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Mystic River: libro, trama e cast del film di Clint Eastwood

Mystic River: libro, trama e cast del film di Clint Eastwood

Un monumento vivente del cinema come Clint Eastwood non sembra sbagliare mai un colpo, nemmeno raccontando una storia semplice, e molto americana, come quella di Mystic River. Considerato uno dei suoi maggiori capolavori, il film del 2003 è un cupo thriller incentrato su un difficile caso di omicidio che coinvolge tre personaggi un tempo amici stretti. In un America dove la violenza è all’ordine del giorno, scegliere di chi fidarsi diventa una responsabilità non da poco, e Eastwood porta in scena tutto ciò con il grande gusto che da sempre contraddistingue la sua messa in scena. Il film non è però una storia originale, bensì la trasposizione del romanzo La morte non dimentica.

Scritto da Dennis Lehane, uno dei maggiori romanzieri statunitensi, che con questo libro del 2001 trovò fama mondiale. In questo si ritrova non solo una grande storia noir, ma anche uno studio approfondito di personaggi psicologicamente complessi, ognuno con i suoi lati di luci e tenebre. Arrivato all’attenzione di Eastwood, che vi ritrovò molti dei temi a lui cari, il romanzo venne presto opzionato e trasformato in film. Questo avrebbe dovuto essere girato in Canada, ma il regista insistette affinché le riprese avvenissero a Boston, vera ambientazione della storia. Presentato poi in concorso al Festival di Cannes, Mystic River non ottenne qui alcun riconoscimento se non il plauso della critica.

Arrivato in sala, però, si affermò come un grande successo economico. A fronte di un budget di 30 milioni di dollari, il film arrivò ad incassarne circa 156 in tutto il mondo. Divenne poi uno dei protagonisti della stagione dei premi, ottenendo sei nomination agli Oscar e vincendone due. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il romanzo. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Mystic River: la trama del film

La storia si apre nel 1975, quando Sean, Jimmy e Dave non sono che tre ragazzini, amici inseparabili proiettati a loro insaputa verso un cupo destino. La loro infanzia termina infatti il giorno in cui Dave viene rapito e abusato sessualmente. Pur riuscendo infine a tornare a casa, nulla sarà più come prima. Venticinque anni dopo, la quiete di Boston viene nuovamente sconvolta dal brutale omicidio di Katie, la figlia di Jimmy. Disperato, questi inizia a cercare una propria personale vendetta, mentre sul caso investiga Sean, ora poliziotto. I loro sospetti finiranno per ricadere proprio su Dave, il quale sembrerebbe poter aver avuto più di un motivo per commettere quel delitto. In un susseguirsi di accuse e sospetti, il sangue chiamerà necessariamente altro sangue e la vendetta troverà infine il modo di compiersi, giusta o meno che sia.

Mystic River film

Mystic River: il cast del film

Ad interpretare il principale protagonista del film, Jimmy Markum, è l’attore Sean Penn. Questi fu da subito la prima scelta di Eastwood per il ruolo, e con la sua performance l’attore arrivò a vincere il suo primo Oscar come miglior attore. Per dar vita a Jimmy, Penn cercò di calarsi quanto più possibile nella mentalità del personaggio e della città di Boston. Il risultato è un’interpretazione struggente e particolarmente complessa per quantità di emozioni manifestate. Il ruolo del poliziotto Sean Devine era originariamente stato affidato a Michael Keaton, il quale aveva anche iniziato a fare diverse ricerche per questo. Un mese prima dell’inizio del set, però, egli lasciò il film a causa di un litigio con Eastwood. Venne allora sostituito da Kevin Bacon, il quale si recò a lavorare in un ufficio di polizia in preparazione al ruolo.

Tim Robbins, celebre per il film Le ali della libertà, interpreta invece il problematico Dave. Un ruolo particolarmente complesso, grazie al quale egli vinse l’Oscar come miglior attore non protagonista. Nel film sono poi presenti altri noti attori come Laurence Fishburne, nei panni del sergente Whitey, collega di Sean. Marcia Gay Harden è invece Celeste Boyle, la moglie di Dave. Anche lei ha ottenuto la candidatura all’Oscar per la sua interpretazione, senza però vincere. Laura Linney, invece, interpreta Annabeth Markum, moglie di Jimmy. È inoltre presente l’attore Eli Wallach, il quale ha un breve cameo nei panni del signor Loonie. Questi, grande amico di Eastwood sin dai tempi di Il buono, il brutto, il cattivo, raccontò di aver girato la propria scena in un’unica ripresa, tanto l’intesa tra lui e l’amico regista era forte e chiara.

Mystic River: le differenze tra il libro e il film

Nell’adattare il celebre romanzo si è cercato di rimanere quanto più fedeli possibile alla storia scritta da Lehane. Vi sono però inevitabilmente alcune differenze, che hanno permesso al racconto di acquisire una forma più consona al mezzo cinematografico. Il primo di questi si ritrova nella scoperta di quanto accaduto a Katie, la figlia di Jimmy. Il film lo spettatore viene a conoscenza della sua morte dopo i primi 30 minuti, mentre nel libro la ricerca della ragazza dura molto di più, e permette all’autore di descrivere minuziosamente il contesto della città. Allo stesso modo, anche il personaggio di Dave è particolarmente semplificato. Nel romanzo, questi è estremamente complesso psicologicamente e attanagliato dai traumi della sua infanzia, legati alla pedofilia. Nel film tutto ciò è presente, seppur in maniera meno evidente.

Anche la storia personale del poliziotto Sean è qui in parte tralasciata per favorire la trama principale. Nel romanzo, infatti, il rapporto con la moglie da cui è separato è maggiormente approfondito, mentre nel film questo è lasciato sullo sfondo. Particolarmente diversa è anche la rappresentazione della scena d’apertura del film, legata al rapimento di Dave. I tre amici, infatti, nel film stanno giocando lungo la strada e vengono avvicinati da due estranei, entrambi anziani. Nel romanzo, invece, si trovano vicino la stazione dei treni, e i due sequestratori sono uno giovane e biondo e l’altro anziano. Molti degli aspetti di questo rapimento sono sintetizzati nel film, così da permettere di far rientrare un romanzo di oltre 400 pagine in due ore di racconto.

Mystic River: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Mystic River è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 23 novembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Mystic River: la spiegazione del finale del film di Clint Eastwood

Considerato uno dei maggiori capolavori di Clint Eastwood, il film del 2003 Mystic River – tratto dal romanzo La morte non dimentica di Denis Lehane – è un cupo thriller incentrato su un difficile caso di omicidio che coinvolge tre personaggi un tempo amici stretti. In un America dove la violenza è all’ordine del giorno, scegliere di chi fidarsi diventa una responsabilità non da poco, e Eastwood porta in scena tutto ciò con il grande gusto che da sempre contraddistingue la sua messa in scena. Ma il film non offre solo una grande storia noir, ma anche uno studio approfondito di personaggi psicologicamente complessi, ognuno con i suoi lati di luci e tenebre.

Ambientato in una piccola città, il film introduce le abitudini e le routine di ogni personaggio, fornendo accuratamente indizi su chi è affidabile e chi no. Il film presenta inoltre alcune delle migliori interpretazioni in un film diretto da Eastwood, con ruoli da premio Oscar per Sean Penn e Tim Robbins, affiancati anche da Kevin Bacon. I loro personaggi, la cui vicenda personale è al centro del film, sono il cuore e il motore del racconto, che progressivamente conduce verso una risoluzione straziante tanto più che risulta inaspettata. In questo articolo, andiamo dunque ad analizzare proprio il finale del film.

Tim Robbins in Mystic River
Tim Robbins in Mystic River © 2003 – Warner Bros. Entertainment

La spiegazione del finale di Mystic River: chi ha ucciso Katie Markum?

Anche se Jimmy rimane convinto che Dave abbia ucciso sua figlia, i veri colpevoli sono “Silent Ray” Harris e John O’Shea, che uccidono Katie dopo uno scherzo finito male. Il primo dei due è il fratello muto di Brendan, che usciva con Katie e aveva intenzione di fuggire con lei a Los Angeles. Nel finale, dopo aver scoperto la scomparsa della pistola del padre, nascosta in casa, Brendan sospetta immediatamente di Silent Ray e del suo inseparabile amico O’Shea. Arriva pertanto a picchiarli brutalmente finché O’Shea non gli punta una pistola alla testa.

La polizia arriva appena in tempo e scopre così che i due adolescenti volevano spaventare Katie e invece le hanno accidentalmente sparato – non in modo letale – con la pistola di Harris. Per evitare che lo dicesse a qualcuno, l’hanno inseguita e uccisa. Il colpo di scena è anticlimatico, ma ha senso nel contesto di Mystic River, che ruota interamente intorno alle azioni dei protagonisti davanti a questo drammatico evento. Jimmy passa tutto il film a cercare di trovare un movente per l’omicidio di sua figlia quando, alla fine, non c’è alcuna motivazione. Gli assassini sono ragazzi e a malapena capiscono la gravità di ciò che hanno fatto.

Nel finale, dunque, queste rivelazioni chiudono il cerchio della narrazione: proprio come Jimmy, Sean e Dave hanno dovuto assistere alla violenza e alla crudeltà in tenera età, Brendan, Silent Ray e O’Shea porteranno sempre con sé il peso dell’omicidio di Katie, direttamente o indirettamente. Questi personaggi nascono nella tragedia e maturano prima del dovuto, portando a conseguenze terrificanti. Considerando questa violenza come un cerchio che si ripete, è più che possibile che, qualche decennio dopo l’omicidio di Katie ci possa essere un altro cadavere e i tre ragazzi potrebbero averci qualcosa a che fare.

Mystic River film
Kevin Bacon e Sean Penn in Mystic River © 2003 – Warner Bros. Entertainment

Dave confessa un crimine che non ha commesso

Andando oltre queste riflessioni sul finale, è da sottolineare come Tim Robbins interpreti il ruolo più misterioso del film, Dave, un personaggio le cui azioni passate e presenti non vengono mai mostrate completamente, costringendo gli spettatori e i personaggi a scoprirle da soli. Non si sa mai cosa gli abbiano fatto esattamente quei due uomini all’inizio del film, ma è chiaro che per giorni è stato vittima di gravi abusi sessuali, che lo hanno coinvolto in traumi dolorosi che non ha mai superato del tutto. Nel presente, l’incostante stato mentale di Dave viene trascurato dalla sua famiglia e dai suoi amici che, invece di aiutarlo e proteggerlo, lo trasformano nel sospettato numero uno dell’omicidio di Katie.

I suoi cari lo hanno manipolato a tal punto che non sa più a cosa credere. Quando Jimmy gli dice che lo lascerà andare se confesserà l’omicidio di Katie, Dave pensa davvero che sia la sua occasione per sistemare le cose, ma naturalmente Jimmy lo uccide brutalmente. Dave non ha ucciso Katie, ma confessa a Jimmy il motivo per cui l’avrebbe uccisa se mai l’avesse fatto: lei gli ricordava il sogno di giovinezza che non ha mai avuto, perché i dolorosi ricordi dell’infanzia hanno consumato interamente la sua mente. Guardandola, si chiede cosa sarebbe successo se Jimmy fosse salito in macchina al posto suo. Tuttavia, è stato Dave a salire in macchina e, negli ultimi istanti della sua vita, rivela il suo odio verso Jimmy per questo.

Mystic River, dunque, è anche un film contro la vendetta: la notte in cui Katie morì, Dave picchiò a morte un pedofilo dopo averlo sorpreso ad abusare di un bambino; tuttavia, Dave non si sentiva l’eroe che pensava di essere per aver salvato il bambino. Il suo stato mentale non ha fatto che peggiorare. Sebbene la confessione di un altro crimine non sia un buon alibi, avrebbe potuto salvare la vita di Dave se Jimmy gli avesse creduto. Tuttavia, poiché nessuno trova il corpo del molestatore fino a quando Jimmy non uccide Dave, non c’è nulla che confermi che sta dicendo la verità.

Mystic River libro
Una scena dal film Mystic River © 2003 – Warner Bros. Entertainment

Come il rapimento di Dave ha influenzato le vite di Jimmy, Sean e Dave

Il rapimento di Dave in Mystic River ha dunque infranto prematuramente l’innocenza che legava l’amicizia tra Jimmy, Sean e Dave, costringendo ognuno di loro a maturare e ad affrontare il mondo violento che li circonda. Considerato lo status di icona western di Clint Eastwood, questo film di ambientazione moderna presenta ancora alcuni elementi western degni di nota, dai personaggi senza legge al mondo di desolazione presentato. Dei tre amici, Dave è quello che è stato colpito più duramente; anche se è riuscito a sfuggire ai suoi rapitori, qualcosa si è rotto per sempre dentro di lui.

Sebbene abbia cercato di mantenere un po’ della sua innocenza, un’ombra spaventosa incombeva sempre su di lui, simboleggiata dai suoni di un “lupo cattivo” che lo inseguiva nel bosco. Jimmy, incapace di superare il senso di colpa per il rapimento di Dave, diventa invece un uomo violento e impulsivo che perde la fiducia nell’umanità. Sean, infine, rappresenta l’opposto di Jimmy: la tragedia a cui ha assistito da bambino gli ha fatto desiderare di eliminare la crudeltà dal mondo. È un uomo di principi e, sebbene riesca a essere un buon poliziotto, i traumi della sua infanzia gli impediscono di essere un buon marito o un buon amico.

Il vero significato del finale di Mystic River

Mystic River mette dunque a nudo un ciclo infinito di dolore e sentimenti repressi che si è protratto per decenni. Il film che dà il titolo al film è poi la chiave per comprendere il suo simbolismo: un fiume rinnova costantemente le sue acque ma rimane intrinsecamente lo stesso, e questi personaggi indossano maschere diverse per coprire i loro dolorosi segreti, ma rimangono intrinsecamente gli stessi. La mancanza di comunicazione tra loro fa sì che si ripetano le stesse tragedie: Jimmy getta il corpo di “Just Ray” Harris nel fiume e, anche se le acque cambiano nel corso degli anni, i figli di Harris vendicano indirettamente il padre uccidendo la figlia di Jimmy. Violenza chiama altra violenza, in un ciclo apparentemente senza fine.

Mystery Girls 1×05: anticipazioni e promo

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Si intitolerà High School Mystery, Mystery Girls 1×05, la quinta puntata della prima stagione della serie televisiva targata ABC Family.

Mystery Girls 1×05In  Mystery Girls 1×05,  il direttore del liceo Mr. Frost assume le Mystery Girls per assicurarsi di non essere sbeffeggiato prima del suo pensionamento; quando le ragazze andranno sotto copertura al West BeverlyHolly si concentra sul suo sogno di vivere l’esperienza del liceo ed è ossessionata dall’essere popolare e Charlie prende troppo seriamente il ruolo di insegnante di ginnastica

Mystery Girls 1×04: anticipazioni e promo

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Si iMystery Girls 1×04ntitolerà Pilot Mystery Girls 1×04, il quarto episodi della nuova serie tv targata  ABC Family che vede riunite Tori Spelling e Jennie Garth.

In questo episodio, Holly e Charlie fanno un tuffo nel passato e ripercorrono i momenti che le hanno portate a reinventarsi completamente e da star della televisione hanno deciso di diventare delle investigatrici private e lo faranno in un’intervista che rilasceranno a Nancy Dell del tabloid Entertainment Tonight, la quale apparirà nei panni di se stessa come guest star.

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Mystery Girls 1×03: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Haunted House Party, Mystery Girls 1×03, il terzo episodi della nuova serie tv targata  ABC Family

Mystery Girls-fotoIn Mystery Girls 1×03, HollyCharlie e Nick vengono ingaggiati e si ritrovano a dover passare la notte in una casa apparentemente stregata per provare che non c’è alcuna presenza soprannaturale; Holly prende molto a cuore il caso, dato che crede fermamente nella presenza degli spiriti, ma Charlie pensa che si tratti solo di uno scherzo, almeno fino a quando cose inspiegabili si verificano durante la notte.

 

Mysterio: le peggiori azioni del villain di Far From Home

Mysterio: le peggiori azioni del villain di Far From Home

Quentin Beck, aka Mysterio, è uno degli antagonisti più celebri dei fumetti sull’Uomo Ragno e debutterà nel Marvel Cinematic Universe in Spider-Man: Far From Home interpretato da Jake Gyllenhaal (del quale abbiamo avuto una prima impressione nel trailer ufficiale diffuso pochi giorni fa).

Illusionista e super criminale, si è fatto notare per una serie di azioni sinistre che potrebbero essere riportate sul grande schermo. Queste le più importanti:

Ha ucciso gli X-Men

La più grande illusione di Mysterio è quella che ha portato a uccidere l’intero gruppo degli X-Men. Siamo nella continuity alternata di “Old Man Logan”, dove Wolverine è tormentato dai suoi peccati: vittima degli inganni di Mysterio, Logan viene trasformato nel suo scagnozzo e costretto ad assassinare i suoi vecchi compagni credendoli dei pericolosi criminali.

Non c’è stato evento più drammatico legato alla storia di questo villain, la vola in cui è riuscito a sconfiggere eroi così importanti in un modo così sadico.

L’assassinio di Karen Page

Mysterio viene generalmente considerato un antagonista di Spider-Man, tuttavia alcuni dei suoi peggiori crimini sono stati commessi contro altri personaggi dell’universo Marvel, come nell’arco della storia di Kevin Smith “Guardian Devil”.

Dopo anni trascorsi a respirare il suo pericoloso gas, Mysterio si ritrova vittima del cancro ma è determinato a uscire di scena da protagonista; così decide di farsi uccidere da Daredevil inventando una delle sue infide trame.

In pratica convince Matt Murdock a credere che gli sarebbe stato consegnato un bambino (da lui, sotto mentite spoglie), che poi si sarebbe rivelato l’Anticristo; lungo la strada Mysterio scopre l’identità segreta di Matt grazie a Kingpin, e successivamente spedisce Bullseye a uccidere l’amore della sua vita, Karen Page.

Tutto questo soltanto per spingere Daredevil a ucciderlo, un piano diabolico che non realizzerà mai lasciando Mysterio a autoinfliggersi la morte.

Ha “spedito” all’inferno J. Jonah Jameson

J. Jonah Jameson non è esattamente il più amabile dei personaggi, ma vale la pena ricordare la sorte che Mysterio architetta per lui durante le storie di “Webspinners: Tales of Spider-Man # 1-3”: qui il villain intrappola JJ in un’illusione, convincendo il magnate del Daily Bugle che si trova intrappolato nell’inferno.

A peggiorare le cose, tutti i demoni assumono il volto di Spider-Man che perseguita il direttore del giornale tramite incubi vari.

Ha fatto “impazzire” Spider-Man

Cosa farebbe per prima cosa un maestro delle illusioni con i suoi poteri? Forse indagare nella mente del suo nemico facendolo impazzire? È esattamente ciò che esperimenta Mysterio su Spider-Man con conseguenze importanti.

Fingendosi un medico, si reca infatti al Daily Bugle per dire al mondo che Spider-Man ha sviluppato una seconda personalità e che questa malattia lo porterà a perdere la testa. Peter crede alle parole del dottore e deve combattere con le allucinazioni che piegano la sua mente a incubi orribili.

Ovviamente si tratta dell’ennesima messa in scena di Mysterio, e se non fosse stato per l’intervento di Jameson, il villain avrebbe convinto Spider-Man a rivelare la sua identità segreta.

Ha inviato un assassino nella scuola di Peter

Dopo gli eventi che porteranno all’omicidio di Kingpin, Mysterio scopre tracce di sangue di Spider-Man e usa la sua tecnologia per smascherare l’identità segreta di Peter Parker. Tuttavia la versione dell’eroe di questo universo alternativo non è altro che un adolescente, rivelazione che sembra non preoccuparlo affatto.

Crea così un killer che rintraccerà Peter grazie al suo DNA e lo ucciderà una volta per tutte. Mysterio non era in cerca di denaro, né voleva migliorare la sua posizione: voleva semplicemente assassinare un ragazzo nella sua stessa scuola.

Ha ucciso Kingpin

Dopo aver fatto ritorno dall’Inferno, Mysterio ricompone i pezzi di una trama che punta a conquistare l’Universo Ultimate; per farlo tenta di inviare una copia di se stesso nell’altro mondo e decide di uccidere Kingpin al solo scopo di “rilevare” la sua impresa criminale.

In questo universo Mysterio commette vari crimini, come simulare la furia di Hulk tra le strade di New York, quasi portando l’Uomo Ragno sull’orlo della morte.

Ha trasformato Spider-Man nel nemico numero uno

Una delle azioni più sinistre e pericolose di Mysterio si rivela essere la prima di una lunga serie, raccontata in “Amazing Spider-Man numero 13″ (che poi è anche la sua prima apparizione nei fumetti Marvel).

In pratica il villain si finge Spider-Man e commette vari crimini, derubando diverse persone in pieno giorno, cosa che stuzzica l’attenzione di J. Jonah Jameson e del suo giornale a tal punto da descrivere Spidey come la nuova minaccia americana e nemico numero uno della sicurezza. Mysterio si fa quindi strada per catturarlo per guadagnare, oltre alla fama di eroe, anche parecchi soldi.

Grim Hunt

“Grim Hunt” è una serie a fumetti di Spider-Man pubblicata tra il 2009 e il 2010, in cui il sacrificio di Peter permette la resurrezione di Sergei Kravinoff dalla tomba e dove Mysterio gioca un ruolo fondamentale, anche se secondario (perché non viene presentato come l’architetto del piano diabolico), nel riportare in vita il suo ex compagno di squadra dei Sinistri Sei.

Reclutato per attirare Spidey con una trappola, Mysterio – insieme a Camaleonte – lo convince ad iniziare un rituale che avrebbe salvato Mattie Franklin (Spider-Woman) dai Kravinoffs. Se non fosse che Camaleonte si rivela essere nient’altro che un’elaborata illusione creata da Mysterio.

Ha convinto Peter a credere nella morte di zia May

Nei fumetti la morte di zia May è un evento ricorrente, e una delle prime occasioni risale al numero 196 di Amazing Spider-Man: il ladro che ha ucciso zio Ben è stato scoperto e si introduce nella casa dei Parker per rubare del denaro destinato a dei criminali mafiosi; per farlo e accedere al conto, Mysterio simula così la morte di May convincendo Peter che quella sia la realtà dei fatti.

Il ladro finisce per morire di infarto alla fine di Amazing Spider-Man 200, mentre Mysterio la fa franca e scompare praticamente da libero senza che l’eroe possa vendicarsi.

Ha tenuto il mondo in ostaggio

Mysterio è prima di tutto uno showman e ama prendersi la scena come quando ha minacciato il mondo scatenando un agente biologico durante gli eventi di “Return of the Sinister Six” (Amazing Spider-Man 334-339): è lì che il Dottor Octopus riunisce i Sinistri Sei per mettere in atto il piano che minaccerà le sorti del pianeta con un veleno globale a meno che i governi dei vari non paghino loro una grossa somma di denaro.

Da una parte abbiamo Doc Ock e la sua iniziativa, dall’altra Mysterio, che tra i criminali reclutati sembra quello più convinto ad agire soltanto per guadagnare soldi extra e che non tornerà mai sui suoi passi.

Leggi anche – Spider-Man: Far From Home, le domande poste dal trailer

Fonte: CBR

Mysterio: le migliori illusioni del villain di Far From Home

Mysterio: le migliori illusioni del villain di Far From Home

Presentato rapidamente nel primo trailer ufficiale del film, Quentin Beck aka Mysterio sarà uno dei principali antagonisti di Spider-Man: Far From Home ed è uno dei villain più celebri dei fumetti sull’Uomo Ragno.

Illusionista e super criminale, viene ricordato per numerose “imprese”. Ecco di seguito le più importanti:

Multiple Mysterio

Questa illusione non è altro che una variazione del classico “Multiple Mysterio“, dove il personaggio si ritrova a fronteggiare il Fantasma Rosso (alter ego di Ivan Kragoff) e le sue super-scimmie, creando una dozzina di copie di se stesso.

Ciò che rende particolare e pericolosa l’azione è il fatto che il vero Mysterio non si trovi nemmeno lì fisicamente, ma che in realtà sta usando solo degli ologrammi godendosi il “meritato riposo” giocando con un videogame.

La morte di zia May

Nei fumetti la morte di zia May è un evento ricorrente, e una delle prime occasioni risale al numero 196 di Amazing Spider-Man: il ladro che ha ucciso zio Ben è stato scoperto e si introduce nella casa dei Parker per rubare del denaro destinato a dei criminali mafiosi; per farlo e accedere al conto, Mysterio simula così la morte di May convincendo Peter che quella sia la realtà dei fatti.

Il ladro finisce per morire di infarto alla fine di Amazing Spider-Man 200, mentre Mysterio la fa franca e scompare praticamente da libero senza che l’eroe possa vendicarsi.

Doctor Mysterio

Cosa farebbe per prima cosa un maestro delle illusioni con i suoi poteri? Forse indagare nella mente del suo nemico facendolo impazzire? È esattamente ciò che esperimenta Mysterio su Spider-Man con conseguenze importanti.

Fingendosi un medico, si reca infatti al Daily Bugle per dire al mondo che Spider-Man ha sviluppato una seconda personalità e che questa malattia lo porterà a perdere la testa. Peter crede alle parole del dottore e deve combattere con le allucinazioni che piegano la sua mente a incubi orribili.

Ovviamente si tratta dell’ennesima messa in scena di Mysterio, e se non fosse stato per l’intervento di Jameson, il villain avrebbe convinto Spider-Man a rivelare la sua identità segreta.

Venom Galactus

Questa rientra di diritto tra le illusioni più incredibili e sopra le righe della storia dell’antagonista nei fumetti: Mysterio fa credere a Spider-Man che alcuni dei suoi più grandi nemici lo stiano seguendo, e soltanto dopo aver sconfitto facilmente Green Goblin e Hobgoblin, Venom appare da una coltre di fumo.

Peter lo colpisce ripetutamente sembra aver mandato al tappeto il simbionte quando questo crolla sul corpo di Galactus e i due si fondono per creare un mostro davvero inquietante ed enorme.

L’incubo di Wolverine

La più grande illusione di Mysterio è quella che ha portato a uccidere l’intero gruppo degli X-Men. Siamo nella continuity alternata di “Old Man Logan”, dove Wolverine è tormentato dai suoi peccati: vittima degli inganni di Mysterio, Logan viene trasformato nel suo scagnozzo e costretto ad assassinare i suoi vecchi compagni credendoli dei pericolosi criminali.

Non c’è stato evento più drammatico legato alla storia di questo villain, la vola in cui è riuscito a sconfiggere eroi così importanti in un modo così sadico.

Il “gigante” di fumo

Un grande classico della storia di Mysterio potrebbe far capolino in Far From Home (o almeno è ciò che suggerisce l’immagine qui sopra tratta dal trailer): l’illusione degli Elementali.

E se queste creature siano semplicemente dei mostri creati dal villain per permettergli di interpretare la parte dell’eroe e ingannare tutti? La bellezza di questa trovata sta nella sua semplicità…

La grande tempesta

Ad un certo punto dei fumetti Spider-Man si ritrova a fronteggiare Mysterio nella parte superiore del World Trade Center, con quest’ultimo che crea una tempesta enorme, praticamente impossibile per qualsiasi illusionista.

Ma sappiamo quanto il villain ami mostrarsi in tutto il suo esibizionismo, e questo trucco ha dimostrato come sia capace di mettersi alla prova con illusioni impensabili.

Gli omicidi di Spider-Man

Una delle azioni più sinistre e pericolose di Mysterio si rivela essere la prima di una lunga serie, raccontata in “Amazing Spider-Man numero 13″ (che poi è anche la sua prima apparizione nei fumetti Marvel).

In pratica il villain si finge Spider-Man e commette vari crimini, derubando diverse persone in pieno giorno, cosa che stuzzica l’attenzione di J. Jonah Jameson e del suo giornale a tal punto da descrivere Spidey come la nuova minaccia americana e nemico numero uno della sicurezza. Mysterio si fa quindi strada per catturarlo per guadagnare, oltre alla fama di eroe, anche parecchi soldi.

CORRELATO – Spider-Man: Far From Home, i segreti di Endgame rivelati dal trailer

Fonte: CBR

Mysterio: le differenze tra film e fumetti del personaggio di Far From Home

ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU SPIDER-MAN: FAR FROM HOME

Presentato nei trailer come un alleato di Peter Parker nella lotta agli Elementali, Quentin Beck aka Mysterio è uno dei personaggi principali di Spider-Man: Far From Home oltre che uno dei villain più celebri dei fumetti sull’Uomo Ragno.

Ma quali sono stati i cambiamenti apportati dai Marvel Studios per la versione cinematografica interpretata da Jake Gyllenhaal?

Maestro delle illusioni

Inizialmente introdotto come il nuovo eroe di cui il mondo ha disperatamente bisogno dopo la morte di Iron Man, Mysterio si rivela essere più fedele di  quanto pensavamo all’originale dei fumetti ispirandosi alla prima apparizione sulle pagine della Marvel Comics (anche se la spiegazione della realtà alternativa da cui proviene si riferisce alle nuove storie).

La versione Ultimate di Mysterio infatti sta usando un avatar di se stesso in un altro universo e tutte le sue abilità sono semplicemente illusioni. La fonte è diversa (nel film lo spettacolo viene riprodotto grazie a dei droni-proiettori governati a distanza) ma l’effetto finale è molto simile.

Al contrario invece il Mysterio del MCU non ha uno stretto legame con l’industria cinematografica come l’originale, ma appare più come il direttore di una compagnia che lo sostiene e aiuta nel suo piano malvagio.

Il suo passato con Tony Stark

Diversamente dai fumetti, il Quentin Beck di Far From Home non è solo un esperto di effetti speciali che ha sposato il “lato oscuro”, ma uno dei tanti inventori che lavorarono con Tony Stark alla creazione della tecnologia BARF (la cui dimostrazione veniva fornita all’inizio di Captain America: Civil War).

In realtà, ci dice il film, fu proprio Beck a ultimare gli studi sugli ologrammi e non Stark, e il fatto che il Vendicatore si sia preso i meriti di qualcun altro sembra aver scatenato la sua rabbia tanto da essere licenziato per il carattere “instabile”. Da qui il piano escogitato per rubare la gloria di Tony dopo la sua morte in Avengers: Endgame.

Fanno parte di questa crociata anche vecchi personaggi del MCU che in qualche modo hanno incrociato la strada dell’eroe.

Morto per sempre?

Jake Gyllenhaal is Mysterio in Columbia Pictures’ SPIDER-MAN: ™ FAR FROM HOME.

Nei fumetti Mysterio muore alla fine della trama di Daredevil Guardian Angel, sparandosi alla testa. C’è un riferimento a questo evento anche nel MCU, dove Beck sembra vittima del colpo sparato dai suoi droni, tuttavia l’idea che possa tornare in futuro non è da escludere.

E se anche stavolta avesse finto di morire? Il sistema operativo EDITH (quello degli occhiali di Tony Stark) conferma a Peter che non si tratta di un inganno ma della verità, ma sappiamo anche che, tecnicamente, Beck non ha mai perso i poteri di amministratore del conegno. Magari ha istruito il programma dicendogli di mentire in caso di morte…

Leggi anche – Mysterio: le migliori illusioni del personaggio nei fumetti Marvel

Fonte: CBR

My Week With Marilyn: prima foto di Emma Watson!

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Da My Week With Marilyn dopo aver già visto le foto di Michelle Williams nei panni della celebre icona di Hollywood, oggi arriva una nuova foto del film con l”atra co-protagonista: Emma Watson.

Sarà uno dei suoi primi ruoli slegati dalla saga di Harry Potter. La giovane attrice interpreta un ruolo marginale nel film: è una ragazza che viene sedotta da Colin Clark (Eddie Redmayne).

Fonte: Daily Mail

My Week With Marilyn: il trailer

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My Week With Marilyn: il trailer

Ecco il primo trailer dell’atteso (almeno da Cinefilos) film My Week With Marilyn, che vede una straordinaria Michelle Williams interpretare la divina Marilyn.

My Week with Marilyn: altre foto

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My Week with Marilyn: altre foto
My week with Marilyn uscirà in Italia il prossimo 4 novembre e racconta una particolare settimana della vita della diva

My Time, il corto contro il tabù del sangue mestruale. Intervista alla regista Giulia Gandini

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Si chiama My Time il cortometraggio scritto e diretto da Giulia Gandini, che, basandosi su una storia vera, cerca di mettere sotto ai riflettori la conversazione intorno al sangue mestruale, alle mestruazioni, condannando l’aura di tabù che da sempre ha circondato questo evento perfettamente naturale nel corpo di ogni donna.

Il cortometraggio, idoneo alla selezione per i prossimi Oscar, ha già vinto il premio per il miglior cortometraggio al Chicago Independent Children’s Film Festival, il premio per il miglior cortometraggio al NFFTY di Seattle ed è stato nominato per un XX premio al Underwire Film Festival.

My Time, il corto che vuole abbattere il tabù del sangue mestruale

Abbiamo parlato di My Time con l’autrice stessa, Giulia Gandini, che ha raccontato così la genesi del progetto: “L’idea è venuta da un’esperienza avuta alle medie, in cui ad una mia compagna di classe sono venute le mestruazioni durante la lezione, ha chiesto di andare in bagno, non le è stato permesso perché doveva aspettare la campanella, e quando è finita l’ora, il sangue aveva sporcato i jeans e la sedia. Avevo 12 anni e non avevo ancora avuto il primo mestruo, ed è stata la prima volta che ho visto il sangue mestruale e mi sono resa veramente conto di quanto fosse ritenuto inappropriato che quel sangue fosse visibile. Lei è stata presa in giro per settimane, dopo questo evento. Da allora ho cominciato ad avere paura del mestruo, e questa paura è rimasta con me; ho deciso di fare il cortometraggio per rivivere un’esperienza per me negativa e che trovo ancora ingiusta, per trasformarla in qualcosa di positivo.”

La protagonista del cortometraggio è da subito consapevole di ciò che le sta accadendo e, alla fine, avrà il coraggio di ribellarsi al tabù del sangue mestruale, affrontando a testa alta una situazione che sicuramente metterebbe in imbarazzo anche donne adulte: “Anche nelle donne molto giovani, le bambine, come quella del cortometraggio, c’è la consapevolezza che questo sangue non deve essere visibile, e me ne sono resa conto anche parlando con le donne della troupe – spiega la regista – C’è ancora un senso generale che il mestruo è una cosa da nascondere e sono consapevole che la reazione della mia protagonista, così positiva e coraggiosa, è qualcosa di poco comune, il fatto di avere la forza di reagire positivamente a questa pressione che la società ci mette addosso, questo senso di vergogna che viene instillato su ragazzine e donne. Reagire richiede più maturità, questo dipende dall’aprire una conversazione in merito, dal parlarne apertamente in modo che sia più accettata. Spero che con il tempo più bambine reagiranno come la mia protagonista.”

Clara Read è la protagonista di My Time

Ad interpretare la piccola e coraggiosa protagonista c’è Clara Read, vista in Seven Sisters, giovane professionista che ha da subito catturato l’attenzione della Gandini: “Clara è fantastica, aveva 13 anni quando abbiamo girato e aveva esperienza da attrice e io l’ho trovata su Netflix, in una serie che ho visto lì. È un’attrice professionista e da professionista è stato il suo approccio alla storia e al materiale del corto. È stato interessante vedere come lei si sia approcciata al ruolo, dal momento che non aveva avuto ancora la sua prima mestruazione e mi ha fatto presente, in fase di prove, che non sapeva come ci si sentiva. Quindi abbiamo parlato anche di questo. È stata aperta una conversazione da quel punto vista.”

Come accennato, My Time sta affrontando un importante personrso festivaliero, raccogliendo consensi e riconoscimenti, ma per Giulia Gandini si tratta solo di aver intercettato un argomento del quale si sente la necessità di parlare: “Il progetto è nato perché volevo rivivere la mia esperienza, ma con il passare del tempo mi sono resa conto che avrebbe avuto un riscontro importante, facendo ricerche mi sono resa conto che c’erano un sacco di movimenti per normalizzare il sangue mestruale, ho capito che poteva avere una eco importante. Non ho mai pensato al percorso festivaliero all’inizio, ma lo è diventato durante la produzione. Si è trattato di fortuna, ma anche del fatto che il cortometraggio mi emoziona, e questa rappresenta una scommessa sicura, visto che ci saranno sicuramente altre persone che hanno vissuto la stessa emozione.”

Che questo cortometraggio di 5 minuti possa cambiare le cose e normalizzare la conversazione intorno al sangue mestruale? Non lo sappiamo, ma sicuramente aiuterà: “L’accesso facilitato alle informazioni permette ora alle persone, maschi e femmine, di essere più informate in merito. Si comincia a parlare con più libertà di sangue mestruale, ma anche di tassa sui tamponi, e del senso di vergogna. Spero che questo atteggiamento cambierà e che i piccoli cortometraggi come il mio possano contribuire.”

My Sweet Monster: tre clip dal film d’animazione

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My Sweet Monster: tre clip dal film d’animazione

Plaion Pictures  ha diffuso tre nuove clip in occasione dell’uscita al cinema di My Sweet Monster, film d’animazione per tutta la famiglia ispirato alle più grandi fiabe di sempre e diretto da Viktor Glukhushin, che ha già conquistato nel 2022 il box office italiano con Lo schiaccianoci e il flauto magico.

Divertente viaggio che mescola avventura, magia e amore, il titolo affronta tematiche molto importanti e attuali, senza dimenticare gli elementi che da sempre hanno contribuito a caratterizzare i migliori classici animati: splendide animazioni e canzoni travolgenti completamente adattate in italiano.

Le tre clip ufficiali di My Sweet Monster sono disponibili ora su YouTube:

  • Clip “Madre Natura”:

  • Clip “Sono la principessa Barbara”:

  • Clip “La grande fuga”:

Le clip raccontano in pochi minuti le tematiche cardine attorno a cui ruota il film. “Madre Natura”, infatti, insiste sull’importanza della natura, evidenziando al tempo stesso come spesso gli esseri umani vogliano ingiustamente avere controllo su di essa.

Sono la principessa Barbara”, invece, ritrae il divertente primo incontro fra i protagonisti, presentando le loro irresistibili personalità e spiegando perché la principessa non voglia tornare nel suo palazzo natale, da cui è scappata per sfuggire alle continue imposizioni del padre e a un matrimonio combinato con il perfido Joyce. Che Barbara non sia la solita principessa in attesa del principe azzurro che la salvi, è chiaro anche nella clip “La grande fuga”, un’emozionante sequenza in cui la giovane protagonista e i suoi nuovi amici dimostrano tutto il loro coraggio fuggendo dagli incredibili robot di Joyce.

My Sweet Monster è una fiaba moderna che farà felice tutta la famiglia, regalando risate e tante emozioni, anche grazie alle canzoni travolgenti completamente adattate in italiano, oltre a spunti di riflessione sul mondo che ci circonda. La coraggiosa e romantica principessa Barbara è una protagonista estremamente attuale, in cerca del suo grande amore ma decisa a scrivere da sola il proprio destino senza rimanere intrappolata nella gabbia dorata costruitale dal padre, il Re. A sostenerla in questa avventura troverà due compagni di viaggio inseparabili: un simpatico coniglio parlante, testardo e sbruffone ma sempre pronto ad aiutare i propri amici, e il tenero Bogey, guardiano della foresta additato dagli altri come mostro, ma che dietro all’aspetto peloso cela un cuore d’oro.

Tra omaggi alle fiabe più amate di sempre e intuizioni originali, questa animazione saprà parlare al pubblico di ogni età, divertendo ed emozionando grazie ai suoi personaggi unici e ben caratterizzati. My Sweet Monster, una storia incantevole ispirata alle fiabe ma che grazie alla sua originalità farà breccia nel cuore di tutti, attende grandi e piccini al cinema da oggi, 29 febbraio 2024.

My Spy: dal cast al sequel, tutte le curiosità sul film

My Spy: dal cast al sequel, tutte le curiosità sul film

La sempre più lunga e apprezzabile carriera cinematografica dell’ex wrestler Dave Bautista presenta anche alcuni titoli da protagonista assoluto. Oltre a Final Score, Bushwick e Army of the Dead, si annovera tra questi anche la recente commedia d’azione dal titolo My Spy, diretta nel 2020 da Peter Segal (celebre anche per aver diretto anche film come La famiglia del professore matto, Il grande Match e Ricomincio da me). In questo film Bautista dà nuovamente prova delle sue capacità recitative e in particolare delle sue grandi doti comiche.

Pur passando in sordina per via della pandemia, che lo ha portato ad essere distribuito direttamente in streaming, il film si è piano piano conquistato un proprio pubblico, tanto da meritarsi un sequel. Ad aver entusiasmato gli spettatori, infatti, ci sono stati diversi fattori: la chimica presente tra i protagonisti, le grandi sequenze d’azione, i colpi di scena e, naturalmente, le tante gag presenti e che caratterizzano il film nel suo complesso.

Per gli appassionati del genere, si tratta dunque di un titolo da non perdere, specialmente alla luce del suo appena uscito seguito. Grazie al suo passaggio televisivo, ciò è ora possibile. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a My Spy. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

My Spy Dave Bautista

La trama di My Spy

Il film è la storia di un agente della CIA di nome JJ, noto per il suo carattere burbero e spietato. Dopo aver fallito in una delicata operazione, la spia viene declassata e gli vengono affidati incarichi più semplici. La nuova missione, che gli viene affidata, è quella di sorvegliare in segreto la famiglia di Sophie, una bambina di circa 9 anni molto sveglia. La piccola, infatti, non impiega molto a capire che JJ è un agente sotto-copertura e che quindi lei e i suoi familiari sono sorvegliati speciali. Sophie è disposta a mantenere il segreto solo a una condizione: JJ deve obbedire a ogni suo ordine (o capriccio).

Il cast del film

Ad interpretare JJ, un agente della CIA incaricato di sorvegliare la madre di Sophie nella speranza di individuare il cognato criminale, vi è Dave Bautista, ex wrestler e oggi attore noto per i film Guardiani della Galassia, Dune e Blade Runner 2049. Nel ruolo di Sophie, la bambina di nove anni che ricatta J.J. affinché la addestri a diventare una spia, vi è invece Chloe Coleman, attrice vista anche in Gunpowder Milkshake, Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri e 65 – Fuga dalla terra.

Ad interpretare Kate, la madre di Sophie, vi è Parisa Fitz-Henley, mentre nel ruolo di Bobbi, l’esperto di tecnologia di J.J. vi è invece Kristen Schaal. Completano il cast Greg Bryk nel ruolo di Victor Marquez, il cognato di Kate, Devere Rogers nel ruolo di Carlos, il vicino di casa gay di Sophie, Noah Danby in quello del suo partner Todd e l’attore Ken Jeong nel ruolo di David Kim, il boss di JJ. Quest’ultimo è meglio nuoto per il ruolo di Leslie Chow nella trilogia di Una notte da leoni.

My Spy sequel

Il finale del film e il suo sequel: My Spy – La città eterna

Nel finale del film, JJ e Kate bloccano l’aereo del trafficante d’armi Victor e JJ inizia una scazzottata con lui. Nel tentativo di fuggire, Sophie mette accidentalmente in moto l’aereo, lasciandolo sospeso sul bordo di una scogliera su una rete metallica. Victor costringe Sophie, che ha nascosto i veri piani, a consegnarli. Prima che possa sparargli, Kate lo colpisce con una mazza sulla recinzione e JJ spinge l’aereo giù dalla scogliera, mandando Victor incontro alla morte. Dopo essere stato reintegrato da Kim per il suo successo, JJ si fa assegnare in modo permanente a Chicago, dove va a vivere con Kate e Sophie.

Nell’agosto 2020 è poi stato annunciato che Amazon e STX erano in trattative per un sequel, con l’intenzione di far tornare il cast di attori protagonisti. Nel gennaio 2023 Bautista ha poi confermato che un sequel dal titolo My Spy – La città eterna era in fase di sviluppo, con riprese che si sono poi svolte in Sud Africa e in Italia, più precisamente a Roma. Distribuito su Prime Video dal 18 luglio del 2024, in questo sequel JJ viene infatti convinto ad accompagnare Sophie nella sua gita scolastica in Italia, dove vengono però coinvolti in un complotto terroristico.

Il trailer di My Spy e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di My Spy grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nel catalogo di Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 20 agosto alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

My Spy La Città Eterna: trailer, poster e immagini

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My Spy La Città Eterna: trailer, poster e immagini

L’attesissimo seguito dell’action-comedy del 2020, My Spy La Città Eterna, riunisce l’amato cast guidato da Dave Bautista e Chloe Coleman in una divertente avventura familiare sullo sfondo di alcune delle destinazioni più famose d’Europa.

My Spy La Città Eterna 2
Prime Video_My Spy_La Citta Eterna_Chloe Coleman as Sophie and Dave Bautista as JJ_Photo GRAHAM BARTHOLOMEW © AMAZON CONTENT SERVICES LLC

Quando il coro del liceo di Sophie (Coleman) viene selezionato per una tournée italiana che culminerà in un’esibizione per il Papa nella Città del Vaticano, JJ (Bautista) vede in questa occasione un’opportunità per legare con la sua nuova figliastra e così si offre volontario per accompagnare il gruppo attraverso i canali veneziani, i famosi ponti di Firenze e i luoghi più iconici di Roma. Inaspettatamente, scoprirà che lui e Sophie sono diventati pedine inconsapevoli di un complotto terroristico che potrebbe porre fine al mondo così come lo conosciamo. Nel cast, a Ken Jeong e Kristen Schaal, che ritornano nei rispettivi ruoli, si aggiungono Anna Faris, Craig Robinson e Flula Borg, in questa nuova action comedy internazionale del regista Pete Segal (Agente Smart – Casino totale, 50 volte il primo bacio).

  • Regia di Pete Segal
  • Soggetto e sceneggiatura di Erich Hoeber, Jon Hoeber e Pete Segal
  • Prodotto da Chris Bender, Pete Segal, Jake Weiner, Robert Simonds, Gigi Pritzker, Dave Bautista, Jonathan Meisner
  • Cast Dave Bautista, Chloe Coleman, Kristen Schaal, Flula Borg, Craig Robinson, Billy Barratt, Taeho K, con Anna Faris e Ken Jeong
  • Durata 111 minuti
  • Rated PG-13
Prime Video_My Spy_La Citta Eterna_Chloe Coleman and Dave Bautista_Photo GRAHAM BARTHOLOMEW © AMAZON CONTENT SERVICES LLC

My Soul to Take – Il cacciatore di anime: la spiegazione del finale

Il regista Wes Craven è unanimemente considerato uno dei maestri del genere horror, con film come L’ultima casa a sinistra, Le colline hanno gli occhi, Nightmare – Dal profondo della notte e la saga di Scream affermatisi come titoli ancora oggi imprescindibili. Proprio prima di dirigere Scream 4, il suo ultimo film, Craven aveva dato vita sul grande schermo ad un nuovo slasher di particolare fascino. Si tratta di My Soul to Take – Il cacciatore di anime, il quale è anche il primo film che Craven scrive e produce dai tempi dell’ultimo capitolo di Nightmare.

All’interno di questo il regista ripropone una situazione classica dello slasher movie, con un mostro assassino di rara forza e un gruppo di adolescenti costretti a doversi confrontare con lui. Naturalmente il regista dà vita ad una serie di risvolti e colpi di scena che rendono questo un film diverso dai suoi simili, dotandolo anche di un’atmosfera quasi fiabesca che dona alla storia un atmosfera nuova. Il titolo, infatti, è tratto dalla conclusione di Now I Lay Me Down to Sleep, una preghiera della buonanotte originaria del XVIII secolo che recita: Se dovessi morire prima di svegliarmi, prego il Signore di prendere la mia anima.

Per tuttti gli amanti del genere e del cinema di Craven, si tratta dunque di un’opera da non perdere, uno degli ultimi regali del maestro dell’orrore ai suoi fan. Pur al netto dei suoi difetti, è infatti un titolo capace di regalare genuini brividi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

My Soul to Take - Il cacciatore di anime cast
Denzel Whitaker, Max Thieriot e John Magaro in My Soul to Take – Il cacciatore di anime

La trama di My Soul to Take – Il cacciatore di anime

Le vicende del film si svolgono nella cittadina di Riverton, terrorizzata da un assassino psicopatico. Dopo la presunta morte del serial killer, però, il clima di tensione non sembra svanire. Nel paese inizia infatti a circolare una leggenda, secondo la quale il pazzo omicida avrebbe giurato che sarebbe tornato per uccidere i sette bambini nati a Riverton la notte della sua scomparsa. Da quel momento, ogni anno, viene compiuto uno speciale rito che punta ad allontanare il ritorno del mostro. Il gruppo di sette bambini, ora divenuti adolescenti, si accinge dunque a compiere tale sortilegio, ma qualcosa sembra non andare come previsto.

Non passa molto tempo, infatti, che a Riverton cominciano a sparire misteriosamente alcune persone. Bug, uno dei sette ragazzi nati la notte della morte dell’assassino, inizia a soffrire a causa di spaventosi incubi, in cui sogna atroci uccisioni che sembrano quasi reali. Egli si convince dunque del ritorno del mostro e sa di dover fare qualcosa per salvare se stesso e gli altri sei ragazzi da un destino malvagio. Un atroce dubbio inizia però ad insinuarsi nel gruppo: l’assassino di Riverton è sopravvissuto a quella tragica notte di sedici anni prima o si è reincarnato in uno dei sette giovani?

Il cast del film

Per dar vita al gruppo dei sette ragazzi protagonisti, Craven si affidò ad attori con esperienze pregresse ma non particolarmente noti. Nel ruolo di Bug, il principale protagonista, vi è ad esempio l’attore Max Thieriot, visto anche in Jumper – Senza confini e nella serie Bates Motel. Originariamente era stato scelto l’attore Henry Hopper, figlio del celebre Dennis, ma dovette rinunciare dopo aver contratto una malattia. Accanto a Thieriot si ritrovano poi John Magaro nel ruolo di Alex Dunkelman e Emily Meade in quelli di Leah “Fang” Hellerman. Denzel Whitaker, noto per Training Day, Warrior e Black Panther, è invece Jerome King.

Nel ruolo di Brandon O’Neil vi è invece Nick Lashaway, promettente attore poi tragicamente deceduto in seguito ad un incidente d’auto nel 2016. Paulina Olszynski e Zena Grey interpretano invece Brittany Cunningham e Penelope Bryte. Nel cast sono poi presenti attori più noti come Frank Grillo, noto in particolare per il personaggio di Leo Barnes nella saga di La notte del giudizio, qui nel ruolo del detective Paterson. L’attrice Danai Gurira, celebre in particolare per essere Michonne nella serie a tema zombi The Walking Dead, è invece Jeanne-Baptiste. L’attore Raul Esparza, visto in serie come Law & Order – Unità vittime speciali e Hannibal, è invece l’assassino Abel Plenkov.

Max Thieriot e Emily Meade in My Soul to Take - Il cacciatore di anime
Max Thieriot e Emily Meade in My Soul to Take – Il cacciatore di anime. Photo Credit: Rogue Pictures – © 2010 Rogue Pictures. All Rights Reserved.

La spiegazione del finale del film

Nel corso del film, Fang rivela di essere la sorella di Bug e che entrambi sono i figli di Abel Plenkov, l’uomo affetto da disturbo dissociativo dell’identità che si era scoperto essere l’assassino noto come Lo Squartatore. Riguardo quest’ultimo, Alex si convince della sua reincarnazione in uno dei sette ragazzi di Riverton. Le cose precipitano quando, mentre fa visita a Bug, si imbattono proprio nell’assassino. Bug sta per essere ucciso ma lo Squartatore sente un rumore al piano superiore. Bug torna a quel punto nella sua stanza e scopre Jerome, ferito a morte, nel suo armadio.

Dopo la morte di Jerome, Alex riappare e suggerisce che Bug ha ereditato il Disturbo Dissociativo dell’Identità dal padre e che ha inconsapevolmente ucciso tutti. Bug rifiuta però questa idea. Sono proprio le anime dei sette morti, che sono ora parte di lui, ad aiutarlo a dedurre che Alex è, in realtà, quello con l’anima dello Squartatore. Alex ammette dunque la colpa e confessa la sua vendetta. Propone di uccidere Zanna e di incolpare Jerome degli omicidi per apparire loro due come eroi. Bug però si rifiuta, pugnalando Alex allo stomaco. Liberato dall’anima dello Squartatore, Alex muore come se stesso in un toccante momento tra migliori amici.

Sebbene Bug si aspetti di essere arrestato, Fang racconta tutto alla polizia, scagionando il suo nome. La città lo proclama eroe. Nonostante non si senta tale, racconta che “fingerà di essere buono” per onorare la memoria di Alex. Parlando del finale e dei temi del film, Craven ha poi affermato: “Penso che molte cose in questo campo – anime, paradiso, inferno, Dio – siano tentativi da parte degli esseri umani di attribuire parole a cose che sentiamo che ci sono – in qualche modo, forma o modo. Per me, un’anima potrebbe essere il DNA o i ricordi di una famiglia, per esempio. Ma tutti percepiamo che quando qualcuno muore, il corpo improvvisamente non è più quella persona“.

Quindi, qualunque cosa sia e dovunque vada, se va da qualche parte, per me è un concetto interessante da mettere al servizio della storia di un personaggio il cui padre influisce sul personaggio stesso a causa di chi era il padre. Questa sorta di “soulness”, credo che tutti noi abbiamo la sensazione istintiva che ci sia qualcosa del genere, che accade negli esseri umani. Ha a che fare con la consapevolezza di sé e con tutte quelle cose misteriose che abbiamo e che nessun altro animale ha”.

Max Thieriot e John Magaro in My Soul to Take - Il cacciatore di anime
Max Thieriot e John Magaro in My Soul to Take – Il cacciatore di anime. Photo Credit: Rogue Pictures – © 2010 Rogue Pictures. All Rights Reserved.

Ci sarà un sequel di My Soul to Take – Il cacciatore di anime?

Al momento dell’uscita, Wes Craven si è così espresso parlando con ScreenRant di un possibile sequel: “Onestamente, non ho mai pensato che avrebbe avuto un seguito. In effetti, ho ucciso la maggior parte dei personaggi. Si tratta di tenere questo pensiero fuori dalla mente e di cercare di non progettare le cose intorno a quell’idea, perché credo che questo possa davvero bloccare le cose. Si trattava piuttosto di mettere a punto la storia giusta, ed era già abbastanza difficile pensare a storie con sette personaggi e due archi temporali. Ho pensato soprattutto a questo: come si svolge questo dramma e come lo si risolve?”. La scomparsa di Craven nel 2015 ha poi posto una pietrà su ogni possibile sequel.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente My Soul to Take – Il cacciatore di anime non è presente su nessuna delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è però presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7 febbraio alle ore 21:15 sul canale Italia 2, e di conseguenza anche sulla piattaforma Mediaset Play. Si potrà dunque vederlo in questa occasione, nella speranza che torni in seguito ad essere disponibile anche in streaming.

My Son, recensione del film con James McAvoy

My Son, recensione del film con James McAvoy

Dopo aver realizzato quattro anni fa Mon garçon con protagonisti Guillaume Canet e Mélanie Laurent, il regista francese Christian Carion ha ripetuto la stessa, stuzzicante formula in questa versione aggiornata in lingua inglese: al protagonista maschile James McAvoy è stata consegnata soltanto l’idea alla base di My Son, ovvero quella di un uomo che viene avvisato dalla moglie della misteriosa scomparsa del figlio quando il bambino si trovava in campeggio. Senza l’apporto di alcuna sceneggiatura l’attore ha quindi dovuto sviluppare l’arco narrativo e le reazioni emotive del proprio personaggio basandosi soltanto sull’improvvisazione e l’apporto sul set dei colleghi, a cui erano stati invece forniti i dialoghi da recitare perché la storia progredisse nella direzione voluta. 

My son, la trama del film

Partendo da tale premessa era impossibile o quasi pensare che questo thriller non si basasse principalmente sulla prova di attore di James McAvoy. Di fronte alla sfida professionale l’interprete fin dalla prima scena abbraccia il personaggio conferendogli la giusta dose di forza emotiva: trattenuto quando ancora non ha ben chiaro sia successo al suo bambino, il personaggio di Edmond Murray viene scandito all’inizio con la necessaria lucidità di un uomo abituato a prendere decisioni sotto pressione. Più di una trama di genere che deve essere necessariamente sviluppata con semplicità, il film trova la sua forza primaria proprio nella rappresentazione psicologica dell’uomo, i cui conflitti interiori insieme ai rimorsi vengono progressivamente in superficie creando una backstory che ben si interseca con il crescendo drammatico. Le azioni che Murray compie per tentare di ritrovare suo figlio sono dettate in larga parte anche dal rimpianto fino a quel momento sopito per essere stato un padre troppo distante, allontanato da un lavoro di grande responsabilità e potenzialmente pericoloso per lui e le persone che gli erano vicine.

McAvoy lavora sulla vita interiore di Murray lasciandola eruttare in superficie senza andare mai sopra le righe, anche nelle scene più drammatiche. Accanto a lui co-protagonista molto efficace troviamo una Claire Foy come sempre credibile e raffinata nell’esplicitare le sfumature della ex-moglie Joan. Christian Carion sviluppa con accuratezza la prima parte del film, la quale intende seminare idee e indizi su chi possa aver rapito il giovane Ethan. Anche il lavoro sulla messa in scena dell’ambientazione principale risulta efficace: la brumosa e malinconica campagna britannica si dimostra una cornice precisa e capace di esprimere con potenza visiva il senso di desolazione che avvolge la vicenda. 

Un film recitato senza copione

Paradossalmente proprio alcuni dei punti di forza di My Son possono però essere visti anche come i suoi limiti intrinseci: se l’idea di un attore che recita senza copione è intrigante, allo stesso modo ci si chiede spesso durante lo svolgimento della storia se il film avrebbe lo stesso spessore drammatico per uno spettatore ignaro dell’esperimento. La risposta è incerta, il che non è propriamente un buon segno. Volendo quindi analizzare l’aspetto strettamente narrativo, My Son si sviluppa con una linearità che certamente non apporta nulla di nuovo la genere. Le evidenti pause nello sviluppo della trama per consentire a McAvoy di costruire il personaggio e orientarsi nella vicenda non contribuiscono al ritmo interno del lungometraggio, il quale in almeno un paio di momenti si insabbia perdendo di forza emotiva. Il film procede in questo modo a strattoni, fino ad arrivare a un finale prevedibile nell’epilogo ma interessante nell’assunto che chiude la storia: nessuno è la di sopra della legge, qualunque sia il motivo che spinge a determinate azioni. 

Sorretto con sicurezza da un James McAvoy a tratti vibrante, My Son ha tra i suoi punti a favore anche il fascino enigmatico dell’ambientazione e un paio di momenti di forte presa emotiva. Con una trama maggiormente articolata ne sarebbe potuto venir fuori un film di genere memorabile, mentre alla fine l’esperimento di far recitare il protagonista senza un copione limita le possibilità narrative dell’operazione stessa. Ed è un peccato, viste le potenzialità soprattutto drammatiche di setting e cast.

My Policeman: trailer del film con Harry Styles

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My Policeman: trailer del film con Harry Styles

Prime Video ha diffuso il trailer di My Policeman il film diretto da Michael Grandage e basato sul romanzo di Bethan Roberts. Protagonisti del film sono Harry Styles, Emma Corrin, Gina McKee, Linus Roache, David Dawson e Rupert Everett.  Scritto da Ron Nyswaner. Prodotto da Greg Berlanti, Sarah Schechter, Robbie Rogers, Cora Palfrey, Philip Herd. Executive Producer:  Michael Grandage, Michael Riley McGrath, Caroline Levy.

La trama del film

La bellissima storia di un amore proibito e del cambiamento delle convenzioni sociali, My Policeman segue tre ragazzi – il poliziotto Tom (Harry Styles), l’insegnante Marion (Emma Corrin) e il curatore di un museo Patrick (David Dawson) – durante un viaggio emozionante nella Gran Bretagna degli anni ’50. Negli anni ’90, Tom (Linus Roache), Marion (Gina McKee) e Patrick (Rupert Everett) sono ancora in preda al desiderio e al rimpianto, ma ora hanno un’ultima possibilità di riparare i danni del passato. Basato sul romanzo di Bethan Roberts, il regista Michael Grandage realizza un ritratto visivamente commovente di tre persone coinvolte nelle mutevoli maree della storia, della libertà e del perdono.

My Policeman: teaser del film Prime Video con Harry Styles

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My Policeman: teaser del film Prime Video con Harry Styles

Prime Video ha diffuso il trailer di My Policeman, l’annunciato film basato sul romanzo di Bethan Roberts, diretto da Michael Grandage e scritto da Ron Nyswaner. Prodotto da Greg Berlanti, Sarah Schechter, Robbie Rogers, Cora Palfrey, Philip Herd. Produttori esecutivi sono Michael Grandage, Michael Riley McGrath, Caroline Levy. Nel cast protagonisti sono Harry Styles, Emma Corrin, Gina McKee, Linus Roache, David Dawson e Rupert Everett.

La trama di My Policeman

La bellissima storia di un amore proibito e del cambiamento delle convenzioni sociali, My Policeman segue tre ragazzi – il poliziotto Tom (Harry Styles), l’insegnante Marion (Emma Corrin) e il curatore di un museo Patrick (David Dawson) – durante un viaggio emozionante nella Gran Bretagna degli anni ’50. Negli anni ’90, Tom (Linus Roache), Marion (Gina McKee) e Patrick (Rupert Everett) sono ancora in preda al desiderio e al rimpianto, ma ora hanno un’ultima possibilità di riparare i danni del passato. Basato sul romanzo di Bethan Roberts, il regista Michael Grandage realizza un ritratto visivamente commovente di tre persone coinvolte nelle mutevoli maree della storia, della libertà e del perdono.

My Policeman: il trailer del film con Harry Styles

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My Policeman: il trailer del film con Harry Styles

Ecco il trailer italiano di My Policeman, diretto da Michael Grandage, scritto da Ron Nyswaner e basato sul romanzo di Bethan Roberts. Il film, prodotto da Greg Berlanti, Sarah Schechter, Robbie Rogers, Cora Palfrey e Philip Herd vede in veste di Executive Producer  Michael Grandage, Michael Riley McGrath, Caroline Levy, mentre nel cast ci sono Harry Styles, Emma Corrin, Gina McKee, Linus Roache, David Dawson e Rupert Everett.

My Policeman, la trama

La bellissima storia di un amore proibito e del cambiamento delle convenzioni sociali, My Policeman segue tre ragazzi – il poliziotto Tom (Harry Styles), l’insegnante Marion (Emma Corrin) e il curatore di un museo Patrick (David Dawson) – durante un viaggio emozionante nella Gran Bretagna degli anni ’50. Negli anni ’90, Tom (Linus Roache), Marion (Gina McKee) e Patrick (Rupert Everett) sono ancora in preda al desiderio e al rimpianto, ma ora hanno un’ultima possibilità di riparare i danni del passato. Basato sul romanzo di Bethan Roberts, il regista Michael Grandage realizza un ritratto visivamente commovente di tre persone coinvolte nelle mutevoli maree della storia, della libertà e del perdono.

My Policeman arriverà su Prime Video il 4 novembre.

My old lady: recensione del film con Maggie Smith

My old lady: recensione del film con Maggie Smith

My old lady è l’adattamento di una fortunata pièce, già diretta dal regista e sceneggiatore Israel Horovitz – alle spalle una lunga e brillante carriera di drammaturgo – che ha voluto farne anche la sua prima regia cinematografica.

In My old lady Mathias Gold (Kevin Kline) è un newyorkese spiantato che eredita dal padre un lussuoso appartamento a Parigi. Parte così per la capitale francese con gli ultimi soldi, determinato a venderlo e ricavarne quanto basta per rifarsi una vita chissà dove. Al suo arrivo, scopre però che si tratta di una nuda proprietà: di aver “ereditato” cioè assieme all’appartamento, anche l’anziana signora che lo abita, Mathilde Girard (Maggie Smith). Mathias potrà vendere la casa solo alla morte della donna, che intanto vive lì assieme alla figlia Chloé (Kristin Scott Thomas) e ha diritto a un cospicuo assegno mensile. Mentre cerca, nonostante tutto, di organizzarne la vendita, Mathias conosce le due donne e scopre con sorpresa di avere in comune con loro ben più di quell’appartamento.

In una sempre affascinante Parigi, ecco un godibile lavoro che parla d’amore, tradimento, responsabilità familiari, vecchiaia. Ma soprattutto, del rapporto genitori-figli, delle conseguenze subite da questi ultimi a causa delle scelte dei primi, di come il sacrificio, il prevalere del senso di responsabilità di padri e madri, che li allontana da ciò che realmente desiderano e li rende infelici, non possa non ripercuotersi sui figli, causando difficoltà nel rapporto con loro. Si cercano le radici di queste difficoltà e mancanze, che hanno minato alle fondamenta le esistenze di Chloé e Mathias, ormai sessantenni, e dell’insicurezza che ne consegue. Ma Horovitz insiste sulla capacità di ciascuno di emanciparsi e sulla necessità di non usare i vuoti affettivi come alibi per la propria rassegnazione.

My old lady

My old lady: dal teatro al cinema

Si tratta però, al tempo stesso, di una commedia brillante, ben costruita, caratterizzata da un raffinato senso dello humour, con echi di Wilde e Beckett, da dialoghi acuti, e sorretta da tre interpreti di prima grandezza: i premi Oscar Maggie Smith (perfetta nel ruolo della scrupolosa e previdente vecchina inglese) e Kevin Kline (nei panni di chi non riesce a liberarsi di un doloroso passato, newyorkese sconfitto, cui si offre una seconda possibilità), e la candidata all’Oscar Kristin Scott Thomas (figlia premurosa, ma donna infelice e frustrata). Il dolce, l’amaro e il comico si fondono abilmente. Una certa prevedibilità sconta però l’intreccio sentimentale che coinvolge Mathias e Chloé.

L’ambientazione parigina è curata e suggestiva, senza essere patinata. La presenza di Dominique Pinon, attore legato ai lavori di Jean-Pierre Jeunet, riporta poi lo spettatore al più estroso Il favoloso mondo di Amélie, complice anche un breve tema musicale vicino alle sonorità di Yann Tiersen.

My Old Ass: recensione del film con Maisy Stella e Aubrey Plaza

My Old Ass: recensione del film con Maisy Stella e Aubrey Plaza

Cosa chiederesti al tuo te del futuro? E se invece potessi parlare con il te del passato, che consigli gli daresti? Nel primo caso, probabilmente, vorresti sapere come sta andando la tua vita, cosa si è concretizzato e cosa no, se sei diventato ricco, se hai una bella famiglia o se hai viaggiato tanto quanto ti eri ripromesso. Nel secondo, invece, potresti voler dare alcuni consigli, offrire una prospettiva diversa sulla vita data l’esperienza in più, come ad esempio godersi di più il tempo con le persone care. È esattamente ciò che avviene in My Old Ass, il nuovo film della regista Megan Park (meglio nota come attrice ma fattasi notare nel 2021 con la sua prima regia, La vita dopo – The Fallout).

Da lei anche scritto (e prodotto da Margot Robbie), il film ci pone dinanzi ad entrambe queste possibilità, configurandosi come un coming of age tanto semplice e delciato quanto capace di parlare dritto al cuore. My Old Ass non è infatti interessato a fornire particolari dettagli su come le due Elliott riescano a comunicare, né ambisce ad altri possibili risvolti fantasy. Piuttosto, si muove a partire da questo incontro per poi spostarsi subito oltre, verso un racconto “piccolo” ma nel quale si racchiudono tutta una serie di emozioni, stati d’animo e atmosfere che ci portano a ricordare quelle lezioni imparate troppo tardi o quei momenti del passato che avremmo voluto stringere di più a noi, se solo ne avessimo avuto una consapevolezza diversa.

La trama di My Old Ass

Il “vecchio culo” del titolo è quello della trentanovenne Elliott (Aubrey Plaza), che appare davanti ad un’incredula Elliott diciottenne (Maisy Stella) mentre è in preda alle allucinazioni causate da alcuni funghi ingeriti insieme alle sue due migliori amiche. La giovane Elliott è infatti in procinto di partire per Toronto, lasciandosi alle spalle la famiglia per intraprendere una vita nuova e diversa da quella fino a quel momento conosciuta. La serata di svago organizzata con le sue amiche prende però una piega inaspettata quando appunto incontra la sé stessa del futuro. Ciò che questa le dirà la spingerà a riconsiderare il tempo che trascorre con i suoi cari, ma la metterà anche in guardia da un misteriso Chad (Percy Hynes White).

Kerrice Brooks, Maddie Ziegler e Maisy Stella in My Old Ass
Kerrice Brooks, Maddie Ziegler e Maisy Stella in My Old Ass. Courtesy of Prime – © Amazon Content Services LLC

Come scorre veloce il tempo

Chi ricorda l’ultima volta che si è usciti a giocare con i propri amici? Viene chiesto anche nel film. Nessuno pare ricordarlo e nell’accorgersene il cuore sembra stringersi un po’ dalla malinconia. È questo il sentimento che My Old Ass evoca mentre il suo racconto progredisce, con la sua protagonista sull’orlo di un grande cambiamento di vita. Un cambiamento che, come spesso accade, oscura tutto ciò che di contorno ad esso c’è, portandoci a perdere di vista quei piccoli dettagli in cui invece andrebbe riposto il nostro cuore. Perché lì dove c’è una figlia che si affaccia alla vita adulta, ci sono anche una madre e un padre che la guardano dirigersi nel mondo e allontanarsi da loro.

Ed è dunque il tempo il principale antagonista del film, più volte menzionato, maledetto e pregatodi fermarsi o anche solo rallentare un po’. Di quanto sia crudele Elliott ne è consapevole da subito, senza che occorra nessuna sé del futuro a dirglielo, anche se la cosa le verrà ribadita ugualmente. Ma per quanto lo si supplichi il tempo continua ad ignorarci e procede dritto nella sua corsa. Ciò che si può fare, dunque, è cercare di vivere al meglio possibile ogni attimo che si ha a disposizione. Motivo per cui se prima Elliott tiene un conto alla rovescia dei giorni che la separano dalla partenza, ben presto inizierà a vivere quella scadenza con tutt’altro stato d’animo.

In particolare, su consiglio della sé del futuro, inizia a spendere del tempo con la propria famiglia, riscoprendo la gioia di quei legami che troppo spesso si riscoprono e rimpiangono quando ormai hanno “cessato” di esistere. My Old Ass si compone così dei timidi avvicinamenti di Elliott ai fratelli, al padre e in particolar modo a quella madre definita “seccante”, ma grazie alla quale si avrà quella che è senza dubbio la scena più emotivamente forte del film, nella quale si ritrova uno dei frammenti del cuore di questo racconto. Una scena che contribuisce a far emergere tutta la prorompente vitalità del film, sprigionando emozioni che investono lo spettatore rimasto nel mentre senza alcuna difesa.

Maria Dizzia e Maisy Stella in My Old Ass
Maria Dizzia e Maisy Stella in My Old Ass. Foto di Marni Grossman/Marni Grossman/Prime

Maisy Stella è un autentico dono

È dunque l’assoluto presente il campo di indagine del film, che non a caso del futuro da cui proviene l’adulta Elliott non ci dice o mostra nulla (tranne alcune allarmanti sirene e l’invito a ripararsi nel seminterrato che sentiamo durante una telefonata tra le due, nulla di buono dunque). Elliott ha l’incredibile opportunità di dare più valore al suo presente, di imparare a cogliere quell’attimo fuggente che può rendere straordinaria la sua vita. La regista, dunque, si lascia alle spalle i toni cupi e drammatici del suo precedente film per dar vita ad un’opera seconda che è tra le cose più belle successe al genere coming of age negli ultimi anni.

Un’opera semplicissima la sua, con pochi essenziali personaggi, una manciata di ambienti e nessun distraente virtuosismo, dove si lascia che siano i personaggi a portare avanti il racconto con le loro parole, le loro speranze e le inevitabili paure. Ecco perché, al termine della visione, sanno rimanere nel cuore e nella mente dello spettatore. Personaggi con i quali si sviluppa subito un’amicizia per la spontaneità con cui sono raccontati, con grande attenzione a quelle “imperfezioni” che li rendono umani. Il merito, però, sta anche nella bravura degli interpreti, dal primo all’ultimo.

Se Aubrey Plaza prosegue nel suo anno d’oro dopo Megalopolis e Agatha All Along, la vera scoperta è Maisy Stella, cantante e attrice divenuta celebre per la serie Nashville e qui al suo primo ruolo da protagonista di un film. La sua generosità nei confronti del suo personaggio è commovente, per la grazia con cui affronta i momenti più leggeri e quelli più drammatici del racconto, giungendo sempre al cuore dello spettatore con questo suo ritratto di una ragazza in cui è facilissimo potersi riconoscere. Non per nulla, è stata candidata come Miglior esordiente ai Gotham Awards 2024.

Percy Hynes White e Maisy Stella in My Old Ass
Percy Hynes White e Maisy Stella in My Old Ass. Courtesy of Prime – © Amazon Content Services LLC

La meraviglia di essere giovani e stupidi

Si è parlato di “momenti drammatici”, perché ce ne sono e arrivano in modo così naturale e imprevisto da far rimanere spiazzati. Ma questa è la vita e il segreto per affrontarla anche nei suoi lati peggiori è quella magica combinazione di giovinezza e stupidità, che Elliott rivendica fino all’ultimo. E allora via alla frenesia, tra lo spensierato cazzeggio, una vivace colonna sonora e il susseguirsi di una serie di splendidi ambienti che si fanno specchio della libertà della protagonista. Libertà che, sappiamo, potrebbe perdersi nel momento in cui si trasferirà in città. Una frenesia che si ritrova ovviamente anche nell’amore che lentamente nasce tra Elliott e Chad e che ben rievoca la meraviglia degli amori giovanili.

Perché l’altra grande linea narrativa del film è quella che lega Elliott a Chad, che ha dunque a che fare con l’amore e ciò che questo sentimento può farci scoprire di noi. My Old Ass è, in via definitiva, un viaggio di scoperta, durante il quale si può anche incappare nel dolore, che Elliott capirà però di non voler evitare. Perché se è vero che un giorno questo dolore ti sarà utile (come recita il titolo di un bel romanzo di formazione), allora proteggersene non sarà di alcun aiuto, come si comprende in un finale rapido ma di grande impatto. Meglio aprirsi alla vita, e nel dirci ciò My Old Ass è un puro dono, una carezza allo spettatore e un grintoso, divertente e commovente invito a dare più valore al proprio tempo.

My Name is Loh Kiwan: recensione del k-movie Netflix

My Name is Loh Kiwan: recensione del k-movie Netflix

In My Name is Loh Kiwan, dopo la dolorosa perdita della madre, Kiwan, un disertore nordcoreano ricercato, prende la decisione di lasciare la Cina per onorare l’ultimo desiderio della madre: avere un nuovo inizio e trovare un luogo dove possa finalmente rivendicare il proprio nome, vivendo con libertà e dignità. Utilizzando gli ultimi risparmi della madre, Kiwan parte per il Belgio con l’intenzione di chiedere asilo e ottenere quindi lo status di rifugiato. Tuttavia, la burocrazia si rivela un ostacolo insormontabile e presto si ritrova bloccato in un limbo che lo rende un fantasma agli occhi dello stato belga.

Così, senza un tetto né mezzi di sostentamento, vaga per le strade in attesa di una nuova opportunità finché un giorno, il destino di Kiwan prende una svolta inattesa quando si imbatte in Marie, una giovane donna di origini sudcoreane. Un tempo un’orgogliosa atleta della squadra nazionale di tiro belga, ora Marie combatte non solo contro i suoi demoni interiori e i traumi familiari, ma anche le sue dipendenze e alcuni problemi legali. Da un incontro apparentemente sfortunato, i due giovani cominciano a stabilire un legame sempre più profondo e intimo, trovando conforto l’un l’altra e, con il passare del tempo, riacquistando il desiderio e la speranza di una seconda possibilità nella vita.

È questa la commovente e romantica storia raccontata in My name is Loh Kiwan (titolo originale 로기완), il k-movie scritto e diretto da Kim Hee-jin, tratto dal romanzo di Cho Hae-jin (I Met Loh Kiwan) e disponibile dal 1° marzo su Netflix.

My Name is Loh Kiwan Netflix
Choi Sung-eun è Marie in My Name is Loh Kiwan Cr. Jung Jae-gu/Netflix © 2024

Il coraggioso Kiwan e la ribelle Marie

Dopo aver conquistato il pubblico di Netflix nel ruolo dell’antieroe mafioso Vincenzo Cassano, l’attore Song Joong-ki veste ora i panni del coraggioso e resiliente Kiwan, dimostrando tutto il talento e il carisma che lo contraddistinguono. La sua interpretazione – tanto sincera, autentica ed emozionante da trasmettere dolore e speranza anche con il più semplice sguardo o espressione – convince e ammalia lo spettatore, che non può fare a meno di empatizzare e tifare per la sua felicità. Kiwan, così nobile, altruista e innocente, non incarna semplicemente la lotta e la sofferenza di un disertore, ma anche quella di tutti coloro che fuggono dalla propria terra natale cercando di conquistare un futuro migliore. Portando Kiwan sul piccolo schermo, il regista si propone di sollevare una questione cruciale: l’Europa che “accoglie e apre le porte a chi è in difficoltà”, tanto celebrata e fiera, nasconde in realtà intricati labirinti burocratici che spesso abbandonano senza pietà coloro che cercano disperatamente di sopravvivere.

In contrasto al personaggio di Kiwan c’è poi quello della misteriosa Marie, interpretata dall’attrice e cantante Choi Sung-eun (conosciuta per il fantastico k-drama The Sound of Magic), personaggio che non è possibile definire altrettanto positivo. Marie, infatti, appare al pubblico come l’antagonista di sé stessa: una giovane donna che, incapace di elaborare il dolore della perdita della madre malata, sceglie di annullarsi e autodistruggersi percorrendo la via dell’illegalità e della droga. Marie si discosta nettamente dai tradizionali personaggi femminili dei drammi coreani: con uno stile caratterizzato da smokey eyes, abiti scuri e un finto atteggiamento superficiale e indifferente, il personaggio di Sung-eun mostra una complessità e problematicità che, purtroppo, non riesce a essere esplorata a sufficienza in sole due ore di visione. In altre parole, la caratterizzazione unidimensionale e vittimista di Marie delude in parte lo spettatore, risultando così meno apprezzata di quanto dovrebbe e meriterebbe.

L’amore come ancora di salvataggio

Se nella prima parte del film il regista Kim Hee-jin getta le fondamenta per una storia di immigrazione e povertà, straziante e riflessiva, arricchita da pathos e critica sociale, dall’incontro tra Kiwan e Marie la trama assume una direzione diversa. Qui, viene introdotta la controversa e tenera storia d’amore dei due giovani, dove le vite di Kiwan e Marie vengono mostrate come due binari malandati destinati a convergere e allontanarsi continuamente per permettere loro di proseguire il “viaggio” e cercare salvezza. Tuttavia, nonostante la dolcezza, la purezza e la toccante natura della loro storia d’amore, questa risulta essere troppo brusca e precipitosa, interrompendo improvvisamente l’atmosfera realistica creata nell’introduzione e aprendo la strada a una visione più simile a quella di una fiction melodrammatica. Inoltre, l’introduzione di Marie influisce anche sull’arco narrativo, trasformando la narrazione da una visione realistica e intensa a una completamente emotiva e romanticizzata.

My Name is Loh Kiwan Choi Sung-eun Song Joong-ki
In foto (da sinistra a destra) Choi Sung-eun (Marie) e Song Joong-ki (Loh Kiwan) – Cr. Netflix © 2024.

“Porta il tuo nome con orgoglio”

Nonostante le critiche e i limiti precedentemente menzionati, My Name is Loh Kiwan si afferma come un melodramma coinvolgente e straziante che va oltre la semplice narrazione di un amore capace di dare la forza di “salvarsi”. Il film di Kim Hee-jin, infatti, pone luce sull’importanza e il privilegio di poter vivere senza paura, portando con onore il proprio nome (come fa promettere la dolce madre di Kiwan), simbolo inestimabile della propria identità, delle origini e della storia familiare.

Infine, oltre a esplorare le sfide personali, familiari e sociali affrontate dai personaggi, la storia di Kiwan e Marie si sviluppa come un turbolento viaggio emotivo che celebra la forza dell’individualità e il grande coraggio di voler ricominciare.

My name is Alfred Hitchcock e Hunt al Noir in Festival

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My name is Alfred Hitchcock e Hunt al Noir in Festival

La penultima giornata del noir in festival nel segno del maestro del brivido per eccellenza: Alfred Hitchcock. Nell’anno del centenario del primo film di Hitchcock il Noir vuole rendere omaggio ad uno dei più grandi maestri del cinema con l’anteprima europea del nuovo documentario di Mark Cousins (Marcia su Roma, The Story of Film: An Odyssey) a lui dedicato e prossimamente in sala per Arthouse. Con My name is Alfred Hitchcock Mark Cousins fa rivivere allo spettatore l’immensa carriera del regista di capolavori tra cui Psycho, attraverso l’uso della sua stessa voce (ore 19.00, Cineteca Milano Arlecchino).

Il programma si chiude con la consegna del Premio Caligari al miglior noir italiano dell’anno, seguita dall’anteprima di Hunt, spy story diretta da Lee Jung-jae, protagonista della serie Squid game (ore 21.00, Cineteca Milano Arlecchino).

My Little Pony: la celebre cantante Sia nel cast vocale

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My Little Pony: la celebre cantante Sia nel cast vocale

La celebre cantautrice e compositrice australiana Sia presterà la sua voce al film su My Little Pony, adattamento cinematografico del cartone animato sui variopinti pony targato Lionsgate e Hasbro.

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Dai primi dettagli della trama del film sappiamo che una forza oscura minaccerà Ponyville, costringendo Twilight Sparkle, Applejack, Rainbow Dash, Pinkie Pie, Fluttershy e Rarity ad imbarcarsi in un incredibile viaggio al di là di Equestria in cui incontreranno nuovi amici e sfide emozionanti, per usare la magia dell’amicizia e salvare la propria casa. Anche Emily Blunt (Il Diavolo veste Prada, Into the Woods) figura nel cast vocale. Alla pellicola parteciperanno anche le doppiatrici storiche dei personaggi: Tara Strong, Cathy Weseluck, Andrea Libman, Tabitha St. Germain e Ashleigh Ball.

Lionsgate e Hasbro hanno ufficializzato la collaborazione per la realizzazione di un lungometraggio di animazione sul franchise My Little Pony Friendship Is Magic. Meghan McCarthy, scrittrice della magica serie animata, è stata incaricata di realizzare la sceneggiatura del film che sarà prodotto dalla Allspark Pictures della Hasbro.

Il film, distribuito poi da Lionsgate, sarà il primo film d’animazione della Hasbro e avrà tra le voci originali, Kristin Chenoweth, vincitrice di Tony e Emmy Awards.

L’uscita è fissata al 3 novembre 2017.

Fonte: CS

My Little Pony: in lavorazione il lungometraggio

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My Little Pony: in lavorazione il lungometraggio

My Little PonyLionsgate a Hasbro hanno ufficializzato la collaborazione per la realizzazione diun lungometraggio di animazione sul franchise My Little Pony Friendship is magic. Meghan McCarthy, scrittrice della magica serie animata, è stata incaricata di realizzare la sceneggiatura del film che sarà prodotto dalla Allspark Pictures della Hasbro.

Il film, distribuito poi da Lionsgate, sarà il primo film d’animazione della Hasbro e avrà tra le voci originali, Kristin Chenoweth, vincitrice di Tony e Emmy Awards.

Fonte: CS

My Little Pony: il primo trailer del film d’animazione

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My Little Pony: il primo trailer del film d’animazione

La Lionsgate ha diffuso sul suo canale Youtube il primo full trailer di My Little Pony: the Movie, il film d’animazione basato sull’omonima celebre serie di Discovery Family. Il film arriverà nelle sale Americane il prossimo 8 ottobre.

Ecco la sinossi del film: Una nuova forza oscura minaccia Ponyville, e così i Mane 6 – Twilight Sparkle, Applejack, Rainbow Dash, Pinkie Pie, Fluttershy e Rarity – intraprendono un viaggio indimenticabile oltre Equestria, dove incontrano nuovi amici e sfide entusiasmanti alla ricerca della magia dell’amicizia per salvare la loro casa.

 Nel cast vocale del film ci sono la cantante Zoe Saldana, Sia, Kristin Chenoweth (Frozen), Uzo Aduba (Orange is the New Black), Liev Schreiber (Spotlight), Emily Blunt (Sicario), Taye Diggs (Chicago) e Michael Peña (The Martian).

My Little Pony: Hasbro Studios prepara il film

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My Little Pony: Hasbro Studios prepara il film

My little ponyGli Hasbro Studios hanno dato il via al progetto che prevede la realizzazione di un film su My Little Pony per il 2017. A dare la notizia è Variety. Sulla scia del film su Gem e le Holograms, il film verrà prodotto dalla nuova etichetta della Hasbro Allspark Pictures.

Joe Ballarini, che ha scritto L’Era Glaciale la Deriva dei Continenti, si occuperà della sceneggiatura, mentre Megan McCarthy, che ha già avuto a che fare con il franchise dei Minipony, si occuperà della produzione.

Stephen Davis, presidente della Hasbro, ha dichiarato che la casa di produzione continuerà la politica di produzione di grandi blockbuster così come fatto con G.I. Joe e Transformers, ma questi verranno affiancati da progetti che seguiranno un nuovo modello economico.

Non sappiamo ancora in che modo il film verrà portato sullo schermo e quale tecnica verrà utilizzata per dare vita sul grande schermo ai colorati pony.

Fonte: CS

My Lady Jane: spiegazione del finale della prima stagione

My Lady Jane: spiegazione del finale della prima stagione

My Lady Jane ha debuttato con otto episodi su Prime Video e la serie di Amazon accompagna gli spettatori in un’avventura tesa e magica prima di arrivare al suo emozionante finale. Basata sull’omonimo romanzo di Brohttps://www.cinefilos.it/serietv/the-tudors-2335di Ashton, Cynthia Hand e Jodi Meadows, My Lady Jane reimmagina la storia della vera Jane Grey, la prima regina d’Inghilterra. Il regno della vera Jane fu di breve durata nell’era Tudor, ma My Lady Jane crea una nuova narrazione e un nuovo destino per la sua eroina. Utilizzando una narrazione incisiva e temi femministi, la trasforma nel contrario di una “damigella in pericolo”.

Pur modificando la storia, My Lady Jane vede la versione fittizia della sua protagonista affrontare ostacoli simili a quelli della sua controparte reale. Nell’Inghilterra dei Tudor della serie, i cattolici e i protestanti sono sostituiti da etiopi – esseri umani che si trasformano in animali – e da Verità, persone comuni che credono che gli etiopi siano malvagi. Quando Jane è costretta a sposarsi e a prendere il trono del cugino apparentemente morto, si trova ad affrontare l’ira di coloro che hanno cercato di usurparlo. Deve anche affrontare il contraccolpo per aver tentato di alleviare la divisione tra gli Ethiani e i Veritieri. Questo la porta quasi alla decapitazione, ma il finale di My Lady Jane le risparmia questo destino.

Cosa succede a Lady Jane Grey e a Lord Guildford Dudley in My Lady Jane

My Lady Jane cast
Foto di Jonathan Prime/Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

La vera Lady Jane Grey e Guildford Dudley furono decapitati per volere della Regina Maria I, ma My Lady Jane promette un finale diverso per la storia della sua eroina e lo mantiene. Sebbene le cose si mettano male per Jane e Guildford negli episodi finali della prima stagione, la coppia riesce a sfuggire all’esecuzione proprio mentre questa si sta svolgendo. Jane viene trascinata davanti a un pubblico per essere decapitata e Guildford viene messo su una pira. Fortunatamente, Re Edward e Fitz convincono gli Etiopi a interrompere l’esecuzione. Gli animali si riversano sul castello e aiutano Jane e Guildford a fuggire.

L’avvincente storia d’amore tra Jane e Guildford giunge a questo punto, poiché lei è disposta a bruciare per salvarlo. Jane dice a Guildford che lo ama e lui finalmente si trasforma in un cavallo di sua spontanea volontà. Con tanto clamore, Jane salta in groppa a Guildford e i due partono insieme. Riescono ad allontanarsi dal castello, ma quando Guildford suggerisce di andare altrove, Jane capisce che non possono andarsene. In My Lady Jane la coppia ottiene un lieto fine, sicuramente migliore dell’esecuzione, ma molti dettagli sono lasciati in sospeso.

Chi siede sul trono d’Inghilterra alla fine della prima stagione di My Lady Jane?

My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Jane e Guildford sopravvivono al finale della prima stagione di My Lady Jane, ma i problemi dell’Inghilterra non sono finiti. Amazon non ha ancora rinnovato la serie fantasy storica per la seconda stagione, ma la regina Mary siede ancora sul trono quando My Lady Jane si conclude. Jane e Guildford sfuggono alla sua ira, ma tutti coloro che li aiutano a fuggire rimangono al castello. Non c’è nessuna punizione per Mary o Lord Seymour, e non sanno ancora che Re Edoardo è vivo. Mentre gli spettatori possono ipotizzare che Jane, Guildford ed Edward riprendano il trono, My Lady Jane sembra prepararsi per la seconda stagione.

Kate O’Flynn fa un lavoro diabolico nel dare vita alla Regina Maria, quindi sarebbe bello vedere questa versione alternativa della storia abbattere il suo monarca malvagio. Ci sono anche domande su chi dovrà sedere sul trono in seguito. Edward sembra pronto a riprenderselo, ma dovrà assicurarsi di avere un piano, nel caso in cui dovesse accadere di nuovo qualcosa di simile a My Lady Jane. Avrà anche il suo bel da fare: promette di fare la pace tra gli Ethians e i Verities, un’azione che ha portato all’allontanamento e alla quasi esecuzione di Jane nella prima stagione.

Gli Ethians e i Verities fanno pace dopo My Lady Jane?

Emily Bader My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Un altro elemento della stagione 1 di My Lady Jane che non viene chiuso è il conflitto tra gli Ethians e i Verities. Edward convince i primi ad aiutarlo e promette di trattarli più equamente quando riprenderà il trono. Tuttavia, ciò non è ancora avvenuto, quindi la divisione tra Ethians e Verities è ancora in vigore. Il finale della prima stagione di My Lady Jane fa un passo avanti verso la pace, ma non unisce effettivamente i due gruppi. Se My Lady Jane verrà rinnovata per la seconda stagione, questo sarà probabilmente uno dei temi principali dei nuovi episodi.

Se My Lady Jane verrà rinnovata per la seconda stagione, questa sarà probabilmente una delle trame principali dei nuovi episodi.

Purtroppo, la lotta che si scatenerà nel bel mezzo dell’esecuzione di Jane servirà probabilmente ad aumentare le tensioni tra gli Ethians e i Verities, anziché appianare le cose. Se la Regina Mary rimane al suo posto, probabilmente si vendicherà del gruppo. Anche Edward potrebbe avere problemi a reclamare il suo trono ora che è associato a loro. Sono riusciti a salvare Jane nel finale della prima stagione, ma potrebbe avere un costo.

Che cosa succede alle famiglie di Jane e Guildford nella serie Amazon?

Il finale della prima stagione di My Lady Jane presenta momenti soddisfacenti per le famiglie di Jane e Guildford, ma la serie di Amazon non approfondisce troppo ciò che accade loro dopo la fuga della coppia. Tutti loro sono complici della loro fuga, quindi potrebbero essere marchiati come traditori. Frances, la madre di Jane, è riuscita a uscire da diverse situazioni spiacevoli nella prima stagione e potrebbe farlo di nuovo. Frances e le sue figlie sembrano essere libere nei momenti finali di My Lady Jane, quindi si spera che le cose rimangano così.

Emily Bader e Edward Bluemel in My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Allo stesso modo, Lord Dudley e Stan tornano entrambi al castello per salvare Guildford, ed è una toccante redenzione per i loro personaggi. Lord Dudley dice persino la verità sul fatto che Guildford ha ucciso sua madre anni prima, ma assicura al figlio che non è colpa sua. Il padre e il fratello di Guildford cercano di ricucire i rapporti con lui. Sebbene non riescano a far evadere Guildford la prima volta, in seguito contribuiscono alla fuga sua e di Jane. Non è chiaro cosa succeda a Lord Dudley dopo questo episodio, anche se Stan sembra riaccendere la sua storia d’amore con la madre di Jane.

Purtroppo, questo significa che i destini dei personaggi secondari di My Lady Jane rimangono per lo più in sospeso alla chiusura della prima stagione. Sarà una grande delusione se Amazon non rinnoverà la serie per la seconda stagione. Sebbene il finale della stagione 1 offra una certa chiusura, potrebbe spingersi molto più in là con le sue risoluzioni. Naturalmente, il narratore dice anche che “la storia non è ancora finita”.

Come la conclusione di My Lady Jane differisce dal libro

My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

L’adattamento di My Lady Jane di Amazon apporta alcune modifiche fondamentali al materiale di partenza, ma la più importante è il finale. La conclusione del libro vede Jane e Guildford allearsi con Edward e una donna di nome Grace – che sembra essere stata sostituita da Fitz nella serie televisiva – per riprendersi il trono. Quando ci riescono, Edward decide di non voler più essere re. Rinuncia alla corona a sua sorella Bess, cosa che potrebbe ancora accadere nella serie. La seconda stagione di My Lady Jane potrebbe coprire tutto questo, ma la prima stagione interrompe la conclusione del romanzo.

Nel libro Jane scopre anche di avere poteri etiopici e impara a trasformarsi in un furetto. L’adattamento di My Lady Jane non allude a questo, quindi potrebbe cambiare definitivamente questo aspetto della storia. La serie Amazon tralascia anche l’addestramento di Jane e Guildford con la nonna di Edward, nonché il fatto che Edward affronti un orso per conquistare gli Etiopi dalla sua parte. Questi aspetti sono meno critici per la trama generale e probabilmente non verranno riproposti in un’altra edizione.

Spiegato il vero significato del finale di My Lady Jane Stagione 1

Il vero significato del finale di My Lady Jane è espresso semplicemente dal narratore durante la scena finale della prima stagione: “Il vero amore può davvero vincere tutto… insomma”. La storia di Jane e Guildford lo dimostra, e sembra che anche molti altri personaggi stiano vincendo le sfide con l’amore. Tuttavia, l’abile aggiunta di “ish” sostiene l’idea che la narrazione non è finita. Sebbene Jane e Guildford abbiano già superato molti ostacoli, c’è ancora del lavoro da fare. Il loro amore sarà probabilmente messo di nuovo alla prova e le altre relazioni potrebbero affrontare sfide simili se lo show continuerà.

Fortunatamente, My Lady Jane si propone di prendere in mano le redini della propria storia.

Fortunatamente, My Lady Jane si basa sul prendere in mano le redini della propria storia. Per questo motivo il libro e la serie TV riscrivono la storia di Lady Jane Grey, dando alla versione romanzata di lei il finale che merita. E questo è un motivo sufficiente per credere che gli eroi di My Lady Jane riusciranno a riconquistare il trono. Se non ci riusciranno, continueranno a provarci, stravolgendo il destino finché non andrà a loro favore.

My Lady Jane: la storia vera dietro la serie Prime Video

My Lady Jane: la storia vera dietro la serie Prime Video

My Lady Jane, una nuova serie arrivata su Prime Video, è l’ultima di una tendenza in costante crescita nella fiction televisiva storica. Si tratta di prendere una figura storica di un certo rilievo, come Dick Turpin o Caterina la Grande, e di raccontare o ampliare in modo narrativo la storia della loro vita attraverso la lente di una commedia anacronistica. Alcune hanno avuto un successo strepitoso, come The Great e Our Flag Means Death, altre, come Dickinson e The Completely Made-Up Adventures of Dick Turpin, non hanno avuto la notorietà che forse meritavano. Sebbene l’idea non sia nuova, è innegabilmente in voga da un paio d’anni.

L’obiettivo di questi spettacoli non è mai stato quello di fornire al pubblico una narrazione accurata degli eventi, pur esponendo alcuni fatti, dai più elementari ai più sorprendenti. La priorità è quella di intrattenere il pubblico e magari interessarlo alla storia vera, ma in alcuni casi, come in My Lady Jane, le persone potrebbero rimanere un po’ deluse dalla verità. My Lady Jane è una narrazione fittizia, in un universo alternativo, delle prove e delle tribolazioni di Lady Jane Grey.

La pronipote di Enrico VII, che vinse la Guerra delle Rose per rivendicare il trono d’Inghilterra, e pronipote di Enrico VIII, e soprattutto regina d’Inghilterra per poco più di una settimana. La Regina dei nove giorni è una di quelle tragedie storiche poco conosciute che non vengono annoverate nell’elenco dei monarchi inglesi che gli scolari britannici devono ricordare. Inutile dire che la versione libera e armata di pugnale che vedremo in My Lady Jane è molto lontana da quella che è stata nella storia, ma nonostante la sua brevità, c’è una storia affascinante su quei nove giorni e oltre.

Chi era la vera Lady Jane Grey?

Emily Bader My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Legata direttamente alla famiglia reale, Lady Jane Grey visse una vita di immensi privilegi. Come per molti personaggi storici, la sua data di nascita esatta è stata contestata da molti storici, ma l’anno di nascita è generalmente accettato come 1537.

Secondo Lady Jane Grey: A Tudor Mystery di Eric Ives, la ragazza fu cresciuta con l’amore per l’apprendimento, imparando diverse lingue e venendo istruita in materie come la filosofia classica. Visse la vita di molte ragazze nobili, con tutti i fronzoli e il tempo libero che una ragazza può chiedere, muovendosi nella vita di corte nella speranza di sposarsi bene.

My Lady Jane storia vera

Essendo imparentata con il re, l’idea della successione non la preoccupava. Dopo tutto, c’era già un figlio ed erede pronto a prendere la corona, Edoardo VI, e poi c’era la questione delle sue due sorellastre, Maria ed Elisabetta, le cui pretese al trono erano state ripristinate con il Terzo Atto di Successione del 1544. Per Jane, quindi, tutto filò liscio come l’olio. Sposò Lord Guildford Dudley nel 1533 e tutto ciò che dovevano fare era sedersi e guardare il loro primo cugino Edoardo guidare l’Inghilterra verso il futuro.

Il destino e l’ironia avevano altri piani. Dopo i molteplici matrimoni e i tentativi di Enrico di creare un erede maschio, Edoardo VI morì all’età di 15 anni dopo un regno disastroso ed estremamente breve come re. Sul letto di morte, ridisegnò le regole di successione, non volendo che il regno protestante dei Tudor finisse con la sorellastra cattolica. Nelle sue “disposizioni per la successione”, fece passare sia Elisabetta che Maria e, senza eredi maschi protestanti a cui dare la corona, Lady Jane Grey divenne regina d’Inghilterra il 10 luglio 1553.

Il regno, la morte e l’aldilà di Lady Jane Grey

My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

La Grey aveva sedici anni quando le capitò questa opportunità e, nonostante l’aspettativa di vita fosse di soli 42 anni, non era qualcosa a cui Jane si era preparata per tutta la vita. Chi invece si stava preparando alla monarchia era Maria Tudor, che fu piuttosto infelice nell’apprendere che la posizione che le spettava era stata strappata da sotto i suoi piedi. Mentre Jane attendeva con ansia l’incoronazione, Maria iniziava ad accumulare un esercito di seguaci.

Secondo gli storici Wilbur Kitchener Jordan e Geoffrey Elton, i seguaci di Maria erano un misto di coloro che volevano schiacciare il protestantesimo con una regina cattolica romana e di coloro che credevano sinceramente che Maria fosse l’erede legittimo rispetto a Jane, indipendentemente dalle differenze religiose. Dopo tutto, era la prima figlia di Enrico da Caterina d’Aragona, aveva il voto del popolo e l’appoggio piuttosto improvviso del Consiglio privato d’Inghilterra.

Emily Bader e Edward Bluemel in My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Ci vollero solo nove giorni, mentre Grey aspettava ansiosamente nella Torre di Londra, perché Maria la deponesse il 19 luglio 1553. In un attimo, prima che si potessero definire i dettagli della sua improvvisa ascesa, il regno della regina Jane era finito. Nonostante la sanguinosa eredità che avrebbe lasciato, Maria era riluttante a giustiziare la prima cugina e suo marito.

Dopo tutto, i due si erano messi sulla sua strada senza alcuna colpa, salendo al trono per un caso fortuito grazie alle macchinazioni di John Dudley, duca di Northumberland. Per questo motivo, dopo l’incidente, furono effettivamente agli arresti domiciliari per diversi mesi. Tuttavia, sebbene Jane non avesse fatto nulla di male, poiché la ribellione di Wyatt era iniziata in risposta al suo governo, Maria vide la sua presenza come una minaccia eccessiva. Lei e il marito furono decapitati il 12 febbraio 1554. Jane Grey aveva 17 anni.

My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

La sua vita è stata breve, ma la vita e la morte di Lady Jane Grey sono state oggetto di molte rappresentazioni artistiche, come quella dipinta da Paul Delaroche nel 1833. Questa giovane donna viene quasi delicatamente condotta al patibolo mentre la sua ancella sviene sullo sfondo. Mark Twain la utilizzò anche come personaggio secondario ne Il principe e il povero, e la sua tragica storia è stata portata sullo schermo molte volte. È stata interpretata da Helena Bonham Carter nel film Lady Jane del 1986 e da Bella Ramsey nella breve serie Becoming Elizabeth del 2022 .L’eredità di Lady Jane Grey è stata contestata per secoli.

Fu una martire protestante? Un’usurpatrice che tramava? L’idea contemporanea di lei è stata ordinatamente inserita nel club delle giovani e tragiche monarche, portate via da questo mondo senza alcuna colpa. Spogliate di gran parte della loro capacità di agire a causa del loro sesso, vengono portate con sé per il viaggio, impotenti a fermare le azioni di uomini potenti che hanno condannato così tanti. Sebbene alcuni esempi di quest’idea culturale siano difficili da comprendere, l’epoca dei Tudor è piena di figure femminili tragiche per le quali oggi si prova profonda simpatia. Lady Jane Grey è innegabilmente una di queste.

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