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I cancelli del cielo: tutto quello che c’è da sapere sul film

I cancelli del cielo: tutto quello che c’è da sapere sul film

A distanza di quarant’anni, I cancelli del cielo è ancora uno dei casi più cocenti ed esemplari di insuccesso cinematografico. Michael Cimino, reduce dal trionfo agli Oscar con Il cacciatore, vide con questo film il tramonto della sua carriera e, in generale, della New Hollywood, che in quegli anni l’aveva fatta da padrona all’interno dell’industria statunitense. Tanto ambizioso quanto epico e sfortunato, questo lungometraggio del 1980 è oggi stato grossomodo rivalutato, permettendo così anche alle nuove generazione di scoprirne il fascino. Non esule da numerose problematicità, la sua storia produttiva è avvincente tanto quanto quella narrata.

Notoriamente, I cancelli del cielo si scontrò con grandi battute d’arresto nel corso delle riprese, motivate dallo spropositato superamento dei costi. Presero così vita i numerosi contrasti tra Cimino e i produttori, che non fecero che generare da subito una cattiva pubblicità nei confronti del film. Al momento della sua uscita, rimontato e modificato, il film incassò meno di 3 milioni a fronte di un budget di 44, portando al collasso la celebre società di distribuzione United Artists. A rendere ulteriormente problematico il film agli occhi della critica e dello spettatore statunitense, vi è la volontà esplicità di Cimino di smascherare le fondamenta culturali del sogno americano e denigrare il suo moderno capitalismo.

Complici anche le diverse versioni uscite del film, intorno a I cancelli del cielo ci fu per anni grande scetticità, ma grazie ad un graduale lavoro da parte di una nuova generazione di critici e studiosi, il film è oggi considerato un cult, nonché uno dei migliori del suo genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla sua versione integrale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

I cancelli del cielo: la trama del film

La vicenda narrata si svolge nel Wyoming del 1870. James Averill e William Irvine, compagni di studi e grandi amici, si trovano ad intraprendere percorsi diversi dopola laurea. Il primo si unisce alla causa dei poveri immigrati dall’Est Europa, divenendo sceriffo per difendere i loro diritti. Il secondo, invece, diviene avvocato presso una potente associazione di allevatori, contraria all’arrivo degli immigrati. Le loro posizioni differenti li porteranno ben presto a scontrarsi nel momento in cui gli allevatori decidono di assumere un gruppo di sicari, capitanati da Nathan Champion, per uccidere 125 immigrati. Tra questi vi è anche la dolce Ella Watson, di cui James nel frattempo si è innamorato.

I cancelli del cielo: il cast del film

Protagonista del film, nel ruolo di James Averill, vi è l’attore Kris Kristofferson, divenuto noto in tempi più recenti per il ruolo di Abraham Whistler nella trilogia di Blade. William Irvine è interpretato da John Hurt, mentre Nathan Campion ha il volto di Christopher Walken, il quale aveva già lavorato con Cimino in Il cacciatore. A loro si aggiunge, nei panni di Ella Watson la giovane Isabelle Huppert, qui al suo primo film statunitense. Per il film, tutti loro dovettero seguire una serie di lezioni, quali equitazione, guida del carro, ballo, dialetto e di uso delle armi. Kristofferson ha inoltre dovuto addestrarsi nell’uso della frusta, mentre la Huppert dovette esercitarsi con la lingua inglese.

Accanto a loro, nel film, compaiono poi gli attori Sam Waterston nei panni di Frank Canton e Brad Dourif in quelli del signor Eggleston. Joseph Cotten, noto per la sua collaborazione con Orson Welles, è qui il reverendo del luogo dove si svolge la storia. Partecipa al film anche un giovane Jeff Bridges, nei panni di John L. Bridges. Il suo ruolo, inizialmente, era piuttosto ridotto, ma l’interpretazione dell’attore di questo piacque così tanto a Cimino che decise di ampliarlo. Mickey Rourke, all’epoca ancora alle sue prime esperienze cinematografiche, ottenne qui il ruolo di Nick Ray, un piccolo cameo che segnò l’inizio della sua collaborazione con Cimino.

I cancelli del cielo versione integrale

I cancelli del cielo: la versione integrale del film

Come noto, esistono più versioni del film. La prima, quella originariamente realizzata da Cimino, aveva una durata complessiva di 325 minuti, ovvero 5 ore e 25. Essendo una durata mastodontica, i produttori imposero una serie di pesanti tagli al fine di ridurre tale minutaggio. La scena della battaglia finale, inizialmente lunghissima, venne dunque pesantemente abbreviata, portando il film ad una durata di 3 ore e 39 minuti. Questa fu la versione poi presentata inizialmente nei cinema, ma venne poi ritirata per ulteriori tagli, che portarono ad una durata di 2 ore e 29 minuti. Soltanto in anni recenti è stata riproposta la versione integrale denominata come Director’s Cut, della durata di 216 minuti, ovvero 3 ore e 36 minuti.

I cancelli del cielo: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di I cancelli del cielo grazie alla sua presenza nel palinsesto di lunedì 1 agosto alle ore 21:10 su Rai Movie. Parallelamente, il film sarà disponibile sulla piattaforma streaming Rai Play, mentre non è presente su nessuna delle altre principali piattaforme disponibili.

Fonte: IMDb

I cacciatori del cielo: al via le riprese del docu-film con Giuseppe Fiorello

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Al via le riprese in Veneto de I cacciatori del cielo, docu-film sulla storia dell’asso dell’aviazione Francesco Baracca interpretato da Giuseppe Fiorello, prodotto da Anele in collaborazione con Aeronautica Militare, con Rai Documentari, in coproduzione con Istituto Luce Cinecittà e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, che Rai manderà in onda nel prossimo mese di marzo.

Il progetto, scritto da Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo Varriale, celebra il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare attraverso il racconto delle imprese eroiche, della vita e dell’amicizia di quei pionieri del volo che si distinsero per le loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale e le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica Militare avvenuta il 28 marzo 1923. Un racconto avvincente che intervalla alla fiction vera e propria preziosi materiali di repertorio, sia foto che filmati d’epoca, e animazioni originali e che abbraccia temi universali come amicizia, grandi sogni e amore.

Giuseppe Fiorello è il tenente pilota del Regio Esercito Francesco Baracca, che per i suoi meriti sarà in breve promosso prima capitano e poi maggiore, assumendo nel frattempo il comando della 91a Squadriglia, la “Squadriglia degli assi”: romagnolo, sanguigno, istintivo e coraggioso, affascinante e colto, di ottima famiglia, generoso, spavaldo ma mai inutilmente votato al sacrificio. Ricordato come “l’Asso degli assi” per aver conseguito il maggior numero di vittorie aeree tra i piloti italiani della Grande Guerra, riuscendo ad avere la meglio in 34 combattimenti abbattendo altrettanti velivoli nemici, Francesco Baracca si impose rapidamente nell’immaginario collettivo del popolo italiano come un eroe nazionale la cui morte, avvenuta a 30 anni il 19 giugno 1918 nel corso di una missione sul Montello, suscitò grande commozione in tutto il Paese.

A suo nome nel 1926 fu inaugurato a Lugo di Romagna il Museo Baracca, dal 1993 trasferito nella casa natale del pilota, luogo particolarmente suggestivo che ospita anche il caccia su cui ha conseguito la sua 30a vittoria e dove si effettueranno alcune riprese grazie alla collaborazione con il Comune di Lugo di Romagna ed Emilia-Romagna Film Commission.

Nel cast, accanto a Giuseppe Fiorello, anche Luciano Scarpa nel ruolo del Comandante Pier Ruggero Piccio, in seguito primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Claudia Vismara, che dà il volto a Norina Cristofori, giovane cantante lirica che vivrà un’intensa storia d’amore con Francesco e Andrea Bosca che interpreta il personaggio di finzione Bartolomeo Rocca, meccanico addetto alla manutenzione dell’aereo di Baracca.

I cacciatori del cielo, docu-film sulla storia di Francesco Baracca il 29 Marzo su Rai 1

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Per celebrare il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare, mercoledì 29 marzo alle 21.30 su Rai1 Rai Documentari propone I cacciatori del cielo, primo docu-film sulla storia dell’asso dell’aviazione Francesco Baracca interpretato da Giuseppe Fiorello e con la regia di Mario Vitale, prodotto da Gloria Giorgianni per Anele con Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Documentari, con il Patrocinio e la partecipazione del Ministero della Difesa, Aeronautica Militare e Difesa Servizi, con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con Aerea S.p.A. ed Elettronica S.p.A..

Il progetto, scritto da Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo Varriale, racconta le imprese eroiche, la vita e l’amicizia di quei pionieri del volo che si distinsero per le loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale e le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica Militare avvenuta il 28 marzo 1923.

Un racconto avvincente che abbraccia temi universali come amicizia, grandi ideali e l’amore e che intervalla alla fiction vera e propria, arricchita da una serie di “interviste ricostruite” ai protagonisti della storia interpretati dai rispettivi attori, preziosi materiali di repertorio, sia foto che filmati d’epoca, e animazioni originali.

Mi chiamo Francesco Baracca. Sono un pilota del Regio Esercito. Prima di diventare aviatore ero al Piemonte Cavalleria. L’aviazione era ancora ai suoi albori, in pochissimi si avventuravano nei cieli… Un giorno assistetti a uno di quei primissimi voli e fu subito una folgorazione! Vedere quell’aereo che si librava nel cielo, vederlo entrare e scomparire tra le nuvole… Capii immediatamente che l’aviazione sarebbe stato il futuro e io volevo farne parte. Poi, il 24 maggio 1915, tutto cambiò”.

Il cast del film I cacciatori del cielo

Giuseppe Fiorello è Francesco Baracca, che per i suoi meriti sarà in breve promosso prima capitano e poi maggiore, assumendo nel frattempo il comando della 91a Squadriglia, la “Squadriglia degli assi”: romagnolo, sanguigno, istintivo e coraggioso, affascinante e colto, di ottima famiglia, generoso, spavaldo ma mai inutilmente votato al sacrificio. Ricordato come “l’Asso degli assi” per aver conseguito il maggior numero di vittorie aeree tra i piloti italiani della Grande Guerra e in assoluto, ottenendo 34 vittorie nei combattimenti aerei, Francesco Baracca si impose rapidamente nell’immaginario collettivo del popolo italiano come un vero e proprio eroe nazionale.

Nel cast, accanto a Giuseppe Fiorello, anche Luciano Scarpa nel ruolo del Comandante Pier Ruggero Piccio, altra figura carismatica dell’aviazione italiana e asso della Grande Guerra, in seguito primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare; Claudia Vismara, che dà il volto a Norina Cristofoli, giovane cantante lirica di Udine, bella, timida e allo stesso tempo determinata, che vivrà un’intensa seppur breve storia d’amore con Francesco; Andrea Bosca, che interpreta il personaggio di finzione Bartolomeo Piovesan, meccanico di umili origini addetto alla manutenzione dell’aereo di Baracca e geniale ideatore di fondamentali migliorie nelle prestazioni di volo dei rudimentali velivoli della compagnia. Tra gli altri attori, Ciro Esposito dà il volto a Fulco Ruffo di Calabria, Enzo Garramone veste i panni del Re Vittorio Emanuele II e Rodolfo Corsato di un Colonnello dell’Esercito Italiano, mentre Patrizia La Fonte e Paolo Rozzi interpretano i genitori di Baracca.

La trama del film I cacciatori del cielo

L’arco narrativo del docu-film parte dal 1915, anno in cui Baracca, Piccio e Piovesan, tre uomini molto diversi fra loro per estrazione sociale, provenienza e indole ma destinati a diventare grandi amici, si ritrovano insieme nel campo di aviazione di Santa Caterina, vicino Udine, sede del primo reparto aerei da caccia e del Comando Supremo; l’iniziale difficoltà a resistere contro i raid aerei austroungarici verrà superata dalle innovazioni introdotte dal meccanico Piovesan e dalla maestria di quei pionieri del volo, in primis Baracca, che conseguirà la prima vittoria italiana nella storia dell’Aeronautica, il 7 aprile 1916, a cui ne seguiranno molte altre, rendendolo un’icona nella popolazione italiana, insieme allo stemma del suo aereo, il Cavallino rampante. Un successo che indurrà il Comando Supremo a superare le perplessità iniziali e istituire una squadriglia di élite, la 91a, per le operazioni particolarmente delicate, affidata a Baracca. La disfatta di Caporetto porterà anche la squadriglia ad abbandonare Santa Caterina per trasferirsi in Veneto, sul campo di aviazione di Quinto, vicino Treviso. Per le loro imprese, Baracca e Piccio ottengono la medaglia d’oro al valor militare, fino alla tragica morte dell’asso degli assi, avvenuta a 30 anni il 19 giugno 1918 nel corso di una missione sul Montello, durante la Battaglia del Piave. La sua morte suscitò grande commozione in tutto il Paese.

A suo nome nel 1926 fu inaugurato a Lugo di Romagna il Museo Francesco Baracca, dal 1993 trasferito nella casa natale del pilota, luogo particolarmente suggestivo che ospita anche il caccia originale su cui ha conseguito la sua 30a vittoria, lo SPAD VII S2489, e dove si sono svolte alcune riprese grazie alla collaborazione con il Comune di Lugo di Romagna, Emilia-Romagna Film Commission, Visit Romagna e Consorzio In Bassa Romagna. Le altre riprese sono state realizzate in Veneto a Nervesa della Battaglia, presso la Fondazione Jonathan Collection, dove è stata utilizzata anche la replica volante dello SPAD XIII, uno degli iconici aerei di Baracca, a Villafranca di Verona, a Lonigo e presso il Museo Villa Lattes di Istrana.

I cacciatori del cielo è una produzione Anele con Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Documentari, con il Patrocinio e la partecipazione del Ministero della Difesa, Aeronautica Militare e Difesa Servizi, con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con Aerea S.p.A. ed Elettronica S.p.A.. Con il contributo di Emilia-Romagna Film Commission, Visit Romagna, Comune di Lugo di Romagna e Consorzio In Bassa Romagna. Un docu-film da 90 minuti diretto da Mario Vitale, prodotto da Gloria Giorgianni. Produttori Associati Tore Sansonetti e Carlotta Schininà. Scritto da Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo Varriale. Musiche di Pasquale Catalano e Antonio Fresa – Edizioni Curci.

I boss dei Marvel Studios riconoscono che il MCU sta attraversando un “periodo difficile”

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Ieri, il CEO della Disney, Bob Iger, ha delineato i piani per ridurre la produzione cinematografica e televisiva dei Marvel Studios nei prossimi anni. Ciò fa parte di un approccio basato sulla “qualità rispetto alla quantità“, che è stato implementato dopo che diversi recenti progetti MCU hanno sottoperformato (leggi qui).

In effetti, il film per il cinema più recente, The Marvels, ha finito per diventare il film MCU con il minor incasso di tutti i tempi con un risultato al box office di solo 206 milioni di dollari in tutto il mondo, alla fine del suo percorso in sala, diventando un flop che ha performato addirittura meno del famigerato The Flash di Warner Bros.

Parlando con Empire, i capi dello studio Kevin Feige e Louis D’Esposito hanno riconosciuto che il Marvel Cinematic Universe sta attraversando un “periodo difficile“, ma entrambi credono che il prossimo Deadpool & Wolverine segnerà un punto di svolta per il franchise. Ed è quello che sperano anche gli spettatori.

“Se fossimo rimasti sempre in alto sarebbe stata la cosa peggiore che ci potesse capitare – ha detto D’Esposito – Abbiamo preso una piccola botta, ma stiamo tornando forti. Forse quando fai troppo, ti diluisci un po’. Non lo faremo più. Abbiamo imparato la lezione. Forse due o tre film all’anno e uno o due spettacoli, invece di fare quattro film e quattro spettacoli”.

Per quanto riguarda Feige, ora vede l’MCU come il “perdente” cosa che ne ribalta la narrazione, come se fosse il Rocky dei franchise! “È bello poter sostenere un progetto cinematografico quest’anno. Mi sento molto più a mio agio nel ruolo del perdente. Preferisco riuscire a sorprendere e superare le aspettative. Quindi sembra che l’ultimo anno, che non è stato l’ideale, ci abbia preparato bene per questo non ruolo”.

“Alcune delle battute su cui Ryan, i suoi sceneggiatori e Shawn hanno lavorato hanno assunto più significato”, ha aggiunto, riferendosi a Wade Wilson che si dichiara Marvel Jesus” nel trailer di Deadpool & Wolverine.

Anche il regista Shawn Levy è intervenuto in merito ai problemi dei Marvel Studios: “Dovresti vivere sotto una roccia per non sapere che gli ultimi film Marvel non sono riusciti ad accendere il mondo come hanno fatto tanti altri”, dice. “Arriviamo in un momento interessante. E noi siamo decisamente qualcosa di diverso. Se sarà di proporzioni messianiche, il tempo lo dirà”. Conclude, citando proprio la battuta di Reynolds nel trailer di Deadpool & Wolverine.

I blogger prima dei distributori

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Mossa a sorpresa della produzione del film DYLAN DOG che ha privilegiato il mondo di internet mostrando in anteprima il film, ormai praticamente pronto, ad alcuni blogger statunitensi lasciando in lista d’attesa le distribuzioni di tutto il mondo.

I Beatles in un film!

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I Beatles in un film!

Presto un film dedicato all’ascesa e allo scioglimento di uno dei gruppi più famosi della storia della musica: The Beatles. La pellicola intitolata The Longest Cocktail Party, sarà diretta da Michael Winterbottom e si baserà sull’omonimo libro di Richard DiLello.

I bambini diventano i loro supereroi preferiti [fan-art]

I bambini diventano i loro supereroi preferiti [fan-art]

Non c’è dubbio che i supereroi possano aiutare i bambini a crescere, ad approcciarsi alla lettura e magari anche a superare momenti difficili, facendoli sognare di diventare, da grandi, persone migliori e magari loro stesso eroei. Ecco di seguito una serie di illustrazioni che rappresentano in maniera poetica e fantastica, le aspettative e i desideri dei piccoli fan degli eroi di carta.

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I bambini di Gaza: recensione di un film da vedere

I bambini di Gaza: recensione di un film da vedere

Sono quasi sei mesi che quotidianamente si parla di Gaza, delle decine e decine di migliaia di morti di civili per la guerra portata da Israele in Palestina, che sembra impossibile poter affrontare la delicata questione intorno alla quale tutto ruota – da decenni – in maniera ancora interessante. Eppure è quel che si prefigge Loris Lai, regista del film I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà che Eagle Pictures distribuisce nei cinema di tutta Italia dal 28 marzo. Un esordio per il filmmaker pluripremiato per i suoi cortometraggi, che per debuttare nel lungo ha scelto di ispirarsi (liberamente) al romanzo per ragazzi “Sulle onde della libertà” di Nicoletta Bortolotti.

Una storia – sostenuta dalle musiche di Nicola Piovani – pronta già a fine settembre 2023, ma che la produzione ha scelto di congelare visti gli accadimenti di quei giorni, per riflettere, e per permettere al pubblico di accogliere al meglio l’invito alla riflessione che il film veicola. Attraverso la voce dei bambini (“rappresentano il futuro, ci insegnano, ci indicano una terza via, fatta di convivenza, di pace” dice Lai), soprattutto quella dei piccoli Marwan Hamdan e Mikhael Fridel, che con Tom Rhys Harries – in un ruolo chiave, per quanto inevitabilmente secondario – guidano un cast completato da Lyna Khoudri, Qassim Gdeh, Hussam Shadat, Yasmine Attia, Oday Saedi, Jaron Làwenberg, Ruth Rosenfeld e Jamal Sassi.

I bambini di Gaza, la trama

Striscia di Gaza, 2003. Durante la seconda Intifada, nel territorio di Gaza sono ancora presenti insediamenti israeliani. In questa realtà vive Mahmud, di 11 anni, che come tanti altri bambini palestinesi va a scuola, aiuta la madre Farah, che per lui spera in una vita diversa, gioca a ‘Israeliani contro Palestinesi’ con gli amici, e coltiva una grande passione per il surf. Tra bombardamenti quotidiani, abituato a vivere nella paura, circondato dalla morte, il surf rappresenta uno spazio di gioia e libertà. Ma l’amore di Mahmud per il surf è condiviso da un suo coetaneo israeliano, Alon, e quando si incontrano in spiaggia tra i due nasce una curiosità reciproca nonostante il contesto. Le cose cambiano quando i due bambini incontrano Dan (30 anni), un ex campione di surf la cui carriera è stata stroncata da un infortunio. Vittima di una dipendenza dagli antidolorifici, questi è in lutto per la morte della sorella, uccisa in un bombardamento mentre lavorava come medico volontario proprio sulla striscia di Gaza. L’incontro con Mahmud e Alon, e la decisione di dare loro lezioni di surf perché possano inseguire i loro sogni, darà una svolta alla sua vita. Nello stesso tempo, però, Mahmud e Alon, a causa della loro amicizia, si troveranno a fare una scelta capace di sconvolgere le loro esistenze.

I bambini di Gaza, le prime vittime

“Un grande contributo alla formazione della fraternità, l’amicizia sociale e la pace” lo ha definito Papa Francesco, al quale il film è stato mostrato. Un film di grande attualità – purtroppo – e potenza, che ha dovuto attraversare qualche difficoltà per arrivare nelle nostre sale, a partire dalla scelta di puntare su bambini palestinesi, selezionati tra i molti incontrati in Cisgiordania, tra le città di Tulkarem e Jenin, e sulla necessità di portarli in Tunisia per le riprese. Un film nel quale fossero loro i protagonisti, oltre che le vittime delle scelte degli adulti, della loro assurda osservanza di fedi religiose che ipocritamente nascondono esigenze politiche e degli opposti radicalismi.

Un concetto che il film sottolinea in maniera evidente, ponendo particolare attenzione nel mostrare tutte le facce del prisma osservato, dal colono invasato convinto della propria missione e del proprio diritto divino a occupare la terra palestinese al subdolo capo zona in cerca di bambini da radicalizzare e sfruttare come armi, ma fortunatamente anche quella di un Islam che non siamo troppo abituati a vedere raccontato, buono, che sceglie il bene e l’umanità piuttosto che l’esclusività e la presunzione dogmatica che da sempre han fatto il male di ogni religione, e del mondo.

Un equilibrio difficile, anche sullo schermo

Non facile trovare un equilibrio, tra questa esigenza e le necessità narrative di raccontare le diverse storie dei personaggi principali, adulti e giovanissimi, e del surfista Dan, figura centrale e imprescindibile per la dinamica del film, eppure debole, anche nel suo mostrarsi tormentato da una schiavitù – nel suo caso da una dipendenza – che lo rende prigioniero al pari degli altri, ognuno nel proprio territorio e nel ruolo che questo gli impone.

Un elemento in più, come detto ‘dovuto’ (alla storia e alla sua origine letteraria), che purtroppo complica ulteriormente il compito dei realizzatori, già alle prese con uno sviluppo frammentato, nel quale buoni momenti e belle sequenze si alternano a sbandamenti e al desiderio di aggiungere ricercatezza alla sostanza con scene oniriche, immagini emblematiche (marine e terrestri, con i corpi esanimi ripresi dal drone) e riprese sghembe, forse non del tutto necessarie, non tutte necessarie.

Ne risulta un puzzle di suggestioni e spunti dal ritmo tutto personale, non privo di didascalismi e retorica, ma dalla coerenza apprezzabile, soprattutto considerata la ricostruzione di una situazione tanto impossibile da semplificare, oggettivamente. Un mix al quale qualche rinuncia avrebbe giovato, probabilmente, come nel caso della danza della ragazzina, già rappresentativa della condizione femminile e dell’urgenza di raccontare la vera realtà palestinese, troppo spesso colpevolmente banalizzata e fatta coincidere con la sua faccia più facile da demonizzare, per rendere più digeribile l’orrore e facile dimenticare – o giudicare ‘da casa’ – chi vive vite intere senza sapere se si sveglierà la mattina dopo, se rivedrà ancora un parente o un amico, o abituandosi a non avere il tempo di piangere i propri morti, a metterne insieme i pezzi dopo l’ennesimo bombardamento o a camminare in una città dove sono poche le case ancora intere.

I Bambini di Cold Rock: recensione del film

I Bambini di Cold Rock: recensione del film

In I Bambini di Cold Rock, Cold Rock è una cittadina tra i monti segnata da tragici eventi di bambini che scompaiono senza lasciare indizi o testimonianze utili per ritrovarli. Con il tempo si è andata consolidando una leggenda, “l’uomo alto” è colui che porta via i bambini che non fanno più ritorno. In Julia Denning è un’infermiera che all’interno della comunità cerca di fare del suo meglio per quei pochi che sono rimasti. Durante la notte viene svegliata dai dei rumori notturni la sua preoccupazione è diretta al figlio che misteriosamente è scomparso, nel tentativo di cercarlo per la casa s’imbatte con l’uomo alto e comincia l’inseguimento per tentare di riportare David a casa. Il Tenente Dodd e lo sceriffo della città cominciano la caccia alla ricerca dell’uomo e delle risposte. Chi è? Che cosa ne fa di questi bambini?

Pascal Laugier si è fatto notare al pubblico durante il Festival di Toronto nel 2008 con il film dal nome Martyrs, un horror che ha fatto breccia nel cuore degli appassionati del genere.

Con I Bambini di Cold Rock si cimenta con il thriller, prendendo un fatto di cronaca nera frequente in America, ossia la denuncia di scomparsa e rapimento dei bambini, e contornarla con un aura soprannaturale e quasi fantastica che gravita intorno al ruolo di questo enigmatico uomo.

La sceneggiatura è a stretto contatto con il lavoro di montaggio, di fatti l’incipit del film si rileverà essere un cambio sul punto di vista, che all’interno del film sono spesso frequentati dal regista. Laugier nello scrivere il percorso della storia si sofferma molto sulle possibili riletture in un’altra angolazione, con il risultato che si comprende la direzione del film solo dopo che lo si è visto con un’altra consapevolezza. Gioca molto sui fotogrammi in più per lasciare la suspense e tutta la grammatica necessaria per far vivere l’ansia nello spettatore, ma ciò che tradisce questo schema è la voce interna. Oltre ad essere raccontato in voice over da una delle co-protagoniste di Jessica Biel (The Illusionist), Jenny (Jodelle FerlandTwilight: Eclipse) c’è un doppio se non terzo autore nel film, ossia il lavoro di montaggio che molto spesso suggerisce, con delle volute panoramiche o campi totali, strutture di sceneggiatura che insinuano il dubbio nello spettatore da non credere fino in fondo ai personaggi e il terzo autore dovrebbe essere il tenente Dodd (Stephan McHattieThe Watchmen) che essendo un federale incaricato a risolvere il caso, ha uno sguardo esterno e quindi diffidente su tutta la comunità di Cold Rock.

A parte gli interrogativi di sceneggiatura che si susseguono durante la visione del film, nel finale le motivazioni non reggono fino infondo, vengono sviscerati in maniera troppo utopistica che non sposa l’intera immagine che si è avuto per il film. L’intenzione mancata è forse da attribuire a un misto di generi: horror per alcune sequenze, thriller per determinati risvolti e impegnato socialmente per il tema del film, che non sono stati approfonditi nel tempo giusto.

La regia di Laugier rimane comunque esteticamente bella da vedere, fa entrare in scena come un personaggio della storia questa cittadina fittizia che viene perlustrata in ogni situazione e a cui lo scenografo Jean André Carrière (Il mistero di Sleepy Hollow) da una sorta di aura tenebrosa che viene sposata dalla fotografia di Kamal Derkaoui (Martyrs) con una luce fredda e per alcuni ambienti asettica; inoltre gli inseguimenti sono quasi tutti dei piani sequenza in cui Jessica Biel sa tenere bene il livello emotivo.

Gli attori sono tutti entrati nel ruolo e gli unici dubbi sono dovuti a delle incongruenze, ma il personaggio e le conseguenze che vivono emergono bene.

I Bambini di Cold Rock sarà al cinema questo weekend, consigliato a chi ama i thriller non troppo pretenziosi.

I Bambini ci Guardano, il film diretto da Vittorio De Sica

I Bambini ci Guardano, il film diretto da Vittorio De Sica

I Bambini ci Guardano è il film del 1943 diretto da Vittorio De Sica e con nel cast Emilio Cigoli, Luciano De Ambrosis, Isa Pola e Adriano Rimoldi.

Andrea e Nina sono una coppia sposata medio-borghese. Lei però vede clandestinamente Roberto, una vecchia fiamma che non vuole spegnersi. Il loro rapporto coniugale è così funestato da addii e ritorni, rancori e perdoni.

A farne le spese di questo matrimonio infelice il piccolo Pricò, 7 anni, il loro figlioletto che assiste con i suoi occhi innocenti, e spesso lacrimanti, ai peccati della madre. Finché tragedia non li separa. In questo film, Vittorio De Sica traspone il romanzo di C.G. Viola Pricò del 1924, incentrando tutta la storia proprio sul piccolo Pricò, che paga sulla propria pelle le colpe della madre e assorbe tutte le sofferenze e i tormenti del padre.

Diverse le scene toccanti, sebbene quella che tocca più di tutte le corde emotive sia proprio quella finale. De Sica ha spesso riservato spazi nei suoi lungometraggi ai bambini, ma questo film è completamente dedicato a loro (tanto quanto Sciuscià) e alle sciagure cui vanno incontro già in tenera età a causa degli egoismi degli adulti. Ancor più grave se a farli soffrire sono i loro stessi genitori. La pellicola è stata giudicata tra i precursori del neorealismo.

Tra gli attori protagonisti, è giusto dedicare qualche riga al piccolo Luciano De Ambrosis, che interpreta il triste e malinconico bimbo Pricò. Figlio di un operaio della Fiat di Torino, scelto dopo una lunghissima selezione fra centinaia di bimbi, Luciano esordisce all’età di sei anni in questo film. Considerato unanimemente, con Cesarino Barbetti, uno dei migliori attori-bambini del periodo bellico, come il suo giovanissimo collega percorre vie artistiche parallele costruendosi una discreta carriera in teatro, in televisione e soprattutto nel doppiaggio, senza accedere comunque mai alla notorietà divistica.

Dopo I Bambini ci Guardano  di De Sica, il piccolo attore partecipa ad alcuni film girati durante il periodo della Repubblica Sociale di Salò tra cui il dittico diretto da Giorgio Ferroni Senza famiglia dove è un intenso e angosciato Rémy. Dopo altri due film nel periodo postbellico con il “suo” scopritore De Sica, che non lo dirige ma gli è accanto come attore, Luciano De Ambrosis, già adolescente, preferisce ritirarsi dagli schermi cinematografici percorrendo la via più sicura e più gratificante del teatro. È accanto a Olga Villi, Ivo Garrani e Luca Ronconi nella prima, splendida edizione di Tè e simpatia di Robert Anderson nel ruolo di Ralph, il ragazzo sportivo che si diverte a tormentare il sensibile protagonista. L’anno successivo fa parte della formazione Carli-Villa recitando nella commedia di Noel Coward Week-end. Dopo il teatro, è il doppiaggio ad assorbirlo completamente ed ad assicurargli una continuità nel campo artistico.

Fra i tanti attori stranieri cui presta la voce, uno è Yorgo Voyagis, il Giuseppe di Gesù di Nazareth di Zeffirelli, poi attori americani come Burt Reynolds, Robert Mitchum, Tommy Lee Jones, il James Caan di Misery non deve morire, l’Andy Griffith della serie-tv Matlock e parecchi altri.

I Backstreet Boys contro gli zombie nel trailer di Dead 7

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I Backstreet Boys contro gli zombie nel trailer di Dead 7

Vi avevamo accennato che Backstreet Boys e ’N Sync avrebbero unito le forze in un horror della Asylum. Adesso arriva il primo trailer del film, Dead 7, prodotto da David Latt e scritto dallo stesso Nick Carter dei Backstreet Boys.

Ecco il trailer:

Dead 7 arriverà il primo aprile su SyFy e vedrà i Backstreet Boys, insieme ad altri membri di alcune famose boy-band rivali degli anni Novanta come gli ‘N Sync, i 98 Degrees e gli O-Town pronti a combattere gli zombie e a liberare dai non morti una cittadina dalle tinte western e post-apocalittiche.Backstreet Boys

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I Baci Mai Dati: recensione del film di Roberta Torre

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I Baci Mai Dati: recensione del film di Roberta Torre

Una serie di sospiri accompagnano la soggettiva offuscata della statua della Madonna che apre il film premio Brian a Venezia 2010  come miglior film “che evidenzi ed esalti i valori del laicismo”. I Baci Mai Dati di Roberta Torre arriverà venerdì 29 nelle sale italiane a due anni dalla sua realizzazione e con due importanti festival alle spalle: Venezia (nella sezione Controcampo italiano) e il Sundance Film Festival.

I Baci Mai Dati narra le vicende di Manuela (Carla Marchese), una ragazza di tredici anni che, stanca dei disordini familiari, decide un po’ per gioco, un po’ per provocazione e un po’ per una qualche forma di convinzione di far credere agli abitanti del quartiere di aver parlato con la Madonna. Dopo lo scherno iniziale dei genitori che iniziano a rinfacciarsi le responsabilità per aver dato alla luce due figlie: una che “parla con la madonna” e l’altra che “sembra la figlia di Paris Hilton” la madre inizia a fiutare l’affare e mette in moto un grande business attorno alla presunta santità della figlia. La gente ha bisogno di sperare, ma la speranza è diversa dal “farsi prendere per il culo” come osserva la protagonista.

Il quartiere catanese di Librino fa da sfondo alla vicenda. Una vicenda siciliana ma non solo in cui i personaggi sono al tempo stesso tipici di una realtà locale (come il “biondo Librino” che caratterizza i capelli di Donatella Finocchiaro) ma anche stilizzati, personaggi fumetto, come stilizzate ed esagerate sono le scelte formali della regista. Il kitsch caratterizza oggetti e arredi legati al mondo della fede: una chiesa ridipinta di un blù elettrico in cui troneggiano statue e dipinti di dubbio gusto, cui fanno eco i gadget con la faccia della bambina “santa” voluti dalla madre.

Il colore è un tratto esuberante che caratterizza il film e che trova la sua massima espressività antinaturalistica nel salone della parrucchiera-fattucchiera interpretata da Piera Degli Esposti. Una parrucchiera che non si limita a curare l’estetica delle teste, ma che agisce magicamente anche sul loro contenuto, un’altra “spacciatrice di speranza” che viene messa in diretta relazione con la bambina. Nel finale il miracolo accade, o meglio, i miracoli accadono. Il primo è nel riavvicinamento tra madre e figlia, coronato da quei “baci mai dati” cui accenna il titolo. Il secondo apparentemente più inspiegabile è lasciato in sospeso e sorprende la stessa protagonista stanca del suo bluff.

In questo film delicato ma anche graffiante la regista (anche sceneggiatrice con Laura Nuccilli e anche produttrice con Amedeo Bacigalupo) si è avvalsa della collaborazione di attori di chiara fama e collaudatissimo mestiere come Piera Degli Esposti, Pino Micol, Donatella Finocchairo e Giuseppe Fiorello ma anche di due attrici giovanissime: Carla Marchese e  Martina Galletta al loro esordio cinematografico.

I Babysitter: la nuova commedia con Francesco Mandelli

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I Babysitter: la nuova commedia con Francesco Mandelli

I Babysitter la nuova commedia prodotta da Colorado Film, diretta da Giovanni Bognetti e distribuita da Medusa, eccezionalmente sarà nelle sale solo per la giornata di mercoledì 12 ottobre per aderire a Cinema2Day: l’iniziativa promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

Mercoledì 12 ottobre, all’Uci Cinema Bicocca (Viale Sarca, 336) il pubblico avrà la possibilità di vedereI Babysitter a soli due euro alla presenza del cast: Diego Abatantuono, Francesco Mandelli, Andrea Pisani, Simona Tabasco, Francesca Cavallin, Luca Peracino e Francesco Facchinetti.

Trama: Andrea, un trentenne introverso e insicuro, sogna di diventare un importante procuratore sportivo. Intanto lavora come impiegato di ultimo livello nello studio del celebre agente dei campioni, Gianni Porini. L’occasione della sua vita si presenta il giorno in cui Porini deve ricevere un prestigioso premio al Gran Galà dello Sport e con sua moglie si ritrova all’improvviso ad aver bisogno di una babysitter che possa badare al figlio.

I Babysitter: la nuova commedia con Francesco Mandelli

Porini, nella fretta, chiede ad Andrea di occuparsi del capricciosissimo Remo. Andrea accetta, pensando si tratti di un’ottima occasione per farsi benvolere e ottenere l’avanzamento di carriera tanto desiderato. Proprio quel giorno, però, è anche il suo compleanno e da anni i suoi amici Aldo e Mario, uno più incosciente dell’altro, lo festeggiano con un party scatenato e, soprattutto, filmando con una telecamera amatoriale ogni momento della serata.

I BabysitterE così accade anche la sera in cui Andrea dovrebbe badare al piccolo Remo. La villa dei Porini diventa così l’assurda location di una festa fuori controllo.

Il mattino dopo la polizia contatta il celebre agente: la villa è devastata, e del piccolo Remo e di Andrea non c’è traccia. I coniugi Porini tornano a casa dove gli inquirenti hanno trovato, tra le macerie del party, la telecamera… Cosa vedranno in quelle immagini?

I Babysitter

I AM: CÉLINE DION, disponibile su Prime Video dal 25 giugno

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I AM: CÉLINE DION, disponibile su Prime Video dal 25 giugno

Diretto dalla regista nominata all’Oscar Irene Taylor, I AM: CÉLINE DION ci offre uno sguardo crudo e onesto nel dietro le quinte della lotta che l’iconica superstar ha intrapreso contro una malattia che le ha cambiato la vita. Come una lettera d’amore ai suoi fan, questo documentario d’ispirazione mette in luce la musica che ha guidato la sua vita, mostrando anche la resilienza dello spirito umano. Il film sarà disponibile in tutto il mondo a partire dal 25 giugno su Prime Video.

Il documentario è stato prodotto da Irene Taylor, Stacy Lorts e Julie Begey Seureau per Vermilion Films e Tom Mackay per Sony Music Vision. Dave Platel e Denis Savage sono executive producer per Les Productions Feeling, insieme a Shane Carter per Sony Music Entertainment Canada e a Krista Wegener per Sony Music Vision. La vendita è stata negoziata da Sony Music Vision.

Diretto da Irene Taylor
Prodotto da Stacy Lorts, Tom Mackay, Julie Begey Seureau e Irene Taylor
Executive producer Dave Platel, Denis Savage, Shane Carter, Krista Wegener
Durata: 102 minuti
@primevideo #IAmCelineDion

I Am: Celine Dion acquisito da Amazon MGM Studios

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I Am: Celine Dion acquisito da Amazon MGM Studios

Amazon MGM Studios ha annunciato di aver acquisito i diritti internazionali del documentario su Celine Dion, I Am: Celine Dion. Diretto dalla regista nominata agli Oscar Irene Taylor, il documentario è un’istantanea di un momento cruciale nella vita e nella carriera di una tra le più riconosciute e rispettate artiste di successo nella storia della musica pop: Celine Dion.

Questa esplorazione intima porta gli spettatori in un viaggio nel passato e nel presente di Celine, mentre rivela la sua battaglia contro la Sindrome della Persona Rigida (Stiff Person Syndrome – SPS) e gli sforzi fatti per continuare a esibirsi per i suoi amati e fedeli fan. Il documentario cattura la vita privata mai raccontata di una superstar globale, partendo dalle incursioni nel suo guardaroba couture, tra gli effetti personali, sino ad arrivare al tempo trascorso in studio di registrazione. Un’emozionante, energica e poetica lettera d’amore alla musica. I Am: Celine Dion racconta più di un anno di riprese mentre la leggendaria cantante affronta il percorso per una vita vera e autentica con la malattia.

Il documentario, prodotto da Sony Music Vision, in collaborazione con Sony Music Entertainment Canada e Vermilion Films, sarà disponibile su Prime Video in oltre 240 paesi e territori nel mondo. La data di uscita su Prime Video sarà annunciata in un secondo momento.

“Questi ultimi due anni sono stati una sfida per me, il percorso dalla scoperta della mia condizione sino all’imparare a conviverci e a gestirla, senza permettere a questa situazione di definirmi”, ha detto Celine Dion. “Mentre continuo a percorrere la strada per riprendere la mia carriera di performer, ho capito quanto mi è mancato il rapporto con i miei fan. Durante questa assenza ho deciso che volevo documentare questa parte della mia vita, per cercare di aumentare la consapevolezza di questa condizione poco conosciuta, per aiutare chi ha la mia stessa diagnosi”.

“Celine Dion è una superstar mondiale con un percorso artistico definito non solo dalla sua straordinaria etica del lavoro e dalla sua passione, ma anche dalla dedizione verso i suoi fan”, ha detto Jennifer Salke, head of Amazon MGM Studios. “Questo documentario è un ritratto diretto e intimo di un momento cruciale nella sua vita personale e nella sua carriera, ed alza il sipario sul viaggio che sta compiendo per superare una diagnosi impensabile. Ci onora che ci abbia affidato la sua storia, e non vediamo l’ora di condividerla con il pubblico di Prime Video di tutto il mondo”.

Trees, And Other Entanglements, il film più recente della regista Irene Taylor vincitrice di un Emmy Award e candidata all’Academy Award, è stato rilasciato lo scorso anno dalla HBO. Di recente, Taylor ha anche vinto un Columbia-DuPont Award per la sua tragica indagine su una delle istituzioni più affidabili in America, Leave No Trace: A Hidden History Of The Boy Scouts (Hulu). Presentato al Sundance nel 2019 e successivamente nominato per Special Merit in Documentary Filmmaking ai Primetime Emmy Awards 2020, Moonlight Sonata: Deafness in Three Movements racconta una storia molto personale per Taylor, quella di suo figlio sordo, suo padre sordo e Ludwig Van Beethoven, mentre componeva la sua famosa sonata. Altri suoi lavori includono Hear and Now, che ha vinto il Premio del Pubblico al Sundance nel 2007; Beware the Slenderman, che ha ricevuto nomination per un Emmy e due Critics’ Choice Awards; The Final Inch, che è stato nominato per un premio Academy e più Emmy; Saving Pelican 895; One Last Hug: Three Days At Grief Camp; Open Your Eyes e Between Sound and Silence.

Da quando è entrata a far parte della scena musicale mondiale all’età di 13 anni, Dion ha venduto più di 250 milioni di album durante i suoi 40 anni di carriera. Dopo aver ottenuto cinque Grammy Awards, due Academy Awards, il Billboard Music Award Lifetime Achievement Icon Award e il riconoscimento dai World Music Awards del 2004 come artista femminile più venduta di tutti i tempi, Dion continua a battere record. Con le hit dei film di successo – tra cui “Ashes” (Deadpool 2), “My Heart Will Go On” (Titanic), e “Beauty and the Beast” (La bella e la bestia), è una forza nel settore e stabilisce nuovi standard di eccellenza.

Nel 2021, Dion ha preso la difficile decisione di cancellare il suo attesissimo residency show a Las Vegas a causa di problemi di salute. In seguito, nel dicembre 2022, la cantante ha coraggiosamente rivelato che stava affrontando una battaglia contro la Sindrome della Persona Rigida, che ha portato alla cancellazione del suo Courage World Tour. Nonostante queste battute d’arresto, Dion è rimasta devota al suo lavoro ed è andata avanti, concentrandosi sulla guarigione. Nel 2023, ha mostrato il suo talento recitando nella commedia romantica Love Again e ha pubblicato cinque nuovi brani che hanno composto la colonna sonora del film.

Il documentario è stato prodotto da Irene Taylor, Stacy Lorts e Julie Begey Seureau per Vermilion Films e Tom Mackay per Sony Music Vision. Dave Platel e Denis Savage sono executive producers di Les Productions Feeling insieme a Shane Carter per Sony Music Entertainment Canada e Krista Wegener per Sony Music Vision. La vendita è stata negoziata da Sony Music Vision.

I Am Wrath: trailer dell’action movie con John Travolta

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I Am Wrath: trailer dell’action movie con John Travolta

Da pochi giorni è apparso in rete il trailer ufficiale di I Am Wrath, nuovo action movie che vedrà protagonista John Travolta.

La pellicola, diretta da Chuck Russell, si basa su di una sceneggiatura firmata a quattro mani da Yvan Gauthier Paul Sloan.

John Travolta veste i panni di Stanley Hill, un ingegnere disoccupato che, testimone della morte della moglie Vivian (Rebecca De Mornay), uccisa da dei teppisti in un garage, sarà distrutto dai sensi di colpa. Stanley, infatti, sarà perseguitato dal ricordo della moglie morente fra le sue braccia. Quando il detective Gibson (Sam Trammell) ed altri poliziotti corrotti si riveleranno incapaci di assicurare i colpevoli alla giustizia, Stanley ed il suo vecchio amico Dennis (Christopher Meloni) decideranno di prendere in mano la situazione.

Fonte: JoBlo Movie Trailers

I Am Paul Walker: il trailer del documentario sull’attore

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Come annunciato lo scorso febbraio, arriverà il prossimo 11 agosto il documentario intitolato I Am Paul Walker e dedicato alla memoria dell’attore protagonista di Fast & Furious scomparso tragicamente cinque anni fa vittima di un incidente stradale.

La Paramount, che ha prodotto il film insieme a Derik Murray (I Am Heath Ledger), ha appena diffuso online il primo trailer ufficiale del documentario che racconterà tramite interviste e testimonianze delle persone vicine all’attore una vita spentasi troppo presto.

Adrian Buitenhuis, regista di I Am JFK Jr., I Am Sam KinisonI Am Dale Earnhardt e I Am Bruce Lee, ha diretto il film.

Paul Walker: dai film alla tragica morte, la carriera dell’attore

I Am Not Okay with This: i motivi per cui non dovreste perdere la serie

Sulla scia di Stranger Things, Everything Sucks!, Sex Education e The End of the F***ing World, Netflix propone una nuova serie chiaramente indirizzata ad un pubblico di giovanissimi. Dallo scorso 27 febbraio, infatti, è disponibile sulla piattaforma di streaming I Am Not Okay With This, tratta dalla graphic novel di Charles Forsman.

Se non l’avete ancora iniziata, di seguito vi forniamo una serie di motivi per cui non dovreste perderla, approfittando magari della reclusione forzata – causa Coronavirus – che sta interessando tutta l’Italia in questi giorni particolarmente tristi e difficili:

La graphic novel e il team dietro la serie

I Am Not Okay with This è basata sull’omonima graphic novel di Charles Forsman pubblicato in Italia da 001 Edizioni. Di recente, aveva debuttato sulla piattaforma di streaming un’altra serie tratta da una graphic novel, Locke & Key, con la quale I Am Not Okay with This condivide la scelta di incentrare le proprie storie su un gruppo di giovani “avventurosi” protagonisti.

La serie è inoltre creata da Jonathan Entwistle, già regista della più celebre The End of the F***ing World (anche questa basata su un fumetto), e prodotta dai produttori dell’amatissima Stranger Things

I due giovani protagonisti

I protagonisti di I Am Not Okay with This sono i giovani attori Sophia Lillis e Wyatt Oleff. Entrambi avevano già lavorato insieme: ricorderete infatti che hanno vestito i panni rispettivamente di Beverly Marsh e Stan Uris (nelle versioni adolescenti dei personaggi) in IT e IT – Capitolo Due, gli adattamenti cinematografici del popolare romanzo di Stephen King ad opera di Andy Muschietti.

In I Am Not Okay with This i due attori entrano molto più relazione rispetto ai due film di Muschietti, dimostrando una chimica straordinaria. Anche nella serie, proprio come nell’adattamento di IT, il personaggio interpretato da Oleff si chiama Stanley.

Sydney Novak come Carrie White

Sono numerosi gli omaggi che I Am Not Okay with This rende all’opera “Carrie – Lo sguardo di Satana” di Stephen King, radicato nell’immaginario collettivo grazie all’adattamento cinematografico di Brian De Palma con protagonista Sissy Spacek. La scena in cui Sydney corre per la strada totalmente ricoperta di sangue (immagine presente nei vari materiali promozionali e che ricorre spesso nei vari episodi), non può non riportare alla memoria il capolavoro di De Palma e il personaggio di Carrie White.

Parallelamente, esistono numerose affinità tra il personaggio di Sydney e quello di Carrie, due adolescenti alle prese con la scoperta di “misteriosi poteri” e con la conseguente presa di coscienza di ciò che in realtà sono. Inoltre, nell’episodio finale della serie, la scena ambientata durante il ballo della scuola è un altro palese omaggio alla storia di Carrie che noi tutti conosciamo e amiamo.

Come in un film di John Hughes

Se John Hughes – indimenticabile regista di cult adolescenziali come Sixteen Candles, Breakfast Club e Una pazza giornata di vacanza – fosse ancora vivo, probabilmente avrebbe diretto una serie come I Am Not Okay with This, o forse contribuito alla sua produzione in qualche modo.

Al di là dei personaggi, dei dialoghi e dei torni che compongono l’assetto narrativo dello show (molto affine alle peculiarità che hanno sempre distinto la commedia tipicamente americana di Hughes), l’episodio numero 5 (“Un altro giorno in paradiso”) è a tutti gli effetti un bellissimo e nostalgico omaggio a Breakfast Club, cult diretto dal compianto regista nel 1985, considerato ancora oggi la vetta più alta del cinema adolescenziale statunitense degli anni ’80.

Il numero di episodi e la durata

La prima stagione di I Am Not Okay with This (con finale aperto che lascia presagire un rinnovo per una seconda parte in tempi relativamente brevi) si compone “soltanto” di 7 episodi della durata – più o meno – di 30 minuti ciascuno. In genere, le serie targate Netflix tendono ad avere una durata di circa un’ora (se non di più): in un epoca in cui il beingwatch la fa da padrone, la fruibilità così immediata e veloce di I Am Not Okay with This è decisamente un punto a favore dello show.

Il creatore della serie Jonathan Entwistle ha spiegato di considerare ogni stagione come un vero e proprio lungometraggio, e che a mano a mano ogni nuovo ciclo di episodi andrà a comporre il suo “film in miniatura”. 

Se amate le serie tv tratte da graphic novel…

I Am Not Okay with This non è certamente l’unica serie disponibile su Netflix ad essere tratta da una graphic novel. Se siete degli appassionati di “romanzi a fumetti”, sulla piattaforma di streaming potete trovare anche Daybreak (basata sull’omonima serie a fumetti di Brian Ralph), Locke & Key (basata sull’omonima serie di comic book di Joe Hill), The End of the F***ing World (basata sul fumetto di Charles Forsman, lo stesso autore di I Am Not Okay with This) e Le Terrificanti Avventure di Sabrina (tratta dalla serie a fumetti della Archie Comics con lo stesso nome).

I Am not Him recensione del film di Tayfun Pirselimoglu

I Am not Him recensione del film di Tayfun Pirselimoglu

I Am not Him recensionePresentato in Concorso alla ottava edizione del Festival Internazionale del film di Roma, I Am not Him (BEN O DEĞILIM) è diretto dal regista turco Tayfun Pirselimoglu e vede protagonista una strana coppia di interpreti, Ercan Kesal e Maryam Zaree, che danno vita ad una storia triste ed intensa, un racconto sospeso tra realtà e mondi impossibili.

L’introverso Nihat, è turbato da Ayşe, una misteriosa donna assunta da poco come lavapiatti. Le inequivocabili attenzioni della donna nei suoi confronti provocano imbarazzo e nervosismo in Nihat. Nonostante sappia che la donna è sposata con un uomo destinato a scontare molti anni di carcere, Nihat accetta un invito a cena a casa di Ayşe. È l’inizio di una relazione di coppia strana e sospesa. Quando Nihat scopre una foto del marito della donna e si rende conto di somigliargli in maniera inquietante, la loro relazione diventa ancora più morbosa, fino a che eventi irreversibili e inspiegabili porteranno il protagonista a costruirsi una nuova vita e un futuro incerto.

Tayfun Pirselimoglu compone un film che si fonda sul racconto lento, cadenzato, apparentemente banale di una storia d’amore che nasce tra due anime sole, introverse e a loro modo violente. I due protagonisti disegnano due personaggi con cui è facile entrare in empatia, anche se il ritmo lento, le inquadrature fisse e la quasi totale assenza di musica ci rendono il film ostico, almeno nella prima parte. Dopo un colpo di scena inaspettato, siamo costretti a rivedere il giudizio, in quanto il film si trasforma in un gioco di doppie identità e di sovrapposizioni di personalità in cui il protagonista si trova invischiato fino al punto di non ritorno.

I Am not Him è nettamente diviso in due parti. Nella prima parte seguiamo al triste vita solitaria di Nihat, e dopo l’inizio della sua relazione con Ayşe, la storia prende un’altra piega, inaspettata e affascinante che intriga lo spettatore e lo lascia sospeso, proteso verso un finale chiarificatore che però non fa altro che porci altre domande.

Il film affronta il tema filosofico del doppio e dell’appropriazione indebita dell’identità altrui, filo conduttore che coinvolge i protagonisti in maniera speculare.

I Am not Him è un film molto interessante, che riserva delle interessanti sorprese nella seconda parte e lascia la sala insieme allo spettatore che continuerà a farsi qualche domanda anche dopo i titoli di coda.

I Am Not Alone: Jessica Chastain protagonista del Sci-Fi Horror Netflix

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Arriva da Deadline, la notizia secondo cui Netflix è attualmente nelle trattative finali per acquisire i diritti di adattamento cinematografico del racconto di Chris Hicks intitolato I Am Not Alone. La vincitrice dell’Oscar Jessica Chastain (Mama) è scelta per il ruolo principale nel dramma horror di fantascienza, con la regista di Lovecraft Country Misha Green che firmerà il progetto come regista e sceneggiatrice.

Netflix è riuscita vincere la battaglia per i diritti con altri quattro importanti studi in un’intensa gara per il progetto, con un accordo a sei cifre. Oltre a recitare, Jessica Chastain produrrà il film attraverso la sua società Freckle Picture con Green e Kelly Carmichael. I Am Not Alone seguirà la storia di una madre di una giovane figlia, la cui vita cambia quando ha iniziato a vedere creature causate dalle sue insopportabili emicranie. È descritto come “una storia di fantascienza radicata su una madre costretta a difendere la sua famiglia da una minaccia che solo lei può vedere“.

Altri produttori del film sono Simon Kinberg e Audrey Chon di Genre Films, Craig Flores di Bread & Circuses Entertainment, Scott Glassgold e Peter Katz. Questo segna la seconda collaborazione di Kinberg con Jessica Chastain dopo aver lavorato insieme in The MartianDark Phoenix e The 355. Sono un grande fan del lavoro di Misha e sono amico di Craig da anni, quindi quando mi è stata inviata questa storia e ho sentito che erano coinvolti, sono andato fuori di testa“, ha detto Kinberg in una dichiarazione. La visione di Misha è diversa da qualsiasi cosa io abbia mai visto. E lavorare di nuovo con Jessica lo rende ancora più sognante.”

I Am Michael: recensione del film con James Franco

I Am Michael: recensione del film con James Franco

Basato sulla storia vera di Michael Glatze, I Am Michael, che ha fatto il giro dei festival di tutto il mondo – dal Sundance a Berlino approdando al Biografilm Festival di Bologna – non parla solo del rapporto tra omosessualità e religione ma anche e soprattutto della spinta universale a cercare un proprio posto nel mondo.

Attivista impegnato ad aiutare le generazioni più giovani ad accettare la propria sessualità, Glatze, incarnato da James Franco, è alla fine degli anni Novanta una delle firme di XY Magazine, pubblicazione di riferimento per i giovani omosessuali americani con base a San Francisco. Michael lascia però la città californiana per seguire ad Halifax, in Canada, il compagno Bennett (Zachary Quinto), con il quale co-fonda la nuova rivista Young Gay America e gira un documentario su adolescenti e coming out, nel quale alcuni ragazzi confessano il disagio di vivere quotidianamente il contrasto tra la propria omosessualità e il proprio credo religioso.

Da sempre convinto che l’orientamento sessuale non debba definire in maniera esclusiva l’identità di una persona, dal 2004 Glatze inizia a riconsiderare la propria esistenza per un insieme di ragioni personali, sentimentali e di salute, fino a rinnegare completamente la propria omosessualità nel 2007, diventando un pastore cristiano dalle convinte posizioni anti-gay. A raccontare un percorso che si muove tra estremi così netti è Justin Kelly, autore della sceneggiatura insieme a Stacey Miller e a Benoit-Denizet-Lewis, che scrisse per il New York Times Magazine l’articolo che ha ispirato il film, dal titolo Il mio ex-gay amico. Nome tutelare del progetto è Gus Van Sant, produttore esecutivo del film.

I Am Michael si prende il rischio di rappresentare la fluidità dell’identità umana, senza mai esprimere giudizi sulla radicalità della conversione di Glatze e tentando di spiegarne l’evoluzione psicologica. Lo sguardo neutrale è il pregio ma anche il principale difetto del film, che resta distante e “freddo” dalla materia e risulta schematico nella narrazione, frammentata in capitoli che ricostruiscono cronologicamente i fatti sino all’avvicinamento del protagonista alla Bibbia e al cristianesimo praticante. Il film, che annovera nel cast anche Emma Roberts e Charlie Carver, si appoggia alla buona prova di James Franco, capace di esprimere il senso di dubbio, la confusione e il tormento provati dal personaggio, a dispetto delle certezze pronunciate in pubblico o sul blog.

Nel delineare la conversione di un’attivista gay in un fondamentalista cristiano, I Am Micheal apre interrogativi importanti sulla mutevolezza dell’identità e sul rapporto tra omosessualità e fede, ma non riesce a elevarsi dal semplice biopic, scavando nelle zone d’ombra e di ambiguità offerte dalla storia.

I Am Married… But! la spiegazione del finale: I-ling e Xue-you hanno divorziato?

Il finale di I Am Married… But!, disponibile su Netflix, ruotava attorno alla rivelazione che I-ling stava in realtà scambiando messaggi con suo marito, Zeng Xue-you, tramite un’app di incontri. I-ling lavorava in un’agenzia pubblicitaria e fu costretta a scaricare l’app per esigenze professionali. Tuttavia, a causa del fallimento della sua vita coniugale—dovuto principalmente alla dipendenza di suo marito dalla madre e al suo eccessivo coinvolgimento nella loro relazione—decise di usare l’app (con lo pseudonimo di “Sunny”) per verificare se esistesse qualcuno più compatibile con lei.

Così si ritrovò abbinata a un uomo di nome “Rain” e i due fecero subito amicizia. Lo show creò alcuni depistaggi utilizzando Liu Wen-chieh, un farmacista incontrato da I-ling, e Zhang Ren-wei, suo amico e compagno di università, per confondere il pubblico sull’identità di Rain. Nel frattempo, Xue-you iniziò a legarsi sempre più alla sua collega, Chen Hsiao-lu, una madre single. Il punto di svolta arrivò quando I-ling scoprì che Xue-you aveva trascorso una notte a casa di Hsiao-lu, inducendola a pensare di dare una possibilità a Rain. Ma quando scoprì che il misterioso amante non era altri che suo marito, si sentì sia sollevata che arrabbiata.

Attenzione: spoiler

Xue-you era Rain

I am Married…But! – Production Still

I-ling inizialmente pensò che Xue-you avesse installato l’app Soulmate con l’intento di tradirla, ma lui si difese affermando di averlo fatto solo per conoscerla meglio. I-ling faticava a credergli e si chiedeva come fosse riuscito a trovarla su un’app che abbina gli utenti in base alle loro preferenze personali. Xue-you confessò che, il giorno in cui I-ling era andata con sua madre a un “esorcismo”—perché quest’ultima credeva che rituali non scientifici l’avrebbero convinta ad avere un figlio—lei aveva dimenticato il telefono a casa. Xue-you ne approfittò per dare un’occhiata e scoprire cosa le passasse per la testa.

Da lì, creò un account con il nome “Rain”, basando il suo profilo sui gusti di I-ling e venendo immediatamente abbinato a lei. Ogni volta che “Sunny” si lamentava del suo matrimonio, Xue-you ascoltava e cercava di cambiare di conseguenza.

Dopo un litigio in cui Xue-you non riuscì a dire a sua madre che I-ling voleva vivere da sola, lei se ne andò nel cuore della notte. Xue-you la inseguì, perché sapeva che I-ling soffriva per il fatto che lui non avesse mai fatto nulla per riconquistarla dopo il matrimonio. Alla fine, pur volendo restare con sua madre, capì le esigenze della moglie e accettò di trasferirsi una volta saldato un prestito che aveva con suo zio.

Quando “Sunny” disse a “Rain” che voleva dei figli—nonostante in passato avesse dichiarato il contrario—Xue-you la rassicurò che sarebbe stata una madre fantastica e che avrebbe condiviso ogni responsabilità. La domanda chiave, però, rimaneva: I-ling voleva davvero lasciare Xue-you e provare con “Rain”? Lei ammise che aveva deciso di incontrare Rain solo dopo aver scoperto che era Xue-you. Anche lei, infatti, aveva controllato il suo telefono, scoprendo la verità. Tuttavia, prima che potessero risolvere il loro conflitto, restava un ultimo nodo da sciogliere: la relazione di Xue-you con Hsiao-lu.

Xue-you ha rifiutato le avances di Hsiao-lu

Dal punto di vista di I-ling, i gesti di Xue-you—come accompagnare Hsiao-lu e suo figlio a casa dopo una festa, avere il profumo di Hsiao-lu sui vestiti e passare la notte da lei—sembravano sospetti. Xue-you chiarì i primi due punti, ma rimase evasivo sull’ultimo.

A quel punto, I-ling capì che nella vita reale Xue-you non era sicuro di sé come lo era stato nei panni di “Rain”. Perciò decise di uscire dalla stanza e scrivergli come “Sunny”. Questo spinse Xue-you ad aprirsi: confessò che, quella notte, aveva scoperto che Hsiao-lu provava dei sentimenti per lui, ma che li stava reprimendo perché sapeva che era sposato. Lui, a sua volta, non voleva illuderla né perdere la loro amicizia.

Nonostante fosse ubriaco, Xue-you andò a casa di Hsiao-lu e le disse che meritava di meglio. Poi, mentre si metteva le scarpe per andarsene, cadde, perse conoscenza e dormì lì. Hsiao-lu, nel frattempo, si promise di lasciarlo andare e aprirsi a nuove possibilità.

I-ling non ha divorziato da Xue-you

I am Married…But! – Production Still

Durante la loro conversazione, Xue-you confessò che l’unica donna che amava era I-ling. Lei, toccata dalla sincerità del marito, decise di affrontare il problema della comunicazione nel loro matrimonio. Alla fine della serie, Xue-you le chiese cosa l’avesse spinta a sposarlo.

I-ling gli ricordò la prima notte che trascorsero insieme: era così immersa nel lavoro che si dimenticò della sua presenza. Xue-you, senza disturbarla, uscì di casa per svuotare la spazzatura, comprare carta igienica e assorbenti—tutte cose che lei si era lamentata di aver finito. Questo gesto colpì così tanto I-ling da convincerla che era l’uomo giusto per lei.

Quel ricordo la riportò anche al loro primo incontro: I-ling si era scontrata con Xue-you in un giorno di sole, da cui il suo alias “Sunny”. Più tardi, quando si rividero, iniziò a piovere—da qui il nome “Rain” scelto da Xue-you. Questo simbolismo rafforzava l’idea che fossero destinati a stare insieme.

Pur avendo pensato molte volte al divorzio a causa dell’immaturità del marito, I-ling riconobbe anche le sue qualità positive. Decise così di dargli una seconda possibilità, lavorando entrambi per migliorare il loro rapporto invece di cercare “pascoli più verdi”.

La madre di Xue-you cambiò idea

I am Married…But! – Production Still

Mentre Xue-you e I-ling pedalavano per la città, si vedeva la madre di Xue-you posare un opuscolo di complessi residenziali sul tavolo della cucina, segno che era finalmente pronta a lasciare che suo figlio costruisse una vita con sua moglie.

Per anni, la madre di Xue-you disprezzò I-ling perché non le dava nipoti e riteneva che il problema fosse solo di sua nuora. La situazione peggiorò quando convinse il figlio a portare I-ling in una clinica per la fertilità. Quando scoprirono che il problema era in realtà di Xue-you, decisero di mentire alla madre per evitarle il dolore della verità.

Questo si ritorse contro di loro, perché la donna e i suoi parenti sottoposero I-ling a pressioni insostenibili per concepire un figlio. Alla fine, Xue-you decise di dirle la verità. Questo la spinse a realizzare il danno che aveva causato e a capire che non aveva il diritto di controllare la vita di suo figlio e sua nuora.

Con questo atto di maturità, lasciò che i due costruissero il loro amore su basi più solide, in una casa tutta loro.

I Am Heath Ledger: il trailer del documentario sul compianto attore

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Il canale ufficiale Youtube SPIKE ha condiviso il trailer di I Am Heath Ledger, il documentario che racconta la vita privata di Heath Ledger, attore premio Oscar (postumo) che proprio oggi, il 4 aprile 2017, avrebbe compiuto 38 anni.

I Am Heath Ledger – Il trailer

“Voleva la fama, e quando la ottenne, non la voleva più” Matt Amato, regista e amico di Heath di lunga data, oltre che suo partner di lavoro, dichiara nel trailer. Tra gli altri visi famosi, il documentario raccoglie le testimonianze degli attori Naomi Watts e Ben Mendelsohn, il regista Ang Lee, il musicista Ben Harper, la modella Chistina Cauche e altri amici e familiari di Heath.

Il trailer si apre con l’attore che fa fotografie con la sua Rolleiflex. Il documentario mostrerà anche alcuni materiali inediti girati dallo stesso Heath Ledger. “Lui è sempre stato un regista, fare l’attore era solo un modo per arrivarci” dichiara l’amico d’infanzia Trevor DiCarlo.

Da 10 cose che odio di te a Il Patriota, fino a I Segreti di Brokeback Mountain e Il Cavaliere Oscuro, la carriera di Heath Ledger è stata folgorante e troppo breve, purtroppo.

I am Groot: tutto quello che c’è da sapere sulla miniserie

I am Groot: tutto quello che c’è da sapere sulla miniserie

Il personaggio più tenero della saga dei Guardiani della Galassia si è guadagnato uno show tutto per sé. I am Groot debutterà il 10 agosto su Disney+. Una serie di cinque cortometraggi animati seguirà le avventure del piccolo Groot mentre, tra guai stellari e supereroi intergalattici, impara a diventare il grande personaggio che noi tutti conosciamo. Vediamo tutti quello che serve sapere prima di iniziare a vedere la serie.

Un nuovo stile di animazione

I Am Groot TrailerI Am Groot sarà un po’ diverso dagli altri prodotti MCU. Si tratterà di una serie di cinque cortometraggi caratterizzati da uno stile di animazione alternativo. Gli autori della serie hanno scelto di adottare l’animazione fotorealistica.

Questo aspetto aiuta I Am Groot a differenziarsi dagli altri capitoli dell’Universo Cinematografico Marvel, dando alla serie un’individualità e un fascino specifico. Lo show potrebbe anche prefigurare progetti futuri e aprire la strada per un nuovo stile d’animazione all’interno del franchise.

Gli autori di I am Groot

Doctor Strange What IfGrazie a Variety sappiamo che nel team creativo di I am Groot c’è un volto noto dell’MCU. Lo sceneggiatore Ryan Little è il creatore e capo sceneggiatore dello show e ha lavorato intensamente a tutti e cinque gli episodi.

Ryan Little è specializzato nell’animazione: grazie al suo lavoro per What If…?, è stato possibile compiere la prima incursione del Marvel Cinematic Universe nel mondo animato. Vedendo il successo del primo lavoro di Little – è già stata annunciata una stagione 2 di What If…? in arrivo nel 2023 – le aspettative per I am Groot sono davvero alte.

Tutte le puntate in una volta

I Am GrootI precedenti show a episodi dell’MCU sono usciti su Disney+ con base settimanale, con la rara eccezione di WandaVision, Loki e HawkeyeAnche I am Groot sarà un’eccezione. Probabilmente a causa della natura abbreviata di ogni episodio della serie, tutti e cinque gli episodi della serie usciranno il 10 agosto.

Questo tipo di show e questa modalità di rilascio sono una prima volta per i Marvel Studios e potrebbe trattarsi di un banco di prova per sperimentare nuovi i metodi di rilascio per i futuri spettacoli MCU.

Già pronta una Parte 2

I am Groot Guardiani della Galassia

I Am Groot sarà il più breve racconto dell’MCU mai visto finora: ha attualmente in programma solo cinque episodi. Tuttavia, i fan non dovranno aspettare troppo per vedere il Baby-Guardiano coinvolto in nuove avventure. Pare che ci siano già dei lavori in corso per portare in vita il prossimo lotto di cortometraggi.

La notizia è arrivata al Comic-Con di San Diego: dopo il primo trailer di I Am Groot, gli autori hanno annunciato che sono già in produzione altri cinque cortometraggi legati alla serie. Non è chiaro quando debutterà questo prossimo slot o se questi nuovi episodi costituiranno una seconda stagione.

Groot torna a casa

Groot MCU Vin DieselI fan della Marvel Comics sanno che, nei fumetti, Groot proviene da Pianeta X.
Vin Diesel ha alluso al ritorno di Groot sul pianeta in un’intervista esclusiva dietro le quinte (via comicbook.com), sostenendo che il presidente Kevin Feige sarebbe “entusiasta” di questa ambientazione.

Il commento di Diesel potrebbe rivelare l’intenzione dell’MCU di visitare Pianeta X nei progetti futuri, forse già in I Am Groot o nell’attesissimo Guardians of the Galaxy Vol. 3.

Il ritorno di Vin Diesel

Vin Diesel e Groot MCUAnche se What If…? ha dimostrato che non tutti gli attori Marvel devono necessariamente riprendere i propri ruoli nei film d’animazione, in I am Groot Vin Diesel torna ad essere Groot. Probabilmente sfoggerà la sua voce acuta per la versione infantile del personaggio, così come stato in Guardiani della Galassia Vol. 2.

Diesel è l’interprete dell’adorabile Guardiano da quasi un decennio. Durante questo periodo, Diesel ha doppiato Groot in cinque diversi progetti, dando vita, con varie voci e lingue, ad una singolare modalità di dialogo per ciascuna delle apparizioni.

Ci sarà anche Rocket in I am Groot

Avengers Endgame Groot RocketOltre a Baby Groot, nella prossima serie Disney+ ci saranno anche alcuni degli altri Guardiani della Galassia. Per ora, il Marvel Studios Animation Panel al San Diego Comic-Con 2022 ha confermato la presenza di Rocket Raccoon di Bradley Cooper.

La presenza di Rocket nella serie consentirà di esplorare gli arbori della relazione tra lui e Groot che molti fan considerano una delle migliori amicizie dell’MCU. Tuttavia, non è ancora chiaro quanti episodi includeranno Rocket o se gli altri Guardiani della Galassia appariranno nella serie.

I momenti dell’infanzia di Groot

Thor Love And ThunderSempre al Comic-Con, le menti dietro alla serie hanno rivelato alcune informazioni sui temi di I Am Groot (via CBR), spiegando perché hanno scelto di raccontare questa storia. I cinque cortometraggi sono essenzialmente un’esplorazione dei temi legati all’infanzia e al diventare grandi.

Ecco perché i creatori hanno scelto di rappresentare Baby Groot e il suo periodo di crescita fino all’adolescenza. I fan possono aspettarsi che Baby Groot riceverà diverse lezioni utili alla sua crescita e alla sua trasformazione in un supereroe e membro dei Guardiani della Galassia.

Potremmo essere fuori dal canone

James-Gunn Guardiani della GalassiaL’annuncio dell’arrivo di I Am Groot ha inizialmente portato i fan a credere che i cortometraggi sarebbero rimasti dentro all’MCU, ma James Gunn ha recentemente accennato al fatto che lo show potrebbe essere al di fuori della continuità dei Guardiani della Galassia.

Questo aspetto non deve deludere i fan perché dà alla serie una maggiore libertà nell’esplorare storie fuori da un un franchising tentacolare. In ogni caso, gli spettatori non dovranno aspettare troppo a lungo prima di una storia più canonica dei Guardiani, dato l’arrivo il prossimo maggio di Guardiani della Galassia, Volume 3.

I primi due episodi

Baby GrootI primi due episodi di I am Groot sono già stati presentati in esclusiva il mese scorso, rivelando alcune informazioni sulla serie. Uno è stato l’anteprima di una serie di proiezioni selezionate (via CBR) di Thor: Love and Thunder. Il cortometraggio, intitolato “Magnum Opus“, racconta il tentativo di Groot di fare un disegno dei Guardiani della Galassia (qui vediamo anche la prima apparizione di Rocket Raccoon).

Il secondo episodio, mostrato durante il SDCC 2022 (via CBR), è intitolato “Groot fa un bagno” e mostra la creatura mentre tesse costumi diversi su di sé utilizzando le foglie che crescono naturalmente sul suo corpo.

I Am Groot: rivelata l’ambientazione nella linea temporale del MCU

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La prossima serie animata di I Am Groot che arriverà su Disney+ presenterà i primi giorni di crescita di Groot, e anche se fino ad oggi non era chiaro l’arco temporale della serie, oggi finalmente è stato rivelato il periodo di tempo esatto nel quale sarà ambientata nella timeline complessiva nel Marvel Cinematic Universe. Parlando con ComicBook , Brian Winderbaum, Head of Streaming, Television and Animation dei Marvel Studios, ha rivelato che la prossima serie di cinque episodi si svolgerà tra la fine di Guardiani della Galassia Vol. 2 e la scena post-crediti del secondo film che mostra Groot che è già invecchiato in una versione di se stesso da adolescente.

«È una finestra stretta, giusto? Si svolge effettivamente tra la fine di Guardiani della Galassia Vol. 2 e prima della scena del in cui lo vediamo adolescente. Quindi, è in questa stretta finestra che Groot [si trova] in quel tipo di fase di sviluppo post-bambino”, ha detto Winderbaum. “Ed è stato qualcosa che ha davvero eccitato, James [Gunn] che conosceva il lavoro di [Kirsten Lepore] ed era anche entusiasta di lavorare con lei”.

Ovviamente, poiché la finestra temporale in cui Groot è piccolo come in I Am Groot e i Guardiani che non sono coinvolti in nessun evento del MCU è piccola, il team dietro la serie ha dovuto trovare la finestra perfetta in cui inserire la serie, e sembra che ci siano riusciti! La sinossi ufficiale racconta che I Am Groot parlerà dei “giorni di gloria di Baby Groot mentre cresce e si mette nei guai tra le stelle”. Lepore, nota per il suo lavoro di animazione e cortometraggi, sarà la regista e la produttrice esecutiva della serie tv.

I am Groot: recensione della serie di cortometraggi Disney+

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I am Groot: recensione della serie di cortometraggi Disney+

Arriva come un uragano di dolcezza e simpatia, il 10 agosto su Disney+, I am Groot, la nuova serie Marvel per la piattaforma che va ad arricchire l’offerta che la Casa delle Idee regala agli abbonati. La serie ci riporta al tempo in cui l’albero senziente è ancora un bambino, anche se probabilmente si tratta di un progetto fuori-canone, come ha dichiarato lo stesso James Gunn. La serie vede diversi ritorni, non solo quello di Vin Diesel che dà la voce al protagonista e di Bradley Cooper che torna brevemente a doppiare Rocket Raccoon, ma è lo stesso Groot che torna nel suo pianeta d’origine, dove non lo abbiamo mai visto!

La serie è formata da 5 episodi, di circa dieci minuti, piccoli cortometraggi, pillole di divertimento e tenerezza che vedono il nostro ramoscello impegnato a esplorare la galassia, a fare i conti con l’ambiente circostante e a farsi rispettare dalle altre creature che incontra sul suo cammino, indipendentemente dalla taglia! Sicuramente queste avventure lo formeranno fino a trasformalo nell’albero che abbiamo conosciuto all’inizio di Guardiani della Galassia e che si sacrificherà per salvare la sua famiglia.

I Am Groot, la nuova serie animata Marvel

Anche in questo prodotto, indirizzato chiaramente ai più piccoli, Groot si dimostra particolarmente a suo agio nel combinare pasticci, con buona pace di Rocket Raccoon, che non può fare a meno di adorare il suo piccolo amico, anche se cerca in tutti i modi di essere severo e limitarne l’entusiasmo infantile.

Con I Am Groot, lo stile del MCU si arricchisce ulteriormente, perché per la prima volta entra in gioco l’animazione fotorealistica, che sebbene sia la più diffusa nel panorama contemporaneo dell’animazione, è una prima volta per lo studio di Kevin Feige. Si potrebbe quindi ipotizzare che si sta aprendo una nuova strada espressiva e linguistica per la Casa delle Idee e I am Groot fa da apripista, soprattutto perché è già stato confermato un secondo ciclo di cortometraggi. Questa novità non ha però impedito a Feige di affidarsi a mani note e fidate. A firmare i cinque episodi c’è infatti Ryan Little, che aveva già seguito What If…? e che è stato confermato per questa nuova avventura.

A dispetto delle recenti polemiche in merito alla scarsa qualità della computer grafica dei recenti prodotti MCU, è evidente che I am Groot si avvale della tecnica più raffinata per mettere in campo al meglio l’amatissimo protagonista, che risplende in tutta la sua dolcezza in tutti e cinque i cortometraggi disponibili su Disney+ dal 10 agosto.

I Am Groot: James Gunn aggiorna sulla seconda stagione

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I Am Groot: James Gunn aggiorna sulla seconda stagione

La serie animata Disney+ del 2022 I Am Groot è stata un successo tra i fan e, di recente, il regista James Gunn ha affermato che potrebbe arrivare una seconda stagione di I Am Groot, ma non con lui coinvolto. In risposta alla domanda di un fan su Twitter, a James Gunn è stato chiesto se i fan possono aspettarsi la seconda stagione di I Am Groot  e se lui sarò coinvolto nei nuovi episodi della serie. Gunn ha detto che pensa che arriveranno altri episodi per la serie animata, ma ha confermato che non lui non sarà coinvolgo nella seconda stagione.

Questa notizia arriva proprio mentre James Gunn ha debuttato al cinema con il suo ultmo film per i Marvel Studios, Guardiani della Galassia Vol. 3, per il momento. Ora, il regista supervisionerà la creazione del nuovo DC Universe, poiché lui e Peter Safran sono stati nominati co-CEO dei DC Studios alla fine dell’anno scorso.

I Am Groot era una serie animata di cinque episodi ambientata tra la fine di Guardiani della Galassia Vol. 2 e la scena post-crediti del secondo film e per lo più ha raccontato la storia della crescita di Groot. La serie ha visto il personaggio entrare in vari dirottamenti, con il personaggio nella sua fase “Baby Groot” del secondo film. 

Guardiani della Galassia Vol. 3, la trama e il cast del film

La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol. 3 recita quanto segue: “in Guardiani della Galassia Vol. 3 la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto un po’ diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere l’universo oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che, se non completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani così come li conosciamo.

Guardiani della Galassia Vol. 3 è scritto e diretto da James Gunn ed è interpretato da Chris PrattZoe SaldanaDave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, con Vin Diesel  nei panni di Groot e Bradley Cooper in quelli di Rocket nella versione originale, oltre a Sean Gunn, Chukwudi Iwuji, Will Poulter e Maria Bakalova. Il film è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Nikolas Korda, Simon Hatt e Sara Smith sono i produttori esecutivi. Il film è al cinema dal 5 maggio.

I Am Groot, rivelata la data di uscita della serie di cortometraggi

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I Marvel Studios hanno annunciato che I Am Groot sarà presentato in anteprima esclusivamente su Disney+ mercoledì 10 agosto, ovvero solo una settimana prima del lancio della loro prossima serie live-action She-Hulk con Tatiana Maslany e Mark Ruffalo.  La prossima serie di cortometraggi originali I Am Groot seguirà le avventure di Baby Groot, presumibilmente doppiato da Vin Diesel (Fast XGuardians of the Galaxy), mentre si ritrova nei guai mentre cresce a bordo della Milano. Non ci sono molti dettagli in questo momento, ma dal momento che la serie animata si svolgerà tra gli eventi di  Guardiani della Galassia Vol. 2  e  Avengers: Infinity War, c’è una discreta possibilità che potremmo vedere alcuni volti familiari apparire nel corso della serie.

Kirsten Lepore ha diretto la serie con Ryan Little nelle vesti di showrunner. Kevin Feige e James Gunn sono produttori esecutivi, quindi c’è sempre la possibilità che la serie possa potenzialmente avere legami con l’imminente Guardians of the Galaxy Vol. 3.

La serie di cortometraggi originali, che segue i giorni di gloria di Baby Groot, crescendo e mettendosi nei guai tra le stelle, debutterà il 10 agosto in esclusiva su Disney+. Dai un’occhiata al nuovissimo poster della serie sopra, con un piccolo Baby Groot molto rilassato che si sta rilassando con i suoi brani preferiti.

I Am Groot, la recensione della seconda stagione della serie dedicata al personaggio del MCU

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Debuttano il 6 settembre su Disney+ i nuovi 5 cortometraggi che formano la seconda stagione di I Am Groot, la serie d’animazione in CGI ambientata nel Marvel Cinematic Universe che ci mostra la vita del piccolo alberello alle prese con le sfide di tutti i giorni in una galassia bizzarra, piena di animali buffi, situazioni insolite e piccoli ostacoli da superare.

Proprio come la prima stagione, anche in questo caso Kirsten Lepore, sceneggiatrice e regista della prima stagione, ritorna nella stessa veste per raccontare le nuove avventura di Baby Groot, che questa volta agisce completamente in solitaria, senza interagire con nessuno dei personaggi del MCU che conosciamo, con l’eccezione per dell’Osservatore, di nuovo doppiato da Jeffrey Wright, come accaduto in What If…?, oltre ovviamente a Vin Diesel, ormai indissolubile dalla sua controparte arborea animata.

Il viaggio di Groot questa volta tocca 5 luoghi (o situazioni) molto diverse che trovano sempre il modo di mostrare un aspetto diverso della colorata personalità del personaggio. Dall’amicizia con un pulcino di una strana specie pennuta, fino al tentativo di comprare del gelato nello spazio, passando per un pianeta innevato, un’esperienza olfattiva molto intensa e un’avventura in stile Indiana Jones, il piccolo alberello che fa parte della squadra ufficiale di Guardiani della Galassia dovrà affrontare molte avventure, potendo contare solo sulle sue forze.

I Am Groot, la recensione della seconda stagione

Divertenti e con un protagonista irrimediabilmente simpatico, data la mescolanza tra dolcezza e furbizia con cui agisce in ogni circostanza, i cortometraggi riscuoteranno sicuramente grande successo, specialmente di fronte al pubblico dei più piccoli, che sono poi anche i principali destinatari dell’infinita fabbrica di merchandise che questo personaggio genera.

Con un preciso pubblico di riferimento, le pillole di I Am Groot si inseriscono senza fatica in un quadro più ampio e complesso che fino a questo momento è stato il Marvel Cinematic Universe. Da una parte confermando la potenza delle storie, che vanno sulle proprie gambe anche divincolate da limiti e argini di continuity, dall’altra smascherando in maniera impietosa la necessità disumana della piattaforma di realizzare contenuti per un pubblico ormai bulimico, sempre in cerca di nuovi prodotti e imbarazzato di fronte alla scelta infinita proposta dagli streamer, I Am Groot sembra un fiacco esercizio di stile, senza nessun guizzo né ricercatezza tecnica, fallendo anche nella possibilità di rappresentare un banco di prova per affinare e arricchire gli strumenti che sono a disposizione dei Marvel Studios.

Oltre a Kirsten Lepore, che scrive e dirige, lo staff di I Am Groot è composto anche dal supervising producer, Danielle Costa; i produttori, Craig Rittenbaum e Alex Scharf; i produttori esecutivi, Brad Winderbaum, Kevin Feige, Louis D’Esposito, Victoria Alonso e Kirsten Lepore, e Dana Vasquez-Eberhardt che ricopre il ruolo di co-produttrice esecutiva. I Am Groot sarà disponibile su Disney+ dal 6 settembre.

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