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Old Man & The Gun: le curiosità sul film con Robert Redford

Old Man & The Gun: le curiosità sul film con Robert Redford

Dagli anni Sessanta ad oggi Robert Redford si è affermato come una delle più grandi icone del cinema statunitense, recitando in grandi capolavori come La stangata, I tre giorni del Condor e La mia Africa. Ritiratosi dalle scene nel 2018, egli ha voluto chiudere la propria carriera prendendo parte ad un film che, indirettamente, è un vero e proprio omaggio alla sua persona, alle sue interpretazioni e al suo valore nella storia del cinema. Si tratta di Old Man & The Gun (qui la recensione), film del 2018 diretto dal talentuoso David Lowery, regista già noto per A Ghost Story e il recente The Green Knight.

Girato in pellicola e costruito come un vero e proprio poliziesco degli anni Settanta, periodo in cui è ambientata la storia, il film è basato sulla vera vita di Forrest Tucker, criminale noto come artista della fuga, a cui in particolare è stato dedicato l’articolo The Old Man & The Gun di David Grann, pubblicato sul New Yorker e su cui si basa la sceneggiatura del film. Nonostante si parli di criminalità, di rapine e di scontri con la legge, questo lungometraggio è un tenero e brillante omaggio tanto a Redford quanto alla resistenza che si oppone all’invecchiamento facendo ciò che più si ama.

Acclamato come uno dei migliori film del suo anno, Old Man & The Gun è un’opera che non segue in modo rigido i canoni del suo genere, lasciandosi andare ad una contemplazione dell’animo umano particolarmente coinvolgente.  Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Old Man & The Gun: la trama del film

Ambientato sul finire degli anni Settanta, il film ha per protagonista Forrest Tucker, un uomo ormai anziano che ha trascorso la sua intera vita tra crimini e carcere. Divenuto una vero e proprio esperto nella fuga, egli è ora tornato in libertà e sente di non poter rinunciare a fare ciò che più ama, ovvero dar vita a delle rapine in banca dove, senza mai mostrare la sua pistola né sparare un colpo, riesce ad ottenere ciò che vuole, anche grazie alla sua gentilezza. Questo suo modo di fare lo rende inoltre particolarmente difficile da prevedere e identificare, dando non pochi problemi alle autorità che lo cercano.

In particolare, l’investigatore John Hunt non nasconde tutta la sua ammirazione per l’attività di Tucker, pur tentando in tutti i modi di acciuffarlo. L’età che avanza non sembra essere un problema per il criminale, il quale però non manca di tanto in tanto di accarezzare l’idea di sistemarsi e vivere in modo tranquillo i suoi ultimi anni. A spingerlo verso questa direzione vi è l’incontro con una donna di nome Jewel, per cui inizia a provare sentimenti d’amore che credeva ormai un lontano ricordo. Il richiamo di una vita fuori legge, però, non mancherà di farsi sentire, portando Tucker a voler compiere ancora una volta ciò in cui è più bravo.

Old Man & The Gun cast

Old Man & The Gun: il cast del film

Come anticipato, ad interpretare il protagonista Forrest Tucker vi è il premio Oscar Robert Redford. Fu lo stesso attore a proporre di fare un film sulla vita del fuori legge a Lowery, avendo già lavorato con lui in Il drago invisibile. Il regista, inizialmente, pensava però di scrivere un racconto molto fedele alle vere vicende di Tucker, con uno stile quasi giornalistico. Redford, tuttavia, non si disse pienamente convinto di voler dare questa direzione al progetto. Lui e Lowery, infine, decisero di dar vita ad un film che raccontasse la storia di Tucker così come lui avrebbe voluto vederla o come potrebbe averla immaginata nella sua testa.

Non si ritrova dunque un racconto oggettivo degli eventi, bensì una loro rielaborazione sulla base del carattere e del punto di vista del protagonista. Mentre recitava in questo film, poi, Redford dichiarò che questo sarebbe stato il suo ultimo ruolo da attore, in quanto desiderava poter terminare la sua carriera con un ruolo divertente. Accanto a Redford si ritrovano poi altri celebri attori, come Danny Glover e Tom Waits nei ruoli di Teddy Green e Waller, compari di Tucker. Casey Affleck è il detective John Hunt, qui alla sua terza collaborazione con Lowery, mentre Sissy Spacek è Jewel, la donna di cui Tucker si innamora. Concludono il cast Elisabeth Moss nel ruolo di Dorothy e John David Washington in quelli del tenente Kelley.

Old Man & The Gun: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Old Man & The Gun grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 20 ottobre alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Old Guy con Christoph Waltz su Prime Video

Old Guy con Christoph Waltz su Prime Video

È disponibile in esclusiva su Prime Video dal 23 giugno, distribuito in Italia da DUS, Old Guy, il nuovo, attesissimo action thriller con protagonista il due volte Premio Oscar Christoph Waltz.

Cosa succede in Old Guy

Il film racconta la storia di un ex assassino professionista ormai in pensione, costretto a tornare in azione quando il suo passato torna a bussare alla porta. Tra ironia tagliente, scontri ad alta tensione e un carisma inconfondibile, Christoph Waltz porta sullo schermo un personaggio memorabile, in equilibrio tra il cinismo della vecchia scuola e l’inesperienza della nuova generazione con cui si troverà a collaborare.

Chi sono i protagonisti di Old Guy

Christoph Waltz, attore austriaco noto per la sua straordinaria capacità di interpretare ruoli complessi e caratterizzati da una raffinata ambiguità morale, Christoph Waltz è diventato famoso a livello internazionale per le sue interpretazioni in film diretti da Quentin Tarantino, grazie alle quali ha vinto ben due Premi Oscar come Miglior attore non protagonista: Inglorious Basterds (2009) in cui interpreta un ufficiale nazista brillante e spietato, nella sua performance più memorabile che gli è valsa. oltre l’Oscar, anche il Golden Globe e la palma a Cannes; e Django Unchained, in cui interpreta un cacciatore di taglie colto e carismatico.

Accanto a Waltz, nei panni di Anata, troviamo l’iconica Lucy Liu, attrice asiatica affermatasi a Hollywood grazie alla sua versatilità, interpretando con successo ruoli memorabili in film e serie di grande popolarità come Kill Bill: Vol. 1 di Tarantino, Charlie’s Angels, Ally McBeal e molti altri.

Completa la rosa dei protagonisti il giovane e talentuoso Cooper Hoffmann, figlio del grande e compianto Philip Seymour Hoffman, che si è fatto già notare per la sua interpretazione nel film Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson.

Diretto da Simon West, Old Guy assicura un mix perfetto di azione, humor nero e colpi di scena. Un film imperdibile per gli amanti del genere e per tutti coloro che apprezzano l’inconfondibile eleganza interpretativa di Waltz.

Disponibile solo su Amazon Prime Video, Old Guy si aggiunge al ricco catalogo di contenuti originali e in esclusiva della piattaforma.

Old di M. Night Shyamalan, intervista ai protagonisti

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Old di M. Night Shyamalan, intervista ai protagonisti

Ecco la nostra intervista a M. Night Shyamalan e a Alex Wolff e Thomasin McKenzie, rispettivamente regista e protagonisti di Old, il nuovo film del regista di Philadelphia che arriva in sala il 21 luglio.

Old è interpretato da un notevole cast internazionale che include il vincitore del Golden Globe Gael García Bernal (Mozart in the Jungle), Vicky Krieps (Il filo nascosto), Rufus Sewell (L’uomo nell’alto castello), Ken Leung (Star Wars: Episode VII — Il risveglio della Forza), Nikki Amuka-Bird (Jupiter – Il destino dell’universo), Abbey Lee (Lovecraft Country), Aaron Pierre (Krypton), Alex Wolff (Hereditary), Embeth Davidtz (Millennium – Uomini che odiano le donne), Eliza Scanlen (Piccole Donne), Emun Elliott (Star Wars: Episode VII — Il risveglio della Forza), Kathleen Chalfant (The Affair) e Thomasin McKenzie (Jojo Rabbit).

Old è una produzione Blinding Edge Pictures, diretta e prodotta da M. Night Shyamalan, da una sceneggiatura basato sulla graphic novel Sandcastle di Pierre Oscar Lévy e Frederik Peeters. Il film è anche prodotto da Ashwin Rajan (Glass, Servant) e Marc Bienstock (Glass, Split). Il produttore esecutivo è Steven Schneider.

Old Dads: recensione del film Netflix di Bill Burr

Old Dads: recensione del film Netflix di Bill Burr

Beffarda, divertente, pungente, elementare e prevedibile. Approdata lo scorso 20 ottobre su Netflix, Old Dads segna l’esordio alla regia del celebre comico e attore statunitense Bill Burr, conosciuto al pubblico tudum soprattutto per i suoi stand-up comedy. Burr – che ha lavorato alla sceneggiatura per circa due anni insieme all’amico Ben Tishler – ha raccontato di essersi ispirato ad un momento cruciale della sua vita: quando nel 2017, all’età di cinquant’anni circa, è diventato padre per la prima volta.

Trama Old Dads

Jack Kelly (Bill Burr), Connor Brody (Bobby Cannavale) e Mike Richards (Bokeem Woodbine) sono tre migliori amici che hanno in comune gli affari e il fatto di essere dei “neopapà” alla soglia dei cinquant’anni. Jack ha problemi a gestire la sua profonda collera; Connor è succube e spaventato dalla sua fredda e severa moglie; e Mike – che non aspettava altro che godersi i frutti del suo duro lavoro – si sente perso quando scopre che la giovane compagna è incinta. Ma le loro vite iniziano ancor più a complicarsi quando, dopo aver venduto a malincuore l’azienda di abbigliamento vintage che hanno fondato, si ritrovano a dover affrontare un’improvvisa crisi lavorativa e familiare. Una serie di sfortunati eventi li porterà una sera in un casinò di Palm Desert in cui – tra glitter, strippers e alcol – recupereranno il coraggio e la determinazione per rimettere le cose a posto.

Tra politically incorrect e realtà da capogiro

Burr traduce tanto di sé in questa commedia che, con una gran bella dose di sarcasmo e cliché, cerca di raccontare le profonde difficoltà e contraddizioni di una società che cambia troppo velocemente. Old Dads dà, dunque, voce alla generazione X e ai suoi maldestri tentativi di sopravvivere in un mondo che non riescono più a comprendere e accettare. Un mondo ipersensibile e contraddittorio dove il confine tra ciò che è giusto e sbagliato diviene sempre più labile e incoerente. È così che la scomoda e brutale comicità di Burr diviene espressione di un “politically incorrect” che – senza alcuna reale intenzione di ferire – tenta di testarne i limiti e sollecitare alla riflessione.

«Jack Kelly è fondamentalmente una versione potenziata di tutto il buono, il brutto e il cattivo che c’è in me. Guardando il film ci sarà una parte di pubblico a cui piacerà il mio personaggio, mentre un’altra penserà che Jack sia un idiota che ha bisogno di aiuto. Ma nonostante tutto, Jack è semplicemente un essere umano. Rappresenta quella parte di me che ogni giorno, in modo testardo e stupido, cerca di essere la miglior persona possibile» – ha spiegato Burr della sua interpretazione.

Old Dads. Da sinistra verso destra: Bill Burr, Bokeem Woodbine, Bobby Cannavale. Cr. Michael Moriatis/Netflix © 2023.

In questa lotta generazionale e al politicamente corretto predomina il tema della genitorialità, declinato in particolar modo nell’esperienza della paternità. Old Dads racconta con ironia e comicità le sfide di crescere ed educare un figlio al giorno d’oggi. Genitori cresciuti negli anni ’60-’70, in un’epoca più semplice, temperata e lenta, si ritrovano ora a dover preparare i figli per un mondo in continua e delirante evoluzione che persino loro stessi non hanno ancora compreso del tutto. Jack, Connor e Mike incarnano, in modo tenero e bizzarro, quel “principio della paternità” per cui ogni padre fa del suo meglio per preparare i propri figli al mondo.

Tanto odiata dalla critica quanto amata dal pubblico

Pur essendo arrivata in testa alla classifica della Top10 Netflix, conquistando anche il pubblico oltreoceano, l’opera prima di Bill Burr non ha riscosso lo stesso successo tra la critica americana, raggiungendo ad oggi su Rotten Tomatoes un infelice 26% di voto positivo.

Senza troppe pretese né aspettative, Old Dads intrattiene e diverte il pubblico a tal punto da far scivolare in secondo luogo le evidenti pecche, come: la poca caratterizzazione dei personaggi secondari, una trama priva di acme e grande emozione, una sceneggiatura confusa che osa troppo poco per essere memorabile.

Sì, Old Dads è l’ennesima commedia irriverente sulla genitorialità che poteva essere molto più emblematica e incisiva. Ma, se la si valuta come il “primo esperimento cinematografico” di Bill Burr, risulta semplice accettarla e apprezzarla, pregi e difetti annessi.

Old Boy: il cast analizza le differenze rispetto all’originale

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Old Boy: il cast analizza le differenze rispetto all’originale

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Anche per l’Old Boy secondo Spike Lee è stato momento di presentazione alla stampa. Si è infatti tenuta a New York, nella serata di lunedì, la premiere dell’ultimo film del regista afroamericano, remake dell’omonima pellicola del 2003 firmata Park Chan-Wook.

Al termine della proiezione, in un incontro con i presenti, regista, produttore e cast si sono dilungati circa le differenze che si evidenziano fra questo rifacimento e l’originale.

Secondo lo scrittore Mark Protosevich, le maggiori differenze sono ravvisabili nelle differenze culturali alla base delle pellicole:

“La storia di base è la stessa, ma ci sono alcuni aspetti culturali dell’originale che sentivo appartenessero molto al suo contesto culturale, ed io sono stato molto attento nel realizzare un film che avesse una prospettiva propriamente occidentale. C’erano alcuni elementi che erano molto stilizzati nell’originale e penso che abbiamo cercato di renderli più ‘reali’, o almeno era questa la mia intenzione, di renderlo più semplice. Quindi si è cercato di catturare lo spirito e la storia dell’originale cercando di renderlo il più nostro possibile”.

Peter Schlessel, produttore del film, ha definito così il lavoro svolto:

“Pensiamo che sia qualcosa di veramente diverso ed unico, ciò che cerchiamo sempre di fare alla FilmDistrict. Penso che Spike lo abbia portato (il film ndr) verso una nuova direzione, non è un semplice remake in serie, ma ci ha aggiunto il proprio marchio di ‘Spikeness'”.

Samuel L. Jackson, che nel film interpreta Chaney, ha sostenuto di essere grato a Spike Lee per avergli lasciato la libertà di poter caratterizzare il personaggio secondo la propria chiave di lettura, permettendogli di utilizzare il proprio background di attore senza limitarlo.

Nel finale, Protosevich ha svelato un retroscena, sostenendo che deve la sua partecipazione al film unicamente a Will Smith con cui aveva collaborato in Io Sono Leggenda e che inizialmente avrebbe dovuto prendere parte alla pellicola. Fu lo stesso Smith, infatti, a contattare lo scrittore per convincerlo a lavorare allo script di Old Boy.

Il film, seguendo le linee guida dell’originale, presenta come protagonista Joe Ducett (Josh Brolin), un pubblicitario che, dopo essere stato inspiegabilmente rapito e tenuto segregato per oltre 20 anni, viene rilasciato senza alcun motivo, così come la sua prigionia era iniziata. A seguito di questo avvenimento Ducett avrà un solo scopo, trovare il motivo e la persona che ha deciso di giocare in quel modo con la sua vita.

Il film è in attesa nelle sale per il 27 novembre. Nel cast Josh BrolinElizabeth Olsen, Sharlto Copley, Samuel L. Jackson e James Ransone.

Fonte: HollywoodReporter

Olaf’s Frozen Adventure: il trailer del corto che precederà Coco

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Olaf’s Frozen Adventure: il trailer del corto che precederà Coco

Come da tradizione, la Pixar prepara un cortometraggio da proiettare in testa a ogni suo nuovo film e, questa volta, a precedere Coco ci sarà Olaf’s Frozen Adventure, il secondo corto basato sui personaggi di Frozen.

In questo caso si tratta del pupazzo di neve doppiato in originale da Josh Gad e in italiano da Enrico Brignano, che sarà il protagonista di un breve racconto a sfondo natalizio.

https://www.facebook.com/DisneyD23/videos/1635530226459012/

La sinossi ufficiale di Coco rilasciata dalla Pixar recita: “nonostante lo sconcertante divieto da parte degli anziani della sua famiglia circa la passione per la musica, Miguel (Anthony Gonzalez) sogna di diventare un musicista di successo come il suo idolo Ernesto de la Cruz (Benjamin Bratt). Nel disperato tentativo di dimostrare il suo talento, Miguel si ritrova nella splendida e colorata Terra dei Morti a seguito di una misteriosa catena di eventi. Lungo la strada incontra l’affascinante imbroglione Hector (Gael García Bernal) con il quale accetta di partire per un viaggio straordinario“.

La Pixar ha poi rivelato che Coco sarà probabilmente uno dei film più musicali mai prodotti dallo studio, un chiaro intento di rifarsi non solo ai classici della Disney ma anche al recente successo di FrozenOceania. La volontà e poi quella di narrare una vicenda che affonda le proprie radici in una cultura molto diversa rispetto a ai racconti portanti fino ad oggi all’attenzione dei più piccoli.

Durante un’intervista rilasciata a Entertainment Weekly e dedicata specificatamente a Coco, il regista Lee Unkrich ha affermato che “è stato importante per noi dal primo giorno che avere un cast latino-americano. Erano tutti concentrati, e abbiamo così finito con l’ottener un fantastico mix di persone, provenienti un pò dal Messico e un pò’ da Los Angeles“. Parlando poi della gestazione dei personaggi di Coco – il cui progetto risale ai tempi di Tom Story 3 – Unkrich ha affermato che “in corso d’opera abbiamo avuto un altro bambino per la voce Miguel che ora ha 17 o 18 anni, il quale potrebbe dirvi quanto tempo abbiamo lavorato sul film, ma la sua voce è cambiata molto nel corso del tempo ed è stato necessario trovare una nuova voce, così abbiamo trovato Antony Gonzalez“.

Fonte

Okja: trailer del film di Bong Joon-ho con Jake Gyllenhaal e Tilda Swinton

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Ecco il trailer del nuovo film di Bong Joon-ho per Netflix, Okja. Il film mescola i toni del dramma con quelli del fantasy. Nella pellicola vedremo Jake Gyllenhaal, Tilda Swinton, Giancarlo Esposito, Paul Dano, Devon Bostick, Lily Collins, Byun Heebong, Shirley Henderson, Daniel Henshall, Je Moon, Choi Wooshik e Steven Yeun. 

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Questa straordinaria avventura globale del visionario regista Bong Joon Ho racconta la storia di un’amicizia davvero profonda. Mija è una ragazzina che rischia ogni cosa pur di impedire a una potente multinazionale di rapire il suo migliore amico, un possente animale di nome Okja. Questa commedia drammatica segue Mija in un viaggio attorno al mondo che amplierà i suoi orizzonti in un modo che nessun genitore augurerebbe ai propri figli, mettendola di fronte a dure realtà come la sperimentazione di alimenti geneticamente modificati, la globalizzazione, l’ecoterrorismo e l’ossessione dell’umanità per l’immagine, i marchi e l’autopromozione.

Okja: recensione del film Netflix #Cannes70

Okja: recensione del film Netflix #Cannes70

La regina fra tutte è certamente Netflix, che sta monopolizzando l’attenzione con la sua nuova produzione stellare Okja. Nel cast infatti troviamo nomi eccellenti come Tilda Swinton, Jake Gyllenhaal, Paul Dano, Lily Collins e Giancarlo Esposito, il villain di Breaking Bad, nonostante questo però il film non arriverà nei cinema di tutto il mondo, ma sarà online dal 28 giugno prossimo. L’enorme società americana ha colto la palla al balzo per creare un’opera pensata per grandi e piccini, un film naturalistico e ambientalista che prova a toccare la coscienza del pubblico, sensibilizzandolo sul fronte del rispetto degli animali, di un’economia alimentare ecosostenibile, di un mondo senza allevamenti massivi.

Più che per i film, gli attori e i registi, questo 2017 cinematografico rischia di passare alla storia come l’anno della disputa infinita fra il grande schermo e la televisione online. Sembra infatti che internet abbia definitivamente messo i bastoni fra le ruote alla settima arte, che un tempo viveva quasi ed esclusivamente nel buio della sala; oggi le cose sono molto cambiate, grazie allo streaming e alle reti ad alta velocità abbiamo intere librerie di prodotti a portata di clic e telecomando, e le grandi piattaforme iniziano a produrre direttamente anche lungometraggi, non soltanto serie TV.

Netflix ha pensato di fare tutto questo creando un personaggio grazioso e amorevole, seppur gigantesco: il super maiale Okja, un animale creato in laboratorio con cui la Mirando Corporation vuole sconfiggere la fame nel mondo – e ovviamente ingrossare le proprie tasche. Se i grandi allevamenti, dipinti come veri e propri lager moderni, non vengono mai mostrati al pubblico, i super maiali più belli e in salute – che vivono spensierati in 26 diversi luoghi del mondo – concorrono invece per essere incoronati come migliori esemplari del pianeta. Peccato però che un’associazione animalista e la piccola ragazzina coreana Mija sconvolgano i piani della Mirando, smascherando il marcio dietro il prodotto finale.

Il messaggio subliminale, alla fin della fiera neppure poi tanto subliminale, ci spinge ovviamente a non consumare carne prodotta in serie dalle grandi industrie, oltre che ad amare incondizionatamente tutti gli animali; il punto di vista però è decisamente violento, e dipinge chi consuma regolarmente carne come un mostro, qualcuno che – anche implicitamente – appoggia il sistema industriale e gli allevamenti intensivi. Anche gli animalisti però escono in maniera ambigua dal progetto, poiché sono spesso dipinti come soggetti stupidi, istintivi, probabilmente perché gli sceneggiatori non se la sono sentita di prendere una posizione decisa.

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Se poi ci distacchiamo per un attimo dal senso della produzione, Okja resta un film mediamente divertente e ben confezionato, del resto il regista Bong Joon-Ho ha uno sguardo cinematografico come pochi. In coppia con il direttore della fotografia Darius Khondji, l’autore coreano crea dipinti e scene impeccabili, sicuramente troppo al di sopra della scrittura. C’è infatti un divario enorme fra le immagini e lo script: spesso ci si appiglia a mezzi discutibili per strappare risate in modo forzato (pensavamo che le puzzette e la cacca fossero esclusiva dei nostri cinepanettoni), a personaggi sopra le righe, macchiette di loro stessi.

Jake Gyllenhaal è stato incastrato nel ruolo più fastidioso della sua carriera, è andata meglio solo a Tilda Swinton e Paul Dano, mentre del talento di Giancarlo Esposito è stato utilizzato soltanto il 5% del totale – con un ruolo dal minutaggio ridicolo e battute al contagocce. Un progetto che nella sua totalità appare ipocrita, scontato e forzato, i fasti e le atmosfere di Snowpiercer sono per Bong Joon-ho un lontano ricordo, e sfortunatamente anche per noi spettatori.

Okja: prima foto di Tilda Swinton nel film Netflix

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Okja: prima foto di Tilda Swinton nel film Netflix

Netflix ha diffuso la prima foto di Okja, il film originale Netflix diretto dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, che debutterà su Netflix nel 2017 e verrà trasmesso in via del tutto eccezionale per un giorno in alcuni cinema selezionati degli Stati Uniti.

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 Nel cast Tilda Swinton (Hail, Caesar!Moonrise Kingdom), Jake Gyllenhaal (Nightcrawler, Southpaw) e Paul Dano (Love & Mercy12 Years a Slave) impegnati in una straordinaria ed audace avventura.

Protagonista della storia, scritta da Bong Joon-ho e Jon Ronson, troviamo Mija – interpretata da Seohyun An – una ragazzina che farà di tutto pur di impedire a una potente multinazionale di rapire il suo migliore amico, uno strano animaletto noto come “Okja”.

 

Okja: nuove immagini e storyboard dello sci-fi di Bong Joon-ho

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Okja: nuove immagini e storyboard dello sci-fi di Bong Joon-ho

Come resentment segnalato da EW il regista sudcoreano Bong Joon-ho ha pubblicato in rete alcuni interessanti storyboard e una nuova immagine promozionale dal suo nuovo film Okja, un interessante sci-fi dalle venture fantasy che narra di un particolare animale fantastico (l’Okja del titolo) il quale verrà scoperto e protetto da una giovane ragazza di nome Mija. Il progetto di Okja è stato prodotto dalla piattaforma Netflix, la quale lo rilascerà sul proprio servizio streaming a pagamento nel 2017, oltre che rilassato eccezionalmente per una sola giornata in alcuni cinema selezionati degli Stati Uniti.

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Commentando l’immagine promozionale di Okja che mostra l’attrice Lily Collins nei panni di Red e i minuziosi storyboard che illustrano alcune scene d’azione, Bong Joon-ho afferma che Red farà parte di un gruppo di attivisti per i diritti degli animali che avranno un ruolo centrale nella pellicola.

Citando direttamente il suo straordinario esordio in lingua inglese del 2013 he fu il fantascientifico SnowpiercerBong Joon-ho ha dichiarato che in Okja la critica sociale sarà ancora più aspra e diretta di quanto non lo fosse nel precedente film, poiché “Wall Street è stato un film capace di scagliarsi contro il cuore del capitalismo. Okja è uno sci-fi come Snowpiercer ma anche se in superficie è solo apparentemente la storia di un animale fantastico, nel profondo è essenzialmente una storia che parla di capitalismo proprio come Wall Street di Oliver Stone“.

Okja non ha certo mancato di suscitare curiosità fin dalle prime scarne informazioni circolate introno al cast, del quale hanno lentamente iniziato a far parte celebri nomi del calibro di Tilda SwintonJake Gyllenhaal Paul Dano, accanto alla giovane protagonista Seohyun An. Al momento senza una precisa data di rilascio cinematografico per l’anta 2017, Okja si presenta come un’ennesima interessante sfida per Netflix, recentemente avvezzo a investire in processi alquanto anticipi e spesso rischiosi rivelatisi tutto sommato delle gradite sorprese.

Fonte: EW

Okja: nuove foto della serie Netflix con Tilda Swinton e Jake Gyllenhall

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Netflix ha diffuso le nuove foto di Okja, il film originale Netflix con Tilda Swinton e Jake GyllenhallOkja sarà disponibile su Netflix a partire dal 28 Giugno 2017.

OKJAOKJALa trama di Okja

Per dieci anni meravigliosi la giovane Mija (An Seo Hyun) si è presa cura di Okja – un enorme animale, ma un amico ancora più grande – nella sua casa tra le montagne della Corea del Sud.

Tutto cambia quando la multinazionale Mirando Corporation prende Okja e lo porta a New York: la CEO Lucy Mirando (Tilda Swinton), ossessionata dall’apparenza e da se stessa, ha grandi progetti per il più caro amico di Mija.

Senza un piano particolare, ma determinata come non mai, Mija si imbarca in una missione di salvataggio. Il suo viaggio diventa rapidamente più pericoloso quando incontra sulla sua strada un gruppo di manifestanti che vuole avere l’ultima parola sul destino di Okja, mentre tutto quello che Mija desidera è riportare il suo amico a casa. 

Con un perfetto mix di generi – dall’umoristico fino al drammatico – Bong Joon Ho (Snowpiercer, The Host) parte dalla più dolce delle premesse, il profondo legame tra uomo e animale, per creare una visione chiara e precisa di un mondo in cui gli animali sono dentro ciascun uomo.  

Bong Joon Ho è il regista di Okja. Fanno parte del cast: Tilda Swinton, Jake Gyllenhaal, Paul Dano, Giancarlo Esposito, Steven Yeun, Lily Collins e An Seo Hyun.

OKJA: le prime foto del film Netflix di Bong Joon-ho

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OKJA: le prime foto del film Netflix di Bong Joon-ho

Netflix ha diffuso le prime foto ufficiali di OKJA, il film originale diretto dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, che debutterà su Netflix nel 2017.

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Nel cast di OKJA, Tilda Swinton (Hail, Caesar!Moonrise Kingdom), Jake Gyllenhaal (Nightcrawler, Southpaw) e Paul Dano (Love & Mercy12 Years a Slave) impegnati in una straordinaria ed audace avventura.

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Protagonista della storia, scritta da Bong Joon-ho e Jon Ronson, troviamo Mija – interpretata da Seohyun An – una ragazzina che farà di tutto pur di impedire a una potente multinazionale di rapire il suo migliore amico, uno strano animaletto noto come “Okja”.

Okja: i poster internazionali del film di Bong Joon-ho

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Okja: i poster internazionali del film di Bong Joon-ho

Sono stati diffusi i character poster internazionali di Okja, film prodotto da Netflix e diretto da Bong Joon-ho (qui la recensione), presentato in concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes. [nggallery id=3137]

La trama di Okja

Questa straordinaria avventura globale del visionario regista Bong Joon Ho racconta la storia di un’amicizia davvero profonda. Mija è una ragazzina che rischia ogni cosa pur di impedire a una potente multinazionale di rapire il suo migliore amico, un possente animale di nome Okja. Questa commedia drammatica segue Mija in un viaggio attorno al mondo che amplierà i suoi orizzonti in un modo che nessun genitore augurerebbe ai propri figli, mettendola di fronte a dure realtà come la sperimentazione di alimenti geneticamente modificati, la globalizzazione, l’ecoterrorismo e l’ossessione dell’umanità per l’immagine, i marchi e l’autopromozione.

Il film, in quanto prodotto Netflix destinato alla distribuzione sulla piattaforma, ha generato non poche discussioni in apertura di Festival.

A questo link potete consultare il nostro speciale di Cannes 70

Oh, Canada: recensione del film di Paul Schrader – Cannes 77

Oh, Canada: recensione del film di Paul Schrader – Cannes 77

Reduce dalla trilogia composta da First Reformed (2017), Il collezionista di carte (2021) e Il maestro giardiniere (2022) – con cui è tornato sui grandi temi del suo cinema (senso di colpa, solutidine, redenzione) – Paul Schrader realizza ora Oh, Canada, film che è allo stesso tempo un vitale ritorno alle origini e uno struggente canto del cigno. Lo sceneggiatore e regista ritrova infatti qui Richard Gere ad oltre quarant’anni di distanza da American Gigolò (1980) ma anche lo scrittore Russell Bank, di cui aveva già adattato il romanzo Tormenta nel film Affliction (1997).

Ma con Oh, Canada Schrader ha l’occasione di portare sul grande schermo una serie di profonde riflessioni sulla vita e la morte, probabilmente emerse in lui in questi ultimi difficili anni. Il risultato è che il film potrebbe essere letto anche come un’opera-testamento, con cui Schrader porta in scena una sorta di suo alter ego attraverso cui rileggere il senso della vita e del cinema. Il regista ha però già confermato che questo non è il suo ultimo film, il che è decisamente una buona notizia, vista la capacità che ancora dimostra nel saper far parlare le emozioni e soprattutto parlare della natura umana.

La trama di Oh, Canada

Leonard Fife (Richard Gere)  è un affermato documentarista di cui è celebre anche la fuga oltre il confine canadese che fece da ragazzo (dove ad interpretarlo vi è Jacob Elordi) per sfuggire alla leva negli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam. Malato terminale di cancro, Fife accetta di rilasciare un’ultima intervista nella sua casa di Montréal, nella quale, di fronte allo sguardo incredulo di sua moglie Emma (Uma Thurman), del suo adorante ex-studente Malcolm e della troupe che sta filmando, rivela che tutta la sua vita e il suo “mito politico” non sono altro che bugie e invenzioni, coltivate per coprire un segreto che lo tormenta da cinquant’anni.

Frammenti di vita

Il racconto di Oh, Canada sembra essere di quelli già visti e rivisti: la personalità nota di turno, giunta agli ultimi rintocchi della sua vita, racconta il proprio passato portando alla luce aspetti di sé che nessuno conosceva. Ma il film di Schrader non si limita naturalmente a questo, offrendo piuttosto un continuo intrecciarsi e mischiarsi di passato e presente. Gli stessi flashback nel passato, ad esempio, non vengono raccontati in ordine cronologico e sta dunque allo spettatore rimettere in ordine i pezzi di questa vita dalle molteplici sfumature.

Assistiamo dunque al racconto nel presente fatto da Fife davanti la telecamera, per poi tornare indietro in diversi momenti cardine della sua sfuggente giovinezza e nello stesso passato si confonde la figura del protagonista da giovane e quella da anziano, con Richard GereJacob Elordi che in più occasioni si scambiano il ruolo pur se il film rimane nel medesimo periodo della vita di Fife. Il cortocircuito che si genera non è però depistante quanto inaspettatamente affascinante. Schrader offre infatti un affascinante stratagemma per mostrarci concretamente le difficoltà di una mente annebbiata dal dolore che fatica a ricordare.

Leonard Fife afferma ad un certo punto che, in quanto documentarista, ha passato la sua intera vita a tirare fuori la verità dalle persone intervistate e che ora è giunto il suo momento. Ma possiamo davvero fidarci di quello che gli sentiamo raccontare? La risposta sembra essere no, dato il narratore inaffidabile che si rivela essere. Cosa c’è che non può essere raccontato? A quale scopo alterare la realtà dei fatti? Schrader ci porta dunque alla ricerca di queste risposte in un labirinto della mente che non diventa mai fine a sé stesso ma percorrendo il quale si giunge ad ottenere sincere emozioni.

Oh, Canada Richard Gere
Richard Geere è Leonard Fife in Oh, Canada. Photo credit: Jeong Park

Oh, Canada è un nuovo convincente film di Paul Schrader

Emerge dunque un film tutt’altro che banale nella sua esposizione di questo racconto e che anzi riesce a costruire un’atmosfera in equilibrio tra il nostalgico, il malinconico e il vitale. Nell’osservare il protagonista lasciarsi andare a questi ricordi e alle riflessioni sulle direzioni verso cui l’essere umano è proiettato, appare difficile non avvertire un certo coinvolgimento. Sarà perché le domande poste sono così universali (che fine hanno fatto tutti quelli che hanno incrociato la mia vita?) o perché Schrader dimostra di sentire davvero la materia trattata, ma il risultato è realmente commovente.

Nella buona riuscita di Oh, Canada lo aiutano poi i suoi protagonisti, da un Jacob Elordi che mette a segno un’altra convincente interpretazione dopo quella di Elvis in Priscilla e quella di Nate Jacobs nella serie Euphoria, ad un Richard Gere che si spoglia dei panni del sex symbol per indossare quelli dell’uomo morente. Nel restituire il meglio e il peggio di questo personaggio, egli permette all’intero film di dotarsi di una sincerità che lo eleva e lo rende un altro dei bei film realizzati da Paul Schrader in questi ultimi anni.

Oh Boy Un caffè a Berlino recensione del film di Jan Ole Jerster

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Oh Boy Un caffè a Berlino recensione del film di Jan Ole Jerster

Oh Boy Un caffè a Berlino recensioneC’è qualcosa in Oh Boy. Un caffè a Berlino di Jan Ole Jerster che ricorda i film muti di Charlie Chaplin: non che qui manchi il suono della voce, né tantomeno è la scelta stilistica del bianco e nero a rievocarli; piuttosto sono le atmosfere inquiete e malinconiche della vita metropolitana, insieme alla condizione marginale del protagonista, a creare questo particolare aggancio.

Se un tempo c’era un personaggio ben vestito e con gli storici baffetti a vagabondare per la città moderna degli anni ’20 – ‘30 imbattendosi, puntualmente e ingenuamente, nel cinismo e nella vanità piccolo borghese; ora è il giovane Nico Fischer (Tom Schilling), in uno spazio-tempo differente (la Berlino odierna), e con un jeans e una camicia, a rappresentare un analogo senso di inadeguatezza e di impotenza, tanto nella sfera pubblica quanto in quella intima e privata. Oh boy, un caffe' a Berlino (locandina)Ma forse il principale elemento in comune tra i due riferimenti sta proprio nella materia della narrazione: ovvero nella scelta di concentrare l’attenzione su azioni apparentemente insignificanti, banali, quotidiane; ma da cui si evince, con sconcertante immediatezza, il dramma di esistenze alienate, disadattate, per quanto dotate di un certo potenziale, umano e intellettivo.

Così, come nella filmografia chapliniana, anche nell’opera, già pluripremiata, del regista tedesco, prende forma una struttura frammentata, basata su tragicomiche gags che coinvolgono il protagonista nell’arco di una singola giornata, in cui è il vano tentativo di bere un semplice caffè a fare da motore e filo conduttore dell’azione. Ventiquattrore all’insegna  di un fallimento dopo un altro: dal mancato rinnovo della patente, precedentemente ritirata per guida in stato di ebbrezza, alla predica paterna sugli inganni e l’inadempimento relativi agli studi universitari, fino all’incontro con una ragazza psicologicamente instabile e borderline che lui non sarà in grado di aiutare, se pur mosso dalle migliori intenzioni. Un continuo rispecchiarsi nello sguardo e nel parere altrui che riflettono, all’unanimità, fragilità e schizofrenia, insieme alla mancanza di dialogo e compassione. Un sentimento quest’ultimo di cui lui, sul finale, cercherà, tuttavia, di farsi promotore nei confronti di un perfetto sconosciuto, solo, ubriaco ma, in un certo senso, depositario di una grande verità. È l’ennesimo incrocio casuale di esistenze che, a  volte, non lascia alcuna traccia; altre volte, invece, ti desta dal sonno della coscienza, offrendoti una nuova chance.

Un racconto, dunque, lungo un giorno, costruito sul pedinamento del protagonista, di cui la cinepresa, con rispetto e discrezione, ne registra le reazioni e le emozioni senza mai, per queste, scadere nel patetico o nel melodrammatico; mentre sta alla colonna sonora, prettamente jazz, il compito di scandire e accompagnare il seguire degli eventi, aggiungendo, all’insieme, un tocco di delicatezza e nostalgia.

Ognuno ha il diritto di amare – Touch me not: trailer ufficiale

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Ognuno ha il diritto di amare – Touch me not: trailer ufficiale

I Wonder Pictures ha diffuso il trailer ufficiale di Ognuno ha il diritto di amare – Touch me not, il film premiato al 68esimo Festival Internazionale del cinema di Berlino con l’Orso d’Oro e con il premio per la migliore Opera Prima.

La pellicola arriverà nelle sale italiane a partire da giovedì 14 febbraio.

Diretto e sceneggiato dalla regista Adina Pintilie, che appare anche nel film in prima persona, OGNUNO HA DIRITTO AD AMARE – TOUCH ME NOT segue i percorsi emotivi di Laura, Roman e Christian, lanciando uno sguardo profondamente empatico sulle loro vite. Sul confine sottile tra realtà e finzione, desiderosi di trovare una forma di intimità eppure anche profondamente terrorizzati da essa, i protagonisti sono al lavoro su se stessi per superare vecchi schemi mentali, tabù e meccanismi di difesa e per trovarsi finalmente liberi dalle proprie paure.

OGNUNO HA DIRITTO AD AMARE racconta di come possiamo trovare l’intimità nei modi più inaspettati e come amarci l’un l’altro senza perdere noi stessi.

Ogni tuo respiro: trama, cast e la vera storia dietro al film

Ogni tuo respiro: trama, cast e la vera storia dietro al film

L’attore Andy Serkis, anche noto come il maestro della Motion Capture, è celebre per aver dato vita sul grande schermo ad alcune tra le creature più memorabili degli ultimi anni. Da Gollum nella trilogia de Il Signore degli anelli al primate Cesare in L’alba del pianeta delle scimmie e i suoi sequel. Serkis, però, ha recentemente compiuto anche il passaggio dietro la macchina da presa e dal 2017 ad oggi ha già diretto tre film, l’ultimo dei quali, Venom – La furia di Carnage, è atteso prossimamente in sala. Il suo primo film è invece stato Ogni tuo respiro, racconto biografico dedicato alla vita di Robin Cavendish.

Tutto nasce dalla volontà del produttore Jonathan Cavendish, figlio di Robin e co-fondatore insieme a Serkis della The Imaginarium Studios, di realizzare un film dedicato al padre e alle sue opere. Scritto da William Nicholson, sceneggiatore candidato all’Oscar per Il gladiatore e anche autore di film come Elizabeth: The Golden Age e Les Misérables, Ogni tuo respiro ripercorre con grande delicatezza la vita di un uomo che ha dedicato tutte le sue forze all’amore verso la moglie e verso quanti si trovano in situazioni difficili come lui, che sin dall’età di 28 anni è paralizzato a causa delle poliomielite.

Presentato al Toronto International Film Festival, Ogni tuo respiro ha ottenuto buoni consensi di critica e pubblico, passando però più in sordina del dovuto. Ad oggi è un titolo da riscoprire, tanto per i valori trasmessi quanto per le intense interpretazioni dei protagonisti e la regia di Serkis. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia dietro al film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Ogni tuo respiro: la trama del film

La vicenda si svolge sul finire degli anni Cinquanta, quando durante un viaggio d’affari in Kenya Robin Cavendish si ammala gravemente di poliomielite. La malattia lo costringe per mesi a rimanere immobile sul letto d’ospedale, lontano dalla famiglia e dall’amata moglie Diana. Proprio quest’ultima, preoccupata dalla depressione a cui il marito si sta abbandonando, decide di riportarlo a casa loro nel Derbyshire. Qui Robin può ricevere cure migliori e grazie ad una speciale sedia a rotelle dotata di respiratore ritrova la voglia di vivere che sembrava aver perso. Nonostante le difficoltà, Robin decide ora di seguire un nuovo percorso di vita, aiutando quanti si trovano nella sua stessa difficile situazione.

Ogni tuo respiro: il cast del film

Ad interpretare Robin Cavendish vi è l’attore Andrew Garfield. Divenuto popolarissimo grazie ai due film di The Amazing Spider-Man e poi consacratosi con La battaglia di Hacksaw Ridge e Silence, egli è si è trovato qui a dar vita nuovamente ad una persona realmente esistita, misurandosi però con quella che ha in seguito definito una delle interpretazioni più difficili della sua carriera. Per poter comprendere al meglio il carattere e le difficoltà del personaggio, paralizzato e con problemi respiratori, Garfield ha deciso di rimanere nel personaggio anche durante le pause tra le riprese. L’attore Dean-Charles Chapman, recentemente visto in 1917, interpreta invece il figlio Jonathan Cavendish.

Nel ruolo della moglie Diana vi è l’attrice Claire Foy, celebre per aver interpretato la regina Elisabetta nelle prime due stagioni di The Crown. Sul set l’attrice ha potuto fare affidamento sulla presenza della vera Diana Cavendish, la quale nonostante avesse 83 anni al momento delle riprese del film decise di seguire quanto più possibile da vicino la realizzazione del film su suo marito. Dialogando con lei, la Foy ha potuto apprendere quanto le serviva per dar vita ad un’interpretazione fedele e sentita. Tom Hollander interpreta Bloggs e David Blacker, i gemelli fratelli di Diana, mentre Hugh Bonneville è Teddy Hall, l’inventore che ha costruito l’apposita sedia a rotelle per Robin.

Ogni tuo respiro storia vera

Ogni tuo respiro: la vera storia dietro al film

Quella di Robin Cavendish è una storia tanto ricca di sofferenza quanto anche di coraggio e amore. Le vicende che hanno cambiato la sua vita hanno avuto inizio nel 1958, quando egli si trovava in Kenya per un viaggio d’affari. Qui egli contrae la poliomielite, una delle malattie più longeve di sempre e tra le più temute del XX Secolo. Sfortunatamente, Robin contrasse tale virus in forma particolarmente grave, cosa che lo portò in brevissimo tempo ad essere totalmente paralizzato dal collo in giù. Per questo motivo, portato d’urgenza in un ospedale di Nairobi, egli venne collegato ad un respiratore meccanico, unico modo per lui di poter respirare.

I medici stimavano inizialmente dai tre mesi ad un anno di vita, ma Robin riuscì sorprendentemente a superare di gran lunga questa aspettativa. Tornato a casa, egli sviluppò nel 1962, insieme all’inventore Teddy Hall, il progetto per una sedia a rotelle dotata di respiratore portatile. Tale strumento permise a lui e quanti come lui di potersi distaccare dal letto e dai respiratori automatici. Per il resto della sua vita Robin ha poi dato vita a numerose raccolte fondi al fine di aiutare quanti venivano colpiti dalla malattia, cercando allo stesso tempo di sensibilizzare a riguardo e di motivare i malati.

Nel 1974 egli ricevette la medaglia dell’Ordine dell’Impero Britannico per i suoi numerosi impegni e sforzi volti a migliorare la vita delle persone disabili. L’8 agosto del 1994 Cavendish è infine deceduto, all’età di 64 anni, per il complicarsi delle sue condizioni di salute. Nel porgergli un ultimo saluto, i giornalisti Alice e Tim Renton, che per anni hanno documentato l’attività di Robin, lo hanno ricordato affermando che “aver conosciuto Robin è aver conosciuto la personificazione del coraggio. A molti sono concessi momenti per dimostrare il proprio valore, a pochi è concesso di dimostrarlo per 36 anni continuativi.”

Ogni tuo respiro: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Ogni tuo respiro è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes e Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 2 settembre alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Fonte: IMDb

Ogni tuo respiro: clip e interviste al cast del film di Andy Serkis

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Andy Serkis (The War – Il pianeta delle scimmie, Star Wars: Il risveglio della Forza) esordisce dietro la macchina da presa con il lungometraggio BREATHE. Basato su una sceneggiatura dell’autore due volte candidato agli Oscar William Nicholson (Everest, Les Misérables e Il gladiatore), OGNI TUO RESPIRO è la vera storia di un amore senza confini di grande ispirazione per tutti.

INTERVISTE:

CLIP

L’avventuroso e carismatico Robin Cavendish (Andrew Garfield La battaglia di Hacksaw Ridge, Silence) ha tutta la vita davanti quando si ritrova paralizzato a causa della poliomielite che contrae mentre è in Africa. Contro il parere di tutti, sua moglie Diana (Claire Foy – vincitrice di un Golden Globe per la serie The Crown e Anna Bolena nella miniserie Wolf Hall) lo fa dimettere dall’ospedale e lo porta a casa dove la sua dedizione e la sua intelligente determinazione trascendono la disabilità. Insieme, si rifiutano di diventare prigionieri della sofferenza di Robin e incantano gli altri con il loro umorismo, il loro coraggio e la loro sete di vita. OGNI TUO RESPIRO è una commovente celebrazione del coraggio e delle possibilità dell’essere umano che scalda il cuore, una storia d’amore che insegna a vivere ogni respiro come se fosse l’ultimo.

Ispirato alla vera storia dei genitori del produttore Jonathan Cavendish, OGNI TUO RESPIRO mostra come il modo in cui Robin ha affrontato la sua malattia, reagendo al suo destino, ha avuto un enorme impatto sulla mobilità e l’accesso dei disabili.

Ogni Maledetto Natale: sinossi del film con Valerio Mastandrea

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Ogni Maledetto NataleEcco la sinossi ufficiale di Ogni Maledetto Natale, film diretto da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo, con Alessandro Cattelan, Corrado Guzzanti, Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Francesco Pannofino, Laura Morante, Caterina Guzzanti, Alessandra Mastronardi, Stefano Fresi, Andrea Sartoretti, prodotto da Wildside  con Rai Cinema.

Dopo il successo di Boris il trio Ciarrapico, Torre, Vendruscolo firma una nuova commedia esilarante e sarcastica sulla forza dell’Amore e la potenza distruttiva del Natale, raccontato come il più  grande incubo sociale e antropologico. Un cast d’eccezione per un ritratto “di famiglie” satirico e sentimentale.

Massimo e Giulia hanno storie e vite molte diverse. Quando si incontrano però scatta il colpo di fulmine. C’è solo un problema: il Natale si avvicina minaccioso. La decisione di trascorrere le Feste con le rispettive famiglie si rivelerà un’insospettabile catastrofe dai risvolti tragicomici. Potrà il loro amore sopravvivere al Natale?

 

Ogni Maledetto Natale: recensione del film con Valerio Mastandrea

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Dopo l’addio dei cine-panettoni targati De Laurentiis, il cinema natalizio italiano ha avuto, per la prima volta dopo anni, la possibilità di un orizzonte aperto, sgombro da scomodi concorrenti al box office, e così è stato possibile (Ogni Maledetto Natale) per molte produzioni, provare a ritagliarsi il proprio spazio nel panorama cinematografico di cui sopra. Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, i tre geniali papà di Boris (e di Boris il film), hanno pensato di riproporsi sul grande schermo proprio in questo periodo, forti dello zoccolo duro di fan che si portano dietro e della partecipazione al loro progetto di molti degli attori italiani più amati del momento, molti dei quali già loro collaboratori in Boris.

Il risultato è Ogni Maledetto Natale, commedia romantica natalizia in cui due giovani (Alessandra Mastronardi e Alessandro Cattelan) si incontrano e si innamorano. Peccato però che quando si ama, prima o poi, si deve scendere a patti con la famiglia dell’altra persona. E così, per i due piccioncini cominceranno delle vacanze di Natale a dir poco insolite, in mezzo a tradizioni, cenoni, riunioni di famiglia e le solite maledette usanze che ogni maledetto Natale si ripetono.

Ogni Maledetto Natale parte proprio dall’assunto che il Natale è un periodo orribile in cui si ci costringe a fare cose contro voglia: organizzare cene, fare la corsa a regali, avere a che fare con parenti e amici dei quali altrimenti non ci cureremmo. Su questo nucleo centrale è poggiata, in bilico, la storia d’amore tra Cattelan e Mastronardi, alla quale purtroppo non crediamo nemmeno per un attimo. È pur vero che il film è raccontato tutto sopra le righe, in un eccesso continuo e voluto di gag e espedienti esagerati per strappare la risata. A nulla serve la sfilata di superstar che Ciarrapico, Torre e Vendruscolo mettono in campo. Marco Giallini, Corrado Guzzanti, Valerio Mastandrea, Laura Morante, Francesco Pannofino, Caterina Guzzanti, Andrea Sartoretto, Stefano Fresi, Franco Ravera, Valerio Aprea e Massimo De Lorenzo rappresentano forse il meglio del nostro cinema, sono tutti attori di grande talento, comico e drammatico, talento che però non è guidato dalla sceneggiatura, troppo impegnata a strappare una risata (che non arriva quasi mai) che a raccontare una storia.

Ogni Maledetto Natale fallisce da un punto di vista drammaturgico, nel momento in cui la storia d’amore, filo rosso che collega le diverse scene comiche, diventa un pretesto troppo debole per giustificare una serie di quadri slegati e senza ritmo, che a loro volta falliscono nello scopo di divertire lo spettatore. Consigliato ai fan hardcore del trio di Boris.

Ogni maledetto Natale: clip del film con Mastrandrea

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Guarda due clip del film Ogni maledetto Natale, la commedia natalizia di Giacomo Ciarrapico,Mattia Torre e Luca Vendruscolo e con protagonisti Alessandro Cattelan, Marco Giallini, Corrado Guzzanti, Valerio Mastandrea, Alessandra Mastronardi, Laura Morante, Francesco Pannofino e con Caterina Guzzanti, Andrea Sartoretti .

Dopo il successo della serie TV “Boris” il trio Ciarrapico, Torre, Vendruscolo firma una nuova commedia esilarante e sarcastica sulla forza dell’Amore e la potenza distruttiva del Natale, raccontato come il più grande incubo sociale e antropologico.
Un cast d’eccezione per un ritratto “di famiglie” satirico e sentimentale.
Massimo e Giulia hanno storie e vite molto diverse. Quando si incontrano però scatta il colpo di fulmine. C’è solo un problema: il Natale si avvicina minaccioso. La decisione di trascorrere le Feste con le rispettive famiglie si rivelerà un’insospettabile catastrofe dai risvolti tragicomici. Potrà il loro amore sopravvivere al Natale?

Ogni Maledetto Fantacalcio: trailer del film Netflix

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Ogni Maledetto Fantacalcio: trailer del film Netflix

Tra ritiri precampionato e l’uscita del listone, arriva finalmente il primo appuntamento imperdibile della stagione: è disponibile ora il trailer di “Ogni Maledetto Fantacalcio”, il film comedy di 90 minuti (incluso recupero) – diretto da Alessio Maria Federici e prodotto da QMI, in arrivo solo su Netflix dal 27 agosto.

Dedicato a tutti i fantallenatori, il film è con Giacomo Ferrara, Silvia D’Amico, Francesco Russo, Enrico Borello, Antonio Bannò e Caterina Guzzanti, con la partecipazione di Diletta Leotta, Pierluigi Pardo, Giuseppe Pastore, Daniele Orsato, Riccardo Gentile, Valeria Angione e Leonardo Pavoletti.

Fino a che punto ci si può spingere per vincere al Fantacalcio? È questa l’insolita domanda che si deve porre una giudice dal sarcasmo tagliente (Caterina Guzzanti), mentre interroga Simone (Giacomo Ferrara), spensierato trentenne, sceneggiatore più libero che professionista, nonché improbabile sospettato per la misteriosa scomparsa di Gianni (Enrico Borello).

La trama di Ogni Maledetto Fantacalcio

Gianni non è solo il suo migliore amico, è anche il campione in carica della Lega Fantacalcio “Mai una gioia” nella quale da anni si riunisce un gruppo di amici tanto storici quanto assurdi. Il giorno del suo matrimonio – e dell’ultima, decisiva giornata di campionato – Gianni però non si è presentato all’altare e, ancora più strano, non ha messo la formazione. Le surreali indagini coinvolgono tutta la folle comitiva, inclusa Andrea (Silvia D’Amico), l’ultima arrivata, che forse nasconde più di un segreto. Dalla chat di gruppo si scatena il delirio: insulti, accuse, screen compromettenti… e una quantità sospetta di minacce di morte. È possibile che qualcuno abbia davvero fatto del male a Gianni? Perché a volte, il Fantacalcio non è solo un gioco. È una questione di vita, bonus… e vendetta.

Nel cast del film, scritto da Giulio Carrieri e Michele Bertini Malgarini, che vede la collaborazione di Fantacalcio (un marchio di Quadronica), anche Francesco Giordano, Giacomo Bottoni e Francesca Agostini.

Ogni maledetta domenica: la storia vera dietro il film

Ogni maledetta domenica: la storia vera dietro il film

Ogni maledetta domenica è l’epico film sportivo del 1999 diretto da Oliver Stone (regista di film come Platoon, Wall Street, Nato il quattro luglio o il più recente Snowden), che racconta la storia della squadra di football americano Miami Sharks nel suo percorso per riconquistare la gloria perduta. Ad allenare la squadra è Tony D’Amato, un allenatore veterano stanco del mondo, il cui atteggiamento ribelle gli è costato la fiducia del giovane proprietario della squadra.

Il film segue dunque la squadra nella sua corsa verùso i playoff dell’Associated Football Franchises of America, con un cast stellare che vede protagonisti Al Pacino, Jamie Foxx e Cameron Diaz. Il film ha in qualche modo polarizzato la critica e dati alcuni precisi eventi e situazioni di Ogni maledetta domenica, ci si potrebbe chiedere quanto della storia sia basato su eventi reali. In questo articolo andiamo proprio alla scoperta di questo aspetto, tra gli elementi di verità presenti nel film e fino alle fonti di ispirazione per il celebre discorso del protagonista.

Ogni maledetta domenica non è direttamente basato su una storia vera

La risposta più rapida è che no, Ogni maledetta domenica non è basato su una storia vera. Tuttavia, Oliver Stone ha infuso un po’ di verità nel racconto, intrecciando la finzione con episodi di vita reale. Per realizzare il film, Stone ha infatti approfondito la storia del football professionistico. La prima versione della storia era una sceneggiatura intitolata “Monday Night”. L’ex tight end Jamie Williams e il giornalista sportivo Richard Wiener avevano collaborato alla stesura della sceneggiatura. Per la maggior parte delle informazioni, Stone si è poi avvalso dell’aiuto del libro “You’re Okay, It’s Just a Bruise: A Doctor’s Sideline Secrets” di Rob Huizenga.

Al Pacino in Ogni maledetta domenica
Al Pacino in Ogni maledetta domenica. Foto di © 1999 – Warner Brothers

Huizenga era un medico tirocinante dei Los Angeles Raiders negli anni ’80. In quel periodo, i Raiders stavano vivendo un periodo d’oro. Hanno partecipato ai playoff della NFL per quattro anni consecutivi, dal 1982 al 1985. Ha lavorato sotto la guida del medico veterano Dr. Robert T. Rosenfeld, e il titolo si ispira alla sua abitudine di liquidare le lesioni dei giocatori con un “Stai bene. È solo un livido”. Di conseguenza, il personaggio immaginario James Wood diventa l’immagine speculare del medico reale. Inoltre, l’infortunio al collo e il rischio di morte del linebacker centrale Luther “Shark” Lavay rispecchiano un incidente realmente accaduto a Mike Harden.

Stone acquisì anche “On Any Given Sunday”, una sceneggiatura separata di John Logan, che in seguito scrisse “Il gladiatore”. Nel frattempo, Stone incorporò anche una terza sceneggiatura nel mix, “Playing Hurt” di Daniel Pyne, e la storia iniziò gradualmente a prendere forma. Tuttavia, il regista sembra aver fatto di tutto per rendere il film il più autentico possibile in termini di realismo. Voleva persino acquisire i diritti per utilizzare i loghi originali delle squadre, ma ciò non si è concretizzato. Secondo il regista, la NFL ha attivamente scoraggiato i giocatori reali dal partecipare al progetto. Tuttavia, diversi giocatori hanno fatto il provino per vari ruoli secondari nel film.

Allo stesso tempo, è possibile identificare alcuni atleti leggendari dalle loro apparizioni cameo. Il wide receiver dei San Francisco Terrell Owens ha infatti accettato di partecipare. L’atleta nella vita reale è apparso in un cameo, segnando due touchdown per la squadra. D’altra parte, il quarterback dei Miami Dolphin Dan Marino non ha onorato il film della sua presenza. Tuttavia, ha permesso alla troupe di girare nella sua casa. La casa di Cap Rooney, infatti, era di proprietà di Dan nella vita reale. Molti giocatori dell’Arena Football League, un campionato di football indoor che è stato interrotto nel 2019, partecipano poi al film.

Inoltre, tra le star che compaiono in cameo ci sono alcuni nomi di peso: Dick Butkus, Y. A. Tittle, Warren Moon, Johnny Unitas, Ricky Watters e persino l’allenatore professionista Barry Switzer. Stone ha anche ottenuto l’autorizzazione a girare in alcuni grandi stadi, dall’Orange Bowl Stadium di Miami all’iconico Hard Rock Stadium, sede dei Miami Dolphins. Il regista voleva anche che la sua squadra immaginaria mostrasse un vero spirito atletico. Ha quindi chiamato degli esperti di football per addestrare i membri del cast. Sean Combs, che il regista aveva inizialmente scelto per il ruolo di Willie Beaman prima che fosse assegnato a Jamie Foxx, non ha potuto partecipare a causa di un conflitto di impegni.

Il discorso di Al Pacino in Ogni maledetta domenica
Il discorso di Al Pacino in Ogni maledetta domenica. Foto di © 1999 – Warner Brothers

La vera storia dietro il discorso di Al Pacino

In ultimo, ci si potrebbe chiedere quale sia stata l’ispirazione dietro l’ardente discorso dell’ultimo minuto di Tony D’Amato prima della partita dei playoff. Anche quello è basato su un discorso motivazionale reale. Il discorso del coach della NFL Marty Schottenheimer alla sua squadra, i Cleveland Browns, durante la partita del campionato AFC del 1989 ha costituito la base del discorso. Il monologo di D’Amato inizia con tono stanco, dicendo ai giocatori: “Siamo all’inferno, signori”. Eppure riesce a descrivere le gravi difficoltà in un modo che ti fa venire voglia di sfidarle:

Perché in entrambi i giochi, nella vita e nel football, il margine di errore è così piccolo: basta mezzo passo in ritardo o in anticipo e non ce la fai. Mezzo secondo di ritardo o di anticipo e non riesci a prenderla. I centimetri che ci servono sono ovunque intorno a noi… E o ci rialziamo, ora, come squadra! … o moriremo come individui. Questo è il football, ragazzi. Tutto qui“.

In seguito, Stone ha affermato che la tesi del discorso, che traccia un parallelo tra le difficoltà incontrate nel gioco che si è scelto e la vita stessa, è stata ripresa da un discorso che aveva tenuto agli studenti di cinema. Il regista ha raccontato: “Si basava su un discorso che stavo tenendo agli studenti durante i miei tour nei college, in cui parlavo di ciò che mi era successo in Vietnam e di ciò che accade nei film. Ricordo di aver fatto l’analogia dei sei pollici davanti al mio viso, questa combinazione di guerra e strategia, esperienza personale e istinto. Volevo inserire tutto questo nel football. È un omaggio alla differenza tra tirare avanti e avere davvero successo, tra vincere e perdere”.

Oggi Tolkien avrebbe compiuto 120 anni

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La notizia esula dall’ambito cinematografico, ma è innegabile che dal 2001, cioè dall’uscita al cinema de La Compagnia Dell’Anello, J.J.R. Tolkien è entrato a far parte dell’ambiente del cinema a tutti gli effetti.

Oggi Sposi: recensione del film

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Oggi Sposi: recensione del film

C’era un volta la commedia all’italiana, oggi non c’è più. Luca Lucini con Oggi Sposi tenta la titanica impresa di riportare alla luce quello che di più caratteristico c’era nel nostro cinema passato: l’amarezza del sorriso, la caricatura e la critica alla società ipocrita. Il risultano non è pienamente riuscito anche se qualche spunto interessante c’è e viene colto parzialmente soprattutto se coinvolti sono Michele Placido e Luca Argentero, il cui episodio dei quattro, è senza dubbio il più divertente.

Tuttavia Oggi Sposi non brilla per acutezza, pur rappresentando una valida alternativa al cine-panettone che più ridanciano è senza dubbio più volgare e meno costruito. Oggi Sposi si avvale anche di buoni attori che si calano bene nei personaggi stereotipati e che danno verve a storie un po’ deboli, basti come esempio l’esasperata soubrette svampita di Gabriella Pession che lavorando per accumulo, condensa nel personaggio tutto il peggio del divismo spicciolo italiano. In definitiva film mediocre che punta sulla risata facile ma non riesce a tenere un ritmo che a tratti sembra sfuggire di mano alla stesso regista creando caos.

Oggi Pedro Almodóvar a Venezia 77 con il corto THE HUMAN VOICE

Oggi Pedro Almodóvar a Venezia 77 con il corto THE HUMAN VOICE

Arriva alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, l’acclamato regista spagnolo Pedro Almodóvar a presentare il suo corto THE HUMAN VOICE  con protagonista Tilda Swinton.

Una donna guarda passare il tempo accanto alle valigie del suo ex amante (ci si aspetta che l’uomo ritorni a prenderle, invece non arriverà mai) e a un cane irrequieto che non capisce di essere stato abbandonato dal padrone. Due esseri viventi affrontano l’abbandono. Nei tre giorni di attesa, la donna esce in strada solo una volta, per acquistare un’ascia e una latta di benzina, e passa da uno stato d’animo all’altro: dall’impotenza alla disperazione e alla perdita di controllo. Si trucca, indossa vestiti eleganti come se dovesse andare a una festa, medita di buttarsi dal balcone, finché il suo ex amante non le telefona. Lei però ha perso conoscenza, ha preso un mix di tredici pillole e non può rispondere. Il cane le lecca il viso fino a quando la donna si risveglia. Dopo una doccia fredda, tornata in sé grazie a un caffè nero come i suoi pensieri, il telefono squilla di nuovo e questa volta riesce a rispondere. L’unica voce però è la sua: quella dell’uomo non si sente mai. All’inizio la donna finge di essere calma e di comportarsi in modo normale, ma è sempre sul punto di esplodere contro l’ipocrisia e la meschinità dell’altro. The Human Voiceè una lezione morale sul desiderio, anche se la protagonista si trova proprio sull’orlo dell’abisso. Il rischio è una parte fondamentale dell’avventura di vivere e di amare. Il dolore è molto presente nel monologo; come ho detto all’inizio, il film descrive lo smarrimento e l’angoscia di due esseri viventi tormentati per la mancanza del loro padrone.

Oggetti Smarriti recensione

Oggetti Smarriti recensione

oggetti smarritiGuido (Roberto Farnesi), architetto di successo, con un matrimonio alle spalle, deve fare un favore alla ex-moglie (Giorgia Wurth), badando alla figlia di 6 anni (Ilaria Patanè, prima volta sullo schermo) che non vede mai, per una notte intera. Ma la figlia sparisce, pur restando in casa col padre, insieme ad un cacciavite, come talvolta accade con quegli oggetti d’uso comune che scompaiono proprio da sotto il naso. C’è anche il narratore (Michelangelo Pulci) che fornisce le 7 regole d’oro su “cosa fare nel caso si smarriscano degli oggetti (o persone)”. Non c’è spazio per la polizia, ma solo per un particolare ufficio di oggetti smarriti.

Fantasy? Eccessivo. Commedia surreale? Sì, come se ne producono poche nel nostro paese (o forse come ce ne sono molte in cantiere, che non trovano però un canale distributivo accettabile). Oggetti Smarriti, diretto da Giorgio Molteni, è una favola che sulla linea dell’oggetto comune apparentemente introvabile, costruisce qualcosa di più grande, dove  lo “smarrito” non è tanto il mero oggetto in sé che spesso sarà poi “dove dovrebbe essere”, ma la persona che lo sta cercando. Per farlo, non passa attraverso banalità ordinarie, ma crea ed entra in una realtà seconda, sospesa, da dove è possibile tornare indietro. Con un piccolo aiuto.

Ioggetti smarriti recensionel film è diviso in due blocchi: il primo ha il sapore della commedia più standardizzata, con la battuta modellata sulla cadenza toscana, anche se più lenta e meno grintosa rispetto ai canoni di genere. La seconda parte acquista quel tocco di magia, che dalla prosa arriva alla poesia, alla coscienza, all’onirico, tra offuscamenti registici e mentali. Il passaggio da una parte all’altra, pur cominciando con la sparizione della figlia, è sancito dall’entrata di Sonia (Chiara Gensini), vicina di casa di Guido, mandata dall’ufficio oggetti smarriti, che ha il compito di fargli raddrizzare la testa. Solo che prima gliela fa perdere.

Guido si scontra anche con il passato, in un gioco di flash-back dove ricorda il padre, la madre e oggetti smarriti della sua infanzia. Il surreale narratore, di cui vediamo le fattezze fisiche, spezza la narrazione, la alleggerisce, conversa con lo spettatore quasi fosse, pur avendo ben presenti i fatti e probabilmente la loro conclusione, parte del pubblico e si godesse la storia insieme a lui.

Farnesi è bravo a fungere prima da “toscanaccio” con la battuta facile, superficiale, latin lover dalla macchina sportiva e dalla donna giovane e bella, poi a trasformarsi nel delirante e disperato padre di una bambina che non si trova, che arriva alla pazzia, prima di recuperare la ragione.

Oggetti Smarriti è un film indipendente dove il regista Molteni ha fatto un buon lavoro, offrendo un prodotto che lascia qualcosa senza appesantire, rinunciando agli stereotipi della commedia italiana del nuovo millennio, operazione possibile proprio grazie a tale “indipendenza”.

L’unione di una parziale sperimentazione, più contenutistica che tecnico/registica, con la figura ben nota (televisivamente) di Farnesi, potrà farlo restare a galla nelle sale. Esce l’11 Luglio 2013.

Oggetti di scena – Prop Culture: recensione della serie Disney+

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Oggetti di scena – Prop Culture: recensione della serie Disney+

“Nei film, ogni dettaglio, non importa quanti piccolo, è realizzato per raccontare qualcosa”. Seguendo questa massima Dan Lanigan, collezionista di manufatti dai set cinematografici più famosi della storia e malato di cinema, ha ideato la serie Oggetti di Scena –Prop Culture.

Disponibile dall’1 maggio su Disney+, la serie, in otto puntate, porta lo spettatore, guidato da Lanigan, alla ricerca di oggetti che manufatti che hanno caratterizzato la storia dei film. Ogni puntata è dedicata ad un film particolare della storia della Disney e ogni puntata ci porta dentro un mondo in cui a venire trovati, scoperti e valorizzati non solo solo gli oggetti in sé (i props, appunto), ma anche i loro artefici, maghe e stregoni dell’artigianato cinematografico che hanno dato forma ai sogni e alle immagini che popolano la nostra vita.

Il primo episodio è dedicato a Mary Poppins. Con Lanigan si va quindi alla ricerca dell’ombrello della protagonista, introvabile, della borsa di tappeto, che mostra i segni del tempo pur ma conservata come una reliquia preziosa, dei cavallini di legno della giostra, dei costumi. Il valore aggiunto di questa ricerca, però, è quello di ricongiungere i creatori con le loro creature. E così il costumista del film, Tony Walton, riabbraccia cappotto, sciarpa e cappellino della prima entrata in scena di Mary; la coreografa Dee Dee Wood si commuove a rivedere uno degli scopettoni da spazzacamino coprotagonisti della celebre sequenza musicale sui tetti; Karen Dotrice, interprete di Jane, vede riunito il suo cappottino giallo alla paglietta, che non porta più il nastro di velluto bordeaux.

Oggetti di scena – Prop Culutre dal 1° maggio su Disney+

La ricerca di Lanigan è quindi un viaggio nei ricordi e nella magia di questi film, che qualche volta, sono dolci e collettivi, qualche altra volta sono amari, come nel caso di Tron, film a cui è dedicato il secondo episodio, e in cui si respira tutto il rammarico del filmaker per un progetto che si è rivelato uno dei pochi flop della Casa di Topolino, ma che allo stesso tempo ha scritto una pagina importante della storia della tecnica cinematografica.

A seguire, gli altri episodi sono dedicati a Nightmare Before Christmas, Pirati dei Caraibi, Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi, Le Cronache di NarniaChi ha incastrato Roger Rabbit? The Muppet Movie. Un viaggio che tocca il cinema classico, quello più recente, quello divenuto culto e l’avventura, e ce n’è quindi davvero per tutti i gusti.

Come ogni prodotto documentaristico targato Disney, è naturale il tono agiografico del prodotto che però riesce senza dubbio a coinvolgere gli spettatori più curiosi, per non parlare degli appassionati di cinema e di collezionismo, che vivranno con grande apprensione ed emozione ogni scoperta di Dan Lanigan.

Disponibile dall’1 maggio in 8 puntate, Oggetti di Scena – Prop Culture ci offre una prospettiva privilegiata nel mondo dei manufatti di scena, raccontandoci anche un tipo di lavoro che con l’avvento del digitale è diventato sempre più raro e ricercato.

Officine UBU nel segno della qualità

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Officine UBU nel segno della qualità

Officine UBU annuncia che Effacer l’historique di Benoît Delépine e Gustave Kervern è stato premiato con l’Orso d’Argento – 70a Berlinale assegnato dalla giuria internazionale del Festival di Berlino 2020.

Effacer l’historique (Delete History), prossimamente al cinema con Officine UBU, è stato presentato in Concorso al Festival di Berlino ed è diretto dai registi di culto Benoît Delépine e Gustave Kervern (registi di Louis Michel e Mammuth). Una commedia irriverente sull’impatto delle nuove tecnologie e dei social media che ha conquistato il pubblico e la critica del Festival.

I protagonisti di Effacer l’historique sono tre vicini di casa in un sobborgo francese che vengono travolti dalle conseguenze di alcune loro azioni online. Marie ha paura di perdere il rispetto di suo figlio a causa di un sex tape finito in rete, Bertrand si invaghisce della voce di una centralinista e cerca di proteggere la figlia dal cyberbullismo e Christine, che ha perso il marito a causa della sua dipendenza dalle serie tv, è disposta a tutto per far aumentare la sua valutazione come autista di Uber. I tre si ritroveranno, loro malgrado, a combattere una battaglia contro i giganti della tecnologia. Una battaglia ben al di fuori della loro portata… forse.

Nei panni dei tre protagonisti troviamo Blanche Gardin, Denis Podalydès e Corinne Masiero, affiancati da cammei d’eccezione di Vincent Lacoste, Benoît Poelvoorde, Denis O’Hare e Michel Houellebecq.

Effacer l’historique si aggiunge al listino di Officine UBU che prossimamente distribuirà IN VIAGGIO VERSO UN SOGNO – THE PEANUT BUTTER FALCON, diretto da Tyler Nilson e Michael Schwartz con Shia LaBeouf, Dakota Johnson, Zack Gottsagen e Bruce Dern, un’avventura on the road che celebra l’amicizia e la forza dei sogni e #IOSONOQUI (#jesuisla) di Eric Lartigau (regista de La famiglia Belier) con Alain Chabat e Doona Bae, che racconta dell’amore a distanza tra Stéphane, chef di successo, e Soo, una donna coreana conosciuta su instagram, con cui intavola romantiche conversazioni d’arte e ciliegi in fiore.

Dopo l’estate Officine UBU distribuirà SOTTO LE STELLE DI PARIGI (Sous les étoiles de Paris) di Claus Drexel (regista di Au bord du monde) con Catherine Frot, l’emozionante racconto di un’insolita amicizia tra una clochard parigina e un bambino in cerca della propria madre, e il documentario DEMAIN EST À NOUS (Forward) di Gilles de Maistre (regista di Mia e il leone bianco), che dà voce ai bambini di tutto il mondo impegnati in cause umanitarie.

Official Secrets: pioggia di stelle per il nuovo film di Justin Chadwick

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Justin Chadwic, regista di  Mandela: A Long Walk to Freedom, con Idris Elba e di L’altra donna del re, con Natalie Portman e Scarlett Johansson, si è aggiudicato un cast stellare per il suo prossimo film, Official Secrets.

Paul Bettany, Natalie Dormer, Martin Freeman, Anthony Hopkins e Harrison Ford hanno infatti accettato di partecipare al progetto che sarà basato sul romanzo The Spy Who Tried To Stop A War: Katherine Gun and The Secret Plot to Sanction the Iraq Invasion.

L’adattamento sarà curato da Sara e Gregory Bernstein.

Le riprese del film cominceranno a maggio nel Regno Unito e la storia sarà ambientata nell’Iraq del 2003.

Fonte: Variety