Si intitolerà Hero, Drop Dead
Diva 6×12, la dodicesima puntata della sesta stagione della
serie televisiva Drop Dead Diva.
In Drop Dead Diva
6×12, Kim ed Owen rimangono
totalmente sconcertanti e non forniscono alcun tipo di supporto
alla nuova e turbolenta relazione amorosa
di Jane; nel frattempo, dopo
che Kim viene salvata da una rapina da
un supereroe mascherato, finisce per rappresentare l’uomo del
mistero quando quest’ultimo viene citato in giudizio dal rapinatore
ed infine, Jane rappresenta una madre il
cui figlio è morto sul campo di football.
Avrebbe dovuto dirigere
Scream
VIIChristopher Landon, ma
ha infine
abbandonato il progetto per via di
problematiche sorte nel corso della realizzazione. Un vero
peccato, dato quello che aveva già dimostrato con Auguri
per la tua morte e che ribadisce ancor di più con il
nuovo Drop – Accetta o rifiuta, ovvero di
essere abilissimo nel muoversi del territorio del thriller,
costruendo immagini e sequenze capaci di far dimenticare anche
qualche leggerezza nella sceneggiatura. Con il nuovo film – scritto
da Jillian Jacobs e Chris
Roach (autori di Obbligo
o veritàe Fantasy
Island) – entriamo infatti all’interno di un perverso
gioco che, con pochi elementi, riesce a tenere in tensione per
tutti i suoi 95 minuti di durata.
La trama di Drop – Accetta o rifiuta
Protagonista del film
è Violet (Meghann Fahy,
vista in The White Lotus), una madre
vedova al suo primo appuntamento dopo anni. Arrivata nel ristorante
di lusso dove si svolgerà la serata, si sente sollevata dal fatto
che il suo accompagnatore, Henry (Brandon
Sklenar, visto in 1923), è
più affascinante e bello di quanto si aspettasse. Ma la loro intesa
inizia a incrinarsi quando Violet inizia a essere irritata e poi
terrorizzata da una serie di messaggi anonimi al suo telefono. La
cosa prende infatti una brutta piega quando il misterioso
disturbatore le fa capire che se non farà quello che dice, suo
figlio verrà ucciso. Per Violet, ha così inizio il più inaspettato
degli appuntamenti romantici.
Christopher Landon si diverte e
convince con Drop – Accetta o rifiuta
Che la tecnologia si oggi la
principale fonte di ispirazione per i generi thriller e horror è
indubbio. Al di là di una serie come
Black Mirror, film come
Unfriended, M3GAN o il
recente Companion
sono solo alcuni degli esempi possibili su come queste tipologie di
film stiano proponendo nuovi brividi appoggiandosi a realtà ormai
diffuse e note a tutti, raccontandoci così anche delle
degenerazioni della nostra società. Drop – Accetta o
rifiuta fa altrettanto, proponendosi però non tanto con un
commento sociale (che comunque c’è) quanto come un puro
divertissement, conduncendoci all’interno di un
giallo da risolvere a colpi di messaggi, meme e telecamere di
sorveglianza.
Ecco allora che Landon dà sfogo alla
sua creatività, modellando la messa in scena per rendere quanto più
dinamico e accattivante possibile un film che si svolge grossomodo
in un unico ambiente. Tra virtuosismi con la macchina da presa,
giochi di luci ed efficaci scritte in sovraimpressione che ci
permettono di sapere cosa viene scritto a Violet, siamo portati ad
entrare sempre più nel vivo della situazione, iniziando a provare
la stessa angoscia della protagonista. Perché ognuno dei presenti
nel ristorante può essere il responsabile di quanto sta accadendo e
così lo sguardo si impegna a fare attenzione ad ogni dettaglio in
cerca della soluzione.
Landon si diverte così a proporre
suggerimenti ma anche depistaggi, facendo bene attenzione a dosare
gli ingredienti di questo thriller affinché il ritmo e la tensione
non vengano mai meno. Riesce a farci sospettare di tutti (merito
anche di convincenti interpretazioni, soprattutto di di Fahy e
Sklenar), talvolta in modo non propriamente genuino, ma sempre con
l’obiettivo di mantenere con sé quell’attenzione dello spettatore
catturata sin dai seducenti titoli di testa del film. E come si
diceva, si passa così anche sopra alcune ingenuità nella
sceneggiatura, alcuni punti di essa che non tornano e anche sopra
alcuni più ampi buchi. Perché qui più che mai l’importante non è il
cosa, ma il come.
Ma Drop – Accetta o
rifiuta non è tutto muscoli e niente cervello, anzi. Il
film, sin dalle primissime scene, stabilisce l’intenzione di
parlare di violenza all’interno delle relazioni, di soprusi, di
incapacità di reagire ai propri oppressori. È quello che
caratterizza Violet, uscita da una relazione tossica che l’ha
portata ad un passo dalla morte. Seppur non in modo esplicito e
anzi apparentemente slegato da questo tema, il resto del film si
basa sul suo ritrovarsi nuovamente in una situazione di
subordinazione rispetto a qualcuno che la controlla in ogni sua
mossa e la comanda minacciando ciò che lei ha di più caro. Così
facendo la protagonista è costretta a confrontarsi con il proprio
passato, cercando però di non rifare gli stessi errori.
Si tratta di un aspetto che, come
già detto, rischia di passare in secondo piano rispetto alla
brillante confezione con cui Landon impacchetta il tutto, ma è quel
valore in più che permette al film di dotarsi di una carica
ulteriore. Proprio alla luce di ciò, è difficile non pensare con
malinconia a cosa avrebbe potuto realizzare con Scream
VII (che con Drop – Accetta o rifiuta
presenta diverse analogie, a partire dall’assassino che gioca con
la propria vittima), ma ci si può rincuorare nel vedere questo suo
nuovo film, che diverte, spaventa e, guardando a più riprese ad un
modello come AlfredHitchcock,
porta in modo intelligente a stare col fiato sospeso in vista della
risoluzione finale.
Il grande colpo di scena di
Drop – Accetta o rifiuta è sempre stato sotto gli
occhi del pubblico, con una motivazione che in realtà gioca a
favore dei temi del film. Diretto da Christopher Landon
(regista di Auguri per la tua morte), questo nuovo thriller al
cinema dal 17 aprile è incentrato sulla Violet di
Meghann Fahy. Al suo primo appuntamento dopo la
morte del marito violento, la donna sembra inizialmente felice di
condividere finalmente un pasto con il bello e dolce
Henry. Tuttavia, una serie di messaggi anonimi la
avvisano che la vita di sua sorella Jen e di suo
figlio Toby è in pericolo, a meno che non segua
esattamente le istruzioni. A questo punto il film propone una serie
di colpi di scena che costringono Violet a cercare di scoprire la
verità.
Drop – Accetta o
rifiuta propone dunque un mistero profondamente divertente
e un racconto ingannevolmente elegante che diventa sempre più
avvincente man mano che la posta in gioco si alza. Ci si concentra
principalmente sul mistero che circonda la persona che sta cercando
di costringere Violet a commettere un omicidio, ma questo non
toglie nulla alla potente morale al centro della storia. Si tratta
di un film in cui i sopravvissuti agli abusi riprendono il loro
potere e lottano contro le persone che vogliono controllarli. Ecco
allora come il finale del film porta degnamente a conclusione
questo teso thriller, in un’esplosione di azione che sottolinea i
temi emotivi.
Il colpo di scena di Drop –
Accetta o rifiuta
Il cattivo principale di
Drop – Accetta o rifiuta è
Richard, che si rivela un assassino molto più
pericoloso di quanto il suo personaggio inizialmente senza pretese
potesse far pensare. Inizialmente, Richard sembra un personaggio di
ripiego destinato ad animare la scena che ha con Violet ad inizio
film. Un uomo anziano al suo primo appuntamento dopo anni sembra
abbastanza innocuo. In realtà, è un assassino ingaggiato per
uccidere Henry. Sembra che Richard e il suo innominato socio
abbiano fatto questo lavoro abbastanza a lungo da perfezionarlo,
usando la tecnologia moderna per manipolare Violet e impedire ogni
suo tentativo di avvisare le autorità.
Assicurandosi la collaborazione di
Violet minacciando la sua famiglia, Richard cerca di costringerla
ad avvelenare Henry, dopo aver preparato la situazione con le prove
della colpevolezza di lei. In questo modo, la incolperà
dell’omicidio di Henry. Violet sarà vista dalle telecamere di
sicurezza mentre manomette il drink dell’uomo, somministrandogli
un’overdose di un farmaco che somministra spesso ai pazienti.
Complica la cosa il fatto che si dice abbia ucciso il suo violento
marito. Dal suo punto cieco in una cabina, Richard può dunque
osservare tutto questo e rispondere ai tentativi di fuga di Violet.
È un piano ben congegnato che va in fumo solo perché sottovaluta la
donna in un momento chiave.
Perché Richard vuole che Henry
muoia
Richard non sembra avere
un’antipatia specifica per Henry, ma rivela di averlo preso di mira
solo a causa dei suoi datori di lavoro. Drop – Accetta o
rifiuta rivela che Henry è un fotografo dell’ufficio del
sindaco che ha le prove della corruzione del politico. Henry sta
collaborando con le autorità e sarà un testimone chiave nel caso.
La sua morte, anche in circostanze normali, potrebbe essere
considerata sospetta, rendendo necessario un omicidio più
articolato. Richard deve anche assicurarsi che la scheda SD della
sua macchina fotografica venga distrutta, cosa che costringe Violet
a fare nelle sue manipolazioni.
Per questo motivo Richard cerca di
usare Violet come intermediario per il suo assassinio. Se Violet
venisse incolpata dell’omicidio, sembrerebbe completamente
scollegata dall’indagine sul sindaco e potenzialmente gli
risparmierebbe ulteriori controlli. Ironia della sorte, i tentativi
di Richard di proteggere il sindaco da qualsiasi legame con
l’assassinio lo espongono in uno spazio estremamente pubblico. Una
volta convinto che Violet abbia avvelenato Henry, Richard deride
Violet con tutti i dettagli del loro piano – solo per rendersi
conto che lei ha finto di avvelenare Henry e in realtà ha
avvelenato il dessert dell’anziano. La sua successiva morte (e
l’incapacità di uccidere Violet o Henry) smaschera poi il
sindaco.
La prima scena di Drop –
Accetta o rifiuta è uno dei momenti più cupi del film, in
quanto allude alla natura abusiva del rapporto tra Violet e il suo
ex marito. Nonostante avessero un bambino insieme, l’uomo divenne
per Violet una presenza sempre più instabile e violenta. La donna
spiegherà a Henry, alla fine del film, che era diventato pericoloso
con il figlio (cosa che ancora la tormenta). Come viene
costantemente rivelato nel film attraverso i flashback, il marito
di Violet si scagliava contro di lei, la picchiava e minacciava sia
lei che il neonato Toby con una pistola.
All’arrivo della polizia, il marito, scosso, ha puntato la pistola
contro di sé, uccidendosi.
È una rivelazione oscura che cambia
gran parte delle scene precedenti. La decisione di Violet di
cambiare la sua prassi nei confronti dei sopravvissuti agli abusi
acquista un taglio molto più personale, così come la sua eventuale
resilienza di fronte ad altri uomini controllanti e violenti come
Richard. Inoltre, dà a lei e a Henry qualcosa di vulnerabile su cui
legare, dato che lui è ancora scosso dalle sue scoperte sul
sindaco. Inoltre, offre a Richard un potenziale mezzo per dipingere
Violet come un’assassina violenta, suggerendo che la famiglia del
marito la sospettasse in seguito di un crimine. La tragica verità
dietro il matrimonio di Violet è dunque una rivelazione
emotivamente efficace.
Il vero significato di Drop
Drop – Accetta o
rifiuta è dunque un film dal ritmo serrato che presenta
diversi colpi di scena di grande effetto, concentrandosi più sulle
tortuose svolte della trama che su qualsiasi grande dichiarazione
tematica. Al centro di Violet (e in misura minore di Henry) c’è una
metafora dei sopravvissuti agli abusi. Che si tratti di una
relazione sentimentale tossica, del tradimento di un amico o delle
manipolazioni di un datore di lavoro, i sopravvissuti come Violet e
Henry sono entrambi chiaramente scossi e scoraggiati da queste
esperienze. Henry suggerisce addirittura di brindare con i loro
shot di tequila alla “speranza” di poterne uscire rafforzati.
Questa è l’etica delle azioni di
Violet nel momento culminante, quando si rifiuta di cedere la sua
autorità a un altro uomo che vuole abusare del suo potere su di
lei. Violet combatte contro Richard, non solo superandolo nel
ragionamento, ma assicurandosi la sua morte mentre è seduta proprio
di fronte a lui. Violet aiuta a evitare che sua sorella e suo
figlio diventino vittime, rifiutandosi di seguire le regole di
Richard. Drop – Accetta o rifiuta si immedesima
nel dolore persistente che il trauma può provocare in tutti i tipi
di persone, ma sottolinea quanto sia importante lottare contro di
esso e recuperare il proprio senso di sé e la propria
autonomia.
Universal Pictures ha distribuito on
line il Secondo Trailer Ufficiale di Drop – accetta o
rifiuta, il nuovo progetto di Blumhouse in arrivo al cinema dal 17 aprile.
I primi appuntamenti sono già
abbastanza stressanti. Ma andare a un primo appuntamento mentre uno
sconosciuto ti invia dei meme irritanti che evolvono in minacce di
morte, è da brividi. Il regista Christopher Landon torna ai
thriller dall’intensità giocosa e imprevedibile, perfezionata nei
film Auguri per la tua Morte, in questo giallo moderno dove
chiunque è un sospettato… o una vittima. Drop
è prodotto congiuntamente dalle case di produzione specializzate in
blockbuster di genere, Blumhouse e Platinum Dunes.
La candidata agli Emmy Meghann Fahy,
star rivelazione di The White Lotus e The Perfect Couple,
interpreta Violet, una madre vedova che dopo anni ha il suo primo
appuntamento. All’arrivo in un ristorante elegante, scopre che il
suo appuntamento, Henry (Brandon Sklenar di It Ends with Us), è più
affascinante e attraente di quanto si aspettasse. Ma la loro
alchimia inizia a deteriorarsi quando Violet viene prima
infastidita e poi terrorizzata da una serie di messaggi anonimi sul
suo telefono.
Le viene ordinato di non parlarne
con nessuno e di seguire le istruzioni, altrimenti la figura
incappucciata che appare nelle telecamere di sorveglianza di casa,
ucciderà suo figlio e la sorella che lo sta accudendo. Violet deve
fare esattamente ciò che le viene chiesto o tutti quelli che ama
moriranno. L’ultima direttiva del suo aguzzino invisibile? Uccidi
Henry.
Il film vede anche la partecipazione
di Violett Beane (Obbligo o verità) e del giovane esordiente Jacob
Robinson, rispettivamente nei ruoli della sorella e del figlio di
Violet; con Reed Diamond (L’arte di vincere), Gabrielle Ryan (Power
Book IV: Force), Jeffery Self (Mack & Rita), Ed Weeks (The Mindy
Project) e Travis Nelson (The Lake) come membri dello staff e
clienti del ristorante.
Drop è diretto
dall’acclamato regista Christopher Landon, sceneggiatore e regista
di Un Fantasma In Casa dello scorso anno e dei successi
Blumhouse come Freaky, Il segnato e la saga Auguri
per la tua Morte. Il film è scritto da Jillian Jacobs & Chris
Roach, autori di Obbligo o verità e Fantasy Island di
Blumhouse.
Il film è prodotto da Jason Blum
(Five Nights at Freddy’s, M3GAN) per Blumhouse, e da Michael Bay (i
film di Transformers, il franchise A Quiet Place), Brad Fuller (i
film di A Quiet Place, la saga de La notte del giudizio) e Cameron
Fuller (The Astronaut) per Platinum Dunes. Il produttore esecutivo
è Sam Lerner.
A
Venezia 75 viene presentato il film di chiusura,
Driven di Nick Hamm, in
conclusione di una maratona cinematografica assai ricca e piena di
titoli interessanti. Driven arriva però alla fine
di una giornata di proiezioni povera rispetto al palinsesto dei
giorni precedenti, forse per una scelta mirata, visto
l’accavallarsi con il festival di Toronto. Alla fine della
proiezione è stato presentato anche il backstage, che racconta
alcuni difficili momenti della realizzazione.
Driven è la storia
intrecciata di due persone, molto distanti tra loro, ma che uno
strano gioco del destino porterà a fondere le loro vite. Siamo
nella metà degli anni Settanta, Jim Hoffman è un
pilota, implicato in un colossale traffico di droga, nel quale non
esita a coinvolgere la sua famiglia, mentre John
DeLorean, suo vicino di casa, è un geniale e ricco
progettista di automobili, con un passato glorioso e il sogno di
produrre l’auto che rivoluzionerà per sempre il mercato. Jim è
strettamente sorvegliato dall’FBI, che
in cambio della libertà lo sfrutta come informatore. DeLorean
invece è alla ricerca di capitali per finanziare il suo ambizioso
progetto. Inutile dire che sarà l’inizio di un gioco complesso, che
sfuggirà di mano, infrangendo le leggi, l’etica e l’amicizia.
Il regista Nick
Hamm dice di aver voluto raccontare la storia di due
uomini così bisognosi dell’essere vincitori, da arrivare a
distruggere famiglia e amicizia. L’interrogativo al centro
del suo film è se DeLorean sia un truffatore o un genio della
creatività e viceversa, se Jim sia un criminale o una persona
sincera e di cuore.
Il film gioca bene con questi
interrogativi, ruotando attorno a quell’automobile avveniristica
dalle ali di gabbiano, diventata famosa solamente perché scelta
come macchina del tempo in Ritorno al futuro di Robert
Zemeckis. Peccato che in realtà quel costosissimo veicolo
sia stato un autentico fallimento, pieno di problemi strutturali e
malfunzionante fin dall’uscita dalla fabbrica. Nel film ci sono
molti momenti con battute, neanche troppo velate, sulla DeLorean
come macchina del tempo, futuro e viaggi lontani.
Driven è un film
ben congeniato, diretto con mano sicura e ben interpretato, in
maniera sorniona, beffarda, a volte esagerata, ma credibile.
Nonostante la confezione appetitosa, la musica rock coinvolgente e
perfettamente correlata al montaggio, la divertente ricostruzione
caricaturale degli anni Settanta e l’imbastimento di un riuscito
connubio tra commedia e poliziesco, stenta però a coinvolgere anche
chi non è troppo appassionato all’industria delle automobili.
È online il primo trailer ufficiale
di Driven, biopic dedicato alla figura di
John DeLorean, imprenditore e fondatore della casa
automobilistica DeLorean Motor Company che nella sua breve storia
riuscì a produrre un unico modello poi divenuto celebre grazie a
Ritorno al Futuro nel 1984.
Nel film Lee Pace
interpreta il protagonista affiancato da Jason
Sudekis, Judy Greer, Isabel
Arraiza, Corey Stoll, Justin
Bartha, Michael Cudlitz, Tara
Summers, e Iddo Goldberg.
Presentato in anteprima a Venezia lo
scorso anno e diretto da Nick Hamm,
Driven arriverà nelle sale americane il prossimo
16 agosto.
Di seguito la sinossi:
Ambientato nei primi anni ’80 in
California, la storia segue la rapida ascesa del ragazzo d’oro
dell’industria automobilistica, John DeLorean e della sua iconica
DeLorean Motor Company, filtrata attraverso gli occhi
dell’affascinante pilota diventato informatore dell’FBI, Jim
Hoffman. DeLorean infatti si trova costretto a rivolgersi a
spiacevoli attività criminali per salvare la società in
bancarotta, e insieme a Hoffman entra in un circolo di trafficanti
di cocaina.
Il racconto di vere vicende ispirate
all’ambito dell’automobilismo è stato oggetto di numerosi film nel
corso della storia del cinema. Due tra i titoli più recenti sono
Rush, dedicato alla
rivalità tra Niki Lauda e James Hunt, e Le Mans ’66 – La grande
sfida, incentrato invece sugli ingegneri della
Ford alle prese con la realizzazione di un’auto in grado di battere
la temuta Ferrari. Proprio su Enzo Ferrari il regista
Michael Mann sta ora realizzando un biopic, ma in
attesa di poterlo vedere, un altro film appartenente a questo
filone da recuperare è Driven – Il caso
DeLorean (qui la recensione).
Film di chiusura del Festival di Venezia nel 2018, questo
lungometraggio diretto da Nick Hamm (regista del
thriller The Hole e dell’horror Godsend – Il male è
rinato) va a raccontare la vita di John
DeLorean, l’imprenditore fondatore della nota casa
automobilistica. L’obiettivo era quello di entrare dentro gli
eventi che portarono alla realizzazione della celebre automobile,
consacratasi nell’immaginario collettivo grazie al suo ruolo nella
trilogia di Ritorno al futuro.
Nonostante sia ispirato ad una storia vera, però, il film è noto
per essersi preso diverse libertà nel raccontare tale vicenda.
Ciò non toglie che il film sia
particolarmente godibile, mescolando commedia, dramma ed elementi
thriller. Per gli appassionati di questo ambito, dunque, è un film
da recuperare per sapere qualcosa di più sulla storia dietro la
celebre automobile. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e la
vera storia dietro al film. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.
Driven – Il caso DeLorean:
la trama e il cast del film
Protagonisti del film sono
Jim Hoffman, ex pilota di aerei, narcotrafficante
e ora informatore dell’FBI, e
John DeLorean, il folle e geniale inventore
dell’omonima casa automobilistica. Quando i due uomini, dalle vite
e abitudini profondamente diverse, si incontrano, DeLorean è in
procinto di rilasciare il primo e unico modello della sua società,
ovvero la celebre DMC-12. Divenuti amici, l’imprenditore decide di
coinvolgere Hoffman nei suoi affari, senza sapere però che questi
ha ricevuto l’incarico dall’FBI di tenerlo d’occhio, in quanto
sospettato di essere coinvolto in un traffico di cocaina. Ben
presto, i rapporti tra i due diverranno così stretti da rendere le
rispettive operazioni estremamente complesse.
Ad interpretare John DeLorean si
ritrova l’attore Lee Pace,
celebre per aver interpretato il Re degli Elfi Thranduil nella
trilogia di Lo Hobbit e Ronan l’Accusatore nel Marvel Cinematic Universe. Nei
panni di Jim Hoffman, invece, vi è l’attore Jason Sudeikis,
oggi noto per la serie Ted Lasso. Nel cast si ritrovano
poi anche Judy Greer nei panni di Ellen, la moglie
di Jim, e Corey Stoll, in
quelli dell’agente FBI Benedict J. Tisa. Gli attori Michael
Cudlitz, noto per essere stato Abraham in The Walking
Dead, ed Erin Moriarty, Stargirl nella serie
The
Boys, interpretano invece il narcotrafficante Morgan
Hetrick e la sua ragazza Katy Connors.
Driven – Il caso DeLorean:
la vera storia dietro al film
La vita di John DeLorean è ricca di
peripezie e guai imprevedibili, i quali non hanno però mai del
tutto scalfito le grandi ambizioni e i grandi sogni posseduti
dall’imprenditore. Emigrato dalla Romania agli Stati Uniti all’età
di vent’anni, DeLorean svolse da prima un master alla Chrysler, per
poi ricoprire ruoli di rilievo alla General Motors e alla
Chevrolet. Con l’esperienza accumulata, egli diede vita nel 1975
alla DeLorean Motor Company, la quale però riuscì
a produrre un solo modello, la celebre DMC-12, divenuta famosa
grazie al film del 1985 Ritorno al futuro, dove è
utilizzata come macchina del tempo. La realizzazione dell’auto
segnò però per DeLorean l’inizio di tanti problemi.
Dei ritardi nella produzione fecero
sì che l’auto non arrivasse sul mercato prima del 1981, in un
momento in cui questo era caratterizzato da una certa crisi. Le
tiepide recensioni ottenute dall’auto portarono a scarse vendite,
mettendo in difficoltà l’azienda e impedendo a DeLorean di
recuperare i 175 milioni di dollari investiti nella realizzazione
della vettura. Maggiori guai ebbero però inizio quando,
nell’ottobre del 1982, DeLorean venne accusato di traffico di
cocaina dall’informatore dell’FBI James Hoffman. Questi, un ex
vicino di casa di DeLorean, ha riferito ai suoi superiori dell’FBI
che l’imprenditore si era avvicinato a lui per chiedergli di
organizzare un affare di cocaina. In verità, Hoffman aveva chiamato
DeLorean e suggerito l’accordo, a cui DeLorean ha abboccato.
Hoffman ha poi anche affermato di
essere stato a conoscenza dei problemi finanziari di DeLorean prima
di contattarlo e di averlo sentito ammettere che aveva urgente
bisogno di 17 milioni di dollari per prevenire l’imminente
insolvenza di DMC. Proprio per via di tale elemento, nel 1984
DeLorean fu ritenuto non colpevole, in quanto ingiustamente posto
in una trappola. A quel punto, però, la DMC aveva già dichiarato
bancarotta e la reputazione di DeLorean era irrevocabilmente
compromessa. Abbandonato il settore automobilistico, DeLorean morì
nel 2005 per via di un ictus, con la consapevolezza però che quella
sua unica auto realizzata sarebbe rimasta nella storia.
Driven – Il caso DeLorean:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Driven – Il caso DeLorean grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema e Apple iTunes.
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento,
basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di venerdì 17 giugno alle
ore 21:30 sul canale Rai 3.
Driver è un uomo
gentile e silenzioso, fa lo stuntman professionista e per
arrotondare si presta a fare da ‘autista’ ai rapinatori che devono
lasciare il luogo del crimine in pochi minuti. Ma per tutti arriva
il momento delle scelte sbagliate, e per Driver
sarà la rapina sbagliata, che lo trascinerà in un bagno di
sangue.
Il decantato Drive
del bravissimo Nicolas Winding Refn arriva anche
in Italia, in 300 copie, con tutte le aspettative che gli hanno
messo addosso i critici che l’hanno già visto a Cannes e
soprattutto la Palma alla regia per l’olandese Refn. Il film, con
atmosfere che ricordano molto gli anni ’80, e un cast in stato di
grazia racconta con ansiolitica lentezza una storia cruda e nemmeno
troppo complessa, ma sullo schermo straordinaria. Una città cupa,
almeno quanto gli animi dei protagonisti, fa da perfetta cornice a
un uomo con la sua auto e a tutta la violenza che riesce a
scatenare la vendetta e la paura, ma anche l’amore. Un amore che
per brevissime sequenze regala al film una profondità emotiva
davvero impensabile, un contrasto interessante che impreziosisce la
storia. Grande importanza viene data alla musica, molto
invadente ed onnipresente che aiuta la costruzione della suspance,
cifra distintiva si dall’inconsapevole inizio.
Drive, il film
Bellissime le interpretazioni, a
partire dalla delicata Carey Mulligan, passando dal truce Ron
Perlman, fino al grande silenzioso protagonista, Ryan Gosling che ipnotizza con i suoi silenzi
e folgora con le sue parole. Intrecciando in diversi punti il
presente con il prossimo futuro, Refn realizza una
struttura filmica molto dinamica, che non sacrifica il peso e la
durata di ogni inquadratura e che coinvolge e stravolge.
Lo scoppio della brutale violenza
che si concentra in diversi momenti paralizza e disgusta ma mai ci
fa mettere in dubbio la fondamentale gentilezza di questo laconico
Driver. Con una grande leggerezza
Refn si muove sia nello stretto abitacolo di una
macchina sia alle sue spalle, segue con movimenti fluidi i
personaggi in camere e corridoi, senza mai alterare il suo racconto
anche quando il sangue scorre a fiumi. Belle le luci, cupe e calde,
che raccontano, insieme agli intensi sguardi di Gosling una vita in
bilico.
Quando si ha a che fare con un duo
di registi dallo stile fortemente distintivo, si può essere portati
a chiedersi se certe loro caratteristiche siano proprie di entrambi
o se siano da attribuire all’uno o all’altro. Per quanto riguarda i
fratelli Joel e Ethan Coen,
sappiamo che entrambi condividono il gusto per il grottesco, per
l’umorismo nero, per i personaggi sopra le righe ma anche per la
profonda drammaticità di certe situazioni. Quando hanno annunciato
una pausa nella loro collaborazione, è però inevitabilmente sorta
la curiosità di scoprire in che modo la rispettive personalità si
sarebbero manifestate negli annunciati progetti in solitaria. Con
Drive-Away
Dolls, diretto da Ethan, abbiamo ora una prima
risposta.
Primo lavoro da regista per il Coen
più giovane, che lo ha anche scritto a quattro mani insieme alla
moglie Tricia Cooke, questo si presenta come un
compendio delle cifre stilistiche per cui i due fratelli sono
conosciuti, con una però forte prevalenza di umorismo grottesco se
non talvolta anche demenziale. Con Drive-Away
Dolls siamo infatti dalle parti di Burn After Reading o di
Ave, Cesare!, con un tono dunque leggero e scanzonato che
accompagna un buddy movie che è anche road movie
e che, tra elementi di assurdità e nonsense per cui si chiede allo
spettatore di stare al gioco, arriva a svelarsi come un’opera più
che godibile.
Geraldine Viswanatha e Margaret Qualley in una scena di Drive-Away
Dolls.
La trama di Drive-Away Dolls
Protagoniste di questa folle
pellicola sono Jamie (Margaret
Qualley), una ragazza del Texas, lesbica e dallo spirito
estremamente libero, da poco tornata single a seguito dell’ennesimo
tradimento; e la sua timida e rigida amica Marian
(Geraldine Viswanathan), che ha invece un
disperato bisogno di ritrovare la felicità e, secondo Jamie, anche
finire a letto con una donna. In cerca di un nuovo inizio, le due
si avventurano in un improvvisato viaggio con un auto a noleggio
verso Tallahassee, ma le cose precipitano rapidamente quando
scoprono che nel portabagagli c’è una valigetta dal contenuto
estremamente importante e che un gruppo di ambigui personaggi sono
alle loro calcagna per cercare di recuperarla.
Ethan Coen è un regista divertito che diverte
Come si accennava, gli elementi
propri del cinema dei Coen ci sono tutti: personaggi sopra le righe
– su cui spicca la personalità larger than life di Jamie
-, una catena di imprevisti ed equivoci e anche quella comicità
spesso illogica che però proprio per questo diverte. Ethan Coen
ambienta inoltre il film nel 1999 e vi fa così confluire volentieri
anche tutta un’altra serie di caratteristiche proprie di un certo
cinema di quel decennio, tra elementi queer, pulp e da film indie.
Impossibile non riconoscere certi omaggi al cinema di Quentin Tarantino, da precise inquadrature
alla scrittura di certi personaggi, come anche alla celebre
valigetta di Pulp Fiction. Coen dunque si sbizzarrisce e si
diverte, adottando anche soluzioni estetiche ardite con cui omaggia
l’estetica dei B-Movies e riuscendo a trasmettere il proprio
entusiasmo.
Drive-Away
Dolls si svela quindi come compendio di un’epoca e del suo
cinema, collocando tutto ciò in un racconto volutamente esile,
privo di particolari sovrastrutture ma che prendendo a piene mani
da certi stereotipi si concentra sul lavorare all’interno di essi
per ricavarne qualcosa di nuovo. Jamie e Marian non sono infatti
altro che una strana coppia, l’estroversa casinara e l’introversa
amante della lettura, ma per entrambe nel corso del racconto si
sviluppano situazioni che permettono una loro non banale
evoluzione. La bravura e la generosità di Qualley e Viswanathan
permette inoltre di far sì che gli angoli dei rispettivi stereotipi
vengano smussati, restituendo due personaggi a cui ci si affeziona
subito.
Geraldine Viswanatha, Margaret Qualley e Beanie Feldstein in una
scena di Drive-Away Dolls.
Le irresistibili protagoniste di Drive-Away Dolls
Se Drive-Away
Dolls è il film divertente e riuscito che è, il merito va
dunque anche alle due protagoniste. Margaret
Qualley, che già negli ultimi anni si è fatta notare tra
C’era una volta a… Hollywood e la miniserie Maid, si confronta stavolta con un personaggio
difficile, continuamente sopra le righe ma da lei caratterizzato
nella misura in cui non risulta né fastidioso né irrealistico.
Geraldine Viswanathan, vista invece in Giù le mani dalle nostre figlie e nella serie
Miracle Workers, è al contrario chiamata a lavorare in
sottrazione, in opposizione alla strabordante fisicità della sua
co-protagonista, riuscendo ad evitare il rischio di venirne
oscurata infondendo tanta umanità e fragilità nella rigidità di
Marian.
E mentre attorno a loro si alternano
cameo di Pedro Pascal e Matt Damon, la nevrotica ex di Jamie
(interpretata da una sempre magnifica Beanie Feldstein), l’esilarante
pedinamento di due loschi ceffi, sequenze psichedeliche in cui fa
capolino Miley Cyrus e sesso saffico a gogo, si
arricchisce sempre di più il rapporto che le lega e che conferisce
una nota di dolcezza e sensualità a tutte le assurdità e il
nonsense che Drive-Away
Dolls offre. Probabilmente un racconto di questo tipo
potrebbe non essere da tutti ben accetto, ma come già visto
succedere nella filmografia dei Coen, si chiede qui di sospendere
la propria reticenza o incredulità, abbandonandosi ad un viaggio
coinvolgente proprio per svincolato da ogni regola.
Universal Pictures International
Italy ha diffuso la prima clip tratta da Drive-Away
Dolls, l’originale commedia on the road prodotta da Working
Title e diretta da Ethan Coen, che l’ha scritta e prodotta
insieme alla moglie Tricia Cooke e che debutta qui da solista
per il suo primo film di finzione senza il fratello
Joel.
Drive-Away
Dolls arriverà nelle sale italiane dal 7 marzo esclusivamente
in edizione originale sottotitolata, e a una settimana dal
debutto in Italia ne diffondiamo una divertente clip che vede
protagonista la prudente e riservata Marian (interpretata dalla
brillante Geraldine Viswanathan).
https://youtu.be/GpI4BbyGyts
Drive-Away
Dolls è un’avventura in stile Thelma & Louise, ricca di
suspense e scandalosamente divertente, con personaggi bizzarri che
ricordano lo stile dei fratelli Coen ma con nuovi tratti distintivi
grazie all’apporto di Tricia Cooke. Protagoniste sono Margaret
Qualley – attrice tra le più talentuose della nuova
generazione, figlia d’arte e vista recentemente in Povere Creature e Sanctuary
– qui nel ruolo di Jamie, uno sfrenato spirito libero che si
dispera per l’ennesima rottura con una ragazza, e la rising star
australiana Geraldine Viswanathan – recentemente aggiuntasi
al cast di Thunderbolts della Marvel – che interpreta la sua
timida amica Marian con un disperato bisogno di lasciarsi andare.
In cerca di un nuovo inizio, le due intraprendono un viaggio
improvvisato a Tallahassee in Florida, ma le cose precipiteranno
rapidamente quando incrociano un gruppo di inetti criminali durante
il tragitto.
Completano il cast Beanie
Feldstein, Colman Domingo, Bill Camp, Pedro Pascal e Matt Damon
protagonisti di due memorabili cameo. Per la prima volta
Universal Pictures International Italy distribuirà il titolo al
cinema in Italia esclusivamente in versione originale sottotitolata
per offrire una visione ancora più “autentica” del film.
La trama di Drive-Away Dolls
Jamie è uno sfrenato spirito libero
che si dispera per l’ennesima rottura con una fidanzata, mentre la
sua timida amica Marian ha un disperato bisogno di lasciarsi
andare. In cerca di un nuovo inizio, le due si avventurano in un
viaggio improvvisato verso Tallahassee in Florida, ma le cose
precipitano rapidamente quando incrociano un gruppo di inetti
criminali durante il tragitto.
Dopo il debutto da solista di
Joel Coen con Macbeth, è ora arrivato il
turno di Ethan Coen, pronto a dirigere senza il
fratello il film Drive-Away
Dolls, che arriverà nei cinema il 22
settembre 2023. Acquisito dalla Focus
Features, ma con la Universal che si
occuperà della distribuzione internazionale, il film racconta la
storia dello spirito libero Jamie, che affronta la sua ultima
rottura sentimentale intraprendendo un viaggio improvvisato a
Tallahassee con la sua amica Marian. Lungo la strada incontreranno
però un gruppo di criminali inetti (un marchio di fabbrica dei
Coen) che complicano notevolmente il loro viaggio.
Drive-Away
Dolls vanta un cast ricco di attori emergenti e
nomi affermati, tra cui Margaret Qualley
(C’era una volta a Hollywood), Geraldine
Viswanathan (Blockers), Beanie
Feldstein (La rivincità delle sfigate),
Colman Domingo (Euphoria), Bill Camp
(Joker) e ora anche Pedro Pascal
(The Mandalorian) e Matt Damon
(Air). Un cast a dir
poco stellare, dove però non è ancora stato annunciato chi
ricoprirà i ruoli indicati dalla sinossi. Molto probabile, però,
che uno tra Damon e Pascal avrà il ruolo di protagonista.
Il film è stato scritto da Coen
insieme a sua moglie, la montatrice Tricia Cooke,
che ha già lavorato a molti dei film precedenti dei fratelli Coen.
Ethan, Cooke, Robert Graf, Tim
Bevan ed Eric Fellner produrranno. Il
film sarà prodotto poi dalla Working Title
Pictures, che ha partecipato alla realizzazione di altri
film dei Coen, tra cui Hail, Caesar!. La data d’uscita del
film spinge a pensare che possa entrare a far parte della selezione
ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, dove i Coen erano già
stati in concorso nel 2018 con il loro La ballatta di Buster
Scruggs. Non resta dunque che attendere per avere maggiori
informazioni.
Drive-Away
Dolls, il nuovo film di Ethan Coen, il suo primo senza il
fratello Joel accanto a lui, è una commedia
poliziesca con protagoniste Margaret Qualley e
Geraldine Viswanathan, ma anche Beanie
Feldstein, Colman Domingo, Matt Damon e
Pedro Pascal.
Il primo trailer del film è stato rilasciato questa settimana e
sembra un classico caper-movie, ovvero un film basato
sull’organizzazione di un furto, con un tocco giovanile.
La sinossi del film Drive-Away
Dolls recita infatti: “Scritta da Ethan Coen
e Tricia Cooke, questa commedia segue Jamie (Qualley), uno spirito
libero disinibito che lamenta l’ennesima rottura con una ragazza, e
la sua pudica amica Marian (Viswanathan) che ha un disperato
bisogno di rilassarsi. Alla ricerca di un nuovo inizio, i due si
imbarcano in un viaggio improvvisato a Tallahassee, ma le cose
vanno presto male quando incontrano un gruppo di criminali inetti
lungo la strada.“
Drive-Away Dolls, il
primo film di Ethan Coen dopo la pausa dal cinema
Nel 2019 Ethan Coen aveva annunciato di volersi prendere
una pausa a tempo indeterminato dal cinema. A quel tempo ha
spiegato che si stava prendendo una pausa in modo da poter
perseguire altri interessi. L’anno scorso, il regista ha motivato
la decisione di smettere di fare film con suo fratello Joel
semplicemente perché non si divertiva più. Parlando con l’AP
(tramite The Wrap), Coen ha infatti spiegato che il cinema era
diventato più un lavoro che una passione ed è per questo che aveva
bisogno di fare un passo indietro.
“Inizi quando sei un bambino e
vuoi fare un film“, ha detto Coen. “Tutto è entusiasmo e
entusiasmo, andiamo a fare un film. E il primo film è semplicemente
molto divertente. E poi il secondo film è molto divertente, quasi
quanto il primo. E dopo 30 anni, non è che non divertente, ma è più
un lavoro di quanto non fosse inizialmente.” Coen ha inoltre
chiarito che “è stata l’esperienza di produzione” che ha
smesso di essere divertente, osservando che “rende l’esperienza
di fare un film più faticosa e meno divertente“.
L’ultima volta che Ethan Coen aveva
partecipato alla regia di un film è stato nel 2018 con La ballata di Buster
Scruggs, co-diretto insieme al fratello Joel e
grazie al quale hanno vinto il premio per la miglior sceneggiatura
alla Mostra del Cinema di Venezia. Da quel momento Ethan ha deciso
di prendersi una pausa, che verrà ora interrotta con l’arrivo di
Drive-Away
Dollsnei cinema.
Vista la sua data d’uscita in sala, è lecito aspettarsi che il film
possa essere presentato in anteprima a Venezia.
Drive-Away
Dolls, il nuovo film di Ethan Coen, il suo primo senza il
fratello Joel accanto a lui, è una commedia
poliziesca con protagoniste Margaret Qualley e
Geraldine Viswanathan, ma anche Beanie
Feldstein, Colman Domingo, Matt Damon e
Pedro Pascal.
Il primo trailer del film è stato rilasciato questa settimana e
sembra un classico caper-movie, ovvero un film basato
sull’organizzazione di un furto, con un tocco giovanile. Il film
arriverà il 7 marzo al cinema distribuito da
Universal.
La sinossi del film Drive-Away
Dolls recita infatti: “Scritta da Ethan Coen
e Tricia Cooke, questa commedia segue Jamie (Qualley), uno spirito
libero disinibito che lamenta l’ennesima rottura con una ragazza, e
la sua pudica amica Marian (Viswanathan) che ha un disperato
bisogno di rilassarsi. Alla ricerca di un nuovo inizio, i due si
imbarcano in un viaggio improvvisato a Tallahassee, ma le cose
vanno presto male quando incontrano un gruppo di criminali inetti
lungo la strada.“
Drive-Away Dolls, il primo
film di Ethan Coen dopo la pausa dal cinema
Nel 2019 Ethan Coen aveva annunciato di volersi prendere
una pausa a tempo indeterminato dal cinema. A quel tempo ha
spiegato che si stava prendendo una pausa in modo da poter
perseguire altri interessi. L’anno scorso, il regista ha motivato
la decisione di smettere di fare film con suo fratello Joel
semplicemente perché non si divertiva più. Parlando con l’AP
(tramite The Wrap), Coen ha infatti spiegato che il cinema era
diventato più un lavoro che una passione ed è per questo che aveva
bisogno di fare un passo indietro.
“Inizi quando sei un bambino e
vuoi fare un film“, ha detto Coen. “Tutto è entusiasmo e
entusiasmo, andiamo a fare un film. E il primo film è semplicemente
molto divertente. E poi il secondo film è molto divertente, quasi
quanto il primo. E dopo 30 anni, non è che non divertente, ma è più
un lavoro di quanto non fosse inizialmente.” Coen ha inoltre
chiarito che “è stata l’esperienza di produzione” che ha
smesso di essere divertente, osservando che “rende l’esperienza
di fare un film più faticosa e meno divertente“.
L’ultima volta che Ethan Coen aveva
partecipato alla regia di un film è stato nel 2018 con La ballata di Buster
Scruggs, co-diretto insieme al fratello Joel e
grazie al quale hanno vinto il premio per la miglior sceneggiatura
alla Mostra del Cinema di Venezia. Da quel momento Ethan ha deciso
di prendersi una pausa, che verrà ora interrotta con l’arrivo di
Drive-Away
Dollsnei
cinema.
Il regista giapponese
RyusukeHamaguchi con il suo Drive my
car, in uscita il 23 settembre, distribuito da Tucker Film,
accompagna lo spettatore in un viaggio a bordo di una Saab rossa,
che è anche viaggio interiore, utile ai protagonisti a scoprire
aspetti di sé fino ad allora ignorati e a risolvere conflitti
interiori.
Hamaguchi è un
regista molto amato dalle giurie dei festival internazionali e con
il suo precedente lavoro, Il gioco del destino e della fantasia, si è
aggiudicato l’Orso d’Argento al Festival diBerlino. Drive my car, tratto dall’omonimo
racconto diMurakami, inserito
nella raccolta Uomini senza donne, è stato premiato a
Cannes2021 per la Migliore
sceneggiatura.
La trama diDrive my car
Kafuku, Hidetoshi
Nishijima, è un regista e attore teatrale, sua moglie Oto,
Reika Kirishima, una sceneggiatrice per la tv. I due si
amano e tra loro c’è una buona intesa. Lei inventa spesso storie
fantastiche dopo l’amore. Quando Kafuku, rientrato a casa prima del
previsto, scopre che Oto lo tradisce con un giovane attore, non ha
il coraggio di parlargliene. Dopo la morte improvvisa di lei, però,
Kafuku resta solo e rimpiange di non averle parlato. Chiamato a
dirigere uno spettacolo ad Hiroshima, Zio Vanja di Cechov,
il suo cavallo di battaglia – ha interpretato spesso il
protagonista – gli viene affidata come autista una ragazza ventenne
silenziosa e assai discreta, Misaki, TokoMiura.
Durante i viaggi nella Saab 900 turbo cui Kafuku tiene tanto, i due
iniziano a conoscersi e si instaura un rapporto profondo, nutrito
dalle reciproche solitudini. Intanto Kafuku ha scelto gli attori
per il suo spettacolo e ha affidato il ruolo di Vanja proprio
all’ex amante della moglie. Mentre Cechov spinge tutti a guardarsi
dentro e confrontarsi, il protagonista cerca di elaborare il suo
dolore e percorrere nuove strade, anche grazie alla presenza di
Misaki, che apre a nuovi punti di vista.
La sceneggiatura
diDrive my car
E’ stata la capacità del
regista e sceneggiatore Hamaguchi nel costruire storie,
caratteristica anche di uno dei personaggi di Drive my
car, a conquistare Cannes. Storie nella storia, narrazioni
nella narrazione, letteratura e teatro nel cinema. Il film, scritto
a quattro mani dal regista con Takamasa Oe , trae
ispirazione dal racconto di Murakami contenuto nella
raccolta Uomini senza donne, mescolandovi altri spunti
provenienti dallo scrittore nipponico. A ciò si aggiunge, ed è
prtagonista, il teatro di Cechov, con Zio Vanja, e
non si rinuncia ad un accenno al Beckett di Aspettando
Godot. Il regista innesca così un gioco di rispecchiamenti tra
Kafuku e Vanja, ma anche tra gli altri attori, interpreti della
piece, e i rispettivi personaggi, tra il viaggio in macchina che
porta Kafuku e Misaki a condividere uno spazio in cui si aprono
l’un l’altro e il viaggio metaforico della compagnia di attori che
condividono il palco, il luogo delle prove, dando qualcosa di sé
stessi agli altri.
Questa materia densissima
di riferimenti letterari e teatrali è usata dal regista per
affrontare la solitudine, la morte, la perdita, la disabilità, ma
anche la passività, la tendenza a nascondere, la paura e
l’incapacità di aprirsi.
La recensione diDrive my car
Drive my
car non è un film per tutti. I suoi 179 minuti richiedono
uno spettatore avvezzo a un andamento lento, non frenetico e che
sappia prescindere dai colpi di scena a ogni piè sospinto, che
piuttosto, sappia appassionarsi a viaggi interiori e silenzi
significativi.
La storia è divisa
nitidamente in quattro fasi – vita di Kafuku con la moglie fino
alla sua morte, preparazione e messa in scena di Zio Vanja,
viaggio di Kafuku e Misaki sui luoghi del passato, attualità.
Questi cambi di scenario con passaggi di tempo, oltre che segnare
le tappe emotive del percorso del protagonista, hanno l’obiettivo
di tenere viva l’attenzione dello spettatore lungo un film
eminentemente di parola, figlio di Murakami e Cechov.
Ciò nonostante,
l’incedere del film è e resta lento. Il testo finisce spesso per
dominare sull’azione davanti alla macchina da presa, raffreddando
le emozioni che arrivano allo spettatore. Vi sono, certo, momenti
intensi ed emotivamente coinvolgenti, e sono soprattutto quelli dei
silenzi, dove acquista importanza il primo piano che coglie le
emozioni o l’inquadratura dell’elemento emblematico: snodi stradali
come gli snodi dell’esistenza; due mani vicine, che compiono lo
stesso gesto. Restano però momenti, sparsi all’interno di un
racconto dove è pur sempre il testo a veicolare riflessioni e
concetti, ma anche emozioni, che sarebbero potute arrivare in
maniera molto più naturale, spontanea e fruibile, se svincolate da
esso. In particolare, la parte dedicata alla preparzione e alla
messa in scena di Zio Vanja, che descrive minuziosamente
tutto il processo, dalla selezione del cast, fino alla sera della
prima, appare davvero troppo ampia. Ragione ne è, si potrebbe dire,
il meccanismo di rispecchiamento di Kafuku nel personaggio di
Vanja, il che è evidente. Tuttavia, sembra che il regista abbia
difficoltà a staccarsi dalle proprie matrici d’ispirazione, il che
invece, avrebbe dato al film una maggiore agilità, rendendolo anche
più coinvolgente.
Il cast offre buone
prove, soprattutto Nishijima e Miura. Non è facile
interpretare la solitudine introversa che li contraddistingue, la
loro passività di fronte alla vita, lasciando trasparire però la
voglia e la speranza di cambiare. Tuttavia, l’interpretazione,
soprattutto quella del protagonista, soffre del fatto che non debba
valicare quasi mai i rigidi confini letterari e teatrali,
restandone in certi frangenti, appesantita.
Con Drive my
car, in sala dal 23 settembre, Hamaguchi lancia però
un messaggio di speranza nel futuro. Ogni ferita, anche la più
dura, è sanabile, ma non da soli. Occorre aprirsi all’altro,
abbandonare le proprie sicurezze e accettare di far entrare l’altro
nel proprio mondo, dandogliene le chiavi. Proprio come fa Kafuku
con Misaki, affidandole quelle della sua Saab 900 turbo rossa. Solo
attraverso lo scambio con l’altro si possono capire i propri
errori, far proprie prospettive nuove e pensare di cambiare, in
meglio, la propria vita.
Arriva in prima tv
martedì 15 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW
e disponibile on demand Drive My Car, pluripremiata
pellicola giapponese di Ryûsuke Hamaguchi, che,
dopo il riconoscimento per la migliore sceneggiatura al Festival di
Cannes e un Golden Globe come miglior film straniero, concorre
agli
Oscar 2022 con quattro nomination di peso: miglior film – primo
titolo giapponese di sempre a riceverla -, miglior film
internazionale, migliore regia e migliore sceneggiatura non
originale. La pellicola è un intenso road movie dell’anima, in
viaggio tra le strade di Hiroshima ma anche nelle solitudini dei
suoi protagonisti.
Drive My Car è uno
dei cinque titoli in concorso quest’anno agli Oscar che nel
mese di marzo arriveranno in prima tv sui canali Sky
Cinema, in attesa della cerimonia di premiazione
della 94ª edizione degli Academy Awards, che dalle
00.15 della notte tra domenica 27 e lunedì 28 marzo sarà
in diretta su Sky e in streaming su
NOW.
La trama
Ispirato alla raccolta di racconti
Uomini senza donne di Murakami Haruki, il film narra la
storia di Yûsuke (Hidetoshi Nishijima), attore e regista che, dopo
aver perso la moglie Oto (Reika Kirishima), si trasferisce a
Hiroshima per mettere in scena Zio Vanja di Cechov. Attraverso il
testo teatrale, il rapporto con gli attori e, soprattutto, con
quello con la ragazza che gli fa da autista, Misaki (Tôko Miura),
Yûsuke riuscirà finalmente a rielaborare il lutto e i traumi del
suo passato.
La Voltage Pictures
ha reso disponibile in rete il trailer del prossimo film con
protagonisti John Cusack e Thomas
Jane, Drive Hard.
Simon Keller (Cusack), un ladro
americano, arriva in un paese straniero e ha bisogno di un pilota
complice. Prima di assoldare un poco di buono, decide di prendere
lezioni di guida da un ex campione di Formula 1, Peter Roberts
(Jane), che ora lavora come istruttore di guida. Dopo che Keller
deruba una banca durante una lezione, Roberts non ha scelta che
usare il suo talento di pilota per scappare al più presto dal luogo
del crimine e sfuggire alla polizia.
Intanto oltre a questi progetti
minori che costelleranno il 2014, attivissimo, di Mr. Cusack,
l’attore sembra sia anche in trattative con la Lionsgate per
entrare a far parte del cast di Hunger Games Il Canto della
Rivolta, anche se non si hanno ancora notizie
ufficiali in merito.
Universal Pictures International
Italy ha diffuso il secondo trailer e il poster di
Drive-Away Dolls, l’originale commedia on the road prodotta
da Working Title e diretta da Ethan Coen, che l’ha scritta e
prodotta insieme alla moglie Tricia Cooke e che debutta qui da
solista per il suo primo film di finzione senza il fratello
Joel.
Drive-Away
Dolls arriverà nelle sale italiane dal 7 marzo esclusivamente
in edizione originale sottotitolata, e a una settimana dal
debutto in Italia ne diffondiamo una divertente clip che vede
protagonista la prudente e riservata Marian (interpretata dalla
brillante Geraldine Viswanathan).
Scritto da Ethan Coen e
Tricia Cooke, questa commedia segue Jamie, una ragazza
dallo spirito libero che si dispera per l’ennesima rottura con la
sua fidanzata, e la sua timida amica Marian che ha un disperato
bisogno di lasciarsi andare. In cerca di un nuovo inizio, le due si
avventurano in un viaggio improvvisato verso Tallahassee, ma le
cose precipitano rapidamente quando incrociano un gruppo di inetti
criminali durante il tragitto. Diretto da Ethan
Coen.
Negli ultimi anni sempre più
impegnato a partecipare a film quanto mai folli o ricchi di
elementi surreali, l’attore Nicolas Cage ha saputo reinventarsi ottenendo
il rispetto e le attenzioni di una nuova generazione di spettatori.
Tra i titoli più celebri di questo filone vi sono Io, Dio e Bin
Laden,Mom and Dad,Mandy e Il colore
venuto dallo spazio. Prima di questi è però venuto, nel 2011,
Drive Angry (qui
la recensione), film d’azione con elementi soprannaturali e
dalle atmosfere decisamente dark. A dirigerlo vi è Patrick
Lussier, già noto per opere come Dracula’s Legacy – Il
fascino del male e San Valentino di sangue 3D.
Al centro di questo nuovo progetto
vi è un epico scontro tra Bene e Male, con l’intromissione di forze
ultraterrene provenienti dall’inferno. Una storia particolarmente
ambiziosa che ha visto Lussier tornare a collaborare con lo
sceneggiatore Todd Farmer. Insieme i due hanno
tratto ispirazione da varie opere concernenti l’inferno, tra cui
anche Ghost Rider, di cui proprio Cage era stato
l’interprete al cinema. Presentato in anteprima al San Diego
Comic-Con, Drive Angry non ha mancato di
affascinare gli amanti di questo genere di film soprannaturali, pur
non affermandosi però in un particolare successo economico.
A fronte di un budget di circa 50
milioni di dollari, il film è infatti arrivato ad incassarne appena
41 a livello globale. Una cifra poi cresciuta grazie al mercato
home video. Si tratta ancora oggi di un brillante esempio di opera
capace di mischiare al suo interno generi diversi per un risultato
entusiasmante sotto più punti di vista. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Nicolas Cage e David Morse in Drive Angry.
La trama del film
Protagonista del film è il criminale
John Milton, il quale riesce a sfuggire dalla sua
prigionia all’Inferno per uno scopo ben preciso: uccidere il capo
di una terribile setta satanica, Jonah King.
Questi è infatti responsabile della morte della figlia di Milton e
del rapimento della sua nipotina. Il fuggiasco non ha molto tempo a
disposizione, deve infatti ritrovare la piccola prima che venga
utilizzata per i macabri sacrifici della setta. Milton si mette
così alla guida per giungere quanto prima nel luogo in cui si terrà
la cerimonia. Un guasto alla vettura lo costringe però a fermarsi,
ed è in questa occasione che incontrerà la cameriera
Piper, pronta a diventare sua alleata.
Diretti a tutta velocità verso un
carcere della Louisiana, i due avranno poco tempo per studiare un
piano di attacco, in quella che si preannuncia essere una folle
corsa contro il tempo, dettata per lo più dall’improvvisazione. Per
Milton, che ha rubato una preziosa arma di Satana, i guai non sono
però che appena cominciati. A frenare il suo desiderio di vendetta
arriverà infatti una misteriosa figura nota come Il
Contabile. Questi, inviato sulla terra dal Diavolo in
persona, ha infatti il compito di catturare il fuggiasco e
riportarlo all’inferno. Ma Milton è guidato dalla pura follia e non
si fermerà dinanzi a nulla senza prima aver ottenuto ciò che
cerca.
Il cast del film
Il personaggio di John Milton, che
trae ispirazione dal celebre autore del poema Paradise Lost, era inizialmente stato pensato
come un uomo di circa 70 anni. In seguito all’interessamento di
Nicolas Cage,
però, si decise di riscrivere il personaggio affinché si adattasse
meglio all’attore. Cage, infatti, desiderava a tutti i costi
interpretare il personaggio per una scena in particolare, ovvero
quella in cui gli sparano agli occhi. Tale azione era inizialmente
presente anche nel film L’ultimo dei Templari,
ma venne tagliata generando il malcontento dell’attore. Cage,
tuttavia, desiderava portare il suo personaggio all’estremo. Egli
propose infatti di potersi rasare la testa e applicarsi un enorme
tatuaggio su questa. I produttori, tuttavia, lo convinsero a non
farlo.
Ad interpretare la cameriera Piper
vi è invece l’attrice Amber Heard.
Questa raccontò di essere rimasta particolarmente affascinata dal
personaggio per via della possibilità di dar vita ad una grande
quantità di dialoghi comprendenti imprecazioni e parolacce varie.
Per questo ruolo si era proposta anche l’attrice Brie Larson,
non riuscendo però ad ottenerlo. Lo sceneggiatore Todd
Farmer compare brevemente nei panni del fidanzato di lei,
Frank. L’attore William Fichtner, noto per film
come La tempesta perfetta,
Il cavaliere oscuroe la serie Prison
Break, interpreta Il Contabile. Billy Burke,
celebre per essere stato il padre di Bella Swan nella saga di
Twilight, è invece il
satanista Jonah King. David Morse, infine,
interpreta Webster, vecchio amico di Milton.
Nel finale del film, Il Contabile
scopre che Milton sta cercando di salvare la sua nipotina
dall’essere sacrificata e decide quindi di aiutarlo, perché se c’è
una cosa che odia più delle anime fuggitive sono le anime innocenti
sacrificate da pazzi. Alla fine di una sconvolgente battaglia
contro King e i suoi uomini in cui partecipano anche Il
contabile e Piper, King viene ucciso dalla Godkiller e
Milton, dopo aver affidato la nipote a Piper e Webster, torna
all’Inferno con Il contabile con la promessa di ricevere un
trattamento migliore per gli atti di eroismo. Milton tuttavia
afferma di trovarsi scomodo lì e che quando sarà stufo scapperà di
nuovo. Il contabile ammette divertito che non vede l’ora che
succeda di nuovo per tornare ad inseguirlo.
Il trailer di Drive
Angry e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Drive
Angry grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Tim
Vision, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
3 febbraio alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
ll regista Patrick
Lussier dirige questo nuovo, ennesimo film minestrone dal
titolo Drive Angry 3D, e dopo il primo
San Valentino di Sangue riprova a fare il pienone di
pubblico, ma questa volta il 3D non è certo una novità.
Con un’opera come questa le pretese
non sono altissime ma ben chiare e delineate: voler mettere insieme
un film ritmato che ha come unico scopo quello di intrattenere il
pubblico.Il film racconta la storia di Milton, scappato
dall’Inferno per un’ultima occasione di redenzione. L’uomo deve
fermare una pericolosa setta che ha ucciso sua figlia ed ha tre
giorni di tempo prima che questa setta sacrifichi suo nipote
neonato sotto la luna piena. Si aggiunge alla sua crociata Piper
(Amber
Heard), una giovane e sexy cameriera che si è liberata
della macchina rossa del suo ex per aiutare Milton. I due sono
sulle tracce del leader di questo culto mortale, Jonah King
(Burke), che crede sia il suo destino usare il bambino per portare
in terra l’inferno. Ma il culto assettato di sangue è l’ultimo dei
problemi di Milton. La polizia è sulle sue tracce. A peggiorare la
situazione c’è un enigmatico assassino conosciuto come il Contabile
(Fichtner), che è stato mandato dal diavolo a recuperare Milton e a
riportarlo all’inferno.
Il risultato è un discreto B
movie con un buon senso dell’humor che a tratti riesce ad
essere degno di nota, strizzando l’occhio certamente a quel cinema
degli anni 70’ che ha reso tanto celebre attori del calibro di
Charles Bronson. Tra una sequenza d’inseguimento,
una bella dose si sesso e bibbia, manco fossimo in un film di De
Mille, il film rimane ingabbiato forse in alcuni stereotipi troppo
rigidi che non aiutano la narrazione. Nella fattispecie il
personaggio interpretato da Fichtner, che certamente rappresenta
una notevole presenza scenica, limita però il talento dell’attore,
che realizza una fotocopia già vista di un estensione demoniaca in
terra. O ancora il personaggio di Burke, Jonah King, che sembra
essere una brutta copia dei cattivi che hanno dominato un certo
cinema degli anno 80’, pessimo, fuori ruolo e impalpabile.
Tolti i panni da critico, il film
risulta essere piacevolmente godibile, forse eccessivamente lungo
ma ben confezionato. Menzioni speciali vanno dedicate alla qualità
del 3D, che se fino ad ora aveva troppe volte deluso, diventando
solo espediente per incrementare gli incassi; invece questo
film si distinguerà per un ulteriore passo in avanti verso un
3D che letteralmente buca lo schermo e finalmente aggiunge qualcosa
all’opera, aiutato certamente da una scrittura servizievole alla
causa stereoscopica. Altra nota positiva è l’attrice
Amber Heard, di ritorno dall’ultimo
Carpenter in ordine di tempo, adatta al ruolo e
buona spalla per il protagonista Nicolas Cage, che fa sempre il suo, fresco
della splendida prova data in Kick
Ass, in attesa di lidi migliori in cui ammirarlo.
Tutto sommato Drive
Angry è un discreto blockbuster che può essere apprezzato
per il 3D, ma resta tuttavia vittima di alcuni stereotipi che lo
limitano, rendendolo abbastanza prevedibile e scontato.
Joe Swanberg,
regista semi sconosciuto al grande pubblico
di Drinking Buddies ma famoso tra gli amanti
del mumblecore, scrive e dirige questa smart comedy romantica che
gioca con i canoni del genere andando a sfiorarli ma mai
sfruttandoli realmente.
In Drinking
Buddies Kate e Luke sono due amici e colleghi in un
birrificio artigianale; i due amano scherzare tra loro, prendersi
in giro, bere birra e soprattutto amano stare insieme senza bisogno
di essere fidanzati. Entrambi infatti hanno una dolce metà che li
attende a casa e con la quale hanno buonissimi rapporti. Un week
end al mare però cambierà qualcosa in una coppia complicando scelte
e percorsi. Ricorda un po’ Sideways, il
capolavoro di Alexander Payne, per il modo di cui
parla dei piaceri della vita proprio attraverso essi e per come
riesce a far sorridere compiaciuto lo spettatore con la relazioni
tra i personaggi, la differenza però sta tutta nella classe
(registica e di scrittura), il regista di Paradiso Amaro in questo
senso è molto più dotato del collega e per questo
Drinking Buddies rimane inferiore.
Drinking Buddies, il film
Joe Swanberg
comunque sfrutta bene i suoi personaggi per indagare il labile
confine che vi è tra amore e amicizia, utilizzando dialoghi
improvvisati che producono così reazioni molto spontanee nei
protagonisti e botta e risposta che paiono discussioni nate
sul momento. L’impressione d’improvvisazione è costante tant’è che
da un certo punto della trama non si sa mai dove potrebbe andare,
vuoi per la situazione creatasi o per eccessi alcolici. Swanberg
infatti inserisce quasi ovunque la birra utilizzandola come fine
mezzo per le relazioni sociali e senza troppi moralismi ci dice
come l’alcool sia un vero e proprio collante sociale(pare inoltre
che durante le riprese gli attori fossero veramente brilli per
facilitare al regista la situazione d’improvvisazione).
Il cast è valido ed ognuno dà un
contributo più che sufficiente con Olivia Wilde che dimostra di non essere solo
un bel viso e regala la sua migliore interpretazione in carriera
riuscendo a distribuire una gamma di emozioni variegata e
convincente, l’amalgama con Jake Johnson è ben riuscita, con l’attore di
New Girl che sicuramente guadagnerà posizioni
all’interno dello star system con questo film, mentre Anna Kendrick rimane la solita certezza.
Joe Swanberg così confeziona un film semplice,
leggero e ben recitato, che parla di temi classici aggiungendo
qualche particolarità, ma soprattutto ricorda allo spettatore che
la vita è ben più complessa di una commedia romantica
hollywoodiana.
In Drift Lasciata
Sydney da ragazzini per emigrare con la madre a Seacliffe, paesino
rurale dell’Australia occidentale, i fratelli Andy (Myles
Pollard) e Jimmy Kelly (Xavier Samuel)
condividono un’unica grande passione: il surf. Jimmy, giovane
prodigio per la sua abilità nel “cavalcare” le onde, è uno spirito
libero, impermeabile alle regole e convenzioni sociali, tanto da
lasciarsi trascinare in piccoli furtarelli per saldare i debiti di
famiglia. Il maggiore e più responsabile Andy ha un lavoro stabile,
ma decide di mandare tutto all’aria per trasformare il loro hobby
in un business proficuo, lanciando la moda della tavola più corta
e, grazie alla madre sarta Kat (Robyn Malcolm),
delle mute su misura.
Incoraggiati dal fotografo e
regista hippy – siamo in pieni anni 70 – JB (Sam
Worthington) e dalla sua bella compagna hawaiana di
surf Lani (Lesley-Ann Brandt), vendono i propri
prodotti girando per la costa australiana su un camper. Ma le
possibilità di espandersi sono ostacolate dalla comunità
conservatrice di Seacliffe, nonché dagli interessi di una gang
locale coinvolta nel traffico d’eroina.
Drift, il film
Diretto da Morgan
O’Neil e supportato dalle riprese mozzafiato di una natura
ancora selvaggia e incontaminata, Drift
intreccia la rivoluzione culturale degli anni 60 – 70 con lo stile
di vita libero e itinerante professato dai surfisti australiani,
ispirandosi alla storia vera dei magnati del settore e alla nascita
dei primi marchi mondiali d’abbigliamento (come Billa Bong,
Quicksilver, ecc). Nonostante la buona idea di partenza e lo stile
accattivante delle scene in cui sono riprese le acrobazie sull’onda
(straordinarie) dei
protagonisti, Drift delude nella
sceneggiatura, penalizzato dai dialoghi banali, e da una trama fin
troppo prevedibile.
Anche le relazioni tra i personaggi
non vengono approfondite a sufficienza, a partire da quella
principale tra Andy e Jimmy, per non parlare del flirt tra Lani e
il maggiore dei fratelli. La prova degli attori è, in fondo,
discreta (apprezzabile Robyn Malcolm nel ruolo
della madre), ma si ha qua e là la sensazione che molti elementi –
dalla definizione dei caratteri alle battute che si scambiano –
siano rimasti ad uno stadio “grezzo”, quasi televisivo nel suo modo
di sfoggiare corpi statuari e ammiccamenti vari.
Certo, il film diverte e ha un
certo ritmo, ottimamente accompagnato dalle musiche originali di
Michael Yezersky e da successi storici del pop e rock
internazionale (Johnny B. Goode e Run through the
Jungle, tanto per citarne alcuni). Peccato che i presupposti
di un film originale e interessante per il tema che sceglie di
trattare (è da Point Break che non se ne
ricordano di uguali) non siano stati pienamente realizzati.
Distribuito in Italia dalla Koch Media,
Drift sarà nelle sale l’8 agosto.
Nel 2010 si era parlato di un probabile
adattamento cinematografico della serie a fumetti
Runaways
targata Marvel con una
partenza della fase produttiva inizialmente prevista per il 2011.
Da allora purtroppo i lavori si sono arenati e il progetto è caduto
nel limbo del dimenticatoio hollywoodiano.
In una recente intervista il co-autore
diIron Man 3DrewPearce (che all’epoca era stato
chiamato ad adattare le avventure di questi ragazzi superdotati) ha
avuto modo di aggiornare in merito al progetto, spiegando il perché
dello stallo nella produzione:
Eravamo veramente vicini a
farlo, e poi questo film ha iniziato a succedere chiamandosi The
Avengers. Dava attenzione
all’inaudito marchio Runaways, ed
avrebbe davvero consumato l’universo
cinematografico Marvel. Può darsi che
diventi un film della Fase 3. Ne sono
davvero orgoglioso e penso che sarebbe un film brillante, ma credo anche che tutto dipenda dalle
strategie di KevinFeige (presidente della Marvel).
Contando il fatto che lo
stesso regista e collega Shane Black (co-autore insieme a
Drew Pearce di Iron
Man 3, nonchè regista della pellicola) ha
elogiato la sceneggiatura dell’adattamento di
Runaways
come “uno dei migliori script
che rimango fermi in attesa da qualche parte”
, le affermazioni dello sceneggiatore hanno
un senso visto che ogni pellicola Marvel ha sempre
puntato a battere la precedente in qualità e grandezza.
E se effettivamente la qualità del
materiale è così elevata, è probabile che gli Studios stiano tenendo il progetto da parte per
il dulcis in fundo. Staremo a vedere.
Runaways, è un gruppo di supereroi dei fumetti,
creati da Brian K. Vaughan e Adrian
Alphona , pubblicata dalla Marvel Comics, e attualmente scritta
da Kathryn Immonen e disegnata da Sara
Pichelli.La serie fu pubblicata nell’aprile 2003 come
parte della collanna Tsunami. Ha chiuso nel
settembre 2004 a causa delle basse vendite, ma le buone recensioni
hanno spinto la Marvel a riproporre la
serie pochi mesi dopo. Inizialmente i protagonisti sono i figli dei
componenti dell’organizzazione criminale Orgoglio, che scappano di
casa dopo aver scoperto il segreto dei loro genitori.
Nonostante si attende ancora
l’uscita di Sherlock Holmes: Gioco di Ombre che è
prevista per il prossimo 16 dicembre, già iniziano i lavoro su
Sherlock
Holmes 3, il terzo capitolo della serie. La Warner
Bros ha affidato la sceneggiatura del film ha Drew Pearce, già
collaboratore dell’attore Robert Downey Jr. su
Iron
Man 3. Lo sceneggiatore inoltre ha anche lavorato allo
script di The Mighty, adattamento che presto vedremo sul grande
schermo della graphic novel DC Comics. Altre notizie su questo
nuovo episodio scarseggiano ma c’è una certa tranquillità sul
capitolo Guy Ritchie alla regia e cast principale all’opera.
È tempo di tornare a lavoro per
Drew Goddard che è reduce da un paio di anni di
grandi successi, a partire dal piccolo schermo, dove ha firmato la
serie NetflixDaredevil, fino al
grande schermo che lo ha premiato con una nomination agli Oscar per
la migliore sceneggiatura di Sopravvissuto – The
Martian.
Adesso Goddard
torna alla regia, dopo l’esordio vincente con l’horror
Quella Casa nel Bosco, e si dedica a un progetto
per ora ancora avvolto nel mistero: BadTimes at El Royale.
ThePlaylist riferisce che si tratterà di
un “thriller con elementi di horror o fantascienza”.
Drew Goddard ha scritto anche la sceneggiatura che
è stata mostrata a pochissime persone, per adesso.
Vi terremo aggiornati sugli
sviluppi.
Trai progetti futuri di
Goddard ci sono Deadpool 2, a cui
lavorerà come sceneggiatore, e due film soltanto annunciati,
Robopocalypse e The Sinister Six
di cui non abbiamo alcun dettaglio, per il momento.
Drew Goddard,
sceneggiatore, produttore e regista nominato all’Oscar per lo
script di The Martian- Ilsopravvissuto, sta lavorando a un nuova
sceneggiatura tratta dal romanzo Nevermoor:The trials of Morrigan Crow, scritto da
Jessica Townsend.
Morrigan Crow è maledetta. Essendo
nata di sera, il giorno più sfortunato per nascere, è accusata di
ogni disgrazia, dalle grandinate agli attacchi di cuore. La
maledizione che incombe su di lei è che è destinata a morire alla
mezzanotte del suo undicesimo compleanno. Mentre attente il suo
destino appare uno strano uomo chiamato Jupiter Noth. Inseguito da
cani neri e da oscuri cacciatori a cavallo, salva Morrigan
portandola nella città segreta e magica di Nevermoor. Qui Morrigan
scopre che l’ha scelta affiché lei combatta per un posto
nell’organizzazione più prestigiosa della città: The Wundrous
Society. Per ottenerlo, Morrigan deve affrontare quattro difficili
e pericolose prove contro centinaia di bambini dotati di talenti
straordinari che Morrigan non ha. Per salvarsi deve trovare una
strategia per superare le prove o lascerà la città andando incontro
al suo destino di morte.