Freeman e Amanda Abbington

9. Martin Freeman e Amanda Abbington si sono lasciati prima di recitare insieme in Sherlock. Nella serie, la coppia John/Mary comincia ad avere dei problemi dopo la nascita del figlio. Nello stesso periodo, i due, sposati da sedici anni, hanno annunciato la loro separazione. Riguardo alla rottura tra Martin Freeman e Amanda Abbington, avvenuta nel 2016, l’attrice ha raccontato: “Martin e io restiamo migliori amici e ci vogliamo bene, la cosa è stata completamente amichevole (…) È triste, perché pensi che starai con quella persona per sempre, ma o si fa così o ci si lascia, ed entrambi siamo giunti alla decisione che lasciarsi era la cosa migliore per noi. Siamo stati molto fortunati a rompere le cose in modo così netto, soprattutto per i bambini”. A quanto pare, tra le cause della rottura, ci sono il successo e gli impegni di John, che l’hanno tenuto lontano da casa: “Non puoi stare lontano dalle persone per troppo tempo, perché cominci a funzionare per conto tuo, e ti abitui ad essere separato dalla persona con la quale dovresti stare”, ha raccontato la Abbington.

10. Martin Freeman non va d’accordo con la tecnologia. “Odio il fatto che buona parte delle nostre vite sia computerizzata, piuttosto che meccanizzata. Da una parte, ci viene costantemente detto di riciclare e risparmiare, e dall’altra ci viene detto che dobbiamo comprare il gadget uscito tre settimane dopo l’ultimo gadget che hai comprato. È davvero assurdo”.

Fonti: Financial Times, The Sun, Telegraph, Biography, Sherlock’s Home, IMDb

Martin Freeman, da Baker Street alla Terra di Mezzo

Martin Freeman, da Baker Street alla Terra di Mezzo

Sembrano passati secoli da quanto Sherlock, la serie di culto della BBC, ha fatto il suo debutto sul primo canale britannico lanciando le carriere dei suoi protagonisti e proiettandole nel mondo del cinema: spesso del tutto identificato con le vertiginose deduzioni dell’affascinante detective interpretato da Benedict Cumberbatch, il successo della formula creata da Steven Moffat e Mark Gatiss  non sarebbe però stato lo stesso senza la presenza di Martin Freeman, impeccabile John Watson e adesso pronto a tornare nei cinema di tutto il mondo il 12 dicembre con Lo Hobbit – la Desolazione di Smaug, secondo capitolo del nuovo franchise tolkieniano curato e diretto da Peter Jackson.

Martin John Christopher Freeman nasce ad Aldershot (Hampshire) l’8 settembre 1971, ultimo di 5 figli: dopo la separazione dei genitori avvenuta quando aveva appena 5 anni Martin va a vivere con il padre, ma la morte improvvisa di quest’ultimo pochi anni dopo getta un’ulteriore ombra sull’infanzia del bambino, già fragile e asmatico; come prevedibile, questa perdita segnerà Freeman per il resto della vita e condizionerà forse anche il rapporto con una credo religioso che rimarrà per lui, cresciuto in una famiglia di cattolici osservanti e mandato in scuole salesiane fino agli anni dell’università, un’incancellabile certezza.

Scoperta la recitazione nel contesto scolastico, a 17 anni Martin decide di dedicarsi seriamente alla recitazione, iscrivendosi dopo le superiori alla prestigiosa London’s Central School of Speech and Drama; iniziata una lunga gavetta che lo vede collezionare numerose piccole parti sul piccolo schermo, nel 2001 interpreta il ruolo più negativo della sua carriera, ma anche il più importante sul piano personale: sul set del film tv di Channel 4 Men Only, dove il suo personaggio è parte di una gang che violenta un’infermiera, si innamora ricambiato della collega Amanda Abbington (Being Human, Mrs Selfridge), sua attuale compagna e madre dei suoi due figli.

La svolta professionale arriva nello stesso anno con The Office, acclamata sitcom in forma di mockumentary scritta da Ricky Gervais e Stephen Merchant e ambientata nella fittizia impresa cartaria “Wernham Hogg”: confermata per due stagioni, la serie è un grande successo di pubblico e critica e grazie al ruolo del simpatico responsabile vendite Tim Cantenbury Martin diventa un volto conosciuto e familiare per tutto il pubblico UK.

Nel 2003, ottiene una parte di rilievo sul grande schermo in Love Actually, deliziosa commedia natalizia firmata dal Maestro Richard Curtis dove “sveste” i panni di John, controfigura per le scene di sesso di un film che cerca teneramente di conquistare l’amore della collega Judy; nel 2004, entra invece per la prima volta a far parte della famiglia di Simon Pegg ed Edgar Wright con il primo film della Trilogia del Cornetto L’alba dei Morti Dementi: tornerà anche nel secondo episodio della serie Hott Fuzz (2007) e in The World’s End (2013), terzo irriverente capitolo che gli concederà finalmente maggiore spazio nell’economia della storia.

Nel 2005 è al fianco di Zooey Deshanel (500 Giorni Insieme) per interpretare Arthur Dent, imbranato terrestre sorpreso dalla fine del mondo in vestaglia, nella trasposizione cinematografica della Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams; il film ha una bassissima distribuzione ma resta comunque un cult per chiunque abbia conosciuto e amato l’opera di Adams, a cui la pellicola è stata alla fine dedicata: seguono il Mockumentary Confetti, commedia che chiama 3 coppie a competere per conquistare il titolo di matrimonio più originale dell’anno e Complicità e Sospetti, raffinato dramma diretto da Anthony Minghella con Jude Law e Juliette Binoche.

Dopo diversi piccoli ruoli, Freeman è voluto dal regista Peter Greenaway come protagonista assoluto del suo Nighwatching, affresco estenuante ed estremo dedicato a Rembrandt e al mistero che circonda il suo famoso quadro “La Ronda di Notte”: l’attore non si lascia intimidire dalle numerose scene di nudo né dal rigido impianto teatrale della messa in scena, dipingendo con la sua performance un ritratto d’artista complesso, rabbioso e appassionato.

Nel 2009, oltre alla pellicola natalizia Nativity e alla commedia nera Wild Target con Emily Blunt e Bill Nighy, Martin ottiene però il ruolo della vita, la grande occasione dopo la quale niente sarà mai più come prima: dopo una lunga e infruttuosa ricerca, Moffat e Gatiss trovano in lui il John Watson ideale per la loro rilettura contemporanea delle avventure del Detective nato dalla penna di Arthur Conan Doyle, ad oggi benedetta da un successo inarrestabile.

La chimica con lo Sherlock Holmes di Benedict Cumberbatch è palpabile e alle prese con un personaggio introverso e composto Freeman mette tutto sé stesso in una prova trattenuta e commovente che conquista all’istante, regalandogli anche la vittoria ai BAFTA 2011 come miglior attore non protagonista; per la seconda serie, riceverà una nuova candidatura al premio (vinto poi dal Moriarty di Andrew Scott) e ai Primetime Emmy Awards.

Colpito dalla sua interpretazione in Sherlock, Peter Jackson capisce che Martin è l’unico Bilbo possibile per la sua nuova trasposizione cinematografica tratta da Lo Hobbit di J. R. R. Tolkien: nonostante la prestigiosa offerta, Freeman è sul punto di rifiutare il ruolo a causa del conflitto di scheduling con le riprese della seconda serie di Sherlock, ma con la consapevolezza di non poter affidare il ruolo a nessun altro Jackson è persino disposto a riorganizzare il suo piano di lavoro, in modo da consentire a Martin di volare in Nuova Zelanda una volta concluso il suo impegno con la serie.

martin freeman - hobbit 1La fiducia del regista è ben riposta: con Un Viaggio Inaspettato, primo capitolo di una saga che si svilupperà in una trilogia attingendo a piene mani dalla vasta mitologia sulla Terra di Mezzo, Martin dimostra di essere uno Hobbit assolutamente perfetto, fedele alla pagina scritta e pronto ad assecondare con la giusta sensibilità la lunga corsa della storia; sul set del secondo film La Desolazione di Smaug ritrova virtualmente ( i due non hanno mai recitato fisicamente nella stessa stanza) Cumberbatch, chiamato a prestare voce e movenze in motion capture al temibile Drago dentro la Montagna.

Nonostante il grandissimo successo del film e la notorietà conseguita, l’avventura in Nuova Zelanda non è però tutta rose e fiori: lasciati Amanda e i bambini in Inghilterra, il peso della distanza si fa sentire e Martin si impegna per il futuro a non abbracciare progetti che lo tengano troppo a lungo lontano dai suoi cari.

L’attesissima terza serie di Sherlock, che debutterà sulla BBC l’1 gennaio 2014 ed esplorerà gli effetti del ritorno dalla morte di Holmes sul fedele Watson, rappresenterà al contrario una piccola riunione di famiglia: non nuova alle collaborazioni sul set col compagno, Amanda Abbington vestirà infatti i panni della moglie di John, Mary Morstan.

Anche se impegnato con la Trilogia, Freeman non si adagia sugli allori e inizia presto a guardare al futuro: dopo aver prestato la voce al film d’animazione della Aardman Pirati! Briganti da strapazzo (2012) e aver assistito alla fine del mondo in The World’s End (2013), l’attore tornerà sul piccolo schermo sfoggiando un accento del Minnesota grazie a Fargo, serie tv della Fox prodotta da Joel ed Ethan Coen che proseguirà gli eventi dell’omonimo film con una storia altrettanto nera.

martin freeman - hobbitIl ruolo dell’attore sarà quello di Lester Nygaard (personaggio simile a quello interpretato a suo tempo da William H. Macy) depresso venditore di assicurazioni che vive una spenta esistenza succube di una moglie insopportabile, fino a quando un misterioso straniero di nome Lone Marvo (Billy Bob Thornton) non arriva in città cambiando per sempre la sua vita; Freeman sembra intenzionato a indirizzare la sua carriera su solidi binari, alternando le luci dei grandi blockbuster a produzioni meno colossali e stressanti ma egualmente promettenti.

Nelle parole di Steven Moffat, laddove Benedict Cumberbatch riesce ad incarnare al meglio figure intellettualmente complesse e fuori dagli schemi, Martin Freeman trova invece sempre la poesia nell’uomo comune cogliendo lo straordinario che si nasconde dentro personaggi ordinari coinvolti loro malgrado in situazioni eccezionali; a noi basta guardare nei suoi quieti e malinconici occhi blu, o ascoltare le sue battute taglienti che con fare decisamente british sono spesso in bilico fra puro humour e amaro sarcasmo, per capire che il più amato Watson del piccolo schermo non ha alcuna intenzione di lasciarsi travolgere dall’ onda del successo perdendo di vista le cose importanti: “Alcune persone hanno quel grido nella testa, ma io non credo di averlo mai avuto. Quella cosa del “vivi in fretta – muori giovane”. Nessuno lo vorrebbe veramente – Jimi Hendrix, Janis Joplin – non è un bene. Io voglio vivere con Amanda fino a 70 anni.”

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Martin Freeman sarà ospite al GIFFONI EXPERIENCE 2015

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Continua incessante il lavoro negli uffici di Giffoni: dopo aver annunciato da Cannes i primi ospiti e la selezione ufficiale, ecco uno degli attori più acclamati dalla community del festival per il suo ruolo in Sherlock, Martin Freeman. La star britannica incontrerà i giovani giurati il prossimo 19 luglio, nel corso della 45esima edizione, in programma dal 17 al 26 luglio 2015 a Giffoni Valle Piana (Sa).

martin freeman - hobbitApprezzato per il personaggio di Bilbo Baggins nei tre adattamenti de Lo Hobbit (Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, Lo Hobbit – La desolazione di Smaug e Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate), Freeman è stato pluripremiato anche per le sue interpretazioni in Fargo e Sherlock, conquistando nel 2010 l’Emmy Award e il Premio BAFTA come ‘miglior attore non protagonista’ (per Sherlock) e le nomination ai Golden Globes 2015 e agli Emmy Awards 2014 come ‘miglior attore non protagonista in una miniserie o film per la televisione’ (per Fargo).

Nel 2016 Freeman sarà atteso sul grande schermo con FUN HOUSE, commedia nera diretta da Glenn Ficarra e John Requa con Tina Fey, Margot Robbie e Billy Bob Thornton, basata sul libro della giornalista Kim Barker, “The Taliban Shuffle: Strange Days in Afghanistan and Pakistan”: racconto delle dure giornate della reporter in Afghanistan e Pakistan, durante gli scontri e gli attentati del 2002. Freeman sarà protagonista anche del dramma Funny Cow con John Hannah, Stephen Graham e Maxine Peake, film inglese incentrato sul personaggio di una stand up comedienne, nell’ambiente macho e violento del club dell’Inghilterra del Nord degli anni ’70 e ’80.

Sono sempre più insistenti, invece, le voci che vedono l’attore anche nel cast di The Big Friendly Giant — (The BFG) — di Steven Spielberg in uscita il 22 luglio 2016 nel Regno Unito, in occasione del centenario della nascita di Road Dahl, l’autore dell’omonimo libro per bambini del 1982, pubblicato in Italia nel 1987 col titolo Il Grande Gigante Gentile (il GGG). The BFG di Spielberg sarà un live — action sceneggiato da Melissa Matheson (la stessa di E.T.) e realizzato da DreamWorks Studios. Il libro racconta l’amicizia fra una bambina orfana di nome Sophie e un gigante buono, che regala bei sogni e distrugge gli incubi.

L’attore parteciperà anche al terzo capitolo di Captain America: Civil Warcome rivelato recentemente dalla Marvel Studios. Il film riprende la storia di Age of Ultron, in cui i supereroi dovranno scegliere se stare dalla parte di Iron Man (Robert Downey Jr) o di Captain America.