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Willow: in che modo la serie è stata influenzata da Il Risveglio della Forza

Warwick Davis Willow recensione

In una recente intervista con Deadline, Jonathan Kasdan ha spiegato come Star Wars: Episode VII – Il Risveglio della Forza abbia influenzato la serie sequel di Willow. Lo showrunner ha ammesso che attraverso il suo legame con il film di Star Wars – un film a cui suo padre Lawrence Kasdan ha contribuito come sceneggiatore – ha imparato il valore degli effetti pratici durante la creazione di immagini fantastiche per lo spettacolo.

Il Risveglio della Forza ha avuto una grande influenza su questo show perché è stata un’esperienza così formativa sia per Michelle [Rejwan] che per me in termini di capire cosa funziona e cosa no e quanto vuoi provare a portare avanti le cose e quanto vuoi dare alle persone ciò che si aspettano. Ci sono stati giorni in cui avevamo 30 troll completamente protesizzati… Sembrava che la dichiarazione d’intenti fosse: come rendere tutto il più reale possibile? E come ti facciamo porre la domanda, cosa hanno fatto veramente e cosa è digitale?”

Il risultato, in Willow, è davvero sorprendente. La serie è disponibile su Disney+, con un nuovo episodio a settimana.

 
 

Willow: i Funko Pop! ufficiali per celebrare i 35 anni del film

Willow

In occasione dei 35 anni di Willow, FUNKO Pop! ha realizzato una serie di statuine dedicate ai personaggio del film di Ron Howard. Le nuove figure presentano il trio principale incaricato di salvare la piccola Elora Danan dal malvagio Bavmorda, più uno degli scagnozzi della strega cattiva.

La prima delle figure è il film di Willow Ufgood, interpretato da Warwick Davis, con lo stregone Nelwyn che culla la piccola Elora tra le braccia. Poi arriva Sorsha (interpretata da Joanne Whalley), la figlia di Bavmorda diventata brava grazie all’amore di Madmartigan. Viene fornita completa della sua armatura da caccia e della sua spada, e la collezione presenta anche una variante dell’inseguimento della principessa nel suo elmo da guerriero.

Per i fan che hanno subito il fascino dello spadaccino Madmartigan (Val Kilmer), anche lui fa parte della collezione, nella sua famosa armatura d’oro del finale del film, così come la sua iconica spada. A completare le figure c’è l’incombente generale Kael, braccio destro di Bavmorda, minaccioso nella sua armatura e nell’elmo a forma di teschio.

La serie sequel del film, distribuita su Disney+ nel 2022, è stata cancellata dopo un solo ciclo.

 
 

Willow: cosa rivela il trailer della serie Disney+

Willow Trailer Disney+

Il 26 maggio è stato rilasciato il primo trailer di Willow, la serie prodotta dalla Lucasfilm e basata sull’omonimo film del 1988 di Ron Howard (Solo, Pavarotti). In attesa dell’uscita delle otto puntate su Disney+ – prevista a partire dal 30 novembre – vediamo le principali curiosità suscitate dal teaser dello show.

1Madmartigan non torna in Willow

val kilmer in willow

Il trailer non mostra alcuna traccia di uno dei personaggi principali del film Willow: Madmartigan, interpretato da Val Kilmer. L’Hollywood Reporter ha rivelato che la salute dell’attore gli ha impedito di prendere parte alle riprese della serie.

In ogni caso, il produttore esecutivo e scrittore Jonathan Kasdan ha dichiarato che lo ”lo spirito di Madmartigan è vivo’‘ anche nello show. Va detto che l’assenza potrebbe anche essere determinata dalla storia della serie, aprendo la possibilità per un ritorno di Madmartigan nella seconda stagione.

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Willow, recensione della serie Disney+ con Warwick Davis

Warwick Davis Willow recensione

Se ne è parlato per decenni (dal 2005 circolano voci di un sequel) e adesso, in forma di serie tv per Disney+, arriva Willow, che riporta al pubblico affezionato e a potenziali nuovi fan le avventure dello stregone con il volto di Warwick Davis. A promuovere l’idea dello show alle alte sfere Disney è stato Jonathan Kasdan, che infatti compare in veste di ideatore e sceneggiatore dello show, dopo che, sul set di Solo: A Star Wars Story, aveva bombardato Davis con domande, suggestioni e idee per quella che poi sarebbe diventato questo nuovo ciclo di 8 episodi che riprende la storia del film, raccontandoci le sorti di Elora Danan, la bambina, ora giovane donna, destinata a diventare imperatrice di tutta Andowyne.

Willow, la trama

Come ci aveva già suggerito il finale del film del 1988, Elora cresce sotto falso nome alla corte di Madmartigan e Sorsha, sovrani di Tir Asleen. Sorsha, rimasta senza il suo Madmartigan, deve fare i conti con due figli gemelli che proprio non ne vogliono sapere nulla di abbracciar eil loro destino di futuri regnanti. La tempestosa Kit preferisce tirare di scherma con la sua amica Jade, aspirante guardia di palazzo, mentre l’affascinante Airk è molto più preso dalle fanciulle che dal suo ruolo di futuro re. Quando però le forze del male si risvegliano e rapiscono Airk, una strampalata compagnia viene incaricata di liberare il principe, purché si avvalga dell’aiuto dello stregone Willow. 

Riesumare un franchise

Sembrava complicato riportare in vita un franchise sepolto da così tanto tempo. Certo, sepolto per modo di dire, dal momento che il film di Ron Howard è un cult al pari di Labirynth e La storia fantastica, ma la macchina produttiva Disney+ è riuscita a far gemmare l’unica PI Lucasfilm che non fosse gravata dalla “maledizione” che invece sembra pesare su Star Wars (che non riesce a trovare una strada dopo la conclusione, molto criticata, della terza trilogia).

Il pretesto narrativo è semplice, lo sviluppo estremamente canonico, ma anche un grande classico come Willow si aggiorna ai tempi, concentrandosi principalmente sulle individualità e sui caratteri dei singoli personaggi. Se già il film originale vantava una inclusività inedita per l’epoca, il ventaglio della rappresentazione in Willow – la serie si moltiplica e offre la possibilità di raccontare molti più punti di vista, anche perché “la compagnia” di eroi chiamarti all’azione è più numerosa rispetto all’armata di due, formata da Davis e Val Kilmer nel film del 1988.

Meno epicità e più introspezione

Questo significa che la storia nel complesso perde di epicità, ma che si arricchisce di introspezione e probabilmente parla meglio all’oggi e a ciò che interessa adesso alle giovani generazioni, le quali dovrebbero essere il principale pubblico dello show, dal momento che la storia è comunque un’avventura di formazione. Certo, c’è grande rispetto e fedeltà verso ciò che è stato e anche la giusta quantità di riferimenti; molti luoghi sono gli stessi e la storia è chiaramente un sequel diretto.Per cui i fan hardcore che hanno superato i 40, saranno appagati.

Continuità visiva tra vecchio e nuovo

Dal punto di vista formale, si è optato per l’utilizzo di effetti speciali e visivi che apparissero in continuità con il film. Chiaramente si vede che gli anni sono passati e che l’aspetto della serie è moderno rispetto a Willow 1988, ma è innegabile una rassicurante affinità visiva trai due prodotti. 

Oltre al ritrovato Warwick Davis che sembra maturato dentro al costume dello stregone, il cast di giovani interpreti rivela una ricerca davvero intelligente nello scovare visi particolari con tratti riconoscibili. Erin Kellyman, già vista in The Falcon and the Winter Soldier, è forse l’esempio migliore di questa caratterizzazione somatica degli interpreti che riporta un quadro vivace dei partecipanti alla quest eroica. Naturalmente ci sono interpreti più e meno in parte, tuttavia l’impressione generale è che il tono squisitamente favolistico della storia sia in grado di far perdonare qualche ingenuità interpretativa. 

Willow è l’iconico Warwick Davis

Chi invece sembra non perdere neanche un colpo è l’iconico Warwick Davis, che con Lucasfilm ha costruito gran parte della sua carriera e che è, a oggi, uno dei volti più riconoscibili per gli spettatori nerd di vecchia e nuova generazione. Il suo Willow è esattamente quello di 34 anni fa, forse leggermente attempato e con molta esperienza in più, soprattutto in fatto di magia, ma ha sempre lo stesso cuore grande e lo stesso sfrenato desiderio di compiere il bene. E forse è questo l’elemento di maggiore pregio di tutta l’operazione. 

 
 

Willow, la serie: l’incontro con Warwick Davis e Jonathan Kasdan

Warwick Davis
Cortesia di © Disney+

Figlio d’arte e già sceneggiatore di Solo: A Star Wars Story, Jonathan Kasdan si fa carico di riportare in auge, dopo diversi decenni, uno dei marchi più cari alla Lucasfilm, quello di Willow, film del 1988 con Warwick Davis che adesso diventa una serie omonima, che dà seguito ai fatti raccontati in quella rocambolesca avventura.

In occasione della conferenza stampa mondiale di presentazione della serie, disponibile su Disney+ a partire dal 30 novembre, Kasdan in persona ha parlato del progetto che ha visto di nuovo coinvolto nell’iconico ruolo Davis. “C’era da tanto tempo tra me, Ron (Howard, regista del film, ndr) e Warwick l’impulso di continuare questa storia e tornare in questo mondo. Io ci sono arrivato come fan, loro invece c’erano già dentro ​​entrambi come creatori, e hanno trovato un campione in me. Ho continuato a lottare e sperare che avremmo avuto la possibilità di tornare in quel mondo, e il mio asso nella manica era ovviamente Warwick che aveva detto che sarebbe tornato e che sarebbe stato così attraente che l’America – e il mondo – sarebbero caduti in ginocchio ai suoi piedi. Penso che tutti lo abbiano capito, e tutti lo abbiano apprezzato, che c’era qualcosa di veramente speciale nell’opportunità di riportare questo personaggio sullo schermo.”

Come ogni franchise che ha radici profonde nel cuore dei fan e che viene riproposto anche ad un pubblico moderno, la via giusta dovrebbe essere quella di riuscire a tenersi in equilibrio tra ciò che i fan di lunga data si aspettano e quello che invece vuole il pubblico nuovo e che esige la storia. “Quella è la sfida – ha spiegato Jonathan Kasdansempre, con ogni episodio che stai attraversando il confine, tra renderlo familiare e soddisfare ciò che i fan si aspettano dal marchio “Willow”, e poi provare a spingerlo avanti e raccontare una storia sorprendente e inaspettata. E sai, la grande arma che avevamo con noi era Warwick, che ha dato credibilità alla serie, e nel momento in cui lo vedi sullo schermo, improvvisamente credi che questi altri sei ragazzini possano in qualche modo inserirsi in quel mondo, e abitarlo davvero. E lo hanno fatto in modo così bello e con tanto gusto ed entusiasmo. E sono stati così bravi a farlo che la serie è davvero sia un omaggio al film che una progressione naturale della sua storia.”

Willow, il ritorno di Warwick Davis

Ma, come ha detto Kasdan, non ci sarebbe stata una serie sequel del film senza Willow in persona, quel Warwick Davis a cui tanto deve la comunità cinematografica nerd, lui che in tanti anni di carriera ha portato sullo schermo tantissimi personaggi fantastici, spaziando trai franchise e nell’immaginazione dei fan. Secondo Davis, la serie arriva al termine di un lunghissimo periodo di proposte e incertezze: “Per anni se ne è parlato, non da fonti ufficiali, ma tra i fan. Mi hanno costantemente interpellato, chiedendomi quando si sarebbe realizzato un sequel del film. Ed è una domanda a cui non avrei mai potuto rispondere. Fino a quando non ho incontrato Jon Kasdan, che ho capito essere anche lui un fan del film. Eravamo sul set di Solo, e c’era questa persona che non smetterà di parlare di Willow, e io pensavo che avremmo dovuto occuparci di raccontare questa storia di Star Wars, no? Ma lui insisteva, è stato davvero il catalizzatore del progetto. In termini di sviluppo, non ci sono voluti molti anni. Prima che me ne rendessi conto ero seduto sul set, in Galles, per il primo giorno di riprese. Ancora una volta sembra “Willow”, ma una versione leggermente più vecchia, più matura e più bella. Più sexy.”

“E’ stato interessato tornare in quel mondo, per me è stato bellissimo ogni volta che il mio personaggio faceva riferimento agli avvenimenti del film, è stato un modo davvero divertente di guardare indietro, e certamente penso che i fan si divertiranno. Ma siamo tornati anche in quei luoghi e ambienti in cui eravamo già stati per il film. In particolare, Nockmaar era uno di quei posti particolari, che mi ha sempre dato i brividi. Sai, eccomi lì in piedi o seduto da qualche parte in cui Bavmorda si sarebbe seduta, e sentivo ancora la sua presenza in quel posto. Questo ti mostra quanto fosse potente il film, e quelle ambientazioni, e anche la performance di Jean Marsh.”

Oltre al ritorno di Willow, delle location e dei posti incredibili che avevano già reso emozionante il film, la serie si arricchisce di tanti volti nuovi, come quello marcato e intenso di Amar Chadha-Patel, che interpreta Boorman, o dei giovani Dempsey Bryk e Ruby Cruz, che danno vita ai gemelli Kit e Airk, eredi al regno di Tir Asleen, o ancora dell’intensa Erin Kellyman, irresistibile volto di cinema e televisione che dà vita a Jade, coraggiosa guerriera con un sogno. Del cast fa parte anche Tony Revoloni, che abbiamo visto nel ruolo di Flash Thompson negli Spider-Man con Tom Holland e che qui offre una performance per sottrazione che davvero dà giustizia alla sua fisicità così particolare e memorabile. Tra tutti loro spicca la delicata Dove, interpretata da Ellie Bamber, che per quanto apparentemente fanciulla indifesa e impacciata, riserverà molte sorprese al gruppo di avventurieri che si imbarca per una missione importantissima (e che non riveliamo per non fare spoiler!).

L’appuntamento con Willow – la serie, è su Disney+ a partire dal 30 novembre, giusto in tempo per le vacanza di natale in famiglia, per godersi questa nuova avventura del grande mago Willow Ufgood.

 
 

Willow recensione del film di Ron Howard

Willow

willow recensione posterAnno: 1988

Regia: Ron Howard

Cast: Warwick Davies, Val Kilmer, Joanne Whalley, Jeam Marsh

Trama: Il nano contadino Willow lascia le sue abituali occupazioni per aiutare la piccola Elora, abbandonata sulle rive di un fiume  a riconquistare il trono usurpatole dalla strega Bavmorda, ricevendo l’aiuto di un variegato gruppo di compagni di strada.

Analisi: Concepito da George Lucas fin dai primi anni ’70, questo tipico esempio di fantasy pre-Signore degli Anelli trova finalmente la realizzazione nella seconda metà degli anni ’80; impegnato nella parte produttiva (assieme Joe Johnston e Nigel Wooll), Lucas ne affida la direzione a Ron Howard, qui alla sua terza regia dopo i successi di Splash e Cocoon. Il film mescola la consueta ispirazione tolkeniana ad elementi favolistico – biblici (con echi che vanno da Biancaneve a Mosè).

willow recensione Kilmer DavisIl ruolo del protagonista è affidato a Warwick Davies, volto notissimo agli appassionati del genere, ai tempi reduce da Labyrinth e che in seguito avrebbe interpretato la serie di Leprechaun per poi avere il ruolo fisso del Professor Filtwick nella saga di Harry Potter. Il resto del cast principale vede la presenza di Val Kilmer (in un periodo abbastanza complicato della carriera, dopo il successo di Top Gun e prima del controverso biopic dedicato da Oliver Stone ai Doors di qualche anno dopo), nel ruolo di Madmartigan, il classico lestofante che dapprima agisce per puro opportunismo, per poi dedicarsi pienamente alla causa; Joanne Whalley, voto noto del cinema degli anni ’80 (che di Kilmer sarebbe in seguito diventata la moglie) è la figlia della strega che si schiererà contro la madre, anche mossa dall’amore per Madmartigan; Jeanne Marsh è la cattiva della situazione, attrice conosciuta soprattutto agli spettatori della tv britannica.

Più che all’abilità della regia (per Howard si tratta di un passo indietro rispetto alle precedenti prove) o alla perizia degli interpreti, Willow è affidato soprattutto alla potenza degli effetti speciali, a cura naturalmente della Industrial Light & Magic, che lanciano definitivamente la tecnica del morphing, fino ad allora solo  sperimentata solo in modo occasionale. Il resto è affidato a panoramiche ed ambientazioni riprese su e giù per il globo, dall’Inghilterra alla Cina, passando per la Nuova Zelanda, in un’altra anticipazione del Signore degli Anelli.

Critica divisa, ma per lo più tiepida, pubblico più convinto, che sancisce il successo al botteghino (ma il film ha goduto di buona longevità anche sul mercato dell’home video), ma l’esito resta comunque al di sotto delle aspettative: si voleva un blockbuster all’altezza di altri giganti lucasiani, si ottiene un film che subisce la concorrenza di Crocodile Dundee II, Rambo III e Big, e che perde la corsa all’Oscar per il sonoro e gli effetti visivi contro il caterpillar Roger Rabbitt.

willow recensione

 
 

Willow fuori da Disney+, per Warwick Davis è “imbarazzante”

Warwick Davis Willow recensione

Warwick Davis è il volto del franchise di Willow, iniziato nel 1988 con il film fantasy di Ron Howard e proseguito con la serie sequel di Disney+ nel 2022. La Disney ha cancellato la serie televisiva dopo solo una stagione di otto episodi, e poi ha ritirato lo show dalla piattaforma per misure di riduzione dei costi. Davis ha ora chiamato in causa la Disney via X (ex Twitter), chiedendo allo studio di rispondere ai molti fan che si chiedono perché non possono più guardare la serie in streaming.

“Incontro quotidianamente persone adorabili che sono fan di ‘Willow’, e che sono il motivo per cui è stata realizzata la serie Disney+, ha scritto su X Warwick Davis. “Per favore dimmi [Walt Disney Company], cosa devo dire a questi abbonati quando chiedono perché non possono più guardare la serie? #imbarazzante.”

Willow è stato uno dei quasi 50 titoli che Disney+ ha ritirato dalla sua libreria di streaming a maggio. Altri titoli includevano la serie The Mysterious Benedict Society e il film The One and Only Ivan. La CFO della Disney, Christine McCarthy, ha spiegato che la Disney si aspettava di effettuare una svalutazione nel trimestre di giugno di 1,5-1,8 miliardi di dollari rimuovendo i contenuti dalle sue piattaforme di streaming. Svalutando il valore dei contenuti, la Disney può rimuoverlo dal suo bilancio e ridurre le tasse.

La serie Willow ha ricevuto recensioni per lo più positive dalla critica, con la prima (e unica) stagione che ha ottenuto un punteggio di approvazione critica dell’83% su Rotten Tomatoes.

 
 

Willis, Norton, Swinton e Murray per Wes Anderson

Wes_Anderson

Il regista Wes Anderson sta mettendo insieme un cast d’eccezione per il suo prossimo film, intitolato Moon Rise Kingdom: Bruce Willis, Edward Norton, Tilda Swinton e Bill Murray sono in trattative

 
 

Willis è Gordon-Levitt

Bruce Willis parteciperà al film di fantascienza e paradossi temporali Looper, interpretando una versione più anziana del protagonista, Joseph Gordon-Levitt (500 days of Summer, Inception).

 
 

William Shatner su Leonard Nimoy ‘L’ho amato come un fratello’

shatner-limoyIn seguito alla recente scomparsa di Leonard Nimoy, il web e la comunità fantascientifica si sta mobilitando per unirsi nel cordoglio di uno dei personaggi più iconici dello spazio moderno.

Non si fa attendere a lungo il ricordo del Capitano Kirk, William Shatner, che per anni ha condiviso “la plancia” con Nimoy e che grazie alla serie tv di Star Trek hanno potuto lanciare le rispettive carriere artistiche.

L’ho amato come un fratello. Noi tutti perdiamo il suo umorismo, il suo talento e la sua capacità di amare ” ha dichiarato Shatner in una dichiarazione alla JustJared.com.

William e Leonard hanno continuato a promuovere la serie nel corso degli anni, frequentando numerosi convegni e celebrazioni del franchise sempre insieme.

 
 

William Shatner ha grandi elogi per gli altri interpreti del Capitano Kirk

William Shatner

William Shatner, l’originale Capitano James T. Kirk di Star Trek ha solo grandi elogi per Chris Pine e Paul Wesley, che hanno assunto il ruolo di Kirk nel film di JJ Abrams e Star Trek: Strange New Worlds. Shatner rimane incredibilmente prolifico anche se si avvicina al suo 93esimo compleanno, e gli oltre 70 anni di carriera nel mondo dell’intrattenimento sono raccontati nel nuovo affascinante documentario, William Shatner: You Can Call Me Bill. Diretto da Alexandre O. Philippe (The People Vs. George Lucas), il film ovviamente, approfondisce i suoi pensieri e sentimenti riguardo al Capitano Kirk, il suo ruolo più famoso.

In un’intervista esclusiva con Screen Rant per promuovere You Can Call Me Bill e le sue proiezioni a partire dal 20 marzo, a William Shatner è stato chiesto cosa pensasse di Chris Pine e Paul Wesley, i suoi successori nel ruolo di James T. Kirk. “Sono meravigliosi. Vorrei solo avere un bell’aspetto come loro, e quelli del loro genere, come attori. Sono entrambi meravigliosi.” ha detto.

 
 

William Shatner entra nel cast di Masters of the Universe: Revolution

Masters of the Universe

William Shatner si è unito al cast di Masters of the Universe: Revolution, il prossimo seguito di Revelation di Netflix. Sequel spirituale di He-Man and the Masters of the Universe, Masters of the Universe: Revelation di Kevin Smith è arrivato sul servizio di streaming lo scorso anno suscitando molto clamore e dibattito.

La serie animata è stata distribuita in due parti. Smith ha preso la controversa decisione di concentrarsi maggiormente sul personaggio di Teela piuttosto che su He-Man, il che ha suscitato una grande reazione da parte di una certa parte della fan base di Masters of the Universe. Tuttavia, Revelation ha comunque ottenuto recensioni positive.

Masters of the Universe: David S. Goyer rivela i dettagli sul film mai realizzato

In Masters of the Universe: Revelation, Teela corre contro il tempo per prevenire l’imminente distruzione dell’universo mentre cerca di svelare il mistero dietro la scomparsa della Spada del Potere. Con il progredire della serie, i segreti del Castello di Grayskull vengono rivelati e il finale si conclude con un climax emozionante che vede Motherboard, un membro dell’Orda di She-Ra, assimilare Skeletor. Una seconda stagione sembrava molto probabile, ma è stato confermato che questa adotterà un approccio leggermente diverso. Smith e il suo team creativo torneranno per la serie sequel Masters of the Universe: Revolution, che riporterà l’attenzione sulla battaglia tra He-Man e Skeletor.

Durante il Masters of the Universe 40th Anniversary Panel al Comic-Con di San Diego, a cui ha partecipato Screen Rant, è stato annunciato che William Shatner si è unito al cast di Masters of the Universe: Revolution. Non sono stati forniti ulteriori dettagli sul ruolo del vincitore dell’Emmy, né è stato confermato se Shatner sarebbe apparso come un personaggio regolare della serie o in un ruolo ricorrente.

 
 

William Shatner definisce “maiale” J.J. Abrams!

William ShatnerL’attore William Shatner ci va giù pesante nel commentare la notizia che J.J. Abrams oltre a dirigere la saga di Star Trek, si appresti a ridare vita anche a Star Wars – Episodio 7.

 
 

William Peter Blatty morto: si è spento il papà de L’Esorcista

Si è spento a 89 anni lo scrittore e sceneggiatore William Peter Blatty, autore del romanzo da cui lui stesso ha tratto la sceneggiatura de L’Esorcista, film culto diretto da William Friedkin.

Ed è proprio il regista ad annunciare su Twitter la perdita dell’amico e collega, avvenuta il 12 gennaio.

Blatty era nato il 7 gennaio del 1928, aveva appena spento le 89 candeline, ed era figlio di immigrati libanesi.

Oltre a L’Esorcista, che rimane la sua opera migliore, sia per la letteratura che per la scrittura per il cinema, William Peter Blatty ha scritto 12 romanzi, 4 libri e 12 sceneggiature, due delle quali dirette proprio da lui. Il lavoro con L’Esorcista gli ha fatto conquistare un premio Oscar per la migliore sceneggiatura adattata e il suo primo Golden Globes per la sceneggiatura, mentre il secondo è arrivato con La Nona Configurazione, adattamento dal suo stesso romanzo Twinkle, Twinkle, “Killer” Kane.

Ha continuato a scrivere fino alla fine dei suoi giorni.

 
 

William Monahan parla di Sin City 2!

Lo sceneggiatore Premio Oscar per The Departed William Monahan ha rilasciato alcune dichiarazioni a Collider in merito al suo lavoro in Sin City 2 di Robert Rodriguez.

 
 

William Hurt: addio all’attore Premio Oscar

William Hurt

William Hurt, l’attore Premio Oscar per “Il bacio della donna ragno” è morto domenica per cause naturali. Aveva 71 anni. La morte di Hurt è stata confermata a Variety dal suo amico, Gerry Byrne.

Suo figlio Will ha dichiarato in una dichiarazione: “È con grande tristezza che la famiglia Hurt piange la scomparsa di William Hurt, amato padre e attore vincitore di un Oscar, il 13 marzo 2022, una settimana prima del suo 72esimo compleanno. È morto serenamente, in famiglia, per cause naturali”.

Hurt è stato nominato per quattro Oscar nel corso della sua lunga carriera, ottenendo due nomination come miglior attore per ” Broadcast News ” e “Children of a Lesser God” e una nomination ce non protagonista per meno di 10 minuti sullo schermo in “A History of Violenza.” È stato uno degli artisti più acclamati degli anni ’80, diventando una sorta di sex symbol cerebrale e una star del cinema indipendente. Hurt in seguito ha continuato a regalare notevoli interpretazioni negli anni ’90 e ha alternato ruoli con successo progetti per il grande schermo e la televisione, ottenendo nomination agli Emmy per il suo lavoro come informatore in “Damages” e per la sua interpretazione del Segretario al Tesoro Henry Paulson in “Too Big to Fail”.

Più recentemente, Hurt è diventato famoso tra le giovani generazioni di amanti del cinema con il suo ritratto del generale Thaddeus Ross nel 2008 “L’incredibile Hulk”. In seguito ha ripreso il ruolo in “Captain America: Civil War” e “Avengers: Infinity War“, “Avengers: Endgame” e “Black Widow”.

 
 

William Hurt: 10 cose che non sai sull’attore

William Hurt film

Affermatosi come uno dei più interessanti interpreti degli anni Ottanta, William Hurt ha guadagnato celebrità ruolo dopo ruolo, arrivando ad ottenere alcuni dei più prestigiosi riconoscimenti dell’industria statunitense. Negli anni non ha mai smesso di prendere parte a quelli che si sono rivelati grandi successi cinematografici, mettendo continuamente in mostra la sua duttilità d’interprete. Ecco 10 cose che non sai di William Hurt.

2Parte delle cose che non sai sull’attore

William Hurt Hulk

William Hurt in L’incredibile Hulk

5. Ha interpretato un celebre personaggio. L’attore diventa noto all’interno del Marvel Cinematic Universe per aver dato vita al Generale Ross, uno dei principali opponenti di Bruce Banner e Hulk. Originariamente l’attore Sam Elliott chiese di poter ricoprire nuovamente il ruolo, avendolo interpretato nell’Hulk del 2003, ma la produzione preferì assegnarlo ad un nuovo volto, scegliendo quello di Hurt.

4. Si è ispirato ad un celebre personaggio della letteratura. Per dar vita al suo Generale Ross, l’attore ha affermato di essersi ispirato al celebre capitano Achab, che nel romanzo Moby Dick dà la caccia alla celebre balena bianca. Per Hurt, Ross dà vita allo stesso modo ad un’ossessiva caccia al celebre gigante verde.

3. È l’unico attore del film ad aver ripreso il suo ruolo. Del cast del film, composto tra gli altri dall’attore Edward Norton, Hurt è l’unico che avrebbe ripreso il proprio ruolo anche per successivi film Marvel. È infatti poi ricomparso in Captain America: Civil War, in Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

William Hurt in Avengers

2. I registi lo hanno voluto nel film. Dopo essere comparso in L’incredibile Hulk, Hurt torna a vestire i panni del Generale Ross soltanto dopo diversi anni. I registi Anthony e Joe Russo hanno infatti espresso il desiderio di poter includere l’attore nei film Marvel da loro diretti, poiché pensavano che il personaggio fosse stato ingiustamente dimenticato.

William Hurt: età e altezza

1. William Hurt è nato a Washington, Stati Uniti, il 20 marzo 1950. L’attore è alto complessivamente 188 centimetri.

Fonte: IMDb

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William Friedkin: morto a 87 anni il regista de L’Esorcista

william friedkin

Il regista William Friedkin, meglio conosciuto per il suo premio Oscar Il braccio violento della legge e per il blockbuster L’Esorcista, è morto lunedì a Los Angeles. Aveva 87 anni. La sua dipartita è stata confermata dal preside della Chapman University Stephen Galloway, un amico della moglie di Friedkin, Sherry Lansing. Il suo ultimo film, The Caine Mutiny Court-Martial, con Kiefer Sutherland, sarà presentato in anteprima al Festival di Venezia.

Insieme a Peter Bogdanovich, Francis Ford Coppola e Hal Ashby, Friedkin è arrivato al successo negli anni ’70, parte di una nuova generazione di registi vivaci e audaci. Combinando la sua esperienza in televisione, in particolare nei documentari, con uno stile di montaggio all’avanguardia, Friedkin ha dato nuova vitalità ai generi horror e thriller poliziesco.

Dopo il trionfo critico di Il braccio violento della legge, che gli valse l’Oscar alla regia, è arrivato L’Esorcista del 1973, che ha incassato l’incredibile cifra di 500 milioni di dollari in tutto il mondo e, insieme a Il Padrino, ha dato inizio all’era dei successi cinematografici. Adattato dal romanzo di William Peter Blatty sulla possessione demoniaca di una ragazzina, L’Esorcista era un thriller fortemente stilizzato, che ha influenzato tanto il genere horror quanto il film precedente ha fatto con il genere poliziesco.

Nato a Chicago, Friedkin ha frequentato la Senn High School, dove non era uno studente modello, ma ha cercato di sviluppare la sua abilità nel basket a livello professionale. Dal momento che non è mai cresciuto più di un metro e ottanta, tuttavia, ha cambiato il suo percorso professionale in giornalismo.

Il regista che aveva passato anni a lavorare nella forma del documentario è apparso in molti di essi su film e registi nel corso degli anni. E’ stato sposato con la giornalista Kelly Lange e le attrici Lesley-Anne Down e Jeanne Moreau. Lascia la quarta moglie Lansing e due figli.

 
 

William Friedkin: l’omaggio di Damien Chazelle a Venezia 80

Damien Chazelle
Damien Chazelle sul red carpet di Venezia 80 - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Damien Chazelle ha reso omaggio al defunto William Friedkin in un commovente discorso al Festival del cinema di Venezia, dove l’ultimo film di Friedkin, The Caine Mutiny Court-Trial, è stato presentato in anteprima fuori concorso tra calorosi applausi.

Friedkin, morto il 7 agosto a Los Angeles all’età di 87 anni, aveva completato il film, che vede Kiefer Sutherland nei panni del tenente comandante Queeg, sotto processo per ammutinamento per aver usurpato il comando di una nave dopo che le azioni del comandante di diritto erano state ritenute pericolose per la nave e per il suo equipaggio.

“Quando ho sentito per la prima volta il nome Billy Friedkin ero un bambino, e il nome stesso mi ha riempito di paura”, ha detto Chazelle, che presiede la giuria di Venezia 80. “Probabilmente avevo in mente L’Esorcista. Non avevo ancora visto il film, ma avevo visto le lettere scritte con quel carattere e il suono della parola “Fried-kin” sembrava suggerirmi i recessi più oscuri e proibiti dell’immaginazione. Il genere di cose che ispirano incubi per il resto della tua vita”, ha aggiunto Chazelle.

“Quindi per me William Friedkin significava paura. Ma oggi penso al suo nome, e penso all’amore. Penso all’amore per il cinema, all’amore per tutta l’arte e alla visione di come le arti possano intersecarsi e informarsi a vicenda. Una visione del cinema non separata, ma indissolubilmente legata alla musica, alla letteratura, alla pittura. Ovviamente all’opera”, ha sottolineato Chazelle. “Penso alla gentilezza e alla generosità che mi ha mostrato quando avevo iniziato a lavorare come regista”, ha continuato Damien Chazelle raccontando che quando aveva appena realizzato il suo film del 2014, Whiplash, Friedkin lo ha invitato a casa sua.

“E non dimenticherò mai l’esperienza di scoprire che un uomo responsabile di film che mi hanno dato un pugno nello stomaco così spietato, come “Sorcerer”, “French Connection”, “Cruising” e “Killer Joe”, era di persona così affettuoso, così accogliente, così dolce, umile, amorevole. Conoscere Billy e trascorrere del tempo con lui e Sherry [Lansing] è stato uno dei più grandi onori della mia vita” ha continuato il regista.

“Era impavido in ogni senso della parola. Nei suoi film si ha la sensazione di un regista e dei suoi personaggi che si spingono oltre i confini di ciò che è possibile e alla fine li superano.

L’ultimo film di William Friedkin della Republic Pictures è basato sull’opera teatrale vincitrice del Premio Pulitzer di Hermon Wouk. La storia è stata precedentemente adattata per lo schermo in un film del 1954 di Edward Dmytryk con Humphrey Bogart nel ruolo di Queeg e in un film per la TV del 1988 diretto da Robert Altman.

The Caine Mutiny Court-Martial, distribuito da Paramount Global Content Distribution, uscirà su Paramount+ questo autunno in tutti i mercati internazionali in cui il servizio di streaming è attivo e verrà trasmesso su Showtime negli Stati Uniti. Non sarà distribuito nelle sale.

 
 

William Friedkin: il tributo di Ellen Burstyn: “Era senza dubbio un genio”

Ellen Burstyn

La star de L’esorcista Ellen Burstyn rende omaggio a William Friedkin, definendo il defunto regista “intelligente, senza paura e di grande talento“. Basato su un romanzo di William Peter Blatty, L’esorcista del 1973 ha terrorizzato il pubblico come mai prima di allora, diventando un successo mondiale, stabilendo uno standard per i film horror di Hollywood che probabilmente non è mai stato eguagliato.

Alla guida del cast di L’esorcista nel ruolo di Chris MacNeil, Ellen Burstyn ha offerto una performance straziante e ha ricevuto una nomination all’Oscar come migliore attrice. Quest’anno, Burstyn torna nel franchise per la prima volta dopo decenni, riprendendo il ruolo di MacNeil in The Exorcist: Believer di David Gordon Green.

Mentre il franchise si prepara a tornare sugli schermi, è arrivata la triste notizia della scomparsa di William Friedkin, regista del film originale. Alla morte del regista, Burstyn ha affidato a Deadline un ricordo e un omaggio al grande regista:

“Il mio amico Bill Friedkin era un originale, intelligente, colto, senza paura e di grande talento. Sul set, sapeva cosa voleva, avrebbe fatto di tutto per ottenerlo ma era in grado di lasciarlo andare se vedeva accadere qualcosa di meglio. Era senza dubbio un genio”.

 
 

William Friedkin conquista gli Champs-Élysées: “Il 35mm? Non mi manca per niente”

Appena dopo The French Connection (Il Braccio Violento della Legge, 1971) e il famosissimo The Exorcist (L’Esorcista, 1973), William Friedkin regalava al pubblico nel 1977 Sorcerer, in Italia conosciuto con il nome Il Salario della Paura. Da sempre considerato come uno dei suoi film minori, ma soltanto perché all’epoca non fece tremare il botteghino, attraverso le sue sfumature noir e con un’impronta da puro cinema d’avventura racconta il viaggio di quattro uomini alla ricerca della redenzione. Quattro anime in pena relegate in un oscuro e puzzolente purgatorio chiamato Porvenir, un lurido villaggio dell’America Centrale, il quale offre loro una possibilità di riscatto: trasportare per 281 miglia (452 chilometri) lungo la foresta selvaggia casse di dinamite impregnate di nitroglicerina, dunque pronte ad esplodere alla minima vibrazione. Un inferno fatto di fango e pioggia battente, di sacrificio e ponti pericolanti, di criminali armati, di fato e di fortuna. A 38 anni di distanza dall’uscita, lo Champs Elysées Film Festival (dal 10 al 16 giugno) celebra il regista americano dedicandogli un’intera retrospettiva e iniziando proprio con la proiezione di Sorcerer, in versione digitale e restaurata.

Il giovane festival nato del 2012 per volere di Sophie Dulac, che coinvolge i cinema di una delle strade più suggestive del pianeta (gli Champs Elysées di Parigi per l’appunto), celebra la cinematografia franco-americana per un’intera settimana, ripescando film iconici dal recente passato ma anche proponendo anteprime di prossima uscita. Presidente di questa edizione 2015 l’attore Jeremy Irons, che incontreremo il 15 giugno per un’interessante Masterclass. Nel frattempo a irrompere nella sala 1 dell’UGC George V, dando ufficialmente il via alle danze, è proprio William Friedkin, che introduce Sorcerer con la verve che da sempre lo contraddistingue: “Sono contento che siate qui stasera, state per vedere un film al quale sono incredibilmente legato e che mi rappresenta meglio di qualsiasi altra mia opera. So che dovrei vederlo con voi ma l’ho visto tante di quelle volte… In fase di montaggio all’epoca dell’uscita, poi in sala, adesso per la restaurazione… Dunque me ne andrò a cena, se qualcuno vuole i miei posti lì in quinta fila si senta libero di occuparli. Poi però torno, potrete rivolgermi tutte le domande che vorrete, purché non siano sporche.” Come dire, ottant’anni e sentirsi ancora un ragazzino dentro, nello spirito, in barba al corpo che purtroppo rende difficile anche salire pochi scalini.

Dunque abbiamo scoperto che Il Salario della Paura rispecchia alla perfezione l’anima di Friedkin, ma com’è possibile visto che si tratta di un film in cui si ammazza per avarizia, si rapina, si spara… “È vero ma non sono questi elementi che mi rappresentano in modo materiale, sono le intenzioni. Stiamo parlando di un film sulla vita e sul caos che la regola, perché è il fato che decide il suo corso, noi non abbiamo controllo. È questo aspetto che mi affascina. L’Esorcista affronta il mistero della fede mentre questo è sul mistero del destino.” Effettivamente di caos all’interno di Sorcerer ce n’è in quantità, i protagonisti vengono messi davvero a dura prova dalla natura e dagli eventi, e come ben potete immaginare all’epoca non esisteva la grafica computerizzata, ogni cosa mostrata è stata creata davveroe Friedkin ama sottolinearlo spesso: “Probabilmente è stato il film più difficile da girare dopo The French Connection. Un’inquadratura alla volta, una lavorazione lentissima a causa delle pessime condizioni in cui si girava. Per la scena del ponte eravamo costantemente sommersi dall’acqua, per giorni interi è venuta giù per davvero con la violenza che avete visto, per altri l’abbiamo ricreata pescando l’acqua del fiume, ma eravamo sempre zuppi. Quasi tutta la truppe si è ammalata, io stesso qualche settimana dopo la fine delle riprese mi sono beccato la malaria perdendo parecchi chili (“Tredici chili” grida dalla platea la moglie Sherry Lansing, ex presidente della Paramount). Molta gente mi chiede ‘Ma perché hai continuato imperterrito, potevi abbandonare tutto’ ma beh, io fondamentalmente sono pazzo.” Del resto è quel che diceva Beckett: “Lasciatemi citare un poeta che amo alla follia, Samuel Beckett – a proposito, se qualcuno non lo conosce può uscire adesso da quella dannata porta. Lui diceva ‘Non posso andare avanti. Ci andrò’, io sono esattamente così.”

Una testardaggine che ha creato un mito in carne ossa, autore di una filmografia iconica capace di restare ben salda nella memoria degli spettatori, ma c’è qualche autore al quale Friedkin si è ispirato? “Sicuramente Orson Welles ma anche i registi della Nuovelle Vague francese: Jean Pierre Melville, Jean-Luc Godard, Henri-Georges Clouzot, Alain Resnais, ovviamente François Truffaut e molti altri. Questi grandissimi artisti mi hanno anche insegnato quanto è importante che sia il pubblico a dare un significato al finale di ogni film. Prendete ad esempio Citizen Kane – sempre a proposito, se qualcuno non ha visto Citizen Kane può andare al diavolo subito – ha un finale assolutamente poetico e intimo, ci fa capire quanto era importante per il protagonista l’infanzia perduta, elemento nel quale ognuno di noi può rivedere pezzi della sua vita e dare interpretazioni. Oppure prendete il finale de I Quattrocento Colpi di Truffaut, un solo frame cristallizzato che lascia allo spettatore il merito di completare la storia.” Ma torniamo a Sorcerer: in apertura abbiamo parlato di una copia restaurata e digitalizzata ad opera di un talentuoso studio di Marsiglia, davvero ben fatta e ripulita al meglio, ma cosa pensa il regista di queste nuove tecnologie? Sente la mancanza della pellicola? “Il 35mm non mi manca per niente, sono felice sia finito il suo tempo. Invece amo alla follia le nuove camere digitali, che infatti ho usato per Killer Joe. Sono immediate, ti permettono di vedere subito quello che hai girato, se la luce è a posto, se i fuochi e i colori sono corretti. Al tempo di Sorcerer bisognava aspettare settimane prima di vedere i risultati, addirittura in quel caso dovevamo mandare le pellicole in Messico poiché non esistevano laboratori nella Repubblica Dominicana. Cosa succedeva se dopo due settimane ti ritornava fra le mani del materiale sbagliato, fuori fuoco e con la luce sballata? Dovevi rigirare tutto di nuovo, un’autentica follia.”

“Con il digitale è anche più facile post-produrre e ottenere il risultato sperato, sei sicuro che ogni copia in uscita sia uguale all’altra. Con il 35mm era un sogno, le copie variavano a seconda dello sviluppo e il 90% usciva con colori sbagliati, purtroppo finivano in sala così. Inoltre ad ogni proiezione si raccoglievano polvere e graffi, tutti elementi che finivano sullo schermo rovinando tutto. Molti appassionati hanno sempre pensato che quella sporcizia fosse voluta, ma non era così. All’uscita del Blu-ray di The French Connection abbiamo ricevuto centinaia di lamentele a causa della pulizia del film. La gente invocava i graffi e la sporcizia che noi avevamo ‘irrispettosamente tolto’ ma ecco, quegli elementi di disturbo non facevano parte dell’opera originale. Sinceramente non vedevo l’ora di sbarazzarmene. Se qualcuno vi dice con nostalgia che il 35mm era la sola forma di cinema pura, beh sta dicendo una grande stronzata.” Lunga vita alla pulizia digitale dunque, sarà forse il caso di restaurare e ripulire anche altre sue vecchie pellicole signor Friedkin? “Santo cielo, non posso passare la vita a restaurare vecchi film, voglio farne di nuovi.” Proprio le parole che volevamo sentire.

 
 

William Fichtner sarà Shredder nel film sulle Tartarughe Ninja

Tartarughe Ninja

Giravano da settimane rumour intorno ad una delle figure più emblematiche ed importanti dell’universo delle Tartarughe Ninja e sul nome di colui che avrebbe dovuto interpretarlo nel film. Parliamo del villain per eccellenza, Shredder.

Finalmente le riserve sono state sciolte e l’attore che interpreterà il nemico giurato delle quattro tartarughe è stato rivelato. William Fichtner è l’attore designato. A confermarlo è stato lui stesso attraverso un’intervista all’Huffington Post Canada. Queste le sue parole:

Interpreto Shredder. E’ una figata. Una di quelle cose che quando mi vengono proposte non accetto subito, preferisco pensarci su un poco. Poi ho detto: “Beh, ok. Questo sì che mi sembra un bel viaggio da intraprendere” Sono molto felice che abbia funzionato tutto, è una cosa bella.

Riguardo al personaggio di Shredder sembrà che sarà molto diverso da tutte le interpretazioni realizzate fin’ora, sia in campo fumettistico, sia in campo cinematografico.

Tartarughe Ninja, il film

Nel cast Tartarughe Ninja sono presenti: Megan Fox, Alan Ritchson, Will Arnett, Whoopi Goldberg, William Fichtner, Noel Fisher, Danny Woodburn, Jeremy Howard, Mos Def e Pete Ploszek.

La trama del film: La città ha bisogno di eroi. L’oscurità è calata su New York City quando Shredder e il suo diabolico Clan del Piede hanno preso il controllo su tutto, dalla polizia alla politica. Il futuro è buio, o almeno lo sarà fino a che quattro improbabili ed emarginati fratelli usciranno dalle fognature per scoprire il loro destino come Tartarughe Ninja. Le Tartarughe dovranno lavorare senza paura con la reporter April e il suo fantastico cameraman Vern Fenwick per salvare la città e svelare il piano diabolico di Shredder. Tartarughe Ninja sarà distribuito nelle sale cinematografiche degli Stati Uniti a partire dall’8 agosto 2014 mentre in quelle italiane a cominciare dal 18 settembre dello stesso anno.

 
 

William Fichtner nel cast delle Tartarughe Ninja

Buone nuove dal mondo delle Tartarughe Ninja. È proprio di oggi infatti la notizia secondo cui anche William Fichtner sarebbe entrato ufficialmente a far parte del cast del nuovo film Teenage Mutant Ninja Turtles affianco a Megan Fox, in un ruolo ancora non ben specificato. Molte sono le congetture che già si sono fatte sul nuovo personaggio che Fichtner dovrà incanrare, e già si fanno i nomi di alcune colonne portanti delle serie, da Casey Jones al famoso Krang.

Il film Le Tartarughe Ninja vede nel suo cast Megan Fox (April O’Neil), Alan Ritchson (Raffaello), Noel Fisher (Michelangelo), Jeremy Howard (Donatello), Pete Ploszek (Leonardo) e Danny Woodburn (Maestro Splinter). In attesa dell’usicta della pellicola, programmata per il 15 agosto del 2014, presto rivedremo Fichtner sul grande schermo quest’anno in The Lone Ranger, in uscita americana 9 agosto, e in Elysium, il 20 settembre.

Fonte: empire

 
 

William Fichtner fornisce nuovi dettagli su Shredder

La prima parte di questa video intervista riguarda la serie Crossing Lines interpretata per l’appunto da William Fichtner, ma attorno al minuto 12:00 l’attenzione si sposta sul suo lavoro nell’imminente reboot prodotto da Michael Bay Teenage Mutant Ninja Turtles, in cui interpreta Eric Sachs, meglio noto come l’emblematico Shredder. Egli ribadisce alcune delle cose che aveva gìà detto in precedenza circa le Tartarughe ed aggiunge anche che il tono di questo film sarà molto meno caricaturale di quanto previsto. Dice anche che Shredder ha alcuni legami con le tartarughe che di sicuro non ci si aspetta. Fichtner aggiunge inoltre che rimane in attesa di assistere a dei  prossimi sequel della pellicola, dato il fatto che ha firmato un accordo per tre film.

Di seguito la video intervista a William Fichtner:

La pellicola, prodotta da Michael Bay, è attesa nelle sale dal 6 Giugno 2014 negli USA e vede protagonisti Alan Ritchson, Pete Ploszek, Jeremy Howard e Noel Fisher, che daranno il volte alle tartarughe ninja, interpretando rispettivamente Raffaello, Leonardo, Donatello e Michelangelo. I quattro avranno l’arduo compito di lavorare in motion capture. La bella Megan Fox invece interpreterà April O’Neil. Splinter avrà il volto di  Danny Woodburn. Tutte le info utili nella nostra scheda: Teenage Mutant Ninja Turtles.

 
 

William e Kate estasiati dal costume e il Batpod di Batman!

L’erede al trono d’Inghilterra, il principe William e la Duchessa di Cambridge Kate Middleton hanno partecipato all’apertura dei Warner Bros Studios a Londra quest’oggi dove sia il principe William  che il fratello sono rimasti ammaliati dai gioielli di famiglia Warner Bros, ovvero il costume dell’ultimo Batman di Christopher Nolan e il suo batpod. Il principe ha anche assaggiato la sella del batpod ed è sembrato molto entusiasta della moto, il tutto sotto gli occhi divertiti della Duchessa.

Ecco le foto della visita ai Warner Bros Studios: Vi ricordiamo che il prossimo film della Warner Bros sarà L’uomo d’Acciaio che uscirà negli USA il 14 giugno 2013 e nel cast oltre ai già citati Hanry Cavill e Russell Crowe ci sono anche Amy Adams, Diane Lane,  Kevin Costner,Laurence Fishburne, Michael ShannonL’uomo d’Acciaio è diretto da Zack Snyder. Tutte le info utili nella nostra Scheda Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte le news nel nostro speciale: Superman: Man of steel

 
 

Willem Dafoe: tutto quello che non sai sull’attore americano

willem dafoe

Willem Dafoe è uno degli attori più prolifici della storia del cinema. Conosciuto per la sua versatilità e per il suo inconfondibile viso, lotta per far sì che i film indipendenti possano godere di una più ampia distribuzione.

Dafoe ha lavorato con registi del calibro di Martin Scorsese, David Lynch, Oliver Stone, Kathryn Bigelow e Wes Anderson, dando vita a tanti diversi personaggi a cui, l’attore americano, è riuscito a dare profondità.

Willem Dafoe: moglie

Willem Dafoe è sposato da diversi anni con una regista romana, Giada Colagrande. I due, che non hanno figli, hanno 20 anni di differenza e si sono sposati il 25 marzo del 2005, circa un anno dopo essersi conosciuti. Giada e Willem si sono incontrati a Roma all’inizio del 2004, sembra dopo la proiezione di un cortometraggio di Giada (alcuni dicono dopo la premere de Le avventure acquatiche di Steve Zissou).

Da quel momento i due hanno iniziato a scoprire di avere gli stessi interessi e di completarsi a vicenda. La loro vita è davvero molto privata e si sa ben poco di loro, tranne il fatto che si sono sposati con una cerimonia molto intima, giusto qualche persona.

Entrambi collaborano ai propri progetti e, dal 2005 in poi, Dafoe ha partecipato a quasi tutti quelli realizzati dalla moglie. È comparso nei suoi film Before it Had a Name (2005), Una donna – A Woman (2010), Bob Wilson’s Life & Death of Marina Abramovic (2012) e Padre (2016), mentre la moglie è apparsa nel film Pasolini (2014) di Abel Ferrara.

Willem Dafoe: Joker

Dafoe sarebbe potuto essere Joker. Dafoe è uno degli attori più apprezzati dell’industria cinematografica e lo era anche alla fine degli anni ’80. Qualche mese fa, l’attore ha dichiarato che avrebbe potuto interpretare il Joker nel Batman di Tim Burton del 1989.

Alla fine è stato Jack Nicholson a passare alla storia, ma Dafoe era stata una delle scelte. In origine, Tim Burton ed i suoi collaboratori avevano ristretto la cerchia intorno ai vari attori che avrebbe potuto interpretare il Joker: la rosa includeva Tim Curry, James Woods e John Lithgow.

Per diversi motivi, di lavoro o personali, nessuno di loro ha dato disponibilità. Dafoe venne contattato dallo sceneggiatore del film Sam Hamm: tuttavia, non gli venne mai formulata un’offerta definitiva, andata poi a Nicholson. Per Hamm e per un nutrito gruppo di fan, Dafoe sarebbe stato fisicamente perfetto per il ruolo e non è escluso che possa prenderne parte in futuro.

Willem Dafoe: Pasolini

willem dafoe

Nel 2014 venne presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il film Pasolini, di Abel Ferrara. Più che un lungometraggio, il film è una sfida: quella di raccontare le ultime ore di vita di Pier Paolo Pasolini senza cadere nella retorica e senza creare polemiche sterili.

Vedere Dafoe nei panni del regista e poeta italiano è abbastanza sconvolgente: una somiglianza fisica pazzesca, per non parlare delle sua capacità di dare vita a un personaggio tutt’altro che semplice. Il lavoro di Dafoe non si è basato sull’imitazione: piuttosto, l’attore ha cercato di incarnare le sue azioni e riflessioni degli ultimi momenti della sua vita, dei sentimenti da lui provati, delle mille idee che aveva in mente.

Insieme a Dafoe, nel film appaiono anche Riccardo Scamarcio nei panni di Ninetto Davoli e il vero Davoli nei panni di Eduardo de Filippo.

Willem Dafoe: Spider-Man

willem dafoe

Uscito nel 2002, Willem Dafoe prese parte un anno prima alle riprese di Spider-Man, il primo film della trilogia di Sam Raimi. Dopo qualche controversia e cambi tra registi e sceneggiatori, per il ruolo del villain venne scelto il Goblin, l’alter ego di Norman Osborn, il padre del migliore amico di Spider-Man.

Ingaggiato nel novembre del 2000, Dafoe venne scelto dopo il rifiuto di Nicolas Cage, Jim Carrey e John Malkovich alla parte. Per poter dare un maggior realismo al personaggio, Dafoe si impose con la produzione, rifiutando determinatamente di farsi sostituire dagli stuntman durante le scene più pericolose, perché non sarebbe stato naturale.

Recentemente, l’attore ha ammesso che il personaggio del Goblin ha aiutato la sua carriera: abituato a far parte di un certo tipo di film indipendenti, che non hanno ampia distribuzione, un film popolare e dall’ottima fattura aiuta a dimostrare al mondo che si è ancora presenti nell’industria cinematografica.

Willem Dafoe: filmografia

willem dafoe

Willem Dafoe è un attore molto prolifico: in quasi 40 anni di carriera, ha girato circa due film l’anno, tra corti e lungometraggi blockbuster, autoriali e indipendenti. Il suo primissimo ruolo, dopo essere stato licenziato da Michael Cimino in I cancelli del cielo, risale a The Loveless (1982) di Kathryn Bigelow e Monty Montgomery.

Nella sua filmografia si annoverano film come Miriam si sveglia a mezzanotte (1983), Vivere e morire a Los Angeles (1985), Platoon (1986) di Oliver Stone, Nato il quattro luglio (1989), Cuore Selvaggio (1990) di David Lynch, Lo spacciatore (1992) di Paul Schrader, Così lontano così vicino (1993), Il paziente inglese (1996) ed eXistenZ (1999) di David Cronenberg. Gli anni Duemila sono costellati da titoli come American Psycho (2000), Spider-Man (2002), C’era una volta in Messico (2003), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004), The Aviator (2004), Inside Man (2006), Antichrist (2009), My Son, My Son, What Have Ye Done (2009). E, ancora, Nynphomaniac – Vol. 1 e 2 (2013), La spia – A Most Wanted Man (2014), Grand Budapest Hotel (2014), Colpa delle stelle (2014), The Great Wall (2016), Assassinio sull’Orient Express (2017), Aquaman (2018) e Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità (2017).

Fonti: IMDb, Biography, thefamouspeople

 
 

Willem Dafoe: intervista a uno dei protagonisti di Nosferatu di Robert Eggers

intervista a Willem Dafoe

Ecco la nostra intervista a Willem Dafoe, l’attore che interpreta il Professor Albin Eberhart Von Franz in Nosferatu, di Robert Eggers, che racconta di nuovo la fiaba oscura del Conte Orlock, come aveva fatto Murnau prima di lui, nel 1922, e Werner Herzog dopo, nel 1979.

Tutto quello che sappiamo su Nosferatu

Nosferatu è interpretato da Bill Skarsgård, che sostituisce il trucco da clown di Pennywise con le zanne affilate del Conte Orlock, nonché da Nicholas HoultAaron Taylor-JohnsonEmma Corrin e Lily-Rose Depp. Il film riunisce inoltre Eggers con Willem Dafoe, che ha interpretato in modo memorabile un ex marinaio irascibile in The Lighthouse e che è apparso anche nel precedente film del regista, The Northman. L’epopea vichinga vedeva protagonista il fratello di Skarsgård, Alexander Skarsgård, nel ruolo di un guerriero norreno con una massa grassa impressionante e addominali formidabilmente cesellati.

Nosferatu è basato sul capolavoro espressionista tedesco del 1922 diretto da F. W. Murnau – la realizzazione di quel film ha ispirato il film del 2000, completamente fittizio, L’ombra del vampiro, che ha visto protagonista Dafoe, candidato all’Oscar, nel ruolo di un succhiasangue realmente esistito, arruolato per interpretare il ruolo di Orlock. Qui l’attore interpreta invece un assassino di vampiri. Nosferatu è stato anche rifatto nel 1979 da Werner Herzog come Nosferatu il vampiro, con il suo frequente collaboratore Klaus KinskiNosferatu arriverà al cinema a partire dal 1 gennaio.

 
 

Willem Dafoe: film e carriera dell’attore americano

willem dafoe

Nel 1979 Willem Dafoe venne ingaggiato per un ruolo nel film di Michael Cimino I cancelli del cielo, ma venne licenziato. Il suo primo ruolo accreditato arriva poco dopo, nel film di Kathryn Bigelow, Loveless.

Willem Dafoe, fimografia

Da lì in poi Dafoe ha recitato in oltre 100 film di Hollywood (John Carter, Spider –  Man, Il paziente inglese, Alla ricerca di Nemo, Alla ricerca di Dory, C’era una volta in Messico, Sotto il segno del pericolo, White sands – Tracce nella sabbia, Mississipi Burning – Le radici dell’odio, Strade di fuoco, American Dreamz).

Film indipendenti americani (John Wick, Il fuoco della vendetta, Colpa delle stelle, Affari di famiglia, In ostaggio, La fattoria degli animali, The boondock Saints – Giustizia finale, American Psycho), oltre che stranieri (La polvere del tempo di Angelopoulos, Pavilion of women di Yim Ho, L’ultimo treno di Bogayevicz, Così lontano, così vicino, di Wim Wenders, Paris Je t’aime di Nobuhiro Suwa, Tom&Viv di Gilbert, Farewell di Christian Carion, Daybreakers dei fratelli Spierig, Il cacciatore di Daniel Nettheim, La spia di Corbijin e il grande successo britannico Le vacanze di Mr.Bean.)

Willem Dafoe spider-manLa scelta dei ruoli di Willem Dafoe si basa sulla diversità di questi, oltre che sulla possibilità di lavorare con registi di fama mondiale. Ha lavorato spesso con We Anderson (Le avventure acquatiche di Steve Zizou, Grand Budapest Hotel e il Fantastico Mr. Fox), Martin Scorsese (The aviator, L’ultima tentazione di Cristo), Spike Lee (Inside man), Julian Schnabel (Miral, Basquiat), Paul Schrader (Autofocus, Affliction, Lo spacciatore, The Walker, Adam resurrected, Dog eat dog), David Cronenberg (Existenz), Abel Ferrara (4:44 Last day on Earth, Pasolini, Go Go Tales, New Rose Hotel), David Lynch (Cuore selvaggio), William Friedkin (Vivere e morire a Los Angeles), Werner Herzog (My son, My son what have ye done), Oliver Stone (Nato il 4 Luglio, Platoon), Giada Colagrande (A woman, before it had a name) e Lars Von Trier (Antichrist, Manderlay e Nymphomaniac Vol. 1 e 2).

Willem Dafoe PasoliniÈ stato nominato due volte agli Oscar per Platoon e L’ombra del vampiro, e una volta ai Golden Globe. Oltre moltissime altre candidature, Willem Dafoe ha ricevuto un Los Angeles Film Critics Award e un Independent Spirit Award.

In tempi più recenti lo troviamo in The Great Wall, di Yimou Zhang, What happened to Monday, di Tommy Wirkola, Quando un padre, di Mark Williams, Dog eat Dog di Paul Schrader, il progetto senza titolo Florida di Sean Baker, e Justice League di Warner Bros/DC Comics.

Willem Dafoe è uno dei membri fondatori del The Wooster Group, collettivo di teatro sperimentale con sede a New York. Ha messo mano e recitato in tutte le opere del collettivo, dal 1977 al 2005, sia negli U.S.A sia nel resto del mondo. Da allora ha lavorato con Richard Foreman in Idiot Savant, al The Public Theatre (NYC) e, più recentemente, ha lavorato in due produzioni internazionali con Robert Wilson: Vita e morte di Marina Abramovic e La vecchia signora, con Mikhail Baryshnikov.

 
 

Willem Dafoe: “Mi spezza il cuore non poter promuovere film come Povere Creature”

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Willem Dafoe, che era presente a Venezia 80 in ben tre film, Povere Creature, Pet Shop Days e Finalmente l’Alba, e al TIFF con Gonzo Girl, ha potuto partecipare, a causa dello sciopero SAG-AFTRA, soltanto a quest’ultimo e, parlando con Vanity Fair (via Indiewire), ha spiegato che per lui è stato molto doloroso non poter essere a Venezia per promuovere i tre film con i quali era presente al Lido.

“Essere a Venezia con tre film e non poterci andare mi ha spezzato il cuore”, ha detto Dafoe. “Ma poi ho pensato: ‘È solo perché vuoi divertirti?’ Vivo in Italia ed è emozionante vedere gli amici.” Ha continuato: “È importante che i talenti siano coinvolti, in particolare nei film indipendenti: è importante. Ecco perché sono così grato di sapere che abbiamo raggiunto un accordo provvisorio [per “Gonzo Girl”]. E la questione ovviamente è: se una piccola azienda indipendente può farlo, perché non può farlo un grande studio? Ma mi dispiace non essere potuto andare a Venezia”.

“Penso che dobbiamo andare avanti”, ha detto Dafoe. “Capisco la loro strategia, ma penso anche che a volte gli operatori del settore, particolarmente hardcore, non pensano abbastanza al mondo, al mercato mondiale. Se non partecipiamo a questi festival cinematografici, se non partecipiamo alla vendita di film all’estero, prima di rendercene conto, guarderemo tutti film d’azione tedeschi. Dato che siamo qui con la benedizione del SAG, non so perché qualcuno direbbe di no ad un accordo provvisorio, se ne avesse la possibilità. So che molte persone non lo hanno fatto. Immagino che penserebbero che la loro possa essere presa per mancanza di solidarietà, ma se un attore può partecipare a un evento come questo è perché è sostenuto dal SAG che sostiene e incoraggia gli accordi di questo tipo. Quindi per me non è strano essere qui”.

Dafoe ha concluso: “Mi sento più strano di [quando] non lavoro perché avevo alcune cose che volevo fare davvero tanto e chissà se si ripresenteranno. Poi mi siedo e dico: “Non essere egoista”. Non pensare a te stesso, pensa al futuro”. Chiaramente ci sono alcune cose su cui lavorare. Non ho mai parlato di ciò che faccio come azienda, ma il business attorno a ciò che faccio è cambiato così tanto per cui le cose devono essere affrontate.”

Ricordiamo che Povere Creature di Yorgos Lanthimos ha vinto il Leone d’Oro a Venezia 80 e quindi per Willem Dafoe, e per il resto del cast, deve essere stato ancora più difficile non poter partecipare alla promozione di un film che è stato così tanto amato dalla critica e dalla giuria del Festival.

 
 

Willem Dafoe: “Ho amato interpretare Green Goblin”

Più di dieci anni dopo aver smesso i panni di Norman Osborn aka Green Goblin nella trilogia di Spider-Man di Sam Raimi, Willem Dafoe è tornato a parlare del personaggio e dell’esperienza sul set di un progetto che l’attore conserva ancora con grande affetto e memorabili ricordi professionali.

Intervistato da GQ, Dafoe ha ripercorso la sua carriera al cinema commentando ogni titolo e performance, e questo è ciò che ha raccontato di Spider-Man:

Ho amato quei film e più di tutto interpretare il doppio ruolo di Goglin. Tutti si concentrano sulla controparte con i poteri, che è divertente, quando invece la parte più interessante è stata entrare nei panni del padre, Norman Osborn. Avevo l’opportunità di recitare queste scene dove commedia e dramma viaggiavano sulla stessa linea…Ci sono un paio di scene che ancora mi fanno ridere, perché hanno una doppia chiave di lettura, tra il drammatico e il comico. […] 

Mi ricordo che mi diede da leggere Lo strano caso del dottor Jekyll e di mr. Hyde prima di girare la famosa scena dello specchio. Fu molto divertente, e la girammo in un solo ciak. Poi nel montaggio finale decisero di spezzarla in più parti …per me fu come un gioco, perché dovevo alternare le due personalità con la cinepresa che doveva trovarsi in un punto preciso davanti allo specchio e io che dovevo muovermi in un certo modo, quasi danzando”

Sul film in generale e sull’alba del genere supereroistico, l’attore ha invece spiegato:

Sam [Raimi] ha davvero compiuto un miracolo, rendendo personale un film piuttosto colossale e pieno di effetti speciali. Era l’inizio per i cinecomic, e all’epoca non c’era alcun modello a cui fare riferimento.”

Fonte: GQ