Continuano i lavori
per Batman vs Superman, sequel
di Man of Steel,
la cui uscita è prevista per le sale il 17 luglio 2015. In seguito
alle indiscrezioni rilasciate da Kevin Smith
riguardanti il costume dell’Uomo Pipistrello che sarà indossato
da Ben Affleck (potete leggere qui la notizia), ComicBookMovie
ha dato voce ad una serie di rumors riguardanti chi vestirà i panni
di Lex Luthor, storica nemesi di Clark Kent.
Secondo quanto riportato,
sembrerebbe che nella lista dei papabili al ruolo risalti il nome
di Terry ‘O Quinn, l’ormai storico John Locke
di Lost, che, per fattezze, potrebbe
corrispondere perfettamente al profilo richiesto. Al momento non ci
sono conferme e la notizia è da prendere con le pinze, d’altronde
Terry O’ Quinn non è il primo ad essere stato
accostato a Lex Luthor, in passato, infatti, erano già stati fatti
i nomi di Bryan
Cranston (Breaking Bad) e
di Mark Strong, indiscrezioni poi smentite dagli stessi
interessati.
In attesa di ulteriori novità vi
ricordiamo che sono già state girate alcune sequenze del film e
sono disponibili le prime foto delle divise da football di
Metropolis e Gotham visibili qui.
Per sapere di che riprese parliamo leggi qui.
Video dal set invece li trovate Qui.
Vi ricordiamo
che L’uomo d’Acciaio è
uscito negli USA il 14 giugno 2013, il 20 giugno in Italia, e nel
cast oltre a Henry
CavilleRussell Croweci sono
anche AmyAdams, Diane Lane, Kevin
Costner, Laurence Fishburne, Michael
Shannon. L’uomo d’Acciaioè
diretto da Zack
Snyder. In Batman Vs
Superman tornerà Henry
Cavill, accanto a Amy Adams, Laurence
Fishburne e Diane Lane. Il
nuovo film sarà scritto da David S.
Goyer e basato su una storia che ha lui stesso creato
con Zack Snyder, che tornerà a
dirigere. Charles
Roven e Deborah
Snyder produrranno, conBenjamin Melniker,
Michael E. Uslan e Wesley
Coller che compariranno in veste di produttori
esecutivi. Il film uscirà nei cinema il 17 luglio 2015.
Guarda il teaser poster italiano del
film Maleficent, l’atteso nuovo film
Disney con protagonista Angelina Jolie, nei panni
di Maleficent. La data d’uscita del film è stata da pochi mesi
anticipata, per saperne di più LEGGI QUI.
Tutte le foto:
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Disney
presenta Maleficent, la storia mai raccontata di una
delle più amate cattive delle favole Disney, tratta dal classico
del 1959 La bella addormentata nel bosco.
Malefica, una bella e giovane donna dal cuore puro, vive una vita
idilliaca immersa nella pace della foresta del regno, fino a
quando, un giorno, un esercito di invasori minaccia l’armonia di
quei luoghi. Malefica diventa la più fiera protettrice delle sue
terre, ma rimane vittima di uno spietato tradimento ed è a questo
punto che il suo cuore puro comincia a tramutarsi in pietra. Decisa
a vendicarsi, Malefica affronta una battaglia epica contro il
successore del re invasore e, alla fine, lancia una maledizione
contro la piccola Aurora. Quando la bambina cresce, Malefica
capisce che Aurora rappresenta la chiave per riportare la pace nel
regno e, forse, per far trovare anche a lei la vera felicità.
La Walt
Disney ha svelato in esclusiva la nuova sinossi
ufficiale di Maleficent, la nuova
pellicola fantasy che segnerà il ritorno sul grande schermo del
premio Oscar Angelina Jolie. Eccola, di
seguito:
“Maleficent racconterà la storia
di una delle villain più amate dell’universo Disney, antagonista
della favola La bella addormentata nel bosco del 1959. Affascinante
donna dal cuore gentile, la bellissima Maleficent ha vissuto a
lungo in un bosco incantato circondata da pace e armonia, fino a
quando un squadra di invasori non ha messo a repentaglio la
tranquillità del suo regno. Maleficent si trasforma così nella più
cattiva guardiana del suo universo, subendo un terribile tradimento
che tramuterà il suo cuore benevolo in un cuore di pietra. Accecata
dalla sete di vendetta, Meleficent inizierà una leggendaria
battaglia contro il successore del re invasore, gettando una
maledizione sulla figlia Aurora. Col passare del tempo, la strega
di renderà conto che la giovane custodisce la chiave per la
salvezza del suo regno e forse anche quella per ritrovare l’ormai
perduta serenità.“
Diretto dallo scenografo due volte
premio Oscar Robert
Stromberg, Maleficent,
prodotto da Joe Roth, annovera nel cast
anche Elle Fanning, Sharlto Copley, Sam Riley, Imelda
Staunton, Juno Temple, Palak
Patel e Miranda Richardson. La
release è prevista per il 14 marzo 2014.
Siria, Aprile 2012, Aya e Fatima
sono due giovani sorelle siriane profondamente religiose. Una
mattina la loro quotidianità viene spezzata dall’arrivo di
Muhammad, un fiancheggiatore di quei ribelli che da mesi combattono
contro il governo. Egli rivela loro che il marito di Fatima, un
ufficiale, ha deciso di disertare dall’esercito e di unirsi
all’Esercito Siriano Libero. La conseguenza della sua decisione
pone Aya e Fatima davanti a un bivio. Continuare e vivere nella
loro casa a Baniyas o rischiare di esporsi alla vendetta degli
shabiha (milizia che sostiene la milizia del governo).
Border, il film
di Alessio Cremonini è stato presentato nella sezione
Fuori Concorso del Festival Internazionale del Film di
Roma. La sceneggiatura scritta dallo stesso regista e
Susan Dabbons ripercorre attraverso la storia vera di due
sorelle le vite e le vicende dei rifugiati che per cercare la pace
dai disordini interni viaggiano lungo i boschi che li condurrà al
confine con la Turchia. La sceneggiatura seppur sviluppi bene la
storia e la vita dei suoi protagonisti, che segue e riprende in
diverse fasi all’interno del film, rimane piuttosto sobria non
volendo ricreare alcuna atmosfera di ciò che sta accadendo nelle
loro vite. Tutto questo viene affrontato come una fatto di cronaca
che fa percepire l’intera vicenda lontana, ed anche se i
protagonisti hanno battute fin troppo argomentate, riescono a
restituire una sorta di “abitudine” agli orrori della loro vita.
Raramente li vediamo sconvolti o impreparati, se non quando
arrivano importanti svolte narrative che l’occhio del regista
inquadra con forte evidenza.
Questa esperienza,
senza profondità, è forse da imputarsi ad alcune domande non
risposte sui personaggi, che seppur impariamo a conoscere nelle
situazioni più disparate, non riescono a supportare tutte le idee
che il film cerca di sviluppare sin dall’inizio del viaggio, dando
voce a molteplici aspetti e ad diversi personaggi-ruoli che il
conflitto ha coinvolto. Difatti, ciò che viene a mancare è il tema
del viaggio, e le molte tensioni ed emozioni ad esse associate che
se osservate da un unico punto di vista, avrebbero reso più
immediato il racconto del film.
Gli attori Wasim Abo Azan, Sara El Debuch e Dana
Keilani seppur siano degli esordienti riescono a
caratterizzare i loro personaggi in maniera forte e decisa, facendo
comprendere la cultura e l’esperienza di vita di un paese dilaniato
da sempre dalla guerra.
Border è un film
interamente italiano che da voce ai siriani, che parla di rifugiati
e dei segni che lasciano le guerre civili sulle persone senza
ricorrere a linee propagandistiche e politiche, preferendo
piuttosto testimoniare, senza artifici, la contemporaneità della
vita dei siriani.
Si sa, i classici della narrazione
per bambini non cadranno mai nel dimenticatoio, ma fra questi
Peter Pan è forse l’icona più longeva del mondo
fiabesco. A distanza di 10 anni dall’ultimo film dedicato al
sempreverde ragazzino dell’Isola che non c’è, Pan è pronto a
guidare ancora una volta i bambini sperduti attraverso nuove
avventure fra pirati, sirene e pellerossa.
La notizia, giunta nelle ultime
ore, riporta di una produzione Warner Bros
intenzionata a tornare all’origine del mito, a scavare nel
background del personaggio e riformulandone la figura seguendo
l’impronta del lavoro svolto per Batman
Begins. A dirigere il film è stato chiamato
Joe Wright, noto perlopiù per opere in costume
quali Anna
Karenina, Espiazione,
Orgoglio e Pregiudizio (tutte
interpretate da Keira
Knightley). Attualmente è impegnato al lavoro
sullo script Jason Fuchts, già sceneggiatore
de L’Era Glaciale 4: Continenti Alla
Deriva, ed il progetto è supervisionato
da Sarah Schechter e co-prodotto
da Greg Berlanti, produttore, tra gli altri,
della serie tv Arrow.
Peter Pan, nato dalla penna di
James Matthew Barrie nel lontano 1902 è stato negli anni
protagonista di numerose trasposizioni cinematografiche, dalla
prima datata 1924 e firmata Herbert
Brenon all’ultima omonima pellicola del 2003 diretta
da P.J. Hogan. Nel mezzo vere pietre miliari
quali l’indimenticabile film d’animazione realizzato
dalla Disney e quel meraviglioso sequel made
in Spielberg dal
nome Hook, con performance
eccezionali di Robin
Williams e Dustin Hoffman.
Attualmente, quello Warner,
non è, però, l’unico progetto dedicato a Peter Pan, sono infatti in
lavorazione due ulteriori pellicole, una ad opera
della Columbia Pictures, sotto la produzione
di Channing Tatum e Joe
Roth, ed un’altra basata sul
racconto Peter and the
Starcatchersprodotta
dalla Disney.
Hunger Games – La ragazza di fuoco ed
UCI Cinemas, in collaborazione con
Universal Pictures International Italy, ha pensato
a un’operazione su scala nazionale per coinvolgere i fan della
saga. Dal 6 novembre è online un minisito www.answergames.it dedicato agli
Answer Games: un concorso-quiz con tanti premi che metterà
alla prova i fan attraverso domande sui romanzi di Suzanne
Collins, i film tratti dai libri, il cast e nozioni
generali legate alla sopravvivenza in situazioni che richiamino
scene degli Hunger Games.
Chi può giocare e come?
Tutti, compreso TU! La competizione ti aspetta!
Collegati al sito www.answergames.it, registrati e
inizia la battaglia schierandoti per uno dei 13 Distretti italiani
pronti a contendersi il podio; 13 come il numero delle regioni in
cui UCI Cinemas è presente. La scelta del distretto è libera,
indipendente dal luogo in cui risiedi.
Diventando ufficialmente un Tributo
degli Answer Games potrai più volte metterti alla prova rispondendo
alle domande del test cercando di totalizzare il massimo punteggio
possibile. Attenzione però…per scalare la classifica hai solo 13
giorni di tempo!.
Cosa si vince?
Tutti i Tributi avranno la
possibilità di vincere biglietti omaggio validi per ingressi nelle
multisale UCI e gadget di “Hunger Games – La Ragazza di Fuoco”.
Perché esserci e
parlarne?
Perché oltre al concorso c’è molto
più! I primi 13 uomini e le prime 13 donne classificate all’interno
del distretto Lazio scenderanno in campo in una reale sfida
ispirata agli Hunger Games. L’emozione della guerra di vernice, un
campo di gioco inedito e uno speciale evento di Paint-Ball
live regaleranno il brivido di essere davvero protagonisti della
Saga! L’appuntamento è a Roma il 23 Novembre alle ore 11:00 presso
la Smash Arena di Roma Nord, in Via di Castel Giubileo 61.
Un evento eccezionale che sarà trasmesso in diretta streaming
su Coming Soon: non perdetevi le gesta dei migliori Tributi del
Lazio!
E’ un’occasione imperdibile per
mettere alla prova tutti gli appassionati della saga e i lettori
che amano i tre romanzi di Suzanne Collins con i suoi personaggi,
ma anche per chi ama il fantasy, l’adrenalina e gli effetti
speciali.
La trama del film:
Katniss Everdeen torna a casa incolume dopo aver vinto la 74ª
edizione degli Hunger Games, insieme al suo amico, il “tributo”
Peeta Mellark. La vittoria però vuol dire cambiare vita e
abbandonare familiari e amici, per intraprendere il giro dei
distretti, il cosiddetto “Tour di Victor”. Lungo la strada Katniss
percepisce che la ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca
ancora a tutti i costi di mantenere il controllo proprio mentre il
Presidente Snow sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The
Quarter Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti
della nazione di Panem.
140 caratteri
istantanei per le opinioni a caldo del nostro collega e
collaboratore Prof. Marco
Stancatiche ci indirizzeranno il pubblico verso
i titoli di maggir richiamo. Oggi è il giorno
dell’atteso Out of the Furnace
(recensione) che vede
protagonisti un cast d’eccezione composto da Christian
Bale, Casey Affleck, Willem
Dafoe, Woody
Harrelson, Zoe Saldana, Sam
Shepard e Forest
Whitaker. Secondo film in concorso è invece
l’italiano I Corpi estranei, con
protagonista Filippo Timi.
#Romaff8,
I CORPI ESTRANEI: intorno alla malattia, si sviluppa il rapporto
tra un padre italiano e un giovane arabo. Lentezza abissale.
#Romaff8 OUT
of THE FURNACE: uccidi mio fratello? E io faccio il bravo
giustiziere! Molto americano, ritmo e sangue a volontà.Bale e
basta.
Vi ricordiamo che le opinioni dell’esperto in comunicazione
Marco Stancati si possono anche leggere sul suo
profilo Twitter.
Scott Cooper ci racconta la storia di
Rodney e Russell, due fratelli che si ritrovano, per motivi
diversi, ad avere a che fare con circostanze violente che daranno
una svolta inaspettata alla loro vita.
In Out of the
Furnace, Scott Cooper ci racconta la
storia di Rodney e Russell, due fratelli che si ritrovano, per
motivi diversi, ad avere a che fare con circostanze violente che
daranno una svolta inaspettata alla loro vita.
Russell è un operaio onesto che
vive la sua vita tenendo un profilo basso, passa il suo tempo tra
l’acciaieria dove lavora, la casa della sua fidanzata e la casa
paterna, dove il vecchio genitore malato vive assistito dal
fratello e dal figlio minore Rodney. Quest’ultimo è un reduce
dall’Iraq, fa i conti tutti i giorni con il suo vissuto e con le
atrocità che ha visto in Medio Oriente.
Non riesce a concentrarsi e a fare
altro della sua vita se non partecipare ad incontri clandestini di
boxe, perché mentre fa a pugni il mondo si spegne e per un attimo
riesce a dimenticare tutto. Presto però il giovane Rod si ritroverà
invischiato in problemi più grandi di lui, e così supportato da
John Petty, sorta di strozzino locale, cercherà di saldare i suoi
debiti organizzando un incontro con un uomo di Curtis DeGroat,
rozzo e violento boss di montagna, che tra alcool, droga e soldi
sporchi, scandisce le sue giornate a suo di pugni i colpi di
pistola. Le cose si faranno complicate e Russell dovrà prendere in
mano la situazione per cercare di trovare pace e ritornare ad una
vita normale.
Out of the Furnace
Con il suo ultimo film
Scott Cooper ci mette di fronte ad una storia
classica del cinema americano, dove l’eroe comune si erge contro
l’ingiustizia e anche contro la giustizia, cercando una via
personale di riportare equilibrio nella sua vita. Il film, per lo
più una riproposizione di cliché già visti e un po’ triti, non può
però essere relegato al “solito” prodotto. Dalla sua ha infatti un
cast all stars, capeggiato da un Christian Bale fuoriclasse, che da
tridimensionalità, emozione e una miriade di sfaccettature
psicologiche ad un ruolo simile a molti altri nella storia del
cinema.
Insieme allo straordinario Bale
troviamo il piccolo di casa Affleck, Casey, che semmai ne avesse ancora
bisogno, dimostra per l’ennesima volta di saperci fare davvero
davanti alla macchina da presa. Anche lui, come Bale, ci fa amare
un personaggio vittima di se stesso, già visto al cinema ma reso
speciale dalla sua interpretazione.
A ricoprire i ruoli da villain, o
presunti tali, ci sono due volti noti del cinema: Willem
Dafoe e Woody Harrelson. Entrambi relegati nell’ultimo
periodo a personaggi di contorno e ruoli da comprimari, hanno del
volti caratteristici e delle qualità innegabili che non passano
inosservate e in particolare Harrelson, quasi sempre impegnato in
ruoli da truce cattivone, è un piacere vero da guardare sullo
schermo. Completano il cast Zoe Saldana, Sam
Shepard e Forest Whitaker.
A fare da cornice a tutto il
racconto, sangue a iosa, elemento ormai irrinunciabile, che ha
quasi assuefatto lo spettatore medio. Out of the
Furnace è il classico film di vendetta, con una trama
e dei ritmi molto classici, impreziosito però da grandi attori che
rendono la visione interessante.
The Green
Inferno è stato presentato oggi al Festival
Internazionale del Film di Roma 2013 nella categoria
“fuori concorso”.
Un gruppo di ragazzi, capoguidati
da Alejandro (Ariel Levy), partono per l’Amazzonia
nel tentativo di documentare e conseguentemente fermare la
distruzione di una tribù che sta avvenendo a suon di bulldozer e
fucili. Justine (Lorenza Izzo) sposa la loro causa
e si unisce all’impresa, convinta che si tratterà solo di qualcosa
di istruttivo. Ma la situazione precipita e il gruppo diventa preda
della giungla e di una tribù nativa del posto che ha una piccola
peculiarità: è cannibale.
Per la prima mezz’ora,
The Green Inferno è una commedia. O
meglio, una “commedia preparativa”: lo spettatore è continuamente
avvisato da piccoli dettagli che qualcosa non quadra, che
l’inevitabile sta per arrivare. Eli Roth in questo
la fa da padrone. Così, un primo piano su una bistecca cotta al
sangue tagliata da un coltello, o una mannaia utilizzata per
ridurre in pezzi un frutto, acquistano molto più significato di
quello della mera operazione in sé. Inoltre, Roth inizia il film
con una breve sequenza della giungila, titoli di testa compresi.
Tutti espedienti di sceneggiatura e scelte registiche che non
lasciano scampo, prima o poi l’incubo comincerà.
The Green
Inferno
Quando in Amazzonia ci si arriva
per davvero, è la durezza visiva a prendere il sopravvento. La
paura e il senso di terrore sono generati dal disgusto
dell’immagine a se stante e non da un crescendo tassello dopo
tassello. Fa eccezione la prima sequenza dove il gruppo incontra la
tribù, filmata con una maniacale psichedelia, capace da sola di
correre sul filo della tensione, senza un ausilio
sanguinoso. Se siete alla ricerca di una lezione su come
mantenere viva la suspense, anche senza puntare un coltello
all’altezza della gola di qualcuno, troverete poche risposte. Ma se
amate Roth o un tipo di horror concentrato più sulla pagina del
ribrezzo, sarà divertente immaginare quale supplizio dovrà subire
la vittima prescelta. In questo secondo caso, il film vince quasi
sempre.
Come il regista ci ha (ben)
abituato, anche in questo capitolo sono presenti parecchi elementi
splatter. Non mancano poi strizzate d’occhio ai numerosi “cannibal
movie” del passato, così come una giusta dose di critica agli Stati
Uniti, frecciate che dovrebbero scatenare la domanda: chi sono i
veri selvaggi?
È già stato
confermato un sequel, che porterà la regia
di Nicolàs Lopez, di cui si conosce
persino il titolo: Beyond The Green
Inferno. Una scena durante i titoli di coda chiarirà
meglio il concetto.
Si divide fra la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi
giorni (cose da mormoni) e il Mickey Mouse Club,
dove debutta con altri divi in erba: Timberlake,
Spears e Aguilera. E chissà se si è mai preso una
cotta per una delle due, perché Ryan Gosling è il tipo ‘set
che vai, fidanzata che trovi’.
Si affeziona spesso alle sue
partner, dalla Bullock di Formula per un
delitto, a Rachel McAdams (Le pagine della
nostra vita) – ad oggi la più longeva – fino alla sexy
Eva Mendes, collaudata sul set di Come un
tuono e tuttora in carica. Difficile resistere al fusto
canadese… anche se il suo Young Hercules scarseggiava
in sex appeal. Ma Gosling è cresciuto e con
l’ebreo-neonazista-fanatico di The Believer ha messo
in chiaro le cose. Dopo qualche ruolo da comprimario, torna
protagonista con Le pagine della nostra vita (dal lacrimoso
Sparks), che lo trasforma subito in eroe romantico; ma i
personaggi successivi si discostano dal perfetto innamorato, vedi
il prof eroinomane di Half Nelson e l’eccentrico
Lars e una ragazza tutta sua (= una bambola
gonfiabile).
Archiviato Il caso Thomas
Crawford, nel 2010 Gosling torna a innamorarsi in
Blue Valentine (e la collega Michelle Williams
stranamente esula dal ‘partner per dovere, partner per piacere’),
ed è vittima di un Crazy stupid love anche l’anno
dopo, quando mette a nudo addominali e sentimenti mentre scimmiotta
il passo a due di Dirty Dancing con Emma Stone
(esula pure lei). Il 2011 è proprio il Gosling Year, grazie a
Le idi di marzo (di/con Clooney) e al cult
istantaneo Drive, che lo consacra definitivamente
come il più desiderato, dalle donne e da Nicolas Winding
Refn. Peccato che la seconda collaborazione col regista danese,
Solo Dio perdona, lasci l’amaro in bocca, e lo
stunt/rapinatore di Come un tuono ricordi un po’ troppo il
taciturno Driver, ma senza la ‘coolness’ che lo ha reso subito
un’icona (insieme al giubbino dorato con lo scorpione).
Bypassiamo Gangster
Squad (però Ryan fa la sua porca figura col look retrò), e
confidiamo nel prossimo Malick e nella prima prova registica
di Gosling, How to catch a monster. Intanto c’è la
torta. Magari la sua band, i Dead Man’s Bones, ci aiuta col
coro. HAPPY BIRTHDAY RYAN!
Il regista Guillermo
del Toro ha sfilato sul red carpet della premiere
di Rome e Giulietta
(recensione), film
presentato fuori concorso al Festival di Roma
2013e diretto da Carlo
Carlei. L’autore di Pacific Rim si è concesso ai nostri
microfoni per parlare di due suoi prossimo progetti,
l’annunciato Justice League Dark,
e Crimson Peak, le cui riprese sono
iniziare, almeno da quanto apprendiamo dal regista.
Ecco l’estratto dalla nostra
intervista: “Stiamo ancora scrivendo (Justice League
Dark) e speriamo che accada, ma non ci sono sviluppi nuovi. Siamo
in una fase iniziale alla Warner Bros., stanno facendo piani per
l’intero universo DC. Tutti i supereroi, tutte le mitologie e parte
di questo è Justice League Dark. Stanno pianificando prodotti per
la TV, i film e tutti i media, quindi dobbiamo adattarci a quel
piano“. Di seguito il video dell’intervista:
https://youtu.be/XAS3il1f390
Segui il nostro speciale con tutte
le news sul Festival di Roma 2013. Tutte le
news, recensioni, trailer e molto altro dall’Universo DC FILMS nella nostra
sezione DC
FILMS.
Al quarto giorno arriva un altro
film dal respiro Hollywoodiano anche se diretto
dall’Italiano Carlo Carlei, stiamo parlando
di Romeo e Giulietta (recensione) e a presentarlo
al Festival di Roma 2013,
c’erano Douglas Booth, Tom Wisdom, Damian
Lewis, Julian Fellowes e il regista. La
pellicola è stata girati in Italia, con la produzione esecutiva
della Indiana production. Il Nostro
video commento parla anche del film fuori concorso
Song’e Napuledei Manetti
Bros.
Al quarto giorno arriva un altro
film dal respiro Hollywoodiano anche se diretto dall’Italiano
Carlo Carlei, stiamo parlando di Romeo
e Giulietta (recensione) e a presentarlo al
Festival di Roma 2013,
c’erano Douglas Booth, Tom Wisdom, Damian
Lewis, Julian Fellowes e il regista. La
pellicola è stata girati in Italia, con la produzione esecutiva
della Indiana production. Ecco i protagonisti sul
red carpet:
Al Festival di Roma 2013 è
stato accolto un altro grande protagonista internazionali per la
sezione “incontri”, il regista del film in concorso
Her, Spike Jonze.
Nella sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica è stato
accolto calorosamente con un incessante applauso dal pubblico,
accreditati e stampa estera, pronti ad ascoltare tutto ciò che lo
ha portato a realizzare il film in concorso e ad esplorare la sua
filmografia.
Attraverso le clip di Essere
John Malkovich e Weapon Of Choice dei
Fatboy Slim, storico gruppo con cui il regista collabora. Si
è parlato del suo linguaggio molto sofistico che mescola diverse
forme, come lo è stato per, Her, in cui oltre a
sottolineare questo rapporto moderno con la tecnologia viene
mostrato anche il grande discorso sull’intimità e tutte le cose che
ci impediscono di trovarla. Il regista ha parlato di come ha
gestito il set e il lavoro con gli attori. Penso che tutti i set sono piuttosto isolati, in questo, il
personaggio era veramente solo in scena, eravamo massimo in sette
persone sul set, io, il fonico, il macchinista ma comunque c’è
stato un coinvolgimento da parte di tutti e tutti hanno
contribuito. Io chiedo ai miei attori di attuare questa
operazione di mutazione, qualcosa che riguarda personaggi e tutti
gli attori vogliono scomparire nelle storie. Nel parlare del film
io spiego questa disponibilità e apertura emotiva mostrando
l’interiorità. A Joaquin Phoenix ho chiesto di mostrarsi attraverso
i vestiti, i baffi, il trucco e quando ha visto il tutto era
rimasto sorpreso, poiché pensava di fare un film sul
futuro!
Inseguito è stata trasmessa una estratto di Da
Funk dei Daft Punk e una di Jakass,
mostrando il mondo da cui viene Jonze, fatto di videoclip e spot
commerciali. Io penso di rappresentare la prima generazione cresciuta con
videocamere proprie che hanno giocando con essere. Io ne ho sempre
avuta una e sono cresciuto senza distinguere le diverse forme del
video ed è una cosa che mi è rimasta, per me e i miei amici non
c’era distinzione, dove si andava abbiamo sempre ripreso. Penso che
i registi video avessero una brutta reputazione per via del
montaggio veloce per me quando ho cominciato con il cinema, la cosa
che mi importava realmente erano gli attori e i personaggi, erano
le cose che mi incuriosivano, poiché loro venivano dalla
recitazione e non li avevo mai “conosciuti” e ancora oggi sostengo
molto i miei personaggi. Subito dopo il suo commento viene
fatta notare la sua collaborazione storica con gli Arcade
Fire, band con cui ha lavorato sin dai primi videoclip e che
ora hanno composto la colonna sonora di Her. Quando ho cominciatoHer ho pensato subito a loro.
Stavano lavorando al loro disco e io stavo girando e alla fine c’è
stata questa influenza reciproca.
In un’altra clip viene mostrato uno
spot della Nike e un estratto di Il ladro di
Orchidee. Il regista ha subito sottolineato le doti dei due
attori appena mostrati Meryl Streep e Chris Cooper e
il loro modo di giocare con gli oggetti più comuni. Quando incontri questi grandi artisti noti che hanno un grande
senso di esplorazione e di gioco e riescono ad evocare una forza
come quella che si ha all’origine. Le cose che sono state inventate
hanno per i bambini un significato diverso. Loro non si trovano
difronte a costruzioni mentali, vestiti etc etc ed è affascinante
vederli che stanno cercando di capire come funziona, non sanno le
regole. InHerper esempio, Samantha non si sa
da dove viene e si ritrova come se fosse nel mondo dei bambini, non
ha avuto esperienze anche se ha una grande rapidità di pensiero, ma
impara, ed è interessante accompagnarla e vederla crescere.
E’ ufficiale a tutti
gli effetti: Bryce Dallas Howard farà parte del
cast di Jurassic World, quarto capitolo della saga
giurassica creata da Steven Spielberg diretto da
Colin Trevorrow. La giovane attrice ha confermato
l’evento nei giorni scorsi, durante un’intervista a USA
Today in cui ha dichiarato:
Stanno rilanciando il franchise
di Jurassic Park, così andrò a caccia di dinosauri. Il che
succederà l’anno prossimo.
Notizia felice per tutti i fans del
franchise, che hanno accolto favorevolmente l’ingresso nel
cast da parte della figlia attrice del regista Ron
Howard, la quale si unisce ai giovanissimi
attori Ty Simpkins e Nick
Robinson .
Con meno entusiasmo è stata invece
accettata la fuoriuscita dalle trattative da parte di Josh
Brolin, che abbandona la possibilità di interpretare un
personaggio non ben definito di nome Owen. Nessuno sa il perchè
dell’accaduto, ma la notizia sembra essere abbastanza accurata e
può essere accolta con la quasi totale certezza.
Schmoesknow (che ha inizialmente dato l’annuncio
dell’accaduto) sembra ipotizzare che il tutto sia dovuto al fatto
che Brolin abbia attualmente gli occhi puntati su
Star
Wars Episodio VII. Entrambe le serie hanno
seguiti massicci ed entrambi i franchise gli avrebbero offerto il
tipo di esposizione mediatica di cui sembra essere a caccia. Forse
la parte di Owen, nelle idee dell’attore, non è quel tipo di ruolo
che può durare a lungo. E Brolin, a quanto sembrerebbe, è alla
ricerca di un personaggio che lo possa portare avanti attraverso
una serie di film.
Mentre rimangono in piedi le voci
riguardanti le trattative tra gli studios della Universal
Pictures ed Idris Elba, un ulteriore
aggiornamento sul cast parlerebbe di Jason
Schwartzman come osservato speciale per avere una parte
nel film. La notizia arriva da Hypable
il quale sostiene che questo rumor sia arrivato da una fonte
molto affidabile e vicina al progetto:
Dopo che l’annuncio di un
potenziale coinvolgimento di Schwartzman ha raggiunto le
nostre orecchie, abbiamo contattato immediatamente i pubblicisti, i
quali hanno dichiarato di non poter commentare la notizia.
Mettiamola in un altro modo: Non hanno detto “No”.
Queste sono tutte le ultime notizie
relative al cast di Jurassic World. Il film
sarà diretto da Colin Trevorrow (Safety Not
Guardanteed), accompagnato nella sceneggiatura
da Derek Connolly, e arriverà nelle
sale USA a partire dal 12 Giugno 2015. Frank
Marshall e Pat Crowley sono i
produttori della pellicola. Spielberg sarà il
produttore esecutivo del sequel e affiancherà il regista nella
lavorazione del film. In questo quarto capitolo saranno inseriti
nuovi dinosauri acquatici, ma soprattutto un nuovo temibile
dinosauro che potrebbe essere l’erede del famoso T-Rex che tutti
noi ben conosciamo. La trama completa rimane ancora incerta e
nascosta. Dovremo aspettare ancora un po’ per conoscere la storia e
i suoi segreti, almeno fino a giugno 2015.
Sugli adattamenti
Marvel ci si può fare veramente
affidamento, soprattutto per ciò che riguarda gli incassi al box
office Usa. Questa settimana, appena uscito, Thor the
dark world, balza in vetta alla classifica con un incasso
di 87 milioni di dollari. Anche se poi magari nella prossima
settimana in film crollerà, una prima tornata di incassi
stratosferici è sempre assicurata. Segue, in seconda posizione,
Jackass Bad grandpa che dopo tre settimane conquista quasi
il primo posto con un incasso settimanale di 11 milioni di dollari
per un totale di 73. Se il secondo in classifica è stato
distanziato così tanto, il resto della classifica dei dieci film
più visti nelle sale nordamericane non riserva molte sorprese. In
terza posizione risale Free birds film di
animazione su dei tacchini in fuga, giustamente fatto uscire nel
periodo delle festività legate al Ringraziamento. L’incasso del
film è di 11 milioni di dollari per un totale di 30. Seguono
in quarta posizione i pensionati d’oro di Last
Vegas, con un incasso allo stesso modo di 11 milioni di
dollari per un totale però di 33. La quinta posizione è occupata
invece da Ender’s game con un altro veterano
in scena, ma in un ambientazione a lui più consona, il futuro:
Harrison Ford traghetta il film di cui è protagonista oltre la
seconda settimana di classifica con un incasso di 10 milioni di
dollari per un totale di 44. Il sesto posto è occupato
da Gravity, ormai al mese e mezzo di
classifica, che questa settimana incassa 8 milioni di dollari per
un totale di 231, mentre il settimo posto è occupato
da 12 years a slave che non sale, ma non esce
neanche dalla classifica del box office, con un incasso settimanale
di 6 milioni di dollari per un totale di 17. In ottava posizione si
attesta Captain Phillips che invece è
crollato, un incasso questa settimana di soli 6 milioni di dollari,
per un totale di 91. La commedia romantica di Richard Curtis che
anni fa ci regalò alcune commedie memorabili
come Notting Hill e Love actually, torna a
parlare di amore e seconde chances con About
time, che incassa 5 milioni di dollari per un totale di
quasi 7. Chiude la classifica il secondo film di animazione
presente: Cloudy 2, giunto alla 7 settimana di classifica,
con un piccolo incasso settimanale, quasi tre milioni di dollari
che però portano il suo totale ad un ragguardevole 280 milioni.
La prossima settimana
usciranno: Nebraska, il nuovo film di
Alexandre Payne con il veterano Bruce Dern e The best
man holiday, una commedia sui matrimoni.
Buone notizie per tutti i fans di
Prometheus, l’epico
pseudo-prequel di Alien firmato da
Ridley Scott. Durante un’intervista
in merito a The Counselor (la sua
ultima collaborazione con Scott) lo stesso
Michael Fassbender ha pubblicamente ammesso che,
nonostante le ultime notizie sulla produzione di
Prometheus 2 parlino di
notevoli ritardi nei lavori attorno al progetto, il tutto sta per
accadere.
Fassbender,
interprete dell’androide David nel kolossal fantascientifico del
regista de Il Gladiatore, ammette che non
vede l’ora di tornare a lavoro nella parte, così come attende di
vedere il modo in cui si farà fronte alla problematica situazione
fisica in cui si è trovato alla fine di Prometheus (ricordiamo
che, ahimè, David rimaneva monco del corpo rimanendo di lui solo la
testa come unica parte non lesa).
Di seguito vi proponiamo la video
intervista in cui l’attore ha rilasciato le sue dichiarazioni in
merito al sequel:
Prometheus
è un film del 2012 diretto da Ridley Scott. È un film di fantascienza, interpretato da
Michael
Fassbender, Idris
Elba, Charlize
Theron, Noomi
Rapace, Guy
Pearce, Logan Marshall-Green, Sean Harris e Rafe
Spall. Il film è uno pseudo-prequel della pellicola
fanta-horror Alien, diretta da
Scott nel 1979, tuttavia, seppur ambientato
nell’universo mostrato nel franchise di
Alien, non è incentrato sulla creatura
protagonista del primo film. Il film fu candidato agli Oscar
2013 nella categoria migliori effetti speciali, non vincendo.
Nonostante non vi sia ancora una data d’uscita ben definita, il
sequel della pellicola (provvisoriamente intitolato
Prometheus 2) è già stato annunciato ed è
attualmente in fase di pre-produzione.
Il produttore, regista e
sceneggiatore Kevin Smith ha recentemente
fornito la più succosa notizia relativa all’imminente sequel de
L’Uomo D’Acciaio,
Batman vs Superman parlando del nuovo
costume disegnato per permettere a Ben Affleck di
“vestire” i panni del cavaliere di Gotham. Infatti, nonostante
siano in molti i detrattori di Affleck,
Smith ci assicura che i fans di Batman resteranno
assolutamente entusiasti del nuovo costume, affermando che la sola
visione dello stesso ha fatto esplodere la sua mente.
Il regista avrebbe recentemente
avuto l’occasione di vedere una foto dell’attore nel nuovo costume,
foto mostratagli direttamente da Zack Snyder,
ed il risultato sembra essere impressionante. Durante il fine
settimana, Smith ha sostenuto una sessione
di Domanda e Risposta assieme a Snyder ed alle
stelle Henry Cavill e Amy Adams
nel corso di un fan-event in previsione del rilascio del
Blu-ray di L’uomo D’Acciaio e sarebbe
stata proprio questa l’occasione in cui il regista gli avrebbe
mostrato la foto dietro le quinte. Smith ha
parlato del costume dicendo:
Ho visto il costume di
Batman. Ancora meglio, ho visto una foto di lui (Affleck) nel
costume… Ora, io non voglio anticipare niente perche’ questo spetta
a loro… Ma ho intenzione di dire questo, ho abbracciato Snyder
all’istante. Non avete mai visto un costume come questo
in un film prima d’ora, e per un fan dei fumetti, è stata
un’esplosione mentale. Ero tipo: “Fanculo, solo tu hai
abbastanza potere per tirare fuori una cosa del
genere!”
Smith ha inoltre
aggiunto che anche i Batfans più incalliti saranno in grado di
adorare questo costume. I rumors hanno inoltre riportato che
il nuovo Batman è stato modellato sulla popolare graphic novel
del 2011 Batman: Noel. E per tutti
coloro che sono preoccupati della presenza o meno dei capezzoli nel
nuovo look dell’uomo pipistrello, Smith ha
rassicurato tutti:
Niente capezzoli!
In attesa di vedere il nuovo
costume, vi proponiamo di seguito uno sguardo alla tuta così come
appare nella graphic novel Batman:
Noel:
Intanto vi ricordiamo sono già
state girate alcune sequenze del film e le prime foto delle divise
da football di Metropolis e Gotham si possono vedere qui.
Per sapere di che riprese parliamo leggi qui.
Video dal set invece li trovate Qui.
Vi ricordiamo
che L’uomo d’Acciaio è
uscito negli USA il 14 giugno 2013, il 20 giugno in Italia, e nel
cast oltre a Henry
CavilleRussell Croweci sono
anche AmyAdams, Diane Lane, Kevin
Costner, Laurence Fishburne, Michael
Shannon. L’uomo d’Acciaioè
diretto da Zack Snyder. In
Batman Vs Superman tornerà Henry
Cavill, accanto a Amy Adams, Laurence
Fishburne e Diane Lane. Il
nuovo film sarà scritto da David S.
Goyer e basato su una storia che ha lui stesso creato
con Zack Snyder, che tornerà a
dirigere. Charles
Roven e Deborah
Snyder produrranno, conBenjamin Melniker,
Michael E. Uslan e Wesley
Coller che compariranno in veste di produttori
esecutivi. Il film uscirà nei cinema il 17 luglio 2015.
Le recenti operazioni
di marketing per Lo Hobbit la desolazione di
Smaug hanno voluto ampiamente sottolineare l’aumento
di azione all’interno del secondo capitolo della trilogia
tolkeniana di Peter Jackson, anche se
ovviamente il film ha ben altro da svelarci. Fin qui la
Warner Bros ha tenuto accuratamente nascosto ogni
dettaglio relativo al personaggio di Beorn (Mikael
Persbrandt). Per chi non ne fosse a conoscenza Beorn è un
“mutapelle” ed ora la Warner ha rilasciato
una nuova featurette sul personaggio, così descritto da Ian
McKellen:
Un uomo che a volte è un orso e
un orso che a volte è un uomo.
Questa trasformazione ha richiesto
una grande casa, e la featurette ci porta direttamente dentro
l’abitazione di Beorn. Si tratta di un set divertentissimo dove
ogni cosa è stata ridimensionata in modo che gli attori sembrassero
più piccoli. Di seguito vi proponiamo il video:
Trama: Le avventure di Bilbo
Baggins e della compagnia di dodici nani di Thorin Scudodiquercia,
formata da Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin,
Bifur, Bofur e Bombur. Il gruppo deve recuperare il tesoro posto
nel cuore della Montagna Solitaria, sorvegliato dal drago
Smaug.
Continuano le
operazioni di casting per Star
Wars Episodio VII di J.J. Abrams
e proprio come disse Saoirse Ronan poco più di un
mese fa, “Ad Hollywood stanno provinando chiunque!” Ed è
proprio così, visto che la Disney prenderà in
considerazione la candidatura di chiunque provenga dal territorio
nazionale. L’invito è infatti rivolto a tutti coloro che vorranno
inviare un video per proporre una propria performance, nella
speranza di essere scelti per un ruolo all’interno del film.
Nel frattempo vanno avanti le
audizioni nel Regno Unito ed in alcune città degli Stati Uniti dove
la Disney sarebbe attualmente alla ricerca di due
giovani attori per le parti di Rachel e Thomas (che probabilmente
sono nomi in codice). Di seguito vi proponiamo la descrizione dei
due personaggi pervenuta attraverso il casting-call del film:
RACHEL: Giovane donna sui 17-18
anni. Deve essere bella, intelligente ed atletica. Apertura a tutte
le etnie (tra cui bi-e multi-razziale). Era molto giovane
quando ha perso i suoi genitori. Essendo sola al mondo, è stata
costretta a crearsi la propria strada da sola in una città dura e
pericolosa. Ora a 17 anni è diventata intelligente e forte. E’ in
grado di prendersi cura di se stessa usando umorismo e coraggio per
tirare avanti. Sempre una sopravvissuta, mai una vittima, le
rimane la speranza dii potersi allontanare da questa dura esistenza
per una vita migliore. Pensa sempre a ciò che può fare per andare
avanti.
THOMAS: Giovane uomo tra i 19 ed
i 23 anni. Deve essere bello, intelligente ed atletico. Deve avere
oltre i 18 anni. È cresciuto senza l’influenza di un padre.
Senza un modello di come essere un uomo, non ha un forte senso di
se stesso. Nonostante questo, è intelligente, capace e mostra
coraggio quando è necessario. Può apprezzare le assurdità della
vita e capisce che non si può prendere la vita troppo sul
serio.
C’è da credere che, con un invito
come quello di cui vi abbiamo parlato poco sopra, saranno molti i
giovani aspiranti attori che tenteranno l’impresa. Impresa ancora
più ardua per la Disney e per la direzione del
casting, che probabilmente dovranno visionare filmati a valanga
cercando di scovare volti nuovi da inserire nell’assemble di
Star Wars Episodio VII.
Ecco l’immagine che ci regala un primo
sguardo a Charlize Theron nel nuovo thriller a
tinte drammatiche da lei interpretato: Dark
Places, atteso per il 2014 e diretto da
Gilles Paquet-Brenner. Di seguito vi
proponiamo la prima foto che immortala l’attice all’interno della
pellicola:
Come possiamo vedere, in questa
immagine dal film, Charlize Theron
indossa un berretto verde da camionista ed una giacca di pelle
che le conferiscono l’aria di un vero e proprio maschiaccio. In
Dark Places l’attrice e modella
sudafricana, che a questo punto della sua carriera ha ampiamente
dimostrato di essere un perfetto connubio tra bellezza e bravura,
conduce un cast impressionante che include Corey Stoll, Tye
Sheridan, Chloe Grace Moretz, Nicholas Hoult, Sterling
Jerins e Christina Hendricks con
Gilles Paquet-Brenner (La chiave di
Sara) a dettare legge da dietro la macchina da
presa.
Ecco la sinossi del film: Libby
Day (Theron) all’età di 7 anni rimane l’unica sopravvissuta di
un sacrificio a Satana in cui vede morire la madre e le due
sorelle. Durante la sua testimonianza Libby incolperà dell’accaduto
il fratello Ben, che verrà condannato all’ergastolo. Venticinque
anni dopo, mentre Ben è ancora in carcere per l’orribile delitto,
un gruppo di appassionati di crimine convincerà Libby a riesaminare
gli eventi di quella notte, così che nuovi ricordi e vecchi
sospetti improvvisamente irrompono di nuovo nella sua
vita. Mentre informazioni scioccanti vengono alla luce, Libby
inizia a mettere in discussione la propria testimonianza
proponendosi di scoprire la verità sul suo tragico passato.
Un film corale
Acrid, di Kiarash
Asadizadeh, che si muove raccontando storie di matrimoni
infelici e di personaggi che vivono in una solitudine di coppia che
trova appagamento solo nell’affetto verso i figli o verso rapporti
extraconiugali, un fallimento che riguarda ogni generazione.
La narrazione si sviluppa con
un intreccio molto ben articolato intorno a due famiglie dove
l’amore è finito, e a tenere uniti sono i figli e la rassegnazione.
I veri protagonisti però sono i sentimenti che scaturiscono dal
tradimento, filo conduttore che permette al regista di raccontare
una società ipocrita, quella iraniana, dove le persone non si
sentono libera di seguire il proprio istinto, impedendo a se stessi
e chi è accanto di essere felice. La speranza non vive neanche
nelle nuove generazioni, dove la fiducia mal riposta mette in
dubbio oltre l’amore anche le amicizie, e non lascia ai giovani
nessun appiglio se non quei genitori che tra loro non riescono a
comunicare e a donarsi più amore, ma fortunatamente riescono a
trasmetterlo ai propri figli. Una denuncia dura all’ipocrisia della
società e del peso che la tradizione può avere sulla felicità delle
persone.
Quello che il regista con la sua
pellicola lancia è un messaggio forte, che non lascia speranze e
via di fuga se non con un percorso fatto di sofferenze e sensi di
colpa, dove paura del giudizio del prossimo e di andare contro
quella che è la morale di un modo di vivere della cultura con la
quale si è cresciuti sono in certi casi più forte del
raggiungimento della propria felicità. Acre è il titolo perfetto
per un film che riesce a descrivere e a trasmettere al pubblico
tutta l’amarezza e la sofferenza del tradimento.
Acrid è stato presentato in Concorso all’ottava edizione del
Festival Internazionale del Film di Roma.
Il regista del
bellissimo Acrid, Kiarash
Asadizadeh, insieme al suo straordinario cast di
bellissime attrici (Roya Javidnia, Ehsan Amani, Pantea
Panahiha, Saber Abar, Shabnam Moghadami, Mahsa Alafar, Mahana
Noormohammadi, Sadaf Ahmadi, Nawal Sharifi, Mohammadreza
Ghaffari) ha presentato oggi alla stampa festivaliera il
suo film, che gareggia nel Concorso e si candida a pieno titolo per
portarsi a casa un premio per la migliore interpretazione femminili
(di gruppo).
Che difficoltà ci sono state
in Iran per produrre un film come Acrid?
“Nessuna difficoltà maggiore
rispetto a tutte le altre proiezioni. Abbiamo avuto dei problemi
per la distribuzione con la vecchia amministrazione, ma il nuovo
Governo sembra più aperto al dialogo e siamo in trattativa e penso
che non ci saranno problemi poi ad avere il permesso per le
sale”.
Questo è un film sulla famiglia, ma
anche soprattutto un film sulle donne della famiglia che sembrano
avere una coscienza maggiore?
“Le donne hanno un ruolo
importantissimo nella famiglia, ma il mio intento era di raccontare
anche i cambiamenti della struttura familiare e del cambiamento dei
valori. Osservando le famiglie iraniane, soprattutto nell’ultimo
decennio in cui ho cominciato a fare cinema, ho l’impressione che
la struttura familiare si stia allentando, i componenti della
famiglia hanno sempre meno rispetto reciproco. Ma non credo che sia
una cosa solamente iraniana, da quello che vedo in giro credo sia
un problema esteso a tutto il mondo”.
Il filo conduttore nelle
storie narrate sembra essere il tradimento.
“Il tema del tradimento nel mio
Paese sta crescendo a vista d’occhio. Io da cittadino e da cineasta
non posso fare a meno di mostrare ciò che accade intorno”.
Il cast di attrici, coinvolte in
prima persona, ha raccontato l’interessante lavoro sul set e anche
l’attualità del film, sottolineando anche come in alcuni casi la
condizione dell’attrice coincidesse proprio con la condizione del
personaggio che stava interpretando in quel momento in scena.
Quest’oggi presso l’AuditoriumArte
si è tenuta la conferenza stampa del film Fuori Concorso
Il venditore di medicine di Antonio
Morabito. In sala oltre al regista era presente il cast,
composto da Claudio Santamaria, Isabella Ferrari
e Ignazio Oliva ed il produttore Matteo
Pagani.
Come è stato pensato il
personaggio di Bruno?
Antonio Morabito: Stiamo parlando di una persona che
all’interno di una situazione dilagante, di corruzione non
rappresenta uno dei primi artefici, cioè uno dei vertici che
muovono i fili di questa dinamica, ma rappresenta anche la vittima
di questo ingranaggio, questo perché volevo assolutamente far
vedere come questo problema, la corruzione tra la farmaceutica e la
sanità, sia un qualcosa di vicinissimo a noi, non stiamo parlando
dei grandi soprusi che le nazionali del farmaco fanno nel sud del
mondo. Ma stiamo parlando del nostro medico di fiducia, il medico
di base. Volevo porre l’accento di quanto fosse un qualcosa di
molto prossimo a noi.
Il film nasce da quale
esigenza? A.M.:Nasce da un’esigenza personale perché
io purtroppo mi sono trovato a con necessità di trovare un farmaco
per una malattia rara che colpì mio padre, prima che questo farmaco
fosse messo in commercio in Italia ed in occidente. Questo farmaco
già esisteva in altre parti del mondo ma l’FDA non dava il permesso
di entrare nel mercato. Siccome vengo da una famiglia di medici, i
miei zii, i miei nonni erano medici, ho sempre visto la malattia e
il farmaco come un qualcosa di molto regolato. Non riuscendo a
trovare questo farmaco ho provato a interessarmi personalmente sul
perché e perciò ho scavalcato quella linea immaginaria che c’è tra
la sanità e la farmaceutica, per vedere tutti le fasi di un farmaco
e lì mi si è aperto un mondo. Che ho approfondito conoscendo una
marea di informatori del farmaco delle più disparate case
farmaceutiche, ma anche medici che operano oggi nel settore, e lì
sono arrivato a capire come funzionano le cose, purtroppo
sottolineo che questo non si tratta solo di poche “mele marce” ma
purtroppo si tratta dell’andazzo del sistema.
Claudio tu sei protagonista di
questo film, sei vittima e carnefice C.S.: Il film
prende il punto di vista da questa figura che è l’ultima ruota del
carro, colui che conta meno di tutti, ma rappresenta non solo
dell’informato scientifico ma una classe molto precisa, l’uomo con
la valigetta, il rampante, colui che cerca di raggiungere un certo
status sociale della ricchezza, ed è proprio questo il meccanismo
che funziona tanto nel film, perché è il carnefice e anche vittima,
perché di fatto per sostenere questo ritmo e questa pressione che
viene dall’alto è costretto di fatto a drogarsi, quello che gli
prescrive il suo medico non è altro che cocaina legale, anfetamina.
Non solo questo ma attraverso i suoi strumenti, fa del male anche
alla sua famiglia, distrugge ciò che ama, sua moglie, ritrovandosi
dall’altra parte e forse capisce davvero e profondamente di cosa si
tratta il suo lavoro.
Isabella e Ignazio siete due lati
opposti dello stesso sistema. Isabella Ferrari: Mii
sono resa conto di avere un personaggio che comunque era tanto che
non mi veniva offerto, lontano dai ruoli fatti ultimamente, quindi
c’era una curiosità d’attrice che si muoveva, inoltre è un opera
prima, in qualche modo, è un film di denuncia, un film che
socialmente e politicamente ha un senso farlo oggi. Poi portato da
Matteo Pagani un produttore che io stimo e seguo da sempre
quindi non ho avuto dubbi. Ho avuto un po’ di dubbi quando l’ho
letto perché mi sembrava, terribilmente forte, che non poteva
essere reale, questa capo area con una totale mancanza di umanità.
La mia preoccupazione era capire se era reale lo script, ho preso
le mie informazioni, ho incontrato due capo area, è molto difficile
parlare di queste cose, quindi ho sentito una sorta di fastidio,
perciò ho fatto leggere solo le mie battute. E loro mi hanno
confermato questo sistema. Inseguito mi sono buttata nella
direzione che mi ha dato il regista. Ignazio Oliva: Io rappresento la parte etica ed è stata
abbastanza facile farla, perché siamo più o meno tutti sulla stessa
onda, il regista ha voluto fare il film per denunciare la
situazione che per me è oggettiva ed è vera. Ed io rappresento
secondo me quel tipo di medici, che secondo me esistono, che ci
sono, che vanno valorizzati, quelli che si rifiutano di stare al
gioco, rischiando il lavoro, la vita e tutto quello che ne
consegue. Per me è stato un grande piacere ed onore lavorare con
tutti loro.
Data la forza del
messaggio che viene trasmesso dal film, siete mai stati ostacolati
durante la produzione? Matteo Pagano: Ti ringrazio
ma non c’è stato nessun coraggio, è stata una necessità. Antonio mi
ha portato questa storia ed è interessantissima, non credo che
serva tanto coraggio per dire la verità. Tengo a precisare che
tutto quello che c’è nel film è assolutamente vero. Non c’è un
minimo di esagerazione, anzi c’è una forma di riduzione
dell’evidenza. A.M: Si ci sono state, a parte le varie lettere al limite
della protesta, ci sono arrivati insulti…anche fantasiosi, di
informatori e medici indignati, che “la sanità venga sempre dipinta
in questo modo” oppure “diamo una brutta immagine dell’Italia”.
Infatti, quando abbiamo fatto la conferenza stampa a Bari tre
giorni prima delle riprese, il direttore sanitario dell’ospedale
che già avevamo contattato per usare l’ospedale per girare,
inseguito a questa conferenza, revocato l’utilizzo dell’ospedale.
Così come anche i tre medici che ci avevano dato il loro studio
privato. E questi tre medici lavorano nello stesso ospedale di quel
direttore sanitario….sicuramente sarà stato un caso!
Qual’è la sua posizione sulle
staminali? A.M: Fare questo film fa male proprio
perché la sanità Italiana avrebbe un grosso potenziale, ci sono
paesi al mondo che non hanno sistemi sanitari come il nostro, per
cui vederlo distrutto e stracciato fa ancora più male. Per
quanto riguarda le staminali non capisco perché la ricerca venga
così frenata.
Quanto sei stato costretto a
censurarti? A.M.: A me è piaciuto molto The
Costant Gardner, però guardando quel film lo sento un po’
protetto dalla distanza, quello è anche un film d’inchiesta che fa
vedere questi grandi meccanismi a livello dei vertici, io volevo
fare un’altra cosa, volevo far vedere che noi questi livelli ce li
abbiamo in casa e ci viene presentato dal nostro dottore, e questa
cosa secondo me si può fare solo se si rimane appiccicati al suo
personaggio e si diventa la sua ombra, facendogli pressione con la
macchina da presa.
Il regista danese Nils
Malmros ci accompagna con Sorrow and Joy (Sorg og Glaede) in un
viaggio nei ricordi e nella vita di un regista cinematografico,
alle prese con la revisione della sua storia d’amore con Signe, sua
compagna da due anni, che durante una fortissima crisi psicotica,
ha ammazzato la loro figlioletta di nove mesi, Maria.
Siamo negli anni ’80 e di ritorno
da una prestigiosa conferenza universitaria, Johannes,
acclamato regista danese, trova la sua casa immersa nel lutto. In
un momento particolarmente difficile della sua vita, la sua
compagna affetta da depressione ha ucciso con un coltello da cucina
la figlia di soli nove mesi.
A partire dalla constatazione
della tragedia e dal ricovero in una clinica psichiatrica della
donna, Johannes inizierà un percorso interiore che lo porterà
a raccontarsi e raccontarci il suo incontro con Signe, la sua vita
con questa donna complicata e il lento sprofondare della donna, non
adeguatamente curata, in un baratro che presto, come purtroppo
sappiamo, la inghiottirà.
Il tronfio regista protagonista
della pellicola di Malmros fa un resoconto apparentemente oggettivo
della sua relazione con questa donna, mostrandosi inconsapevolmente
inadeguato ad avere a che fare con una psicologia così fragile. In
maniera speculare però anche il regista di Sorrow and
Joy si ritrova ad essere completamente inadeguato nell’inquadrare,
raccontare e commentare il disagio mentale e le dinamiche che
intorno ad esso proliferano con una complessità davvero difficile
da raccontare in maniera assoluta, e non solo per il cinema.
Nel tratteggiare il personaggio di
Signe, il regista sembra voler ricondurre la nascita del suo
disagio all’adolescenza, periodo notoriamente complicato e
formativo per tutti gli esseri umani. Allo stesso modo diversi
accenni si fanno al background familiare in cui è presente il
disagio mentale, vissuto come macchia, come vergogna e come
(ovviamente) portatore di grande sofferenza. Anche se le fondamenta
del racconto sono gettate con cognizione di causa, il film naufraga
in un abisso di irrealismo. L’immensa sofferenza che dovrebbe
trasmettere la situazione narrata sembra scivolare sugli interpreti
che appaiono freddi, inconsistenti e forse inadeguati a raccontare
una storia potenzialmente molto potente ma sciupata da un’eccessiva
lunghezza del film e da un’approssimativa messa in scena di quei
sentimenti fondativi dell’essere umano che si vorrebbero invano
mettere in mostra.
Presentato in Concorso all’ottava
edizione del Festival di Roma, Sorrow and Joy ha il sapore
dell’occasione persa, dell’idea sprecata, dell’approssimazione con
cui troppo spesso viene affrontato al cinema l’insondabilità della
mente umana.
Al Festival Internazionale
del Film di Roma è stato proiettato oggi il film
La Santa, diretto da Cosimo
Alemà,
che abbiamo recensito qui. A seguire c’è stata la
conferenza stampa del film, alla quale ha
partecipato tutto il cast principale, il regista e i
produttori.
Visto che la carriera professionale
del regista Alemà è nata con i video musicali, gli è stato chiesto
come mai poi fosse approdato al cinema. “Si tratta di un
passaggio naturale. Tutti i registi che vogliono fare film partono
da altro, come dalla pubblicità”. Il regista ha poi espresso
una considerazione sul genere e sull’ambientazione del film:
“Questo è un film di genere, anzi direi che è un meltin-pot di
generi. Considero l’ambientazione come uno dei protagonisti. La
“pietra leccese” è sempre presente”.
A tutti gli attori è stata poi
rivolta una domanda sul rapporto con il regista durante le riprese
e se quest’ultimo avesse lasciato più o meno libertà.
Francesco Siciliano, uno dei protagonisti, ma
anche produttore del film, ha dichiarato: “Cosimo ha
diretto in maniera straordinaria una troupe molto giovane. Lo
considero un regista colto, nelle sue riprese nulla è lasciato al
caso, tutto viene costruito alla perfezione. Il nostro era un
progetto low-budget, abbiamo realizzato il film con 180.000
euro e per fare questo serve una grande
organizzazione”.
Anche Marianna di
Martino ha espresso parole di elogio per il regista e per
il progetto in generale: “Proprio perché si trattava di un
progetto con un budget limitato, tutti mettevano il 100%. Io sono
entusiasta di Cosimo. Mi ha messo alla prova con scene molto forti
sia fisicamente che emotivamente. Mi ha lasciato fare e ha lasciato
che il mio flusso emotivo venisse fuori fino alla fine“.
Il regista ha preso nuovamente la
parola alla fine, chiudendo la conferenza con una considerazione
sul film stesso: “La Santa vuole essere una sorta di metafora.
Lo scopo era quello aprire una parentesi dove entrassero uomo e
natura. Quando queste due realtà di scontrano è inevitabile che
nasca qualcosa di forte. L’epilogo è quasi psichedelico“.
Scarlett Johansson, Joaquin Phoenix e
Rooney Mara hanno infiammato il terzo girno
del Festival di Roma 2013, ottava
edizione dell’evento diretto da Marco Muller,
al secondo anno al timone della kermesse capitolina ha accolto
nella bellissima cornice dell’Auditorium le tre star
internazionali, ecco tutte le foto sul red carpet:
Fuori Concorso al Festival del Film
di Roma è stato presentato oggi Romeo e Giulietta
diretto da Carlo Carlei e adattato da
Julian Fellowes, scrittore dell’acclamata serie tv
della ITV britannica Dowtown Abbey.
La storia è conosciuta da gli
amanti della letteratura inglese e no, anche grazie a gli
adattamenti cinematografici fatti in precedenza, ma ripassiamola
insieme! Un odio antico divide le due famiglie di Verona i
Montecchi e i Capuleti, sempre pronti a darsi battaglia ,
disobbedendo al volere de Il Principe di Verona (Stellan
Skarsgard). Il giovane Romeo (Douglas
Booth) erede dei Montecchi invece non pensa a combattere,
ma all’amore. Per seguire Rosalina (Nathalie Rapti
Gomez) la sua amata, Romeo insieme a Benvoglio
(Kodi Smit-McPhee ) e Mercuzio (Christian
Cooke) finisce ad un ballo in maschera a casa dei
Capuleti. La festa è stata organizzata da Lord e Lady Capuleti
(Damian
Lewis e Natascha McElhone) per
presentare in sposa la loro figlia Giulietta (Hailee
Steinfeld) al facoltoso Paride (Tom
Wisdom). Ma Giulietta è ancora piccola e non è pronta per
il matrimonio, cosa di cui è convinta anche la sua balia
(Lesley Manville).
Romeo e Giulietta recensione del
film di Carlo Carlei
Uno scambio di sguardi tra Romeo e
Giulietta e i giovani si dimenticano di tutto, rimanendo incantati
all’istante. Il cugino di Giulietta,Tebaldo (Ed
Westwick) accecato dall’odio per i rivali Montecchi
riconosce subito gli ospiti sgraditi e lo comunica alla famiglia,
facendo arrivare la notizia anche ai due amanti che nel frattempo
erano riusciti a scambiarsi un veloce bacio e una promessa d’amore.
Con l’aiuto di Frate Lorenzo (Paul
Giamatti) e della balia, Romeo e Giulietta si sposano
in segreto, convinti che l’unione annienterà l’odio tra le
famiglie, ma è solo l’inizio della più tragica storia d’amore mai
raccontata. Ora la domanda è : c’era bisogno di un’ennesima
versione del dramma d’amore Shakespiriano per eccellenza? La
risposta è probabilmente no.
Probabilmente no perché per quanto
ci sia la buona volontà di mantenere il testo originale di
Shakespeare, nel 2013 un linguaggio del genere non funziona per un
prodotto di due ore. L’idea di riproporre il dramma
nell’ambientazione originale Rinascimentale è apprezzabile, per
quanto una nota stonata di moderno avrebbe movimentato le cose.
Sarà che il Romeo+Juliet di Baz
Lhurman del 1996 aveva dato tutta un’altra interpretazione
e una svolta alla storia, che questo adattamento risulta lento e
tedioso, per quanto fedele all’originale. Certi personaggi, in
particolare il Tebaldo interpretato da Ed Westwick a volte sfocia nel ridicolo, non
riuscendo a risultare credibile. Mentre Hailee Steinfeld, Douglas
Booth e Christian Cooke mostrano una
maturità nella recitazione che può essere applaudita oltre il film.
Paul Giamatti e Damien Lewis da grandi attori riescono a dare
la loro impronta, ma anche qui si parla di una piccola nota
positiva.
La regia di Carlo
Carlei risulta più televisiva che cinematografica,
ricordando a tratti addirittura Fantaghirò , non brillando
particolarmente. Mentre va un applauso ai costumi , realizzati nei
minimi dettagli da Carlo Poggioli che nel suo
curriculum vanta anche l’ultimo “Abrham Lincoln” e “Seta”. La
ricostruzione degli abiti Rinascimentale è precisa fino all’ultimo
brillantino Swarosky (che con la Swarowsky Enternainement è alla
sua prima intera produzione di un film ), con classe e ottima
fattura. Milena Canonero, la costumista vincitrice
di diversi premi tra cui Academy Awards è co-produttrice per Romeo
e Giuletta, ma sicuramente c’è una sua collaborazione anche nella
supervisione dei costumi.
La riproposizione del testo
originale di Shakespeare nei dialoghi può essere positiva solo per
un pubblico giovane che si avvicina al dramma per la prima volta e
quindi può esserci uno scopo educativo, ma a parte questo è un film
che non coinvolge più di tanto essendo il soggetto conosciuto e
privo di colpi di scena che potrebbero tenere lo spettatore
sveglio.
Twitt dal Festival, 140 caratteri
istantanei per le opinioni a caldo del nostro collega e
collaboratore Prof. Marco
Stancatiche ci indirizzeranno il pubblico verso
i titoli di maggir richiamo. Oggi è il giorno di due
titolo, WHO IS Dayani Cristal? e SORROW AND JOY..
#Romaff8,
WHO IS Dayani Cristal? Centro America – USA: un’altra immigrazione,
un’altra Lampedusa, un’altra repressione. E morti senza fine.
#Romaff8,
SORROW AND JOY. Regista in carriera e moglie psicotica: amore così
forte da superare un dramma sconvolgente. E sarà l’ultimo film.
Vi ricordiamo che le opinioni dell’esperto in comunicazione
Marco Stancati si possono anche leggere sul suo
profilo Twitter.
Presentato Fuori Concorso al
Festival Internazionale del Film di Roma, Il Venditore
di Medicine di Antonio Morabito è un film che
attraverso le vicende fittizie di Bruno risalta uno spaccato di
vita italiano ben noto ma poco approfondito dal mondo
cinematografico. Difatti viene portata in scena più che un episodio
di “mala sanità”, un vero e proprio sistema contraddistinto
dal mero baratto, che non riguarda le sale operatorie ma piuttosto
illustra ciò che lega le case farmaceutiche e i medici. Seppur i
personaggi e i luoghi siano fittizi, nella storia è evidente
l’impronta documentaristica con cui viene sviluppata e intrecciata
la storia di Bruno. Egli è interpretato da un bravo
Claudio Santamaria, la cui funzione principale è di stare
sulla soglia di questo mondo e indirizzare lo sguardo dello
spettatore.
In Il venditore di
medicine Bruno è un informatore medico. La sua azienda, la
Zafer, sta vivendo un momento difficile. Pur di non perdere il suo
posto di lavoro, Bruno è disposto a corrompere medici, a ingannare
colleghi, a tradire la fiducia delle persone a lui più vicine. E se
alcuni dottori si rifiutano di prestarsi a questo gioco, molti di
loro non si sottraggono affatto.
Il venditore di medicine, il film
Quando indossa il suo completo e la
valigetta con i campioni omaggio, viene rappresentata l’intenzione
della sceneggiatura di fare luce in questo mondo. Quindi,
assistiamo Bruno nella sua giornata tipo, portando in rilievo un
mondo fatto di medici-regine e di primari-squali il cui pregio più
rilevante è di essere corrotti e amorali. In queste scene lo
vediamo sfoderare le sue doti di “venditore” che asseconda i vezzi
e i desideri dei dottori che parlano di “piazzare” prodotti o
“spingere” determinati medicinali. Nell’altro aspetto, quello
fittizio, assistiamo alla sua vita familiare; preoccupato di un
amico malato e di sua moglie, che gli mostrano il contraddittorio
della sua doppia vita e come questo lavoro lo ha reso un uomo
disposto a tutto per mantenersi un lavoro che lo porta ad assumere
pillole per l’ansia per placare i suoi dubbi di coscienza.
Sarà proprio questa sfera a frenare
un potenziale thriller; poiché seppure la vicenda sia lineare e ben
dettagliata con i suoi gerghi e i suoi intrallazzi, tiene comunque
lo spettatore lontano, fuori dal disincanto della storia facendo
risultare di troppo le vicende private che portano il bilanciamento
nella storia senza aggiungere nulla di nuovo; mentre invece sarebbe
stato interessante seguire altri percorsi narrativi, come quelli
del Dr. Sebba (Ignazio Oliva), che potevano
esaurire il quadro narrativo.
Il venditore di
medicine è un buon film che porta una storia inedita nella
nostra cinematografia ma che perde nella seconda parte tutta la
tensione ben costruita nella prima. Il regista riesce comunque a
far passare le vicende sulle multinazionali farmaceutiche e sul
vero costo della salute, reso un semplice prodotto
“commerciale”.
Quasi tutto il cast al completo è
arrivato al Festival del Film di Roma per
presentare in conferenza stampa il film Song’e
Napule dei Manetti Bros.
Antonio e Marco Manetti,
Giampaolo Morelli, Alessandro Roja, Serena Rossi e Paolo
Sassanelli hanno divertito la sala stampa con la loro
goliardia e genuinità trasmessa anche nel film.
Prima di iniziare è stato dedicato
un doveroso applauso al produttore Luciano Martini
che voleva a tutti i costi che Song’e Napule venisse realizzato, e
così è stato prima della sua scomparsa : “Luciano ha fortemente
voluto questo film.” commenta Antonio Manetti del duo di
registi romani. “Siamo orgogliosi di aver fatto
l’ultimo film di Luciano Martini e si può dire che questo film è
più suo che nostro.”.
Giampaolo Morelli
spiega poi come gli è venuta l’idea del film : “A me piace molto
questo genere e io vengo dal’Arenella, un quartiere di Napoli che
si trova diciamo nel mezzo. Mi intrigava l’idea di mettere un
napoletano borghese in mezzo ad un tessuto sociale più popolare –
il personaggio di Paco – e cosa c’è di più popolare del neo
melodico? Volevo fortemente raccontare di questo mondo
fatto di videoclip pieni di cuori e sentimenti e soprattutto
sfatare il mito dei cantanti neo melodici che vanno a braccetto con
la camorra. Ma soprattutto volevo mostrare Napoli ai Manetti Bros,
perchè secondo me la vedevano nello stesso modo in cui la vedevo io
e così è stato. Diciamo che non la sentivo rappresentata a
dovere dai film degli ultimi anni come Gomorra o i film di Nanni
Loi.”
L’altro protagonista,
Alessandro Roja racconta che “questo era un
ruolo troppo succulento per lasciarmelo sfuggire, per uno come me
sempre a caccia di ruoli diversi e interessanti” , mentre
Serena Rossi, che in Song’e Napule interpreta la
sorella di Morelli, è stata contentissima di questa sua prima
esperienza cinematografica e si trova nella situazione di Roja
“visto che lui da romano ha interpretato un napoletano, io da
napoletana interpreterò una romana” nella nuova produzione di
Rugantino a teatro a fianco di Enrico Brignano.