Lilo &
Stitch è entrato a far parte della lunga lista di
classici d’animazione Disney che sarà oggetto di remake in live
action. Il film nominato agli Oscar nel 2002 racconta la storia di
Stitch, aka Esperimento #626, un esperimento genetico
extraterrestre che riesce a sfuggire alla custodia della
Federazione Galattica e a scappare sulla Terra. Lì, la creatura si
spaccia per un cane (alquanto insolito) e diventa l’animale
domestico di una solitaria ragazza hawaiana di nome Lilo.
Mentre la versione animata di
Lilo & Stitch è stato un modesto successo
commerciale, almeno per gli standard della Casa di Topolino
(incassando $ 273 milioni al botteghino globale a fronte di un
budget di $ 80 milioni), è stato generalmente ben accolto per il
suo umorismo bizzarro e idiosincratico, ma ricco di emozioni,
storia e personaggi. Il film alla fine ha avuto un lungo strascico,
con lanci di sequel e serie tv, ed è generalmente considerato uno
dei migliori film d’animazione Disney uscito negli anni 2000. Anche
i registi di Lilo &
Stitch, Dean DeBlois e Chris
Sanders, hanno proseguito con iniziative ancora più
grandi, ovvero il franchise Dragon Trainer alla
DreamWorks Animation.
Secondo THR, la Disney ha
in programma di reinventare Lilo &
Stitch in ibrido live-action / CGI. Il progetto è
prodotto da Dan Lin e Jonathan
Eirich (che stanno lavorando anche al remake di
Aladdin in live-action) e scritto da Mike
Van Waes, che sta lavorando per la Warner Bros . e New
Line allo spin off di The Conjuring, The Crooked Man. Per il
momento, il remake di Lilo &
Stitch non ha ancora un regista.
Non è ancora chiaro se la Casa di
Topolino stia pianificando di distribuire il remake diLilo &
Stitch nelle sale cinematografiche o come film
originale attraverso il suo prossimo servizio di streaming (che
dovrebbe essere lanciato qualche volta nell’autunno 2019). Disney
ha già in programma i remake in live action de La
spada nella roccia e di Lilli e il
Vagabondo e sta pianificando di pubblicare entrambi i
film proprio attraverso il suo servizio.
Visto che Lilo &
Stitch è un marchio relativamente più piccolo
rispetto ad altri titoli in produzione, la Casa di Topolino
potrebbe avere in programma di presentare il remake come un
originale in streaming.
Si chiude con successo la settimana
di programmazione di Michelangelo –
infinito, l’opera prima di Emanuele
Imbucci prodotta da Sky con
Magnitudo Film, con Enrico Lo
Verso e Ivano Marescotti.
Il film, terzo nella classifica
Cinetel di oggi e secondo come media copia, è stato visto da oltre
85.000 spettatori e ha totalizzato un incasso pari
a 623.533€, nelle oltre 300 copie sparse su tutto
il territorio nazionale.
Oltre ad essere il miglior incasso
di un’opera prima italiana dallo scorso aprile (misurato in una
settimana di programmazione), Michelangelo –
infinito ha rappresentato il miglior esordio in
sala della settimana, tra le 10 nuove uscite italiane e
internazionali.
Entusiastica la reazione del
pubblico, che ha saputo apprezzare il ritratto avvincente e di
forte impatto emotivo e visivo dell’uomo e dell’artista
Michelangelo, genio indiscusso dell’arte universale, interpretato
da Enrico Lo Verso. Il passaparola è stato da subito molto
positivo, tanto che il film ha fatto registrare un netto trend di
crescita nei giorni della settimana. È stata inoltre la prima volta
che un film d’arte si misurava, anche nel weekend, con le nuove
uscite della settimana.
Michelangelo – Infinito, la recensione del
docu-film
Dopo l’ottimo risultato e il grande
interesse suscitato, Lucky Red e Sky sono felici di annunciare che
Michelangelo – infinito, con una nuova
campagna di comunicazione a livello nazionale, tornerà sul grande
schermo, per altri due giorni: il 19 e il 20 novembre.
Il film è realizzato con la
collaborazione dei Musei Vaticani e di Vatican Media, con il
Riconoscimento del MIBAC – Direzione Generale Cinema, in
collaborazione con il Consiglio Regionale della Toscana, con il
Patrocinio del Comune di Firenze e del Comune di Carrara. Media
partner RTL 102.5.
HARROW è
la nuova serie crime in prima assoluta da 5 ottobre alle
21:00 su FoxCrime (Sky, 116) e prende il titolo dal suo
affascinante e carismatico protagonista, Daniel Harrow
(Ioan Gruffud, Reed ne I Fantastici 4, UnREAL,
Liar), patologo forense di fama internazionale molto sui
generis che riporta in Tv la figura del medico legale dopo
tanti illustri predecessori: da Quincy ai colleghi di C.S.I.
Fra le tante peculiarità di
Harrow, il nostro protagonista è un cinefilo incallito e
con i piedi sul lettino autoptico si proietta capolavori western –
“non si disturba mai chi guarda Mezzogiorno di fuoco”,
risponde seccato – che denotano la sua passione per i personaggi
tosti che non si piegano mai e vanno avanti per la loro strada a
qualsiasi costo. Lo sceriffo Kane (Gary
Cooper), star del capolavoro di Fred Zinneman, è
l’idolo di Harrow: lotta da solo contro un sistema le cui
falle permettono di farla franca ai criminali. Un uomo abbandonato
da tutti, dalle stesse persone che – per
puro opportunismo – torneranno solo quando avrà sconfitto
il nemico. E la città sarà di nuovo sicura.
Harrow, la serie
Questo la dice lunga sul carattere
di Harrow: non gli piacciono le regole, è anticonvenzionale e
considera la morte non solo parte del suo lavoro ma anche parte del
ciclo naturale della vita. Non la teme. In meno di tre minuti
nell’episodio pilota sappiamo già tutto del nostro protagonista. Il
suo senso di giustizia, la sua disperata ricerca di una punizione
giusta per i criminali (anche in mancanza di prove), la
consapevolezza di sé (l’umiltà non è il suo forte) e la tendenza a
infrangere le regole, se necessario, per un nobile scopo.
HARROW stravolge
i canoni classici del genere mescolando il
medical drama con il poliziesco,
l’avventura e il thriller. Senza dimenticare il family
drama. Perché il protagonista è un maledetto
workaholic e per questo ha rovinato un matrimonio e ha un
rapporto molto complicato con la figlia adolescente.
La serie è stata già rinnovata per
una seconda stagione e la regia dell’episodio
pilota è affidata a Kate Dennis (The Handsmaid
Tale e Glow). Il progetto è una produzione di ABC
Studios International ed è stato co-creato da Stephen M.
Irwin (Secrets and Lies).
Mercoledì 10 Ottobre al
Centro Commerciale Vulcano Buono (Nola NA) avrà luogo la
Conferenza Stampa e Première del primo
“Shopping Social Movie” mai realizzato in un centro
commerciale: “Le storie del Vulcano”.
“Le storie del
Vulcano” è il risultato di una serie di fattori che si
intersecano, un film corale, sorprendente, diverso da qualsiasi
prodotto multimediale realizzato fino ad oggi da un Centro
Commerciale: il primo shopping social movie della
storia.
Il cortometraggio rappresenta un
grande esperimento sociale e creativo: le persone che frequentano
Vulcano Buono hanno avuto l’occasione di diventare protagonisti del
grande schermo con le loro storie personali legate ad una
esperienza nel centro commerciale. Questo esperimento evidenzia
l’evoluzione dei centri commerciali che non sono più solo
“contenitori di negozi” ma luoghi di aggregazione. Vulcano Buono,
uno dei più grandi ed importanti Mall d’Italia, ha deciso di
raccontare momenti e storie, attraverso un vero e proprio film
realizzato utilizzando video e contenuti prodotti dai propri
visitatori.
Verranno chiamati a raccolta tutti i
protagonisti del cortometraggio, che vivranno l’emozione di vedersi
per la prima volta, sul grande schermo, quello di “The
Space Cinema” di Vulcano Buono.
Interverranno Stefano
Incerti, napoletano DOC, già vincitore di un David di
Donatello e regista del progetto, Mino Abbacuccio
il famoso comico partenopeo e la nota trendsetter Mercedesz
Henger e Gian Marco Nicelli AD del centro
commerciale Vulcano Buono.
Il principale touchpoint è stato il
sito lestoriedelvulcano.it dove
chiunque ha avuto la possibilità di caricare un video, raccontando
la propria storia vissuta nella struttura.
Ulteriori contributi sono stati
raccolti nel corso di alcune giornate di street shooting nella
cittadina di Nola e dintorni, oltre che nel centro commerciale, con
una troupe cinematografica a disposizione di chi volesse
partecipare.
Data la sua natura social e
collettiva, il progetto trova sul web il suo habitat naturale con
diffusione sui canali digitali del centro e promozione attraverso
una strategia digital mirata all’engagement della community online.
Un grande progetto crossmediale di user-generated content.
Tutti i video e i contenuti raccolti
sono stati poi valutati e trasformati in racconto cinematografico
dal regista d’eccezione StefanoIncerti, autore di numerosi film che hanno
ottenuto un importante successo di critica. Sono stati proprio la
sua sensibilità cinematografica e creatività ad aggiungere un
enorme valore artistico al progetto.
L’iniziativa votata all’innovazione
e costruita ad hoc sul Centro e sul suo DNA specifico, conferma
senza dubbio la volontà di aprire nuove strade di respiro
internazionale al marketing dei Centri Commerciali.
L’immagine del 36° Torino
Film Festival (23 novembre | 1 dicembre
2018)è dedicata a una delle grandi dive del
ventesimo secolo: Rita Hayworth, il cui centenario
della nascita ricorre il prossimo 17 ottobre. L’immagine è tratta
da “Non sei mai stata così bella”, il suo secondo film interpretato
insieme con Fred Astaire, diretto nel 1942 da
William A. Seiter.
“Rita più che Gilda; la
ballerina vitale e agilissima che danzò con
Fred Astaire e con Gene Kelly, più che la sirena sinuosa
e pericolosa, simbolo della dark lady nell’immaginario collettivo
– dichiara Emanuela Martini, direttore artistico del Torino
Film Festival – La ragazza che sapeva essere una commediante
più che l’icona sexy la cui foto fu appiccicata sulla bomba
sganciata sull’Atollo Bikini. Senza dimenticare Gilda, è
soprattutto a questa Rita che il Torino Film Festival rende omaggio
nell’anno del centenario della sua nascita”.
Nel giorno dell’uscita al cinema di
Venom,
è stata diffusa in rete una foto tratta dalla prima scena post
credits del film con Tom Hardy (ce ne sono due),
in cui compare un personaggio particolare, che fa pensare a un
futuro per il film SONY.
Il film mantiene l’origine aliena
del simbionte protagonista e propone una storia elementare che
presenta per la prima volta in maniera completa il personaggio sul
grande schermo, dopo il tentativo di Sam Raimi che
introdusse Eddie Brock e Venom nel
suo Spider-Man 3.
Il film si prefigge di diventare il
primo di un universo condiviso della SONY, casa di
produzione che può avere liberamente accesso a tutti i personaggi
dell’Universo di Spider-Man con l’eccezione dello
stesso Uomo Ragno, al momento in concessione ai Marvel Studios e già protagonista di
una trilogia il cui secondo capitolo, Far From
Home, è in lavorazione. Non c’è da sorprendersi,
quindi, se il film diretto da Ruben
Fleischer propone personaggi, luoghi e situazioni che
richiamano i fumetti e danno ai personaggi la profondità che
suggerisce altre storie da raccontare.
La foto diffusa da ComicBookMovie indica
proprio questo, altre storie e personaggi, altre avventure per
Venom e Eddie Brock. Si tratta di una immagine che
raffigura Woody Harrelson nei panni
di Cletus Kasady, ovvero
Carnage. Eccola di seguito:
Tom Hardy, Michelle
Williams, Woody Harrelson, Jenny Slate, Riz Ahmed, Michelle Lee,
Reid Scott, Scott Haze, Sam Medina formano il cast di
Venom, diretto
da Ruben Fleischer e in sala dal 4
ottobre 2018.
Venom, il
protettore letale, uno dei personaggi Marvel più enigmatici, complessi e
tosti arriva sul grande schermo interpretato dall’attore candidato
all’Oscar Tom Hardy.
Andy Park,
direttore del dipartimento visivo e concept artist dei Marvel Studios, ha diffuso in HD il concept di
Captain Marvel che era stato mostrato
al Comic Con di San Diego. Prima immagine
ufficiale di Brie Larson nei panni di
Carol Danvers, il concept mostra l’eroina con la
tuta rossa, blu e oro, che presumibilmente indosserà nel film da un
certo punto in poi, quando abbraccerà l’identità di Captain
Marvel.
Ecco il concept:
LE NOSTRE INTERVISTE ESCLUSIVE AI PROTAGONISTI DEL MARVEL
UNIVERSE
Vi ricordiamo che alla regia di
Captain Marvel con
protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. Il film invecearriverà al cinema
l’8 marzo 2019.
Il cast
ufficiale: Brie Larson, Samuel
L. Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
Che sia per scrittura del
personaggio, per scelta del costume o per struttura fisica
dell’attore stesso, molti attori nella storia del cinecomic non
hanno rispettato pedissequamente le caratteristiche originali delle
loro controparti dei fumetti.
Pensiamo al Joker
di Jared Leto nel nuovo corso della DC, boss
mafioso con dentatura dorata in Suicide Squad, o alla
Catwoman di Michelle Pfeiffer,
bionda e sensuale in Batman – Il Ritorno di
Tim Burton. Caratterizzazioni iconiche di figure
senza tempo che gli appassionati hanno visto cambiare nel corso dei
vari adattamenti.
Ecco allora di seguito i più celebri
10 personaggi DC che non somigliano per niente ai loro
interpreti:
Christian Bale
Christian Bale non
è stato un cattivo Batman, anzi, ma vari aspetti
del suo personaggio sono stati criticati, come la sua voce
roca o l’aspetto fisico per niente corrispondente a quello del
crociato di Gotham.
Dall’altra parte il suo talento
recitativo e le sfumature che è riuscito ad infondere nel supereroe
non hanno pari nella storia del franchise, e i fan sono riusciti a
superare qualsiasi limite apparente.
Jack Nicholson
Il look del Joker
realizzato su Jack Nicholson era davvero molto
simile a quello originale, così come il suo vestito viola e verde,
ed è ancora oggi difficile immaginare un altro attore nei panni del
principe del crimine. Tuttavia le espressioni esagerate non fanno
dimenticare che sotto quel trucco ci sia un attore come Nicholson,
il che rendeva alquanto difficile sospendere l’incredulità dello
spettatore.
Michelle Pfeiffer
Michelle Pfeiffer è
stata senza dubbio una grande Catwoman, forse
addirittura la più grande di tutte, ed è dato di fatto. La sua
performance nei panni di Selina Kyle era intensa,
sensuale, sorprendentemente vulnerabile, ma volendo essere onesti
non era affatto simile alla controparte dei fumetti.
Tradizionalmente Selina ha un naso
piuttosto grande, occhi a mandorla e capelli scuri, spesso tagliati
corti, praticamente l’opposto della Pfeiffer.
Ezra Miller
Buona parte dei fan di Barry
Allen sono rimasti delusi dopo la notizia che
Grant Gustin non avrebbe ripreso il ruolo di
The
Flash anche sul grande schermo in Justice League.
Per il personaggio cinematografico
fu invece scelto Ezra Miller, una vera gioia da
guardare, spiritoso, dinamico, ma per niente somigliante con la
controparte che abbiamo conosciuto sui fumetti.
Michael Keaton
Michael Keaton non
è stata la scelta più ovvia del mondo per il personaggio di
Batman, e non per quanto riguarda le sue rinomate
doti di attore, quanto invece per l’aspetto fisico.
Keaton era troppo basso e poco
muscoloso come sarebbe invece il supereroe originale, e non è mai
riuscito a trasmettere lo stesso livello di serietà e angoscia di
un Christian Bale o di un Ben
Affleck.
Amy Adams
Lois Lane ha
cambiato spesso look nel corso degli anni, sempre in cima alle
ultime tendenze, ma a prescindere dallo stile abbracciato il
personaggio sarà sempre riconosciuta e ricordata per i suoi capelli
neri.
Motivo per cui Amy
Adams, con le sue lunghe ciocche rosse, non era
esattamente l’attrice più adeguata a interpretarla sul grande
schermo (tuttavia si è rivelata dolce, comprensiva e intensa come
mai nessuno prima).
Ryan Reynolds
L’unico vero problema di
Ryan Reynolds è il suo essere semplicemente troppo
divertente per un personaggio come Hal Jordan, motivo per cui in
Lanterna Verde sembrò meno credibile di quanto lo
sia stato in futuro come Deadpool.
La sua controparte dei fumetti è
seriosa, tutto il contrario di quanto espresso dall’attore nel film
(che poi si rivelò un vero flop al botteghino per la Warner
bros.).
Jared Leto
Il casting di Jared
Leto aveva subito preoccupato i fan di
Joker, ancora di più quando sono stati rivelati i
look del personaggio per Suicide Squad. E
francamente, non assomigliava affatto clown principe del crimine di
Gotham, ma ad un boss della malavita pieno di tatuaggi e denti
d’oro.
I suoi capelli erano troppo lisci, i
suoi denti troppo danneggiati, e al suo naso mancava la punta che
ne risaltava il carattere spigoloso dei fumetti.
Arnold Schwarzenegger
Arnold
Schwarzenegger è notoriamente un attore dalla stazza
imponente e muscolosissimo, e che ci crediate o no il suo
Mr. Freeze non somigliava affatto alla controparte
originale dei fumetti.
Sulle pagine infatti, a causa della
sua malattia, viene spesso ritratto con un corpo gracile, quasi
scheletrico, che deve proteggere con la sua iconica uniforme. Ecco
perché, in fin dei conti, Schwarzenegger non era assolutamente
adattato a questo “disegno” sebbene lo ricordiamo con piacere nel
franchise di Batman.
Jason Momoa
Jason Momoa è
entrato nel cuore dei fan dopo essere apparso nei panni di
Aquaman in Justice League,
e ora si prepara a fare il suo debutto solista nel cinecomic in
uscita a dicembre 2018.
Il suo ritratto del il re dei mari è
certamente accattivante, molto più divertente del previsto e
sicuramente inedito, con un look studiato dallo stesso Momoa con
Zack Snyder (è sua l’idea dei tatuaggi che
raccontano la storia di Arthur Curry).
Tuttavia queste qualità non possono
distrarci dall’evidenza: l’ Aquaman originale non
ha niente a che vedere con il suo interprete cinematografico, visto
che di solito l’eroe DC viene descritto come un individuo meno
imponente di Momoa e soprattutto con i capelli biondi.
Rosie Perez si
aggiunge al cast di Birds of Prey nei panni
della Detective Renee Montoya. Il film
dovrebbe girare intorno al personaggio di Harley
Quinn, con Margot Robbie di nuovo nel
ruolo del personaggio che ha esordito in Suicide Squad.
A dirigere il film ci sarà
Cathy Yan, e per il momento nel film sono state
confermate Mary Elizabeth Winstead nei panni di
Cacciatrice e Jurnee Smollett-Bell in quelli di
Black Canary. Adesso, The Wrap riferisce che la
nominata all’Oscar Rosie Perez si unisce a Birds of
Prey nei panni di Renee Montoya. L’attrice ha debuttato in
Fa’ la cosa giusta di Spike Lee. La
Perez è stata poi nominata agli Academy Awards per Senza
Paura, al fianco di Jeff Bridges, nel
1993.
Adesso toccherà al cinecomic
Warner Bros e l’attrice interpreterà il
personaggio già visto nella serie animata di Batman che agirà in
una Gotham senza Batman, come
precedentemente riportato.
Il film diretto da Cathy
Yan da una sceneggiatura di Christina
Hodson e arriverà al cinema il 7 febbraio
2020. Margot Robbie riprenderà il ruolo di
Harley Quinn con cui ha debuttato in
Suicide Squad, e si occuperà anche della
produzione del film stesso, con Sue Kroll e
Bryan Unkeless. Con la Robbie, ufficialmente nel
cast Mary Elizabeth Winstead e Jurnee
Smollett-Bell saranno rispettivamente Cacciatrice e
Black Canary. Rosie Perez sarà Renee Montoya.
La Universal Pictures
Italia ha diffuso il trailer ufficiale
di Maria Regina di Scozia, il film che vede
protagoniste la candidata all’Oscar Saoirse
Ronane la candidata
all’Oscar Margot
Robbie. Nel cast ancheJack Lowden David
Tennant Guy Pearce ed è diretto da Josie
Rourke
Maria, Regina di Scozia, trama
Maria, Regina di
Scozia esplora la turbolenta vita della carismatica Mary
Stuart. Regina di Francia a 16 anni e vedova a 18, Mary sfida le
pressioni politiche che vorrebbero si risposasse. Fa ritorno invece
nella sua natia Scozia per reclamare il suo trono legittimo. Ma la
Scozia e l’Inghilterra finiscono per essere governate da Elisabetta
I. Ciascuna delle due giovani regine percepisce la “sorella” come
una minaccia ma, allo stesso tempo, ne subisce il fascino. Rivali
per il potere e in amore, e reggenti in un mondo maschile, le due
dovranno decidere tra il matrimonio e l’indipendenza. Determinata a
regnare non solo in senso figurato, Mary reclama il trono inglese,
minacciando la sovranità di Elisabetta. Tradimento, ribellione e
cospirazioni all’interno di ogni corte metteranno in pericolo
entrambi i troni e cambieranno il corso della storia.
Maria Regina di Scozia arriverà in sala il 17
Gennaio 2018.
L’uscita del film è prevista il 20
dicembre 2019. Non ci sono ancora dettagli sul resto del cast
protagonista del film, che mira a replicare il successo al
botteghino di Assassinio
sull’Orient Express, il film che ha dominato il box
office italiano di Natale e che in tutto il mondo ha fatto
registrare incassi record.
Pubblicato nel 1932, il romanzo di
Agatha Christie è il quindicesimo capitolo
delle indagini del detective belga Hercule Poirot, ed è stato
portato al cinema nel 1978 dal regista John
Guillermin con Peter Ustinov, Bette Davis,
Angela Lansbury, Maggie Smith, Mia Farrow e David
Niven.
L’attesa di Avengers 4 si unisce anche a
quella di vedere di nuovo in azione il personaggio interpretato da
Jeremy Renner, Clint Barton AKA Occhio di
Falco. I rumors in merito a Barton dicono che il
personaggio si trasformerà in Ronin, vendicativa controparte dei
fumetti che si potrebbe effettivamente palesare nel film.
Secondo questa teoria, lo schiocco
di Thanos ha disintegrato la famiglia di Clint,
quella vista in Avengers: Age of Ultron, e
questo lo porterà a venir meno ai suoi patti con la giustizia, a
seguito dell’arresto in Civil War, e a schierarsi
di nuovo con i suoi amici Vendicatori per sconfiggere una volta per
tutte Thanos.
Se questa ipotesi dovesse essere
confermata, il personaggio di Jeremy Renner
dovrebbe essere soggetto a un cambio radicale di look, e di seguito
potete vedere un’opzione che sembra molto valida. Che ve ne
pare?
Avengers 4 arriverà al
cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe
Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del
Marvel Cinematic
Universe.
Nel cast del
film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo,
Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch,
Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth
Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave
Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner,
Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.
Arrivano nuovi aggiornamenti da
Deadline in merito all’accordo Disney –
Fox. L’acquisizione da parte della Walt Disney
Company dei beni cinematografici e televisivi della 21st
Century Fox, ovvero lo studio hollywoodiano della
20th Century Fox, potrebbe concludersi entro la
fine del 2018. Alla fine dell’anno scorso, la Casa di
Topolino ha fatto un’offerta di 52,4 miliardi di dollari
per acquisire 20th Century Fox, oltre a 20th Century Fox
TV, FX Networks, Fox Searchlight e una serie di altre reti
e studi. L’offerta implicava anche la presa di possesso di
franchise di successo, quali Avatar, Il
Pianeta delle Scimmie, il franchise di
Kingsman e molto altro ancora.
Anche se l’accordo storico avrà un
impatto significativo sull’industria cinematografica nel suo
insieme, in particolare per quanto riguarda la recente serie di
film indipendenti e d’autore prodotti e / o distribuiti da studi
più grandi, questa fusione è qualcosa che molti spettatori –
principalmente fan di cinecomics – aspettavano, perché così facendo i
Marvel Studios, costola della Disney,
rientrerebbero in possesso dei diritti cinematografici relativi a
personaggi quali X-Men e Fantastici
Quattro. Ma la Disney si è imbattuta in alcuni problemi
quest’anno, quando altri pretendenti si sono seduti al tavolo delle
offerte. In particolare la Comcast ha messo sul
piatto un’offerta esorbitante di 71,3 miliardi di dollari in
contanti e azioni, un’offerta ghiottissima per la
Fox. Così l’accordo è stato sospeso.
Nonostante la cifra esorbitante, gli
azionisti Fox hanno poi optato per concedere la firma ultima
dell’accordo a Disney e a luglio, gli azionisti di entrambi gli
Studios hanno entrambi votato per approvare l’accordo, che era già
aveva avuto il via libera dal Dipartimento di Giustizia degli Stati
Uniti, sempre all’inizio dell’estate. In tal modo, il processo per
incorporare le attività di Fox in Disney ha ufficialmente preso il
via. Mentre di solito occorrono circa 18 mesi perché l’acquisizione
faccia il suo corso, Deadline riporta che alcuni
addetti ai lavori affermano che potrebbe essere completato entro la
fine del 2018, al più tardi entro l’inizio del 2019.
Nel grande schema delle cose, il
completamento dell’acquisizione non ha molta importanza, ma sarebbe
certamente interessante vedere in che termini si svilupperà la
distribuzione nella fase di transizione. Alla luce dello
spostamento della data d’uscita di Dark Phoenix al giugno 2019, è
teoricamente possibile che il logo della Disney sarà allegato al
film. È la stessa ragione per cui, a suo tempo, un film come
The Twilight Saga: Breaking Dawn Part 2 ha
proiettato il logo della Lionsgate sotto a quello
della Summit Entertainment quando è uscito nel 2012, ovvero pochi
mesi dopo che lo studio era stato acquisito da
Lionsgate.
In definitiva, sembra che la
finalizzazione non si protrarrà troppo nemmeno per Disney –
Fox, e in questo caso dovremo aspettare davvero poco per
vedere il bel logo Disney intesta ai franchise Fox,
X-Men compresi.
Ogni spettatore ama essere sorpreso,
e non sono esenti da questo desiderio i fan della saga di
Star
Wars, che da più di due generazioni continua ad
appassionare persone di tutto il mondo.
Quando ad un certo punto del film la
narrazione, che fino ad allora procedeva spedita senza scossoni
particolari, subisce il trattamento del “plot twist”, ovvero del
colpo di scena, allo shock di quanto visto corrisponde sempre il
piacere dell’inaspettato.
E la storia di Star
Wars ne è piena, tuttavia se ne possono annoverare
alcuni che non hanno portato a termine quanto si erano prefissati e
il risultato finale non ha soddisfatto pienamente l’attesa.
Ecco allora di seguito i 10
colpi di scena più eclatanti che hanno quasi rovinato la
saga di Star Wars:
DJ non è la persona giusta per decriptare i codici
Tutto il viaggio di
Finn e Rose per cercare i codici
di disattivazione degli scudi della nave di Snoke
(indispensabili per accedervi e mettere fuori uso il localizzatore
del Primo Ordine), è parso inutile visto che l’hacker
DJ non ha affatto aiutato la causa.
Ma allora che senso ha avuto questa
parte di trama? E perché introdurre un personaggio inutile ai fini
del piano?
L’origine dell’esercito dei cloni
I fan di Star Wars
si sono a lungo chiesti da dove provenissero i cloni apparsi nella
guerra di Episodio II, un mistero che la trilogia
prequel avrebbe dovuto esplorare, tuttavia ad oggi le loro origini
sono ancora un po’ confuse.
Tutto veniva riportato alla figura
del Maestro Jedi Sifo-Dyas: quando
Obi-Wan arrivò su Kamino, gli venne detto che
costui aveva commissionato la creazione di un esercito di cloni per
servire la Repubblica. Ma chi è Sifo-Dyas? Un personaggio mai
menzionato prima di quel momento….
Palpatine è il Signore dei Sith
Molti fan di Star
Wars avevano già capito prima del tempo che il Cancelliere
Palpatine sarebbe diventato l’Imperatore Palpatine
e che Anakin Skywalker avrebbe ceduto al Lato
Oscuro.
Ma cosa hanno fatto i cavalieri Jedi
per impedirlo? Non erano affatto sospettosi nei confronti di
Palpatine? Non hanno mai immaginato che potesse essere il Signore
dei Sith?
“Solo” non è il vero cognome di Han
Il cognome di Han
fa ormai parte del mito di Star Wars come ogni
nome del franchise, tuttavia grazie allo spin-off sulle avventure
del giovane Han siamo venuti a conoscenza del fatto che quello non
è il suo vero cognome, ma semplicemente un modo con cui i
reclutatori imperiali lo chiamarono per farlo registrare
nell’esercito.
Inutile dire che il racconto sulle
origini dell’iconico cognome di Han è stato alquanto deludente…
Jar Jar Binks convince il Senato
La reazione dei fan alla comparsa di
Jar Jar Binks nella trilogia originale di
Star Wars è forse tra le più cattive dei fan da
quando il franchise è stato inaugurato.
Ma per quanto riguarda il suo
principale contributo in Episodio II: L’attacco dei
cloni, Jar Jar Binks convince il Senato a conferire poteri
di emergenza al Cancelliere Supremo, e ciò permise a
Palpatine di fare un ulteriore passo per diventare
Imperatore.
In questo modo però le azioni di Jar
Jar andavano contro le posizioni del senatore
Amidala sull’atto di creazione militare, con lei
che si fidò di lui per agire al suo posto…un colpo di scena davvero
debole viste le caratteristiche del personaggio.
Padmé è la vera Regina
Per la maggior parte di
Episodio I: La minaccia fantasma, il pubblico ha
creduto che la regina Amidala fosse in realtà il
personaggio interpretato da Keira Knightley,
mentre poi si scoprì che una delle ancelle della regina,
Padmé, interpretata da Natalie
Portman, stava nascondendo la sua vera identità.
Tuttavia più tardi Padmé si rivela
come la vera Regina di Naboo: ma è davvero possibile che sia
Qui-Gon Jinn che Obi-Wan non
sospettassero affatto di questo scambio? È un colpo di scena
riuscito? Forse no…
I gemelli Skywalker
Il primo atto de L’impero
colpisce ancora ha creato le basi per quella che poteva
essere una futura love story – mai concretizzata – fra
Luke e Leia (ma forse Leia ha
baciato Luke soltanto per far ingelosire Han…). Nel film successivo
però Obi-wWan confessa al suo allievo che lui e la
principessa ribelle sono in realtà fratelli gemelli.
Ora la domanda è la seguente:
George Lucas avrà pensato a questo colpo di scena
quando scriveva la scena del bacio, o quando immaginava una storia
d’amore tra i due personaggi?
La nascita di Leia e Luke
Nella trilogia sequel di Star Wars
George Lucas ha apportato alcuni cambiamenti
rispetto a quanto raccontato nei tre capitoli originali. Tra questi
possiamo fare l’esempio eclatante de Il Ritorno dello
Jedi, quando Leia dice che sua madre morì
quando lei era ancora molto giovane mentre Luke
confessa di non aver nessun ricordo della sua.
Sappiamo però, grazie a La vendetta
dei Sith, che Luke è in realtà nato per primo e lo si vede
interagire con sua madre, anche se brevemente, più di Leia…
Problemi di comunicazione fra Poe e Holdo
Buona parte delle critiche dei fan
rivolte a Star Wars: Gli Ultimi
Jedi si erano concentrato sul rapporto fra Poe
Dameron e il vice ammiraglio Holdo, e in
particolare sulle dinamiche che si sono instaurate fra i due membri
della Resistenza.
A quanto pare fra i due non c’era
abbastanza comunicazione, e forse informare l’altro delle
rispettive decisioni avrebbe impedito a Poe di mettere in scena un
ammutinamento mentre il Primo Ordine era sulla loro scia, evitando
la morte di Holdo…
La morte di Val e Rio Durant
Disertando l’Esercito Imperiale,
Han Solo decide di unirsi
alla squadra di “truffatori” capitanata da Tobias
Beckett, composta da lui, sua moglie Val
e Rio Durant.
Sfortunatamente questi ultimi due
personaggi vengono eliminati da Solo: A Star Wars
Story durante la prima vera missione del team, e la
sensazione è che il loro addio al film sia arrivato fin troppo
presto. Un plot twist che ha decisamente condizionato il ritmo
generale, visto che Val e Rio avrebbero potuto dare una sferzata in
più al cast…inoltre siamo riusciti a capire davvero poco del loro
passato e dei loro caratteri.
Il Padrino è una delle trilogie più amate della storia
del cinema, firmata da Francis Ford Coppola e
incentrata sulle attività della Famiglia Corleone, una delle
famiglie mafiose più potenti di New York. basati sul romanzo Il
Padrino di Mario Puzo, la trilogia si svolge
in un arco di 96 anni. Con questi tre film, Coppola ha segnato una
e più generazioni, consacrando gli attori che ne hanno fatto
parte
Ecco dieci cose che, forse, non sapevate sulla trilogia
de Il Padrino.
Il Padrino – Parte 1
1. Il Padrino è
arrivato in Italia il 21 settembre 1972. In questo film,
Marlon Brando voleva far sì che il suo Don Vito
Corleone assomigliasse a un bulldog, quindi ha deciso di inserire
del cotone nella zona delle guance durante il provino. Durante il
film, ha invece indossato un tipo di apparecchio speciale creato
appositamente da un dentista. Un gesto inaspettato quello Brando,
come il bacio che Vito da a Johnny Fontana e come lo è stato quello
di tenere in braccio il gattino che, inizialmente, non era previsto
nel copione.
2. Ne Il Padrino
Orson Welles avrebbe voluto interpretare Don Vito
Corleone. Welles cercò di fare pressione per avere la
parte di Don Vito Corleone, offrendosi anche di perdere un certo
quantitativo di peso per ottenere la parte. Francis Ford
Coppola, grande fan di Welles, ha dovuto rifiutare
l’offerta perché aveva già in mente Marlon Brando per il ruolo e
sentiva che Welles non sarebbe stato adatto.
3. Il Padrino ha reso
famosa Savoca. Grazie a Il Padrino, nei primi
anni ’70 la Sicilia vide un grande aumento del turismo, soprattutto
nella città di Savoca, appena fuori Taormina, che fu usata per
girare le scene in cui Michael è in esilio in Italia.
Il Padrino – Parte 2
4. Il Padrino – Parte
2 è uscito il 25 settembre 1975. Per poter
interpretare Vito Corleone, Robert De Niro ci ha messo ben 4 mesi per
poter imparare a parlare in perfetto dialetto siciliano. Quasi
tutti i dialoghi del suo personaggio nel film sono parlati in
siciliano. Inoltre, De Niro e Brando sono gli unici due attori ad
aver vinto, in maniera separata, degli Oscar per aver interpretato
uno stesso ruolo. Brando vinse l’Oscar al Miglior Attore per Il
Padrino, mentre De Niro ha vinto l’Oscar come Miglior Attore
non Protagonista per Il Padrino – Parte 2, sempre per il
ruolo di Don Vito Corleone.
5. Coppola avrebbe voluto
abbandonare
Il Padrino – Parte 2. Francis Ford Coppola aveva avuto
un’orribile esperienza come regista per il primo capitolo de Il
Padrino e chiese di poter scegliere un regista differente per
il seguito, mentre avrebbe prodotto il film. Scelse Martin
Scorsese, ma i suoi dirigenti rifiutarono la proposta.
Così, Coppola accettò di dirigere il film, ma con determinate
condizioni.
6. Coppola cercò di
riportare Brando in Il Padrino – Parte 2. Francis
Ford Coppola considerò di riprendere Marlon Brando per il ruolo di
Vito Corleone da giovane, convinto che lui avrebbe potuto
interpretarlo a qualsiasi età. Ma come si mise a lavorare alla
sceneggiatura, si ricordò della fenomenale audizione di Robert De
Niro per Il Padrino del 1972 e decise di scritturare lui
senza offrire la parte a Brando. Tuttavia, Brando fu considerato
per essere introdotto nel film mediante un suo cameo in un
flashback alla fine del film ma, siccome a Brando non era piaciuto
il modo in cui la Paramount Pictures lo aveva trattato durante Il
Padrino, decise di non girare il giorno in cui la scena era
prevista. Coppola, allora, riscrisse la scena senza Vito ed essa fu
filmata il giorno successivo.
Il Padrino – Parte 3
7. Sofia Coppola ha
partecipato a Il Padrino. Sofia Coppola (figlia di Francis
Ford Coppola), ha interpretato la figlia di Michael Corleone in Il
Padrino – Parte 3, nonostante abbia vestito i panni della nipote ne
Il Padrino del ’72 e di una bambina senza nome su una nave de Il
Padrino – Parte 2. Originariamente fu considerata per il ruolo
Winona Ryder, ma non vi poteva prendere parte visto il suo impegno
in Edward mani di forbice di Tim Burton.
8. Coppola non è stato
contento del risultato. Francis Ford Coppola ha ammesso
che non è molto contento del risultato finale del film, in quando
non ha avuto molto tempo per lavorare al copione. Coppola avrebbe
voluto sei milioni di dollari per la sceneggiatura, produzione e
regia, con sei mesi di tempo per lavorare alla sceneggiatura. Lo
studio, invece, gli diede l’opportunità di ricevere un milione e di
avere sei settimane per lavorare alla sceneggiatura, per poter
uscire nel periodo natalizio del 1990. Coppola si è pentito di non
aver potuto inserire il personaggio di Tom Hagen nella
sceneggiatura perché lo studio rifiutò di venire incontro alle
richieste monetarie di Robert Duvall. Senza il personaggio di
Hagen, si è buttato via un personaggio essenziale e un’altrettanta
essenziale controparte per Michael Corleone.
9. Frank Sinatra avrebbe
potuto far parte di Il Padrino – Parte 3. Data la
popolarità dei primi due capitoli de Il Padrino, Frank Sinatra
ritirò le sue antipatie verso i primi due film, ed ebbe modo di
esprimere il proprio interesse per il personaggio di Don Altobello.
Perse poi interesse quando ritenne che non sarebbe stato, secondo
lui, adeguatamente pagato per ruolo; ruolo che poi andò a Eli
Wallach. Paradossalmente, per il film Da qui all’eternità, Wallach
si ritirò dal progetto per la paga troppo bassa e il suo ruolo andò
proprio a Sinatra.
Il Padrino: streaming
10. La trilogia de Il Padrino è disponibile in
streaming. Per chi desidera rivedere una delle trilogie
più famose della storia del cinema, può appellarsi allo streaming,
trovando tutti e tre i film su Infnity.
Il primo spin-off del franchise di
Fast and Furious prende vita e si intitolerà
Hobbs e Shaw, proprio come i due personaggi
interpretati da Dwayne Johnson e Jason
Statham nella serie con Vin Diesel. Sono
proprio i due personaggi a comparire nella prima immagine ufficiale
del film condivisa da The Rock su Instagram.
A quanto pare, i due personaggi
andranno un qualche modo d’amore e d’accordo nel film che li vedrà
lavorare insieme. Ecco la foto di seguito:
Vi ricordiamo che il progetto era
in cantiere da diversi mesi in casa Universal, con la sceneggiatura
che verrà curata da Chris Morgan e gli
attori protagonisti già confermati nel cast.
Nello
spin-off Fast
& Furious Presents: Hobbs & Shawvedremo l’agente
dei servizi segreti diplomatici Hobbs formare un’improbabile
alleanza con uno dei suoi nemici storici, ovvero Shaw.
In una recente
intervista, Dwayne Johnson aveva
consolidato il suo affetto per la saga, mostrandosi però piuttosto
incerto su un suo eventuale ritorno in Fast & Furious
9:
“Non c’è
altro franchise che mi stia più a cuore di questo. Per
l’incredibile team ci lavora, per la Universal che è stata un
ottimo partner, e per le mie fantastiche colleghe che amo alla
follia. Il discorso cambia per i miei colleghi uomini […] Alcuni si
comportano da uomini e da veri professionisti, mentre altri
no.“
Vi ricordiamo
che Fast and Furious 9 arriverà
al cinema il 19 aprile 2019, mentre Fast and Furious
10uscirà il 2 aprile 2020.
Stando alle prime immagini di
Avengers 4, diffuse in maniera non
ufficiale in rete, abbiamo la conferma che Thanos utilizzerà una
nuova arma nel film che chiuderà la Fase 3 del
Marvel Cinematic
Universe.
Su Reddit è
comparsa infatti una foto che raffigura la stessa spada di Thanos
che avevamo già visto in un leak qualche
mese fa. Dopo brevi apparizioni nel corso degli anni,
Infinity War ha dato la possibilità al pubblico di
vedere finalmente il Titano Pazzo in versione integrale. Nel film,
il villain, che si è rivelato essere il vero e proprio
protagonista, colleziona le sei Gemme dell’Infinito e compie la sua
missione, schiocca le dita e disintegra metà degli esseri viventi
in tutta la galassia, nonostante gli sforzi di Iron Man e
compagnia. Nello schiocco di dita, però, il Guanto dell’Infinito si
danneggia, pare irrimediabilmente.
Quando i Vendicatori si saranno
ripresi dallo shock di aver visto i loro amici diventare polvere,
si riameranno contro Thanos che li aspetterà impugnando una nuova
arma, in battaglia. Si tratta di una spada a doppia lama. Una nuova
occhiata all’artwork di Avengers 4 comparso su
Reddit oggi, rivela l’arma. Thanos ritornerà ad
indossare l’armatura, impugnando anche una spada a doppia lama.
Aspettiamo di vedere l’immagine ufficiale, intanto sappiamo che la
“nuova” versione del Titano Pazzo sarà ancora più pericolosa per i
Vendicatori.
Avengers 4 arriverà al
cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe
Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del
Marvel Cinematic
Universe.
Nel cast del
film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo,
Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch,
Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth
Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave
Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner,
Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.
The Wife – Vivere
nell’ombra è il film che forse verrà ricordato per essere
stato quello che ha fatto vincere a Glenn Close un premio Oscar, un riconoscimento
che vale molto di più di un premio alla carriera, perché, nel caso
si verificasse davvero, sarebbe un premio alla performance, al
personaggio, alle leve che questo smuove sotto l’apparente
tranquillità di un film classico e per certi versi
rassicurante.
Diretto da Björn
Runge, The Wife – Vivere nell’ombra
racconta di una coppia avanti con gli anni, affitata e
reciprocamente devota, che viene investita da una notizia
elettrizzante: Joe Castleman (Jonathan Pryce) sarà
insignito del premio Nobel per la letteratura. Lui è infatti un
celebre scrittore, famosissimo e apprezzato, e al suo fianco, Joan
è la moglie colta, devota e sempre presente, la compagna perfetta
per un uomo dall’ego smisurato eppure sempre dolce e grato alla
donna che gli è accanto da una vita.
Su queste premesse, The
Wife si candida ad essere un film classico, scolastico
quasi, basato sulla linearità della trama, la bravura degli attori
e l’impianto teatrale, che si sviluppa in ambienti/scene che
mettono in gioco segreti e tensioni. Tuttavia, la scrittura attenta
e le vie laterali con cui regia e sceneggiatura ci portano al vero
twist, a fine film, indicano un percorso nascosto, una strada che
diventa estremamente chiara una volta che viene smossa la polvere
che la ricopre.
Perché il film va davvero a
smuovere e scoprire il ruolo della donna al fianco del suo uomo,
punta il dito contro il maschilismo più assurdo e radicato in
moltissima parte della popolazione femminile: il maschilismo
avvinghiato alla testa delle donne stesse, che si sentono non
abbastanza, non adeguate, bisognose, dipendenti, pur essendo spesso
soltanto accanto all’uomo sbagliato che non è in grado di farle
splendere per ciò che sono, per paura di una propria carenza.
E così Joan diventa un simbolo, una
donna che vive tutta la vita in funzione di un uomo che ritiene
migliore di lei, forse, o che semplicemente le fa comodo assistere
fino a che, alla fine, il riconoscimento supremo (il Nobel) non fa
scattare un click nella sua testa, quando ormai è troppo tardi. E
così la protagonista si trova a fare la scelta che ha rimandato per
tutta la sua vita.
Elemento di disturbo, sasso che
cade al centro del lago e fa increspare le onde della tranquilla
esistenza di Joan è il giornalista interpretato da
Christian Slater che, come un tarlo, si insinua
nella convinzione granitica della protagonista e regala al film
anche momenti di tensione, inaspettati, che conferiscono al film
tono più oscuro di quanto ci saremmo aspettati.
Con The Wife – Vivere
nell’ombra, Glenn Close consegna al
pubblico, nell’epoca del me too, un ritratto che racchiude la
rivoluzione nella rivoluzione, una scossa, un presa di coscenza, la
rappresentazione di un modello di donna diffuso e nascosto,
nell’ombra dei secoli. Ogni sorriso tirato, ogni lacrima
trattenuta, ogni gesto interrotto è un muro che cade, un macigno
che rotola via da secoli di quella sottomissione quasi cercata,
verso la consapevolezza.
Tra un universo condiviso preciso
come un orologio al quarzo (quello dei Marvel Studios) e un altro che sta
crollando, sgretolatosi sotto il peso di decisioni sbagliate e
operazioni cinematografiche frettolose (quello Warner/DC), un modello di successo e uno
di insuccesso, la SONY ha raccolto la sua unica
possibilità di mettere insieme un franchise dedicato ai supereroi,
dopo aver deciso di condividere con la Marvel lo sfruttamento
cinematografico di Spider-Man; lo fa con l’arma
più tagliente che possiede, dopo lo spara ragnatele, ovvero la sua
nemesi, Venom.
È con un film dedicato al simbionte
alieno, diretto da Ruben Fleischer (Zombieland,
Gangster Squad), che si avvia questo nuovo
ambizioso progetto, spalancando le porte dell’immaginazione a una
miriade di possibilità creative.
Non devono essere
sembrate però tali, queste possibilità, a chi, alla
SONY, ha ideato e scritto il film, che conserva le
origini aliene del
simbionte e ne fa una storia di supereroi fuori dal tempo.
Venom sembra un cugino stretto del
Daredevil con Ben Affleck, e che ripresenta tutte le
ingenuità e la bellezza “infantile” di quel film. Questa direzione
scelta dalla produzione (Avi Arad, Matt Tolmach e
Amy Pascal) conserva un certo fascino, soprattutto
nel prologo del film e nel concitato finale, ma per tutta la parte
centrale si assiste a un copione già visto, che si affida a
dialoghi banali, sviluppi drammaturgici pigri, un racconto arenato
nei primordi del genere, che sembra aver dimenticato tutta la
storia del cinema che va dagli X-Men di Bryan
Singer agli Avengers
dei Fratelli Russo. Venom arriva
direttamente dagli anni ’90.
Venom, un cinecomic anni ’90
Tom Hardy guida il gruppo di attori di grande
talento mal sfruttati da una scrittura sciatta, che vorrebbe far
passare l’attore britannico come un giornalista operoso, un
“secchione” puntiglioso, spaventato e timoroso, Michelle Williams per una avvocatessa di
successo facile alla rabbia e frettolosa nelle decisioni,
Riz Ahmed come uno scienziato pazzo che sogna un
mondo nuovo per la razza umana. Il corto circuito scatta subito,
nell’istante in cui, nonostante il patto di credibilità che si
stringe con lo spettatore in caso di film con elementi di fantasia,
nessuno, nemmeno gli attori stessi apparentemente, credono anche
solo per un istante in ciò che stanno raccontando.
E certo il doppiaggio, in
particolar modo quello affidato a Adriano Giannini che presta di nuovo la voce a
Tom Hardy, non aiuta il film che, se nelle
situazioni e negli scambi di battute svela un intento comico e
leggero, nelle ambientazioni e nelle vicende è invece un racconto
serio e cupo, rilevando così un dislivello di tono e generando un
effetto di smarrimento.
Gli evidenti problemi non
privano però il film su Venom di un certo fascino,
un’impostazione dell’antieroe che sfiora, nel finale, il buddy
movie in cui Eddie Brock e il simbionte sviluppano un legame
comico che ricorda per brio il miglior Deadpool cinematografico
ma che allo stesso tempo non basta a tenere in piedi una
pellicola.
Venom si affanna
sulle orme di altri, troppo in ritardo per essere ancora
interessante, eppure in qualche modo godibile, come l’ammasso
informe del simbionte, una poltiglia che fatica a prendere forma ma
che riesce, in un modo misterioso, ad attirare lo sguardo.
Netflix svilupperà nuovi film e serie TV
originali tratti dall’amata saga fantasy di C.S. Lewis
“Le cronache di Narnia”.
Sulla base di un accordo pluriennale
con The C.S. Lewis Company, Netflix darà vita alle incredibili
storie ambientate nell’universo di Narnia con nuovi film e serie TV
disponibili in esclusiva per gli utenti di tutto il mondo. I titoli
generati da questa collaborazione saranno produzioni originali
Netflix, Mark Gordon di Entertainment One (eOne), Douglas Gresham e
Vincent Sieber saranno produttori esecutivi delle serie e
produttori dei film. In totale, i romanzi della serie “Le
cronache di Narnia” hanno venduto oltre 100 milioni di copie e
sono stati tradotti in più di 47 lingue in tutto il mondo. Per la
prima volta, grazie a questo accordo, i diritti dei sette libri che
compongono la saga sono proprietà di una sola compagnia.
«Le splendide storie di C.S.
Lewis hanno conquistato il cuore di generazioni di lettori in tutto
il mondo», afferma Ted Sarandos, Chief Content Officer di
Netflix. «Intere famiglie si sono innamorate di personaggi come
Aslan e dell’intero universo di Narnia, siamo molto emozionati
perché Netflix diventerà la loro casa nei prossimi anni».
«È meraviglioso sapere che il
pubblico di tutto il mondo potrà scoprire nuovi aspetti del mondo
di Narnia. Le nuove tecnologie di produzione e distribuzione
avanzata ci consentiranno di far vivere ancora una volta le
avventure dei protagonisti in tutto il mondo», osserva Douglas
Gresham, figlio adottivo di C.S. Lewis. «Netflix rappresenta il
medium migliore per questo progetto, non vedo l’ora di lavorare con
loro per realizzarlo».
«Narnia rappresenta un fenomeno
raro, una storia che supera i confini geografici, amata da diverse
generazioni», afferma Mark Gordon, Presidente e Chief Content
Officer, Film & Television di eOne. «eOne ed io siamo
emozionati di poter collaborare con la C.S. Lewis Company e con
Netflix, che trasformeranno l’universo di Narnia in film e serie
TV. Non potremmo essere più felici di iniziare a lavorare su queste
nuove produzioni».
Ecco il primo trailer di Vice,
il nuovo film di Adam McKay che ha messo Christian Bale di fronte a una nuova prova di
immedesimazione fisica impressionante. L’attore premio Oscar è
stato chiamato questa volta a interpretare Dick
Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti durante
l’amministrazione Bush.
Al suo fianco, come si vede dal
trailer, ci sono Sam Rockwell nei panni di Bush
figlio e Amy Adams in quelli della moglie di
Cheney. Alla regia c’è Adam McKay, che dopo
La Grande Scommessa, torna a dirigere Bale e si
porta dietro anche Steve Carell, nei panni di
Donald Rumsfeld.
Vice
racconterà dell’ascesa di Cheney, fino al culmine al fianco di
Bush. McKay ha dichiarato a Deadline di essere affascinato
dalla figura di Cheney: “Nel momento in cui ho iniziato a
scavare nella sua vita, sono rimasto sconvolto scoprendo quanto
abbia contribuito a formare l’America moderna.”
Titanic è il film di James
Cameron che ci ha fatto innamorare dal 1997 e continua a
farlo con le nuove generazioni. L’8, 9 e 10
ottobre si celebra il
ventennale italiano, dato che da noi uscì proprio nel gennaio
del 1998. Titanic è già tornato al cinema in
versione 3D nel 2012, comprovando l’amore del pubblico verso questo
film. Tra tutte le varie proiezioni, Titanic ha incassato
2.187.000.000 dollari, record battuto solo da Cameron stesso grazie
ad Avatar
con 2.788.000.000. Ecco dieci cose che, forse, non sapevate
su Titanic.
Titanic: curiosità
1. La prima scena girata di
Titanic fu quella del ritratto. Per rompere il
ghiaccio, soprattutto tra gli attori Kate Winslet e Leonardo DiCaprio, si decise di girare per
prima la scena del ritratto che, tra le altre cose, ebbe persino
una parte improvvisata. Infatti, quando Jack dice a Rose di
stendersi
DiCaprio sbagliò e disse “Stenditi sul letto… ehm sul
divano”. James Cameron fu conquistato dall’errore,
che in realtà aiutava la scena ad essere persino più naturale, e
decise di conservarla. Ma c’è un’altra curiosità: le mani che fanno
il ritratto a Rose non sono quelle di
DiCaprio ma sono di Cameron stesso. Dato il fatto che
Cameron è mancino, in post-produzione hanno girato le inquadrature
allo specchio. Inoltre,
Leonardo DiCaprio e
Kate Winslet confermarono la partecipazione ben prima
che il copione fosse scritto basandosi sulla sinossi di Cameron, di
165 pagine.
2. I personaggi di
Titanic erano stati inventati. Quando James
Cameron ha iniziato a scrivere il film, aveva pensato ai personaggi
di Jack e Rose come di pura finzione. Solo dopo aver finito la
sceneggiatura ha scoperto che era esistito davvero un J. Dawson che
è morto proprio sul Titanic. Questo J. Dawson, Joseph
Dawson, era nato a Dublino nel settembre del 1888. Il suo corpo era
stato preso e sepolto al cimitero di Fairview Lawn nella Nuova
Scozia con altre vittime del Titanic. Ad oggi, la sua lapide, col
numero 227, è la più visitata del cimitero.
Titanic: film
3. Leonardo DiCaprio non è
stata la prima scelta. Gli studios volevano Matthew McConaughey nei panni di Jack, ma
James Cameron ha insistito per Leonardo DiCaprio. I due poi hanno recitato
insieme in The Wolf of Wall Street nel
2013. Ma ci furono molti altri attori in lista per il ruolo di
Jack: Johnny Depp avrebbe rifiutato (pendendosi poi
amaramente), Christian Bale fece il provino ma venne
scartato, Tom Cruise e Brad Pitt furono invece tenuti in
considerazione per il ruolo. Ma anche
Kate Winslet non fu esattamente la prima scelta: per
il ruolo di Rose vennero considerate anche Cameron Diaz, Drew Barrymore,
Nicole Kidman e
Angelina Jolie. Il resto è storia.
4. Titanic è stato un film
consumato. Per le troppe, tantissime visioni del film,
vennero mandate nei cinema delle pellicole sostitutive. Il film,
rimase primo al box office per circa 15 settimane consecutive, dal
dicembre del 1997 fino all’aprile del 1998. Inoltre,
Titanic fu il primo film ad avere una distribuzione in Dvd
e VHS mentre continuava ad essere proiettato al cinema.
5. È stato realizzato un
Titanic II.Titanic II è un B movie scritto,
diretto e interpretato da Shane Van Dyke: cento
anni dopo l’affondamento del Titanic viene varata una nave, Titanic
II, simile all’originale, che parte per il suo viaggio inaugurale,
seguendo la stessa rotta del Titanic. Ma durante la traversata, la
nave sbatte contro un iceberg a causa nel collasso di un ghiacciaio
di Groenlandia che ha creato uno tsunami.
Titanic: la nave
6. Per realizzare il film,
Cameron ha fatto numerose ricerche. Per realizzare
Titanic, James Cameron ha passato circa cinque anni a fare
delle ricerche sulla nave affondata, per poter, poi, lavorare al
film. Le ricerche si sono basate anche su come doveva essere la
nave nel 1912: infatti, tutte le scene ambientate in quell’epoca
storica, durano complessivamente due ore e 40 minuti, il tempo
esatto in cui il Titanic è affondato, mente l’impatto con l’iceberg
dura circa 37 secondi. Il resto del tempo coincide con
l’ambientazione attuale.
7. Il Titanic continua ad
essere studiato. Studi recenti hanno dimostrato che se il
Titanic avesse preso l’Iceberg frontalmente, invece che di lato,
sarebbe rimasta a galla. In questo caso il Titanic non avrebbe
perseguito i danni che invece ha subito, arrivando a New York
magari con un giorno o due di ritardo.
Titanic: canzone
8. My Heart Will Go
On non avrebbe dovuto esserci in Titanic.
Inizialmente, Celine Dion non voleva registrare il brano My
Heart Will Go On, perché non voleva cantare un’altra canzone
per un film e non le era piaciuto quando lo aveva fatto con James
Horner, a causa dei suoi metodi. Dopo essere stata convinta dal
marito René Angélil, registrò il brano una volta sola, così la
canzone fu messa nei post-credits e poi realizzata a parte. Finché,
alla fine ha avuto il successo che tutti conosciamo. In
un’intervista lo stesso Horner ha affermato che dopo aver dato un
occhio alla prima bozza di Titanic, è tornato a casa e ha scritto
la colonna sonora in venti minuti.
Titanic: Frasi
9. Titanic è entrato nelle
vite di chiunque grazie anche alle sue frasi famose. Tra
le frasi più famose ci sono sicuramente “Dove la porto, signorina?”
“Su una stella”, così come “Signori, è stato un onore suonare con
voi stasera”. Ma anche “Il Titanic era chiamato… la nave dei sogni.
E lo era… lo era davvero”, “Preferisco essere la sua puttana,
piuttosto che tua moglie” e “Sono il re del mondo!”. Di seguito
tutte migliori frasi:
Sono trascorsi 84 anni, e ancora sento l’odore della vernice
fresca. I servizi di porcellana non erano mai stati usati. Nessuno
aveva mai dormito tra quelle lenzuola. Il Titanic era chiamato “la
nave dei sogni”. E lo era. Lo era davvero.
Per gli altri era la nave dei sogni. Per me, era una nave
carica di schiavi, che mi riportava in America in catene. Agli
occhi degli altri ero tutto quello che una ragazza di buona
famiglia doveva essere. Ma dentro, invece, urlavo. (Rose
anziana)
Siamo i figli di puttana più fortunati del mondo, lo sai?
(Jack)
Sono il re del mondo! (Jack) [nel 1912, sulla prua del Titanic]
I’m the king of the world!
Ah, lascia perdere, amico. Dovrai svuotare una miniera di
carbone prima che tu possa avvicinarti a una come lei. (Tommy)
Iceberg! Dritto davanti a noi! (Frederick Fleet)
Sai, credo proprio che questa nave affonderà. Mi è stato
chiesto di darti un piccolo segno della nostra riconoscenza.
[colpisce Jack con un pugno]
Un omaggio del signor Caledon Hockley. (Lovejoy)
Forse si annega meglio con la musica. Adesso so che sto in
prima classe. (Tommy)
Signori, è stato un onore suonare con voi stasera.
(Violinista)
Il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti. Ma ora
sapete che c’era un uomo di nome Jack Dawson, e che lui mi ha
salvato, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. Non
ho nemmeno una sua foto. Non ho niente di lui. Vive solo nei miei
ricordi. (Rose anziana)
Per tre anni non ho fatto altro che pensare al Titanic. Ma non
l’avevo capito bene. Non l’avevo vissuto col cuore. (Brock Lovett)
[nel 1996] Three years I’ve thought of nothing except Titanic but I
never got it. I never let it in
Titanic: streaming
10. Titanic è
disponibile in streaming. Per chi non ha mai visto il film
o desidera rivederlo ancora una volta, è possibile recuperarlo in
streaming sulla piattaforma Chili.
Sylvester Stallone
ha scelto Instagram per diffondere le prime immagini di
Rambo 5, il film che lo vedrà tornare nei panni
del veterano a cui, insieme al pugile Rocky, l’attore deve gran
parte della sua fama. Le immagini mostrano Stallone in costume nel
primo giorno di riprese e sempre l’attore a cavallo, mentre torna
nei panni del personaggio.
Il primo elemento che si nota è che
questa volta, John Rambo non porterà i capelli lunghi, tratto
distintivo che lo ha accompagnato sin dal suo esordio, e poi sembra
che il film si intitolerà Rambo: Last Blood, ultimo sangue, a
indicare, forse un definitivo ultimo appuntamento con il ruolo per
Sly.
Sylvester Stallone
è al momento una star molto impegnata. Dopo la rinascita grazie a
Creed, che gli ha fatto guadagnare un Golden
Globes e una nomination agli Oscar. Adesso, mentre è impegnato sul
set di Rambo 5, l’attore e regista arriverà presto
in sala con Creed 2, dove
ritrova Dolph Lundgren nel ruolo di Ivan
Drago, mentre in programma per lui c’è anche I Mercenari
4.
Tutto ciò che sappiamo del film,
finora, è che è stato scritto da Matt
Cirulnick e prodotto dalla Millennium
Media di Avi Lerner e
da Kevin King, mentre è confermato che verrà
sottoposto all’attenzione di papabili finanziatori durante
il Festival
di Cannes.
In Rambo 5 vedremo
il veterano del Vietnam alla ricerca della figlia di un suo caro
amico scomparsa misteriosamente in Messico. Lasciato quindi il
ranch dove si era ritirato, Rambo viaggerà oltre il confine degli
Stati Uniti per ritrovare la ragazza, scoperchiando un segreto giro
di prostituzione gestito da un pericoloso boss del crimine.
Il 4 ottobre arriverà in sala
Venom,
con Tom Hardy nei panni di Eddie Brock, “ospite”
del simbionte alieno che dà il titolo al film. Adesso cominciano ad
arrivare le prime recensioni per la pellicola diretta
da Ruben Fleischer che, in generale,
concordano su quanto il film sia divertente seppure
confusionario.
Ecco alcuni stralci delle
principali testate americane on-line di settore:
Todd McCarthy, THR – L’unico
momento sorprendente di Venom, incredibile, arriva al minuto 71 del
film, quando la vista di un disordinato, sudato e tonico Tom Hardy
ti fa sobbalzare con la consapevolezza che è l’attore perfetto che
un giorno potrebbe interpretare Harvey Weinstein. Per questa
intuizione e solo per questa intuizione, questo film è prezioso.
Nonostante i profitti garantiti derivanti da qualsiasi film con il
marchio Marvel associato, le persone
coinvolte dovrebbero riflettere sulla verità dello slogan
pubblicitario del film: “Il mondo ha abbastanza Supereroi”.
Michael Nordine, IndieWire – Il
mondo avrà pure abbastanza supereroi, ma non ha abbastanza buoni
film sui supereroi. Venom ha un ruolo marginale nel cambiare questa
idea, anche se tecnicamente è un supercriminale, o a voler essere
generosi, un antieroe. La notizia che l’antagonista di Spider-Man
sarebbe stato protagonista di un film indipendente tutto suo con
Tom Hardy come protagonista, è stata accolta calorosamente dai fan.
Ma per ogni Deadpool c’è almeno un Fantastici Quattro.
Alonso Duralde, The Wrap – Se
sostituisci Tom Hardy a Steve Martin in “All of Me” e cambi Lily
Tomlin per una manciata di liquirizia nera masticata, il risultato
è Venom. La differenza è che “All of Me” è un affascinante commedia
screwball, e Venom è il genere di film a fumetti che le persone che
odiano i film di fumetti pensano sia simili a tutti gli altri.
Saltando da una situazione all’altra senza riguardo per la trama o
per i personaggi, questo ritorno sul grande schermo della
leggendaria nemesi di Spider-Man – visto per l’ultima volta in
Spider-Man 3 – è aggressivamente rumoroso e stupido senza essere
molto divertente. È una perdita di tempo (anche se, si spera, un
considerevole giorno di paga) per alcuni attori di grande talento,
ed è la prova che anche la Marvel non sempre ha ragione.
Owen Gleiberman, Variety – In
Venom, la nuova storia d’origine del personaggio a fumetti, Tom
Hardy è afflitto da una forza ultraterrena che invade la sua mente,
il suo corpo, il suo essere. Si chiama il desiderio di agire in
maniera stupida del Metodo. I sintomi, che sono altamente visibili
e drammatici, vanno da una propensione per gli occhi sbarrati alla
tendenza a inghiottire ogni battuta con una sorta di borbottio, in
un modo che fa sembrare Hardy un incrocio tra Marlon Brando e
l’ultimo Adam Sandler.
Peri Nemiroff, Collider – Venom
riesce quasi a farla franca, alla fine, grazie al rapporto tra
Eddie e Vinem stesso, ma poi viene in mente la grande occasione
mancata. Venom sarebbe dovuto essere l’inizio di un franchise
Marvel di qualità targato SONY.
Forse sarà solo il botteghino a decidere il futuro, ma da un punto
di vista della qualità, Venom non dà alla SONY solide basi si cui
costruire.
Tom Hardy, Michelle
Williams, Woody Harrelson, Jenny Slate, Riz Ahmed, Michelle Lee,
Reid Scott, Scott Haze, Sam Medina formano il cast di
Venom, diretto
da Ruben Fleischer e in sala dal 4
ottobre 2018.
Ecco il nuovo trailer di
Spider-Man: Into the Spider-Verse, il nuovo film
animato della SONY che arriva negli Stati Uniti
giusto in tempo per Venom. Il trailer combina
elementi visti in altri trailer promozionali a scene mostrate
durante il San Diego Comic-Con del 2017.
Inoltre il video ci dà la
possibilità di dare uno sguardo a diversi personaggi del film, che
non avevamo ancora visto e ci mostra Peter Parker
e Miles Morales insieme.
In italiano:
Phil Lord e Christopher
Miller, le menti creative dietro a The Lego
Movie e 21 Jump Street, mettono il loro
talento al servizio di una nuova versione di un diverso universo di
Spider-Man, con uno stile visivo innovativo, primo nel suo
genere.
Spider-Man: Into the
Spider-Verse introduce Brooklyn e l’adolescente
Miles Morales, e le possibilità senza limiti dello
Spider-Verse, dove più di uno può indossare la
maschera.
Nel cast vocale del film ci
sono: Shameik Moore, Hailee Steinfeld, Mahershala Ali,
Jake Johnson, Liev Schreiber, Brian Tyree, Henry Luna, Lauren
Velez, Lily Tomlin, Nicolas Cage, John Mulaney, Kimiko
Glenn.
Sta per iniziare il New York
Comic Con 2018, dodicesima edizione della convention
annuale dedicata a fumetti, graphic novel, anime, manga,
videogiochi, collezionismo, ma anche ad anteprime cinematografiche
e televisive legate alla cultura pop.
L’evento si svolgerà, come di
consueto, nella Grande Mela dal 4 al 7 ottobre al
Jacob K. Javits Convention Center, e se non avete idea di quali
titoli seguire e quali saranno i più interessanti di questa tre
giorni, vi lasciamo di seguito un piccolo recap:
Good Omens e American Gods
Tra i titoli più attesi della
stagione televisiva ci sono sicuramente i due adattamenti dei due
romanzi di Neil Gaiman; ovvero American Gods
(arrivata alla seconda stagione) e Good Omens
(nuovo titolo sempre prodotto da Amazon Studios,
con cui l’autore ha firmato un contratto di esclusiva).
Previsto quindi l’atteso panel con
la partecipazione dello stesso Gaiman sabato alle ore 10 al Madison
Square Garden, dove Amazon riserverà ai fan una “experience” da non
perdere.
Sui nuovi episodi di
American Gods c’è ancora poco da dire, e dalla
scorsa edizione del New York Comic non è trapelata nessuna
informazione. Sappiamo che la produzione ha subito vari ritardi a
causa del cambio degli showrunner. Sarà una stagione all’altezza
della prima? Lo scopriranno i partecipanti alla proiezione di
venerdì prossimo fissata per le 13.30 presso la Hammerstein
Ballroom.
DC Vertigo
La DC Comics
presenterà al New York Comic Con 2018 i suoi nuovi progetti che
andranno a “rivitalizzare” l’impronta della divisione
Vertigo sui fumetti originali. Il primo dei titoli
di prossima uscita sarà Bordertown, di cui è stato
già pubblicato il primo numero, mentre i fan potranno incontrare
alcuni degli autori di serie originali come Hex
Wives, Safe Sex, Goddess
Mode e High Level, oltre a
Sandman Booksof Magic e
Lucifer. Il panel è in programma venerdì 5 ottobre
alle 11.15 nella sala 1A21.
Doctor Who
Come saprete la nuova stagione di
Doctor Who
(l’undicesima) debutterà fra pochi giorni, ma i fan accorsi a New
York potranno averne un assaggio in esclusiva il 7 ottobre alle
13.45 presso il Madison Square Garden in contemporanea con la messa
in onda televisiva.
Più tardi è prevista una round table
con il produttore esecutivo Paul Stevens, il nuovo
showrunner Chris Chibnall e il 13° Dottore in
persona, Jodie Whittaker.
Ghost in the Shell: Global Neural Network
Nel 2016 la
Kodansha rilasciò la raccolta Attack on
Titan Anthology, in cui i migliori artisti di fumetti
internazionali presentavano le loro creazioni sul famoso manga
Attack on Titan. Quest’anno però verrà lanciato un
progetto simile su un manga ancora più celebre, ovvero
Ghost in the Shell.
L’antologia si chiama Ghost
in the Shell: Global Neural Network e sarà in vendita
dal 21 ottobre, tuttavia i partecipanti del New York Comic Con 2018
potranno acquistarla allo stand 2109 della Kodansha. I fumettisti
Alex DiCampi, Brenden Fletcher,
David Lopez e Babs Tarr saranno
inoltre protagonisti di un panel ufficiale fissato per sabato 6
ottobre alle 16.00 nella sala 1A24.
Dragon Trainer 3
Dragon Trainer 3: Il Mondo
Nascosto arriverà nelle sale soltanto a febbraio 2019
(il 31 gennaio in Italia), ma la Dreamworks ha
preparato un regalo per i partecipanti del New York Comic Con: si
tratta di un panel in programma per domenica 7 ottobre alle 12.30
nella sala Hulu al Madison Square Garden, dove sarà presente il
regista Dean DuBois insieme a diversi ospiti a
sorpresa per discutere del film e rivelare footage inedito.
Spider-Man: Into the Spider-Verse
Uno dei film d’animazione più attesi
dell’anno, ovvero Spider-Man: Into the
Spider-Verse, sarà protagonista sabato al Madison Square
Garden durante il panel fissato per le 11.30. E sebbene
l’organizzazione debba ancora annunciare i presenti all’evento,
sappiamo che si attendono footage mai visti e un’ora e mezza per
intrattenere i fan…
DC Nation
Se il San Diego Comic Con è il luogo
dove vengono dati gli annunci più importanti sul cinema, il Comic
Con di New York è forse la convention più attesa per quanto
riguarda il mondo dei fumetti. Presente quest’anno – come di
consueto – anche la DC Comics, che condurrà
diversi panel con gli sceneggiatori Geoff Johns,
Brian Michael Bendis e Tom
King.
In particolare, ci si concentrerà
sui prossimi progetti di DC Nation, con
Dan DiDio, Adam Glass,
Rob Venditti, Joshua Williamson,
Kelly Sue DeConnick ed Emanuela
Lupacchino. Appuntamento a domenica 7 ottobre, ore 16.30
nella sala 1A21.
Marvel
Un altro ospite atteso del New York
Comic Con 2018 è ovviamente la Marvel, che ha in
programma ben 15 panel spalmati su tutto il weekend. Tra questi
ricordiamo la presentazione della terza stagione di Daredevil e
alcune succose anticipazioni per Marvel Comics: Next Big Thing.
Jason Aaron, Dan Slott, Donny Cates
e Gerry Dugan annunceranno i loro nuovi progetti nel panel del 6
ottobre alle ore 16.30 al Main Stage 1D.
Macchine Mortali
Un altro titolo molto atteso della
stagione è senza dubbio Macchine
Portali (Mortal Engines), adattamento
cinematografico dell’omonimo romanzo di Philip
Reeve scritto e prodotto da Peter
Jackson. Andy Serkis modererà il panel
sul film in cui interverrà il regista Christian
Rivers, gli sceneggiatori e alcuni membri del cast.
Appuntamento fissato al venerdì 5 ottobre, ore 12, al Madison
Square Garden.
Netflix
Netflix sarà
uno dei protagonisti di questa edizione del Comic Con di New York
con un panel ricchissimo di novita venerdì 5 ottobre al Main Stage
1-D.
Gi amanti dei fumetti potranno dare
un primo sguardo alla serie Umbrella Academy,
a Le terrificanti avventure di
Sabrina, The Haunting of Hill
House e The Dark Crystal: Age of
Resistance!
She-Ra and the Princesses of Power
L’imminente reboot di
She-Ra della Dreamworks Animation
è tra i titoli più attesi al Comic Con, dal momento che non è stato
rivelato ancora nessun contenuto ufficiale.
Saranno presenti i creatori insieme
ai doppiatori Aimee Carrero e Karen Fukuhara, oltre ad alcuni
ospiti a sorpresa durante il panel delle 15.00 nella Hammerstein
Ballroom.
Twisted Toonz
Da segnare anche il panel di
Twisted Toonz, a cui parteciperanno gli attori
Steve Blum, Gray DeLisle, Richard Horvitz, Phil LaMarr, Mary
Elizabeth McGlynn e Janet Varney. Grande attesa per il tema di
quest’anno, che scopriremo il 6 ottobre alle 12.45 sul Main Stage
1-D.
What We Do In The Shadows
FX presenterà finalmente in
anteprima la serie televisiva basata sul cult What We Do in
the Shadows di Taika Waititi,
e cosa c’è di meglio se non il palco del New York Comic Con?
Waititi ci sarà, insieme ai colleghi
produttori Jemaine Clement e Paul
Simms, per rispondere alle domande dei fan dopo la
proiezione del primo episodio dello show che andrà in onda in
primavera.
Ralph Spaccatutto 2
Ralph Spaccatutto
2 è forse uno dei sequel più attesi dell’anno, visto
il successo ottenuto dal primo capitolo, e ogni fan spera che sia
all’altezza con nuove appassionanti avventure nel mondo dei
videogiochi.
C’è grande emozione dunque per il
panel che si terrà venerdì 5 ottobre alle ore 14.45 nella Room 1A06
con i registi Rich Moore e Phil
Johnston che parleranno della realizzazione del film
e mostreranno nuovi filmati.
Amazon Studios
annuncia di aver finalizzato un accordo con Neil
Gaiman, scrittore visionario e pluripremiato. Neil
Gaiman, autore dell’attesissima serie Amazon
OriginalGood
Omens, e vincitore del premio letterario Hugo per
American Gods, lavorerà in esclusiva con gli
Amazon Studios per la creazione di serie
televisive che saranno rese disponibili a livello globale su
Amazon
Prime Video in più di 200 paesi e territori.
“Neil Gaiman è uno scrittore
dal talento eccezionale che è in grado di creare mondi unici, multi
dimensionali e narrativamente ineguagliabili” sostiene
Jennifer Salke, Head of Amazon Studios. “I
suoi fan sono appassionati ed entusiasti e siamo fortunati di poter
condividere il suo talento con tutto l’audience di Prime Video”
“Mi sono deciso ad
accettare questo incarico dopo aver lavorato splendidamente con il
team di Amazon per la realizzazione di Good Omens”
sostiene Gaiman. “Sono persone entusiaste, intelligenti e non
erano intimoriti da Good Omens, un prodotto così diverso dagli
altri.Volevano creare qualcosa di unico ed eccitante. Sono
emozionato all’idea di avere una casa in Amazon dove potrò fare
televisione come nessuno l’ha mai vista prima, non come Good Omens
ma sicuramente inusuale e divertente”
Accreditato come uno degli autori
di fumetti moderni, Gaiman è uno scrittore prolifico il cui lavoro
– tra cui prosa, poesia, film, giornalismo, fumetti, testi di
canzoni e dramma – attraversa generi e raggiunge il pubblico di
tutte le età.
Neil Gaiman
Ha iniziato la sua carriera in
Inghilterra come giornalista e biografo, prima di dedicarsi alla
sua graphic novel Violent Cases, la prima di molte collaborazioni
con l’artista Dave McKean, che ha portato alla pubblicazione di
Black Orchid grazie a DC Comics. Dopo Violent Case e Black Orchid è
la volta di Sandman, fumetto che ha ricevuto numerosissimi premi
tra cui il World Fantasy Award for Best Short Story, il primo
fumetto ad avere mai ricevuto un premio letterario. Per il 25esimo
anniversario di Sandman, Gaiman ha scritto Sandman: Overture, che è
stato il besteseller numero uno in classifica per il New York Times
e ha vinto nel 2016 il premio Hugo Award for Best Graphic
Novel.
Coraline di Gaiman ha vinto molti
premi incluso il British Science Fiction Award, è stato adattato a
musical da Stephin Merritt ed è stato l’ispirazione per il film di
animazione diretto da Henry Selick che si è assicurato un BAFTA
come miglior film di animazione e ha ricevuto una nomination agli
Oscar sempre nella stessa categoria. Il suo romanzo The Graveyard
Book, che ha vinto in Inghilterra la Carnegie Medal e in USA la
Newbery Medal, il premio più alto per la letteratura dei bambini, è
già in fase di adattamento per un film.
Gaiman ha scritto il copione
originale per la serie televisiva BBC Neverwhere; il primo
lungometraggio di Dave McKean, Mirrormask, per la Jim Henson
Company, e ha co-scritto la sceneggiatura di Beowulf di Robert
Zemeckis. Ha prodotto Stardust, il film di Matthew Vaughn basato
sul suo libro. Ha scritto e diretto due film: A Short Film About
John Bolton e per Sky Television’s Statuesque. Il suo romanzo
American Gods è stato adattato per Starz e il suo personaggio di
The
Sandman è stato adattato per Lucifero della FOX.
È l’autore più venduto secondo il
New York Times con i romanzi Neverwhere, Stardust, American
Gods, Anansi Boys, L’oceano alla fine della corsia
(vincitore del National Book Award in UK Book Awards 2013) e
Good Omens (con Terry Pratchett), così come le
raccolte di racconti Smoke and Mirror, Fragile Things e Trigger
Warning. La sua prima raccolta di cortometraggi, Smoke and Mirrors:
Short Fictions and Illusions, è stata nominata per i MacMillan
Silver Pen Awards del Regno Unito come la migliore raccolta di
racconti dell’anno. Il suo libro più recente, Norse Mythology, è
diventato un bestseller internazionale e un fenomeno editoriale
Le sue collezioni e libri
illustrati per i giovani lettori includono: M is for Magic; la
trilogia di Interworld, co-autore di Michael Reaves; The Day I
Swapped My Dad for Two Goldfish; The Wolves in the Walls – che è
stato trasformato in un’opera dallo Scottish National Theatre; il
Crazy Hair selezionati da Greenaway, illustrati da Dave McKean; The
Dangerous Alphabet, illustrato da Gris Grimly; Blueberry Girl; e
Instructions, illustrato da Charles Vess, e il Bestseller vincitore
di Greenaway The Sleeper and the Spindle, illustrato da Chris
Riddell.
La storia
dei cinecomicDC è
costellata da molti successi e grandi incassi al box office, anche
quando questo genere di film non riusciva a smuovere grandi fette
di pubblico e a registrare numeri da capogiro.
Tuttavia se ne ricordano alcuni che
non hanno generato profitto a fronte dei budget stellari, un po’
per colpa della strategia di marketing, un po’ a causa di storie
poco interessanti o delle visioni contrastate dei registi. Fatto
sta che nell’ultimo ventennio ci sono diversi esempi di fallimento
che molti fan tendono a dimenticare.
Ecco allora di
seguito 10 cinecomic DC che si sono
rivelati perfetti flop al botteghino mondiale:
Catwoman
Uscito nel 2004, il film diretto da
Pitof vedeva protagonista Halle
Berry nei panni di Catwoman, personaggio
ricorrente nei fumetti DC e “complicato” interessa amoroso di
Batman. All’epoca non esisteva ancora un universo condiviso al
cinema, dunque ogni adattamento cinematografico viveva un’esistenza
a sé.
Cosa non funzionò in Catwoman fu la
mancanza totale di aderenza al fumetto originale, e una libertà
creativa che non corrispose mai a qualcosa di veramente funzionale
alla supereroina. Di fatto quasi ogni aspetto del film venne
criticato, su Rotten Tomatoes raggiunge un misero
9% e riguardo gli incassi raggiunse la soglia degli 82 milioni di
dollari in tutto il mondo, non riuscendo a recuperare un budget di
100 milioni.
Lanterna Verde
Per l’adattamento di
Lanterna Verde, nel 2011 la Warner Bros. sborsò la
modica cifra di 200 milioni di dollari, ma nonostante gli sforzi di
Ryan Reynolds, il film è risultato essere una
delle più grandi delusioni di casa DC al botteghino, riuscendo a
guadagnare solo 219 milioni in tutto il mondo.
Se consideriamo poi i 100 milioni
spesi per la campagna marketing, fallimentare visti i risultati,
Lanterna Verde si può considerare senza dubbio un
sonoro flop.
Jonah Hex
Nonostante avesse a disposizione
attori di talento come Josh Brolin, John
Malkovich e Michael Fassbender,
Jonah Hex riuscì a incassare poco meno di 11
milioni in tutto il mondo contro un budget di produzione che
ammontava a 47 milioni.
Per Brolin si trattava del primo
cinecomic della carriera (dopo avrebbe recitato in Sin
City, Infinity War e Deadpool
2), interpretando il protagonista del titolo, tuttavia non
ha mai avuto problemi nel dire di aver odiato il film.
Steel
Basato sul personaggio omonimo dei
fumetti DC, Steel portava al cinema la storia di
un progettista di armi decide di forgiare un’armatura per
intraprendere la propria lotta contro il crimine.
La sua controparte originale veniva
introdotta in La morte di Superman, dove era una
rivisitazione dell’eroe popolare John Henry.
Purtroppo questo cinematografico ha
cambiato notevolmente alcuni dettagli rispetto ai fumetti,
alterando la storia di origine di Steel e
interrompendo la connessione con gli altri personaggi di DC.
Inoltre, nonostante partisse da un
budget modesto di 16 milioni, riuscì a incassare solamente 1,7
milioni di dollari in tutto il mondo.
The
Spirit
Dopo aver co-diretto nel 2005
Sin City del 2005 insieme a Robert
Rodriquez, Frank Miller si gettò nella
regia in solitario di The Spirit tre anni dopo.
Sfortunatamente per lo scrittore di fumetti, il film non si rivelò
il successo sperato, incassando soltanto 39 milioni contro un
budget di 60 milioni.
E mentre alcuni critici elogiavano
l’aspetto estetico – simile allo stile adottato da Sin
City – il cinecomic venne criticato per la mancanza
del fattore emotivo.
Supergirl
Il primo lungometraggio di supereroi
ad avere come protagonista una donna, non si rivelò affatto un
successo, incassando solo 14,3 milioni contro un budget di
produzione di 35 milioni.
Parliamo di
Supergirl, il film uscito nel 1984 e interpretato
Helen Slater, dove si raccontavano le origini di
Kara Zor-El, una kryptoniana che sulla Terra si afferma come
Supergirl.
Superman IV
Ancora oggi Christopher
Reeve è considerato una delle più grandi incarnazioni
dell’iconico personaggio DC. Tuttavia il pubblico continua ad
evitare di parlare del terzo del quarto film di
Superman, considerati “imbarazzanti” rispetto ai
primi due capitoli sul figlio di Krypton.
L’insuccesso maggiore viene però
registrato da Superman IV, le cui cifre incassate
non riuscirono a risanare la spesa di oltre 17 milioni di
produzione. Più tardi Reeve si disse pentito di aver
partecipato al film.
Batman & Robin
Anche se alla fine Batman &
Robin finì per recuperare il suo intero budget di
produzione di 125 milioni incassando quasi 240 milioni in tutto il
mondo, è ancora oggi difficile definirlo un successo. Il film del
1997 ha infatti deluso le aspettative rispetto ai precedenti film
della franchise, ed è ancora il film di Batman con
il più basso incasso della storia.
The Losers
Basato sull’omonima serie a fumetti
Vertigo (divisione editoriale della DC Comics), The
Losers partiva da un cast stellare composto da
Chris Evans, Zoe Saldana e
Idris Elba (tre futuri membri del MCU).
Tuttavia nessuno di questi talenti è
riuscito a salvare il film dai suoi innumerevoli cliché di cinema
action, mentre a livello nazionale The
Losers ha incassato solo 23 milioni contro un budget
di produzione di 37 milioni.
Justice League
Costato la bellezza di 300 milioni,
Justice League è forse il più
risonante flop della storia DC, avendone incassati “solamente” 657
milioni. Potrebbe sembrare una cifra sufficiente a ricoprire le
spese, tuttavia se pensiamo a quelle investite dalla Warner Bros
per il marketing il discorso cambia.
Oltre al regista Spike Lee, abbiamo avuto il piacere
di intervistare John
David Washington, l’attore protagonista
di BlacKkKlansman, in film
attualmente in sala che è stato acclamatissimo all’ultimo
Festival
di Cannes. L’attore, figlio d’arte ha rivelato
come “Abbiamo una lunga strada di fronte a noi da compiere
contro l’odio e il razzismo, ma il linguaggio è una componente
chiave per superarlo”:
Prodotto dalla stessa squadra
che ha realizzato Scappa – Get Out, film vincitore del premio
Oscar, BlacKkKlansman ci offre un’analisi
inflessibile e assolutamente reale delle relazioni razziali
nell’America degli anni ’70, un’analisi che risulta altrettanto
rilevante nel tumultuoso mondo in cui viviamo oggi.
Il film di Spike
Lee ha vinto numerosi premi tra cui il premio del pubblico
al Festival di Locarno e il Grand Prix Speciale della
Giuria al Festival di Cannes. Protagonisti gli
interpreti John David
Washington, Adam
Driver, Topher
Grace, Corey
Hawkins, Laura
Harrier, Ryan
Eggold, Jaspar Pääkkönen
e Ashlie Atkinson.
Nel film durante primi
anni ’70, un periodo di grandi sconvolgimenti sociali mentre negli
Stati Uniti infuria la lotta per i diritti civili. Ron Stallworth
(John David Washington) è il primo detective afroamericano del
dipartimento di polizia di Colorado Springs, ma il suo arrivo è
accolto con scetticismo ed ostilità dai membri di tutte le sezioni
del dipartimento. Imperterrito, Stallworth decide di farsi un nome
e di fare la differenza nella sua comunità. Si imbarca quindi in
una missione molto pericolosa: infiltrarsi nel Ku Klux
Klan.
Ricevuto il via libera, Lee e
Willmott hanno cominciato a lavorare alla loro bozza di
sceneggiatura che presenta figure realmente esistite e personaggi
puramente inventati. Nella mente di Spike Lee non c’erano dubbi su
chi dovesse interpretare il ruolo di Ron Stallworth: John David
Washington, il giovane attore ed ex giocatore di football il cui
più importante progetto fino ad allora era stata la serie della HBO
“Ballers”. Lee aveva dato a Washington il suo primo film — l’attore
ha debuttato a soli sei anni insieme al padre Denzel Washington
nell’indimenticabile biopic di Lee del 1992 Malcom X.
Washington dice che era al colmo
della gioia quando ha ricevuto la chiamata per il ruolo dal regista
che ammira da così tanto tempo. “Spike Lee ha un modo unico di
reclutare e di spiegarti di cosa si tratta,” dice John David
Washington. “È stata una telefonata molto breve, ‘Ho un libro per
te. Leggitelo.’ Sono rimasto stupefatto, naturalmente, solamente
dal fatto 7 che questo fosse realmente accaduto, che fosse una
storia vera. Ne abbiamo parlato un po’, abbiamo parlato del film e
di cosa pensava e di come voleva farlo. Insomma, questo era il
tizio che io idolatro da quando ero bambino. Ha dato voce e
visibilità alla gente di colore, uomini e donne, e aveva scelto me.
Ero molto più che eccitato e non vedevo l’ora di cominciare a
lavorare.”
Personaggio chiave dell’universo a
fumetti DC e tra i più amati dai lettori, Batman è l’eroe
solitario di Gotham che sconterà per sempre i danni del dolore
provocatogli dalla perdita dei genitori. Ma per una famiglia
strappata in giovane età, può essercene un’altra nella vita adulta,
come dimostrato nel corso della sua lunga storia sulle pagine.
E se l’urgenza più importante per
Bruce Wayne viene rappresentata dalla volontà di
estirpare ogni crimine dalla sua città, il desiderio di sentirsi
parte di un nucleo familiare felice è la necessità che l’ha reso
nel tempo un supereroe come tutti, fragile e umano. Proprio per
questo, quando ha perso qualcuno che amava, Batman ha reagito nella
stessa maniera di un comune mortale: soffrendo il senso di colpa e
la mancanza.
Ecco allora i 10 momenti più
tristi della famiglia del Cavaliere Oscuro che forse
solo i veri fan conoscono:
Barbara Gordon rimane paralizzata
Barbara Gordon
non è stata immune alla tragedia, e durante una delle famigerate
fughe di Joker da Arkham Asylum, si vide costretta
a diventare vittima dei giochi del principe del crimine. Il
criminale infatti ferì la ragazza che rimase paralizzata, non
potendo più indossare il costume di Batgirl e
soffrendo anni di depressione.
La depressione di Barbara Gordon
Dopo gli eventi di The
Killing Joke, Barbara Gordon è costretta
su una sedia a rotelle a causa delle ferite paralizzanti inferte da
Joker. Un
evento che potrebbe traumatizzare chiunque, ma nel caso della
supereroina qualcosa non va come previsto.
Durante le sue sedute di terapia
infatti, Barbara lei parla dei suoi incubi che vedono protagonista
Joker, e nei quali ha riacquistato l’uso delle sue gambe, spiegando
che si svegliava piangendo ripensando a quelle fantasie
irrealizzabili. Più tardi però riesce a indossare ancora il costume
di Batgirl nei nuovi fumetti DC, anche se i ricordi continuano a
riaffiorare…
Batgirl sposa Joker perché costretta
Poco prima del finale di
“Morte della famiglia“, la madre di
Barbara Gordon viene rapita da
Joker, mentre sua figlia indossa i suoi abiti da
supereroina per rintracciarlo e liberarla. Finalmente scova il suo
nascondiglio, una pista da bowling o pattinaggio in cui si è
rintanato con la sua vittima.
Joker ha già tagliato il dito della
donna che indossava l’anello nuziale e usa il gioiello per proporre
a Batgirl di
sposarlo: così, costretta a farlo per il bene della madre, Barbara
si unisce in matrimonio al principe pagliaccio del crimine.
Le origini di Batman
Conosciamo tutti la storia del
giovane orfano che assistito all’omicidio dei suoi genitori,
iniziando un percorso pieno di sensi di colpa per liberare Gotham
dal crimine. Perché a differenza di tutte le persone che scelgono
la terapia o la compagnia di amici per superare il lutto, Bruce Wayne
allena il corpo e la mente fino a distruggersi come metafora della
sua condizione umana.
Forse Bruce non riuscirà mai a
dimenticare quell’evento e a lasciar andare tutto il dolore, ed è
proprio questo che lo tiene in vita e lo incoraggia nella sua folle
crociata.
La reazione di Batman dopo la morte di Jason
La morte di Jason
Todd è un momento cruciale nella storia a fumetti di
Batman, con quest’ultimo che quasi si colpevolizza
per averlo reclutato in un lavoro troppo pericoloso. Di fatto dopo
quel terribile evento, il crociato di Gotham smette i panni del
detective, e assume un atteggiamento ancora più aggressivo e
instabile.
Quando poi Due Facce ritorna a
Gotham, e tiene in ostaggio due ragazzi, Batman si rivolge
accidentalmente a uno di loro chiamandolo Jason….
La fine di Damian
La storia dei fumetti è ricca di
personaggi che vanno e vengono, muoiono e poi tornano, ma questo
non significa che i momenti della loro dipartita siano privi di
commozione. Come nel caso di Damian Wayne (figlio
di Batman): ci troviamo durante lo scontro con
Eretico, e un clone adulto di Damian, Nightwing e
Robin stanno difendendo la Wayne Tower. Ma
qualcosa di terribile sta per succedere.
Quando arriva l’Eretico, una
battaglia ha inizio, con il villain che prima neutralizza
Nightwing, poi si confronta con Damian uccidendolo. Più tardi, la
sua salma viene sepolta accanto ai genitori di Bruce.
Fine dei giochi
La trama di “Morte della
famiglia” vede il coinvolgimento di Joker
mentre torna a Gotham dopo essere stato via per un anno, e la sua
ombra di terrore si è diffusa capillarmente in tutta la città. Il
villain crede però che Batman sia cambiato,
diventando troppo sentimentale a causa del rapporto con la sua
nuova famiglia, quindi mette in piedi un piano per farlo soffrire e
riportare le cose nell’equilibrio di una volta.
Joker cattura tutti e fa sembrare
che siano morti; fortunatamente il piano si dimostra essere un
bluff, tuttavia rimane uno dei momenti più drammatici impressi
nella mente di Bruce.
La fine di Jason Todd
Jason Todd è stato,
nella storia dei fumetti DC, secondo Robin, e come tale fu trattato
come un figlio da Bruce Wayne. Ma esattamente come
il suo predecessore, anche Jason ha visto in faccia la tragedia e
si è confrontato con il dolore. Il ragazzo è infatti cresciuto in
condizioni durissime nel mondo criminale e più tardi venne ucciso
da Joker dopo che
il villain scappò da Arkham Asylum.
Joker costringe Batman ad una scelta
Tra le pagine di “Batman
Vol.3: Morte della Famiglia“, c’è un momento drammatico
che vede Joker recitare un monologo sulla
dicotomia tra lui e il cavaliere oscuro. Nel mentre, tutta la
famiglia di Bruce è tenuta in ostaggio, e se
dovesse esserci una reazione da parte dell’eroe, le pietre sotto la
sua sedia potrebbero accendere la benzina che è stata versata sui
suoi cari.
Joker dice a Batman che se non
sceglie di bruciarli, allora lo farà lui. Fortunatamente il
crociato trova una via d’uscita e salva i suoi protetti, anche se
la trama sembrava andare in un’altra direzione…
La lettera di Thomas Wayne
Durante gli eventi di Flashpoint,
Thomas Wayne consegnò una lettera a Barry
Allen con la speranza che fosse recapitata a suo figlio
Bruce. Come saprete, in quel particolare universo
Martha e Thomas Wayne sono sopravvissuti a quella notte nel vicolo
dove furono assassinati, mentre Bruce venne ucciso.
Da una parte c’era Thomas Wayne che
continuava a vestire i panni del crociato di Gotham, dall’altra
Bruce diventava Batman ed era orfano. Dunque il significato della
lettera fu commovente: un messaggio d’amore di un padre al figlio
sopravvissuto. Più tardi nei fumetti fu Eobard
Thawne a prenderla e a strapparla in mille pezzi.