Dopo il successo di
Street Fighter Assassin’s Fist, la Capcom
ha deciso di continuare ed estendere la serie, esplorando e
introducendo nuovi personaggi. Queste le parole scritte sulla
pagina ufficiale di Facebook, che faranno felici gli appassionati
del celebre franchise di videogame:
You wanted a Season 2?? Well brace
yourselves as ‘Street Fighter: World Warrior’ is officially
beginning development!
Queste le parole del produttore
Jaqueline Quella, che ha parlato del successo di
Assassin’s Fist e del processo che
porterà alla seconda serie:
Abbiamo dimostrato con Assassin’s
Fist che un autentica, versione live-action di un videogames, con
un storyline avvincente e drammatica, può essere fatta,
avremo lo stesso approccio con la nuova serie.
il regista, sceneggiatore e attore
(interpreta Akuma) Joey Ansah ha ulteriormente
spiegato il mondo e i personaggi che saranno introdotti nella nuova
serie:
World Warrior sarà su scala molto
più grande, ripartendo da dove Assassin’s Fist ci aveva lasciato,
con Ryu e Ken intenti nel loro Musha Shugyo, il pellegrinaggio del
guerriero. Sarà introdotto il cartello criminale Shadaloo, guidato
dal temibile Mr. Bison, che naturalmente ci porterà al World
Warrior Tournament.
Ansah avrebbe precedentemente
affermato che dovrebbe essere introdotto anche Guile, oltre che
Chun-Li.
La serie tv è ispirata al
popolarissimo cortometraggio Street Fighter Legacy, a sua volta
basato sul famoso gioco omonimo, e scritta da Joey
Ansah e Christian Howard.
Street Fighter: Legacy è un
cortometraggio, prodotto dalla Streetlight Films, è stato diretto
da Joey Ansah (The Bourne Ultimatum) ed
Owen Trevor su sceneggiatura scritta da
Joey Ansah e Christian Howard e
prodotto da Jacqueline Quella. Del cast fanno
parte Jon Foo (Ryu) e gli stessi Christian
Howard (Ken) e Joey Ansah (Akuma).
Dopo Assassin’s
Fist, ecco un nuovo live action per la saga di
Street Fighter, dal titolo Street Fighter
Resurrection. Di seguito potete vedere il primo
trailer:
In
Street FighterResurrection vedremo Charlie Nash
resuscitato dalla morte. Il film sarà disponibile dal 15 marzo
esclusivamente su go90.
Street FighterResurrection vede protagonisti Christian
Howard e Mike Moh nei ruoli di Ken e Ryo,
che avevano già interpretato in Assassin’s
Fist. Alain Moussi invece sarà
Nash.
Arriva al cinema distribuito da
Eagle Pictures, Street Dance 3D,
il film diretto da Max Giwa, Dania Pasquini e con
protagonisti Nichola Burley, Ukweli Roach, Charlotte
Rampling.
In Street Dance 3D
Carly (Nichola Burley), una ballerina di strada che di giorno
prepara panini, è innamorata di Jay (Ukweli Roach)
insieme al quale fa parte di un gruppo di streetdancer che lavora
duramente per arrivare alla finale del campionato UK Street Dance
Championship. Quando Jay lascia Carly tocca a lei prendere le
redini della compagnia, compito non facile vista la diffidenza e la
poca collaborazione di alcuni membri a cui si aggiunge la perdita
dello spazio in cui si svolgevano le prove. Un giorno Carly capita
per una consegna alla lussuosa Ballet Academy dove incontra
l’istruttrice di danza classica Helena (Charlotte
Rampling) che, colpita dalla passione e dalla tenacia di
Carly, le propone di esercitarsi nello studio dell’accademia in
cambio di una collaborazione con i suoi ballerini che di passione
ne hanno davvero poca. Inizialmente incredula la ragazza accetta ma
la cooperazione fra due universi culturali così diversi non sarà
per nulla facile.
Dopo Step Up 3D
arriva sugli schermi il primo live action completamente realizzato
in 3D tutto inglese, Street Dance 3D girato dai
registi di videoclip Max Giwa e Dania Pasquini che
lavorano insieme da oltre dieci anni e che hanno collaborato con
artisti come Oasis, Sophie Ellis Brextor, Girls Around,
Westlife, Craig David e Lee Ryan. Sceneggiato dalla
debuttante Jane English che aveva scritto alcune parti per la serie
televisiva Sugar Rush, Step Up 3D rientra a pieno
titolo in quel filone danzereccio di strada che da Footloose in poi
è partito senza mai più fermarsi e che si è sempre nutrito a piene
mani di effetti speciali e nuove tecnologie. Nella maggior parte
dei casi il problema di tal genere sussiste proprio nella
costruzione dei personaggi e nella scrittura che vengono, si
potrebbe quasi dire, volontariamente trascurati e ridotti a
stereotipi per esaltare invece l’elemento spettacolare.
Sarebbe inutile perciò accanirsi su
quanto possano essere scontati e ridicoli i personaggi e i dialoghi
di Step Up 3D, su quanto i soliti poveri ragazzi
squattrinati grazie a talento amore e passione riescano alla fine a
dimostrare quanto possano valere, perché se un merito ce l’ha
questa pellicola è proprio quello di esserne in parte consapevole e
di puntare tutto, ma proprio tutto, sulle sessioni di ballo che
occupano la stragrande maggioranza del film. Forse ci si sarebbe
potuto aspettare di più dall’incontro scontro fra la danza classica
e quella street, ciò non toglie che la combinazione fra
spettacolari coreografie, regia ritmica, musica e 3D riesca a
catturare bene l’attenzione e a trasformare lo schermo in un palco
a tutti gli effetti ribadendo la natura di puro prodotto di
intrattenimento, l’unica che una pellicola simile possa avere anche
sfoderando in campo attrici come Charlotte
Rampling.
Sulla scia dell’incomprensibile
successo di Street Dance, film inglese del 2010,
Max (Giwa) & Dania (Pasquini) continuano a cavalcare l’onda dei
film sulla danza e raddoppiano portando sugli schermi uno
Street Dance 2 che, del prodotto originale,
conserva praticamente solo il titolo e la sciatteria della
sceneggiatura.
In Street Dance
2 il protagonista Ash (Falk Hentschel), uno
streetdancer che per vivere vende pop-corn, decide, insieme al suo
amico e manager Eddie (George Sampson), di ingaggiare i più grandi
ballerini d’Europa per formare un nuovo gruppo in grado di battere
la migliore dance crew in circolazione, i Surge. Il loro girovagare
alla ricerca di talenti, però, si arresta con i titoli di testa,
poiché, una volta arrivato a Parigi, Ash incontra Eva
(Sofia
Boutella), una bellissima ballerina di salsa che lo fa
innamorare e che gli mostra la via per vincere la sfida finale con
i rivali: fondere la streetdance e i balli latino americani.
Inutile dire che i due non solo diventeranno compagni di vita ma,
superando diversità e paure, usciranno vincitori dall’arena e
vivranno felici e contenti…
La vicenda, oltre ad essere di una
banalità sconcertante e totalmente prevedibile, è portata in scena
in modo assolutamente inadeguato: i personaggi si muovono come
burattini, le azioni che compiono non sono motivate in alcun modo e
i dialoghi sembrano appiccicati in maniera casuale come se fossero
degli intermezzi, scomodi ma necessari, tra un ballo e un
altro.
L’impressione generale, alla fine,
è quella di aver visto un lunghissimo videoclip e che la storia
serva soltanto da pretesto per mostrare le straordinarie doti,
innegabili, dei ballerini e soprattutto dei coreografi (Richmond ed
Anthony Talauega e Maykel Fonts). Tutto il film, infatti, non è
altro che un susseguirsi di piccoli pretesti che portano, come
conseguenza inevitabile, ad una serie di performance di danza. Del
resto la colonna sonora, che fa meritatamente da co-protagonista, è
composta da ben ventisei tracce e rende superflue le parole.
Visivamente, grazie al 3D e a una
fotografia piuttosto curata, l’effetto è interessante e
probabilmente per gli amanti del ballo in generale, o della street
dance e del latino americano in particolare, uno spettacolo di
danza di un’ora e mezza al prezzo del solo biglietto del cinema è
una vera gioia per gli occhi. Per tutti gli altri, invece, il film
è solo l’ennesimo prodotto scadente, figlio, più che del mondo
della danza o della strada, di quei talent show che trasformano e
riducono in “sfida” ogni genere di espressione artistica e che
usano il grande schermo come cassa di risonanza. Sarebbe stato più
apprezzabile, a questo punto, un film fatto solo di immagini e
musiche: nessuna storia insipida, nessun dialogo insulso, solo la
potenza della musica e della danza. Per fare qualcosa di diverso,
però, ci vogliono coraggio, voglia di rischiare al botteghino e
amore per il cinema e per i nuovi linguaggi… e qui, purtroppo,
mancano tutti e tre. Da evitare.
Meryl Streep e Tina Fey
interpreteranno una madre e una figlia nel nuovo lungometraggio di
Stanley Tucci Mommy & Me, una commedia di cui al momento non si
conosce nel dettaglio la trama.
Cinefilos.it Mercoledì
28 Novembre alle ore 3:50 del mattino, ora italiana, trasmetterà
per i fan la première mondiale del film Lo Hobbit – Un
viaggio Inaspettato di Peter Jackson
Universal
Pictures ha rivelato un nuovissimo trailer di
Strays,la sua imminente commedia vietata. Il nuovo contributo
risaltaWill Ferrell e Jamie
Foxxche prestano le rispettive voci
all’ottimista Reggie e allo sboccato Bug.Il video
presenta Reggie di Ferrell, che intraprende un pericoloso viaggio
con un gruppo di randagi per vendicarsi del proprietario che lo ha
abbandonato. Il film debutterà nelle sale americane il 18
agosto.
Strays è
diretto da Josh Greenbaum da una sceneggiatura scritta da Dan
Perrault. È descritta come una commedia dal vivo esilarante,
vietata ai minori, sulle complicazioni dell’amore, l’importanza
delle grandi amicizie e le virtù inaspettate del salto sul
divano. Insieme a Ferrell e Foxx ci sono Will Forte,
Isla Fisher, Randall Park, Josh Gad, Harvey Guillén, Rob Riggle,
Brett Gelman, Jamie Demetriou e Sofia Vergara. Dai
un’occhiata al trailer di Strays qui sotto:
“Quando Reggie, un border
terrier ingenuo e inesorabilmente ottimista, viene abbandonato
nelle strade cittadine dal suo malvivente proprietario, Doug,
Reggie è certo che il suo amato proprietario non lo lascerebbe mai
di proposito”, si legge nella sinossi. “Ma una volta che
Reggie si imbatte in un Boston Terrier dalla parlantina veloce e
sboccata di nome Bug, un randagio che ama la sua libertà e crede
che i proprietari siano degli idioti, Reggie finalmente si rende
conto di avere una relazione tossica e inizia a vedere Doug per il
squallido senza cuore qual è.
Il film è prodotto dal
fondatore e CEO di Picturestart Erik Feig (Cha Cha Real Smooth),
Louis Leterrier (Fast X), Dan Perrault (American Vandal) e dai
partner di Lord Miller Phil Lord e Chris Miller (Spider-Man: Into
The Spider-Verse ) e Lord Miller President of Film Aditya Sood
(Cocaine Bear). I produttori esecutivi sono Jessica Switch,
Nikki Baida e Julia Hammer.
La Festa del
Cinema di Roma quest’anno omaggia il talento di uno dei
fumettisti italiani più apprezzati. A dieci anni dall’esordio con
La Profezia dell’Armadillo, Zerocalcare, nome
d’arte di Michele Rech, si vede infatti dedicare una mostra
nel Foyer della sala Sinopoli, che presenta alcuni degli
esempi più significativi del suo lavoro. In più, tra gli Eventi
Speciali della Festa c’è l’anteprima delle prime due puntate
della serie animata Strappare lungo i bordi, ideata
dallo stesso Zerocalcare, che Netflix
proporrà in streaming dal 17 novembre.
Strappare lungo i
bordi, difficile da sintetizzare in una sinossi
Queste prime due puntate
di Strappare lungo i bordi non sono facili da
sintetizzare con una sinossi. Si potrebbe dire che la
serie racconti le
vicende dell’alterego animato dell’autore, cui Zerocalcare
stesso dà la voce, affiancato dal fido armadillo – qui la voce è di
Valerio Mastandrea – che ne rapprensenta una
sorta di grillo parlante, di coscienza. Accanto a lui, gli amici:
Secco, Sara, Alice, a spasso nel tempo tra passato e presente,
toccando temi disparati: da quelli sociali, alla politica, a quelli
esistenziali, mentre la vita scorre, non sempre come si
vorrebbe.
Strappare lungo i
bordi non è facile
E’ proprio questa la
metafora contenuta nell’immagine del titolo. Strappare lungo i
bordi, come si fa per ritagliare una sagoma di carta, non sempre è
così semplice. Può capitare che la carta si strappi malamente e che
la figura ne esca rovinata. Un po’ come nella vita, ciò che si
vorrebbe accadesse, non sempre accade da sé, in modo naturale,
anzi, quasi mai. Ma questo il protagonista lo impara a sue spese,
crescendo. Una sicurezza al suo fianco però, ce l’ha, sono proprio
gli amici. Secco, Sara e Alice sono tre personalità diverse, ma
complementari, e complementari anche a quella dello stesso
protagonista. Zerocalcare oltre a doppiare il proprio alterego, presta
la voce a tutti loro e il risultato è molto divertente.
Tra disavventure quotidiane, temi
sociali e politici, Zerocalcare compone un ritratto
personalissimo, scombiccherato ma efficace, di una generazione alle
prese con le ansie, le speranze e le delusioni della vita. Neanche
a dirlo, chi segue il fumettista romano lo sa, il racconto procede
alla velocità della luce, come nello stile di Zerocalcare.
Il parlare accelerato del protagonista della serie sembra essere
proprio lo specchio di ansie e indecisioni di fronte alle sfide
della vita. Il racconto è un susseguirsi di cambi d’ambientazione e
salti temporali, esilarante e coinvolgente, sulle musiche originali
di Giancane.
Si ride di gusto, ci si
immedesima, ma c’è anche spazio per la riflessione, perché tra i
colori accesi, la saggezza improvvisata dell’armadillo, la
rassicurante ripetitività di Secco e le figuracce dell’impacciato
protagonista, trovano spazio elementi di satira sociale e politica
e considerazioni nient’affatto scontate sul nostro passato e
l’attualità. Zerocalcare, oltre ad essere un talentuoso
fumettista – dal suo lavoro è già stato tratto un film, La profezia dell’Armadillo – è anche una mente
acuta del nostro panorama culturale, capace di affrontare con
semplicità e ironia temi complessi, rendendoli fruibili a tutti,
senza trascurare una dimensione esistenziale peculiare, ma nella
quale, a ben guardare, non è così difficile riconoscere tratti
delle altrui esistenze. Ecco perché Strappare lungo i
bordi è consigliato anche a chi non è appassionato di
fumetti o non conosce l’autore. Guardare per credere. Dal 17
novembre su Netflix.
Nel 2021, Strappare Lungo i Bordi, la “serie di
Zerocalcare” per Netflix, è stato il prodotto audiovisivo più visto in
Italia. La serie ha dimostrato, una volta di più, che l’animazione
è un linguaggio che le produzioni italiane maneggiano con destrezza
e consapevolezza e che il pubblico è affamato anche di storie
raccontate in animazione, purché siano di alto livello.
In occasione
dell’edizione 2022 di Arf! Festival del Fumetto a
Roma, durante il panel “Dalla closure al frame, dal
fumetto all’animazione”, abbiamo avuto modo di incontrare
da vicino i protagonisti di questo “fenomeno”, coloro che
costruiscono i sogni disegnati che diventano poi personaggi in
animazione. Parliamo di Movimenti Production, che è lo studio che
ha prodotto proprio
Strappare Lungo i Bordi, e Bonelli Entertainment, che sta
realizzando il cartone animato di Dragonero, basato
sull’omonima serie a fumetti di Luca Enoch e
Stefano Vietti.
Ospiti dell’incontro sono
stati Giorgio Scorza, CEO di Movimenti Production
che ha prodotto e firmato la regia tecnica (insieme a
Davide Rosio) di Strappare Lungo i Bordi, Giovanna
Bo, Executive Producer di DogHead, studio
d’animazione che ha prodotto materialmente la serie,
Vincenzo Sarno, direttore di Bonelli Etertainment,
che sta producendo la serie animata di Dragonero,
Giovanni Masi, Creative Producer dello show
insieme a Mauro Uzzeo (che in questa occasione ha
ricoperto il ruolo di moderatore del panel), Enrico
Paolantonio e Sabrina
Callipari rispettivamente regista e direttrice di
produzione della serie.
Come è nata
Strappare Lungo i Bordi
Come si arriva a realizzare una
serie animata basata sul primo libro del fumettista più venduto in
Italia? A rispondere è Giorgio Scorza che racconta
così la genesi del progetto che ha portato alla realizzazione di
Strappare Lungo i Bordi: “La
collaborazione per è nata da una conoscenza duratura negli anni con
Michele Rech (Zerocalcare), lui aveva cominciato a studiare
animazione da solo, perché voleva gestire tutta la sua produzione
in autonomia. Si è reso conto che non era fattibile, perché
l’animazione è il prodotto di un lavoro di squadra. Ma tutto è nato
dalla maturazione di un rapporto artistico e umano”. Scorza
prosegue poi dicendo che da una parte Rech aveva ricevuto una
chiamata da Netflix, dall’altra Movimenti Production era già in
contatto con il reparto di Young Adult Animation della piattaforma,
e così le due intenzioni si sono ritrovate ed è nata la
collaborazione fattiva per realizzare la serie. “Non era
scontato che fosse una collaborazione virtuosa, ma dalla nostra
avevamo la fortuna di andare molto d’accordo con il talent
coinvolto – dice Scorza – Così abbiamo lavorato con un
gruppo molto ristretto che prendeva le decisioni, e un gruppo molto
ampio di artisti che si occupava della parte concretamente
realizzativa.”
Quella parte
concretamente realizzativa era lo studio di animazione
DogHead.Giovanna Bo ha definito
l’impresa “una delle produzioni più importanti e sfidanti per
noi. Abbiamo lavorato a stretto contatto con Movimenti, che ha
realizzato tutta la parte di pre-produzione e post-produzione, noi
ci siamo occupati di rigging, animazione e compositing. Il feeling
con Zero è stato immediato e per noi è stata una grande sfida
adattare le nostre metodologie di lavoro per ottenere un risultato
che fosse quanto più simile e vicino possibile al fumetto di
Zerocalcare“.
Prosegue Bo: “La
risposta a questa nostro obbiettivo è arrivata dalla contentezza
dei fan, che hanno vista rispettata la natura e il mood del fumetto
dell’autore che tanto amano. Questo ha comportato grande lavoro,
tecnico e stilistico, sia con Zerocalcare che con i nostri artisti
interni, e con la regia tecnica. Abbiamo dovuto trovare una
modalità di animazione dei personaggi mantenendo la coerenza con
gli originali a fumetti. Credo che il risultato sia di grande
impatto visivo. È stato un lavoro di oltre cento persone, un team
messo in piedi in pochissimo tempo, con i nostri migliori talenti e
molti altri richiamati dalle produzioni estere, li abbiamo formati
sui software e sul modo di operare che sarebbe stato seguito in
lavorazione.” L’impresa di DogHead e Movimenti è stata quella
di realizzare 100 minuti di animazione, praticamente un film, in 5
mesi, un tempo misero per gli standard d’animazione.
La fedeltà al materiale originale
di Zerocalcare
Spesso capita che le
trasposizioni in animazione di tavole a fumetti ne tradiscano
l’immagine o lo spirito, ma Strappare Lungo i Bordi propone esattamente
quelli che sembrano i disegni di Zerocalcare, il
suo mood i suoi toni.
“Michele è sempre
stato generoso nel ringraziare tutti per il suo lavoro – ha
raccontato Giorgio Scorza – Noi abbiamo cominciato oltre
15 anni fa come animatori, poi abbiamo fondato le produzioni,
cercando di collaborare con l’estero. Appena siamo riusciti a
produrre i nostri titoli e ci siamo costruiti una forma interna
abbiamo deciso di strutturarci e di mettere in piedi lo studio
DogHead per sfidare il concetto che fosse impossibile fare
animazione in Italia ad alti livelli.”
“Il nostro è stato
davvero un lavoro di dipartimenti organizzatissimi, una produzione
molto attenta dove la restituzione dello stile dell’autore è stata
oggetto di una ricerca abbastanza minuziosa, sia da parte di
Michele, che mia e di Davide – prosegue Scorza – Non
avevamo tanto tempo, volevamo che lo show uscisse ragionevolmente
vicino all’annuncio. Ogni giorno avevo il compito di far accettare
a Michele delle decisioni del team creativo, le domande e le
risposte che ci siamo dovuti fare e dare sono state parecchie,
soprattutto su quanti artisti dovessero prendere quella mano per
realizzare quel tipo di disegno per cogliere l’essenza delle forme
e delle reazioni dei personaggi, da come si muovevano a come
camminavano. È stato un lavoro maniacale ma bellissimo, e super
divertente perché avevamo a che fare con uno scrittore geniale,
unico per la nostra generazione. C’era un senso di responsabilità,
ma c’era anche tanto entusiasmo, la paura non ha mai prevalso,
nonostante la difficoltà di lavorare in pieno lockdown. Credo che
quella passione ci abbia premiati, alla fine”.
Ma quanto tempo ci è voluto,
davvero, per realizzare tutta la serie? “Da quando abbiamo
detto per la prima volta ‘Zerocalcare’ a quando la serie è uscita è
passato meno di un anno, non so neanche come abbiamo fatto”.
Ammette Giorgio Scorza, e
continua: “Adesso è stato annunciato il nuovo progetto di
Michele, con la stessa squadra, siamo partiti, è un progetto
diverso, non una seconda stagione. È una serie più lunga, con
episodi da mezzo’ora e uno stile narrativo diverso. Ma il lavoro di
Movimenti non si esaurisce nella collaborazione con lui, siamo in
produzione su alcune serie per ragazzi con la Rai, mentre stiamo
anche cominciando a sviluppare progetti Young adult.”
La formazione di nuove generazioni
di professionisti
Ripercorrendo brevemente
la storia di DogHead e parlando di come lo studio di
animazione riesca a crescere, includendo nelle sue stanze di lavoro
sempre nuovi tecnici e professionisti, Giovanna Bo
ha spiegato: “Abbiamo provato che l’animazione in
Italia può competere in termini di produzione con
l’estero. Siamo partiti con una squadra di trenta persone
per la produzione di Topogigio nel 2019 e adesso
siamo quasi duecento unità. Siamo cresciuti tantissimo lavorando su
tante produzioni. Sono rimasti con noi quelli che sono partiti con
noi, ma abbiamo anche formato tanti nuovi talenti. E questo è il
risultato di una felice congiuntura con le scuole di animazione,
quindi ogni anno abbiamo a disposizione nuovi artisti che vengono
formati in queste scuole qui. Organizziamo dei workshop
professionalizzanti che forniscono ai giovani animatori tutti
strumenti di cui hanno bisogno per lavorare nel mondo
dell’animazione. Ci riusciamo anche grazie al contributo della
Toscana Film Commission e, a oggi, circa 50 persone che lavorano
con noi sono state assunte alla fine di questo percorso formativo.
Il nostro team è molto grande, talentoso, formato al 60% da artiste
donne, cosa che ci fa molto piacere, e ha ancora bisogno di
crescere, e produzioni così intensive come quella di Strappare Lungo i Bordi offrono una velocità
di crescita e formazione superiore al normale.”
Dragonero: come si è
composta la squadra operativa
Il progetto di una serie
animata di Dragonero era stato annunciato
ufficialmente a marzo 2020, quando Rai Ragazzi ha reso noto il suo
coinvolgimento nella produzione Bonelli, un viaggio che però parte
da molto lontano, e che nella seconda parte del panel è stato
raccontato nel dettaglio dagli addetti ai lavori. In particolare,
Sabrina Callipari, direttrice di
produzione, ha spiegato com’è nata la collaborazione
fattiva con il ramo Entertainment della più grande casa editrice di
fumetti in Italia: “Siamo arrivati a collaborare con Bonelli
Entertainment perché con Vincenzo (Sarno, direttore di Bonelli
Entertainment, ndr) ci conosciamo da tanti anni, abbiamo lavorato
insieme molte volte in varie forme e, quando ha deciso di fare
questa operazione di trasformazione del fumetto in animazione
ovviamente ci ha chiesto se eravamo interessati e noi eravamo
felici di questa possibilità. Abbiamo partecipato a questo progetto
con grande entusiasmo, continuiamo a farlo ogni giorno, visto che
siamo ancora in lavorazione. La trasposizione dal fumetto alla
serie è un lavoro che prende davvero tanto tempo ed energia,
soprattutto perché parliamo di una serie lunga, sono 26 episodi di
oltre venti minuti, con tanti personaggi e tante tante cose da
fare.”
Enrico
Paolantonio ha poi ricostruito il percorso che lo ha
condotto a lavorare con la Bonelli che gli ha affidato il ruolo di
regista di Dragonero:“Ho cominciato a
occuparmi di animazione quando in Italia non si faceva ancora. Ho
studiato all’Istituto Rossellini e poi ho studiato cinema
d’animazione. Ho lavorato a piccole cose, passando man mano a
progetti più importanti. Durante questo percorso, ho fondato con
Sabrina Lynx Multimedia Factory e ho conosciuto Vincenzo Sarno, con
cui abbiamo lavorato alle nostre ultime tre serie d’animazione, a
partire da un progetto per la Lux su Jules Verne, una serie molto
corposa sia per la storia che per personaggi e situazioni. Vincenzo
ci ha portati in DeAgostini per la serie Egyxos e poi, non se se
per la qualità o la simpatia (ride, ndr), ci ha chiamati in Bonelli
per lavorare a Dragonero, e stiamo facendo questo percorso insieme.
E Mauro Uzzeo e Giovanni Masi sono i fari indiscussi per il lavoro
a questa serie.”
Vincenzo
Sarno, direttore di Bonelli Etertainment, è un nome che è
cominciato a circolare nel mondo del fumetto da molto tempo, prima
nell’ambito indipendente, poi quando Sergio Bonelli Editore ha
annunciato che si sarebbe mossa nell’ambito del multimedia e
dell’audiovisivo. A capo di questo dipartimento, che sarebbe stato
battezzato come Bonelli Entertainment, è stato messo proprio lui.
Come mai? Qual è stato il suo percorso?
“Io non ho il talento
della scrittura, non ho il dono della creatività –
esordisce Sarno – Quello in cui sono molto bravo è leggere
fumetti. Fin da piccolo, è quello che so fare meglio. I fumetti mi
hanno insegnato una cosa straordinaria: che potevo costruirmi una
famiglia, che potevo farne un lavoro, che potevo circondarmi delle
persone che stimavo di più. Solo dopo sono venuti i corsi,
l’esperienza, la gavetta, ma tutto è nato da una pagina stampata e
dall’emozione che mi ha trasmesso. E il mio sogno è diventato di
riportare agli altri quell’emozione. Il modo per farlo era
trasformare i fumetti in cartoni animati, in film, in serie
tv.”
Facile a dirsi, ma
difficile a farsi. “Per riuscire a farlo dovevo rinunciare ad
avere una vita, studiare, mangiare libri di strutture narrative, di
economia, cose che non c’entrano niente tra loro ma che mi
servivano per dire agli altri che i fumetti sono una cosa
fichissima – continua infervorato – Il mio sogno era
arrivare a fare quello che faccio, ho cambiato delle aziende, sono
cresciuto alla DeAgostini, che è una multinazionale. E lì
selezionavo gli anime da acquistare, tutti mi dicevano che ero
molto bravo, perché io ho un altro talento: sono bravissimo a
guardare le serie tv, oltre che a leggere i fumetti.DeAgostini mi ha permesso di avere accesso al network
internazionale, mi ha fatto imparare tutto. Con questo bagaglio di
esperienze alle spalle, ho vissuto il momento che mi ha cambiato la
vita. Ho incontrato Davide Bonelli e al tavolo di un ristorante
abbiamo deciso che era il caso che i fumetti, che io amavo tanto
leggere e che lui produceva, in quanto proprietario della Casa
Editrice più importante d’Italia, diventassero
qualcos’altro.”
Chi è e cosa fa il produttore
creativo?
Giovanni
Masi, insieme a Mauro Uzzeo, è il
produttore creativo della serie. Masi è principalmente noto come
sceneggiatore di fumetti, ma la verità è che la sua carriera è
molto varia e che lavora da tantissimi anni per l’animazione. È
stato uno degli artefici del successo di Winx Club, la serie
Rainbow venduta in tutto il mondo. Insieme a
Yoshiko Watanabe, storica animatrice giapponese,
ha conosciuto sia il maestro Hayao Miyazaki presso
lo Studio Ghibli, che TakayukiMatsutani, presidente della Tezuka
Production, fondata dal maestro Osamu Tezuka,
definito da tutti il “dio” dell’animazione. Adesso ricopre un ruolo
che per il mercato italiano è ancora poco diffuso, ma che sta
prendendo sempre più piede. Ma chi è e cosa fa il produttore
creativo? “In poche parole, è la figura che mette in
comunicazione tutti i reparti, tecnici, artistici e produttivi, di
una serie animata, coordinandoli tra di loro.”
“Quando si lavora a
un progetto complesso come Dragonero –
dichiara Masi – le figure che vengono coinvolte sono
tantissime, e Bonelli ha sempre messo al centro gli autori dei
propri fumetti, infatti essendo Dragonero un
fumetto di Luca Enoch e Stefano
Vietti, entrambi sono coinvolti in prima persona nella
serie. Hanno scritto loro i soggetti di tutti gli episodi, una cosa
che non si verifica spesso in questo ambiente, ma noi abbiamo la
fortuna di averli in produzione fin dal primo momento anche
affiancandosi a me, a Mauro (Uzzeo) e a
Federico Rossi Edrighi nella supervisione delle
nostre sceneggiature. La figura del produttore creativo è
necessaria per allineare il linguaggio artistico, e quello
produttivo e anticipando i problemi e trovando le soluzioni di una
produzione così grande.”
Il lavoro con cui la
squadra è alle prese è titanico. “Stiamo lavorando a più di 400
minuti di animazione, un equivalente di quattro film, e lo stiamo
facendo in un tempo brevissimo – continua Masi – con la
pandemia ancora in corso che rallenta la produzione, dal momento
che non siamo tutti fisicamente nello stesso posto. Ad esempio il
direttore tecnico Corrado Virgili è di base nelle
Marche, Luca Genovese che si è occupato di parte
del design è a Bologna. I creative producer sono quelle figure che
mediano trai vari reparti, tenendo sempre al centro della loro vita
il prodotto creativo. Noi serviamo a tenere oliati gli ingranaggi
di questa enorme macchina in movimento, senza mai ostacolare il
processo.Ci troviamo a fare riunioni anche di 12, 24 ore
per le revisioni di ogni piccolo dettaglio, su tutti gli episodi.
La mole di lavoro è gigantesca e il nostro ruolo è quello di
aiutare affinché tutto vada bene.”
Ma come mai la Bonelli ha
affidato a Masi e Uzzeo questo ruolo così importante? “Io e
Mauro abbiamo ottenuto questo ruolo per vari
motivi;intanto ci conosciamo e lavoriamo insieme da
molto tempo quindi c’è un’ottima intesa, poi siamo trai pochi, in
Italia, ad avere una buona esperienza con la scrittura per
l’animazione in 3D, che è una skill specifica e un lavoro
difficile, che produce sceneggiature la cui realizzazione è molto
costosa. Ci siamo sempre localizzati all’interno di produzioni
sfidanti. E Dragonero ci ha posti e ci pone davanti a situazioni
difficili. Ad esempio, durante la modellazione dei personaggi
secondari, ci siamo dovuti inventare un sistema per facilitare il
lavoro e velocizzarlo, abbiamo messo a punto una tecnica che prima
non esisteva e che è stato risultato di uno sforzo tecnico e
creativo.”
Come accaduto per
Strappare Lungo i Bordi, anche
Dragonero si pone l’obbiettivo di replicare lo
stile dei disegni che lo rappresentano su carta. La casa editrice
voleva che venisse riprodotto il segno del 2D, e la tecnica per
ottenere questo risultato è il cel shading, che simula il
disegno ed evita quell’effetto “rotondo” delle animazioni della
Pixar, ad esempio. In questo modo si è replicato l’effetto della
pagina di Enoch e Vietti.
La divisione dei
ruoli
La squadra produttiva di
Dragonero è dunque formata da persone che hanno
anni di esperienza alle spalle, progetti di varia natura,
conoscenze pregresse, un know how che permette loro di
raggiungere livelli altissimi nei rispettivi campi. Tuttavia, è
verità assodata nel mondo dell’animazione che tutti questi aspetti
creativi e tecnici devono essere tenuti insieme e cadenzati da una
mente organizzativa superiore: nessun regista chiuderebbe mai un
episodio d’animazione, se non fosse per il direttore di produzione.
In questo caso, l’ingrato compito di dire “stop alle modifiche”
spetta a Sabrina Callipari, che chiude il lavoro e
dà finalmente agli spettatori la possibilità di vedere il cartone
animato.
“In tutte le
produzioni ci sono i creativi che vogliono cambiare le cose in
continuazione, ma arriva sempre il momento in cui bisogna chiudere
e consegnare e ci siamo noi direttori di produzione che abbiamo il
compito di far rispettare le scadenze – dichiara Callipari –
È una dicotomia di ogni produzione, anche gli altri progetti
che stiamo portando avanti richiedono questo tipo decisioni. Non
sono sempre situazioni semplici da gestire ma è il nostro lavoro,
ci appassiona, ci piace vedere il prodotto finito, ci piace vedere
che il lavoro piace e soprattutto è uno sprone a portare avanti la
nostra battaglia: si può fare animazione in
Italia.”
“Inoltre c’è un altro
problema da noi – interviene Paolantoni – ovvero che si
pensa all’animazione come a un prodotto riservato ai più piccoli,
invece ho molto apprezzato la serie di Zerocalcare, innanzitutto
come spettatore, ma poi anche perché ha dimostrato che l’animazione
non è solo per bambini.” Riconoscere all’animazione nobiltà di
linguaggio e non di genere è una battaglia che in molti portano
avanti: l’animazione non è solo “un genere” per bambini, ma è uno
strumento per affrontare qualsiasi tipo di narrazione. Dopotutto la
storia recente ci insegna che a livello internazionale è già così,
tanto che Flee, documentario in animazione di
Jonas Poher Rasmussen, ha ricevuto tre nomination
agli Oscar 2022, non solo come Miglior Film d’animazione, ma anche
come Miglior Film Internazionale e Miglior Documentario. Il film è
stato chiaramente valutato non solo in quanto “film d’animazione”
ma soprattutto in quanto racconto impegnato, drammatico e politico,
molto lontano da quella sfera edulcorata e protetta che parla solo
ai bambini.
Un progetto che è nato quando “un
orco e un bambino si sono dati la mano”
Ma quando è nata davvero
la serie di Dragonero? Quando è partita la
lavorazione? A rispondere è Vincenzo Sarno:
“Dragonero è entrato in produzione effettiva
nel marzo 2020, in mezzo all’Apocalisse. Tuttavia, come mi hanno
insegnato in Bonelli, tutto nasce dal fumetto. Per cui, per come la
vedo io, tutto ha avuto origine nella prima storia di
Dragonero, uscita per la collana Romanzi a
fumetti, nel 2007. In quel fumetto che raccontava la storia del
nostro protagonista, c’era un piccolo flashback di lui da piccolo.
Mi colpì tantissimo una vignetta in cui Ian e Gmor uniscono le mani
per fare squadra e decidono di combattere per far trionfare il
bene. Credo che da quella vignetta sia nato tutto questo. Noi siamo
tutti insieme su questo palco perché quasi vent’anni fa, in una
pagina di un fumetto pensato da Luca e Stefano, un orco e un
bambino si sono dati la mano. Adesso quella storia sta per compiere
il passo definitivo e diventare una serie per ragazzi.”
Una serie che offrirà avventura e
azione, emozione e amicizia, lotte di valorosi guerrieri contro le
forze del male, ma soprattutto una serie che promette un alto
livello tecnico e tantissima passione da parte di tutti i talenti
che profondono il loro impegno in questo progetto. Così come è
stato per Strappare Lungo i Bordi, e così come
sarà per il futuro, ci auguriamo radioso, dell’animazione in
Italia.
Dopo il
teaser trailer ecco il trailer completo
di Stranizza
d’amuri, il primo lungometraggio da regista di
Giuseppe Fiorello. Attore, sceneggiatore, produttore,
Giuseppe Fiorello porta sul grande schermo una
storia di un’amicizia e di un amore senza tempo, mai consumato e
per sempre ricordato. Ambientato tra Noto, Marzamemi, Ferla,
Buscemi, Priolo e Pachino, il film è interpretato da
Gabriele Pizzurro e Samuele
Segreto. Al loro fianco Fabrizia
Sacchi e Simona Malato nei ruoli delle
rispettive madri.
Stranizza d’amuri è anche
una canzone di Franco Battiato, il titolo del film è un omaggio al
Maestro siciliano la cui musica è grande protagonista del film.
Stranizza d’amuri è dedicato a Giorgio e Antonio, vittime
del delitto di Giarre, avvenuto nel 1980 in provincia di
Catania.
Stranizza D’Amuri, la trama
Giugno 1982, in una calda Sicilia
che freme per la Nazionale Italiana ai Mondiali di calcio, due
adolescenti, Gianni e Nino, si scontrano con i rispettivi motorini
lungo una strada di campagna. Dallo scontro nasce una profonda
amicizia, ma anche qualcosa di più, qualcosa che non viene visto di
buon occhio dalle famiglie e dai ragazzi del paese. Coraggiosi e
affamati di vita, Gianni e Nino non si curano dei pregiudizi, delle
dicerie e vivono liberamente. Una libertà che gli altri non
comprendono e non sono disposti ad accettare… Stranizza d’amuri è
dedicato a Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre,
avvenuto nel 1980 in provincia di Catania.
Dal 23 marzo arriva
al cinema Stranizza d’amuri, il primo
lungometraggio da regista di Giuseppe Fiorello. Attore,
sceneggiatore, produttore, Giuseppe Fiorello porta sul grande schermo una
storia di un’amicizia e di un amore senza tempo, mai consumato e
per sempre ricordato. Ambientato tra Noto, Marzamemi, Ferla,
Buscemi, Priolo e Pachino, il film è interpretato da
Gabriele Pizzurro e Samuele
Segreto. Al loro fianco Fabrizia
Sacchi e Simona Malato nei ruoli delle
rispettive madri.
Stranizza d’amuri è anche
una canzone di Franco Battiato, il titolo del film è un omaggio al
Maestro siciliano la cui musica è grande protagonista del film.
Stranizza d’amuri è dedicato a Giorgio e Antonio, vittime
del delitto di Giarre, avvenuto nel 1980 in provincia di
Catania.
Stranizza D’Amuri, la trama
Giugno 1982, in una calda Sicilia
che freme per la Nazionale Italiana ai Mondiali di calcio, due
adolescenti, Gianni e Nino, si scontrano con i rispettivi motorini
lungo una strada di campagna. Dallo scontro nasce una profonda
amicizia, ma anche qualcosa di più, qualcosa che non viene visto di
buon occhio dalle famiglie e dai ragazzi del paese. Coraggiosi e
affamati di vita, Gianni e Nino non si curano dei pregiudizi, delle
dicerie e vivono liberamente. Una libertà che gli altri non
comprendono e non sono disposti ad accettare… Stranizza d’amuri è
dedicato a Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre,
avvenuto nel 1980 in provincia di Catania.
Dopo un percorso lungo dodici anni,
arriva nelle sale italiane, e solo nelle sale, dal 23 marzo
Stranizza d’amuri, esordio alla regia di
Giuseppe Fiorello. Smessi per la prima volta i panni
dell’attore – in tv è stato Modugno, Salvo D’Acquisto, Giuseppe
Moscati, tra gli altri; al cinema ha recitato per
Risi,
Tornatore,
Ozpetek,
Crialese,
Verdone – uno dei volti più noti e amati del
panorama televisivo e cinematografico nazionale si posiziona ora
dietro la macchina da presa per parlare della vicenda non molto
nota del delitto di Giarre. In questa cittadina in provincia di
Catania, negli anni ’80 due ragazzi, Toni e Giorgio, decisero di
vivere il loro amore nonostante l’ostilità delle loro famiglie e
del paese intero. Alla loro storia Stranizza
d’amuri è liberamente ispirato.
La trama di Stranizza d’amuri
Sicilia, 1982. In un paesino della
provincia catanese, due adolescenti, Nino, Gabriele
Pizzuto, e Giorgio, Samuele Segreto, si
incontrano per caso in un pomeriggio d’estate. Prima diventano
amici e poi si amano. Il paese però, non accetta la loro relazione,
come già non accettava l’omosessualità di Giorgio, spesso vittima
di soprusi. Anche nelle rispettive famiglie, la notizia della
relazione arriva inaspettata, creando aspri conflitti e una
spaccatura insanabile all’interno di entrambi i nuclei. Il legame,
infatti, non è considerato ammissibile. Invano le due famiglie
cercheranno di tenere lontani i ragazzi, determinati ad amarsi
senza paura. Intanto, tutta l’italia, è incollata al televisore per
i mondiali di calcio e spera in una vittoria.
Un film sensibile e rispettoso
Stranizza
d’amuri è un film pieno di sensibilità, delicato,
rispettoso. Il regista ha scelto di stare “un passo
indietro”, per usare le sue stesse parole, e dedicarsi solo
alla regia, senza mettersi anche davanti allla macchina da presa.
Segno del desiderio di riservare particolare cura al racconto della
vicenda, senza farsi “distogliere” dalla recitazione. Ne nasce un
lavoro poetico, semplice ed efficace.
Adolescenza, amore e libertà in
Stranizza d’amuri
Giuseppe Fiorello avrebbe potuto
stuzzicare la curiosità degli spettatori, cercare di intrigarli con
un film di genere poliziesco-investigativo, ma non lo ha fatto. Chi
si aspetta di sapere finalmente la verità sul delitto di Giarre,
dunque, rimarrà deluso. Stranizza d’amuri
non è un film inchiesta o a tesi. È invece il racconto della
provincia siciliana dei primi anni ’80. Un affresco calzante di
tutto il sud, non solo della Sicilia, terra del regista. È evidente
come egli sappia dove puntare l’occhio della macchina da presa per
essere efficace: rendere le atmosfere contadine di un sud semplice,
ma dignitoso, fuori dagli stereotipi della criminalità, del
malaffare e dell’arte di arrangiarsi. Il sole, il mare, certo. Che
sud e che estate sarebbe senza? Ma anche i prodotti della terra, il
lavoro duro e onesto ogni mattina, la fatica di fronte alla quale
non ci si tira indietro. Tutto è dipinto con i colori caldi del
sud, esaltati dalla fotografia di Ramiro Civita. È
in questo scenario che nasce e cresce la storia d’amore tra Nino e
Gianni, due ragazzi che si incontrano, diventano amici e poi si
innamorano. Il film è il racconto dell’estate di due adolescenti in
Sicilia. La maggior parte del lavoro è dedicata proprio al racconto
della vita del paese e alla conoscenza e all’innamoramento dei due
ragazzi. Riesce ad essere spensierato, leggero, nonostante tutto.
Sembra quasi di potersi illudere che la vicenda abbia un esito
positivo. È solo nell’ultima parte che le cose precipitano. È una
scelta degli sceneggiatori – oltre a Giuseppe Fiorello,
Andrea Cedrola, Carlo Salsa, con
Josella Porto. Forse questo evidenzia ancor meglio
come, anche in quelle famiglie oneste, semplici, accoglienti, dove
un posto a tavola si aggiunge senza problemi anche per uno
sconosciuto, poi, improvvisamente, di fronte al tabù
dell’omosessualità si cambi atteggiamento, si passi alla chiusura
totale, all’abbrutimento.
Una visione articolata e non
manichea
Oltre alla delicatezza e
all’apparente semplicità, che riesce ad essere efficace e poetica,
in Stranizza d’amuri è evidente l’intenzione del regista di non
giudicare, di non mettersi dalla parte di nessuno. Fiorello vuole
fotografare, capire, anziché descrivere il fatto e i suoi
personaggi in maniera manichea. Ciascun personaggio, infatti, è
tratteggiato in modo complesso e caratterizzato da sfumature anche
opposte, che riescono a rendere, almeno in parte, la complessità
della vicenda e di un tessuto sociale, culturale e soprattutto
familiare non facile da dipingere. Non ci si accontenta insomma di
soluzioni facili, ma ci si avvicina con rispetto ad una vicenda che
non può essere banalizzata.
Le caratterizzazioni di Stranizza
d’amuri danno spessore
Questa complessità è ben resa non
solo grazie alle interpretazioni efficaci dei due giovani
protagonisti, Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto, ma forse ancor
di più grazie a chi sta loro intorno, a comporre un mosaico di
caratterizzazioni ben riuscite che aggiungono spessore alla storia.
Una menzione particolare va alle due madri: Fabrizia
Sacchi, Carmela, e Simona Malato, Lina.
Ma ci sono anche Antonio De Matteo, padre di Nino,
la sorella Isabella, Giuditta Vasile, il nipotino
Totò, Raffaele Cordiano, Enrico
Roccaforte, patrigno di Gianni, Roberto
Salemi, zio Pietro, e Giuseppe Spata, zio
Ciccio. Ci sono gli avventori del bar del paese: Alessio
Simonetti, Turi, e Anita Pomario,
Giuseppina. A completare il tutto, poi, la colonna sonora di
Giovanni Caccamo con Leonardo
Milani, in cui compaiono anche brani di Franco
Battiato, uno dei quali è proprio Stranizza
d’amuri, che dà il titolo al film. In sala dal 23 marzo,
Stranizza d’amuri è un lavoro sentito e
poetico, non solo un inno alla vita e all’amore, oltre il
pregiudizio, ma anche un gesto di sincero affetto nei confronti di
Toni e Giorgio, i due ragazzi uccisi a Giarre, cui il film è
dedicato.
Beppe Fiorello ha
voluto accanto a sé tutto il cast per presentare alla stampa
Stranizza d’amuri, il suo primo lavoro dietro la
macchina da presa, che arriva esclusivamente nelle sale
cinematografiche dal 23 marzo. Il film ha avuto una lunga
gestazione, durata dodici anni, nata dall’idea di far conoscere la
vicenda del delitto di Giarre, avvenuto nelle campagne siciliane
nel 1980. A morire furono due ragazzi: Toni e Giorgio, cui capitò
di innamorarsi in un momento e in un luogo in cui quell’amore non
era considerato ammissibile.
La vicenda produttiva di Stranizza
d’amuri
Eleonora Pratelli
di Iblafilm, che ha prodotto il lavoro assieme a
Fenix Entertainment e Rai Cinema,
parla così del progetto cui ha dato vita assieme al marito, Beppe
Fiorello: “Sono almeno dodici anni che Beppe mi parla di questa
storia accaduta nella sua Sicilia, che lo aveva profondamente
colpito. Sette anni fa […] gli ho detto che era arrivato
il momento di raccontarla e che lo avrei aiutato a realizzare il
suo sogno.[…] Volevo che fosse libero di raccontare la
storia come l’aveva sempre immaginata e per questo dovevo esserci
io a proteggere la sua visione. Beppe ha sempre amato raccontare le
storie vere, perché sono importanti, tirano fuori emozioni e verità
e noi due amiamo stare dove gli altri non stanno”.
La genesi di Stranizza d’amuri
nelle parole del regista
Beppe Fiorello
ripercorre così la nascita del film: “È nato da un articolo di
cronaca che ho scoperto tredici anni fa, che celebrava il
trentennale del delitto di Giarre. Mi colpì a tal punto che mi sono
sentito quasi in colpa a non aver mai saputo di questo delitto. Non
lo conoscevo, l’ho scoperto troppo tardi, da grande. Mi sono
sentito anche un po’ corresponsabile, da siciliano, della
mentalità […] che ha insabbiato quella storia”. È
questo episodio ad aver fatto nascere il desiderio di farne un film
e dirigerlo, una vera e propria esigenza, afferma Fiorello:
“Un’esigenza, non una voglia di fare il regista. Non ho fatto
questo film per fare il regista, ma per raccontare questa storia.
Ho immaginato immediatamente, mentre leggevo quell’articolo, che la
avrei raccontata, ma che dovevo stare un passo indietro, esserne,
appunto, il regista. […] Ho iniziato, quindi, un percorso
di ricerca anche di genere, su come l’avrei fatto. Ci sono voluti
molti anni. Avrei potuto scegliere una linea investigativa e fare
un film di genere. […] Ma non c’erano gli elementi reali
perché io potessi poi sbandierare con orgoglio una verità. Perché
non c’è mai stata una verità su quel delitto. […] Sono
emerse solo due ipotesi: omicidio o omicidio suicidio. […] Allora
mi sono affidato alla mia immaginazione, scegliendo con coraggio
più che una tematica, la poetica. Ho immaginato un’estate di due
ragazzi che si incontrano e fanno un percorso di vita
insieme”.
Le fonti e le indagini sul delitto
di Giarre
“Abbiamo fatto ricerche prima di
scrivere”, racconta Fiorello. Per quanto
riguarda le indagini, il regista e uno degli sceneggiatori,
Carlo Salsa, ricordano come queste siano state
assai brevi e timide. Fiorello: “C’era stato
un inizio di indagine, addirittura un sospettato, che si dichiarò
colpevole e dopo una settimana ritrattò […] Era un bambino
di 12 anni, il nipote di uno dei due ragazzi. Poi si chiuse la
questione investigativa, finì tutto. Si catalogò, credo, come
omicidio suicidio. Io mi sono fatto una mia idea. Forse è stato
fatto perché lavava meglio le coscienze. […] Ma la scena
del delitto parlò abbastanza chiaramente sul fatto che non fosse un
omicidio-suicidio”. Carlo Salsa conviene col
regista: “Le indagini sono state molto timide. Sostanzialmente
si è messo in atto un meccanismo di insabbiamento totale da parte
di entrambe le famiglie. Nessuna delle due aveva interesse a
scoprire qualcosa di più. A tutti conveniva pensare che fosse un
suicidio”.
La mentalità di allora e quella di
oggi sull’amore omosessuale
Fiorello ha poi l’opportunità di
chiarire la sua idea dell’adolescenza come di un’età piena di
energia e vitalità in cui il rapporto con gli amici, coi propri
pari, è strettissimo e fondamentale e in cui, in maniera naturale,
il confine tra amicizia e amore diventa labile: “Ho preso in
prestito anche la mia adolescenza, i miei ricordi. […] C’è
una parte di me in quei due ragazzi. C’è quel tratto di vita che
trovo sia divino: l’adolescenza. Un momento in cui ci si ama tra
amici, pur non essendo omosessuali. Io ho amato i miei amici. Ci
amavamo veramente”. Ed evidenzia la “purezza” di
questo tipo di amore. Per quel che riguarda il discorso sociale e
politico sull’omosessualità, Fiorello aggiunge: “Conosco la
Sicilia, la questione dell’omertà, delle paure, del non capire un
amore, ma dentro di me speravo di fare un film storico, di
raccontare come eravamo. In realtà, qui la questione si
ripete”. “L’amore adolescenziale va al di là di tutti i
discorsi politici. […] Noi siamo arretratissimi rispetto
agli adolescenti che si guardano e si amano. […] Si tratta
di essere persona che ama una persona. […] Non ci vorrebbe
nemmeno una legge per proteggere gli omosessuali o chi si vuole
amare. In un mondo meraviglioso e perfetto non ci vorrebbero i
dibattiti politici perché dovrebbe essere tutto naturale e
normale”. E a chi parla di Stranizza
d’amuri come di una storia di coraggio risponde:
“E’ un peccato pensare che per amarsi ci voglia coraggio.
Bisognerebbe amarsi per amarsi, con amore, non coraggio”.
Stranizza d’amuri, aggiunge: “vuole
essere un inno alla vita, alla libertà di amarsi … di viaggiare
liberi col vento in faccia”.
La differenza tra cinema e tv.
Per Beppe Fiorello, amato attore di
fiction televisive, ma anche di cinema, non poteva mancare in tempi
di crisi delle sale e grande auge della serialità televisiva e
dello streaming, una domanda sulla differenza tra i due mezzi,
cinema e tv. L’attore e regista risponde: “La differenza può
essere sostanziale o meno, ma dipende dalla storia, non dal mezzo.
Dipende da cosa gli autori propongono al pubblico. Mi piacerebbe
che tornasse un po’ di più il cinema, però io ho sempre puntato
prima alla storia e poi al suo destino”. “Non trovo
differenze, se non quella di esperienza emotiva e sensoriale.
Condividere un film in una sala come questa è una bellissima
esperienza. Vedere un film o una fiction a casa è un altro tipo di
esperienza, più distratta, meno focalizzata su ciò che stiamo
vedendo”. Parlando poi della fruizione delle serie tv, la
definisce un’esperienza ai limiti del patologico: “Sulla mia
pelle sento quasi patologica la visione di una serialità. Mi crea
dipendenza, e non mi piace vedere un film o una serie con la
dipendenza.[…] Non è una bella esperienza secondo me, sta
diventando controproducente per la salute. Quanti di noi hanno
fatto tardi per vedere una serie? A quel punto non la vedi più
perché ti interessa la storia, ma per far sapere che l’hai
vista […] Non ti rimane un’emozione. Forse oggi punterei
più al cinema”.
Gli interpreti e i loro
personaggi
La parola passa poi ai protagonisti
del film. Gabriele Pizzurro, che interpreta Nino,
uno dei due personaggi principali, racconta così la sua esperienza
sul set: “Interpretare Nino è stato bellissimo. È un
personaggio che ha molto di me, per quanto riguarda la purezza, io
mi definisco molto simile a Nino per alcuni aspetti. Altri
ovviamente sono diversi. Col mio compagno di avventura,
Samuele [Segreto, nel ruolo
di Gianni, che non ha potuto essere presente ndr], posso dire
di aver vissuto ciò di cui prima parlava Beppe: il fatto che ci si
innamori quasi degli amici, per entrare nel personaggio. Alcune
scene necessitavano questo trasporto. Io devo dire che c’è stato.
Porto a casa una bellissima esperienza formativa, sia a livello
umano che lavorativo”. Fabrizia
Sacchi, che ha dovuto calarsi nei non facili panni
della madre di Nino, parla di Stranizza
d’amuri come di “un’esperienza vera”.
“Dal primo momento in cui Beppe ci ha chiamati, sono andata due
giorni a Pachino a vedere i luoghi. È stato un percorso diverso di
preparazione al film rispetto ad altre volte. […]
Un’immersione totale […] in questa storia, in questa
realtà, nei profumi, nei colori. Siamo stati immersi in questi
personaggi, alla fine non potevamo che essere noi“. Prosegue
parlando del lavoro sul personaggio di Carmela, animato da due
forze: “Dentro di me c’era la forza oscura […] degli
anni 80, di chi non ha parlato, […] dell’ignoranza, di
vivere in un certo tipo di cultura. Però […] sentivo anche
una forza molto viva e bella di madre che protegge il cucciolo,
anche se disastrato, e non permette che gli si faccia del
male”. Simona
Malato, che interpreta Lina, l’altra madre del film,
ne parla così: “Lina, diversamente dalla famiglia di Nino, si
trova già in una condizione di stranezza. […] la vive dentro di sé.
Ho sempre pensato che se avesse avuto il coraggio di assumerla,
avrebbe preso il figlio per mano e sarebbe volata via con lui.
Invece non ce la fa e resta imbrigliata nel suo silenzio e nella
sua incapacità di opporsi, nonostante la passione enorme e
coinvolgente che ha nei confronti di suo figlio”.
L’ambientazione di Stranizza
d’amuri
“Per l’ambientazione“,
afferma Fiorello, “ho tratto ispirazione da un regista che amo
moltissimo. Vidi Roma, di Alfonso Cuaron, che mi colpì
moltissimo. […] Disse in un’intervista che aveva voluto
ambientarlo durante la rivoluzione, la battaglia civile nel suo
paese. Questo mi ha […] suggerito di ambientare questa
piccola, tragica storia, mentre l’Italia era in un momento di
grandissima positività”. La vicenda è ambientata, infatti,
nell’estate del 1982, durante i campionati del mondo che saranno
poi vinti dall’Italia. L’idea era dunque quella di “appoggiare
questa storia intimista, nascosta in un angolo della provincia
siciliana, ad un momento universale”.
Franco Battiato e la musica in
Stranizza d’amuri
“Le canzoni sono state un’altra
fonte di ispirazione”, racconta Fiorello. “Franco
Battiato in particolare. Stranizza d’amuri mi sembrava
avesse trovato la sua casa naturale nel dare il titolo a questo
film. La canzone racconta di un amore impossibile in tempo di
guerra. […] Mi sembra che Gianni e Nino combattano una guerra”
Prosegue ricordando il proprio legame con la musica di Franco
Battiato: “Battiato è stata la colonna sonora della mia
adolescenza. La voce del padrone l’ho consumato.
Summer on a solitary beach non suonava più per
quanto l’ho ascoltata. È una canzone che ho tramandato ai miei
figli”. “Battiato non poteva non essere nel film. Perché
sentivo naturale la sua partecipazione”. Così come naturale è
stato coinvolgere Giovanni Caccamo nel lavoro alle
musiche originali: “Ho pensato subito a lui, perché ha dentro
quell’amico, quell’ispiratore, quel mentore che è Franco
Battiato”. Gli fa eco Caccamo stesso, che si dice
profondamente coinvolto a livello emotivo dalla storia e dal modo
in cui Fiorello ha saputo raccontarla, ricordando poi, a proposito
del film, una frase del maestro Battiato :“C’è una frase che mi
disse Franco […] e che rivedo in questo tuo lavoro: Avrai
solo una strada per rimanere un uomo e un artista libero,
ricordarti sempre di scardinare la tua arte da ogni fine. Io in
Stranizza d’amuri vedo questo e te ne sono
grato”.
Stranizza d’amuri, Giarre e la
dedica a Toni e Giorgio
Infine, Fiorello precisa con
orgoglio che il film sarà in sala anche a Giarre, luogo in cui
avvenne il delitto di Toni e Giorgio: “Questa notizia mi ha
emozionato tantissimo”, e coglie l’occasione per spiegare la
scelta di girare il film sì in Sicilia, ma non a Giarre:
“Sentivo di non dover rischiare di turbare la serenità di
qualcuno, persone che sono certo che ancora oggi, nonostante le
scelte che hanno fatto e che abbiamo raccontato, stanno sicuramente
soffrendo. […] Allora mi sono discretamente allontanato,
non di molto. Sono stato vicino a Toni e Giorgio, […] ma
mi sentivo più tranquillo, come per non disturbare”. Alla
dedica ai due ragazzi però tutto il cast tiene molto ed anche a
ricordare quel movimento di coscienze che si mise in atto dopo il
delitto.
Movimento che, spiega il regista,
“mi dà l’opportunità per proporre al mondo una Sicilia
diversa”. Non quella mafiosa o criminale, che torna oggi alla
ribalta delle cronache con l’arresto di Messina Denaro, ma quella
che si batte per i diritti civili: “Nasce proprio nella mia
terra il movimento per i diritti degli omosessuali. In quella terra
che invece è conosciuta solo per patriarcato e mafia”.
Luigi Carollo, coordinatore del Palermo Pride,
ricorda quel movimento: “Le cose stavano cambiando. I fatti di
Giarre accelerano una svolta nel movimento gay […] e nasce a
Palermo il primo circolo Arcigay. […] Nasce nella mia città nel
1980 e solo dopo cinque anni diventa un’associazione
nazionale”. Prodotto da Iblafilm e
Fenix Entertainment con Rai
Cinema e distribuito da Bim,
Stranizza d’amuri è al cinema dal 23
marzo.
Nastro d’Argento per il miglior
esordio alla regia per Giuseppe Fiorello, che nel
il suo primo film dietro la macchina da presa, Stranizza D’Amuri, firma un’emozionante e
nostalgica pellicola, liberamente ispirata a un fatto di cronaca
nera accaduto in Sicilia all’inizio degli anni ’80. Il film sarà in
prima tv su Skyvenerdì 22 settembre, alle
21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on
demand.
Nel cast i giovani Gabriele
Pizzurro e Samuele Segreto, che
interpretano i due giovani ragazzi protagonisti della vicenda,
mentre Fabrizia Sacchi e Simona
Malato vestono i panni delle loro madri.
La trama di Stranizza
D’Amuri
Giugno 1982, in una calda Sicilia
che freme per la Nazionale Italiana ai Mondiali di calcio, due
adolescenti, Gianni e Nino, si scontrano con i rispettivi motorini
lungo una strada di campagna. Dallo scontro nasce una profonda
amicizia, ma anche qualcosa di più, qualcosa che non viene visto di
buon occhio dalle famiglie e dai ragazzi del paese. Coraggiosi e
affamati di vita, Gianni e Nino non si curano dei pregiudizi, delle
dicerie e vivono liberamente. Una libertà che gli altri non
comprendono e non sono disposti ad accettare…
Stranizza d’amuri è dedicato a
Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre, avvenuto nel 1980
in provincia di Catania.
Secondo quanto apprendiamo
daVariety, i
vincitori del BAFTA
Andrew Scott e Jamie Bell, insieme alla vincitrice dell’Emmy
Claire Foy e al candidato all’Emmy Paul
Mescal, hanno ufficialmente firmato per i ruoli principali
nel prossimo adattamento cinematografico di Searchlight
Pictures
di Strangers,
liberamente tratto dal romanzo giapponese di Taichi
Yamada. Il progetto proviene dall’acclamato regista Andrew
Haigh.
“Il film segue lo
sceneggiatore Adam (Scott) che, una notte nel suo palazzo quasi
vuoto nella Londra contemporanea, ha un incontro casuale con il suo
misterioso vicino Harry (Mescal) che scandisce il ritmo della sua
vita quotidiana”, si legge nella sinossi. “Mentre
Adam e Harry si avvicinano, Adam viene riportato nella sua casa
d’infanzia dove scopre che i suoi genitori morti da tempo (Foy e
Bell) vivono entrambi e hanno la stessa età del giorno in cui sono
morti più di 30 anni fa”.
Strangers sarà scritto e
diretto da Andrew Haigh, noto soprattutto per il
suo lavoro in film
come Weekend e Lean
on Pete. L’adattamento è una
coproduzione di Searchlight Pictures, Film4 e Blueprint
Pictures.I produttori di
Strangers sono Graham Broadbent, Pete Czernin e
Sarah Harvey, con Ben Knight, Diarmuid McKeown, Ollie Madden,
Daniel Battsek e Farhana Bhula come produttori esecutivi. Il
progetto sarà supervisionato da DanTram Nguyen e Katie
Goodson-Thomas per conto di Searchlight, oltre a Jaya Campbell,
Apolline Berty e Kim Tance.
Andrew Scott è meglio conosciuto per i suoi
ruoli inSherlocke per
il suo ruolo nella seconda stagione di Fleabag, con quest’ultimo che
gli è valso la sua prima nomination ai Golden Globe come miglior
attore non protagonista. Sarà presto visto nella serie Amazon
intitolata Ripley.Claire Foy ha recentemente recitato nel
secondo capitolo diA Very British
Scandal. L’attrice
di The Crow sarà il prossimo
protagonista del film drammatico Women
Talking insieme alle acclamate attrici
Frances McDormand, Rooney Mara e Jessie
Buckley.
Senza dubbio uno dei ritorni più
attesi di questa stagione che sta per iniziare è Strangers
Things 2. La nuova stagione della serie tv targata
Netflix che debutterà il prossimo
mese racconterà ancora una volta della piccola città
Hawkins, Indiana, sotto assedio da una minaccia
interdimensionale e Will (Noah Schnapp) sarà
ancora una volta il tramite.
Ma tra paure e dubbi, i piccoli
amici – Will, Mike (Finn Wolfhard), Dustin
(Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb
McLaughlin) troveranno il tempo di giocare al The Palace,
la sala giochi preferita ed è pur sempre il 1984.
Oggi i creatori della serie
Matt e Ross Duffer hanno dato a EW in esclusiva una pagine dello
script (insieme alle proprie annotazioni) di Strangers
Things 2, che raccontano il The Palace e
l’introduzione di uno dei più importanti personaggi di seconda
stagione, Max (Sadie Sink). Ecco tutte e cinque le
anticipazioni dolo le pagine dello script.
The Palace
“La nostra prima idea per la stagione 2
è stata quella di introdurre una sala giochi (chiamato The Palace,
come omaggio WarGames !). Amiamo i giochi
da tavolo, ma in verità abbiamo trascorso più tempo a giocare ai
videogiochi arcade (troppo tempo, potrebbe dire la
nostra mamma), perciò volevamo intrecciare queste due tipologie nel
tessuto dello show.
Keit
“Keith è un nuovo personaggio che lavora
al The Palace. È molti anni più vecchio dei nostri ragazzi, ma
è in qualche modo meno maturo. L’unica cosa che ama più di
Cheetos è Nancy. “
Nancy, Keit e Mike
“Cerchiamo
sempre di assicurarci che, quando affrontano un dilemma, i nostri
ragazzi hanno diverse prospettive e soluzioni. Questo rende il
conflitto divertente e aiuta a definire ulteriormente i
propri caratteri. Il problema che stanno
affrontando in questa scena non è esattamente qualcosa di vita o
morte: sono disposti ad incastrare Keith con Nancy in cambio
dell’identità di Mad Max? Ci piace che Mike sia rivolta verso
Nancy qui; può essere cattivo con lei, ma in fondo, è molto
protettivo nei confronti di sua sorella. Riteniamo che questo
sia un comportamento tipico del fratello. Non che ne sappiamo
molto di rapporti tra sorelle e fratelli … “.
“The Slang”
“The Slang”
è diventato popolare dopo The Breakfast Club,
che è uscito nel febbraio 1985, quattro
mesi dopo la nostra nuova
stagione. Ma per noi sarebbe stato un grande insulto che non
poter ispirarci a questo e raccontare un po’ di quella
storia in Strangers Things 2. È stato anche
un modo divertente per mettere dentro un omaggio al grande John
Hughes”.
Will in pericolo in Strangers Things 2
“Focus la nostra attenzione è ancora una
volta su Will” in questa stagione la nostra storia principale si
concentra su Will e sul suo recupero. ma solo perché
Will è stato salvato nella prima
stagione non significa che sia sicuro adesso …
”
Nel cast dello show oltre alla
celebre Winona Ryder (Show Me a Hero), David Harbour
(Suicide Squad), Finn Wolfhard (The 100,
Aftermath, The Resurrection), Millie Brown (BBC’s
Intruders,Once Upon A Time, NCIS), Gaten Matarazzo (The
Blacklist), Caleb McLaughlin (The Lion King on
Broadway), Noah Schnapp (Il ponte delle spie, The Peanuts
Movie), Natalia Dyer (After Darkness, Hannah Montana: Il
film), Charlie Heaton (Shut In, Urban and the Shed
Crew), and Matthew Modine (Weeds, Proof).
La
trama di Stranger Things 2
Un anno
dopo il ritorno di Will, sembra che tutto sia di nuovo normale… ma
l’oscurità è in agguato appena sotto la superficie e minaccia
l’intera cittadina di Hawkins.
Alchemy ha
appena reso pubblico il primo trailer ufficiale del
thriller Strangerland, pellicola
australiana che vede protagonisti Nicole
Kidman, Joseph Fiennes ed Hugo
Weaving.
A dirigere il trio nel film
presentato allo scorso Sundance Film
Festival è Kim Farrant,
mentre la sceneggiatura è firmata da Michael
Kinirons e Fiona Series.
Strangerland racconta di Catherine
(Kidman) e Matt Parker (Fiennes) una coppia che sta cercando di
adattarsi alla loro nuova vita a Nathgari, una città del deserto
australiano in cui la coppia conduce una vita tranqueilla e
appartata.
Alla vigilia di una massiccia
tempesta di sabbia, le loro vite vengono scosse quando i loro due
figli adolescenti, Lily e Tom, scompaiono nel deserto. Con
Nathgari soffocata da polvere rossa e calata nelle
tenebre, la gente del posto si unisce alla ricerca condotta dal
poliziotto locale, David Rae (Hugo Weaving). Diventa presto chiaro
che qualcosa di terribile possa essere accaduto ai due ragazzi. Il
sospetto prende subito piede insieme alla voce di antiche storie
aborigene che porteranno la gente del posto a rivoltarsi contro la
coppia. Con la temperatura in aumento e le possibilità di
sopravvivenza che vanno esaurendosi ogni giorno che passa,
Catherine e Matt si ritrovano spinti al limite, mentre lottano per
sopravvivere all’incertezza della sorte dei loro figli.
Ecco il primo poster di
Strangerland, film con Nicole
Kidman e Joseph Fiennes e diretto
dall’australiana Kim Farrant.
Nicole Kidman nel poster di Strangerland
Strangerland racconta di Catherine
(Kidman) e Matt Parker (Fiennes) una coppia che sta cercando di
adattarsi alla loro nuova vita a Nathgari, una città del deserto
australiano in cui la coppia conduce una vita tranqueilla e
appartata.
Strangerland
Alla vigilia di una massiccia
tempesta di sabbia, le loro vite vengono scosse quando i loro due
figli adolescenti, Lily e Tom, scompaiono nel deserto. Con
Nathgari soffocata da polvere rossa e calata nelle
tenebre, la gente del posto si unisce alla ricerca condotta dal
poliziotto locale, David Rae (Hugo Weaving). Diventa presto chiaro
che qualcosa di terribile possa essere accaduto ai due ragazzi. Il
sospetto prende subito piede insieme alla voce di antiche storie
aborigene che porteranno la gente del posto a rivoltarsi contro la
coppia. Con la temperatura in aumento e le possibilità di
sopravvivenza che vanno esaurendosi ogni giorno che passa,
Catherine e Matt si ritrovano spinti al limite, mentre lottano per
sopravvivere all’incertezza della sorte dei loro figli.
Guarda la prima foto del Thriller
Strangerland con protagonisti
Nicole Kidman e Joseph Fiennes. Il film diretto da
Kim Farrant vede nel cast anche il grande
Hugo Weaving, e gli attori Sean Keenan,
Lisa Flanagan, Martin Dingle-Wall, Taylor Ferguson e Nicholas
Hamilton.
Strangerland
racconta di Catherine (Kidman) e Matt Parker (Fiennes) una coppia
che sta cercando di adattarsi alla loro nuova vita a Nathgari, una
città del deserto australiano in cui la coppia conduce una vita
tranqueilla e appartata. Alla vigilia di una massiccia tempesta di
sabbia, le loro vite vengono scosse quando i loro due figli
adolescenti, Lily e Tom, scompaiono nel deserto. Con
Nathgari soffocata da polvere rossa e calata nelle
tenebre, la gente del posto si unisce alla ricerca condotta dal
poliziotto locale, David Rae (Hugo Weaving). Diventa presto chiaro
che qualcosa di terribile possa essere accaduto ai due ragazzi. Il
sospetto prende subito piede insieme alla voce di antiche storie
aborigene che porteranno la gente del posto a rivoltarsi contro la
coppia. Con la temperatura in aumento e le possibilità di
sopravvivenza che vanno esaurendosi ogni giorno che passa,
Catherine e Matt si ritrovano spinti al limite, mentre lottano per
sopravvivere all’incertezza della sorte dei loro figli.
Sono aperte le iscrizioni per la
prima edizione di Stranger Town, evento LARP
(live action role-playing) ispirato alla serie Stranger Things organizzato
dall’Associazione Culturale no profit
Eryados.
Stranger Town è un
Blockbuster LARP, acronimo di Live Action Role-Playing, ossia un
evento di Gioco di Ruolo dal Vivo e si svolgerà dal 5 al 7 aprile
2019 a Figline Valdarno (FI), sarà riservato a 100 partecipanti,
dai 16 ai 99 anni. Lo scopo è “vivere un’esperienza immersiva
unica”.
“Il luogo, una cittadina della
provincia americana. Il periodo, gli anni Ottanta. I fatti, una
misteriosa sparizione, una comunità sconvolta, qualcuno – o
qualcosa – che attende nell’oscurità. L’ispirazione, il cinema di
Steven Spielberg e i romanzi di Stephen
King. E ovviamente Stranger Things dei fratelli Duffer.”
Eryados è un
laboratorio creativo. È la valigia del mago, il palcoscenico, il
teatro di posa in cui le storie passano dalla parola scritta
all’esperienza. Eryados sviluppa progetti per il
LARP, per il gioco e per l’audiovisivo. Fra le iniziative di
maggiore successo i blockbuster LARP Arcaniversitas
(www.arcaniversitas.it), alla quarta edizione a novembre 2018,
e Magicampus (www.magicampus.it),
alla seconda edizione a marzo 2019.
La stagione finale di
Stranger Things sarà disponibile su
Netflix solo l’anno prossimo, ma uno dei
membri principali del cast della serie ha già confermato il suo
prossimo ritorno. Matthew Modine tornerà a
vestire i panni dell’imprevedibile Dottor Brenner. L’attore ha
confermato il suo coinvolgimento nella puntata finale della serie
attraverso un post sui social media. Se è vero che il dottor Brenner è
morto durante gli eventi dell’ultima
stagione di Stranger Things, la serie ha costantemente
a che fare con sequenze di flashback e visioni che tengono in
allerta i protagonisti della storia. Resta da vedere come il dottor
Brenner possa tornare nel progetto.
Il dottor Brenner è stato
introdotto nella prima stagione di Stranger Things come l’uomo responsabile
dell’esperimento che ha dato a Eleven (Millie
Bobby Brown) le sue potenti capacità. Il
personaggio è sempre stato rappresentato come crudele, ma era
evidente che teneva a Jane a modo suo, in modo contorto. La quarta
stagione dello show ha posto fine alla storia del dottor Brenner.
Il personaggio è stato ucciso mentre cercava di aiutare Eleven a
raggiungere il suo pieno potenziale in una struttura governativa
segreta. Ma Stranger Things non si concluderà senza l’uomo
che ha reso possibile l’intera narrazione della serie.
La stagione finale di Stranger
Things si rivelerà una delle più grandi produzioni a cui
Netflix abbia mai lavorato. Il quinto capitolo della serie creata
per la televisione dai fratelli Duffer
concluderà la storia di Eleven dopo quasi un decennio in cui ha
deliziato il mondo con il viaggio carismatico di un giovane gruppo
di amici. Le riprese della stagione finale di Stranger
Things erano state precedentemente ritardate a causa della
pandemia e degli scioperi organizzati dalla Writers
Guild of America e dalla
SAG-AFTRA.
Il ritorno del cast di Stranger
Things
Il cast principale di Stranger
Things tornerà a combattere contro Vecna (Jamie
Campbell Bower) per l’ultima volta. Mike (Finn
Wolfhard), Lucas (Caleb
McLaughlin), Dustin (Gaten Matarazzo) e
Max (Sadie Sink) non lasceranno che Eleven
affronti da sola la sfida più grande della sua carriera. Il destino
del mondo sarà in gioco quando l’eroe della storia e Vecna si
incroceranno ancora una volta. E sullo sfondo incombe il mistero di
come il dottor Brenner possa tornare. È stato preparato il terreno
per la conclusione della serie di maggior successo nella storia di
Netflix.
L’ultima stagione di Stranger
Things debutterà su Netflix il prossimo anno.
In occasione dello
“Stranger Things Day” Netflix rilascia oggi la featurette dello
spettacolo teatraleStranger Things: The First
Shadow, che andrà in scena al Phoenix Theatre di Londra
dal 17 novembre 2023 al 25 agosto 2024.
I fan di Stranger Things
di tutto il mondo celebrano lo “Stranger Things Day” il 6 novembre,
anniversario della scomparsa di Will Byers, un giorno speciale per
condividere la loro passione per il mondo di Stranger Things.
Netflix festeggia la giornata ripercorrendo le prime quattro
stagioni delle celebre serie, offrendo nuove anticipazioni sui
canali social, svelando prodotti in edizione limitata online e nei
negozi fisici di tutto il mondo e altro ancora.
La trama di Stranger Things: The First Shadow
Hawkins, 1959: una città normale con preoccupazioni regolari.
L’auto del giovane Jim Hopper non parte, la sorella di Bob Newby
non prende sul serio il suo programma radiofonico e Joyce Maldonado
vuole solo laurearsi e andarsene dalla città. Quando arriva il
nuovo studente Henry Creel, la sua famiglia scopre che un nuovo
inizio non è così facile… e le ombre del passato sono
ovunque.
Portata in vita da un team
creativo pluripremiato, che porta la narrazione teatrale e l’arte
scenica in una dimensione completamente nuova, questa avvincente
avventura riporterà il pubblico all’inizio della storia di Stranger
Things – e potrebbe contenere la chiave per comprendere il finale
della storia.
Stranger Things: The First
Shadow di Kate Trefry è prodotto da Netflix e Sonia Friedman
Productions. La storia originale è dei fratelli Duffer, Jack Thorne
e Kate Trefry, ed è basata sulla serie Netflix Stranger Things
creata dai fratelli Duffer, che sono anche produttori
creativi. 21 Laps Entertainment è produttore associato.
Il cast dello spettacolo è
composto da Shane Attwooll (Chief Hopper), Kemi Awoderu (Sue
Anderson), Chase Brown (Lonnie Byers), Christopher Buckley ( Bob
Newby), Ammar Duffus (Charles Sinclair), Gilles Geary (Ted
Wheeler), Florence Guy (Karen Childress), Max Harwood (Alan
Munson), Michael Jibson (Victor Creel), Oscar Lloyd (James Hopper
Jr.), Louis McCartney (Henry Creel), Isabella Pappas (Joyce
Maldonado), Matthew Pidgeon (Preside Newby), Calum Ross (Walter
Henderson), Maisie Norma Seaton (Claudia Yount), Patrick Vaill
(Dottor Brenner), Lauren Ward (Virginia Creel), Ella Karuna
Williams (Patty Newby) e Anika Boyle, Faith Delaney e Imogen Turner
(che si alternano nel ruolo di Alice Creel); con Tricia
Adele-Turner, Lauren Arney, Samuel Baxter, Reya-Nyomi Brown,
Patricia Castro, Lydia Fraser, Isaac Gryn, Mark Hammersley,
Benjamin Lafayette, Tom Peters, Kingdom Sibanda, Tiana Simone,
Danny Sykes e Meesha Turner.
Stranger Things: The First
Shadow è scritto da Kate Trefry, diretto da Stephen Daldry con il
co-regista Justin Martin. Con la scenografia di Miriam Buether,
costume design di Brigitte Reiffenstuel, lighting design di Jon
Clark, sound design di Paul Arditti, composizione musicale
originale, orchestrazione, arrangiamenti e supervisione di D.J.
Walde, illusions design ed effetti visivi di Jamie Harrison e Chris
Fisher, video design ed effetti visivi di 59 Productions,
coreografie di Coral Messam, movement direction di Lynne Page, hair
& makeup design di Campbell Young Associates. Il direttore tecnico
è Gary Beestone per Gary Beestone Associates, la supervisione degli
oggetti di scena è di Mary Halliday, la consulenza sulla pronuncia
è di William Conacher, Kev McCurdy si occupa delle scene di azione,
il casting è di Jessica Ronane Casting CDG e di Charlotte Sutton
CDG e la consulenza internazionale sul casting è di Jim
Carnahan.
Creata dai fratelli
Duffer, Stranger Things ha debuttato nel luglio 2016 ed è diventata
rapidamente una delle serie televisive Netflix più popolari di
sempre, con la sola quarta stagione che ha raggiunto oltre 140,7
milioni di visualizzazioni a livello globale. Radicata nella
nostalgia degli anni ’80, ha contribuito al ritorno di prodotti
della cultura pop del decennio in occasione dell’uscita di ogni
nuova stagione, inclusi i waffle Eggo e la New Coke. Più di
recente, la serie ha dato nuova vita al brano di Kate Bush “Running
Up That Hill”, che ha aumentato gli ascolti su Spotify ed è entrata
nella top 10 della classifica Billboard Hot 100 per la prima volta
nei suoi 38 anni di storia. La serie ha inoltre ottenuto oltre 70
premi in tutto il mondo, tra cui gli Emmy e lo Screen Actors Guild
Award per la straordinaria interpretazione di un cast in una serie
drammatica, ed è stata nominata per oltre 230 premi.
La stagione 5 è stata
annunciata come l’ultima stagione di Stranger Things insieme a
ulteriori progetti in lavorazione, tra cui: Stranger
Things: The First Shadow dal vivo sul palco nel West End
di Londra e una serie spin-off animata ancora senza titolo.
La star di Stranger
ThingsMaya Hawke condivide i suoi pensieri sulle
riprese dell’ultima stagione della longeva serie di
Netflix. Maya Hawke ha debuttato nella serie con il
ruolo di Robin Buckley nella terza stagione, girata nel 2018 e
rilasciata nel 2019. Robin è diventata rapidamente un personaggio
amato dai fan, che è tornato ad avere un ruolo di primo piano nella
quarta stagione. La Hawke farà parte anche della quinta stagione
di Stranger
Things, quando Robin e i suoi amici affronteranno le
minacce poste da Vecna (Jamie
Campbell Bower) e dal Sottosopra.
Parlando con Entertainment
Tonight sul red carpet del suo ultimo film, Inside Out 2,
Hawke ha condiviso la sua reazione emotiva alle riprese
della quinta stagione di Stranger
Things, aprendosi sui suoi sentimenti individuali
riguardo alla conclusione della storia di Robin e della serie nel
suo complesso.
Ha anche parlato della sua
posizione unica di attore che è entrato nella serie più tardi e del
suo desiderio di essere solidale con i membri del cast che hanno
fatto parte della serie fin dalla prima stagione, che ha iniziato
le riprese nel 2015 e ha debuttato su Netflix
nel 2016. Guarda i commenti di Hawke qui sotto:
“Sta già iniziando a essere
straziante, sapete? Voglio dire, è la fine di un viaggio molto
lungo. Più lungo per alcuni dei miei compagni di cast, persino, che
per me. Quindi è davvero sentimentale. Ma come membro del cast
aggiuntosi in ritardo, sento che è mio compito essere qui per
facilitare i loro sentimenti ed essere grata ed entusiasta di
averne fatto parte“.
Cosa c’è in serbo per Robin nella
quinta stagione di Stranger Things?
La
quinta stagione di Stranger
Things può continuare a esplorare queste amicizie
e allo stesso tempo far sì che Robin leghi con altri personaggi
fondamentali con cui non ha trascorso molto tempo nelle stagioni
precedenti.
Come accade per la maggior parte
dei personaggi di Stranger
Things, la quinta stagione vedrà Robin lottare per
salvare il mondo e allo stesso tempo affrontare le sue relazioni
personali. Fin dalla sua introduzione nella terza stagione, Robin è
stata al centro della scoperta di cospirazioni e dei pericoli del
Sottosopra. Questo dovrebbe continuare a essere al centro della
lotta con i suoi amici nella quinta stagione, soprattutto con
quelli più vicini a lei, tra cui Steve Harrington (Joe
Keery), Dustin Henderson (Gaten
Matarazzo) e Nancy Wheeler (Natalia
Dyer).
Il finale della quarta stagione di
Stranger
Things ha visto Robin legare con la sua cotta
Vickie (Amybeth McNulty). Forse non c’è molto
tempo per frequentarsi mentre il Sottosopra minaccia di consumare
Hawkins e il resto del mondo, ma è possibile che Robin e Vickie
inizino a frequentarsi. Robin è stato il primo personaggio LGBTQ+
confermato dello show e Robin e Vickie sarebbero la prima coppia
LGBTQ+ dello show.
In precedenza, la Hawke ha
dichiarato di essere “combattuta” sul fatto che Robin abbia una
ragazza, ritenendo che la rappresentazione sia importante, ma anche
che un personaggio non debba essere definito principalmente dalla
sua vita sentimentale, e di apprezzare l’esplorazione delle
amicizie di Robin con altri personaggi. La terza
stagione l’ha vista diventare amica di Steve e Dustin,
mentre la quarta l’ha vista entrare in contatto con Nancy e l’ormai
defunto Eddie Munson (Joseph Quinn). La quinta
stagione di Stranger
Things può continuare a esplorare queste amicizie
e allo stesso tempo far sì che Robin leghi con altri personaggi
fondamentali con cui non ha trascorso molto tempo nelle stagioni
precedenti.
I Duffer Brothers
stanno seminando delle Easter Eggs per la quinta e ultima stagione
di Stranger
Things in posti opportunamente strani, come
l’imminente spettacolo teatrale “The First Shadow”.
Il teaser della produzione nel West
End suggerisce che “l’inizio della storia di ‘Stranger Things’ potrebbe essere la chiave di
ciò che verrà dopo”. Il teaser stesso è formato da una clip che
mette insieme un montaggio di immagini tratte della quattro
stagioni edite dello show.
La sinossi ufficiale per lo
spettacolo teatrale recita: “Hawkins, 1959, una città normale
con preoccupazioni regolari. L’auto del giovane Jim Hopper non si
avvia, la sorella di Bob Newby non prenderà sul serio il suo
programma radiofonico e Joyce Maldonado vuole solo laurearsi e
andarsene dalla città. Quando arriva il nuovo studente Henry Creel,
la sua famiglia scopre che un nuovo inizio non è così facile… e le
ombre del passato hanno una portata molto lunga.”
“Stranger Things: The First Shadow”
è basato su una storia originale dei creatori della serie
Matt e Ross Duffer, più Jack
Thorne e Kate Trefry. Lo spettacolo
teatrale, ambientato 25 anni prima della serie Netflix, sarà co-diretto da Stephen
Daldry e Justin Martin.
La scenografa Miriam
Buether, la costumista Brigitte
Reiffenstuel, il lighting designer Jon
Clark, il sound designer Paul Arditti, il
direttore del movimento Coral Messam, i
parrucchieri e il make-up Campbell Young Associates, il video
designer 59 Productions, e il design delle illusioni e gli effetti
visivi di Jamie Harrison e Chris
Fisher è dietro la produzione.
“The First Shadow” inizierà le
rappresentazioni il 17 novembre al Phoenix Theatre di Londra.
Tuttavia, non sono stati ancora resi pubblici annunci di casting né
piani di tournée internazionali. Oltre allo spettacolo teatrale
“First Shadow”, è in lavorazione anche una serie spin-off
live-action di “Stranger Things” basata su un’idea originale di The
Duffer Brothers.
La quinta stagione di Stranger
Things, che vedrà trai protagonisti anche
Linda Hamilton, sarà sicuramente un saluto
emozionante alla serie, come i Duffer avevano anticipato in
precedenza. “[Per] due ore, abbiamo presentato l’intera
stagione a Netflix. Abbiamo fatto piangere i nostri dirigenti, il
che ho pensato fosse un buon segno”, ha detto Matt
Duffer durante un evento Netflix SAG FYC.
Ross Duffer ha
aggiunto: “Abbiamo così tanti personaggi ora, la maggior parte
dei quali sono ancora in vita. È importante concludere quegli archi
poiché molti di questi personaggi sono cresciuti dalla prima
stagione. Quindi è un atto di equilibrio tra il dare loro il tempo
di completare gli archi dei loro personaggi e anche sistemare
queste questioni in sospeso e fare le nostre rivelazioni finali… Il
modo in cui lo vediamo, è una specie di culmine di tutte le
stagioni, quindi avrà un po’ di ciascuna delle precedenti. Penso
che quello che stiamo cercando di fare sia tornare un po’
all’inizio”.
La stagione finale di Stranger
Things non ha ancora una data di uscita ufficiale, ma
si ritiene che arriverà nel 2024.
La stagione 5 di Stranger
Things ha raggiunto la metà della produzione, ma c’è
ancora tempo sull’inquietante orologio di Vecna prima dell’arrivo
della stagione finale. Ross Duffer, che ha
aggiornato i suoi follower su Instagram sull’avanzamento delle
riprese della Stagione 5, ha postato una foto del cast e della troupe con la
didascalia “Settimana 24. Buona metà del cammino al
miglior cast e alla migliore troupe di sempre“.
La diapositiva successiva del post
mostra Finn Wolfhard, che interpreta Mike Wheeler, mentre lascia
cadere la biglia nel barattolo che segna il completamento della
settimana. Come noto, il capitolo finale della serie di Netflix aveva interrotto la produzione durante gli
scioperi WGA e SAG nel 2023. Con le riprese ora a metà del
programma, si può prevedere che la serie riuscirà ad arrivare su
Netflix nel 2025, anche se è ancora presto per stabilire
quando.
La quinta stagione di Stranger
Things è interpretata da Winona
Ryder, David
Harbour, Finn
Wolfhard, Millie
Bobby Brown, Noah Schnapp, Gaten Matarazzo,
Caleb McLaughlin, Natalia Dyer, Joe Keery, Charlie Heaton,
Sadie Sink, Maya Hawke, Priah Ferguson, Cara Buono e Brett
Gelman. L’ultima foto del cast ha confermato anche il
ritorno dei membri del cast della quarta stagione Jamie Campbell
Bower nel ruolo di Vecna/One/Henry Creel e
Amybeth McNulty nel ruolo di Vickie. A loro si
aggiungerà la veterana di Terminator Linda
Hamilton, il cui personaggio non è ancora stato
rivelato.
C’è grande attesa e mistero sulla
stagione 5 di Stranger
Things, che arriverà prossiamente su Netflix. Ad aumentare le aspettative ci
pensa ora anche l’attoreJamie Campbell
Bower, distintosi nella quarta stagione per il ruolo
di Herny Creel/Uno/Vecna. Bower ha infatti anticipato che la
stagione finale della serie sarà ancora più folle della precedente.
Durante l’ultimo episodio di iHeart’s I’ve Never Said This Before with
Tommy DiDario, l’attore ha dichiarato che mentre la quarta
stagione ha portato la serie a un livello completamente nuovo, la
prossima sarà ancora più fuori dal mondo.
“Se pensavate che la scorsa
stagione fosse folle, questa stagione è semplicemente fuori
controllo, selvaggia, pazzesca. Lo è davvero, davvero tanto. È più
grande. È completamente folle. È in continua crescita“.
“L’attore ha poi parlato della versione di Broadway della serie di
successo, intitolata Stranger Things: The First Shadow, che
offre uno sguardo ai primi giorni di Vecna, affermando di aver
imparato di più sul suo personaggio dopo aver visto lo spettacolo
dal vivo sul palco di Londra.
“È stato molto interessante
anche avere lo spettacolo teatrale a Londra, che sono andato a
vedere, che risale a Henry prima che lo incontrassimo nella quarta
stagione. E molte delle domande o dei pensieri che avevo su quel
personaggio hanno trovato una risposta guardando lo spettacolo e
scoprendone di più, è stato davvero interessante per me“.
Anche se la data di uscita esatta non è ancora stata annunciata, la
stagione 5 si preannuncia dunque come un’epica conclusione della
saga del Sottosopra.
Jamie Campbell Bower è Vecna in una scena della quarta stagione di
Stranger Things
Quanti episodi avrà
Stranger Things 5?
La quinta stagione di
Stranger
Things dovrebbe essere composta da otto episodi, il
primo dei quali si intitolerà “The Crawl“. Non è stata
annunciata una data di debutto, ma prima del ritardo la serie
doveva tornare sugli schermi all’inizio del prossimo anno. Potrebbe
ancora arrivare prima della fine del prossimo anno, ma c’è una
piccola possibilità che non sia pronto prima del 2026. Le riprese
sono iniziate di recente dopo la risoluzione degli scioper .
Il cast di Stranger Things Stagione
5
La quinta stagione di Stranger
Things è interpretata da Winona
Ryder, David
Harbour, Finn
Wolfhard, Millie
Bobby Brown, Noah Schnapp, Gaten Matarazzo,
Caleb McLaughlin, Natalia Dyer, Joe Keery, Charlie Heaton,
Sadie Sink, Maya Hawke, Priah Ferguson, Cara Buono e Brett
Gelman. L’ultima foto del cast ha confermato anche il
ritorno dei membri del cast della quarta stagione Jamie Campbell
Bower nel ruolo di Vecna/One/Henry Creel e
Amybeth McNulty nel ruolo di Vickie. A loro si
aggiungerà la veterana di Terminator Linda
Hamilton, il cui personaggio non è ancora stato
rivelato.
La seconda parte della quarta stagionedi Stranger
Things ha finalmente rivelato il piano di
Vecna per intero. Gli
ultimi due episodi della serie sono usciti su Netflix il
1° luglio e hanno chiarito diversi aspetti di
questa stagione e di quelle precedenti. Il mostro umanoide
Vecna si è mostrato in tutta la sua oscurità ed è piombato
dal Sottosopra come un’enorme minaccia per
Hawkins.
A differenza dei nemici delle
precedenti stagioni, Vecna è un cattivo meno primitivo e
molto più concreto. Dopo il Demogorgone e il Mostro
Ombra/ Mind Flayer, quarta stagionedi Stranger
Things ha fatto luce sull’identità, sui poteri e
sulle origini di Vecna, rivelandone il legame
con Henry Creel (Jamie
Campbell Bower). Ora che la stagione è
conclusa, possiamo capire per intero il senso del personaggio,
che resta ancora una minaccia per un’eventuale stagione 5…
Come cambia la personalità di
Vecna nel corso di Stranger Things
La quarta stagionedi Stranger
Things non ha solo introdotto il personaggio, ma
ha anche svelato la storia di origine di Vecna. Nato
Henry Creel, figlio del veterano Victor Creel, è
un ragazzo solitario dotato di poteri psichici straordinari. A
differenza di Undici e dei suoi fratelli che hanno
ottenuto i loro poteri come risultato degli esperimenti del Dr.
Brenner, Henry Creel è nato già dotato di abilità
sovrumane. Henry è un individuo sadico che decide di usare
i suoi poteri per tormentare coloro che lo circondano. La madre di
Henry intuisce che c’è qualcosa che non va nel figlio e
chiede al Dr. Brenner. Infuriato per il gesto della madre,
Henry usa le sue abilità per uccidere la sua stessa
famiglia, ma nel compiere l’omicidio cade in coma e si risveglia in
cura dal Dr. Brenner. Qui diventa Uno,
il primo degli esperimenti del progetto MK-Ultra.
Il Dr. Brenner prova a
tenere Henry Creel come assitente, ma capisce subito di
non potersi fidare di lui. Prima cerca di duplicare i poteri di
Uno, tenendolo sotto controllo con un microchip.
Nonostante ciò, Uno riesce a liberarsi e si lancia con
furia sanguinosa sull’Hawkins Lab, uccidendo tutti i
soggetti presenti. Undici
(Millie
Bobby
Brown) prova a fermare Henry e
lo lancia nel Sottosopra. Nel passaggio tra i due
mondi, Uno si fonde con il Mind Flayer e inizia a
trasformarsi in una creatura mostruosa: Vecna,
appunto.
Il rapporto tra Vecna e il Mind
Flayer
Con la storia d’origine
appena descritta, quarta stagionedi Stranger
Things ci svela che dietro al Mind
Flayer (o Mostro Ombra) c’è sempre stato
Vecna. A quanto pare, il mostro ha trascorso anni ad
esplorare il regno che sarebbe poi diventato il
Sottosopra, fino a quando si è imbattuto in misteriose
particelle d’ombra che ha deciso di sfruttare a suo vantaggio. Con
queste particelle ha potuto creare il Mind-Flayer e
gettare l’entità nel Sottosopra, atto che senza dubbio lo
ha fatto sentire come un dio.
Il Mind Flayer è ciò che
connette tutti gli elementi della flora e della fauna del
Sottosopra, come se fosse il cervello del mondo parallelo.
In questo modo, Vecna crea nel
Sottosopra qualcosa di molto simile all’ordine artificiale
imposto dagli umani sul mondo naturale. Vecna si crede un
dio superiore a tutti, ma in realtà le sue azioni dimostrano che
lui stesso è l’emblema di tutto ciò che odia di più
dell’umanità.
Perché il Mind Flayer assomiglia
ad un ragno?
Con la quarta stagionedi Stranger
Things possiamo finalmente capire perché il
Mind Flayer sembra un gigantesco ragno. Il giovane
Henry Creel è sempre stato affascinato dai ragni –
ricordiamo la scena in cui scopre un nido di vedove nere nella sua
casa di Hawkins – e possiede come superpotenza aggiuntiva
una particolare empatia verso questo tipo di animali.
Probabilmente, i ragni sono stati d’ispirazione a Henry
mentre dava forma al Mind-Flayer. Nel Sottosopra,
Henry si è trasformato in un predatore dalle forme di
aracnide.
Perché Vecna manda Demogorgone e
Mind-Flayer ad Hawkins?
La
quarta stagione di Stranger
Things ha rivelato che dietro a tutti i cattivi visti
fino ad ora c’è sempre stato Vecna. È lui il vero nemico
dell’intera serie. Nella prima stagione,
Demogorgone è servito a mostrare le debolezze di
Hawkins. Nella seconda abbiamo assistito all’incursione su
larga scala di Mind Flayer nella cittadina e
nell’Hawkins Lab. Grazie all’entità, Vecna ha
appreso che Undici era in grado di resistere ai suoi
attacchi, riuscendo quasi ad annullare l’influenza di
Vecna sulla Terra. Nella
stagione 3 diStranger
Things, Vecna ha quindi tentato di
impossessarsi dei poteri di Undici,
provando ad inglobarla nella mente dell’alveare. Anche se ha
assunto varie forme, la minaccia di tutto lo show è sempre stata
Vecna.
Qual è il piano di Vecna in
Stranger Things 4?
Quanto detto sopra conduce
direttamente al senso della quarta stagionedi Stranger
Things. Attraverso una maledizione, Vecna
uccide gli adolescenti di Hawkins con l’intento di aprire
portali nel Sottosopra. Riuscendo a proiettarsi nelle
menti degli abitanti di Hawkins, Vecna sottopone
i soggetti più sensibili a visioni angosciose e, usando i loro
ricordi più traumatici, riesce ad ucciderli.
Vecna ha capito che il
confine tra Hawkins e il Sottosopra si sta
indebolendo: ogni uccisione è un piccolo passo per unire le
dimensioni ancora più strettamente. Vecna sa che con soli
quattro omicidi può creare quattro micro-porte e dar vita ad una
devastante collisione. Riesce a commettere tre assassini prima che
i ragazzi di Hawkins capiscano cosa sta succedendo. È
Max l’ultima vittima di Vecna, colui che
apre la strada all’incursione del Sottosopra.
Vecna è il vincitore di
Stranger Things 4?
Sicuro di non poter essere fermato,
Vecna rivela il suo piano agli abitanti di
Hawkins. Tuttavia, i bambini provano ad elaborare un piano
contro il mostro. Decidono di usare Max come esca, consapevoli del
fatto che, come Undici, anche Vecna ha
bisogno di andare in trance per usare la sua telepatia.
Vecna è quindi fisicamente vulnerabile
mentre tenta di uccidere Max. Sfruttando ciò, i ragazzi
mettono in piedi un combattimento mentale in cui, a sorpresa,
giunge anche Undici ad aiutare. Purtroppo, il piano
fallisce: anche se i ragazzi di Hawkins sono convinti di aver
ucciso Vecna, nel finale della quarta stagionedi Stranger
ThingsWill rivela che il
mostro non è morto perché riesce ancora a
sentirlo. Non è chiaro cosa accada esattamente a Max alla
fine della
quarta stagione
diStranger
Things, ma è possibile che i ricordi positivi di
Undici servano come contrattacco a quelli negativi che
Vecna usa per uccidere Max, permettendone la
resurrezione.
Cosa succede ad
Hawkins?
Con un finale drammatico, la
seconda parte della quarta stagionedi Stranger
Things ha rivelato che la vittoria dei ragazzi di
Hawkins è stata soltanto illusoria. Come conseguenza degli
attacchi di Vecna, il confine tra le dimensioni è stato
drasticamente indebolito: due giorni dopo il terremoto iniziale, il
Sottosopra sfonda ogni limite. Nuvole, polvere e cenere
ricoprono la città. Se le precedenti stagioni
diStranger
Things hanno affrontato incursioni su piccola
scala, ora bisogna fare i contri con un’invasione di
Hawkins su larga scala.
Non è chiaro perché Vecna
abbia aspettato due giorni prima di iniziare la sua operazione,
forse stava aspettando che Undici, la sua nemesi,
tornasse a Hawkins. Inoltre, va detto che il secondo
terremoto è avvenuto solo poco dopo che Undici è entrato
nella mente di Max. È possibile che la resurrezione
operata da Undici abbia creato una connessione con
Vecna, permettendogli di percepire la sua presenza. In
alternativa, Vecna potrebbe aver semplicemente avuto
bisogno di un po’ di tempo per curarsi le ferite date dallo scontro
con Nancy, Steve e Robin.
Tuttavia, c’è una terza opzione. La
resurrezione di Max potrebbe aver scombinato tutto: forse
i confini non sono così allineati come Vecna si
augurava. Quest’ultima opzione offre a Hawkins un
frammento di speranza, perché suggerisce che l’azione di
Vecna può essere annullata. Max – che vediamo
ancora in coma alla fine della quarta stagione di Stranger
Things – potrebbe essere la chiave di tutto.
Vecna sarà ucciso nella quinta
stagione?
Come evidenziato sopra,
Vecna ha subito notevoli danni nella quarta stagionedi Stranger
Things. È stato colpito con due Molotov e da
diversi spari di fucile, per poi precipitare fuori dalla finestra.
Tuttavia, quando Nancy, Steve e
Robin accorrono al piano terra, vedono che il corpo
di Vecna è scomparso: il mostro è chiaramente
sopravvissuto. È probabile che Vecna abbia attinto
all’energia vitale dell’intero Sottosopra per
salvarsi. Se il suo controllo sulla mente dell’alveare gli è
servito per manipolare il mondo esterno, potrebbe essersene servito
anche per se stesso.
Stranger Things 4 ha fin dall’inizio suggerito
che non sarebbe stato facile uccidere Vecna. Il gioco
di Dungeons & Dragons mostrato all’inizio della
stagione si è allineato con gli eventi dello show, creando una
serie di parallelismi con la storia di Vecna. In
particolare, la serie di ferite subite da Vecna nella
quarta stagionedi Stranger
Things avvicina ulteriormente il personaggio al
mostruoso mago da cui i bambini di Hawkins hanno
tratto il suo nome. In Dungeons & Dragons, Vecna
ascende a divinità ma paga per questo gesto un costo enorme,
perdendo sia una mano che un occhio.
Lo sciopero del
SAG-AFTRA è ufficialmente terminato
e David
Harbourè pronto a tornare
a Hawkins per Stranger
Things nei panni dell’amato e burbero capo della
polizia Jim Hopper.
Sul tappeto rosso per il Gala BoxLunch
in onore di Feeding America, dove David
Harbourè
stato nominato Giving Ambassador, ha espresso il suo entusiasmo per
il ritorno sul set della
quinta stagione diStranger
Things. L’attore ha trasmesso un senso di
urgenza di tornare al lavoro durante l’intervista, rivelando che la
produzione potrebbe riprendere tra solo “un paio di
giorni”.
Quando gli è stato chiesto cosa viene
prima nella sua agenda post-sciopero, David Harbour ha detto: “Voglio dire,
dobbiamo girare l’ultima stagione di ‘Stranger Things’, no? Devo essere lì tra un
paio di giorni. Dobbiamo andare, siamo in
ritardo”.
La produzione dell’ultima stagione
della serie Netflix di successo dei fratelli Duffer
Stranger
Things, che infonde elementi classici di fantascienza
con nostalgia degli anni ’80, è stata interrotta insieme ad altri
progetti cinematografici e televisivi quando sono iniziati gli
scioperi di WGA e SAG-AFTRA all’inizio di quest’anno.
Durante il gala, l’attore ha anche
fatto una donazione a sorpresa di 100.000 dollari in
beneficenza. “Non volevo che un attore giovane e molto
bello, che era l’ambasciatore dell’anno scorso, mi superasse in
alcun modo“, ha detto Harbour
a Varietyriferendosi all’ambasciatore dell’anno scorso Simu
Liu . “Quindi questa è davvero la
motivazione. Ma no, ovviamente, è un ente di beneficenza che
mi sta a cuore e quindi voglio contribuire con quello che posso per
dare una mano”.
“Mi piace davvero il modo in cui
[Feeding America] affronta una questione fondamentale“, ha
detto Harbour. “Con tutta la rabbia che c’è nella nostra
società… c’è ancora la questione fondamentale delle persone che
soffrono la fame in America, di cui penso non si parli molto nei
notiziari.”
Il suo incarico di Ambasciatore
includerà numerosi eventi di raccolta fondi. Quali siano questi
elementi, Harbour non può ancora dirlo, ma ha sottolineato di
essere stato ispirato dalle raccolte fondi di Twitch che ha visto
online. Inoltre non è totalmente contrario allo streaming live
mentre gioca ai videogiochi online. “Mi accovaccio con un
paio di videogiochi diversi e ho qualsiasi scusa per
sedermi. Mia moglie mi urlerà: “Scendi dal
computer!” Dirò semplicemente: ‘È per
beneficenza!‘”
Il gala festivo si è svolto
all’Academy LA, dove Simu Liu è salito sul palco, con le stampelle,
per passare ufficialmente il testimone del Giving Ambassador al suo
compagno Marvel.“Non mi
perderei questo momento per nulla al mondo. Tranne forse la
possibilità di camminare, ma va bene così”, ha scherzato Liu,
che ha un tendine d’Achille infortunato.Ha anche
gridato a coloro tra il pubblico che indossavano giacche in stile
“Barbie“: “Ho tenuto a freno la lingua su così
tanti giochi di parole di Ken… ma
io sono Kenough,
finalmente posso dirlo.”
Venerdì 5 maggio Netflix aprirà il pop up ufficiale di Stranger
Things a Milano. Dopo il successo delle aperture di
New York, Los Angeles, Parigi, Dallas, Chicago, Miami, il pop up
italiano, che sarà situato in Piazza Cesare Beccaria a Milano, sarà
il più grande d’Europa ed offrirà un’occasione imperdibile per
tutti i fan della serie di immergersi negli anni ‘80 e celebrare in
un modo esclusivo l’universo di Stranger Things .
L’ingresso sarà gratuito,
su prenotazione al sito https://strangerthingspopup.com/it/. Previa
disponibilità dei posti, sarà possibile registrarsi anche in
loco.
Aperto dal 5 maggio per un
periodo limitato, il pop up offrirà un’esperienza unica in uno
spazio ricco di photo opportunity, esperienze interattive, indizi
nascosti da scoprire e merchandise della serie da acquistare. I fan
avranno la possibilità di calarsi nelle atmosfere di Hawkins,
provando le stesse emozioni dei protagonisti, come, ad esempio,
avvicinarsi a un Demogorgone, entrare all’interno della casa di
Joyce, giocare ai videogiochi nel Palace Arcade e fare acquisti
allo Starcourt Mall.
I visitatori potranno
inoltre acquistare prodotti esclusivi e personalizzabili,
disponibili solo presso il pop up: un assortimento di merchandise a
tema, tra cui una linea di makeup, articoli d’abbigliamento,
giocattoli e accessori unici.
Il pop up è prodotto da
Netflix con la collaborazione di Three Ten Merchandise
Services e Black Sky Creative.
Netflix sta continuando a
ingrandire il franchise di Stranger Things, e adesso, alla
vigilia della fine della serie regolare, ha annunciato che
comincerà a lavorare a una serie animata ambientata nello stesso
mondo della serie.
Quasi tutti i dettagli su questo
nuovo progetto non sono stati rivelati, a parte il fatto che è
stato sviluppato da Eric Robles e Flying
Bark Productions. Robles ha precedentemente creato le
serie animate Random! Cartoni animati,
Fanboy & Chum Chum e Glitch
Tech.
“Abbiamo sempre sognato
un’animazione di ‘Stranger Things’ sulla scia dei cartoni animati
del sabato mattina con i quali siamo cresciuti, e vedere questo
sogno realizzato è stato assolutamente elettrizzante”, hanno
dichiarato i fratelli Duffer in una nota. “Non potremmo essere
più sbalorditi da ciò che Eric Robles e il suo team hanno
escogitato: le sceneggiature e gli artwork sono incredibili e non
vediamo l’ora di condividere di più con voi! L’avventura
continua…”
Stranger Things ha
dimostrato di essere un successo globale e una delle serie
originali più popolari di Netflix da quando ha
debuttato originariamente nel 2016. È stata rinnovata per una
quinta e ultima stagione nel febbraio 2022.
Netflix ha annunciato i
piani per una serie spinoff live-action e uno spettacolo teatrale
nel luglio 2022, e in concomitanza i Duffer hanno fondato la
Upside Down Pictures. Non sono disponibili
dettagli sullo spin-off live-action, anche se i Duffer hanno
precedentemente affermato che non si concentrerà su personaggi come
Undici o Steve Harrington. Nel marzo 2023 è stato
rivelato che lo spettacolo teatrale si sarebbe svolto ad Hawkins
nel 1959 e avrebbe debuttato nel West End di Londra.
I Duffer stanno
anche lavorando a una versione TV live-action del manga giapponese
e della serie anime Death Note. La serie ha già
avuto un adattamento in live-action in forma di film Netflix nel 2017.
Stanno anche lavorando a un adattamento in serie del libro di
Stephen King e Peter StraubIl Talismano insieme alla Amblin Entertainment e
alla Paramount Television di Steven Spielberg.