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I nuovi Ghostbusters visitano il Boston Children’s Hospital [Foto]

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Mentre le riprese del reboot di Ghostbusters sono in corso, il cast al femminile del film ha trovato il tempo di far visita al Boston Children’s Hospital:

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Ghostbusters 3 è diretto da Paul Feig, regista che negli Stati Uniti ha riscosso grande successo di pubblico grazie al suo film tutto al femminile Le Amiche della Sposa, dove era già presente l’attrice comica americana Melissa McCarthy, protagonista negli ultimi anni di diverse nuove commedie tra cui Corpi da Reato con Sandra Bullock e Io sono tu con Jason Bateman.

Ghostbusters 3 foto set 3Kristen Wiig (Le Amiche della Sposa, Walter Mitty), Melissa McCarthy (Corpi da Reato, Tammy), Leslie Jones (Saturday Night Live, Top Five) e Kate McKinnon (Saturday Night Live, Life Partners) saranno le quattro protagoniste del film.

Nel realizzare il remake del film del 1984 di Ivan Reitman, Feig ha dichiarato di voler adottare un tono spaventoso e allo stesso tempo comico, che però non abbia nessuna soluzione di continuità con il sequel del film del 1989, nè con la serie animata The Real Ghostbusters.

A completare il cast la presenza maschile di Chris Hemsworth. Il film uscirà al cinema il 22 luglio 2016 negli Stati Uniti.

I numeri di SQUID GAME

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I numeri di SQUID GAME

Netflix Italia ha rivelato un nuovo contributo video dei dicato ai numeri di Squid Game, la serie originale Netflix coreana di enorme successo globale.  Ci sono voluti più di 10 anni perché l’ideatore Hwang Dong-hyuk riuscisse a realizzare Squid Game, ma solo 17 giorni (e 111 milioni di utenti in tutto il mondo) per farla diventare la nostra serie più vista di sempre a ridosso del lancio 🦑

Squid Game è la nuova serie survival Originale Netflix coreana scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk. La serie di nove episodi, con Lee Jung-jae , Park Hae-soo e Wi Ha-joon , racconta la storia di un gruppo di 456 persone che sono invitate a rischiare la vita in un misterioso gioco di sopravvivenza con un patrimonio di 45,6 miliardi di ( US $ 38,7 milioni).

Nella serie Un misterioso invito a partecipare alla gara è inviato a persone con un disperato bisogno di denaro. I 456 partecipanti di ogni ceto sociale sono intrappolati in un luogo segreto dove competono per vincere 45,6 miliardi di won. Ad ogni turno si cimentano in un popolare gioco coreano per l’infanzia come “Un, due, tre, stella”, ma chi perde… muore. Chi vincerà e qual è il vero motivo della gara?

I numeri della quinta edizione

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I numeri della quinta edizione

I nostri ragazzi: recensione del film di Ivano De Matteo

Ivano De Matteo torna, dopo Gli Equilibristi, con una libera trasposizione del romanzo La cena di Herman Koch, con un linguaggio e un’estetica più maturi – da notare il lavoro sull’immagine e la valenza espressiva degli ambienti. Dimostra di saper controllare una materia narrativa complessa e un cast corale, di saper sorprendere e di non temere giudizi. Ma nel far ciò, perde un po’ d’originalità e della verace compartecipazione che aveva reso vibrante il suo precedente lavoro.

Ne I nostri ragazzi Massimo (Alessandro Gassmann) e Paolo (Luigi Lo Cascio) sono fratelli: un avvocato e un chirurgo molto diversi tra loro. Uno vincente, di successo, che sa come va il mondo e vi si adegua. L’altro impegnato a salvare vite di bambini, cercando di fare sempre la cosa giusta. S’incontrano una volta al mese, assieme alle mogli Sofia (Barbora Bobulova) e Clara (Giovanna Mezzogiorno), che si detestano, per una fastidiosa ma irrinunciabile cena di rito. Quando le due coppie scoprono che i figli hanno fatto uno grosso sbaglio, entrano in crisi. Cosa faranno? Proteggeranno i ragazzi dalle conseguenze del loro gesto? A quale prezzo?

Se Il capitale umano di Virzì ci ha mostrato l’Italia attraverso gli scheletri nell’armadio, la pochezza e l’inadeguatezza, anche affettiva, della ricca borghesia del nord, visti sfociare nei comportamenti fuori controllo dei suoi giovani rampolli, I nostri ragazzi – vincitore del Label Europa Cinemas al miglior film europeo delle Giornate degli Autori, a Venezia – fa in parte qualcosa di simile, ambientando però il tutto nella Roma alto borghese. I protagonisti sono adolescenti senza punti di riferimento (Rosabell Laurenti Sellers e Jacopo Olmo Antinori), con genitori iperprotettivi non in grado di educarli, né di comunicare con loro, ma solo di tenerli a riparo da responsabilità e frustrazioni.

Adolescenti che covano rabbia e noia; ma anche adulti in difficoltà, che non conoscono davvero se stessi, né chi gli è vicino. Un universo di vuoti e mancanze che una lussuosa quotidianità non può colmare. E se i vuoti diventano abissi, generano mostri. Il film fa emergere abilmente il volto nascosto di certi ragazzi e adulti di oggi, che non si ha il coraggio di guardare: ipocrita nel migliore dei casi, rabbioso e violento, agghiacciante, nel peggiore. Mostra il perturbante nascosto sotto al tappeto, senza paura di colpire duramente. Le singole vicende umane diventano cifra di una società coi nervi a fior di pelle, il cui spettacolo quotidiano è diventato abitudine.

La sceneggiatura, del regista con Valentina Ferlan, costruisce personaggi che si svelano gradatamente nelle mille sfaccettature della quotidianità- anche se il cambiamento di Paolo appare poco plausibile – sorretti da interpretazioni di livello. Una svolta spiazzante conduce a un finale aperto; i dialoghi, acuti e schietti, non rinunciano a un tocco d’ironia pur nel dramma.

I nostri ieri, recensione del film con Peppino Mazzotta

I nostri ieri, recensione del film con Peppino Mazzotta

Il nuovo film di Andrea Papini, I nostri ieri, presentato ad Alice nella città, nella diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre, è in uscita il 9 febbraio. Dopo un thriller e un noir, il regista sceglie una storia di riscatto e seconde possibilità, ambientata all’interno di un carcere, e affida ancora un ruolo centrale a Peppino Mazzotta (Anime nere, Il commissario Montalbano), come nei suoi precedenti lavori La misura del confine e La velocità della luce. Papini cura anche il soggetto e la sceneggiatura, quest’ultima con Emanuela Tovo, oltre a produrre il lavoro con la sua Atomo Film.

La trama de I nostri ieri

Luca, Peppino Mazzotta, è un documentarista prestato all’insegnamento in carcere. In questo contesto nasce l’idea di coinvolgere un gruppo di detenuti in prima persona, come attori, in un film che ricostruisca le vicende che hanno portato ciascuno di loro dietro le sbarre. Il primo a dover raccontare e mettere in scena la sua storia è il nuovo arrivato, Beppe, Francesco di Leva. È così che questo detenuto schivo si apre al racconto di quanto commesso, l’omicidio di una ragazza, descrivendo luoghi e persone.

Sulla scorta di questo racconto, Luca si reca a fare le riprese in esterna nelle location indicate. Qui, incontra per caso Lara, Daphne Scoccia, che scopre essere la sorella della vittima, oltre che una talentuosa fotografa. Luca conosce poi la moglie di Beppe, Teresa Saponangelo, e la sua famiglia, che non ha più avuto contatti con lui da quando è in carcere. Nel frattempo, Luca riceve anche la visita di sua figlia Greta, Denise Tantucci, che non vede da molto e che gli annuncia la volontà di andare a studiare in America. Ecco che il film in lavorazione diventa un’occasione per il protagonista, Beppe, per il regista Luca, e per tutti quanti sono coinvolti nel progetto, per riannodare i fili con il proprio passato, magari rileggendolo alla luce di ciò che sono oggi.

Il potere catartico del cinema

Ne I nostri ieri Papini mette in scena una visione del cinema come elemento catartico. I protagonisti, in particolare Beppe, rappresentando le vicende che li riguardano si riconciliano col loro passato. Beppe riesce a restituire il proprio punto di vista su ciò che accadde nel giorno che segnò la sua vita per sempre. Non è in discussione la sua colpevolezza, ma Beppe riesce in qualche modo a rappacificarsi col passato. Anche Lara, la sorella della ragazza uccisa da Beppe, lo fa, grazie a quell’incontro casuale con Luca. Il film è un’occasione per rielaborare il suo dolore.

Accostarsi per la prima volta alla realtà del carcere, le fa capire che questo dolore lo condivide in qualche modo con loro, che non è l’unica a soffrire. Lì c’è una sofferenza che non può ignorare e che non vale meno della sua. La moglie di Beppe, invece, grazie a questo progetto, trova finalmente il coraggio di parlare col marito dopo tanto tempo. Anche Luca, il regista, fa un passo in più nella sua storia personale. Quel passo che non era riuscito a fare con il suo film autobiografico. Questo lo aiuta anche nel rapporto con la figlia.

Un universo carcerario non stereotipato ne I nostri ieri

I nostri ieri è il secondo film che in questo periodo approda nelle sale per affrontare il tema del carcere in modo non convenzionale, dopo Grazie Ragazzi di Riccardo Milani. Questi due lavori raccontano il mondo del carcere in modi diversi, con budget diversi, essendo il primo un film indipendente, con due registri diversi, uno comico, l’altro drammatico, ma entrambi danno la parola ai detenuti. Entrambi attraverso la recitazione fanno sì che il mondo del carcere non resti chiuso fra quattro mura, ma si apra all’esterno e che lo spettatore possa entrarvi in contatto.

Entrambi non giudicano e invitano a non giudicare, a guardare a queste storie cercando di capire. Perché anche chi è in carcere è persona, con debolezze, errori che sta pagando, ma pur sempre persona. Con I nostri ieri il cinema si conferma finestra sul mondo, anche mondi chiusi. In particolare, qui si insiste sul mondo “fuori” che entra all’interno del carcere, mentre nel lavoro di Milani sono i detenuti ad uscire. Fa piacere, ad ogni modo, che entrambi i film affrontino il tema del carcere distaccandosi dallo stereotipo del mondo carcerario come luogo truce, di violenza e umanità perdute, per abbracciare una visione più umanamente autentica.

Un dramma minimalista e un cast ben scelto

La scelta di Papini nel raccontare il dramma e il delitto è quella di farlo con molta delicatezza e pudore, tanto che il momento dell’omicidio commesso da Beppe non viene mostrato, ma lasciato all’immaginazione dello spettatore. Una corsa sulla spiaggia è tutto ciò che egli vede. È una forma di rispetto da apprezzare. Non si cerca la spettacolarizzazione. Papini, che viene dal noir e dal thriller, poi, riesce bene a creare curiosità e aspettativa.

Lo spettatore vuole sapere cosa è successo davvero, man mano che si ricostruisce la vicenda. Poi, il regista scioglie efficacemente la tensione in maniera elegante e minimalista. Si avvale poi di un cast ben scelto e in particolare, oltre alle interpretazioni solide di Mazzotta, Saponangelo e Di Leva, da segnalare sono le caratterizzazioni dei detenuti, cui danno corpo, tra gli altri, Marta Pizzigallo e Domenico Gennaro. Anche Daphne Scoccia caratterizza bene il ruolo di Lara. I nostri ieri non è solo una riflessione sul potere catartico del cinema, ma anche un invito allo spettatore a guardare senza pregiudizi al mondo del carcere e ad affrontare i propri traumi, anziché metterli da parte o rimuoverli. Solo così è possibile superarli e iniziare un nuovo percorso di vita.

Dove e quando vedere I nostri ieri

I nostri ieri è al cinema dal 9 febbraio, prodotto da Atomo Film del regista Andrea Papini con il sostegno di MiC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Emilia Romagna Film Commission, Regione Lazio Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo.

I mutanti sono UFFICIALMENTE nel Marvel Universe!

I mutanti sono UFFICIALMENTE nel Marvel Universe!

È ufficiale: i mutanti sono entrati a far parte del Marvel Universe grazie a Ms. Marvel. L’ultimo episodio della serie ha infatti confermato il fatto che Kamala Khan (Iman Vellani) è una mutante. Questa conferma è un passo importante verso l’introduzione degli X-Men nel franchise, ma soprattutto è il più grande passo in avanti di questa Fase 4.

L’accordo tra Disney/Fox ha portato a tantissime congetture e speculazioni, dalle puntate di Wandavision fino a Doctor Strange nel Multiverso della Follia, con la presenza del “vecchio” Xavier. Tuttavia, la scena conclusiva di Ms. Marvel la colloca a pieno titolo e in maniera inequivocabile nella categoria dei mutanti, “un’altra etichetta”, come commenta lei alla notizia.

Durante lo svolgimento della serie Disney+, le origini di Ms. Marvel sono state una questione importante, dal momento che non era chiaro in che modo avesse ricevuto i suoi poteri. La serie li collega inizialmente al braccialetto che indossa, suggerendo che i suoi poteri potrebbero essere di natura cosmica, come per i Kree, o potrebbero avere collegamenti con il Djinn. Ma c’erano state anche speculazioni sul fatto che l’MCU potesse rendere Ms. Marvel una mutante e l’episodio 6 della serie sembra confermarlo.

Alla fine del finale di Ms. Marvel, Kamala parla con Bruno (Matt Lintz) della sua origine, mentre lui ha approfondito la questione e confrontato i suoi geni con la sua famiglia, rendendosi conto che c’è qualcosa di diverso, dicendo che è “come una mutazione”. Se questo da solo non fosse abbastanza per confermare che la Kamala è una mutante, c’è anche un breve frammento della colonna sonora di X-Men: The Animated Series, che conferma senza ombra di dubbio quello che sta succedendo.

Nei fumetti Ms. Marvel è una mutante?

ms. marvelNonostante la rivelazione della serie, Ms. Marvel non è un mutante in Marvel Comics, ma invece è un Inumano, un’antica propaggine della razza umana nata come risultato della sperimentazione di Kree. Dopo la trama di Infinity del 2013, Kamala Khan è stata tra coloro i cui poteri latenti sono stati risvegliati grazie allo scatenamento delle Nebbie Terrigene, un mutageno che fa attivare le abilità disumane dormienti all’interno di una persona, dando loro poteri.

L’MCU ha cambiato l’origine e i poteri di Ms. Marvel, probabilmente perché i tentativi della Marvel di presentare gli Inumani sullo schermo erano precedentemente falliti, con il flop totale della serie tv Inhumans (che non è canone nel MCU).

Perché Ms. Marvel usa la sigla degli X-Men?

x-menCome accennato, l’esplicita conferma dei mutanti nel MCU arriva non solo dalla parola “mutazione”, che di per sé potrebbe avere diversi significati, ma dall’uso dell’iconico riff della sigla di X-Men: The Animated Series. Già questo è interessante, dato che la Marvel lo ha usato anche per il Professor X (Patrick Stewart) in Doctor Strange nel Multiverso della Follia.

Lì, però, aveva senso perché quel Charles era apparentemente lo stesso della serie animata. La Marvel sta anche riavviando la serie con X-Men ’97, che utilizzerà anche la stessa sigla, ma il suo uso in Ms. Marvel implica che sarà usato come tema degli X-Men nel l’MCU.

Cosa significano i mutanti nel MCU per il futuro della Marvel?

Brie-Larson-Captain-Marvel-MCUI mutanti nel MCU offrono molte possibilità per la narrazione futura e l’introduzione di personaggi diversi. I principali tra questi sono gli X-Men, la squadra di mutanti più famosa verso la quale quanto visto in Ms. Marvel è un enorme passo avanti, ma la creazione di Kamala da parte della Marvel apre la possibilità che altri personaggi possano essere introdotti come mutanti o ricollegati a loro.

Ad esempio, Captain Marvel di Brie Larson appare nella scena post-crediti di Ms. Marvel, e non è del tutto escluso che possa essere riconnessa a un mutante. L’origine mutante di Ms. Marvel essenzialmente apre la porta all’esplorazione di altre persone che potrebbero avere geni mutanti ancora da risvegliare in loro, forse anche fornendo una spiegazione di come i mutanti possono esistere in un MCU che li ha evitati fino ad ora, evitando l’utilizzo del multiverso. Potrebbero esserci altri personaggi come Kamala, con quelle abilità in attesa di essere attivate.

Per Ms. Marvel, il suo braccialetto ha risvegliato i suoi poteri; che ha collegamenti con la Dimensione Noor, con una spaccatura aperta. Se questa frattura non fosse stata completamente chiusa, o se l’energia fosse trapelata a sufficienza, Ms. Marvel potrebbe persino spiegare come vengono creati tutti i mutanti nel MCU, essendo questo ciò che li risveglia. Allo stesso modo, i “mutanti” potrebbero non dover necessariamente applicarsi al modo in cui i poteri vengono attivati, ma più alla genetica specifica che ha permesso loro di esistere in primo luogo (il che apre di nuovo la porta a più retcon di personaggi che hanno ricevuto poteri tramite diverse energie cosmiche ).

L’approccio di Ms. Marvel ai mutanti solleva anche altre interessanti possibilità per le trame: Kamala respinge l’idea di “mutazione” come “solo un’altra etichetta”, ma, dato come i mutanti sono spesso discriminati e oggetto di dibattiti nell’universo ai più alti livelli di potere, allora quell’etichetta ponesse le basi per l’MCU per affrontare tali storie. Posiziona persino il Dipartimento per il controllo dei danni come un potenziale nemico, con la menzione di “questo è ciò che accade quando le persone sbagliate ottengono poteri… bambini” creando non solo conflitti con i mutanti, ma, forse, anche una certa scuola per giovani dotati.

Quando verranno introdotti gli X-Men nel MCU?

Iman Vellani in Ms MarvelCon l’introduzione ufficiale dei mutanti nel MCU, la prossima domanda è quando la Marvel utilizzerà gli X-Men? Doctor Strange nel Multiverso della Follia ha introdotto il Professor X, ma quella era una versione di un’altra Terra, il che significa che gli X-Men non sono stati ancora visti nel MCU vero e proprio. Tuttavia, con questo e ora la conferma di Ms. Marvel, questo avvenimento si sta avvicinando. La Marvel non ha ancora annunciato alcun piano preciso per gli X-Men, non sappiamo se verranno presentati come squadra o come singoli, in altri film o serie tv o in progetti dedicati.

La lista dei film della Marvel oltre il 2023 non è confermata, nonostante molti progetti siano in fase di sviluppo, ma ci sono poche informazioni verificate sugli X-Men (a differenza di vari altri progetti non datati, non ci sono registi, sceneggiatori o attori collegati). Tuttavia, ciò potrebbe cambiare rapidamente, il che significa che è possibile che gli X-Men possano entrare correttamente nel MCU nel 2024 o, più probabilmente, nel 2025.

I Muppet: recensione del film con Amy Adams

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I Muppet: recensione del film con Amy Adams

Dal ’76 all ’81 hanno imperversato nelle tv americane, si sono spostati poi in tutto il mondo e anche da noi in Italia, raccogliendo piccoli fan in tutto il mondo con il loro show che ha cambiato le regole dei programmi per bambini.Adesso arrivano al cinema in un lungometraggio che li riporterà alla ribalta. Sono I Muppet, i simpatici e colorati pupazzi, una via di mezzo tra marionette e burattini, che hanno imperversato in tv per molti anni, diventando protagonisti anche di una serie animata.

La trama di I Muppet

Sotto il Teatro dei Muppet è stato trovato del petrolio e perciò il petroliere Tex Richman (Chris Cooper) vuole raderlo al suolo per perforare ed estrarre l’oro nero. Walter (Jim Parsons) il più grande fan del mondo dei Muppet con suo fratello Gary (Jason Segel) e la fidanzata di quest’ultimo Mary (Amy Adams) vengono a conoscenza del piano di Tex Richman e, volendo fermarlo.

Decidono dunque di mettere in scena il Muppet Telethoon, con il quale vogliono raccogliere i dieci milioni di dollari necessari per salvare il teatro. Al fine di mettere in scena lo spettacolo Walter, Mary e Gary devono però aiutare Kermit a riunire i Muppets, che si sono separati e hanno preso tutti una strada diversa.

I Muppet si risolleva da metà film in poi

Il film, incredibilmente noioso per la prima parte, si apre a divertentissime gag verso la metà e soprattutto nel finale, quando i nostri eroi, finalmente riuniti rimettono insieme lo show dei Muppet. Ci sono tutti da Kermit la rana a Miss Piggy, da Animal e Gonzo e tutti sono esattamente gli stessi, solo con qualche anno in più.

La storia è banale e si riduce alla raccolta fondi per tenere in piedi gli studi e il teatro dei pupazzi e sembra assomigliare molto a quei film di fine anni ’30 in cui Mickey Rooney e Judy Garland mettevano in piedi uno show in un granaio. Tuttavia lo spirito con cui il film è stato girato è quello giustamente filologico che dei personaggi così amati meritano, avendo così la capacità di risvegliare in ogni fan ormai cresciuto, il divertimento, la meraviglia, la gioia di guardare ancora il Muppet show.

Kermit the Frog, Miss Piggy e Fozzie Bear in I Muppet
Kermit the Frog, Miss Piggy e Fozzie Bear in I Muppet. Foto di Scott Garfield – © Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

Tutti in fila per un cameo

Anche la metatestualità dello show originale è stata conservata in questo esperimento cinematografico, regalando ancora un altro elemento di valore al film. A testimonianza di quanto i Muppet fossero amati il film diventa poi una caccia al cameo, poiché disseminati per tutta la pellicola ci sono volti notissimi di cinema e tv che si prestano anche per un solo secondo a comparire accanto ai pupazzi, come se fossero le celebrità che un tempo andavano come special guest agli episodi dello show tv.

Accanto agli attori principali Jason Segel e Amy Adams che si cimentano in numerosi numeri musicali, scorgiamo qua e là il grande Mickey Rooney, Emily Blunt, Jim Parsons, Neil Patrick Harris, Zach Galifianakis e Jack Black nel ruolo di sé stesso. L’operazione nostalgica si può definire decisamente riuscita e chissà che i bambini di oggi non comincino ad affezionarsi ai Muppet di ieri. Se così non dovesse essere, poco male,  c’è un pubblico di 40enni che è già in fila fuori dai cinema in attesa del 3 febbraio.

I Muppet: nuove foto dal set!

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I Muppet: nuove foto dal set!

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Ecco nuove foto provenienti dal set, che mostrano i due protagonisti Jason Segel, anche sceneggiatore del film, e Amy Adams, che interpreta la fidanzata del protagonista. Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana e frontman dei Foo Fighters, avrà un ruolo nella pellicola diretta da James Bobin.

I Muppet tornano tra noi, questa volta sul grande schermo

La famosa combriccola di animaletti parlanti è pronta all’assalto degli schermi per concederci minuti di esilarante follia e divertimento. I Muppet ritornano con la loro allegria e sfrontatezza per regalarci e riportarci in un mondo che sembrava ormai archiviato.

I Mumford & Sons per i Coen!

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Il prossimo film dei Coen, Inside Llewyn Davis, si avvale di un reparto musicale di tutto rispetto, cui si aggiunge il cantante Marcus Mumford.

I Moschettieri di Anderson

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Paul W.S. Anderson ha cominciato a scegliere gli interpreti della sua riduzione del romanzo di Dumas, I Tre Moschettieri.

I morti rimangono con la bocca aperta: la recensione del film di Fabrizio Ferraro

Quattro partigiani si muovo furtivi in un innevato panorama di montagna. Conosciamo i loro nomi e i valori per cui combattono. Una donna si unisce poi al gruppo e cambiano così le dinamiche tra loro. Sono figure lontane nel tempo, eppure capaci di evocare con sorprendente forza uno stato emotivo ancora oggi vivo e dilagante. Su queste basi si fonda il nuovo film di Fabrizio Ferraro, dal titolo I morti rimangono con la bocca aperta e presentato in Concorso alla Festa del Cinema di Roma. Si tratta inoltre del quarto e penultimo capitolo della serie Unwanted, che Ferraro ha costruito intorno alla figura del reietto.

Prima di I morti rimangono con la bocca aperta ci sono infatti stati Gli indesiderati d’Europa, Checkpoint Berlin e La veduta luminosa. Ognuna di queste opere rappresenta un vero e proprio viaggio nella storia e nell’animo dell’uomo, ricercando percorsi e derive comuni. Allo stesso modo il nuovo film di Ferraro si presenta come un viaggio tanto fisico quanto esistenziale, ambientato nell’Appennino centrale nel 1944, quando la Seconda Guerra Mondiale sta per concludersi, ma non è ancora realmente finita.

Un viaggio dell’animo

Ferraro è una figura estremamente affascinante nel panorama cinematografico italiano, un uomo di cinema a tutto tondo che per le sue opere non si occupa solo della regia, ma anche della sceneggiatura, della fotografia, del montaggio e della produzione. Ciò vale anche per questo suo nuovo I morti rimangono con la bocca aperta, che esprimere dunque in modo particolarmente inequivocabile il pensiero e la visione del suo autore. La storia è ambientata nel passato, eppure con un non eccessivo sforzo di fantasia può applicarsi benissimo anche all’oggi. D’altronde, il film è da intendersi più come un viaggio sensoriale e metaforico, volutamente privo dunque di un racconto particolarmente definito.

Ancor prima dei cinque personaggi umani e della loro vicenda, è infatti l’ambiente il vero protagonista del film. Un vasto paesaggio di montagna ricoperto da neve così bianca da risultare accecante. Un luogo che sembra essere fuori dal mondo, sospeso nel tempo, dove può dunque svolgersi un racconto che, come già detto, si adatta ad ogni epoca. Con una forte prevalenza di campi lunghi e lunghissimi, il regista inserisce qui i suoi personaggi, accentuando dunque la loro piccolezza dinanzi alla maestosità della natura. Questo ritrarre così piccoli i personaggi ci sottolinea ulteriormente la loro solitudine e il loro senso di smarrimento in un contesto che non offre punti di riferimento.

I luoghi che Ferraro mostra nel suo film diventano dunque vere e proprie esteriorizzazioni dell’animo umano. I suoi personaggi in guerra sono aridi, sospettosi, pronti ad uccidere al minimo dubbio, così come ancora oggi l’essere umano sembra pervaso da un senso di glacialità che lo rende impassibile dinanzi alle disgrazie presenti nel mondo. È questo a rendere senza tempo I morti rimangono con la bocca aperta, questo suo poter benissimo essere ambientato in qualunque momento della storia e in qualunque parte del mondo. Se è vero che i morti rimangono con la bocca aperta, recitando i loro ultimi moniti, allora l’invito non può che essere quello di porgere l’orecchio con attenzione.

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La guerra nel cuore

Oltre l’uso che viene fatto del paesaggio, di I morti rimangono con la bocca aperta colpisce la sensazione di trovarsi a confronto con dei personaggi che la guerra sembrano averla più nella testa che non intorno a loro. I cinque sono completamente isolati tra la neve e quanto li circonda lascia ipotizzare che tra loro e altre forme di vita umana passino chilometri e chilometri. Eppure, i personaggi ripetono continuamente di sentire dei cani in lontananza, un aereo di ricognizione in cielo, il rumore di mezzi cingolati in avvicinamento o ancora impronte nella neve che farebbero pensare ad un nemico sempre più vicino. Lo spettatore, tuttavia, non partecipa a nessuna di queste loro sensazioni. Viene dunque da chiedersi se realmente ci sia un pericolo incombente sui cinque protagonisti o se questo sia solo immaginario.

Anche nel momento della sparatoria tra i boschi, la scena non dà alcuna prova di un effettivo esercito nemico in attacco. Si sentono in quel momento voci e spari non effettivamente provenienti dai protagonisti conosciuti, ma non ci sono immagini che fungano da prova concreta della presenza di altri soldati. Tutto ciò per ribadire come Ferraro lasci il suo film immerso in uno stato di sospensione e di ambiguità che permette numerose interpretazioni e riflessioni. La stessa fotografia sfocata che caratterizza la maggior parte del film conferisce al tutto un’atmosfera onirica, quasi ci trovassimo in un sogno. In realtà, I morti rimangono con la bocca aperta è a contatto con la nostra realtà molto più di quanto si potrebbe pensare.

I morti non muoiono: tutte le curiosità sul film

I morti non muoiono: tutte le curiosità sul film

La figura dello zombie è stata trattata in innumerevoli modi al cinema, dal classico La notte dei morti viventi al più recente horror World War Z, al romantico Warm Bodies alla commedia Benvenuti a Zombieland, fino all’esperimento metacinematografico di Zombie contro Zombie. In ogni caso, i morti viventi sono spesso stati utilizzati come metafora di un umanità privata dei suoi elementi umani. Nel 2019 anche il celebre Jim Jarmusch, autore di film come Daunbailò e Paterson, si è rivolto a tali orrorifiche creature, rendendole parte della sua personalissima idea di cinema con I morti non muoiono (qui la recensione), presentato in concorso al Festival di Cannes.

Partendo dal brano The Dead Dont’ Die, di Sturgill Simpson, che dà il titolo al film, Jarmusch costruisce una caustica commedia che gioca anche in modo metacinematografico sull’attesa dell’attacco zombie, per arrivare poi a svelare il vero ruolo e significato di queste creature all’interno del racconto. Con un cast ricco di celebrità, il più delle quali già viste in precedenti film del regista, I morti non muoiono affronta dunque discorsi politici e sociali in una chiave particolarmente comica, che lascia però emergere una tristezza e una satira sulle abitudini e i desideri degli americani alla fine del mondo.

Accolto con entusiamo dai fan del regista, I morti non muoiono è forse passato maggiormente in sordina rispetto ad altri suoi lungometraggi. Si tratta però di un titolo da recuperare assolutamente, anche solo per le risate e i colpi di scena offerti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di I morti non muoiono

Nella tranquilla cittadina rurale di Centerville, in Ohio, iniziano a verificarsi fatti molto strani: le ore del giorno e della notte non si susseguono come di consueto, gli orologi e i cellulari smettono di funzionare, alcuni animali scompaiono e altri si comportano in modo insolito. La gente inizia ad essere preoccupata da quegli strani fenomeni e gli scienziati non sanno dare risposte esaustive. Il tutto precipita definitivamente quando i morti risorgono, uscendo dalle loro tombe e cercano i vivi per nutrirsi di loro. Si tratta però di zombie decisamente particolari, interessati anche agli oggetti che amavano quando erano ancora vivi, come il telefonino, o la chitarra, e perfino gli ansiolitici.

L’apocalisse incombe dunque sull’umanità, ma dopo un iniziale smarrimento, alcuni cittadini iniziano ad attrezzarsi per correre ai ripari: come si uccide uno zombie? Come fermare l’invasione crescente, causata dai morti attaccati da zombie, che diventano anch’essi non morti? A difendere la cittadina dai feroci attacchi ci sono il capo della polizia Cliff, Ronnie, un agente esperto di morti viventi e Mindy, poliziotta impaurita, affiancati da Zelda, impavida proprietaria di una pompa funebre e molto esperta nell’uso della katana. Accanto a loro, una lunga serie di strampalati e improbabili personaggi. I sopravvissuti dovranno ora combattere per rimanere vivi e non venire divorati senza pietà.

I morti non muoiono film

Il cast del film

Fiore all’occhiello del film è il suo cast all star, composto da veterani e giovani interpreti di Hollywood. Protagonisti assoluti, nei panni dell’anziano Cliff e in quelli del giovane Ronnie, sono gli attori Bill Murray e Adam Driver. Entrambi avevano già recitato in precedenti film di Jarmusch e accettarono di partecipare a questo film anche solo per l’amicizia che li lega al regista. La poliziotta timorosa Mindy, invece, è interpretata da Chloe Sevigny, mentre la temeraria Zelda è interpretata da Tilda Swinton, anche lei tornata a recitare con Jarmusch dopo Solo gli amanti sopravvivono. Steve Buscemi ricopre invece il ruolo del contadino Frank Miller.

Danny Glover, attore noto per la saga di Arma letale, è qui Hank Thompson, proprietario di un negozio di elettronica, mentre Caleb Landry Jones è Bobby Wiggins, il benzinaio della città. Selena Gomez e Austin Butler interpretano i giovani Zoe e Jack, mentre Rosie Perez è la giornalista locale. Il celebre attore e cantautore Tom Waits, invece, interpreta un eremita che osserva con distacco gli eventi del film. Infine, tra gli zombie si possono ritrovare anche due attori d’eccezione. Il primo è Iggy Pop, nei panni dello zombie assuefatto dal caffe, mentre il secondo è Carol Kane, sempre nei panni di uno zombie.

Il trailer di I morti non muoiono e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di I morti non muoiono grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 16 marzo alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

I morti non muoiono: la spiegazione del finale del film

I morti non muoiono: la spiegazione del finale del film

I morti non muoiono è un film di zombie con una sottile prospettiva filosofica del tutto affascinante da esaminare. Diretta dall’iconico regista indie Jim Jarmusch, questa commedia tocca temi sociali attuali esplorando il dramma di una piccola città durante un’apocalisse zombie, mentre gli agenti di polizia Cliff Robertson (Bill Murray) e Ronnie Peterson (Adam Driver) indagano sull’omicidio di due persone in una tavola calda di Centerville. Il fatto è stato commesso da due zombie (Iggy Pop, Sara Driver) – personaggi non morti meno interessati alla carne e più al caffè, a dimostrazione che non si tratta del tipico film di zombie.

Si preannuncia infatti da subito l’imminente apocalisse. Di atto in atto, il Ronnie Peterson di Driver afferma con enfasi che “finirà tutto male”. Il Robertson di Murray cerca invece di capire perché la fine stia arrivando. Alla fine, i due vengono consumati da concetti che non riescono a comprendere appieno, mentre un emarginato della società (Tom Waits nel ruolo di Hermit Bob) sopravvive all’intera prova, osservando da lontano i due agenti combattere fino alla morte. Il finale vede anche Zelda Winston (Tilda Swinton), salvata da un UFO, il che aumenta la complessità del finale, di cui forniamo però qui una spiegazione.

Cosa ha causato l’insurrezione degli zombie in I morti non muoiono

A Centerville, gli zombie emergono a causa del “fracking polare” e del conseguente spostamento dell’asse terrestre. Mentre molti dei migliori film post-apocalittici si concentrano sull’esposizione, Jarmusch non esplora i dettagli, forse per far capire che gli esseri umani sono ignari degli eventi collettivi che hanno portato allo sfruttamento del territorio e allo spostamento dell’asse. A un certo punto, il personaggio di Driver ribadisce questo concetto ricordando ai conoscenti (e al pubblico) che ci sono due cause, e solo due, per la situazione in cui si trovano.

I morti non muoiono cast

In superficie, la rivolta degli zombie può essere spiegata, ma la vera causa è la fondamentale mancanza di conoscenza dei personaggi sul mondo in cui vivono. L’idea della conoscenza diventa un fattore ricorrente in tutto il film. Il proprietario di una stazione di servizio, Bobby Wiggins, non emana fascino sociale, ma la sua “impressionante” comprensione del cinema viene riconosciuta dalla Zoe di Selena Gomez, poco prima che il suo gruppo di hipster lo lasci al suo mondo e si avvii verso la morte inevitabile. Ma nonostante l’educazione cinematografica di Bobby – e la sua comprensione di mondi artificiosi – alla fine anche lui viene ucciso dagli zombie.

 Chi sopravvive in I morti non muoiono e come

Alla fine, solo due abitanti di Centerville sopravvivono alla rivolta degli zombie: Zelda e Hermit Bob. Il personaggio di Waits sopravvive perché è l’unica cosa che sa fare. Nel nuovo mondo, non avrà bisogno di un titolo ufficiale o di molti soldi. Invece, si limiterà all’essenziale, un concetto che gli è più che familiare. Il suo commento finale può essere interpretato in diversi modi. L’eremita Bob parla di “anime perdute” e di persone infatuate da “cose nuove” in questo “mondo fottuto”. È quasi come ascoltare una figura paterna che dice “Te l’avevo detto!”.

La Zelda della Swinton, invece, è il personaggio jolly di Jarmusch in I morti non muoiono. Se ne sta per conto suo, si concentra sul lavoro e persegue hobby artistici. È strana, certo, ma è anche la più efficiente nell’uccidere gli zombie. In un altro film, Zelda potrebbe essere un personaggio cattivo; qualcuno che ha familiarità con i morti e si ribella ai vivi. Ma nel film di Jarmusch, questo personaggio altamente competente capisce che gli esseri umani non sono il nemico; sono solo mal consigliati e mal educati. Di conseguenza, l’apocalisse zombie sembra un passo logico successivo, una punizione per essere stati stupidi e ingenui.

Selena Gomez in I morti non muoiono

La spiegazione del commento metaforico del film

Dall’inizio alla fine, I morti non muoiono presenta una qualità metacinematografica. I personaggi riconoscono apertamente di essere in un film e la canzone country di Sturgill Simpson “The Dead Don’t Die” (titolo originale del film) diventa un motivo musicale ricorrente. L’Hermit Bob di Waits sembra un lontano parente del cercatore d’oro che interpreta nel film Netflix dei fratelli Coen del 2018, La ballata di Buster Scruggs, e non è un caso che entrambi i personaggi emergano come sopravvissuti dei rispettivi mondi.

In I morti non muoiono, l’Eremita Bob può sembrare un emarginato irrilevante, ma è preparato e dà priorità alla vita pratica rispetto alle piccole lamentele. Allo stesso modo, l’enigmatica Zelda Winston di Tilda Swinton, veterana del cinema horror, è un’impresaria di pompe funebri che comprende le verità fondamentali sulla vita e sulla morte, ed è anche una sopravvissuta. A differenza di Hermit Bob e di tutti gli altri, però, Zelda vede il quadro più ampio e sfugge all’inferno sulla Terra con l’aiuto di esseri extraterrestri.

Jarmusch ha poi scelto Selena Gomez (celebre pop star) come figura hipster che alla fine viene uccisa dagli zombie e decapitata dall’agente Ronnie Peterson. “Uccidi la testa”, dicono spesso i personaggi de I morti non muoiono. Tagliando la testa della Gomez e mostrandola al pubblico, Jarmusch sembra implicare che la cultura della celebrità non significherà nulla quando il mondo finirà – o forse la lezione è che l’adorazione delle celebrità contribuisce a un senso distorto della realtà.

La Zelda Winston di Tilda Swinton è un alieno?

Tornando a Zelda, abbiamo detto che sembra essere una sorta di infiltrata aliena, come dimostrano una sequenza di hacking e il suo salire a bordo di un UFO. Una visione multipla potrebbe rivelare motivazioni alternative, ma è chiaro che ha organizzato una fuga e non sembra affatto turbata dagli zombie. In alternativa, forse Zelda non è un’aliena. Forse è solo un personaggio altamente intelligente destinato a sopravvivere mentre i personaggi stupidi muoiono. Proprio come l’agente Peterson sa di essere in un film e che le cose finiranno male, Zelda potrebbe rendersi conto che sopravviverà perché ha letto il copione e sa di essere il personaggio intelligente.

I morti non muoiono film

È qui che risiede la bellezza di I morti non muoiono, poiché l’approccio narrativo unico di Jarmusch consente diverse interpretazioni. Funziona sia in senso letterale che figurato: Zelda potrebbe essere un essere extraterrestre o un’umana altamente intelligente. O forse è solo Tilda Swinton che recita in un film di zombie consapevole e ammiccante. Dopotutto, il nome Zelda Winston assomiglia molto a quello di Tilda Swinton, contribuendo ad un ulteriore gioco metacinematografico.

Il significato del finale di I morti non muoiono

Il finale de I morti non muoiono suggerisce dunque che il consumismo di massa ispira comportamenti tossici. La maggior parte dei personaggi sono egocentrici e ingenui, motivo per cui non sopravvivono. Gli zombie di Jarmush sono inoltre caratterizzati dai vizi avuti in vita, che siano questi relativi a sostanze stupefacenti o a strumenti tecnologici come gli smartphone. Più che incutere timore, dunque, i suoi zombie diventano specchio di ciò che l’essere umano è già, perso nelle tante distrazioni che vengono oggi propinate. Inoltre, ogni personaggio va ad incarnare un preciso aspetto dell’America, da chi si dimostra conservatore e razzista a chi risolverebbe tutto con la violenza.

Da chi è vigliacco e rifugge ogni decisione fino alle comunità hipster e nerd, colpevoli di essere gi ignavi di questo secolo. Ognuno viene dal regista messo alla berlina e solo chi si dimostra capace di vivere al di fuori degli schemi della società può aspirare a mantenere intatta la propria testa, il proprio pensiero, e a sopravvivere. Coloro che vengono uccisi, invece, è perché si concentrano principalmente sugli interessi personali, rimanendo ingenui di fronte a verità sotto gli occhi di tutti. Quando l’agente Peterson vede inizialmente le vittime della tavola calda, la sua reazione è eloquente: “Che schifo!”. Reagisce alla scena del crimine come se fosse il set di un film, il che ha senso visto che sembra capire di vivere all’interno di un film.

Con I morti non muoiono, Jarmusch sottolinea dunque che avere opinioni forti non conta molto se si rimane ingenui e passivi quando la posta in gioco è alta. I personaggi si sentono fortemente legati a particolari nozioni e ideali, ma il film suggerisce che l’umanità non ha una comprensione più ampia del mondo, il che mette tutti a rischio. Questo potrebbe anche essere una metafora del cambiamento climatico o delle questioni sociali in generale: I morti non muoiono accusa la società dei consumi e l’avidità di essere i principali fattori di rischio per la longevità umana.

I Morti non Muoiono: da oggi al cinema il film di Jim Jarmusch

I Morti non Muoiono: da oggi al cinema il film di Jim Jarmusch

Arriva oggi in sala, distribuito da Universal, I Morti non Muoiono, il nuovo film di Jim Jarmusch presentato in apertura in Concorso al Festival di Cannes 2019. Il film, una zombie comedy nel pieno stile del regista, vede protagonista un cast d’eccezione composto da: Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Chloë Sevigny, Steve Buscemi, Danny Glover, Caleb Landry Jones, Iggy Pop, Selena Gomez e Tom Waits.

I Morti non Muoiono – la recensione del film di Jim Jarmusch

Nella tranquilla cittadina di Centreville, qualcosa non va come dovrebbe. La luna splende grande e bassa nel cielo, le ore di luce del giorno diventano imprevedibili e gli animali iniziano a mostrare comportamenti insoliti. Nessuno sa bene perché. Le notizie che circolano sono spaventose e gli scienziati sono preoccupati. Ma nessuno prevede la conseguenza più strana e più pericolosa che inizierà presto a tormentare Centerville: I morti non muoiono – escono dalle loro tombe e iniziano a nutrirsi di esseri viventi, e gli abitanti della cittadina dovranno combattere per la loro sopravvivenza.

Jim Jarmusch presenta la zombie comedy a Cannes 2019

Dallo scrittore-regista Jim Jarmusch (Paterson; Gimme Danger) arriva una commedia horror con un cast stellare formato da attori abituali di Jarmusch e nuovi arrivati con uno sguardo turbolento, triste e satirico sulle abitudini e i desideri degli americani alla fine del mondo – uno stato della nazione ironicamente terrificante, affrontato con originale cinematografia.

I Monty Python ritornano 30 anni dopo

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Sembra che Terry Gilliam voglia rimettere insieme la band, o meglio il gruppo. Proprio così, i Monty Python potrebbero tornare a distanza di circa 30 anni del loro ultimo lavoro insieme,

I Monty Python per la prima volta live…al cinema!

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I Monty Python per la prima volta al cinema in diretta via satellite dall’02 Arena di Londra. Dopo lo strepitoso sold out delle date londinesi MONTY PYTHON LIVE (più o meno), l’esilarante e storica reunion del gruppo comico più irriverente e dissacrante di sempre, arriva nei cinema di tutto il mondo in diretta via satellite.

Una rimpatriata di comicità di dimensioni epiche

The Times

MONTY PYTHON LIVE (più o meno)E’ il 5 ottobre del 1969 quando la BBC propone per la prima volta sulle sue frequenze Monty Python’s Flying Circus,la serie televisiva britannica composta di esilaranti sketch comici scritti ed interpretati da Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin. Quel giorno nascono ufficialmente i Monty Python, il gruppo che ha rivoluzionato l’idea stessa di comicità grazie al suo imprevedibile nonsense, alla personalissima e surreale rilettura del music hall e all’irrisione delle manie e dei vizi della società inglese del tempo. Da quel 5 ottobre il possente piede nudo simbolo del gruppo (coltissima citazione da un famoso quadro rinascimentale italiano dipinto da Bronzino) farà la storia, tanto che secondo alcuni i Monty Python rappresenteranno per la commedia quello che i Beatles sono stati per la musica pop.

Così oggi, a distanza di 45 anni dal loro esordio, i Monty Python tornano a calcare le scene con un appuntamento pensato per divertirsi, ridere e ricordare: domenica 20 luglio alle 20 le sale cinematografiche del mondo saranno invase dalla comicità caustica e irruenta di Monty Python Live (più o meno),la grande reunion del gruppo trasmessa in diretta via satellite in 1500 cinema del mondo dalla O2 Arena di Londra per un live show (in inglese sottotitolato) diretto da Aubrey Powell e prodotto da Fiz Oliver (elenco delle sale italiane su www.nexodigital.it).

John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin, con i loro 360 anni totali, saranno quindi i protagonisti di una serata che saprà miscelare alcuni dei più grandi successi dei Monty Python con nuovi sketch e colpi di scena legati all’attualità, ma sempre rigorosamente in stile “Pythonesque”. Un’attesissima reunion in cui si sentirà la mancanza di Graham Chapman, venuto a mancare nel 1989 ma sempre presente nella memoria dei suoi compagni di strada e di tutti i fan che lo hanno seguito nel corso dei 45 episodi delle quattro stagioni trasmesse su BBC oltre che nelle sue performance sui palchi inglesi.

I Monthy Python del resto sono tutt’altro che nuovi al grande schermo: dopo aver esordito nel 1971 con E ora qualcosa di completamente diverso, hanno continuato a conseguire un travolgente successo internazionale con film come Monty Python e il Sacro Graal nel 1975, Brian di Nazareth nel 1979 e Monty Python Live at the Hollywood Bowl nel 1982. Con Monty Python-Il Senso della Vita del 1983 il gruppo ha conquistato il Grand Prix Speciale della Giuria del 36° Festival di Cannes. Innumerevoli naturalmente sono poi i successi individuali riscossi nel corso delle rispettive carriere da Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin.

Monty Python Live (più o meno) è distribuito in Italia da Nexo Digital in collaborazione con il media partner MYmovies.it. Tutte le informazioni e l’elenco delle sale che trasmetteranno l’evento sono disponibili su www.nexodigital.it.

I montatori raccontano

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I montatori raccontano

Lo_spazio_bianco

Il 21, 22 e 23 Settembre scorsi, presso la Libreria del cinema, a Roma, si sono tenuti gli incontri con i montatori candidati (e uno vincitore) agli ultimi Nastri d’Argento.

 

I momenti più sexy del 2014 in tv

Il 2014 è stato un anno importante per le serie tv. La qualità, i talenti, la bellezza delle immagini cinematografiche si stanno spostando sempre più sulla televisione, così come i grandi nomi, e in quest’anno di grandi chiusure di serie impotanti e di interessanti novità, c’è stato anche tanto spazio per la passione.

Ecco di seguito i momenti più sexy del 2014 visti in tv:

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I momenti più controversi del Marvel Cinematic Universe secondo i fan

I film degli Avengers del Marvel Cinematic Universe sono amatissimi dai fan, ma hanno anche avuto delle frange “estremiste” di spettatori che hanno considerato controverse alcune scene del franchise. Quali sono questi momenti criticati? Hanno retto il trascorrere del tempo o sono ancora dei punti caldi del grande racconto Marvel al cinema? Vediamoli insieme.

La back-story di Wanda e Pietro Maximoff

Dopo un’anticipazione nella scena post-credits di Captain America: The Winter Soldier, Age of Ultron ha introdotto i gemelli Wanda e Pietro Maximoff, meglio conosciuti nei fumetti come i figli mutanti di Magneto, Scarlet Witch e Quicksilver. I due personaggi sono stati graditissime aggiunte al MCU, spettatori e critici che hanno elogiato le performance di Elizabeth Olsen e Aaron Taylor-Johnson, tuttavia i gemelli hanno subito importanti cambiamenti rispetto alle loro incarnazioni a fumetti, uno inevitabile e l’altro perpetuando una tendenza dannosa nel film industria.

Wanda e Pietro hanno visto le loro identità ebraiche e rom cancellate in Age of Ultron, solo Pietro è stato interpretato da un attore ebreo e entrambi sono stati riscritti come membri del gruppo terroristico Hydra, che in certo momento della Storia dei fumetti si è sovrapposto ai nazisti. Mentre alcuni spettatori hanno contestato questo aspetto, molti hanno ignorato questo cambiamento. Il fatto che i Gemelli non fossero più mutanti era altrettanto controverso, dal momento che i Marvel Studios non avevano i diritti per collegarli agli X-Men, ma qualcuno si è lamentato di questa scelta poiché un’origine più vaga avrebbe lasciato loro spazio per ricollegarli, eventualmente, ai mutanti.

Le battute stile Tony Stark di Ultron

Ultron MCUNei fumetti della Marvel, Ultron è una delle più grandi minacce dei Vendicatori, e richiede gli sforzi congiunti dell’intero team per essere fermato e mandare a monte i suoi numerosi piani minacciosi per il mondo. Age of Ultron ha reinventato il suo cattivo principale in molti modi, incluso riconfigurandolo come una creazione di Tony Stark e Bruce Banner. Con questa nuova origine è arrivato anche un cambiamento significativo nel suo comportamento freddo e calcolatore.

Doppiato da James Spader, Ultron dell’MCU è raffigurato come una sorta di negativo di Tony Stark, condividendo il suo modo arguto di parlare. Naturalmente, molti spettatori hanno accolto favorevolmente questo cambiamento, dal momento che Ultron era ancora una figura minacciosa nel film la cui nuova personalità lo ha umanizzato e lo ha reso una versione unica del classico cattivo. Altri, invece, hanno contestato il significativo allontanamento di Ultron dal materiale originale e l’ennesimo personaggio sagace in un film già pieno di eroi sarcastici.

Black Widow e la storia d’amore di Hulk

Bruce Banner Natasha Romanoff Avengers Age of UltronAge of Ultron divide gli spettatori anche con la sua sottotrama romantica per Black Widow e Bruce Banner. Nel corso del film, la Vedova Nera ha il compito di tranquillizzare Hulk e farlo trasformare di nuovo in Banner, in questo modo i due costruiscono gradualmente un legame speciale che diventa una storia d’amore, ovviamente, condannata alla fine. C’era il nucleo di una vera storia d’amore tra i due in Age of Ultron, ma alcuni spettatori lo hanno comunque contestato.

Coloro che erano avversi alla storia d’amore tra Natasha e Bruce ritengono che la sottotrama sia stata affrettata e sottosviluppata. Inoltre, Bruce Banner aveva già una storia d’amore consolidata con Betty Ross in L’incredibile Hulk, rendendo la sottotrama ancora più fuori luogo.

La vedova nera si definisce un “mostro”

La sua impossibilità di avere figli è ciò che lei considera mostruoso. Forse il momento più controverso in Age of Ultron viene da una conversazione tra Black Widow e Bruce Banner. Natasha spiega a Bruce che la sua formazione e indottrinamento nel Programma Black Widow includeva anche la sterilizzazione involontaria, riferendosi a se stessa come un “mostro” apparentemente a causa della sua infertilità. Il momento è stato ampiamente criticato perché ritenuto estremamente riduttivo per il personaggio di Black Widow, specialmente se combinato con la sua sottotrama romantica venuta fuori dal nulla.

I critici della scena non necessariamente mettono in discussione il fatto che la Vedova Nera sia triste per la sua impossibilità di avere una famiglia, ma piuttosto che, di tutte le circostanze orribili presenti nella sua storia come spia e assassina sovietica, la sua incapacità di avere figli è ciò che considera mostruosa. 

Shuri e Bruce Banner discutono di Visione

Infinity War ha visto molti personaggi chiave del MCU interagire per la prima volta, con una scena degna di nota che ha coinvolto Bruce Banner, Visione e Shuri. Mentre porta Visione nel Wakanda per rimuovere la Gemma della Mente dalla sua testa in modo sicuro, Banner nota la sottolinea del compito. Shuri scopre rapidamente un metodo che, sebbene complesso e dispendioso in termini di tempo, potrebbe essere il metodo giusto per rimuovere la Gemma della Mente senza danneggiare la Visione.

Banner è sorpreso dalla facilità con cui Shuri risolve l’enigma, al che lei scherza dicendogli: “Sono sicura che hai fatto del tuo meglio”. L’arguzia di Shuri è coerente con il modo in cui viene ritratta in Black Panther del 2018: un super genio sarcastico la cui sicurezza a volte diventa sfrontatezza (non molto diversa da Tony Stark). Alcuni, tuttavia, hanno ritenuto che la scena, in particolare la battuta, forse avesse messo inutilmente in cattiva luce uno degli eroi originali degli Avengers, anche se Shuri è canonicamente il più intelligente dei due.

Star-Lord attacca Thanos

Il leggendario Star-Lord Guardiani della Galassia Vol 3Una delle scene più tese di Infinity War coinvolge un piccolo gruppo di Vendicatori e Guardiani della Galassia che escogitano un piano per rimuovere il Guanto dell’Infinito dalla mano di Thanos. L’attacco coordinato funziona quasi, ma la rivelazione che Thanos ha ucciso Gamora fa sì che Star-Lord si scateni e lo attacchi, ostacolando i suoi alleati e permettendo al Titano Pazzo di riconquistare il Guanto. Il momento è stato estremamente frustrante per molti spettatori, considerando quanto gli eroi erano arrivati ​​vicini ad avere la meglio su Thanos.

Alcuni spettatori sostengono che il momento sia stato un modo semplicistico per far fallire gli eroi, mentre altri credono che la reazione di Star-Lord fosse coerente con la sua caratterizzazione. Per questo secondo caso, l’amore consolidato di Star-Lord per Gamora è la motivazione giustificabile per la sua irruenza. Inoltre, Star-Lord ha una comprovata esperienza di impulsività nei precedenti film di Guardiani della Galassia.

Bruce Banner e Hulk diventano “Smart Hulk”

avengers: endgame shang chiDopo il salto temporale di cinque anni in Endgame, viene rivelata una nuova forma per Bruce Banner: Smart Hulk. Combinando i suoi due personaggi, Smart Hulk ha l’intelligenza di Bruce Banner e la forza di The Hulk, cosa che gli permette di utilizzare tutte le sue abilità sia in battaglia che in fase di elaborazione dei piani. Il nuovo personaggio di Smart Hulk è una delle tante fonti di umorismo di Endgame e gli consente di annullare l’uso omnicida delle Gemme dell’Infinito da parte di Thanos poiché lui sopravvivere alle radiazioni gamma in questa sua nuova forma.

L’introduzione di Smart Hulk, tuttavia, ha diviso gli spettatori, anche per il suo ruolo di comic-relief nella trama. Gran parte del fascino di Hulk e Bruce Banner è la loro dualità e i tentativi di quest’ultimo di riconciliarsi e controllare il primo. Smart Hulk ha rimosso questo elemento del personaggio di Banner senza accompagnare lo spettatore nel processo.

La trasformazione di Thor in “Bro Thor”

Gli spettatori non erano troppo soddisfatti dell’approccio radicalmente diverso di Thor: Ragnarok in merito al personaggio di Thor, ma Infinity War, per fortuna, ha riportato la necessaria serietà al personaggio. Dopo il salto temporale di cinque anni in Endgame, tuttavia, Thor era ancora una volta una parodia di se stesso.

Endgame probabilmente porta la commedia in stile Taika Waititi troppo oltre con Thor, minando la buona volontà che lui e la sua parte dell’MCU hanno costruito con gli spettatori sin dal suo debutto collettivo in Thor del 2011. La traiettoria del personaggio di Thor in Infinity War, che lo ha rimesso in carreggiata, è stata discutibilmente offuscata per amore di risate a buon mercato in Endgame, cosa che alcuni fan di Thor di lunga data hanno contestato. Altri hanno difeso – o almeno perdonato – “Bro Thor” considerato che era ancora degno del Mjolnir e che il suo confronto finale con Thanos è stato soddisfacente.

Il gruppo di eroine di Avengers: Endgame

eroine del MCUNel finale ricco di azione di Endgame, quasi l’intero pantheon di eroi del MCU combatte contro Thanos e i suoi scagnozzi per impedirgli di usare nuovamente le Gemme dell’Infinito. In un momento notevole, tutte le eroine dell’MCU si riuniscono per difendere Spider-Man (il custode temporaneo del Guanto dell’Infinito). Il breve ma catartico momento ha soddisfatto molti spettatori, mentre altri lo hanno criticato.

L’MCU ha gradualmente diversificato le sue proprietà e i suoi personaggi nel corso degli anni, anche se Age of Ultron e il più recente Moon Knight hanno dimostrato che c’è ancora ampio margine di miglioramento. Questo momento in Endgame ha evidenziato i progressi compiuti dal franchise nel 2019, ma nonostante le sue buone intenzioni, alcuni spettatori lo hanno criticato, ritenendolo troppo sfacciato.

Steve Rogers consegna il suo scudo a Sam Wilson

steve rogers sam wilson 2In una delle scene finali di Endgame, Steve Rogers passa il suo scudo, e quindi il titolo di Capitan America, a un successore: Sam Wilson. Questo momento toccante ha chiuso l’arco narrativo di Rogers nell’MCU e ha creato un futuro luminoso per un altro amato eroe dell’MCU. Nel bene e nel male, ci sarebbero state polemiche indipendentemente da chiunque Rogers avesse scelto come suo successore, e molti spettatori pensavano che Bucky sarebbe stata una scelta più appropriata, come erede di Steve.

Nei fumetti Marvel, sia Bucky Barnes che Sam Wilson hanno impugnato lo scudo nei panni di Capitan America in momenti diversi, quindi Endgame avrebbe comunque adattato liberamente il materiale originale con entrambi. Se Bucky fosse stato scelto come prossimo Capitan America, probabilmente ci sarebbe stata altrettanta divisione tra gli spettatori che avrebbero desiderato vedere Sam Wilson succedere a Steve Rogers. Entrambi gli eroi hanno un’amicizia consolidata con Steve e le qualità necessarie per usare il suo scudo e guidare gli Avengers al suo posto.

I Molti Santi del New Jersey: recensione del film prequel de I Soprano

Al di là dell’innegabile appeal che possa avere sul pubblico la scelta di lanciarlo come “prequel dell’innovativa e pluripremiata serie HBO I Soprano”, sin dal sottotitolo originale di “A Sopranos Story”, il film di Alan Taylor merita decisamente un credito maggiore. Per quanto in I Molti Santi del New Jersey siano presenti diversi personaggi delle sei stagioni della serie originale alla quale ci si è ispirati, riferimenti e connessioni non sono la sua forza principale.

La sceneggiatura, firmata del creatore della serie David Chase insieme a Lawrence Konner, spazia sul piano temporale e tematico per offrire al regista di Mad Men, Il trono di spade, Sex and the City e molti altri (inclusi Thor: The Dark World e Terminator Genisys) materia per realizzare molto di più di un gangster movie. I Molti Santi del New Jersey è una tragedia, ricca di humor e colpi di scena più che di violenza, che la Warner Bros. Pictures offre al pubblico italiano a partire dal 4 novembre 2021, dopo un passaggio alla Festa di Cinema di Roma 2021.

Sopranos e Molti Santi

Tutto si svolge a Newark – come da titolo originale, trasformato genericamente in New Jersey per i meno pratici della zona – raccontato in un momento nel quale la criminalità organizzata sfiorava il naive e le strade e le cronache erano infiammate dalla Guerra del Vietnam e dalla rivolta della comunità afroamericana. Considerata come è facile immaginare tanto dai locali quanto dagli immigrati italiani, impegnati nei propri affari. Roba da gangster, di basso cabotaggio, quelli dell’affresco folcloristico dinanzi al quale ci pone da subito il film, ponendo la prima pietra di una costruzione più ampia e solida, che vedremo svilupparsi via via.

È un gioco di specchi, che non nascondono completamente, ma distolgono l’attenzione. Come fa la voce narrante dell’ultimo dei Moltisanti che ci accoglie spoilerandoci il ruolo che avrà nella sua vita il tanto annunciato e atteso Tony Soprano. Che vediamo crescere all’ombra del vero protagonista della vicenda, il Dickie Moltisanti di un ottimo Alessandro Nivola, capace di rendere le molte ombre – nel male e (incredibilmente) nel bene – del vero Padrino di quella nicchia di anni ’60 particolarmente “esplosivi”.

Intorno a lui un incredibile e mai tanto carismatico Ray Liotta, nel doppio ruolo di “Hollywood Dick” e Salvatore “Sally” Moltisanti, e l’erede al trono di quel James Gandolfini che ci lasciò nel 2013 dopo una notte di eccessi e piaceri tra Trastevere e il centro di Roma. Gli occhi sono tutti per lui – nonostante un cast ben assortito e gestito impreziosito da Vera Farmiga, Leslie Odom Jr., Jon Bernthal, Nick Vallelonga, Corey Stoll e una Michela De Rossi che dalle prime piccole prove italiane sta ritagliandosi uno spazio anche a Hollywood – per il Michael Gandolfini chiamato a interpretare proprio il ruolo del padre, da giovane.

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Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc.
Photo Credit: Barry Wetcher

I Molti Santi del New Jersey – Una storia di crescita, in tutti i sensi

Dopo questa prova siamo ancora più curiosi di rivedere il giovane per metà italiano, tre ottavi polacco e uno slovacco. Che non a caso ritroveremo prossimamente nel The Gray Man dei fratelli Anthony and Joe Russo, nel Cat Person di Susanna Fogel e in Disappointment Blvd., horror comedy diretta da Ari Aster e interpretata con lui da Joaquin Phoenix. Nella finzione, il futuro è suo, come viene ripetuto più volte e come la HBO ci ha già mostrato, per il resto vedremo. Di certo, qui si mostra in grado di tenere la scena in una storia che tra le ‘pieghe’ accennate riesce a parlare di questione nera, condizione femminile (anche in Italia, dove “si invecchia presto”, le donne vestono di nero e comandano i preti), obiezione di coscienza e della malinconia di non poter vivere di sogni propri ed emozioni sincere.

I Molti Santi del New Jersey ray liotta
Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc.
Photo Credit: Barry Wetcher

Il rapporto tra Nivola e Gandolfini cambia, continuamente, mentre i due personaggi crescono. E crescono le influenze e gli insegnamenti di una esistenza nella quale il dolore è norma, la morte un accidente, i piaceri passeggeri e da godere rapidamente, anche a costo di contravvenire a principi saldi quanto le ambiguità che li accompagnano. Non una vera e propria educazione siberiana, ma una rappresentazione riveduta e corretta del Sogno Americano. Come in molti han già fatto prima, ma che nella forma ibrida filmico-televisiva del presupposto acquista un’interessante aura, e forse trova una strada diversa per raggiungere gli spettatori.

Che potranno apprezzare le connessioni con la serie della quale sono stati a lungo fan o fare tesoro delle tante lezioni e perle di filosofia targate New Jersey, o farsi conquistare da una saga familiare dominata dalle assenze (di figure paterne e di riferimento, in primis) e dai rimpianti. Dove al crescendo dell’intreccio si associa l’approfondimento dei rapporti tra i diversi personaggi e delle loro caratterizzazioni. E nella quale a vincere su tutto – alla fine – sembra essere il dolore, che come Moltisanti insegna: “viene dal desiderare le cose”, “troppo” o “troppe” verrebbe da aggiungere in uno slancio didascalico.

I Molti Santi del New Jersey: la vera storia dietro al film prequel de I Soprano

Il New York Times ha definito la serie I Soprano «La più grande opera della cultura pop americana dell’ultimo quarto di secolo». Ad oggi, a 25 anni dal suo debutto e a 16 dalla sua conclusione, è ancora ritenuta una delle migliori serie mai realizzate, per complessità del racconto, dei personaggi e per la qualità generale del suo sviluppo di episodio in episodio, di stagione in stagione. Ideata da David Chase, questa ha inoltre regalato al piccolo schermo uno dei personaggi più iconici mai visti in televisione: Tony Soprano. Proprio a lui, dopo anni di tentativi, è stato dedicato un film prequel dal titolo I Molti Santi del New Jersey (qui la recensione).

Diretto da Alan Taylor – regista noto per i non entusiasmanti Thor: The Dark World e Terminator Genisys ma noto per aver diretto diversi episodi proprio di I Soprano, il film racconta dunque la formazione criminale del giovane Tony, concentrandosi in particolare sulla figura del suo mentore. Per assicurarsi di rimanere fedeli alla serie madre, Chase e il suo co-sceneggiatore Lawrence Konner, riproposero quel realismo d’immagini e quella crudezza di linguaggio che hanno decretato il successo della serie, a cui si deve proprio l’abbattimento di numerosi tabù televisivi.

Uscito in piena pandemia da Covid-19, il film ha per via di ciò mancato di ottenere il successo sperato, ma il suo passaggio televisivo è ora l’occasione per i fan della serie di vedere anche questo nuovo capitolo del franchise, comprensibile però anche da chi non dovesse aver visto I Soprano. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di I Molti Santi del New Jersey

Il film è ambientato negli anni Sessanta, ed ha tra i suoi protagonisti un giovane Tony Soprano, il quale aiutato dal suo mentore Dickie Moltisanti, si forma nel mondo del crimine organizzato. La giovinezza di Tony coincide proprio con il momento delle rivolte di Newark e dei violenti scontri tra italo-americani e afro-american, con questi ultimi che si ribellano al boss DiMeo e alla sua famiglia. Coinvolto in prima persona in queste insurrezioni, Tony sfrutterà questo delicato momento per completare la propria educazione criminale, passando dall’essere un giovane inesperto ad un vero e proprio temuto boss mafioso.

Ad interpretare il giovane Tony Soprano vi è Michael Gandolfini, figlio di James Gandolfini, che aveva interpretato il personaggio nella serie I Soprano. Sul set, Michael Gandolfini ha dovuto rifare molte riprese perché la sua interpretazione era a volte troppo simile a quella del padre, mentre il suo personaggio doveva essere ancora un giovane adolescente e non ancora il temuto gangster adulto. Nel ruolo del suo mentore, Dickie Moltisanti, vi è invece l’attore Alessandro Nivola. Benché gli occhi siano tutti puntati su Tony, è lui l’effettivo protagonista del film, cosa che lo stesso attore, avendo letto solo alcuni estratti della sceneggiatura, non aveva compreso.

L’attore Leslie Odom Jr. interpreta invece il suo partner afroamericano, Harold McBrayer, che diverrà però successivamente rivale di Dickie. Nel film recitano poi gli attori Vera Farmiga nel ruolo di Livia Soprano, madre di Tony e Jon Bernthal in quelli di Johnny Soprano, padre di Tony. Corey Stoll, invece, interpreta Junior Soprano, lo zio del giovane protagonista. Ray Liotta, celebre per Quei bravi ragazzi, interpreta invece i fratelli gemelli Hollywood “Dick” Moltisanti e Salvatore “Sally” Moltisanti. Billy Magnussen interpreta infine Paulie Walnuts, futuro braccio destro di Tony.

I Molti Santi del New Jersey ray liotta
Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. Photo Credit: Barry Wetcher

La vera storia dietro I Molti Santi del New Jersey

Come anticipato dalla trama, il film si svolge nel pieno delle rivolte svoltesi nel 1967 a Newark. Quella verificatasi in tale città fu una delle 159 rivolte razziali che coinvolsero diverse località degli Stati Uniti, in quella che venne definita dai giornali la “lunga estate calda del 1967”. A Newark, nel New Jersey, tra il 12 e il 17 luglio ebbero infatti luoghi degli accesi scontri che provocarono la morte di 26 persone e centinaia di feriti gravi. Furono riportati gravi danni alle proprietà, tra cui vetrine in frantumi e incendi dolosi, lasciando danneggiata o distrutta una gran parte della città. Al culmine del conflitto, la Guardia Nazionale fu chiamata a controllare la situazione con l’impiego di carri armati e altri mezzi militari, operando dunque una dura repressioni.

Tali disordini rappresentarono il culmine di un conflitto che si protraeva da tempo tra elementi dell’allora crescente popolazione afroamericana della città – recentemente diventata una maggioranza numerica – e il suo vecchio establishment politico, che rimaneva dominato da membri di gruppi etnici bianchi, tra cui spiccavano popolazioni di italiani, ebrei e irlandesi americani. Questi ultimi avevano guadagnato un punto d’appoggio politico a Newark durante le generazioni precedenti e la corruzione endemica nel governo locale, combinata con il diffuso pregiudizio razziale, ha infine contribuito all’impossibilità di inclusione della popolazione nera nella città e nella sua struttura politica.

Questa situazione estremamente precaria è esplosa la sera del 12 luglio, quando due agenti di polizia bianchi di Newark, John DeSimone e Vito Pontrelli, fermano un tassista nero, John William Smith, accusato di essere privo di patente e di aver causato diversi incidenti. I due agenti hanno a quel punto picchiato e arrestato Smith, per poi portarlo al 4° distretto di polizia. Venuta a sapere dell’accaduto, la comunità afroamericana si riunisce per dar vita a delle accese proteste, che ben presto sfociano nella violenza quando le comunità bianche iniziano ad opporsi a loro. Quando le rivolte vennero infine spente, si contò la morte di 16 civili, 8 sospetti, un poliziotto e un pompiere. 353 civili, 214 sospetti, 67 poliziotti, 55 pompieri e 38 militari feriti, mentre 689 civili e 811 persone vennero arrestate.

I Molti Santi del New Jersey: ci sarà un sequel?

Successivamente alla realizzazione del film, Chase si è detto interessato a produrre un sequel che segua Tony Soprano a vent’anni, a patto di poter collaborare con l’ex sceneggiatore della serie, Terence Winter, il quale si è poi dichiarato entusiasta all’idea. Chase ha però poi rivelato di aver ricevuto un’offerta dalla WarnerMedia per produrre un’altra stagione de I Soprano che faccia da ponte tra la fine del film e l’inizio della serie originale, ma ha ammesso di non essere particolarmente interessato a realizzare una serie del genere. Tuttavia, ha osservato che avrebbe voluto fare un altro film ambientato nell’universo de I Soprano perché ha delle idee su altre storie da esplorare. Tuttavia, si è detto scettico riguardo all’interesse dello studio di produzione a riguardo.

Il trailer di I Molti Santi del New Jersey e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di I Molti Santi del New Jersey grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 9 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

I Molti Santi del New Jersey: intervista ai protagonisti

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I Molti Santi del New Jersey: intervista ai protagonisti

Il regista Alan Taylor e i protagonisti Alessandro Nivola, Michael Gandolfini, Michela De Rossi e David Chase, hanno parlato di I molti santi del New Jersey, il film prequel sui Soprano che arriva nelle sale italiane il 4 novembre. Ecco la nostra intervista.

I Molti Santi del New Jersey: recensione del film prequel de I Soprano

Debutta al cinema il 04 novembre 2021 I molti santi del New Jersey, il tanto atteso prequel della pluripremiata serie HBO I Soprano diretto da Alan Taylor.  I molti santi del New Jersey è interpretato da Alessandro Nivola (“Disobedience”, “American Hustle – L’apparenza inganna”), il vincitore del premio Tony, Leslie Odom Jr. (“Hamilton” a Broadway, “Assassinio sull’ Orient Express”), Jon Bernthal (“Baby Driver – Il genio della fuga”, “The Wolf of Wall Street”), Corey Stoll (“First Man – Il primo uomo”, “Ant-Man”), Michael Gandolfini (la serie TV “The Deuce: La via del porno”), Billy Magnussen (“Game Night – Indovina chi muore stasera?”, “La grande scommessa”), John Magaro (“L’ultima tempesta”, “Not Fade Away”), Michela De Rossi (“La terra dell’abbastanza,” la serie TV “I topi”) con il vincitore dell’Emmy, Ray Liotta (la serie TV “Shades of Blue”, “Quei bravi ragazzi”) e la candidata all’Oscar Vera Farmiga (“Tra le nuvole”, i film “The Conjuring”).

Il film è ambientato negli esplosivi anni ’60, nell’epoca delle rivolte di Newark (New Jersey) e degli scontri violenti tra la comunità afroamericana e quella italiana. E in particolare, è tra i gangster dei rispettivi gruppi, che la pericolosa rivalità diventa particolarmente letale. New Line Cinema presenta, in associazione con Home Box Office, una produzione Chase Films: ” I Molti Santi del New Jersey”. Il film sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures. In Italia il film uscirà al cinema domani, giovedì 4 Novembre 2021.

Alan Taylor (“Thor: The Dark World”), che ha vinto un Emmy per la regia de “I Soprano”, ha diretto il film da una sceneggiatura del creatore della serie David Chase, e Lawrence Konner, basata sui personaggi creati da Chase. La produzione è di Chase e Konner mentre Michael Disco, Richard Brener, Nicole Lambert e Marcus Viscidi sono i produttori esecutivi. La squadra creativa di Taylor che ha lavorato dietro le quinte comprende il direttore della fotografia Kramer Morgenthau (“Creed II”, “Thor: The Dark World”), lo scenografo Bob Shaw (“The Wolf of Wall Street”, “I Soprano”), il montatore nominato all’Oscar Christopher Tellefsen (“L’arte di vincere”, “A Quiet Place- Un posto tranquillo”) e la costumista Amy Westcott (“The Wrestler”, “Il cigno nero”).

I molti santi del New Jersey è stato girato tra il New Jersey e New York, e nel film sono presenti diversi personaggi famosi della serie originale che ha ispirato il film. Andata in onda per sei stagioni, la serie “I Soprano” – ampiamente considerata come una delle più grandi e influenti serie drammatiche televisive di tutti i tempi – è stata premiata con 21 Primetime Emmy Award, cinque Golden Globe e due Peabody Award, solo per citare alcuni riconoscimenti.

I Molti Santi del New Jersey: intervista a Ray Liotta

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I Molti Santi del New Jersey: intervista a Ray Liotta

Trai protagonisti de I molti santi del New Jersey, il prequel de I Soprano che racconta la giovinezza di Tony Soprano, brilla Ray Liotta, che è avvezzo a ruoli da duro, per non dire da cattivo. Il film è al cinema dal 4 novembre, e questa è la nostra intervista all’attore.

I Molti Santi del New Jersey: recensione del film prequel de I Soprano

Debutta al cinema il 04 novembre 2021 I molti santi del New Jersey, il tanto atteso prequel della pluripremiata serie HBO I Soprano diretto da Alan Taylor.  I molti santi del New Jersey è interpretato da Alessandro Nivola (“Disobedience”, “American Hustle – L’apparenza inganna”), il vincitore del premio Tony, Leslie Odom Jr. (“Hamilton” a Broadway, “Assassinio sull’ Orient Express”), Jon Bernthal (“Baby Driver – Il genio della fuga”, “The Wolf of Wall Street”), Corey Stoll (“First Man – Il primo uomo”, “Ant-Man”), Michael Gandolfini (la serie TV “The Deuce: La via del porno”), Billy Magnussen (“Game Night – Indovina chi muore stasera?”, “La grande scommessa”), John Magaro (“L’ultima tempesta”, “Not Fade Away”), Michela De Rossi (“La terra dell’abbastanza,” la serie TV “I topi”) con il vincitore dell’Emmy, Ray Liotta (la serie TV “Shades of Blue”, “Quei bravi ragazzi”) e la candidata all’Oscar Vera Farmiga (“Tra le nuvole”, i film “The Conjuring”).

Il film è ambientato negli esplosivi anni ’60, nell’epoca delle rivolte di Newark (New Jersey) e degli scontri violenti tra la comunità afroamericana e quella italiana. E in particolare, è tra i gangster dei rispettivi gruppi, che la pericolosa rivalità diventa particolarmente letale. New Line Cinema presenta, in associazione con Home Box Office, una produzione Chase Films: ” I Molti Santi del New Jersey”. Il film sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures. In Italia il film uscirà al cinema domani, giovedì 4 Novembre 2021.

Alan Taylor (“Thor: The Dark World”), che ha vinto un Emmy per la regia de “I Soprano”, ha diretto il film da una sceneggiatura del creatore della serie David Chase, e Lawrence Konner, basata sui personaggi creati da Chase. La produzione è di Chase e Konner mentre Michael Disco, Richard Brener, Nicole Lambert e Marcus Viscidi sono i produttori esecutivi. La squadra creativa di Taylor che ha lavorato dietro le quinte comprende il direttore della fotografia Kramer Morgenthau (“Creed II”, “Thor: The Dark World”), lo scenografo Bob Shaw (“The Wolf of Wall Street”, “I Soprano”), il montatore nominato all’Oscar Christopher Tellefsen (“L’arte di vincere”, “A Quiet Place- Un posto tranquillo”) e la costumista Amy Westcott (“The Wrestler”, “Il cigno nero”).

I molti santi del New Jersey è stato girato tra il New Jersey e New York, e nel film sono presenti diversi personaggi famosi della serie originale che ha ispirato il film. Andata in onda per sei stagioni, la serie “I Soprano” – ampiamente considerata come una delle più grandi e influenti serie drammatiche televisive di tutti i tempi – è stata premiata con 21 Primetime Emmy Award, cinque Golden Globe e due Peabody Award, solo per citare alcuni riconoscimenti.

I Molti Santi del New Jersey, trailer italiano del film prequel de I Soprano

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I Molti Santi del New Jersey della New Line Cinema, è il tanto atteso prequel della pluripremiata serie HBO “I Soprano”.

Il film è ambientato negli esplosivi anni ’60, nell’epoca delle rivolte di Newark (New Jersey) e degli scontri violenti tra la comunità afroamericana e quella italiana. E in particolare, è tra i gangster dei rispettivi gruppi, che la pericolosa rivalità diventa particolarmente letale.

I Molti Santi del New Jersey è interpretato da Alessandro Nivola (“Disobedience”, “American Hustle – L’apparenza inganna”), il vincitore del premio Tony, Leslie Odom Jr. (“Hamilton” a Broadway, “Assassinio sull’ Orient Express”), Jon Bernthal (“Baby Driver – Il genio della fuga”, “The Wolf of Wall Street”), Corey Stoll (“First Man – Il primo uomo”, “Ant-Man”), Michael Gandolfini (la serie TV “The Deuce: La via del porno”), Billy Magnussen (“Game Night – Indovina chi muore stasera?”, “La grande scommessa”), John Magaro (“L’ultima tempesta”, “Not Fade Away”), Michela De Rossi (“La terra dell’abbastanza,” la serie TV “I topi”) con il vincitore dell’Emmy, Ray Liotta (la serie TV “Shades of Blue”, “Quei bravi ragazzi”) e la candidata all’Oscar Vera Farmiga (“Tra le nuvole”, i film “The Conjuring”).

Alan Taylor (“Thor: The Dark World“), che ha vinto un Emmy per la regia de “I Soprano”, ha diretto il film da una sceneggiatura del creatore della serie David Chase, e Lawrence Konner, basata sui personaggi creati da Chase. La produzione è di Chase e Konner mentre Michael Disco, Richard Brener, Nicole Lambert e Marcus Viscidi sono i produttori esecutivi.

La squadra creativa di Taylor che ha lavorato dietro le quinte comprende il direttore della fotografia Kramer Morgenthau (“Creed II“, “Thor: The Dark World“), lo scenografo Bob Shaw (“The Wolf of Wall Street”, “I Soprano”), il montatore nominato all’Oscar Christopher Tellefsen (“L’arte di vincere”, “A Quiet Place- Un posto tranquillo”) e la costumista Amy Westcott (“The Wrestler”, “Il cigno nero”).

I Molti Santi del New Jersey è stato girato tra il New Jersey e New York, e nel film sono presenti diversi personaggi famosi della serie originale che ha ispirato il film. Andata in onda per sei stagioni, la serie “I Soprano” – ampiamente considerata come una delle più grandi e influenti serie drammatiche televisive di tutti i tempi – è stata premiata con 21 Primetime Emmy Award, cinque Golden Globe e due Peabody Award, solo per citare alcuni riconoscimenti.

New Line Cinema presenta, in associazione con Home Box Office, una produzione Chase Films: ” I Molti Santi del New Jersey”.

Il film sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures.

I Molti Santi del New Jersey

I molti santi del New Jersey al cinema dal 4 novembre

I molti santi del New Jersey al cinema dal 4 novembre

Debutterà al cinema il 04 novembre 2021 I molti santi del New Jersey, il tanto atteso prequel della pluripremiata serie HBO I Soprano diretto da Alan Taylor.  I molti santi del New Jersey è interpretato da Alessandro Nivola (“Disobedience”, “American Hustle – L’apparenza inganna”), il vincitore del premio Tony, Leslie Odom Jr. (“Hamilton” a Broadway, “Assassinio sull’ Orient Express”), Jon Bernthal (“Baby Driver – Il genio della fuga”, “The Wolf of Wall Street”), Corey Stoll (“First Man – Il primo uomo”, “Ant-Man”), Michael Gandolfini (la serie TV “The Deuce: La via del porno”), Billy Magnussen (“Game Night – Indovina chi muore stasera?”, “La grande scommessa”), John Magaro (“L’ultima tempesta”, “Not Fade Away”), Michela De Rossi (“La terra dell’abbastanza,” la serie TV “I topi”) con il vincitore dell’Emmy, Ray Liotta (la serie TV “Shades of Blue”, “Quei bravi ragazzi”) e la candidata all’Oscar Vera Farmiga (“Tra le nuvole”, i film “The Conjuring”).

Il film è ambientato negli esplosivi anni ’60, nell’epoca delle rivolte di Newark (New Jersey) e degli scontri violenti tra la comunità afroamericana e quella italiana. E in particolare, è tra i gangster dei rispettivi gruppi, che la pericolosa rivalità diventa particolarmente letale. New Line Cinema presenta, in associazione con Home Box Office, una produzione Chase Films: ” I Molti Santi del New Jersey”. Il film sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures. In Italia il film uscirà al cinema domani, giovedì 4 Novembre 2021.

Alan Taylor (“Thor: The Dark World”), che ha vinto un Emmy per la regia de “I Soprano”, ha diretto il film da una sceneggiatura del creatore della serie David Chase, e Lawrence Konner, basata sui personaggi creati da Chase. La produzione è di Chase e Konner mentre Michael Disco, Richard Brener, Nicole Lambert e Marcus Viscidi sono i produttori esecutivi. La squadra creativa di Taylor che ha lavorato dietro le quinte comprende il direttore della fotografia Kramer Morgenthau (“Creed II”, “Thor: The Dark World”), lo scenografo Bob Shaw (“The Wolf of Wall Street”, “I Soprano”), il montatore nominato all’Oscar Christopher Tellefsen (“L’arte di vincere”, “A Quiet Place- Un posto tranquillo”) e la costumista Amy Westcott (“The Wrestler”, “Il cigno nero”).

I molti santi del New Jersey è stato girato tra il New Jersey e New York, e nel film sono presenti diversi personaggi famosi della serie originale che ha ispirato il film. Andata in onda per sei stagioni, la serie “I Soprano” – ampiamente considerata come una delle più grandi e influenti serie drammatiche televisive di tutti i tempi – è stata premiata con 21 Primetime Emmy Award, cinque Golden Globe e due Peabody Award, solo per citare alcuni riconoscimenti.

I Mitchell contro le macchine: trailer del film d’animazione Netflix

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Netflix Italia ha diffuso il trailer ufficiale del nuovo film originale Netflix d’animazione I Mitchell contro le macchine, in arrivo sulla piattaforma dal 30 aprile in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.

I Mitchell contro le macchine è diretto da Mike Rianda e co-diretto da Jeff Rowe, che firmano anche la sceneggiatura, mentre Will Allegra e Louis Koo Tin Lok sono i produttori esecutivi.

La trama

Dagli stessi esseri umani creatori di Spider-Man: Un nuovo universo e The LEGO Movie arriva I Mitchell contro le macchine, un film d’animazione ricco di azione e di divertimento che ha come protagonista una famiglia ordinaria impegnata in un’impresa stra-ordinaria: salvare il mondo da un’apocalisse robot. Un’inezia, no? Tutto ha inizio quando l’alternativa e creativa Katie Mitchell viene ammessa alla scuola di cinema dei suoi sogni e non vede l’ora di lasciare casa e incontrare “la sua gente”. Suo padre Rick, grande amante della natura, insiste affinché tutta la famiglia la accompagni a scuola in un assolutamente-non-imbarazzante-né-forzato ultimo viaggio on the road. Ma proprio quando le cose sembrano non poter andare peggio, la famiglia Mitchell si ritrova nel bel mezzo di una rivolta di robot! Tutti gli oggetti tecnologici – dagli smartphones agli aspirapolveri roomba, fino ai malvagi Furby – vengono ingaggiati con l’obiettivo di catturare ogni essere umano sul pianeta. Adesso salvare l’umanità è compito dei Mitchell, ovvero Katie e Rick insieme all’allegra mamma Linda, lo stravagante fratellino Aaron, il morbido carlino Monchi e due amichevoli e ingenui robot.

I Mitchell contro le macchine: la recensione del film Netflix

I Mitchell contro le macchine: la recensione del film Netflix

Basta la sequenza d’apertura di I Mitchell contro le macchine per essere subito conquistati dal film d’animazione Netflix senza poter opporre alcuna resistenza. Col senno di poi, diventa sempre più evidente come sia un’opera questa che non ha bisogno di pretendere attenzioni, poiché lo spettatore sarà portato a concedergliele di propria volontà, affascinato dall’intrattenimento e dalle emozioni offerte. A scrivere e dirigere il film, vi sono gli esordienti Mike Rianda e Jeff Rowe. A produrlo si ritrovano invece Phil Lord e Christopher Miller, noti per aver contributo a numerosi film d’animazione tra cui Spider-Man – Un nuovo universo. Proprio il team creativo di quest’ultimo ha sviluppato il nuovo lungometraggio Netflix, arrivando a risultati sbalorditivi.

Protagonisti di questo sono i Mitchell, composti da Katie, Rick, Linda e Aaron. Si tratta di una famiglia come ce ne sono tante, dove ogni membro è dotato di proprie personali passioni, difetti e stranezze. Questa si ritrova ora ad intraprendere un forzato viaggio insieme verso la California, dove Katie è stata accolta presto una prestigiosa università di cinema. La ragazza non vede l’ora di lasciarsi alle spalle la sua ingombrante famiglia, ma prima dovrà sopravvivere all’ostinato desiderio del padre di accompagnarla personalmente. A peggiorare le cose vi sarà l’improvviso scoppio di una rivoluzione delle macchine, pronte a prendere il dominio del mondo. Ultima speranza rimasta per l’umanità, i Mitchell dovranno prima risolvere i propri problemi personali per poter raggiungere l’unione necessaria alla vittoria.

La storia di un padre e di una figlia

Il viaggio che la famiglia Mitchell si prepara ad affrontare è quanto mai delicato. Al termine di questo la protagonista Katie intraprenderà una vita indipendente, e ogni cosa non sarà mai più come prima. In vista di quel momento, suo padre Rick dovrà dunque riuscire a riappacificarsi con lei, riscoprendo quel rapporto che sembrava essersi indebolito con gli anni. Le tematiche intorno a cui ruota il film sono dunque particolarmente universali e intime. Ognuno può ritrovarsi nel punto di vista di Katie, la quale si sente incompresa dal padre, e in quello di Rick, il quale non si spiega come il tempo possa aver cambiato le cose tra lui e sua figlia.

Intorno alle dinamiche famigliari si costruisce una vera e propria apocalisse tecnologica. Elemento apparentemente dissonante con le tematiche centrali del film, questo risvolto narrativo si rivela invece un espediente a dir poco brillante per trattare un ulteriore discorso altrimenti già affrontato tante volte. Tale ribellione delle macchine porta infatti a dover abbandonare ogni forma di tecnologia, dai computer agli smartphone. Pur con i loro benefici, tali strumenti diventano infatti spesso involontariamente mezzi che contribuiscono al distaccamento nei confronti di quanto ci circonda.

Senza, Katie e Rick, le cui opinioni riguardo l’uso della tecnologia sono diametralmente opposte, sono costretti a confrontarsi senza alcun filtro. I due personaggi possono così iniziare un percorso di riavvicinamento che li porta a scoprirsi, ferirsi, comprendersi e infine accettarsi. Il cuore di I Mitchell contro le macchine sta dunque nel suo porre in risalto le cose che ci rendono unici. È un film che punta a ricordarci cosa vuol dire essere, e decidere di rimanere, umani in un mondo sempre più invaso dalla tecnologia, tenendo stretti a sé le persone più importanti, non sapendo mai quando l’inaspettato può verificarsi.

I Mitchell contro le macchine Netflix

I Mitchell contro le macchine: crescere fa paura

Si muove dunque su queste corde il film di Rianda e Rowe. Questo si dimostra però non solo emotivamente coinvolgente, ma anche estremamente entusiasmante da vedere. Se già Spider-Man – Un nuovo universo era una gioia per gli occhi, anche I Mitchell contro le macchine non è da meno. Al di là della sua esplosione di colori e della sua grafica a metà tra disegno 3D e stile fumettistico, il film fa una cosa che pochi film d’animazione sembrano avere il coraggio o la volontà di fare, ovvero giocare con le possibilità che il genere offre. Sono infatti numerose le animazioni nell’animazione, che esaltano ancor di più la bellezza estetica del film e ne fanno un prodotto enormemente accattivante.

Arricchire in questo modo quanto si sta vedendo permette di rimanere continuamente sorpresi, portando avanti parallelamente intrattenimento ed emozione. Il film è così un’altalena continua tra genuine risate, adrenalina, tensione e pura commozione. Tutto ciò è possibile anche per la crescente consapevolezza che quanto si sta guardando non è altro se non una potente metafora sul crescere e su come i genitori cerchino di proteggere come possibile i loro figli nel corso di questo delicato processo, che è anche inevitabilmente un processo di distaccamento. I Mitchell contro le macchine è dunque la storia di un padre che accompagna sua figlia verso una nuova fase della sua vita, lasciandola libera nel mondo, con tutta la paura e l’emozione che ciò richiede.

I misteri di Shining nell’esordio di Rodney Ascher

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I misteri di Shining nell’esordio di Rodney Ascher

Un documentario sui presunti ‘messaggi nascosti’ all’interno del capolavoro di Kubrick: sarà questo il primo lungometraggio di Rodney Ascher, intitolato Room 237 (come la mitologica camera dell’Overlook Hotel teatro del massacro attorno a cui ruota la vicenda di Jack Torrance e famiglia).

Il documentario si concentrerà su varie leggende che negli anni hanno accompagnato il film, e in particolare sulla teoria secondo cui Kubrick vi avrebbe inserito una serie di indizi relativi al suo coinvolgimento su quella che sarebbe la più grande ‘montatura’ degli ultimi cinquant’anni: il cosiddetto ‘falso allunaggio’ del 1969, un caposaldo delle varie ‘teorie delle cospirazioni’. Commentando il film, Ascher ha spiegato che nella fase di raccolta del materiale si è imbattuto in grandi idee costruite su dettagli in apparenza secondari, spesso molto divertenti ma in qualche caso anche abbastanza inquietanti.

Fonte: Hollywood.Com

I miserabili: tutto quello che c’è da sapere sul film

I miserabili: tutto quello che c’è da sapere sul film

Citando con eleganza l’omonimo romanzo di Victor Hugo, nel suo lungometraggio d’esordio I miserabili (qui la recensione) il regista Ladj Ly realizza un affresco sincero e autentico delle periferie parigine e dei miserabili del nuovo millennio. Il risultato è un dramma dal ritmo avvincente e adrenalinico, che non si abbandona a facili condanne e non cade nelle trappole della faziosità o del vittimismo, dove il confine tra bene e male si fa assolutamente labile, mentre tutti i personaggi diventano vittime alla ricerca di un personale riscatto o, più semplicemente, di sopravvivenza.

Ispirato alle sommosse di Parigi del 2005, il film ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Cannes, il Premio Miglior Rivelazione agli European Film Awards ed è poi stato candidato al Premio Oscar per la Francia come Miglior Film Internazionale. Ha poi fatto incetta di candidature e premi ai César (gli Oscar francesi), dove ha trionfato come miglior film. Il percorso di I miserabili è dunque costellato di onori e vittorie, riconoscimenti meritati per un film che ha saputo unire disagi sociali ad un’idea di cinema particolarmente coinvolgente e ricca di pathos, dando vita ad un’opera di rara bellezza.

Girato con uno stile documentaristico, vicino alla realtà dei reali quartieri dove si svolge la vicenda, I miserabili è dunque uno dei film europei recenti da non perdere assolutamente, che offre intrattenimento e profonde riflessioni, dimostrando come gli sconti mostrati nel film siano senza tempo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

I miserabili: la trama del film

Il film segue la storia di Stéphane, un agente di polizia che si trasferisce dal comune francese Cherourg a Montfermeil, nella periferia di Parigi. Egli si integra facilmente nella comunità del piccolo centro e viene inserito nella squadra anti-crimine al fianco dei colleghi Chris e Gwada, due poliziotti esperti e dai metodi decisamente non convenzionali. Ben presto, Stéphane capirà quanto la situazione tra le gang del quartiere sia tesa e fragile, una vera e propria bomba ad orologeria pronta ad esplodere.  La goccia che fa traboccare il vaso è il furto di un leoncino che viene rapito da un circo, alla cui ricerca vengono chiamati proprio i tre poliziotti.

Stéphane si troverà da qui in poi costretto a sporcarsi le mani e gli occhi, invischiato in prima persona nelle miserie dei bassifondi, polveriera di violenza e criminalità, e comprenderà le difficoltà della polizia nel mantenere la pace e l’ordine seguendo il sentiero della legalità. Mentre le ricerche e gli scontri vanno avanti, un drone filma ogni azione della polizia, divenendo un pericoloso strumento di denuncia. Sbarazzarsi anche di questo sarà dunque un obiettivo in più, ma ben presto i tre poliziotti si troveranno letteralmente a dover fare i conti con i ragazzi del quartiere, giovani disperati senza più nulla da perdere.

I miserabili cast

I miserabili: il cast del film

Il cast di I miserabili è composto quasi interamente da attori non professionisti. L’unico attore con precedenti esperienze in tale ambito è Damien Bonnard, già visto in titoli come Dunkirk, Quello che non so di lei e Wolf Call – Minaccia in alto mare. Egli interpreta qui il poliziotto Stéphane, nel cui sguardo lo spettatore può identificarsi. Egli è infatti un personaggio inizialmente esterno al contesto nel quale si ritrova catapultato. Qui assiste per la prima volta, come lo spettatore, a dinamiche e scontri che evidenziano il forte disagio di quartieri abbandonati a loro stessi. Per la sua interpretazione, Bonnard è poi stato candidato come miglior attore ai premi César.

Accanto a lui, nei panni dei colleghi poliziotti Gwada e Chris vi sono gli attori Djibril Zonga e Alexis Manenti. Quest’ultimo ha poi vinto il premio come miglior promessa maschile ai premi César. Categoria in cui era candidato anche Zonga. Fanno poi parte del cast anche Issa Perica nel ruolo di Issa, Al-Hassan nei panni di Buzz e Almamy Kanouté in quelli di Salah. Steve Tientcheu interpreta il sindaco, mentre Nizar Ben Fatma è il personaggio noto come lo spilorcio. Raymond Lopez è Zorro, mentre Luciano e Jaihson Lopez interpretano rispettivamente Luciano e Jaihson. Infine, l’attrice Jeanne Balibar compare nei panni della commissaria di polizia.

I miserabili: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di I miserabili grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 5 agosto alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

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