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Martin Scorsese contro l’industria dello streaming: “L’arte del cinema è svalutata”

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Dopo le ben note riflessioni in merito all’universo dei cinecomic, Martin Scorsese rilascia nuove dichiarazioni che potrebbero ancora una volta fare il giro del mondo. Il celebre regista, infatti, ha pubblicato un lungo saggio dal titolo “Il Maestro”, dedicato a Federico Fellini, sulle pagine di Harper’s Magazine.

Nel saggio, l’autore di capolavori immortali come Taxi Driver, Toro scatenato e Quei bravi ragazzi, riflette sull’odierna situazione dell’industria dello spettacolo, soffermandosi in particolare sull’evoluzione e sul predominio dello streaming, che lo stesso accusa senza mezzi termini: per Scorsese, infatti, i servizi di streaming sono colpevoli di aver ridotto il cinema a mero “contenuto”. 

È proprio su questo concetto che il regista si sofferma con particolare attenzione: “Non più di 15 anni fa, la parola ‘contenuto’ veniva impiegata quando le persone discutevano di cinema a un livello ‘serio’. Questo termine veniva confrontato e al tempo stesso misurato con quello di ‘forma’. Poi, in maniera sempre più graduale, è stato utilizzato da coloro che hanno rilevato le media company, persone che non hanno mai saputo nulla di questa forma d’arte e che nemmeno di sono preoccupate di documentarsi.”

Martin Scorsese tra streaming, “contenuto” e algoritmi

Scorsese, pur riconoscendo che i servizi di streaming hanno consentito la distribuzione delle sue ultime fatiche (The Irishman, prodotto da Netflix, e l’atteso Killers of the Flower Moon, prodotto da Apple), sostiene che oggi “l’arte del cinema viene svalutata” e che la parola “contenuto” sia diventata “un termine commerciale per tutte le immagini in movimento”, indipendentemente dal fatto che si parli di un film di David Lean, di uno spot del Super Bowl, di un cinecomic o di un episodio di una serie tv.

Il regista spiega: “È un termine collegato non più all’esperienza della sala, quello di ‘contenuto’, ma alla visione domestica, sulle piattaforme di streaming, che hanno superato l’esperienza cinematografica, così come Amazon ha spodestato i negozi fisici. Da un lato, questo è stato positivo per i registi, me compreso. Dall’altra parte, ha creato una situazione in cui tutto viene presentato allo spettatore in condizioni di parità, che suona come una cosa democratica, ma in realtà non lo è. Se un’ulteriore visione è “suggerita” da algoritmi basati su ciò che hai già visto, e i suggerimenti si basano solo sull’argomento o sul genere, allora cosa fa tutto questo per l’arte del cinema?”

Martin Scorsese chiude il discorso sui film Marvel e spiega perché non sono cinema

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La parola fine a questa sterile e spesso mal interpretata polemica scaturita da un commento di Martin Scorsese sui film Marvel (descritti come parchi a tema e quanto di più lontano dal concetto di cinema), la mette proprio il regista in una lunga, sentita e malinconica lettera pubblicata sul New York Times, in cui l’autore di The Irishman passa in rassegna ogni sfumatura di quella “infame” dichiarazione.

Quando ero in Inghilterra all’inizio di ottobre, ho rilasciato un’intervista ad Empire. Mi è stata posta una domanda sui film Marvel. Ho risposto. Ho detto che ho provato a guardarne alcuni e che non fanno per me, che mi sembrano più vicini a dei parchi a tema che a dei film per come li ho conosciuti e amati nella mia vita. E che, alla fine, non penso che siano cinema […] 

[…] Alcune persone sembrano aver preso l’ultima parte della mia risposta come un’offesa o come la prova del mio odio per la Marvel. Se qualcuno è intenzionato a caratterizzare le mie parole in quella luce, non c’è niente che io possa fare per ostacolarlo. So che se fossi più giovane e che se avessi raggiunto la maturità in un altro momento, sarei probabilmente entusiasta per questi film e forse avrei persino voluto crearne uno io stesso. Ma sono cresciuto in un altro periodo e ho sviluppato una concezione dei film – di quello che erano e di quello che avrebbero potuto essere – che è più lontana dall’Universo Marvel di quanto noi sulla Terra lo siamo da Alpha Centauri“.

The Irishman, leggi la recensione del film di Martin Scorsese

Per me, per i cineasti che ho imparato ad amare e rispettare, e per gli amici che hanno iniziato a girare film nello stesso periodo in cui l’ho fatto io, il cinema era rivelazione – estetica, emotiva e spirituale. Riguardava i personaggi – la complessità delle persone e la loro natura contraddittoria e talvolta paradossale, il modo in cui possono farsi del male, amarsi l’un l’altro e improvvisamente ritrovarsi faccia a faccia con se stessi. Si trattava di affrontare l’imprevisto sullo schermo e nella vita che il cinema drammatizzava e interpretava, allargando il senso di ciò che era possibile nell’arte. E quella era la chiave per noi: era una forma d’arte.”

Scorsese ha poi continuato scrivendo che “Sessanta o settanta anni dopo, stiamo ancora guardando questi film e ci meravigliamo di fronte a loro. Ma sono i brividi e gli shock che ancora ci ammaliano? Io non credo. I set di Intrigo internazionale sono sorprendenti, ma non sarebbero altro che una successione di dinamiche ed eleganti composizioni e tagli, senza le emozioni dolorose al centro della storia o l’assoluta perdita del personaggio di Cary Grant.

Alcuni sostengono che i film di Hitchcock avevano una somiglianza tra di loro, e forse è vero – lo stesso Hitchcock ha riflettuto a tal proposito. Ma la somiglianza che troviamo tra i film dei franchise di oggi è tutta un’altra cosa. Molti degli elementi che definiscono il cinema come io conosco sono presenti nei film della Marvel. Ciò che non c’è è la rivelazione, il mistero o il genuino pericolo emotivo. Niente è a rischio. I film sono realizzati per soddisfare una serie specifica di esigenze e sono progettati come variazioni di un numero finito di temi.

“Sono sequel nel nome, ma sono remake nello spirito. E ogni cosa in essi non potrebbe essere fatta diversamente. Questa è la natura dei franchise cinematografici moderni: prodotti di ricerche di mercato, testati appositamente per il pubblico, verificati, modificati, rivisti e rimodificati fino a quando non sono pronti per il consumo. Un altro modo di dirlo, sarebbe che si tratta di tutto ciò che i film di Paul Thomas Anderson, di Claire Denis, di Spike Lee, di Ari Aster, di Kathryn Bigelow o Wes Anderson non sono. Quando guardo un film di uno di quei registi, so che vedrò qualcosa di assolutamente nuovo che mi porterà a fare esperienze inaspettate e forse persino inimitabili. La mia concezione di ciò che è possibile raccontare attraverso storie con immagini in movimento e suoni, verrà ampliata.”

Martin Scorsese e i cinecomic: ecco tutta la verità

Quindi, potreste chiedervi, qual è il mio problema? Perché non lasciare semplicemente che i film sui supereroi e altri franchise facciano il loro lavoro? Il motivo è semplice. In molti luoghi di questo Paese e in tutto il mondo, i franchise sono ora la vostra scelta principale se volete vedere qualcosa sul grande schermo. È un momento pericoloso per la cinematografia e oggi abbiamo meno cinema indipendente che mai. L’equazione è stata capovolta e lo streaming è diventato il metodo di fruizione principale. Tuttavia, non conosco un singolo regista che non vorrebbe creare un film per il grande schermo, da proiettare davanti al pubblico nei cinema.

Io ne faccio parte. E sto parlando da persona che ha appena realizzato un film per Netflix. Questo, e solo questo, ci ha permesso di realizzare The Irishman nel modo in cui volevamo farlo, e per questo sarò sempre grato. Vorrei che il film venisse proiettato nei cinema per un periodo di tempo più lungo? Certo che lo vorrei. Ma non importa con chi realizzi il tuo film, il fatto è che gli schermi nella maggior parte dei multiplex sono affollati da franchise. E se state per dire che è semplicemente una questione di domanda e offerta, e di dare alle persone ciò che vogliono, sono in disaccordo. Se alle persone viene dato solo un genere di cose, e viene venduto all’infinito solo quello, ovviamente ne vorranno di più.”

La riflessione passa poi al lato industriale della questione, che poi è il vero nocciolo del discorso del regista: “Negli ultimi 20 anni, come tutti sappiamo, l’industria del cinema è cambiata su ogni fronte. Ma il cambiamento più inquietante è avvenuto di soppiatto e nella notte: la graduale, ma costante eliminazione del rischio. Molti film oggi sono prodotti perfetti e fabbricati per un consumo immediato. Molti di loro sono ben realizzati da team composti da persone di talento. Tuttavia, mancano di qualcosa che è essenziale per il cinema: la visione unificante di un singolo artista. Perché, ovviamente, il singolo artista è il fattore più rischioso di tutti.

Non sto certamente insinuando che i film dovrebbero essere una forma d’arte sovvenzionata o che lo siano mai stati. Quando il sistema degli Studios di Hollywood era ancora vivo e vegeto, la tensione tra gli artisti e le persone che gestivano il business era costante ed intensa, ma era una tensione produttiva che ci ha dato alcuni dei più grandi film mai realizzati. Nelle parole di Bob Dylan, i migliori erano “eroici e visionari.  Oggi, questa tensione è scomparsa, e in molti nel settore hanno un’assoluta indifferenza verso il concetto di arte e un atteggiamento nei confronti della storia del cinema che è allo stesso tempo sprezzante e proprietario – una combinazione letale. La situazione, purtroppo, è che ora abbiamo due campi separati: c’è l’intrattenimento audiovisivo e c’è il cinema. Di tanto in tanto si sovrappongono, ma sta diventando sempre più raro. E temo che il dominio finanziario dell’uno venga utilizzato per emarginare e persino sminuire l’esistenza dell’altro.”

Martin Scorsese su The Irishman, Netflix, la produzione a Hollywood e i cinecomic

Fonte: New York Times

Martin Scorsese chiarisce la sua dichiarazione sui cinecomic

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Martin Scorsese chiarisce la sua dichiarazione sui cinecomic

Ha fatto molto discutere, alcuni giorni fa, l’affermazione di Martin Scorsese secondo il quale i cinecomic Marvel non sono cinema, ma dei “parchi a tema”. Le reazioni dei colleghi, coinvolti in queste produzioni, sono state numerose e non si sono fatte attendere, ma in occasione della presentazione di The Irishman a Londra, il regista newyorkese è tornato sull’argomento, spiegando la sua posizione.

Scorsese non ha rivisto la sua dichiarazione ma ha approfondito quello che aveva accennato il precedenza, spiegando che i film Marvel sono effettivamente come un parco a tema e che i cinema stessi sono diventati dei parchi di divertimento. Questo non è un male in assoluto, secondo il regista, ma è qualcosa di differente dal cinema. Inoltre, Martin Scorsese ha parlato di invasione dei cinecomic, ovvero che le sale sono piene di questo genere di film, e solo questo. Invece “i gestori delle sale dovrebbero ribellarsi, e promuovere la possibilità di proiettare i film narrativi, che possono essere anche riprese di tre ore. Un film narrativo non deve essere per forza una storia convenzionale con inizio, svolgimento e fine.”

In questo modo, il regista ha spiegato che non è contrario al genere cinecomic in sé ma che è spaventato dall’appiattimento dell’offerta nelle sale, cosa che effettivamente si sta verificando da qualche tempo, soprattutto perché in questo modo si mettono da parte le forme di narrazione alternative.

Dopo l’esordio al New York Film Festival, The Irishman è stato presentato a Londra e adesso arriverà anche alla Festa del Cinema di Roma, al via il prossimo 17 ottobre, prima di sbarcare ufficialmente su Netflix.

Martin Scorsese attore per Julian Schnabel in Hand of Dante

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Martin Scorsese attore per Julian Schnabel in Hand of Dante

Martin Scorsese sarà presto sul grande schermo ma davanti alla macchina da presa. Il grande regista, che riceverà l’Orso d’Oro onorario al Festival di Berlino, interpreterà un anziano saggio che influenza Dante Alighieri mentre scrive “La Divina Commedia” nel prossimo giallo di Julian Schnabel, Hand of Dante.

Scorsese ha fatto dei cameo in molti dei suoi film e occasionalmente abbia recitato in film di altri registi, ha interpretato Vincent van Gogh in un segmento del film di Akira Kurosawa del 1990 “Dreams” e ha anche doppiato il pesce palla strozzino in “Shark Tale”. – questo ruolo probabilmente sarà tra i più carnosi. “È straordinario nel film“, dice Schnabel a Variety, definendo la parte di Scorsese “un ruolo brillante e importante” e aggiungendo: “Non puoi distogliere lo sguardo da lui“.

Hand of Dante presenta un cast stellare che comprende Oscar Isaac, Gal Gadot, Jason Momoa, Gerard Butler e Al Pacino. È basato sull’omonimo libro di Nick Tosches, che ruota attorno a un manoscritto de “La Divina Commedia” di Dante Alighieri che si trova nella Biblioteca Vaticana. L’opera passa da un prete a un boss della mafia di New York City, dove viene portata da Tosches dopo che gli è stato chiesto di verificarne l’autenticità. Quindi, come Dante, Tosches intraprende il suo viaggio. Ma la narrazione di Hand of Dante percorre anche il periodo tra il XIV e il XXI secolo, con alcuni personaggi che hanno vite parallele in epoche diverse.

Martin Scorsese con il suo Killers of the Flower Moon è trai protagonisti della stagione dei premi 2024 che culminerà con la notte degli Oscar il prossimo 10 marzo. Anche in questo film, nel finale, il regista si è ritagliato un breve e commovente cameo.

Martin Scorsese annuncia la fine delle riprese di The Irishman

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Martin Scorsese annuncia la fine delle riprese di The Irishman

Martin Scorsese in persona ha annunciato finalmente la fine delle riprese del suo nuovo film, The Irishman, direttamente sul suo account Instagram:

The Irishman: foto dal set, Al Pacino irriconoscibile

Prendete uno dei più grandi registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori, Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino. Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan (Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei distributori di tutto il mondo.

Non poteva essere altrimenti, per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e felici”.

Nel cast di The Irishman Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino, Ray Romano, Harvey Keitel, Anna Paquin e Jack Huston.

Martin Scorsese ancora sulla Marvel: “Ricordo che faceva fumetti”

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Il leggendario regista Martin Scorsese ha ammesso di non sapere quali siano i supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel… e, a quanto pare, non gli interessa saperlo! Le recenti dichiarazioni di Scorsese (“I film di supereroi non sono cinema”) hanno fatto il giro del mondo e scatenato le ieri di tantissimi fan della Casa delle Idee. C’è anche però chi ha saputo ironizzare sulla questione, come la stessa figlia del regista, Francesca, che ha ben pensato di incartare i regali di Natale indirizzati al suo illustre papà con della carta a tema Marvel!

Certo, per alcuni, pensare che Martin Scorsese non sappia neanche chi siano i supereroi Marvel può essere semplicemente assurdo, dal momento che Avengers: Endgame è diventato il più grande incasso nella storia del cinema, con il marketing del film che ha invaso praticamente ogni tipo di media. Ma anche prima del successo di Endgame, la Marvel ha dominato il box office mondiale per oltre un decennio. Il primo film del MCU, Iron Man, uscito nel 2008, ha sancito l’inizio di una nuova era per i film di supereroi e ha contribuito a rilanciare la carriera di Robert Downey Jr.; dall’uscita del film, i personaggi e le storie del MCU sono diventati sempre più interconnessi, fino al culmine di un arco narrativo lungo ben 11 anni, la chiusura di un cerchio rappresentata appunto da Endgame. 

Ospite di una delle celebri roundtable di THR organizzata in occasione dell’award season, Martin Scorsese ha risposto candidamente alle critiche che gli sono state mosse per i suoi commenti in merito ai film di supereroi. Quando il moderatore della tavola rotonda ha sottolineato che il regista avesse espressamente criticato i film della Marvel, lo stesso Scorsese ha replicato: “Ho detto film di supereroi, non ho mai detto film della Marvel. Neanche conosco i supereroi della Marvel. Mi ricordo che la Marvel realizzava fumetti”. 

Tornando invece sulle sue dichiarazioni secondo le quali i film di supereroi non sarebbero cinema ma soltanto dei grandi parchi giochi, il regista ha preferito anche una volta spiegarsi meglio: “Ricordo che quando venne costruita Disneyland, una delle aspirazioni degli studio era quella di diventare importante nella cultura americana proprio come Disneyland. Il primo studio a fare una cosa del genere è stata la Universal con i suoi tour, con i suoi blockbuster in cima alle attrazioni. Il senso dei parchi a tema è sempre stato questo. Non è una cosa cattiva. Tutti si divertono nei parchi giochi. Soltanto che adesso in un parco divertimenti ci sono anche i film.”

Fonte: ScreenRant

Martin Scorsese alla regia di un biopic musicale sui Grateful Dead con Jonah Hill

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Martin Scorsese è al lavoro su un film biografico musicale sui Grateful Dead, con Jonah Hill che reciterà nei panni dell’iconico frontman della rock band Jerry Garcia. Il progetto riunisce Scorsese e Hill per la prima volta da The Wolf of Wall Street del 2013. Oltre alla regia, Scorsese sarà produttore insieme all’attore.

Non è chiaro quale periodo della storia della band sarà raccontato dal film ancora senza titolo. I Grateful Dead si sono formati nella Bay Area nel 1965 e sono diventati uno dei simboli chiave della controcultura dopo aver pubblicato l’album di debutto nel 1967. Insieme a Garcia, i membri fondatori includono Bob Weir, Ron McKernan, Phil Lesh e Bill Kreutzmann.

Il film è in fase di sviluppo presso Apple, dove Scorsese sta attualmente lavorando al suo tanto chiacchierato film, Killers of the Flower Moon, un dramma criminale con Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Jesse Plemons.

Scott Alexander e Larry Karaszewski, che hanno lavorato a The People v. O.J. Simpson e Ed Wood, sono stati scelti per scrivere la sceneggiatura.

Martin Scorsese è stato coinvolto in diversi documentari musicali di alto profilo, dal lavoro al documentario di Michael Wadleigh del 1970 Woodstock alla regia The Last Waltz del 1978, George Harrison: Living in the Material World del 2011 e Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story.

Al momento non è noto quando il film entrerà in produzione, ma Scorsese è già esperto nella storia della band. Nel 2017, è stato produttore esecutivo di una serie di documentari in sei parti sui Grateful Dead intitolata Long Strange Trip. Nell’annuncio di quel progetto, Scorsese ha definito i Grateful Dead “più di una semplice band“. Ha affermato: “Erano il loro pianeta, popolato da milioni di fan devoti“.

Fonte

Martin Scorsese a lavoro su Silence con Andrew Garfield

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Martin Scorsese a lavoro su Silence con Andrew Garfield

Dopo due decenni di trattative e problemi legali, Martin Scorsese riuscirà a realizzare il suo Silence, film ambientato nel 17esimo secolo che segue le vicende di un gruppo di missionari inviati in Giappone per indagare sulle torture inflitte ai cristiani dall’Imperatore. Dopo aver terminato le riprese di The Wolf of Wall Street, il regista ha infatti cominciato il lavoro su quest’altro progeto, trovando subito un protagonista. Si tratta di Andrew Garfield, in questi giorni a lavoro sul set di The Amazing Spiedr-Man 2. Il ruolo di Garfield sarà quello di padre Rodrigues, un padre gesuita. Nel film sarà ricostruito un periodo storico in cui i cristiani erano costretti, nelle terre asiatiche, a praticare clandestinamente il loro culto. Nel cast anche Ken Watanabe e Issei Ogat. Così Martin Scorsese ha risposto alle domande sulla natura religiosa del suo progetto: “si tratta di un soggetto religioso, ma il mistero che intendo raccontare è il conflitto di Rodrigues con se stesso e l’essenza del cristianesimo – che è qualcosa in cui credo fermamente – è senza tempo e ha a che fare con chi siamo come esseri umani“.Fonte: bestmovie

Martin Mystère ospite d’onore a Nera D’Inchiostro

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Martin Mystère ospite d’onore a Nera D’Inchiostro

Martin MystèreQuando la passione per il fumetto supera gli ostacoli, nascono progetti unici. In questo modo prende vita l’albo speciale di Martin Mystère disponibile durante la manifestazione “Nera D’Inchiostro”, a Narni dal 29 al 31 Maggio 2015. Fabrizio Mazzotta (Direttore del doppiaggio e fumettista) scrive, con l’approvazione di Alfredo Castelli, “La Mummia Eterna”; racconto che vede incrociarsi la storia della mummia di Eroli alle caratteristiche che fanno, del personaggio di casa Bonelli, ciò che oggi rappresenta. Ai disegni una squadra di tutto rispetto composta da Mauro Laurenti (Zagor, Dampyr) e i disegnatori della BUGS Comics: Valerio Giangiordano, Cristiano Crescenzi e Alessio Maruccia. Assieme, questi straordinari autori, hanno dato vita al prodotto che potrete trovare solo ed esclusivamente a Nera D’Inchiostro e che verrà distribuito gratuitamente ai visitatori. Vi aspettiamo! Per ulteriori informazioni:

http://giovannadeglinnoce.wix.com/neradinchiostro
www.bugscomics.com
www.facebook.com/bugscomics

Martin McDonagh su Gli Spiriti dell’Isola: “Volevo lavorare di nuovo con Brendan Gleeson e Colin Farrell”

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Trai film più attesi del Concorso di Venezia 79 c’è sicuramente The Banshees of Inisherin, che uscirà in Italia con il titolo: Gli Spiriti dell’Isola. Scritto e diretto da Martin McDonagh, che torna al Lido dopo cinque anni, il film vede il regista e sceneggiatore lavorare di nuovo con Brendan Gleeson e Colin Farrell, che aveva già diretto nel 2008 in In Bruges – La coscienza dell’assassino.

E McDonagh non ci gira molto intorno, dichiarando che il principale motivo che lo ha spinto a fare questo film è stato che “volevo di nuovo questi due ragazzi insieme, visto quanto ci eravamo divertiti in In Bruges. Da sempre volevamo fare di nuovo qualcosa insieme. Colin e Brendan sono stati il seme dell’idea.” E sulla location, invece, l’isola di Inisherin, McDonagh ha detto: “Lavorare in quel posto è stato maestoso, da bimbo ci andavo sempre, è il posto dove è cresciuto mio padre.”

Sembra davvero che il sentimento sia condiviso, dal momento che sia Gleeson che Farrell hanno espresso parole di stima e affetto reciproci. “Ho sempre sperato di lavorare di nuovo con loro. Con quel film abbiamo avuto un periodo così felice che speravamo di rifarlo insieme.” ha detto Gleeson. Mentre Farrell, che ha collaborato con McDonagh più spesso, ha dichiarato: “Non riesco a immaginare di riuscire a essere capace di trasmettere qualcosa che scrive Martin perché è uno scrittore così straordinario e sono sempre così profondamente commosso emotivamente e psicologicamente dai mondi che crea e dai personaggi che disegna”, e ha poi aggiunto sulla sua co-star: “Mi mancava Brendan, erano 14 anni che non ci lavoravo e tornare a viverlo sul set è stato bello, come se non ci fossimo mai lasciati.”

Il film si distingue, oltre che per l’ottimo script, da sempre garanzia di Martin McDonagh, anche per una grande sinergia trai due attori protagonisti, che mettono in scena un’amicizia maschile davvero insolita. Gleeson, in particolare, commenta: “Sono felice di vedere l’amicizia maschile come qualcosa di prezioso nel momento in cui il riadattamento delle relazioni di tutti con tutti è in fase di riconsiderazione. Il valore dell’amicizia maschile rispetto a un bromance per me è molto profondo e pertinente in questo momento.”

Ma anche la conversazione e la comunicazione tra le persone è un punto cardine della storia di Gli Spiriti dell’Isola, tanto che Colin Farrell spiega: “Conversazione, condivisione di pensieri e sentimenti reciproci. È un mondo così veloce che è facile affrettare i giudizi sull’altro, siamo così veloci ora a giudicare che è facilissimo cancellare le relazioni, anche con la cancel culture e tutte queste cose. Ma riuscire a parlare davvero, conversare e scambiare idee in un modo che sia tanto aperto al cambiamento della tua opinione quanto all’essere condiviso è una cosa meravigliosa. Non credo che è un modo di fare che morirà mai anche se è stato un po’ soppiantato dalla tecnologia.”

Gli Spiriti dell’Isola sarà distribuito da Disney nelle nostre sale a partire dal 2 febbraio 2023.

Martin McDonagh dirigerà di nuovo Colin Farrell e Brendan Gleeson

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Martin McDonagh ha scelto il suo prossimo film, che lo vedrà di nuovo dirigere la coppia formata da Colin Farrell e Brendan Gleeson. I due attori erano già stati protagonisti del bellissimo In Bruges. Il nuovo film si intitola The Banshees of Inisheer.

Il film è ambientato su una remota isola irlandese e i due attori interpreteranno due amici che si ritrovano in una situazione di stallo quando uno dei due interrompe bruscamente la loro relazione con conseguenze allarmanti per entrambi. Le riprese si svolgeranno quest’estate.

Lo scrittore-regista ha collaborato con entrambi gli attori, oltre a Ralph Fiennes, nella commedia nera del 2008, In Bruges, in cui Farrell ha interpretato un sicario che viene portato nella pittoresca città del Belgio per distrarsi e divertirsi, prima di essere fatto fuori da un collega (Gleeson). Si scopre però che il sicario progetta di suicidarsi a causa di un colpo mal riuscito – un bambino è stato ucciso – e quando il suo amico ferma il suo tentativo di suicidio e si rifiuta di scacciarlo, entrambi gli assassini vengono presi di mira dal loro capo (Fiennes). Il film ha segnato un grande debutto alla regia per McDonagh.

Il film precedente di McDonagh, prodotto sempre dalla Searchlight, è stato Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, che ha vinto due premi Oscar, a Frances McDormand e Sam Rockwell.

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Martin Lawrence: 10 cose che non sai sull’attore

Martin Lawrence: 10 cose che non sai sull’attore

Apprezzato attore comico, Martin Lawrence si è negli anni costruito una carriera partecipando a film di grande impatto, svelando buone doti attoriali in generi sempre diversi e talvolta opposti alla commedia. Nell’ultimo periodo la sua carriera sembrava essere stata oscurata, ma l’attore si è fatto trovare pronto nel momento in cui un vecchio e celebre ruolo del passato ha richiesto nuovamente la sua presenza. Lawrence è così prossimo ad una nuova incursione cinematografica, che potrà far riscoprire le sue abilità.

Ecco 10 cose che non sai su Martin Lawrence.

Martin Lawrence: i suoi film

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore ha esordito al cinema con il film Fa’ la cosa giusta (1989), per poi recitare nei film House Party (1990), House Party 2 (1991), Il principe delle donne (1992) e Bad Boys (1995), dove recita accanto all’attore Will Smith e ottiene una buona popolarità. Negli anni seguenti recita in La linea sottile tra odio e amore (1996), Life (1999), Da ladro a poliziotto (1999), Big Mama (2000) e Bad Boys II (2003). Tra gli ultimi film interpretati dall’attore si annoverano FBI: Operazione tata (2006), Svalvolati on the road (2007), In viaggio per il college (2008), Il funerale è servito (2010) e Big Mama – Tale padre, tale figlio (2011). Nel 2019 l’attore torna a recitare al cinema nei film The Beach Bum (2019) e Bad Boys for Life (2020), nuovo capitolo della trilogia comedy-action.

2. Ha recitato anche in televisione. L’attore intraprende la propria carriera recitando in televisione nella serie What’s Happening Now! (1987-1988). Successivamente recita nei film per la TV A Little Bit Strange (1989), Hammer, Slammer, & Slade (1990) e Private Times (1991). Ottiene poi grande popolarità recitando da protagonista nella serie Martin (1992-1997). Lawrence torna poi a recitare in televisione nel 2014 nella serie Partners.

3. Si è affermato come produttore. Nel corso degli anni l’attore ha svolto anche il ruolo di produttore, in particolare per progetti in cui era coinvolto anche come interprete. Tra questi si annoverano i film La linea sottile tra odio e amore, e Big Mama, FBI: Operazione tata, come anche le serie TV Martin, 1st Amendement Stand Up e Partners.

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Martin Lawrence è su Instagram

4. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 6,3 milioni di persone. All’interno di questo Lawrence è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano inoltre immagini promozionali dei suoi progetti da interprete, o foto tratte dagli eventi mondani a cui l’attore prende parte.

Martin Lawrence: l’incidente avuto dall’attore

5. Ha avuto problemi di salute. Mentre si preparava per le riprese del film Big Mama, l’attore decise di fare una corsa per mantenersi in movimento. Sfortunatamente però, Lawrence scelse una calda giornata estiva, che lo gettò in uno stato di disidratazione tale da perdere i sensi e rimanere in coma per tre giorni. A salvarlo fu l’intervento tempestivo dei medici.

Martin Lawrence in Bad Boys

6. Ha improvvisato molte scene. Il regista Michael Bay si era dichiarato scontento della sceneggiatura del film, chiedendo perciò ai due attori protagonisti di improvvisare buona parte delle scene. Il successo del film venne così dalla grande chimica di coppia sfoggiata a riguardo tra Lawrence e Smith.

7. Non credeva si sarebbe realizzato un terzo film. Nel 2017 l’annunciato terzo capitolo della serie fu privato, da parte della casa di produzione, di una data ufficiale di rilascio. Questa notizia portò Lawrence a convincersi che il film non si sarebbe mai realizzato, anche per via dei numerosi altri impegni dell’attore Will Smith. Tuttavia, infine, il film ottenne una nuova data di distribuzione, e fu ufficialmente confermato dai due interpreti.

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Martin Lawrence in Big Mama

8. Il suo vestito è stato ripensato in seguito al suo incidente. Dopo aver superato l’incidente che lo gettò in alcuni giorni di coma, dovuto ad un eccessivo colpo di calore, si pensò di riadattare il pesante costume che l’attore avrebbe dovuto indossare in Big Mama. Questo fu infatti reso più leggero e traspirante, così da evitare a Lawrence eventuali nuovi problemi di salute.

Martin Lawrence: il suo 2019

9. È pronto a tornare al cinema. Nel 2019 l’attore ha annunciato il suo ritorno sul grande schermo con il film Bad Boys for life, che lo vede riunirsi accanto a Will Smith, riprendendo il ruolo del detective Marcus Burnett.

Martin Lawrence età e altezza

10. Martin Lawrence è nato a Francoforte sul Meno, in Germania, il 16 aprile 1965. L’attore è alto complessivamente 171 centimetri.

Fonte: IMDb

Martin Freeman: intervista dal Romics 2018

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Martin Freeman: intervista dal Romics 2018

Martin Freeman è stato il primo attore a vincere il Romics D’Oro nell’ambito del Romics 2018 e di seguito ecco la nostra intervista con l’interprete che vedremo in sala, dal 19 aprile, in Ghost Stories, distribuito da Adler Entertainment.

[brid video=”383732″ player=”15690″ title=”Martin Freeman ci parla di Infinity War e del futuro di Everett K. Ross”]

Martin Freeman: intervista dal Romics 2018

Martin Freeman è stato trai protagonisti di Black Panther, al cinema lo scorso febbraio, film che rientra nel Marvel Cinematic Universe e che ha registrato record di incassi in tutto il mondo.

L’attore tornerà in futuro nei panni di Everett Ross nel MCU, ma lo vedremo anche in Cargo, film post-apocalittico in cui interpreta un padre che farà di tutto per tenere in vita suo figlio, e in Ode to Joy, al fianco di Morena Baccarin.

Martin Freeman: 10 cose che non sai sull’attore

Martin Freeman: 10 cose che non sai sull’attore

Martin Freeman è uno degli attori inglesi più famosi degli ultimi anni, soprattutto grazie a Sherlock  e Lo Hobbit, che l’hanno reso uno dei “principi nerd” degli ultimi anni (parole sue). Sapete tutto su John Watson, su Bilbo, su Fargo. Avete seguito la sua carriera degli ultimi anni, siete fan di lui e di Benedict Cumberbatch, attendete con ansia i suoi prossimi ruoli.

Ma c’è qualcosa che non sapete su Martin Freeman? Ecco dieci curiosità su di lui:

Martin Freeman: i film

1. Martin Freeman: gli inizi e la carriera. Martin è nato in Inghilterra l’8 settembre 1971, ed è cresciuto a Londra. Dopo aver frequentato la Central School of Speech and Drama, ha preso parte a diverse produzioni del National Theatre di Londra, e ha cominciato a lavorare in televisione sin dalla fine degli anni Novanta. È all’inizio degli anni Duemila che la sua carriera, però, subisce un’impennata, quando comincia a recitare in diversi episodi di parecchie serie TV, tra cui World of Pub, Helen West, Charles II: The power and the Passion e The Office, amatissima serie comica britannica che lo rende piuttosto famoso. Nel frattempo, comincia a recitare al cinema, in film come Ali G (2002), Love Actually – L’more davvero (2003).

2. Martin Freeman: i film e le serie TV. Martin Freeman lavora senza sosta: dopo The Office, recita ne L’alba dei morti dementi (2004), nella serie Hardware, in Guida galattica per autostoppisti (2005), nella serie Ti presento i Robinson (2005), in Complicità e sospetti (2006), Dedication (2007), Hot Fuzz (2007), Nightwatching (2007), nella miniserie Boys Meets Girl (2009), Nativity! (2009), (S)ex List (2011), e come doppiatore per Pirati! Briganti da strapazzo (2012). Nel 2010 comincia a recitare in Sherlock, il 2012 è l’anno de Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (seguito da La desolazione di Smaug e La battaglia delle cinque armate rispettivamente nel 2013 e nel 2014), e nel 2014 arriva Fargo. Oramai uno degli attori più famosi al mondo, recita in diversi film tra cui Animals (2012), Svengali (2013), La fine del mondo (2013), Whiskey Tango Foxtrot (2016), Captain America: Civil War (2016). Negli ultimi due anni, Martin Freeman recita in film come Carnage: Swallowing the Past (2017), Cargo (2017), e Black Panther (2018), Ghost Stories (2018). Nel 2019 ha interpretato Thomas in The Operative – Sotto copertura, Charlie in Ode to Joy. Nel 2019 è stato protagonista della miniserieA Confession nei panni del Det. Supt. Stephen Fulcher. Dal 2020 – in corso è il protagonista della serie tv Breeders nei panni di Paul. Nel 2022 riprenderà il ruolo di Everett K. Ross in Black Panther 2.

Martin Freeman in Fargo

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3. Martin Freeman per Fargo non ha fatto nemmeno un provino. Martin Freeman, in Fargo, esibisce un perfetto accento del Minnesota. E, a quanto pare, i produttori della serie non hanno fatto fare un provino all’attore, nemmeno per verificare fosse in grado di fare un accento americano convincente. “Non ho fatto il provino per Fargo, mi è stata fatta direttamente un’offerta” ha raccontato, “Ma le cose sarebbero potute andare molto, molto male. (…) Fortunatamente, non sono male con gli accenti”.

4. Martin Freeman ha imparato a guidare per Fargo. Sarà stato scelto sulla fiducia, ma Martin Freeman per Fargo ha dovuto imparare qualcosa: a guidare. Avete presente, nella puntata I mastini di Baskerville di Sherlock, quando Sherlock e Watson guidano in campagna? Inizialmente, doveva essere John a guidare per l’amico, ma i piani furono cambiato perché Martin Freeman non sapeva guidare. Per Fargo, però, ha imparato.

Martin Freeman: Lo Hobbit

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5. Martin Freeman e Lo Hobbit: per poco non ha rinunciato al ruolo di Bilbo. Oltre al ruolo di John Watson in Sherlock, quello di Bilbo ne Lo Hobbit è sicuramente uno dei più importanti della sua carriera. E pensare che per poco non ci ha rinunciato a causa di una sovrapposizione con le riprese di Sherlock. Fortunatamente, Peter Jackson ci teneva così tanto ad averlo nel film che riuscì a spostare alcune date in modo tale da permettere la sua presenza sul set. Secondo il regista, infatti, Freeman è “nato per quel ruolo”.

Martin Freeman: Sherlock

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6. Martin Freeman e Sherlock: odia i baffi di Watson. Per la maggior parte della serie, il John Watson di Martin Freeman non ha i baffi. E per fortuna, perché Martin stesso non ne è esattamente un fan. Durante le riprese di La casa vuota, infatti, l’attore trovò i baffi finti che dovette indossare fastidiosi e poco lusinghieri. Quando gli fu chiesto di indossarli, Martin scherzò dicendo “Ma io sono un sex symbol!”

7. Martin Freeman e Sherlock: quanto durerà? Quando il Financial Times ha fatto domande a Martin Freeman su Sherlock, la sua risposta ha turbato non pochi. L’attore ha infatti dichiarato: “Tutto quello che posso dire… è che mi piace che le cose abbiano una fine… Sono sempre felice di fermarmi prima che le persone ti dicano di fermarti, o i Beatles starebbero ancora suonando. Sono molto, molto felice che abbiano detto ‘Ok, così è abbastanza’”.

Benedict Cumberbatch e Martin Freeman

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8. Benedict Cumberbatch e Martin Freeman: ostilità per colpa di Sherlock. Martin Freeman ha parlato di Sherlock più di una volta, dicendo che oramai, per lui “non è più divertente”. A rovinare la sua esperienza sembra siano state le aspettative dei fan, e ora sente la cosa più come un dovere verso di loro, che come un piacere. “Sono molto grato per il loro supporto, ma è tutto qui” ha detto. Benedict Cumberbatch ha commentato la cosa, dicendo: “È abbastanza patetico (…) Per colpa delle aspettative? Non sono d’accordo su questo.” A quanto pare, i due non sono mai stati particolarmente amici, ma sembra che le recenti ostilità tra i due siano tra i motivi per cui la quinta stagione non è ancora diventata realtà.

Martin Freeman e Amanda Abbington

9. Martin Freeman e Amanda Abbington si sono lasciati prima di recitare insieme in Sherlock. Nella serie, la coppia John/Mary comincia ad avere dei problemi dopo la nascita del figlio. Nello stesso periodo, i due, sposati da sedici anni, hanno annunciato la loro separazione. Riguardo alla rottura tra Martin Freeman e Amanda Abbington, avvenuta nel 2016, l’attrice ha raccontato: “Martin e io restiamo migliori amici e ci vogliamo bene, la cosa è stata completamente amichevole (…) È triste, perché pensi che starai con quella persona per sempre, ma o si fa così o ci si lascia, ed entrambi siamo giunti alla decisione che lasciarsi era la cosa migliore per noi. Siamo stati molto fortunati a rompere le cose in modo così netto, soprattutto per i bambini”. A quanto pare, tra le cause della rottura, ci sono il successo e gli impegni di John, che l’hanno tenuto lontano da casa: “Non puoi stare lontano dalle persone per troppo tempo, perché cominci a funzionare per conto tuo, e ti abitui ad essere separato dalla persona con la quale dovresti stare”, ha raccontato la Abbington.

10. Martin Freeman non va d’accordo con la tecnologia. “Odio il fatto che buona parte delle nostre vite sia computerizzata, piuttosto che meccanizzata. Da una parte, ci viene costantemente detto di riciclare e risparmiare, e dall’altra ci viene detto che dobbiamo comprare il gadget uscito tre settimane dopo l’ultimo gadget che hai comprato. È davvero assurdo”.

Fonti: Financial Times, The Sun, Telegraph, Biography, Sherlock’s Home, IMDb

Martin Freeman, da Baker Street alla Terra di Mezzo

Martin Freeman, da Baker Street alla Terra di Mezzo

Sembrano passati secoli da quanto Sherlock, la serie di culto della BBC, ha fatto il suo debutto sul primo canale britannico lanciando le carriere dei suoi protagonisti e proiettandole nel mondo del cinema: spesso del tutto identificato con le vertiginose deduzioni dell’affascinante detective interpretato da Benedict Cumberbatch, il successo della formula creata da Steven Moffat e Mark Gatiss  non sarebbe però stato lo stesso senza la presenza di Martin Freeman, impeccabile John Watson e adesso pronto a tornare nei cinema di tutto il mondo il 12 dicembre con Lo Hobbit – la Desolazione di Smaug, secondo capitolo del nuovo franchise tolkieniano curato e diretto da Peter Jackson.

Martin John Christopher Freeman nasce ad Aldershot (Hampshire) l’8 settembre 1971, ultimo di 5 figli: dopo la separazione dei genitori avvenuta quando aveva appena 5 anni Martin va a vivere con il padre, ma la morte improvvisa di quest’ultimo pochi anni dopo getta un’ulteriore ombra sull’infanzia del bambino, già fragile e asmatico; come prevedibile, questa perdita segnerà Freeman per il resto della vita e condizionerà forse anche il rapporto con una credo religioso che rimarrà per lui, cresciuto in una famiglia di cattolici osservanti e mandato in scuole salesiane fino agli anni dell’università, un’incancellabile certezza.

Scoperta la recitazione nel contesto scolastico, a 17 anni Martin decide di dedicarsi seriamente alla recitazione, iscrivendosi dopo le superiori alla prestigiosa London’s Central School of Speech and Drama; iniziata una lunga gavetta che lo vede collezionare numerose piccole parti sul piccolo schermo, nel 2001 interpreta il ruolo più negativo della sua carriera, ma anche il più importante sul piano personale: sul set del film tv di Channel 4 Men Only, dove il suo personaggio è parte di una gang che violenta un’infermiera, si innamora ricambiato della collega Amanda Abbington (Being Human, Mrs Selfridge), sua attuale compagna e madre dei suoi due figli.

La svolta professionale arriva nello stesso anno con The Office, acclamata sitcom in forma di mockumentary scritta da Ricky Gervais e Stephen Merchant e ambientata nella fittizia impresa cartaria “Wernham Hogg”: confermata per due stagioni, la serie è un grande successo di pubblico e critica e grazie al ruolo del simpatico responsabile vendite Tim Cantenbury Martin diventa un volto conosciuto e familiare per tutto il pubblico UK.

Nel 2003, ottiene una parte di rilievo sul grande schermo in Love Actually, deliziosa commedia natalizia firmata dal Maestro Richard Curtis dove “sveste” i panni di John, controfigura per le scene di sesso di un film che cerca teneramente di conquistare l’amore della collega Judy; nel 2004, entra invece per la prima volta a far parte della famiglia di Simon Pegg ed Edgar Wright con il primo film della Trilogia del Cornetto L’alba dei Morti Dementi: tornerà anche nel secondo episodio della serie Hott Fuzz (2007) e in The World’s End (2013), terzo irriverente capitolo che gli concederà finalmente maggiore spazio nell’economia della storia.

Nel 2005 è al fianco di Zooey Deshanel (500 Giorni Insieme) per interpretare Arthur Dent, imbranato terrestre sorpreso dalla fine del mondo in vestaglia, nella trasposizione cinematografica della Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams; il film ha una bassissima distribuzione ma resta comunque un cult per chiunque abbia conosciuto e amato l’opera di Adams, a cui la pellicola è stata alla fine dedicata: seguono il Mockumentary Confetti, commedia che chiama 3 coppie a competere per conquistare il titolo di matrimonio più originale dell’anno e Complicità e Sospetti, raffinato dramma diretto da Anthony Minghella con Jude Law e Juliette Binoche.

Dopo diversi piccoli ruoli, Freeman è voluto dal regista Peter Greenaway come protagonista assoluto del suo Nighwatching, affresco estenuante ed estremo dedicato a Rembrandt e al mistero che circonda il suo famoso quadro “La Ronda di Notte”: l’attore non si lascia intimidire dalle numerose scene di nudo né dal rigido impianto teatrale della messa in scena, dipingendo con la sua performance un ritratto d’artista complesso, rabbioso e appassionato.

Nel 2009, oltre alla pellicola natalizia Nativity e alla commedia nera Wild Target con Emily Blunt e Bill Nighy, Martin ottiene però il ruolo della vita, la grande occasione dopo la quale niente sarà mai più come prima: dopo una lunga e infruttuosa ricerca, Moffat e Gatiss trovano in lui il John Watson ideale per la loro rilettura contemporanea delle avventure del Detective nato dalla penna di Arthur Conan Doyle, ad oggi benedetta da un successo inarrestabile.

La chimica con lo Sherlock Holmes di Benedict Cumberbatch è palpabile e alle prese con un personaggio introverso e composto Freeman mette tutto sé stesso in una prova trattenuta e commovente che conquista all’istante, regalandogli anche la vittoria ai BAFTA 2011 come miglior attore non protagonista; per la seconda serie, riceverà una nuova candidatura al premio (vinto poi dal Moriarty di Andrew Scott) e ai Primetime Emmy Awards.

Colpito dalla sua interpretazione in Sherlock, Peter Jackson capisce che Martin è l’unico Bilbo possibile per la sua nuova trasposizione cinematografica tratta da Lo Hobbit di J. R. R. Tolkien: nonostante la prestigiosa offerta, Freeman è sul punto di rifiutare il ruolo a causa del conflitto di scheduling con le riprese della seconda serie di Sherlock, ma con la consapevolezza di non poter affidare il ruolo a nessun altro Jackson è persino disposto a riorganizzare il suo piano di lavoro, in modo da consentire a Martin di volare in Nuova Zelanda una volta concluso il suo impegno con la serie.

martin freeman - hobbit 1La fiducia del regista è ben riposta: con Un Viaggio Inaspettato, primo capitolo di una saga che si svilupperà in una trilogia attingendo a piene mani dalla vasta mitologia sulla Terra di Mezzo, Martin dimostra di essere uno Hobbit assolutamente perfetto, fedele alla pagina scritta e pronto ad assecondare con la giusta sensibilità la lunga corsa della storia; sul set del secondo film La Desolazione di Smaug ritrova virtualmente ( i due non hanno mai recitato fisicamente nella stessa stanza) Cumberbatch, chiamato a prestare voce e movenze in motion capture al temibile Drago dentro la Montagna.

Nonostante il grandissimo successo del film e la notorietà conseguita, l’avventura in Nuova Zelanda non è però tutta rose e fiori: lasciati Amanda e i bambini in Inghilterra, il peso della distanza si fa sentire e Martin si impegna per il futuro a non abbracciare progetti che lo tengano troppo a lungo lontano dai suoi cari.

L’attesissima terza serie di Sherlock, che debutterà sulla BBC l’1 gennaio 2014 ed esplorerà gli effetti del ritorno dalla morte di Holmes sul fedele Watson, rappresenterà al contrario una piccola riunione di famiglia: non nuova alle collaborazioni sul set col compagno, Amanda Abbington vestirà infatti i panni della moglie di John, Mary Morstan.

Anche se impegnato con la Trilogia, Freeman non si adagia sugli allori e inizia presto a guardare al futuro: dopo aver prestato la voce al film d’animazione della Aardman Pirati! Briganti da strapazzo (2012) e aver assistito alla fine del mondo in The World’s End (2013), l’attore tornerà sul piccolo schermo sfoggiando un accento del Minnesota grazie a Fargo, serie tv della Fox prodotta da Joel ed Ethan Coen che proseguirà gli eventi dell’omonimo film con una storia altrettanto nera.

martin freeman - hobbitIl ruolo dell’attore sarà quello di Lester Nygaard (personaggio simile a quello interpretato a suo tempo da William H. Macy) depresso venditore di assicurazioni che vive una spenta esistenza succube di una moglie insopportabile, fino a quando un misterioso straniero di nome Lone Marvo (Billy Bob Thornton) non arriva in città cambiando per sempre la sua vita; Freeman sembra intenzionato a indirizzare la sua carriera su solidi binari, alternando le luci dei grandi blockbuster a produzioni meno colossali e stressanti ma egualmente promettenti.

Nelle parole di Steven Moffat, laddove Benedict Cumberbatch riesce ad incarnare al meglio figure intellettualmente complesse e fuori dagli schemi, Martin Freeman trova invece sempre la poesia nell’uomo comune cogliendo lo straordinario che si nasconde dentro personaggi ordinari coinvolti loro malgrado in situazioni eccezionali; a noi basta guardare nei suoi quieti e malinconici occhi blu, o ascoltare le sue battute taglienti che con fare decisamente british sono spesso in bilico fra puro humour e amaro sarcasmo, per capire che il più amato Watson del piccolo schermo non ha alcuna intenzione di lasciarsi travolgere dall’ onda del successo perdendo di vista le cose importanti: “Alcune persone hanno quel grido nella testa, ma io non credo di averlo mai avuto. Quella cosa del “vivi in fretta – muori giovane”. Nessuno lo vorrebbe veramente – Jimi Hendrix, Janis Joplin – non è un bene. Io voglio vivere con Amanda fino a 70 anni.”

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Martin Freeman sarà ospite al GIFFONI EXPERIENCE 2015

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Continua incessante il lavoro negli uffici di Giffoni: dopo aver annunciato da Cannes i primi ospiti e la selezione ufficiale, ecco uno degli attori più acclamati dalla community del festival per il suo ruolo in Sherlock, Martin Freeman. La star britannica incontrerà i giovani giurati il prossimo 19 luglio, nel corso della 45esima edizione, in programma dal 17 al 26 luglio 2015 a Giffoni Valle Piana (Sa).

martin freeman - hobbitApprezzato per il personaggio di Bilbo Baggins nei tre adattamenti de Lo Hobbit (Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, Lo Hobbit – La desolazione di Smaug e Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate), Freeman è stato pluripremiato anche per le sue interpretazioni in Fargo e Sherlock, conquistando nel 2010 l’Emmy Award e il Premio BAFTA come ‘miglior attore non protagonista’ (per Sherlock) e le nomination ai Golden Globes 2015 e agli Emmy Awards 2014 come ‘miglior attore non protagonista in una miniserie o film per la televisione’ (per Fargo).

Nel 2016 Freeman sarà atteso sul grande schermo con FUN HOUSE, commedia nera diretta da Glenn Ficarra e John Requa con Tina Fey, Margot Robbie e Billy Bob Thornton, basata sul libro della giornalista Kim Barker, “The Taliban Shuffle: Strange Days in Afghanistan and Pakistan”: racconto delle dure giornate della reporter in Afghanistan e Pakistan, durante gli scontri e gli attentati del 2002. Freeman sarà protagonista anche del dramma Funny Cow con John Hannah, Stephen Graham e Maxine Peake, film inglese incentrato sul personaggio di una stand up comedienne, nell’ambiente macho e violento del club dell’Inghilterra del Nord degli anni ’70 e ’80.

Sono sempre più insistenti, invece, le voci che vedono l’attore anche nel cast di The Big Friendly Giant — (The BFG) — di Steven Spielberg in uscita il 22 luglio 2016 nel Regno Unito, in occasione del centenario della nascita di Road Dahl, l’autore dell’omonimo libro per bambini del 1982, pubblicato in Italia nel 1987 col titolo Il Grande Gigante Gentile (il GGG). The BFG di Spielberg sarà un live — action sceneggiato da Melissa Matheson (la stessa di E.T.) e realizzato da DreamWorks Studios. Il libro racconta l’amicizia fra una bambina orfana di nome Sophie e un gigante buono, che regala bei sogni e distrugge gli incubi.

L’attore parteciperà anche al terzo capitolo di Captain America: Civil Warcome rivelato recentemente dalla Marvel Studios. Il film riprende la storia di Age of Ultron, in cui i supereroi dovranno scegliere se stare dalla parte di Iron Man (Robert Downey Jr) o di Captain America.

Martin Freeman potrebbe essere Bilbo

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Dopo i recenti tentenamenti di Peter Jackson arrivno nuove voci, questa volta di prima mano sull’attore che potrebbe interpretare Bilbo Baggins in The Hobbit.

Martin Freeman potrebbe essere Bilbo

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Martin Freeman potrebbe essere Bilbo

Dopo i recenti tentenamenti di Peter Jackson arrivno nuove voci, questa volta di prima mano sull’attore che potrebbe interpretare Bilbo Baggins in The Hobbit.

A quanto pare, l’attore Martin Freeman sarebbe uno dei papabili per il ruolo. Freeman che ha parlato di persona con Empire, riferisce che potrebbe accettare il ruolo se le riprese non interferissero con Sherlock, serie TV che Martin interpreta per la BBC. Tuttavia l’attore sembra molto interessato alla parte, arrivando addirittura a sottolineare che Bilbo, all’epoca dei fati raccontati nel ibro di Tolkien non è poi così giovane, e lui avendo 39 anni potrebbe essere all’altezza di recitare la parte di un giovani Ian Holm.

Fonte: collider

Martin Freeman poteva essere in Star Wars

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Impegnato con la promozione di Black Panther, il nuovo cinecomic dei Marvel Studios che lo vede tra i co-protagonisti, Martin Freeman ha svelato un dettaglio finora sconosciuto che lo lega all’universo di Star Wars.

L’attore ha infatti raccontato in un’intervista che tempo fa è stato vicino ad ottenere una parte nella nuova trilogia del franchise senza risultati positivi ovviamente:

Un anno fa ho fatto una chiacchierata con i produttori, ma non è più successo nulla e credo sia stato giusto così. Ci sono altri attori britannici che hanno preferito invece del sottoscritto.

Star Wars: una nuova serie di film sarà scritta dagli sceneggiatori di Game of Thrones

Stando a quanto mostrato dagli ultimi capitoli Il Risveglio della Forza e Gli Ultimi Jedi, sono due gli interpreti britannici principali introdotti nella saga: Domhnall Gleeson e Andy Serkis (collega sul set di Black Panther).

È molto probabile che Freeman fosse stato contattato per dare voce ad uno di questi personaggi, anche se l’attore non ha rivelato ulteriori dettagli.

Rivedremo presto Martin Freeman in Ghost Stories, il film horror co-diretto da Andy Nyman Jeremy Dyson che arriverà ad Aprile 2018 nelle nostre sale, distribuito da Adler Entertainment.

Ghost Stories: il secondo trailer del film con Martin Freeman

Fonte: Comicbook

Martin Freeman poteva essere Bilbo Baggins

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Martin Freeman poteva essere Bilbo Baggins

The Sun ha pubblicato un breve articolo segnalando che Martin Freeman ha ricevuto una offerta formale da parte della MGM per interpretare Bilbo Baggins nello Hobbit, offerta che ha dovuto declinare perché sarà impegnato nelle riprese della serie inglese Sherlock.

Martin Freeman poteva essere Bilbo Baggins

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Martin Freeman poteva essere Bilbo Baggins

The Sun ha pubblicato un breve articolo segnalando che Martin Freeman ha ricevuto una offerta formale da parte della MGM per interpretare Bilbo Baggins nello Hobbit, offerta che ha dovuto declinare perché sarà impegnato nelle riprese della serie inglese Sherlock.

La notizia più interessante arriva però dal fansite TheOneRing.net, solitamente molto bene informato. Il sito ha deciso di rivelare una informazione che teneva segreta (per ovvi motivi), ma ormai di pubblico dominio, e conferma così che Freeman è stato la prima scelta dei produttori fin dall’anno scorso, quando in effetti i rumour sul casting dell’attore si susseguivano e quando ancora la produzione non aveva subito ritardi:

Al momento non abbiamo ancora informazioni sul fatto che Freeman abbia davvero rifiutato il ruolo, ma possiamo dirvi con assoluta certezza che era la prima scelta sin dall’anno scorso. Sviluppare e mantenere delle buone fonti significa che a volte bisogna mantenere i segreti, ma visto che ora si parla ufficialmente di Freeman, possiamo confermarvi che l’articolo del Sun parla dell’attore giusto, e quindi anche il resto della storia potrebbe essere vera. Ma alcuni dettagli sembrano confusi, quindi lasciamo il dubbio sul resto dell’articolo.

(…) La storia coincide peraltro con un altra notizia che abbiamo sentito in giro, ossia che è in corso un nuovo giro di casting per il ruolo di Bilbo. (…) L’intera catena di ritardi che ha forzato il regista Guillermo del Toro ad abbandonare la regia potrebbe essere costata ai film anche un ottimo Bilbo.

Al momento sappiamo che Peter Jackson è in trattative con la Warner Bros. per dirigere il film, e che la Warner sta cercando di definire con la MGM (attualmente in fase di acquisizione da parte della Spyglass) le modalità con cui si porterà avanti il progetto.

Martin Freeman parla di un’eventuale reunion di Sherlock nel MCU

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Martin Freeman parla di un’eventuale reunion di Sherlock nel MCU

Martin Freeman e Benedict Cumberbatch sono entrati nei cuori dei fan grazie alla serie della BBC Sherlock. I due si sono poi trovati a lavorare di nuovo insieme nella trilogia de Lo Hobbit, dove Freeman ha interpretato Bilbo Baggins e Cumberbatch ha dato voce e corpo, grazie alla motion capture, al drago Smaug.

Dal momento che entrambi gli attori fanno parte della famiglia Marvel, si potrebbe ipotizzare una reunion di Sherlock anche nell’ambito del MCU, con un incontro tra il Doctor Strange e Everett Ross.

Lo abbiamo chiesto a Martin Freeman, in occasione del Romics 2018, dove è stato premiato con il Romics d’oro, ed ecco cosa ha risposto:

L’ultima volta che abbiamo visto Everett Ross, l’agente della CIA era schierato al fianco di T’Challa nella battaglia del legittimo re contro l’invasore Killmonger, e adesso, stando alle parole di Freeman, il destino del suo personaggio nei film Marvel sarà legato a quello di Black Panther.

Intanto, vedremo Doctor Strange in Avengers: Infinity War, che arriverà al cinema in Italia a partire dal 25 aprile prossimo, dal 27 nel resto del mondo.

La trama di Avengers: Infinity War – Un viaggio cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe, Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine all’universo.

Martin Freeman fotoreporter di guerra in Taliban Shuffle

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Martin Freeman fotoreporter di guerra in Taliban Shuffle

martin freeman john watsonMartin Freeman, protagonista de Lo Hobbit, ma che abbiamo ammirato anche nella mini serie Fargo e che rivedremo presto in Sherlock della BBC, si è unito a Tina Fey e Margot Robbie per Taliban Shuffle, film della Paramount Pictures.

Il film è basato sulle memorie di guerra di Kim Barker, e racconterà l’arrivo della Barker a Kabul come un pesce fuor d’acqua, mentre cerca di trovare storie sui militari, conciliare il suo essere donna durante la guerra tra Iran e Pakistan, cercando inoltre di trovare equilibrio trai periodi di noia e quelli di estrema violenza, e la mescolanza di cultura nella quale è immersa una corrispondente di guerra.

Freeman interpreterà un dedito fotograto e reporte scozzese, inaspettato love interest della protagonista (Fey), mentre la Robbie sarà una reporter della concorrenza.

Dal 17 dicembre vedremo Martin Freeman al cinema nei panni di Bilbo Baggins in Lo Hobbit le Battaglia delle Cinque Armate.

Fonte: CS

 

Martin Freeman e Tina Fey nelle prime foto di Whiskey Tango Foxtrot

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Martin Freeman e Tina Fey sono i protagonisti delle prime immagini di Whiskey Tango Foxtrot, la commedia dark che è un adattamento per il cinema del libro di memorie di guerra “Taliban Shuffle”.

Ecco le prime foto:

Whiskey Tango Foxtrot 1 Whiskey Tango Foxtrot 2 Whiskey Tango Foxtrot 3Nel cast del film Tina Fey, Margot Robbie, Martin Freeman, Alfred Molina, Nicholas Braun, Christopher Abbott, Sheila Vand, Stephen Peacocke, Evan Jonigkei e Billy Bob Thornton.

La pellicola vedrà la luce nelle sale americane a partire dal 4 marzo 2016.

Martin Freeman e Eddie Marsan per The World’s End!

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Martin Freeman e Eddie Marsan si uniscono al cast di The World’s End, terzo capitolo della Trilogia Blood and Ice Cream iniziata con gli zombie di Shaun of the Dead e continuata con Hot Fuzz.

La commedia, scritta da Simon Pegg, Nick Frost ed Edgar Wright, racconterà la storia di un gruppo di amici riuniti a vent’anni di distanza da un’epica sbronza e decisi a ripetere l’impresa passando da un pub all’altro, fino ad arrivare all’ultimo pub chiamato appunto “The World’s End”: nel frattempo, si ritroveranno nel bel mezzo della Fine del Mondo.

Fonte: Empire

Martin Eden: trailer del film con Luca Marinelli in concorso a Venezia 76

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Subito dopo l’annuncio della sua selezione in Concorso a Venezia 76, è stato diffuso il primo trailer di Martin Eden, il film di Pietro Marcello con protagonista Luca Marinelli che vedremo al Lido e che arriverà nelle nostre sale a partire dal 4 settembre, distribuito da 01 Distribution.

Dopo aver salvato da un pestaggio Arturo, giovane rampollo della borghesia industriale, il marinaio Martin Eden viene ricevuto in casa della famiglia del ragazzo e qui conosce Elena, la  bella sorella di Arturo, e se ne innamora al primo sguardo. La giovane donna, colta e raffinata, diventa non solo un’ossessione amorosa ma il simbolo dello status sociale cui Martin aspira a elevarsi. A costo di enormi fatiche e affrontando gli ostacoli della propria umile origine, Martin insegue il sogno di diventare scrittore e – influenzato dal vecchio intellettuale Russ Brissenden – si avvicina ai circoli socialisti, entrando per questo in conflitto con Elena e con il suo mondo borghese…

Martin Eden racconta la nostra storia, la storia di chi si è formato non nella famiglia, o nella scuola, ma attraverso la cultura incontrata lungo la strada. È il romanzo degli autodidatti, di chi ha creduto nella cultura come strumento di emancipazione e ne è stato, in parte, deluso. Ma è anche un libro in grado, specie ad una seconda lettura, di rivelare – al di là del melodramma – la capacità di Jack London di vedere come in uno specchio le fosche tinte del futuro, le perversioni e i tormenti del Novecento. Per questo Martin Eden è un romanzo di grande attualità politica, e per questo abbiamo immaginato il nostro Martin attraversare il Novecento, o meglio una “crasi”, una trasposizione trasognata del Novecento, libera da coordinate temporali, ambientata non più nella California del romanzo ma in una Napoli che potrebbe essere una qualsiasi città portuale (non solo) d’Italia. (Maurizio Braucci e Pietro Marcello).

Martin Eden, recensione del film con Luca Marinelli #Venezia76

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Martin Eden, recensione del film con Luca Marinelli #Venezia76

Tratto dall’omonimo romanzo di Jack London, Martin Eden è il nuovo film di Pietro Marcello, presentato in Concorso a Venezia 76, in cui Luca Marinelli dà vita all’eroe protagonista di un pezzo di letteratura americana, la cui vicenda viene traslata in Italia, a Napoli, in un tempo non troppo bene specificato.

Nella Napoli dei primi anni del XX secolo, il giovane marinaio Martin Eden, proletario individualista in un’epoca squarciata dalla nascita di movimenti politici di massa, sogna di diventare uno scrittore e conquista l’amore di una giovane borghese grazie al suo bagaglio culturale da autodidatta, allontanandosi in questo modo dalle sue origini semplici.

Con un passato da documentarista puro, Marcello si approccia alla materia di fiction raccontata nel romanzo di London con un occhio decisamente personale. Il regista elimina quasi completamente i riferimenti temporali, contrae gli spazi e i tempi e dissemina nel film di finzione dei materiali d’archivio che a volte rappresentano il tempo che passa, altre volte i sogni di Martin, altre volte ancora i ricordi o le aspettative, o il futuro e il passato delle circostanze che vengono man mano proposte.

In un contesto così fluido da un punto di vista temporale, Marcello inserisce il suo punto fermo, il protagonista interpretato da Luca Marinelli, vulcanico e brillante, esuberante ed ambizioso, ma anche curioso, buono, dedito e innamorato. Il suo Martin Eden è uno studioso dall’animo di marinaio, un viaggiatore, un esploratore dell’umanità, un fervente individualista, un romantico, un uomo che conta su se stesso e che, una volta entrato in quel mondo benestante e ricco al quale agognava, ne capisce le ipocrisie e le brutture, sentendosi costantemente fuori posto.

E il regista riesce con grande eleganza e inventiva a raccontare tutte queste fasi con un ritmo estremamente incalzante, eliminando qualsiasi barriera cronologica e temporale e affidandosi a un attore del calibro di Marinelli che riesce con facilità a mettere in scena una gamma emozionale molto vasta. Peccato che nel finale, l’attore calchi un po’ troppo la mano, sfiorando la macchietta e intaccando la delicatezza e l’intensità di una performance impeccabile, fino a quel momento.

Martin Eden è un prodotto di grande interesse, specialmente per il linguaggio utilizzato, perché forza gli argini temporali del racconto cinematografico e li trasforma in sponde, sulle quali la storia rimbalza per riversarsi su se stessa, travolgendo il protagonista.

Martin Eden vince il Platform Prize al Toronto Film Festival

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Martin Eden vince il Platform Prize al Toronto Film Festival

MARTIN EDEN, il film di Pietro Marcello già premiato con la Coppa Volpi a Luca Marinelli all’ultima Mostra di Venezia, ottiene un nuovo importante riconoscimento internazionale, stavolta dal Festival di Toronto: il film ha infatti letteralmente conquistato la giuria della sezione Platform (composta dalla regista Athina Rachel Tsangari, dal direttore artistico della Berlinale Carlo Chatrian e dalla critica cinematografica Jessica Kiang), vincendo il prestigioso Platform Prize.

Guarda l’intervista a Luca Marinelli e Pietro Marcello

Il nostro premio – spiega la giuria nella motivazione ufficiale – va a un’opera d’arte eloquente ed eccitante che ci ha messi d’accordo all’istante e all’unanimità. Una storia politicamente e filosoficamente provocatoria raccontata con una grazia e un’inventiva straordinarie, un film che ribadisce una fede che è facile perdere nel 2019: che il cinema che conosciamo non è che un iceberg, i cui nove decimi restano ancora tutti da scoprire. Questa è una storia classica raccontata in un modo nuovo che si tuffa sotto la superficie per cercare – spesso negli archivi – forme di espressione altamente non convenzionali, irriverenti e anacronistiche, che pure onorano e partecipano alla storia del cinema“.

Voglio ringraziare Cameron Bailey e Andrea Picard per aver invitato il film a Platform, e la giuria per aver scelto Martin Eden tra tanti film – così Pietro Marcello nel ricevere il premio –; e voglio dire grazie ai miei partner, Rai Cinema, IBC Movie, Shellac Sud, The Match Factory, e a tutte le persone che hanno lavorato con me a questo film. Ringrazio l’Istituto Luce Cinecittà – Filmitalia per il supporto che ha dato e continuerà a dare al film in tutto il mondo. Ringrazio Luca Marinelli per il suo talento, Maurizio Braucci per il suo coraggio, Tiziana Poli per essermi stata vicina in tutti i miei film, sempre. E ancora i miei montatori, Aline Hervé e Fabrizio Federico, i produttori esecutivi Dario Zonta e Alessio Lazzareschi e tutta la squadra di Avventurosa che non smette mai di credere nella possibilità di realizzare un cinema diverso. Ancora una volta sono stato il produttore del mio film: ho commesso qualche sbaglio, ma ho anche imparato molto. Soprattutto, ho imparato che ci sono molti modi di produrre un film. Noi l’abbiamo fatto in stato di grazia, e sin dal principio abbiamo pensato a un Martin Eden moderno, un uomo dei nostri tempi. Martin Eden è un personaggio creato da Jack London un secolo fa, ma la sua voce parla ancora oggi, perché è la voce della libertà e del coraggio che urla contro chi vuole costruire nuove prigioni e nuove paure per l’umanità. Per questo spero che il film possa essere visto dalle nuove generazioni. Viva Martin Eden. Grazie a tutti“.

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Giunta al suo quinto anno, Platform è la sezione competitiva del Toronto International Film Festival, la più attenta al cinema d’autore di tutto il mondo (non a caso deve il suo nome al titolo del secondo lungometraggio del regista cinese Jia Zhangke). Tra le opere che hanno avuto qui il loro debutto mondiale o internazionale citiamo almeno il futuro premio Oscar Moonlight di Barry Jenkins, Nocturama di Bertrand Bonello, Il Clan di Pablo Trapero.

Intanto, mentre inizia con un successo il suo giro del mondo festivaliero, Martin Eden festeggia anche l’ottima accoglienza nelle sale italiane: uscito lo scorso 4 settembre, il film ha superato ieri i 700mila euro di incasso.

Martin Eden è una produzione Avventurosa e IBC Movie con Rai Cinema in coproduzione con Shellac Sud e Match Factory Productions. Distribuzione italiana: 01 Distribution

Martin Campbell e Paul Haggis assieme per Umbra

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Doppio colpo per la Endgame Entertainment, che ha reclutato il regista Martin Campbell (La maschera di Zorro, Green Lantern) e lo sceneggiatore

Martian Manhunter: Harry Lennix vorrebbe una detective story per J’onn J’onzz nel DCEU

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Il personaggio di Martian Manhunter è una delle tante novità presenti all’interno della Snyder Cut di Justice League. Il personaggio era completamente assente nella versione theatrical, ma grazie al taglio di Zack Snyder il generale Swanwick interpretato da Harry Lennix ne L’uomo d’acciaio e in Batman v Superman ha avuto finalmente la possibilità di trasformarsi in J’onn J’onzz.

Durante il Justice Con dello scorso weekend, l’evento virtuale organizzato per celebrare la Snyder Cut ad un mese di distanza dalla distribuzione, l’attore Harry Lennix, interrogato dai fan, ha avuto la possibilità di riflettere su che tipo di storia avrebbe voluto per Martian Manhunter se avesse avuto la possibilità di interpretare il personaggio ancora una volta.

Lennix ha quindi espresso il desiderio di vedere Martian Manhunter protagonista di una detective story sul grande schermo, proprio come accade nei fumetti. L’attore ha spiegato che vorrebbe vedere il personaggio sfoggiare le sue abilità da detective per scongiurare, magari, una crisi a livello mondiale. “Sarebbe bello vederlo agire in qualità di detective”, ha spiegato. “Ci sono alcune storie a fumetti in cui lo è. Anche se di giorno sarebbe comunque Calvin Swanwick, sarebbe altrettanto bello fargli svolgere un lavoro di tipo investigativo in cui può usare le sue abilità speciali. Così avremmo anche modo di vedere che la diplomazia può essere una sorta di superpotere. Potrebbe usare le sue capacità di detective e la sua intelligenza per evitare o scongiurare una sorta di catastrofe.”

Durante il suo intervento in occasione della Justice Con, Harry Lennix ha anche rivelato che stava per abbandonare la recitazione prima del suo coinvolgimento ne L’uomo d’acciaio: “Erano gli anni della serie Dollhouse, ideata curiosamente proprio da Joss Whedon. Lo show era stato cancellato e non riuscivo più ad ottenere un’audizione. Poi, improvvisamente, il mio telefono squillò e il mio agente mi disse che Zack Snyder mi voleva ne L’uomo d’acciaio.”

Zack Snyder’s Justice League è uscito in streaming il 18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.