Il finale di I Am Married…
But!, disponibile su Netflix,
ruotava attorno alla rivelazione che I-ling stava in realtà
scambiando messaggi con suo marito, Zeng Xue-you, tramite un’app di
incontri. I-ling lavorava in un’agenzia pubblicitaria e fu
costretta a scaricare l’app per esigenze professionali. Tuttavia, a
causa del fallimento della sua vita coniugale—dovuto principalmente
alla dipendenza di suo marito dalla madre e al suo eccessivo
coinvolgimento nella loro relazione—decise di usare l’app (con lo
pseudonimo di “Sunny”) per verificare se esistesse qualcuno più
compatibile con lei.
Così si ritrovò abbinata a un uomo
di nome “Rain” e i due fecero subito amicizia. Lo show creò alcuni
depistaggi utilizzando Liu Wen-chieh, un farmacista incontrato da
I-ling, e Zhang Ren-wei, suo amico e compagno di università, per
confondere il pubblico sull’identità di Rain. Nel frattempo,
Xue-you iniziò a legarsi sempre più alla sua collega, Chen
Hsiao-lu, una madre single. Il punto di svolta arrivò quando I-ling
scoprì che Xue-you aveva trascorso una notte a casa di Hsiao-lu,
inducendola a pensare di dare una possibilità a Rain. Ma quando
scoprì che il misterioso amante non era altri che suo marito, si
sentì sia sollevata che arrabbiata.
Attenzione:
spoiler
Xue-you era
Rain
I am Married…But! – Production Still
I-ling inizialmente pensò che
Xue-you avesse installato l’app Soulmate con l’intento di
tradirla, ma lui si difese affermando di averlo fatto solo per
conoscerla meglio. I-ling faticava a credergli e si chiedeva come
fosse riuscito a trovarla su un’app che abbina gli utenti in base
alle loro preferenze personali. Xue-you confessò che, il giorno in
cui I-ling era andata con sua madre a un “esorcismo”—perché
quest’ultima credeva che rituali non scientifici l’avrebbero
convinta ad avere un figlio—lei aveva dimenticato il telefono a
casa. Xue-you ne approfittò per dare un’occhiata e scoprire cosa le
passasse per la testa.
Da lì, creò un account con il nome
“Rain”, basando il suo profilo sui gusti di I-ling e venendo
immediatamente abbinato a lei. Ogni volta che “Sunny” si lamentava
del suo matrimonio, Xue-you ascoltava e cercava di cambiare di
conseguenza.
Dopo un litigio in cui Xue-you non
riuscì a dire a sua madre che I-ling voleva vivere da sola, lei se
ne andò nel cuore della notte. Xue-you la inseguì, perché sapeva
che I-ling soffriva per il fatto che lui non avesse mai fatto nulla
per riconquistarla dopo il matrimonio. Alla fine, pur volendo
restare con sua madre, capì le esigenze della moglie e accettò di
trasferirsi una volta saldato un prestito che aveva con suo
zio.
Quando “Sunny” disse a “Rain” che
voleva dei figli—nonostante in passato avesse dichiarato il
contrario—Xue-you la rassicurò che sarebbe stata una madre
fantastica e che avrebbe condiviso ogni responsabilità. La domanda
chiave, però, rimaneva: I-ling voleva davvero lasciare Xue-you e
provare con “Rain”? Lei ammise che aveva deciso di incontrare Rain
solo dopo aver scoperto che era Xue-you. Anche lei, infatti, aveva
controllato il suo telefono, scoprendo la verità. Tuttavia, prima
che potessero risolvere il loro conflitto, restava un ultimo nodo
da sciogliere: la relazione di Xue-you con Hsiao-lu.
Xue-you ha rifiutato le
avances di Hsiao-lu
Dal punto di vista di I-ling, i
gesti di Xue-you—come accompagnare Hsiao-lu e suo figlio a casa
dopo una festa, avere il profumo di Hsiao-lu sui vestiti e passare
la notte da lei—sembravano sospetti. Xue-you chiarì i primi due
punti, ma rimase evasivo sull’ultimo.
A quel punto, I-ling capì che nella
vita reale Xue-you non era sicuro di sé come lo era stato nei panni
di “Rain”. Perciò decise di uscire dalla stanza e scrivergli come
“Sunny”. Questo spinse Xue-you ad aprirsi: confessò che, quella
notte, aveva scoperto che Hsiao-lu provava dei sentimenti per lui,
ma che li stava reprimendo perché sapeva che era sposato. Lui, a
sua volta, non voleva illuderla né perdere la loro amicizia.
Nonostante fosse ubriaco, Xue-you
andò a casa di Hsiao-lu e le disse che meritava di meglio. Poi,
mentre si metteva le scarpe per andarsene, cadde, perse conoscenza
e dormì lì. Hsiao-lu, nel frattempo, si promise di lasciarlo andare
e aprirsi a nuove possibilità.
I-ling non ha divorziato da
Xue-you
I am Married…But! – Production Still
Durante la loro conversazione,
Xue-you confessò che l’unica donna che amava era I-ling. Lei,
toccata dalla sincerità del marito, decise di affrontare il
problema della comunicazione nel loro matrimonio. Alla fine della
serie, Xue-you le chiese cosa l’avesse spinta a sposarlo.
I-ling gli ricordò la prima notte
che trascorsero insieme: era così immersa nel lavoro che si
dimenticò della sua presenza. Xue-you, senza disturbarla, uscì di
casa per svuotare la spazzatura, comprare carta igienica e
assorbenti—tutte cose che lei si era lamentata di aver finito.
Questo gesto colpì così tanto I-ling da convincerla che era l’uomo
giusto per lei.
Quel ricordo la riportò anche al
loro primo incontro: I-ling si era scontrata con Xue-you in un
giorno di sole, da cui il suo alias “Sunny”. Più tardi, quando si
rividero, iniziò a piovere—da qui il nome “Rain” scelto da Xue-you.
Questo simbolismo rafforzava l’idea che fossero destinati a stare
insieme.
Pur avendo pensato molte volte al
divorzio a causa dell’immaturità del marito, I-ling riconobbe anche
le sue qualità positive. Decise così di dargli una seconda
possibilità, lavorando entrambi per migliorare il loro rapporto
invece di cercare “pascoli più verdi”.
La madre di Xue-you cambiò
idea
I am Married…But! – Production Still
Mentre Xue-you e I-ling pedalavano
per la città, si vedeva la madre di Xue-you posare un opuscolo di
complessi residenziali sul tavolo della cucina, segno che era
finalmente pronta a lasciare che suo figlio costruisse una vita con
sua moglie.
Per anni, la madre di Xue-you
disprezzò I-ling perché non le dava nipoti e riteneva che il
problema fosse solo di sua nuora. La situazione peggiorò quando
convinse il figlio a portare I-ling in una clinica per la
fertilità. Quando scoprirono che il problema era in realtà di
Xue-you, decisero di mentire alla madre per evitarle il dolore
della verità.
Questo si ritorse contro di loro,
perché la donna e i suoi parenti sottoposero I-ling a pressioni
insostenibili per concepire un figlio. Alla fine, Xue-you decise di
dirle la verità. Questo la spinse a realizzare il danno che aveva
causato e a capire che non aveva il diritto di controllare la vita
di suo figlio e sua nuora.
Con questo atto di maturità, lasciò
che i due costruissero il loro amore su basi più solide, in una
casa tutta loro.
Il canale ufficiale Youtube SPIKE ha condiviso il trailer di I Am
Heath Ledger, il documentario che racconta la vita privata
di Heath Ledger, attore premio Oscar (postumo) che
proprio oggi, il 4 aprile 2017, avrebbe compiuto 38 anni.
I Am Heath Ledger – Il
trailer
“Voleva la fama, e quando la
ottenne, non la voleva più”Matt Amato,
regista e amico di Heath di lunga data, oltre che suo partner di
lavoro, dichiara nel trailer. Tra gli altri visi famosi, il
documentario raccoglie le testimonianze degli
attori Naomi Watts e Ben
Mendelsohn, il regista Ang Lee, il
musicista Ben Harper, la modella Chistina
Cauche e altri amici e familiari di Heath.
Il trailer si apre con l’attore che
fa fotografie con la sua Rolleiflex. Il documentario mostrerà anche
alcuni materiali inediti girati dallo stesso Heath
Ledger. “Lui è sempre stato un regista, fare l’attore
era solo un modo per arrivarci” dichiara l’amico d’infanzia
Trevor DiCarlo.
Da 10 cose che odio di
te a Il Patriota, fino a I
Segreti di Brokeback Mountain e Il Cavaliere
Oscuro, la carriera di Heath Ledger è
stata folgorante e troppo breve, purtroppo.
Il personaggio più tenero della saga
dei Guardiani della Galassia si è guadagnato uno show
tutto per sé. I am
Groot debutterà il 10 agosto su
Disney+.
Una serie di cinque cortometraggi animati seguirà le avventure del
piccolo Groot mentre, tra guai stellari e supereroi
intergalattici, impara a diventare il grande personaggio che noi
tutti conosciamo. Vediamo tutti quello che serve sapere prima di
iniziare a vedere la serie.
Un nuovo stile di animazione
I
Am Groot sarà un po’ diverso dagli altri prodotti
MCU. Si tratterà di una
serie di cinque cortometraggi caratterizzati da uno stile di
animazione alternativo. Gli autori della serie hanno scelto di
adottare l’animazione fotorealistica.
Questo aspetto aiuta I Am Groot a differenziarsi dagli altri
capitoli dell’Universo Cinematografico Marvel, dando alla serie
un’individualità e un fascino specifico. Lo show potrebbe anche
prefigurare progetti futuri e aprire la strada per un nuovo stile
d’animazione all’interno del franchise.
Gli autori di I am
Groot
Grazie a
Variety sappiamo che nel team creativo di I am
Groot c’è un volto noto dell’MCU. Lo sceneggiatore
Ryan Little è il creatore e capo sceneggiatore
dello show e ha lavorato intensamente a tutti e cinque gli
episodi.
Ryan Little è
specializzato nell’animazione: grazie al suo lavoro per What If…?, è stato possibile compiere la prima
incursione del Marvel Cinematic Universe
nel mondo animato. Vedendo il successo del primo lavoro di
Little – è già stata annunciata una stagione
2 di What If…?in arrivo nel 2023 – le
aspettative per I am Groot sono davvero
alte.
Tutte le puntate in una volta
I precedenti show a episodi
dell’MCU
sono usciti su Disney+ con base settimanale,
con la rara eccezione di WandaVision, Loki e Hawkeye. Anche I am
Groot sarà un’eccezione. Probabilmente a causa
della natura abbreviata di ogni episodio della serie, tutti e
cinque gli episodi della serie usciranno il 10
agosto.
Questo tipo di show e questa
modalità di rilascio sono una prima volta per i Marvel
Studios e potrebbe trattarsi di un banco di prova
per sperimentare nuovi i metodi di rilascio per i futuri spettacoli
MCU.
Già pronta una Parte 2
I Am Groot sarà il
più breve racconto dell’MCU mai visto finora:
ha attualmente in programma solo cinque episodi. Tuttavia, i fan
non dovranno aspettare troppo per vedere il Baby-Guardiano
coinvolto in nuove avventure. Pare che ci siano già dei lavori in
corso per portare in vita il prossimo lotto di cortometraggi.
La notizia è arrivata al
Comic-Con di San Diego: dopo il primo trailer di
I Am Groot, gli autori hanno annunciato che
sono già in produzione altri cinque cortometraggi legati alla
serie. Non è chiaro quando debutterà questo prossimo slot o se
questi nuovi episodi costituiranno una seconda stagione.
Groot torna a casa
I fan della
Marvel Comics sanno che, nei fumetti,
Groot proviene da Pianeta X. Vin Diesel ha alluso al ritorno di
Groot sul pianeta in un’intervista esclusiva dietro le
quinte (via comicbook.com), sostenendo che il presidente
Kevin Feige sarebbe “entusiasta” di questa
ambientazione.
Il commento di
Diesel potrebbe rivelare l’intenzione
dell’MCU di visitare
Pianeta X nei progetti futuri, forse già in I Am Grooto
nell’attesissimo Guardians of the Galaxy
Vol. 3.
Il ritorno di Vin Diesel
Anche se What If…? ha dimostrato che non tutti gli attori
Marvel devono
necessariamente riprendere i propri ruoli nei film d’animazione, in
I am GrootVin
Diesel torna ad essere Groot. Probabilmente
sfoggerà la sua voce acuta per la versione infantile del
personaggio, così come stato in Guardiani
della Galassia Vol. 2.
Diesel è
l’interprete dell’adorabile Guardiano da quasi un
decennio. Durante questo periodo, Diesel ha
doppiato Groot in cinque diversi progetti, dando vita, con
varie voci e lingue, ad una singolare modalità di dialogo per
ciascuna delle apparizioni.
Ci sarà anche Rocket in I
am Groot
Oltre a
BabyGroot, nella prossima serie
Disney+ ci saranno anche
alcuni degli altri Guardiani della Galassia. Per ora, il Marvel Studios Animation Panel al
San Diego Comic-Con 2022 ha confermato la presenza
di Rocket Raccoon di Bradley Cooper.
La presenza di Rocket nella
serie consentirà di esplorare gli arbori della relazione tra lui e
Groot che molti fan considerano una delle migliori
amicizie dell’MCU. Tuttavia, non è
ancora chiaro quanti episodi includeranno Rocket o se
gli altri Guardiani della
Galassia appariranno nella serie.
I momenti dell’infanzia di
Groot
Sempre al
Comic-Con, le menti dietro alla serie hanno
rivelato alcune informazioni sui temi di I Am
Groot (via CBR), spiegando
perché hanno scelto di raccontare questa storia. I cinque
cortometraggi sono essenzialmente un’esplorazione dei temi legati
all’infanzia e al diventare grandi.
Ecco perché i creatori hanno scelto
di rappresentare Baby Groot e il suo periodo di
crescita fino all’adolescenza. I fan possono aspettarsi che
Baby Groot riceverà diverse lezioni utili alla sua
crescita e alla sua trasformazione in un supereroe e membro dei
Guardiani della Galassia.
Potremmo essere fuori dal
canone
L’annuncio dell’arrivo di
I Am Groot ha inizialmente portato i fan a
credere che i cortometraggi sarebbero rimasti dentro
all’MCU, maJames
Gunn ha recentemente accennato al fatto che lo show
potrebbe essere al di fuori della continuità dei Guardiani della Galassia.
Questo aspetto non deve deludere i
fan perché dà alla serie una maggiore libertà nell’esplorare storie
fuori da un un franchising tentacolare. In ogni caso, gli
spettatori non dovranno aspettare troppo a lungo prima di una
storia più canonica dei Guardiani, dato l’arrivo il
prossimo maggio di Guardiani della Galassia, Volume 3.
I primi due episodi
I primi due episodi di
I am Groot sono già stati presentati in
esclusiva il mese scorso, rivelando alcune informazioni sulla
serie. Uno è stato l’anteprima di una serie di proiezioni
selezionate (via CBR) di Thor: Love and Thunder. Il
cortometraggio, intitolato “Magnum Opus“, racconta il
tentativo di Groot di fare un disegno dei Guardiani
della Galassia (qui vediamo anche la prima apparizione di
Rocket Raccoon).
Il secondo episodio, mostrato
durante il SDCC 2022 (via CBR), è intitolato
“Groot fa un bagno” e mostra la creatura mentre tesse
costumi diversi su di sé utilizzando le foglie che crescono
naturalmente sul suo corpo.
La prossima serie animata
di I
Am Groot che arriverà su Disney+ presenterà i primi
giorni di crescita di Groot, e anche se fino ad oggi non
era chiaro l’arco temporale della serie, oggi finalmente è stato
rivelato il periodo di tempo esatto nel quale sarà ambientata nella
timeline complessiva nel Marvel Cinematic
Universe.Parlando conComicBook , Brian Winderbaum, Head of
Streaming, Television and Animation dei Marvel Studios, ha rivelato che la
prossima serie di cinque episodi si svolgerà tra la fine
di Guardiani
della Galassia Vol. 2 e la
scena post-crediti del secondo film che mostra Groot che è già
invecchiato in una versione di se stesso da adolescente.
«È una finestra stretta,
giusto? Si svolge effettivamente tra la fine di Guardiani della Galassia Vol. 2 e prima
della scena del in cui lo vediamo adolescente. Quindi, è in
questa stretta finestra che Groot [si trova] in quel tipo di fase
di sviluppo post-bambino”, ha detto Winderbaum. “Ed è stato
qualcosa che ha davvero eccitato, James [Gunn] che conosceva il
lavoro di [Kirsten Lepore] ed era anche entusiasta di lavorare con
lei”.
Ovviamente, poiché la
finestra temporale in cui Groot è piccolo come
in I Am Groote i
Guardiani che non sono coinvolti in nessun evento del
MCU è piccola, il team
dietro la serie ha dovuto trovare la finestra perfetta in cui
inserire la serie, e sembra che ci siano riusciti!La
sinossi ufficiale racconta cheI Am
Grootparlerà dei “giorni di gloria di Baby
Groot mentre cresce e si mette nei guai tra le stelle”. Lepore,
nota per il suo lavoro di animazione e cortometraggi, sarà la
regista e la produttrice esecutiva della serie tv.
Arriva come un
uragano di dolcezza e simpatia, il 10 agosto su Disney+, I am Groot,
la nuova
serie Marvel per la piattaforma che va ad arricchire l’offerta
che la Casa delle Idee regala agli abbonati. La serie ci riporta al
tempo in cui l’albero senziente è ancora un bambino, anche se
probabilmente si tratta di un progetto fuori-canone, come ha
dichiarato lo stesso James
Gunn. La serie vede diversi ritorni, non solo quello
di Vin
Diesel che dà la voce al protagonista e di
Bradley Cooper che torna brevemente a doppiare
Rocket Raccoon, ma è lo stesso Groot che torna nel suo pianeta
d’origine, dove non lo abbiamo mai visto!
La serie è formata da 5
episodi, di circa dieci minuti, piccoli cortometraggi, pillole di
divertimento e tenerezza che vedono il nostro ramoscello impegnato
a esplorare la galassia, a fare i conti con l’ambiente circostante
e a farsi rispettare dalle altre creature che incontra sul suo
cammino, indipendentemente dalla taglia! Sicuramente queste
avventure lo formeranno fino a trasformalo nell’albero che abbiamo
conosciuto all’inizio di Guardiani della Galassia e che si
sacrificherà per salvare la sua famiglia.
I Am Groot, la nuova serie animata
Marvel
Anche in questo
prodotto, indirizzato chiaramente ai più piccoli, Groot si dimostra
particolarmente a suo agio nel combinare pasticci, con buona pace
di Rocket Raccoon, che non può fare a meno di adorare il suo
piccolo amico, anche se cerca in tutti i modi di essere severo e
limitarne l’entusiasmo infantile.
Con I Am
Groot, lo stile del MCU si arricchisce ulteriormente,
perché per la prima volta entra in gioco l’animazione
fotorealistica, che sebbene sia la più diffusa nel panorama
contemporaneo dell’animazione, è una prima volta per lo studio di
Kevin Feige. Si potrebbe quindi ipotizzare che si
sta aprendo una nuova strada espressiva e linguistica per la Casa
delle Idee e I am Groot fa da apripista,
soprattutto perché è già stato confermato un secondo ciclo di
cortometraggi. Questa novità non ha però impedito a Feige di
affidarsi a mani note e fidate. A firmare i cinque episodi c’è
infatti Ryan Little, che aveva già seguito
What If…? e che è stato confermato per
questa nuova avventura.
A dispetto delle recenti
polemiche in merito alla scarsa qualità della computer grafica dei
recenti prodotti MCU, è evidente che I am Groot si avvale della tecnica più
raffinata per mettere in campo al meglio l’amatissimo protagonista,
che risplende in tutta la sua dolcezza in tutti e cinque i
cortometraggi disponibili su Disney+ dal 10 agosto.
La serie
animata Disney+ del 2022 I Am Groot è stata un successo tra i fan e, di
recente, il regista James Gunn ha affermato che potrebbe
arrivare una seconda stagione di I Am Groot,
ma non con lui coinvolto. In risposta alla domanda di un fan su
Twitter, a James Gunn è stato chiesto se i fan possono
aspettarsi la seconda stagione di I Am Groot
e se lui sarò coinvolto nei nuovi episodi della serie.
Gunn ha detto che pensa che arriveranno altri
episodi per la serie animata, ma ha confermato che non lui non
sarà coinvolgo nella seconda stagione.
Questa notizia arriva proprio
mentre James Gunn ha debuttato al cinema con il suo
ultmo film per i Marvel Studios, Guardiani della Galassia Vol.3, per il momento. Ora, il
regista supervisionerà la creazione del nuovo DC
Universe, poiché lui e Peter Safran sono stati nominati co-CEO
dei DC Studios alla fine dell’anno scorso.
I think you’re getting more, but I’m not
involved.
I Am
Groot era una serie animata di cinque episodi
ambientata tra la fine di Guardiani della Galassia Vol. 2 e la scena
post-crediti del secondo film e per lo più ha raccontato la storia
della crescita di Groot. La serie ha visto il
personaggio entrare in vari dirottamenti, con il personaggio nella
sua fase “Baby Groot” del secondo film.
Guardiani della Galassia Vol.
3, la trama e il cast del film
La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in Guardiani della Galassia Vol.
3 la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto un po’
diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora,
deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere l’universo
oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che, se non
completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani
così come li conosciamo.“
I
Marvel Studios hanno annunciato che
I Am Groot sarà presentato in
anteprima esclusivamente su Disney+
mercoledì 10 agosto, ovvero solo una settimana prima del lancio
della loro prossima serie live-action She-Hulk con
Tatiana Maslany e
Mark Ruffalo. La prossima serie di cortometraggi
originali I Am Groot seguirà le avventure di Baby
Groot, presumibilmente doppiato da Vin Diesel (Fast
X; Guardians of the Galaxy), mentre si
ritrova nei guai mentre cresce a bordo della Milano. Non ci
sono molti dettagli in questo momento, ma dal momento che la serie
animata si svolgerà tra gli eventi di Guardiani
della Galassia
Vol. 2 e Avengers:
Infinity War,
c’è una discreta possibilità che potremmo vedere alcuni volti
familiari apparire nel corso della serie.
Kirsten
Lepore ha diretto la serie con Ryan Little nelle
vesti di showrunner. Kevin Feige e James
Gunn sono produttori esecutivi, quindi c’è sempre la
possibilità che la serie possa potenzialmente avere legami con
l’imminente Guardians of the Galaxy
Vol. 3.
La serie
di cortometraggi originali, che segue i giorni di gloria di
Baby Groot, crescendo e mettendosi nei guai tra le
stelle, debutterà il 10 agosto in esclusiva su Disney+.
Dai un’occhiata al nuovissimo poster della serie sopra, con un
piccolo Baby Groot molto rilassato che si sta rilassando con i suoi
brani preferiti.
Debuttano il 6 settembre
su
Disney+ i nuovi 5 cortometraggi che formano la
seconda stagione di I Am Groot, la serie
d’animazione in CGI ambientata nel Marvel Cinematic Universe
che ci mostra la vita del piccolo alberello alle prese con le sfide
di tutti i giorni in una galassia bizzarra, piena di animali buffi,
situazioni insolite e piccoli ostacoli da superare.
Proprio come la prima
stagione, anche in questo caso Kirsten Lepore, sceneggiatrice e
regista della prima stagione, ritorna nella stessa veste per
raccontare le nuove avventura di Baby Groot, che
questa volta agisce completamente in solitaria, senza interagire
con nessuno dei personaggi del MCU che conosciamo, con l’eccezione
per dell’Osservatore, di nuovo doppiato da Jeffrey Wright, come accaduto in What
If…?, oltre ovviamente a Vin Diesel, ormai indissolubile dalla sua
controparte arborea animata.
Il viaggio di Groot
questa volta tocca 5 luoghi (o situazioni) molto diverse che
trovano sempre il modo di mostrare un aspetto diverso della
colorata personalità del personaggio. Dall’amicizia con un pulcino
di una strana specie pennuta, fino al tentativo di comprare del
gelato nello spazio, passando per un pianeta innevato,
un’esperienza olfattiva molto intensa e un’avventura in stile
Indiana Jones, il piccolo alberello che fa parte
della squadra ufficiale di Guardiani della Galassia
dovrà affrontare molte avventure, potendo contare solo sulle sue
forze.
I Am Groot, la recensione della seconda stagione
Divertenti e con un
protagonista irrimediabilmente simpatico, data la mescolanza tra
dolcezza e furbizia con cui agisce in ogni circostanza, i
cortometraggi riscuoteranno sicuramente grande successo,
specialmente di fronte al pubblico dei più piccoli, che sono poi
anche i principali destinatari dell’infinita fabbrica di
merchandise che questo personaggio genera.
Con un preciso pubblico
di riferimento, le pillole di I Am Groot si
inseriscono senza fatica in un quadro più ampio e complesso che
fino a questo momento è stato il Marvel Cinematic Universe.
Da una parte confermando la potenza delle storie, che vanno sulle
proprie gambe anche divincolate da limiti e argini di
continuity, dall’altra smascherando in maniera impietosa
la necessità disumana della piattaforma di realizzare contenuti per
un pubblico ormai bulimico, sempre in cerca di nuovi prodotti e
imbarazzato di fronte alla scelta infinita proposta dagli streamer,
I Am Groot sembra un fiacco esercizio di stile,
senza nessun guizzo né ricercatezza tecnica, fallendo anche nella
possibilità di rappresentare un banco di prova per affinare e
arricchire gli strumenti che sono a disposizione dei Marvel Studios.
Oltre a Kirsten
Lepore, che scrive e dirige, lo staff di I Am
Groot è composto anche dal supervising producer,
Danielle Costa; i produttori, Craig
Rittenbaum e Alex Scharf; i produttori
esecutivi, Brad Winderbaum, Kevin
Feige, Louis D’Esposito, Victoria
Alonso e Kirsten Lepore, e Dana
Vasquez-Eberhardt che ricopre il ruolo di co-produttrice
esecutiva. I Am Groot
sarà disponibile su
Disney+ dal 6 settembre.
Disney+ ha annunciato che cinque nuovi corti di I
Am Groot debutteranno sulla piattaforma streaming a
partire dal 6 settembre. Sono stati diffusi anche il trailer, la
key art e le immagini.
L’alberello dispettoso torna a
combinare guai nella
seconda stagione di I Am Groot.
Questa volta, Baby Groot, a bordo delle astronavi dei Guardiani, si
ritrova a esplorare l’universo e oltre, trovandosi faccia a faccia
– o naso a naso – con nuove e colorate creature e ambienti.
Vin Diesel torna a dare la voce a Groot, nella
versione originale, in cinque nuovissimi cortometraggi.
Kirsten Lepore,
sceneggiatrice/regista della prima stagione, ritorna nella stessa
veste per la seconda. Il supervising producer è Danielle
Costa; i produttori sono Craig Rittenbaum
e Alex Scharf; i produttori esecutivi sono
Brad Winderbaum, Kevin Feige, Louis D’Esposito, Victoria
Alonso e Kirsten Lepore. Dana
Vasquez-Eberhardt è co-produttrice esecutiva.
Arriva su
MioCinema dal 14 novembre I am
Greta, distribuito da Koch
Media. In seguito all’ultimo DPCM che ha decretato la
chiusura delle sale cinematografiche, la distribuzione ha deciso di
rendere disponibile il film on demand, scegliendo, tra le
altre, la piattaforma MioCinema che rappresenta una parte
dell’esercizio a cui questo film era destinato.
Presentato con grande successo di
critica alla 77^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia e al Toronto International Film Festival, il documentario è
diretto dal regista svedese Nathan Grossman che,
dopo esserle stato accanto in ogni sua attività per più di un anno,
racconta la storia e le emozioni dell’adolescente attivista per il
clima Greta Thunberg.
Nell’agosto del 2018, Greta, una
studentessa svedese di quindici anni, davanti al Parlamento svedese
comincia uno sciopero per manifestare contro il cambiamento
climatico, che nel giro di qualche mese si trasforma in un
movimento globale, rendendola un’attivista di fama mondiale. Il
documentario segue Greta dal suo primissimo giorno di protesta fino
all’incredibile viaggio in barca a vela verso New York per
presenziare al Summit sul clima dell’ONU.
In seguito all’ultimo DPCM, che ha
decretato la chiusura delle sale cinematografiche, Koch
Media annuncia oggi che I am
Greta sarà disponibile sulle principali
piattaforme on demand a partire dal 14 novembre.
Il documentario diretto dal regista svedese Nathan
Grossman, che racconta la storia dell’adolescente
attivista per il clima Greta Thunberg, è stato
presentato con grande successo di critica alla 77^ Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e al Toronto
International Film Festival.
I am Greta
sarà disponibile sulle piattaforme digitali Sky
Primafila, Google Play,
Infinity, Timvision,
Chili, Rakuten TV, oltre a
MioCinema e IoRestoInSala che
rappresentano, in gran parte, l’universo dell’esercizio a cui
questo film era destinato.
Nell’agosto del 2018, Greta, una
studentessa svedese di quindici anni, davanti al Parlamento svedese
comincia uno sciopero per manifestare contro il cambiamento
climatico, che nel giro di qualche mese si trasforma in un
movimento globale, rendendola un’attivista di fama mondiale. Il
documentario segue Greta dal suo primissimo giorno di protesta fino
all’incredibile viaggio in barca a vela verso New York per
presenziare al Summit sul clima dell’ONU.
Dopo essere stato presentato con
grande successo di critica alla 77.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia e al Toronto International Film Festival,
arriva nelle sale italiane I am
Greta, documentario diretto dal regista svedese
Nathan Grossman, che racconta la storia
dell’adolescente attivista per il clima Greta
Thunberg. Nell’agosto del 2018, Greta, una studentessa
svedese di quindici anni, davanti al Parlamento svedese comincia
uno sciopero per manifestare contro il cambiamento climatico, che
nel giro di qualche mese si trasforma in un movimento globale,
rendendola un’attivista di fama mondiale.
Il documentario segue Greta dal suo
primissimo giorno di protesta fino all’incredibile viaggio in barca
a vela verso New York per presenziare al Summit sul clima dell’ONU.
I am Greta avrà un’uscita evento nelle
nostre sale il 2, 3 e 4 novembre distribuito da
Koch Media.
I am Greta, la trama
Un intimo documentario, il primo
lungometraggio, che racconta la storia dell’adolescente attivista
per il clima Greta Thunberg attraverso filmati avvincenti e mai
visti prima, diretto dal regista svedese Nathan Grossman. A partire
dallo sciopero scolastico solitario per una giustizia climatica
fuori dal parlamento svedese, Grossman segue Greta – una timida
studentessa con la sindrome di Asperger – nella sua ascesa alla
ribalta e nel suo impatto globale galvanizzante che ha scatenato
scioperi scolastici in tutto il mondo. Il film culmina con il suo
incredibile viaggio nel 2019 in barca a vela nell’Oceano Atlantico
per raggiungere New York e parlare all’ONU durante il Summit sul
clima.
L’8 Ottobre, è andata in
scena la Première mondiale del docufilm I Am
Ali, pellicola che racconta la vita dentro e fuori
dal ring del pugile che ha fatto la storia di questo sport.
All’evento, che ha avuto luogo all’Arclight Cinema di Hollywood,
hanno preso parte la regista Claire Lewins, tanti testimoni della
vita del pugile presenti anche nel film come la ex moglie Veronica
le sorelle Hana e Maryum, il suo Business manager storico Gene
Kilroy e celebrità come Tom Jones.
I Am Ali arriverà in Italia
direttamente in DVD e sarà disponibile dal 12 NOVEMBRE distribuito
da UNIVERSAL PICTURES ITALIA. Il docufilm, diretto da Claire Lewins
ci racconterà la vita di Ali fuori dal ring ed in particolare come
uomo, padre e figlio e sarà arricchito da numerose testimonianze di
persone da sempre vicine allo storico puglie tra cui la ex moglie,
le sorelle, il business manager ed alcune celebrità del calibro di
Tom Jones e Mike Tyson.
Universal rilascio online il primo
trailer di I Am Ali, il documentario
sulla vita del leggendario Muhammad Ali diretto da
Clare Lewins che guarderà oltre le incredibili
gesta sportive del pugile dando uno sguardo alla vita da marito,
padre e fratello del fu Cassius Clay.
La regista infatti ha avuto accesso a materiali audio e foto
esclusive oltre a nuove testimonianze da parte di familiari e
colleghi quali Mike Tyson, Gene Kilroy e George
Foreman.
I Am Ali uscirà in Italia solo in home video a partire dal 12
novembre, di seguito potete vedere il trailer.
Ecco una carrellata di 9 psicopatici
da cinema che, interpretati in maniera magistrale dai loro
interpreti, fanno davvero paura anche nella vita reale. [nggallery
id=490]
Spesso capita che il cinema regali
ritratti davvero impressionanti di personaggi che in qualche modo
rimangono con lo spettatore per molto tempo, anche dopo l’uscita in
sala. Altre volte invece i personaggi ci perseguitano talmente sono
realistiche le interpretazioni che gli attori ci regalano nelle
vesti di questo o quel carattere. E’ il caso di questi nove grandi
attori che in qualche modo sono entrati nella cultura pop dello
spettatore medio e che farebbe davvero paura incontrare per
strada.
Non a caso tutti i film in cui
questi personaggi compaiono sono diretti da grandi maestri dei
cinema, che volenti o nolenti hanno messo molto di sè nei loro film
e nei loro personaggi, anche i peggiori (o migliori, a seconda dei
punti di vista!).
Questa è stata una settimana ricca
di trailer, anche perché è stata la settimana del
Comic Con a New York. Molti dei nuovi contributi
video presentati riguardano supereroi ma ci sono altri titolo per
cui vale la pena guardare:
Rocketman
Rocketman, è il
film che ripercorre la vita e la gioventù di Elton John, la nota
pop star. La regia del biopic è stata affidata
a Dexter Fletcher, che lo scorso anno ha
sostituito Bryan Singer sul set di Bohemian Rhapsody (pellicola dedicata
alla vita di Freddy Mercury con Rami Malek) dopo
l’improvviso licenziamento da parte della produzione. Lee
Hall, autore di Billy Elliott, si è
invece occupato della sceneggiatura.
Il film ripercorrerà le fasi
cruciali della vita pubblica e privata di Elton John, dagli inizi
come grande talento al pianoforte alla consacrazione come artista
internazionale, passando per gli eccessi e il periodo in cui
collaborò con il compositore Bernie Taupin
pubblicando i suoi più grandi successi.
SHE-RA AND THE PRINCESSES OF POWER
E’ stato pubblicato
finalmente il reboot di She-Ra,
che sembra essere con una tecnica d’animazione degna. Inoltre
la scelta di optare per un racconto seriale sembra dare la giusta
porzione di tempo per raccontare tutti i
personaggi. She-Ra uscirà il 16
novembre negli USA.
Spider-Man: Into the Spider-Verse (Spider-Man: Un nuovo
universo)
Il nuovo trailer
di Spider-Man: Into the Spider-Verse è
davvero spettacolare e mostra tutto la bellezza e il fascino della
tecnica d’animazione utilizzata per dar vita all’incredibile New
York nel film d’animazione. Senza dimenticare che le prime
recensioni sono state entusiasmanti. Per coloro che andranno a
vedere Venom in queste settimane, vi suggeriamo di
non alzarvi dalla poltrona perché la seconda scena post credits
darà un lungo assaggio al film.
Phil Lord e Christopher
Miller, le menti creative dietro a The Lego
Movie e 21 Jump Street, mettono il loro
talento al servizio di una nuova versione di un diverso universo di
Spider-Man, con uno stile visivo innovativo, primo nel suo
genere. Spider-Man: Into the Spider-Verse
introduce Brooklyn e l’adolescente Miles Morales,
e le possibilità senza limiti dello Spider-Verse,
dove più di uno può indossare la maschera.
VICE
il primo trailer di
Vice, il nuovo film di Adam McKay
che ha messo Christian Bale di fronte a una nuova
prova di immedesimazione fisica impressionante. L’attore premio
Oscar è stato chiamato questa volta a
interpretare Dick Cheney, vicepresidente
degli Stati Uniti durante l’amministrazione Bush.
Al suo fianco, come si vede dal
trailer, ci sono Sam Rockwell nei panni di Bush
figlio e Amy Adams in quelli della moglie di
Cheney. Alla regia c’è Adam McKay, che dopo
La Grande Scommessa, torna a dirigere Bale e si
porta dietro anche Steve Carell, nei panni di
Donald Rumsfeld.
Been so Long
L’attrice di Black
Mirror e di altre numerose serie britanniche,
Michaela Coel, è la protagonista di Been so
Long, la rivisitazione in chiave moderna di un musical a
Londra, incentrata su una madre single e un ragazzo affascinante
che sta cercando di andare avanti dopo una condanna. Il film
arriverà il 26 ottobre.
Interpretata da Kirnan
Shipka, nel ruolo di Sabrina, la serie racconta le
avventure della celebre strega amatissima in tutto il mondo,
stavolta in una chiave dark, tendente all’horror. Nella stessa
atmosfera di Rosemary’s Baby e L’esorcista,
questo adattamento racconta la storia di Sabrina, che tenta di
riconciliare la sua doppia natura metà umana, metà strega, mentre
cerca di combattere le forze maligne che minacciano lei, la sua
famiglia e il mondo degli umani.
La sceneggiatura della serie porta
la firma di Roberto Aguirre-Sacasa, lo showrunner
di Riverdale, ma anche chief creative officer di
Archie Comics. Aguirre-Sacasa, inoltre, ha lavorato alla serie in
qualità di produttore esecutivo insieme ad altri collaboratori di
Riverdale: Greg Berlanti, Sarah Schechter, il fondatore di
Archie Comics Jon Goldwater e Lee Toland Krieger.
Oltre a Kiernan Shipka, il cast
include: Miranda Otto, Lucy Davis, Ross Lynch, Michelle Gomez,
Chance Perdomo, Jaz Sinclair, Richard Coyle, Tati Gabrielle,
Adeline Rudolph, Abigail Cowen, Lachlan Watson, Bronson Pinchot e
Gavin Leatherwood.
On the Basis of Sex
Felicity Jones è
la protagonista di On the Basis of Sex, film
che racconta la storia di Ruth Bader
Ginsburg, la prima donna ebrea a ricoprire il ruolo
di giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti. Ecco il
primo trailer del film diretto da Mimi Leder
e scritto dall’esordiente Daniel Stiepleman
diffuso da Focus Features.
Ruth Joan Bader Ginsburg (Brooklyn,
15 marzo 1933) è una magistrata statunitense, giudice della Corte
Suprema degli Stati Uniti. La Ginsburg fu nominata dal Presidente
Clinton nel 1993; è quindi la seconda donna a ricoprire questo
ruolo (dopo Sandra Day O’Connor) e la prima di religione ebraica.
Per gran parte della sua carriera, la Ginsburg si è occupata dei
diritti delle donne, promuovendo la parità dei sessi. Ha inoltre
collaborato come volontaria con l’ACLU. Nel 2009 è stata inserita
da Forbes fra le 100 donne più potenti.
TITANS
Titans è la serie tv prodotta dalla DC Entertainmet e
creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg
Berlanti. La serie vede protagonista Brenton
Thwaites come Dick Grayson / Robin, leader dei Titans.
Titans vede come produttori esecutivi
Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e Sarah
Schechter. La prima
stagione Titans debutterà nel 2018 sul nuovo
servizio digitale per la DC
Universe, gestito da Warner Bros. Digital
Networks. Nel nostro paese invece la serie debutterà
su Netflix.
Ecco una nuova clip di
Hunger Games il Canto della Rivolta Parte
2 in cui Katniss (Jennifer
Lawrence), Gale (Liam Hemsworth) e
Finnick (Sam Claflin), insieme agli altri ribelli,
si armano per la loro missione durante la presa di Capitol
City.
Hunger Games il Canto
della Rivolta Parte 2 arriverà al cinema il 19
novembre 2015. Il film è diretto da Francis
Lawrence e vede nel cast Jennifer Lawrence, Josh
Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks,
Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley
Tucci, Donald Sutherland, Toby Jones, Sam Claflin, Jena
Malone.
Katniss è a capo di una rivolta
contro una Capitol City sempre più determinata ad ucciderla e
Peeta, salvato dalle grinfie del Presidente Snow dopo le torture
subite, sembra essere ormai una persona diversa.
Le principesse Disney sono tutte
belle e virtuose. Certo tra le più moderne ce ne sono di
disobbiedienti, avventate e impertinenti, ma se ognuna di loro
fosse affetta da uno dei sette peccati capitali?
L’utente chostopher
di DeviantArt ha associato infatti ogni peccato capitale a una
delle Principesse Disney. Ecco di seguito gli accostamenti, siete
d’accordo?
Sabato è stato venduto all’asta il
vestito che Vivien Leigh ha indossato in
Via Col Vento. La cifra d’asta è stata di
137,000 dollari e per quanto possa sembrare una cifra alta, è
interessante sapere che il vestito poteva invece essere buttato se
non fosse stato per l’intervento di James Tumblin
che ha lavorato nel reparto di trucco e parrucco della Universal
Studios.
Il vestito però non è costato quasi
nulla in confronto a queste sette magnifici e famosi costumi che,
battuti all’asta, hanno raggiunto i prezzi più alti della
storia.
Ecco una gallery fotografica dei 50
sequel cinematografici di maggior successo al botteghino. I film
che vedrete nella nostra gallery non sono i sequel più belli, ma
quelli che hanno guadagnato di più. In calce alla foto trovate la
percentuale di guadagno che il film ha totalizzato in più rispetto
al primo film del franchise di riferimento. I risultati vi
sorprenderanno! [nggallery id=473]
In coda alla classifica
troviamo Pirati dei Caraibi – La Maledizione del
forziere Fantasma, che guadagna un ‘misero’ 39% in
più sugli incassi rispetto ai film precedente, mentre in vetta
troviamo il misconosciuto in Italia The Boondock Saints
2 – Il giorno di Ognissanti uscito da noi solo in DVD
e che ha guadagnato il 33,248% in più rispetto al primo episodio,
che vedeva sempre protagonisti Norman Reedus e
Sean Patrick Flanery nei panni di fratelli gemelli.
Nella classifica ci sono ovviamente
anche grandi successi riconosciuti, cone Il Cavaliere
Oscuro (+147% rispetto a Batman
Begins) o Toy Story 3 (+68%
rispetto ai primi due capitoli). Sfglia tutta la gallery per
scoprire i 50 sequel di maggior successo al box office.
Nota a margine: l’autore della
raccolta di titoli ha chiosato l’articolo su TF dichairando che se la classifica fosse stata
sui 50 migliori sequel, il primo posto sarebbe stato occupato da
Il Cavaliere Oscuro. Siete d’accordo?
Il genere romantico è un punto
fermo della narrativa da molto prima che venissero realizzati i
primi film. L’amore è uno di quei rari temi universali, dopotutto,
e sia i romantici che i cinici sono sempre stati in grado di
trovare – e apprezzare – storie diverse su personaggi di fantasia
che si innamorano (o si disinnamorano). Inoltre, come molti altri
generi, è possibile combinare le storie romantiche con altri generi
già sperimentati, il che può aggiungere un ulteriore coinvolgimento
emotivo a una storia, o comunque garantirne l’attrazione per un
pubblico più ampio.
A seconda della definizione di
“romanticismo”, potrebbe essere uno dei generi più rappresentati
nel cinema, grazie alla popolarità delle sottotrame romantiche.
Tuttavia, quando si tratta di decidere quali sono i più
grandi film romantici di tutti i tempi, è meglio concentrarsi su
quei film in cui l’aspetto romantico della storia sembra essere
prioritario. Di seguito sono elencati alcuni dei migliori
film che enfatizzano – e quindi incarnano – il genere romantico,
classificati dal più grande al più grande.
Notorious (1946)
Le parole “romanticismo” e
“Alfred Hitchcock” tendono a non andare insieme
nella mente di molti, dato che il regista era noto soprattutto per
aver realizzato thriller, commedie dark e film polizieschi. Ma i
grandi film di Alfred Hitchcock erano spesso accessibili e di
ampio respiro, e parte di questo significava talvolta includere
elementi romantici. Con un film come
Notorious, questi elementi
romantici appaiono in realtà in modo sorprendentemente prominente,
con il thriller/mistero che a volte passa quasi in secondo piano
rispetto al romanticismo.
Notorious si svolge
all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e segue il modo in cui
un legame romantico tra due persone minaccia di compromettere il
tentativo di portare alla luce un nazista di alto rango che si
nasconde in Brasile. È un film che guarda con competenza
all’amore e allo stesso tempo è un avvincente film di
spionaggio e uno dei migliori film del secondo dopoguerra
realizzati subito dopo la conclusione della guerra stessa.
Notorious in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Mancia competente (Trouble in
Paradise)
Annoverato tra i più grandi film
degli anni ’30, Guai in paradiso ha
forse più di 90 anni, ma in gran parte è un film senza tempo. Il
film mescola una trama criminale con il romanticismo e la commedia
in un modo che sembra ancora piuttosto fresco e coinvolgente,
seguendo un uomo e una donna che sono coinvolti sentimentalmente e
guadagnano i loro soldi con i borseggi.
Le complicazioni si presentano
quando si sviluppa un triangolo amoroso, dal momento che l’uomo
inizia a innamorarsi di una donna ricca che la coppia ha messo nel
mirino come prossimo obiettivo. Guai in paradiso vede
il sottovalutato Ernst Lubitsch fare centro come
regista, ed è facile capire come un film come questo si
sia rivelato influente per i generi che affronta nei decenni
successivi alla sua uscita. Mancia competente in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
Il lato positivo –
Silver Linings Playbook potrebbe essere abbastanza
recente nello schema generale delle cose, ma è ancora abbastanza
buono da poter essere etichettato come una sorta di classico
moderno che si spera possa essere apprezzato nei decenni futuri
(certo, può essere difficile sapere con certezza come un film
invecchierà e sarà visto negli anni a venire). Il film è incentrato
su un uomo problematico che viene dimesso da un ospedale
psichiatrico e torna a vivere con i suoi genitori, mentre cerca di
riallacciare i rapporti con la sua ex moglie, ma scopre che un
legame tra lui e un’altra donna complica le cose.
È stato un film importante per le
sue due star, che ha dimostrato che Bradley Cooper
poteva fare di più che partecipare ai film di Una notte da leoni, mentre ha
lavorato in tandem con un successo mainstream molto diverso –
The Hunger Games – per
dimostrare che Jennifer Lawrence era una forza con
cui fare i conti. Questi due attori, insieme a un ottimo cast di
supporto che include Robert De Niro, Jacki
Weaver e Chris Tucker, rendono
Il lato positivo – Silver Linings
Playbook un film accessibile e
coinvolgente, che mescola bene i generi
della commedia, della storia d’amore e del dramma.
Il lato positivo – Silver Linings Playbook in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
Ali (Wings, 1927)
Un po’ un rompicapo,
Ali (Wings) è un film d’amore, un
melodramma, un film sulla Prima Guerra Mondiale e anche una
sorta di film d’azione, viste le numerose sequenze di combattimento
tra cani. Il film è incentrato su due piloti di caccia innamorati
della stessa donna e su come questo finisca per minacciare la loro
amicizia, mentre devono affrontare i pericoli del servizio nella
Prima Guerra Mondiale.
È comprensibilmente antiquato, ma
questa è una parola che si può usare per la maggior parte dei film
che hanno quasi un secolo. A patto che si accetti il cinema muto e
un ritmo un po’ lento per gli standard moderni,
Wingsha molto da offrire, con
una narrazione romantica semplice ma efficace e scene d’azione che
reggono davvero molto bene. Ali in streaming è disponibile
sulle seguenti piattaforme:
Lady Eva (The Lady Eve, 1941)
Preston Sturges
non ha diretto molti film, ma quelli che ha fatto sono stati
generalmente vincenti, al punto che si può dire che sia stato un
regista di qualità superiore alla quantità. The Lady
Eve è giustamente considerato uno dei suoi migliori e
più piacevoli lavori (anche dal spesso tetro Paul
Schrader), con la storia di un’artista della truffa
che prende di mira un uomo ricco, si innamora di lui, fa scoprire
la sua truffa, viene scaricata dall’uomo e poi cerca di
riconquistarlo fingendosi un’altra persona.
Se tutto questo vi sembra una
commedia un po’ screwball, è perché The Lady Eve lo è!
Prende una premessa perfetta per questo stile di commedia
vecchio stile e accattivante e la porta avanti per 97
minuti veloci e divertenti, con il cuore romantico del film che
alla fine brilla tanto quanto gli elementi comici più ampi.
Chi cerca un film piacevole o
gradevole probabilmente non lo troverà con
Closer, che è un film d’amore sorprendentemente cupo ed emotivamente
intenso. Il film adotta un approccio che di solito potrebbe
essere interpretato in modo comico – un groviglio di partner
romantici quando due coppie si scontrano e formano una complessa
rete di infedeltà e bugie – ma guarda alle ramificazioni di una
cosa del genere con grinta e molti sentimenti duri.
Closer è, quindi, un film
infelice, ma anche accattivante e ammirevole per la brutale onestà
con cui esplora i rischi dell’amore. A ciò contribuisce
immensamente anche il fatto che i quattro attori
protagonisti offrono tutti delle interpretazioni davvero
eccellenti, con Julia Roberts,
Jude Law, Natalie Portman e
Clive Owen che hanno tutte ampie opportunità di
brillare. Closer in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
L’uomo che amava le donne
(1977)
Film sull’amore molto amato da
Wes Anderson, L’uomo che amava le
donne sembra uno dei lavori più sottovalutati del
regista francese François Truffaut (noto soprattutto per
I 400 colpi). L’uomo che amava le
donne inizia con il funerale del protagonista, e una serie di
flashback si svolgono tra tutti i presenti… la maggior parte di
loro sono donne con cui l’uomo ha avuto una qualche relazione
sentimentale.
È un elogio cinematografico di un
donnaiolo imperfetto e, sebbene il suo comportamento sia difficile
da ammirare o da condividere, non si ha la sensazione che
L’uomo che amava le donne stia glorificando il suo
protagonista. La sua struttura ordinata è molto utile e non
risulta mai noiosa grazie alle varie disavventure
episodiche che si possono vedere continuamente in
flashback. Tutti i fan di Truffaut dovrebbero provarlo, perché è
uno dei suoi film più caratteristici.
Il silenzio sul mare (1991)
Anche se ruota attorno a una
relazione, Una scena di mare è difficile
da collocare in un genere, semplicemente perché grida
“slice of life” più di qualsiasi altro film in
circolazione. Infatti, si svolge per lo più in riva al
mare, con una storia molto semplice incentrata su due giovani
audiolesi che sono una coppia e su ciò che accade quando uno di
loro sviluppa un interesse per il surf.
In questo senso, A Scene at the
Sea si trasforma in una sorta di film sportivo, pur essendo
genuinamente dolce e tranquillamente romantico, e mostrando un
delicato senso dell’umorismo di tanto in tanto per buona misura. È
un film caldo e accattivante e certamente diverso da molti altri
film diretti da Takeshi Kitano, noto soprattutto
per aver diretto numerosi
film di gangster/yakuza violenti.
Certo, Challengers è un film molto
recente, e c’è sempre il rischio di definire qualcosa un grande di
tutti i tempi quando la polvere non si è ancora posata, e si ha
ancora la sensazione che la reputazione di un film possa crescere o
ridursi. Per il momento, però, Challengers sembra un
classico moderno ed è un’altra grande opera nella vasta e sempre
emozionante filmografia di Luca Guadagnino,
uno dei registi più interessanti del momento.
Descrivere la trama di
Challengers potrebbe non sembrare molto eccitante, visto
che si tratta, apparentemente, di un “film sul triangolo amoroso”.
Ma combinando questo concetto con una struttura inventiva,
emozionanti sequenze di tennis, interpretazioni espressive e oneste
e un vero senso dello stile visivo, Challengers
finisce per essere ancora meglio della somma delle sue già ottime
parti. È un film romantico in grado di fare le cose in modo
diverso, e la maggior parte dei rischi paga, rendendo probabile che
continuerà a essere un grande film romantico anche in futuro.
Challengers in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Esistono molte versioni di
È nata una stella, e probabilmente è
più una questione di gusti personali quella che viene considerata
la migliore. La versione del 1954, tuttavia, potrebbe essere la
migliore se giudicata come un film d’amore, perché la relazione al
centro del film sembra particolarmente appassionata, tragica e
dolorosamente reale, con Judy Garland e
James Mason che offrono – probabilmente – le
migliori interpretazioni delle loro rispettive carriere.
Come in ogni altro film di A
Star Is Born, la trama contrappone l’ascesa di una giovane
donna alla fama e la caduta di un uomo più anziano, e il modo in
cui i due cercano di rimanere l’uno accanto all’altro, anche se la
vita sembra avere piani molto diversi per loro. Splendidamente
girato e contenente anche numerose sequenze musicali di grande
effetto, A Star Is Born del 1954
è un film eccellente nel suo complesso e uno dei migliori
film d’amore tragici mai realizzati. È nata una stella in
streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Insieme a Jean-Luc
Godard, François Truffaut è stato forse il più famoso tra
i registi francesi della storia del cinema (per coincidenza,
pare che Goddard e Truffaut non andassero d’accordo, ma
questa è un’altra storia). Truffaut è probabilmente conosciuto
soprattutto per I 400 colpi, un dramma dell’adolescenza
del 1959, ma molti dei suoi film sono definibili come drammi
romantici e, in quest’ultima categoria, Jules e
Jim è uno dei suoi migliori.
I due protagonisti sono amici che
vivono una vita definita dalla giovinezza e dalla spensieratezza
(il fatto che il tutto si svolga prima della Prima Guerra Mondiale
aumenta il senso di ottimismo), ed entrambi si innamorano della
stessa giovane donna, Catherine. Jules e Jim ha una certa
energia e vivacità che gli impediscono di sentirsi mai troppo
triste, anche se è forse uno dei film meno esteriormente
comici sulle storie d’amore che Truffaut ha realizzato.
Ciononostante, dovrebbe colpire coloro che sono giovani, coloro che
ricordano di esserlo stati o coloro che a volte si sentono ancora
giovani nel cuore.
Spettacolo di varietà (1953)
Vincente
Minnelli aveva alcuni tipi di film che generalmente si
limitava a realizzare, e li faceva tutti molto bene. Sapeva fare
melodrammi, era abile nelle commedie romantiche ed era forse più
apprezzato per i suoi musical classici. The Band
Wagon si mantiene complessivamente leggero, rimanendo
certamente lontano dal melodramma, ma vedendo Minnelli
affrontare i generi del romanticismo, della commedia e del musical
tutti insieme, e riuscendoci immensamente.
È un film in qualche modo
sottovalutato, che onestamente soddisfa lo stesso desiderio di
musical scanzonati più noti dell’epoca, come Cantando
sotto la pioggia e An American in
Paris (quest’ultimo diretto dallo stesso Minnelli).
The Band Wagon è incentrato su una commedia condannata a
cui partecipa una star del cinema in declino per rivitalizzare la
sua carriera, ma è tutto bonario, molto giocato sulle risate e c’è
pochissimo dramma. È un film colorato, affascinante, divertente e
con Fred Astaire al suo meglio. Cosa c’è da non
apprezzare?
Farewell to the Ark (1984)
Se volete, potete provare a
riassumere Addio all’Arca, ma la maggior
parte dei tentativi sarà vana. In linea di massima, il film ruota
attorno, diciamo, all’amore e al desiderio complicati, così come
alla solitudine, all’essere perseguitati dal passato, alla natura
fugace della memoria, ai misteri del tempo e alla follia. Il tutto
si svolge anche in una piccola località così bizzarra da far
sembrare la città di Twin Peaks come Normal, Illinois (sì, questo è il nome di una città
reale; si presume che lì sia abbastanza normale).
Addio all’Arca non è,
quindi, un romanzo tradizionale, ma guarda a un lato insolito della
vita e al tempo stesso affronta temi complicati – eppure
relativabili – all’interno di quello che potrebbe essere definito
il genere fantasy. È oscuro, ossessionante, rassicurante,
misterioso, da incubo e in un certo senso bellissimo allo stesso
tempo. Offre un’esperienza impossibile da descrivere a
parole, ma di sicuro è qualcosa che le parole e i pensieri non
riescono a descrivere, ma le sensazioni che è in grado di provocare
sono innegabili.
Dato il suo status di classico, si
può dire che i fan deGli orecchini di
Madame de… sono numerosi , maWes Anderson è tra i più quotati. Ha buon
gusto, perché questo classico film romantico/drammatico francese
prende una premessa semplice e ne ricava una grande complessità
tematica, trattandosi delle conseguenze che seguono la vendita di
un importante paio di orecchini allo scopo di uscire da un debito
di gioco.
I personaggi de Gli orecchini
di Madame de… sono generalmente benestanti, ma comunque
miserabili sotto molti aspetti, e vedono diminuire i privilegi del
loro stile di vita a causa dei continui incidenti che l’atto
iniziale della vendita comporta. Sulla carta potrebbe non sembrare
avvincente, ma il suo sguardo sulla classe e sull’amore – o sulla
sua mancanza – è sorprendentemente avvincente, e il controllo
mostrato nel raccontare la storia centrale è ammirevole, facendo
sembrare il tutto senza tempo.
Tropical Malady (2004)
Uno dei film
romantici/drammatici più sottovalutati del suo decennio,
Tropical Malady è un film diviso in due
metà: una abbastanza digeribile, l’altra più misteriosa e aperta
all’interpretazione. La prima metà del film segue la lenta
costruzione di una storia d’amore tra due uomini in Thailandia,
mentre la seconda metà cambia marcia e sembra essere – almeno in
superficie – incentrata sulla ricerca di uno sciamano nella
giungla.
Sia che si vogliano considerare le
due storie separatamente, sia che si voglia analizzare come la
seconda possa fare riferimento ad aspetti tematici della prima
(anche se in modo più oscuro), Tropical
Maladyè interessante, inquietante e
abbastanza ossessionante, comunque lo si voglia tagliare.
Lo stile diApichatpong Weerasethakulè difficile da
comprendere, ma Tropical Malady è probabilmente il punto
di partenza ideale; anche i suoi film successivi, come
Syndromes and a Century e
Memoria, sono avvincenti e presentano
strane vibrazioni simili.
Coproduzione
taiwanese/statunitense con un cast asiatico, Eat
Drink Man Woman può essere annoverato tra i più
grandi lavori di Ang Lee, il che non è poco. In
sostanza, la trama del film è piuttosto semplice: segue le tre
figlie di uno chef vedovo, esplorando i legami che hanno con il
padre e gli alti e bassi di tutte le loro vite amorose.
Eat Drink Man
Womanè a volte divertente e a volte un po’
pesante, ma mantiene un buon equilibrio
tonale ed esplora con successo le prove e le tribolazioni
del tentativo di far funzionare una relazione quando si è giovani
adulti. Chi è in vena di un bel dramma romantico dovrebbe vederlo,
ma attenzione: è il tipo di film che è meglio guardare a stomaco
pieno, perché c’è così tanto cibo dall’aspetto delizioso sullo
schermo che Eat Drink Man Woman rischia di far venire fame
alla fine del film.
Past Lives (2023)
Past Lives è una sorta di film
romantico e triste, incentrato sull’esplorazione di ciò che avrebbe
potuto essere piuttosto che sulla costruzione di qualcosa che
presumibilmente esisterà una volta che i titoli di coda inizieranno
a scorrere. La trama ruota attorno a due adulti che un tempo erano
amici d’infanzia che si riavvicinano e forse provano una sorta di
legame che va oltre l’amicizia… il che potrebbe causare
complicazioni, dato che uno dei due si è sistemato ed è
sposato.
È un film lento e spesso
silenzioso, ma Past Livesha la capacità
di sorprenderti e di rivelarsi disarmante e sorprendentemente
devastante. È un film che richiede la massima attenzione
per funzionare davvero, ma chi riesce a mettersi al suo livello lo
troverà emozionante come pochi altri, con il suo stato d’animo
generale e la sua capacità di straziare il cuore che lo rendono una
delle migliori uscite del 2023.
Come Past Lives,
Gli amanti del Pont Neuf è un altro film
d’amore piuttosto triste, ma a differenza di Past
Lives, Gli amanti del Pont
Neuf è più struggente e disperato che
tranquillamente dolceamaro. Si tratta di uno degli sforzi
più ambiziosi e diretti del sempre interessante Leos
Carax, e racconta la storia di due vagabondi
problematici che si innamorano, mentre affrontano le loro
rispettive vite che vanno in pezzi in modi diversi.
La cupezza di Gli
amanti del Pont Neuf lo rende un film
spesso difficile da guardare e, sebbene il tema centrale sia
l’amore, non sembra proprio il tipo di film d’amore che potrebbe
essere un buon film per un appuntamento. È un film che non
si fa scrupoli a rappresentare le difficoltà dei protagonisti e a
mostrare il lato più disperato e rabbioso dell’amore, un
sentimento che di per sé può suscitare forti emozioni, sia positive
che negative.
Io e Annie (1977)
Io e Annie è una specie di pietra miliare, che
si distingue per essere uno dei film più incentrati sul
romanticismo ad aver vinto il premio come miglior film agli
Oscar, e anche per essere uno dei vincitori più divertenti della
storia degli Oscar. Come molti altri film sull’amore, la trama al
centro è semplice: Io e Annie dura poco più
di 90 minuti e mostra come due persone si innamorano – e poi si
disinnamorano – mentre vivono a New York.
Molti grandi film romantici sono
onesti sull’amore, ma pochi di quelli usciti tanto tempo fa erano
così precisi e taglienti come Io e Annie. Non è
esattamente un film cinico, né si può definire anti-amore,
ma è più incline di molti film romantici a mostrare il lato
sconvolgente dell’amore e il modo in cui a volte le cose
non funzionano, anche se non c’è nulla come un crollo ardente o un
confronto violento a concludere le cose.
Estranei (All of Us
Strangers)
Un’inebriante miscela di low
fantasy, romanticismo e dramma molto duro che ha l’impressione di
poter diventare un giorno un classico,
Estranei (All of Us Strangers) è qualcosa di veramente
speciale e un film all’altezza degli elogi della critica. La storia
segue un uomo che si ritrova a riconnettersi – in qualche modo –
con i suoi genitori morti da tempo, incontrandoli e discutendo di
come è andata la sua vita, nello stesso momento in cui incontra
anche un uomo più giovane con cui inizia una relazione.
Estranei (All of Us Strangers)
esplora la solitudine, l’amore e il modo in cui l’infanzia modella
una persona, il tutto in modo straordinariamente organico, senza
mai risultare sciocco o eccessivamente ambizioso (e ci sono molti
punti in cui il film avrebbe potuto uscire dai binari in mani meno
esperte). Il film è emozionante per tutta la sua durata, e
colpisce in modo particolare nell’atto finale, e vanta
anche interpretazioni straordinarie da parte di un cast
sorprendentemente piccolo, composto da soli quattro attori
principali: Andrew Scott, Paul
Mescal, Jamie Bell e Claire
Foy.
Anche se Vacanze
romane non ha inventato del tutto il genere della
commedia romantica, può essere considerato un classico degli
anni ’50 che ha almeno contribuito a rimodellare ciò che il
pubblico oggi conosce come commedia romantica. È una sorta di
favola moderna, che segue la storia di una principessa europea che
si innamora di un reporter americano mentre si trovano entrambi a
Roma, seguendo la breve serie di avventure che vivono insieme.
È un film che rimane
incredibilmente affascinante e perfettamente agrodolce, e i 70 anni
trascorsi dalla sua uscita non hanno fatto nulla per privarlo del
suo umorismo o della sua forza emotiva. Il film è riuscito
in gran parte anche grazie alla chimica tra le sue star, Audrey
Hepburn e Gregory Peck, che fanno entrambi uno dei
loro migliori lavori (il che è tutto dire) in questo film del 1953;
un innegabile classico del suo genere.
I fan della pallacanestro e delle
storie d’amore saranno ovviamente innamorati di Love &
Basketball, che è un film sportivo, una commedia
drammatica e un film d’amore tutto in uno. Questa imperdibile
commedia sportiva è incentrata su due amici d’infanzia,
entrambi appassionati di basket, che si ritrovano a provare dei
sentimenti l’uno per l’altro una volta raggiunta l’età adulta.
Come molti film incentrati sulle
storie d’amore, Love & Basketballanalizza i sacrifici o i compromessi che a volte è
necessario fare per far funzionare una coppia e si chiede
se le altre passioni della vita possano (o a volte debbano) avere
la precedenza. Il film esplora bene questi aspetti, bilanciando
diversi generi con grande efficacia – anche come film sportivo,
come suggerisce il titolo – e offrendo nel complesso un enorme
valore di intrattenimento.
Dato che West Side
Story è un aggiornamento del XX secolo di
Romeo e Giulietta di
Shakespeare, è abbastanza sicuro dire che forse
non è il miglior film d’amore da guardare per coloro che amano le
storie d’amore senza tragedie. Si tratta di due giovani che si
innamorano, nonostante provengano da percorsi di vita molto
diversi; in particolare, ognuno di loro è associato ai membri di
una diversa gang di strada, con una rivalità feroce e a volte
violenta tra le due bande.
West Side
Storyracconta questa epica storia d’amore
legata al crimine ed è allo stesso tempoun
musical davvero grandioso, pieno di canzoni memorabili
e di scene di danza coreografiche impressionanti. Il
remake di Steven Spielberg del 2021 lo ha aggiornato in
modo molto efficace (e, in alcuni punti chiave, migliorato), ma la
versione cinematografica originale del 1961 è ancora la più
essenziale e si sente più come un classico; il tempo ci dirà,
tuttavia, come le generazioni future si sentiranno riguardo alle
due versioni della stessa grande storia.
Cold
War dura meno di 90 minuti in totale e risulta
allo stesso tempo semplice e complesso. È un film dal ritmo
lento, che si concentra più o meno su un’unica storia d’amore
molto emozionante tra due improbabili amanti, ma ha anche un flusso
unico, a volte confuso, nelle sue varie scene, e mescola anche i
generi in modo abbastanza sicuro (è un film di guerra, una storia
d’amore, un dramma e un film musicale).
Anche le sue qualità tecniche lo
fanno risaltare, grazie all’accattivante fotografia in bianco e
nero e al rapporto di formato 1.37:1, piuttosto unico (almeno per i
film moderni). È un film strano e perfino perplesso, quindi forse
non è il film romantico più accessibile in assoluto, ma
vale la pena dare una possibilità aCold Warper sperimentare un
film davvero singolare.
La regista/ex attrice Sarah
Polley è nota soprattutto per il documentario
Stories We Tell del 2012 e per il
lungometraggio Women Talking del 2022, ma
il suo debutto nel lungometraggio è avvenuto con il meno noto film
d’amore Away from Her del 2006. Si tratta
di un’improbabile storia d’amore che nasce tra due anziani in una
casa di riposo: uno è affetto dal morbo di Alzheimer e l’altro è
una persona che usa una sedia a rotelle ed è muto.
Naturalmente, dato l’argomento
trattato, si tratta di una storia pesante, ma che probabilmente
darà un forte impatto emotivo a coloro che si sentono pronti a
vivere una storia così intensa.
AncheAway from Herè tenero ed empatico, e gestisce la storia – e il dramma
dei personaggi – con grazia e attenzione, oltre a essere
degno di nota per contenere una delle più grandi interpretazioni
mai date dalla leggendaria attrice Julie
Christie.
I
film d’animazione Disney non sono molto più acclamati de
La bella e la bestia del 1991,
che ha il merito di essere il primo film d’animazione ad aver
ottenuto una nomination come miglior film agli Oscar. La storia è
familiare ma ben raccontata: si tratta dell’improbabile storia
d’amore che si sviluppa tra una giovane donna e un principe che è
stato trasformato in una bestia.
Naturalmente, lei è anche sua
prigioniera, almeno all’inizio. Potrebbe essere scomodo, ma
la storia è gestita sorprendentemente bene e ha quella rara
qualità senza tempo che hanno tutti i più grandi film
Disney. È un film d’animazione adatto alle famiglie,
divertente e romantico, che merita certamente il suo status di
classico. Vale la pena di vedere anche La bella e la bestia in
live-action del 1946, un film decisamente migliore del film
live-action Disney del 2017.
La persona peggiore del mondo
(2021)
La persona peggiore del
mondo è la prova che non tutti i grandi film d’amore
sono necessariamente ottimi film per appuntamenti. Questo dramma
romantico norvegese, infatti, non teme di essere molto reale e a
volte sorprendentemente triste, seguendo una giovane donna che
lotta con i lati professionali e romantici della sua vita e che
sente sempre più di non avere un posto in un mondo in rapido
cambiamento.
Per chiunque abbia provato
intensamente le difficoltà di avere 20 o 30 anni e non avere idea
di dove stia andando la propria vita, questo film può essere
catartico. The Worst Person in the Worldoffre una grande quantità di commenti e approfondimenti
sulle difficoltà degli appuntamenti moderni e, come tale,
è un film fantastico che affronta le realtà del romanticismo… solo
che non è del tutto romantico in modo tale da renderlo un buon film
per appuntamenti nel senso tradizionale del termine. Tuttavia, può
essere facilmente definito uno dei migliori film del 2020.
Gli appassionati di cinema spesso
indicano il 1939 come uno dei più grandi (o più importanti) anni
della storia del cinema, grazie all’elevato numero di influenti
classici usciti in quel periodo. Uno di questi titoli storicamente
significativi è Via col vento, un film
gigantesco in termini di durata, portata e incassi.
Gran parte del film si svolge
durante la Guerra Civile Americana, quindi, pur sembrando un film
storico drammatico/di guerra, la storia d’amore tra i due
protagonisti – Rossella O’Hara e Rhett Butler – è al centro
dell’attenzione. È tutto molto esagerato e melodrammatico (senza
contare che le parti non romantiche del film possono risultare
scomode per diversi motivi), ma Via col
ventorimane un’epopea
romantica di riferimento e si sviluppa fino a un
finale che è indubbiamente leggendario.
Uno dei film più avvincenti diretti
dal sempre interessante e un po’ sottovalutato Todd
Haynes, Carol è un buon film reso
grande dalle due interpretazioni principali di Cate
Blanchett e Rooney Mara. Il film segue
una donna più giovane che si innamora di una donna più anziana,
anche se sorgono complicazioni perché la donna più anziana è
sposata, e tutto ciò accade durante i ben più conservatori anni
’50.
Carolè uno dei migliori film d’amore a memoria d’uomo per il
modo in cui gestisce la sua storia, che risulta
accessibile pur restando lontana dai cliché o dai tropi. Inoltre,
cattura il periodo storico con grande dettaglio e, nel caso aveste
bisogno di altri motivi per guardarlo, è anche un
film natalizio
a sorpresa, che lo rende un film perfetto da guardare per chi
si sente romantico durante le feste.
La storia fantastica (1987)
La storia fantastica è uno di quei film che
finisce per sentirsi appartenere a molti generi, ma bilancia
incredibilmente bene tutti i suoi vari toni ed elementi di genere.
In fondo, però, si tratta di una favola con al centro la storia
d’amore tra una principessa e un bracciante, anche se è anche
un’interpretazione comica e delicatamente satirica delle avventure
fiabesche stesse.
È sorprendente che funzioni così
bene, ma il nucleo della storia d’amore e l’equilibrio di
tutto il resto sono ciò che rendeLa
principessa sposaun classico
innegabile. Anche se all’inizio lo spettatore si troverà a
simpatizzare con il personaggio del nipote (“È un libro di baci?”),
alla fine sarà probabilmente conquistato dal fascino del film. In
effetti, potrebbe non essere troppo azzardato etichettare questo
amato film come uno dei film più vicini alla perfezione di tutti
i tempi.
Ang Lee è un regista che ha
realizzato film che spaziano in un’ampia varietà di generi, anche
se sembra particolarmente bravo ad affrontare film d’amore. Mentre
Crouching Tiger, Hidden Dragon
mescola romanticismo e arti marziali (e si dà il caso che
sia anche uno dei migliori film d’azione di tutti i tempi ),
il suo adattamento del romanzo di Jane Austen Ragione e
sentimentoriguarda
principalmente il romanticismo.
È ambientato verso la fine del 1700
e segue un gruppo di sorelle che devono affrontare la vita, l’amore
e il dolore dopo che il marito della madre viene lasciato senza
eredità dopo la sua morte. È un film d’epoca affascinante,
con un grande cast, e si distingue per la sceneggiatura, premiata
con l’Oscar, scritta da
Emma Thompson, che è anche la protagonista del
film.
All That Heaven Allows (1955)
Screenshot dal film All That Heaven Allows
Chi ama i film d’amore con un forte
contenuto di melodramma non deve cercare oltre la filmografia di
Douglas Sirk. L’autore è noto soprattutto per
i suoi melodrammi della metà del ventesimo secolo, caratterizzati
da emozioni forti, colori audaci e da una recitazione molto
teatrale, che si adatta alla natura generale e roboante delle
storie che amava raccontare.
All That Heaven
Allowsè forse il suo film più famoso per
quanto riguarda lo stile per cui era conosciuto, e
descrive la storia d’amore scandalosa (per l’epoca) che sboccia tra
una vedova e un uomo più giovane che non appartiene alla sua classe
sociale (gasp!). È un genere di cose che oggi sembra superato, ma
se lo si guarda con la lente appropriata, c’è qualcosa che attira
l’attenzione in ciò che viene offerto e, innegabilmente, Sirk era
di una classe a sé stante per l’epoca.
Da non confondere con l’omonimo
bizzarro film di Jean-Luc Godard del 1967,
Weekend (2011 ) è uno dei migliori
e più sottovalutati
film LGBTQ+ dell’ultimo decennio o giù di lì. Parla di due
uomini che si incontrano in un locale gay e scoprono che i loro
sentimenti reciproci crescono inaspettatamente, nonostante
l’intenzione sia quella di una semplice storia di una notte,
piuttosto che di una storia di più notti.
Il tutto è presentato in modo molto
umano e concreto, ed è proprio il realismo e la natura
concreta diWeekenda
renderlo sorprendentemente potente. Dal punto di vista
tonale e visivo, è l’esatto contrario di un film d’amore
melodrammatico come il già citato Tutto quello che il cielo
permette, il che dimostra quanto possano essere versatili i
film sul legame umano e sull’amore.
Accadde una notte (1934)
Screenshot dal film Accadde una notte (1934)
Le commedie screwball della
vecchia scuola hollywoodiana non sono molto migliori o più
iconiche di Accadde una notte.Fu
un film rivoluzionario per l’epoca, uno dei migliori mai realizzati
dal leggendario regista Frank Capra, e gettò le basi per
quella che sarebbe diventata la moderna commedia romantica,
mettendo insieme un uomo e una donna che cercano entrambi di
raggiungere lo stesso obiettivo, ma che all’inizio non si
piacciono… per poi sviluppare forti sentimenti per l’altro man mano
che la storia si avvicina alla fine.
È sorprendente quanto sia ancora
divertente e divertente, anche se ormai è vecchio di decenni, e ha
influenzato molte altre grandi commedie sentimentali che, certo, si
sentono più moderne. Rimane comunque affascinante e accattivante
ancora oggi, e si distingue anche per essere uno dei soli tre film
ad aver vinto i “5 grandi” premi agli Oscar.
Ritratto della giovane in fiamme (2019)
Ritratto di signora in fiammeè una storia d’amore a fuoco lento nel miglior modo
possibile. È ambientato alla fine del 1700 e segue due
donne su un’isola: una è una pittrice incaricata di dipingere un
ritratto nuziale dell’altra donna, che è misteriosa e riservata, ma
presto le due rivelano i loro sentimenti l’una per l’altra e così
inizia una storia d’amore appassionata ma di breve durata.
Il 2019 è stato uno dei migliori
anni per il cinema a memoria d’uomo e Ritratto di signora in
fiamme è stato uno dei migliori film usciti in questi 12 mesi.
È recitato in modo fantastico, ha un ritmo deliberato senza essere
noioso, è ricco di immagini suggestive e contiene una scena finale
che, una volta vista, è difficile da dimenticare. Ritratto di
una donna in fiamme è un film che ha certamente consacrato
Céline Sciamma come regista da tenere d’occhio
in futuro.
Ci sono molti modi in cui un
musical romantico vecchio stile, ambientato nella Los Angeles
distaccata e hipster degli anni 2010, avrebbe potuto finire in un
disastro, ma La La Land è stato in qualche modo un
grande successo. La storia è semplicissima: due giovani si
innamorano, ma poiché entrambi sono appassionati della loro vita
professionale, c’è tensione e la possibilità che le cose non
funzionino a lungo termine.
La La
Landè un film molto equilibrato, che inizia
in modo leggero e divertente, diventa un po’ più pesante nella
seconda metà, per poi arrivare a un finale sorprendente,
inevitabile e dolceamaro. Per tutti gli altri musical successivi al
2016 che vogliono catturare la grandezza e la natura travolgente
dei musical della vecchia scuola in un ambiente moderno, La La
Land ha fissato l’asticella spaventosamente in alto, essendo
un grande musical di tutti i tempi.
Aurora (Sunrise: A Song of Two Humans, 1927)
Aurora
(Sunrise:A Song of Two
Humans)è stato uno dei primi film a
vincere il premio come miglior film agli Oscar… più o meno. Nella
prima cerimonia degli Academy Awards, c’erano due premi per il
miglior film, uno chiamato “Outstanding Picture” (film eccezionale)
e l’altro chiamato “Unique and Artistic Picture” (film unico e
artistico), e Sunrise vinse quest’ultimo, mentre l’epico
film di guerra/romanzo/azione Wings vinse il premio per il
miglior film.
Da allora è stato considerato il
“minore” dei due vincitori originali del premio per il miglior
film, grazie al fatto che il premio per il film unico e artistico è
stato assegnato solo una volta. Tuttavia, è difficile
sostenere cheSunrise:A Song of Two Humansnon
meritasse il riconoscimento, perché si tratta di un dramma
romantico girato in modo creativo e innovativo per il suo
tempo, e rimane uno dei film più facili da vedere
dell’epoca del muto.
Titanic potrebbe essere il film
romantico più letale di tutti i tempi, perché è un film che mira ad
essere un dramma romantico e un
film catastrofico allo stesso tempo. E riesce sorprendentemente
bene a fare entrambe le cose, anche se con una durata di oltre tre
ore, può certamente permettersi il tempo e lo spazio per essere
essenzialmente due film in uno. Per molti versi, ha rappresentato
il momento in cui il regista James Cameron ha realizzato il suo pieno
potenziale come regista di blockbuster.
Jack e Rose formano una delle
coppie più famose della storia del cinema, con il loro
amore tragicamente breve che dà aTitanicil suo cuore e
sicuramente è uno dei motivi principali per cui è così amato. Il
film è anche un film catastrofico, con le sequenze
dell’affondamento della nave che resistono ancora oggi, rendendo
Titanic un film emotivo e difficile da sopportare su due
fronti.
In Prima dell’alba (Before Sunrise, 1995) due giovani
iniziano una conversazione in treno. Sono entrambi in viaggio e
decidono di continuare a passare del tempo insieme a Vienna. Ognuno
di loro riconosce di dover prendere strade diverse al mattino, ma
con il passare della notte si innamorano sempre di più l’uno
dell’altra, rendendo la loro separazione molto triste.
Tuttavia, la loro storia non
finisce qui: i sequel Prima del tramonto (2004 ) e
Prima di mezzanotte (2013 )
mostrano cosa succede quando i due si ritrovano per caso e decidono
di avere una relazione insieme. Per quanto i due seguiti siano
fantastici, Before Sunriseè
quello più romantico e sentito, mentre gli altri due film
sono un po’ più incentrati sul dramma, dato che i personaggi
invecchiano naturalmente molto tra un film e l’altro.
Moonlight (2016)
Moonlight è un film che è certamente
più di una “semplice” storia d’amore, anche se ciò gioca un ruolo
considerevole nell’unica storia di crescita che il film
racconta. Il primo terzo del film segue un ragazzo di nome
Chiron, mentre il secondo atto mostra la sua vita da adolescente e
l’ultimo atto del film lo vede protagonista da giovane adulto.
Una parte della storia di
Chiron riguarda il suo modo di affrontare la propria sessualità e
il legame che si sviluppa tra lui e Kevin, anch’egli
mostrato in tre diverse età nel corso del film. Il regista
Barry Jenkins ha fatto seguire a
Moonlight il dramma romantico If Beale
Street Could Talk, dimostrando ulteriormente la
sua maestria nei film incentrati su relazioni intime e
personali.
Lei (Her, 2016)
La premessa di Lei
(Her) sembra inizialmente assurda, il
che rende la natura potente del film ancora più sorprendente e
d’impatto per gli spettatori disposti a dargli una possibilità. Si
tratta essenzialmente di un uomo del futuro che si innamora di un
sistema operativo che dovrebbe fungere solo da assistente
personale.
Utilizza questa premessa
per esplorare il rapporto (qui letterale) dell’umanità con la
tecnologia, e il modo in cui questa può a volte far sentire le
persone lontane dagli altri, e a volte avvicinarle. Per
quanto riguarda i film di fantascienza,Herè piuttosto delicato e ritrae
un futuro più caldo rispetto alla maggior parte dei film,
anche se a volte può essere un film commovente e persino
emozionante da guardare. Il fatto che contenga anche una delle
migliori interpretazioni di Joaquin Phoenix contribuisce a rendere
Her un classico moderno.
Cinema Paradiso (1988)
Facilmente collocabile tra i più grandi film italiani di
tutti i tempi, Cinema Paradiso è
quanto di più vicino alla perfezione ci sia al cinema. È un dramma
di formazione che inizia poco dopo la fine della Seconda Guerra
Mondiale e copre diversi decenni successivi, raccontando di un
ragazzo che sviluppa un amore per il cinema e si propone di
diventare un grande regista.
Il film dedica un po’ di tempo all’innamoramento del
protagonista, anche se alla fine è forse la sua passione per il
cinema a costituire l’elemento “romantico” più forte del film. È un
film che parla di quanto le persone amino i film e di come i film
rafforzino i sentimenti d’amore e diano l’opportunità alle persone
di presentare storie di crepacuore, romanticismo e tutto ciò che
sta in mezzo. Essendo la lettera d’amore definitiva al cinema,
Cinema Paradisoè probabilmente
uno dei film più romantici di tutti i tempi.
Harry, ti presento Sally… (1989)
Quando Harry ti
presento Sally è uno dei migliori film degli anni ’80 e forse il gold standard
della commedia romantica tradizionale. Per quanto riguarda le
semplici storie di persone mal assortite che inizialmente si
detestano, ma che crescono provando sentimenti l’una per l’altra, è
essenzialmente un pareggio tra questo e Accadde una notte
quando si tratta di stabilire quale sia la più iconica.
Grazie a due interpretazioni
iconiche di Billy Crystal e Meg
Ryan e a una sceneggiatura tagliente di Nora
Ephron, Quando Harry ti presento
Sallyè uno spasso da guardare dall’inizio
alla fine. Quando le battute sono così coerenti e la
chimica è così credibile come in questo caso, anche coloro che non
amano i film d’amore con una formula troveranno questo film
difficile da resistere.
Happy Together (1997)
Wong Kar-wai è un
regista che realizza spesso film incentrati sull’amore e sulle
relazioni, anche se di solito si concentra sulle parti più emotive
o difficili dell’amore. Mentre un film come Chungking
Express esplora sentimenti agrodolci come la
nostalgia e la (romantica) solitudine, il suo film del 1997
Happy Together parla in definitiva di una
relazione che va in pezzi.
Il film è incentrato su una coppia
gay che crede che una vacanza possa aiutare a ricucire il loro
rapporto in crisi, solo per scoprire che le cose peggiorano quando
vanno via insieme. Non è un film divertente o facile da guardare,
ma è incredibilmente potente e ben recitato, e per quanto riguarda
i film d’amore più cupi incentrati sulle rotture, è senza dubbio
uno dei migliori. Come studio del personaggio e
comefilm d’amore sul tema della
rottura,Happy
Togetherè innegabilmente un
successo.
Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind,
2004)
La premessa di
Eternal Sunshine of the Spotless Mind
è subito intrigante, dato che ruota attorno a due persone
che, dopo essersi lasciate, si sottopongono entrambe a una
procedura che cancella tutti i ricordi del loro ex. Alla fine, le
loro strade si incrociano di nuovo e si creano situazioni difficili
quando si rendono conto che si conoscevano in modo così intimo.
Ancora una volta, si tratta di un
film d’amore che parla degli aspetti tristi di una relazione, ma
queste storie sono altrettanto valide – e importanti – di quelle
più solari. Eternal Sunshine of the Spotless
Mindsi presenta come un film struggente,
triste, ma non del tutto privo di speranza, e la sua
storia unica e le sue immagini suggestive lo rendono un film
difficile da dimenticare, proprio come una persona importante che
si conosceva. Se mi lasci ti cancello in streaming è disponibile
sulle seguenti piattaforme:
I giorni del cielo (1978)
Screenshot dal film I giorni del cielo (1978)
SebbeneI giorni del cieloparli
di un triangolo amoroso complicato e alla fine pericoloso, è uno di
quei film in cui la trama sembra passare in secondo piano.
Le interazioni romantiche sono credibili, certo, ma gran parte
della passione e della spettacolarità del film sono dovute al modo
in cui è girato e alla musica di Ennio
Morricone.
È difficile da spiegare a parole,
ma c’è qualcosa di inebriante e commovente nell’insieme, anche se
sulla carta la storia sembra un po’ banale e nel complesso è un
film piuttosto semplice. Tuttavia, è difficile negare che pochi
registi siano in grado di realizzare film così belli come
Terrence Malick al suo apice, e I
giorni del cielo potrebbe essere il suo film migliore, e forse
uno dei migliori per i neofiti che si avvicinano al suo unico – e
talvolta scoraggiante – corpus di opere. I giorni del cielo in
streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Sebbene non abbia vinto l’Oscar per
il miglior film (qualcuno si ricorda davvero di
Crash?), Brokeback Mountain rimane
ancora oggi uno dei migliori film di Ang Lee e,
probabilmente, il miglior film del 2005. Si tratta di una
tragica storia d’amore gay di due cowboy che, negli anni ’60, si
incontrano e si innamorano l’uno dell’altro, anche se in un’epoca
in cui l’essere gay era considerato tabù e inaccettabile per
molti.
Sembra che ci siano più film di
storie d’amore tragiche gay che di storie d’amore tragiche
eterosessuali, anche se la situazione sembra essere cambiata negli
ultimi anni. Questo può rendereBrokeback Mountainuna visione
difficile a volte, ma è difficile negare la potente regia e la
recitazione in mostra qui, con le migliori interpretazioni
della carriera di Heath Ledger e Jake Gyllenhaal. I segreti di Brokeback
Mountain in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
In the Mood for Love è forse il film
più famoso di Wong Kar-wai e – non sorprende, visto il titolo –
uno dei suoi film più romantici. Detto questo, gli elementi
romantici sono molto attenuati, anche se il film di Wong Kar-wai è
tutto incentrato sull’amore, sul crepacuore e sul
desiderio, e sul modo in cui queste cose possono
complicare la vita di una persona.
È un film lento e molto sobrio, ma
rimane impresso nella mente per molto tempo dopo la visione. In
effetti, sono l’aspetto evocativo, il suono e l’atmosfera generale
del film a rendere In the Mood for Love così memorabile,
perché la trama è, sulla carta, estremamente semplice. È un
classico del cinema internazionale per un motivo preciso e si è
guadagnato lo status di uno dei film di Hong Kong più conosciuti di
tutti i tempi. In the Mood for Love in streaming è disponibile
sulle seguenti piattaforme:
Luci della città (City Lights, 1931)
Un dramma romantico ben ritmato che
non perde tempo, Luci della città è uno
dei migliori film di Charlie Chaplin, e
certamente il suo miglior film romantico, essendo persino più forte
di tutti i grandi film in cui recitò e/o diresse durante gli anni
Venti. Il film segue il personaggio di Charlot di Chaplin mentre si
innamora di una fioraia cieca e si impegna a fare il possibile per
aiutarla a raccogliere abbastanza denaro per sottoporsi a
un’operazione che le restituirà la vista.
Luci della
cittàè divertente, commovente e agrodolce in
tutti i momenti giusti, sembrando un film essenzialmente
perfetto per la maggior parte della sua durata. I migliori film di
Chaplin sono innegabilmente senza tempo e, dato che Luci della
città è in assoluto uno dei suoi migliori, è anche quello che
sembra più resistente all’invecchiamento o all’affievolimento del
suo impatto nel tempo.
I film d’amore non sono
migliori diCasablanca.Realizzato e ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale,
segue due amanti che si incrociano per caso e vedono riaccendersi i
loro sentimenti, con l’unico problema che uno dei due si è stancato
nel tempo a causa dell’amore perduto e l’altro si è risposato.
La storia si allarga naturalmente,
grazie al fatto che è ambientata nella Seconda Guerra Mondiale, e
così i personaggi si trovano a fare i conti con la posta in gioco
personale e con il modo in cui le loro azioni si ripercuoteranno
sul mondo intero. Il film riesce a portare a termine questa storia
ambiziosa con un ritmo serrato, molti personaggi secondari
memorabili, un umorismo sorprendentemente divertente e un ritmo che
sembra ancora piuttosto veloce, anche per gli standard moderni. È
difficile sbagliare, è un classico in tutti i sensi e si colloca
meritatamente come il più grande film d’amore di tutti i tempi.
Casablanca in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
A brevissimo, il 3 aprile, arriverà
al cinema Nymphomaniac Vol. I, film che
si presenta già con una lunga storia di critica e polemica alle
spalle. La nudità, lo sappiamo, sarà una componente del film, e in
questa sede vogliamo mostrarvi 50 indimenticabili nudi
cinemaografici, tra cui anche quello di Shia
LaBeouf e Stacy Martin, trai
protagonisti del film di Lars Von Trier:
[nggallery id=503]
Come potete vedere,
nella gallery non ci sono i nudi più belli o quelli più sensuali
del cinema, ma quelli che difficilmente dimenticheremo, alcuni
proprio per la loro bellezza, come la Nicole
Kidman di Eyes Wide Shut, altri
invece per la loro bruttezza, come il nudo di
Borat, altri ancora perchè fanno parte
davvero della grande storia del cinema, come quello di Kate
Winslet in Titanic.
Qualche altro nudo è particolarmente
divertente, come quello di Mister Chao in Una Notte da
Leoni Parte II, altri invece sono inaspettati e
proprio per questo bellissimi come quello di Diane
Keaton di fronte ad un sorpreso Jack
Nicholson in Tutto può
succedere.
Nel nostro elenco inoltre ci sono
anche eroi action, come Sylvester Stallone, nudo
in Demolition Man, e Arnold
Schwarzenegger, che compare come mamma l’ha fatto il
Terminator. O ancora il nudo di Bart
Simpson, che, all’epoca dell’uscita di The Simpson
Movie, fece simpaticamente parlare di sè.
Quali sono gli indimenticabili nudi
cinematografici della vostra videoteca personale?
Il 2017 è stato un anno ricchissimo
per i fan dei supereroi al cinema e in tv, tuttavia è stato anche
un anno difficili per tutti quelli che hanno riposto le proprie
speranze in questo tipo di progetti.
La Warner ha incontrato di nuovo lo
scontento del pubblico con Justice League, i Power Rangers hanno
generalmente deluso tutti, mentre la Marvel, in tv, ha fatto due buchi
nell’acqua con Inumani e Iron Fist.
Ecco quali sono stati nel 2017 i
cinque momenti peggiori per essere fan dei supereroi.
Quando abbiamo visto la CGI sulla
bocca di Henry Cavill
Che si voglia incolpare la Paramount
per non aver permesso a Henry Cavill di tagliarsi
i baffi, o la Warner Bros per non aver spostato l’uscita del film,
il risultato non cambia. Le riprese di Superman in Justice
League sono a dir poco orribili, con un effetto straniante
che incide su tutto il volto del bell’attore ma soprattutto sulla
credibilità che lo stesso ha nel film e nella sua lotta contro
Steppenwolf.
Quando realizzi che non vedrai più
Hugh Jackman nei panni di Wolverine
Il film di James
Mangold ha affrontato il personaggio in una maniera
completamente nuova, regalando ai fan di Wolverine e di
Hugh Jackman il miglior film in assoluto della
serie, ma forse anche il miglior cinecomic da molti anni a questa
parte.
Uscire dalla sala con la
consapevolezza che l’attore australiano non interpreterà mai più il
mutante con gli artigli di Adamantio ha fatto decisamente male a
chi lo ha amato tanto nel corso dei 16 anni che ha trascorso a
interpretare Logan.
Tutto quello che riguarda gli
Inumani
La serie ABC era un
progetto ambizioso, che nato al cinema si è spostato in tv e si è
sviluppato nell’assoluta segretezza, coinvolgendo nella
realizzazione anche diversi elementi produttivi tecnici che ne
hanno dettato la distribuzione e la promozione in maniera
decisiva.
Tuttavia lo show è stato giudicato
all’unanimità sbagliato, nei toni, nelle scelte, dando vita al
peggior prodotto della storia della Marvel, al cinema e in tv.
Quando ti accorgi che le recensioni
di Iron First erano state troppo buone
Le prime recensioni di Iron
Fist, quarta serie Netflix/Marvel, non sono state certo
entusiaste, ma sembravano salvare un protagonista simpatico e una
storia accettabile.
Tuttavia, la realtà si è rivelata
essere un’altra: Iron Fist non solo è la peggiore
delle serie Marvel con
Netflix, ma non riesce a raccontare nemmeno un po’
del fascino del personaggio protagonista, oltre ad avere personaggi
e storia di scarsissimo appeal.
Quando cominciano a uscire le
recensioni di Justice League
Dopo le critiche riservate a
Batman v Superman e il disastro
Suicide Squad, la Warner Bros ha
raccolto lodi e consensi con Wonder Woman. Justice
League era un passaggio obbligato, un titolo che doveva
confermare la buona riuscita di Wonder Woman oppure decretare che
il film di Patty Jenkins era soltanto un felice
caso all’interno di uno Studio che proprio non riesce a raccontare
come si deve i supereroi DC.
Il risultato al box office, seppure
non disastroso, non ha raggiunto le aspettative e le recensioni
miste, oltre allo scontento dei fan, hanno sancito la fama negativa
intorno al film.
L’uscita nelle sale di Acquaman e il Regno
Perduto metterà un punto al
DCEU così come lo conosciamo, che passerà in quell’occasione il
testimone al nuovo Universo DC di
James Gunn e Peter Safran, già in opera per Superman:
Legacy. L’era del
DCEU sta perciò tramontando e, se si dà una breve occhiata a
quel che è stato, compreso lo Snyderverse, purtroppo molto del
successo che si sperava di ottenere da queste produzioni non si è
mai concretizzato con film d’eccellenza. Nonostante i prodotti del
franchise siano stati spesso oggetto di controversia, sono comunque
stati portatori di alcuni momenti davvero buoni, i
quali ne hanno incrementato (seppur di poco) il valore. Parliamo di
scene, di minuti in cui si è potuto assistere a qualcosa di
avvincente e determinante, di inserti in cui tutto funziona, e
molti di questi in realtà sono presenti nei film DC più
odiati. Ma quali sono?
Suicide Squad
Uno dei film che ha reso meno
contenti i fan della DC, tanto che poi
James Gunn ha dovuto rimetterci mano nel 2021, è stato Suicide
Squad, uscito nel 2016 sotto la regia di David Ayer.
Nonostante non sia fra i migliori prodotti del franchise, la
pellicola presenta comunque una sequenza molto accattivante, in cui
vediamo il team di supercattivi sentirsi finalmente una squadra. In
quell’occasione la Suicide Squad si unisce per difendere Rick Flag
affinché non venga ucciso da
Amanda Waller; è proprio lì che ci viene mostrato un autentico
lavoro di squadra, di un gruppo che può unire ufficialmente le
forze e affrontare diversi nemici.
Lanterna Verde
Se qualcuno ancora si domanda quale
sia uno dei peggiori film nati dai fumetti DC, la
risposta è una: Lanterna Verde. Lo stesso Ryan Reynolds, che interpreta Hal Jordan,
alias Lanterna Verde, ha ammesso non essere poi un così valido
prodotto. Nonostante questo, la pellicola ha una scena molto valida
al suo interno, ed è quella che vede protagonista un combattimento
fra l’eroe e Parallax. La battaglia fra i due inizia sulla
Terra prima di passare allo spazio, dove poi le cose diventano
molto fumettistiche. Lanterna Verde usa il sole per distruggere
Parallax, attaccando a sé due getti fatti di costrutti energetici
per sfuggire all’attrazione gravitazionale della stella in fiamme.
Alla fine sferra un gigantesco pugno di energia verde che spedisce
il villain dritto nel sole. Un momento memorabile.
Wonder Woman 1984
Fra i personaggi più amati della
DC va menzionata Diana Prince, alias
Wonder Woman. Se il primo film sull’amazzone è stato apprezzato
dal pubblico, il secondo, Wonder Woman 1984, non ha purtroppo avuto la stessa
fortuna. Molte sono state le critiche mosse al film, dalla storia
in sé fino alla “resurrezione” di Chris Pine nei panni di Steve Trevor.
Nonostante questo, obiettivamente la pellicola presenta anche dei
momenti avvincenti, ma il migliore fra questi è il combattimento
con Cheetah. La scena dello scontro sembra uscire proprio dalle
pagine del fumetto, enfatizzata in particolar modo dall’armatura
dorata dell’eroina, che aggiunge emozione alla sequenza.
Shazam! Furia degli dei
Un altro film non particolarmente
acclamato come invece ci si aspettava è stato Shazam!
Furia degli dei. Su questo, però, ci sono due correnti: la
prima è quella di chi pensa sia il film più divertente tratto da un
fumetto della DC, la seconda è di chi crede che
l’interpretazione di Zachary Levi sia troppo sciocca, tanto da
abbassarne la qualità. Nonostante questo, in Shazam! Furia degli dei, il combattimento tra Shazam e
Kalypso, con il suo drago, è il motivo principale per cui vale la
pena vederlo. Dopo un intenso tira e molla, Shazam vola dritto
contro il drago con il bastone del mago, invocando un grande tuono
magico. Nel salvare la situazione, però, muore Billy Batson, che
viene poi rianimato da… Wonder Woman!
Birds Of Prey
Margot Robbie nei panni di Harley Quinn è stata più che formidabile, non
si può negare. Con Birds of Prey, film che la vede (finalmente)
protagonista, il
DCEU è riuscito a introdurre personaggi femminili iconici dei
fumetti DC, lei compresa s’intende, portando una
ventata di divertimento. Nonostante avesse del potenziale, la
classificazione R del film e la sua uscita in concomitanza con la
pandemia hanno finito per influenzare la sua corsa al botteghino,
gettando la pellicola nel dimenticatoio. Seppur quindi non abbia
avuto la visibilità che gli spettava, non possiamo comunque
dimenticare alcune delle emozionanti action scene presenti in
Birds of Prey. Un esempio? Lo scontro di
Harley Quinn alla stazione di polizia. Nella sequenza
vediamo la protagonista salvare da sola Cassandra Cain in
un’avvincente coreografia di combattimento, accompagnata da una
smagliante fotografia.
Black Adam
Black Adam,
film del 2022 diretto da Jaume Collet-Serra, doveva presentarsi
come un grande successo. Così però non è stato, pur contenendo,
nella scena post-credits, il grosso cameo di Superman, il quale aveva
fatto pensare a un futuro più roseo. Nonostante il film non abbia
eccelso, al suo interno si possono contare alcune scene meritanti
attenzione. Una fra queste riguarda lo scontro di Black Adam con la
Justice Society of America. La sua lotta contro i membri della JSA,
Doctor Fate, Hawkman, Cyclone e Atom Smasher ha permesso al
pubblico di vedere la Justice Society of America lavorare come una
squadra, con i loro poteri che si completano a vicenda per tentare
di sconfiggerlo.
The Flash
Quando a giugno è uscito The Flash,
il film non è stato accolto da tutti allo stesso modo: una delle
ragioni risiedeva nelle vicende legali che vedevano coinvolto il
suo protagonista principale,
Ezra Miller, mentre altre riguardavano la grande quantità di
cameo presenti, soprattutto alla fine nella SpeedForce, di cui non
si è apprezzata la resa in CGI. Nonostante questo, The Flash non può dirsi una pellicola non riuscita,
anzi, rispetto a tante altre è una di quelle più solide sotto tanti
punti di vista. Pur avendo perciò delle sbavature, il film presenta
una scena molto suggestiva e ben fatta: parliamo dello scontro fra
l’Eroe Scarlatto, la sua versione alternativa,
Batman e Supergirl contro il Generale Zod e il suo esercito. Ci
sono molti momenti emozionanti durante la battaglia, ma le morti
improvvise di Batman e Supergirl mettono in ombra tutto il resto
per il loro essere tragiche e scioccanti.
Superman Returns
Nel corso del tempo, sono tanti gli
attori che hanno dato volto e fisicità a Superman
cinematograficamente, e fra questi non si può dimenticare
Brandon Routh in Superman Returns. Nonostante il film non possa
considerarsi fra i più graditi, vanta una scena che potrebbe in
realtà essere la migliore dell’eroe DC in
live-action e riguarda la scena di salvataggio dell’aereo. L’azione
è molto simile a quella descritta nei fumetti, e il senso di
urgenza permea in ogni beat, fino al momento in cui
Superman non riesce a gestire finalmente la situazione e mettere il
velivolo in sicurezza, parlando poi con calma ai passeggeri che ha
appena tratto in salvo.
Justice League
Il
DCEU è stato, come ben sappiamo, un franchise molto travagliato
e sfortunato. Uno dei film che più ne ha risentito è Justice League.
Zack Snyder lasciò il progetto in seguito alla morte della
figlia, e i dirigenti della DC scelsero Joss Whedon per subentrare
e fare alcuni reshoots. Questo portò all’eliminazione di gran parte
della visione di Snyder, che poi si è potuta vedere in Justice
League di Zack Snyder del 2021, nettamente migliore.
Nonostante la pellicola ne abbia risentito, non eccellendo come
avrebbe dovuto, presenta alcuni momenti significativi. Il più
memorabile riguarda il combattimento fra Superman e la Justice League, nel quale si palesa tutta la
potenza dell’eroe kryptoniano che, in quel momento, non si sta più
trattenendo. Una delle scene più impattanti ed emozionanti, che,
seppur brevemente, hanno alzato l’asticella dell’intero film.
Batman v Superman: Dawn of
Justice
Arriviamo al film probabilmente meno
ben accolto da pubblico e fan, dal quale il
DCEU ha poi tentato un cambio di rotta salvo poi arenarsi
definitivamente. Si tratta di Batman v Superman: Dawn of Justice il quale, a causa
dei suoi problemi interni, ha scatenato diverse reazioni a catena,
le quali hanno portato alla nascita del nuovo Universo
DC. Pur essendo il più malvisto, contiene comunque
una scena degna di nota, con protagonista Batman che uccide diversi
mercenari nel violento combattimento nel magazzino. Seppur
assistere all’uccisione di qualcuno da parte di un eroe come Batman
sia tutto fuorché normale (quelle immagini sono state definite
anche fra le più inquietanti e dark del franchise), la sequenza ha
fatto diventare il
Batman di
Ben Affleck il miglior combattente nella storia del Cavaliere
Oscuro in live-action. E per essere stato un film travagliato e
controverso, non è una cosa da poco.
Mese dopo mese, secondo Statista, Netflix
domina tutte le altre piattaforme di streaming in termini di numero
di abbonati, e uno dei suoi maggiori fattori trainanti è l’enorme
quantità di contenuti che rilascia mensilmente. C’è così tanto che
a volte può essere travolgente cercare di tenere il passo con le
novità. Fortunatamente, è qui che entriamo in gioco noi. Dicembre
ha un elenco particolarmente entusiasmante di titoli completamente
nuovi, nonché nuovi enorme franchise in arrivo. C’è il ritorno di
un’animazione amata, un nuovo incredibile film biografico e
altro ancora. Ci sono moltissimi contenuti da guardare e, con le
festività natalizie in arrivo, potresti ritrovarti a guardare tutte
e cinque le migliori uscite Netflix
in arrivo.
Il mondo dietro di te, l’8 Dicembre
2023
Una vacanza di famiglia è sconvolta
da due estranei sopraggiunti nel cuore della notte per sfuggire a
un cyberattacco che diventa sempre più terrificante, obbligando
tutti a venire a patti con il proprio ruolo in un mondo prossimo al
collasso.
In questo thriller apocalittico dal premiato sceneggiatore e
regista Sam Esmail (Mr. Robot), Amanda
(la premio Oscar Julia Roberts) e il marito Clay (il candidato
agli Oscar Ethan Hawke) affittano una casa di lusso per
un fine settimana con i figli Archie (Charlie Evans) e Rose (Farrah
Mackenzie). La vacanza è subito sconvolta dall’arrivo di notte di
due sconosciuti: G.H. (il premio Oscar Mahershala Ali) e la figlia Ruth (Myha’la),
che li informano di un misterioso cyberattacco e vogliono
rifugiarsi nella casa di cui dicono di essere i proprietari. Le due
famiglie fanno il punto del disastro che incombe e che diventa
sempre più terrificante, obbligandoli a venire a patti con il loro
ruolo in un mondo prossimo al collasso. Il film è tratto dal
romanzo candidato ai National Book Award di Rumaan Alam, Il
mondo dietro di te, ed è prodotto da Esmail Corp e Red
Om Films. La produzione esecutiva è di Higher Ground
Productions.
Galline in fuga: L’alba dei nugget, dal 15 dicembre
La società di animazione Aardman, pluripremiata agli Oscar e ai
BAFTA (Interviste mai viste, Wallace e
Gromit e Shaun, vita da pecora) in
collaborazione con il regista premio Oscar e candidato ai BAFTA Sam
Fell (ParaNorman e Giù per il tubo) presentano Galline in fuga: L’alba dei nugget, il tanto atteso
sequel del popolare film in stop motion con i maggiori incassi di
sempre, Galline in fuga.
Essendo riuscita a fuggire per il rotto della cuffia dalla
fattoria dei Tweedy, Gaia ha finalmente trovato un posto da sogno:
un tranquillo rifugio su un’isola per l’intero pollaio, lontano dai
pericoli causati dall’uomo. Quando lei e Rocky danno alla luce una
pulcina di nome Molly, il lieto fine sembra vicino. Ma sulla
terraferma, l’intera razza dei gallinacei deve affrontare una nuova
e terribile minaccia. Per Gaia e la sua gang la tanto agognata
libertà potrebbe essere a rischio, ma questa volta non si
fermeranno davanti a nulla!
Faccia a faccia con l’ETA: conversazioni con un
terrorista
Faccia a faccia con l’ETA:
conversazioni con un terrorista offre un’intervista
esclusiva con una delle figure chiave dell’ETA: Josu Urrutikoetxea,
noto anche come Josu Ternera. Questo documentario presentato da
Jordi Évole indaga sull’organizzazione terroristica ed esplora
alcuni dei momenti più significativi fino al suo smantellamento nel
2018. A quasi 50 anni da un attacco, questa conversazione aiuta a
fornire risposte a una delle vittime del gruppo terroristico.
Maestro, dal 20 Dicembre
Maestro è un’imponente e
impavida storia d’amore che ripercorre la relazione durata una vita
tra Leonard Bernstein e Felicia Montealegre Cohn
Bernstein. Maestro
non è solo una dichiarazione d’amore alla vita e all’arte, ma
essenzialmente una rappresentazione emotivamente epica di famiglia
e amore.
Rebel Moon – Parte 1: Figlia del
fuoco, dal 22 Dicembre
Dopo un atterraggio di fortuna su
una luna ai confini dell’universo, la forestiera dal passato
misterioso Kora (Sofia Boutella) inizia una nuova vita in un
tranquillo insediamento di agricoltori. Presto diventa l’unica
speranza di sopravvivenza della comunità quando il tirannico
Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario,
l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini hanno
inconsapevolmente venduto i raccolti ai Bloodaxe (Cleopatra Coleman
e Ray Fisher), leader di un agguerrito gruppo di insorti
perseguitati dal Mondo Madre. Insieme a Gunnar (Michiel Huisman),
un contadino dal cuore tenero che non conosce la realtà della
guerra, Kora parte in missione alla ricerca di combattenti disposti
a rischiare la vita per difendere il popolo di Veldt.
Viaggiando in mondi diversi alla
ricerca dei Bloodaxe, i due radunano una manciata di guerrieri
accomunati dal bisogno di redimersi: il pilota e mercenario Kai
(Charlie Hunnam), il leggendario comandante Generale Titus (Djimon
Hounsou), la maestra di spada Nemesis (Doona Bae), il prigioniero
dal passato regale Tarak (Staz Nair) e il combattente della
resistenza Milius (E. Duffy). Jimmy (doppiato da Anthony Hopkins
nella versione originale), un antico protettore meccanizzato
nascosto dietro le quinte, si risveglia su Veldt con un nuovo
scopo. Ma i neorivoluzionari devono imparare a fidarsi l’uno
dell’altro e a combattere insieme prima che gli eserciti del Mondo
Madre arrivino a distruggerli tutti.
Ecco 5 film che, pur non avendo
apparentemente nulla in comune, sono stati tutti preparatori della
visione di Star
Wars il Risveglio della Forza, che il mondo
attende con trepidazione:
[nggallery id=2128]
Regista, scenegiatore, attori sono
già stati messi alla prova dallo sci-fi, con Star Wars
il Risveglio della Forza li vedremo tutti all’opera
nello stesso epico film. Siete pronti a tornare in una galassia
lontana lontana?
Non sempre il romanticismo è adatto
a tutti i momenti della vita, nella realtà, così come al cinema.
Dovrebbero saperlo bene quelle coppie cinematografiche che, nelle
situazioni meno opportune, decidono di scambiarsi effusioni. Di
seguito trovate i 5 baci più inopportuni della storia del
cinema:
“Ogni fotogramma de I 400 giorni
è uno spaccato di vita; una testimonianza che offre al pubblico sia
l’effetto del luccichio dei riflettori, sia il lato intimo e
introspettivo di una professione che richiede impegno e dedizione.
Da pittore ritrattista, a guidarmi nel progetto è stata la
possibilità di filmare veri e propri ritratti in tempo reale.
Attraverso i sorrisi, gli sguardi e la totalità dei volti di ogni
personaggio (nei filmati d’archivio o nelle riprese realizzate per
l’occasione), ho voluto realizzare un grande dipinto del mestiere
dell’attore: un ponte ideale tra la fissità della tela e il
dinamismo dell’immagine-movimento” (E.
Napolitano).
Presentato al 41° Torino Film
Festival nella sezione “Fuori Concorso – Ritratti e
Paesaggi” e diretto dal duo registico composto da Emanuele
Napolitano e Emanuele Sana – con la
collaborazione del talent manager Daniele Orazi –
I 400 giorni – Funamboli e Maestri è un film
di genere documentario della durata di 70 minuti.
Un viaggio alla scoperta del
significato di essere attori e del voler dedicare la propria
esistenza all’attività artistica; un viaggio dietro le quinte tra
volti giovani e sognanti, per scavare nell’intimità dell’animo
umano e scoperchiare speranze e delusioni che da sempre ci
accomunano.
I 400 giorni – Funamboli e Maestri:
la trama
I 400 giorni – Funamboli e
Maestri nasce al termine del progetto DO Tour
Casting intrapreso nel novembre del 2021 e si configura
come il tentativo di assemblare e dunque raccontare il grande
lavoro di ricerca svolto dall’agenzia DO Cinema
per radunare talenti da tutto il territorio nazionale. Le lunghe
peregrinazioni di Orazi e colleghi, costantemente
in viaggio tra Milano, Torino, Firenze, Roma, Napoli e Maratea,
trovano sfogo in una serie di video testimonianze all’interno delle
quali il manager non è però che una comparsa o, talvolta, una voce
fuori campo. I veri protagonisti sono ventiquattro aspiranti attori
che, a partire dal giorno del fortunato provino, si sono imbarcati
in un’avventura che ha permesso loro di mettersi alla prova con il
più grande sogno professionale e di vita di ciascuno. Un’avventura
che Napolitano e Sana hanno
provato a restituire attraverso l’allestimento di un vero e proprio
mosaico generazionale che parla di paura, di emozione, di voglia di
farsi vedere e ascoltare. Perché oltre l’artista possa emergere la
persona, con tutte le sue fragilità, con i suoi mille e più volti e
con l’ambizione di dare forma a un’esigenza che muove da
dentro.
Una lettera d’amore al mestiere di
attore
D’altro canto dove nasce una
passione? In quale momento della nostra vita scegliamo quella che
ci auguriamo diventi la nostra strada? Napolitano,
Sana ed Orazi non conoscono ogni
risposta. Ed infatti, I I 400 giorni – Funamboli e
Maestri non è concepito come guida o mappa d’orientamento
per muovere i primi passi nel mondo dell’arte. Il docu-film è
piuttosto una lettera d’amore alla professione attoriale in quanto
tale, al suo significato più profondo e al contempo
inafferrabile.
Delicatamente montato a comporre un
affresco di visi e voci da ogni parte d’Italia, l’opera –
temporalmente e cronologicamente suddivisa – documenta così ogni
fase del progetto DO Tour Casting, mostrando le
prime scremature dettate dallo scouting, il recruiting definitivo e
la conseguente tappa accademica; arrivando infine a
inquadrare gli aspiranti artisti in occasione del loro primo red
carpet veneziano. E così come numerose sono le giovani facce
chiamate ad alternarsi rapidamente sullo schermo, altrettanti sono
i personaggi che, estrapolati da vecchie interviste e materiale
d’archivio, tornano “in vita” e arricchiscono il presente. In un
coinvolgente ping pong tra ieri e oggi creato per richiamare
l’universalità di un mestiere che non conosce epoca. Né tantomeno
si piega a logica e razionalità.
I 400 giorni – Funamboli e Maestri:
lo stra-ordinario quotidiano
In un gioco audio-visivo di continue
sostituzioni e sovrapposizioni, il film vaga trasportato dalle
metafore che ne compongono il ritmo. Così che la vita del divo e
del teatrante diventino un’onda di continue possibilità,
l’audizione un romantico primo appuntamento e la condizione
d’attore – impregnata di una sensazione di costante precarietà –
continui a oscillare tra morte e rinascita.
Rimane lo spazio per alcuni
consigli, per i microfoni affidati a chi già ci è passato e ora
guarda quasi con malinconia alle orme lasciate sulla sabbia. C’è
tempo persino per feste e foto ricordo, inserite nella magnifica e
iconica cornice del Lido. Eppure, quel che davvero sopravvive de
I 400 giorni – Funamboli e Maestri, è la
consacrazione di ciò che per sua natura è stra-ordinario, di ciò
che è e sempre rimarrà inutile, di quanto è misterioso e insieme
così maledettamente chiaro.
Perché per rubare le parole di
Alberto Sordi poste in incipit al film:
“Interessante eh questo nostro mondo cinematografico. Il nostro
cinema, il cinema italiano; un cinema del quale si dicono tante
cose. Lasciamo pure che le dicano, noi continuiamo a lavorare nel
nostro piccolo”.
Si intitola I 400 Giorni –
Funamboli e Maestri il documentario presentato al
41° Festival di Torino e diretto da Emanuele
Napolitano e Emanuele Sana, in
collaborazione con Daniele Orazi, il talent
manager che con questo progetto ha voluto raccontare il dietro le
quinte della sua giovane “scuderia”. Nuovi volti, talenti
giovanissimi, aspiranti attori seguiti nel corso di 400 giorni
della loro vita, tra provini, speranze, delusioni, intimità. Un
ritratto insolito e differente del ruolo dell’attore.
In occasione della presentazione al
TFF 41°, abbiamo raggiunto telefonicamente i
registi e alla sceneggiatrice Vittoria
Spaccapietra. Ecco cosa ci hanno raccontato.
-Come entrate in
contatto con Daniele Orazi e come nasce questa
collaborazione?
Emanuele
Napolitano:Io nasco come artista visivo e pittore. Ho
realizzato in passato anche documentari su opere di videoarte, e
avevo già girato dei documentari dedicati ad artisti che
provenivano da zone percepite come difficili, tipo Israele o
Albania. Sono entrato in contatto con Daniele attraverso una serie
di amicizie comuni e gli abbiamo presentato questa serie di
documentari che gli era piaciuta molto. Dopo questo incontro, si è
creata l’opportunità di lavorare a questo progetto soprattutto
perché Daniele lavora come talent manager da tanti anni. L’idea di
partenza era quella di approcciare questo materiale con un tono
sperimentale, non patinato.
Emanuele Sana:Io e Daniele ci conosciamo da parecchi anni. Abbiamo sempre
condiviso un approccio carico di ironia alla vita e abbiamo nel
tempo parlato di cinema con grande libertà e onestà. C’è sempre
stata una grande stima reciproca e quando lui ha chiuso la grande
esperienza di Officina Artistiche e intrapreso la nuova sfida di DO
Agency, abbiamo deciso di scommettere lui sulle mie idee e il mio
stile registico, io sulla sua conoscenza profonda del mercato e
soprattutto sui consigli che è in grado di dare ai suoi artisti. E
quando è nato progetto sono stato molto felice di costruirlo
insieme a lui.
Vittoria
Spaccapietra:Dopo gli studi di sceneggiatura ho iniziato a
cercare lavoro a Roma. Ho incontrato Daniele a Milano per un
colloquio per lavorare come script reader nella sua agenzia. Ero
completamente disorientata, ma poche settimane dopo sono entrata
nella DO Cinema. Crescere lì mi ha permesso di conoscere
l’industria in ogni sua forma e entità dandomi degli strumenti che
ho capito essere fondamentali solo quando ho provato poi camminare
con le mie gambe. Questo inizio di percorso mi ha fatto capire che
non esiste una strada programmata, che tutto è in costante
evoluzione, che la determinazione è ugualmente importante al
lasciare che le cose accadono. L’appoggio di Daniele per me ha
fatto e sta facendo la differenza.
Emanuele Napolitano
-Il titolo cita i 400
giorni in cui avete accompagnato il gruppo di attori protagonisti,
ma rievoca anche un capolavoro del cinema che ha per protagonista
un giovanissimo pieno di belle speranze e deciso a conquistarsi il
suo posto nella vita. È un’assonanza a cui avevate pensato?
Emanuele
Napolitano:L’assonanza è in parte casuale e in parte
voluta. Abbiamo effettivamente passato 400 giorni in compagnia di
questi ragazzi, ma il film è idealmente un romanzo di formazione,
quindi concettualmente si associa alla storia di Antoine Doinel,
protagonista de I 400 colpi. Certo la storia non è la stessa, ma
idealmente c’è un’assonanza.
Emanuele Sana:Devo confessare che sono stati tantissimi i titoli ai quali
abbiamo pensato nei mesi delle lavorazioni tanto che a un certo
punto era diventato un gioco. Eppure quando Daniele ha proposto “I
400 giorni”, abbiamo capito che era arrivato il titolo perfetto.
Un’assonanza chiaramente ma se pensiamo al finale de “I 400 colpi”,
uno dei più importanti e forti sguardi in macchina del cinema, e al
tema del giovane che affronta il suo futuro, è facile creare il
parallelo con le interviste che compongono il nostro film e che
muovono proprio dalla stessa inquadratura.
-I documentario è
estremamente ricco di punti di interesse e di voci. C’è l’on the
road, c’è il talent show, c’è la componente personale legata
all’intimità dei protagonisti. Come si costruisce una storia con
così tante anime e con così tanti protagonisti?
Emanuele
Napolitano:E’ stata una storia che si è formata da sé
perché pur essendoci una sceneggiatura, era impossibile controllare
delle cose che si svolgevano nel divenire. Pur avendo una
pianificazione, alcuni momenti erano difficili da prevedere. Ad
esempio eravamo sui set in occasione dei provini per raccogliere le
impressioni a caldo. Ecco, la difficoltà è stata esserci sempre in
questi momenti per tutti questi giorni. Abbiamo cercato di
registrare un momento sospeso che mette in relazione questi ragazzi
con i grandi maestri del passato.
Emanuele Sana:Ricordo che qualche settimana fa, quando ho salvato il progetto
de “I 400 giorni” con il nome final cut mi sono commosso. A parte
gli scherzi: il materiale di partenza era composto da centinaia di
ore di girato alle quali si sommava il materiale dell’Archvio Luce
da scovare e visionare. La selezione è stata quindi l’operazione
fondamentale e la più complessa: volevo creare un flusso di
coscienza che legasse attori e artisti appartenenti a quattro
generazioni diverse e per fare questo ho isolato alcuni grandi temi
per poi scegliere di volta in volta le frasi più forti o quelle che
insieme formassero un dialogo piacevole da ascoltare e carico di
emozioni.
Vittoria
Spaccapietra:Trovando un filo conduttore narrativo che sia
universale e applicandolo poi alla specificità di ogni storia
personale. Che questa sarebbe stata la sfida più grande per lo
sviluppo della storia ci è stato chiaro fin da subito. Ma il motore
dell’impresa resta il talento e le sue declinazioni ed è lì che
siamo tornati per costruire tutto. Le storie si aggrappano a questo
perno centrale, che accomuna ogni voce non solo nel film, ma anche
nella vita di chiunque si approcci a questo percorso. A quel punto
si tratta di cucire tutte le voci intorno a questa struttura guida
tematica.
-Il film si
impreziosisce anche di interventi di attori famosi, già affermati,
come sono stati scelti e da regista, è più semplice avere materiale
umano inesperto e malleabile oppure avere a che fare con degli
attori consumati, quindi magari più capaci ma anche con le loro
regole e il loro metodo già strutturato?
Emanuele
Napolitano:L’attore consumato sa anche come ridiventare
ingenuo! Ma in realtà non ho preferenza, però è logico che ci sia
una maggiore curiosità verso ciò che è spontaneo. Quindi l’attore
che si deve formare ancora è più malleabile, più spontaneo,
appunto. Il film poi è stato girato con mezzi di fortuna quasi,
magari a volte con il cellulare perché ti trovi a testimoniare un
momento che vale la pena catturare.
Emanuele Sana
Emanuele Sana:Daniele è un grande scopritore di talenti e gli attori che ha
chiamato per questo documentario non solo hanno accettato di
partecipare ma si sono aperti con una tale sincerità e
professionalità che ho avuto molto spesso l’impressione di avere di
fronte insieme all’attore navigato anche quello di anni fa in cerca
del suo futuro. Come regista devo dire che amo dirigere sia attori
alle prime armi che attori consumati ma non è questione di
malleabilità o di struttura, credo fermamente sia sempre questione
di intelligenza artistica, cioè quella grande capacità di
comprendere il progetto e sapere che il film vince sempre
sull’individualità.
-Come si lavora a uno
script quando ci sono così tanti personaggi coinvolti e una buona
dose di “realtà” all’interno del film?
Vittoria
Spaccapietra:La bellezza e la difficoltà di lavorare a una
storia unscripted è sicuramente l’imprevedibilità e l’evoluzione
della scrittura. Devi bilanciarti tra il guidare il contenuto per
far si che il prodotto resti in linea con l’idea principale e
l’accogliere ciò che accade nella realtà, che è imprevedibile.
Circa a metà di questi quattrocento giorni abbiamo iniziato a
plasmare una struttura più precisa, alla quale però non devi
aggrapparti con totale devozione perché il reale è sempre lì pronto
a farti deviare, e allora si continua a scrivere affidandoci a ciò
che accade.
-Com’è stato il
lavoro con Daniele Orazi?
Emanuele
Napolitano:E’ stata un’esperienza molto bella,
principalmente perché Daniele ha delle intuizioni davvero
brillanti. Ha avuto molte idee che sono state sviluppate e girate.
Come una sceneggiatura estemporanea, ha offerto diverse soluzioni
che poi sono state realizzate. Pur non essendoci una sceneggiatura
strutturata, il suo lavoro è stato anche quello e abbiamo creato
delle situazioni proprio per vedere poi cosa succedeva.
Emanuele Sana:Daniele ha avuto una visione precisa, l’ha inseguita e ha fatto
quello che sa fare meglio: lavorare con le persone per il bene del
progetto. È stato un produttore preciso, molto attento nel
valorizzare il materiale umano che compone il documentario perché
lui ama profondamente gli attori e loro sono sempre stati la sua
prima preoccupazione. Abbiamo litigato? Non direi, discusso spesso
certo, ma anche perché siamo entrambi testardi. Ma è anche per
questo che “I 400 giorni” è il film che potete vedere.
Vittoria Spaccapietra:Lavorare creativamente con Daniele è molto simile al processo
di cui parlavamo di “ascolto” della realtà: ogni momento del suo
lavoro da produttore e da agente si trasforma per lui in stimolo
creativo che sottopone ai suoi collaboratori in scrittura. La parte
più stimolante è vedere trasformare i momenti dell’ordinaria
quotidianità lavorativa (che ordinaria veramente poi non è mai)
diventare straordinari punti di partenza per nuove idee da
sviluppare in scrittura. Del resto è così che è nato i 400
giorni.
-Qual è nelle
vostre intenzioni il fine ultimo di un film pensato e realizzato
così, che racconta queste storie in particolare?
Emanuele
Napolitano:L’intenzione può essere quella di far capire
cosa prova un attore. Ci sono tanti film sul cinema, ma meno sulla
figura dell’attore, in cui non lavora, non recita, è questo genera
delle paure. Questo aspetto non sempre è messo in luce e mi
interessava capire cosa prova l’attore sia all’inizio della
carriera, sia di livello avanza quando gli si pongono davanti dei
problemi, e raccontarlo al pubblico che è più abituato all’aspetto
patinato della vita dell’attore.
Emanuele Sana:“I 400 giorni” è un documentario ma ancora di più un documento.
Ritrarre il momento è un privilegio e penso che questo film
invecchierà bene come un buon vino: fra qualche anno rivedere le
interviste dei ragazzi sarà emozionante e restituirà il senso di
un’operazione di scoperta come quella che Daniele realizza con il
casting. Un ultimo pensiero: credo che aver avvicinato quattro
generazioni di attori sia servito a capire che possono passare gli
anni, possono avvicendarsi diverse ere cinematografiche ma i sogni,
i desideri, i dispiaceri e i sorrisi di chi vuole vivere di cinema
sono sempre identici.
Vittoria
Spaccapietra:Da sempre le filmografie sono ricche di
biografie di grandi artisti. Ha perfettamente senso considerato che
se c’è qualcuno al quale vogliamo ispirarci sono coloro che hanno
avuto successo. Nelle storie che mostriamo però c’è la verità del
primo salto, la voce di chi ancora prova le sensazioni che
racconta. È come chiedere a un bambino cosa si provi a essere un
bambino. Un adulto si ricorda, può farlo, ma è inevitabilmente
filtrato dalla sua esperienza e dal tempo. Lo stesso accade con le
voci che sentiamo ne I 400 giorni: i ragazzi stanno vivendo in
questo momento ciò che ci raccontano e questa è una risorsa
preziosa da mettere a disposizione per chi vuole affrontare questo
mestiere. Sarebbe bello se il film diventasse una piccola guida
tecnica ed emotiva per chi si approccia a questo mondo, una sorta
di mappa per farsi guidare attraverso le voci dei maestri per
trafugare i segreti della loro esperienza, ma rispecchiandosi
nell’autenticità dei sentimenti e delle paure che invece si provano
quando camminiamo ancora sospesi su un filo.
Presentato il 27 novembre al 41°
Torino Film Festival nella sezione fuori concorso Ritratti e
paesaggiI 400 Giorni – Funamboli e maestri,
il documentario prodotto dalla DO Cinema del talent manager Daniele
Orazi con il patrocinio di Roma Lazio Film Commission ed il
sostegno del Ministero della Cultura.
I 400 Giorni – Funamboli e
maestri è un racconto corale dedicato al mestiere
dell’attore, diretto da Emanuele Napolitano e
Emanuele Sana e scritto da Vittoria
Spaccapietra e Daniele Orazi.
Di seguito, ecco le illustrazioni
inedite realizzate da Druid (Emanuele Napolitano)
per i protagonisti del film:
Gli anni ’70 furono un decennio
estremamente prolifico ed interessante per il settore televisivo,
in particolare in Italia, dove, nel giro di appena una decade, gli
ormai attenti ed esigenti spettatori nazionali ebbero modo di
entrare in contatto con film, serie a puntate e sceneggiati di
qualità sempre maggiore e dalle trovate ingegnose e avvincenti. Per
questo motivo furono gli stessi spettatori italiani a rimanere a
dir poco sorpresi e disorientati quando, dal 31 luglio al 14
settembre 1975, solo due anni prima che le prime trasmissioni a
colori facessero la loro comparsa sugli schermi nostrani, la
Programmazione Nazionale (conosciuta in seguito come Rai
1), mise in onda le 5 puntante da 60 minuti ciascuna di un
nuovo e perturbante sceneggiato televisivo dal misterioso titolo di
“Ritratto di donna velata”.
Ufficialmente etichettato come
appartenete al genere del giallo (equivalente spurio del
mystery francese), questo nuovo sensazionale prodotto
televisivo targato RAI venne girato in un evocativo bianco e nero
per la regia di Flaminio Bollini (ex attore e
autore televisivo di grandi titoli come Il
cenerentolo e I mostri
sacri) e sceneggiato da Gianfranco
Caligarich e Paolo Levi, i quali
impiegarono tutto il loro estro e le loro capacità drammatiche per
dare origine ad una narrazione sospesa fra le tinte del gotico
all’inglese e le più consolidate linee del thrilling poliziesco. La
storia stessa difatti si presenta come una vera commistione di
toni, che spaziano dalla pura suspance verso atmosfere
cupe e intriganti, il tutto condito con una sana dose di melodramma
da piccolo schermo e un’interessante catena di personaggi e di
misteri da svelare.
La vicenda si svolge
prevalentemente in Toscana, tra Firenze e Volterra, e ha per
protagonista un giovane scansafatiche di nome Luigi Certaldo
(Nino Castelnuovo), il quale, dopo aver fatto
l’improvvisa e piacevole conoscenza di una misteriosa studentessa
di arte chiamata Elisa (Daria Nicolodi), si trova
nel mezzo di strani avvenimenti e misteriose apparizioni
sovrannaturali che hanno come punto focale un’antica urna funeraria
etrusca che sembra nascondere un oscuro segreto, il tutto proprio
mentre in cui Luigi si trova a fare la conoscenza di personaggi
bizzarri e appare sempre più convinto che Elsa sia la
reincarnazione di una strana donna ritratta in un quadro del
‘700.
Apparso sugli schermi italiani in
un’epoca in cui lo sceneggiato storico in costume e i drammi
familiari tratti dal teatro facevano da padroni, Ritratto di
donna velata venne subito percepito dai contemporanei come
qualcosa di assolutamente unico e anticonvenzionale, anche se i più
esperti non mancarono già all’epoca di far notare la somiglianza di
temi ed atmosfere con altri celebri sceneggiati dal sapore
misterioso e sperimentale, come ad esempio i già affermati
Il segno del comando (1971),
A come Andromeda (1972) e
ESP(1973), oltre al
fantascientifico e contemporaneo Gamma(1975), fino a spianare la strada per visionarie
produzioni successive del calibro di Il fauno di
marmo (1977).
Malgrado il mistero e la
fantascienza non fossero certo temi nuovi nelle sceneggiature per
la televisione, sicuramente Ritratto di donna velata
contribuì a concretizzare una perfetta miscela di diversi elementi
espressivi e narrativi, tutti incentrati sulla commistione fra
ambientazioni suggestive e spettrali, intrichi misteriosi fra
personaggi e situazioni bizzarre e soluzioni visive perturbati e
pervase da un clima di tensione perenne, complice in prima linea le
evocative locations toscane, permeate di antichi misteri e
terribili segreti esoterici. Fin dalla neutra sigla di apertura
infatti, nella quale compare l’ inquietante e filiforme silhouette
della famosa statua etrusca dell’Ombra della sera, lo
spettatore veniva catapultato in una dimensione onirica e
destabilizzante al sapore delle atmosfere metafisiche dei quadri di
De Chirico, una dimensione ricca di suggestione e carica di
interesse nel seguire i peregrinagli dei protagonisti in mezzo a
diroccati manieri antichi e grotte ancestrali, gran parte del tempo
sotto la plumbea ed abbacinante luce del sole.
Nino Castelnuovo,
apprezzato attore cinematografico già noto per ruoli di prestigio
in film come Rocco e i suoi fratelli
(1960) di Luchino Visconti, Il giorno più
corto(1963) di Sergio Corrucci e
Rose rosse per il fürer(1968) di Fernando di Leo, viene chiamato a
cimentarsi nuovamente in un’apparizione televisiva dopo il grande
successo dello sceneggiato de I promessi
sposi (1967) e numerose altre produzioni, riuscendo a
far trasparire la sua magistrale preparazione teatrale al servizio
del personaggio di Luigi, uno squattrinato scansafatiche
improvvisatosi detective nel mezzo di intrighi e misteri dal sapore
arcaico ed esoterico. Daria Nicolodi, raffinata
primadonna nella compagnia teatrale di Garinei &
Giovannini e reduce dal clamoroso successo di
Profondo Rosso di Dario Argento (in
realtà lo sceneggiato era stato realizzato un anno prima che
iniziassero le riprese del film), veste con disinvoltura (forse
troppa!) i panni di un’eterea e trasognata studentessa di arti
antiche, una ragazza timida, nervosa ed insicura che pare
costantemente in stato di trance e pallido riflesso di un’antica
donna ormai defunta, una parte interpretata in maniera talmente
particolare da non suscitare all’epoca le reazioni favorevoli di
gran parte del pubblico.
Il microcosmo si completa grazie a
personaggi talmente stravaganti da essere riusciti a meritarsi una
piccola nicchia nella memoria televisiva degli spettatori; come non
ricordare ad esempio il sublime Corrado Gaipa che
con le sue teatrali movenze e la sua voce profonda diede vita al
tenebroso “Nebbia”, oppure l’ottimo Mico
Cundari nelle pompose vesti del velenoso cugino Alberto,
passando poi per la grottesca interpretazione di Oliviero
Dinelli alias Fosco e la gigionesca parlantina di
Andrea Aureli nei sozzi abiti dell’oste della
locanda. I suggestivi e lattiginosi bianchi e neri della splendida
fotografia di Massimo Sallusti ebbero modo di dare
all’intero progetto un’aura di mistero e la giusta atmosfera per
incutere paura e suspance, riuscendo a sfruttare al meglio gli
evocativi giochi di luce e le nebbie notturne per occhieggiare in
più occasioni alle strutture gotiche e morbose dell’estetica
anglosassone, senza disdegnare la realizzazione di vere e proprie
sequenze cult, come ad esempio la spettrale apparizione della
figura velata a cavallo del primo episodio (plasmata
sull’iconografia del celebre cavaliere senza testa),
oppure lo sgrammaticato omicidio nello jact dal sapore spionistico
alla James
Bond, senza poi citare l’ormai iconico bambino sulla sedia a
dondolo posseduto dalla medianica voce cavernosa di un vecchio
(presenza inquietante seppur erede di tante tradizioni horror).
Citiamo per dovere di cronaca anche
l’etereo ritratto di donna che da il titolo alla serie, un quadro
che diviene ben presto simbolo di un tremendo passato che ritorna e
si protende nei secoli, quasi a solcare la tradizione di molti film
di Mario Bava. Gli stupendi costumi di Laura
Zampacavallo, in perfetta armonia fra il moderno anni’70 e
le polverose mise settecentesche, danno un tocco di
raffinatezza ad un prodotto di carattere televisivo, così come la
colonna sonora di Ritz Ortolani riesce a creare
una straordinaria armonia fra misteriose armonie dissonanti e pezzi
dal carattere leggero e generico. Malgrado la produzione,
disponendo di un budget molto consistente, riuscì a dar vita ad un
ottimo risultato commerciale, ricco e complesso in ogni suo aspetto
(tenendo conto degli standard italiani del periodo), purtroppo
Ritratto di donna velata ottenne giudizi alquanto
discordanti; in generale gli spettatori televisivi apprezzarono
molto, così come gli esperti del settore, la messa in scena e la
scrittura ricca di intrighi e complessa nella sua costruzione, ma i
più ebbero da obiettare riguardo alla poca cura riguardo ai
dialoghi e alla recitazione troppo spesso forzata ed eccessivamente
sperimentale (soprattutto quella della Nicolodi), senza poi contare
il fatto che gran parte dei critici e degli stessi spettatori non
sapevano bene in che genere specifico inscrivere un’opera tanto
eterogenea ed innovativa. Le ambientazioni e le atmosfere, così
come le suggestioni visive, facevano pensare più al
mystery e al thriller gotico, mentre gli intrecci e gli
intrighi fra personaggi e situazioni erano chiaramente di matrice
del giallo poliziesco.
In più non mancavano sporadici e
grotteschi intermezzi pseudo-comici conditi con sollecitazioni
melodrammatiche da rappresentazione in costume. Insomma, uno
sceneggiato a dir poco inclassificabile forse non recepito con la
giusta considerazione dai contemporanei, tanto da essere ben presto
caduto in un lento e progressivo oblio dal quale però le menti
degli spettatori con almeno quarant’anni d’età hanno saputo
difendersi e dare a tale fenomeno il giusto valore anche a distanza
di anni. Oggi, a quarant’anni dalla sua messa in onda, Ritratto
di donna velata appare ai giovani pubblici come qualcosa di
sconosciuto, un esperimento che forse oggi fa sorridere ma che nei
ricordi dei nostri genitori qualche piccolo brivido di paura fa
ancora tornare volentieri.