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King Arthur di Guy Ritchie ha una data di uscita ufficiale

King ArthurLa Warner Bros. Pictures ha deciso che il film su King Arthur di Guy Ritchie arriverà nelle sale di tutto il mondo il 22 luglio 2016. Confermato dunque il progetto che sarà una rivisitazione della leggenda di Re Artù, e si baserà sul romanzo di Thomas Mallory  “Le Morte d’Arthur“, pubblicato nel 1485. La pellicola è sceneggiata da Joby Harold e il lungometraggio è il primo film ad occupare in ordine di annuncio quella data di uscita, che si posizione esattamente ad una settimana dopo l’arrivo nelle sale de L’Era Glaciale 5 della  20th Century Fox e Blue Sky Studios. Questa notizia dovrebbe dunque farci capire che Sherlock Holmes 3 è molto lontano.

Intato vi ricordiamo che attualmente il regista  Guy Ritchie sta montando il suo ultimo film , The Man From UNCLE che arriverà nelle sale il 16 Gennaio 2015 e vedrà protagonisti un cast d’eccezione composto da Henry Cavill, Armie Hammer, Alicia Vikander, Elizabeth Debicki, Jared Harris, Hugh Grant e Luca Calvani.

Tutte le foto nella nostra foto gallery:

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La trama: sullo sfondo della guerra fredda, l’agente della CIA Solo e l’agente del KGB Kuryakin devono mettere da parte le ostilità tra i due team e collaborare per cercare di fermare una misteriosa organizzazione criminale avente lo scopo di destabilizzare il fragile equilibrio mondiale attraverso l’utilizzo di armi tecnologiche e nucleari. L’unica speranza è rappresentata dalla figlia di un noto scienziato tedesco scomparso, la chiave per infiltrarsi all’interno dell’organizzazione. Nel cast dei confermati Henry Cavill (Man of Steel), come Napoleon Solo, Armie Hammer (The Social Network) come Illya Kuryakin ed e Hugh Grant (Cloud Atlas) come Waverly. Nel cast anche Alicia Vikander (Anna Karenina), Elizabeth Debicki (Il grande Gatsby) e Jared Harris (Sherlock Holmes: Gioco di ombre).

Dell serie originale, Robert Vaughn era Napoleon Solo e David McCallum interpretava Illya Kuryakin; i due erano agenti speciali della United Network Command for Law Enforcement (U.N.C.L.E.) che combattevano contro le forze della Technological Hierarchy for the Removal of Undesirables and the Subjugation of Humanity (T.H.R.U.S.H.).

La sceneggiatura è scritta da Guy Ritchie e Lionel Wigram, che sono anche i produttori insieme a John Davis (Chronicle) e Steve Clark-Hall (RocknRolla, Sherlock Holmes). David Dobkin invece è il produttore esecutivo.

Fonte: CS.net 

 
 

King Arthur – Il Potere della Spada: Vortiger e Arthur nelle nuove clip

Mettetelo in ginocchio, Decisi a morire e Sei più importante di quanto pensassi sono i titoli delle tre nuove clip tratte da King Arthur – Il Potere della Spada, nuovo film di Guy Ritchie con Charlie Hunnam e Jude Law.

Sul film Guy Ritchie ha dichiarato a EW: “Luke Skywalker è sempre stato il personaggio meno interessante di Star Wars, perché è sempre così buono. I bravi ragazzi sono noiosi.” Questa affermazione ci suggerisce che vedremo un Artù decisamente diverso da come la tradizione ce lo ha raccontato.

L’ambizioso progetto è potenzialmente il primo di una serie di sei film sui Cavalieri della Tavola Rotonda e offrirà una rivisitazione della leggenda di Re Artù, noto per essere riuscito a difendere la Bretagna dall’invasione sassone.  La pellicola si ispira al libro di Thomas Mallory “Le Morte d’Arthur” pubblicato nel 1485.

Leggi la nostra recensione di King Arthur – Il Potere della Spada

Al fianco di Charlie Hunnam un cast di prim’ordine che comprende Astrid Berges-Frisbey come Ginevra, Eric Bana come Uther Pendragon, oltre a Jude Law e Djimon Hounsou. Nel cast anche Annabelle Wallis, Katie McGrath, Aidan Gillen, Millie Brady, David Beckham, Poppy Delevingne, Mikael Persbrandt e Peter Ferdinando. King Arthur Legend of the Sword si basa su una sceneggiatura scritta da Joby Harold e il film è prodotto da Akiva GoldsmanTory Tunnell e Ritchie, al fianco di Cate Adams e Niija Kuykendall della Warner Bros e della Village Roadshow.

 
 

King Arthur – Il potere della Spada: tre avvincenti clip dal film

Da oggi al cinema, King Arthur – Il Potere della Spada è il nuovo film di Guy Ritchie, con protagonista Charlie Hunnam. Di seguito tre avvincenti clip dal film distribuito dalla Warner Brod.

Sul film Guy Ritchie ha dichiarato a EW: “Luke Skywalker è sempre stato il personaggio meno interessante di Star Wars, perché è sempre così buono. I bravi ragazzi sono noiosi.” Questa affermazione ci suggerisce che vedremo un Artù decisamente diverso da come la tradizione ce lo ha raccontato.

L’ambizioso progetto è potenzialmente il primo di una serie di sei film sui Cavalieri della Tavola Rotonda e offrirà una rivisitazione della leggenda di Re Artù, noto per essere riuscito a difendere la Bretagna dall’invasione sassone.  La pellicola si ispira al libro di Thomas Mallory “Le Morte d’Arthur” pubblicato nel 1485.

Leggi la nostra recensione di King Arthur – Il Potere della Spada

Al fianco di Charlie Hunnam un cast di prim’ordine che comprende Astrid Berges-Frisbey come Ginevra, Eric Bana come Uther Pendragon, oltre a Jude Law e Djimon Hounsou. Nel cast anche Annabelle Wallis, Katie McGrath, Aidan Gillen, Millie Brady, David Beckham, Poppy Delevingne, Mikael Persbrandt e Peter Ferdinando. King Arthur Legend of the Sword si basa su una sceneggiatura scritta da Joby Harold e il film è prodotto da Akiva GoldsmanTory Tunnell e Ritchie, al fianco di Cate Adams e Niija Kuykendall della Warner Bros e della Village Roadshow.

 
 

King Arthur – il potere della spada: trailer italiano finale

È stato diffuso il trailer ufficiale italiano di King Arthur – il potere della spada, film di Guy Ritchie con Charlie Hunnam che arriverà al cinema il prossimo 10 maggio.

Sul film Guy Ritchie ha dichiarato a EW: “Luke Skywalker è sempre stato il personaggio meno interessante di Star Wars, perché è sempre così buono. I bravi ragazzi sono noiosi.” Questa affermazione ci suggerisce che vedremo un Artù decisamente diverso da come la tradizione ce lo ha raccontato.

L’ambizioso progetto è potenzialmente il primo di una serie di sei film sui Cavalieri della Tavola Rotonda e offrirà una rivisitazione della leggenda di Re Artù, noto per essere riuscito a difendere la Bretagna dall’invasione sassone.  La pellicola si ispira al libro di Thomas Mallory “Le Morte d’Arthur” pubblicato nel 1485.

Al fianco di Charlie Hunnam un cast di prim’ordine che comprende Astrid Berges-Frisbey come Ginevra, Eric Bana come Uther Pendragon, oltre a Jude Law e Djimon Hounsou. Nel cast anche Annabelle Wallis, Katie McGrath, Aidan Gillen, Millie Brady, David Beckham, Poppy Delevingne, Mikael Persbrandt e Peter Ferdinando. King Arthur il Potere della Spada si basa su una sceneggiatura scritta da Joby Harold e il film è prodotto da Akiva GoldsmanTory Tunnell e Ritchie, al fianco di Cate Adams e Niija Kuykendall della Warner Bros e della Village Roadshow.

 
 

King Arthur – Il Potere della Spada: recensione

Film al cinema King Arthur - Il Potere della Spada

Dopo gli investigatori e le spie, Guy Ritchie si dedica ai re leggendari e porta al cinema, in Italia dal 10 maggio, King Arthur – Il Potere della Spada, rivisitazione del mito di Re Artù interpretato da Charlie Hunnam, il Jax di Sons of Anarchy.

L’origine di King Arthur – Il Potere della Spada

Liberamente ispirato a La morte di Artù di Thomas Mallory, il film doveva intitolarsi inizialmente Knights of the Roundtable: King Arthur, ma probabilmente alla luce dei fatti raccontati il titolo del film è stato modificato in King Arthur: Legend of the Sword. La storia prevede tutti gli elementi (o quasi) della leggenda tradizionale: la stirpe dei Pendragon, l’erede, la spada Excalibur, Re Uther e la magia; tuttavia i componenti della storia vengono mescolati e riposizionati, rivelando un racconto completamente diverso che dal fantasy sfocia nell’action, passando per i toni della commedia e dell’epica, adattandosi alla perfezione allo stile del regista britannico, che già con Sherlock Holmes aveva saputo adeguare al suo linguaggio la letteratura della tradizione.

Erede al trono di Camelot, ma orfano di entrambi i genitori a causa dello zio usurpatore Vortigern (un Jude Law in pieno stile The Young Pope), Arthur cresce in un bordello, dimostrando di saper sopravvivere anche nelle difficoltà e ignorando completamente il suo lignaggio e il suo destino. Fino a che la prodigiosa spada Excalibur non decide di rivelarsi.

La leggenda, il re, i cavalieri

Pensato per il grande pubblico, con abbondanza di effetti digitali e poca attenzione allo sviluppo narrativo tradizionale della storia, King Arthur – Il Potere della Spada è un progetto onesto che intrattiene con intelligenza, dal momento che Guy Ritchie riesce a fare suo il genere, giocando tra mitologia e azione, senza rinunciare alla sua irriverente loquacità, che appiccica addosso ai protagonisti e in particolar modo a Arthur, un Charlie Hunnam chiaramente in splendida forma che, per costruire la sua versione del mitico re bretone, ricorda moltissimo Robin Hood nel tratteggiare un Re Artù distaccato dalla classica rappresentazione del personaggio. Allo stesso tempo i suoi compagni di avventura abbandonano i panni dei romantici cavalieri per diventare personaggi coloriti, di strada, anche se fedeli fino alla morte al loro boss. Un misto di etnie e colori che andranno a occupare i posti di quella tavola rotonda che, in questo contesto scevro di inchini e riverenze, sembra stridere come acciaio contro acciaio con quello che accade nel mondo oggi.

Ritchie si conferma padrone del montaggio alternato per raccontare fatti che si sono svolti precedentemente o che ancora si devono verificare, conferendo alla narrazione brio e velocità, principale pregio del film. Parallelamente, le scene d’azione, principalmente fughe rocambolesche e duelli feroci, sono costruite con attenzione con un contrappunto musicale, che rivela la vera anima rock del film, a opera di Daniel Pemberton. Nonostante sia ambientato in un fantastico Alto Medioevo, King Arthur – Il Poter della Spada ha un sapore contemporaneo che si scontra piacevolmente con gli elementi magici e con il tradizionale ritratto della Camelot letteraria.

Guy Ritchie costruisce un’epica scanzonata e moderna

Soffocato dagli effetti visivi, King Arthur – Il Poter della Spada si sviluppa in una storia che a tratti fatica a trovare la sua coerenza, disperdendosi vagamente tra visioni, profezie e maledizioni che non sono esposte nella maniera più cristallina possibile. Nonostante queste carenze strutturali, la pellicola è infusa di un senso di epica scanzonata e di eroismo moderno che Guy Ritchie cuce addosso ai suoi protagonisti con ogni mezzo possibile, passando dalle panoramiche tipiche del genere alla macchina a mano, fino ad appiccicarsi ai volti dei protagonisti con la go-pro.

Partendo dal basso, come ha sempre fatto con i suoi protagonisti, il regista innalza l’ingegno e la furbizia, ancor prima che le virtù cavalleresche, costruendo un esagerato divertimento per il suo pubblico più affezionato.

 
 

King Arthur – il potere della spada: le potenzialità per un universo condiviso

King Arthur Romics 2017 King Arthur Il Potere della Spada

Trai produttori di King Arthur – il potere della spadaLionel Wigram ha raccontato a Collider l’idea di un universo condiviso che potesse partire dalle leggende arturiane che verranno riportate al cinema con il film di Guy Ritchie.

“Penso che andremo avanti nella nostra direzione, ma speriamo anche che ci siano collegamenti con le storie originali. Ci sono determinate cose su cui ci siamo basati, per esempio, un tizio di nome Joby Harold che ci ha proposto l’idea per questo particolare franchise. In pratica ha proposto di raccontare storie d’origine separate, per Re Artù, Lancillotto, Merlino… Non credo che lo faremo per ora, a meno che le cose non cambino. Vedremo cosa accadrà con il film che abbiamo già fatto. Ma se siamo fortunati abbastanza, sarà un po’ diverso dall’originale ma a grandi linee ci occuperemo di dare ad ognuno la sua storia, sperando di reinventarla in una maniera divertente.”

L’idea di un nuovo universo condiviso non è proprio originale, ma potrebbe adattarsi alla natura collettiva delle storie del ciclo di leggende arturiane.

Che ne pensate?

King Arthur – il potere della spada: il trailer italiano

King Arthur Legend of the Sword di Guy Ritchie posticipato al 2017

Sul film Guy Ritchie ha dichiarato a EW: “Luke Skywalker è sempre stato il personaggio meno interessante di Star Wars, perché è sempre così buono. I bravi ragazzi sono noiosi.” Questa affermazione ci suggerisce che vedremo un Artù decisamente diverso da come la tradizione ce lo ha raccontato.

L’ambizioso progetto è potenzialmente il primo di una serie di sei film sui Cavalieri della Tavola Rotonda e offrirà una rivisitazione della leggenda di Re Artù, noto per essere riuscito a difendere la Bretagna dall’invasione sassone.  La pellicola si ispira al libro di Thomas Mallory “Le Morte d’Arthur” pubblicato nel 1485.

Al fianco di Charlie Hunnam un cast di prim’ordine che comprende Astrid Berges-Frisbey come Ginevra, Eric Bana come Uther Pendragon, oltre a Jude Law e Djimon Hounsou. Nel cast anche Annabelle Wallis, Katie McGrath, Aidan Gillen, Millie Brady, David Beckham, Poppy Delevingne, Mikael Persbrandt e Peter Ferdinando. King Arthur il Potere della Spada si basa su una sceneggiatura scritta da Joby Harold e il film è prodotto da Akiva GoldsmanTory Tunnell e Ritchie, al fianco di Cate Adams e Niija Kuykendall della Warner Bros e della Village Roadshow.

 
 

King Arthur – il potere della spada: il trailer italiano

La WB Italia ha diffuso il trailer italiano ufficiale di King Arthur – il potere della spada, film con Charlie Hunnam nei panni del leggendario Re Artù, per la regia di Guy Ritchie.

King Arthur Legend of the Sword di Guy Ritchie posticipato al 2017

Sul film Guy Ritchie ha dichiarato a EW: “Luke Skywalker è sempre stato il personaggio meno interessante di Star Wars, perché è sempre così buono. I bravi ragazzi sono noiosi.” Questa affermazione ci suggerisce che vedremo un Artù decisamente diverso da come la tradizione ce lo ha raccontato.

L’ambizioso progetto è potenzialmente il primo di una serie di sei film sui Cavalieri della Tavola Rotonda e offrirà una rivisitazione della leggenda di Re Artù, noto per essere riuscito a difendere la Bretagna dall’invasione sassone.  La pellicola si ispira al libro di Thomas Mallory “Le Morte d’Arthur” pubblicato nel 1485.

Al fianco di Charlie Hunnam un cast di prim’ordine che comprende Astrid Berges-Frisbey come Ginevra, Eric Bana come Uther Pendragon, oltre a Jude Law e Djimon Hounsou. Nel cast anche Annabelle Wallis, Katie McGrath, Aidan Gillen, Millie Brady, David Beckham, Poppy Delevingne, Mikael Persbrandt e Peter Ferdinando. King Arthur il Potere della Spada si basa su una sceneggiatura scritta da Joby Harold e il film è prodotto da Akiva GoldsmanTory Tunnell e Ritchie, al fianco di Cate Adams e Niija Kuykendall della Warner Bros e della Village Roadshow.

 
 

King Arthur – il potere della spada: i poteri di Artù nel nuovo spot

King Arthur Romics 2017 King Arthur Il Potere della Spada

Sono stati distribuiti nuovi poster e un nuovo spot per King Arthur – il potere della spada, in cui vediamo il vero potere del protagonista, interpretato da Charlie Hunnam.

A seguire i nuovi poster: [nggallery id=1601]

King Arthur – il potere della spada: il trailer italiano

Sul film Guy Ritchie ha dichiarato a EW: “Luke Skywalker è sempre stato il personaggio meno interessante di Star Wars, perché è sempre così buono. I bravi ragazzi sono noiosi.” Questa affermazione ci suggerisce che vedremo un Artù decisamente diverso da come la tradizione ce lo ha raccontato.

L’ambizioso progetto è potenzialmente il primo di una serie di sei film sui Cavalieri della Tavola Rotonda e offrirà una rivisitazione della leggenda di Re Artù, noto per essere riuscito a difendere la Bretagna dall’invasione sassone.  La pellicola si ispira al libro di Thomas Mallory “Le Morte d’Arthur” pubblicato nel 1485.

Al fianco di Charlie Hunnam un cast di prim’ordine che comprende Astrid Berges-Frisbey come Ginevra, Eric Bana come Uther Pendragon, oltre a Jude Law e Djimon Hounsou. Nel cast anche Annabelle Wallis, Katie McGrath, Aidan Gillen, Millie Brady, David Beckham, Poppy Delevingne, Mikael Persbrandt e Peter Ferdinando. King Arthur il Potere della Spada si basa su una sceneggiatura scritta da Joby Harold e il film è prodotto da Akiva GoldsmanTory Tunnell e Ritchie, al fianco di Cate Adams e Niija Kuykendall della Warner Bros e della Village Roadshow.

 
 

King Arthur – Il potere della spada: 5 motivi per cui il film di Guy Ritchie è davvero perfetto

King Arthur - Il potere della spada (2017)
Foto di Daniel Smith - © 2015 Warner Bros. Entertainment Inc., Village Roadshow Films North America Inc. and Ratpac-Dune Entertainment LLC - - U.S., C

L’ultimo epico The Green Knight offre una rivisitazione surreale di una leggenda arturiana, dimostrando che, nonostante sia in circolazione da secoli, c’è sempre un modo per dare una svolta ai racconti di Re Artù e dei suoi Cavalieri della Tavola Rotonda. I film ispirati a queste leggende spuntano da decenni, e qui difendiamo una rivisitazione molto, molto, costosa di Re Artù che merita di essere ricordata per qualcosa di più della sua implosione al botteghino: King Arthur – Il potere della spada (la recensione).

L’epopea fantasy diretta da Guy Ritchie doveva essere il primo di un universo condiviso di film, perché al giorno d’oggi sembra che tutto lo sia, e la Warner Bros. era così fiduciosa in questo progetto da aver investito circa 175 milioni di dollari nella produzione. Ma né il pubblico né la critica sono stati d’accordo e il film è stato bocciato con circa 140 milioni di dollari in tutto il mondo, perdendo decine di milioni per la WB. Sebbene il film sia stato relegato nella lista dei grandi fallimenti al botteghino, ci sono diverse ragioni per cui questo film è incredibilmente difficile da gestire, e qui ne elencherò alcune che spero vi convinceranno a dargli un’altra possibilità (o anche la prima) e a godervi questa stravagante rivisitazione della leggenda di Re Artù, unica nella vita.

Il fantastico design visivo/produttivo

Charlie Hunnam in King Arthur - Il potere della spada (
Foto di Daniel Smith – © 2015 Warner Bros. Entertainment Inc., Village Roadshow Films North America Inc. and Ratpac-Dune Entertainment LLC – – U.S., C

King Arthur – Il potere della spada utilizza i minuti iniziali per mostrare elefanti che fanno sembrare i Mûmakil del Signore degli Anelli dei bulldog francesi, annientando completamente i soldati a terra e abbattendo le strutture. Guardando questa sequenza da urlo, così come le altre folli scenografie, non c’è da chiedersi quale sia stato il prezzo da pagare. Ma Ritchie e il suo team hanno usato ogni centesimo per creare un’avventura fantasy selvaggia che crea un mondo unico, pieno di creature spaventose, spade superpotenti, magia diabolica e un design di produzione e costumi sorprendente, in gran parte portato alla vita cinetica dal montaggio di James Herbert.

I film fantasy sono una scommessa (come è stato chiarito qui), ma tutto è stato messo in gioco per fare di King Arthur – Il potere della spada un blockbuster high-fantasy che ha portato il genere nel panorama cinematografico moderno, e sembra e sembra qualcosa che probabilmente non vedremo mai più a breve.

La regia di Guy Ritchie

King Arthur: il potere della spada Guy Ritchie
Foto di Daniel Smith – © 2015 Warner Bros. Entertainment Inc.

Guy Ritchie è uno di quei registi che, anche se i suoi film non sono grandiosi, hanno comunque un senso dello stile e un’energia folle, e con King Arthur – Il potere della spada mette tutto insieme per infondere a quello che era probabilmente un assegno in bianco una sfacciata ferocia. I suoi tratti distintivi – dal tipo di azione vista in Sherlock Holmes all’interazione del cast di Snatch – contribuiscono a dare all’impressionante portata visiva l’energia necessaria per sembrare qualcosa di più di una vuota CGI, il tutto distinguendo la trama dai molti, moltissimi altri film di genere medievale.

La sua decisione, insieme al team di co-sceneggiatori, di dare a questa storia d’origine un’impronta grintosa, da gangster di bassa lega, avrebbe potuto essere un punto a sfavore per alcuni, ma questo stile è semplicemente qualcosa che gli riesce così bene che con l’arco di vita di Artù che va dai bassifondi alla grandezza funziona piuttosto bene, infondendo un’avventura fantasy con un’atmosfera da heist-movie che conferisce ulteriormente a Re Artù una personalità distinta in un’epoca in cui tanti blockbuster gonfiati sono più noiosi di un Excalibur di cartone.

Il cast di King Arthur – Il potere della spada

Il cast di King Arthur: il potere della spada
Foto di Daniel Smith – © 2015 Warner Bros. Entertainment Inc., Village Roadshow Films North America Inc. and Ratpac-Dune Entertainment LLC – – U.S., C

I grandi cast sono un’altra caratteristica di Guy Ritchie e, con Charlie Hunnam alla guida della squadra nel ruolo di Artù dalla parlantina veloce e dickensiana, l’intero cast è all’altezza della situazione per rendere i futuri Cavalieri della Tavola Rotonda una simpatica banda di furfanti. Djimon Hounsou, Aidan Gillen, Kingsley Ben-Adir, Tom Wu, Neil Maskell, Annabelle Wallis e Àstrid Bergès-Frisbey sono tutte personalità gradite che danno corpo al viaggio di Artù, con Eric Bana che sfrutta al meglio il suo breve tempo nei panni del cazzuto Uther Pendragon. Si tuffano a capofitto nei dialoghi scoppiettanti e nell’azione ad alta energia senza una spada spenta nel gruppo, ed è un peccato che non potremo vederli approfondire i loro personaggi in futuro.

Il cattivo

King Arthur: il potere della spada Jude Law
Foto di Daniel Smith – © 2015 Warner Bros. Entertainment Inc.

Ma il ruolo del cattivo è affidato a Jude Law, che interpreta Vortigern con energia seducente. Law interpreta il leader tirannico che fa salutare in massa i suoi soldati come un dittatore fascista con delizioso aplomb, il tutto indossando i costumi di Annie Symons. Giacche di velluto, pantaloni di pelle, lunghi cappotti di pelliccia, armature minacciose e allo stesso tempo cool: il Vortigern di Jude Law, sembra poter governare il mondo con un guanto di ferro e fare ancora in tempo a sfilare all’ultima sfilata di Tom Ford. Ma gioca anche con la riluttanza e l’agitazione dei cattivi, sacrificando la moglie per trasformarsi in un cavaliere demoniaco bambino per uccidere il fratello (Eric Bana). Il suo lavoro è misurato e tranquillamente malvagio rispetto al ritmo incalzante di tutto il resto, e fa sì che Law possa avere più ruoli malvagi da masticare, superando tutti quelli che lo circondano.

La colonna sonora

Lasciando il meglio per ultimo, la colonna sonora di Daniel Pemberton è la vera star di King Arthur – Il potere della spada. Anche tra tutte le impressionanti immagini e le ottime interpretazioni, la musica viscerale, cruda e mozzafiato le supera tutte con una cacofonia di suoni e influenze che probabilmente non dovrebbero funzionare insieme, ma che funzionano al 100%. Sia che si tratti dell’uso di strumenti medievali di ogni forma e dimensione, sia che si tratti di respiri e urla gutturali che conferiscono una gradita dose di fisicità alle scene più veloci, il livello di personalità che Pemberton inietta nella colonna sonora per rendere King Arthur – Il potere della spada diverso da qualsiasi altro genere è degno di infinite lodi. Probabilmente più del cast, delle immagini e del montaggio, la colonna sonora di Pemberton stabilisce il tono della selvaggia avventura che verrà, e se sarete travolti dall’avventura come lo sono stato io, dovrete ringraziare questa colonna sonora adeguatamente fantastica.

 
 

King Arthur – Il potere della spada in blu-ray e dvd

King Arthur Romics 2017 King Arthur Il Potere della Spada

King Arthur – Il potere della spada, nuova versione cinematografica della storia di Re Artù, è disponibile dal 23 agosto su tutte le piattaforme digitali e dal 6 settembre in DVD, Blu-Ray, Blu-Ray 3D e 4K Ultra HD distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

Il poliedrico regista Guy Ritchie (Sherlock Holmes) imprime il suo inconfondibile stile dinamico e pieno d’azione al genere epico fantasy, proponendo una versione irriverente del classico mito di Excalibur, che segue il tumultuoso percorso di Arthur dalla strada al trono. Nel cast, Charlie Hunnam (Sons of Anarchy, Crimson Peak) il candidato all’Oscar Jude Law (The Young Pope, Il talento di Mr. Ripley, Ritorno a Cold Mountain), Astrid Bergès-Frisbey (Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare), il candidato all’Oscar Djimon Hounsou (In America – Il sogno che non c’era, Blood Diamond – Diamanti di sangue, Fast & Furious 7), Aidan Gillen (Il Trono di Spade, Queer as Folk, The Wire) e Eric Bana (Hulk, Star Trek, Troy).

King Arthur – Il potere della spada SINOSSI

Quando il padre del piccolo Artù viene assassinato, suo zio Vortigern si impadronisce del trono. Privato dei diritti che gli spetterebbero per nascita e senza sapere chi sia realmente, Artù riesce a sopravvivere nei vicoli oscuri della città e solo quando estrae la mitica spada dalla roccia la sua vita cambia radicalmente ed è costretto ad accettare la sua vera eredità… che gli piaccia o meno.

King Arthur – Il potere della spada DVD

Durata: 121 min. ca.

Lingue: Dolby Digital: Italiano 5.1, Inglese 5.1, Francese 5.1, Tedesco 5.1.

Sottotitoli: Francese, Olandese. Non udenti: Italiano, Inglese, Tedesco.

Contenuti speciali: Arthur with Swagger – Charlie Hunnam è un gentiluomo, bel fusto e un tipo tosto.

King Arthur BLU-RAY

Durata: 126 min. ca.

Video: 1080p High Definition 16×9 2.4:1

Lingue: DTS-HD Master Audio: Italiano 5.1. Dolby Atmos True HD: Inglese. Dolby Digital: Inglese 5.1, Spagnolo 5.1, Francese 5.1.

Sottotitoli: Francese, Spagnolo, Svedese, Norvegese, Islandese, Finlandese, Olandese, Danese. Non udenti: Italiano, Inglese.

Contenuti speciali: possono essere in Alta Definizione. Lingue e Sottotitoli possono variare:

  • Arthur with Swagger – Charlie Hunnam è un gentiluomo, bel fusto e un tipo tosto.
  • Sword from the Stone – Guy Ritchie porta il 21esimo secolo in una delle leggende inglesi più iconiche nella realizzazione di Camelot per un nuovo pubblico.
  • Parry and Bleed – Charlie e il resto del cast frequentano un corso intensivo di scherma in stile vichinghi contro sassoni.
  • Building on the Past – Londinium riprende vita con un nuovo design da città urbana medievale, costruita dal nulla.
  • Inside the cut: the Action of King Arthur – la stunt coordinator Eunice Huthart insieme al regista Guy Ritchie ricreano insieme le strabilianti sequenze di azione in King Arthur.
  • Camelot in 93 Days – Amicizia e amore si rinforzano e si indeboliscono mentre il set prende vita in 93 giorni.
  • Legend of Excalibur – La spada più famosa del mondo viene ricreata per una nuova generazione.
  • Scenic Scotland – Una grandiosa produzione avvolta nella gloriosa location della Scozia.

King Arthur – Il potere della spada BLU-RAY 3D

Durata: 126 min. ca.

Video: 1080p High Definition 16×9 2.4:1

Lingue: Dolby Digital: Italiano 5.1, Inglese 5.1, Spagnolo 5.1, Portoghese 5.1, Francese 5.1., Ceco 5.1, Ungherese 5.1, Turco 5.1. DTS-HD Master Audio: Inglese 5.1, Tedesco 5.1.

Sottotitoli: Francese, Portoghese, Spagnolo, Arabo, Bulgaro, Croato, Ceco, Ebraico, Ungherese, Romeno, Sloveno, Turco. Non udenti: Italiano, Inglese, Tedesco.

King Arthur – Il potere della spada 4K ULTRA HD

Durata: 126 min. ca.

Video: 2160p Ultra High Definition 16×9 2.40.

Lingue: DTS-HD Master Audio: Italiano 5.1. Dolby Digital: Inglese 5.1, Polacco 5.1, Ceco 5.1, Ungherese 5.1, Russo 5.1, Spagnolo 5.1, Tailandese 5.1. Dolby Atmos True HD: Inglese, Francese, Tedesco.

Sottotitoli: Cinese, Ceco, Svizzero, Danese, Olandese, Finlandese, Ungherese, Coreano, Norvegese, Polacco, Portoghese, Russo, Spagnolo, Svedese, Tailandese, Cantonese, Francese, Arabo. Non Udenti: Italiano, Inglese, Tedesco.

 
 

Kinds of Kindness: recensione del film di Yorgos Lanthimos

Kinds of Kindness recensione film
Foto di Atsushi Nishijima/Atsushi Nishijima © Searchlight Pictures

Everybody’s looking for something…“, recita un celebre verso di “Sweet Dreams”, traccia sonora che ha inquadrato Kinds of Kindness, nuovo film del regista greco Yorgos Lanthimos, fin dal rilascio del primo teaser trailer. Girato praticamente in contemporanea a Povere Creature!, il film che ha visto Emma Stone vincere il suo secondo Oscar come migliore attrice protagonista, Kinds of Kindness – presentato in concorso a Cannes 77 – è un progetto piuttosto particolare: un racconto a tre capitoli, o un film composto da tre racconti, in base a come lo si vuole intendere, in cui gli stessi attori interpretano personaggi diversi.

Sogni d’oro… o incubi greci

Kind of Kindness è un trittico composto da tre storie indipendenti, ma unite da quel batterio grottesco che rende febbrile il cinema di Lanthimos. Il primo, parla della totale dipendenza di un uomo dai capricci del suo capo, o meglio dire Dio, che scandisce la sua vita fino al ridicolo. Nel secondo, un poliziotto non può capacitarsi della misteriosa scomparsa della moglie biologa, fino a quando lei ritorna ma non sembra la stessa di sempre. Il terzo, infine, ha a che fare con una setta ridicola e con una donna alla ricerca di una profetessa che possa resuscitare i morti.

Sono storie di presunta gentilezza che non è altro che meschinità divoratrice, in cui i personaggi si donano incondizionatamente ad altri, ripagano con atti ripugnanti quella che reputano gloriosa benevolenza ricaduta sulle loro vite: l’unico modo in cui credono di potere ricompensare chi ha garantito loro una possibilità per esistere, chi gli ha affibbiato codici secondo cui vivere, chi li ha fatti sentire vivi tramite gli atti più umani: il cibo, il sesso, la fede.

Willem Dafoe, Jesse Plemons, Hong Chau film Kinds of Kindness 2024
Foto di Atsushi Nishijima/Atsushi Nishijima © Searchlight Pictures

Scomporre i generi: il dark humor di Lanthimos

In pieno stile Lanthimos, che ritorna a collaborare col sodale Efthymis Filippou, Kinds of Kindness legge in chiave grottesca il concetto di riconoscenza, rendendo alcuni generi e passaggi tipici dell’horror (cannibalismo, necrofilia, sette) contrappunto dello humor che pervade il trittico. Certamente, una delle chiavi per definire Kinds of Kindness è proprio quella del divertimento, tanto degli attori, quanto del pubblico: un’esperienza che vuole intrattenere più di ogni altro progetto di Lanthimos e in cui emerge, in ogni istante, il divertimento degli attori stessi, pressochè lo stesso cast di Povere Creature!, che si è prestato al progetto nelle pause dalle riprese del film, reinventando anche, in un qualche modo, il concetto di compagnia teatrale.

Kinds of Kindness è un film di corpi e sui corpi

Tutto parte dal corpo e Lanthimos sembra dirci che la riconoscenza non può esistere senza la fisicità: dopo aver ricomposto e creato Bella Baxter, bambina-donna in costante evoluzione e aver deformato lo scienziato Godwin, il vero Frankenstein di Povere Creature!, qui gioca indifferentemente con i corpi maschili e femminili, con la fisicità dell’esperienza, connessa al potere e alla sottomissione. “Some of them want to use you”/”Some of them want to get used by you“; “Some of them want to abuse you“/”Some of them want to be abused“: effettivamente, Sweet Dreams è manifesto tematico del nuovo film di Lanthimos. In quei versi, così noti e canticchiati nel mondo, condensa perfettamente i giochi di equilibro e potere che intessono la narrazione, tra abusatori ed abusati, chi manipola e chi viene manipolato.

Emma Stone, Jesse Plemons, Margaret Qualley, Willem Dafoe: Lanthimos lavora sui corpi di questi attori in maniera egregia, destrutturandoli, svuotandoli, vestendoli (e svestendoli) in più modi, riadeguandoli alle contrapposizioni cromatiche e strutturali che scandiscono la narrazione di Kinds of Kindness, animata da un comparto sonoro lugubre e cadenzato quanto basta a farci intendere che c’è una logica prestabilita negli eventi a cui assisteremo. Nella routine sopraggiunge lo straordinario, un errore, un piccolo mutamento che buca il perimetro millimetrico delle vite di questi personaggi.

Kinds of Kindness Emma Stone
Foto di Atsushi Nishijima/Atsushi Nishijima © Searchlight Pictures

Il progetto più mainstream di Lanthimos?

Con Kinds of Kindness, Yorgos Lanthimos riprende alcune riflessioni delle sue prime produzioni greche, lo sguardo glaciale e tagliente sui comportamenti umani, l’immagine-idea del corpo come veicolo dell’esistenza, riadattando il tutto a una confezione più “mainstream”, decodificabile alla luce della partnership con Searchlight, che distribuirà il film nelle sale, dopo Povere Creature!. Una cornice solo all’apparenza più hollywoodiana, vendibile, commerciale: Lanthimos resta Lanthimos e ci racconta le assurdità dell’essere umano con le sue tipiche metafore distruttive, esilaranti, inquietanti e scorrette che hanno contraddistinto la sua intera produzione cinematografica.

 
 

Kinds of Kindness: il primo trailer del film di Yorgos Lanthimos

Sono ora disponibili il primo trailer e la prima immagine del film di Yorgos Lanthimos Kinds of Kindness, che arriverà prossimamente nelle sale italiane.

Kinds of Kindness è una favola in tre atti: un uomo senza scelta che cerca di prendere il controllo della propria vita; un poliziotto preoccupato dal fatto che la moglie scomparsa in mare sia tornata e sembri un’altra persona; e una donna determinata a trovare una persona specifica con una speciale abilità, destinata a diventare un prodigioso leader spirituale.

Searchlight Pictures presenta Kinds of Kindness, diretto dal candidato all’Academy Award® Yorgos Lanthimos. Il film vede protagonista la due volte vincitrice del Premio Oscar® Emma Stone, insieme al candidato all’Academy Award® Jesse Plemons, al candidato all’Academy Award® Willem Dafoe, Margaret Qualley, al candidato all’Academy Award® Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie e Hunter Schafer. La sceneggiatura originale è scritta da Lanthimos e Efthimis Filippou, segnando così la loro quinta collaborazione (The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro, Dogtooth, Alps). Kinds of Kindness è prodotto da Ed Guiney, Andrew Lowe, Kasia Malipan e Yorgos Lanthimos.

 
 

Kinds of Kindness, nuova collaborazione tra Yorgos Lanthimos e Emma Stone, ha una data d’uscita

Povere Creature! Emma Stone

Kinds of Kindness, la prossima collaborazione tra il regista Yorgos Lanthimos e Emma Stone, debutterà nei cinema quest’estate. Searchlight, lo studio indipendente che distribuisce il film, ha aggiunto il titolo al calendario delle uscite il 21 giugno.

Anche se la trama rimane nascosta, Kinds of Kindness è un film antologico che riunisce Stone con i suoi co-protagonisti di Povere Creature! Willem Dafoe e Margaret Qualley, così come con l’attore di La favorita Joe Alwyn. Jesse Plemons, Hong Chau e Hunter Schafer completeranno il cast.

Lanthimos ha scritto la sceneggiatura insieme a Efthimis Filippou, con il quale ha co-sceneggiato alcuni dei suoi lavori precedenti, The Lobster, Killing of a Sacred Deer e Dogtooth. Il film, originariamente intitolato And, è stato girato a New Orleans alla fine del 2022.

Kinds of Kindness è la quinta collaborazione tra Stone e Lanthimos, che si sono appena riuniti per Povere Creature!, che è valso a Emma Stone un secondo Oscar come migliore attrice. Quel film, anch’esso distribuito da Searchlight, ha vinto quattro Academy Awards in totale.

Stone e Lanthimos hanno lavorato insieme anche nel 2018 per La Favorita e nel cortometraggio Bleat. Sono già in trattative per organizzare il loro sesto film, un remake della commedia fantasy sudcoreana Save the Green Planet.

 
 

Kinds of Kindness, la spiegazione del finale: Chi è R.M.F.?

Kinds of Kindness

Anche nelle imprese di Yorgos Lanthimos più facilmente digeribili e radicate, come La Favorita, ci si può aspettare qualcosa di gloriosamente particolare. The Lobster e Il Sacrificio del cervo sacro, due uscite che hanno portato le sue opere a un pubblico più vasto, sono esempi lampanti delle peculiarità discorsive di Lanthimos. All’inizio si potrebbe pensare che non ci si abituerà mai ai modelli di discorso e alle scelte lessicali stravaganti e ultraterrene. Tuttavia, i suoi interpreti si impegnano e accettano la forma in modo così completo che non passano più di pochi minuti prima che ci si senta completamente coinvolti.

Dopo che Poor Things ha fatto incetta di nomination agli Oscar, compresa la vittoria come miglior attrice per Emma Stone, è probabile che molti siano accorsi a vedere il sorprendente e immediato seguito, Kinds of Kindness, soprattutto ora che è in streaming su Disney+. Questo film si immerge in profondità nella sensibilità deliziosamente bizzarra di Lanthimos. È una commedia dark che non rifugge in alcun modo dall’inquietudine e dal disagio psicologico. Decifrarla potrebbe essere un compito difficile, ma non temete. Siamo qui per analizzare i finali (sì, al plurale) di Kinds of Kindness.

Di cosa parla “Kinds of Kindness”?

Kinds of Kindness è raccontato in tre parti. Sebbene le tre storie siano completamente separate, il cast principale appare in ruoli diversi e si possono certamente cogliere alcuni temi generali. Emma Stone e Jesse Plemons sono costantemente al centro dell’attenzione e offrono alcune delle loro migliori interpretazioni fino ad oggi, sorprendentemente dedicate alle prospettive contorte dei loro tre ruoli. Il cast ricorrente è completato da Willem Dafoe, Hong Chau, Margaret Qualley, Joe Alwyn e Mamoudou Athie. Poi c’è Yorgos Stefanakos nel ruolo di R.M.F., l’unico nome che si ripete in tutto il film. In modo assurdo, ogni parte affronta il tema dell’amore, delle connessioni personali intime e del tributo spesso dannoso della devozione.

La morte di R.M.F. confonde il confine tra amore e obbedienza

Mamoudou Athie in Kinds of Kindness (2024)

Parte 1 di “Kinds of Kindness” (I tipi di gentilezza)

Robert (Plemons) è assolutamente devoto al suo ambiguo capo, Raymond (Dafoe). Raymond ha dato a Robert sua moglie, Sarah (Chau), la sua auto, la sua casa e praticamente ogni aspetto prezioso della sua vita. In cambio, Robert esegue ogni ordine impartito da Raymond, compreso ciò che Robert mangia e quando può fare sesso con Sarah. Dopo che Raymond fa in modo che Robert abbia di proposito un incidente d’auto, speronando un uomo di nome R.M.F. a un incrocio (per il quale è stato reclutato, pienamente consapevole delle conseguenze), Robert rimane leggermente ferito ma non viene ricoverato completamente. Questo non soddisfa il desiderio di Raymond, che ordina di rifarlo. Questa volta, temendo che rendere l’incidente più estremo possa uccidere mortalmente R.M.F., Robert si rifiuta. Così, Raymond “licenzia” Robert, tagliando ogni legame e ogni residua connessione, compresa l’opportunità di andare a letto con Raymond e la sua amante, Vivian (Qualley). La vita di Robert va in pezzi. Sua moglie lo lascia e lui non riesce a trovare la sua strada.

Robert corteggia Rita (Stone), utilizzando gli stessi metodi che Raymond gli ha insegnato. Sembra funzionare, ma poi Rita finisce in ospedale. Robert scopre che è il nuovo soggetto di Raymond e che il suo incidente è stato il completamento dell’investimento di R.M.F. con la sua auto. Nella speranza di ricongiungersi a Raymond, Robert prende R.M.F. (che ha perso conoscenza a causa dell’incidente) e lo investe ripetutamente con la sua auto, uccidendolo. Questo soddisfa il desiderio di Raymond e Robert viene riaccolto nell’abbraccio di Raymond e Vivian.

Riuscite a immaginare uno scenario più sconfitto? Si riesce finalmente a sfuggire alla morsa del proprio vilipendio, ma invece di guarire, sembra che la rivendicazione abbia causato una valanga di dolore nella propria vita. In termini di relazioni abusive, nonostante Robert abbia raggiunto uno scenario di relativo benessere (l’abbraccio dei suoi autoritari), questo riempie perfettamente il ruolo del dilemma ciclico. Robert si riporta al punto di partenza, solo che ora ha meno di prima di tentare la libertà. Il comfort immediato è stato raggiunto, ma a quale scopo? Il vuoto continuerà e il dubbio provocato dalla sua indiscussa servitù probabilmente crescerà da qui in poi.

R.M.F. Is Flying” mette alla prova se stessi con i test più crudi

Willem Dafoe, Jesse Plemons, Hong Chau film Kinds of Kindness 2024
Foto di Atsushi Nishijima/Atsushi Nishijima © Searchlight Pictures

Parte 2 di “Kinds of Kindness” (I tipi di gentilezza)

Daniel (Plemons), un agente di polizia, ha da poco perso la moglie Liz (Stone), scomparsa nell’oceano. R.M.F., un pilota di elicotteri, salva Liz, riportandola apparentemente illesa. Daniel la osserva attentamente e viene sopraffatto dalla paranoia, sospettando che la donna che è tornata da lui sia un’impostora. Le sue scarpe non vanno più bene, il comportamento del loro gatto nei suoi confronti è cambiato e lei improvvisamente ama il cioccolato, cosa che prima detestava. “Liz” dice a Daniel di essere incinta. Lui la costringe ad andarsene e da lì in poi va fuori di testa.

Durante un blocco del traffico, Daniel spara spontaneamente al passeggero (Alwyn) alla mano e, in uno scatto inquietante, ne lecca il sangue. Daniel e “Liz” rimangono insieme, nonostante il crescente disagio. “Liz” racconta uno strano sogno al padre (Dafoe) e dice al suo medico che Daniel l’ha picchiata (e lei incolpa i suoi farmaci). Daniel inizia a chiedere l’automutilazione alla sua presunta moglie. Prima dice che vuole che lei gli tagli un dito per mangiare (prima rifiutava i pasti per protesta). Lei lo accontenta e, quando Daniel gliene chiede ancora, lo fa di nuovo, questa volta asportando il fegato. Daniel torna a casa e trova “Liz” deceduta. Pochi istanti dopo, la vera Liz (una donna identica interpretata anche dalla Stone) arriva alla porta e lei e Daniel si abbracciano amorevolmente.

Due verità scorrono una accanto all’altra. Nel regno fantastico, Daniel è sospettoso della donna che è tornata. Credendo che stia accadendo qualcosa di nefasto, la mette alla prova con intense richieste fisiche. La donna si adegua, tagliando e staccando parti del suo corpo fino alla morte finale. Alla fine, il suo sospetto viene premiato e la morte dell’ “impostore” riporta magicamente a casa la sua vera moglie. Adattato alla lente della realtà, questo è un uomo sopraffatto dall’insoddisfazione – carenze personali che vengono poi proiettate sulla moglie. Essendo l’auto-riflessione e il miglioramento una montagna troppo alta, l’uomo si scaglia contro la moglie con aspettative impossibili. La vita di lei viene appesantita dal bisogno di compiacere e dimostrare il suo amore al marito, distruggendola alla fine. Se si uniscono le due versioni, si ottiene un uomo che ha giustificato i suoi abusi attraverso l’illusione.

Poiché la storia alterna i punti di vista di Daniel e Liz, ciò che dobbiamo credere è intenzionalmente lasciato in sospeso. Daniel soffriva di una forma di psicosi o si è verificato qualcosa di soprannaturale o sinistro? Nel sogno di Liz, i cani vivevano come noi, tenendo gli umani come animali domestici. La sua rivelazione del sogno: “È meglio mangiare qualcosa che è sempre disponibile quando si ha fame che dipendere da qualcosa che finisce presto ogni mattina”. Mentre scorrono i titoli di coda, vediamo i cani vivere come persone. Sebbene l’azione trainante provenga da Daniel, il sogno di Liz offre la visione più pura di come questo tipo di abuso persista. Daniel è il colpevole; la sua calma e le sue mosse calcolate non sono abbastanza persuasive da offuscare questa realtà. La moglie è riuscita a sopportare l’abuso in qualsiasi modo – in questo caso, giustificando le azioni del marito come lo scenario migliore in cui può sperare.

R.M.F. mangia un panino” mescola purezza e tossicità

Parte 3 di “Kinds of Kindness” (I tipi di gentilezza)

Jesse Plemons e Hong Chau in Kinds of Kindness (2024)
Foto di Atsushi Nishijima/Atsushi Nishijima © Searchlight Pictures

OMI (Dafoe) e AKA (Chau) sono a capo di una setta. I loro devoti sono vincolati da rapporti sessuali e relazioni intensamente intime con OMI e AKA, e hanno convinzioni rigorose sulle tossine. I membri del culto Emily (Stone) e Andrew (Plemons) vengono messi insieme e incaricati di trovare una donna che soddisfi dei criteri precisi: il più importante è che hanno una sorella gemella deceduta e che lei può rianimare i morti. Dopo aver fallito nel tentativo di trovare il pretendente, vengono avvicinati da Rebecca (Qualley), che in qualche modo è a conoscenza della profezia. Insiste che sua sorella gemella, Ruth, è la donna che stanno cercando.

Emily fa visita alla figlia e al marito estraneo, Joseph (Alwyn). Dopo averle fatto bere qualcosa, Joseph violenta Emily. Andrew informa l’OMI e l’AKA, che tentano una “decontaminazione” di Emily. Quando fallisce, Emily viene cacciata dalla setta. Emily fa visita a Rebecca, che si uccide subito, realizzando la profezia della “gemella defunta”. Emily taglia un cane randagio per giustificare la visita alla clinica veterinaria di Ruth. Miracolosamente, la ferita del cane guarisce rapidamente dopo il tocco di Ruth. Emily droga Ruth e la porta all’obitorio dove, anche se per lo più incapace, riporta in vita un cadavere (si tratta di R.M.F.). Emily festeggia con un ballo prima di portare Ruth all’OMI e all’AKA, ma la sua guida spericolata causa un incidente e Ruth rimane uccisa prima del loro arrivo. Mentre scorrono i titoli di coda, R.M.F. mangia un panino, sporcandosi di ketchup la camicia dove sono cucite le sue iniziali.

R.M.F. mangia un panino è il film che richiede la maggiore sospensione dell’incredulità. Tutti i film si basano su richieste enormi, che soddisfano una figura di spicco. In questo caso, i soggetti devono trovare una persona illusoria che si dice abbia la capacità di resuscitare i morti. Inoltre, funziona. La fede di Emily in Ruth si concretizza e Ruth riporta in vita R.M.F.. La resurrezione, di per sé, rappresenta la forma più alta di miracolo. Ma non c’è solo l’elemento fantastico da analizzare. L’acqua merita un’attenzione particolare. Tutti i membri della setta sono ossessionati dalla nozione di contaminazione e, nei momenti di maggiore debolezza, sono sopraffatti dalla sete. Solo l’acqua dei loro leader può placare la loro sete, e l’acqua che possono bere è stata benedetta dalle lacrime di OMI e AKA. C’è qualcosa di quasi biblico in questo atto: la loro sofferenza porta alla benedizione dei loro seguaci. Il sacrificio porta al sostentamento. Poiché Kinds of Kindness riflette sugli elementi di abuso e controllo che vengono scambiati per amore e nutrimento, questa sezione può essere un atto d’accusa contro la religione e la sua colpevolezza in questo tipo di inganno.

Cosa cerca di dire Kinds of Kindness?

Kinds of Kindness Emma Stone
Foto di Atsushi Nishijima/Atsushi Nishijima © Searchlight Pictures

Kinds of Kindness è una rete complessa da districare, ed è del tutto possibile che non siamo destinati a dare un senso totale a tutto questo. Cani, piedi, droghe, fame, sete e molto altro ancora sono elementi ricorrenti – immagini che potrebbero semplicemente essere un filo visivo per unire le storie. Ciò che rimane vero è che la disperazione di placare, nella speranza di essere amati e accettati, è una strada inevitabilmente sbagliata e spesso pericolosa. I parallelismi d’azione rendono evidente che i fili comuni sono da ricercare nei personaggi di ogni storia. Tutto inizia con l’arrivo di R.M.F. a casa di Raymond per quello che sembra essere un casting. Il ruolo: permettere a Robert di tamponarlo con la sua auto, cosa che Rita farà in seguito. Poi, la parte finale si conclude con l’incidente di Emily, che uccide Ruth sul sedile del passeggero. Anche se con scopi diversi, la guida è stata fatta nel tentativo di placare un leader, ed entrambe avrebbero provocato gravi lesioni o la morte.

Lanthimos ha chiarito che R.M.F. non significa nulla in particolare e non rappresenta un individuo specifico. È una costante per ricordarci che, sebbene le storie siano a sé stanti, si può trarre una lezione interconnessa. La gentilezza, come dice il titolo, può essere facilmente fraintesa con il controllo. I momenti scomodamente esilaranti abbinati a circostanze raccapriccianti sembrano strizzare l’occhio all’ironia, suggerendo che “Tipi di gentilezza” potrebbe essere intercambiabile con “Tipi di tirannia”, o forse “Servizi di egoismo”, o qualche altra serie di allitterazioni che ci fanno mettere in discussione le nostre devozioni e richieste.

 
 

Kind of Kindness di Yorgos Lanthimos con Emma Stone ha una data d’uscita!

Kinds of Kindness

Kind of Kindness, il nuovo film di Yorgos Lanthimos, arriverà il 6 giugno nelle sale italiane. Il lungometraggio Searchlight Pictures sarà presentato in anteprima mondiale alla 77esima edizione del Festival di Cannes.

Kind of Kindness è una favola in tre atti: un uomo senza scelta che cerca di prendere il controllo della propria vita; un poliziotto preoccupato dal fatto che la moglie scomparsa in mare sia tornata e sembri un’altra persona; e una donna determinata a trovare una persona specifica con una speciale abilità, destinata a diventare un prodigioso leader spirituale.

Searchlight Pictures presenta Kind of Kindness, diretto dal candidato all’Academy Award® Yorgos Lanthimos. Il film vede protagonista la due volte vincitrice del Premio Oscar® Emma Stone, insieme al candidato all’Academy Award® Jesse Plemons, al candidato all’Academy Award Willem Dafoe, Margaret Qualley, alla candidata all’Academy Award® Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie e Hunter Schafer. La sceneggiatura originale è scritta da Lanthimos e Efthimis Filippou, segnando così la loro quinta collaborazione (The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro, Dogtooth, Alps). Il film è prodotto da Ed Guiney, Andrew Lowe, Yorgos Lanthimos e Kasia Malipan.

 
 

Kind of Kindness dal 30 agosto su Disney+

Kinds of Kindness recensione film
Foto di Atsushi Nishijima/Atsushi Nishijima © Searchlight Pictures

Kind of Kindness, film Searchlight Pictures, arriverà in streaming su Disney+ il prossimo 30 agosto.

Dall’acclamato regista candidato all’Oscar® per Povere Creature!, Yorgos Lanthimos, questo lungometraggio Searchlight Pictures “profondamente esilarante” (David Fear, Rolling Stone) vanta un cast stellare, guidato da Emma Stone, Jesse Plemons e Willem Dafoe, ed è stata descritto come “incredibilmente divertente” (David Ehrlich, Indiewire) e “destinato a confondere e deliziare” (Peter Debruge, Variety).

Il film è una favola in tre atti: un uomo senza scelta che cerca di prendere il controllo della propria vita; un poliziotto preoccupato dal fatto che la moglie scomparsa in mare sia tornata e sembri un’altra persona; e una donna determinata a trovare una persona specifica con una speciale abilità, destinata a diventare un prodigioso leader spirituale.

La sceneggiatura originale è scritta da Lanthimos e Efthimis Filippou. Il film è prodotto da Ed Guiney, p.g.a., Andrew Lowe, p.g.a., Yorgos Lanthimos, p.g.a., Kasia Malipan, p.g.a. Fanno parte del cast anche Margaret Qualley, Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie e Hunter Schafer.

Al Festival di Cannes 2024 Jesse Plemons si è aggiudicato il premio come Miglior Attore.

La recensione di Kind of Kindness

Kind of Kindness, diretto dal candidato all’Academy Award® Yorgos Lanthimos. Il film vede protagonista la due volte vincitrice del Premio Oscar® Emma Stone, insieme al candidato all’Academy Award® Jesse Plemons, al candidato all’Academy Award Willem Dafoe, Margaret Qualley, alla candidata all’Academy Award® Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie e Hunter Schafer. La sceneggiatura originale è scritta da Lanthimos e Efthimis Filippou, segnando così la loro quinta collaborazione (The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro, Dogtooth, Alps). Il film è prodotto da Ed Guiney, Andrew Lowe, Yorgos Lanthimos e Kasia Malipan.

 
 

Kin: trama, cast e curiosità sul film con James Franco

Kin film
Zoë Kravitz, Jack Reynor e Myles Truitt in Kin. Foto di Alan Markfield

Nonostante l’interessante premessa narrativa, la fusione di più generi tra loro e il cast composto da noti attori di Hollywood, il film Kin è passato grossomodo inosservato. Diretto da Jonathan e Josh Baker, qui al loro primo lungometraggio, questo include al suo interno caratteristiche del thriller con elementi fantascientifici. Si costruisce così una vicenda particolarmente intricata e sorprendente, ricca di colpi di scena che non mancano di sorprendere continuamente. Per gli amanti del genere, dunque, si tratta di un titolo da riscoprire e apprezzare anche al netto dei suoi difetti.

Distribuito in sala nell’agosto 2018 (in Italia è in realtà arrivato nell’agosto del 2019), Kin è basato sul lungometraggio del 2014 Bag, diretto sempre dai fratelli Baker. Questo ha per protagonista un ragazzo diretto verso la periferia della metropoli in cui abita. Con sé porta solo una borsa, il cui contenuto rimane un mistero fino alla fine, come anche le intenzioni del ragazzo. Partendo da questo spunto, i Baker hanno costruito la sceneggiatura di Kin insieme a Daniel Casey (noto per aver scritto anche la sceneggiatura di Fast & Furious 9). Con un budget di 30 milioni, il film è così diventato realtà in modo del tutto indipendente dai grandi studios.

Inizialmente mal accolto dalla critica e snobbato dal pubblico, questo è poi lentamente divenuto un piccolo cult per gli appassionati del genere. In particolare, sorprendono certe ambientazioni e il modo in cui gli effetti speciali vengono utilizzati a fini narrativi. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Kin. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle fonti di ispirazione. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Kin trama
Dennis Quaid, Jack Reynor e Myles Truitt in Kin. © 2018 – Lionsgate

La trama di Kin

Protagonista del film è il quattordicenne Elijah Solinski, che risiede a Detroit con il padre adottivo Hal. Un giorno, per puro caso, egli si ritrova ad essere testimone di uno scontro tra uomini armati di una tecnologia avanzata. Dopo lo scontro restano a terra soltanto i corpi privi di vita e una strana scatola di metallo. Elijah rientra a casa ma, come attratto dalla scena vissuta, decide di ritornare sul luogo e prelevare la scatola di cui ignora natura e funzione. Mentre cerca di capire con cosa a che fare, il figlio biologico di Hal, Jimmy Solinski, esce di prigione. La sua scarcerazione, però, non segna la fine dei suoi problemi, ma anzi si trova costretto a fare i conti con il criminale Taylor.

A questo Jimmy deve molti soldi, ma non avendoli decide di rubarli al padre. Qualcosa però va storto e sia Hal che il fratello di Taylor rimangono uccisi nel tentativo di rapina. Ciò spinge il criminale a voler ottenere una feroce vendetta, intraprendendo una vera e propria caccia nei confronti di Jimmy e il fratello Elijah. Mentre questi due tentano di nascondersi dalla furia del criminale, il quattordicenne inizia a fare una serie di incredibili scoperte sull’oggetto di cui è entrato in possesso. In breve, capirà che proprio quello è la loro unica speranza di salvezza e che potrà perfino aiutarlo a scoprire la verità sul suo destino e sulle sue origini.

Kin James Franco
James Franco in Kin. © 2018 – Lionsgate

 

Il cast del film e altre curiosità

Ad interpretare il protagonista del film, Elijah, vi è il giovane Myles Truitt, qui al suo debutto cinematografico e oggi noto per le serie Queen Sugar, Black Lightning, mentre si attende di vederlo nella quarta stagione di Stranger Things. Nei panni del suo fratellastro Jimmy vi è invece Jack Reynor, visto in Transformers 4 – L’era dell’estinzione e Il segreto. L’attore Dennis Quaid interpreta Hal, il padre dei due, mentre James Franco è il criminale Taylor. Completano il cast Zoë Kravitz nei panni della striper Milly, Carrie Coon in quelli di Morgan Hunter, agente FBI, e Michael B. Jordan in quelli del Cleaner maschio. Jordan, inoltre, è anche produttore esecutivo del film.

Ulteriori curiosità relative al film riguardano poi le fonti di ispirazione citate dai due registi. Oltre a basarsi sul loro già citato cortometraggio, il film trae spunto anche da un sogno fatto da uno dei due registi, dove un ragazzo seduto nel bagno di un hotel analizza una strana arma futuristica. Questa scena è poi stata inclusa nel film. Kin, inoltre, è un omaggio ai film di James Cameron, citato tanto in alcuni risvolti di trama quanto tramite alcuni easter eggs. La contea immaginaria in cui Jimmy ed Elijah vengonodetenuti alla stazione di polizia è la contea di Sulaco, un riferimento alla USS Sulaco di Aliens – Scontro finale, mentre la sparatoria nella stazione di polizia ricorda quella vista in Terminator.

Il trailer di Kin e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Kin grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 29 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

 
 

Kimi – Qualcuno in ascolto di Steven Soderbergh su SKY e NOW

Kimi - Qualcuno in ascolto film 2023

Arriva in prima tv su Sky Kimi – Qualcuno in ascolto, scritto e diretto dal Premio Oscar Steven Soderbergh, lunedì 6 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema 4K, in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K. Un avvincente “tecno-noir” denso di mistero con protagonista Zoë Kravitz.

Con lei anche Byron Bowers, Jaime Camil, Erika Christensen, Derek DelGaudio, Robin Givens, Charles Halford, Devin Ratray, Jacob Vargas, con Rita Wilson. La sceneggiatura è di David Koepp.

La trama di Sky Kimi – Qualcuno in ascolto

Angela Childs è un’analista tecnica che esamina dei flussi di dati per la Amygdala Corporation, azienda fornitrice dell’assistente virtuale ad attivazione vocale KIMI. Il mondo è alle prese con una pandemia e, anche se le restrizioni sono allentate, Angela, che soffre di agorafobia, segue una rigida routine all’interno della sicurezza del suo loft nel centro di Seattle.

Angela comunica con la madre, il suo dentista e il suo terapista tramite chat video e flirta con il suo vicino dall’altra parte della strada, dimostrando che non ha mai bisogno di lasciare le comodità di casa.

Ma le cose cambiano quando sente qualcosa di orribile in uno dei flussi che sta analizzando. Segnalarlo tramite e-mail è troppo rischioso, quindi un collega fidato le consiglia di recarsi presso la loro sede centrale in centro e parlare direttamente con la dirigente Natalie Chowdhury, per avvisarla di quello che Angela è certa sia un crimine grave. Angela non esce di casa da prima della pandemia: anche solo arrivare in ufficio è una grande sfida, ma lei è determinata a fare la cosa giusta. Ma non ha idea di cosa le accadrà realmente quando e se riuscirà a uscire dalla sua zona di comfort.

 
 

Kim Rossi Stuart: fascino, talento e rigore gli ingredienti del suo successo

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Kim Rossi Stuart – Alto e slanciato, splendidi occhi azzurri, figlio di una ex mannequin di origine tedesco-olandese, Klara Müller e di Giacomo Rossi Stuart – attore italo-scozzese la cui fama è legata soprattutto ad horror come Operazione Paura di Mario Bava e al genere spaghetti western – da cui ha ereditato la passione per la recitazione, insieme con un gruppo di coetanei è oggi l’orgoglio del cinema italiano. Sarà nelle sale italiane dal prossimo 3 ottobre in Anni felici di Daniele Luchetti, accanto a Micaela Ramazzotti. E chissà che non sia la volta buona per aggiudicarsi quel David di Donatello che finora ha ottenuto “solo” col suo esordio da regista nel 2006 – Anche libero va bene – che ha convinto critica e pubblico, sebbene resti ancora senza un seguito.

Un fascino fuori dal comune e l’essere figlio d’arte potevano far pensare che si sarebbe fatto strada nel cinema solo per questo, ma sono bastate le prime prove impegnative – come Cuore cattivo e Senza pelle – per portare alla luce un talento e una sensibilità rari, affinati poi negli anni cimentandosi sempre in ruoli complicati e intensi. Severo e rigoroso, attento ai particolari e alle sfumature, è diventato uno specialista nel delineare personalità tormentate ed estreme, dal fascino contraddittorio, e nel rendere i molteplici aspetti di cui si compone l’animo umano. Chirurgico nella scelta dei ruoli, ha lavorato con Amelio, Placido, Benigni, Archibugi (senza dimenticare Antonioni e Wenders). La notorietà presso il grande pubblico è arrivata soprattutto grazie alla collaborazione con Michele Placido, che lo ha diretto in due magistrali interpretazioni in Romanzo criminale e Vallanzasca – Gli angeli del male.

Riservatissimo, tiene la sua vita privata ben lontana dai riflettori. Anche per quel che riguarda il suo lavoro, pesa ogni parola che pronuncia davanti alla stampa, e comunque preferisce pronunciarne poche e lasciare ai suoi film il compito di dirci qualcosa di lui.

Kim Rossi Stuart nasce a Roma il 31 ottobre del 1969. Quel nome particolare – si chiama come il protagonista di un noto romanzo di Kipling – gli porterà fortuna (oltre ad accordarsi bene con lo scozzese Stuart). L’attore romano ha tre sorelle. Negli anni dell’adolescenza si dedica allo sport, diventando campione di nuoto. All’età di quindici anni parte per l’America, col mito dell’Actor’s Studio e la voglia di diventare attore. Tornato, studia recitazione al Teatro Blu di Roma con Beatrice Bracco, e poi alla scuola di Francesca De Sapio, che proprio ai metodi dell’Actor’s Studio si ispira.

Nel frattempo, inizia a lavorare per la tv e per il cinema, sebbene l’esordio sul grande schermo risalga all’età di cinque anni, quando debuttò accanto al padre Giacomo e a molti altri attori illustri – basti citare Giancarlo Giannini e Catherine Deneuve – in Fatti di gente perbene di Mauro Bolognini (1974). È il 1984 quando appare sul piccolo schermo nella miniserie I ragazzi della valle misteriosa  di Marcello Aliprandi, mentre tre anni dopo torna al cinema interpretando il personaggio di Anthony Scott, protagonista de Il ragazzo dal kimono d’oro di Fabrizio De Angelis, che avrà due sequel, sulla scia del successo del precedente Karate kid. È certo a questo punto che il pubblico più giovane conosce Kim, solo diciottenne eppure già dotato di un magnetico talento. Sembra destinato a diventare il nuovo idolo delle  teenagers, il che pare confermato quando lo stesso pubblico lo segue nelle avventure fiabesche di Fantaghirò, di nuovo in tv, per la regia di Lamberto Bava, accanto ad Alessandra Martinez. La saga della principessa guerriera innamorata di un giovane cavaliere del regno rivale, Romualdo, interpretato dall’attore romano, avrà  ben cinque capitoli. Ma Rossi Stuart non disdegna partecipazioni televisive  di altro genere, come quella ne La famiglia Ricordi (1993), dove offre un’ottima prova del suo talento nei panni di Vincenzo Bellini.

È questo il momento del salto di qualità: dai film e serie tv destinati a un pubblico giovane, a lavori più impegnativi, a ruoli più  complessi, in cui Kim dà prova delle sue notevoli capacità interpretative, e che lo lanciano verso il cinema d’autore. Nel 1994 è infatti protagonista di Cuore cattivo di Umberto Marino e Senza pelle di Alessandro D’Alatri. In Cuore cattivo incarna la rabbia e il malessere di un giovane nella periferia romana, Claudio Scalise: un emarginato che ricorre alla piccola delinquenza e finirà malissimo. Il film si svolge per la maggior parte in uno spazio chiuso, claustrofobico, in cui la tensione cresce fino all’inevitabile scioglimento tragico. Assieme a lui, Esther (Cecilia Genovesi), la ragazza paraplegica che ha preso in ostaggio nell’appartamento di quest’ultima. L’attore regge il film quasi interamente sulle proprie spalle con un’interpretazione di grande forza e intensità, mostrandosi capace di dar corpo alle molte sfaccettature di un’anima tormentata: dalla rabbia, all’accusa, all’esaltazione, dalla comprensione alla solidarietà e alla complicità che si crea tra lui ed Esther, entrambi emarginati e soli. La tesi del film è forse un po’ scontata: che la “cattiveria” non sia propria del protagonista – che tiene in ostaggio la ragazza con una pistola scarica e non si dimostra capace di uccidere letteralmente neppure una mosca – ma indotta da una società che non aiuta chi è in difficoltà, che non accoglie e non capisce il disagio. La naturalezza e l’aderenza con cui Rossi Stuart s’immedesima nel personaggio fanno del film un cult che si fa ricordare a distanza di anni con estrema vivezza.

Lo stesso può dirsi di Senza Pelle, opera seconda di Alessandro D’Alatri. Qui l’attore si confronta con gli abissi mentali di un giovane psicotico, Saverio, sensibile e fragile, privo di un limite che gli impedisca di manifestare apertamente, senza alcun contegno, tutte le emozioni che lo scuotono. Sconvolge gli equilibri di una modesta e tranquilla famiglia innamorandosi di Gina (Anna Galiena). Anche in questo caso, l’interpretazione offerta è toccante e mostra la duttilità espressiva dell’attore alle prese con un ampio spettro di emozioni non facili da rendere. Stavolta arrivano anche i riconoscimenti della critica. Riceve infatti sia il Premio Flaiano che il Ciack d’Oro. Il film, oltre ad essere presentato al Festival di Cannes, ottiene in Italia il David di Donatello, il Nastro d’Argento e il Ciack d’Oro per la migliore sceneggiatura.

Intanto, assieme a cinema e tv, Kim prosegue brillantemente anche la carriera teatrale. Al palcoscenico era infatti approdato nell’ ’87. Negli anni Novanta si distinguerà interpretando con successo diversi personaggi shakespeariani in prove di grande impegno: lavorerà in Re Lear, sotto la direzione di Ronconi, ma sarà anche protagonista in Amleto e Macbeth. Intensa interpretazione sul palco offrirà anche ne Il visitatore di Schmitt, diretto da Antonio Calenda.

Al cinema, la sua carriera prosegue in piena ascesa. Viene notato e scelto da una coppia di registi illustri come Antonioni e Wenders per prendere parte ad Aldilà delle nuvole (1995). Nel 1998 torna a lavorare con D’Alatri ne I giardini dell’Eden, dove ha il non facile compito di interpretare Gesù.

Il nuovo millennio si apre con un lavoro televisivo: Rossi Stuart è stavolta nei panni di un giovane poliziotto sulle tracce della cosiddetta “banda della Uno bianca”, nell’omonima miniserie diretta da Michele Soavi. Si tratta solo del primo caso in cui la sua carriera d’attore si intersecherà con rilevanti fatti di cronaca della nostra storia recente.

Nel 2002 torna al cinema per interpretare Lucignolo nel Pinocchio di Roberto Benigni.

Due anni dopo, l’incontro col regista Gianni Amelio, che lo sceglie come protagonista de Le chiavi di casa. Liberamente ispirato a un romanzo di Giuseppe Pontiggia, il film indaga il rapporto fra un giovane padre, Gianni (Kim Rossi Stuart), e il figlio Paolo (Andrea Rossi) disabile fisico e psichico. Un rapporto tutto da costruire, perché Gianni alla nascita di Paolo non se l’era sentita di prendersi cura di lui, dopo che la moglie era morta nel darlo alla luce. Dopo quindici anni, decide di incontrarlo e cominciare a conoscerlo. Il film, che oltre al soggetto di Pontiggia conta sulla sceneggiatura di Stefano Rulli e Sandro Petraglia – assieme allo  stesso Amelio – ha il pregio di non essere scontatamente moralistico nell’affrontare il tema della disabilità. Non suggerisce un dover essere – curare, capire, accogliere, sacrificare sé stessi per l’altro – bensì si pone in maniera problematica di fronte al tema, lo guarda da più prospettive, ci fa immedesimare nei dubbi, nelle ansie, nei momenti di scoramento e rabbia che un genitore in una simile situazione inevitabilmente vive. Le ottime interpretazioni di Kim Rossi Stuart e di Andrea Rossi, oltre che di Charlotte Rampling e Pierfrancesco Favino, fanno il resto, offrendo momenti intensi e toccanti.

Il film è corteggiato dai festival internazionali, partecipa in concorso a Venezia, dove però, seppure tra i favoriti, non ottiene i riconoscimenti sperati. Questi arrivano invece dalla critica: quella internazionale premia col Globo d’Oro Kim Rossi Stuart, mentre quella nostrana premia Amelio come migliore regista col Nastro d’Argento, ma anche gli sceneggiatori, Luca Bigazzi per la fotografia e Alessandro Zanon per il suono in presa diretta.

Il 2005 è l’anno di Romanzo criminale. Kim aveva già lavorato con Michele Placido anni prima in un film di Giulio Base (Polizziotti 1994). Ora è invece il Michele Placido regista di appassionate pellicole sulla più controversa storia italiana che vuole l’attore romano per interpretare il Freddo nel film tratto dal libro di Giancarlo De Cataldo, liberamente ispirato alle vicende della banda della Magliana, riproposte in chiave romanzata. In questa rievocazione della parabola criminale della banda entra anche, e non potrebbe essere altrimenti, uno spaccato dell’Italia di quegli anni, in cui la delinquenza comune s’intreccia alla mafia, al terrorismo ed emergono lati oscuri, che coinvolgono sfere più alte, ombre che si allungano fino all’oggi. I tre protagonisti  – Libanese (Pierfrancesco Favino), Freddo (Kim Rossi Stuart), Dandi (Claudio Santamaria) sono amici d’infanzia che scelgono la strada della malavita. Vogliono ottenere denaro e potere ad ogni costo, e al prezzo di efferati crimini ci riusciranno. Ma vediamo anche il loro lato umano, indispensabile per farne personaggi vividi e realistici. Quindi, violenza e ferocia, ma anche coraggio, lealtà, debolezze e fragilità. Placido riserva una fine tragica e violenta a tutti i suoi protagonisti, in un crescendo vorticosamente avvincente. Impeccabile l’interpretazione del Freddo da parte di Kim Rossi Stuart, così come quella degli altri protagonisti  – tutti premiati col Nastro D’Argento, mentre a Pierfrancesco Favino va anche il David – e dell’intero cast. Ne fanno parte anche Stefano Accorsi, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Elio Germano. Il film ha un enorme successo e fa incetta di riconoscimenti – premiati anche gli sceneggiatori Rulli, Pertraglia e De Cataldo per uno script senza pecche. Dalla pellicola sarà tratta un’altrettanto fortunata serie televisiva. Arrivano però anche molte polemiche per il rischio d’identificazione con i personaggi negativi, di cui si teme restino vittime soprattutto i giovani spettatori. Certo, il rischio di subire il fascino del male c’è, ma è insito nella natura umana perché, come Placido ha ricordato spesso pure riguardo al suo Vallanzasca – gli angeli del male, esso è una parte di noi che nascondiamo anche a noi stessi, ma riemerge quando vediamo il male agito da qualcun altro.

Venezia 73: Tommaso recensione del film di e con Kim Rossi Stuart

Il 2005 per Kim Rossi Stuart è però anche l’anno di un grave incidente stradale, di cui resta vittima mentre è in moto, fermo a un semaforo a Roma: viene travolto da un’auto che fa un’inversione a “U” e finisce in rianimazione con un trauma toracico, entrambe le gambe e i polsi fratturati. Dopo una lunga riabilitazione, si riprende perfettamente dall’incidente, che in seguito ricorda così: “Fu rischioso e mi è andata anche molto bene. Tutto ciò che è accaduto dopo l’ho preso quasi come una vacanza”.

Della “vacanza” che è seguita, dunque, fa parte anche la decisione di esordire dietro la macchina da presa. È il 2006 quando Rossi Stuart dirige e  interpreta Anche libero va bene, intenso e verosimile ritratto familiare: Renato – da lui stesso interpretato – è un padre in difficoltà economica ed esistenziale, alle prese con due figli da crescere, Viola e Tommi (Alessandro Morace), cui è molto legato e con una moglie, Stefania (un’ottima Barbora Bobulova), che, come dice il figlio, “va e viene”. Rossi Stuart ci conduce con sicurezza nella loro vita: vera, fatta di piccoli gesti quotidiani, apparentemente semplici e banali, ma importanti – anche grazie a un’attenzione per i particolari non comune, mostrandoci una fase difficile, piena di incomprensioni. Queste nascono soprattutto perché, ecco il tema del film, i genitori, ciascuno a suo modo, sono più immaturi dei figli e commettono spesso, egoisticamente, l’errore di considerarli già grandi.

Così i figli – il punto di vista adottato è quello del piccolo Tommi – sentono gravare su di loro pesi enormi, mentre vorrebbero spazio e attenzione da parte dei genitori e un clima sereno per crescere. È Tommi, alla fine, a dimostrare una inattesa capacità di comprendere e sostenere il padre. Si trova a consolarlo, chiedendogli però, in cambio,  di imparare ad ascoltare le sue esigenze di bambino. Rossi Stuart è al solito impeccabile nei panni di Renato, un uomo profondamente provato dalla vita, stanco, con un carattere difficile, orgoglioso, che vuol mostrarsi tutto d’un pezzo ma rischia di andare in frantumi da un momento all’altro. Il film ha momenti anche molto duri e riesce ad evitare i facili sentimentalismi, bagnandosi continuamente nel reale. Piace sia in Italia che all’estero. Il regista riceve il David di Donatello, il Nastro d’Argento e il Premio Flaiano come miglior esordiente; mentre il film è premiato col Globo d’Oro e il Ciack d’Oro come migliore opera prima. Passa al Festival di Cannes, dove è accolto calorosamente. Infine Kim riceve dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il Premio Vittorio De Sica 2006.

Dopo le soddisfazioni della regia, torna solo attore nel film di Riccardo Milani dedicato alla vita del jazzista Luca Flores, Piano solo: grande musicista dalla personalità sensibile e tormentata, afflitto da una depressione che lo ha portato a togliersi la vita a trentanove anni. Ancora una volta una prova estremamente ardua affrontata con esiti di commovente intensità. Nel cast anche una sorprendente Paola Cortellesi, perfettamente a suo agio anche in veste drammatica, nel ruolo della sorella di Luca.

Nel 2009 Kim è in Questione di cuore di Francesca Archibugi, metà dramma e metà commedia, in cui può mostrare anche la vena più ironica del suo talento, accanto ad un Antonio Albanese in ottima forma, con cui compone una coppia comico-tragica di indubbia efficacia. La figura di Angelo, meccanico romano quarantenne, infartuato grave che in ospedale stringe un’inconsueta amicizia con lo sceneggiatore Alberto (Albanese),  è tratteggiata con spontaneità e misura impeccabile sia nei frangenti ironici e addirittura comici, che nei risvolti più tragici, profittando anche dell’immediatezza con cui l’attore sa calarsi in un certo tipo di romanità, pragmatica, a volte cinica o caustica, ma anche di affetti e legami sinceri.

Del film ha parlato come di “un altro viaggio in una certa romanità che io amo molto e che quindi amo anche rappresentare”. La pellicola ha infatti il pregio di riportare al cinema la Roma verace dei quartieri popolari (qui, il Pigneto, dove si trova l’officina di Angelo e dove sono state girate molte scene). Rossi Stuart ha anche voluto sottolineare come in questo e in altri suoi personaggi recenti, abbia cercato di “esplorare ed esaltare gli aspetti ironici”.

Di Micaela Ramazzotti, che nel film offre un’intensa interpretazione della moglie di Angelo, Rossana, parla come di “una compagna di viaggio ideale, un’attrice collaborativa e intelligente”. La collaborazione tra i due attori ha infatti funzionato tanto, che sembra Rossi Stuart debba essere il protagonista di un film di Paolo Virzì, accanto proprio a Micaela Ramazzotti e Stefania Sandrelli (lo dichiara lo stesso attore in diverse interviste dell’epoca ed evidentemente si tratta de La prima cosa bella). Il progetto però non si concretizza (quel ruolo andrà, poi, a Valerio Mastandrea).

A concretizzarsi invece, è un altro progetto e nel 2010 vediamo Kim in una straordinaria prova d’attore nei panni di Renato Vallanzasca in Vallanzasca – gli angeli del male, che Michele Placido dirige con uno stile in tutto e per tutto simile a quello già scelto per Romanzo criminale, avvalendosi della collaborazione dell’attore romano anche per la sceneggiatura. Ascesa e caduta della banda della Comasina, che negli anni Settanta terrorizzò Milano con rapine e omicidi, e del suo leader, il bel René, ladro per scelta e per vocazione, assassino, ma anche uomo misterioso e affascinante, che ha fatto innamorare centinaia di donne italiane, come testimonia la copiosa corrispondenza ricevuta in carcere. L’ennesima figura controversa e sfaccettata, alla cui interpretazione Rossi Stuart dice di essersi accostato con questo spirito: “mi sono posto di fronte a questo personaggio, come a tutti quelli che ho fatto, in maniera molto laica, senza nessuna necessità di giudicare”, ma solo, dice, “per cercare di capire”. Mentre a proposito della complessità di questa figura ha dichiarato: “penso che nell’anima di ognuno non ci siano solo due “io”, due propensioni; penso che ce ne siano decine”.

“In questo personaggio ci sono tante voci (…),  tutte voci molto estreme, radicali. L’interesse del personaggio risiede proprio in questo, è ciò che ne fa un personaggio di statura shakespeariana in qualche modo, nel bene e nel male”. “E’ una personalità camaleontica, dalla psicologia complicata”, al punto che, arriva a dire il suo interprete, Renato Vallanzasca “resta un mistero”. In particolare, ciò che l’attore ha voluto fare è stato “raccontare un percorso” catturandone l’essenza. L’intento era quello di “crescere, di  conoscere cose importanti e attraverso questo, far conoscere anche allo spettatore cose che lo portino ad una crescita”. In questo caso, si è trattato di “un percorso di delitto e castigo, di espiazione” perché, ha affermato, “il cinema non dev’essere moralistico, ma deve porsi delle domande su ciò che sta facendo”. Dunque non un’apologia, ha ribadito, a dispetto delle polemiche che puntuali sono arrivate.  Ha poi posto l’accento sulla coerenza dell’uomo nell’ammettere le proprie responsabilità: “Ha scontato quarant’anni di carcere, ha sempre detto di essere un fuorilegge e sta ancora pagando”.

Per la sua impeccabile interpretazione, cui contribuisce anche un accento milanese ben studiato, Rossi Stuart riceve il Nastro d’Argento. Per festeggiare, l’attore inscena una curiosa quanto inattesa performance, ballando sul palco del Teatro antico di Taormina. Ottiene anche il Premio Flaiano e il Ciack d’Oro. E il momento è felice pure nella vita privata:  con la sua compagna, Ilaria Spada, è in attesa di un figlio, Ettore, che nascerà a novembre 2011.

Attualmente, pare sia a lavoro sul soggetto del suo prossimo film da regista, che vorrebbe solo dirigere e non interpretare, ma intanto lo vedremo di nuovo attore in Anni felici di Daniele Luchetti, presentato in anteprima mondiale al Festival di Toronto: storia parzialmente autobiografica della famiglia del regista negli anni Settanta, dove Kim interpreta il padre, un artista d’avanguardia, e Micaela Ramazzotti veste i panni della madre. In sala dal 3 ottobre.

 
 

Kim Rossi Stuart: 10 cose che non sai sull’attore

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Celebre attore dell’attuale panorama cinematografico italiano, Kim Rossi Stuart è noto per le sue partecipazioni televisive, e ancor più per le sue incursioni sul grande schermo. Negli anni l’attore ha così avuto modo di lavorare con importanti attori e celebri registi, dimostrando una continua versatilità e guadagnandosi le attenzioni di critica e pubblico.

Ecco 10 cose che non sai su Kim Rossi Stuart.

Kim Rossi Stuart: i suoi film

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore ha debuttato al cinema nel 1986, con un piccolo ruolo nel film Il nome della rosa. Successivamente recita in Il ragazzo dal kimono d’oro (1987), Domino (1988), Lo Zio indegno (1989), Un’altra vita (1992), Cuore cattivo (1994), Senza pelle (1994), Al di là delle nuvole (1995), La ballata dei lavavetri (1998), e Pinocchio (2002). La consacrazione arriva però con Le chiavi di casa (2004), e da quel momento partecipa a celebri film come Romanzo criminale (2005), Anche libero va bene (2005), Questione di cuore (2009), Vallanzasca – Gli angeli del male (2010), Anni felici (2013), Meraviglioso Boccaccio (2015), Tommaso (2016) e Gli anni più belli (2020).

2. Ha preso parte a produzioni televisive. L’attore ha, parallelamente al cinema, preso parte anche a diverse produzioni televisive. Tra queste si ricordano la miniserie Il ricatto (1988) e, in particolare, la serie Fantaghirò (1991-1994), che lo ha reso celebre, dove l’attore ricopriva il ruolo di Romualdo. Successivamente prende parte anche ai film televisivi Uno bianca (2001) e Il tunnel della libertà (2004). Nel 2017 torna in televisione con la miniserie Maltese – Il romanzo del Commissario.

3. È anche regista e sceneggiatore. Nel 2006 Stuart esordisce alla regia con il film Anche libero va bene, da lui anche sceneggiato, e che gli farà vincere un David di Donatello come miglior regista esordiente. Nel 2016 realizza la sua opera seconda, il film Tommaso. Stuart ha inoltre partecipato alla scrittura del film Vallanzasca – Gli angeli del male, di cui è anche interprete.

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Kim Rossi Stuart: chi è sua moglie

4. È sposato. Dal marzo del 2019 Stuart è sposato con l’attrice e conduttrice televisiva Ilaria Spada, nota per aver recitato in film e serie TV come Questa notte è ancora nostra e Don Matteo. Non si hanno notizia riguardo l’inizio della loro relazione, poiché la coppia ha sempre mantenuto lontana la propria vita privata dai riflettori della celebrità. È tuttavia risaputo che hanno avuto un figlio, nato nel novembre del 2011.

Kim Rossi Stuart: il suo incidente

5. Ha avuto un incidente motociclistico. Nell’ottobre del 2005, a Roma, l’attore è vittima di un incidente con la propria moto, tamponato da un’auto. Dopo una prognosi riservata, l’attore fa sapere di stare bene e non essere in pericolo di vita. Dopo alcuni mesi di riabilitazione si ristabilisce correttamente.

Kim Rossi Stuart è Lucignolo

6. Ha interpretato il celebre personaggio. Nel 2001 l’attore viene scelto per ricoprire il ruolo di Lucignolo nel film Pinocchio, adattamento cinematografico dell’opera di Collodi per mano di Roberto Benigni. Come risaputo, nel film il personaggio di Stuart stringe amicizia con il burattino protagonista, portandolo sulla cattiva strada per il paese dei balocchi.

Kim Rossi Stuart dirige Tommaso

7. È la sua opera seconda da regista. Nel 2016 l’attore presenta fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film Tommaso, da lui scritto, diretto e interpretato. Il film è incentrato sul giovane protagonista, un attore giovane e bello che, appena lasciatosi con la sua ultima fidanzata, sente di potersi aprire ad una sconfinata libertà di avventure sentimentali.

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8. Ha scavato nella propria emotività. Nel momento in cui decise che voleva girare un nuovo film, l’attore era indeciso sulla storia da raccontare. Come dichiarato in un’intervista, alla fine decise che la cosa più sana fosse cercare qualcosa dentro di sé. L’attore ha così scavato nella propria emotività raccontando una storia che avvertiva come molto personale.

Kim Rossi Stuart: i suoi film del 2020

9. Tornerà al cinema da protagonista. Nel 2020 l’attore tornerà al cinema con il film Gli anni più belli, diretto da Gabriele Muccino e dove reciterà accanto agli attori Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, e Micaela Ramazzotti. La storia del film segue quella di quattro amici, raccontando il loro rapporto nell’arco di 40 anni, con sullo sfondo i cambiamenti dell’Italia nel corso del tempo.

Kim Rossi Stuart: età e altezza

10. Kim Rossi Stuart è nato a Roma, in Italia, il 31 ottobre 1969. L’attore è alto complessivamente 187 centimetri.

Fonte: IMDb

 
 

Kim Raver: 10 cose che non sai sull’attrice

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Attrice particolarmente attiva in ambito televisivo, Kim Raver ha collezionato nel corso degli anni alcuni ruoli di rilievo in celebri serie TV. In questo modo ha potuto imporsi come uno dei volti di punta, dimostrando continuamente di maturare in versatilità e doti interpretative. Ecco 10 cose che non sai di Kim Raver.

Kim Raver: le serie TV e i suoi film

Kim Raver Designated Survivor10. Ha recitato in celebri prodotti televisivi. L’attrice inizia a farsi conoscere sul piccolo schermo grazie al suo ruolo nella serie Squadra emergenza (1999-2005), dove ricopre il ruolo di Kim Zambrano. Negli anni recita anche in titoli come 24 (2004-2007), The Nine (2006-2007), Lipstick Jungle (2008-2009) e Grey’s Anatomy, dove dal 2009 ricopre il ruolo di Teddy Altman, recitando accanto agli attori Ellen Pompeo, Patrick Dempsey, Sandra Oh e Chandra Wilson. Contemporaneamente prede parte anche ad alcuni episodi di Revolution (2012-2013), 24: Live Another Day (2014), Ray Donovan (2018), con Liev Schreiber, e Designated Survivor (2018).

9. Ha preso parte a film per il cinema. Nel corso degli anni l’attrice ha in diverse occasioni recitato in alcuni film per il grande schermo. Dopo essere comparsa in titoli minori come Martin & Orloff (2002), Mind the Gap (2004) e Keep Your Distance (2005), ottiene il ruolo di Erica Daley in Una notte al museo (2006), con protagonista Ben Stiller. Nel 2007 è invece Renee nel thriller Prisoner, con l’attore Julian McMahon.

8. È anche produttrice. Nel 2019 la Raver ricopre per la prima volta anche il ruolo della produttrice, svolgendo tale attività per il film romantico Tempting Fate, da lei anche co-diretto. Nello stesso anno è anche produttrice esecutiva dei film To Have and to Hold e Family Pictures. Così facendo la Raver dimostra un interesse per il cinema e la televisione non limitato all’aspetto recitativo, ampliando invece il proprio raggio d’azione.

Kim Raver è su Instagram e Twitter

7. Ha un account su Instagram. L’attrice è presente sul celebre social network con un profilo seguito da 1,2 milioni di persone. All’interno di questo è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago quotidiano, da sola o in compagnia di amici. Non mancano però anche diverse immagini o video promozionali dei suoi progetti da interprete, come anche quelle tratte dai set da lei frequentati.

6. È presente anche su Twitter. Oltre ad Instagram, l’attrice possiede anche un account sul social Twitter, dove ha un totale di circa 205 mila follower.  La Raver è qui solita condividere post riguardanti i propri lavori da interprete, in particolare quello relativo alla serie Grey’s Anatomy, ma non mancano anche post dove si esprime su fatti di attualità.

Kim Raver Grey's AnatomyKim Raver in Una notte al museo

5. Ha un ruolo nel celebre film. Nel primo film della trilogia di Una notte al museo, l’attrice ricopre il ruolo di Erica Daley, ex moglie del protagonista Larry e madre del loro figlio Nick. Nel film il personaggio dell’attrice è inizialmente restio nei confronti di Larry e del suo nuovo lavoro, convincendosi però infine della bontà d’animo delle sue azioni, specialmente nei confronti del figlio.

Kim Raver in Grey’s Anatomy

4. Aveva scelto di rinunciare al personaggio. L’attrice è comparsa per la prima volta nel ruolo di Teddy Altman nella sesta stagione della serie. A partire dalla settima stagione diventa parte del cast dei personaggi fissi. La Raver rivelò tuttavia che aveva chiesto di far concludere la sua storia con l’ottava stagione, e così accade. Il personaggio uscì così di scena, ma ricomparve nuovamente a partire dalla quattordicesima stagione, interpretato nuovamente dalla Raver.

3. Non era stata subito ben accolta. Il personaggio ricoperto dall’attrice non ha avuto da subito una particolare accoglienza di pubblico, il quale rimase invece piuttosto freddo nei suoi confronti. Con il procedere della sua storia, e l’intreccio derivatone, gli spettatori iniziarono tuttavia ad affezionarvisi, rimanendo particolarmente colpiti dalla scelta dell’attrice di lasciare la serie.

Kim Raver in Designated Survivor

2. Ha preso parte alla serie Netflix. Nel 2018 l’attrice compare in sei episodi della serie Designated Survivor, dove ricopre il ruolo della dottoressa Andrea Frost. Qui l’attrice è tornata a recitare accanto all’attore Kiefer Sutherland, con il quale aveva già collaborato per le serie 24 e 24: Live Another Day.

Kim Raver: età e altezza

1. Kim Raver è nata a New York, Stati Uniti, il 15 marzo 1969. L’attrice è alta complessivamente 173 centimetri.

Fonte: IMDb

 
 

Kim Possible: ecco il teaser trailer del live action

kim possible

È online il primo teaser trailer di Kim Possible, adattamento in live action della serie vincitrice del Daytime Emmy Awards per la categoria Outstanding Sound Mixing – Live Action and Animation.

La giovane attrice Sadie Stanley è stata scelta per interpretare l’eroina mentre nel cast figurano anche Alyson Hannigan, Patton Oswalt, Todd Stashwick, Taylor Ortega, Ciara Wilson, Erika Tham, Issac Ryan Brown, Christy Carlson Romano e Connie Ray.

In passato la Disney aveva già prodotto due lungometraggi televisivi basati sulla serie (Kim Possible: A Stitch in Time nel 2003 e Kim Possible: So the Drama nel 2005).

 
 

Kim Possible, Disney Channel produrrà il live action

kim possible

È tramite un annuncio ufficiale divulgato dall’Hollywood Reporter che Adam Bonnett, produttore esecutivo di Disney Channel, ha confermato che l’azienda sta attualmente sviluppando un progetto sulla trasposizione in live action di Kim Possible, la serie televisiva andata in onda dal 2002 al 2007.

Mark McCorkle e Bob Schooley hanno creato un personaggio in cui i bambini di tutto il mondo hanno trovato un’amica, una ragazza normale che trascorre le sue ore scolastiche a combattere i cattivi. Ci stiamo lanciando nella sfida di rendere Kim e gli altri personaggi dimensionali, e siamo entusiasti all’idea di lavorare ancora con loro dando il benvenuto ad un nuovo dinamico team creativo“.

Nel 2005 la serie ha vinto il Daytime Emmy Awards per la categoria Outstanding Sound Mixing – Live Action and Animation.

In passato la Disney aveva già prodotto due lungometraggi televisivi basati sulla serie (Kim Possible: A Stitch in Time nel 2003 e Kim Possible: So the Drama nel 2005).

 
 

Kim Kardashian seduttrice per GQ

Kim Kardashian super seducente posa nuda sul letto in queste foto scattate per l’edizione dell’anno di GQ British.  La showgirl ha anche rivelato alcuni dettagli piccanti tra lei e il marito, Kanye West: “Con mio marito Kanye ho una vita sessuale incredibile. Per quanto riguarda un sex tape? .. è interessato ma non l’abbiamo mai fatto. Ma è qualcosa che non voglio dare al pubblico. Non voglio fare lo stesso errore due volte. “.

Fonte: JJ

 
 

Kim Kardashian nuda sulla Cover di Paper Megazine

E’ una Kim Kardashian molto hot quella sulla copertina del primo numero di Paper Megazine che sta facendo discutere molto la rete, e dopo le critiche dei più sentenziosi oggi arrivano anche l’approvazione del marito Kanye West che attraverso il suo profilo Twitter ha lodato la sensualità di sua moglie. Tra i dissidenti anche la “concorrente” Naya Rivera che ha commentato lapidante ” Tu sei la madre di qualcuno”. Intanto eccovi la scandalosa copertina:

Kim Kardashian

Kim Kardashian è nota principalmente per  il reality show Al passo con i Kardashian (Keeping Up with the Kardashians), che ruota intorno alla vita della famiglia Kardashian/Jenner. Dato l’ottimo successo del programma, che diventa lo show più seguito della rete televisiva E!, vengono prodotti altri tre reality show sulla famiglia Kardashian uno dei quali, Le sorelle Kardashian a New York (Kourtney and Kim Take New York), vede Kim come protagonista insieme alla sorella maggiore Kourtney.

 
 

Kim Basinger: 10 cose che non sai sull’attrice

Kim Basinger film

Attrice simbolo degli anni Ottanta e Novanta, Kim Basinger si è resa celebre per la sua partecipazione ad alcune tra le pellicole più celebri di quel tempo, affermandosi per le sue doti e la sua bellezza. Ancora oggi viene indicata come una vera e propria icona, capace di attirare su di sé tutte le attenzioni di critica e pubblico.

Ecco 10 cose che non sai su Kim Basinger.

2Parte delle cose che non sai sull’attrice

Kim Basinger Batman

Kim Basinger in Batman

5. Aveva rifiutato il ruolo nel film. L’attrice era la prima scelta dei produttori per ricoprire il ruolo di Vicky Vale nel film Batman, ma questa rifiutò per via di altri impegni precedentemente presi. Fu allora sostituita con un’altra interprete, la quale però si infortunò durante le prove sul set. A quel punto, la Basinger fu ricontattata una settimana prima che iniziassero le riprese, e i produttori la scongiurarono di accettare il ruolo. Liberatasi dai precedenti impegni, l’attrice fu libera di accettare la parte.

4. Non era prevista nel finale. Inizialmente, secondo sceneggiatura, lo scontro finale tra Batman e Joker non prevedeva altri personaggi coinvolti. L’attrice tuttavia suggerì di aggiungere Vicky Vale, poiché mettendo in pericolo l’interesse amoroso del supereroe si sarebbe alzato il livello della tensione. I produttori acconsentirono, e fecero così riscrivere il finale.

3. È divenuta nota per le sue grida. Essendo legata sentimentalmente a Bruce Wayne, il personaggio di Vicky Vale viene inevitabilmente più volte esposto al pericolo. All’interno del film, la Basinger si è così esibita in ben ventitre grida, nei momenti in cui si trova, o crede di trovarsi, in pericolo. Questo dettaglio ha più volte fatto indicare l’attrice come una possibile “scream queen”.

Kim Basinger: dov’è oggi?

2. Non recita da alcuni anni. Nell’ultimo decennio le presenze al cinema dell’attrice si sono piuttosto diradate, e il suo ultimo ruolo ufficiale è quello nel film Cinquanta sfumature di rosso. Inoltre, attualmente la Basinger non sembrerebbe avere film in programma, e molti fan attendono il suo ritorno sulle scene.

Kim Basinger: età e altezza

1. Kim Basinger è nata a Athens, in Georgia, Stati Uniti, l’8 dicembre 1953. L’attrice è alta complessivamente 172 centimetri.

Fonte: IMDb

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Kim Basinger in Grudge Match!

Kim Basinger ha ottenuto il ruolo della protagonista femminile in Grudge Match, nuovo film prodotto dalla Warner con Sylvester Stallone e Robert DeNiro:la pellicola racconterà la storia di due pugili che a 50 anni dall’ultimo match decidono di ritrovarsi per combattere un’ultima volta.

Grudge Match sarà diretto da Pete Segel su una sceneggiatura di Tim Kelleher.

La Basinger è attualmente sul set del film di Paul Haggis Third Person.

fonte: the Hollywood Reporter

 
 

Kim Basinger in Grudge Match con Stallone e Robert De Niro!

Kim Basinger sarà la protagonista femminile di Grudge Match, il film sulla boxe che vede protagonisti due leggende del cinema come Sylvester Stallone e Robert De Niro,

 
 

Killmonger batterebbe Thanos? Ecco la risposta di Michael B. Jordan

black panther

Tutti gli eroi del Marvel Cinematic Universe sono stati sconfitti da Thanos alla fine di Avengers: Infinity War, ma c’è un personaggio che, secondo il suo interprete, potrebbe avere un piano per batterlo sul campo: Erik Killmonger.

Queste sono state le parole di Michael B. Jordan, che ha vestito i panni dell’antagonista di T’Challa in Black Panther, sull’ipotetico scontro fra i due:

Penso un pregio di Killmonger sia il fatto di panificare i suoi attacchi, e sono sempre ben pensati. Quindi, se mai si fosse trovato di fronte a Thanos, avrebbe saputo di avere almeno una possibilità. Voglio dire, sappiamo già che Erik vuole sacrificarsi per un bene superiore, quindi non penso che abbia mai avuto paura di morire, e se ci fosse stata l’occasione, avrebbe già avuto un piano per battere Thanos“.

Black Panther – Recensione

Killmonger è apparso di recente in Black Panther, ma non è detto che non possa tornare nel sequel annunciato da Kevin Feige.

Di seguito la sinossi del film: 

Black Panther segue T’Challa che, dopo gli eventi di Captain America Civil War, torna a casa, nell’isolata e tecnologicamente ultra avanzata nazione africana, Wakanda, per prendere il suo posto in qualità di nuovo re. Tuttavia, un vecchio nemico ricompare sui radar e il doppio ruolo di T’Challa di sovrano e di Black Panther è messo alla prova, quando viene trascinato in un conflitto che mette l’intero fato di Wakanda e del mondo in pericolo.

Chadwick Boseman interpreta il protagonista, T’Challa, già visto in Captain America Civil War. Nei ruoli principali del film ci saranno, oltre a Boseman, Michael B. Jordan, Lupita Nyong’O, Danai Gurira, Martin Freeman, Daniel Kaluuya, Angela Basset, Forest Whitaker e Andy Serkis. Nei ruoli di comprimari compariranno invece Letitia Wright, Winston Duke, Florence Kasumba, Sterling K. Brown e John Kani.

 
 

Killing: recensione del film di Shin’ya Tsukamoto

Killing recensione film

Come un beffardo déjà-vu, a ventiquattro ore esatte dalla proiezione del discusso The Nightingale di Jennifer Kent, lo schermo del concorso di Venezia 75 torna a tingersi di sangue e a mostrare stupri, mutilazioni e atrocità varie, con Zan (Killing) di Shin’ya Tsukamoto.

Killing, la trama

Ambientato nel Giappone feudale del diciannovesimo secolo, Killing narra la storia di Mokunoshin Tsuzuki, un Ronin, ovvero un samurai senza padrone, che lavora in una comunità di agricoltori di una povera risaia sperduta tra i monti.  Il ronin si allena quotidianamente con Ichisuke, sotto gli occhi di sua sorella Yu, che disapprova la loro dedizione al combattimento. Tra Mokunoshin e Yu c’è attrazione e una relazione velata, mai dichiarata.  Tutto sembra scorrere in modo tranquillo, ma un giorno arriva alla risaia Jirozaemon Sawamura, un abile ronin, tanto spietato quanto gentile, che cerca abili samurai da portare al servizio di un signore locale.

Shin’ya Tsukamoto, autore di culto, creatore di capolavori come i tre film della trilogia di Tetsuo, Tokyo fist, A snake of June, Vital e Kotoko, arriva a Venezia con una storia classica sul mondo dei samurai, da lui scritta, diretta, prodotta e montata, oltre ad apparire anche come attore. Realizza un film feroce, potente, raccontato con sguardo fulminante, come il riflesso sulla lama della katana, raccogliendo consensi e applausi in sala fin dalle prime inquadrature, che mostrano la forgiatura di una spada, sottolineata da una musica travolgente, che esalta e trascina i suoi tanti sostenitori.

Ma nonostante questo Killing rimane un’esibizione di stile e capacità tecniche, che poco aggiungono alle istanze espressive scaturite in passato dalla mente di Tsukamoto, come quel manifesto della nuova carne che teorizzava ibridazioni tra organico e tecnologico. Un corpo-macchina affine alle tematiche di Cronenberg, che il regista giapponese considera suo padre spirituale. Il film procede veloce e vivace, tra duelli, stupri, mutilazioni, masturbazioni, schermaglie amorose sado-masochistiche e sangue a fiumi, dipanando una trama esile e ormai abusata, dove l’unico elemento di riflessione è l’incapacità del protagonista nel riuscire a uccidere. Ed è paradossale che le situazioni similari viste nel film di Jennifer Kent, seppure con un’istanza narrativa completamente differente, vengano qui esaltate e fomentate, con sentito apprezzamento e scrosci di applausi.

Killing è una classica storia di samurai, con tanto sangue, arti mutilati, soprusi e vendette, ma nulla di più. È un’opera minore di un autore geniale che ha costruito una sua poetica originale, divenuta culto.