Dopo il successo dei primi 3 film,
Sky, Musei Vaticani e Nexo
Digital, in collaborazione con Magnitudo
Film, presentano il quarto film d’arte per il cinema:
Raffaello – il Principe delle Arti in 3D, la prima
trasposizione cinematografica mai realizzata su Raffaello
Sanzio (1483-1520), uno degli artisti più celebri al
mondo. Il film, prodotto da Sky 3D, con Sky Cinema e Sky Arte, è
stato riconosciuto di interesse culturale dal
MiBACT – Direzione Generale Cinema.
Il film esordirà nei cinema italiani
il 3, 4 e 5 aprile, distribuito da Nexo
Digital per poi approdare nei cinema di 60 paesi del
mondo.
La storia raccontata
in Raffaello – il Principe delle Arti in
3D
Pochi personaggi nella storia
dell’arte hanno una parabola di vita tanto intensa e ricca di
suggestioni quanto Raffaello Sanzio. Muore a soli 37 anni eppure
riesce a lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte. Testa
e cuore, emulazione ed invenzione, cortesia e caparbietà, vizio e
virtù, questi i cardini della sua personalità. Il destino di
Raffaello sembra scritto nelle sue radici. Giovanni Santi, il
padre, è pittore ed intellettuale alla corte di Federico da
Montefeltro e fu probabilmente il suo primo formatore ed
ispiratore. Rimasto orfano a soli undici anni, l’unica strada
possibile per Raffaello sembra essere l’arte. Una scelta coraggiosa
che si rivelerà vincente. A soli 17 anni diviene “magister”, il
glorioso inizio di un percorso inarrestabile. Da enfant prodige a
principe delle arti nell’arco di due decenni, Raffaello sa trarre
dagli straordinari incontri umani della sua vita strumenti per la
propria ascesa personale. Impara dai grandi maestri e li supera, li
sfida e li vince, li osserva e li migliora. Entra nelle grazie dei
Papi e dei potenti, ama la vita e la vive senza remore, con
intensità e passione.
Un’esistenza indimenticabile al pari
delle sue opere, che questo film prova a ripercorrere, dai primi
passi ad Urbino, passando per la formazione in Umbria e la
giovinezza a Firenze, fino al grandioso capitolo romano, apice ed
epilogo del suo percorso umano ed artistico. Un dialogo intimo tra
vita e opere che si snoda attraverso appassionate digressioni
artistiche, affidate a celebri storici dell’arte, e raffinate
ricostruzioni storiche, veri e propri tableaux vivants
ispirati a dipinti ottocenteschi, che ritraggono Raffaello nei
momenti più rappresentativi.
Dalla casa paterna di
Urbino, dove Raffaello bambino apprende i primi
rudimenti artistici, al Palazzo Ducale dove, adolescente, entra in
contatto con i più grandi capolavori dell’epoca. Appena
diciassettenne ottiene le sue prime commissioni come
‘magister’ realizzando i suoi primi capolavori, tra cui il
celebre Sposalizio della Vergine, in cui sfida e supera il maestro
Perugino.
Si passa poi a
Firenze in quegli anni irripetibili in cui in
città si potevano incontrare, allo stesso tempo, Michelangelo e
Leonardo e dove Raffaello produce una serie di Madonne celeberrime,
dalla Madonna del Cardellino alla Belle Jardinière.
Per finire, Roma,
la città che lo consacra e lo consegna eternamente al mito. In
Vaticano il film celebra le opere più note,
facenti parte del percorso dei Musei Vaticani: le Stanze ‘di
Raffaello, la Madonna di Foligno, l’Incoronazione della Vergine,
gli Arazzi e la celebre Trasfigurazione. Ma anche luoghi
esclusivi all’interno del Palazzo Apostolico, ambienti privati e
non aperti al pubblico, stupefacenti per impatto visivo: le Logge e
la Loggetta e la Stufetta all’interno dell’Appartamento del
Cardinal Bibbiena.
Altra grande esclusiva del film è
rappresentata dalla ricostruzione della Cappella Sistina così come
apparve la notte del 26 dicembre 1519, quando sotto la volta
affrescata da Michelangelo furono esposti i primi 7 arazzi di
Raffaello (oggi custoditi nella Pinacoteca Vaticana). A quel tempo
non esisteva ancora il Giudizio Universale e le scarne
testimonianze tramandano la presenza di affreschi del Perugino e
dello stesso Michelangelo. Tali affreschi sono stati ricostruiti
partendo dalle informazioni disponibili e collocati virtualmente
nella Cappella Sistina, insieme agli arazzi. Un’operazione
complessa e preziosissima, mai tentata prima, che non vuole essere
una ricomposizione filologica di un insieme andato perduto per
sempre, ma punta a riconsegnare alla storia una suggestione di
credibile spettacolarità della Cappella Sistina che non si è più
avuta negli ultimi 5 secoli.
Ma Roma per Raffaello è anche Villa
Farnesina, dove sono ospitati gli splendidi affreschi del Trionfo
di Galatea e della Loggia di Psiche, e dove si consuma l’amore con
la donna che gli fu accanto fino all’ultimo giorno, la Fornarina,
con gli splendidi ritratti de La Velata e La Fornarina.
Il percorso si conclude al Pantheon,
luogo che custodisce la tomba di Raffaello con il suggestivo
epitaffio composto da Pietro Bembo: “Qui giace
Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta,
ora che egli è morto, teme di morire.”
Le personalità che hanno
partecipato a Raffaello – il Principe delle
Arti in 3D
In un inedito e innovativo
dialogo tra il mondo dell’arte e il mondo del cinema, la
vita del grande artista si interseca con momenti di accurata
digressione artistica affidata agli interventi appassionati di
prestigiosi storici dell’arte: Antonio Paolucci
(direttore dei Musei Vaticani sino al 2016, è la guida appassionata
e autorevole alla scoperta delle opere che Raffaello realizzò
durante il suo periodo in Vaticano), Vincenzo
Farinella (professore associato di Storia dell’Arte
Moderna alla Scuola Normale di Pisa, è consulente scientifico del
film e racconta il periodo di formazione ad Urbino), e
Antonio Natali (storico dell’arte, dal 2006 al
2016 è stato il direttore della Galleria degli Uffizi, nel film
racconta il periodo fiorentino dell’artista). Un percorso artistico
che si snoda in 20 siti, di cui 15 luoghi museali, e analizza oltre
70 opere, di cui più di 40 tra le più note e rappresentative
dell’artista di Urbino.
Un progetto sviluppato dai creatori
di “Firenze e gli Uffizi in 3D” e “Musei Vaticani 3D” e supportato
dal contributo di grandi eccellenze del cinema italiano, lo
scenografo Francesco Frigeri (illustre nome del
cinema italiano, pluripremiato ai David di Donatello e ai Nastri
d’Argento. Tra i suoi film più celebri “Non ci resta che
piangere” di Troisi e Benigni e “La leggenda del pianista
sull’oceano” di Giuseppe Tornatore) e il costumista
Maurizio Millenotti (celebre costumista italiano,
ha vinto il David di Donatello, Nastro d’Argento e Ciak d’Oro per
“La leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe
Tornatore ed è stato nominato all’Oscar in due occasioni per i film
“Otello” e “Amleto”, entrambi diretti da Franco
Zeffirelli).
Nel cast artistico delle
ricostruzioni storiche, troviamo Flavio Parenti
(To Rome With Love, Io sono l’amore, Un Matrimonio) nei
panni di Raffaello, affiancato da Enrico Lo Verso
(Il ladro di bambini, Lamerica, Così ridevano, Mosè, I
Miserabili) nel ruolo di Giovanni Santi, da Angela
Curri (Braccialetti Rossi, La mafia uccide solo
d’estate) in quello della Fornarina e da Marco
Cocci (Ovosodo) come Pietro Bembo.
A tutto questo si aggiunge la
tecnologia cinematografica 3D e 4K più evoluta,
con carrelli, bracci, elicotteri e droni. E le tecniche di
dimensionalizzazione delle opere, che consentiranno una vera e
propria immersione nelle opere di Raffaello.
Ricostruzioni
storiche e inserti di fiction in Raffaello – il Principe delle
Arti in 3D
Una delle particolarità del film è
costituita dalle ricostruzioni storiche ispirate a dipinti
dell’800, periodo in cui sviluppò un vero e proprio mito
dell’artista, che rappresentano una sorta di ‘testamento
figurativo’: istantanee della vita di Raffaello, momenti delicati
ed evocativi capaci di coinvolgere emotivamente lo spettatore
introducendolo ai capitoli di digressione artistica.
Per garantire la massima
attendibilità storico scientifica, la scelta è stata di ispirarsi a
dipinti firmati da artisti come Horace Vernet, Jean-Léon Gérôme,
Auguste Dominique Ingres. La realizzazione delle scene ha visto il
lavoro congiunto di eccellenze del cinema italiano, quali
scenografia e costumi, e del mondo dell’arte, tra cui la Bottega
Tifernate, che lavora abitualmente per i Musei e che ha riprodotto
fedelmente i dipinti inseriti nelle scene, tra cui La Gioconda di
Leonardo e la Trasfigurazione dello stesso Raffaello dalle
dimensioni enormi di 4 metri per 3.
I costumi, tutti realizzati su
misura per gli attori del film, sono oltre 40 di cui 10 originali,
compreso il ricco e sensuale abito della dama Velata, con una
fedele riproduzione di colori, stoffe e materiali. Un’attenta
ricostruzione filologica e storica è applicata anche alle
scenografie, per le quali sono stati utilizzati centinaia di
oggetti di scena, tra cui l’ornitottero realizzato a partire dai
disegni originali di Leonardo e le ricostruzioni di ambienti
storici come gli studi di Raffaello e Leonardo.
Le scene di Raffaello bambino sono
realizzate nei luoghi originali in cui l’artista visse e trascorse
il suo tempo ad Urbino, luoghi rimasti quasi totalmente come erano
nel ‘500. Le altre scene sono realizzate per lo più in studio, come
la scena che riproduce Raffaello che si arrampica sull’impalcatura
della Cappella Sistina, per la quale è stata realizzata
un’impalcatura di legno alta 5 metri in un set costruito su
cromakey, in cui in post produzione è stata riprodotta la volta
della Sistina.
Anche il casting è stato effettuato
con un’attenta e minuziosa ricerca iconografica non solo per i
ruoli dei protagonisti, ma per tutti i personaggi del film (Papa
Giulio II e Papa Leone X, Leonardo, Michelangelo etc).
Cosa c’era nella Cappella Sistina
prima del Giudizio Universale?
Tra i capitoli di approfondimento
che il film dedica alle opere di Raffaello, uno in particolare è
dedicato agli Arazzi, oggi custoditi nel Salone di Raffaello nei
Musei Vaticani, la cui ideazione fu commissionata a Raffaello da
Papa Leone X alla fine del 1514.
Raffaello, che non si era mai
cimentato prima con gli arazzi, concepisce una serie di cartoni
preparatori policromi, che invia come modelli nella più prestigiosa
manifattura fiamminga dell’epoca. Un’opera immane realizzata in
soli quattro anni, pochi mesi per i cartoni preparatori e tre anni
per la tessitura.
La notte del 26 dicembre del 1519,
alla presenza del Papa, dei cardinali e degli intellettuali di
curia, i primi 7 arazzi di Raffaello vengono esposti in Cappella
Sistina. Niente meno che un “miracolo”, così Vasari definisce
l’esposizione degli arazzi, resi ancora più meravigliosi
dall’impressionante impatto visivo e scenografico della loro
collocazione, a portata di sguardo e in una Cappella Sistina che in
quella fatidica notte va immaginata molto diversa da come appare
oggi.
A quel tempo il Giudizio Universale
non era ancora stato dipinto e al suo posto la parete d’altare era
affrescata con opere del Perugino e di Michelangelo, andate
distrutte quando Michelangelo affrescò il Giudizio Universale e di
cui sono state tramandate solo scarne testimonianze e disegni.
Tra le opere che decoravano la
parete, il posto d’onore, sopra all’altare, era occupato da una
finta pala d’altare ad affresco del Perugino, raffigurante
l’Assunzione della Vergine, alla presenza del committente, il
pontefice Sisto IV della Rovere. Al di sopra prendevano avvio i due
grandi cicli di affreschi che fasciavano tutte e quattro le pareti
della Cappella: le Storie di Mosè a sinistra, aperte sulla parete
d’altare dal Ritrovamento di Mosè nel Nilo, e le Storie di Cristo a
destra, inaugurate sulla stessa parete dalla Natività. Entrambe
queste opere erano state realizzate dal Perugino, che poi sulle
pareti lunghe si sarebbe trovato a collaborare con altri artisti
(Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli). Ancora sopra
cominciava la sequenza dei pontefici, che da Pietro (o da Cristo)
doveva giungere fino al Papa regnante: è possibile che anche queste
quattro figure fossero state affrescate dal Perugino, vero e
proprio dominatore di questa parete d’altare. Infine le due lunette
erano state dipinte da Michelangelo con una serie di grandiosi
antenati di Cristo.
Di questa parete, coperta ad oggi da
uno dei più celebri affreschi di Michelangelo, non esistono
testimonianze pittoriche. L’aspetto precedente si può solo dedurre
dai disegni sopravvissuti e dalle supposizioni degli storici
dell’arte. Sulla base di tali studi la produzione ha commissionato
a un pittore professionista la realizzazione delle opere andate
perdute, per ricollocarle in maniera virtuale sulla parete ora
occupata dal Giudizio Universale. Per rendere completa la
rappresentazione scenica, i primi 7 Arazzi di Raffaello sono stati
applicati virtualmente alla base delle pareti della Cappella
Sistina, esattamente come furono disposti durante la notte del
1519, quando furono svelati per la prima volta al pubblico.
Il risultato non vuole chiaramente
essere una filologica ricomposizione di un insieme perduto per
sempre, ma un effetto di credibile spettacolarità che riporti alla
luce, dopo 5 secoli, l’effetto della Cappella Sistina come apparve
quella fatidica notte del 26 dicembre 1519.
Raffaello – il Principe
delle Arti in 3D esordirà nei cinema italiani il 3, 4 e 5 aprile,
distribuito da Nexo Digital per poi approdare nei cinema di 60
paesi del mondo.
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